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per il Made in Italy da vecchie ideologie» IMPRESE · «Oggi è una giornata storica perché dopo...

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Lunedì, 25 Gennaio 2016 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Tra Arezzo e Vicenza il patto dell’oro per il Made in Italy 2 L’intervista Mansi e i signornò «Industria ghettizzata da vecchie ideologie» 6 Territori Fondazioni bancarie? Senza banche è meglio Lo dicono i numeri 7 L’occasione iraniana Oggi il presidente della Repubblica islamica Hassan Rouhani sbarca a Roma: per la Toscana la caduta delle sanzioni contro Teheran può valere cento milioni di esportazioni, dall’hi-tech alla meccanica fino al marmo e al tessile Chi sono le aziende in corsa per conquistare una fetta del nuovo mercato Piano dei porti IL RISCHIO DELLE CORRENTI di Silvia Ognibene I l Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo assetto dei porti italiani. Livorno diventa sede dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale e governa anche le banchine di Piombino e Portoferraio. Marina di Carrara va con La Spezia, sotto l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale. Rivoluzione annunciata, si dirà. Tanto che Piombino e Livorno l’avevano anticipata con un’intesa di collaborazione. Nella stessa settimana in cui Marina di Carrara ha perso la sede dell’Autorità portuale in favore di La Spezia, si è aperto il bando regionale per l’insediamento di attività industriali nelle aree di crisi di Piombino e Livorno, sostenuto con una prima tranche delle risorse previste dall’accordo di programma, modello che sul fronte apuano non si riesce a far decollare. Così l’obiettivo della riforma Delrio dei porti (snellire procedure, rilanciare gli scali e creare sinergie al posto di una concorrenza spesso dannosa) rischia per paradosso di esasperare il movimento centripeto di un angolo di Toscana, martoriato dalla crisi, che ha già provocatoriamente espresso il desiderio di essere annesso alla Liguria. Il fatto che l’unione di Marina di Carrara con La Spezia serva a potenziare le sinergie tra i due porti che svolgono attività complementari (con benefici per l’economia) piuttosto che ad accelerare la polverizzazione istituzionale di quest’area della regione, dipenderà in buona parte dal grado di attenzione e dalle risposte concrete che Governo e Regione saranno capaci di fornire. © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi Sguardi LA STORIA SIAMO NOI ANZI, SONO IO «M ettere in tasca mille euro in più aiuta la propensione al consumo ma è anche una misura di atten- zione, di equità ed è frutto di una politica che dà il buon esempio. Un’operazione che definirei di portata storica» (12 marzo 2014) «Credo che il risultato del Pd alle elezio- ni europee del 2014 abbia avuto un grande merito, storico per l’Italia, restituire un ta- lento della comicità come Grillo al suo pal- coscenico naturale» (19 dicembre 2014) «Io trovo che sul tema della legge eletto- rale siamo in condizione di adoperare una svolta storica» (16 gennaio 2015) «Oggi è una giornata storica perché dopo 20 anni di dibattito interveniamo attraverso il decreto legge sulle banche popolari» (20 gennaio 2015) «Oggi è una giornata storica. Mentre ro- toliamo e superiamo un certo modello di diritto del lavoro, noi superiamo co.co.co e co.co.pro» (20 febbraio 2015) «Una giornata storica. Sono orgoglioso delle nostre ragazze» (12 settembre 2015, dopo gli Us Open) «È una giornata storica. La storia si occu- perà di questa giornata, voi avete deciso di scrivere la storia» (20 gennaio 2016, voto in Senato sulla riforma costituzionale) La storia siamo noi. Anzi, sono io. Matteo Renzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
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Lunedì, 25 Gennaio 2016 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoTra Arezzo e Vicenzail patto dell’oroper il Made in Italy

2

L’intervistaMansi e i signornò«Industria ghettizzatada vecchie ideologie»

6

TerritoriFondazioni bancarie? Senza banche è meglioLo dicono i numeri

7

L’occasione iranianaOggi il presidente della Repubblica islamica Hassan Rouhani sbarca a Roma:

per la Toscana la caduta delle sanzioni contro Teheran può valere cento milionidi esportazioni, dall’hi-tech alla meccanica fino al marmo e al tessile

Chi sono le aziende in corsa per conquistare una fetta del nuovo mercato

Piano dei porti

IL RISCHIODELLECORRENTI di Silvia Ognibene

Il Consiglio dei ministri haapprovato il nuovo assettodei porti italiani. Livornodiventa sede dell’Autoritàdi sistema portuale del

