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Per la pace nelle famiglie - Vatican News...Roberto Esposito La prima immunizzazione è il diritto...

Date post: 20-Jun-2020
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 100 (48.424) Città del Vaticano lunedì-martedì 4-5 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!,!"!,! Alla messa a Santa Marta la preghiera del Papa anche per i pastori e per i medici Per la pace nelle famiglie E al Regina Caeli l’appello alla collaborazione internazionale per trovare cure e vaccini contro il covid-19 È stata «per le famiglie, in questo tempo di quarantena» a causa della pandemia da covid-19 la preghiera di Papa Francesco all’inizio della messa celebrata lunedì 4 maggio nella cap- pella di Casa Santa Marta. In una duplice prospettiva: quella della «fa- miglia, chiusa a casa», che «cerca di fare tante cose nuove», facendo ri- corso a «tanta creatività con i bam- bini, con tutti, per andare avanti»; e anche quella «che alle volte» è se- gnata dalla «violenza domestica». Nella messa domenicale, la matti- na del 3, il vescovo di Roma aveva fatto presente che oggi più che mai il popolo ha bisogno di «buoni pa- stori» — sacerdoti ma anche persona- le sanitario — per affrontare la crisi sociale causata dalla pandemia. Ce- lebrando proprio la domenica del Buon Pastore, ha invitato a pregare per i «tanti pastori che nel mondo danno la vita per i fedeli, anche in questa pandemia, tanti, più di 100 qui in Italia sono venuti a mancare». Francesco ha voluto ricordare anche i medici: «Soltanto in Italia, 154 me- dici sono venuti a mancare, in atto di servizio. Che l’esempio di questi pastori preti e “pastori medici” — ha auspicato — ci aiuti a prendere cura del santo popolo fedele di Dio». Sempre domenica — in occasione del Regina Caeli recitato, a mezzo- giorno, dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano il Pontefice ha appoggiato e incorag- giato «la collaborazione internazio- nale che si sta attivando con varie iniziative... per trovare vaccini e trat- tamenti» contro il covid-19. E «poi- ché la preghiera è un valore univer- sale — ha ricordato il Papa — ho ac- colto la proposta dell’Alto comitato per la Fratellanza umana affinché il prossimo 14 maggio i credenti di tut- te le religioni si uniscano spiritual- mente in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, per implo- rare Dio di aiutare l’umanità a supe- rare la pandemia di coronavirus». Francesco ha, inoltre, inviato un messaggio per la festa della Madon- na di Luján, che si celebra l’8 mag- gio, assicurando che si unirà come «pellegrino spirituale e virtuale» per incrociare «quello sguardo di Madre che ti rinnova, si prende cura di te, ti dà forza». PAGINE 7 E 8 Durante l’emergenza coronavirus Se la speculazione attacca l’Africa Finiscono molte delle restrizioni imposte alle aziende e agli spostamenti a causa della pandemia Italia, parte la “fase 2” CONTINUA A PAGINA 2 NOSTRE INFORMAZIONI L’Onu invita a un ritorno in aula nei paesi in via di sviluppo Conseguenze nefaste per la chiusura delle scuole ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 2 A colloquio con lo scrittore Luca Doninelli Una ferita sulla pelle del visibile CAROLA SUSANI A PAGINA 4 In «Tutto chiede salvezza» di Daniele Mencarelli Io e i miei fratelli GIULIA GALEOTTI A PAGINA 5 Il racconto del lockdown dei rifugiati giunti in Italia con i corridoi umanitari Non si è bloccata la speranza PATRIZIA CAIFFA A PAGINA 6 Nunzio Sulprizio Il “santino claudicante” PAGINA 7 Al Dispensario pediatrico I bambini poveri non possono aspettare VALENTINA GIACOMETTI A PAGINA 8 ALLINTERNO LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Conversazione con il filosofo Roberto Esposito La prima immunizzazione è il diritto LUCA M. POSSATI A PAGINA 3 #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI Storie di integrazione L’unico futuro possibile GIULIA ALBERICO E FLAMINIA MARINARO A PAGINA 4 di GIULIO ALBANESE I n queste settimane le agenzie di rating , nel silenzio più asso- luto della stampa internaziona- le, hanno declassato le economie dei mercati emergenti, molti dei quali africani, nel corso della pan- demia del coronavirus. Si tratta di un fenomeno, con un impatto for- temente speculativo, sia per quanto concerne l’aumento del costo dei prestiti, come anche in riferimento all’indebolimento dell’offerta di ca- pitale da parte degli investitori stranieri. Sta di fatto che sono dieci i pae- si africani che hanno subito il de- classamento dall’inizio della pande- mia: Angola, Botswana, Camerun, Capo Verde, Repubblica Democra- tica del Congo, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Mauritius e Zambia. Queste decisioni si basano fonda- mentalmente sulle previsioni ri- guardanti la debolezza dei sistemi fiscali e sanitari dei rispettivi paesi. Come ha pertinentemente osserva- to il professor Misheck Mutize, do- cente di economia finanziaria all’Università di Città del Capo, «le decisioni di downgrade rifletto- no un tempismo negativo monu- mentale. Direi anche che, nella maggior parte dei casi, erano pre- maturi e ingiustificati». Per certi versi si sta riproponen- do quanto avvenuto nel passato, durante il cosiddetto meltdown fi- nanziario della fine dello scorso de- cennio che ebbe un impatto deva- stante sull’economia reale di molti paesi del globo. A tale proposito è utile leggere il dettagliatissimo do- cumento, di oltre 650 pagine, inti- tolato The financial crisis inquiry re- port redatto da una commissione bipartisan e pubblicato dal governo statunitense nel 2011, nel quale ven- gono evidenziate le gravi responsa- bilità delle agenzie di rating , prima e durante la grande crisi finanziaria del 2007-8. «La crisi non sarebbe potuta avvenire scrissero gli estensori del rapporto — senza le dette agenzie. I loro rating , prima alle stelle e poi repentinamente ab- bassati, hanno mandato in tilt i mercati e le imprese». Com’è noto, con la parola anglosassone rating si intende la valutazione della solvibi- lità di titoli obbligazionari e impre- se rispetto al rischio finanziario in cui incorrono nel contesto dei loro rispettivi paesi. Essi dunque vengo- no presi in considerazione dai mer- cati per giudicare lo stato di salute delle varie economie nazionali e, di conseguenza, per definire anche i tassi d’interesse sul debito pubbli- co. Nel passato, la Banca Centrale Europea (Bce) li usava addirittura per definire l’affidabilità delle ob- bligazioni pubbliche dei paesi membri dell’Unione europea (Ue) e per decidere se accettare o meno tali titoli in garanzia per operazioni di credito e di finanziamento. Si tratta di una procedura che per fortuna le autorità bancarie euro- pee hanno deciso di non applicare a seguito del covid-19 per evitare che si acuissero i processi di specu- lazione sui paesi dell’Unione. Poiché le agenzie di rating han- no un enorme potere di influenzare le aspettative del mercato e le deci- sioni di allocazione del portafoglio degli investitori, i declassamenti in- dotti dalla crisi del coronavirus mi- nano i fondamentali macroecono- mici dell’intero continente. Una volta avvenuto il declassamento, quasi fosse una sorta di oracolo di sventure, anche i paesi meglio equipaggiati, quelli che sarebbero in grado di superare la crisi, si tro- vano in sofferenza. Emblematico è il caso del Sud Africa. Per questo paese, che appartiene all’aggregato geoeconomico dei Brics, l’agenzia Moody’s ha rilevato un aumento del debito del 62,2 per cento ri- spetto al Pil, con una previsione fi- no al 91 per cento entro il 2023; inoltre ha giudicato la crescita infe- riore all’1 per cento, prevedendo una recessione del -5,8 per cento entro il prossimo triennio. Il gover- no di Pretoria si augurava che il giudizio di Moody’s non fosse pubblicato così in anticipo, non so- lo per constatare il reale impatto del virus sul paese ma anche per avere il tempo di constatare l’effet- to delle misure economiche adotta- te su scala nazionale. L’effetto del downgrade ha generato un effetto a catena per cui poco dopo l’altra agenzia di rating Fitch ha ulterior- mente declassato i titoli di stato considerandoli junk, dunque “spaz- zatura”. Sempre Fitch ha tagliato il rating sovrano del Gabon a “CCC” da “B”. In questo caso il declassa- mento è dipeso dalla presunzione ROMA, 4. Parte oggi la “fase 2” dell’emergenza coronavirus in Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pan- demia. Previsto l’allentamento delle restrizioni dopo due mesi di lockdo- wn. Il presidente del Consiglio Giu- seppe Conte ha lanciato un appello alla responsabilità: «Il futuro dell’Italia è nelle nostre mani». «Se vogliamo evitare dolorosi passi in- dietro — ha aggiunto Conte — ades- so più che mai servono collaborazio- ne, senso di responsabilità, rispetto delle regole da parte di tutti. Non è una fase meno complessa di quella che si sta chiudendo, ma finora la ri- sposta della popolazione è stata molto efficace e confido continui ad esserlo». Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, da parte sua, ha invitato alla prudenza e al rispetto delle re- gole: «Siamo in una fase delicata, dobbiamo proteggerci e proteggere gli altri dal contagio». Walter Ric- ciardi, consigliere del ministero della Salute, ha ammonito: «Non è finita. Se i contagi risalgono fra due setti- mane dovremo richiudere». La fase due prevede il ritorno al lavoro per centinaia di migliaia di persone in molti settori, nonché la fine delle restrizioni agli spostamen- ti. Previsti controlli alle fermate di bus e metro e nei parchi, anche con l’ausilio di droni. Al momento, la si- tuazione è ancora difficile da analiz- zare. A Milano si registrano controlli rigorosi e nessun disordine; non si assiste, al momento, all’esodo dal nord al sud. A Napoli è stato segna- lato in particolare un treno prove- niente da Licola e arrivato a Monte- santo. Un video testimonia l’arrivo dei passeggeri che escono dei vagoni a decine, come in qualsiasi giornata pre-quarantena, senza controlli né distanziamento. «Una situazione drammatica che mai ci saremmo aspettati di vedere» denunciano i sindacati. Sul piano economico, il governo studia nuove misure: reddito d’emer- genza, cassa integrazione, prestiti a fondo perduto per le piccole e me- die imprese e ingresso dello Stato nelle grandi imprese. È atteso in set- timana il decreto legge da 55 miliar- di. Si pensa anche a un ecobonus al 120 per cento per l’edilizia. «Nel de- creto che stiamo completando ci sa- ranno misure molto importanti a so- stegno delle imprese anche sotto for- ma di contributi a fondo perduto a sostegno della capitalizzazione, degli investimenti e dell’innovazione» ha detto il ministro dell’Economia Ro- berto Gualtieri, dopo aver osservato che le misure a sostegno della liqui- dità dei due precedenti decreti «al netto delle difficoltà iniziali stanno dando i primi frutti attesi». La situazione è particolarmente grave, come conferma uno studio di Confindustria presentato oggi. Nei mesi di marzo e aprile la produzione si è dimezzata, così come le entrate. «Le misure restrittive hanno prodot- to una caduta dell’attività senza pre- cedenti nelle serie storiche disponi- bili. La fine del lockdown non gene- rerà un veloce recupero perché le fa- miglie continueranno a essere pru- denti e le imprese dovranno smaltire le scorte che si sono accumulate ne- gli ultimi mesi» si legge nello stu- dio. Le prospettive del “dopo” resta- no incerte. Gli ultimi dati hanno confermato il calo dei malati. I contagi sono sce- si a 100.179, 525 in meno di due gior- ni fa. 81.654 i guariti, 1740 in più ri- spetto a due giorni fa. Si riducono i ricoveri in terapia intensiva: 1501, 38 in meno. Salgono a 28.884 le vitti- me, 174 in più in un giorno: il bilan- cio di decessi più basso dal 14 mar- zo. I contagi in Lombardia sono 77.528: 526 casi in più. In linea con quello di ieri (+ 533). Diminuiscono i morti: 14.231, con 42 nuovi decessi. Meno ricoveri in terapia intensiva: 532 (-13). Zero contagi in Calabria e in Umbria. Intanto, ieri l’Onu ha lanciato un appello internazionale per la prote- zione degli anziani, che risultano i più vulnerabili agli effetti del coro- navirus. Il mondo, ha sottolineato il segretario generale António Guter- res, «non dovrebbe trattare gli an- ziani come esseri invisibili o impo- tenti. Molti di loro continuano a la- vorare, a condurre una vita familiare attiva e a prendersi cura dei propri cari. La loro voce e la loro leader- ship contano». Al di là dell’impatto immediato sulla salute — ha aggiun- to il leader del Palazzo di vetro — «il virus sta esponendo gli anziani a un rischio maggiore di povertà, discri- minazione e isolamento». Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha presieduto una riunione dei Capi Dicaste- ro della Curia Romana. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Ghana il Reverendo Monsignore He- nryk Mieczysław Jagodziński, Consigliere di Nunziatura, ele- vandolo in pari tempo alla Se- de titolare di Limosano, con dignità di Arcivescovo. Il provvedimento è stato reso noto in data 3 maggio. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Joliet in Illinois (Stati Uniti d’Ameri- ca), presentata da Sua Eccel- lenza Monsignor Robert Da- niel Conlon. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Asansol (In- dia), presentata da Sua Ec- cellenza Monsignor Cyprian Monis. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Baruipur (In- dia), presentata da Sua Eccel- lenza Monsignor Salvadore Lobo. Gli succede Sua Eccellenza Monsignor Shyamal Bose, fi- nora Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Oudtshoorn (Sud Africa) il Reverendo Sacerdote Noel Andrew Rucastle, del cle- ro di Cape Town, finora Parro- co della Our Lady of Fatima Parish a Bellville e Vicario giu- diziale. Il Santo Padre ha nominato Segretario della Pontificia Ac- cademia Mariana Internaziona- le il Reverendo Padre Gilberto Cavazos González, O.F .M..
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Page 1: Per la pace nelle famiglie - Vatican News...Roberto Esposito La prima immunizzazione è il diritto LUCA M. PO S S AT I A PAG NI A 3 #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E A L I M E N TA

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 100 (48.424) Città del Vaticano lunedì-martedì 4-5 maggio 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!z!,!"

!,!

Alla messa a Santa Marta la preghiera del Papa anche per i pastori e per i medici

Per la pace nelle famiglieE al Regina Caeli l’appello alla collaborazione internazionale per trovare cure e vaccini contro il covid-19

È stata «per le famiglie, in questotempo di quarantena» a causa dellapandemia da covid-19 la preghiera diPapa Francesco all’inizio della messacelebrata lunedì 4 maggio nella cap-pella di Casa Santa Marta. In unaduplice prospettiva: quella della «fa-miglia, chiusa a casa», che «cerca difare tante cose nuove», facendo ri-corso a «tanta creatività con i bam-bini, con tutti, per andare avanti»; e

anche quella «che alle volte» è se-gnata dalla «violenza domestica».

Nella messa domenicale, la matti-na del 3, il vescovo di Roma avevafatto presente che oggi più che mai

il popolo ha bisogno di «buoni pa-stori» — sacerdoti ma anche persona-le sanitario — per affrontare la crisisociale causata dalla pandemia. Ce-lebrando proprio la domenica del

Buon Pastore, ha invitato a pregareper i «tanti pastori che nel mondodanno la vita per i fedeli, anche inquesta pandemia, tanti, più di 100qui in Italia sono venuti a mancare».Francesco ha voluto ricordare anchei medici: «Soltanto in Italia, 154 me-dici sono venuti a mancare, in attodi servizio. Che l’esempio di questipastori preti e “pastori medici” — haauspicato — ci aiuti a prendere curadel santo popolo fedele di Dio».

Sempre domenica — in occasionedel Regina Caeli recitato, a mezzo-giorno, dalla Biblioteca privata delPalazzo apostolico vaticano — ilPontefice ha appoggiato e incorag-giato «la collaborazione internazio-nale che si sta attivando con varieiniziative... per trovare vaccini e trat-tamenti» contro il covid-19. E «poi-ché la preghiera è un valore univer-sale — ha ricordato il Papa — ho ac-colto la proposta dell’Alto comitatoper la Fratellanza umana affinché ilprossimo 14 maggio i credenti di tut-te le religioni si uniscano spiritual-mente in una giornata di preghiera edigiuno e opere di carità, per implo-rare Dio di aiutare l’umanità a supe-rare la pandemia di coronavirus».

Francesco ha, inoltre, inviato unmessaggio per la festa della Madon-na di Luján, che si celebra l’8 mag-gio, assicurando che si unirà come«pellegrino spirituale e virtuale» perincrociare «quello sguardo di Madreche ti rinnova, si prende cura di te,ti dà forza».

PAGINE 7 E 8

Durante l’emergenza coronavirus

Se la speculazioneattacca l’Africa

Finiscono molte delle restrizioni imposte alle aziende e agli spostamenti a causa della pandemia

Italia, parte la “fase 2”

CO N T I N UA A PA G I N A 2

NOSTRE INFORMAZIONI

L’Onu invita a un ritorno in aulanei paesi in via di sviluppo

Conseguenze nefasteper la chiusuradelle scuole

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 2

A colloquio con lo scrittoreLuca Doninelli

Una feritasulla pelle del visibile

CAROLA SUSANI A PA G I N A 4

In «Tutto chiede salvezza»di Daniele Mencarelli

Io e i miei fratelli

GIULIA GALEOTTI A PA G I N A 5

Il racconto del lockdowndei rifugiati giunti in Italiacon i corridoi umanitari

Non si è bloccatala speranza

PAT R I Z I A CA I F FA A PA G I N A 6

Nunzio Sulprizio

Il “santinoclaudicante”

PAGINA 7

Al Dispensario pediatrico

I bambini poverinon possono aspettare

VALENTINA GIACOMETTI A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Conversazione con il filosofoRoberto Esposito

La primaimmunizzazioneè il diritto

LUCA M. PO S S AT I A PA G I N A 3

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

Storie di integrazione

L’unicofuturo possibile

GIULIA ALBERICOE FLAMINIA MARINARO A PA G I N A 4

di GIULIO ALBANESE

In queste settimane le agenziedi ra t i n g , nel silenzio più asso-luto della stampa internaziona-

le, hanno declassato le economiedei mercati emergenti, molti deiquali africani, nel corso della pan-demia del coronavirus. Si tratta diun fenomeno, con un impatto for-temente speculativo, sia per quantoconcerne l’aumento del costo deiprestiti, come anche in riferimentoall’indebolimento dell’offerta di ca-pitale da parte degli investitoristranieri.

Sta di fatto che sono dieci i pae-si africani che hanno subito il de-classamento dall’inizio della pande-mia: Angola, Botswana, Camerun,Capo Verde, Repubblica Democra-tica del Congo, Gabon, Nigeria,Sudafrica, Mauritius e Zambia.Queste decisioni si basano fonda-mentalmente sulle previsioni ri-guardanti la debolezza dei sistemifiscali e sanitari dei rispettivi paesi.Come ha pertinentemente osserva-to il professor Misheck Mutize, do-cente di economia finanziariaall’Università di Città del Capo,«le decisioni di downgrade rifletto-no un tempismo negativo monu-mentale. Direi anche che, nellamaggior parte dei casi, erano pre-maturi e ingiustificati».

