+ All Categories
Home > Documents > Per i professori arriva l'abilitazione a «sportello» · qui: per rendere più fluida e ... Renzi:...

Per i professori arriva l'abilitazione a «sportello» · qui: per rendere più fluida e ... Renzi:...

Date post: 20-Feb-2019
Category:
Upload: dangkhanh
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
45
Unìversìtà. Oggi il via libera in Consiglio dei ministri Per i professori arriva l'abilitazione a «sportello» Marzio Bartoloni D op o qu as i s ette me s i d al pri- movialiberaoggiilConsiglio dei ministri dovrebbe licenziare de- finitivamente le nuove attesissi- me regole per ottenere l'abilita- zione nazionale alla docenza universitaria, la "patente" ne- cessaria per chi aspira a conqui- stare una cattedra in un ateneo.Il Dpr, che nei mesi scorsi ha otte- nuto il via libera delle commis- sioni parlamentari, apre le porte alla cosiddetta abilitazione a "sportello", più semplice rispet- to a quella attuale in quanto con- sente la presentazione delle do- mande di partecipazione duran- te tutto l'anno (compreso agosto che nell a prima versione del de- creto era escluso). Oggi invece si doveva aspettare un bando e ri- spettare una scadenza precisa per le domande quasi fosse un maxi concorso, procedura che ha rallentato molto le abilitazio- ni: finora ci sono state solo due tornate, una nel 2012 e una l' anno dopo, che ha assicurato l'abilita- zione a circa 29mila candidati sollevando diverse critiche e una pioggia di ricorsi. E proprio da un ricorso finito sul tavolo del Consiglio di Stato che si è espresso con una sen- tenza lo scorso 21 gennaio arri- va una delle novità iast minute del decreto: le commissioni giudicatrici che devono attri- buire l'abilitazione in base a ti- toli e pubblicazioni presentati dagli aspiranti docenti dovran- no decidere inbase allamaggio- ranza assoluta dei suoi cinque membri (i3/5 dunque).Lerego- le fissate dal vecchio Dpr (222/11) e confermate nella pri- ma bozza del nuovo, stabiliva- no invece che l'idoneità si do- vevaassegnare conilvoto favo- revole diunamaggioranzaqua- lificata di almeno quattro membri su cinque. Una posi- zione non condivisa dal Consi- glio di Stato che ha contestatola legittimità delle delibere prese a maggioranza dei 4/5 dei com- ponenti le commissioni giudi- catrici, visto che per Palazzo Spada la legge primaria (la ri- forma Gelmini, la legge 240/10) non ha fissato alcun quorum funzionale qualificato in seno alla commissione. Le novità non finiscono qui: per rendere più fluida e continua la procedura il nuovo decreto prevede che il procedi- mento di valutazione inizia la presa in carico delle domande presentate dai candidati in ogni quadrimestre. Le domande so- no valutate dalle commissioni neltermine ditremesi, ed entroi io giorni successivi gli atti sono trasmessi al ministero del- l'Istruzione che li pubblica en- tro 20 giorni (e comunque non oltre il termine dei cinque mesi dalla scadenza del quadrime- stre). I candidati avranno co- munque dieci giorni per poter ritirare la domanda. Lo schema di regolamento amplia anche la durata dell'abi- litazione a sei anni (dagli attuali 4). Un passaggio cruciale della nuova abilitazione è ovviamen- te quello della valutazione di ti- toli e pubblicazioni dei candi- dati che aspirano a diventare professore: criteri e parametri per queste valutazioni sono sta- bilite da un decreto ministeria- le che dopo alcuni pareri do- vrebbe essere licenziato presto. E infine entro 45 giorni sarà an- che emanato un decreto del mi- nistro su indicazione dell'An- vur che fissai «valorisoglia» (al posto delle contestate media- ne) degli indicatori che devono essere raggiunti dai candidati per conquistare la "patente" di docente. Insomma dopo una lunga e complessa gestazione l'abilitazione a sportello do- vrebbe finalmente vedere la lu- ce. Con le prime commissioni giudicatrici che potrebbe co- minciare a lavorare forse già dalla prossima estate.
Transcript

Unìversìtà. Oggi il via libera in Consiglio dei ministri

Per i professoriarriva l'abilitazionea «sportello»

Marzio BartoloniD op o qu as i s ette me s i d al pri-

movialiberaoggiilConsiglio deiministri dovrebbe licenziare de-finitivamente le nuove attesissi-me regole per ottenere l'abilita-zione nazionale alla docenzauniversitaria, la "patente" ne-cessaria per chi aspira a conqui-stare una cattedra in un ateneo.IlDpr, che nei mesi scorsi ha otte-nuto il via libera delle commis-sioni parlamentari, apre le portealla cosiddetta abilitazione a"sportello", più semplice rispet-to a quella attuale in quanto con-sente la presentazione delle do-mande di partecipazione duran-te tutto l'anno (compreso agostoche nell a prima versione del de-creto era escluso). Oggi invece sidoveva aspettare un bando e ri-spettare una scadenza precisaper le domande quasi fosse unmaxi concorso, procedura cheha rallentato molto le abilitazio-ni: finora ci sono state solo duetornate, una nel 2012 e una l' annodopo, che ha assicurato l'abilita-zione a circa 29mila candidatisollevando diverse critiche e unapioggia di ricorsi.

E proprio da un ricorso finitosul tavolo del Consiglio di Statoche si è espresso con una sen-

tenza lo scorso 21 gennaio arri-va una delle novità iast minutedel decreto: le commissionigiudicatrici che devono attri-buire l'abilitazione in base a ti-toli e pubblicazioni presentatidagli aspiranti docenti dovran-no decidere inbase allamaggio-ranza assoluta dei suoi cinquemembri (i3/5 dunque).Lerego-le fissate dal vecchio Dpr(222/11) e confermate nella pri-ma bozza del nuovo, stabiliva-no invece che l'idoneità si do-vevaassegnare conilvoto favo-revole diunamaggioranzaqua-lificata di almeno quattromembri su cinque. Una posi-zione non condivisa dal Consi-glio di Stato che ha contestatolalegittimità delle delibere presea maggioranza dei 4/5 dei com-ponenti le commissioni giudi-catrici, visto che per PalazzoSpada la legge primaria (la ri-forma Gelmini, la legge 240/10)non ha fissato alcun quorumfunzionale qualificato in senoalla commissione.

Le novità non finisconoqui: per rendere più fluida econtinua la procedura il nuovodecreto prevede che il procedi-mento di valutazione inizia lapresa in carico delle domandepresentate dai candidati in ogni

quadrimestre. Le domande so-no valutate dalle commissionineltermine ditremesi, ed entroiio giorni successivi gli atti sonotrasmessi al ministero del-l'Istruzione che li pubblica en-tro 20 giorni (e comunque nonoltre il termine dei cinque mesidalla scadenza del quadrime-stre). I candidati avranno co-munque dieci giorni per poterritirare la domanda.

Lo schema di regolamentoamplia anche la durata dell'abi-litazione a sei anni (dagli attuali4). Un passaggio cruciale dellanuova abilitazione è ovviamen-te quello della valutazione di ti-toli e pubblicazioni dei candi-dati che aspirano a diventareprofessore: criteri e parametriper queste valutazioni sono sta-bilite da un decreto ministeria-le che dopo alcuni pareri do-vrebbe essere licenziato presto.E infine entro 45 giorni sarà an-che emanato un decreto del mi-nistro su indicazione dell'An-vur che fissai «valorisoglia» (alposto delle contestate media-ne) degli indicatori che devonoessere raggiunti dai candidatiper conquistare la "patente" didocente. Insomma dopo unalunga e complessa gestazionel'abilitazione a sportello do-vrebbe finalmente vedere la lu-ce. Con le prime commissionigiudicatrici che potrebbe co-minciare a lavorare forse giàdalla prossima estate.

Palazzo i i, Il premier visita il cantiere della Nuvola di Fuksas e l'impresa che ha isolato l'Ebo[a

Renzi: «L'Italia si sbloccaAvanti con l'innovazione»ROMA

«Finalmente si sblocca ilPaese: dopo tante polemiche idati sono finalmente positivi,dal Jobs act al Pil. Però l'Italiacresce davvero se finalmenteripartono gli investimenti e leinfrastrutture, se riparte unmodello diverso di edilizia e lepiccole e medie imprese delsettore».Dopo i8 annidi lavorola "Nuvola" di MassimilianoFuksas, a Roma, è in procinto diessere inaugurata. E MatteoRenzi, in visita ieri al cantieredell'Eur dove sta per nascere ilnuovo centro congressi assie-me alla star dell'architettura, nevede la prova quasi simbolica -assieme ai dati economiciposi-tivi - che «l'Italia si sblocca».

«La prima cosa da fare è fini-re i lavori incompiuti - ha sotto-lineato il premier durante il suogiro nei cantieri-. Nostro obiet-tivo è sbloccare, sbloccare,sbloccare: basta con le polemi-che del passato, ilnostrogover-no le opere vuole farle finiredando lapossibilitàai sindaci ditagliare i nastri». E se a dare unamano per concludere le opereincompiute Renzi annunciaper oggi in Cdm il codice degliappalti, su un altro fronte, quel-lo della ricerca scientifica (co-me scriviamo inpagina) arrive-rà presto - forse già il marzo -un piano da 2,5 miliardi che da-rà una mano a centri di eccel-lenza come Irbm, lo"Sciencepark" di Pomezia che ha isolato

il virus Ebola, seconda tappadel tour del premier di ieri. «Fi-nalmente si tornerà a investi-re», ha detto Renzi al terminedellavisita. «Nonostante ilrac-conto negativo fatto per ven-t'anni l'Italia è questa cosa qua,realtà che scommettono sul-l'innovazione e gente che ri-schia». Terza tappa, sempre aPomezia, l'Ads, impresa di si-stemi Ict, dove 50o persone so-no state assunte nel 2015 con ilJobs act. E per Renzi un'impre-sa che negli anni è passata da 30a 1.700 dipendenti è la provache «l'innovazione può pren-dere residenza in Italia».

Un aumento di posti di lavo-ro, quello dovuto al Jobs act,che secondo il ministro del-l'Economia Pier Carlo Padoan- intervenuto ieri a Radio An-ch'io - segna «un cambiamen-to strutturale positivo delmer-cato del lavoro, che vede piùoccupazione e di migliore qua-lità coni nuovi contratti a tem-po indeterminato».

Padoan è tornato ieri anchesulla questione della sforbicia-ta fiscale, ribadendo che «il ta-glio delle tasse è uno dei segnidistintivi della strategia econo-mica delgoverno che continue-rà... ma come ho sempre dettodall'inizio i tagli devono esserecredib ili e sostenibili,altrimen-ti non danno il segnale che letasse si abbattono definitiva-mente». Ci sono «già tagli per il2017 - ha spiegato Padoan -. Ag-giungo che nel taglio di tasse varicompresa l'eliminazione del-le clausole di salvaguardia».Ossia il peso dell'intervento vacalcolato al "netto"dell'elimi-nazione delle clausole (circa 15miliardi su Iva e accise) e nonpotrà quindi certo essere di di-mensioni notevolissime. Restaperò pur sempre da sondare laCommissione Ue sui marginidi flessibilità sui quali l'Italiapotrà contare ora che anchecon il presidente della commis-sione Jean Claude Juncker l'at-mosfera sembra meno tesa.

Em. Pa.RIPRODUZIONE RISERVATA

Renzi: ora la ricerca, piano da 2,5 ' 'ardiIl premier alla Irbm e alla Ads di Pomezia, aziende gioiello Troppo ottimismo? «Questo è un Paese con il coltello tra i

del Lazio: «Nuovi simboli dell'Italia che riparte» denti capace di costruire il proprio futuro»

Maria Zegarelli«Questa è l'Italia non è storytelling:un Paese tutt'altro che finito. Un Paeseinfinito o capace di tirare fuori le cosepiù impensabili». Matteo Renzi sottoli-nea con forza questo passaggio mentreparla dalla sede di Irbm Science park,piccolo gioiello della ricerca biologico-molecolare, a Pomezia, una manciatadi chilometri da Roma. Un'altra tappadel suo tour attraverso le aziende chegrazie al jobs act hanno creato nuoviposti di lavoro.

L'aveva annunciato nelle settima-ne scorse: andare a testare con manoquesta parte del Paese che è vitale, chelancia sfide, che non si arrende e pro-va ascommettere sullaripresa. E cogliequesta occasione per dire che «nel-le prossime settimane uscirà un pia-no per la ricerca da due miliardi e mez-zo di euro», vale a dire investimenti inun settore che in Italia vanta le miglio-ri eccellenze. Questo il messaggio chelancia poco più tardi con un twitter, «aPomezia nel laboratorio che ha isola-to il virus Ebola. La ricerca è un puntocentrale dell'Italia che riparte». Rilan-iare la ricerca vuol dire rimettere

centro i futuro , questo 1 c io o fissodel premier, come spiegano i suoi col-laboratori.

Achiloaccusa, apartiredallamino-ranza del suo partito , di fare unanarra-zione troppo ottimistica , risponde conun «io non nego i problemi , ma questo èun Paese in cui accadono cose straordi-narie come qui». E qui accade che oggici sono 250 persone, di cui 50 assun-te con il jobs act, che lavorano: erano23 nel 2009 quando la Merck decise dichiudere l'azienda nell 'ottica di rior-ganizzazione delle proprie strutturedi ricerca. Fu allora che arrivarono "ipazzi" - ricordaRenzi - unafamiglia checi ha creduto». Qui è stato isolato il virusdell'Ebola e prima ancora venne sco-pertalamolecoladel l'Icentress , diven-tatafonclan.el talel-eri«ciiiadell', cls,

>;e _.c1`Italia díce i1tern iriedei-ie I innellitr}ratcrlnniiilpresder.te1eiIizie.a"vieula Zii 'ee1 eli-. 'tiranni

ci siamo raccontati solo le cose che nonandavano bene. Ci siamo depressi. Cisiamo raccontati che l'Italia è un Pae-se finito, e invece l 'Italiaè un paese infi-nito. È il Paese con il coltello tra i den-ti. E che ha tutte le caratteristiche perpoter immaginare il proprio futuro».Un altro piccolo miracolo è quello del-laAds Group , sturt up dell 'informationtechnology che, spiega ato l'ad PietroBiscu , «ha saputo crescere fino a quasi2miladipendenti e110 milioni di fattu-

rato, con l'assunzione solo nell'ultimoannodi 500 persone grazie al Jobs act».Un dato «incredibile» per il premier chelavisita insieme a Chicco Testa.