Mar Tirreno Settentrionale e governa anche le banchine di Piombino e Portoferraio. Marina di Carrara va con La Spezia, sotto l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale. Rivoluzione annunciata, si dirà. Tanto che Piombino e Livorno l’avevano anticipata con un’intesa di collaborazione. Nella stessa settimana in cui Marina di Carrara ha perso la sede dell’Autorità portuale in favore di La Spezia, si è aperto il bando regionale per l’insediamento di attività industriali nelle aree di crisi di Piombino e Livorno, sostenuto con una prima tranche delle risorse previste dall’accordo di programma, modello che sul fronte apuano non si riesce a far decollare. Così l’obiettivo della riforma Delrio dei porti (snellire procedure, rilanciare gli scali e creare sinergie al posto di una concorrenza spesso dannosa) rischia per paradosso di esasperare il movimento centripeto di un angolo di Toscana, martoriato dalla crisi, che ha già provocatoriamente espresso il desiderio di essere annesso alla Liguria. Ilfatto che l’unione di Marina di Carrara con La Spezia serva a potenziare le sinergie tra i due porti che svolgono attività complementari (con benefici per l’economia) piuttosto che ad accelerare la polverizzazione istituzionale di quest’area della regione, dipenderà in buona parte dal grado di attenzione e dalle risposte concrete che Governo e Regione saranno capaci di fornire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi

Sguardi

LA STORIA SIAMO NOIANZI, SONO IO

«M ettere in tasca mille euro in piùaiuta la propensione al consumoma è anche una misura di atten-

zione, di equità ed è frutto di una politica che dà il buon esempio. Un’operazione che definirei di portata storica» (12 marzo 2014)

«Credo che il risultato del Pd alle elezio-ni europee del 2014 abbia avuto un grande merito, storico per l’Italia, restituire un ta-lento della comicità come Grillo al suo pal-coscenico naturale» (19 dicembre 2014)

«Io trovo che sul tema della legge eletto-rale siamo in condizione di adoperare una

svolta storica» (16 gennaio 2015)«Oggi è una giornata storica perché dopo

20 anni di dibattito interveniamo attraverso il decreto legge sulle banche popolari» (20 gennaio 2015)

«Oggi è una giornata storica. Mentre ro-toliamo e superiamo un certo modello di diritto del lavoro, noi superiamo co.co.co e co.co.pro» (20 febbraio 2015)

«Una giornata storica. Sono orgoglioso delle nostre ragazze» (12 settembre 2015, dopo gli Us Open)

«È una giornata storica. La storia si occu-perà di questa giornata, voi avete deciso di scrivere la storia» (20 gennaio 2016, voto in Senato sulla riforma costituzionale)

La storia siamo noi. Anzi, sono io. MatteoRenzi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

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2 Lunedì 25 Gennaio 2016 Corriere Imprese

C’ è molta attesa nel settoreorafo per questo inizio

2016 e il primo termometro sarà la rassegna Vicenza Oro, che chiuderà mercoledì e che vede per la prima volta la concretizzazione dell’intesa tra Arezzo e Vicenza, le due fiere leader nella gioielleria italiana. Niente più concorrenza quindi, ma una alleanza per contare di più soprattutto sui mercati esteri. L’intesa, che arriva ad un

anno dalla firma del protocollo tra le due realtà, è stata presentata nei giorni scorsi al Palazzo delle Stelline di Milano da Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza, e Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere e Congressi, con il supporto del ministero dello Sviluppo economico. Primo atto concreto un calendario comune e concordato per il 2016 ed il 2017 e la presenza

dei due distretti alle fiere di Dubai, San Paolo e Hong Kong, con l’obiettivo di creare di un’unica piattaforma fieristica per il settore orafo e della gioielleria italiana, che impiega 32.000 addetti (7.000 ad Arezzo) in 9.000 imprese (1.200 aretine) e fattura 6,6 miliardi l’anno, 6 dei quali di export. «Avere armonizzato i calendari è il requisito indispensabile per

evitare dispersioni nella promozione — ha spiegato Boldi — Finalmente possiamo proporre alle aziende italiane opportunità commerciali ottimizzate per segmenti di mercato e canali distributivi. La collaborazione apre nuovi scenari di sinergie e azioni. Il governo ha capito l’enorme potenziale del gioiello italiano ed ha fortemente voluto questo accordo che pone le basi per

un nuovo successo del Made in Italy nel mondo». «L’accordo siglato rappresenta un nuovo importante passo verso la nascita di un vero e proprio player fieristico italiano del settore orafo-gioielliero — ha aggiunto Marzotto — E la nuova piattaforma comune valorizzerà la competitività e l’internazionalizzazione di un comparto d’eccellenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 18 al 22gennaio