Per certi versi si sta riproponen-do quanto avvenuto nel passato,durante il cosiddetto meltdown fi-nanziario della fine dello scorso de-cennio che ebbe un impatto deva-stante sull’economia reale di moltipaesi del globo. A tale proposito è

utile leggere il dettagliatissimo do-cumento, di oltre 650 pagine, inti-tolato The financial crisis inquiry re-port redatto da una commissionebipartisan e pubblicato dal governostatunitense nel 2011, nel quale ven-gono evidenziate le gravi responsa-bilità delle agenzie di ra t i n g , primae durante la grande crisi finanziariadel 2007-8. «La crisi non sarebbepotuta avvenire — scrissero gliestensori del rapporto — senza ledette agenzie. I loro ra t i n g , primaalle stelle e poi repentinamente ab-bassati, hanno mandato in tilt imercati e le imprese». Com’è noto,con la parola anglosassone ra t i n g siintende la valutazione della solvibi-lità di titoli obbligazionari e impre-se rispetto al rischio finanziario incui incorrono nel contesto dei lororispettivi paesi. Essi dunque vengo-no presi in considerazione dai mer-cati per giudicare lo stato di salutedelle varie economie nazionali e, diconseguenza, per definire anche itassi d’interesse sul debito pubbli-co. Nel passato, la Banca CentraleEuropea (Bce) li usava addiritturaper definire l’affidabilità delle ob-bligazioni pubbliche dei paesimembri dell’Unione europea (Ue)e per decidere se accettare o menotali titoli in garanzia per operazionidi credito e di finanziamento. Sitratta di una procedura che perfortuna le autorità bancarie euro-pee hanno deciso di non applicarea seguito del covid-19 per evitareche si acuissero i processi di specu-lazione sui paesi dell’Unione.

Poiché le agenzie di rating han-no un enorme potere di influenzarele aspettative del mercato e le deci-sioni di allocazione del portafogliodegli investitori, i declassamenti in-dotti dalla crisi del coronavirus mi-nano i fondamentali macroecono-mici dell’intero continente. Unavolta avvenuto il declassamento,quasi fosse una sorta di oracolo disventure, anche i paesi meglioequipaggiati, quelli che sarebberoin grado di superare la crisi, si tro-vano in sofferenza. Emblematico èil caso del Sud Africa. Per questopaese, che appartiene all’a g g re g a t ogeoeconomico dei Brics, l’agenziaMo o dy’s ha rilevato un aumentodel debito del 62,2 per cento ri-spetto al Pil, con una previsione fi-no al 91 per cento entro il 2023;inoltre ha giudicato la crescita infe-riore all’1 per cento, prevedendouna recessione del -5,8 per centoentro il prossimo triennio. Il gover-no di Pretoria si augurava che ilgiudizio di Moody’s non fossepubblicato così in anticipo, non so-lo per constatare il reale impattodel virus sul paese ma anche peravere il tempo di constatare l’effet-to delle misure economiche adotta-te su scala nazionale. L’effetto deldowngrade ha generato un effetto acatena per cui poco dopo l’altraagenzia di ra t i n g Fitch ha ulterior-mente declassato i titoli di statoconsiderandoli junk, dunque “spaz-zatura”. Sempre Fitch ha tagliato ilra t i n g sovrano del Gabon a “CCC”da “B”. In questo caso il declassa-mento è dipeso dalla presunzione

ROMA, 4. Parte oggi la “fase 2”dell’emergenza coronavirus in Italia,uno dei paesi più colpiti dalla pan-demia. Previsto l’allentamento dellerestrizioni dopo due mesi di lockdo-wn. Il presidente del Consiglio Giu-seppe Conte ha lanciato un appelloalla responsabilità: «Il futurodell’Italia è nelle nostre mani». «Sevogliamo evitare dolorosi passi in-dietro — ha aggiunto Conte — ades-so più che mai servono collaborazio-ne, senso di responsabilità, rispettodelle regole da parte di tutti. Non èuna fase meno complessa di quellache si sta chiudendo, ma finora la ri-sposta della popolazione è statamolto efficace e confido continui adesserlo».

Il ministro dell’Interno LucianaLamorgese, da parte sua, ha invitatoalla prudenza e al rispetto delle re-gole: «Siamo in una fase delicata,dobbiamo proteggerci e proteggeregli altri dal contagio». Walter Ric-ciardi, consigliere del ministero dellaSalute, ha ammonito: «Non è finita.Se i contagi risalgono fra due setti-mane dovremo richiudere».

La fase due prevede il ritorno allavoro per centinaia di migliaia dipersone in molti settori, nonché lafine delle restrizioni agli spostamen-ti. Previsti controlli alle fermate dibus e metro e nei parchi, anche conl’ausilio di droni. Al momento, la si-tuazione è ancora difficile da analiz-zare. A Milano si registrano controllirigorosi e nessun disordine; non siassiste, al momento, all’esodo dalnord al sud. A Napoli è stato segna-lato in particolare un treno prove-niente da Licola e arrivato a Monte-santo. Un video testimonia l’arrivodei passeggeri che escono dei vagonia decine, come in qualsiasi giornatapre-quarantena, senza controlli nédistanziamento. «Una situazionedrammatica che mai ci saremmoaspettati di vedere» denunciano isindacati.

Sul piano economico, il governostudia nuove misure: reddito d’emer-genza, cassa integrazione, prestiti afondo perduto per le piccole e me-

die imprese e ingresso dello Statonelle grandi imprese. È atteso in set-timana il decreto legge da 55 miliar-di. Si pensa anche a un ecobonus al120 per cento per l’edilizia. «Nel de-creto che stiamo completando ci sa-ranno misure molto importanti a so-stegno delle imprese anche sotto for-ma di contributi a fondo perduto asostegno della capitalizzazione, degliinvestimenti e dell’innovazione» hadetto il ministro dell’Economia Ro-berto Gualtieri, dopo aver osservatoche le misure a sostegno della liqui-dità dei due precedenti decreti «alnetto delle difficoltà iniziali stannodando i primi frutti attesi».

La situazione è particolarmentegrave, come conferma uno studio diConfindustria presentato oggi. Neimesi di marzo e aprile la produzionesi è dimezzata, così come le entrate.«Le misure restrittive hanno prodot-to una caduta dell’attività senza pre-cedenti nelle serie storiche disponi-bili. La fine del lockdown non gene-rerà un veloce recupero perché le fa-miglie continueranno a essere pru-denti e le imprese dovranno smaltirele scorte che si sono accumulate ne-gli ultimi mesi» si legge nello stu-dio. Le prospettive del “dop o” re s t a -no incerte.

Gli ultimi dati hanno confermatoil calo dei malati. I contagi sono sce-si a 100.179, 525 in meno di due gior-ni fa. 81.654 i guariti, 1740 in più ri-spetto a due giorni fa. Si riducono iricoveri in terapia intensiva: 1501, 38in meno. Salgono a 28.884 le vitti-me, 174 in più in un giorno: il bilan-cio di decessi più basso dal 14 mar-zo. I contagi in Lombardia sono77.528: 526 casi in più. In linea conquello di ieri (+ 533). Diminuiscono imorti: 14.231, con 42 nuovi decessi.Meno ricoveri in terapia intensiva:532 (-13). Zero contagi in Calabria ein Umbria.

Intanto, ieri l’Onu ha lanciato unappello internazionale per la prote-zione degli anziani, che risultano ipiù vulnerabili agli effetti del coro-navirus. Il mondo, ha sottolineato ilsegretario generale António Guter-

res, «non dovrebbe trattare gli an-ziani come esseri invisibili o impo-tenti. Molti di loro continuano a la-vorare, a condurre una vita familiareattiva e a prendersi cura dei propricari. La loro voce e la loro leader-ship contano». Al di là dell’impattoimmediato sulla salute — ha aggiun-to il leader del Palazzo di vetro — «ilvirus sta esponendo gli anziani a unrischio maggiore di povertà, discri-minazione e isolamento».

Questa mattina, nel PalazzoApostolico Vaticano, il SantoPadre Francesco ha presiedutouna riunione dei Capi Dicaste-ro della Curia Romana.

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in Ghana ilReverendo Monsignore He-nryk Mieczysław Jagodziński,Consigliere di Nunziatura, ele-vandolo in pari tempo alla Se-de titolare di Limosano, condignità di Arcivescovo.

Il provvedimento è stato resonoto in data 3 maggio.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Joliet inIllinois (Stati Uniti d’Ameri-ca), presentata da Sua Eccel-lenza Monsignor Robert Da-niel Conlon.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Asansol (In-dia), presentata da Sua Ec-

cellenza Monsignor CyprianMonis.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Baruipur (In-dia), presentata da Sua Eccel-lenza Monsignor SalvadoreLob o.

Gli succede Sua EccellenzaMonsignor Shyamal Bose, fi-nora Vescovo Coadiutore dellamedesima Diocesi.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Oudtshoorn (SudAfrica) il Reverendo SacerdoteNoel Andrew Rucastle, del cle-ro di Cape Town, finora Parro-co della Our Lady of FatimaParish a Bellville e Vicario giu-diziale.

Il Santo Padre ha nominatoSegretario della Pontificia Ac-cademia Mariana Internaziona-le il Reverendo Padre GilbertoCavazos González, O.F.M..

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 4-5 maggio 2020

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Mentre gran parte dell’Europa prova a ripartire nonostante la pandemia

Conferenza dei donatoriper trovare un vaccino

L’Onu invita a un ritorno in aula nei paesi in via di sviluppo

Conseguenze nefasteper la chiusura delle scuole

BRUXELLES, 4. Parte oggi a Bruxellesla conferenza dei donatori “Wo r l dagainst covid-19”, un piano di azioneglobale che punta a raccogliere al-meno 7,5 miliardi di euro per trovareun vaccino contro la pandemia.

«Dobbiamo svilupparlo al piùpresto — ha detto il commissario eu-ropeo alla Ricerca e alla Cultura, labulgara Marija Gabriel — produrlo edistribuirlo in ogni singolo angolodel mondo». Per questo, secondoquanto dicono gli scienziati, oltre ai7,5 miliardi di euro, serve anche unastretta collaborazione tra i miglioriricercatori del mondo.

E in questo contesto, ha aggiuntoGabriel, «l’Italia è molto coinvolta».A riguardo, stanno infatti funzionan-do gli anticorpi generati nei topi daun vaccino italiano. Lo hanno con-fermato stamane all’Ansa gli espertidello Spallanzani, precisando che sitratta del livello più avanzato finoraraggiunto nella sperimentazione diun candidato vaccino nato in Italia.I test sull’uomo sono previsti co-munque dopo l’estate.

L’obiettivo del piano di azione èconvincere quanti più governi possi-bile a partecipare e a donare. Le in-tenzioni di “World against covid-19”— descritte in una lettera firmata, tragli altri, dal presidente del Consigliodei ministri italiano, Giuseppe Con-te, dal capo di Stato francese, Em-manuel Macron, e dal cancelliere te-desco, Angela Merkel — sono quelledi unire le forze di governi e aziendeper trovare risorse, da aggiungere ai380 milioni di euro già mobilitati daBruxelles, per sostenere, oltre alla ri-cerca dei vaccini, anche diagnosticae terapie. I soldi non serviranno,quindi, solo a sviluppare le cure maanche a condividerle, dando una ri-sposta globale all’emergenza. «Saràun vaccino prodotto da tutto il mon-do, per tutto il mondo. Sarà un be-ne pubblico unico. Ci impegniamo arenderlo accessibile e alla portata ditutti», ha spiegato in una nota ilpresidente della Commissione Ue,Ursula von der Leyen. «È compitodella nostra generazione. Ci possia-mo riuscire», ha aggiunto.

Oggi sarà comunque solo l’iniziodi una lunga maratona, con unosforzo che durerà almeno tre setti-mane e potrebbe vedere altri dueeventi, uno a fine mese e uno a ini-zio giugno, per un effetto moltipli-catore della raccolta di denaro.

Il 4 maggio è una data importanteanche per le riaperture in molti paesieuropei, la cosiddetta fase 2. DallaSpagna alla Germania, dall’Austriaalla Grecia fino ai Paesi scandinavi,tutti hanno lentamente allentato daoggi i blocchi, disponendo allo stes-so tempo misure di distanziamentosociale, introducendo l’obbligo diindossare mascherine o incrementan-do i test per cercare di rintracciare espegnere nei tempi più rapidi possi-bili eventuali nuovi focolai.

Anche se la situazione dell’epide-mia non è uguale dappertutto. LaRussia si trova, ad esempio, a fron-teggiare un nuovo record di contagi:

quasi diecimila in più in appena 24ore. Mentre il Regno Unito, terzoPaese al mondo per numero di vitti-me dopo gli Stati Uniti e appenadietro l’Italia, continua a viaggiare alritmo di circa 600 morti al giorno enon prevede per il momento alcunallentamento del lockdown, nono-stante il primo ministro, Boris John-son, sostenga che nel Paese sia statosuperato il picco dell’epidemia. An-che la vicina Irlanda ha optato perla massima prudenza, con altre duesettimane di restrizioni rigide e nonpensa di riaprire le scuole prima delprossimo settembre.

La Germania invece, forte anchedella nuova discesa dell’indice dicontagio registrata nei giorni scorsidopo che si era ipotizzata una risali-ta delle infezioni, prosegue con latabella di marcia fissata per l’uscitadalle misure di contenimento.

Il 20 aprile avevano riaperto i ne-gozi, e i liceali avevano iniziato leprove di maturità in alcuni Länder.Oggi è toccato ai ragazzi di fine ci-clo delle elementari e a quelli dellesuperiori tornare tra i banchi.

In Francia, dove lo stato di emer-genza è stato prolungato fino al 24luglio, il premier Philippe presentaal Senato la strategia per la ripresa.Nel frattempo, la Commissione Ueha approvato gli aiuti di Parigi adAir France per 7 miliardi di euro.Il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen (Reuters)

di ANNA LISA ANTONUCCI

La scuola è un porto sicuroper i bambini e i ragazzi intante realtà difficili nel mon-

do. Per questo la prolungata chiu-sura degli istituti scolastici causatadalla pandemia e la conseguentecostrizione in casa per milioni distudenti preoccupa le organizzazio-ni come l’Unesco, l’Unicef e il Pamche temono conseguenze nefasteper l’istruzione ma anche per la vi-ta stessa dei ragazzi. I rischi per igiovani che non vanno a scuola, inparticolare nei Paesi in via di svi-luppo, vanno dalla mancanzadell’unico pasto sicuro della gior-nata, all’aumento delle disugua-glianze, alla carenza di assistenzasanitaria e mancanza di vaccinazio-ni, dal finire vittime di violenza, allavoro minorile, ai matrimoni pre-coci per le ragazze. «La riaperturadelle scuole in sicurezza deve esse-re, dunque, una priorità perché —sottolinea il direttore dell’U n i c e f,Henrietta Fore — in molti Paesi nelmondo più i bambini restano lon-tani dalle aule scolastiche più cor-rono il rischio di non tornarci più.Questo potrebbe dunque rappre-sentare un ulteriore grave dannodella pandemia da covid-19 conun’inversione devastatrice dei pro-gressi educativi». Per questo l’Uni-cef, insieme all’Unesco, al Pro-gramma alimentare mondiale(Pam) e alla Banca mondiale per

l’educazione hanno redatto delle li-nee guida per la riapertura in sicu-rezza delle scuole dopo che oltreun miliardo di studenti nel mondosono stati costretti a rimanere a ca-sa per il confinamento antivirus.

La premessa è che la chiusurageneralizzata degli edifici scolasticia causa del covid-19 rappresenta unrischio senza precedenti per l’edu-cazione e il benessere dei bambini,in particolare per i più marginaliz-zati che trovano solo a scuola servi-zi sanitari, nutrimento e riparodall’insicurezza dei territori dovevivono, spesso in guerra. Per que-sto, da quando le scuole sonochiuse a causa del covid, secondo idati Onu, sono 370 milioni i bam-bini che hanno dovuto rinunciareall’unico pasto che rappresentaun’ancora di salvezza per le fami-glie povere. I bambini sono inoltreprivati dell’assistenza sanitaria chericevono normalmente a scuola.

Secondo le organizzazionidell’Onu, dunque, è necessariopensare con urgenza, in collabora-zione con le autorità nazionali e lo-cali, al ritorno a scuola. «Mentremolti studenti sono in ritardo nelloro apprendimento a causa dellaprolungata chiusura delle scuole, ladecisione, tutt’altro che semplice,di quando e come permettere ditornare in classe dovrebbe essereuna priorità», sostiene il direttoregenerale dell’Unesco Audrey Azou-lay. «Una volta che il via libera sa-rà stato dato sul fronte sanitario,tutta una serie di misure dovrà es-sere messa in atto per garantire chenessuno studente sia lasciato indie-tro. Queste linee guida fornisconoorientamenti generali a governi epartner per facilitare la riaperturadelle scuole per studenti, insegnan-ti e famiglie. Condividiamo lo stes-so obiettivo, proteggere e promuo-vere il diritto all’istruzione per ognistudente» aggiunge Azoulay. «Senon interveniamo subito, mettendoin campo aiuti vitali per i più vul-nerabili le ricadute del covid-19 pe-seranno per decenni», dice ancorail direttore dell’Unicef. «In moltiPaesi in via di sviluppo — sottoli-nea la rappresentante Onu — lapromessa di un pasto sicuro per ipropri figli è sufficiente a convince-re i parenti a mandare i bambini ascuola», sottraendoli così a faticosilavori domestici o salvaguardare lebambine dai matrimoni precoci. Lelinee guida, dunque, indicano chenon vi siano ancora prove suffi-cienti per misurare l’impatto dellechiusure scolastiche sui tassi di tra-smissione della malattia. Una re-centissima ricerca condotta suglialunni e sul personale scolasticonel New South Wales, in Australia,ha rilevato un tasso di trasmissione«straordinariamente basso» nellescuole, gli effetti negativi dellechiusure scolastiche sulla sicurezzae sull’apprendimento dei bambinisono ben documentati. Addiritturasi teme che i progressi nell’i s t ru z i o -ne dei bambini degli ultimi decen-ni rischiano di andare perduti e,nei casi peggiori, completamenteinvertiti.

Netta replica di Pechino

Nuove accuse statunitensi alla Cina

Il presidente Donald Trump durante l’intervista a «Fox News» (Reuters)

Oms e Bei uniti nella lottaal virus nel continente africano

Durante l’emergenza coronavirus

Se la speculazione attacca l’AfricaCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

che i rischi per la capacità di rim-borso del debito sovrano aumentas-sero a causa della pressione di liqui-dità dovuta al crollo dei prezzi delp etrolio.