Un tour che il premier ha deciso dipercorrere anche in vista di una cam-pagna elettorale per le elezioni ammi-nistrative che si annuncia senza esclu-sione di colpi e con attacchi non solo dadestra ma anche dalla stessa sinistra,elezioni che qualcuno punta a trasfor-mare in un test sul presidente del Con-siglio. Ecco che allo-ra provare a punta-re i riflettori su quel-lo che si sta muoven-do davvero nel Paeserappresentaper Ren-zi il miglior messag-gio. Daqui ladecisio-ne di andare a visi-tare anche il cantie-re che per i romani èil simbolo di ciò cheinizia e non sembrafinire mai, la Nuvo-

mezzo. Il progetto è del `98: questo Pae-se deve cambiare, servono tempi stret-ti per le opere». Ripete per tre volte chel'obiettivo «è sbloccare», opere, can-tieri, finanziamenti, perché quella èla strada su cui si muove la ripresa, «idati positivi» ci sono, come dimostra-no i dati Istat: 0,8% di crescita dopo treanni consecutivi di flessioni, il rapportodeficit-Pil a12,6%, dopoil3%de12014, ilsurplus primario al netto degli interessiche sul debito si riduce invece all'l,5%,

il più basso dal 2011.Che il clima sia

cambiato non soloqui ma anche all'e-stero dove ci guar-dano in modo diver-so non è Renzi a dir-lo, per una volta, maPiero Di Lorenzo,presidente dell'Irbm:«Il fatto che le istitu-zioni ci siano vicineper noi è un grandeconforto. Non è vero

«Non nego1 Y le i,ma in posticome uestoaccadono cosestraordinarie»

la di Fuksas all'Eur. Ci arriva all'ora dipranzo, insieme al commissario Tron-ca, ad aspettarlo l'archistar Fuksas. «Eil segnale della ripartenzadi questacit-tàe non solo: il2016 finalmente è la vol-tabuona davvero. Dopo gli annunci delpassato diventerà operativa e sarà unastraordinaria attrazione», dice quandoi lavori sono al 95% del totale e se nonsarà il commissario a tagliare il nastrolo farà il neosindaco. «I lavori veri - spie-ga Renzi - sono in corso da un anno e

che in italia le istituzioni sono semprematrigne e lontane. Abbiamo avuto inquesti ultimi tempi un grosso suppor-to dal ministero dell'Università e dellaricerca. Devo dire che anche in Europastiamo recuperando l'orgoglio di esse-re italiani. Vado spesso a Bruxelles, enelle cene serali era un pianto collet-tivo, ci consolavamo a vicenda deglischiaffi che ciascuno prendeva nel suosettore. Oggi si respira un clima diver-so. Grazie».

Il premiere l'architetto.Matteo RenziconMassimilianoFuksasalla Nuvolaall'Eur di Roma.FOTO: ANSA

La t ' jil programma nazionale fermo da due anni «Dal Jobs act al Pil dati positivi, ma l'Italia cr esceè atteso sul tavolo del Cipe mercoledì 9 marzo davvero se ripartono investimenti e infrastrutture»

Ricerca, ecco il piano da 2,5 miliardiLa conferma del premier: in arrivo il Pnr - In gioco fondi per oltre 13 miliardi

Eugenio BrunoROMA

H piano del governo per rilan-ciare l'innovazione ha un nome eun cognome: programma nazio-nale della ricerca. Meglio cono-sciuto come Pnr 2015-2020.11 docu-mento con le azioni per rilanciaregli investimenti in R&S dell'Italiamanca all'appello dal 2014. Ma, aquanto pare, il suo varo è immi-nente. A confermarlo è stato ieri ilpremier Matteo Renzi che, duran-te la sua visita all'Irbm Sciencepark di Pomezia, ha parlato di unpiano da 2,5 miliardi atteso nelleprossime settimane; in realtà,ilvialiberapotrebbe arrivare anche pri-ma. Giàmercoledì prossimo quan-do è atteso sul tavolo del Cipe uncorposo testo che Il Sole 24 Ore haavuto modo divisionare.

Più o meno in contemporanea ilPnr dovrebbe fare unpassaggio an-che in Consiglio dei ministri. A dueanni di distanza dall'ultima volta.Era il 30 gennaio 2014 quando ilCom esaminavainviapreliminareilprogrammanazionale dellaricer-

ca (all'epoca 2014-2020) elaboratodall'allora ministra Maria ChiaraCarrozza. Nel frattempo a PalazzoChigi si è insediato Renzi e a vialeTrastevere è arrivata StefaniaGiannini. Che ha riaperto il file ri-cercapiù o meno subito. Senzariu-sciretuttavia aimporlo tralepriori-tàimmediate dell'esecutivo.

L'ACCELERAZIONELe polemiche sui troppicervelli italiani all'esterohanno spinto il governo aintervenire: pronti 115 milionia sostegno dei bandi Erc

Ci hanno pensato le polemichedei giorni scorsi sugli ultimi bandidell'European Research Center(Erc), che hanno confermato comegran parte dei cervelli italiani pre-feriscano stabilirsi all'estero persvolgere la loro attività anziché re-stare nelnostroPaese,per darel'ac-celerazione definitiva a un proget-

to a cui i tecnici del Miur pratica-mentenonhanno mai smesso dila-vorare. E gli effetti dovrebberovedersi anche nel testo perché peril matchingfund sui bandi Erc ci sa-ranno a disposizione u5 milioni.

Piùingenerale il piano dovrebbevalere - come evidenziato dal pre-mier - 2,5 miliardi subito. A tantoammontano infatti i fondi contabi-lizzati da qui al 2017 tra stanziamen-ti già presenti nel bilancio del Miur(1,9 miliardi) e i 5oo milioni dellaquota nazionale del Fondo svilup-po coesione che s onorimasti infor-se fino all'ultimo. Per laverità, il va-lore complessivo sarà ancora piùelevato. E superare, tra risorse na-zionali ecomunitarie,i13,5miliardi.Ma s e le prime sono pressoché cer-te, perché riguardano la dotazionedei vari fondi che finanziano la ri-cerca (il Foe degli enti, il Ffo delleuniversità e poi First e Fisr) e in ge-nere vengono rinnovate dalle variestabilità, le seconde sono tutte daintercettare. In ballo tra program-mi operativi regionali e Horizon2020 ci sono 9,4 miliardi da qui al

2020. Per ottenerli tutti l'Italia do-vràassestarsi suuntasso di aggiudi-cazione dei progetti comunitari del1o per cento. Un risultato tutt'altroche scontato considerando chel'ultimo aggiornamento risalenteal3o ottobre 2015 (su cui si veda an-che Scuola24 del 7 dicembre scor-so) cidavaal7,8%:suquasil2miliar-difmanziati, quelli coordinati daunteam itali ano hanno incassato pocomeno di 1 miliardo (940 milioni e484mila curo). Come dire che tra ildare e l'avere fino ad allora abbia-mo versato alla ricerca europea400milioniinpiùdiquel iincassati.

Per il resto il documento dovreb-be ricalcare le anticipazioni pubbli-cate nei mesi scorsi su questo gior-nale. D all'obiettivo dichiarato di in-vestire sul capitale umano allascel-ta di rafforzare la partnershippubblico-privata fino alla decisio-ne di calibrare durata e aree diinter-vento sulla base di quelle decise inambito Ue. Eliminando così il ri-schio, si spera, di dilapidire in millerivoli ilbudget a disposizione.

Risorse di partenzaIl Pnr potrà contare innanzituttosu 2,5 miliardi. Di questi 1,9miliardi sono già disponibili nelbilancio delMiurperquel cheresta de 12016 e per il 2017. Aquesti vanno aggiunti 500milioni del Fondo sviluppocoesione che sembravano inforse nei mesi scorsi. In generalele risorse nazionali dovrebberovalere 4 miliardi fino al 2020

13,5Risorse complessiveAqueste risorse van no aggiunticirca 9,4 miliardi di risorsecomunitarietra programmioperativi regionali eHorizon2020. Ma bisogneràalmeno aggiudicarsi 1110%dellerisorse stanziate

Renzï: 2 miliardi e mezzo alla ricercaMICHELE BOCCI

ROMA, Soldi per la ricerca, 2,5miliardi di euro per un setto-re che in Italia boccheggia daanni, alimentando le fughedei cervelli all'estero.«Nell'arco delle prossime set-timane uscirà il nostro piano.Finalmente si torna a investi-re in questo campo e si tornaad avere il segno più, perchéla ricerca è futuro», ha dettoil premier Matteo Renzi ieripomeriggio durante la visitadell'Istituto ricerche biologi-co molecolare (Irbm) di Po-mezia.

Il luogo per l'annuncio nonè stato scelto a caso, l'istitutoè considerato un centro di ec-cellenza nella ricerca biologi-co-molecolare e di recente haisolato il virus dell'Ebola. «Laricerca è un punto centrale

dell'Italia che riparte», hascritto Renzi su Twitter. Se-condo il premieri, la storia diIrbm, che in 5 anni è passatada 25 a 250 dipendenti, rap-presenta al meglio l'Italia.«Per anni ci siamo raccontatisolo le cose che non andava-no bene. Ci siamo depressi. Cisiamo raccontati che l'Italia èun Paese finito, e invece l'Ita-lia è un Paese infinito. È il Pae-se con il coltello tra i denti».

Lo stanziamento a cui fa ri-ferimento Renzi era stato an-ticipato dal ministro all'Istru-zione Stefania Giannini, cheaveva parlato di 2 miliardimessi a disposizione dal Miurda qui al 2017, ipotizzando inaggiunta la concorrenza difondi privati. Gli obiettivi so-no sei: investimenti sul capi-tale umano e sulle infrastrut-ture, azioni per il Mezzogior-

no, lavoro per una maggioreinternazionalizzazione, effi-cientamento della spesa e au-mento della collaborazionetra pubblico e privato.Il sena-tore Pd e presidente dellacommissione Istruzione e Ri-cerca Andrea Marcucci com-menta come il lavoro sia «ini-ziato con la legge di Stabilitàed in particolare con lo stan-ziamento di 100 milioni nel

biennio 2016-2017 che con-sentirà di raddoppiare il nu-mero dei ricercatori nelle uni-versità statali».

È di metà febbraio la pole-mica di una ricercatrice italia-na che si è trasferita a lavora-re in Olanda, Roberta D'Ales-sandro, con il ministro Gian-nini, la quale aveva sottoli-neato come gli italiani si sia-no piazzati terzi in Europaper numero di borse di studioottenute dall'European re-search council (Ers): «Mini-stro, non si vanti dei miei ri-sultati. I fondi che ho ottenu-to li userò qui. L'Italia non ciha voluto».

E in effetti dei trenta italia-ni che quest'anno si sono ag-giudicati i fondi dell'Erc piùdella metà, 17, spenderàquei soldi all'estero.

U RIVRODULONENISFJNAfA

RENZIA cosa servonoi 2,5 miliardialla ricerca

R

enti ha annunciato 2,5 miliar-di alla ricerca. Non è niente dinuovo. La cifra presentata ieri

allo «science parlo> dell'azienda di bio-tecnologia Irbm di Pomezia , nel labo-ratorio che ha isolato il virus Elvola, èla quota di cofinanziamento italianoprevisto nell'ambito del programmaeuropeo «Horizon 2020»: 2,5 miliardidi fondi nazionali e dieci dall'Europafino al 2020 . La cifra sembra anoma-la, considerato lo stato comatoso acui la ricerca e l'università italiana so-no state costrette dal taglio di 1,1 mi-liardi di euro di Tremonti e mai piùda allora rifinanziato.

La stessa cifra è stata prospettatadal ministro dell'università StefaniaGiannini il 23 febbraio scorso: sarebbecontenuta nel «piano nazionale per laricerca» (PnR). Annunciato un annofa, il PnR è una scommessa che puntaa prendere 8,8 miliardi dal program-ma Ue Horizon, 2,2 dai Por regionali,il resto va conquistato con i progettisui quali l'Italia ha dato pessima provadi sé. Questi soldi andranno alle areeAgrifood, Aerospazio , Design Creativi-tà, Made in Italy, Chimica Verde o«Smart Communities», energia, mobi-lità e trasporti Settori con immediataricaduta industriale, non ricerca di ba-se, e tanto meno umanistica. Non so-no destinati alfuñzionamento ordina-rio degli atenei.

Dopo due richiami al PnR , nel gi-ro di una settimana, è ormai chiaroche lo «story-telling» renziano hascelto questo tema per rimuovere enon affrontare la clamorosa prote-sta dei docenti strutturati nelle uni-versità contro la Valutazione dellaqualità della ricerca» (VqR), i salaribassi e bloccati da almeno un quin-quennio , oltre alla pratica diffusadello «sciopero alla rovescia» escogi-tata dal Coordinamento nazionaledei ricercatori precari per affermareche la ricerca è un lavoro in tutto ilmondo, tranne in Italia. I ricercato-ri non riescono nemmeno a farsi ri-

conoscere il sussidio di disoccupa-zione «Dis-Coll», pur versando i lo-ro contributi da parasubordinati al-la gestione separata dell'Inps. I 2,5miliardi attesteranno nelle prossi-me settimane là realtà del raccontodel presidente del Consiglio centra-to sulla competizione globale:«L'Italia - ha detto - è un paese conil coltello tra i denti che può imma-ginare futuro». Affine a questa im-magine bellicista è la personaleidea della ricerca formulata dal pre-mier: «C'è bisogno di avere fame -ha detto citando l'ever-green SteveJobs -Vale per tutti, anche per un ri-cercatore che sa di accettare il ri-schio della sconfitta. Immaginateun progetto di ricerca adieci anni,che poi alla fine dalla mattina allasera chiude. O fare un tratto e poi la-sciare ad altri colleghi, farsi dareuna mano. È una metafora bellissi-ma di un Paese, di una comunità».

Quel ricercatore era precario eha dovuto lasciare ad altri la suaimpresa, perché ha trovato un po-sto all'estero dove almeno lo paga-no..O ha dovuto cambiare mestie-re. Perché in Italia la ricerca è un la-voro gratuito. La disoccupazionese la pagano solo i signori in attesadi un concorso ad hoc..In questocontinuo depistaggio cognitivo re-sta la realtà: il governo ha stanziato100 milioni per due anni e assume-rà 861 ricercatori , mentre ne servi-rebbero 2400 all'anno per i prossi-mi otto (sostiene il fisico GiorgioParisi). Un'idea di ricerca Renzi pe-rò la possiede quando ha stanziato1,5 miliardi di euro in dieci armi al-lo Human Technopole di Milaño esolo briciole agli atenei e enti di ri-cerca. La direzione è quella di po-chi poli di ricerca iper-finanziati,mentre l'università sarà ridotta alla«serie B» della formazione di unaforza-lavoro poco qualificata e connessuna finalità che non sia quelladel just- in-time. ro. ci.

L'ennesimo annuncio di Renzi:"2,5 miliardi per la ricerca"II premier promette investimenti, ma nella legge di Stabilità non ce n'è traccia: ci sono i tagli

La notizia sembrerebbeunadi quellebuone: ie-ri il presidente delConsiglio ha annun-

ciato, dopo che il ministro del-l'istruzione e della ricercaStefania Giannini lo aveva ci-tato più volte nel corso dellasettimana, dopo almeno dueanni dal momento in cui sa-rebbe dovuto essere redatto ilpiano programmatico2014-2020, dopo che tutti i ri-cercatori d'Italia hanno de-nunciato tagli alla cieca e stan-ziamenti sempre più radi, l'ar-rivo del tanto agognato PianoNazionale della Ricerca. Pergli amici, Pnr. L'annuncio èstato impellente per almenoun anno e a cifre variabili: ora,lo è di nuovo, ma con il tra-guardo di 2,5 miliardi di euroche saranno distribuiti da quial 2017.

RENZI lo dice a Pomezia, du-rante la visita a due aziendeprivate presentate come entitàin forte crescita, sia a livello difatturato che di dipendenti. Laprima, Ads Group, annovera ilrenziano e presidente di As-soelettrica Chicco Testa nelconsiglio di amministrazione.La seconda, l'Irbm (che ha perprima isolato il virus Ebola) facapo a Piero Di Lorenzo, tra irelatori della Leopolda 5.

Al di là dell'usanzagoverna-tiva di celebrare il potenzialedei cervelli italiani solo nelle a-ziende di amici e sostenitori,bisognerà aspettare di capireda dove spuntano questi 2,5miliardi e come saranno distri-buiti. O meglio, ridistribuitivi-sto che nella legge di Stabilitànon ce n'è tracc ia. E i12016 è giàiniziato da due mesi.

