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Perché “Ricordare e Conservare……..” istintivo, della nostra … · 2015-11-04 · LA...

Date post: 15-Feb-2019
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Perché “Ricordare e Conservare……..” La memoria, che riteniamo un atto spontaneo, istintivo, della nostra mente, e che per questo pensiamo non sia indispensabile formare, dipende invece dalla cultura in cui siamo nati, da coloro che ci hanno spinto o meno a ritenerla la dimensione più preziosa del nostro essere ragazzi, adulti e anziani. Senza memoria non siamo nessuno. Quindi educare alla memoria, giocando, con i propri ricordi, con quelli degli altri, dei genitori, dei coetanei…………… È ‘ imparare a crescere per conservare quanto è radice della nostra identità. .L’immaginario si sviluppa sempre dalle tracce del passato, le ricompone, le ricombina trasformandole in idee del presente e in presagi del futuro….. Fare pedagogia della memoria, nella scuola, vuol dire quindi aiutare i bambini alla ricerca di sé, ad autostimarsi educandosi al sentimento del ricordo. iflessioni da “Il bambino fantastico” Convegno di Castiglioncello (Li)
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Perché “Ricordare e Conservare……..”

La memoria, che riteniamo un atto spontaneo, istintivo, della nostra mente, e che per questo pensiamo non sia indispensabile formare, dipende invece dalla cultura in cui siamo nati, da coloro che ci hanno spinto o meno a ritenerla la dimensione più preziosa del nostro essere ragazzi, adulti e anziani.Senza memoria non siamo nessuno. Quindi educare alla memoria, giocando, con i propri ricordi, con quelli degli altri, dei genitori, dei coetanei……………È ‘ imparare a crescere per conservare quanto è radice della nostra identità. .L’immaginario si sviluppa sempre dalle tracce del passato, le ricompone, le ricombina trasformandole in idee del presente e in presagi del futuro….. Fare pedagogia della memoria, nella scuola, vuol dire quindi aiutare i bambini alla ricerca di sé, ad autostimarsi educandosi al sentimento del ricordo.

iflessioni da “Il bambino fantastico”Convegno di Castiglioncello (Li)

“RICORDARE E CONSERVARELA VAL GRAVEGLIAE LE SUE RISORSE”

Illustrazioni e cronaca a cura degli alunni di cinque anni della Scuola Materna StataleDi Chiesanuova – Ne

NOI SIAMO QUA

(alunni Scuola Materna Chiesanuova- Ne anni 5)

e qui, Ne là: sembra solo un gioco di parole. In effetti, il Comune che dà unità amministrativa alla Valgraveglia si chiama così, ma a ben vedere, la località Ne si trova. Esistono Campo di Ne, Castagnola di

Ne, Castello di Ne. Ne definisce una porzione di territorio, una breve valle, non una località; come Garibaldo (intorno all’omonimo torrente), Reppia e, potremmo aggiungere, Zerli e Tolceto.

NL’intera Valle, situata nell’immediato entroterra di Lavagna, si snoda su un asse longitudinale di 14 Km, si estende per quasi 6.500 Kmq e conta poco meno di 2500 abitanti. Lungo il principale asse stradale che collega il bivio per Lavagna/Carasco alla Val di Vara, si trova il capoluogo di Conscenti, che prende il nome dalla confluenza tra i torrenti Garibaldo e Graveglia. Il bacino dei due corsi d’acqua, compreso tra la corona di monti che culmina con lo Zatta (1404m) e l’incontro con il fiume Entella (a meno di 6 Km dal mare).(da… “Ne qui Ne” là di Massimo Angelini)

LA VENDEMMIA

ggi siamo andati a vendemmiare in un posto chiamato “ Ronchetin “. Ci ha accompagnato Laura, la mamma di Stefano e Lorenzo. Laura aveva le cesoie e dei cestini di plastica rossi/arancione per

raccogliere l’uva. Ognuno di noi ha tagliato l’uva con le forbici e ha tolto le foglie al grappolo perché altrimenti avrebbero fatto diventare più scuro il vino. L’uva che abbiamo raccolto l’abbiamo portata a scuola per fare il vino. Laura ci ha detto che le loro vigne producono uva d.o.c.; le uve da loro coltivate per fare il vino bianco sono la “bianchetta” e il “vermentino”. Noi abbiamo vendemmiato uva bianchetta. All’inizio della vigna, Laura, ci ha mostrato la loro teleferica, un mezzo di trasporto per trasferire le ceste di uva dalle terrazze più alte a fondo valle.

