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dono ripercorrere manca- te soluzioni, modelli aset- tici o integrazioni omolo- ganti. Più volte abbiamo sottoli- neato la nostra peculiarità scientifica: ne abbiamo parlato diffusamente an- che nell’ultimo meeting della European Commu- nity Psychology Associa- tion di novembre a Lisbo- na, di cui trovate notizia in questo numero. La psico- logia di comunità è per sua natura interdisciplina- re e interculturale, nasce da accademici e profes- sionisti, è scienza e prassi operativa orientata ad un cambiamento trasformati- vo, che non cerca correla- zioni tra fattori o pratiche riparative, ma si pone il problema – pur di non facile soluzione – di trova- re un metalivello teorico e operativo di riconside- razione della realtà. Care socie e cari soci buon anno! Come da tra- dizione, la prima newsletter dell’anno è ricca di auspici e di bilan- ci. Nel 2016 avremo molte occasioni di incontrarci, la più importante delle quali è il nostro XI Convegno Nazionale, che quest’an- no si svolgerà a Bergamo dal 16 al 18 giugno. Il titolo che abbiamo scelto, Frontiere di Comunità: Complessità a confronto”, pensiamo possa riassu- mere bene i problemi che ci attraversano, le sfide che ci attendono e gli stru- menti scientifici che pos- siamo mettere a disposi- zione per capirli. Indubbiamente il nodo ineludibile che ci troviamo di fronte è proprio quello della frontiera, luogo di confronto tra diverse cul- ture, su cui qualcuno pen- sa ancora di poter erigere dei muri, come se i feno- meni potessero essere azzerati negandoli, e che noi intendiamo come mo- mento spaziale-temporale -politico del confronto e dell’inclusione, dell’ibri- darsi, del vivere in una società meticcia che pos- siamo vedere come risor- sa per il cambiamento e il rinnovamento. Di fronte a tutto ciò non siamo solo cittadinanza attiva (per ripercorrere termini a noi propri) ma anche scienziati sociali, con un bagaglio di compe- tenze, di chiavi interpreta- tive, di presupposti per progettare esiti positivi. Parlare di complessità allude a tutto ciò: rimanda ad un corpus di saperi consolidati e ad un’ottica che consente di affrontare situazioni emergenti con strumenti che non inten- Editoriale - di Patrizia Meringolo Dicembre 2015 Anno XVI, Numero 32 Newsletter Psicologia di Comunità Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ PRESIDENTE: PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE) DIRETTIVO: ANGELA FEDI (UNIVERSITÀ DI TORINO) TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO) ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO) MAURA POZZI (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO) LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA) LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO) TESORIERE: ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO) Sommario Report convegni 3 X° Convegno La prevenzione nella scuola e nella Comunità, Padova 3 Congresso AIP, Psicologia so- ciale e per le Organizzazioni, Palermo 6 XIV° Congresso Sipo, Torino 8 Seminario europeo ECPA, Lisbona 10 Condividere le esperienze 12 First Edition Summer School, Firenze 12 15 Conferenza Biennale di Psi- cologia di Comunità, Lowell 15 Expo 2015 e cittadinanza attiva 16 L’azzardo. Ma che gioco è? Bologna 17 Post it: il progetto #psicochi? 19 Interventi: un’esperienza di progettazione dialogica 20 La ricerca “giovane” si raccon- ta con Salvatore Di Martino 22 Appuntamenti 23 International Conference of Community Psychology, 27-30 maggio, South Africa 23 1st International Conference in Contemporary Social Sciences, 10-12 June, Rethymno 24 XI° Convegno Nazionale Sipco, 16-18 giugno, Bergamo 25 Schede bibliografiche 28 I a edizione Master di Milano 26 segue a pag. 2
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dono ripercorrere manca-te soluzioni, modelli aset-tici o integrazioni omolo-ganti. Più volte abbiamo sottoli-neato la nostra peculiarità scientifica: ne abbiamo parlato diffusamente an-che nell’ultimo meeting della European Commu-nity Psychology Associa-tion di novembre a Lisbo-na, di cui trovate notizia in questo numero. La psico-logia di comunità è per sua natura interdisciplina-re e interculturale, nasce da accademici e profes-sionisti, è scienza e prassi operativa orientata ad un cambiamento trasformati-vo, che non cerca correla-zioni tra fattori o pratiche riparative, ma si pone il problema – pur di non facile soluzione – di trova-re un metalivello teorico e operativo di riconside-razione della realtà.

Care socie e cari soci buon anno! Come da tra-d i z io n e , la p r im a newsletter dell’anno è ricca di auspici e di bilan-ci. Nel 2016 avremo molte occasioni di incontrarci, la più importante delle quali è il nostro XI Convegno Nazionale, che quest’an-no si svolgerà a Bergamo dal 16 al 18 giugno. Il titolo che abbiamo scelto, “ Frontiere di Comunità: Complessità a confronto”, pensiamo possa riassu-mere bene i problemi che ci attraversano, le sfide che ci attendono e gli stru-menti scientifici che pos-siamo mettere a disposi-zione per capirli. Indubbiamente il nodo ineludibile che ci troviamo di fronte è proprio quello della frontiera, luogo di confronto tra diverse cul-ture, su cui qualcuno pen-

sa ancora di poter erigere dei muri, come se i feno-meni potessero essere azzerati negandoli, e che noi intendiamo come mo-mento spaziale-temporale -politico del confronto e dell’inclusione, dell’ibri-darsi, del vivere in una società meticcia che pos-siamo vedere come risor-sa per il cambiamento e il rinnovamento. Di fronte a tutto ciò non siamo solo cittadinanza attiva (per ripercorrere termini a noi propri) ma anche scienziati sociali, con un bagaglio di compe-tenze, di chiavi interpreta-tive, di presupposti per progettare esiti positivi. Parlare di complessità allude a tutto ciò: rimanda ad un corpus di saperi consolidati e ad un’ottica che consente di affrontare situazioni emergenti con strumenti che non inten-

Editoriale - di Patrizia Meringolo

Dicembre 2015 Anno XVI, Numero 32

Newsletter

Psicologia di Comunità

Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità

SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ

PRESIDENTE: PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE)

DIRETTIVO: ANGELA FEDI (UNIVERSITÀ DI TORINO)

TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO)

ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO)

MAURA POZZI (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO)

LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA)

LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO)

TESORIERE: ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO)

Sommario

Report convegni 3

X° Convegno La prevenzione nella scuola e nella Comunità, Padova

3

Congresso AIP, Psicologia so-ciale e per le Organizzazioni, Palermo

6

XIV° Congresso Sipo, Torino 8

Seminario europeo ECPA, Lisbona

10

Condividere le esperienze 12

First Edition Summer School, Firenze

12

15 Conferenza Biennale di Psi-cologia di Comunità, Lowell

15

Expo 2015 e cittadinanza attiva 16

L’azzardo. Ma che gioco è? Bologna

17

Post it: il progetto #psicochi? 19

Interventi: un’esperienza di progettazione dialogica

20

La ricerca “giovane” si raccon-ta con Salvatore Di Martino

22

Appuntamenti 23

International Conference of Community Psychology, 27-30 maggio, South Africa

23

1st International Conference in Contemporary Social Sciences, 10-12 June, Rethymno

24

XI° Convegno Nazionale Sipco, 16-18 giugno, Bergamo

25

Schede bibliografiche 28

Ia edizione Master di Milano 26

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Editoriale

Il convegno di Bergamo 2016 è pensato per esse-re un possibile luogo di elaborazione per tutto questo. Sarà anche un momento importante di vita associa-tiva: l’assemblea dei soci sarà chiamata – oltre agli adempimenti di routine – al rinnovo delle cariche sociali. Dovremo rielegge-re più della metà del no-stro direttivo e il presiden-te (ricorderete che, per statuto, ogni incarico non può durare più di due mandati), e questo ci im-pegna nella scelta di colo-ro che vorranno aggiun-gersi o assumersi nuova-mente il compito di rap-presentare l’associazione. Da presidente “in scaden-za” posso assicurarvi che è un impegno ma anche un grande stimolo, perché consente di essere co-stantemente in contatto con voi e con quanto suc-cede nelle diverse sedi. Formulo quindi anche auguri di buon lavoro a chi raccoglierà il testimone, assicurando comunque la disponibilità a collaborare dei “senior”, come è stato per chi ci ha preceduto. Come leggerete in questo numero, il prossimo anno ci saranno anche altre occasioni di incontro: per chi vuole spaziare nel mondo a fine maggio si svolgerà a Durban (Sud Africa) la VI International Conference on Community Psychology, che fa parte del ciclo di convegni che si svolge in anni alterni rispetto alla SCRA e che raccoglie solitamente an-che molti studiosi non

statunitensi e non occi-dentali, talvolta meno conosciuti (il sistema delle riviste impattate è politica-mente e geograficamente molto selettivo…) ma che hanno contribuito profon-damente all’elaborazione scientifica della disciplina. Scorrendo l’indice della newsletter, passiamo ai bilanci dell’anno passato. Il caro vecchio 2015 ci ha regalato diverse occasioni di crescita, che gli articoli raccontano per condivi-derli con chi non ha potu-to partecipare: il Convegno della Society for Community Research and Action a Lowell (USA) “Bridging Past and Future. Celebrating 50 Years of Community Psychology”; il X Convegno nazionale “La Prevenzione nella Scuola e nella Comunità” di Pa-dova; il pre-workshop or-ganizzato nella stessa sede da SIPCO “La scuola delle storie: narrazioni sulla scena per lo sviluppo di comunità”; “Scatti di-comunità”, un’esperienza di progettazione dialogica svolta a Novara; il Master Interventi psicologici di comunità che sarà realizzato all’Università Cattolica di Milano; report da altri incontri rilevanti, come quello della sezione di Psicologia Sociale dell’AIP di Palermo, quello di Psiconcologia di Torino e quello sul Gioco d'azzardo di Bologna; il seminario ECPA “Streng-thening community psychology in Europe” di Lisbona, a cui ho già accennato; e infine – nel-la sezione dedicata solita-mente ai dottorandi, ades-so estesa anche ai risulta-ti e ai successi conseguiti dalle nostre ricerche – diamo notizia del primo premio ottenuto da Salva-tore Di Martino per la mi-gliore presentazione orale tenuta alla 8th MMU Po-stgraduate Research Con-ference della Manchester Metropolitan University. Mi soffermo in particolare su un evento (riferito dif-

fusamente nella newslet-ter) riguardante la First Edition of the Summer School “Methods for com-munity research, action and change”, promossa da SIPCO in collaborazi-one con ECPA. Si è svolto a Firenze, nella sede del Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia, e anche gli aspetti organizzativi sono stati curati da LabCom, uno spin-off di giovani psicologi di comunità. Era la prima volta che realizzavamo una Sum-mer School: questo ha costituito un grosso im-pegno, di elaborazione in primo luogo, e di diffu-sione, grazie anche ai nostri social network co-stantemente attivati per intercettare e diffondere comunicazione. I risultati raggiunti e l’attenzione destata non possono che renderci soddisfatti, aus-picando che – facendo tesoro della prima esperi-enza – si possa renderlo in futuro un appunta-mento biennale stabile. Siamo una società scientifica forse non numericamente vasta nel panorama italiano ed europeo, ma estrema-mente vitale e vivace nelle proprie elaborazioni e nelle proprie offerte, che cerca di cogliere dal mondo in cui vive spunti di rinnovamento reale, scientifico, culturale e sociale. Con l’augurio che questo possa attivare positi-vamente tutte e tutti noi, e in attesa di incontrarci alle prossime occasioni, buon 2016!

Patrizia Meringolo Presidente SIPCO

segue dalla pag. 1

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Report

convegni

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Anno XVI, Numero 32

A Padova si è svolto il 25/26/27 giugno 2015 il X Convegno Nazionale sul tema “La Prevenzione nella Scuola e nella Comu-nità: rigenerare la qualità della vita”, organizzato dal Laboratorio Link del Dipar-timento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializ-zazione dell’Università degli Studi di Padova. I partecipanti sono stati accolti nella sala dello studio teologico della Ba-silica del Santo (S. Anto-nio) che ha reso celebre la città. Una suggestiva location che, coronata dal caldo estivo, ha dato il via a un ricco programma all’insegna dell’innovazio-ne, come suggerisce il titolo della sessione ple-naria di apertura: “New Morning- una nuova mattina”. Mark Grif-fiths, della Nottin-gham Trent University, ha aperto la sessione con un contributo dal titolo “Responsible gam-bling tools to prevent excessive online gambling”, illustran-do nuove strategie di monitoraggio per preveni-re la dipendenza da gioco d’azzardo online. Sulla scia di nuove frontiere per incrementare il benessere delle comunità, Michele Lancione, del Dipartimen-to di Geografia della University of Cambridge, ha messo in luce i principi di un nuovo modello di intervento per persone senza dimora denominato “Housing First”. Il modello nasce negli U.S.A. ma col tempo si è diffuso come un vero e proprio fenome-no globale dagli Stati Uniti all'Australia, dal Canada a svariati paesi Europei. L'intervento di Lancione ha affrontato le ragioni di tale successo, evidenzian-do come, nel suo viaggia-re globale, tale program-ma non resti sempre u-guale a se stesso ma cambi per adeguarsi alle

dinamiche dei differenti paesi. Come la diffusione di modelli di intervento nati in contesti diversi comporti l’adattamento alla realtà italiana, ne è una testimonianza il Pro-getto Unplugged (EU-Dap), un programma di preven-zione scolastica dell’uso di sostanze basato sul modello dell’influenza so-ciale, progettato da un gruppo di ricercatori euro-pei, e valutato attraverso uno studio sperimentale randomizzato condotto in 7 Paesi tra più di 7.000 ragazzi d’età compresa tra i 12 e i 14 anni. Serena Vadrucci, dell’Osservatorio Epide-miologico delle Dipenden-ze della Regione Piemon-te, ha dato il suo contribu-

to nel raccontare la diffu-sione e il successo di que-sto progetto, tra cui l’ in-serimento del programma nei Piani Regionali della Prevenzione di molte Re-gioni italiane, all’interno di una rete nazionale che interessa 15 regioni. Come la plenaria d’aper-tura ha voluto dare il via a importanti temi come la prevenzione e il benesse-re della comunità attraver-so nuove idee e strategie d’intervento, così il resto del Convegno, ispirato dal titolo dell’album “Dieci stratagemmi” di Franco Battiato, si è sviluppato intorno a 10 itinerari, temi che hanno guidato le altre sessioni. “Life Skills”, par-tecipazione e sviluppo di comunità, alimentazione e ambiente, marginalità estreme e reti di soste-gno, i temi trattati durante

la mattinata del venerdì che si è conclusa con un altro tema “caldo” della Psicologia, che sta inte-ressando diverse regioni italiane: “lo psicologo di base, di territorio, di co-munità?”. Emilia Laugelli, dell’ULSS4 della regione Veneto, e Luigi Solano, dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, hanno cercato di dare una risposta a questo quesito, partendo dalle prime spe-rimentazioni in corso nel Veneto, e un’iniziativa, promossa dalla Scuola di Specializzazione in Psico-logia della Salute della Sapienza di Roma; dalle norme regionali alla prati-ca, attraverso l’affianca-mento ai medici di medici-na generale, per dare una

risposta olistica al disagio. Il pomeriggio ha dato spazio a contributi dal taglio più pratico ed esperienziale; quattro workshop per affronta-re diversi temi: respon-sabilità, lavoro in rete, mentoring e teatro-forum. Come da tradi-zione patavina, infine,

la giornata si è conclusa con uno spritz-time dove l’aperitivo ha alimentato questo momento dedicato alla discussione su due recenti libri: l’uno con Mauro Croce e Graziano Bellio Manuale sul Gioco d’azzardo, l’altro con Ele-na Marta, coautrice di Giovani e lavoro. Quaderni Rapporto Giovani n. 1. Nel giorno conclusivo so-no stati protagonisti gli altri cinque stratagemmi relativi a: sostanze e di-pendenze, salute mentale e trauma, metodi innovati-vi per la prevenzione, ad-detti ai lavori al confronto e diversità e insicurezza. Ricerca ed esperienze professionali si sono in-trecciati nel cercare di esplorare quali strategie meglio risultano efficaci nei contesti in cui si lavo-ra.