I NUMERI OGGI . 1110 febbraio,Luca Carra, del "Gruppo2003" (che riunisce gli scien-ziati italiani più citati delmondo) durante un convegnosul futuro della ricerca in Ita-lia al Cnr, il Consiglio Nazio-nale della Ricerca, ha traccia-to un quadro preciso della si-tuazione italiana. La spesacomplessiva, tra pubblico eprivato, per la ricerca oscillatrai 19 e i20miliardi dieuro, inprogressiva diminuzione dal2010. Siamo fra i peggiori inEuropa per il rapporto sul Pile i fondi sono distribuiti apioggia in nove casi su dieci:l'investimento è passatoall'1,13 per cento sul Pil del2007 al 1,29 per cento del2014.

Un altro quadro preciso loha fatto, qualche giorno fa, lasenatrice e scienziata ElenaCattaneo dalle pagine di Re-pubblica in un intervento incui ha definito il premier "pif-feraio" e il finanziamento alprogetto post Expo una "top-pa glamour". Solo a dicembre,ad esempio, dopo anni di stal-lo sono stati sbloccati i bandiper i Progetti di rilevante in-teresse nazionale (Prin), a cuisono stati destinati solo 92 mi-lioni di euro (progetti di du-rata triennale).

Si FINANZIANO così pochi ri-cercatori, si diventa pococompetitivi e di conseguenzasi recuperano solo 8 dei 13 mi-liardi dati all'Europa. Al fondoper gli investimenti nella ri-cerca scientifica e tecnologicadel Miur, sono stati invece de-stinati 58,8 milioni di euro nel2016, con unariduzione di cir-ca due milioni ogni anno finoal 2018 e con questa quota ilMiur finanzierà sia i Prin sia ilFondo per gli investimentidella ricerca di base (Firb).

Inoltre, la legge di Stabilità2016 ha tolto al Miur anche ifondi per le iniziative per ladiffusione della cultura scien-tifica: circa 10 milioni (20 vol-te meno rispetto ad altri paesieuropei) che nei prossimi treanni si ridurranno ulterior-mente del 40%.

I circa due miliardi di pre-mialità destinati alle universi-tà saranno presi dall'FFO, ilfondo di finanziamento pri-mario. Non saranno in più.Perché sottrarre per poi an-nunciare di nuovo?

Potrebbe capitare se si vo-lesse intenzionalmente con-fondere piano pubblico e pri-vato: la Giannini, ha ad esem-pio, citato anche il piano Jun-cker che prevede un miliardodi finanziamenti destinati allepiccole e medie imprese che

Modello governativoII nuovo impegnosui finanziamentiarriva mentre Matteovisita aziende di amici

milioni Soldi perladiffusione della culturascientifica tolti al Miur

investano in ricerca e innova-zione. Anzi , meglio, in "inno-vazione e internazionalizza-zione" , come quei "pilastri" sucui dovrebbero essere investi-ti i fondi del Pnr: internazio-nalizzazione, capitale umano,infrastrutture, Mezzogiornoe, attenzione, partnershippubblico - privato . Vaghezzainclusa nel pacchetto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

l:cnm•..imo: mm irlo rti Rev.i-2.5 m1,wrsfi ,u-, kdrerc

I miliardidestinatialla spesaper ricercae sviluppoche dal 2010stannodiminuendo

ìstílIl presidentedel Consiglioin visita alcantiere dellaNuvola di Fu-ksas all'Eur,a Roma Ansa

Sono i milionisbloccatidopo anniper i Progettidi rilevanteinteressenazionale(Prin)di duratatriennale

I milioni nellecasse delfondo per gliinvestimentinella ricercascientificadel Miur

O anele richiedenti asilo. Lateneo bolognese concede loro i esonero totale dalle tasse

rifu iati all'universitàGiovani gE un modo efficace per favorirne la proficua finte ztone

DI CARLO VALENTINI

Gli immigrati? Per inse-rirsi nel mondo del la-voro, meglio se laure-ati. Perciò l'università

di Bologna ha deciso di aprirele iscrizioni ai propri corsi dilaurea anche a chi ha lo statusdi rifugiato o si trova in altresituazioni analoghe,quindi ha i permes-si di soggiorno (e untitolo di studio) inregola.

Un esempio. Su-layman Bah, 24anni, è originariodel Gambia, paesecontrollato dallagiunta militare diYahya Jammeh, alpotere dal 1994, concontinue violazionidei diritti umani eviolenze. È in Italiada oltre un anno econosce assai benela nostra lingua.

tore, Francesco Ubertini -un invito della Commissioneeuropea. Per questo anno ac-cademico gli studenti rifugiatipolitici, richiedenti protezioneinternazionale o umanitaria,potranno iscriversi ai corsisingoli dell'ateneo felsineo ebeneficiare dell'esonero totaledei contributi».

borse di studio per un tota-le di 8mila curo. PatrickHenneh è un ragazzo di 18anni, scappato dal Ghana earrivato in Italia dieci mesifa. Frequenterà i corsi perconseguire la laurea interna-zionale dell'ateneo bolognesein Economics and finance.Dice: «Studierò macroecono-

Dall'ateneo felsineo arriva anche l'appel-lo a non perdere la memoria: tanti sono

stati gli italiani rifugiati in Paesi stranieriper sfuggire alle leggi fasciste. Uno trai tanti fu Gaetano Salvemini , che trovò

asilo in Francia, poi in Inghilterra, e

mics, economie hi-story, foundationsof law. Il Ghanae molti paesi afri-cani hanno graviproblemi economi-ci: ho scelto questistudi anche con lasperanza di aiutare,in futuro, il mio Paesedi origine».

Sono una venti-na i primi studentiimmigrati che hannoapprofittato di questaopportunità e stannoiniziando il loro per-corso universitario.Per iscriversi hanno

negli Stati Uniti, chiamato proprio da unauniversità, quella di Harr>ard. Non andò astudiare bensì a insegnare (le sue Lezioni

di Harvard, sulle origini del fascismo, sonotuttora esemplari) ma c'è un filo logicoche accomuna l'impegno degli atenei adare asilo a chi fugge dalle dittature

«Ero coinvolto in alcune atti-vità di sostegno al partito diopposizione - racconta - e sonofinito ricercato da alcuni agen-ti del governo: la mia vita erain pericolo e ho dovuto abban-donare il Paese».

Sulayman è imo dei ragazziche ha ottenuto asilo politicoin Italia. Adesso si è iscrittoall'università di Bologna perincominciare la propria car-riera universitaria. «Studieròlinguistica - dice -. Per me èuna grande opportunità perchémi da la possibilità di costru-ire un mio percorso scolasticocon, spero, buoni sbocchi pro-fessionali».

Quello che ha fatto stor-cere il naso agli anti-immi-grati, con la Lega che guida laprotesta, è il fatto che il senatoaccademico ha deciso di eso-nerare gli immigrati-rifugiatidal pagamento delle tasse.«Abbiamo accolto - dice il ret-

Apriti cielo. A Bologna è giàin corso la campagna elettora-le in vista delle amministrativedi giugno, perciò la candidata-sindaco della Lega, LuciaBorgonzoni , entra a gambatesa: «E un affronto verso tuttequelle famiglie che si sacrifi-cano un'intera vita per poterpermettere ai loro figli di stu-diare, verso quei ragazzi chefanno mille lavoretti per potersimantenere. Stiamo parlando di`richiedenti asilo', non rifugiatie questo sarebbe, a detta delsenato accademico 'un modoper facilitare l'integrazione'?E un'ingiustizia verso ragazzie famiglie che con le loro tassepotrebbero trovarsi a pagare glistudi a `possibili clandestini',alla faccia di chi non ha i soldiper poter continuare il percorsoscolastico».

Per tutta risposta l'uni-versità ha deciso di metterea disposizione anche cinque

dovuto certificare le loro pre-cedenti esperienze di studio euna commissione ha valutatoe approvato le loro richieste.Come quella di Abdel Akim,30 anni, arrivato in Italia seimesi fa. Ha studiato linguea Fez e aveva un lavoro nelsettore alberghiero, a contattocon i turisti. Quando, per unadisputa locale, si è ritrovato inpericolo di vita, è fuggito in Li-bia. Era il novembre 2014: «Hoprovato a restare in Libia, mala situazione peggiorava gior-no dopo giorno - racconta -. Hovissuto lì sei mesi, ma non erapossibile rimanere oltre». Così èscappato, via mare. «Siamo statiquattro giorni in mare - ricorda- in una barca con 750 persone abordo. Sono stati giorni terribilie voglio ringraziare il personalemilitare che ci ha trovati e ci haportati in salvo».

Adesso Abdel continueràa Bologna i suoi studi in lingue

Francesco Ubertini

straniere. «Parlo l'arabo, il fran-cese, l'inglese e sto imparandol'italiano. Ogni giorno annotosu un foglietto le parole nuoveche sento e la mattina dopo leripasso». Per ora studierà let-teratura inglese e linguisticaaraba, poi si vedrà. «Amo im-parare nuove lingue - dice - eamo studiare. Voglio cominciareuna nuova vita e dimenticare igiorni bui e so bene che lo stu-dio e la conoscenza sono unaiuto fondamentale in questadirezione».

Bologna dà il buon esem-pio, il flusso migratorio vagestito anche offrendo istru-zione, che è poi un antidotoall'emarginazione e alla cadu-ta nei comportamenti illeciti.Le porte dell'università si sonocosì aperte ha chi già possiedelo status di rifugiato, ma anchea chi è in attesa di ricevere ilpermesso di soggiorno per asi-lo politico o umanitario. Chisi trova in queste condizionipuò iscriversi (gratuitamente)presentando un titolo di studioo una sua certificazione e sot-toponendosi al giudizio dellacommissione appositamenteistituita. A questi nuovi stu-denti sarà fornita inoltre lapossibilità' di iscriversi gratu-itamente ai corsi di italiano delcentro linguistico dell' ateneo.

Ma l'università sta stu-diando anche la realizza-zione di corsi di formazioneextra per i giovani immigratiche non hanno i titoli neces-sari per immatricolarsi etentare di raggiungere lalaurea. Un modo per inserirel'ateneo in un più generaleprogetto di accoglienza cheabbraccia più istituzioni. Inquesto modo i ragazzi po-tranno imparare l'italiano eavranno un primo approccioalle basi della nostra cultura.Dice Alessandra Scagliari-ni, prorettore dell'ateneo condelega alle politiche interna-

zionali: Al progetto è ancoraall'inizio e si svilupperà neiprossimi mesi. Non possiamorimanere indifferenti rispettoa questo immane problema deirifugiati. Ho incontrato i primi20 ragazzi richiedenti asilo chesi sono iscritti ai corsi di lau-rea. È stato un momento moltotoccante, questi ragazzi hannopassato giorni e giorni in mez-zo al mare e non la finivano piùdi ringraziare. Non credevanodi potercela fare e di arrivarea iscriversi all'università. Èuna cosa che mi rende moltoorgogliosa per quanto stiamofacendo».

Dall'ateneo arriva anchel'appello a non perdere la me-moria: tanti sono stati gli ita-liani rifugiati in paesi stranieriper sfuggire alle leggi fasciste.Uno tra i tanti fu GaetanoSalvemini , che trovò asilo inFrancia, poi in Inghilterra, in-fine negli Stati Uniti, chiama-to proprio da una università,quella di Harvard. Non andò astudiare bensì a insegnare (lesue Lezioni di Harvard, sulleorigini del fascismo, sono tut-tora esemplari) ma c'è un filologico che accomuna l'impe-gno degli atenei a dare asilo achi fugge dalle dittature.

Twitter: @cavalentOc Riproduzione riservata

Un percorso attraverso il quale si impara a färe ricerca facendo ricerca

Fabbri: "Gli studenti universitari sono anche ricercatori"AREZZO dei quattro quartieri e i presidenti

La ricerca sul ruolo e le attività del-le donne nella Giostra del Saraci-no, svolta da un gruppo di studen-tesse universitarie, è stata presenta-ta presso di Dipartimento dell'Uni-versità di Siena nell'ambito delle ini-ziative promosse per la Giornata in-ternazionale della Donna. Il lavoronasce dentro un percorso didatticoche vuole permettere agli studentidi partecipare alle pratiche di ricer-ca. "Lo 'studente-ricercatore' - haspiegato la professoressa LorettaFabbri, che ha seguito il lavoro dellestudentesse - impara a fare ricercafacendo ricerca". Le studentesseuniversitarie hanno intervistato ve-terani e giovani, rettori e capitani

dei comitati giovanili, il grupposbandieratori, i musici, il maestrodarmi e l'araldo, molti dei quali so-no intervenuti alla presentazione in-sieme all'assessore alla GiostraGianfrancesco Gamurrini. "Comequartierista appassionato di Gio-stra e musico degli sbandieratoriposso dire che le donne hanno unruolo da protagoniste nei quartierie non solo dietro le quinte", ha com-mentato l'assessore nel corso dellapresentazione, che è stata coordina-ta da Valentina Fazzuoli, rappre-sentante degli studenti del Diparti-mento universitario."Il Saracino è una manifestazionesempre più importante, i quartieri

sono luoghi di aggregazione dei gio-vani, dove si apprendono significa-ti, pratiche e forme di convivenzasociale - ha aggiunto la professores-sa Fabbri -. La partecipazione delledonne rappresenta un'occasione dicrescita e di emancipazione deiquartieri e della manifestazione -.La ricerca svolta dalle studentesseuniversitarie pone delle questioni echiede alla città di discuterne e con-dividere possibili soluzioni".Il testo della ricerca è pubblicato econsultabile nel sito internet wwwdsfuci.unisi.it.

" 'v rsi'deve

S 1'IL CASO del Polo Marconi,dove il corso di ingegnerianavale è a rischio per il pen-sionamento di docenti chenon potranno essere sostitui-ti, per i limiti imposti al turnover degli universitari, è sta-to discusso ieri in commissio-ne consiliare. Il sindaco ha ri-ferito di aver incontrato alcu-ni giorni fa il rettore PaoloComanducci e di avergli chie-sto che l'Università di Geno-va entri in Promostudi. Stan-no per partire i lavori all'exFalcomatà, per 11 milioni dicuro, ed è essenziale assicura-re che non scompaia ingegne-ria navale. I risultati vannoottenuti prima del 2018,quando andranno in pensio-ne tre docenti e l'universitàsarà sotto organico (oggi in-gegneria navale, tra Genovae Spezia, ha 15 docenti). Ilsindaco ha ricordato ancheche Spezia e la Liguria han-no due ministri ai quali chie-dere un impegno: Orlando ePinotti. E un appello vienelanciato anche alle industriedel settore, a partire da Fin-cantieri.