O

(Gaia) La teleferica sita in località “Ronchetin”

LA PIGIATURA

Stamattina Gloria è arrivata a scuola con una grande cassetta di uva rossa (Silvia,) “ce la manda mio nonno” ha detto Gloria “e c’è anche un biglietto per le

maestre”. Ci siamo seduti intorno alla cassetta e abbiamo letto il biglietto: “vi mando questa uva merella per fare il vino dolce. Fate buon vino! Auguri”. “E’ gentile tuo nonno” ha detto Mattia R.; “cosa vuol dire merella” ha chiesto Silvia? “io lo so!” ha risposto Gloria, “vuol dire uva buona e dolce”. Allora ci siamo ricordati le spiegazioni della Laura. Merella è un qualità di uva molto dolce che si può mangiare come frutta oppure fare il vino dolce e frizzante.Abbiamo osservato sia l’uva merella sia la bianchetta che avevamo vendemmiato, poi ci siamo divisi in due gruppi per la pigiatura: il

gruppo del vino bianco e il gruppo del vino rosso. Per schiacciare l’uva abbiamo usato due grandi contenitori di acciaio inossidabile. “Io non lo voglio fare” ha detto Gaia, “perché mi sporco le mani”; “io non posso” è intervenuta Giulia N. “perché la mia mamma ha detto che non devo macchiare il grembiulino”…. Ma dopo un po’ anche Gaia e Giulia si sono unite con entusiasmo all’attività del gruppo e, in meno che non si dica, l’uva privata delle foglie, era ridotta in poltiglia. “E ora?” ha chiesto Luca L. “che ne facciamo, la portiamo in cantina?”; “noi non abbiamo cantina, abbiamo lo stanzino buio” ha risposto la maestra Manuela, “metteremo lì i contenitori con l’uva pigiata e già da domani potremo osservare la bollitura.

LA BOLLITURA

bbiamo lasciato l’uva a bollire per 7 giorni, osservando a giorni alterni i cambiamenti che avvenivano nei contenitori.A

“che puzza d’aceto” ha detto Mattia C. il terzo giorno, “sembra di essere nella cantina del nonno”.

( Giulia N.)

L’ottavo giorno abbiamo travasato il vino in due contenitori di vetro, abbiamo aggiunto dell’olio enologico e l’abbiamo lasciato di nuovo al buio.

( Mattia R.)

LA VISITA IN CANTINA

opo una relazione introduttiva sull’argomento “Dall’uva al vino”, e dopo aver vissuto l’esperienza del vino fatto in classe, via…..ad esplorare una vera cantina con tante botti, tini, bottiglie e torchio.D

Silvia: “Sono proprio curiosa di vedere come si fa per davvero il vino e come si usano quei grossi recipienti di legno.”Mattia R.: “Io invece voglio vedere se il tino ha quei buchi dove s’infilano i filtri di iuta come ha detto Laura.”“Il torchio ha veramente una grande vite che viene girata da due contadini che si aiutano con un grosso bastone di legno?” chiede Gloria.“E’ meglio usare le macchine elettriche o le “vecchie maniere” dei nostri nonni?” si domanda Luca.Lo vedremo andando nella cantina di Stefano Garibaldi.“C’è un po’ di freddo qui e un odore un po’ strano…….! Dice Silvia incuriosita.Il grosso torchio viene subito preso di mira da Gloria che fa domande alla nonna di Stefano.Tutti seguono interessati il susseguirsi delle varie fasi della produzione del vino.C’è la botte del vino bianco….. “d’uva bianchetta e vermentino” urlano in coro. Il vino esce da un rubinetto attaccato alla botte e va a finire dentro a dei recipienti di vetro trasparente. Tutti però preferiscono osservare il vino più scuro, per il colore e l’odore. “perché il vino si mette prima nelle damigiane e non subito nelle bottiglie?” (Luca). “E’ meglio usare i tappi di sughero o quelli di plastica?” (Daniele). “Per me è più divertente schiacciare l’uva con i piedi.”“Però poi devi lavarteli!” (Silvia)