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

SOSPESA

7,367,35 7,345

0,750,6555 0,73

5,175,070 5,08

0,27150,27150,2715 0,27150,2715

3836,99

37,737,98

0,06970,0698 0,061

0,02410,02530,0233

2,2162,45

2,24

1,0271,0141,014

0,4850,5

0,471

0,26730,27 0,268

20,5620,4619,94

14,714,714,4

1,8571,8761,764

0,88450,887 0,88450,879

0,72650,73650,711

6,326,326,32 6,326,32

14,0614,2514,12

7,25

0,51

4,65

0,063

0,0218

2,08

1,0112

0,4697

0,265

19,86

14

1,726

0,8

0,7

13,93

7,405

0,7655

5,2750

38

0,72

0,027

2,574

1,027

0,5195

0,2729

20,67

14,9

1,897

0,778

14,33

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IL PUNTO

AREZZO-VICENZA, UN’INTESA D’ORO. PER TUTTIdi Mauro Bonciani

AGRICOLTURAOLIO FIORENTINO,CHE BOOMSULLE TAVOLE USA

È boom per l’olio toscano eper il vino sulle tavole

estere. Il report sui distretti della Toscana realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo per Banca CariFirenze nel terzo trimestre 2015 registra un grande successo per il settore agroalimentare, spinto dagli Usa. Risultato, l’olio di Firenze segna più 70% e torna in territorio positivo dopo un anno difficile, l’olio di Lucca più 36% e i vini del Chianti più 16,9%. Nel complesso continua a svolgere un ruolo di traino pe ri nostri distretti il mercato degli Stati Uniti (più 15%), primo sbocco commerciale. Per quanto riguarda i mercati emergenti sono ripartiti quello arabo (più 10,4%), quello cinese (più 15,6%) e di Hong Kong (più 10,2%), ma crolla quello russo (meno 26,8%).

R.E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BENI CULTURALIVADO A MILANO,A SENTIRECARAVAGGIO

«P erché non parli?». Egiù una martellata sul

ginocchio. La tecnologia forse avrebbe aiutato anche Michelangelo che non si sarebbe accanito contro il suo Mosè di marmo. Perché dal 22 gennaio i capolavori hanno trovato voce grazie a «Uffizi Virtual experience», alla Fabbrica del vapore di Milano fino al 10 marzo. Qui, grazie anche a due imprese toscane — Architettura Sonora (B&C Speakers) e Virtuality (Centrica) — i visitatori «entrano» nelle opere dal Duecento di Giotto al Seicento di Caravaggio grazie alla tecnologia Uffizi Touch. Centrica ha già curato, oltre alla digitalizzazione di Botticelli & co. anche il nuovo Museo dell’Opera del Duomo mentre B&C Speakers, 70 anni di esperienza e un 2015 col segno più, ora cresce anche in Cina.

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

REGIONEIL BILANCINODEGLI INVESTIMENTI,VOCE PER VOCE

N el 2015 gli appalti in Toscana sono calati del

23% rispetto al 2014 (fonte Cresme), mentre a livello nazionale il secondo semestre ha segnato una ripresa che ha visto passare i bandi di gara da 13,9 a 16,2 miliardi di valore. Gli appalti sono cresciuti nel Nordovest (più 18,7%) e nel Nordest (più 29,9%), il Centro soffre tutto ma la Toscana segna una delle performance peggiori (Lazio meno 21,7%, Marche meno 15,7%). Crollano gli appalti della Regione (meno 89%) e della Sanità (meno 27,3%). E per il 2016 non c’è da aspettarsi un incremento: «Gli investimenti sono diminuiti e si confermeranno allo stesso livello anche nel 2016: colpa delle nuove regole, sommate alle risorse tagliate — spiegano dallaRegione — Con l’obbligo del pareggio di bilancio gli investimenti si sono ridotti di due terzi nel 2015 rispetto solo a due anni fa. Un taglio da 200 milioni. La Regione nel 2015 ha potuto infatti spendere in investimenti solo 100 milioni, contro una media di 280-300 milioni degli ultimi tre anni, sanità compresa». Nel bilancio 2016 approvato dal Consiglio regionale a dicembre sono previsti 96 milioni di investimenti (più o meno la stessa cifra dell’anno scorso) ma, dicono ancora dalla Regione, «sono stati liberati 70 milioni per consentire alla sanità di effettuare investimenti al livello che le occorre». Insomma, la coperta è corta e quindi occorre a maggior ragione che la politica individui delle priorità. Se il bilancio non subirà modifiche rispetto alla versione approvata dal Consiglio, questa è la ripartizione: difesa del suolo 40 milioni, più 70 dallo Stato; viabilità e mobilità circa 19 milioni; cultura e ricerca 7,5 milioni; infrastrutture tecnologiche e organizzazione 6,5 milioni; attività produttive 6 milioni; ambiente e energia 3,2 milioni; sport e sociale 3 milioni; istruzione e formazione 980 mila euro; agricoltura 650 mila euro.

S.O.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dada, leader nei servizi professionali per il posizionamento in Rete di privati e aziende, ha chiuso la settimana orribile della Borsa in rialzo di oltre il 5% a 2,574 euro. Nella seduta di mercoledì, mentre Piazza Affari veniva trascinata al ribasso dai titoli bancari, Dada cresceva così come giovedì quando ha guadagnato oltre il 9%, confermando un trend positivo che nell’ultimo mese ha permesso di

mettere a segno un più 25,5%. Dall’inizio del 2016, Dada ha guadagnato il 20% mostrandosi una delle small cap più brillanti a Piazza Affari e la migliore del listino tecnologico. La performance di Dada si è realizzata nel periodo in cui la Borsa ha perso complessivamente il 10%. Il prossimo obiettivo per la società fiorentina di servizi Internet è agguantare la soglia dei 3 euro per azione.