NON SOLO FACOLTÀ TECNICHE E SCIENTIF!+:1HE, SUCCESSO PERI CORSI CHE OFFRONO PROFESSIONALITÀ SPENDIBILI SUBITO

e boomdell 'on'entamento in ' ® c inema I '.salone- MONZA -

UNIVERSITÀ Cattolica, Iulm,Bicocca, Liuc di Castellanza e Uni-versità di Bergamo, sono alcunedelle proposte formative della«due giorni» Salone dello studen-te, aperto ieri e oggi all'autodro-mo. Ma entrando nella Sala stam-pa del tempio della velocità monze-se, a colpo d'occhio la fanno da pa-drone le sempre più numerose ac-cademie artistiche di grafica e desi-gn, cinematografia, moda, trucco eparrucco, per altro graditissimeagli studenti, come l'Accademia dibelle arti Acme, Accademia Pre-Aims, la Naba (Nuova accademiadi belle arti di Milano. Per chi so-gna il cinema c'è il «Mohole», lascuola di Filmmaking che formaartisti e tecnici per l'industria delcinema, dell'audiovisivo, della tele-visione e della pubblicità. E poitutto made in Brianza il corsotriennale post diploma per tecnicodel restauro dei beni culturali e le-gno, con sede a Meda. Al corso siiscrivono spesso laureati in sciezedei beni culturali, in cerca di com-petenze pratiche. Gli studenti del3' anno si sono occupati del restau-ro della Villa reale, del coro e dellasacrestia della Basilica di Missa-glia e della chiesetta del Doge a pa-lazzo Ducale a Venezia, come ri-corda il responsabile Alberto Bu-snelli. Orientamento, lavoro, inno-vazione e internazionalizzazionesono le quattro sfide del Salonedello studente, organizzato da Co-mune, Ufficio scolastico regionaleLombardia, Ambito territoriale

Monza e Brianza e provincia,Class Editori. Presenti 45 propo-ste formative per i ragazzi che ter-minano le superiori, tra atenei, ac-cademie e centri di avviamento allavoro. Previsti in due giorni circa5mila studenti di quarta e quintasuperiore, per i quali è predispostauna navetta gratuita dalla Stazionee da Piazza Citterio. «La scuola ita-liana - è la chiave di lettura di Do-menico Ioppolo, responsabile ope-rativo di Campus - sin dalla Rifor-ma Gentile è orientata al sapere,mentre all'estero si punta maggior-mente sul saper fare. E' vero che iricercatori italiani sono fra i mi-gliori del mondo, ma dobbiamochiederci di quanti ricercatori habisogno il mondo. Da qui l'apertu-ra progressiva verso le professioni

applicative». Fra queste si inseri-sce bene l'accademia Bsi per visagi-sti nata dalla collaborazione traDiego Dalla Palma e la scuola Pbsdi Monza. Anche quest'anno nonmancano le prove simulate dei testdi ammissione alle facoltà a nume-ro programmato, a cura di Alphatest, Hoepli e gli incontri con gliesperti di orientamento, inun'area dedicata ai colloqui perso-nali, dove l'Ordine degli psicologidi Lombardia dedicherà ai ragazzisedute orientative di colloquio gra-tuito e personalizzato.

Cristina Bertolini

.Faura per la decisone : « futuro? rebus»

Ma c '® . . . .tira . «So strada»

- MONZA -

CI SONO QUELLI già sicuri del proprio futuro equelli che non hanno la più pallida idea di cosa fareda grandi . E il variegato panorama degli adolescentidi 4' e 5 ' superiore che tra ieri e oggi hanno affollatogli stand del Salone dello studente all'autodromo incerca di conferme e ispirazioni sulla scelta dell'indi-rizzo universitaria . Vorrebbe iscriversi a Economiae commercio , Andrea Vimercati di quaerta liceoscientifico Enriques ed esce carico di depliant: «Mi èpiaciuto il Campus - dice - perchè su una stessa facol-tà ho trovato diverse proposte, perciò si possono fareconfronti».

DI ORIENTAMENTO simile anche il suo amicoVincenzo De Riso : «Anche a me piacerebbe Econo-mia e per questo ho seguito una conferenza suglisbocchi lavorativi delle varie facoltà , da cui ho avutola conferma a quello che sospettavo, cioè che inge-gneria e Economia e commercio sono quelle che of-frono maggiori prospettive per il futuro».Invece Francesco, dell'Istituto Enzo Ferrari di Mo-na ammette di essere molto spaventato : «Ho paura, èuna scelta difficile - ammette -. Ci sono tanti isti-tuti, tante università , ho fatto un giro tra l'unae l'altra, ma mi sentivo spaesato». Rassicurai ragazzi la professoressa Maria RosariaMarra : «Questo è il primo incontro perfar vedere ai ragazzi le diverse prospetti-ve. Più in là faremo un 'uscita alla Na-

ha (Nuova accademia di belle arti) che si occupa an-che di audiovisivo per chi vuole continuare l'indiriz-zo intrapreso alle superiori».

GIORGIO MASCHERONI DI QUINTA Graficaè già iscritto a Economia e commercio alla Liuc diCastellanza: «Ho già passato il test - racconta con or-goglio - il terzo anno perno di farlo all 'estero, StatiUniti, Canada ... o magari Cina o anche Giappone...».Camelia Calin vuole cambiare strada, dopo cinqueanni di istituto tecnico si sta orientando per Giuri-sprudenza, con specializzazione in criminologia:«Penso di andare anche a studiare un anno all'estero- dice - sarebbe interessante anche utilizzare le tecni-che audio video in criminologia, magari lavorandoper la polizia scientifica ...». Alisson Ochoa si vedescenografa, ma la mamma la vuole comunque laurea-ta: «Penso che la facoltà di Comunicazione delloIulm mi potrebbe interessare - dice - poi vedrò di ar-rivare comunque a fare scenografia». Cri.Ber.

Le startup possono essere la stradaalternativa per uscire da questa in-finita crisi economica e finanziaria?Più che una domanda, sembra essereuna speranza. Una di quelle speran-ze fatte di progetti, sogni, ambizioni.Al centro i giovani innovatori, le loroidee. Ai lati un contesto miglioratoma ancora migliorabile. Come stan-no, oggi, le startup italiane? A fine2015 hanno superato quota 5mila,secondo quanto è emerso dall'ultimorapporto Infocamere sulle aziendeinnovative iscritte nell'apposito regi-stro previsto dal Decreto Crescita 2.0.In totale fanno sette nuove aziendeinnovative al giorno, se contiamo chela legge sulle startup è stata approva-ta il 17 dicembre del 2012. E sul finiredell'anno scorso c'è stata un'acce-lerazione con picchi di 45-5o nuovenate alla settimana.Un mini-boom che però non cambiapiù di tanto i contorni di questo gio-vanissimo ecosistema. Entriamo neldettaglio: una startup su cinque ha

preso residenza in Lombardia, ma èil Trentino-Alto Adige la regione conla più elevata incidenza di startup inrapporto alle società di capitali. Mi-lano è la provincia più popolosa, masuperano le Zoo startup anche Mode-na, Firenze e Padova. C'è anche il Sud,in particolare la Campania e la Sici-lia. Mettere le bandierine sulla carti-na dell'Italia però non descrive benequesto fenomeno. Scorrendo il rap-porto di Infocamere relativo al terzotrimestre dell'anno scopriamo che lestartup rappresentano lo 0,31% delmilione e mezzo di società di capita-li italiane. Dai numeri emerge ancheun profilo degli startupper italiani,Hanno un'età prevalente compresafra i 30 e i 49 anni (il 66%). Gli under30 e gli over 5o numericamente ten-dono ad equivalersi (rispettivamente15,2% e 14,4%. Questa caratteristicamette in luce l'esistenza di un perio-do nel quale l'imprenditore è statoper anni impegnato a livello profes-sionale prima di creare un'impresa

innovativa. Osservando più da vicinoil livello di formazione accademica, siscopre che il 33,5% dei nuovi impren-ditori ha concluso un lungo percorsodi studi con una laurea di secondolivello. Il 32,9% ha conseguito un ma-ster ed è presente anche una nicchiadi PhD (5,2% dei founder), un aspet-to fortemente differenziante rispettoallo stereotipo che vorrebbe lo star-tupper molto giovane, certamentecon lumi di genialità, ma senza un'e-sperienza corposa in ambito azien-dale. Questo spaccato mostra invece

-un pool-di-neo-imprenditori--con-unapreparazione corposa dal punto divista accademico e di esperienza nelproprio settore, una valorizzazioneche si riflette nel fatto che in azien-da vengano organizzati momenti diformazione interna per un periodopiù lungo di 40 ore a dipendente perquasi un terzo delle startup.Sei startup su dieci, hanno un bi-lancio in rosso, danno lavoro a nonpiù di 2o-25mila persone, e il valoredella produzione media non supera i131 mila euro. L'ecosistema è insom-ma ancora immaturo, e la sofferenzadi "nanismo" è abbastanza diffusa.C'è da sottolineare, poi, che l'Italianon ha "unicorni", cioè aziende convalutazioni miliardarie. Ma confortail fatto che non ci sono neanche exitdi rilievo, Dal 2008 al 2013, secondoAifi, i "disinventimenti" non han-no superato le quaranta operazioniall'anno, per un valore complessivoche non ha mai superato i 40 milio-ni di euro. Sicuramente è presto perassistere alla nascita di una Uber ita-liana. I numeri non descrivono mi-nimamente il potenziale di queste"creature" che, quando sono in utile

i ¡1 .

UN ECOSISTEMA ANCORA IMMATUROlo 0,.3 duI Irxtirlv, pIíl d

fïïr_,tú è üa P'US, , altrrìPto lavoro ours

Le startup in Italia hannosuperato quota Smila allafine del 2015. In totalefanno una media di settenuove aziende innovativeal giorno, se contiamoche la legge sulle startupè stata approvata il 17dicembre del 2012, E sulfinire dell'anno scorso c'èstata un'accelerazione conpicchi di 45-50 nuove natealla settimana. Entriamo neldettaglio: una startup sucinque ha preso residenza inLombardia, ma è il Trentino-Alto Adige la regione conla più elevata incidenzadi startup in rapporto allesocietà di capitali,Milano è la provincia piùpopolosa ma superanole cento startup anche

Modena, Firenze e Padova.C'è anche il Sud, inparticolare la Campania e laSicilia, Mettere le bandierinesulla cartina dell'Italia perònon descrive bene questofenomeno, Scorrendo ilrapporto di Infocamererelativo al terzo trimestredell'anno scopriamo che lestartup rappresentano lo0,31% dei milione e mezzo disocietà di capitali italiane.Sei su dieci, hanno unbilancio in rosso, dannolavoro a non più di 20-25miia persone, e il valoredella produzione medianon supera i 131mila euro.L'ecosistema è insommaancora immaturo, e lasofferenza di "nanismo" èabbastanza diffusa.

C 9 INy

> ll. .: :

11it",1" 1 aY°

Luca'l'remoíadadi

° j e guardiamo ai dati le startup in Italia

hanno un centro ed è il nord Italia.Una su cinque ha preso residenza

in Lombardia rna è il Trentino-Alto Adigeia regione con la più elevata incidenzadi startup in rapporto alle società di capitali.Milano è la provincia più popolosa ma superanole cento startup anche Modena, Firenze ePadova. C'è anche il Sud, in particolare laCampania e la Sicilia. Non esiste invece ilcentro, o meglio l'idea che possa affermarsiuna capitale delle startup come avviene neglialtri Paesi europei. Londra è la meta preferitadei giovani imprenditori, e dal 2006 al 2014 leaziende innovative nate In riva al Tamigi hannoraccolto 8,3 miliardi di euro di investimenti.Segue Berlino, con 3,1 miliardi. Londrarappresenta da sola il 22% del Pii britannico,Parigi il 30 per cento. In Italia la somma delle14 città metropolitane fa li 40% dell'economiaitaliana. Siamo fatti in maniera diversa, non sologeograficamente ma anche sotto il profilo delladistribuzione della ricchezza. Possiamo aspirarea un modello che poco o nulla avrà a che farecon la Silicon Valley.

hanno indici di redditività superiorialle altre aziende.Un altro aspetto da sottolineare è chele startup continuano a generare ru-more mediatico. Tra l'ultima decadedi novembre e la metà di dicembredello scorso anno, si viaggia alla me-dia di due eventi su innovazione estartup al giorno, weekerid compre-si. Quanto è innovazione "parlata" equanto è business concreto è diffi-cile stabilirlo. Una risposta parzialearriva dalla stessa Unioncamere chetiene traccia dell'esperienza "staret-uppar-a-'-ufficiale italiaana. Su--cirr- _quemila società registrate solo 66hanno cessato l'attività. Più nel det-taglio: di queste 47 sono società finoa lomila euro, diciannove sono quel-le più grandine da lomila a 5omila.La mortalità sarebbe bassissima maè tuttavia un fattore fisiologico diqualsiasi ecosistema di innovazione:non sorprenderebbe se in futuro ildato della mortalità visibile a Union-Camere crescesse anche di un ordinedi grandezza. In particolare in un set-tore come quello digitale la sopravvi-venza può essere inferiore al 5o% aun anno dalla nascita.Tutti questi numeri vanno raffron-tati con un fatto inopinabile: il capi-tolo startup in Italia ha una storia diappena quattro anni, Era l'aprile del2012, infatti, quando l'allora mini-stro dello Sviluppo economico, Cor-rado Passera, istituì una task force,composta da dodici professionisti edesperti dell'ecosistema delle startupcon il mandato di avanzare proposte,a titolo personale e sulla base dellerispettive competenze ed esperienzeprofessionali, su come rendere l'Italiaun Paese che incoraggiasse la nascita

* .la il l yi) 1 b 1

TRA ANGELI E CAPITALI Di RISCHIO

REUTERs

e lo sviluppo di startup innovative. 1risultati di questa riflessione, coordi-nata da Alessandro Fusacchia, sonocontenuti nel Rapporto "Restart,Italia!", presentato ufficialmente alpubblico il 13 settembre dello stessoanno.

Da cosa si riconosce una startup?il rapporto raccoglie in 170 pagine leproposte di rilancio economico dellaTask Force composta da Andrea DiCamillo, Annibale D'Elia, DonatellaSolda-Kutzmann, Enrico Pozzi, Gior-gio Carcano, Giuseppe Ragusa, LucaDe Biase (caporedattore di Nòva24,ndr), Massimiliano Magrini, Mario

Sono sostanzialmente duegli attori principali: businessangel e venture capital.I business angel sonoimprenditori che investonopersonalmente nelleprimissime fasi di creazionedi una startup: spessoreinvestono profitti generatida altre startup.li venture capital è invecel'apporto di capitale di

-risci'rio-d-a-par-te-di-un _ ---investitore per finanziarel'avvio o la crescita diun'attività in settori adelevato potenziale disviluppo. Un fondo diventure capitai investeprincipalmente in capitale

o dei prestiti bancari. Spessolo stesso nome è dato aifondi creati appositamente,mentre i soggetti cheeffettuano queste operazionisono detti venture capitalist.Poi ci sono i fondi dìcorporate venture capital,cioè quei fondi che arrivanoda grandi aziende dell'hi-tech (ma non solo) comeGoogle o Ibm che finanziano

--le-startup_cheiritengono..piû_ _

finanziario nelle imprese chesono troppo rischiose per imercati dei capitali standard

interessanti (un esempio,Google ha finanziato inpassato la crescita di Uber).Bene, di questi fondi, nel2014 circa sei miliardi didollari sono finiti in 656startup della Silicon Valley.In Italia i fondi di corporateventure capital sonosostanzialmente inesistenti.

Mariani, Paolo Barberis, RiccardoDonadon e Selene Biffi. Questi 12membri in poco più di cento giornihanno prodotto uno studio ricco diidee, stimoli e proposte concrete perripartire da una politica industrialeche sappia favorire la "proliferazio-ne" delle aziende giovani, la conta-minazione delle idee e il germogliaredi finanziamenti piccoli e grandi pertrasformare un sogno in un'impresa.Negli ultimi dieci anni - si legge neldossier - negli Stati Uniti le startuphanno creato tre milioni di postidi lavoro grazie al lancio di un pro-gramma ad hoc da parte del presi-dente Obama.