Visita all’Amaretto di Portofino

tamattina siamo andati alla fabbrica dell’Amaretto di Portofino. “ Come siamo entrati” dice kevin, “abbiamo sentito un odore strano.”S

“Che puzza di vino” hanno risposto tutti in coro. “C’era freddo e invece di trovare botti di legno, tini e torchio, abbiamo trovato dei grossi barili di ferro; tanti tubi e catini di plastica.” (Silvia) “E’ più bella la cantina di Laura, anche se lì c’è ancora più freddo.” (Gaia)“Però c’erano tante bottiglie come nella cantina del nonno di Mattia.” (Federica)“C’erano tanti uomini che lavoravano dietro a delle macchine che vanno a corrente.” (Mattia C.)“Perché il nonno di Mattia fa il vino da solo faticando, mentre nelle fabbriche l’uomo sta a guardare cosa fanno le macchine?” (Mattia R.)“Ad andare in fabbrica ci siamo divertiti perché abbiamo scoperto cose nuove!!!!”

Federica, nov. ‘99 Silvia, nov. ‘99

L’imbottigliamento

(Martina)

Finalmente è arrivato il momento dell’imbottigliamento. I bambini insieme alla maestra Giuseppina hanno imbottigliato il vino in piccoli contenitori di vetro.

Adesso dobbiamo pensare alle etichette.

(Mattia R.)

Una gita nel bosco

uesto pomeriggio, con la maestra Giuseppina e Maria, siamo andati nel bosco della mamma di Mattia C. a raccogliere le castagne. “Ne abbiamo raccolte proprio tante” ha detto Daniele. “Erano nascoste

sotto le foglie e alcune erano ancora dentro ai ricci” ha aggiunto Silvia.

Q

“Abbiamo visto anche un fungo arancione” ha detto Gloria. “E un serpente morto" Mattia. “No, non era un serpente, era un orbettino” ha replicato Martina.

(Mattia R.)

Marinella, la mamma di Mattia C. ci ha insegnato un detto: “Per San Miche’, tre castagne su un senté”.S. Michele ricorre il 29 di settembre.

Le caldarroste

inalmente non piove e oggi pomeriggio abbiamo fatto le caldarroste. E’ arrivato un nonno tanto simpatico e gentile che parlava in dialetto.F

( il nonno di Mattia prepara le caldarroste )

Ha preparato il fuoco, poi ha preso la padella e ci ha chiesto dove erano le castagne raccolte nel bosco. Siamo usciti in giardino e abbiamo visto come si cucinavano:

• Usciva dalla pentola un fumo nero e la buccia delle castagne a poco a poco diventava nera

• Alla fine quando tutte le castagne erano cotte, il nonno, ha spruzzato il vino bianco novello e il fumo è aumentato.

Foto di gruppo con ………Castagne!

CHE BUONE !!!!!!!!!!!!

A proposito di

castagne……………………

L ucia: “La mia mamma fa la farina di castagne!

Raccoglie le castagneLe porta in soffittaLe stende sul pavimentoScende al piano di sotto e fa un bel fuocoIl calore le asciugaQuando sono pronte le prende e le porta dal nonno di Mattia al mulino.”

Gloria: “Una domenica sono andata nel bosco e con un cestino ho raccolto tante castagne.”

( Mattia)

Mattia R.: “Con la farina di castagne, la nonna mi prepara la panella e i frisceu.

Daniele: “Hai mai mangiato la castagna? E’ buona, è dolce, è saporita. Ho assaggiato le bollite, mi piacciono di più le caldarroste.

Mattia C.: “Com’è la vedi, la castagna: è rotonda, marrone, con la pancetta gialla. Se tagliamo la buccia vediamo un’altra buccia, poi c’è il frutto bianco.

Luca: “Mi piace andare nei boschi a raccogliere castagne.”