UNIVERSITÀARCHEOLOGIA 2.0BASTA UNA FOTOE IL VASO RACCONTA

S i chiama ArchAIDE e promette di rivoluzionare

il lavoro degli archeologi. Il progetto Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics avrà l’Università di Pisa come capofila di un consorzio di ricerca europeo ed è stato finanziato con due milioni e mezzo del bando Horizon 2020. Sarà messa a punto una app per classificare le ceramiche, che hanno un ruolo fondamentale per capire e datare i contesti archeologici, comprendere i flussi commerciali e le interazioni sociali nel passato. «Inviando la foto del reperto, con smartphone o tablet, a un database delle varie tipologie di ceramiche in uso nell’antichità, sarà possibile ottenere una serie di indicazioni circa la sua possibile identificazione: il tutto in tempi rapidissimi e in qualunque luogo» spiegano dall’Università di Pisa. Il sistema sarà in grado di auto aggiornarsi, poiché ogni nuova segnalazione andrà ad arricchire automaticamente il database.

R.E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

SOLIDARIETÀBRIOCHE E ASCOLTONEL BARSENZA CASSA

S i chiama Bar Solidale NinoEffe, e qui le persone in

difficoltà economica possono consumare una colazione gratis e trovare qualcuno che ascolti i loro problemi. Nel bar, inaugurato pochi giorni fa dalla Società Volontaria di Soccorso in via San Giovanni a Livorno, oltre a poter prendere cappuccino e brioche senza pagare, si ha la possibilità di incontrare i volontari dell’associazione che provano a capire i problemi degli utenti bisognosi. Due volte alla settimana un assistente sociale organizza uno sportello d’aiuto. Nel bar ci sono anche libri, giornali e riviste da sfogliare passando qualche minuto al caldo e in compagnia. Il locale, come raccontato nel portale del Cesvot, è stato chiamato «Nino Effe» in memoria di una persona disagiata che ogni giorno veniva al vecchio bar di via San Giovanni: cercava un caffè, ma soprattutto cercava la possibilità di scambiare qualche parola con i volontari.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

MERCATI

SOCIALERICERCA

BRUXELLES

ICONE

N

S

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Milioni di euro di investimenti nella sanità,il capitolopiù importante del bilancio

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FIRENZE

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3Lunedì 25 Gennaio 2016Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Teheran val bene una messaCento milioni sulla bilanciaParte oggi da Roma il tour europeo del presidente iraniano Rouhani dopo le sanzioni:incontrerà istituzioni e aziende, interessate a conquistare fette del nuovo mercatoDall’hi-tech di El.En. ai macchinari per il marmo di Fmt, i toscani in corsa sul fronte export

Ci sono 3 miliardi dieuro di nuovo possi-bile export dall’Italiaverso l’Iran, dopo lacaduta delle sanzioni

secondarie e l’accordo con gliUsa. E per la Toscana potreb-

bloccare i rapporti commer-ciali, finanziari e industrialicon la Repubblica islamicadell’Iran.

Ora, dopo l’implementationday — cioè l’accordo per ilritiro delle sanzioni — perl’Italia si apre un ruolo da pro-tagonista nelle relazioni conlo Stato islamico, come peral-

una folta delegazione toscanaper un contatto con gli im-prenditori, istituzionali e pri-vati, che accompagnano ilpresidente iraniano.

Già un mese fa alla visitaorganizzata da Sace a Teheranparteciparono diverse impresetoscane. Ovviamente i nomidovevano rimanere riservati,così come gli interessi. Ma èdifficile mantenere segretoche big dell’oil&gas comeNuovo Pignone o della difesae della tecnologia (dove co-munque rimarrebbero limitiimportanti) come le aziendetoscane di Finmeccanica nonsiano state della partita. InIran si sono fatte avanti ancheaziende di macchine per ilmarmo come la Fmt e la Cap-pellacci di Siena, altra specia-lizzata in macchinari e auto-mazione. Altre aziende chehanno preso accordi o si stan-no muovendo — talvolta an-che in virtù di una relazioneprecedente — sono la Lait diPrato (macchinari per tinto-rie), la Mgm di Pistoia (motorielettrici), l’Altopack di Altopa-scio (imballaggi alimentari) ela Fapim (serramenti in allu-minio). Ma ci sono anche altribig interessati: la El.En nonsolo guarda al mercato irania-no, ma un suo manager ha giàincontrato l’ambasciatore ira-niano in Italia.

È la meccanica, assieme al-l’oil&gas, uno dei settori che,secondo Sace e ConfindustriaToscana, rappresenta lo sboc-co delle nostre aziende inIran. Oltre a questi, ci sonoanche «l’automotive, i traspor-ti, il real estate» e le costruzio-ni. Finora, con le sanzioni invigore, le imprese iraniane sisono affidate soprattutto a im-prese cinesi o coreane. Ma laqualità italiana potrebbe farela differenza.

Ne sono convinti in Confin-dustria, dove anche nei giorniscorsi hanno continuato a ri-cevere telefonate di aziendeche volevano partecipare al-l’incontro romano. D’altra par-te sarebbe un «ritorno difiamma». La Toscana, neglianni pre-sanzioni, è riuscita

ad avere cifre importanti diexport verso l’Iran. Il top l’ab-biamo avuto nel 2006, con 175milioni e settecentomila eurodi export, ma la media tra il2001 e il 2005 è sempre stataalta, 113 milioni di euro. Poi èscesa, nel quinquennio suc-cessivo, fino a crollare a soli49 milioni e mezzo nel 2014.