La Nigeria è stata declassata più omeno per le stesse ragioni daStandard and Poor’s (S&P) da “B” a“B-”. Il motivo sarebbe legato al fat-to che il coronavirus avrebbe aumen-tato il rischio di shock finanziari deri-vanti dalla riduzione dei prezzi delpetrolio e dalla recessione economi-ca. Sempre la S&P ha declassato an-che il Botswana, una delle economiepiù stabili del continente africanoche precedentemente aveva un ra t i n g“A”. L’agenzia ha denunciato l’inde-bolimento delle entrate a causa di

un calo della domanda di materieprime e della prevista decelerazioneeconomica a causa di covid-19. Il de-classamento del Botswana, curiosa-mente, è avvenuto quattro giorni do-po che fosse imposto il lockdown eprima che nel paese fosse ufficial-mente dichiarato il primo caso di co-vid-19.

Questi d o w n g ra d e , alla prova deifatti, stanno sortendo un effettomolto negativo che acuisce a dismi-sura le sofferenze delle popolazionicontaminate dal covid-19. Anzituttoperché riducono il valore delle ob-bligazioni sovrane come garanzianelle operazioni di finanziamentodelle banche centrali e spingono itassi di interesse in alto. Essendo ivalori delle obbligazioni sovrane for-temente scontati, aumentano allo

stesso tempo i costi delle rate di rim-borso degli interessi, contribuendoin definitiva a un aumento del costodel debito. Questo scenario, natural-mente, sta penalizzando fortementel’economia reale a livello continenta-le. Si ricordi che in più circostanze,sia il cartello del G8 come anchequello dei G20 hanno prodotto unacopiosa letteratura, fatta di docu-menti e dichiarazioni, attraverso laquale si stigmatizza il comportamen-to delle agenzie di ra t i n g e si chiedeuna loro profonda riforma. Le agen-zie di ra t i n g , è bene rammentarlo,sono entità economico-finanziareprivate, pesantemente segnate da unconflitto di interessi in quanto van-tano partecipazioni azionarie impor-tanti provenienti dalle più grandibanche e fondi di investimento e

corporation internazionali. Non v’èdubbio, poi, che in tempi di crisi co-me quella attualmente in corso, lesuddette agenzie dovrebbero postici-pare la pubblicazione dei report, as-sicurandosi di poter disporre di tuttele informazioni necessarie per effet-tuare una valutazione equa dei loroprofili di ra t i n g. Come suggerito dalprofessor Mutize e da altri osserva-tori africani, sarà compito dell’Unio-ne africana (Ua) e dei paesi membriadottare dei meccanismi di sostegnoai governi del continente perchépossano tutelare i loro mercati dallaspeculazione finanziaria. Un’istanzalegittima che per i credenti trova lasua risonanza nelle parole di PapaFrancesco: «Le questioni sociali edeconomiche non possono essereestranee al messaggio del Vangelo».

GINEVRA, 4. L’o rg a n i z z a z i o n emondiale della sanità (Oms) e laBanca europea degli investimenti(Bei) hanno deciso di rafforzare ilsistema di cooperazione per soste-nere i Paesi africani più deboli nel-la lotta contro il coronavirus.L’obiettivo — hanno annunciatocongiuntamente — è costruire e po-tenziare i sistemi di sanità pubbli-ca, garantendo la diffusione di ma-teriale per i trattamenti sanitari ed’igiene. «Combinare l’exp ertisenell’ambito della salute pubblicadell’Oms con le capacità finanzia-rie del gruppo Bei contribuirà aduna risposta più efficace al covid-19e alle altre necessità più rilevanti»ha affermato il direttore generaledell’Oms. La partnership conteràsu 1,4 miliardi di euro.

Intanto in Algeria il mancato ri-spetto delle misure di prevenzione,dall’inizio del Ramadan, ha porta-to alla chiusura nel weekend di nu-merosi negozi riaperti la settimanascorsa. L’ordine è stato diramatoda almeno 15 prefetti. Il Paese regi-stra 463 morti e 4474 casi.

Nella Repubblica Democraticadel Congo si rischia invece una«ecatombe» nelle carceri a causadel sovraffollamento e delle preca-rie condizioni igienico-sanitarie. Lodenuncia Human Rights Watch(Hrw). Negli ultimi due giorni 43detenuti sono risultati positivi nellaprigione militare di Ndolo, a Kin-shasa, che ospita quasi 2 mila per-sone. Il numero però potrebbe es-sere molto più elevato, ha precisatoil ministro della Sanità.

WASHINGTON, 4. Gli Stati Uniticontinuano a rivolgere critiche allaCina per le modalità con cui ha af-frontato la diffusione del nuovo co-ronavirus. Un tema, questo, solleva-to ieri in due diverse interviste, unadel segretario di Stato, Mike Pom-peo, l’altra del presidente DonaldTru m p .

In un’intervista fiume con l’emit-tente televisiva «Fox News», svolta-si presso il Lincoln Memorial e du-rata oltre due ore, Trump ha elogia-to la propria azione politica nellarisposta alla pandemia di coronavi-rus ed è tornato ancora a commen-tare la gestione dell’emergenza sa-nitaria dalla parte cinese. Si è dettoconvinto che la Cina abbia compiu-to un «grave errore», in quanto ri-teneva che il paese ha «cercato dinascondere» il coronavirus. Ha sot-tolineato poi come Pechino, nelleprime misure prese, abbia «impedi-to alle persone di entrare in Cina,ma abbia consentito alle persone dilasciare la Cina, facendo così delmale al mondo», permettendo cheil coronavirus si diffondesse «nelnostro e in altri Paesi».

Il presidente ha annunciato laprossima pubblicazione di un rap-porto «esaustivo» degli Stati Uniti

sulle responsabilità della Cina nelladiffusione del covid-19 concludendoche «Xi Jinping è un brava perso-na, ma questo non sarebbe mai do-vuto accadere». In qualche modol’inquilino della Casa Bianca ha

avallato l’ipotesi illustrata dal suosegretario di Stato, Mike Pompeo,che in mattinata, nel corso di un’in-tervista con l’emittente «Abc», ave-va affermato che «ci sono numeroseprove sul fatto che il coronavirus

arrivi dal laboratorio di virologia diWuhan». Il segretario di Stato Usaha inoltre evidenziato come un da-to di fatto la presenza in Cina dilaboratori scadenti da cui, anche inpassato, si sarebbero diffusi virused epidemie. Il capo della diploma-zia statunitense ha perpetratoun’accusa, rivolta più volte negli ul-timi tempi dalle massime caricheUsa al governo cinese, che avrebbe«fatto tutto quello che ha potuto,per assicurarsi che il mondo nonsapesse in modo tempestivo» delcoronavirus. La teoria del virus svi-luppato in laboratorio era già stataperò smentita a metà marzo da unostudio pubblicato dalla rivistascientifica «Nature Medicine», incui veniva anzi dimostrata l’originenaturale del nuovo coronavirus, de-nominato Sars-CoV2.

Pronta è inoltre arrivata la repli-ca dalla Cina. «Pompeo dovrebbepresentare questa cosiddetta provaal mondo, e specialmente al pubbli-co americano che continua a cerca-re di ingannare» ha commentato ilquotidiano di Pechino «Global Ti-mes». La verità — ha aggiunto — «èche Pompeo non ha alcuna prova,e durante l’intervista di domenicastava bluffando».

Page 3: Per la pace nelle famiglie - Vatican News...Roberto Esposito La prima immunizzazione è il diritto LUCA M. PO S S AT I A PAG NI A 3 #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E A L I M E N TA

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 4-5 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Conversazione con il filosofo Roberto Esposito

La prima immunizzazioneè il diritto

di LUCA M. PO S S AT I

La pandemia di coronavirus è ilprimo evento veramente glo-bale, destinato a lasciare un

segno profondo nel nostro tempo enel nostro modo di pensare il rap-porto tra potere, società e vita.«Non esistono comunità storicheprive di forme di immunizzazione» ela prima immunizzazione «è il dirit-to, senza il quale i conflitti diverreb-bero insostenibili». Di questo è con-vinto Roberto Esposito, professoredi filosofia teoretica alla Scuola Nor-male Superiore di Pisa. La sua rifles-sione intreccia temi giuridici, teolo-gici, antropologici e biologici apren-do la strada di una nuova filosofiapolitica. Molti suoi testi, tra i qualiCommunitas. Origine e destino dellacomunità (Einaudi, 2004) e Immuni-tas. Protezione e negazione della vita(nuova edizione Einaudi, 2020),hanno ridisegnato il dibattito filoso-fico contemporaneo. Nel suo recentelibro Pensiero Istituente (Einaudi,2020) analizza la crisi della politicaproponendo un nuovo paradigmafondato su una prassi realistica,aperta e innovativa. A lui abbiamochiesto un orientamento per capireche tipo di mondo rinascerà dallapandemia.

Oggi tantissimi si affrettano a dare“p ro f e z i e ” apocalittiche. Altri invece di-cono che non cambierà nulla. Come sa-rà il mondo del “dopo”?

Certamente un mondo diverso.C’è chi sostiene che questa crisi pan-demica non è poi tanto diversa daaltre, antiche e moderne, che ci sonostate lungo il corso della storia, poisuperate senza lasciare tracce nel tes-suto profondo della società. Non so-no di questo parere. Intanto le gran-di pandemie hanno mutato profon-damente le società in cui sono ap-parse. Per esempio, la peste nera del1300 ha di fatto chiuso il Medioevo,preparando le condizioni per l’av-vento dell’epoca moderna, favoren-do la nascita degli Stati moderni ne-cessari a contenere rischi, altrimentiinsostenibili, di disgregazione socia-le. Inoltre questa pandemia è il pri-mo evento, anche più delle guerremondiali, veramente globale. Nessunpaese è stato o sarà risparmiato, co-me invece è accaduto durante leguerre. Naturalmente ciò non vuoldire che produrrà un numero para-gonabile di morti. Ma quando mai,in tempo di pace, si sono visti sfilarecamion pieni di cadaveri perché i ci-miteri locali erano insufficienti o sca-vare fosse comuni a cinquecento chi-lometri da New York? Quando maiè riapparsa la pratica, tipicamentemilitare, del triage, in cui si è dovu-to scegliere tra chi tenere in vita echi abbandonare alla morte? Tuttociò — per non parlare della tremendacrisi economica e sociale che ci at-tende — non potrà non avere effettiprofondi e durevoli sulla prossima

forma di vita delle nostre società.Dal momento che a essere messa indiscussione è l’anima stessa della so-cietà, cioè la relazione interumana.Certo, una certa dose di immunizza-zione è necessaria. Nessun corpo in-dividuale o collettivo potrebbe so-pravvivere senza un sistema immuni-tario. Non esistono comunità stori-che prive di forme di immunizzazio-ne, la prima delle quali è il diritto,senza il quale i conflitti diverrebberoinsostenibili. Ma l’equilibrio tra co-munità e immunità è molto delicato.Oltre una certa soglia d’intensifica-zione l’immunità, che serve a proteg-gere la vita collettiva, può pervenirea negarla. È quanto accade, sul pia-no biologico, con le malattie autoim-muni, quando la protezione immuni-taria si rivolge contro lo stesso corpoche dovrebbe difendere, portandoloalla distruzione.

Uno dei temi centrali della sua ricercafilosofica è la biopolitica. Per Foucaultla biopolitica è, in generale, l’insiemedelle pratiche mediante cui i poteri agi-scono sui corpi e sulla vita biologica.Non crede che la pandemia — con tuttele questioni poste dalle misure di sicu-rezza, e non solo — riproponga in unaluce nuova il binomio potere/vita? Ilvirus può colpire tutti, anche i potenti,e costringe il potere politico a riscriverela propria “agenda”.

Nel mondo della filosofia — chein questa vicenda non mi pare stiadando il meglio di sé — si oscilla tradue interpretazioni estreme e secon-do me entrambe fuori bersaglio.

Quella ipernegativa secondo cui lacrisi sarebbe stata provocata, o co-munque adoperata, dai governi peraccrescere il loro potere di controllosulla popolazione. Naturalmente lapreoccupazione nei confronti di unalimitazione delle libertà personali èpiù che fondata. Come anche quellasu un eccessivo spostamento del po-tere dal legislativo all’esecutivo. C’èun limite oltre il quale la decretazio-ne di urgenza può creare un puntodi rottura nei sistemi politici demo-cratici. Ma quando si parla di “statodi emergenza” o di “eccezione” —certamente attivato oggi in Italia —non bisogna legarlo a una scelta vo-luta dai governi, ma all’improvviso eimprevedibile stato di necessità chel’esplosione della pandemia ha de-terminato. Come ben sanno i grandigiuristi, la necessità è fonte del dirit-to almeno quanto la volontà sovra-na. Naturalmente uno stato di ecce-zione in un paese democratico nonpuò travolgere le libertà personalisenza snaturarlo. E soprattutto nonpuò essere protratto per troppo tem-po. Come per la relazione tra comu-nità e immunità, è sempre questionedi equilibrio e senso del limite. L’al-tra interpretazione corrente, tutta af-fermativa, è che il virus abbia rista-bilito l’uguaglianza o addirittura, co-me qualcuno arriva a sostenere, pos-sa portare al comunismo, perchémetterà fine alla globalizzazione li-berale. Ora è vero che in questi mesitragici è stato ristabilito un tragicoprincipio di eguaglianza nel sensoche ciascuno può essere colpito dalvirus fino a morire. Ma il principioche gli uomini sono uguali perchétutti raggiungibili dalla morte vio-lenta, sostenuto da Hobbes per le-gittimare la creazione dello Stato Le-viatano, non mi pare costituiscaun’opportunità da valutare positiva-mente. La biopolitica cui lei facevariferimento coglie la relazione anti-nomica tra vita e morte nella gestio-ne del potere. C’è però una differen-za di fondo tra una politica fatta innome della vita e un’altra che fa del-la morte di alcuni la condizione del-la vita di altri, come ha fatto il nazi-smo nella maniera più catastrofica.

In questa difficile fase, uno degli aspettiche sono emersi con maggiore nettezza èstata la divisione dell’Unione europea,con la solita contrapposizione tra statidel sud e stati del nord. Lei pensa chequesta pandemia segni l’inizio di unacrisi profonda per l’Europa? Il nostrosenso di comunità europeo è stato dan-neggiato in modo irreparabile?

Questa pandemia non segna l’ini-zio di una crisi profonda per l’E u ro -pa, ma testimonia che l’Europa poli-tica è già da tempo in una crisi pro-fonda e che anzi, per certi versi, essanon è mai nata. Il passaggio di so-vranità dagli stati nazionali all’Unio-ne europea è stato troppo deboleperché potesse nascere qualcosa disimile a una federazione anche lon-tanamente assimilabile agli StatiUniti d’Europa. Perché questo po-

tesse accadere l’Europa avrebbe do-vuto condividere cose decisive comelingua, valori fondanti, simboli co-muni. Tutto ciò non si può inventa-re. Magari — ma forse oggi è troppotardi — sarebbe stato possibile spin-gere in questa direzione con alcuneriforme cruciali, come quella, adesempio, dell’elezione diretta di unPresidente del parlamento europeo.Era quanto proponemmo, qualchetempo fa con Ernesto Galli dellaLoggia. Ma la proposta, dopo qual-che apprezzamento delle stesse auto-rità europee, è caduta nel vuoto.L’altro elemento portante della no-stra analisi era la ricerca di una pos-sibile identità europea proprio nelrapporto, teso ma potenzialmente vi-tale, tra Europa centro settentrionaleed Europa mediterranea. Purtroppo,le linee di frattura che la crisi attua-le, ma già per altri versi quella im-migratoria, ha messo in evidenzapassano proprio tra queste due Eu-ropa, divise soprattutto dal differen-te modo di concepire il rapporto trapolitica ed economia, oltre che dadifferenze altrettanto forti di caratte-re socio-culturale. Detto questo, mipare che ultimamente una qualchericerca, se non di unità, almeno dimediazione tra esigenze e interessidiversi, stia emergendo. Speriamoche non sia soltanto una strategiacomunicativa, ma riveli una qualcheconsapevolezza che, nella loro vulne-rabilità, i paesi europei condividonolo stesso destino nei confronti dellealtre potenze mondiali.

Gli effetti della pandemia sul tessutosociale, soprattutto in Italia, creerannonuove forme di conflitto? Prevarrà l’av-versione o la solidarietà?

Io credo entrambi. Un conflitto —spero di tipo solo politico — è inevi-tabile nella situazione di impoveri-mento in cui il paese è destinato acadere. Credo che la battaglia, ripe-to politica, a favore della libertà va-da fatta anche con strumenti finoadesso evitati. Per esempio, perso-nalmente sarei d’accordo su una tas-sa, anche ingente, sulla grande pro-prietà immobiliare. Detto questo,credo che questa vicenda tragica ab-bia messo in evidenza, e anche sti-molato, forme di solidarietà, non so-lo tra medici e infermieri, ma anchenel mondo cattolico, in quello delvolontariato, delle organizzazioninon governative. Anche da questopunto di vista non sarà più comeprima. Io spero che questi monditrovino il modo di manifestare la lo-ro presenza sul piano sociale e anchep olitico.

Sul piano geopolitico, lei crede che di-venteremo tutti più “cinesi”, nel sensoche il ruolo della Cina, in virtù del suopeso economico, sarà sempre più pre-ponderante? Sarà la Cina e risollevarel’Occidente e il suo capitalismo malato?

Onestamente non lo credo. Certo,la Cina ha giocato la sua partita inmodo forte, dando prova anche diuna notevole capacità tecnico-orga-nizzativa. Alla fine, immagino chesul piano geopolitico prevalgano lerelazioni tradizionali con gli alleatioccidentali. Per quanto anche conl’America ci siano notevoli differen-ze, rispetto all’Europa, soprattuttocon l’attuale governo americano, mipare che alla fine le analogie cultura-li e ideologiche restino maggiori del-le distanze.

Che ruolo può giocare la spiritualitàcristiana nella ripresa?

Secondo me un ruolo importante.Ma attenzione, la situazione è digrande rischio per la Chiesa. Anchein questo caso la crisi che viviamonon sarà senza effetti. La Chiesapuò uscire da questa vicenda o note-volmente rafforzata o profondamen-te indebolita. La linea di confine traqueste due possibilità mi pare defi-nita proprio dal termine “‘spirituali-tà”. Se prevarranno gli interessi diparte, che pure nella Chiesa legitti-mamente ci sono, allora sarà difficilericostruire un rapporto intenso conla comunità dei credenti. Se inveceprevarrà una interpretazione univer-salistica, cattolica nel senso forte eoriginario del termine, allora laChiesa potrà giocare — ma questoverbo mi appare inadeguato — unruolo di primo piano nella definizio-ne della società a venire.

Scambio di colpi d’arma da fuoco

Tensione al confinetra le due Coree

SEOUL, 4. Una fiammata di tensio-ne ha scosso ieri il confine tra ledue Coree, a causa di uno scambiomultiplo di colpi d’arma da fuoco.I militari nordcoreani hanno spara-to più proiettili verso una postazio-ne di guardia sudcoreana lungo lalinea demilitarizzata che separa idue Paesi, ricevendo a stretto giroun’analoga risposta.