Mattia C. racconta come si fanno le caldarroste

l nonno prende le castagne ad una ad una, fa un taglietto, altrimenti scoppiano; poi le mette dentro a una padella che ha tanti buchi; poi si mettono sulla stufa a legna, oppure sul caminetto o fuori sul bidone;

infine si aggiunge il vino per renderle più dolci e più buone.I

Si accende il fuoco

Si fa un taglietto sulle castagne

Quando il fuoco è prontoSi mettono le castagne a

Cuocere dentro ad una padella Con i buchi

Mentre le castagne cuocionoSi fanno saltare

Appena cotte si sbucciano e si mangiano

Alla scoperta di un piatto tradizionale:“I Testaio”

nsieme alle maestre Manuela, Odette, Adriana e all’assistente Antonio siamo andati nella casa di campagna del nonno di Mattia a vedere l’essiccatoio. “L’essiccatoio”, dice Mattia R., “è una casa su due piani”.

“Sopra”, dice Silvia, “su un pavimento di legno si stendono le castagne”; “poi”, racconta Daniele, “si accende il fuoco e il calore le scalda e le secca”. Zoran: “Dopo che le castagne si sono asciugate si portano al mulino e si trasformano in farina”.

I

LA RICETTALa nonna Anna ha preparato il fuoco con la legna e ha messo a scaldare i padellini, testetti. Poi ci ha portato in una stanza molto grande con un lungo tavolo; ha preso la farina di castagne, dentro ad un recipiente ha messo l’acqua, la farina e un pizzico di sale e ha impastato tutto con le mani. Poi ha fatto una pastella con la farina bianca normale, con il vino e il sale. La stessa cosa con la farina di granoturco. Le panelle di castagne

erano ricoperte di foglie di castagno. La nonna Anna le ha cotte nei tegami caldi facendo una torre. Era il calore a cuocerle. Condite con olio e formaggio le abbiamo mangiate.

Visita al mulino

tamattina verso le dieci ci siamo messi la giacca, ci siamo diretti, in fila, verso il pulmino dove ci spettavano le maestre Adriana e Manuela, mentre Giuseppina ci accompagnava. Abbiamo portato con

noi dei sacchetti di stoffa che ci sarebbero serviti se il signor Garibaldi ci avesse regalato della farina di granoturco, di grano, o di castagne.

S

(Luca)Eccoci già arrivati? Il mulino è proprio vicino al paese di Conscenti. Luca: “Non sapevo che lì ci fosse un mulino!” “Io si!!” dicono Giulia, Martina, Kevin e Gaia. “Io porto, insieme a mio fratello, il granoturco in questo mulino a macinare…..” dice Kevin. “Io sono andata al mulino a comprare la farina di castagne perché mio zio voleva fare la panella” dice Martina. “E’ interessante vedere come i grani di mega, dentro la tramoggia vanno a finire sotto la ruota che gira con la corrente.”(Mattia C.) ……. “Che bello! Da un buco esce la farina di granoturco e cade dentro ad un cassone di legno (u-bancà)” dice Gloria. Daniele: “Perché avete comperato la farina di castagne? Per fare le frittelle o la panella?”.Dopo aver chiacchierato con la signora Garibaldi, siamo andati a vedere una serra di piante da frutto e da fiori. Abbiamo visitato anche un allevamento di galli “condor”.

Ci siamo divertiti!

Le tagliatelle di castagne

I bambini raccontano:Avevamo tanta voglia di fare le tagliatelle, ed oggi le maestre ce lo hanno proposto. E’ bello cucinare e preparare cose nuove a scuola, a casa non ce lo permettono!Dopo esserci lavati le mani abbiamo preparato tutto l’occorrente sul tavolo.

Mattia R.: “Quando lo faccio con la nonna mi piace tanto” Martina: “per fare le tagliatelle occorre la farina di castagne”, “l’acqua” (Lucia), “Una presa di sale” (Federica), “ e le uova” (Luca). Dentro ad una terrina abbiamo impastato tutti gli ingredienti (Adriana), quando la pasta c’è sembrata pronta l’abbiamo lasciata riposare.“E’ diventata gonfia” ha detto Silvia.

La maestra Odette ha fatto tante piccole strisce, poi le ha passate nei rulli: “Sono uscite le tagliatelle” ha detto Kevin. Martina dice: “Raccoglievo le tagliatelle e le passavo a Adriana che le allargava sulla tovaglia” Mentre la pasta riposava la maestra Odette ha preparato la salsa di noci. Mattia r. “Che buona!” Kevin: “Speriamo di diventare buoni cuochi!” Daniele: “Non vedo l’ora di assaggiarle; la mia nonna però, le prepara non con la macchina per la pasta, ma le taglia a mano con il coltello e stende la pasta con il cannello.” E’ bellissimo!!!!!