NON PII) SOLO SILICON VALLEYIl baricentro delle startup si sposta sempre più verso la East Coast: dagli indicatori dell'Innovation scorecard dellaCta emerge lo spostamento degli investimenti, di pari passo con la maggior incidenza della Formazione

¢ 5 ó z á -a a"e 4 ç °z_ á z d > Ñ29

& S ° w á 52 ° ró á ¢ ° i -!-! q4 { 1O w ó W y= z 1L Z ; ä iX _u Z u1

o wŸ p u 3Z S,G O. 0 u Z ,,. , , . . , : . : . 1 5 . -2 , . . . S 1 w . °r . O o rE- -

Zz

Gouizo{2a

".q 1-:'1N .ßr. knw Gte o'^in toNwñ r.,u „v ^-- rru2rnmsvus (?w.o N .n uy V; p ) tbtrootrsf` ! N ,M1 vi 41 eÀ Q7 .il- - (" /`d fV Ñ n Ñ ,n- ` , tl+ N Ñ ,- P NN hN á ír-- , Ñ r i4 ri o No r

Ma cos'è una startup? Secondo la de-finizione codificata dal ministero è"un'azienda detenuta direttamente ealmeno al 51% da persone fisiche chesvolgono attività da non più di quat-tro anni, con un fatturato non su-periore ai 5 milioni di euro, che nondistribuisce utili, che sviluppa serviziad alto valore aggiunto/tecnologicoche si avvalgono di una contabilitàtrasparente che non prevede l'uso diuna cassa contanti".Quali sono le misure di sostegno pre-viste? Si parla innanzitutto della iSrl(dove la 'T' sta per innovazioney, che -non è un nuovo statuto giuridico maun "pacchetto" che permette di av-viare una Srl semplificata da aprireonline, con uno statuto "zero"; iscri-vibile al registro delle imprese senzacarte da bollo e diritti di segreteria,per la quale l'imprenditore si possaavvalere dell'autocertificazione. Co-sto totale: 50 euro. Il rapporto delministero prevede anche la possibili-tà di costituire Sgr semplificate per lagestione dei fondi di venture capitai.E ancora: per le startúp trasferire ilpagamento delle imposte (Iva e Ires)al termine di ogni esercizio contabile,per cassa e non per competenza, conla possibilità di uno sgravio totale suicosti dei lavoratori assunti per quan-to riguarda l'Irap, Ma quando la star-tup diventa matura? Per la taskforcedel Governo serve istituire un fondodi fondi per il venture capital, sia ov-viamente privati ma anche pubblici,con lo "zampino" magari della Cassadepositi e prestiti, del fondo rotativogestito da Invitalia, dal fondo Htc-Sud. Poi, per incentivare le aziende ainvestire nelle startup, per gli importiinvestiti direttamente, fino a 2 milio-

NORD PROTAGONISTA

Come detto, laconcentrazione dellestartup italiane privilegiail Nord della Penisola. Unastartup su cinque ha presoresidenza in Lombardia maè il Trentino-Alto Adige laregione con la più elevataincidenza di startup inrapporto alle societàdi capitali. Milano è laprovincia più popolosa masuperano le cento startupanche Modena, Firenze ePadova. C'è anche il Sud, inparticolare la Campania ela Sicilia. A proposito dellaCampania, è la prima regionedel Sud nella classifica delleregioni startup €ríendly, adimostrazione che anche ilMeridione punta su startupe innovazione. Con 197 attori

dell'ecosistema presenti sulsuolo campano, la regionesi piazza al settimo postodella classifica. Un cennolo merita sicuramente ilVeneto. La presenza di unacceleratore del calibro diH-Farm ha contribuito nonpoco a fare del Veneto unaregione startup friendly,che aiuta le nuove impresea posizionarsi sul mercato.La "fabbrica" fondatada Riccardo Donadon,infatti, è entrato a far partedel Global AcceleratorNetwork, l'organizzazioneinternazionale alla qualepartecipano i principaliincubatori mondiali (trai quali TechStars, Hubventures, Spring Board,Startup Bootcamp).

IMPARARE A CAMMINARL DA SOLI Sono due, in particolare,1.,'aair`t[fi(atai-e è il l)riia'10 ambito in ciìfllo slaai(!th 0e'ii4° saYsïcati-!la nello suiluppo,sar,iiilaa dal frro;rairriiraaa di accelera ¡une

ni di euro all'anno, si ipotizza una fi-scalità agevolata con deducibilità del35%, che scende al 20% per gli im-porti di 5 milioni. La deducibilità saleinvece al So%, sempre per importi di2 milioni di curo, quando un investi-tore decide di puntare su una giova-ne azienda a vocazione "sociale". Maanche crowdfunding (finanziamenti"collettivi"), con tagli da 5omila curoe un detrazione fiscale del 75% degliinvestimenti. E infine le banche: unodei capitoli più importanti del dossierè quello intitolato "Garantire il credi-to dato dalle banche alle startup". Laproposta è quella di costituire unasezione speciale dei fondo centrale di

le "figure" che aiutano acrescere le startup, e sono gliincubatori e gli acceleratori.Acceleratori e incubatorid'impresa sono programmiin crescita negli Stati Uniti ein Europa. Entrambi i serviziaiutano gli imprenditorinel loro progetti di startup,ma questo supporto puòconcretizzarsi sotto varie.formea._dal.linanzi amen-to .-economico al tutoraggio eorientamento.Sono quattro gli elementichiave che definiscono unincubatore: la condivisionedi uno spazio immobiliareconcesso in affitto allestartup; un insieme di servizidi supporto condivisi inmodo da ridurre le spese

che la singola impresadovrebbe sostenere; l'attivitàdi training imprenditoriale;l'inserimento dell'impresaincubata in un network diattori che le consentanodi accedere a competenzee risorse necessarie alsuo sviluppo (tecnologia,capitale umano efinanziario).Un programma di ,accelerazione, invece,prevede normalmente unperiodo medio - lungo disvolgimento (6-12 mesi) edè orientato a risolvere tuttele difficoltà organizzative,operative e strategiche chesi possono manifestaredurante il primo periodo diattività vera e propria di unastartup.

garanzia per le Pmi, dedicata "speci-ficatamente alle operazioni di garan-zia e controgaranzia per le startup".

Un decreto per la crescita z,o. Semapre nel 2012, ma ad ottobre, entra invigore il cosiddetto decreto Crescita2.0. L'intento è quello di rendere l'Ita-lia un Paese più ospitale per le nuoveimprese innovative, le startup, sianoesse digitali, industriali, artigianali,sociali, legate al commercio o all'a-gricoltura, o ad altri settori dell'eco-nomia. L'idea di base è che il feno-meno possa innanzitutto innescareun'inversione di tendenza in fatto dicrescita economica e di occupazione,

in particolare giovanile . Ma significaanche trovare la giusta spinta affin-ché l'Italia possa diventare più velocee dinamica , così da poter scommette-re sulle sue energie migliori.Con il decreto Crescita 2.o viene in-trodotta per la prima volta nell'or-dinamento del nostro Paese la defi-nizione dl nuova impresa, la startupinnovativa . il decreto si divide in losezioni e 39 articoli, di cui otto in-troducono nel nostro ordinamentodisposizioni in materia di giovani,innovazione e nuova impresa. Leprincipalinovità i i a eria di st rtup, dunque , sono tutte contenute inquesti otto articoli:- vengono indicati principi program-matici delle nuove disposizioni, non-ché fissate le definizioni di startup"innovativa" e di incubatore di star-tup innovative certificato;- vengono introdotte deroghe allenorme ordinarie di diritto societario(stabilite dal Codice civile), anche alfine di ridurre gli oneri di avvio del-le attività delle nuove imprese, adesempio prevedendo che le quote dipartecipazione in tali imprese costi-tuite in forma di società a respon-sabilità limitata possano costituireoggetto di offerta al pubblico di pro-dotti finanziari (anche con le moda-lità di crowdfunding stabilite dallostesso decreto);- sono consentite e incentivate formedi remunerazione di amministratori,dipendenti e collaboratori con stru-menti finanziari dell'impresa stessa,stabilendosi che tale forma di remu-nerazione non concorre alla forma-zione dei reddito imponibile (sia aifini fiscali sia ai fini contributivi);- vengono stabilite speciali discipline

li americani direbbero che è un falsoproblema . Anzi, in 5ilicon Valleypresentarsi da un acceleratore e anche

per un posto di lavoro in una big companydell'hí-tech con un fallimento nel curriculum ècosa buona e giusta. Testimonia che in qualchemodo sei una professionista con idee e spiritoimprenditoriale . Non si dica che gli americanisono diversi da noi. Perché, quanto a numeripercentuali ,0 l'Italia non è da meno. Siamo ilpaese dei mille campanili e delle pmi. Le piccole ,e medie imprese continuano a rappresentarepiù dei 90% dei nostro tessuto imprenditoriale.Quello che manca á la cultura d'impresa TInanismo italiano - le imprese nascono, ma siaccontentano di restare piccine e sopravvivere

è una malattia che rischia di contagiare anchele startup . L'unico antidoto è il rischio. Non sinasce Imprenditori , si impara ad esserlo. NegliStati Uniti esistono corsi anche nelle scuoleprimarie per diventare startupper (esistonoanche da noi ma non sono così diffusi). Servequindi cultura e regole che aiutino a rialzarsi chiha fallito.

UNA VITA DA STARTUPPERNon 111111 sono ('t?'t fi,rtAN(t ?t! e Set17lt cSpC't'tcfì

ferà (lei meno di

Più in generale i fondatoridi startup in Italia hannoun'età prevalente compresafra i 30 e i 49 anni (il 66%).Glì under 30 e gli over 50numericamente tendono adequivalersi (rispettivamente15,2% e 14,4% deirispondenti). Questacaratteristica mette in lucel'esistenza di un periodonel quale l'imprenditore èstato per anni impegnatoa livello professionaleprima di creare un'impresainnovativa. Osservandopiù da vicino il livello diformazione accademica, siscopre che il 33,5% dei nuovi,imprenditori ha concluso unlungo percorso di studi conuna laurea di secondo livello.Il 32,9% ha conseguito un

master ed è presente ancheuna nicchia di PhD (5,2%dei founder), un aspettofortemente differenzianterispetto allo stereotipo chevorrebbe lo startupper moltogiovane, certamente conlumi di genialità, ma senzaun'esperienza corposa inambito aziendale. Questospaccato mostra invece unpool di "neo" imprenditoricon una preparazionecorposa dal punto di vistaaccademico e di esperienzanel proprio settore, unavalorizzazione che si riflettenel fatto che in aziendavengano organizzati momentidi formazione interna per unperiodo più lungo di 40 orea dipendente per quasi unterzo delle startup.

per i rapporti di lavoro subordinatoin tali imprese;- sono introdotti incentivi fiscali (at-traverso detrazioni) all'investimentoin startup innovative;- vengono inserite nuove disposi-zioni al fine consentire modalità diraccolta di capitali di rischio tramiteportali online (crowdfunding);- sono consentiti interventi a favo-re delle startup innovative, concessigratuitamente, da parte del Fondocentrale di garanzia per le piccole emedie imprese;- vengono stabilite specifiche dfspo- __.sizione per la composizione e gestio-ne della crisi nell startup innovativa,ai sensi delle quali quest'ultima non èsoggetta a procedure concorsuali, maunicamente alla procedura di com-posizione della crisi da "sovraindebi-tasnento";- vengono introdotti meccanismi dipubblicità, verifica e monitoraggiodell'efficacia delle nuove norme (vol-te a favorire la nascita e lo sviluppo distartup innovative), al fine di valutar-ne l'impatto sulla crescita, l'occupa-zione e l'innovazione, con pubblica-zione su base annuale di un rapportodi analisi degli impatti microecono-mici e macroeconomici.

L'innovazione insita nella startup.Sul finire del, 2oi2, dunque, vieneistituita in Italia la forma di startupinnovativa. Si.tratta di società di ca-pitali (costituite anche in forma co-operativa), le cui azioni o quote rap-presentative del capitale sociale nonsono quotate su un mercato regola-mentato o su un sistema multilatera-le di negoziazione.Questi i requisiti societari richiesti:

- la maggioranza delle quote o azioni lo sviluppo, la produzione e la com-rappresentative del capitale sociale mercializzazione di prodotti o servizie dei diritti di voto nell'assemblea innovativi ad alto valore tecnologico;ordinaria dei soci sono detenute da - non è stata costituita da una fusio-persone fisiche; ne, scissione societaria o a seguito- è costituita e svolge attività d'im- di cessione di azienda o di ramo dipresa da non più di 48 mesi; azienda,- ha la sede principale dei propri af- - possiede almeno uno dei seguen-fari e interessi in Italia; ti ulteriori requisiti: le spese in R&D- a partire dal secondo anno di attivi- (escluse le spese per acquisto di im-tà della Start-up innovativa, il totale mobili) sono uguali o superiori aldel valore della produzione annua, 30% del maggiore valore fra costo ecosì come risultante dall'ultimo bi- valore totale della produzione; im-lancio approvato entro sei mesi dalla piego come dipendenti o collabora

-chiusura.-dell'esercizio, -non -è---supe .--tori-a-qualsiasi-titolo,-in-petrcentuale---riote a 5 milioni di euro; uguale o superiore al terzo della for-- non distribuisce, e non ha distribu- za lavoro complessiva, di personaleito, utili; in possesso dì titolo di dottorato di- ha, quale oggetto sociale esclusivo, ricerca o che sta svolgendo un dot-

¡. j G --s

IL FOCUS DI NOVA24 Nòva24 dedica ampio spazio all'ecosistema dell'innovazione: scarica l'app Nova Aisullo smartphone, inquadra l'immagine e vai al dossier con le storie migliori dal mondo delle startup italiane

;,

u= _'-:- 3._- ¡¡ ISEiECi 1 V

roviamo a uscire dal circolo viziosoJche spinge troppo spesso le banchea tenersi b e n lontane dalhe bi,artup. li

la`aro ragionamento non fa una grin?a. senzaexit non ci sono capitali, senza capitali nonci sono startup in grado di competere, senzastartupcompetitive non ci sono exit, Comedire che , se ci limitiamo al mercato italiano, isoldi investiti così come i casi di successi sonopochini. E Così non ne usciamo. I poco meno di100 milioni di euro investiti all'anno (saranno dipiù nel 2016) ci dicono solo che quando lo Statoco-investe con i venture capital arrivano piùinanziamenti per i nuovi piccoli imprenditori.

E questo lo sapevamo . Si possono convincerele grandi aziende a guardare con più attenzioni!,piccoli. Ed è cosa positiva, rna non si possono

obbligare i privati a crescere per linee esterne,Una proposta sensata è anche quefa di avviaregare nelle quali l'incentivo non è orientato adabbassare i prezzi, ma a elevare l'innovativitàdei beni e dei servizi acquistati, Parliamo diprogetti di impatto visibile che richiedono ilpiù possibile le risorse delle aziende innovative(f orward looking procurement ). Quest'ultimaidea renderebbe più interessante la rispostaalla domanda; chi Investe nelle startup?

turato di ricerca presso un'univer-sità italiana o straniera, oppure inpossesso di laurea e che abbia svol-to, da almeno tre anni, attività diricerca certificata presso istituti diricerca pubblici o privati, in Italia oall'estero; sia titolare o licenziatariodi almeno una privativa industrialerelativa a una invenzione industria-le, biotecnologica, a una topografiadi prodotto a semiconduttori o a unanuova varietà vegetale direttamenteafferenti all'oggetto sociale e all'atti-vità d'impresa.