Padova: X Convegno “La prevenzione

nella scuola e nella comunità”

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Report

convegni

Per concludere l’evento, un titolo che offre speran-za e nuove prospettive per il mondo accademico e professionale: “Not dark yet- non è ancora buio”, con l’intreccio di temi sto-rici e nuove tecnologie. Stefano Alemanno, coordi-natore del progetto YOUN-GLE – Social Net Skill del Comune di Firenze, il pri-mo servizio pubblico na-zionale di ascolto e coun-seling su Facebook rivolto ad adolescenti e gestito da adolescenti con il sup-porto di psicologi ed e-sperti di comunicazione, un nuovo modo per fare prevenzione tra peer “al passo coi tempi”. Come specifica Luca Pietrantoni, del Dipartimento di Psico-logia dell’Università di Bologna, nel spiegare come la tecnologia da smartphone e le “app” stiano trasformando la promozione della salute, fungendo da elemento di sostegno in interventi di cambiamento dei compor-tamenti di salute. Anna Maria Meneghini, del Di-partimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona, conclude la sessione af-frontando il tema del vo-lontariato e il suo impatto sulla comunità attraverso esempi di riscontri positivi e riflessioni su potenziali rischi e criticità. Immanca-bili le sessioni poster che hanno accompagnato le giornate, coronate dalla premiazione di alcuni con-tributi con i Premi don Luigi Sturzo, ES, SIPCO e SPES. Così si è conclusa, dopo 15 anni, la decima edizio-ne, aperta con un annun-cio: che sarebbe stata l’ultima. Ma, non è esclu-so che per i fedeli affezio-nati, ci sia comunque un arrivederci, con nuove idee per dare spazio a chi ogni giorno, per citare ulteriormente l’album di Battiato, cerca con il pro-prio lavoro di “Attraversare il mare per ingannare il cielo”.

Marta Gaboardi

Un intreccio di storie tra la magia del playback thea-tre e lo sviluppo di comu-nità in una formazione non ordinaria Nello zaino qualche ma-glietta, un blocco per gli appunti e tanta voglia di mettermi in gioco... desti-nazione Padova per il workshop SIPCO sul Playback Theatre. È così che da diverse re-gioni sono partiti numero-si giovani professionisti per lanciarsi in questa nuova avventura formati-va, offerta dalla SIPCO a tutti i suoi soci, con un instancabile entusiasmo e curiosità. Alcuni, sono rimasti affa-scinati dal metodo dopo averlo visto al precedente Convegno SIPCO a Cese-na, altri da anni coltivano la passione per le diverse forme di teatro sociale e/o si impegnano ogni gior-no nel lavorare con diver-se comunità sperimentan-do e approfondendo sem-pre nuovi strumenti. Così nella suggestiva cornice padovana della sede LIRI-PAC dell’Università di Psi-cologia, il 24-25 giugno 2015 si è svolto il workshop SIPCO “La scuo-la delle storie. Il Playback Theatre: narrazioni sulla scena per lo sviluppo di comunità”. Il Playback Theatre è una forma di teatro sociale di improvvisazione ideata a metà degli anni '70 dallo statunitense Jonathan Fox. L'idea fondamentale è che tutti hanno piccole e grandi storie da racconta-re: da individuali e perso-nali possono diventare patrimonio comune, di una intera comunità. Il Playback Theatre dà voce alle storie e alle narrazioni

dei gruppi, promuovendo così partecipazione e svi-luppo di comunità. Per questa occasione i formatori sono stati Fabio Canini, Luciano Mocci e Davide Motta del gruppo NODI Playback Factory, che con brillante profes-sionalità hanno guidato il gruppo nella conoscenza e approfondimento dello strumento. Attraverso metodologie attive e par-tecipative, hanno offerto la possibilità di mettersi in gioco e di giocare, di ci-mentarsi in prima persona liberando e condividendo emozioni, sensazioni, nar-razioni e riflessioni sull’uso di tale strumento con le comunità locali e nel proprio lavoro. L’attivazione della sponta-neità, concetto moreniano che fa da sfondo e riferi-mento teorico al Playback Theatre, è stata il “leit motiv” delle due giornate di lavoro: attraverso la spontaneità, infatti, è sta-to possibile creare un veloce senso di apparte-nenza al gruppo. Si è crea-to un clima di non giudizio e di accoglienza in cui mettersi in gioco per nar-rare le proprie storie per-sonali e improvvisare sulla scena, rendendo ad ogni racconto quella dignità artistica e quella freschez-za del “qui ed ora” che caratterizza l’essenza del Playback Theatre. Il riscal-damento è avvenuto in maniera fluida grazie ai vari giochi, esercizi e atti-vazioni proposte; ma è stato in questo caso an-che accelerato dal fatto che i tre formatori, intera-gendo e improvvisando essi stessi per primi tra loro, senza una scaletta predefinita, hanno seguito il gruppo e fidandosi gli

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Report

convegni

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uni degli altri, hanno avu-to una funzione di model-ling per i partecipanti. E’ stato emozionante ve-dere come ciascuno dei partecipanti fosse attento all’altro. Si è riusciti a sca-vare anche nell’intimo delle proprie emozioni, superando imbarazzi e resistenze. A partire dall’ascolto del narratore e della sua storia è stato possibile, su quel palco improvvisato, comporre insieme e con grande fluidità quella storia narra-ta e condividere, alla fine, feedback, percezioni e suggerimenti. Durante il workshop i par-tecipanti hanno sperimen-tato alcuni dei ruoli chiave che si possono ricoprire in un gruppo di playback: narratore e attore. Ciò ha permesso di assumere diversi punti di vista sulle storie narrate e di riuscire a cogliere i diversi contesti e relazioni in cui una per-sona è inserita e che inte-ragiscono fra di loro. Ha favorito anche l’assunzione di uno sguar-do “altro” e la promozione di una prospettiva multili-vello che per noi, psicologi di comunità, costituiscono elementi essenziali per riflettere e intervenire all’interno di determinati contesti. Il narratore è colui che regala una sto-ria, la propria, accompa-gnato dal conduttore che permette di renderla chia-ra e comprensibile al pub-blico. A volte la storia ha un tema di partenza, altre volte è una narrazione libera. In questo ruolo lo psicologo di comunità può creare uno spazio per

riflettere sul proprio vissu-to o sul pro-prio lavoro attraverso la condivisione con altre professionali-tà in un’ottica multidiscipli-nare. L’attore o gli attori, nelle diverse tecni-che utilizzate dal playback, interpretano la narrazione in forma collet-tiva assumendo ruoli di-versi, portando così il pro-prio punto di vista e, spes-so, anche uno sguardo nuovo sulla storia che contribuisce a vedere prospettive e soluzioni che, fino a quel momento, non erano state sperimen-tate. Lo psicologo-attore di comunità condivide così “un nuovo sguardo” per poi riconoscerlo e aprirlo all’integrazione nel lavoro con gli altri e con la comu-nità. Non è, quindi, uno sguardo isolato ma uno sguardo collettivo. Nel Playback Theatre ci sono anche altri ruoli fon-damentali da sperimenta-re come quello di condut-tore e di musicista, che hanno una funzione im-portante per la creazione di una rappresentazione e per l’elemento artistico e rituale della performance teatrale per i quali è ne-cessaria una formazione specifica. Il Playback si è dimostrato così uno strumento con un potenziale enorme, sia per la vastità degli ambiti applicativi che per il pote-re catalizzatore di creare legami profondi e favorire

la partecipazione. Organizzare il workshop, e soprattutto raccogliere adesioni, non è stato sem-plice. Ciò ha comportato un notevole sforzo orga-nizzativo che, però, è sta-to ripagato dalle intensis-sime giornate di lavoro e di approfondimento. Molti di noi sono tornati a casa carichi di curiosità, do-mande, stimoli e profonde amicizie. Un ringraziamen-to speciale va soprattutto ai formatori di NODI che all’invito di realizzare un workshop per i soci SIPCO hanno risposto con forte passione, professionalità e impegno, mettendo a disposizione le proprie competenze e conoscen-ze. Un sentito ringrazia-mento va anche ai nostri colleghi padovani che, in occasione del X Convegno nazionale “La Prevenzione nella Scuola e nella Co-munità”, hanno condiviso con noi i loro spazi sop-portando anche qualche “leggero” rumore durante il workshop, o accompa-gnandoci per le più belle vie di Padova a conclusio-ne della prima giornata dei lavori. Ma un grazie speciale va soprattutto alla SIPCO, ad ognuno di noi della SIPCO, che ogni giorno con passione si impegna, propone, con-nette e coltiva, per far crescere questa nostra piccola ed emergente comunità, fatta di profes-sionalità, saperi e soprat-tutto tanta, tanta umanità, scambi, emozioni e sorri-si... Grazie ..! :)

Luana Valletta,

Antonella Guarino, Davide Motta,

Chiara Giuliani e Giada Fichera

Formatori e partecipanti al workshop

Attività durante il laboratorio

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Report

convegni

Si è svolto a Palermo dal 17 al 19 settembre 2015. I lavori congressuali sono stati aperti dai colleghi Franco Fraccaroli, Camillo Regalia, Giuseppe Ruvolo, Stefano Boca e Francesco Pace. Successivamente Paul Van Lange ha pre-sentato la Keynote “La costruzione della fiducia in politica”. Nella prima giornata, per la sezione di Psicologia delle Organizzazioni, è stato presentato il primo simposio, a cura di Silvia Gilardi e Chiara Guglielet-ti, "Affrontare la violenza al lavoro: strategie di resi-stenza e spazi di azione individuale e organizzati-va". Obiettivo del simposio è stato quello di favorire uno spazio di confronto tra studi empirici che han-no esplorato le dinamiche di attribuzione di significa-to e di costruzione delle risposte comportamentali a esperienze aggressive. Il secondo simposio “Orientamento: La ricerca a supporto delle buone pratiche e della valutazio-ne dell’efficacia degli in-terventi”, a cura di Anna-maria Di Fabio e Dina Guglielmi ha avuto come obiettivo l’analisi dei pro-cessi sottostanti gli inter-venti di orientamento a supporto delle transizioni e la valutazione degli in-terventi stessi. La sessio-ne tematica della giornata è stata condotta da Pier-giorgio Argentero “Cambiamento e gestione delle transizioni”. A segui-re, la seconda parte del simposio “Orientamento: la ricerca a supporto delle buone pratiche e della valutazione dell’efficacia degli interventi” a cura di Annamaria Di Fabio e Dina Guglielmi con l’attenzione sui processi sottostanti gli interventi di orientamento a supporto delle transizioni e la valu-tazione degli interventi stessi. Il simposio “Lavorare oggi: Employa-bility e Sviluppo Professio-nale”, tenuto da Alessan-dro Lo Presti, ha illustrato

contributi su esperienze lavorative di individui che sono temporaneamente e volontariamente ai limiti di un mercato del lavoro che appare oggi sempre meno tradizionale: free-lance, precari con contrat-ti a tempo, cassintegrati, apprendisti. La sessione tematica“Condizioni ante-cedenti e successive all'in-serimento nelle organizza-zioni” è stata condotta da Marco Depolo mentre Caterina Gozzoli ha con-dotto la sessione “Senso di giustizia e convivenza nelle organizzazioni”. Per la sezione di Psicologi-a Sociale, il primo simpo-sio presentato, a cura di Annamaria de Rosa, è stato “Ricordando Serge Moscovici: Polifonia di note intellettuali, percorsi istituzionali condivisi e frammenti significativi” per condividere riflessioni personali nel rispondere in vario modo alla doman-da “In che modo l’incontro con Serge Moscovici ha segnato i nostri percorsi intellettuali, istituzionali e umani?”, orientando in taluni casi in maniera significativa perfino le nostre vite per il coinvolgi-mento che questi percorsi hanno richiesto. La prima sessione tematica della giornata “Differenze di genere e discriminazione” è stata condotta da Simo-na Sacchi. La seconda sessione tematica è stata “Identificazione con il gruppo e reazioni inter-gruppo” a cura di France-sco Foroni. La sessione tematica “Cibo e Psicolo-gia” è stata tenuta da Andrea Carnaghi. Bruno M. Mazzara ha condotto un simposio dal titolo “Oltre il cervello e oltre il corpo: I modelli neuro-scientifici e le dimensioni sociali della mente”, con il quale è possibile eviden-ziare tanto i limiti, teorici e metodologici, di un ap-proccio neuroscientifico che non tenga conto della peculiare natura sociale della mente umana, quan-to le potenzialità di una

fertile intersezione tra le neuroscienze e i versanti sociali e culturali della psicologia. Il simposio “Oggettivazione: natura, misura e conseguenze del fenomeno” proposto da Caterina Suitner si è arti-colato sulla definizione e misurazione del fenome-no e la comprensione delle sue conseguenze. Stefano Pagliaro ha con-dotto una sessione tema-tica dal titolo: “Riduzione del pregiudizio” e Daniela Caso la sessione tematica “Emozioni, motivazioni e comportamento”. Nella seconda giornata, per la sezione di Psicologi-a delle Organizzazioni, il primo simposio, a cura di Chiara Ghislieri, è stato “Occupazione e imprendi-torialità: il ruolo della Psi-cologia del Lavoro” con l’obiettivo di raccogliere lavori che testimoniano come la comunità scienti-fica stia portando avanti oggi su questo fronte, considerando sia studi rivolti alle diverse forme di imprese che possono con-tribuire al rilancio dell’economia e dell’occupazione nel no-stro paese, sia ricerche e progetti volti a promuove-re atteggiamenti imprendi-toriali in chi entra (o ri-entra) nel mondo del lavo-ro. Guendalina Graffigna e Claudio Albino Bosio, in-sieme alla partecipazione di Franco Fraccaroli, han-no trattato il tema dell’engagement attraver-so il simposio “Verso la fondazione psicologica del concetto di engagement: riflessioni a partire da esperienze di ricerca in diversi contesti applicativi e organizzativi”. Su “Sviluppo di carriera ed occupabilità” si è discus-so nella sessione condot-ta da Michela Cortini. Per la sezione di Psicologi-a Sociale, Silvia Donato e Ariela Pagani hanno con-dotto il simposio “Affrontare eventi positivi e e negativi nelle relazioni familiari e sociali”.