L’incidente è avvenuto nei pressidella città frontaliera di Cheorwon.Non ci sono state vittime o feriti e

con il passare delle ore Seoul haparlato di episodio che non è sem-brato «intenzionale». Lo ha scrittol’agenzia di stampa Yonhap citandoun funzionario militare sudcoreano enon escludendo la semplice opzionedi un errore. I soldati sudcoreanihanno ritrovato quattro proiettiliconficcati in un muro della loro po-stazione, ha spiegato una nota delComando di Stato maggiore con-giunto, replicando, come da regola-mento interno, con due serie d’av -vertimento da dieci colpi l’una e poilanciando l’allarme. «Abbiamo an-che inviato una notifica al Nord at-traverso la linea di comunicazioneintercoreana per avere una spiegazio-ne dell’accaduto», ha aggiunto lafonte, secondo cui, al momento, nonè ancora giunta alcuna risposta.

I colpi della Corea del Nordsparati verso il Sud sono stati «ac-cidentali», ha affermato da partesua il segretario di Stato america-no, Mike Pompeo, in un’intervistaalla Abc, dando credito alla letturadella vicenda di Seoul. L’episo diosi è verificato a poche ore dalla ri-comparsa in pubblico del leadernordcoreano, Kim Jong-un, dopoun’assenza di tre settimane. Assen-za che ha fatto moltiplicare le indi-screzioni sul suo possibile precariostato di salute, fino a includerel’ipotesi di decesso.

«Sono contento che sia tornato eche stia bene», ha commentato ilpresidente degli Stati Uniti, Do-nald Trump. Kim è stato impegna-to il primo maggio a dare istruzio-ni sul campo e a partecipare al ta-glio del nastro inaugurale di unafabbrica di fertilizzanti fosfatici aSunchon, città a circa cinquantachilometri a nord di Pyongyang, fi-nita dopo due anni di lavori.

La Corte supremaisraeliana decidesulla legittimità

del nuovo governoTEL AV I V, 4. Si è aperta ieri inIsraele una partita difficile per ilgoverno fondato sull’alleanza traBenjamin Netanyahu e BennyGantz. La Corte suprema israelia-na ha infatti avviato l’esame dellepetizioni presentate contro la le-gittimità del patto tra le due coali-zioni per la formazione del nuovogoverno e della leadership di Ne-tanyahu, imputato per corruzione,frode e abuso di potere (il proces-so si apre il 24 maggio). Le istan-ze sono state presentate da orga-nizzazioni dei diritti civili ma an-che dal leader centrista Yair La-pid. Accanto alle petizioni, si se-gnalano anche numerose protestedi piazza, svoltesi nei giorni scorsiin diverse città israeliane.

La denuncia dell’O nu

Aumentanole vittime civili in Libia

Decine di jihadisti uccisi in Egittodalle forze di sicurezza

Accordo tra Campus Bio-Medicoe Corpo diplomatico presso la Santa Sede

TRIPOLI, 4. Nei primi tre mesi del2020 la Missione di sostegno delleNazioni Unite in Libia (Unsmil)ha documentato almeno 131 vittimecivili, di cui 64 morti e 67 feriti, acausa dei combattimenti in territo-rio libico.

L’Unsmil afferma, in un rappor-to, che questa cifra rappresenta unaumento complessivo delle vittimecivili — tra cui donne e giovanissi-

mi — del 45 per cento rispetto alperiodo precedente, nel quartotrimestre del 2019. I combattimentia terra sono stati la principale cau-sa di vittime civili, seguiti daomicidi mirati, attacchi aerei e or-digni esplosivi improvvisati. L’au-mento complessivo delle vittime ci-vili, rivela inoltre il rapporto, è sta-to guidato dall’escalation delle osti-lità.

IL CA I R O, 4. Proseguono gli scon-tri in Egitto. Due giorni dopo unattacco contro l’esercito egiziano ri-vendicato dal sedicente Stato isla-mico (Is), almeno diciotto jihadistisono stati uccisi in un’op erazionedelle forze di sicurezza nel norddel Sinai. Lo rende noto il ministe-ro dell’Interno.

L’operazione, riferiscono fontidella sicurezza, è avvenuta neipressi della città di Bir al Abd, nelgovernatorato del Sinai settentrio-nale, dove i miliziani si nasconde-vano in una casa. Durante il blitzsono state inoltre sequestrate diver-se armi, ordigni e due cintureesplosive.

L’attacco di due giorni fa controun veicolo dell’esercito era statosferrato sempre nei pressi di Bir al

Abd, causando il ferimento di unadecina di soldati e la morte di unufficiale. La notizia era stata di-vulgata dalle autorità militari, sen-za tuttavia specificare il numerodelle vittime. In risposta, il giornosuccessivo l’esercito ha lanciatoun’offensiva, annunciando di averucciso a loro volta due milizianijihadisti. Da anni, soprattutto nelnord-est della penisola egiziana, èin corso una guerriglia da parte digruppi estremisti contro le forzedella sicurezza, che si è intensifica-ta in seguito al rovesciamento delpresidente Mohamed Morsi nel2013 e all’ascesa dell’Is nella regio-ne l’anno successivo. Il conflittoha finora causato un numero im-precisato di vittime da entrambe leparti.

ROMA, 4. Garantire agevolazionisull’assistenza sanitaria. Con questoscopo è stato siglato un memoran-dum di collaborazione tra il Poli-clinico Universitario Campus Bio-Medico, nella persona del Diretto-re Generale del Policlinico, PaoloSormani, con il Corpo Diplomati-co accreditato presso la Santa Se-de, rappresentato dal Decano.l’Ambasciatore di Cipro, GeorgiosF. Poulides.

L’accordo, che fa parte del Pro-gramma Health and Diplomacycoordinato dal professore MassimoMaria Caneva presso il PoliclinicoUniversitario, arriva in un momen-to particolarmente delicato dellasalute pubblica non solo dell’Italia,ma anche di quella a livello inter-nazionale con le drammatiche con-seguenze dell’attuale pandemia allaquale il Policlinico ha prontamenterisposto con la creazione di un Co-vid Center totalmente indipendentedalla struttura ospedaliera e attivoormai da più di un mese con posti

letto di terapia intensiva e assisten-za di secondo livello.

L’Ambasciatore Poulides — se-condo quanto si legge in un comu-nicato stampa — ha personalmentevisitato il Policlinico UniversitarioCampus Bio-Medico esprimendoapprezzamento e sottolineando tral’altro che la struttura rappresentaoggi a Roma un luogo dove la pro-fessionalità e l’attenzione per lapersona umana si uniscono allacompetenza dell’assistenza sanitariae all’affetto rivolto ai pazienti chehanno sempre necessità di supera-re, aiutati dal personale sanitario,la loro sofferenza nella malattia.«L’intento del Programma Healthand Diplomacy è quello di porre ipresupposti per un nuovo dialogotra gli ambienti scientifici relativialla salute preventiva ed assisten-ziale con quelli della Diplomazia»ha sottolineato Sormani. Tuttoquesto «per affrontare le nuove sfi-de internazionali e per garantireuna vera salute globale».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 4-5 maggio 2020

Storie di integrazione in «This is not cricket» di Jacopo De Bertoldi

L’unicofuturo possibile

Una feritasulla pelle del visibile

A colloquio con lo scrittore Luca Doninelli

Fernando Cittadini e Shince Thomas in una scena del documentario

Un particolare della copertina del libro «Tre casi per l’ispettore Wickson Alieni»

Luca Doninelli

Un insolito circolo sportivofa da sfondoall’amicizia duraturatra Fernando e Shincem o s t ra n d ocome basti un’occasioneapparentemente banaleper annullareconfini fisici e barriere psicologiche

no sceglie di avere, e non ha nulla a chevedere con nazionalismi retorici.

Con leggerezza Di Bertoldo raccontai controsensi del nostro tempo, le spe-ranze e le delusioni della nuova genera-zione incredula di fronte agli stereotipiimposti da una società in cui spesso nonsi riconoscono.

La nazionale giovanile italiana di cric-ket nel 2009 ha vinto il campionato eu-ropeo, ma nessuno dei suoi atleti era ita-liano. Era sufficiente vivere in Italia daalmeno 7 anni per poter entrare in squa-dra. La Federazione nazionale di questosport già da qualche anno aveva modifi-cato il regolamento riconoscendo perprima, parità di diritti ai suoi atleti.

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

di GIULIA ALBERICOe FLAMINIA MARINARO

È un esperimento narrativo diestrema efficacia This Is NotCricket di Jacopo De Bertol-di. Un racconto di formazio-ne girato nell’arco di 8 anni,

riprendendo attimo per attimo la vita didue adolescenti, un italiano e un roma-no di origine indiana, entrambi appas-sionati dello stesso sport, legati daglistessi sogni e dalle stesse aspirazioni, co-me spesso accade ai giovani.

Fernando, figlio di una colf siciliananostalgica dell’Msi piena di pregiudizi epreclusioni, e Shince che ogni giorno sidomanda quale immagine arrivi di sé aquella nuova patria adottiva che è Ro-ma. Città da entrambi molto amata an-che nei suoi limiti e difetti.

Il campo da cricket è il luogo che iragazzi frequentano e dove nasce e cre-sce la loro amicizia ma è soprattutto illuogo-metafora dove l’incontro tra diver-si (per origine, appartenenza sociale, re-ligione) può caricarsi di significato altro.È l’idea, nemmeno tanto utopica, di unmondo e un futuro possibili.

Un tema delicato, affrontato con lagrazia e la sensibilità di chi ha sempre

avuto uno sguardo aperto sulle margina-lità di etnie, popoli e culture. Non è uncaso che questo docu-film o video-diarioesca il 7 maggio sulla piattaforma Za-lab, ideata e creata da Andrea Segre, eneppure che sia stato prodotto dalla Mircinematografica di Francesco Virga.

Da molti anni Andrea Segre, a voltein collaborazione con altri registi, scegliedi raccontare storie che da un lato docu-mentano l’odissea di migranti che sbar-cano in Europa per urgenze di varia na-tura, dall’altro segue l’integrazione diquesti nel nuovo paese dove mettono ra-dici.

In Come un uomo sulla terra aveva rac-contato il lungo viaggio dall’Etiopia aRoma di Dag Ymer, che era studenteuniversitario ad Addis Abeba, fuggitoper ragioni politiche e approdato a Ro-ma dove trova accoglienza, studia, cre-sce, e oggi è regista. C’è stato poi A Suddi Lampedusa che volutamente filmavasolo il lungo viaggio dei migranti finoallo sbarco, chiudendo lì il racconto. NeIo sono Li la faticosa e dolente storia diLi, arrivata dalla Cina che ha per unicoscopo quello di far giungere in Italia ilfiglio e che, nella solitudine di unaChioggia lunare, troverà aiuto in un uo-mo da tutti chiamato “il poeta” che da

t re n t ’anni è in Italia, profugo dall’EstE u ro p a .

Jacopo De Bertoldi, regista venezianocresciuto professionalmente negli StatiUniti, ha filmato This Is Not Cricket nelquartiere Esquilino, soprattutto a PiazzaVittorio, la piazza più autentica e multi-culturale di Roma per raccontare l’E u ro -pa del futuro attraverso una «storiaesemplare come unico futuro possibile».

Un insolito circolo di cricket, fa dasfondo a un’amicizia duratura, mostran-do come basti davvero un’occasione ap-parentemente banale per annullare con-fini fisici e barriere psicologiche. Il cric-ket, nell’epoca post coloniale parados-salmente rappresenta il cordone ombeli-cale tra i giovani immigrati e i loro paesid’origine. Il fil rouge che riporteràSchinte in India per fargli capire quantoormai l’Italia fosse parte della sua esi-stenza. Perché la vera patria è, perognuno, un luogo interno, quello delleradici di affetti e conoscenze che ognu-

di CAROLA SUSANI

Luca Doninelli (1956) è uno scrittorecoerente e prolifico, lo conobbi ametà degli anni Novanta, quandoerano da poco usciti La revoca(Garzanti, 1992) e Le decorose memo-

rie (Garzanti, 1994). Della sua scrittura hosempre amato il fatto che non si limitasse araccontare, ma che scuotesse. Ha pubblicatosaggi, romanzi, reportage. Ha vinto premi(SuperGrinzane, Procida, Selezione Campiel-lo). I suoi ultimi libri sono La dieta sono io(Milano, La nave di Teseo, 2019, pagine 157,euro 17) e L’imitazione di una foglia che cade(Sansepolcro, Aboca Edizioni, 2020, pagine110, euro 14).

Scrivi racconti e romanzi che hanno l’impianto delracconto morale, ma non è la morale che ti inte-ressa. Che cos’è che ti interessa invece?

Be’, intanto grazie del complimento: dici dime quello che potresti dire di Dostoevskij.Scherzi a parte, cosa m’interessa del romanzo?M’interessa, direi, il romanzo stesso, ossia lasua natura teologica, o metafisica, la sua capa-cità di presentarsi come un affresco ma di es-sere qualcosa di più: una ferita sulla superficiedel mondo visibile, una coltellata dentro ilcorpo non visibile della realtà. È così dal DonChisciotte a Joyce.

Mi sembra che un tema ricorrente nella tua operasia quello del destino della persona, e del suo suc-cedaneo, l’identità individuale. Nei racconti e neiromanzi, personaggi che si sentono obbligati all’ec-cezionalità, a una autonomia insostenibile, e, al-meno qualche volta, alla fine prendono casa nella“normalità”, in un più umano essere come gli al-tri, sparire fra gli altri.

Non capisco perfettamente la prima distin-zione. E quindi nemmeno la seconda. Accetta-re la realtà e conoscere sé stessi sono la stessacosa. Se non è così, è solo finzione. Parlo na-turalmente della vita, non della letteratura. Lefisionomie dei miei personaggi nascono dallediverse situazioni narrative, che impongonoanche diversi registri stilistici. Alcuni perso-naggi — soprattutto nei miei primi romanzi —cercano l’eccezionalità, è vero. Si voglionoestremi, direi per un’istanza estetica: voglionoguardarsi così, vedersi differenti. In ogni caso,io non credo nell’esistenza della normalità.Credo che si possa dire di sì oppure di no allecircostanze della vita, e io ho imparato coltempo il valore del “sì”, che non è uno sparire,ma accettare che perfino la futilità, la routine,il contrattempo abbiano qualcosa a che farecon Dio. Nessuno, che sia veramente qualcu-no, sparisce fra gli altri. Spariscono le figureinconsistenti, i custodi del nulla: Verchovenskijde I demoni, Long John Silver ne L’isola del te-s o ro , il Gatto e la Volpe in Pinocchio. Non sose saprei costruire un personaggio così.

Leggendoti sembra che tu abbia sempre un interlo-cutore polemico, vale nei saggi come nelle operenarrative. Un’autrice in cui si sente con altrettan-ta forza è Flannery O’Connor. È vero? Con chicontendi?

Contendo con me stesso. Scrivere per me ècome alzarmi in piena notte perché il telefonosquilla. Di là c’è una voce autorevole che midice: «In piedi, vesti l’uniforme, prendi il fuci-le ed esci. Vai in fondo alla strada: lì avraiistruzioni». Be’, non si ha sempre voglia di al-zarsi. Ma se non ti alzi perdi un pezzo, forseil più importante, di te stesso.

Quello che da sempre mi colpisce nella tua opera èl’intonazione della voce, all’apparenza è una vocetrasparente, ma in realtà è al tempo stesso inna-morata e piena d’ira, come se te la prendessi con ipersonaggi, come se li volessi stanare, scuotere. Tici ritrovi? La tua voce narrativa la senti cambia-ta nel tempo?

La voce è una. «Innamorata e piena d’ira»:bellissimo, magari! In ogni caso è un dono. Ei doni vanno messi alla prova e non si possonomai dare per scontati. Bisogna sporcarli. Sba-gliare è inevitabile. Quando restituiremo il no-

stro dono, Dio vorrà vederci i segni che vi ab-biamo lasciato noi. Questo sarà il suo trofeo.

Nella narrativa per l'infanzia («Tre casi per l’in-vestigatore Wickson Alieni» ha vinto nel 2019 loStrega giovani) coltivi il comico. Per quale stradaci sei arrivato?

Tutti i libri sono occasioni uniche e prezio-se. Wickson Alieni è una delle mie cose cheamo di più. Amo quel libro perché è vero chel’ho scritto io, ma le idee più belle sono operadei bambini ai quali raccontavo, improvvisan-do, le storie di questo personaggio concepitoin sogno. Bambini di quattro, cinque, sette an-ni hanno contribuito in modo fondamentale.Per esempio, Wickson è invisibile perché è«sempre un po’ più a destra»: bene, devo que-sta idea, pari pari come te l’ho detta, a unbambino di quattro anni. Una bambina di cin-que anni, che faceva parte del gruppo, è di-ventata poi, da grande, l’illustratrice del libro.

Nel 2015 per parlare del presente scrivi la quasidistopia «Le cose semplici». È un libro che oggirisulta attualissimo. Perché hai sentito la necessitàdi forzare, di spostarti — tanto così — dal presen-te di allora?

Da tanto tempo volevo scrivere una storiad’amore. Ma ha ragione Manzoni: l’amore è lapiù straordinaria delle imprese, perché pertrionfare deve superare l’arroganza del potere,la follia della guerra e tutte le pesti che sfigu-rano l’uomo, trasformando — come osservaRené Girard — i buoni in malvagi, i farabuttiin santi. L’amore, per essere raccontato (il rac-conto è di per sé un trionfo) deve attraversarel’inferno. L’inferno c’è sempre. Ed è sempreun virus. Il mio virus si chiama sfiducia. Macomunque lo raffiguriamo, l’inferno è un datodi fatto, una circostanza inevitabile. Dante eManzoni hanno detto le cose come stanno.

Per uscire da ciò che intrappolaIl Premio Orbil 2020 a «Il chiosco» di Anete Melece

Da quando hai cominciato a scrivere, hai mante-nuto una conversazione aperta con Testori; lo sti-molo che ti dà questa conversazione ininterrottacambia nel tempo?

A volte lo odio. Non è esistito sulla facciadella terra uno scrittore più lontano da me.Però il mio maestro è stato lui. È come il pa-dre e la madre carnali. Buoni o cattivi, sonoloro. Certo, l’odio irrazionale che provo per irapporti di potere, un certo anarchismo, la miadifficoltà di adattamento in qualsiasi climaculturale sono regali di Giovanni. Lui però sa-peva trarne vantaggio. Io invece ho bisogno dicondizioni svantaggiose.

Milano è centrale nella tua formazione e nella tuaopera. Come vivi a Milano, di questi tempi?

A parte il fatto che, in questi giorni, più chea Milano sto a casa mia, io amo Milano. Eamare Milano vuol dire, almeno secondo me,cercare sempre di capirla, non darla per scon-tata, perché Milano è una città difficile, che avolte si dà un’immagine, questo è vero (capita-le morale, capitale della moda e del design,città-stato, capitale del Sud Europa, Milano dabere eccetera) ma l’immagine è sempre soltan-to un vestito che ricopre una natura scivolosae pericolosa.