…………….gridano insieme

Il castagnaccio

on la farina di castagne che abbiamo preso al mulino facciamo il castagnaccio.C

1° AZIONE andiamo al mulino e prendiamo ½ kg di farina di castagne 2° AZIONE andiamo nel negozio di generi alimentari e compriamo: ½ l di latte, una manciata di pinoli, una manciata di uvetta; non serve lo zucchero perché il castagnaccio verrebbe troppo dolce. 3° AZIONE chiediamo alla mamma di prendere un tegame basso, possibilmente di rame, un bicchiere di olio e un pizzico di sale. Si prende una ciotola e si mettono dentro tutti questi ingredienti e con un mestolo o cucchiaio di legno si mescola tutto bene. Quando questa pasta molla è pronta si mette dentro al tegame e poi nel forno.

CHE ACQUOLINA!!!!!!!

(Federica)

(Mattia)

La raccolta delle olive

ggi pomeriggio con Adriana, Manuela e Giuseppina siamo andati a raccogliere le olive nelle terrazze dei Garibaldi. Ci aspettavano la mamma di Mattia C. che ha portato il piccolo Marco; Battista e

Laura, i genitori di Lorenzo e Stefano G. (Mattia C.)

O“Mi piace raccogliere le olive perché sono curioso di vedere come sono fatte e come si fa l’olio” (Mattia R.). “E’ divertente raccoglierle, perché non l’ho mai fatto e non l’ho mai visto fare” (Luca L.) “Nessuno a casa mia, neanche mio nonno mi ha raccontato come si fa l’olio e soprattutto non ho mai visto raccogliere le olive” (Daniele)“I miei nonni non hanno piane di piante di olive………..” (Mattia R.)Gli ulivi erano alti e nodosi, con tante foglie piccole, di colore verde scuro da una parte e grigie dall’altra.

Le olive si raccolgono con le reti stese tra gli alberi, così non è necessario chinarsi per terra e se ne raccolgono di più. Per battere le olive si usa la pertica,un lungo bastone, oppure il compressore che ha il vantaggio di non rovinare le piante.

L’incontro con la nonna “vecchia”

entre stavamo raccogliendo le olive, Battista è andato a prendere la bisnonna di Stefano e Lorenzo per farcela conoscere.M

La nonna Maria si è avvicinata a noi sorridente, si è presentata e ha iniziato a raccogliere le olive come fosse una ragazzina. Dopo un po’, ci ha detto di avere più di novant’anni e di raccogliere le olive fin da quando era bambina; poi si è messa a cantare una canzone del tempo di guerra.I bambini si sono avvicinati e l’hanno ascoltata con interesse, Mentre Adriana la riprendeva con la videocamera.La nonna ha cominciato così a raccontare di come si organizzavano “ai suoi tempi” per la raccolta delle olive e per il trasporto al frantoio: “Le olive venivano messe in grandi ceste e, poi, appoggiate in testa su delle ciambelle di stracci, trasportate a piedi al frantoio di Conscenti.

(un vecchio frantoio della Val Graveglia)

Visita al frantoio

ggi siamo andati a vedere come si fa l’olio d’oliva. Al frantoio ci aspettavano due signori che ci hanno accolto con gentilezza e simpatia. Appena scesi dal pulmino abbiamo visto un piccolo camion

con tanti sacchi di olive. Incuriositi, siamo entrati nel frantoio dove molte macchine lavoravano da sole.

O“ Benvenuti nel più vecchio frantoio di Conscenti!” ha detto uno dei due signori, e ci ha portato subito vicino alla bilancia. “Bambini proviamo a fare l’olio?” ha continuato. Ha preso un sacco di olive, le ha pesate e con un carrello le ha portate vicino a una macchina a forma di imbuto. Poi ha buttato le olive dentro alla macchina che le ha aspirate per mezzo di un rullo che girava. In seguito questa poltiglia è finita negli

zerbini. Due grandi mani di ferro aiutavano i due signori ad impilare i tappetini (fistoli) nell’impilatrice.Mattia ha detto: “Sai maestra, questa macchina assomiglia a un missile con tanti buchi…..” Dopo, la torre fatta di dischi, è stata schiacciata da una macchina che assomiglia un po’ al torchio e il liquido ottenuto è stato passato nell’acqua bollente per separare l’olio da tutta la sporcizia. “Che lavoraccio fare l’olio!” hanno detto i bambini, “però le olive sono utili, e non si butta via

niente”.