Palermo : Congresso dell'AIP, sezioni Psicologia sociale e Psicologia per le organizzazioni

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Report

convegni

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Il simposio si è proposto di presentare contributi che hanno evidenziato l’importanza di un approc-cio process-oriented che consideri i meccanismi e i contesti che spiegano o modulano gli effetti degli eventi positivi e negativi all’interno delle relazioni interpersonali e sociali, indagando i mediatori e i moderatori di tali proces-si. Contemporaneamente, Marco Brambilla, con la partecipazione di Mauro Giacomantonio, ha tenuto il simposio “Componenti cognitive, emotive-fisiologiche e comporta-mentali della percezione sociale” in cui si sono analizzati i processi impli-cati nell’elaborazione del-le informazioni sociali facendo riferimento a recenti modelli teorico-metodologici mutuati dal-le scienze cognitive e dal-le neuroscienze. La ses-sione tematica “Processi psico-sociali nei contesti e nelle comunità” è stata condotta da Monica Pivet-ti. Anna Rita Graziani ha condotto una sessione tematica dal titolo “Psicologia politica e im-pegno civico”. Particolarmente seguita la KeyNote di Rolf van Dick “Am “I” stressed and can “We” cope? A social identity perspective on stress at work” in cui ha voluto evidenziare l’analisi concettuale di come e perché l'identità sociale possa aiutare a compren-dere la relazione stress-strain in contesti organiz-zativi. Per la sezione di Psicologia delle Organizza-zioni, Claudio Giovanni Cortese ha presentato il simposio “Qualità della formazione e delle oppor-tunità di sviluppo profes-sionale: esperienze di ricerca apllicata in ambito WOP”, mettendo a con-fronto esperienze di ricer-ca che si sono proposte di colmare il gap scientist-practitioner rispetto ai temi della formazione e dello sviluppo professio-nale, contribuendo a ren-dere gli investimenti istitu-zionali e organizzativi real-mente efficaci rispetto agli obiettivi di aggiornamento continuo, riqualificazione professionale e supporto all’employability che li qualificano. Il simposio “Sostenibilità, ambiente e

psicologia”, proposto da Luca Vecchio con la parte-cipazione di Giancarlo Tanucci, ha avuto lo scopo di promuovere la sensibili-tà della comunità degli psicologi su questo tema, avviando una riflessione su questioni teoriche, metodologiche, pragmati-che che la presa in carico di un problema così com-plesso solleva. Il collega Giovanni Di Stefano ha condotto una sessione tematica dal titolo “Formazione e partecipa-zione nelle organizzazio-ni”. Per la sezione di Psi-cologia Sociale, Ida Galli e Chiara Berti hanno pre-sentato iln simposio “Le rappresentazioni del so-ciale” per fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca italiana in tema di rappresentazioni sociali, privilegiando le intersezio-ni sia con altri costrutti psicosociali, sia con altre specificità disciplinari. Elisabetta Crocetti e Silvia Moscatelli, insieme alla partecipazione di Monica Rubini, hanno proposto un simposio dal titolo “La moralità come principio fondamentale della convi-venza sociale” La moralità rappresenta una dimen-sione fondamentale della percezione e delle relazio-ni sociali. Paradigmi re-centi distinguono tra di-verse dimensioni della moralità pubblica e priva-ta come base della convi-venza sociale: adesione alle norme sociali e civi-che, onestà e affidabilità. Il simposio ha presentato i contributi su tali dimensio-ni. Le sessioni tematiche “Social network, internet e nuove tecnologie” e “Ricerca qualitativa e approccio discorsivo”sono state condotte rispettiva-mente da Anna Rosa Do-nizzetti e da Chiara Manzi. Molto ricca anche la ses-sione poster in cui sono state presentate le ricer-che dei giovani ricercatori e dottorandi. Nell’ultima giornata dei lavori, per la sezione di Psicologia delle Organizza-zioni, il primo simposio è stato presentato da Vin-cenzo Russo intitolato “Comportamenti di consu-mo, comunicazione e neu-romarketing: nuove strate-gie di studio nel campo del marketing emoziona-le” in cui sono stati propo-

sti modelli di intervento di neuro marketing, sia attra-verso una presentazione sullo stato dell’arte delle principali applicazioni di neuromarketing, sia attra-verso le principali ricerche svolte dagli autori del sim-posio. Il simposio “Al di là del contenuto del lavoro: l’impatto dei fattori di contesto e individuali nel processo di stress e bur-nout” è stato condotto da Chiara Consiglio in cui sono stati presi in esame e discussi i contributi spe-cifici di fattori contestuali e nel processo di stress e burnout e è stato conside-rato l'evolversi di tale pro-cesso nel tempo nonché le sue ricadute organizza-tive utilizzando diversi approcci metodologici. Gabriele Giorgi ha condot-to una sessione tematica “Percezione di insicurezza e suoi effetti nelle organiz-zazioni”. Per la sezione di Psicologi-a Sociale, è stata condot-ta da Norma De Piccoli la sessione tematica “Persuasione, comunica-zione e modifica delle intenzioni” e da Paola Villano la sessione “Adolescenti, insegnanti e contesti formativi”. La sessione tematica “Processi cognitivi e fatto-ri individuali”, è stata pre-sentata da Luca Andri-ghetto. Infine, l’ultima sessione tematica è stata condotta da Silvia Mosca-tello “Effetti positivi e ne-gativi delle relazioni socia-li e familiari”. Al termine dei lavori di entrambe le sezioni sono state presentate le ricer-che condotte da Stefano Pagliaro “Moralità e grup-pi sociali. Un approccio basato sull’identità socia-le”, in cui sono stati sinte-tizzati i risultati di una linea di ricerca con l’obiettivo generale di indagare il ruolo della moralità quale strumento di regolazione intragruppo e intergruppi e da Roberta Fida, intitolata “I compor-tamenti controproduttivi nelle organizzazioni” che di questi ultimi ha descritto l’identificazione degli antecedenti prossi-mali e distali, sia indivi-duali che organizzativi.

Costanza Scaffidi Abbate Stefano Boca

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RIFLESSIONI GENERALI SULLO STATO DELL’ARTE DELLA PSICONCOLOGIA Nei giorni 19, 20 e 21 Novembre 2015 si è svol-to a Torino, presso il Cen-tro Incontri della Regione Piemonte, il XIV Congres-so Nazionale della Società Italiana di Psiconcologia ( S I P O ) d a l t i t o l o “PSICONCOLOGIA. 30 ANNI DOPO”, sotto il coor-dinamento del Prof. Ric-cardo Torta e della Dott.ssa Anna Costantini. L'evento ha rappresentato l’occasione per celebrale il trentennale della Socie-tà, in un momento carat-terizzato da difficoltà ad investire su questa disci-plina da parte del Sistema Sanitario Nazionale italia-no, a causa delle limitate risorse disponibili. Il presente Congresso ha dunque offerto un mo-mento di confronto e di-scussione multidisciplina-re attorno a tali temati-che, nonché la possibilità di aggiornare il panorama della Psiconcologia relati-vamente alle tre principali aree di interesse psicon-cologico: l’assistenza, la ricerca e la formazione psiconcologica, al fine di potenziare la multidiscipli-narietà all’interno di cui operano i professionisti psiconcologi. All’interno di tali aree, sono stati appro-fonditi i seguenti temi: - lo stato dell’arte dell’assistenza psiconco-logica in Italia, con parti-colare attenzione al pro-blema della strutturazio-ne deg l i ps ico log i all’interno del Sistema Sanitario Nazionale; - la valutazione degli ou-tcome dei trattamenti psicologici nel contesto oncologico; - l’integrazione tra Psicon-cologia e cure palliative e l’impatto di spending review che la Psiconcolo-gia può avere nella ge-

stione delle risorse onco-logiche ed ospedaliere; le terapie complementari, alla luce delle nuove vali-dazioni scientifiche e della rilevante importan-za delle figure dei volon-tari nell’attività psiconco-logica. Tale Congresso si situa in un contesto stori-co e culturale caratteriz-zato da una crescente importanza della Psicon-cologia nella gestione del malato oncologico, dei familiari e dell’equipe sanitaria curante, svilup-p a t a s i g r a z i e all’esperienza clinica ma-turata nel contesto onco-logico e grazie alla nume-rosa letteratura scientifi-ca in merito. Tuttavia, è necessario riconoscere che la Psiconcologia in Italia si colloca in una realtà molto difficile a causa delle scarse risorse del Sistema Sanitario Nazionale: gli obiettivi promossi dalla Psiconco-logia in termini di conti-nuità delle cure e di mi-glioramento della qualità di vita dei pazienti e dei familiari si scontrano con l’effettivo reperimento delle risorse per soddisfa-re adeguatamente tali esigenze. Il progressivo delinearsi della figura dello psiconcologo, sia nel contesto delle cure sia in quello della didatti-ca e della ricerca, come dimostrato dalla recente formulazione dei requisiti da parte della Società Italiana di Psiconcologia, si accompagna alla ne-cessità di interventi multi-disciplinari che si concre-tizzano in una fattiva col-laborazione fra psicologi, oncologi, onco-ematologi, oncologi pediatri, palliati-visti, medici di medicina generale, antalgologi, infermieri e volontari. Il fine ultimo del presente Congresso si struttura quindi attorno alla possi-bilità di avallare e poten-

ziare la multidisciplinarie-tà in cui operano gli psi-concologi attraverso in-contri intersocietari, e quindi l’accesso di diffe-renti figure professionali. Ai temi relativi allo stato dell’arte dell’assistenza psiconcologica in Italia, e quindi della collocazione della Psiconcologia nel Sistema Sanitario Nazio-nale e nelle Strutture O-spedaliere italiane, e al tema della formazione in ambito psiconcologico è stata dedicata la seconda giornata del Congresso. In particolare, è stato appro-fondito il rapporto della Psiconcologia con il SSN e la spending review, e con l’Università italiana, po-nendo l’accento sulle prin-cipali criticità dell’attuale formazione della figura dello psiconcologo, per arrivare alla necessità di una riconosciuta ed effet-tiva integrazione multidi-sciplinare all’interno delle Strutture Ospedaliere e alla situazione della realtà piemontese. All’interno di tali interventi è emersa da un lato la necessità di una formazione specifica per lo psicologo, non relegata ai soli master ma maggior-mente riconosciuta, attra-verso la strutturazione di scuole di specializzazione in area psiconcologica; dall’altro, a partire da esperienze concrete, è stata condivisa l’importanza della introdu-zione nelle Università ita-liane di approfondimenti in materia psiconcologica, non solo all’interno dei corsi di laurea di Psicologi-a, ma anche di Medicina e di altre professioni sanita-rie. Questa prospettiva si apre a partire dal ricono-scimento della complessi-tà dei vissuti psicologici che tale ambito fa emer-gere: il cancro disorienta sul piano esistenziale e chiede la cura dell’anima, oltre quella del corpo.

Torino: XIV° Congresso Nazionale SIPO

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...MA ANCHE SPAZIO AI SINGOLI CONTRIBUTI Uno spazio ad hoc è stato inoltre dedicato alla pre-sentazione di contributi scientifici nell’ambito del-la Psiconcologia, sottofor-ma di poster, selezionati dal Comitato Scientifico organizzatore. In tale occasione sono stati selezionati i 15 mi-gliori lavori, che verranno pubblicati sul sito con-gressuale, corredati da una presentazione video (www.sipo2015.it), offren-do la possibilità a diverse realtà psiconcologiche italiane di condividere alcuni aspetti del proprio operato, favorendo dun-que la possibilità di con-fronti costruttivi. Tra gli oltre 80 poster am-messi, il servizio di Psico-logia Clinica della Salute dell’Ospedale S. Raffaele di Milano, da noi rappre-sentato, ha presentato 5 contributi. Due di questi presentano alcuni dei risultati emersi da uno studio multicentrico che ha coinvolto 321 pazienti oncologici con diverse caratteristiche di patologi-a afferenti alle U.O. di Oncologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, del presidio ospedaliero di Saronno (A.O. di Busto Arsizio) e dell’Ospedale Civile Santissima Annun-ziata di Sassari. Un primo poster, dal titolo “La valu-tazione dell’influenza del-la fase di malattia su alcu-ne variabili psicologiche: uno studio multicentrico su un campione di pazien-ti oncologici” valuta le differenze tra le variabili psicologiche “stili di co-ping” e “qualità della vita percepita” in relazione allo stato attuale della malattia e al tempo tra-

scorso dalla diagnosi, nei pazienti oncologici in cura presso le U.O. di Oncologi-a coinvolte, evidenziando come la recidiva e il mo-mento più prossimo alla diagnosi siano i momenti più critici per quanto ri-guarda il benessere psico-fisico, nonché la presenza di differenze di genere relativamente alla dimen-sione “salute emotiva”. Tale lavoro è stato selezio-nato tra i migliori 15 pre-sentati, e verrà pubblicato sul sito ufficiale del Con-gresso. Gli altri poster presentati dal nostro gruppo di lavo-ro sono: 1. “Analisi della domanda

di supporto psicologico: uno studio multicentrico su un campione di pa-zienti oncologici”, in cui si è andati ad indagare la presenza di differen-ze tra coloro che richie-dono un sostegno psico-logico e coloro che inve-ce non usufruiscono di questo;

2. “La figura dello psico-logo in ambito ospeda-liero: uno studio su dif-fusione, specificità e aree di intervento della Psiconcologia in Lom-bardia”, riguardante i risultati emersi dal pro-getto di ricerca “La figu-ra dello psicologo e la presenza dei Servizi di Psicologia nella realtà ospedaliera lombarda”, svolto in collaborazione con l'Ordine degli Psico-logi della Lombardia tra il 2011 e il 2014;

3. “Psicoterapia di gruppo a breve e lungo termine a confronto: riflessioni teorico-pratiche su ap-plicazione e potenzialità in ambito oncologico”, in cui è stato effettuato un confronto tra la psi-coterapia di gruppo

supportivo-espressiva e quella ad orientamento psicodinamico bioniano nel trattamento dei pa-zienti oncologici.