Secondo gli analisti di Sace«la cessazione del quadro san-zionatorio potrebbe portare aun incremento dell’export ita-liano nel Paese di quasi 3 mi-liardi di euro nel quadriennio2015-2018. Se l’export italianoriuscisse a riproporre una cre-scita simile a quella osservatanel periodo pre-sanzioni(2000-2005), si raggiungereb-be infatti un livello di esporta-zioni superiore a 2,5 miliardinel 2018, tornando a un livelloappena superiore al picco pre-sanzioni raggiunto nel 2005».

Per la Toscana, tornare alpicco delle esportazioni (avve-nuto tra il 2004 ed il 206) si-gnificherebbe triplicarne il va-lore attuale. Per questo leaziende si stanno preparandoall’ingresso in un Paese che,se pur provato dalle sanzioni— e con ancora evidenti pro-blemi politici, visti i contrastitra l’ala moderata ora alla gui-da del Paese e quella più inte-gralista, e il peso enorme delmancato rispetto dei dirittiumani — vede nel futuro unacrescita alta: «Il Fondo Mone-tario Internazionale ha annun-ciato un aumento della cresci-ta superiore al 4% per l’annofiscale 2016-2017» ricordanosempre da Sace. E il 56% del-l’import iraniano è legato allameccanica strumentale, cheinsieme ai trasporti e l’auto-motive sono i settori (oltre al-l’oil&gas) più interessanti perla Toscana. Dove, raccontanoda Confindustria, si stanno«già organizzando corsi intutte le province, per far capi-re le opportunità e fornirestrumenti per coglierle. Anchese alcune aziende, come quel-le del meccanotessile pratese,hanno continuato a lavorarelà». Questi anni di sanzionisono costati cari all’Italia: ab-biamo «perso» un’opportunitàpari a 17 miliardi di euro diexpo (solo Sace ha 880 milio-ni di euro di esposizione). Eper recuperarla, sono stati an-che stretti accordi, oltre checon la banca nazionale, anchecon altri tre istituti di creditoiraniani, sempre da Sace.

@[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

bero significare 100 milioni dieuro — subito, il prossimoanno — di affari in più. I cal-coli arrivano dai dati elaboratida Sace (l’azienda pubblico-privata che si occupa di garan-tire i finanziamenti all’estero)e da Unioncamere Toscana ri-feriti alle performance dellanostra regione prima del-l’escalation che ha portato a

tro è sempre stato in passato,fin dai tempi dell’Eni di Mat-tei. Un rapporto che ha porta-to anche a frizioni con i part-ner ed i media europei. Mache, alla lunga, potrebbe pre-miare il nostro Paese.

Oggi il presidente iranianoHassan Rouhani partirà per ilsuo tour europeo proprio daRoma. E nella Capitale ci sarà

di Marzio Fatucchi

Il 16 gennaio l’Agenzia internazionale per l’energia atomica annuncia che l’Iran rispetta l’accordo sul

nucleare. Ue, Usa e Consiglio di sicurezza dell’Onu in rapida successione comunicanola fine delle sanzioni verso Teheran in vigore dal 2006

La svolta

ConfindustriaStiamo già organizzando corsi in tutte le province per far capire le opportunità e fornire anche gli strumentiper poterle cogliere

Il presidenteiranianoHassan Rouhani

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

Direttore responsabile:Paolo ErminiVicedirettore: Eugenio TassiniCaporedattore centrale:Carlo Nicotra

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Supplemento gratuitoal numero odierno del

Una ragazza festeggia in stradaa Teheran la fine delle sanzioni internazionali contro l’Iran

I numeriValori assoluti in euroImport Export

113.258.389103.326.478

62.626.76060

106.152.635

48.028.784

22.579.167

media 2001-2005TOSCANA IRANmedia 2006-2010 media 2011-2014

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6 Lunedì 25 Gennaio 2016 Corriere Imprese

In difesa dell’industria

L’INTERVISTA

Antonella Mansi

«Ancora ghettizzati, ma siamo noi a creare lavoro. Se la politica ci aiuta»

«Anche qui non è tramontatoil retaggio ideologicoC’è una dittatura delle minoranze,del comitatismo del no»

La politica cerca spessoil consenso e i temidello sviluppo sono complessi. Così dire di no è sempre più facile...

di Mauro Bonciani

Èun momento impor-tante per l’economiatoscana. I segnali di ri-presa si stanno stabi-lizzando, la legislatura

regionale è entrata nel vivocon molte partite da giocare,su tutte quella delle infrastrut-ture. Partite da giocare in unaToscana dove la Costa soffrepiù del resto della regione, maha grandi potenzialità e alcunipunti di forza. «Da cui partiretutti insieme, guardando confiducia la 2016», sottolineaAntonella Mansi, managerdella Nuova Solmine, vicepre-sidente nazionale di Confin-dustria con delega all’organiz-zazione, in prima fila al conve-gno «Circuito virtuoso» volutoda Regione e Irpet per fare ilpunto sulle questioni della To-scana del Sud.