«L a giovane e talentuosa autricelettone è riuscita nelladifficile impresa di

raccontarla nuovamente utilizzando unaltro linguaggio espressivo. Il risultato èun albo che, attraverso un impiantovisivo fresco e raffinato, racconta unastoria di solitudine, di gabbie cheintrappolano, di viaggi e inaspettateseconde possibilità. Un omaggio alleedicole, presidi dell’informazione, luoghiricchi di fascino». Così si legge nellamotivazione del Premio Orbil 2020(attribuito dall’Associazione Librerieindipendenti ragazzi), vinto quest’annoper la categoria albi illustrati daIl chiosco (Milano, Jaca Book 2019,pagine 40, euro 14, traduzione di AlbaZara) di Anete Melece, delicata ecoloratissima storia di speranza. Olgalavora in un chiosco, tra giornali eriviste di ogni tipo, biglietti dellalotteria, caramelle e bibite. Olgaconosce bene i suoi clienti: il signoreche fa jogging acquista una bottigliettad’acqua naturale tutti i giorni alle 10.35in punto; una mamma chiede sempre lostesso lecca-lecca per calmare il piantodella sua piccola; una donna sfortunatain amore cerca consigli in qualche rivistapatinata; un uomo con gli occhiali dasole scuri legge l’oroscopo e si rifugianei biglietti della lotteria; qualcuno

invece vuole solo fare due chiacchiere.Per tutti Olga ha una parola gentile, pertutti ha tempo per ascoltare. Ma ognitanto, di sera, Olga è triste: dorme nelchiosco, ci è letteralmente cresciutadentro e, a furia di mangiare caramelle,non riesce più a uscirne. Chiusa lìdentro, si addormenta sfogliando rivistedi viaggio e si consola con le immagini

di romantici tramonti. Un giorno peròcapita un piccolo incidente a rompere lamonotonia; un piccolo incidente cheapre nuovi orizzonti, dando il via a unlungo viaggio. E a una nuova vita. Illibro nasce dal breve film di animazioneThe Kiosk, pluripremiato in tutto ilmondo, che Anete Melece ha realizzatonel 2013.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 4-5 maggio 2020 pagina 5

di GIULIA GALEOTTI

«M a non pos-so sostituiregli occhi,non possonegare alla

mia natura di fare il suo corso. Chipuò togliermi la sofferenza? Qualecompito devo svolgere per non sen-tire più il dolore degli altri? Sarà lamaturità, il diventare adulto, a daredurezza alla mia pelle?».

Ora sussurrate, ora gridate con laforza di un tuono che perfino quan-do è muto sconquassa ciò che incon-tra, si rincorrono le domande nell’ul-timo libro di Daniele Mencarelli,Tutto chiede salvezza (Milano, Mon-dadori 2020, pagine 195, euro 19).Domande che hanno il coraggio diraccontare uno degli aspetti della vi-ta di cui ancora si fatica a parlaredavvero. Perché, semplicemente, si fafatica a guardarlo dritto negli occhiper ciò che è.

È il giugno 1994, estate dei mon-diali di calcio targati Usa, e Danieleha vent’anni. È allora che, in seguitoa una violentissima esplosione dirabbia, viene sottoposto a una setti-mana di trattamento sanitario obbli-gatorio. Giorno 1, giorno 2, giorno3, ..., giorno 7 di internamento coat-to nel reparto di psichiatria. Da mar-

ha più sofferto ma è stato comunquecapace di resistere al male senza in-cattivirsi.

Quello che accomuna gli ospiti diquella stanza del reparto di psichia-tria è l’incapacità di non farsi brucia-

rimanendo sempre uguale a me stes-so».

Sentire troppo non è solo amplifi-care il dolore, è anche ingigantire lagioia, è la consapevolezza che alcunivivono solo sentendo tutto amplifi-cato, tutto «gigantesco». E vissutacosì, è chiaro che la vita pesi «piùche agli altri». Quello che Danielepuò augurarsi allora è soltanto diimparare ad accettarla, a far diventa-re tutto normale.

Nel caldo asfissiante di quell’esta-te e di tutte le estati, di quel tempoe di ogni tempo, la stanza del repar-to di psichiatria si trova a essere in-terrogata da medici indifferenti, di-stratti e stanchi, maneggiata da in-fermieri spaventati e feriti. Tuttonell’assoluta mancanza di compren-sione per ciò che il disagio mentaledavvero è. Perché nel posto in cui sidovrebbe e potrebbe essere accolti eaccompagnati, in realtà «te aiutano acasca’ più che a rialzatte». Triste nelcontingente, questa è la situazioneche rivela le priorità di una comuni-tà intera.

Perché poi, a guardar bene, se neltempo qualcosa è cambiato, non èaffatto cambiato in meglio. Perchése il concetto di disturbo mentalenel tempo più recente si è andato

diffondendo, non è certo per unamaggiore attenzione verso il disagio,ma perché oggi va sempre più cre-scendo la tentazione di bollare comedisturbo «quello che fino a ieri erasemplicemente una caratteristica del-la persona, se non addirittura unavirtù». Ovviamente la malattia men-tale esiste e, proprio in quanto tale,va affrontata. Ma è anche vero cheoggi «a un ragazzo che s’i n t e r ro g asulla vita, sulla morte, su Dio, si ri-sponde con la medicina, si parla im-mediatamente di depressione (...).Oggi è l’enormità della vita a darefastidio (…). Perché un uomo ches’interroga sulla vita non è più unuomo produttivo, magari inizia asospettare che l’ultimo paio di scar-pe alla moda che tanto desidera nongli toglierà quel malessere, quell’in-soddisfazione che lo scava da dentro(…). Semmai è da pazzi pensare

ma ave’ la consapevolezza che ognigesto ha un valore, nel bene comenel male».

La settimana finisce, Daniele tor-na a starsene all’aria per conto suo.Ma esce consapevole di aver impara-to da quei cinque uomini «trovatisulla stessa barca, in mezzo alla me-desima tempesta, tra pazzia e qual-che altra cosa che un giorno saprònominare», che solo la fratellanzapuò salvare. «Dal corridoio mi fer-mo a guardarli. Eccoli, ognuno nelproprio angolo di stanza, indifesi difronte alla propria condizione, diesposti alle intemperie, di uomininudi abbracciati alla vita, schiacciatida un male ricevuto in dono. I mieifratelli».

Il dolore è tutto lì. Con «la paurad’impazzire [che] è peggio dellapazzia» perché tutti sappiamo a cosaporti. È l’urlo di dolore di Arthur

Flek nel film J o k e r, è la sua (terribi-le) denuncia dell’invisibilità coattadietro cui le società cercano di tute-larsi («Se fossi stato io morire sulmarciapiede voi mi avreste cammina-to sopra. Io vi passo accanto ognigiorno e non mi vedete»). Mercarellisi pone sulla splendida scia di quan-ti hanno cercato di squarciare il velosu questo non voler vedere. Perché— ed è una legge universale a pre-scindere da che marginalità o diffe-renza si tratti — è solo conoscendol’altro che si può saltare il fossato.Guadagnandone tutti.

Daniele Mencarelli lo fa a modosuo, con il suo sguardo e la sua sto-ria. E lo fa suggerendoci una chiave.«È questa la normalità? La salutementale? La vera pazzia è non cede-re mai. Non inginocchiarsi mai».Tutto chiede salvezza. Per tutti, atutti, da tutti.

In «Tutto chiede salvezza» di Daniele Mencarelli

Io e i miei fratelli

anche se era ancora un ragazzino, di un per-sonaggio che ha lasciato un forte segno traintellettuali, scrittori, pensatori di rilievo co-me il già ricordato Levinas e Elie Wiesel.Non solo: il regista Michael Grynzspan stapreparando un film su di lui per la tv israe-liana, servendosi degli scarsi (anche se recen-temente a Gerusalemme sono stati vendutiall’asta alcuni suoi diari) documenti, tra cuipochissime foto, che si contano sulle dita diuna mano.

Tanto è bastato per alimentare una leg-genda fatta di aneddoti contraddittori e dipoche concordanze: la vocazione al vaga-bondaggio, la sua irascibilità, divenuta pro-verbiale — e temuta — tra i suoi “studenti”, euna cultura, soprattutto religiosa, spaventosache gli permetteva di immagazzinare paginee pagine di testi diversissimi per genere estruttura tra di loro: alcuni testimoni (la ver-sione originale del libro di Malka è del 1994e comprende ricordi raccolti dagli anni Ses-santa in poi) hanno raccontato che, presodai nazisti, sostenne di essere musulmano; laGestapo mandò a chiamare l’imam dellamoschea di Parigi che, dopo avergli parlatoper ore, stupito, confessò che “l’ospite” deitedeschi ne sapeva molto più di lui del Co-rano, e che quindi potevano tranquillamentelasciarlo libero, era lui il vero maestro.

L’enigma di Monsieur ChouchaniLe mille intriganti contraddizioni di un uomo del ventesimo secolo che insegnava per strada

Nel libro si rincorrono le domandeDomande che hanno il coraggio di raccontareuno degli aspetti della vita di cui ancorasi fatica a parlare davveroPerché, semplicemente, si fa faticaa guardarlo dritto negli occhi per ciò che èSi chiama disagio mentalee rivendica il diritto di essere ascoltato

Josef Förster«Uomo che vola con i trampoli»

William Kurelek, «Il labirinto»

Preso dai nazistisostenne di essere musulmanoe la Gestapo convocòl’imam della moschea di Parigiche dopo avergli parlato per oreaffermò che ne sapevapiù di lui sul CoranoPotevano dunque lasciarlo libero

vagabondo, senza famiglia e senza amori po-trebbe rappresentare la scelta di un uomoautenticamente religioso, che non volevapercorrere un cammino usuale, che forse po-teva sentire come insensato.

Ma qui dobbiamo fermarci, perché nonabbiamo ancora testimonianze obiettive (do-cumenti, soprattutto risalenti alla sua giovi-nezza, atti pubblici, materiale scolastico) ingrado di dirci di più di un uomo di cui siignora quasi tutto, ma che paradossalmenteha lasciato profonde tracce nell’immaginariodi chi lo ha conosciuto o ha solo sentito par-lare di lui. Troppo poco per la costruzionedi una biografia aggiornata e attendibile, magià molto per l’individuazione di un perso-naggio fuori dagli schemi d’o ccidente.Si narra che Chouchani avesse una memoria prodigiosa e vantasse un’eccezionale capacità di calcolo

di MARCO TESTI

Conosceva a memoria le opere dialcuni filosofi, Bergson, adesempio, parlava molte linguetra vive e morte, secondo alcuniaddirittura settanta; giocava e

vinceva in borsa, ma viveva poveramente persua precisa scelta; citava — senza bisogno dileggerli — il Talmud, il Corano e la Bibbia,rubava dove poteva anche cose più insignifi-canti, ma a sentire altre testimonianze nonvoleva essere pagato per le sue lezioni; co-nosceva alla perfezione la filosofia, la mate-matica e la fisica, ma per qualcuno non sa-peva un granché di letteratura; trafficante diperle e insieme povero vagabondo che ap-pariva quasi in simultanea a Tel Aviv, a Pa-rigi, in Africa del nord come in Americameridionale, forse anche in India; vegetaria-no per alcuni, per altri mangiava ogni cosa,

carne compresa, che trovava nelle case dicoloro che facevano a gara per ospitarlo: ca-se dalla quali spariva improvvisamente esenza salutare; ateo miscredente secondocerti testimoni, ma per altri devoto e prati-cante, ebreo forse sabbatiano se non addirit-tura cristiano.

Ce ne sarebbero ancora, di contraddittorietestimonianze su uno dei personaggi più mi-steriosi (e, malgré lui, affascinanti) del Nove-cento, monsieur Chouchani.

In realtà, in termini documentari, pochis-simo si sa di lui: a sentire le testimonianzedirette raccolte da un allievo di EmmanuelLevinas — a sua volta discepolo illustre diChouchani —, Salomon Malka in Mo n s i e u rChouchani. L’enigma di un maestro del XX se-colo (Brescia, Morcelliana, 2017, pagine 224,euro 17) sarebbe apparso nella Francia occu-pata dai tedeschi durante l’ultimo conflittomondiale, è riaffiorato a New York, poi in

Marocco, in Israele, per finire a Montevideodove morirà nel 1968.

Il filosofo Haim Baharier nel 2014 hapubblicato La valigia quasi vuota (Garzanti),in cui rievoca la sua conoscenza personale,

Perché un uomo che avrebbe potuto vive-re tra gli agi grazie alla sua cultura non soloteorica (aveva successo in borsa grazie allaprodigiosa memoria e alle sue straordinariecapacità di calcolo) scelse di fare una vita er-rabonda, con abiti sdruciti ed effluvi nonpropriamente raffinati, e per di più senza af-fetti? Secondo gli esperti della psiche si po-teva trattare di un autentico genio, che avevacoscientemente scelto una vita fuori daglischemi borghesi, ripetitivi e monotoni, perconoscere il mondo e far conoscere a suavolta una cultura più profonda a chi lo desi-derava. Chouchani voleva un uditorio consa-pevole e profondo, teso verso domande abis-sali cui solo un cammino oltre le apparenzedella società “civile” poteva tentare di ri-sp ondere.

In realtà figure come la sua, paragonabilesecondo alcuni all’Ebreo errante, per altri alPierrot lunare, per altri ancora al Socratenarrato da Platone, hanno attraversato tuttele epoche. Per rimanere nel Novecento po-tremmo citare quella di Gurdjieff, comparsoin Russia ai primi del secolo passato, poi se-gnalato in Medio oriente, India, Tibet, inRussia, in Europa e infine in Francia, dovesi spense nel 1949. Anche lui, come Chou-chani, vantava allievi di grande notorietà, tracui la creatrice di Mary Poppins, Pamela Tra-vers (pseudonimo di Helen Lyndon Goff), ilcui celebre racconto, travisato dal semi-car-toon di Disney, in realtà ha aspetti iniziatici,e la scrittrice Katherine Mansfield; anche luiaveva una vasta cultura che impressionava lepersone che incontrava.

In letteratura, sempre per restare nel seco-lo breve, basterebbero gli esempi della vaga-bonda scelta per divenire madre di due orfa-ne in Le cure domestiche di Marilynne Robin-son e — quarant’anni prima — La leggendadel santo bevitore di Joseph Roth, la storia diun vagabondo metropolitano che nascondeantichi segreti e una fedeltà assoluta allaparola data. Non sapienti dal punto di vistatradizionale, ma in grado di diventare puntidi riferimento per chi cerca valori più pro-fondi nella vita. Per non dimenticare la fi-

gura del Pellegrino russo, che da metà Ot-tocento ha affascinato sia il mondo ortodos-so che quello occidentale con quel cammi-natore senza fissa dimora che risveglia daltorpore dell’abitudine le persone che incon-tra.

Qui emerge la loro vicinanza con il viag-giatore senza fissa dimora di cui stiamo par-lando: la scelta di Chouchanni questo il no-me sulla tomba nel cimitero israelitico diMontevideo — nell’epitaffio fatto scrivere daElie Wiesel, anche se sul registro di mortetroviamo Mardocheo Bensousann, conChouchani riportato tra parentesi — di vivere

Viveva da vagabondoe citava a memoria la Bibbiail Talmud e il CoranoRubava oggetti insignificantima non si faceva pagare le lezioni

tedì a lunedì, Daniele vivrà in unastanza con cinque uomini ai marginicome lui. Sono Madonnina e i suoiocchi senza pace; Alessandro spintoa fondo del nulla; Giorgio con la fo-to in bianco e nero della madre;Gianluca che, nella sua gioia ferocee sfarfallante, pronuncerà la frasepiù significativa dell’intero romanzo;e Mario, il saggio, quello che forse

re vivi dal dolore del mondo. Servi-rebbe una corazza, «un’armatura delmiglior ferro», per mantenere alme-no un po’ di distanza, per non pre-cipitare (superando ogni limite) nel-la disperazione del prossimo. «Vorreinon sentire (…) la vita degli altrisaldata alla mia con un patto di san-gue. Perché il dolore costa fatica, hovent’anni ma ho sofferto per mille,

che un uomo non deb-ba mai andare in crisi».

Non è dunque un li-bro contro il chiedereaiuto, Tutto chiede salvez-za. È piuttosto un libroche rivendica dignitàper chi ha un disagio. Eche, ancor prima, richie-de e pretende ascoltoper «la scintilla che hafatto saltare tutto».

Tra le presenze checircondano Daniele, c’èla madre. Pensata, ricor-data, pregata, sentita altelefono, è una presenzache illumina il romanzo.La madre non è solo co-lei che ama, che anticipai desideri e i bisogni,che consola, ma è anchecolei che — proprio per-ché ama — r i m p ro v e r a .Il figlio è rinchiuso tra ipazzi, tra gli scarti, e lei— ascoltando un raccon-to mai sentito prima —non può tacere o assol-vere. Lei rimprovera;«esse uomini non signi-fica scala’ le montagne,

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 4-5 maggio 2020

L’esperienza con i minori con gravi disabilità dell’Istituto Serafico di Assisi

Imparare a consegnarsi all’a l t ro

Il racconto del lockdown dei rifugiati giunti in Italia con i corridoi umanitari

Non si è bloccata la speranzadi PAT R I Z I A CA I F FA

«C oraggio Italia, tu che seicasa non solo del tuopopolo ma di tutti noi

rifugiati ricordati che “Va t u t t v u o n ”come si dice qui in Molise, andràtutto bene». Sembra incredibile maad usare questa espressione dialettaleper incoraggiare gli italiani — da duemesi alle prese con la dura emergen-za del coronavirus e la relativa espe-rienza del lockdown — è una giova-ne rifugiata eritrea che vive a Triven-to con la madre. Danait, ventennedalla riccia e nera capigliatura alvento, è stata profuga per lunghissi-mi anni ad Addis Abeba, in Etiopia,e oggi fa la mediatrice culturale nel-la diocesi di Trivento, piccolo paesi-no del Molise.

È arrivata in Italia un paio di annifa grazie ai corridoi umanitari pro-mossi dalla Conferenza episcopaleitaliana, che agisce tramite Caritas eMigrantes, insieme alla Comunità diSant’Egidio, nell’ambito dei proto-colli con il governo italiano. Dal2016 ad oggi 3.000 persone hannoavuto la possibilità di entrare in Ita-lia, Francia e Belgio tramite i corri-doi umanitari. Una cifra che com-prende sia i protocolli promossi dal-la Cei, sia dalla Federazione delleChiese evangeliche in Italia e Tavolavaldese.