Maria Monica Ratti Eleonora Franchini

Federica Bertin Lucio Sarno

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Il seminario europeo tenu-tosi il 5-6 novembre e organizzato dall’Ecpa ha avuto l’obiettivo di riunire gli psicologi dell’ECPA in un think thank di pensiero collettivo per focalizzare sia come indirizzare le attività future della asso-ciazione sia meglio defini-re competenze, conoscen-ze e funzioni della psicolo-gia di comunità. Per i primi 10 anni l’ECPA ha sempre orga-nizzato eventi su piccola scala fina-lizzati a discutere aspetti significativi della disciplina e del suo ruolo. Per questo motivo il seminario di no-vembre a Lisbona ha voluto affronta-re gli aspetti che la caratterizzano nel confrontarsi con le sfide della nostra società globale. Una relazione in-troduttiva di Ser-dar M. Degirmen-cioglu ha esplicita-to come sia impor-tate che la psicolo-gia di comunità riconosca e dia voce al trauma silente e alla sof-ferenza che assu-me valenza psico-logica relazionale inscritta negli e-venti sociali legati alla guerra, all’uso delle armi chimiche, alle migra-zioni forzate, agli esodi e all’oppressione. In tal sen-so, come da lui documen-tato sulla pagina Ecpa di Facebook, ha esemplifica-to l’importanza del rappor-to Hoffmann sulla compli-cità degli psicologi ameri-cani negli interrogatori e torture di Guantanamo. Aspetto rilevante del semi-nario è stato il lavoro svol-to dai partecipanti utiliz-zando le strategie di co-

municazione del world café, una strategia di atti-vazione della creatività di gruppo per scambiare conoscenze, riflessioni, problemi. Una sala è stata predispo-sta con piccoli tavoli “da caffe” intorno ad ogni tavolo sono stati invitati a prendere posto 5-6 parte-cipanti. Di questi uno ha assunto il ruolo di referen-te “ospite” del tavolo e

l’altro di verbalizzatore. Ogni tavolo ha avuto il compito di discutere alcu-ne domande predisposte da Caterina Arcidiacono, Maria Vargaz e Wolfgang Stark. Dopo i primi 20mn di discussione i parteci-panti sono stati invitati a cambiare tavolo. Il refe-rente del nuovo tavolo accoglieva i nuovi avven-tori e presentava loro quanto precedentemente discusso sintetizzando ai partecipanti del nuovo

tavolo i punti emersi nella discussione precedente e aprendo la discussione per continuare insieme a focalizzare il tema concor-dato. Ogni tavolo aveva a dispo-sizione un cartellone per raccogliere le singole e-spressioni dei partecipanti e foglietti colorati con i quali ognuno poteva inte-grare quanto scritto sul foglio collettivo. In un am-

biente da bar, con bibite e piccoli dolcini di accompa-gnamento, a intervalli prestabiliti, i partecipanti si spostavano ad un nuo-vo tavolo di discussione così che le discussioni sviluppate nella interazio-ne precedente potessero essere arricchite da nuovi contributi. Infine, Wol-fgang Stark e Maria Var-gas Moniz con i giovani dottorandi di Lisbona si sono assunti il compito di stilare un verbale di sinte-

Lisbona : Strengthening Community Psychology in Europe

© 2015 The World Café Community Foundation Creative Commons Attribution

Free to copy & distribute w/acknowledgement & link: www.theworldcafe.com

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si dei lavori dei diversi tavoli. La mattina seguen-te una riunione allargata ha visto la ridiscussione dei temi proposti nel lavo-ro di gruppo condotto con-giuntamente (per una discussione della metodo-logia adottata vedi www.theworldcafe.com). Due i temi discussi: Cono-scenze e competenze degli psicologi di comuni-tà; Le peculiarità e le ec-cellenze della psicologia di comunità in relazione ad altre discipline delle scienze umane. Più esat-tamente i lavori di gruppo hanno risposto alle se-guenti domande: 1)Quali sfide nella nostra società (locale/ globale) per le competenze e azio-ni della psicologia di co-munità? 2)Quali sono le conoscenze di base di uno psicologo di comunità? Ci sono competenze specifi-che? Attività particolari? 3) Quali conoscenze, com-petenze e azioni definisco-no la psicologia di comuni-tà? Quali sono più utili per le sfide della nostra socie-tà? La sintesi della discussio-ne è in corso di elabora-zione e vuol essere il con-tributo europeo al dibatti-to che la psicologia di comunità sta affrontando a livello internazionale per

meglio definire obiettivi, competenze, metodologie e condivisione di nuovi strumenti di formazione. A partire dal The Community Psychologist 45(4), p. 8-14 tra i nu-merosi contributi sono da segnalare i lavori italiani di Francescato e Zani del 2010 (Community psychology in Europe: more needed, less wan-ted?, Journal of Community an Applied Social Psychology, 20,

445-­‐454) e del 2013 (Community Psycholo-gyPractice Competencies in Undergraduate and Graduate Programs in Italy. Global Journal of Community Psychology Practice, 4(4), 1-12. (http://www.gjcpp.org/). In arrivo sullo stesso tema il prossimo numero dop-pio speciale del Global Journal of Community Psychology Practice. A conclusione dei lavori due assemblee dei soci ECPA hanno proceduto alla nomina del nuovo president elect 2015-2017 nella persona di Maria Vargaz Moniz e Caterina Arcidiacono nella funzione di tesoriere. Ser-dar M. Degirmencioglu ha iniziato il proprio mandato di past president mante-nendo l’incarico di provve-dere alla gestione del nuovo sito di ECPA. La nuova presidente Liz Cun-ningham ha concluso i lavori invitando i parteci-panti a pensare insieme al prossimo incontro allarga-to che segnerà i primi dieci anni di esistenza dell’ECPA.

Caterina Arcidiacono

Sessione del world café

Attività durante il seminario europeo

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A summer school that gives deep insight into a subject and to share knowledge, it is an impor-tant occasion to grow our psychologists' community. From 13th to 17th july in hot Florence, the first edi-tion of the International Summer School in Com-munity Research took place. It was the result of the collaboration between the Italian Society of Com-munity Psychology (SIPCO) and the European Asso-ciation of Community Psy-chology (European Com-munity Psychology Asso-ciation – ECPA). The president of SIPCO Society Patrizia Meringolo, who cares about the orga-nization between LabCom of University of Florence, welcomed participants and introduced the theme chosen “Methods for rese-arch, action and change in community settings”. The training program was developed through the collective contribution of European professors and professionals like Caterina Arcidiacono (former presi-dent of the European Community Psychology Association), Carolyn Ka-gan (Manchester Metropo-litan University, UK), Ma-nuel García Ramírez (University of Sevilla, Spain), Terri Mannarini (University of Salento, Italy), Raffaello Martini (MartiniAssociati, Italy). Participants, mostly all female, were community psychologists and resear-chers coming from Italy, Poland, Spain, Bulgaria and Colombia. As a sign of a fertile dialogue between Community Psychology and other disciplines, two participants were desi-gners from Sydney, Au-stralia. Two Grants supported the

attendance to the summer school, Trust Saulo Sirigatti Grant was assigned to Sara Aguirre Sanchez-Beato and SIPCO Grant to Chiara Cifatte. Activities proposed during the summer school provided participants with theoretical, as well as practical background on community-based and active research. The classes were divided into lecture and workshop sessions and an important advantage was the possibility to analyse and discuss the process of creating and conducting researches presented during the classes. Carolyn Kagan proposed tools to understand how to read people throughout participatory research, as well as how to organize action-oriented research. She outlined the many stakeholders involved in community research, and how to illustrate their connections to each other and understand their priority in the change. Carolyn also emphasised the importance of the role of reflection for participants throughout the process, to help build connection, learning and action. Creativity was the theme proposed by Manuel García Ramírez, linked to a strong ethical reference in community-based research. Manuel gave some insight into research and interventions for migrants and illustrated the relevance of planning political programs which actively involve beneficiaries, above all weaker ones. Terri Mannarini and Elvio Raffaello Martini focused

their sessions on facilita-tion and explained tools for Open Space Technology showing both scientific literature and training practical skills. Terri and Elvio showed a project for health promo-tion in which a community developed activities ran-ging from contributing ideas to implementing in a responsible way. The Summer School finished with a moment of reflection and constructive critique through a SWOT analysis guided by Patrizia Meringolo: from results, which will be exposed in another article, will be gathered suggestions for future editions. Having an intense 5 day course saw many social activities set up, which included a visit to a productive and lively orga-nization Fondazione Miche-lucci, constituted in 1982 from architect Giovanni Michelucci. The foundation manages research, projects and it studies the relationships between spa-ce and society giving particular attention to the problems of buildings ad hospitals, jails and schools; for these reasons they are collaborating with Flo-rentine psychologists. Throughout the course, workshops were instigated by the professors and professionals and gave participants a first-hand experience to develop collaboration and facili-tation skills while working on their own group projects. Teamwork was also an exercise and a great opportunity to learn how to communicate one’s ideas so as they were clear for other members of the group. Olga Mironiuk, a student

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le esperienze

First Edition of International Summer

School 'Community Research, Action and Change'

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le esperienze

La sessione conclusiva della Summer School, dedicata ad una valutazio-ne ex-post del lavoro svol-to, si è svolta con modali-tà interattiva, per rimane-re “in linea” con l’approccio seguito in tutte le giornate. Le partecipan-ti hanno lavorato in piccoli gruppi, elaborando una SWOT analysis (Strengths, Weaknesses, Opportuni-ties, Threats) e valutando – per ciascuna categoria – le proprie esperienze in base ad indicatori, siste-matici ma anche non u-suali, quali: interesting, unexpected, I have chan-ge my mind about…, sug-gestions. L’obiettivo è stato quello di dare organicità alle impressioni emergenti,

pur senza perdere la loro immediatezza, rendendole allo stesso tempo comuni-cabili e utilizzabili come indicazioni per future e-sperienze. Il materiale prodotto è stato trascritto e analizza-to. Il grafico che riportia-mo sotto dà una visione d’insieme delle riflessioni espresse. Come si può vedere le partecipanti, nella quasi totalità degli item, hanno valutato il percorso fatto in termini di punti di forza (23 su 55) e di opportuni-tà (24 su 55). Gli aspetti di soddisfazione arrivano quindi a 47 su 55, testi-moniati peraltro dalle mail scambiate nei giorni suc-cessivi e nelle impressioni raccolte informalmente al

momento dei saluti. E questo è un risultato sicu-ramente soddisfacente per una Summer School alla sua prima edizione. Per dare un quadro più vivo e più aderente al me-todo di lavoro, riportiamo alcune delle quotation, citando le parole delle partecipanti. I PUNTI DI FORZA della Summer School, riferiti in primo luogo al metodo fortemente centrato sul lavoro di gruppo, sono stati identificati in molti aspetti interessanti: reflexivity; to experience what a participant might feel in an activity; the power of groups to come to a creative solution; our group dynamics.

coming from Poland, observed: “What we learnt during these days will facilitate planning and conducting our own research projects in the future. What is more, participating in the classes conducted by professionals was a valuable experience for the future didactic work”. Many places and methods conduct community work: as one of participants, Giada Fichera, expressed

“this psychology dresses “jacket and tie” for working ins ide big institutions but at the same time can be “bare feet” because what really counts is the relationship with people and territory. The “feet and hands” approaches were explored in the environment and throughout the materials, stimulating creativity and learning and curiosity. Participatory research enhances the role of

community psychologists, as it is challenging, stimulating and rewarding.

Chiara Cifatte, Bianca Mediati

"It's not about what you teach, it's how you teach it". Valutazione partecipata della Summer School

Swot Analysis, una sintesi

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Interventi

Focus:

Spin off universitario

E anche inaspettati, come la ricchezza che emerge dalle diverse provenienze dei partecipanti, integrate in maniera positiva, e la produzione di tanto mate-riale in uno spazio di tem-po relativamente breve : discover competencies (new and old); to develop work in really short time; I didn't expect it would be so easy to work in an interdisciplinary group; I increased my skills and conf idence; positive interaction. Molti aspetti hanno ridefinito idee e credenze precedenti sul lavoro di Comunità. I have changed my mind about… we can't plan everything, every time, everywhere; c o l l a b o r a t i o n o f interdisciplinary teams adds value to community change projects; there is a link between research and practice now; role of researcher; definition of community; Participatory Action Research vs. academic research. Davvero molte le OPPOR-TUNITÀ ritenute interes-santi, in relazione in primo luogo a contenuti e meto-di delle sessioni proposte: regular reflection helps you learn and be aware of feelings and thoughts as you go; all-inclusive par t ic ipation ( tools, methods...); the power of d i f fer e nce ( in terd i -sciplinarity); it was impressive to have so many activities in a short time. We learnt A LOT!; to reach a consensus of a large group… it can help to split small groups and grow slowly; the concept of facilitator as a driver; M I P E X [ M i g r a n t Integration Policy Index, 2015, presentato nella seconda sessione]; caos and creativity, caos is creativity. Alcune sono percepite come inaspettate, la ri-f less iv i tà, l ’ in terna -zionalizzazione, il valore delle differenze, ma an-che le attività sociali extra-scuola e la location del

Dipartimento in un ex-Ospedale Psichiatrico di fine ottocento: “tree of reflexivity” [l’albero della riflessività, elaborato nella prima sessione]; unexpec-ted: international and different point of view; the excellent organization of social activity; being in an ex-psychiatric hospital. E infine le nuove consapevolezze: I have changed my mind about…. it is possible to allocate time to reflection; e, soprattutto, it's not about what you teach it's how you teach it. PUNTI DI CRITICITÀ e MI-NACCE, quando non e-spresse in forma di sugge-rimenti, hanno avuto una consistenza decisamente limitata e hanno riguarda-to l’esigenza di avere più tempo per la riflessione durante la settimana e il bisogno di improve the ecological edge. Le propo-ste di metodi più tecnici e riferiti ad un ambito speci-fico (o percepito come tale), sono state valutate da alcuni come opportuni-tà e hanno incontrato minor favore da parte di altri. Oltre la SWOT analysis sono emersi diversi SUG-GERIMENTI, utili per la progettazione delle prossi-me edizioni, che tutti han-no auspicato. Dal punto di vista dei con-tenuti l’indicazione è di avere una pluralità di pro-fessionalità tra i docenti e la presentazione di real case studies nel lavoro di comunità. Dal punto di vista del metodo si è sug-gerito di mantenere sem-pre una modalità interatti-va con esercizi sulla facili-tazione, di prevedere un momento di confronto con tutti i docenti, e di avere sempre materiale prepa-ratorio. Dal punto di vista organizzativo alcuni prefe-rirebbero l’attività formati-va nell’week-end piuttosto che durante la settimana, e da alcuni è emersa la voglia di prevedere ancora maggiori spazi di condivi-

sione nelle giornate. E infine il suggerimento di rimanere in contatto, per non disperdere il valore del gruppo che si è forma-to.

Patrizia Meringolo, Nicoletta Bosco

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le esperienze

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le esperienze

Anno XVI, Numero 32

Tra il 25 e il 28 giugno scorsi, l’Università di Lo-well (Massachusetts) ha ospitato la 15° conferen-za biennale statunitense di Psicologia di Comunità, intitolata Celebrating 50 Years of Community Psychology: Bridging Past and Future ed organizzata dalla SCRA (Society for Community Research and Action, www. http://www.scra27.org), 27esi-ma divisione dell’APA (American Psychological Association). Si sono dunque festeggia-ti i 50 anni dalla conferen-za di Swampscott che, per molti colleghi, rappresen-ta la data di nascita della nostra disciplina. Nella plenaria di apertura, Meg Bond ha invitato gli ospiti a discutere della eredità ricevuta e di come sia necessario trasformarla: a partire anche da un video “storico” (recuperabile qui: https://vimeo.com/ 140174538 ) che ha mo-strato spezzoni di intervi-ste ai padri fondatori della Psicologia di Comunità (ad esempio Albee, Sarason, kelly, Iscoe, Cowen, Jaho-da), Regina Langhout ha discusso dei cambiamenti paradigmatici occorsi da allora, Urmitapa Dutta ha collocato la Psicologia di Comunità nell’era della globalizzazione sottoline-andone i cambiamenti socioculturali, Christopher Sonn ne ha sottolineato la dimensione internazionale e John Moritsugu ha gui-dato il dibattito che ha visto numerosi interventi, in particolare sul tema della egemonia culturale statunitense.