Mansi, partiamo dai ritar-di dell’area costiera e del suddella Toscana.

«Il confronto di Follonica lascorsa settimana è stato im-portante perché si è fatto ilpunto sulle questioni, parten-do dalla fotografia di quelloche siamo, non di quello chepensiamo di essere. Abbiamofatto tutti un bagno di realtà econsapevolezza. Ed è partendoappunto dalla consapevolezzache si possono fare ragiona-menti fondati su un terrenosolido, sia per la Toscana delsud che per tutta la Costa equindi per tutta la regione».

La Toscana del sud ha unPil procapite del 15% inferio-re a quello dei toscani: comesuperare questa frattura?

«Da due fattori. Il primo èla caduta di alcuni tabù cultu-rali, finalmente si parla diagricoltura e industria dellatrasformazione e non solo,non come antagoniste, ma co-me settori che devono dialo-gare per dare valore aggiunto,crescita e lavoro, in una filiera“verticale” che vada dal campoallo scaffale della grande di-stribuzione. Il secondo fattoreche mi sembra ormai acquisi-to è che ci si deve aprire almondo per sfruttare le tantepotenzialità che abbiamo».

Chi si deve aprire?«I tre settori chiave, l’agri-

coltura, il turismo, l’industria.Ci sono alcuni talenti ed ele-menti di forza che possono fa-re da traino per una zona oper un settore. L’agricolturadeve diventare davvero 4.0, in-vestire in qualità e collegarsialla industria di trasformazio-ne. Il turismo balneare devecercare di superare la stagio-nalità, facendo crescere l’offer-ta in qualità, in servizi, in pro-fessionalità altrimenti non rie-sce a dare prospettive di cre-scita e neppure di lavoroqualificato ai nostri giovani».

E l’industria?«Durante questi lunghi otto

anni di crisi il manifatturieroha fatto molto, lottando ognigiorno per essere competitivoe aprirsi, ma in Toscana faticaancora ad avere pieno dirittodi cittadinanza. L’industria su-bisce ancora ghettizzazioniideologiche, anche se menorispetto al passato: è vista co-me elemento sul territorio,non del e per il territorio. Cisono troppi antagonismi chefrenano lo sviluppo. Ma a noiil declino non piace. Si è par-lato di un minimo di 4.000 edun massimo di 18.000 posti dilavoro da creare nella Toscanadel sud per superare il gapcon il resto della regione: equesti posti possono esserecreati solo dal settore manifat-turiero».

Chi vi ghettizza?«Le minoranze ideologiche,

anche in Toscana, i localismi,il comitatismo del no controla crescita, che finisce per esercitare una sorta di dittatu-ra chiassosa contro la maggio-ranza dei cittadini e lo svilup-po. E questo si riflette anchenei dati che indicano la nostraminor competitività».

Questo vale anche per lapolitica?

«La questione si intrecciacon la politica perché la politi-ca spesso è ricerca del consen-so e i temi legati alla indu-stria, allo sviluppo, possonoessere non semplici e così sicede alla tentazione di dire noche è sempre più facile. Il go-vernatore Enrico Rossi è sem-pre stato attento al manifattu-riero e concorda sul tenere as-sieme turismo, industria eagricoltura, non è un proble-

Non sono più i distrettia trainare, ma le singole imprese: alla Nuova Solmine mai un’ora di cassa integrazione

Ha detto

ma della Regione né di questoo quel partito: è la dittaturadelle minoranze».

I porti possono essere unfattore decisivo di sviluppo?

«Tutte le questioni dellacrescita si intersecano conquella della logistica e delleinfrastrutture che sono il no-stro vulnus principale. In que-sto contesto sono importantitutti i fattori che possono au-mentare la nostra competitivi-tà, e i porti lo sono. A Piombi-no ad esempio il porto signifi-ca anche il retroporto, l’aero-porto di Grosseto, i binariferroviari, la Tirrenica, tuttiasset straordinari per creareuna piattaforma logistica inte-grata. Lì è stato fatto un gran-de investimento».

Ha ancora senso ragiona-re per sistemi economici lo-cali, per distretti?

«La crisi ha cambiato tuttoe non si tornerà indietro. Sideve andare oltre la geografiae ragionare per obiettivi, conprogettualità conseguenti ecoerenza su questo nei pro-cessi burocratici, anche peraver meno interlocutori. La se-conda “infrastruttura” più im-portante di cui abbiamo biso-gno sono proprio i tempi rapi-di e certi nelle decisioni e laminore burocrazia. La buro-crazia deve essere al serviziodi cittadini e imprese, deveprendersi la responsabilità didecidere senza rinviare; nondeve essere un piccolo centrodi gestione del potere. E l’at-tuale geografia non ha sensoanche per un altro motivo».

Quale?«Non sono più i distretti a

trainare, in una crescita univo-ca, ma le singole imprese di-namiche, decisive per il ripo-sizionamento, per il contestoterritoriale o per il propriosettore. Imprese che si sonoadattate ed hanno investitosulle nuove condizioni: solocosì, fatemi parlare per unavolta della nostra impresa, laNuova Solmine non ha fattouna sola ora di cassa integra-zione in questi lunghi anni dicrisi».