La focaccia con le olive

uesta mattina , a scuola, abbiamo provato a fare la focaccia con le polpe di olive comprate nell’oleificio dalla maestra Adriana.Q

“Chissà come sarà e come verrà”dice Silvia. Luca, Gloria e Kevin guardano interessati gli ingredientimessi sul tavolo: l’olio d’oliva, unrecipiente di vetro con dentro le polpe ammorbidite nell’olio, il sale,la farina, il lievito di birra”. Giulia e Silvia fanno sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. “Il colore dell’acqua assomiglia al caffellatte” dice Luca L. “Il lievito serve a gonfiare la pasta” ribatte Silvia. “Maestra possiamo impastare insieme a te?” dicono Gaia e Kevin. Tutti insieme impastiamo, assaggiamo e ……… “Sai che è proprio buona anche se è ancora cruda….” “Si vedono dei pezzi di olive….” “Dopo la possiamo stendere con le nostre mani?” “Prima, però, versiamo un po’ d’olio nella teglia…..” “Perché?” “Perché si può attaccare” “Si può bruciare”. Quando abbiamo finito, aggiungiamo sopra un po’ di sale e olio; copriamo l’impasto e lo facciamo riposare…… “Perché?” “si deve gonfiare…..” dicono alcuni bambini. Dopo un’ora la controlliamo: “E’ cresciuta!” “E’ gonfiata!” “E’ soffice!” “E’ morbida!” “E’ gonfia come un palloncino!”.

SI INFORNA!!

Visita a un agriturismo

(facciamo il formaggio)

unedì è successa una cosa bellissima, noi, il gruppo dei Blu, i grandi, siamo andati in passeggiata verso San Michele, dove abita Lucia con i suoi genitori.L

“Durante la passeggiata ho notato tante violette” (Mattia R.)“C’erano anche i bucaneve” Mattia C. “che sono fiori bianchi” continua.“Tanti alberi avvolti dall’edera” (Kevin). “Si vedevano anche le radici dell’albero perché il terreno era franato” (Gloria) – (Kevin) “Però l’albero non è caduto perché le radici continuano a tenerlo in vita e lui non cade”. Quando siamo arrivati nelle vicinanze della casa di Lucia, due simpatici cagnolini ci sono venuti incontro per salutarci. Poi siamo entrati in casa per fare il formaggio. (Gloria)

Roberta ha preso un termometro…. “Serve per controllare la temperatura del latte” ha detto. “Stava attenta che il latte non bollisse e che non superasse i 30° - la temperatura giusta per fare il formaggio” ( Kevin) “Ha preso la pentola del latte dalla stufa a legna…. C’erano 15 litri di latte” dice Lucia e l’ha messa sul tavolo. “Ha

preso il caglio, quella cosa che fa indurire il latte (Martina) e lo ha sciolto nel latte” (Gaia). “Poi ha subito chiuso la pentola con un coperchio e l’ha avvolta con una tovaglia, in modo che il latte rimanesse caldo a lungo” (Silvia).“Deve riposare per circa un’ora, perché nel frattempo non andate a visitare la nostra fattoria?” ha detto mamma Roberta. (Mattia C)

Ci siamo incamminati per un sentiero molto difficile, scivoloso e siamo arrivati ad un gruppo di case di pietra. C’erano tanti maialini, mucche, conigli, un caprone e ……. Tante galline condor, pollastre, galli.