-decreto-ha- introdotto un-aspetto che merita una menzionea sé. Una deroga normativa alle Srimolto importante. Infatti, secondoil codice civile, le partecipazioni deisoci di una società a responsabilitàlimitata non possono essere rappre-sentate da azioni né costituire ogget-to di sollecitazione all'investimento.Le startup innovative, invece, seppurcostituite sotto forma di Srl, possonoessere oggetto di offerta al pubblico diprodotti finanziari (anche attraverso iportali online). C'è da aggiungere, poi,che in questi anni le startup innovati-ve hanno trovato una buona spondain due "figure" che le aiutano a cre-scere. Si tratta degli incubatori e degliacceleratori. Acceleratori e incubatorid'impresa sono programmi in crescitanegli Stati. Uniti e in Europa. Entram-bi i servizi aiutano gli imprenditorinei loro progetti di startup, ma que-sto supporto può concretizzarsi sottovarie forme, dal finanziamento eco-nomico al tutoraggio e orientamento.Sono quattro gli elementi chiave chedefiniscono un incubatore. la con-divisione di uno spazio immobiliareconcesso in affitto alle startup; un in-

(}PPURTUNIiA PER LO SVILUPPOvC(nt((g>g,,1 f rcr rtd a fr trrr t7tr ¡'fstìatf perle fficirie îrrljrOsic uitrrPâftseü(í (,rr'íP7t"`ÍfiF'( [lri'('sfili'i;'1A i

, iì 'AMt,r; r

ii 01h'na u,5r.7k n

To'.,1. ..:;_..,.. : Ai.. .. ,

sierre di servizi di supporto condivi-si in modo da ridurre le spese che lasingola impresa dovrebbe sostenere;l'attività di training imprenditoriale;l'inserimento dell'impresa incubata inun network di attori che le consenta-no di accedere a competenze e risorsenecessarie al suo sviluppo (tecnolo-gia, capitale umano e finanziario). Unprogramma di accelerazione, invece,prevede normalmente un periodomedio - lungo di svolgimento (6-12mesi) ed è orientato a risolvere tuttele difficoltà organizzative, operative estrategiche che si possono manifesta-re durante il primo periodo di attivitàdi una startup.

Quali sono i vantaggi e leopportunità per chi decidedi fondare una startup?Sono tutti rinchiusi neldecreto Crescita 2.0 esono prevalentementefiscali. C'è da dire chela qualifica di startupinnovativa e la conseguentepossibilità di fruire dellerelative agevolazionifiscali può essere assuntaindistintamente da tuttele società di capitali ma

_

servono una serie direquisiti.Dicevamo dei vantaggi:si parte con l'esonero dalpagamento delle impostein sede di costituzione:la startup potrà redigerel'atto costitutivo e le suesuccessive modificazioni

anche attraverso un modellostandard tipizzato, facendoricorso alla forma digitale.Non sarà soggetta alpagamento dell'impostadi bollo e dei diritti disegreteria dovuti perqualsiasi adempimento daeffettuare presso il Registrodelle Imprese, e sarà esclusadal versamento dei dirittiannuali alla Camera diCommercio.9 oi, per gliiinvestimentiin start-up provenientida persone fisiche èprevista una detrazioneIrpef pari al 19%, mentrese l'investimentoarriva da una societàvi sarà una deduzionedall'imponibile Ires del 20%dell'investimento apportato.

Cosa è cambiato e come siamomessi rispetto agli altri Paesi. Giu-dicare cosa sia cambiato in Italia perle startup dopo l'introduzione di unvero dettame normativo, non è sem-plice. Da un lato c'è la consapevolez-za che senza la task force voluta daPassera e il decreto Crescita 2.o en-trato in vigore a fine 2012, staremmoancora all'anno zero. Dal punto vistaquantitativo sono sembrate da subitoimportanti soprattutto le agevolazio-ni fiscali previste dalla norma per chiinveste in startup. Di contro, però,sembra mancare una spinta agli in-termediari. Business angel e Ventu-re Capital non sembrano essere stati

stimolati granché. Diamo innanzi-tutto alcune definizioni. I businessangel sono imprenditori che inve-stono personalmente nelle primissi-me fasi di creazione di una start up:spesso reinvestono profitti generatida altre startup. Il venture capital èinvece l'apporto di capitale di rischioda parte di un investitore per finan-ziare l'avvio o la crescita di un'attivitàin settori a elevato potenziale di svi-luppo. Un fondo di venture capitalinveste principalmente in capitalefinanziario nelle imprese che sonotroppo rischiose er i mercati deicapitali standard o dei prestiti ban-cari.Spesso lo stesso nome è dato aifondi creati appositamente, mentre isoggetti che effettuano queste ope-razioni sono detti venture capitalist.Gli ultimi dati annuali sono relativi al2014, e li ha forniti la fianca d'Italia:quasi 44 milioni di curo investiti dalfondi di venture capitai italiani in cir-ca cento startup. Nel 2013 erano statiquasi 81 milioni.Confrontando quello che succede inItalia e nella Silicon Valley, si intuisceche la strada da fare è ancora lunga.In California si creano ogni anno cir-ca 15mila startup innovative, finan-ziate con circa un miliardo di dollarida business angel. In Italia si creanoogni anno circa 1.500 startup (detteinnovative) che vengono finanziateper circa 30 milioni di curo da circaun migliaio di business angel. É ab-bastanza evidente come in Italia ci si-ano pochi business angel (nel RegnoUnito sono 18mila) che investono instartup. E la necessità di misure cheincentivino questi investimenti è pa-lese.Per quanto riguarda i venture capitai,

nella Silicon Valley si stimano inve-stimenti per circa 24 miliardi di dol-lari in 1.400 start up (di cui ben 5,5miliardi di dollari in sole dieci startup). Nel nostro Paese, invece, gli in-vestimenti relativi al 2014 sono paria 44 milioni di curo in cento startup,con una media di 4oomila euro l'u-na. Anche rispetto agli altri paesi eu-ropei, l'Italia è messa male: nel 2-014la Spagna ha investito 302 milioni dicuro in startup, la Gran Bretagna 1,4miliardi, la Francia più di un miliardodi curo, così come la Germania.Poi ci sono j fondi di_corporatevven-ture capital, cioè quei fondi che arri-vano da grandi aziende come Google,ibm ecc, che finanziano le startup cheritengono più interessanti (un esem-pio, Google ha finanziato in passatoUber). Bene, di questi fondi, nel 2014circa 6 miliardi di dollari sono finitiin 656 start up della Silicon Valley.In Italia i fondi di corporate venturecapital sono sostanzialmente inesi-stenti.

Perché ci sono ancora troppe po-che exit . Un dato che appartieneall'ecosistema "startupparo" italianoè quello relativo alle poche exit, loiainiziamo a dire cosa sono le exit, equando si realizzano. L'exit è la ven-dita delle quote di una società- chenon necessariamente è una startup- da parte di un fondatore o di unsoggetto che vi ha investito (busi-ness angel, società di venturo capi-tal, family office, investitore privato)al fine di realizzare un guadagno. Sichiama così perché cedendo le pro-prie partecipazioni, un imprenditore(o un investitore) "esce" dall'investi-mento fatto. Questa uscita si realizza

principalmente in due modi. Quandole quote sono vendute sul mercatoazionario , l'exit coincide sostanzial-mente con la quotazione in Borsa.Diversamente , l'exit ha luogo ceden-do le quote a un'azienda più grande,che generalmente collabora con lasocietà acquisita anche dal punto divista organizzativo e industriale, op-pure a un altro soggetto che opera alivello finanziario . Spesso, il succes-so di una startup é misurato propriodalla sua exit. E che sia una Ipo, unaacquisizione o una partnership indu-triale pöccï importa`.

Si diceva dell'Italia. Il nostro Paesenon può vantare grossi risultati, inquesto senso. Una delle nazioni dimaggior successo é Israele, che inun report di CB Insights sul biennio2013/2014, vanta 15 miliardi in exit.Così Israele, per gli esperti, è passatada "startup nation" a "exit nation". InItalia la situazione e completamenteinversa e, per superare le due decinedi exit, occorre unire quelle dal 2012al 2014 (23 in tutto). Sintomatico unaltro dato: tra queste figurano solotre Ipo (le offerte pubbliche inizialidelle azioni di una società), due del-le quali lanciate presso borse estere(Zurigo e New York) e solo un'azien-da italiana ha acquistato una startupnostrana.Mentre nel mondo le startup viranoverso le exit, in Italia, dunque, siamoancora nella fase della crescita nu-merica delle imprese innovative, inun'intervista concessa qualche mesefa al Sole240re, Luigi Capello, fon-datore di LVenture Group, holdingdi venture capital con base a Roma equotata in Borsa, ha spiegato che «ilritardo c'è ed e evidente: in Italia ci

hi ha detto che lo startupper debbaper forza essere un ragazzo in felpa

4 e infradito? Una ricerca dei 2015ondotta da Italia Startup ha evidenziato il

profilotipico dello startupper italiano : il 66%ha un 'età compresa fra 30 e 49 anni , gli.over 50ono il 14,4% e gli over 60 if 3,8%. A dar retta

a questi numeri la fotografia è un po' diversada quella che ci hanno finora venduto. In realtà,esistono due startupper. C'è quello giovanee intraprendente che non vede l'ora di usciredall'uni,versita per intraprendere . i suoi demoni(o angeli) sono Steve Jobs, Mark Zuckerbergo Élon Musk. Accanto a lui c'è invece un

anager che ha lavorato a lungo nelle grandicorporation . Una volta uscito, vuoi perché lohanno accompagnato, vuoi per limiti di età,non vuole rassegnarsi . Magari perché da annicoltiva una sua idea o perché vuole investire ungruzzolo consistente che ha messo insieme congli anni. La sostanza non cambia: ha esperienzada mettere a fattor comune, Per entrambequeste figure la risposta alla domanda sull'etàdello startupper non ha davvero molto senso.

SOCIETA DI CAPITALIO STARTUP?P)triic= i)c'rsoisede i ft 11tttitr,

si è focalizzati sulle startup vent'an-ni dopo Israele, ora ci vorranno an-cora cinque o sei anni per colmare ilgap e acquistare la stessa visione chehanno gli altri Paesi. Israele ha unamarcia in più anche grazie al com-parto militare e alle connessioni congli Stati Uniti. Ci sono fattori storicie culturali, ma tutto sta cambiandoanche grazie ai progressi fatti dai le-gislatori e dalla voglia che hanno lenostre aziende di innovare e di inno-varsi approprio interno».Sicuramente, abbiamo un problemadi maturità dell'ecosistema nato dalfatto che il nostro Paese è partito piùtardi rispetto agli altri. Oggi, comeconfermano i numeri citati ad inizio

le startup sono, di fatto,delle società di capitali.Ma con alcune differenzesostanziali. Per esserericonosciute comestartup innovative, questesocietà devono soddisfarealcuni requisiti che sonoimprescindibili,Ecco, di seguito, i piùimportanti: la maggioranzadelle quote o azioni

di attività della startupinnovativa, il totale delvalore della produzioneannua, così come risultantedall'ultimo bilancioapprovato entro sei mesidalla chiusura dell'esercizio,non deve essere superiore aicinque milioni di euro; nondeve distribuire, e neppureaver distribuito, utili; èobbligata ad avere, quale

rappresentative del capitale oggetto sociale esclusivo,sociale e dei diritti di voto lo sviluppo, la produzione enell'assemblea ordinaria dei la commercializzazione disoci devono essere detenute prodotti o servizi innovativida persone fisiche; la società ad alto valore tecnologico.deve essere costituita e Per ultimo la startup nonsvolge attività d'impresa da deve essere stata costituitanon più di 48 mesi; ha la da una fusione, una scissionesede principale dei propri societaria o a seguito diaffari e interessi in Italia; a cessione di azienda o dipartire dal secondo anno ramo di azienda.

di questo capitolo, le startup sonoall'ordine del giorno in Italia, Fino apochi anni fa, però, non esistevanoneanche, a differenza di altri Paesiche hanno iniziato con almeno undecennio di anticipo. Dunque: le exitsono poche, ma la galassia degli star-tupper sta prendendo forma e lasciaben sperare.Quando anche la cultura imprendi-toriale italiana ne diventerà consape-vole, i numeri saranno decisamentemigliori, A patto che molti startuppersi levino di dosso quell'area da SteveJobs che li rende gelosi e schiavi dellaloro idea. il successo è un mix per-fetto di molte componenti. E questonon va dimenticato.

«Avanti con il taglio delle tasse, ma sostenibile»Padoan: bisogna prima evitare l'applicazione della clausole di salvaguardia. Renzi: 2,5 miliardi per la ricercaROMA Un piano da 2,5 miliardi per fi-nanziare la ricerca. Ad annunciarlo è ilpremier, Matteo Renzi, durante la visi-ta alla sede di Irbm Science Park, il cen-tro di ricerca di Pomezia dove è statosviluppato il vaccino contro il virusebola. «Nei prossimi giorni presente-remo un piano da 2,5 miliardi», diceRenzi che coglie l'occasione per ricor-dare «per venti anni ci siamo detti chel'Italia è un Paese finito. Invece è un Pa-ese infinito. L'Italia con il coltello tra identi è l'Italia che ci piace». L'annunciodel presidente del Consiglio prefigurail progetto accennato nelle settimanescorse dal ministro dell'Istruzione, Ste-fania Giannini. I fondi saranno distri-buiti in base al programma nazionaledella Ricerca, stanziando risorse peroltre 2 miliardi di investimenti fino al2020. Il sistema della ricerca dovrebbecosì beneficiare di un'iniezione di capi-tali nei suoi principali capisaldi: risor-se umane, infrastrutture, Mezzogior-no, partnership tra pubblico e privato.

In attesa dei dettagli, Renzi ha fattosapere che oggi il Consiglio dei mini-stri approverà il nuovo codice degli ap-palti. Un pacchetto di misure che ha loscopo di assicurare «tempi europei»nella realizzazione delle opere. «La pri-ma cosa da fare è finire i lavori incom-piuti. L'obiettivo del governo è sblocca-re, sbloccare, sbloccare: basta con lepolemiche del passato», ribadisceRenzi. Il governo dovrebbe approvare,in particolare, almeno due decreti legi-slativi. Nel primo caso si tratta di disci-plinare le procedure d'appalto deglienti erogatori in settori strategici comeenergia, acqua, trasporti e servizi po-stali. Il secondo fronte riguarda il rior-dino complessivo delle nonne in mate-ria di contratti pubblici relativi a lavori,

forniture e servizi.La giornata di ieri ha registrato an-

che l'uscita del ministro dell'Econo-mia, Pier Carlo Padoan, a valle dellaconferma da parte dell'Istat che la cre-scita nel 2o15 ha segnato un +o,8i. Il ti-tolare di Via XX Settembre è tornato aparlare dell'approccio che il governointende adottare per tagliare le tasse.Salvo sorprese la prima sforbiciata pre-disposta da Padoan sarà inserita nellalegge di Stabilità con una riduzione delcarico fiscale per le imprese, ossial'Ires, l'imposta sul reddito delle socie-tà. Un intervento è atteso anche sulfronte del costo del lavoro con mecca-nismi di decontribuzione. «Il tagliodelle tasse dice Padoan è uno deisegni distintivi della strategia econo-mica del governo che continuerà, macome ho sempre detto, devono esserecredibili e sostenibili, altrimenti nondanno il segnale che si abbattono defi-nitivamente». Il ministro ha ricordatoche nel taglio delle tasse per il 2017 vacalcolato l'impegno per scongiurarel'applicazione delle clausole di salva-guardia, circa 15 miliardi di euro di ac-cise e Iva. Un messaggio per ribadireche un'eventuale riduzione delle impo-ste sul versante Irpef resta comunquetutta da definire e modulare.