Il presidente della RegioneRossi ha parlato di pochiobiettivi da condividere peril rilancio della Costa, lagiunta toscana deve varare ilnuovo piano di sviluppo: co-sa serve agli imprenditori?

«Pochi grandi progetti, sen-za disperdere risorse che tral’altro sono sempre meno, suindirizzi chiari e per macro-aree, creando opportunità chepoi devono essere colte dainoi privati: perché non è ilpubblico che crea lavoro madeve e può creare le condizio-ni perché il privato lo crei. Evisto il contesto anche del Pa-ese, l’inizio della ripresa, i daticrescenti sull’occupazione, si può guardare con ottimismoal 2016, consapevoli che nonci si può fermare neppure ungiorno; e che per lo svilupposerve un’alleanza di tutti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nata a Siena nel 1974, Antonella Mansi è manager nell’aziendadi famiglia,la Nuova Solmine, consigliere indipendentein Alitalia,vicepresidentenazionale di Confindustria.Ha guidatoConfindustria Toscana dal 2008 al 2011e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena. È stata presidentedi Banca Federico Del Vecchio

Profilo

La differenzatra il Pil pro capite medio della Toscana e quello della Costa

-15%

Mila postidi lavoro (almeno)da recuperareper colmareil gap della Costa

4

Il peso della manifatturanel sistemaproduttivodella Toscana del sud

9,9%

Alla Regione chiediamo pochi grandi progetti per creare opportunitàche poi devono esserecolte da noi privati

Segnali positiviVisti i dati crescenti sull’occupazionee l’inizio della ripresa, si può guardareal 2016 con ottimismo: ma non ci possiamo fermare neppure un giorno

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FI

7Lunedì 25 Gennaio 2016Corriere Imprese

TERRITORI

Èmeglio che le fonda-zioni stiano lontanedalle banche? A guar-dare i numeri, soprat-tutto quelli delle ero-

gazioni sul territorio, sembre-rebbe di sì. Perché le Fonda-zioni che durante gli annidella crisi hanno retto sonoproprio quelle che già aveva-no avviato quella svolta cheadesso tutte dovranno com-piere, in ragione di un accor-do firmato fra l’Associazionenazionale delle fondazioni diorigine bancaria e il ministerodel Tesoro (l’organo di vigi-lanza), arrivando a tagliare ilcordone ombelicale con lebanche.

Nel 2014 (ultimi dati dispo-nibili, fonte Acri) le erogazio-ni al territorio, compresi gliaccantonamenti previsti dallalegge, hanno sfiorato i 105 mi-lioni. Ma nel 2008 erano quasi370, mentre le previsioni peril 2015 e il 2016 sono di circa90 milioni di euro. La cadutalibera è evidente, ma andandoad analizzare alcuni singolicasi si notano grandi differen-ze. Il caso emblematico diquanto possa costare caro ri-manere legati alla banca con-feritaria è ovviamente quellodella Fondazione Mps chenel 2007 (l’anno dell’acquisi-zione di Antonveneta) distri-buì al territorio 172 milioni dieuro: ora associazioni, centridi ricerca e formazione ades-so devono accontentarsi didue milioni e mezzo. Nel frat-tempo Palazzo Sansedoni èpassato dal detenere la mag-gioranza assoluta della bancaall’1,5%, messo a durissimaprova dalle turbolenze delmercato anche negli ultimigiorni. Voler mantenere la maggioranza assoluta per di-fendere la «senesità» delMonte ha prodotto il risultatocontrario. Le novità previstedall’accordo tra Acri e Mef —ovvero che le Fondazioni deb-bano dismettere le loro parte-

cipazioni nelle banche perportarle ad una soglia chenon superi il 33% del patrimo-nio — a Siena sono arrivatecon la forza di uno tsunami,tirandosi dietro una penuriadi risorse che ha costretto laFondazione a cambiare pelledi rincorsa. Il cambio di rottaè stato spiegato dal nuovo di-rettore generale, Davide Usai(che non a caso ha maturatouna robusta esperienza nelfundraising), quando si è in-sediato nel settembre scorso:«La Fondazione Mps dovràfungere da moltiplicatore deifinanziamenti anche attraver-so il reperimento di risorseesterne e da motore e promo-tore dei progetti».

Numeri in caduta anche perle Fondazioni Cr Volterra eSan Miniato che ancora ades-so detengono oltre il 50% del-le rispettive banche: Volterra,che nel 2007 aveva distribuito4,8 milioni, prevede per il2016 erogazioni per 1,2; SanMiniato nel 2007 aveva eroga-

to 3,7 milioni e nel 2016 sifermerà a uno. Entrambestanno riflettendo sul percor-so da seguire per dismetterele partecipazioni nelle ban-che: San Miniato ha già an-nunciato che nel corso diquest’anno scenderà al 50,27%mentre a Volterra è in corsouna valutazione. Hanno anco-ra quattro anni di tempo perraggiungere l’obiettivo ma,come spiega il presidente del-la Fondazione Cr Volterra, Au-gusto Mugellini, «è il mo-mento peggiore per prenderequesto tipo di decisioni».