Questo a-spetto è stato uno degli og-getti di una tavola ro-tonda (in-ternaziona-le e provo-catoria) molto ani-mata e

ricca di spunti di riflessio-ne in cui si è discusso di quale sia l’apporto della Psicologia di Comunità “non USA” e come gli stu-diosi ed i professionisti americani possano farla propria. Sottolineando il rischio di globalizzazione culturale, si sono eviden-ziati anche alcuni possibili anticorpi, dall’utilizzo di lingue anche diverse dall’inglese, ll’importanza di pubblicazioni genuina-mente internazionali, al-l’attenzione critica a non assumere un atteggia-mento da “coloniz-zati” da parte di studiosi e profes-sionisti extra USA. I temi della Conferenza erano quelli classici della Psicologia di Comunità: salute e benessere, Senso di Comunità, coinvolgi-mento e partecipazione, comunità svantaggiate, giustizia sociale, minoran-ze, empowerment… Al di là dei contenuti, l’organizzazione delle gior-nate in tavole rotonde, gruppi di discussione, plenarie, con un’attenzio-ne costante all’interattivi-tà tra i partecipanti (circa

un migliaio), ha consentito uno scambio vivace tra colleghi di molte parti del mondo e - in un certo sen-so di riprogettare - l’agenda della nostra di-sciplina dei prossimi 50 anni. Tale agenda non può prescindere dalla con-sapevolezza della necessi-tà di procedere parallela-mente con la produzione di sapere e la promozione della giustizia sociale, applicata ai vecchi e ai nuovi ambiti. Una città ed una Confe-renza che ben si prestava-no alla metafora del pon-te: quello tra i padri fonda-tori e i “nuovi” volti che hanno avviato i lavori, quello tra passato e pre-sente, ma anche quello tra l’innovazione che la Psicologia di Comunità ha spesso rappresentato nell’approccio psicologico e la necessità attuale di rigenerarsi per non finire fagocitata da altre discipli-ne che hanno fatto propri linguaggi, costrutti, stru-menti, cornici epistemolo-giche della Psicologia di Comunità. E come ha ri-cordato Ed Trickett nel suo discorso celebrativo del “Sarason award” (ora pubblicato dall’American Journal of Community Psychology, 2015, 56, 197-204), i pericoli della retorica del cambiamento sono sempre in agguato. Dunque quale cambia-mento per la Psicologia di Comunità?

Angela Fedi

Bridging Past and Future: Celebrating 50 Years of Community Psychology

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le esperienze

EXPO 2015: Dal grande evento alla cittadinanza attiva

“L’analisi del volontariato episodico attraverso l’e-sperienza dei volontari ad Expo 2015 e la costruzio-ne di percorsi di orienta-mento al volontariato per i centri servizi al volontaria-to” è il titolo della ricerca che sta conducendo il Seminario Permanente di Studi sul Volontariato “FUORI CORSO” sui volon-tari che sono stati selezio-nati dai vari Centri di Ser-vizio per il Volontariato italiani al fine di effettuare il servizio volontario pres-so EXPO 2015 . Il Seminario permanente di Studi sul Volontariato “FUORI CORSO” (http://profs.formazione.univr.it/creaa/seminario-perma-nente-di-studi-sul-volon-tariato/) afferisce al Cen-tro di Ricerche Etnografi-che e di Antropologia ap-plicata “Francesca Cap-pelletto” del dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università di Verona e riunisce un gruppo di ricercatori ap-partenenti a diversi ambiti disciplinari delle scienze umane e sociali dell’Università di Verona, Padova e Milano – Cattoli-ca, interessati a promuo-vere uno sguardo multidi-sciplinare sulla ricerca sul volontariato. Il 20 ottobre 2015 presso la Cascina Triulza di EXPO Milano 2015 si è tenuto un convegno dal titolo “Dal grande evento alla cittadinanza attiva” in cui sono stati presentati i dati scaturiti dalle risposte dei volontari impegnati nel servizio ad EXPO da mag-gio ad agosto. In collaborazione con il Ciessevi di Milano il Semi-nario sta infatti realizzan-do un’indagine sui volon-tari che hanno prestato servizio ai padiglioni di EXPO 2015 da maggio a ottobre. Obiettivo dello studio è quello di racco-gliere informazioni e dati direttamente dalla voce dei volontari ingaggiati per il grande evento per capi-

re come sia possibile, al meglio, capitalizzare que-sta loro esperienza al fine di intercettare nuove for-me di volontariato: parte-cipato, diffuso, orientato alla cittadinanza attiva e alla tutela dei beni comu-ni. A tal fine sono stati elabo-rati due questionari che sono stati somministrati ai volontari uno prima dell’inizio dell’esperienza ed uno a conclusione del-la stessa. Si prevede inol-tre una fase di follow up da realizzare nei prossimi mesi che darà indicazione riguardo a come l’espe-rienza fatta ad EXPO 2015 incida nelle scelte di questi volontari di im-pegnarsi come cittadino attivo nelle loro comunità di appartenenza. Lo studio che nella sua forma definitiva vedrà la luce nel 2016 (la raccolta dati si è appena conclusa) ha, al momento dell'even-to in EXPO e in riferimento ai dati raccolti fino alla metà di Agosto, raccolto informazioni da oltre 2000 volontari. Alcune preliminari infor-mazioni che emergono dalle analisi (e che sono stati appunto presentati nel corso della conferenza del 20 ottobre) sono che il volontario che si è acco-stato a EXPO, è prevalen-temente di genere femmi-nile (63,8%), con un’età media di 28 anni e stu-dente (60,7%). Ma tra i volontari vi è anche un 8,3% di pensionati e un 7,2% di disoccupati. La stragrande maggioranza degli oltre 1500 volontari che hanno compilato il questionario da maggio ad agosto afferma che è la prima volta che fa vo-lontariato per un grande evento (86%) e dichiara di non aver mai fatto altre esperienze di volontariato (44%) in precedenza: ci troviamo dunque di fronte ad un largo numero di giovani che per la prima volta si accostano

all’esperienza del volonta-riato e per farlo hanno scelto proprio EXPO 2015. Perché? I dati ci dicono che la motivazione princi-pale che ha spinto la mag-gioranza dei volontari a fare questa esperienza è rintracciabile nell'amplia-mento delle conoscenze. Altre informazioni riguarda-no ad esempio la fiducia nei confronti delle istituzio-ni: la maggioranza dei ri-spondenti indica di rivolge-re più fiducia verso le orga-nizzazioni non profit rispet-to ad altre istituzioni quali ad esempio le imprese e gli enti pubblici. Inoltre dalle risposte si evince che i volontari sono molto soddisfatti dell'espe-rienza ad EXPO, tanto che quasi il 97% dei volontari consiglierebbe ad amici e/o parenti di fare un'espe-rienza simile. L’interesse per il volontariato, comun-que non sembra legarsi solo all’esperienza EXPO: più del 95% dei volontari afferma di avere intenzione di fare volontariato anche in futuro. Ed è questa in-tenzione che, insieme ai Centri Servizi per il Volonta-riato italiani, il gruppo di ricercatori del Seminario Permanente sul Volontaria-to intende capitalizzare! Il Convegno voleva rappre-sentare una prima azione di connessione tra le diver-se agenzie del territorio, quali i Ciessevi, e le asso-ciazioni di volontariato del territorio che, presenti alla giornata, hanno esplicitato il bisogno di doversi dotare di indicazioni e strumenti utili al recruitment e ingag-gio, seppur episodico, di una nuova ondata di giova-ni, che stanno manifestan-do interesse per le loro comunità di appartenenza attraverso un tipo di impe-gno “atipico”. Alcune inter-viste a partecipanti e rela-tori, realizzate dalla stam-pa, possono essere visio-nate su: https://www. you-tube.com/watch?v=AwxYI PphAq0

Maura Pozzi

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Anno XVI, Numero 32

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le esperienze

Il gioco d'azzardo patologi-co è riconosciuto come un problema di dipendenza che coinvolge ampie fasce della popolazione, com-presi anziani e adolescen-ti, e si sta profilando come un fenomeno in crescita in Italia per la facile ac-cessibilità e le problemati-che socio-economiche. Risulta quindi evidente l'importanza di un'azione a livello di comunità per porre argini e limitazioni attraverso interventi di sensibilizzazione e infor-mazione alla cittadinanza. Testimone di questa esi-genza, l'Associazione U-manaMente, attiva dal 2008 per la salute menta-le, ha organizzato il 7 no-vembre per il secondo

anno il presente convegno nell'ambito del progetto “Familiari Informati e So-stenuti” del programma P.R.I.S.M.A., risultato di un lavoro di rete tra le asso-ciazioni di volontariato e il DSM-DP dell'Azienda USL di Bologna e la proiezione del film “Rifiutati dalla Sorte e dagli uomini” con lo Slot Mob insieme ad altri partners. L’Assessore Nadia Monti del Comune ha aperto i lavori evidenziando le iniziative dell'amministra-zione comunale per il con-trasto al fenomeno. A se-

guire, Angelo Fioritti, Diret-tore sanitario dell'Azienda USL, ha focalizzato l'inte-resse sulla responsabilità collettiva riguardo al gioco d'azzardo, non riducibile ad una questione sola-mente individuale e clini-co sanitaria. Ivonne Done-gani, Direttore del DSM-DP, Azienda USL, ha poi confermato l'importanza del modello basato sulla collaborazione tra enti locali e associazioni per affrontare situazioni di patologia. Infine, il Dott. Gambini, coordinatore Ser.T dell'Azienda USL, ha illustrato l'esperienza dei Servizi prima e dopo l’entrata in vigore della Legge 189 dell'8 nov 2012 che inserisce il GAP

nei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, senza stan-ziare finanziamenti. Dal suggestivo titolo:“Dal deserto dei tartari all’assalto alla diligenza. Evoluzioni attorno al gioco d’azzardo in Italia, dal 2003 ad oggi, tra scienti-smo, intrighi e approssi-mazione. Narrazione di un’esperienza.” Daniela Capitanucci presenta con il suo principale intervento l'evoluzione del gioco d'az-zardo in Italia e il lavoro che da anni sta portando avanti con l'associazione AND- Azzardo e nuove

dipendenze e con l'asso-ciazione ALEA. Lo scenario del gioco d'az-zardo ha subito cambia-menti nel corso degli anni in termini sia quantitativi, di differenziazione dell' offerta sempre più mirata a tutte le categorie e fa-sce di popolazione che qualitativi per l'aumentata accessibilità, la velocità, il feedback immediato, la facilità/semplicità, l'accet-tabilità sociale/basso stigma e l'a-socialità. (M. Croce, 2014) Dagli 8,29 miliardi spesi dagli italiani in gioco d'az-zardo legale nel 1994, ai 25,57 miliardi nel 2004 si è arrivati nel 2014 a 84,3 miliardi. Le entrate dell'erario, no-

nostante l'aumento della spesa negli anni, sono rimaste pressoché invaria-te per la diversa tassazio-ne prevista per i giochi d'azzardo che a mano a mano nel tempo sono stati introdotti, fino ad arrivare ad una tassazio-ne dell'1% su quelli on-line. Il fenomeno è divenu-to nel tempo una “industrializzazione di Stato”, con lo Stato che rilasciava, nei diversi Go-verni che si sono succedu-ti, permessi e concessioni e le Industrie del Gioco d'azzardo che vedevano

Bologna: "L'azzardo ma che gioco è? Esperienze a confronto: risorse e limiti"

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le esperienze

accrescere i propri guada-gni a discapito dello Stato stesso e dei cittadini con un effetto iatrogeno che ha provocato danni sulla collettività dei territori, ha contribuito all'impoveri-mento e ampliato la crisi economica. Si tratta di un problema complesso che investe lo stile di vita, l'area sociale, familiare, psicopatologica, economica, lavorativa e legale. Il giocatore sociale gioca per divertirsi, accet-ta di perdere il denaro puntato, non torna a gio-care per rifarsi e gioca secondo le sue possibilità. Mentre il giocatore patolo-gico gioca più denaro, più a lungo e più spesso del previsto e di quanto si può permettere. Perde la liber-tà di astenersi (R. Ladou-cer, 2003). Considerando tra l’0,8% e il 3,3% (Dipartimento del-le Politiche Antidroga 2012) i giocatori patologi-ci e 7 le persone coinvolte per giocatore ha valutato in ¼ di popolazione le persone coinvolte dal pro-blema. È necessaria un’agenda di punti da portare avanti per lo Stato e la società civile per fer-mare il fenomeno e con-sentire alle persone di “disintos-sicarsi”. Nella successiva tavola rotonda condotta dal gior-nalista Ermanno Muolo, in primo piano le esperienze sul territorio da parte della rete che si sta formando per fronteggiare il proble-

ma dell’azzardo. Per i Ser.T dell’Azienda Usl di Bologna, Mirella Felice conferma l’aumento pro-gressivo negli ultimi 3 anni della richiesta di pre-sa in carico da parte di giocatori patologici e fami-liari. Cura e assistenza arrivano anche dal proget-to Rien Ne Va Plus raccon-tato da Roberto Zeppa della cooperativa LAG. Elena Pasquali dell’asso-ciazione UmanaMente, come promotrice dell’ini-ziativa riporta l’impegno di orientamento ed aiuto alle famiglie e la ricerca sui bisogni che esse hanno. L’aspetto legale nell’assi-stenza è raccontato da Camilla Zamparini dell’as-sociazione Avvocati di Strada Onlus che tutela legalmente le persone senza fissa dimora. L’associazione Gam. Anon di familiari in linea con G.A. (Giocatori Anonimi) testimonia la propria e-sperienza di auto mutuo aiuto nel comune obiettivo di recupero attraverso il programma dei 12 passi. Da parte del Comune di Bologna, Monica Brandoli per i Servizi sociali Adulti e Arianna Marfisa Bellini dell’associazione Dedalus per lo sportello giovani segnalano la mancanza di richiesta di aiuto: le perso-ne non dichiarano il pro-blema del gioco d’az-zardo. Emerge nella discussione finale, come rilevato an-che da Marie Francoise

dell’associazione Cercare Oltre, capofila del progetto di rete “Familiari informati e sostenuti”come siano le famiglie, oltre che il gioca-tore patologico a vivere nella sofferenza e nella vergogna. La stessa soffe-renza che si vive avendo a che fare con un’altra ma-lattia mentale grave come la schizofrenia, ma diversa per l’indifferenza di tutti coloro che non la vogliono vedere e che la fomentano.

Elena Pasquali, Romina Rimondi

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Anno XVI, Numero 32

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Anno XVI, Numero 32

Post it

#psicochi?

La figura dello psicologo tra domande e risposte

Il progetto #psicochi? na-sce da un gruppo di stu-denti del corso di laurea triennale di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova, all’interno del corso di Psicologia di Co-munità tenuto dal prof. Alessio Vieno. Il fulcro del progetto consi-ste in un video nato dalle interviste fatte a persone estranee al mondo della Psicologia, in cui è stato chiesto di esporre tutti i dubbi e le perplessità riguardo tale disciplina e la relativa professione. In relazione alle considera-zioni più frequenti (ad esempio, costi, rischi, validità degli interventi), è stata data una risposta da esperti appartenenti a diverse branche. La mission di tale progetto è duplice: da un lato, di-vulgare le differenti attivi-tà esercitate dallo psicolo-go; dall’altro, cercare di abbattere i pregiudizi rela-tivi a tale figura. Nato a maggio 2015, il progetto si è sviluppato facendo propri i valori della Psicologia di Comu-nità. Attraverso una breve raccolta dati tramite inter-vista, sono state raccolte le principali considerazioni riguardo la professione di psicologo, come la ascien-tificità della psicologia, il ruolo del farmaco, la non-professionalità, i costi e la durata eccessiva dei trat-tamenti. In risposta ai dubbi e pre-giudizi riscontrati con più frequenza, è stata fornita una risposta interdiscipli-nare da parte di vari e-sperti: Gioia Bottesi (Psicologa, Psicoterapeuta C o g n i t i vo - C o m po r t a -mentale), Alessio Vieno

(Psicologo di Comunità), G i o v a n n i C o l o m b o (Psichiatra), Alessandra S imonell i (Psico loga dell’Età Evolutiva). Una delle credenze più diffuse è che il farmaco possa essere considerato completamente sostituti-vo ad una psicoterapia; mentre, a detta del pro-fessor G. Colombo: “preferisco un farmaco meno buono e un terapeu-ta più bravo, che un tera-peuta scadente con un farmaco buono”. Un altro tema saliente riguarda lo stereotipo del-lo psicologo, che fa sten-dere il paziente sul lettino e lo ascolta passivamente parlare, mentre l’ascolto dello psicologo, come

ricordato dalla Dott.ssa G. Bottesi si tratta di un a-scolto attivo caratterizzato da un rapporto reciproco tra le parti. Il progetto si propone di raggiungere un target quanto più ampio possibi-le, a partire da coloro che sono più estranei alla materia, fino ad arrivare a chi si sta avvicinando al mondo della Psicologia e a chi già ne fa parte. Per questo motivo, il pri-mo passo della diffusione del progetto è stato attra-verso i canali social, con un video su YouTube e una pagina Facebook; in particolare, la pagina “ C o s ’ h a i d e t t o ? #psicochi?” si occupa di favorire dibattito e scam-

bio di idee su tali temi, oltre a divulgare ulteriori articoli e informazioni relativi alle principali te-matiche della Psicologia. Inoltre, il progetto è stato diffuso sia attraverso noti-z ia r i loc al i on l in e (PadovaOggi), che su un blog d i nefro log ia (Renalgate.it). In conclusione, il progetto auspica una maggiore diffusione, non solo circo-scritta all’Università e alla città di Padova, ma anche a livello nazionale. Pertanto, sono attese collaborazioni con altri enti, cooperative sociali e associazioni culturali.