In cantiere da parte del governo cisono anche gli interventi sul costo dellavoro con l'intento di rendere stabil-mente più convenienti i contratti atempo indeterminato. Ieri ha ripeterloè stato il ministro del Lavoro, GiulianoPoletti, che ritiene, invece, prematuroun intervento sul cuneo fiscale che la-sci più soldi nelle buste paga dei lavo-ratori.

Andrea Ducci© RIPRODUZIONE RISERVATA

II ministroPier Carlo Padoan, ministrodell'Economia. «L'Italia - ha detto- è uscita da una situazione digrande difficoltà e si avvia amigliorare continuamente»

Le isure

La riforma del lavoroe la flessibilità in uscita

La riforma del lavoro,chiamata «Jobs act», èentrata in vigore a marzo2015. Prevede il nuovo«contratto a tutelecrescenti» che introduceuna maggiore flessibilità inuscita con un sistema diincentivazione alle aziendead assumere stabilmente

@ RIPRODUZIONE RISERVATA

Allo studio la riduzionedelle aliquote Irpef

Una semplificazione delsistema che passa attraversouna riduzione delle aliquoteper il ceto medio, con unprelievo al 27% per chiguadagna da 1,5 mila a 75mila euro: sono le ipotesiallo studio del governo peril taglio Irpef, che nonscatterà prima del 2018

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Eliminate Imu e Tasia partire dal 2016

La legge di Stabilità 2016introduce l'eliminazionedell'Imu e della Tasi sullaprima casa. L'esenzione noncomprende ville e castelli.Il provvedimento vale 3,7miliardi, ma calcolandol'Imu agricola e quella sugliimbullonati il totale sale aquota 5,1 miliardi di euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La «nuova scuola»e il piano assunzioni

Tra le riforme delgoverno il provvedimentosulla «Buona scuola» cheprevede un finanziamentoaggiuntivo per il settoreda tre miliardi di euroe un piano di assunzionistraordinario. Agli studentidelle scuole superioril'alternanza in azienda

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lavoratori dipendentibonus da 80 euro

Il governo dal 2014riconosce un bonus fiscaleda 8o euro per i lavoratoridipendenti. Il bonus valeper i contribuenti con unreddito da lavoro compresotra 8 e 24 mila euro, per idipendenti con redditi tra24 e 26 mila euro è previstoun décalage.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tecnologia e designa consumo zero

Ecco la casa del futuroPronta la "Biosphera 2.0", progettata tra Torino e Aosta

S

ulla parete grigia di ba-salto c'è l'uomo vitruvia-no, disegno celeberrimo

di Leonardo che indica le pro-porzioni umane. Simbolo diumanità e ricerca sulla casasperimentale «Bioshera 2.0»,un modulo di 25 metri quadra-ti, lunga quasi 13 metri e largatre. E a «consumo zero» e in-segue il maggior benesserepossibile coniugando la tradi-zione del legno e dell'artigia-nato dell'arredo con il futuro.Sotto esame come casa ideale,ha energia da otto pannelli fo-tovoltaici, aria pulita grazie afiltri di ultima generazione,sensori che indicano eventua-li anomalie ed è isolata: il ba-salto evita il contatto tra am-biente e raggi solari, il legnooffre temperature e umiditàcostanti. Casa vagabonda,trasportata come rimorchio aCourmayeur: i suoi otto piedisono fissati non lontano dallanuova funivia SkyWay che ri-sale il versante Sud del MonteBianco. Il professor GuidoCallegari, che insegna tecno-logia dell'architettura al Poli-tecnico di Torino, dice: «Unasvolta nel modo di costruire edi abitare».

La casa sarà in viaggio perun anno e sarà testata da 24persone. Da Courmayeurscenderà ad Aosta, quindi Mi-lano, Rimini, Torino e Lugano.

Dai meno 15 gradi notturni aipiedi del Bianco ai più 40 dellariviera adriatica. Test comple-to e i 24 avranno un braccialet-to che memorizzerà la qualitàdella loro vita. Strumento natoper seguire gli epilettici, moni-tora i parametri vitali. Il mo-dulo ideato dall'«Aktivhaus»,che fa case a risparmio energe-tico, ha come promotori dueatenei (Politecnico di Torino eUniversità della Valle d'Aosta),istituti di ricerca, il team stu-dentesco del Politecnico tori-nese «WoodLab» o societàpubbliche come la Vallée d'Ao-ste Strutture, in house dellaRegione autonoma. L'idea diavere massimo comfort e mini-mo consumo è di Mirko Ta-glietti della «Aktivhaus». Dice:«Ispirazione poetica, quandoero chiuso in un bivacco a2.500 metri di quota». La suavita è costruire case di legno.L'azienda esporta anche inSud America. L'ultima casa èper il calciatore ex JuventusMarcelo Zalayeta. Cinquecen-to metri quadrati a Punta del-l'Este, 40 chilometri da Mon-tevideo. Ma «Biosphera» è al-tra cosa. Un salto tecnologicoin più ma con arredi di abeterosso fatti da artigiani valdo-stani, per seguire anche la tra-dizione. Ed è stato coinvoltoanche il professor GiuseppeBarbiero, biologo, docente uni-versitario di ecologia dei siste-mi a Aosta per testare «la per-cezione dell'ambiente ester-no». Al centro del modulo viag-

giante c'è il «motore»: una bat-teria al sale con piastre in nic-kel, frutto di due brevetti mon-diali, del produttore Fiamm edi chi l'ha adattata in ambienteabitativo, la società «Une» diCorreggio (Reggio Emilia).«L'autonomia energetica perluci a led, cucina a induzione,boiler da 200 litri d'acqua, in-somma per vivere - spiega Ta-glietti - va dai 4 ai 6 giorni. Poiil sole deve rifare la sua parte».La casa costa tra i 1.450 e i1.550 euro al metro quadrato. Imoduli possono essere assem-blati, oppure si può progettarepiù in grande tenendo contodei rapporti energetici.

Il professor Callegari indicala strada delle nuove città «ri-qualificando l'esistente». Spie-ga: «Con la fame di spazio chec'è, i 25 miliardi di metri qua-drati costruiti negli Stati Unitie i 22 in Europa non c'è che da"rivederli". E molto conve-niente per lo Stato. Qui sta lapotenzialità di mercato, di la-voro, di ricerca e formazione.Risparmio energetico e co-struttivo con massima atten-zione al benessere abitativo».

e —C NDPLCUNI DIRITTI RISERVATI

metríLa lunghez-za della«Biosphera2.0», la casaecologicache è larga3 metrie alta 3,4

_ e teIl peso dellastruttura,che ha unasuperficietotale di 25metri quadri

pannellìfotovoltaiciinstallati sultetto delmodulo: intutto 1,92metri qua-drati per2Kwatt

apparatia ventilazio-ne meccani-ca controlla-ta e unaccumulato-re di energia

Materi liPannelliin basaltoall'esternoe in abeterosso al-l'inerno.Pavimento:laminato inmultistratoligneo

r i i aAccanto c 'è il cuore tecnologico,poi l'area notte con letto a castello

I ® i i "'ie'®tlL'ideatore della casa che punta almassimo confort a consumo zero

Su 30 iniziativesimili, iStarterè

l'unica con sedenella capitale

britannica. "Quicisono più

opportunità"

Da Torino a Londra per fare starupDAL NOSTRO CORRISPONDENTEENRICO F NCESCHINI

"I1,%.CC "iStar•ter nasce nel 2012a Torino: è un "acceleratoredistart-tip", unasocietàche aiutale start-upa trovare finanziamentie clienti e a crescere

5ASu trenta "acceleratoridi s trart-up " i taliani,tre sono quotati in borsaaMilano. Solo iStarterha sede nella capitalebritannica

LA(AMPANL LLtMercoledì 9 marzo SimoneCimminelli, direttoreoperativo di iStarter,premeràil pulsanteche apre le contrattazionidellaBorsa di Londra

LONDRARA QUALCHE GIORNOia campanella dellaLondon Stock Ex-change suonerà perun italiano. Mercole-

dì prossimo 9 marzo, SimoneCimminelli premerà il pulsanteche in pratica, con un ritualedin-don-dan, ogni mattina dà lasveglia alla City, una delle capi-tali mondiali della finanza. L'o-nore di aprire le contrattazioninella borsa più vecchia del pia-neta spetterà così a un torinesedi 33 anni che si è inventatouno strano mestiere: fare spic-care un balzo alla rivoluzione di-gitale nel nostro paese. Londraè il trampolino di lancio sceltoda iStarter, la società di cui è di-rettore operativo, per conqui-stare investitori e clienti. In ger-go la sua professione si chiama"acceleratore di start-up". InItalia esistono una trentina diiniziative di questo tipo, tre del-le quali quotate in borsa a Mila-no. Ma iStarter è l'unica con se-de nella capitale britannica. Ebisognerebbe vederla, la sede,per capire come sta cambiandoil business.

Scendete alla stazione dellametropolitana di Old Street, al-le porte dell'East End, tra i quar-tieri un tempo disagiati ma ora

trendy di Shoreditch e Hack-ney, fra graffiti di Banksy, loftricavati da ex-stabilimenti tessi-li in disuso, nuovi grattacieli,gallerie d'arte e locali alla mo-da. Arrivate in un vicolo cheodora di sconquasso post-indu-striale. Suonate il campanello

A'HORF,DITCÌ7,, ACCA VM/, I)' A GO?')C=I FLa sede di iStarter, vicina al Google Campus . Sotto ilteam: da sinistra, FrancescoBoni Guinicelli , AngelaLo Pinto, Simone Cimminelli e Giovu tini Vatella

di una porticina dall'aria mal-concia. Salite quattro piani discale. Bussate. Vi ritroverete inun open space con divani di pel-le lisa, tavolo da biliardo constecche e palline, bancone ret-tangolare di cucina in mezzo al-la stanza, poltroncine a forma

di uovo e (almeno quelle ricor-dano un ufficio) moderne scri-vanie con computer. Due portesi aprono su altrettante camereda letto, ciascuna con un belmatrimoniale pronto per l'uso.Potreste pensare, a questo pun-to, di avere sbagliato indirizzo.Invece siete a quello giusto. "Iletti servono a ospitare i diri-genti delle start-up, quandovengono in visita dall'Italia, co-sì risparmiano sull'albergo",spiega Cimminelli. La cucina ov-viamente serve, come minimo,a preparare il caffè. E nelle pol-troncine a uovo germinano leidee, quando lo staff di iStarter(quattro manager più collabo-ratori) ci si infila dentro con unpc sulle ginocchia. In un'altrastanza c'è la redazione di Ita-lian Kingdom, radio in strea-ming per gli italiani di Londra.Una start-up anche questa, incui ha investito per prima iStar-ter.

«Siamo nati nel 2012 a Tori-no, dopo che il governo Montilanciò l'agenda digitale per rin-novare l'Italia», racconta il di-rettore di iStarter. Lui aveva unmaster in economia, studi nelcapoluogo piemontese, a Parigie a Londra, dove ha finito pertrasferirsi. Se non sapete cos'èun acceleratore di start-up, velo illustra pazientemente: «Unasocietà che aiuta le start-up atrovare finanziamenti e clienti,insomma a crescere, letteral-mente ad accelerare. Le primesono sbocciate in America. Ab-biamo provato a importare lostesso modello in Italia. E dopoun po' abbiamo scelto Londracome base per la semplice ra-gione che qui ci sono più oppor-tunità, più investitori, più sol-di». Dietro iStarter, ci sono 35soci che ci hanno messo il capi-tale di partenza. «Siamo cre-sciuti molto e in fretta», affer-maCimminelli, «arrivando aca-pitalizzare un milione di euro epotendo contare su oltre 75 in-

vestitori. Forniamo allestart-up competenze, connes-sioni e capitale. Avolte investia-mo direttamente in unastart-up. In altri casi le indiriz-ziamo verso i principali investi-tori istituzionali europei. E intutti i casi ci facciamo pagare,invece che in denaro, in azionidelle start-up medesime».

Detto così sembra facile, qua-si senza sforzo: magari tra unapartitella a biliardo e un pisoli-no sul matrimoniale. Ma non de-ve essere così semplice. Fra lestart-up diventate clienti diiStart che hanno avuto maggio-re successo spiccano Armadio-Verde, DrexCode, Enjore, Bidto-Trip, Fastyle, EarlyNinja: abbi-gliamento, sport, viaggi, video-giochi. Tutte digitali? «Ci sonoanche start-up industriali, maper essere puristi una start-updeve avere un profilo di cresci-ta esponenziale. Una pizzeria,in genere, rimane una pizzeria.Un'azienda digitale ha un po-tenziale di crescita molto rapi-da». Allora il "made in Italy"funziona anche digitalmente?«Siamo contentissimi di comevanno le cose, per la nostra so-cietà e per il nostro paese. Dalnostro osservatorio londinesesentiamo una voglia di Italia atutti i livelli». Mercoledì prossi-mo Cimminelli porterà con séin Borsa, alla cerimonia d'avviodelle contrattazioni, diecistart-up della sua scuderia piùdue per ognuno dei dieci mag-giori acceleratori italiani. Nonchiederti per chi suona la cam-panella della rivoluzione digita-le, è l'augurio sottinteso. Essasuona per te.

A ing - s I ricercatori studiano a spese proprie e in molte Regioni l'assistenza scarseggia

"Così ci autofinanziamo per curare la Sia"» VALERIA PACELLI

Ci sono voluti tre anni di la-voro extra e anche soldi

propri, ma alla fine due pro-fessori della Sapienza che datempo studiano la Sla, la scle-rosi laterale amiotrofica, sonoriusciti a portare a casa un ri-sultato e a pubblicare la lororicerca su Pnas, la rivista uf-ficiale della US National Aca-demy of Sciences.

RENZI PROMETTE oggi lo stan-ziamento di 2 miliardi e mezzoper la ricerca. Ci sono invecemeno annunci e più fatti nellastoria del docente di Neurofi-siopatologia della Facoltà diMedicina della Sapienza,Maurizio Inghilleri, uno degliautori della pubblicazione conEleonora Palma, del Diparti-mento di Fisiologia. Tocca aglispecialisti definire il valoredella loro ricerca ma certo nonè scontato trovare spazio su u-na rivista prestigiosa. "Per laprima volta - spiega Inghillerial Fatto - è stato posto l'accen-to sul ruolo del muscolo cometarget terapeutico nella Sla".La malattia insomma non col-pirebbe solo la cellula nervosama anche il muscolo: "Ora sipossono trovare farmaci chemigliorino l'andamento mu-scolare - continua il professo-re -. Siamo giunti a questi ri-sultati grazie alle donazioni

(circa 15 mila euro totali) dellefamiglie dei malati di Sla. Di ta-sca nostra, abbiamo aggiuntoseimilaeuro intre anni". ComeInghilleri, tanti altri fanno ri-cerca senza sovvenzioni pub-bliche e private.