«Questo periodo — racconta Da-nait — mi ricorda quando nel mioPaese per sei mesi sono stata chiusain casa senza mai uscire, con la fobiadi essere catturata dall’esercito. Ognigiorno era un incubo. Noi che ab-biamo vissuto in dittatura sappiamocome rispettare le regole, siamo piùabituati a questo tipo di emergenze.Gli italiani un po’ meno. Li vedoabbattuti psicologicamente, perchéla situazione è grave».

Un suo connazionale, Tesfaye, vi-ve ad Erba, in provincia di Como,insieme alla moglie Aster. Ad Asma-

ra faceva l’autista ed amava suonareil piano. Poi la fuga obbligata. Oradeve stare a casa ma ha trovato lasua dimensione anche in questa re-clusione forzata: «Pulisco, studioper la patente italiana, cucino zighi-nì, minestrone e fagioli, metto la ma-scherina e tengo le distanze».

Sempre in Lombardia JohannesSimon, eritreo che ha trascorso 16anni in Etiopia. È arrivato in Italiadue anni fa, insieme ad altre 139 per-sone. Ora abita a Fegnano Olana,insieme alla moglie. Confessa cheall’inizio l’integrazione è stata moltodifficile, «la gente non ci parlava, cisentivamo isolati, estranei. Così difatto stavamo sempre chiusi in casa,non abbiamo imparato l’italiano».Dopo un anno sono stati trasferiti inun Sistema di protezione per richie-denti asilo e rifugiati (Sprar) e si so-no trovati bene, hanno frequentatocorsi di formazione. «Ora siamo dinuovo a casa per questa emergenza

ma per me non è difficile — afferma— sia perché l’ho provato, sia perchéin questo modo ho la possibilità distudiare di più». «Sono rimastosconvolto da quanto sta accadendo— sottolinea — l’Italia non se lo me-ritava, un Paese così accogliente, af-fettuoso. Spero con tutto il cuoreche ne usciremo quanto prima, tuttiinsieme».

Più o meno dello stesso tenore,paziente e speranzoso, sono altre te-stimonianze. Ilham, con un velo ne-ro in testa, vive a Piano di Sorrentoe parla già con un lieve accento sor-rentino. A causa del blocco delle at-tività ha dovuto rinunciare al lavorocome aiuto cuoca: «Bisogna stare acasa. Passiamo le giornate a guarda-re il telefonino. Speriamo che andràtutto bene». Tekle abita invece aNonantola con la famiglia e il dise-gno è la passione. Descrive a parole«una cosa bianca sulla bocca» perindicare la mascherina che ha dipin-

to. Tutti tranquilli in casa, seguonole regole.

Le prime difficoltà sono eviden-ziate invece dagli operatori Caritas,in prima linea nei territori. A Ragu-sa, ad esempio, le famiglie rifugiatecon bambini si sono adeguate subitoall’emergenza. La Caritas ha distri-buito pc, wifi, carte telefoniche perla didattica a distanza. Chiuso ilcentro d’ascolto, vengono accompa-gnati in altro modo.

«Lo sconvolgimento provocato daquesta situazione è drammatico —spiega Domenico Leggio, direttoredi Caritas Ragusa — credo che neiprossimi mesi avremo molto lavoro.Perché quando dovevano partire leassunzioni c’è stato il blocco. Que-sto ci fa fare dieci passi indietro,perché le persone erano oramai vici-ne all’autonomia: un nostro ospiteaveva appena iniziato a lavorare inun ristorante che è stato chiuso; unaltro ha perso un tirocinio come ca-meriere». Leggio è preoccupato per-ché nel ragusano sta venendo menoanche la rete di solidarietà informaleche si era creata tra famiglie locali emigranti. Con la situazione attuale ela mancanza di lavoro aumentanopovertà e difficoltà per tutti: «Perso-ne insospettabili che riuscivano adandare avanti in questo modo, senzachiedere aiuto, ora si rivolgono anoi».

A Brescia, in una delle zone piùcolpite dal virus, si è verificato unvero ribaltamento della situazione:nei primi giorni del lockdown glioperatori della Caritas chiamavano irifugiati per assicurarsi che rispettas-sero le regole. «Ora ogni mattinaquattro o cinque di loro mi telefona-no per chiederci come stiamo, comestanno i nostri genitori e nonni. So-no giorni tristi ma non ci sentiamosoli», racconta con commozioneGiuditta Serra, operatrice socialedella cooperativa di Caritas Bresciache si occupa di accoglienza. Il

quartiere dove è alloggiata la fami-glia dei corridoi umanitari è statocolpito pesantemente dall’epidemia,per cui la vigilanza è stata fortissimae l’accompagnamento telefonico e invideochiamata è stato costante.

Smart working e tecnologia è an-che il modo con cui la Caritas diAsti segue i giovani rifugiati. «Sonocambiate le modalità di comunica-zione tra noi — precisa Emanuele,operatore della Caritas di Asti — lepaure dei ragazzi sono tante, abbia-mo dovuto chiamare ognuno perspiegare bene la situazione e capirequali comportamenti adottare. Ab-biamo approfondito le paure chestanno emergendo con loro e con ivolontari. Molti ci hanno dato consi-gli su come migliorare il lavoro inquesta situazione, che porta grandestress e un cambiamento totale nellenostre vite».

Tante di queste testimonianze so-no raccolte nel sito internet Humanlines che narra l’esperienza dei corri-doi umanitari attraverso fotografie,audio, video, comics e videoanima-zione. Fa parte di un grande proget-to di ricerca intrapreso dall’Universi-tà di Notre Dame (Usa), iniziato nel2018 e della durata di cinque anni.

Lo studio, coordinato da IlariaSchnyder von Wartensee, sta docu-mentando il processo di transizionee integrazione di 500 rifugiati accoltiattraverso il progetto dei corridoiumanitari in 45 diocesi in Italia. Ilportale ospiterà anche i report e gliarticoli accademici via via prodotti euna serie di informazioni utili. «Icorridoi umanitari, con gli attualinumeri e senza una maggiore parte-cipazione dei governi coinvolti, nonpossono essere la soluzione — è lapremessa in apertura del sito web —sono però un inizio, una via, una di-rezione, un modo umano di pensarela migrazione e le relazioni. Il nostrointento è studiare e raccontare questipercorsi, questi intrecci di linee».

«Studiare e raccontare le storieche emergono dai corridoi umanita-ri, la complessità e le dinamiche insi-te in un modello di accoglienza giu-stamente ambizioso — ci precisa lacuratrice della ricerca — è il nostromodo di contribuire ad una crescitaed evoluzione del progetto, fonda-mentale per le persone coinvolte,per le comunità, sia dal punto di vi-sta di crescita “tecnica”, sia a livellospirituale, culturale e sociale».

Caritas Austria per i profughiRaccolti fondi per migliorare le condizioni dei campi nelle isole greche

di IGOR TRABONI

«Q uesta emergenza ci devefar guardare ancora dipiù ai soggetti fragili,

perché non c’è futuro se non ripar-tiamo dalla cura delle persone. Noinon vorremmo essere altrove, ma so-lo qui, accanto a questi disabili gravie gravissimi come in effetti stiamofacendo da oltre due mesi. Ma non èimportante solo “starci sempre”, ma“esserci sempre”. Il 28 marzo scorsoavremmo dovuto incontrare il Ponte-fice proprio qui ad Assisi, per l’even-to Economy of Francesco. Purtrop-po, non è stato più possibile. Ma,anche in base all’esperienza che stia-mo maturando da queste settimanedifficili, ai giovani economisti avrem-mo voluto dire che l’importante èimparare a consegnarsi con fiduciaall’a l t ro » .

Parla con il cuore in mano Fran-cesca Di Maolo, presidente dell’Isti-tuto Serafico di Assisi, il centro sani-tario per la cura, la diagnosi e la ria-bilitazione di bambini e ragazzi condisabilità plurima grave e gravissima.In pratica, una seconda casa per gliospiti, ancor di più da quando èesplosa l’emergenza coronavirus.«Attualmente, abbiamo 80 ospiti re-sidenti e da subito, alle prime avvi-saglie della pandemia, abbiamo avvi-sato le famiglie, ricevendone grandefiducia e una responsabilità enorme,perché bambini e ragazzi sono rima-sti tutti qua. E questo, pur nella dif-ficoltà del momento, è molto bello.Il contatto con le famiglie c’è sem-pre, ad esempio anche attraverso levideochiamate; abbiamo comunquefesteggiato i compleanni di alcunibambini, anche se per la prima voltasenza i genitori e i fratelli. E soprat-tutto, confortati proprio da questefamiglie, abbiamo deciso di nonchiudere la struttura, anche perchéuna trentina di ragazzi non avrebbe-ro più un posto dove andare. Equindi dal 24 febbraio siamo pratica-mente blindati qui dentro, insiemeagli operatori sanitari, per un totaledi circa 135 persone, mentre alcuniamministrativi lavorano in smartworking e ad altri abbiamo concessole ferie, per non ricorrere alla cassaintegrazione. Dal punto di vista ope-rativo, tutto sommato siamo in unasituazione di tranquillità, anche seabbiamo dovuto rivedere un po’ lanostra organizzazione di lavoro». E

così, le 6 residenze dell’Istituto ades-so viaggiano autonomamente: ognu-na ha personale dedicato, così comeper ora non sono più possibili i la-boratori che prima abbracciavano unp o’ tutti gli ospiti, dalla grafica allacura dell’orto.

«E ci mancano tanto — r i p re n d ela presidente — tutti quelli che sonorimasti fuori, le famiglie che accom-pagnavano i ragazzi al centro diur-no, vissuto non come un parcheggioma come un accompagnamento allavita, ad una nuova autonomia. Perquesto abbiamo istituito un numeroverde (800 090122) per assisterequeste famiglie, anche quelle cheprima non venivano da noi, attra-verso un’équipe multidisciplinare dispecialisti. Per loro è un dramma,perché si tratta di genitori che ora siritrovano un carico assistenziale no-tevole, chiamati a gestire una quoti-dianità per niente facile, ma con tut-ti i vari Centri come il nostro bloc-cati ovunque in Italia (la riaperturaè stata calendarizzata dal governo apartire da oggi, 4 maggio, ma servi-ranno tempi più lunghi per ripartirenel rispetto delle normative) e con ilrischio ulteriore che all’improvviso siannullino tutti i progressi, tutti i li-velli di autonomia raggiunti contanta fatica da questi bambini e ra-gazzi».

E qui Di Maolo ritorna al discor-so iniziale della cura — e non solodella semplice assistenza — alle per-sone e delle persone. Lo fa ancheper quella che è la sua esperienza di

membro dell’Ufficio nazionale salutedella Conferenza episcopale italianae all’impegno nel consiglio nazionaledell’Associazione religiosa istituti so-cio-sanitari (Aris): «Superare questaemergenza significa anche sapersi or-ganizzare, fare prevenzione nel mi-gliore dei modi. Dobbiamo capireche non basta la volontà da sola, mache serve anche recuperare un’eco-nomia buona. L’istanza che ci sen-tiamo di avanzare è quella di un so-stegno, ma per reinvestire nelle varieattività, anche perché la “fase 2” p re -vede necessariamente tempi più lun-ghi, altri costi, la sanificazione degliambienti dopo ogni prestazione, at-tenzioni diverse. E quindi sapersi or-ganizzare meglio. Il cuore e la capa-cità organizzativa devono andare in-sieme».

Le difficoltà economiche? Le stan-no incontrando anche al Serafico,come accade per tanti altri soggettidel terzo settore e del no profit. Varegistrato, ad esempio, un calo nelledonazioni da parte dei privati «chenon sono elemosina — conclude lapresidente — ma fanno un po’ partedel nostro modello economico. Nericeviamo tante con i classici bollet-tini postali, ma ora la gente non puòuscire neppure per andare alle Poste.Però riceviamo tante telefonate e ciscrivono che appena potranno, il lo-ro pensiero sarà subito per i ragazzidell’Istituto. E questo ci conforta, ciporta a sperare che la battuta d’a r re -sto sarà solo transitoria».

di GI O VA N N I ZAVAT TA

I l coronavirus non si ferma dicerto alle porte dei campi pro-fughi allestiti in Europa. Anzi,

le precarie condizioni igienico-sani-tarie e l’impossibilità di garantireun reale distanziamento sociale, acausa del sovraffollamento, rendonogli individui che vi abitano più dialtri vulnerabili al contagio. Partico-larmente difficile è la situazionenelle isole greche e nei Balcani do-ve oltre quarantamila persone fug-gite dalla guerra e dal terrorismodevono resistere in condizioni mol-to spesso disumane. Lo stesso Ja-nez Lenarčič, commissario europeo

l’igiene personale e le cure medi-che, mentre lo smaltimento dei ri-fiuti è spesso un miraggio. KlausSchwertner, responsabile Caritasper l’arcidiocesi di Vienna, tornatodalla Grecia alcune settimane fa, hadetto che l’Europa non può accetta-re sul suo territorio una simile con-dizione di vita: «La Grecia nonpuò essere lasciata sola dalle altrenazioni dell’Ue. Deve essere preve-nuta, in ogni modo, quella che po-trebbe trasformarsi in una catastrofeumanitaria. Ho incontrato una gio-vane famiglia con un neonato. Ilbambino aveva solo tre giorni. È undramma».

Grazie ai fondi raccolti, CaritasHellas ha già acquistato prodotti

Ciò significa che devono stare astretto contatto, in piccole tende.Inoltre, negli ultimi giorni, vari in-cendi appiccati qua e là per prote-sta hanno distrutto decine di rifugie container privando alcune fami-glie di un minimo alloggio. AdessoMedici senza frontiere fornirà ulte-riori 60.000 litri di acqua al giornoe costruirà strutture sanitarie al difuori dei limiti del campo ufficiale,dove vive gran parte dei rifugiati.

Caritas Austria, insieme ad altredieci organizzazioni non governati-ve, è attiva anche nel campo profu-ghi di Kara Tepe, dove risiedonocirca 1.300 persone classificate come“particolarmente vulnerabili”: vitti-me di torture, disabili, donne ingravidanza.

La cooperazione fra Caritas è en-comiabile. Quelle di Austria e Sviz-zera hanno consentito che restassein vita il centro sociale «Kipseli» diCaritas Grecia, nel centro di Atene,che opera nella formazione e nellaconsulenza per i rifugiati ma chefunge soprattutto da luogo di in-contro e scambio culturale. Lastruttura avrebbe dovuto chiudere ibattenti alla fine di marzo a causadella mancanza di risorse ma le dueCaritas hanno immediatamentemesso a disposizione della sorellagreca un totale di 180.000 euro. Ciòsignifica che il servizio può esseregarantito per altri sei mesi.

Caritas Austria negli ultimi tempiha ampliato il suo raggio d’azioneraggiungendo i Balcani, special-mente la Bosnia ed Erzegovina:grazie a 55.000 euro di aiuti d’ur-genza alla Caritas locale è stato mi-gliorato il funzionamento del cam-po profughi a Tuzla, con l’amplia-mento della lavanderia. Altri 90.000euro sono stati messi a disposizionedi Caritas Serbia per le misure igie-niche nei campi di Obrenovac eKrnjaca. Vengono poi organizzatelezioni per i più piccoli, mentre ledonne sono supportate con consu-lenza psicologica, gruppi di artigia-nato e di cucina. «Ho dovuto cre-scere velocemente», racconta un si-riano, oggi diciassettenne, che favolontariato con i bambini in uncampo: «Li aiuto a distrarli in mo-do che possano dimenticare le cosebrutte che hanno vissuto».

per la gestione delle crisi, ha am-messo che al momento «non esistela capacità medica per affrontareuna potenziale esplosione del vi-rus». Sul fronte degli aiuti c’è an-che Caritas Austria che agli inizi dimarzo ha avviato su Facebook unaraccolta fondi che in poche settima-ne ha prodotto un milione e mezzodi euro che serviranno soprattuttoall’approvvigionamento idrico e altrasporto dei malati. «Il risultatodella donazione — ha affermato An-dreas Knapp, segretario generaleper i programmi internazionali diCaritas Austria — mostra quanto siagrande la solidarietà dei cittadini».

La situazione nei campi profughidi Moria a Lesbo e di Vial a Chiosè notevolmente peggiorata negli ul-timi mesi. Manca tutto: cibo, acquapotabile, elettricità, articoli per

per l’igiene, alimenti per l’infanzia,coperte, sacchi a pelo e altri articoliper oltre 23.000 persone. Al suofianco Caritas Austria sta lavorandoper distribuire i pacchi nei campi ilpiù rapidamente possibile nono-stante le restrizioni di accesso acausa della pandemia. I soldi sonoserviti per comprare anche unanuova autoambulanza che ha presoservizio a Chios. È stretta la colla-borazione con l’ong Medici senzafrontiere per la quale sono statimessi a disposizione 100.000 euroche saranno utilizzati per migliorarele condizioni igieniche nel campoprofughi di Samos. Qui — come an-che a Leros, a Kos o a Kara Tepe —la situazione è davvero allarmante:più di 7.000 fra donne, uomini ebambini vivono in un’area progetta-ta per un massimo di 650 persone.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 4-5 maggio 2020 pagina 7

Nella messa domenicale a Santa Marta il Papa ricorda sacerdoti e medici morti per la pandemia

Quando i pastori dannola vita per il popolo

L’incoraggiamento del Pontefice al Regina Caeli

Collaborazione internazionaleper le cure

e i vaccini contro il covid-19

Nella crisi attuale abbiamo bisogno di un giornalismo liberoal servizio di tutte le persone, specialmente di quelle

che non hanno voce; un giornalismo che si impegni nella ricercadella verità e apra vie di comunione e di pace. #WPFD2020

(@Pontifex_it)

†Il Preside, Monsignor Pierangelo Se-queri, i colleghi, i professori e gli stu-denti del Pontificio Istituto TeologicoGiovanni Paolo II per le Scienze delMatrimonio e della Famiglia partecipa-no con profonda commozione al luttoper la morte di

LILIANA TERZImadre della Dottoressa Gabriella Espo-sito, elevando al Signore Risorto pre-ghiere di suffragio e invocando la con-solazione dello Spirito Santo per i fami-liari della cara defunta.

†Il Rettore Maggiore dei Pontifici Colle-gi di Propaganda Fide in Roma, insie-me ai superiori, agli alunni e al perso-nale tecnico, ricordano con gratitudinel’esemplare dedizione alla formazionedel futuro clero, la bella testimonianzasacerdotale e lo zelo missionario di

Pa d re

FRANCESCO PAV E S E , IMC

Già Rettore del PontificioCollegio Urbano de PropagandaFide (1991-2001) e del Pontificio

Collegio San Paolo Apostolo(1985-1991)

e offrono le loro preghiere a Gesù BuonPastore, affinché gli conceda la paceeterna.