Realizzato da: Buso Nicole,

De Acetis Valentina, Grazia Alice,

Forni Beatrice, Moretto Laura, Moro Christian,

Pallucca Claudia, Pompo Marianna,

Tosi Silvia, Zacchino Matteo.

Link utili: Video YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=YLApHFlyXwQ Pagina Facebook: https://w w w . f a c e b o o k . c o m /p a g e s / Co s h a i -d e t to -psicochi/799436140173070.

La rubrica per raccogliere idee, proposte di intervento e notizie di interesse collettivo

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Schede

bibliografiche

Interventi

"Scatti di comunità": un'esperienza di progettazione dialogica

Riscoprire la comunità nel labirinto del frenetico vive-re quotidiano rappresenta per molti un’autentica sfida. I ritmi accelerati necessitano di riconnette-re i frammenti relazionali sparsi tra i diversi contesti vissuti, o semplicemente incontrati, durante l’arco della propria giornata. Nonostante ciò ritroviamo il sapore e il desiderio di coltivare l’appartenenza comunitaria, più o meno consapevoli del suo pote-re nel restituire valore e benessere alla vita di cia-scuno. Si assapora così il rapporto tra la dimensio-ne personale e il proprio ambiente di vita, risco-prendo il valore e l’importanza dei propri affetti più radicati, ma anche dei legami più de-boli. In questo ambito le comunità parrocchiali rappresentano un luogo interessante di riflessione e apprendimento, offren-do un possibile baricentro alla frammentazione quo-tidiana. Un contesto nel quale i legami possono promuovere il benessere, ma anche diventare dispe-rato agente di stress e sofferenza. È una geome-tria di appartenenza che spesso supera i perimetri territoriali, alimentata dal riconoscimento e dalla identificazione a valori spirituali comuni. Nella comunità parrocchiale ruota inoltre un’eteroge-neità di generazioni, di provenienze, di professio-ni e di organizzazioni fami-liari. Nonostante questo emerge la possibilità di poter costruire insieme risposte ai diversi bisogni, creando soluzioni che diano forma a questo “vortice” attorno a rispo-ste concrete. Un desiderio non sempre vissuto con-sapevolmente e raramen-te affrontato attraverso percorsi partecipativi che radicano nell’alveo della psicologia di comunità. “Scatti di comunità” na-sce in questo ambito, con il desiderio di cogliere l’opportunità di questo contesto per aumentare la riflessione di chi la colletti-

vità la vive attorno alla sperimentazione di setting progettuali partecipati. Si configura come un percor-so di ricerca-intervento, avviato nell’aprile del 2015, con l’intento di focalizzare nuovamente la partecipazione alla vita parrocchiale a partire dal-la consapevolezza condivi-sa degli elementi che la animano e dei desideri espressi. Obiettivo genera-le del progetto è la promo-zione e la creazione di legami tra le persone ap-partenenti al territorio, al fine di rispondere alle necessità sentite come emergenti. Nello specifico l’intervento si costruisce attorno al desiderio di raggiungere alcuni obietti-vi specifici: generare for-me di attivazione parroc-chiale, aumentare il senso di comunità tra persone che appartengono alla comunità parrocchiale, aumentare la conoscenza nel quartiere rispetto ai bisogni presenti e stimola-re la capacità di fornire risposte e soluzioni condi-vise. Il progetto, attual-mente in corso, ha inte-ressato la Parrocchia di San Francesco a Rizzotta-glia di Novara, ed è carat-terizzato da più fasi; diver-se sono state già percor-se, facendo emergere alcune interessanti rifles-sioni. L’intervento si è avviato con l’identifica-zione di un piccolo gruppo di parrocchiani, i più attivi e motivati nel dedicare impegno e tempo ad inter-venire progettando nella propria comunità. Il poter-si incontrare ha consenti-to il condividere l’esigenza di rilanciare il tema della partecipazione nel conte-sto parrocchiale, ricono-sciuto come disgregato a fronte delle risorse pre-senti e delle persone atti-ve in gruppi e iniziative. Si è condiviso il desiderio di concentrarsi sull’au-mento della consapevo-lezza del senso di appar-tenenza alla propria co-munità parrocchiale che, accanto alla necessità di coltivare scambi e con-nessioni con il territorio, è

stato individuato come elemento fragile da soste-nere. La scelta metodologi-ca è ricaduta sul Photovoi-ce che ha necessitato di alcuni accorgimenti per renderlo adatto al contesto e agli scopi del progetto. Sono stati ideati e promos-si due temi di ingaggio (“la comunità come la vivo” e “la comunità che vorrei”), invitando i parrocchiani a scattare alcune foto. Du-rante questo periodo il gruppo guida ha coordina-to il percorso, promuoven-do l'iniziativa, nonché rac-cogliendo i materiali che

anche attraverso l’apertura di una pagina Facebook dedicata, venivano inviati. La raccolta delle immagini ha permesso di identificare quattro aree tematiche (giovani, famiglie, solidarie-tà e stile di vita), richia-mando la comunità, a par-tire dall’a-scolto e rilettura delle foto, ad identificare alcune problematiche sen-tite come prioritarie. Attra-verso la metodologia del World Cafè è stato quindi possibile focalizzare do-mande a partire dai proble-mi, sollecitando idee e soluzioni. Possiamo riporta-re due esemplificazioni. La prima è il tentativo di rispo-sta al rischio di vivere la celebrazione eucaristica domenicale (momento centrale della vita di ogni parrocchia) come troppo

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Anno XVI, Numero 32

Interventi

informale, freddo e distac-cato. La proposta nata in sede di World Cafè è stata di introdurre la figura dei ministri dell’accoglienza, volontari formati che ab-biano due incarichi: acco-gliere i fedeli che arrivano per la celebrazione (di-stribuendo il foglio che riporta i momenti essen-ziali della vita di comunità della settimana trascorsa e quella che sta inizian-do), e invitarli al momento di libera convivialità pre-parato nei locali attigui alla chiesa parrocchiale come occasione di incon-tro e di confronto. La se-conda è nella direzione della riqualificazione degli spazi parrocchiali e riguar-

da gli ambienti dell’ex appartamento del coadiu-tore dell’oratorio, non più presente da un anno. La proposta è di riadattare gli spazi in modo da accoglie-re per qualche giorno i giovani della comunità nelle brevi ma significative esperienze di convivenza, gli incontri di programma-zione dei singoli gruppi attivi in parrocchia e in modo da poter essere vissuto come spazio infor-male aperto e autogestito da giovani e anziani (le due fasce di età che, in questo momento e sebbe-ne per motivazioni diffe-renti, hanno tempo e desi-derio di ingaggio). Dal-l’avvio del percorso ad oggi possiamo apprezzare alcuni interessanti risulta-ti, pur consapevoli che il

percorso proseguirà attra-verso ulteriori fasi che condurranno alla realizza-zione e all’approfon-dimento di alcune delle idee emerse. Sono alcuni “flash”, ulteriori “scatti di comunità” che rendono ancor più ricco e maturo l’“album fotografico” par-rocchiale. Mostrano alcuni primi spunti di riflessione attorno alla possibilità di aumentare la consapevo-lezza della cultura parteci-pativa nell’ambito delle comunità religiose. Ripensare la parrocchia e il territorio. Coloro che sono stati coinvolti hanno iniziato a “pensare” la vita pastorale e a riflettere attorno al proprio essere sul e nel territorio. Sono infatti sempre più le per-sone che hanno avanzato proposte di attività, offren-do la loro disponibilità. Per alcuni è stata inoltre l’occasione per rendersi conto della presenza di ulteriori progetti in corso sul territorio finalizzati alla coesione e all’attivazione della cittadinanza. Connessione con altre agenzie educative sul territorio. Un gruppo di genitori della parrocchia si è attivato per sviluppare, in collaborazione con la scuola, dei percorsi di formazione per adulti e ragazzi sull’utilizzo dei media. Aumento della capacità e della consapevolezza nel-l’individuazione e nell’ana-lisi delle forme di marginalità presenti nella zona sud di Novara. Le persone raggiunte e coin-volte dalla ricerca-azione hanno maturato una lettu-ra maggiormente aderen-te alla realtà, individuan-do alcune “figure-sentinelle” di prossimità nelle zone, con funzione di monitoraggio e segnala-zione delle problematicità. Promozione della cittadi-nanza attiva. Durante il percorso si è percepito il passaggio di alcune per-sone da “utenti” dei servi-zi (parrocchiali e dell’ex-Consultorio) a cittadini attivi in grado di mettere in circolo le proprie com-petenze per promuovere il benessere della comu-nità. Una forma di accre-scimento dell’interdipen-

denza e della percezione di poter incidere sulla qualità della vita delle persone sul territorio. Concludendo, vogliamo sottolineare alcuni punti che ci appaiono interes-santi. Una prima conside-razione è che, anche se i tempi di questo percorso paiono a tratti faticosa-mente percepiti come troppo lunghi e lenti, non si può evitare di riscontra-re come tutte le progetta-zioni già esistenti sul ter-ritorio abbiano avuto be-neficio dal percorso. L’attivazione delle perso-ne, spesso sollecitate a pensare “diversamente”, a trovare nell’altro una risorsa, ne ha consentito una evidente rivitalizza-zione. Possiamo fare rife-rimento, sia al veder ri-partire una sperimenta-zione di democrazia deli-berativa avviata da tem-po nel quartiere che all’evidente crescita della qualità della partecipazio-ne alla vita della comuni-tà parrocchiale. Una se-conda osservazione e-merge puntando l’at-tenzione alle comunità parrocchiali. Bisogna di certo dire che sono tra le realtà che hanno scritto nel loro stesso livello on-tologico (prima ancora che organizzativo e istitu-zionale) la tensione ad essere “una sola fami-glia”, a generare apparte-nenza, consentire il reci-proco riconoscimento e interdipendenza, a svilup-pare consapevolezza nel poter (se non “dover”) portare il proprio contri-buto alla vita buona di tutti. Non possiamo evitare di riconoscere quanto sia importante disporre di strumenti per recepire la qualità del vissuto delle comunità. Questo percor-so non solo può aiutare nell’avviare una ricerca utile a comprendere quanto i membri della parrocchia si percepisca-no realmente come tali, ma rappresenta una vali-da sperimentazione per facilitare quanto la par-rocchia vede in sé già istituzionalmente presen-te: essere comunità.

Davide Boniforti, Marco Rondonotti

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Schede

bibliografiche

La ricerca

"giovane"

si racconta

Happiness in a just world: the hidden Link between Life Satisfaction and Social Justice

Social Justice developed by the Bertelsmann Stiftung institute. By means of a series of simple regression analysis I will show the hidden link between a fair and equitable administra-tion of a Country and the level of satisfaction with the life of its citizens. The innovation of this work lies in its ability to inform national policies on how to advance social justice in their own country and, as a consequence, which kind of interventions aimed at improving people’s quality of life to put in action. Keywords: happiness, so-cial justice, quality of life, Positive Psychology, Index of Social Justice [email protected]

Abbiamo il piacere di co-municare che Salvatore Di Martino (nella foto) del 3° anno del XXVIII ciclo di dottorato dell’Università Federico II di Napo-li, in Gender Studies, di cui è coordinatrice la prof.ssa Caterina Arcidia-cono, ha vinto il primo premio come migliore presentazione orale intito-lata 'Happiness in a Just World: The hidden Link between Life Satisfaction and Social Justice’ alla 8th MMU Postgraduate Research Conference, che si è tenuta alla Manche-ster Metropolitan University del Regno Uni-to. Abstract del lavoro presentato Is happiness an internal state of mind - an attitude to life that determines our way to interact with the world – which is unaffec-ted by environmental fac-tors? According to some Positive Psychology scho-lars, happiness comes

more from within than from without. Some of them, for instance, attach an extremely low weight to external circumstances in determining life satisfac-tion (Lyubomirsky, Shel-don, & Schkade, 2005). Their argument lies on the assumption that indivi-duals are personally re-sponsible for their own happiness and the power of mind can overcome even the most dysfunctio-nal circumstances. Howe-ver, this perspective igno-res that the environment can have a strong bearing on one’s pursuit of happi-ness. In particular, condi-tions of social injustice can significantly affect the way people rate their life satisfaction (Prilleltensky, 2012). In this oral presentation I will argue that Social Justi-ce can have a direct as well as significant effect on how people enjoy their life. To this end, I will draw on some quantitative data provided by the Index of

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Anno XVI, Numero 32

Appuntamenti

Incontri

Iniziative

Scambi culturali

Message from the Conference Chair The College of Graduate Studies and its Institute for Social and Health Sciences (ISHS), University of South Africa, the Medical Research Council Violence - University of South Africa Violence, Injury and Peace Research Unit (MRC-UNISA VIPRU), and the Psychological Society of South Africa (PsySSA) are pleased to host the 2016 International Conference on Community Psychology (ICCP), the sixth meeting in this successful series. South Africa’s troubled history and development achievements and challenges; geo-political location on the African continent; glo-bally contested identity; distinctiveness as a place of complexity, contradictions and many success stories; and contributions to community psychology, as well as its na-tural beauty that attracts visitors from all over the world, present the country as a na-tural choice for this prestigious conference. We look forward to hosting you in South Africa in 2016.