Diversificare gli investimen-ti è il primo suggerimento perqualunque risparmiatore. Chiha tenuto tutto o quasi bloc-cato nel capitale della bancaalla quale era legato per moti-vi storici e di tradizione ades-so si trova in maggiore diffi-coltà. «La crisi? Praticamentenon l’abbiamo sentita», diceLuca Iozzelli, presidente dellaFondazione CariPistoia chein effetti ha mantenuto stabili

le erogazioni dal 2007 ad oggicon una media di circa 12 mi-lioni di euro l’anno. CariPisto-ia è sotto l’ombrello di IntesaSanPaolo della quale detienelo 0,3% e mantiene il 16% dellaCassa di Risparmio di Pistoiae della Lucchesia che non in-tende vendere «perché ci dàla possibilità di incidere sullagovernance e quindi di man-tenere un legame vero con ilterritorio». La ricetta applicataè stata diversificare gli investi-menti con una gestione dellaliquidità interna. Questo hapermesso di continuare a da-re soldi al territorio, concen-trandosi negli ultimi anni sulwelfare.

Ragionamento analogo perla Fondazione CariLucca(che possiede il 20% dellabanca del Monte di Lucca e il2,2% del Banco Popolare) do-ve le erogazioni erano 32,5milioni nel 2007 e saranno dicirca 29 milioni nel 2015 e2016, spiega il presidente Ar-turo Lattanzi. Anche Lucca hapuntato forte sulla risposta al-la crisi, investendo nell’edili-zia scolastica e creando unaFondazione ad hoc per il wel-fare. Livorno è rimasta so-stanzialmente stabile attornoai tre milioni, così come Pisache era a circa 8 milioni nel2008 e adesso viaggia sui 10milioni: sono entrambe fuoridalle banche, tanto che han-no tolto pure il riferimentodal nome e dal logo.

L’Ente CrFirenze, è anch’es-so sotto l’ombrello di Intesadella quale possiede ancoraun 3,378% che ha iniziato acedere con occhio attento almercato, mentre è uscito to-talmente dalla Cassa di Ri-sparmio: le sue erogazionierano di circa 35 milioni nel2010 e adesso si aggirano sui29 milioni. «Prudenza e cal-ma sono le nostre parole d’or-dine per gli investimenti —dice il direttore generale Ga-briele Gori — Questo è unmomento molto nervoso suimercati e le operazioni si fan-no in un clima sereno. Intesaè la migliore banca italiana edi certo non la svendiamo».Una gestione oculata del por-tafoglio finanziario è la condi-zione essenziale per poter ga-rantire risorse al territorio, ilche permette di proseguirenel «cambiamento di pelle»dell’Ente: «Lavoriamo al nuo-vo piano, che approveremoentro l’autunno» concludeGori «conterrà qualcosa di in-novativo e straordinario».

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Stile Marocco,ma spaziale

S tanchi delle solite calzature? La fiorentina

Barbara Rapisardi ne ha ideata una davvero alternativa. Un po’ sneakers un po’ slip-on,

punta dababouchemarocchina esuola ingommaspaziale,

colpisce soprattutto per la scelta dei materiali. Niente pelle per la tomaia, ma materiali stretch e stampati. (L.A.)Rapisardi, via Tosinghi 22r, Firenze 150-170 euro

Style

Fondazioni? Meglio senza banca(per continuare ad investire)Chi è rimasto legato solo all’istituto di riferimento ha ridotto al minimo le erogazioni,chi ha diversificato riesce ancora a sviluppare progetti. E adesso punta sul welfare

di Silvia Ognibene

p g p g g*Stime **La cifra non comprende gli impegni assunti dalla vecchia gestione

FondazioneCCariPt e Pescia

FondazioneCariLucca

EnteCr Firenze

CCassa Volterra Cassa San Miniato Fondazione Mps

12,8 15,611,5 12,3* 12,4*

32,525,8

32,4 29,5* 29*

45,8

34,926 28* 29*

4,8 2,3 1,4 1,4* 1,2* 3,7 1,9 1,5 1,5* 1*

172

109

8,22,6** 2,5**

2007

2010

2014

2015

2016

Gli investimenti sul territorioErogazioni delle Fondazioni di origine bancaria con sede in ToscanaDati in milioni di euro 2008 2014 2015

370 105 93*

Gori (EnteCrFirenze)Prudenzae calmasono le nostre parole d’ordineper gli investimentiQuesto è un momento nervoso,sui mercatile operazionisi fannoin un climaserenoLavoriamoal nuovo piano, conterrà qualcosa di straordinario e innovativo

Gabriele Gori,Ente Cr Firenze

Andrea Lattanzi,Fond. CariLucca

Augusto Mugellini,Fond. Cr Volterra

Davide Usai,Fondazione Mps

Luca Iozzelli,Fond. CariPistoia

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8 Lunedì 25 Gennaio 2016 Corriere Imprese


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