Roma, 3 maggio 2020

Nunzio Sulprizio canonizzato da Francesco durante il Sinodo sui giovani del 2018

Il “santino claudicante”

Papa Francesco appoggia e incoraggia«la collaborazione internazionale che sista attivando con varie iniziative... pertrovare vaccini e trattamenti» contro ilcovid-19. Lo ha detto al termine delRegina Caeli recitato a mezzogiorno del3 maggio dalla Biblioteca privata delPalazzo apostolico vaticano, come fasettimanalmente da quando lapandemia ha reso necessarie misure didistanziamento sociale che vietano gliassembramenti. In precedenza, ilPontefice aveva commentato il Vangelodomenicale incentrato sulla figura delBuon pastore.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La quarta domenica di Pasqua, checelebriamo oggi, è dedicata a Gesùbuon Pastore. Il Vangelo dice: «Lepecore ascoltano la sua voce: egli chia-ma le sue pecore, ciascuna per no-me» (Gv 10, 3). Il Signore ci chiamaper nome, ci chiama perché ci ama.Però, dice ancora il Vangelo, ci sonoaltre voci, da non seguire: quelle diestranei, ladri e briganti che voglionoil male delle pecore.

Queste diverse voci risuonanodentro di noi. C’è la voce di Dio,che gentilmente parla alla coscienza,

e c’è la voce tentatrice che induce almale. Come fare a riconoscere la vo-ce del buon Pastore da quella del la-dro, come fare a distinguere l’ispira-zione di Dio dalla suggestione delmaligno? Si può imparare a discerne-re queste due voci: esse infatti parla-no due lingue diverse, hanno cioèmodi opposti per bussare al nostrocuore. Parlano lingue diverse. Comenoi sappiamo distinguere una linguadall’altra, possiamo anche distinguerela voce di Dio e la voce del maligno.La voce di Dio non obbliga mai:Dio si p ro p o n e , non si impone. Invecela voce cattiva seduce, assale, costrin-ge: suscita illusioni abbaglianti, emo-zioni allettanti, ma passeggere.All’inizio blandisce, ci fa credere chesiamo onnipotenti, ma poi ci lasciacol vuoto dentro e ci accusa: “Tunon vali niente”. La voce di Dio, in-vece, ci corregge, con tanta pazienza,ma sempre ci incoraggia, ci consola:sempre alimenta la speranza. La vocedi Dio è una voce che ha un oriz-zonte, invece la voce del cattivo tiporta a un muro, ti porta all’angolo.

Un’altra differenza. La voce delnemico distoglie dal presente e vuoleche ci concentriamo sui timori delfuturo o sulle tristezze del passato —il nemico non vuole il presente —: fariaffiorare le amarezze, i ricordi deitorti subiti, di chi ci ha fatto del ma-le..., tanti ricordi brutti. Invece la vo-ce di Dio parla al presente: “O rapuoi fare del bene, ora puoi esercita-re la creatività dell’amore, ora puoirinunciare ai rimpianti e ai rimorsiche tengono prigioniero il tuo cuo-re ”. Ci anima, ci porta avanti, maparla al presente: ora.

Ancora: le due voci suscitano innoi domande diverse. Quella che vie-ne da Dio sarà: “Che cosa mi fa be-ne?”. Invece il tentatore insisterà suun’altra domanda: “Che cosa mi vadi fare?”. Che cosa mi va: la vocecattiva ruota sempre attorno all’io,alle sue pulsioni, ai suoi bisogni, altutto e subito. È come i capricci deibambini: tutto e adesso. La voce diDio, invece, non promette mai lagioia a basso prezzo: ci invita ad an-dare oltre il nostro io per trovare ilvero bene, la pace. Ricordiamoci: ilmale non dona mai pace, mette fre-nesia prima e lascia amarezza dopo.Questo è lo stile del male.

La voce di Dio e quella del tenta-tore, infine, parlano in “ambienti” di-versi: il nemico predilige l’oscurità, lafalsità, il pettegolezzo; il Signoreama la luce del sole, la verità, la tra-sparenza sincera. Il nemico ci dirà:“Chiuditi in te stesso, tanto nessunoti capisce e ti ascolta, non fidarti!”. Ilbene, al contrario, invita ad aprirsi, aessere limpidi e fiduciosi in Dio e ne-gli altri. Cari fratelli e sorelle, in que-sto tempo tanti pensieri e preoccupa-zioni ci portano a rientrare in noistessi. Prestiamo attenzione alle vociche giungono al nostro cuore. Chie-diamoci da dove arrivano. Chiedia-mo la grazia di riconoscere e seguirela voce del buon Pastore, che ci fauscire dai recinti dell’egoismo e ciconduce ai pascoli della vera libertà.La Madonna, Madre del buon Con-siglio, orienti e accompagni il nostrodiscernimento.

Al termine della recita dell’antifonamariana, prima di affacciarsi dallafinestra per impartire la benedizione supiazza San Pietro vuota, il Pontefice haricordato la Giornata mondiale dipreghiera per le vocazioni, ha rinnovatovicinanza alle vittime del covid-19, haelogiato l’associazione “Me t e r ” che

difende i bambini dalle violenze, haesortato a compiere pellegrinaggi“spirituali” nei santuari mariani inquesto mese di maggio e infine harilanciato la giornata di preghiera,digiuno e opere di misericordia propostaper il prossimo 14 maggio dall’Al t ocomitato per la Fratellanza umana.

Cari fratelli e sorelle,si celebra oggi la Giornata mondialedi preghiera per le vocazioni. L’esisten-za cristiana è tutta e sempre rispostaalla chiamata di Dio, in qualunquestato di vita. Questa Giornata ci ri-corda quello che disse un giorno Ge-sù, cioè che il campo del Regno diDio richiede tanto lavoro, e bisognapregare il Padre perché mandi operaia lavorare nel suo campo (cfr. Mt 9,37-38). Sacerdozio e vita consacrataesigono coraggio e perseveranza; esenza la preghiera non si va avanti suquesta strada. Invito tutti a invocaredal Signore il dono di buoni operaiper il suo Regno, col cuore e le manidisponibili al suo amore.

Ancora una volta vorrei esprimerela mia vicinanza agli ammalati di co-vid-19, a quanti si dedicano alla lorocura a tutti coloro che, in qualsiasimodo, stanno soffrendo per la pan-demia. Desidero, nello stesso tempo,appoggiare e incoraggiare la collabo-razione internazionale che si sta atti-vando con varie iniziative, per ri-spondere in modo adeguato ed effi-cace alla grave crisi che stiamo viven-do. È importante, infatti, mettere in-sieme le capacità scientifiche, in mo-do trasparente e disinteressato, pertrovare vaccini e trattamenti e garan-tire l’accesso universale alle tecnolo-gie essenziali che permettano ad ognipersona contagiata, in ogni parte delmondo, di ricevere le necessarie curesanitarie.

Rivolgo un pensiero specialeall’Associazione “Meter”, promotricedella Giornata nazionale per i bam-bini vittime della violenza, dellosfruttamento e dell’indifferenza. In-coraggio i responsabili e gli operatoria proseguire la loro azione di preven-zione e di sensibilizzazione delle co-scienze al fianco delle varie agenzieeducative. E ringrazio i bambinidall’Associazione che mi hanno in-viato un collage con centinaia di mar-gherite colorate da loro. Grazie!

Abbiamo da poco iniziato Mag-gio, mese mariano per eccellenza,durante il quale i fedeli amano visita-re i Santuari dedicati alla Madonna.Quest’anno, a causa della situazionesanitaria, ci rechiamo spiritualmentein questi luoghi di fede e di devozio-ne, per deporre nel cuore della Vergi-ne Santa le nostre preoccupazioni, leattese e i progetti per il futuro.

E poiché la preghiera è un valoreuniversale, ho accolto la propostadell’Alto Comitato per la FratellanzaUmana affinché il prossimo 14 mag-gio i credenti di tutte le religioni siuniscano spiritualmente in una gior-nata di preghiera e digiuno e operedi carità, per implorare Dio di aiuta-re l’umanità a superare la pandemiadi coronavirus. Ricordatevi: il 14maggio, tutti i credenti insieme, cre-denti di diverse tradizioni, per prega-re, digiunare e fare opere di carità.

Auguro a tutti una buona domeni-ca. Per favore, non dimenticatevi dipregare per me. Buon pranzo e arri-v e d e rc i .

Oggi più che mai il popolo ha bi-sogno di «buoni pastori» — sacer-doti ma anche personale sanitario— per affrontare la crisi sociale cau-sata dalla pandemia. Domenicamattina, 3 maggio — giorno dedica-to al Buon Pastore e, significativa-mente, anche Giornata mondiale dipreghiera per le vocazioni — nellacinquantesima celebrazione eucari-stica trasmessa in diretta streamingdalla cappella di Casa Santa Marta(la prima era stata il 9 marzo) ilvescovo di Roma ha testimoniatocon sempre maggiore energia spiri-tuale la sua vicinanza concreta atutti coloro che stanno soffrendo.Con un particolare ricordo dei tan-ti «buoni pastori» che hanno datola vita nel loro servizio.

«A tre settimane dalla Risurre-zione del Signore — ha detto il Pa-pa, a braccio, all’inizio della messa— la Chiesa oggi nella quarta do-menica di Pasqua celebra la dome-nica del Buon Pastore, Gesù BuonPastore. Questo mi fa pensare — haconfidato — a tanti pastori che nelmondo danno la vita per i fedeli,anche in questa pandemia, tanti,più di 100 qui in Italia sono venutia mancare. E penso anche ad altripastori — ha aggiunto Francesco —che curano il bene della gente: imedici. Si parla dei medici, diquello che fanno, ma dobbiamorenderci conto che, soltanto in Ita-lia, 154 medici sono venuti a man-care, in atto di servizio. Chel’esempio di questi pastori preti e“pastori medici” — ha auspicatonella preghiera — ci aiuti a prende-re cura del santo popolo fedele diD io».

Per la meditazione nell’omelia ilPapa ha preso le mosse dal «passodi serenità» tratto dalla prima Let-tera dell’apostolo Pietro (2, 20b-25), proposto dalla liturgia comeseconda lettura. Un brano, ha spie-gato Francesco, che «parla di Ge-sù: “Egli portò i nostri peccati nelsuo corpo sul legno della croce,perché, non vivendo più per il pec-cato, vivessimo per la giustizia;dalle sue piaghe siete stati guariti.Eravate erranti come pecore, maora siete stati ricondotti al pastoree custode delle vostre anime”».Dunque, ha affermato il Pontefice,«Gesù è il pastore — così lo vedePietro — che viene a salvare, a sal-vare le pecore erranti: eravamonoi». E «nel salmo 22 che abbiamoletto dopo questa lettura — ha fattonotare il Papa — abbiamo ripetuto:“Il Signore è il mio pastore: nonmanco di nulla”» (cfr. versetto 1).Questa è «la presenza del Signorecome pastore, come pastore delg re g g e » .

«Gesù, nel capitolo 10 di Gio-vanni che abbiamo letto — ha insi-stito Francesco facendo riferimentoal brano del Vangelo proposto dal-la liturgia (Giovanni 10, 1-10) — sipresenta come il pastore. Anzi, nonsolo il pastore, ma la “p orta” per laquale si entra nel gregge (cfr. ver-setto 8). Tutti coloro che sono ve-nuti e non sono entrati per quellaporta erano ladri e briganti o vole-vano approfittarsi del gregge: i fintipastori». E «nella storia dellaChiesa — ha riconosciuto il Ponte-fice — ci sono stati tanti di questiche sfruttavano il gregge. Non in-teressava loro il gregge, ma soltan-to far carriera o la politica o i sol-di». Però, ha aggiunto, «il greggeli conosce, sempre li ha conosciutie andava cercando Dio per le suestrade».

«Quando c’è un buon pastoreche porta avanti — ha affermato ilPapa — c’è proprio il gregge che vaavanti». E «il pastore buono ascol-ta il gregge, guida il gregge, cura ilgregge». Da parte sua, «il greggesa distinguere fra i pastori, non sisbaglia: il gregge si fida del buonPastore, si fida di Gesù». In realtà,ha ripetuto Francesco, «soltanto ilpastore che assomiglia a Gesù dàfiducia al gregge, perché Lui è laporta». Per questa ragione «lo stiledi Gesù deve essere lo stile del pa-store, non ce n’è un altro». Tenen-do presente che «anche Gesù buonpastore, come dice Pietro nella pri-ma lettura, “patì per voi, lasciando-vi un esempio, perché ne seguiatele orme: egli non commise peccatoe non si trovò inganno sulla sua

bocca; insultato, non rispondevacon insulti, maltrattato, non minac-ciava vendetta” (cfr. prima Letteradi Pietro 2, 21-23)». Gesù, dunque,«era mite».

«Uno dei segni del buon Pastoreè la mitezza» ha rilanciato il Pon-tefice. «Il buon pastore è mite» eper questo «un pastore che non èmite non è un buon pastore» e «haqualcosa di nascosto, perché la mi-tezza si fa vedere come è, senza di-fendersi. Anzi — ha spiegato il Pa-pa — il pastore è tenero, ha quella“tenerezza della vicinanza”, cono-sce le pecore a una a una per nomee si prende cura di ognuna come sefosse l’unica, al punto che quandotorna a casa dopo una giornata dilavoro, stanco, si accorge che glie-ne manca una, esce a lavorareun’altra volta per cercarla e, trova-tola, la porta con sé, la porta sullespalle» (cfr. Luca 15, 4-5)

«Questo è il buon pastore, que-sto è Gesù, questo è chi ci accom-pagna tutti nel cammino della vi-ta» ha affermato Francesco, ricor-dando che «quest’idea del pastore,quest’idea del gregge e delle peco-re, è un’idea pasquale». E infatti«la Chiesa nella prima settimana di

Pasqua canta quel bell’inno per inuovi battezzati: “Questi sono gliagnelli novelli”, l’inno che abbiamosentito all’inizio della messa». Sitratta, ha detto il Pontefice, di«un’idea di comunità, di tenerezza,di bontà, di mitezza. È la Chiesache vuole Gesù e Lui custodiscequesta Chiesa».

Concludendo la sua meditazioneil Papa ha affermato che «questadomenica è una domenica bella, èuna domenica di pace, è una do-menica di tenerezza, di mitezza,perché il nostro Pastore si prendecura di noi: “Il Signore è il miopastore: non manco di nulla”» (cfr.Salmo 22, 1).

È con la preghiera di sant’Alfon-so Maria de’ Liguori che Francescoha quindi invitato «le persone chenon possono comunicarsi» a fare«adesso» la comunione spirituale.E ha concluso la celebrazione conl’adorazione e la benedizione euca-ristica. Per poi affidare — accompa-gnato dal canto dell’antifona Regi-na Caeli — la sua preghiera allaMadre di Dio, sostando davantiall’immagine mariana della cappel-la di Casa Santa Marta.

Un santo attuale, un giovane, pro-tettore degli invalidi, delle vittimesul lavoro, ma anche dei malati in-curabili e dei precari. Si chiamavaNunzio Sulprizio. Paolo VI lo vollebeatificare durante il concilio Vati-cano II, il 1° dicembre 1963. Fran-cesco lo ha canonizzato il 14 otto-bre 2018, nel corso del Sinodo deivescovi su «I giovani, la fede, e ildiscernimento vocazionale». Inquel giorno, tra gli altri, sono staticanonizzati in piazza San Pietro lostesso Papa Montini e l’a rc i v e s c o v omartire salvadoregno Oscar Arnul-fo Romero y Galdámez.

Nunzio era nato il 13 aprile 1817a Pescosansonesco — un piccolopaesino dell’Abruzzo in provinciadi Pescara — da Rosa, filatrice, eDomenico, calzolaio. Ben presto lasua vita fu segnata dalla sofferen-za. In pochi anni perse i genitori evenne affidato alle cure della non-na materna. Il periodo in cui vissecon la nonna fu per lui felice. Ellagli insegnò non solo come affron-tare la vita, ma anche a conosceree ad amare Dio. La fede fece presasu quel bambino che trascorrevamolto tempo in adorazione delSantissimo Sacramento.

Morta anche la nonna, quandoNunzio aveva circa 12 anni, si ri-trovò in casa di uno zio fabbro-fer-raio, che lo sfruttò dal punto di vi-sta lavorativo nella sua officina egli impedì di andare a scuola. Lacosa che più faceva soffrire il ra-gazzo era l’impossibilità di parteci-pare alla messa e di pregare davan-ti all’Eucaristia. Al contrario, lavo-rava come uno schiavo e dovevasopportare anche la fame. Lo zionon gli risparmiava neppure lun-ghe uscite per consegnare del ma-teriale senza badare né al peso, néalle intemperie che doveva affron-tare. Al ritorno non mancavanopercosse e bestemmie. Questa si-tuazione portò il ragazzo ad am-

malarsi. Un giorno gli comparveuna grossa piaga sulla caviglia sini-stra. Nonostante l’evidente soffe-renza e gli spasmi, solo dopo mol-to tempo lo zio si decise a farlo vi-sitare. Era l’aprile 1831, quandovenne ricoverato all’osp edaledell’Aquila, dove gli diagnosticaro-no tubercolosi ossea. Rimase inospedale fino al giugno successivo.

Tornato dallo zio, ricominciaro-no i maltrattamenti, e visto chenon poteva lavorare, venne manda-to a fare la questua. Poi, una per-sona informò lo zio paterno Fran-cesco Sulprizio della situazione incui si trovava suo nipote. France-sco, militare di stanza a Napoli,riuscì a farlo venire nella città par-tenopea e a introdurlo in casa delcolonnello Felice Wochinger, uffi-ciale dell’esercito borbonico. Eral’estate del 1832. Il colonnello eraconosciuto come “il padre dei po-veri”. Si prese cura di Sulprizio edivenne per lui un vero padre.

Nunzio venne ricoverato nel-l’ospedale degli Incurabili. Era il20 giugno 1832. Vi sarebbe rimasto

quasi due anni. La prima cosa cheil ragazzo chiese al cappellano delnosocomio fu di ricevere la Primacomunione. In quell’occasione eb-be la prima estasi. Durante il rico-vero divenne un apostolo tra i ma-lati. Iniziò a insegnare ai bambinidegenti il catechismo per preparar-li alla prima comunione. Era solitodire loro: «Siate sempre con il Si-gnore, perché da Lui viene ognibene. Soffrite per amore di Dio econ allegrezza».

I medici, vista l’impossibilità diguarirlo completamente, lo riman-darono a casa del colonnello. Eral’11 aprile 1834. Nunzio si trasferìin un appartamento nel Maschioangioino. Purtroppo, anche inquesta dimora, divenne oggetto dimaltrattamenti e dispetti da partedei servi del militare, il quale eraall’oscuro di quanto avveniva. Tut-tavia, Nunzio non li denunciò maie sopportò tutto con fede nel Cro-cifisso e nell’Addolorata. Pensò didonarsi tutto a Dio e presentò alsuo confessore un regolamento divita improntato alla consacrazionereligiosa. Intorno a lui si creò benpresto un circolo di gente che ve-niva attratto dalla sua fama di san-tità. Erano ammirati dalla testimo-nianza di questo giovane che pre-gava incessantemente e aveva ildono di leggere i cuori e di profe-tizzare. Il popolo lo chiamava «ociuncariell sant» (“il santino claudi-cante”). Accorsero a lui sacerdotisanti come don Gaetano Errico,ma anche il beato fra Modestinodi Gesù e Maria.