Mohamed Seedat Conference Theme The conference is envisaged as a safe space to critique the assumptions and far-reaching influences underlying the dominant knowledge economy in community psychology, considered to be largely shaped by imperialism, colonialism, neo-colonialism, globalisation, ethnocentricism and racism. The conference theme calls for the conscious decolonisation of knowledge creation, methodologies and processes that are largely fixed in colonial discourses, and the recognition of the plurality of people and the many geographical, psychological and sociological locations that they occupy. The conference is to be a space to reflect on how mainstream epistemologies, ideolo-gies and worldviews tend to perpetuate exclusionary forms of scholarship, research and practice through the dislocation and silencing of critical forms of knowledge. As such, the conference will aim to stimulate global dialogues that seek to disrupt hege-monic influences; call into question that which is construed as critical knowledges; and reflect on the meanings of liberation and community. The conference will be a space to have deep conversations about the complexities underlying emancipatory, critical and compassionate forms of community engagements. The conference will invite presentations that exemplify subversive community engagement illustrations; illustrations that challenge colonial and other dominant epistemologies and asymmetrical power relations, promote the inclusion of margina-lised voices, and accord primacy to community involvement in praxis-oriented work. Consistent with the core values and democratic ideals of community psychology, the conference theme seeks to accord representation, voice and space to theories and e-nactments of community psychology that contribute to robust debate and conversa-tions about the identity and representational forms of community psychology, the critical roles of community psychologists, and the epistemological and ontological diversity present in global enactments of community psychology. Contact Information Telephone: +27 11 857 1142/3; Facsimile: +27 11 857 1770

Email: [email protected]; Website: www.iccp2016.co.za

August 2015 Abstract submission opens 8 January 2016 Deadline for abstract submission 1 February 2016 Notification regarding abstract

29 February 2016 Deadline for early bird registration 1 March 2016 Late/on-site registration 27 May 2016 ICCP Opening Ceremony 30 May 2016 ICCP Closing & Handover to 7th ICCP

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1st INTERNATIONAL CONFERENCE IN CONTEMPORARY SOCIAL SCIENCES CRISIS AND THE SOCIAL SCIENCES: NEW CHALLENGES AND PERSPECTIVES

Rethymno, 10-12 June 2016 Call for Papers

It is now almost seven years since the onset of the most severe financial and economic crisis that has taken hold in Europe since the 1930s. Since then, multifaceted crises en-sued and Greece was and continues to be engulfed by them and at their epicentre. Social scientists have become engrossed in dialogue and debate regarding the impacts, the cau-ses, the ramifications, and most importantly, how to best understand, confront and tackle the many adverse consequences on various aspects of people’s lives. The crisis in all its complex facets constitutes a major challenge for social science, and its predictive, analyti-cal and interpretative power. The multidimensional nature of the character, causes and consequences of the crisis defies simple answers and brings to the fore the need for inter-disciplinary methods and approaches trespassing the borders of any individual social discipline. Only through an open and dynamic dialogue between the individual fields that constitute social science will it be possible to address both the seriousness and breadth of the issues posed by the crisis. The Faculty of Social, Economic and Political Sciences of the University of Crete, aware of this challenge and the interdisciplinary nature of the issues that arise in the aftermath of the crisis, announces the organisation of an international conference on the subject of the crisis and the role of social sciences. Researchers from all fields of social science and related scientific disciplines (including economics, political science, psychology, sociology and social an-thropology) are invited to participate. Interdisciplinary approaches are particularly welcome, as are papers focusing on the European and the Greek crisis in particular. To-pics include: a. Methodological issues and theoretical inquiries in the study of crises: Social sciences at the crossroad? b. Interpreting the crisis: different economic perspectives. c. Social and economic consequences of the crisis and policy responses: reviews and per-spectives. d. Greek crisis and the future of the Euro e. Impacts of economic crisis on labour, employment and education f. Inequality and social exclusion at times of crisis g. Public health and neoliberal economic crises h. Social stratification and crisis. i. State and public policy in the European and global contexts in times of crisis. j. Reform policies and the demand for competitiveness: Public Administration, Education, Taxation, Social Security and Labour Relations in comparative perspectives. k. Business environment, pressure groups and social dialogue: convergence and competi-tion. l. Political parties and electoral de-alignments: Trends and dynamics. m. Political identities, conflicts and divisions: Ideological and cultural aspects. n. Crisis, political communication, and mass media systems. o. Social movements, social activities and civil societies: Practices, claims and issues. p. Democracy and crisis. q. “We” and “Others” in the time of crisis: Cognitive schemata and social stereotypes. r. Mental health impacts of crisis ridden milieus s. Austerity, precarity and subjectivity t. Debt and personhood Papers, especially interdisciplinary ones, on any other aspect of social science are also welcome. You are invited to send a title and a summary (up to 500 words) of your proposed paper by the 31st January 2016. Full papers should be submitted by the 31st March 2016. Registration deadline 31 March 2016. Suggestions for panels are also welcome. USEFUL INFORMATION University of Crete, University Campus, Gallos, 741 00 Rethymno, GREECE tel.: +30 28310 77 405; fax: +30 28310 77 404 website: http://icconss.soc.uoc.gr; e-mail: [email protected]

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SIPCO Società Italiana di Psicologia di Comunità. XI Convegno Nazionale Frontiere di Comunità: Complessità a confronto.

Bergamo, 16, 17, 18 Giugno 2016

PRIMO ANNUNCIO

La frontiera è il luogo dello scambio. Cosa transiti, quali filtri vengano attuati, verso quali panorami si affaccino le “linee di frontiera” sono solo alcuni dei temi che proprio ai mar-gini delle identità, nazionali ma anche culturali, dei gruppi e degli individui, vengono sollecitati. È su questo punto caldo dello scambio sociale, grazie o nonostante la presenza di confini, che l’XI Convegno SIPCO vuole puntare il fuoco dell’analisi durante le tre giornate di lavoro a Bergamo. La seconda parte del titolo rimanda alla possibilità di integrare nei piani di ricerca teorica e applicativa della Psicologia di Comunità il paradigma della complessità. Alla luce della visione delle teorie della complessità, contrapposizioni terminologiche date per scontate, come quelle fra teoria e tecnica, oggettività e soggettività, obiettività del ricercatore-osservatore e “fatti” della realtà, possono e devono e possono essere riconsiderate. PRINCIPALI AREE TEMATICHE Dialettica fra movimenti e istituzioni, cittadinanza attiva, empowerment di comunità, psicologia politica, giustizia sociale, confronto inter culturale, costruzione delle identità di genere, passaggi e conflitti intergenerazionali, trasformazione delle aggregazioni sociali fra virtuale e reale, metodi e strumenti innovativi della ricerca intervento, intrecci possibi-li tra ricerca accademica e pratiche professionali, attualizzazione della ricerca-azione. Altre occasioni di approfondimento e discussione verranno dai simposi che i partecipanti vorranno proporre. I lavori del Convegno si articoleranno in: • Sessioni plenarie; sessioni tematiche; simposi preordinati, orali o a poster • Spazio poster Seguirà un secondo annuncio con indicazioni più specifiche. L’invio delle proposte di contributi avverrà per mezzo del sito che sarà attivato nelle pros-sime settimane. Sarà possibile proporre al massimo 2 contributi, di cui 1 come primo nome Le scadenze previste sono: • Proposta di simposi, interventi, poster: entro il 15 marzo 2016. • Accettazione dei prodotti presentati: entro15 aprile 2016. • Early registration, con agevolazioni su costo iscrizione: entro il 1° maggio 2016. Per informazioni e comunicazioni: www.sipco.it; E-mail: info@sipcobergamo2016

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO Dipartimento di Scienze umane e sociali

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Perché un Master in Interventi psicologici di comunità? Nel contesto odierno caratterizzato dalla liquidità dei legami e dalla crisi economica e sociale, gli individui vivono una condizione di solitudine e vulnerabilità che ne limita il pieno sviluppo. Le reti familiari, come quelle amicali e di vicinato, non sono spesso in grado di fornire un adeguato sostegno e anche il piano delle istituzioni e dei servizi si mostra in affanno di fronte alle pressanti richieste della popolazione. La necessità di “ri-allestire” la comunità, luogo delle relazioni, dei significati, dell’appartenenza e dell’agire, diviene quindi una possibile risposta a questo bisogno generalizzato e sem-pre crescente. Il Master si inserisce come novità nel panorama dei master universitari a livello nazio-nale e ha un duplice obiettivo generale: da una parte quello di preparare professioni-sti in grado di intervenire nelle comunità (siano esse territoriali, valoriali, istituzionali) a partire da un approccio psicologico in grado di cogliere i bisogni dei singoli, dei grup-pi e delle istituzioni e di co-costruire con tutti gli attori in campo un processo di cam-biamento dal basso (bottom-up) in risposta alle esigenze emerse, dall’altra parte quello di preparare professionisti che sappiano leggere, gestire, accompagnare un gruppo di lavoro in questi tipi di interventi. Ciò richiede di acquisire una competenza specifica, di matrice psicologica, in grado di lavorare in ottica multidisciplinare mantenendo la propria identità. A tale scopo viene proposto ai partecipanti un modello formativo che fonda sull’“apprendere dall’esperienza”, attraverso la rielaborazione in gruppo delle esperienze sul campo, la propria specificità. Verranno proposti inoltre modelli teorici e tecniche di intervento che mirano a focalizzare gli obiettivi, a specificare la metodologia e a verificare i risul-tati di ogni intervento. Il Master intende proporsi quindi come strumento nelle mani dei professionisti parte-cipanti che potranno apprendere un approccio e un metodo di lavoro nelle comunità, ma anche come possibilità per le istituzioni e i servizi delle comunità che potranno ricevere un’attenzione e una risposta ai loro bisogni a partire dal lavoro svolto dai corsisti. Elena Marta Direttore del Master

Il Master in sintesi Caratteristiche distintive: - Programma innovativo nel panorama accademico nazionale - Modello formativo basato sull’apprendimento dall’esperienza - Faculty internazionale - Supporto continuo al programma e ai partecipanti grazie alla compresenza di tre ruoli didattici: Tutor professionisti di aula (con competenze clinico-sociali e di conduzione di gruppo); Testimonial /docenti (con competenze teoriche e professionali); Supervisori (con fun-zione di accompagnamento dei partecipanti lungo il percorso anche attraverso collo-qui individuali) - Coinvolgimento di agenzie del territorio nazionale per una collaborazione che preve-de ore di pratica guidata presso la realtà partner e contestuale possibilità per le istitu-zioni stesse di avvalersi di progetti specifici di intervento elaborati dai partecipanti Destinatari: psicologi, psicoterapeuti e operatori in possesso del Diploma di Laurea Magistrale (o equipollente) Numero massimo partecipanti: 25 Durata: marzo 2016 - ottobre 2017 Modalità: part-time; le attività didattiche si articolano in 18 moduli di due giornate intensive (venerdì e sabato) Invio candidatura: entro il 15 gennaio 2016 al sito master.unicatt.it/ammissione I candidati saranno valutati sulla base del curriculum vitae e di un colloquio motiva-zionale. I colloqui di ammissione si svolgeranno presso la sede dell’Alta Scuola ASAG (via Niro-ne 15, Milano) in due tranches: I tranche: 20 novembre 2015 - II tranche: 29 gennaio 2016 Quota di partecipazione: 5.000 euro (a rate) Sono disponibili borse di studio

Interventi psicologici di comunità Facoltà di Psicologia

Master Universitario di secondo livello I edizione

Milano, marzo 2016 - ottobre 2017

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Profilo dei partecipanti Destinatari del Master sono psicologi, psicoterapeuti e, in generale, gli operatori che lavorano, o hanno interesse, per il lavoro clinico-sociale nelle comunità, in possesso di diploma di laurea quadriennale (vecchio ordinamento), specialistica o magistrale. Il numero massimo di ammessi è di 25. La Direzione del Master si riserva di attivare il corso in presenza di un numero di i-scritti inferiore al previsto. Obiettivi formativi Il percorso formativo si propone di fornire le competenze e gli strumenti necessari per: - interpretare, valutare e gestire interventi in comunità e in contesti differenti - co-costruire (e accompagnare) processi di cambiamento individuale, gruppale e comunitario in un’ottica partecipativa, con il coinvolgimento di tutti gli attori interes-sati - sviluppare nuove progettualità di intervento grazie all’acquisizione di un metodo di lavoro specifico a seconda della natura della comunità Sbocchi professionali Le competenze acquisite durante il Master consentiranno ai partecipanti di operare presso differenti tipi di comunità (territoriali, valoriali, istituzionali) in ottica multidisci-plinare, con una specificità determinata dall’approccio psicologico e di metodo che consente la supervisione completa dell’intervento: dalla fase di lettura, all’implementazione, alla verifica dei risultati ottenuti. Curriculum overview Il piano formativo si articola nell’arco di 18 mesi ed è così strutturato

Il programma dettagliato sarà disponibile al sito: asag.unicatt.it/interventipsicologicidicomunita

ALTA SCUOLA DI PSICOLOGIA AGOSTINO GEMELLI

Informazioni [email protected] asag.unicatt.it/interventipsicologicidicomunita ASAG - Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli asag.unicatt.it

Durata del corso ore Aula (momenti teorici, lavori di gruppo, esercitazioni e di-scussioni, con il costante accompagnamento di un tutor)

400

Tirocinio esterno (da effettuarsi in vari luoghi del privato e del pubblico e concordate e certificate dallo staff didattico)

300

Supervisione dei casi 120 Studio individuale, produzione di elaborati individuali e di gruppo, stesura della tesi finale

680

Totale 1500 Articolazione del corso per aree tematiche Teorie e modelli del lavoro clinico e sociale nelle comunità Il lavoro di gruppo: lettura delle dinamiche Progettazione e valutazione degli interventi di comunità Strumenti clinico-sociali per il lavoro nella comunità e analisi istituzionale

Il lavoro con i contesti: famiglia, territori, Servizi-Organizzazioni-Istituzioni, territori ad alta densità mafiosa

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bibliografiche

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P. Cipriano, elèuthera,

2015 Mettete insieme uno psi-chiatra basagliano nato nel ’68, le storie dei suoi pazienti ricoverati negli SPDC tra Roma e Napoli, un profondo senso critico nei confronti delle prati-che manicomiali che con-tinuano ad essere perpe-trate nei moderni luoghi della psichiatria, e avrete Manicomio Chimico. Il suo autore, Fabio Cipria-no, di formazione cogniti-vista e etnopsichiatrica, che attualmente lavora presso un SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) di Roma, dopo anni di esperienza in vari dipar-timenti di salute mentale, si definisce uno psichiatra riluttante, un “Minotauro meno mostruoso degli altri” costretto a lavorare dentro una Fortezza dove troppo spesso sono utiliz-zati i metodi della conten-zione fisica e farmacologi-ca. Il saggio colloca sotto i riflettori l’eccessiva pato-logizzazione di alcune comunissime condizioni umane come la tristezza e la disperazione legate a un lutto: seguendo i crite-ri del DSM-5 si tratta di depressione, che come tale va curata con una pillola. L’efferata denun-cia che emerge attraverso il libro continua nei con-fronti delle case di cura private, un vero e proprio manicomio diffuso a cui è destinata la metà delle risorse della regione La-

zio: luoghi in cui i pazienti, dopo essere passati per un SPDC, sono bombarda-ti di farmaci a tal punto da ridurli in uno stato di tota-le passività e dipendenza. E si, perché quelle mole-cole fanno in fretta a in-staurare una dipendenza per la felicità degli im-prenditori della follia. Per cui- afferma Cipriano- “il vero manicomio ora si è trasferito direttamente nella testa, si è trasferito nei pensieri e in quelle vie neurotrasmettitoriali che li regolano, il vero manicomio, in questo nuovo secolo appena ini-ziato, sono i farmaci, il vero, pericoloso, subdolo manicomio è quello chimi-co”. E come se non ba-stasse, per i casi più resi-stenti, quelli in cui gli psi-cofarmaci non hanno più effetto, sta tornando in voga la terapia elettrocon-vulsivante meglio cono-sciuta come elettrochoc. Ho trovato stimolante leggere il punto di vista di questo psichiatra che più volte ribadisce la necessi-tà di diminuire il dosaggio degli psicofarmaci una volta passata la crisi e soprattutto di curare la relazione con il paziente e di accompagnarlo ad un cammino di psicoterapia. Altrimenti c’è il rischio di non uscire più da una dinamica manicomiale, da una sorta di internamento circolare: crisi, 118, SPDC, casa di cura e poi di nuovo si ricomincia. Decisamente attuale ri-suona la necessità di met-tere tra parentesi la ma-lattia mentale e di ascolta-re il folle mettendosi dalla sua parte, come faceva Basaglia. Perché solo prendendo la posizione dello straniero, di chi è diverso da noi, riusciremo a comprenderne il puto di vista. Anche se a volte Cipriano indugia sulla autocelebra-zione dello psichiatra con-trocorrente, paladino dei poveri pazienti indifesi, spesso vittime di colleghi sadici, il libro risulta scor-revole e interessante an-

che per i continui rimandi a letture, film e autori a cui fa riferimento nel cor-so della scrittura. Un testo che consiglio a chi ruota intorno al mondo della salute mentale o ne è incuriosito e a chi crede che non si può guarire con la forza della coercizione e che la contenzione non è terapeutica. Mentre la comprensione è terapeuti-ca. La libertà è terapeuti-ca.