“Il cane Flik, quando le galline sono uscite dal pollaio, ne ha acchiappata una con i denti” (Giulia). Roberta è uscita dal pollaio con un uovo tiepido, appena fatto. Ci ha spiegato che a volte le uova vengono deposte anche per terra, non nel nido…… “Dove capita, capita..” ha detto Gloria “E poi si rischia di romperle o che le galline se le mangino”

(Federica). Dopo aver giocato e fatto alcuni schizzi su quello che avevamo visto, siamo corsi a vedere che cosa era successo al nostro latte. “Non era più liquido, ma sembrava un budino molto denso” (Lucia). La mamma di Lucia ha rotto il “budino bianco” con un mestolo di legno e subito è uscito del liquido biancastro e trasparente. “E’ una medicina vecchia che serviva come purga” ha detto Lucia “Ma cosa dici!Serve per fare la ricotta” ha replicato Silvia. “Avete ragione entrambe”, si è intromessa mamma Roberta e ha continuato a spiegare e farci vedere come si fa il formaggio. Comunque, dopo che questo miscuglio di latte “condensato” dal caglio, è stato passato attraverso diversi colini di plastica bianchi e privato del liquido, ecco una bella formaggetta! A questo punto Roberta lo ha messo sotto ad un piccolo torchio di legno di olivo (fatto dal papà di Daniela) per dare forma al nostro formaggio.Era ormai ora di pranzo; la mamma e il papà di Lucia, hanno apparecchiato e ci hanno invitato a mangiare con loro. Che bella tavolata! Terminato il pranzo abbiamo giocato in cortile, fatto le foto di gruppo e a malincuore ci siamo incamminati verso la scuola.

Le api

ggi abbiamo parlato di un insetto simpatico e molto interessante: L'apeO

Sono venuti a trovarci tre simpatici signori. Hanno portato tante cose…..la più bella di tutte era una vetrina con dentro tante….. tantissime api vive che si muovevano e lavoravano tutte insieme attorno alla loro giovane regina, che si riconosceva per la grandezza e per un pallino rosso sulla schiena.“Lo sai maestra che Romolo ci ha detto che dal colore del pallino si capisce se l’ape è vecchia o giovane?”(Silvia) – “E che serve solo per deporre le uova e comandare le api operaie” (Gloria) – “Le api operaie hanno il compito di succhiare e prendere il polline dai fiori, di lavorare, difendere il favo, pulire le cellette e dar da mangiare ai piccoli appena nati” (Mattia R.) – “Le operaie fanno anche il miele e la cera, che è il loro sudore e serve a chiudere le cellette dove sono le uova e a difenderle dai nemici” (Lucia)

Ci hanno spiegato: - le differenze tra l’ape regina, il fuco, le operaie; - tra il favo interamente costruito dalle api e l’arnia costruita dall’ apicoltore; i vari tipi di miele… “Maestra c’era una scatola con tanti fogli di cera dove le api hanno costruito tante cellette con la loro saliva….” (Silvia) – “Lo sai che le larve delle api regine mangiano solo pappa reale?” (Federica) – “Quando nell’alveare c’è caldo le api sbattono forte le ali per fare vento..” (Daniele) – “Per essere amiche occorre che abbiano lo stesso odore e per parlare tra loro usano le antenne” (Lucia) – Abbiamo assaggiato varie qualità di miele: amaro e dolce di castagne, di acacia, di erica, di millefiori. “Mi piace di più quello di

castagno!” (Luca) – “E’ dolce” (Martina) – “Sembra una caramella” (Gaia) – “Non appiccica la bocca” (Giulia N.) – “E’ squisitissimo” (Mattia R.) - “La mamma mi da la pappa reale quando non mangio o quando sono troppo

magra”(Lucia). W Le api!!

L’orto

’ primavera! Nel nostro orto sono spuntate le prime piantine di piselli, quelli che avevamo seminato a Febbraio. E

“Come sono tenere e fragili” dice Silvia, mentre tenta di legarle alle canne. “Bisogna stare attente” ribatte Martina. Decidiamo di zappare anche l’altra aiuola per trapiantare le piantine di pomodoro, melanzana, peperone, zucchine e fragole che la maestra Manuela ha comperato nella serra. “Domani porto un sacco di letame delle mie mucche” dice Lucia. Mattia C. “Si, perché se le piante non mangiano non possono crescere.” Gloria: “Dobbiamo anche bagnarle, altrimenti seccano.” Martina: “Abbiamo veramente un bell’orto, come quello di papà, con tante piantine……..”Nel letame troviamo molti vermetti…La maestra Giuseppina ci spiega che sono utili per rendere la terra umida e morbida.

In questo libro abbiamo voluto raccogliere le osservazioni e le emozioni registrate dai bambini nei vari momenti vissuti, i loro disegni più significativi ed alcune foto scattate durante le nostre escursioni ed attività.


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