ORMAI SIAMO lontani dell'e-state del Ice Bucket Challenge:era i12014 quando iniziò la rac-c oltafondi perla Sla accompa-gnata da docce gelate che ha a-vuto il merito di accendere unfarosullamalattiamahaanchedato sfogo all'esibizionismo. Edopo che anche Renzi si gettòuna secchiata di acqua gelataaddosso, lo Stato quanto dena-ro ha dato alla ricerca per laSla? Dal ministero della Salutespiegano che "solo con l'ulti-mo bando sono stati finanziati10 progetti per 5,6 milioni dieuro. A questi si aggiungono ifondi dell'ultimo 5 per milleassegnato alla Fondazione ita-liana ricerca Sla". E poi ci sonoi "fondi correnti", quelli per "i

programmi finanziati dai sin-goli Irccs (Istituti di ricovero ecura a carattere scientifico), ibandi internazionali e i finan-ziamenti europei che poi ven-gono finalizzati dallo Stato at-traverso i ministeri dell'Istru-

Fondi stanziati dalloStato perla sclerosicon l'ultimo bando

zione e dello Sviluppo econo-mico".

Un altro fondo riguarda an-che i malati di Sla: non la ricer-ca ma le loro cure. È il "Fondoper le non autosufficienze",pazienti affetti da disabilitàgravi o gravissime compresalamalattia degenerativa. Ilmini-stero del Lavoro ad agosto hastanziato 400 milioni di euro

perle Regioni. Secondo quan-to spiega al Fatto un espertodell'Aisla, l'Associazione Ita-liana Sclerosi Laterale Amio-trofica, però il denaro arrivaspesso con ritardo alle fami-glie, lasciando così i malatisenza assistenza per mesi.Questo perchè "le Regioni -spiegano dall'Aisla - non dan-no continuità ai finanziamen-ti. Le uniche che ci riesconosono Lombardia e Piemonte.Le altre emettono in ritardo idecreti. Così ci sono buchi dimesi durante i quali le famiglierestano senza sostegno econo-mico". Un altro problema èquello dellanonomogeneitàdierogazione: "Ci sono Regioniche danno 400 euroechinedà2 mila a persona con la stessamalattia. Le situazioni peggio-ri sono al sud". Come a dire,tutte le Regioni sono uguali,ma alcune sono più uguali del-le altre.

@PacelliValeria© RIPRODUZIONE RISERVATA

I risultatisonoarrivati conle donazionidellefamiglie.E abbiamoaggiunto6mila eurodi tascanostra

cureNessun soste-gno per chisoffre di ma-lattie "gravi":spesso i soldiper le cure ar-rivano dopomesi ansa

- La genetista AlessandraTrojaní: un contratto al Níguarda grazie alfun raising, niente soldi dalla sa itá lombarda

7/"i CLk._1Cu1tr_%dl ;j..

ïe e rneï studi

pe,, r/.salvare,,, bambini

IL BILANCIOLa Lombardia stanzia,nella sanità 2016,18miliardi e73 milioni

IL CONTRATTOQuesto il valore ineuro dei contratto diAlessandra Trojani

--ANO, State per buttare la bot-tiglietta di minerale? Fermateviun attimo li. Svitate il tappo emettetelo in tasca, perché queltappo è prezioso, in Lombardiauna tribù di qualche migliaio dipersone raccoglie tappi a manet-ta e con 170 tonnellate di tappil'anno ci pagano il contratto diuna ricercatrice, Alessandra Tro-jani, che aNiguarda studia i linfo-mi maligni, e in particolare la ma-lattia di Waldenström. Succedenella ricca sanità della più riccaregione d'Italia, che stanzia perla spesa sanitaria oltre 18 miliar-di l'anno. Eppure non ha 26milaeuro per la Trojani. Che pure nel

Bibite, detersivi, succhi,dentrifici: plasticariciclata che diventamerce preziosa

suo laboratorio di Ematologia, al-la palazzina 14 della cittadella Ni-guarda a Milano, continua a lavo-rare serena, forte di quell'eserci-to di formiche che la sostiene, eraccoglie raccoglie, insacca, tra-sporta il carico fino alla Plasticar-

IL FUNDRAISING ta di Lissone, che ritira, e paga. IOgniannol'Ams tappi sono merce preziosa, rici-raccoglie questa cifra clabile all'infinito. Polietilene eperla ricerca polipropilene, vale 200 euro alla

tonnellata. Perciò si cercano tap-pi di bibite, detersivi, succhi, lat-te, dentifricio. Cento punti di rac-

LETONNELLATE colta in Lombardia, che sono poiL'Ams raccoglie asili, scuole, aziende, banche, pri-170 tonnel late di vati raccoglitori.tappi l'anno La stessa Trojani,cheha50an-

ni ed è biologa genetista (laureaa Genova, studi al Max Planck In-

stitute e San Raffaele), va nellescuole e spiega ai bambini per-ché bisogna riciclare e-con deli-catezza - , spiega anche a cosaserve tutto questo gioco: «Rac-conto come funziona una cellulamalata con disegni e cartoon: lacellula si rompe, ed ecco il pescio-lino con il termometro in bocca.Ragionamenti semplici insom-ma, ma precisi, utili a fargli capi-re qual è il meccanismo della ma-lattia». E capiscono? «Assimila-no tutto, magari uno di loro pren-derà il mio posto qui. Poi ci sonole sorprese: la bambina di 8 anniche mi chiede se da certe malat-tie si può guarire... li ho intuitoche doveva essere malata, e infat-ti ha la fibrosi cistica. Quella vol-ta ho imparato molte cose». Ibambini, va detto, sono formida-bili cacciatori di tappi, capaci di

mettere sotto genitori nonni e pa-renti, poi di farsi accompagnarea scuola dal papà e riversaretrionfanti il bottino, già pensan-do al prossimo carico. «E menomale che ci sono questi bambini,sennò noi non saremmo qui».

«La ricerca costa cara», diceEnrica Morra, luminare dell'ema-tologia, già primario a Niguarda,ora coordinatore scientifico dellaRete ematologica lombarda epresidente di una piccola associa-zione indipendente, Ams, Asso-ciazione malattie del sangue, fat-ta di pazienti, medici, gente gua-rita che vuole dare una mano, eche è il motore di tutta questa fac-

cenda. «II dipartimento di Emato-logia non ha rapporti con l'uni-versità, quindi non accediamo aifondi per la ricerca, quindi ci au-tofinanziamo». Qui la fantasianon ha limiti, e lo sa bene la pro-fessoressa Morra, che quando èarrivata in questo ospedale, an-no 1994, si è trovata «un repartocon 16 letti e due bagni. Un postodove si veniva a morire». Ricer-ca? Zero. «Malaricerca non hava-lore economico. Va fatta, punto.Mi sono ritrovata, in uno degliospedali più grandi d'Italia, in unreparto così povero per una real-tà come Milano. Che vergogna».

Soldi, trovare soldi. Per i lettinuovi, per rifare le camere (steri-li, finalmente), per i laboratori.«I primi soldi veri celi ha dati unabanca nel 2003, ci ho fatto il pri-mo laboratorio». Poi ci sono le do-nazioni dei pazienti guariti, quel-

li delle famiglie di chi è morto.Poi gli eventi, spettacoli concertimaratone. Fundraising creativo,ed ecco che l'Ams decide di racco-gliere i tappi. Perché servono tan-tissimi soldi per studiare e cura-re le forme tumorali del sangue,cioè leucemie, linfomi e mielomi.Poi ci sono le aplasie midollari, lemalattie dell'emostasi e dellacoagulazione, e le anemie. Quin-di cene di autofinanziamento, ap-pelli ai Rotary, e telefonate alladisperata, «come quella di unadelle mie infermiere, una serache ero giù perché non avevo piùsoldi. "Chiamo quel signore che èpoi guarito...... Ha risposto: 25mi-la giuro subito, altrettanti per i 5anni a venire».

"Una sera ero giù perchénon avevo più fondi, unpaziente guarito ci hadonato 30mila euro"

«Sa quanto costa un reagentechimico per processare le cellu-le?», domandala Morra. No. «Dai100 ai 300 euro». E questo Gene-Chip che la Trojani tiene in manocome un portachiavi (dentro c'ètutta la collezione del Dna sa-no)? 380 euro. E questa macchi-na Affymetrix, grossa come unastampante, capace di interroga-re tutti i 44mila geni? «Questa co-sta 500mila euro, però ce l'ha re-galata la Regione. Li ho stressatia tal punto che l'assessore, nonmi ricordo chi fosse, ha detto vab-bè, gliela compriamo». Perciò rac-cogliete, gente. Ora sapete chequesta non è una leggenda me-tropolitana.

Scoperto il genedei capelli grigi

Si potrà disattivareSi chiama Irf4, responsabile del calo di melanina nell'invecchiamento

VITTORIO SAI3ADIN

1 calvario a cui moltissimi uo-mini e donne si sottopongonoperiodicamente per sembra-

re più giovani potrebbe prestoavere una tappa in meno: quelladal parrucchiere per tingere i ca-pelli. Scienziati di mezzo mondo,coordinati dall'University Colle-ge di Londra, hanno scopertoche l'ingrigimento dei capelli haanche origine genetica e nonescludono di poter presto arri-vare alla pillola che lo cura. L'in-dagine, pubblicata su NatureCommunications e firmata daldott. Kaustubh Adhikari del-l'Ucl, ha preso in esame, con lacollaborazione di molte universi-tà Usa, circa 6630 individui, sele-zionati in America Latina traquanti avevano antenati europei,africani o nativi americani. Inquesto modo, la ricerca ha ri-guardato un vasto patrimoniogenetico, mettendo sotto osser-vazione individui dalla chiomapiù disparata: i biondi di discen-denza europea, i neri dai capellicrespi e gli indios dai capelli ne-rissimi, folti e lucidi. Dopo mesi diricerche, quasi ogni gene respon-sabile è stato individuato: quelloche rende la barba folta, quelloche governa l'intensità delle so-pracciglia e persino quello chedetermina il diametro dei capelli.

La ricercaIl gene che a un certo punto del-la vita schiarisce la chioma finoa farla diventare bianca è statobattezzato Irf4 (Interfon Regu-latory Factor 4). Non agisce dasolo, ma con altri fattori ancorada identificare ed è comunqueresponsabile di quel fenomenoche priva i follicoli piliferi del-l'apporto di melanina: è comese alla base di ogni singolo ca-pello ci fosse un microscopicobarattolo di colore, che si esau-risce. La ricerca ha anche datonomi scientifici a fenomeni chetutti avevamo già osservato, co-me il fatto che le persone di ori-gine africana e asiatica tendonoin tarda età ad avere meno ca-pelli bianchi. Ma se un europeosposa una bionda, conferma ilrapporto, deve aspettarsi che lachioma dei suoi figli ingrigiscacol passar del tempo.

Il gene Irf4 è responsabileanche dell'imbiancamento pre-coce dei capelli, che colpiscemolti giovani causando notevo-le stress nelle relazioni sociali.Il professor Andrés Ruiz-Lina-res, esperto di bioscienze dellaUcl, è convinto che «compren-dere i meccanismi dell'Irf4 puòessere rilevante per svilupparesoluzioni che ritardino l'ingri-gimento dei capelli e per ap-

profondire aspetti della biolo-gia dell'invecchiamento uma-no». Per la prima volta, una ri-cerca ha anche preso in esamele diverse caratteristiche deicapelli in base al patrimonio ge-netico e alla zona di provenien-za. L'evoluzione ha dato capellipiù scuri e folti a chi viveva inclima molto freddi o molto cal-di e ha schiarito le chiome dichi abitava in quelli temperati,come l'Europa. Anche i capellimolto sottili e le chiome chetendono a diradarsi in giovaneetà sono una caratteristica eu-ropea e nordamericana.

La colpa non è ovviamentetutta dei geni, che sembrano go-vernare solo per un 30% l'ingri-gimento dei capelli. I170% è an-cora dovuto a fattori ambientalie allo stress, come dimostra lacapigliatura di ogni presidenteamericano: Obama aveva i ca-pelli scuri quando è entrato allaCasa Bianca e ora, dopo 8 anni,li ha quasi completamentebianchi. Lo stesso era accadutoa George W. Bush e, in Gran

Bretagna, a Tony Blair. Si rac-conta anche che i capelli di Ma-ria Antonietta fossero diventaticompletamente bianchi la notteprima che la portassero al pati-bolo in Place de la Concorde.L'applicazione più immediatadella ricerca riguarderà pro-prio la medicina forense: lamappatura genetica consentiràdi aiutare i medici a ricostruirele sembianze di vittime di delittiparticolarmente efferati, rico-struendone grazie al Dna ancheil tipo di barba e di capigliatura.

Per la pillola contro i capellibianchi bisognerà aspettare an-cora un poco, ma non moltissi-mo, assicurano gli scienziati.C'è comunque tempo, visto chei capelli bianchi sembrano digran moda: li esibiscono conti-nuamente Lady Gaga, Rihanna,Pink e le attrici Helen Mirren eMeryl Streep. E George Cloo-ney non sarebbe lo stesso senzaquei capelli sale e pepe che neaumentano il fascino. Ma averliin testa è tutta un'altra storia.

O BV NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

l'influenzadei geni

sull"ingrigi-mento dei

capelli. 1170%è ancoradovuto a

fattoriambientali e

allo stress,come

dimostra lacapigliatura

di ognipresidenteamericano

Obamaaveva i

capelli scuriquando è

entrato allaCasa Biancae ora, dopo 8

anni, li haquasi

completamente bianchi. Lo

stesso eraaccaduto aGeorge W.Bush e, in

GranBretagna, a

Tony Blair

Più fascinoche dagiovani

Richard Gere(a sinistra) e

GeorgeClooney (quiaccanto) nonsarebbero glistessi senzaquei capelli

sale e pepe chene aumentano

il fascino. Lostesso vale perHelen Mirren

(al centro)

FA PARTE DEL TEAM I BOGGI

AGGREDIRE il tumore del pan-creas attraverso la caratterizzazio-ne farmacologica e molecolare dinuovi modelli preclinici , integra-ti con la casistica chirurgica, perottimizzare la scelta terapeutica emigliorare quindi la gestione cli-nica e la prognosi deipazienti affetti da tu-mori pancreatici. Que-sto il nocciolo del pro-gramma di ricerca`made in Pisa ' presen-tato al recente congres-so Eortc-Pamm di An-versa dalla dottoressaLeticia Leon (nella fo-to) e premiato , dal co-mitato scientifico, co-me miglior presenta-zione orale fra le oltre cento ricer-che innovative di farmacologia an-titumorale presentate dagli stu-diosi all 'appuntamento belga conil congresso del gruppo dei farma-cologi dell 'organizzazione euro-pea per la ricerca e il trattamentodel cancro . Un riconoscimento allavoro di squadra che si aggiunge

a quello già ottenuto nel 2015 dal.la dottoressa Leon, vincitrice de:bando Marie Curie iCARI(nell'ambito dell 'EuropearUnion's Seventh Framework Pro.gram for research, technologica.development and demonstration;

per lavorare al Cance'Pharmacology Laidell'Ateneo situatcall'Ospedale di Cisanel.lo, la cui forza è l'inte.grazione fra ricerca e as.sistema . In particolare, l'Università di Pis,riceverà 106.600 euroche permetteranno dfinanziare le ricerchedella dottoressa Leornel Cancer Pharmaco.

logy Lab, creato da un 'altra ricer.catrice, la dottoressa Elisa Giovan.netti, a sua volta vincitrice degrant Start-Up dell'Aire (d6750.000 euro), in collaborazionecon il professor Ugo Boggi, ordì.nario di Chirurgia al Dipartimen.to di ricerca traslazionale e dellenuove tecnologie in medicinedell'Università di Pisa.


Recommended