La malattia avanzò inesorabil-mente e, il 5 maggio 1836, Nunziòmorì pronunciando le parole: «Ve-dete come è bella la Madonna!».Il suo corpo riposa nella chiesa na-poletana di San Domenico Soria-no, nel suo paese natale gli è statodedicato un santuario. (nicola gori)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 4-5 maggio 2020

Il Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano è pronto per rilanciare il servizio gratuito di assistenza

I bambini poveri non possono aspettare

La preghiera del Papa nella messa del mattino

Per la pace nelle famiglieÈ stata «per le famiglie, in questotempo di quarantena» a causa dellapandemia da covid-19 la preghieraelevata da Papa Francesco all’iniziodella messa celebrata nella cappelladi Casa Santa Marta, lunedì matti-na, 4 maggio. In una duplice pro-spettiva: quella della «famiglia, chiu-sa a casa», che «cerca di fare tantecose nuove», facendo ricorso a «tan-ta creatività con i bambini, con tutti,per andare avanti»; e anche quella«che alle volte» è segnata dalla«violenza domestica». Da qui l’esor-tazione introduttiva del Pontefice:«preghiamo per le famiglie, perchécontinuino in pace con creatività epazienza, in questa quarantena».

Successivamente, all’omelia, il ve-scovo di Roma ha come di consuetocommentato le letture del giorno, in-centrate sul tema dell’universalità delmessaggio cristiano. «Quando Pietrosalì a Gerusalemme, i fedeli lo rim-proveravano», ha esordito citando laprima, tratta dagli Atti degli apostoli(cfr 11, 1-8). Il motivo di tale rimpro-vero, ha spiegato Francesco, stavanel fatto che fosse «entrato in casadi uomini non circoncisi» e avesse«mangiato insieme con loro, con ipagani». Naturalmente, ha osserva-to, «questo non si poteva fare, eraun peccato. La purezza della leggenon permetteva questo». Eppure«Pietro lo aveva fatto perché era sta-to lo Spirito a portarlo lì» ha chiari-to il Papa, rimarcando che «c’è sem-pre nella Chiesa — e nella Chiesaprimitiva tanto, perché non era chia-ra la cosa — questo spirito di “noisiamo i giusti, gli altri i peccatori”.Questo “noi e gli altri”, “noi e gli al-tri”»: insomma, in una parola «le di-visioni: “Noi abbiamo proprio la po-sizione giusta davanti a Dio, invececi sono “gli altri”... Si dice anche:“Sono i condannati”, già». Ma pur-troppo, è la denuncia del Pontefice,«questa è una malattia della Chiesa,una malattia che nasce dalle ideolo-gie o dai partiti religiosi».

In proposito il Papa ha individua-to «al tempo di Gesù, almeno quat-tro partiti religiosi: il partito dei fari-sei, il partito dei sadducei, il partitodegli zeloti e il partito degli esseni, eognuno interpretava la legge secon-do l’idea che ne aveva. E questa ideaè una scuola “fuori-legge” quando èun modo di pensare, di sentire mon-dano che si fa interprete della leg-ge». Basti ricordare che «rimprove-ravano pure a Gesù di entrare in ca-sa dei pubblicani, che erano pecca-tori, secondo loro»; e di «mangiarecon i peccatori, perché la purezza

della legge non lo permetteva» (cfr.Ma t t e o 9, 10-11). Persino lo accusava-no che «non si lavava le mani primadel pranzo (cfr 15, 2.20). Semprequel rimprovero — ha continuatoFrancesco — che fa divisione: questaè la cosa importante, che io vorreisottolineare». Infatti «ci sono delleidee, delle posizioni che fanno divi-sione, al punto che è più importantela divisione dell’unità. È più impor-tante la mia idea dello Spirito Santoche ci guida».

E ha citato come esempio «uncardinale “emerito” che abita qui in

Vaticano, un bravo pastore, e lui di-ceva ai suoi fedeli: “La Chiesa è co-me un fiume, sai? Alcuni sono piùda questa parte, alcuni dall’altra par-te, ma l’importante è che tutti sianodentro al fiume”». Infatti, ha sottoli-neato Francesco, «questa è l’unitàdella Chiesa. Nessuno fuori, tuttidentro. Poi, con le peculiarità: que-sto non divide, non è ideologia, è le-cito. Ma perché la Chiesa ha questaampiezza di fiume? È perché il Si-gnore vuole così».

Soffermandosi quindi sul branoevangelico appena proclamato (Gio-

vanni 10, 11-18) il Papa ha spiegatoche «il Signore, nel Vangelo, ci dice:“Io ho altre pecore che non proven-gono da questo recinto: anche quelleio devo guidare. Ascolteranno la miavoce e diventeranno un solo gregge,un solo pastore” (10, 16). Il Signoredice: “Ho delle pecore dappertutto eio sono pastore di tutti”». E, ha os-servato in particolare, «questo tuttiin Gesù è molto importante. Pensia-mo alla parabola della festa di nozze(cfr Ma t t e o 22,1-10), quando gli invi-tati non volevano andarci: uno per-ché aveva comprato un campo, unosi era sposato..., ognuno ha dato ilsuo motivo per non andare. E il pa-drone si è arrabbiato e ha detto:“Andate ora ai crocicchi delle stradee tutti quelli che troverete, chiamate-li alle nozze” (versetto 9). Tutti.Grandi e piccoli, ricchi e poveri,buoni e cattivi. Tutti». Perché, ha ri-marcato Francesco, «questo “tutti” èun po’ la visione del Signore che èvenuto per tutti ed è morto per tutti.“Ma è morto anche per quel disgra-ziato che mi ha reso la vita impossi-bile?”. È morto pure per lui. “E perquel brigante?”... È morto per lui.Per tutti. E anche per la gente che

non crede in Lui o è di altre religio-ni: per tutti è morto. Questo nonvuol dire che si deve fare proseliti-smo, no. Ma Lui è morto per tutti,ha giustificato tutti».

E su questo aspetto Francesco haconfidato un ricordo personale.«Qui a Roma c’era una signora, unabrava donna, una professoressa, laprofessoressa [Maria Grazia] Mara,che quando era in difficoltà per tan-te cose, e c’erano dei partiti, diceva:“Ma Cristo è morto per tutti: andia-mo avanti!”. Quella capacità costrut-tiva. Abbiamo un solo Redentore,una sola unità: Cristo è morto pertutti». Il riferimento è alla donnamorta alla fine del 2019 all’età di 96anni, che il Papa omaggiò recandosinella chiesa di San Giuseppe a viaNomentana per partecipare ai suoifunerali. Esperta di patristica e autri-ce di libri sulle figure principali del-la storia del cristianesimo dei primisecoli e catechista coi bambini finoagli ultimi istanti di vita, la professo-ressa Mara aveva ricevuto anche unavisita a sorpresa dal Pontefice pressola propria abitazione nel luglio 2018.

Al contrario «invece la tentazio-ne» della bandiera, del partito,dell’ideologia, dell’appartenenza,dell’esclusione di chi la pensa in mo-do diverso «anche Paolo l’ha soffer-ta: “Io sono di Paolo, io sono diApollo, io sono di questo, io sonodell’a l t ro . . . ”» (cfr. 1 Corinzi 3, 1-9),ha constatato il Papa con amarezza,prima di indicare un caso ben piùrecente: «pensiamo a noi, cin-quant’anni fa, al dopo-Concilio: ledivisioni che ha sofferto la Chiesa.“Io sono di questa parte, io la pensocosì, tu così...”. Sì, è lecito pensarlacosì, ma nell’unità della Chiesa, sottoil Pastore Gesù».

Dunque, ricapitolando il Papa hamesso in luce «due cose: il rimpro-vero degli apostoli a Pietro, perchéera entrato nella casa dei pagani»; e«Gesù che dice: “Io sono pastore ditutti”. Io sono pastore di tutti». Eche aggiunge: «“Io ho altre pecoreche non provengono da questo re-cinto. Io devo guidare anche loro.Ascolteranno la mia voce e divente-ranno un solo gregge”» (cfr Giovan-ni 10, 16). Si tratta, ha proseguito,

della «preghiera per l’unità di tuttigli uomini; perché tutti, uomini edonne, tutti abbiamo un unico Pa-store: Gesù». Da qui l’invo cazioneal Signore affinché «ci liberi daquella psicologia della divisione, didividere, e ci aiuti a vedere questo diGesù, questa cosa grande di Gesù,che in Lui siamo tutti fratelli e Lui èil Pastore di tutti»; e «quella parola,oggi: tutti, tutti, che ci accompagnidurante la giornata».

È con la preghiera del cardinaleRafael Merry del Val che Francescoha quindi invitato «le persone chenon possono comunicarsi» a fare lacomunione spirituale. Concludendola celebrazione con l’adorazione e labenedizione eucaristica. Per poi affi-dare — accompagnato dal cantodell’antifona Regina Caeli — la suapreghiera alla Madre di Dio, sostan-do davanti all’immagine marianadella cappella di Casa Santa Marta.A mezzogiorno le intenzioni del Pa-pa sono state rilanciate, nella basilicavaticana, dal cardinale arciprete An-gelo Comastri che ha guidato la re-cita del rosario e del Regina Caeli.

Nomineepiscopali

Le nomine di ieri e di oggi ri-guardano la rappresentanza pon-tificia in Ghana e la Chiesa inSud Africa.

Henryk MieczysławJago dziński

nunzio apostolicoin Ghana

Nato a Małogoszcz, in Polonia,il 1° gennaio 1969, è stato ordina-to sacerdote il 3 giugno 1995. In-cardinato a Kielce, è laureato indiritto canonico. Entrato nel ser-vizio diplomatico della Santa Se-de il 1° luglio 2001, ha prestato lapropria opera nelle rappresentan-ze pontificie in Bielorussia, Croa-zia, presso la sezione per i Rap-porti con gli stati della Segreteriadi stato e nelle rappresentanzepontificie in India e in Bosnia edErzegovina.

Noel Andrew Rucastlevescovo di Oudtshoorn

(Sud Africa)Nato il 22 aprile 1968 a Kim-

berley, dopo aver frequentato illocale Saint Patrick’s ChristianB ro t h e r s ’ College, ha studiato di-ritto civile alla University of theFree State. Nel 1993 è entrato nelseminario propedeutico SaintFrancis Xavier di Cape Town. Hastudiato filosofia nel seminariomaggiore Saint Peter di Garsfon-tein (1994-1995) e teologia nel se-minario maggiore nazionale SaintJohn Vianney (1996-1998). In se-guito ha completato la formazio-ne teologica presso il seminarioarcivescovile di Cape Town, otte-nendo il baccalaureato presso ilSaint Joseph’s Theological Insti-tute di Cedara nel 1999. Ordinatosacerdote il 14 luglio 2000 per ilclero dell’arcidiocesi di Cape To-wn, è stato vicario parrocchiale diCorpus Christi a Wynberg (2000-2003) e amministratore parroc-chiale di Saint Anthony of Paduaa Kraaifontein (2003-2006). Do-po gli studi per la licenza in dirit-to canonico presso la Saint PaulUniversity di Ottawa, Canada(2006-2010), al rientro in patria èstato amministratore parrocchialedella Saint Mary’s Cathedral diCape Town (2010-2012) e, al con-tempo, vicario giudiziale dell’a rc i -diocesi (dal 2011 a oggi) e parro-co di Saint Anthony ad Hout Bay(2012-2018). Dal 2018 è parroco diOur Lady of Fatima a Bellville.

di VALENTINA GIACOMETTI

I l Dispensario pediatrico SantaMarta è pronto a ripartire. Dabuoni “vicini di casa” di Papa

Francesco — la sede in Vaticano è“unita” a Casa Santa Marta dallostretto vicolo del Perugino — fervonoi preparativi per rilanciare il serviziodi assistenza alle famiglie povere conbambini piccoli. Ovviamente nelpieno rispetto delle indicazioni percontenere la diffusione del contagio.

«Ma i poveri, soprattutto i bambi-ni poveri, non possono aspettare enon devono essere mai lasciati soli,

ora meno che mai»: è sempre un fiu-me in piena suor Antonietta Collac-chi, direttrice del Dispensario. Nelfine settimana ha riempito il magaz-zino con l’ultima donazione, prontaper essere consegnata alle famiglieassistite. Sono arrivate 500 colombepasquali, tante uova di cioccolato eun bel po’ di dolci, donati da Ca-stroni e Caffarel. A fare la consegnaci hanno pensato i volontari dell’As-sociazione nazionale carabinieri.

«Siamo a vostra disposizione esempre in prima linea per sostenerequanti hanno e avranno bisogno diun sostegno» ha fatto presente Enri-co Lorenzetti, coordinatore regionale

dell’Associazione. È «un gesto im-portante per le famiglie in vista dellanostra graduale riapertura» rilanciasuor Antonietta. Un gesto generosoe certo non isolato: è ormai consoli-dato il gemellaggio tra il Dispensa-rio e gli atleti olimpionici delleFiamme Gialle, espressione dellaGuardia di Finanza, attraverso il ser-vizio di collegamento solidale diAthletica Vaticana. Da loro — dop ola festa organizzata a Natale — sonoarrivati i passeggini per i più piccoli.

È con questo stile aperto che ilDispensario si appresta a celebrare ilcentenario del suo servizio «comecuore pulsante di carità all’internodelle mura vaticane», racconta la re-ligiosa. Un impegno che ha ricorda-to anche Papa Francesco, il 25 mar-zo scorso, celebrando la messa mat-tutina nella cappella di Casa Santa

Marta. «Il Papa ha voluto pregareper noi, figlie della carità di SanVincenzo de’ Paoli, che prestiamoservizio nel dispensario da 98 anni —dice suor Antonietta — e per le no-stre consorelle che lavorano con ipoveri e con gli ammalati, anche ri-schiando la vita e dando la vita».Francesco conosce bene il Dispensa-rio: è proprio con questa vivace “fa-miglia” che festeggia, in semplicità,il suo compleanno.

Sullo slancio delle parole del Pa-pa, spiega la religiosa, «continuere-mo sempre più e sempre meglio aoffrire gratuitamente assistenza me-dica a quanti hanno bisogno e anchea distribuire prodotti per l’infanzia ebeni di prima necessità a quanti nonpossono permettersi di acquistarli».Qual è il “s e g re t o ”? La risposta disuor Antonietta è di una semplicità

disarmante: «La Provvidenza nonsmette mai di stupirci! Sulla nostrastrada troviamo sempre donne e uo-mini sensibili che ci aiutano a farsorridere i “nostri” bambini insiemeai loro genitori».

Insomma, la comunità del Di-spensario — sostenuta da volontari emedici che, gratuitamente, garanti-scono professionalità e tempo — stamettendo a punto il sistema per sta-re accanto, in sicurezza, a chi oggiha ancora più bisogno di una mano.«Non vediamo l’ora — e preghiamoche sia presto — di rincontrarci tutti,qui nel Dispensario, nella nostra“piccola Galilea” dove Gesù ci pre-cede e nella quale possiamo incon-trarlo sempre nei gesti d’amore diquanti si mettono a disposizione de-gli altri», conclude suor Antonietta.Con il suo immancabile sorriso.

La Guardia Svizzera celebra la festa del 6 maggio con uno stile sobrio

Un sorriso dietro la mascherina

Messaggio per la festa di Nostra Signora di Luján

Tutti insieme pellegrini “virtuali”

È una festa particolare quella che sta per essere cele-brata a Luján, in Argentina, in onore della VergineMaria. A causa dell’emergenza per il covid-19, la tra-dizionale ricorrenza dell’8 maggio sarà seguita dai fe-deli solo attraverso i mezzi di comunicazione sociale.Alle 19 l’arcivescovo di Mercedes-Luján, monsignorJorge Eduardo Scheinig, presiederà la messa e così latanto partecipata p e re g r i n a t i o della statua della patro-na d’Argentina quest’anno sarà solo “virtuale”.Nell’annunciare questa novità, il presule ha reso notouna lettera autografa che il Papa ha inviato il 28 apri-le scorso, in occasione della festa, alla quale anche luisi unirà come «pellegrino spirituale e virtuale».

«La guarderò ancora una volta, mi lascerò guardareda lei» scrive il Pontefice riferendosi alla Vergine.«Quello sguardo di Madre — aggiunge — che ti rin-nova, si prende cura di te, ti dà forza». Il Papa sotto-

linea che non sarà solo ma «insieme al santo popolofedele di Dio che l’ama tanto, popolo fedele e pecca-tore come me». Poi ricorda una particolare tradizio-ne: il cambio del mantello che riveste la Vergine. Ilnuovo mantello è stato benedetto e collocato sullastatua la scorsa domenica 3.

Nel giorno della celebrazione, scrive ancora France-sco, «tutti insieme, le diremo le nostre preoccupazionie le nostre gioie», chiedendole «di prendersi cura dinoi» e invocando «la grazia di chiedere sempre per-dono, di non stancarci di chiedere perdono», perché«sappiamo che suo Figlio non si stanca di perdona-re». E cita in conclusione le parole di «quel grandesacerdote della mia precedente diocesi», padre Ame-lio Luis Calori: «Questa sera, Signora, la promessa èsincera. Ma, per ogni evenienza, non dimenticarti dilasciare la chiave fuori».

SA N TA SEDE

Il Santo Padre ha nominato CapoUfficio nel Pontificio Consigliodella Cultura il Reverendo Monsi-gnore Lech Piechota, Aiutante diStudio del medesimo PontificioConsiglio.

Non sarà certo un’anonima mascherina a nascondere un sorri-so e ad attenuare lo stile di gentilezza e di accoglienza checontinua a caratterizzare, anche in questo tempo di pandemia,il servizio della Guardia svizzera pontificia ai varchi di accessoalla Città del Vaticano. Con l’inizio della “fase 2”, le guardieindossano le mascherine, dovendo avere contatti sempre piùdiretti con le persone, oltre che per proteggere se stesse.

Intanto, il 6 maggio, anche la tradizionale festa del Corpoavrà uno svolgimento particolare per limitare le possibilità dicontagio del virus. Alle 17 monsignor Luigi Roberto Cona, as-sessore della Segreteria di Stato, presiederà la messa nellachiesa di Santa Maria in Campo Santo Teutonico. Alle 18 ilcomandante Christoph Graf deporrà, sul piazzale dei Proto-martiri Romani, la corona di fiori nel ricordo delle 147 guardiemorte nella difesa di Roma il 6 maggio 1527. Quindi l’a rc i v e -scovo Edgar Peña Parra, sostituto, conferirà alcune onorificen-ze. Invece il giuramento delle nuove guardie, previsto proprioper il 6 maggio, è stata posticipato a domenica 4 ottobre.

La cerimonia di mercoledì 6 — che avrà carattere riservato eristretto, nel pieno rispetto delle norme di igiene e di sicurez-za che vigono nello Stato della Città del Vaticano — sarà tra-smessa in livestream da Vatican Media e potrà essere seguitain diretta sul sito www.guardiasvizzera.ch


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