Chiara Giuliani

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Anno XVI, Numero 32

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bibliografiche

C. Novara e L . Varveri A cura di, Aracne, 2015 I giornali, le trasmissioni televisive sull’attualità e il dibattito politico, i talk show non mancano mai di tematizzare, o almeno citare, il tema della parte-cipazione. In questi anni molti volumi e articoli su questo argomento sono stati scritti da professioni-sti di diverse discipline: psicologi, politologi, socio-logi. E allora era necessa-rio un altro volume sulla partecipazione? Il bel vo-lume a cura di Cinzia No-vara e Loredana Varveri ci fa dire di sì e per moltepli-ci ragioni. La prima ragione è che il volume offre un approfon-dito quadro di riferimento socio-economico con le sue luci e le sue ombre non limitandosi a descri-verlo, ma anche offrendo elementi per far fronte alla difficile situazione che ancora il nostro Paese sta attraversando. In partico-lare, vengono sottolineati due di questi elementi: l’importanza dei legami e la necessità di far riferi-mento ad un paradigma di valori etici e di comuni-tà. Scrivono infatti Manni-no, Farci e Lavanco “In tempo di crisi, poter fare affidamento su reti di so-stegno, reti di relazioni, reti di significanti, risulta essere la possibilità resi-liente che fa la differenza, anche quando la parteci-pazione sociale è in calo e resta bassa la fiducia negli altri “ (pag. 21). E

ancora “Diventa, dunque, condizione preliminare ad ogni analisi socio–economica e psicodinami-ca la costruzione di un paradigma di valori etici, di comunità, costruito dalla maggior parte dei singoli membri di una collettività e dunque vali-do per essi, che funzioni da limite dei desideri dell’uomo e che gestisca ed equilibri la sua tensio-ne appropriativa (pag. 29)”. Se è vero che la seconda parte di quest’ultima affermazione può essere fonte di dibat-tito perché apre diverse opportunità di costruzione e riconoscimento dei valo-ri, più o meno condivisibili, è però anche vero che viene proposta una posi-zione chiara, oggi azione che pare difficile, apren-do la possibilità di con-fronto e di riflessione con-divisa. Il volume esamina in ma-niera dettagliata le vec-chie e le nuove modalità partecipative - come per esempio il voto elettroni-co, illustrato nel capitolo di Giambalvo, Lucido e Tuttolomondo - e il capito-lo di Margot Bellomo ne offe una sintetica ma e-saustiva panoramica. Di particolare interesse l’approfondimento sull’utilizzo dei nuovi me-dia e dei social per pro-muovere ed esercitare partecipazione. Le pagine dedicate a questo tema scardinano pregiudizi e stereotipi sia di chi è indi-scutibilmente a favore dell’utilizzo di questo stru-mento, sia di chi ne è as-solutamente contrario. Il punto cruciale del dibatti-to, come afferma Rizzuto a pag. 76, “… è sul rap-porto tra internet e demo-crazia: è oggi vera più che mai l’affermazione che una cosa è la possibilità di un libero accesso alla rete e ai social media, tutt’altra la probabilità che i cittadini possano farne uso”. L’autrice guida il lettore in un stimolante ed equilibrato percorso di conoscenza critica del

rapporto tra democrazia e internet, soffermandosi sul concetto di open poli-tics. I tre capitoli centrali del volume sono dedicati al progetto PartInComune, realizzato a Palermo dalle curatrici del volume, nel quale vengono utilizzati parecchi strumenti e me-todologie partecipative allo scopo non solo di conoscere meglio la città ma anche per produrre quello che le autrici chia-mano “ Benessere Con-nettivo”, esito della siner-gia tra diversi settori di-sciplinari e tra diversi attori della comunità, vol-to alla costruzione di “maggiore integrazione e armonizzazione dei biso-gni “ (pag. 128). E se ancora tutto questo non bastasse al lettore, il capitolo sui profili di co-munità si chiude con un’appassionante rifles-sione sul significato della ricerca applicata, dei suoi esiti e del rapporto tra università e città: una università al servizio del suo territorio, capace di utilizzare le conoscenze prodotte non in maniera autoreferenziale, ma per migliorare la qualità della vita e della democrazia nel real world di lewiniana memoria. Come esempio viene portato l’innovativo programma realizzato in Canada a supporto della collaborazione tra univer-sità e organizzazioni di comunità. Molteplici sono quindi i motivi per leggere questo volume e innumerevoli le piste di riflessione che apre: buona lettura!

Elena Marta

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bibliografiche

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dialogo consapevole e curioso tra i diversi seg-menti della variegata rete delle professioni di aiuto può permettere di gestire la frequente complessità della richiesta di aiuto che i diversi sistemi umani pongono all’attenzione dei professionisti. In tutti i momenti storici in cui la disposizione alla comples-sità e all’interdipendenza è risultata più difficoltosa per motivi di differente natura, i diversi livelli con-tenuti spesso nella do-manda di aiuto sono stati inevitabilmente semplifi-cati, se non banalizzati, da una risposta delle isti-tuzioni pubbliche e priva-te, organizzata non per rispondere alla multidi-mensionalità della do-manda ma per difendere, con steccati più o meno rigidi, interessi di categori-a che tendono a tener fuori, alla fine, i bisogni e l’interesse degli utenti. Ci è sembrato utile allora ribadire gli ambiti del counseling, transitando dagli aspetti epistemologi-ci a quelli procedurali, grazie ad alcune esperien-ze a nostro avviso partico-larmente esemplificative circa gli aspetti espliciti ed impliciti che caratterizza-no la postura relazionale del counselor, sia nei con-fronti dei clienti che degli altri sistemi contempora-neamente coinvolti nella cura. Il contributo di Silva-na Quadrino propone una riflessione che mette a confronto il modello di cura di tipo clinico con il counseling, diverso e dif-ferenziato da qualsiasi altro intervento basato sulla parola, come spazio di attivazione delle risorse dell’individuo di fronte alle difficoltà che nascono dalla crescente complessi-tà della società in cui oggi si vive. L’autrice traccia il profilo del counselor, un professionista che non ha il compito di individuare le cause del disagio o delle difficoltà del suo cliente,

Psicologia di comunità 1/2015

Counseling professionale: epistemologia e contesti

di intervento, FrancoAngeli, Milano

Questo volume intende proporre una riflessione sul counseling professio-nale ed in particolare con-nettere gli aspetti episte-mologici con i contesti di intervento, intrecciando teorie e premesse con procedure, strumenti e tecniche. Ciò con l’obiettivo di provare a rintracciare gli elementi di specificità della figura professionale del counse-lor ed una sua collocazio-ne nella rete delle profes-sioni di aiuto. In un momento storico in cui il dibattito sulle nuove professioni appassiona diverse categorie sociali, con un rinnovato interes-se della politica a racco-gliere quanto di innovativo il mondo del lavoro ha prodotto negli ultimi de-cenni rispetto alla tradizio-nale forma di organizzare l’incontro tra domanda e offerta, pensiamo che non bisogna sottrarsi a neces-sarie puntualizzazioni su profili come quello del counselor, destinato a nostro avviso ad impor-tanti sviluppi, purché all’interno di una costante cornice scientifica di ricer-ca che individui e defini-sca precisi percorsi e pro-cedure. Intendiamo sottolineare la convinzione che solo un

ma quello di aiutarlo a definire obiettivi più chiari, a rintracciare e riconosce-re le proprie risorse e con-netterle con degli obiettivi. Una figura, dunque, che si pone in posizione di com-plementarietà, e non di contrapposizione, con quella dello psicologo. Pasquale Busso propone un approfondimento epi-stemologico, che consen-te di individuare ulteriori elementi di differenza tra il ruolo dello psicoterapeu-ta e del counselor. Parten-do dal metalogo di Bate-son “Perché le cose han-no contorni?” (1976) l’autore prova a dare una definizione teorico pratica di counseling, ma soprat-tutto propone una meto-dologia utile al counselor per acquisire maggiore consapevolezza dei reci-proci ruoli che professioni-sta e cliente co-costruiscono durante tutto il percorso di counseling. Un percorso asimmetrico nei ruoli, ma nello stesso tempo, complementare nel confronto tra i dialo-ganti. Il volume si addentra poi nello specifico della prassi operativa del counseling. Umberta Telfener introdu-ce il campo della tecnica, illustrando le operazioni necessarie e non suffi-cienti per implementare il lavoro del counselor. Enfa-tizza il lavoro di rete e la collaborazione tra i diversi attori sociali. Propone le azioni per intervenire nei diversi contesti in cui ope-ra il counselor, eviden-ziando le componenti di un circolo virtuoso in gra-do di creare situazioni processuali ed evolutive. Igino Bozzetto fornisce una chiave di lettura in ottica sistemico-relazionale del counseling, già presente negli altri contributi, ma con una particolare attenzione all’interpretazione che ne dà il “Milan Approach”, attraverso un’esperienza applicativa nel contesto

Rivista di psicologia di comunità n.1/2015

Schede

bibliografiche

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Anno XVI, Numero 32

Schede

bibliografiche

Il nuovo numero della rivista di Psicologia di comunità n.2/2015

SOMMARIO

Presentazione del numero Marginalità estreme

a cura di Massimo Santinello e Marta Gaboardi

SAGGI Povertà e marginalità: quali strategie in tempi di crisi? di Francesca Disperati, Marta Gaboardi, Massimo Santinello Housing First: Successo, modelli e sfide politiche di Michele Lancione Dalla marginalità verso l’empowerment: le famiglie di Bolognaland di Dominique Corna, Enrica Sibillio e Cinzia Albanesi Percorsi di impoverimento al femminile di Anna Zenarolla La promozione della salute del territorio per la gestione delle marginalità sociali a fronte della crisi economica.Esperienze progettuali per il riassetto delle interazioni nella Comuni-tà di Gian Piero Turchi, Diletta Cigolini e Paolo Ferrari Dall’inclusione alla coesione sociale: riflessioni dalla “strada” alla luce del concetto di “prosocialità reciprocante” di Veronica Rosa e Paula LuengoKanacri NOTE E DISCUSSIONI Immagini dalla scuola: il minore e la famiglia adottiva visti dagli insegnanti di Cinzia Novara e Consuelo Serio SCHEDE BIBLIOGRAFICHE di Carolina Messina, Laura Clorinda Rinaldi, Livia Romano, Claudia Simone ABSTRACTS

Andrea Mosconi e Cristina Frivoli offrono un contribu-to sulla prassi sistemica. Attraverso il principio di ipotizzazione mettono a confronto l’intervento di counseling con quello psicoterapeutico, avendo cura di mettere in risalto le specificità del primo: la sfera della comunicazione e della relazione. Seguono infine i contributi di Chiara la Barbera, Isa-bella Gandini e Giusi Pari-si, che, facendo riferimen-to ad alcuni tipici contesti di applicazione del coun-seling (adolescenti, geni-torialità fragile, bullismo e

cyberbullismo), focalizza-no l’attenzione del lettore su alcuni aspetti degli strumenti utilizzati nelle pratiche di aiuto. Il lettore potrà al contem-po individuare le differenti porte di accesso ai conte-sti del counseling, costitui-te idealmente dai diversi ruoli professionali degli autori (medico, psicologo, assistente sociale), in ciò provando implicitamente a costruire una narrazione che rispecchi gli anni di esperienze in contesti spesso di frontiera, non gestibili spesso con gli strumenti forniti dalle

formazioni tradizionali. Da qui la grande attenzione nell’ultimo decennio nel definire precisi percorsi di formazione certificabili da una comunità scientifica in grado di recepire la consolidata cultura dell’intervento che diversi operatori hanno introdotto nella loro professione, soprattutto nell’ambito sociale, sanitario, pedago-gico ed educativo. [...]

Dall'introduzione al numero della rivista

(a cura di Pier Francesco

Sannasardo e Rosa Puleo)

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PSICOLOGIA DI COMUNITÀ NEWSLETTER

Direttore: Patrizia Meringolo Realizzazione: Gruppo di Psicologia di Comunità

dell’Università di Palermo e di Bologna Tutto il materiale da pubblicare va inviato via e-mail a

[email protected] Questo numero è stato coordinato da Cinzia Novara e

Cinzia Albanesi e chiuso il 28 dicembre 2015

I numeri della newsletter sono pubblicati e possono essere scaricati da

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ISCRIZIONE SIPCO 2016 Ringraziando i soci che hanno già rinnovato l’iscrizione alla SIPCO per il 2016, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto a farlo che è pos-sibile regolarizzare il proprio tesseramento mediante versamento o boni-fico. Il versamento o bonifico va effettuato sul conto corrente bancario: 100000071943 intestato a: SIPCO - Società Italiana Psicologia di Comu-nità. Iban: IT76X0335901600100000071943 - Bic: BCITITMX FILIALE - filiale di Milano. Contrassegno filiale: 05000 Piazza Paolo Ferrari, 10 - 20121 Milano. Del bonifico bisogna inviare una copia elettronica a [email protected] QUOTE DI ISCRIZIONE SOCI (ANNUALE O BIENNALE) ordinari e aderenti: quota annuale= 110,00 €; quota biennale=

180,00 €. Junior: quota annuale= 64,00 €; quota biennale= 115,00 €. Le quote annuali e biennali sono comprensive di un abbonamento annu-ale (2 numeri) o biennale (4 numeri) alla Rivista Psicologia di comunità. Iscrizioni successive al 30 aprile avranno applicata una mora di 10,00 €. Per chi deve rinnovare l’iscrizione e per i nuovi soci: È necessario effettuare il versamento e inviarne una copia elettronica a: • Elena Marta ([email protected]) • Loredana Varveri ([email protected]) Per coloro che volessero diventare soci: prima di effettuare il versamento e inviare la copia elettronica, occorre scaricare la scheda dal sito SIPCO e inviarne una copia compilata insie-me al Curriculum vitae al Presidente [email protected] con og-getto: Nuova iscrizione SIPCO. Dopo l’accettazione della richiesta di iscri-zione da parte del Direttivo, bisognerà regolarizzare l'iscrizione tramite bonifico bancario e invio della copia elettronica (vedi sopra). La/Il sottoscritta/o .......................................................................

nata/o a............………...............................…… il............................

residente in via .............................................................................

Città.............................…......................... Cap...............….............

CF...................................................................................................

Telefono casa.................................. fax..................................

Telefono uff......................................fax..................................

E-mail …………………………………………………………………………...…..

laureato/a in .................................................................……..........

specializzato/a in..........................................................................

esperienze in Psicologia di Comunità

........................................................................................................

che svolge attività di .............................................……..............

con la qualifica di ........................................................................

chiede di iscriversi alla SIPCO come socio (ordinario, aderente

o junior).

Data........................ Firma..................................................…......

Società Italiana di Psicologia di Comunità


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