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Periodico della comunità di Sant’Andrea - Vicenza...Dio; dall’altra vi auguro ancor di più di...

Date post: 21-Jan-2021
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Periodico della comunità di Sant’Andrea - Vicenza ANNO XXI - N. 2 - DICEMBRE 2017 - via Pizzocaro 49 - 36100 Vicenza - tel./fax 0444512288 [email protected] - www.santandreaapostolo.it
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Periodico della comunità di Sant’Andrea - Vicenza

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ANDREOPOLI n.2 - 2017

Redazione: don Claudio Bassotto, Gianni Apolloni, Graziella Azzarini, Maria Fagnani, Ada Iacono, Vittorio Peserico, Renato Ros-si, Tiberio Valente, Antonio Zaccaria.

Autori degli articoli: don Claudio Bassotto, Gianni Apolloni, Graziella Azzarini, Bruno Bruni, Maurizia Carli, Mario Castrogiovanni, Roberta Cencini, Ada Iacono, don Bruno Ghiotto, Marina Gislon, Vittorio Peserico, Marta Pizzolato, Renato Rossi, Maria Grazia Scaramella, Tiberio Valente, Antonio Zaccaria, suor Maria Zaffonato, il gruppo del lunedì, il Quartetto Vicentino.

Grafica e impaginazione: don Claudio Bassotto e Gianni Apolloni.

Il mio Natale

Il mio Natale non

ha albero, ho le sue luci nel cuore.

Il mio Natale non ha presepe, ma è radicato dentro il cuore.

Il mio Natale ha la pace, ha la gioia in ogni pensiero

che s’infiltra tra i sospiri della mente, spolvera ragnatele perse nel tempo

e invita allegramente. Il mio Natale,

una gioia che abbellita astrattamente da fili e addobbi,

si presenta a festa nella casa silente.

Rita Vieni

Nota della Redazione

Nella prima di copertina que-st’anno abbiamo pubblicato l’immagine del Salvator mun-di, un dipinto a olio su tavo-la (66x46 cm) attribuito a Leo-nardo da Vinci, databile al 1499 circa e conservato in una collezione privata statunitense. L’opera è stata pubblicata solo nel 2011 in occasione di una mostra alla National Gallery di Londra in cui è stata presentata al pubblico (dopo un restauro che ha eliminato vecchie ridi-pinture). L’attribuzione finora è stata confermata da quattro studiosi internazionali, con pareri una-nimi. La sua vendita da Christie's, nel novembre del 2017 al costo di 450,3 milioni di dollari (inclusi i diritti d'asta) l’ha resa l’opera d’arte più costosa della storia acquistata da un privato. Alcuni studiosi stanno mettendo in discussione la paternità dell’opera, in quanto risulta difficile che un artista così importante possa aver commesso un errore grossolano. L’americano Walter Isaac-son afferma: “Da un lato, la sfera è rappresentata con precisione scientifica, ma Leonardo ha sba-gliato nel riprodurre la distorsione ottica provoca-ta dal guardare tramite una sfera trasparente gli oggetti che si pongono dietro e che non sono in contatto diretto con l’orbita”. Al di là delle discussioni, che lasciamo giustamen-te agli eruditi in materia, vi offriamo questa im-magine sublime e maestosa di Gesù, che - anche oggi come Giuda molti anni fa - viene venduta per denaro. Noi desideriamo, invece, ammirarla gra-tuitamente solo per la sua bellezza.

PPOESIEOESIE EE RRACCONTIACCONTI

PARROCCHIA

Natale nella libertà, nella fiducia e nell’amore 3

Il nuovo Consiglio Pastorale 5

Vita che va e vita che cresce a S. Andrea 39

Prossimi appuntamenti per Natale 37

APPROFONDIMENTI

Il culto delle Reliquie: luci ed ombre 7

Pasqua in novembre 9

Curiosità sul presepe 16

L’annuncio di una nascita speciale 19

CATECHESI

Il cammino della Sapienza 10

POESIE E RACCONTI

Il mio Natale 2

Elfio e Lippa 24

ATTUALITÀ

Il Sinodo sui giovani 13

TESTIMONIANZE

Pellegrinaggio a Santiago e Fatima 29

Il Quartetto Vicentino 32

Cresima 2017 33

Dal Burundi: lettera di don Bruno e don Claudio 33

Un’esperienza che il tempo rinverdisce 36

NOMI

Il nome racconta una storia 26

San Giuseppe, sposo della Vergine

Maria e padre giuridico di Gesù 31

VITA IN ORATORIO

Animosa e Incontrarty 12

Attività presso il nostro Oratorio 15

CAMPI ESTIVI

Campo superiori 22

Campo medie ed elementari 23

GIOCHI

La pagina del giochi 38

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Carissimi, anche quest’anno è giunto il tempo di

Natale, un tempo prezioso che ci offre la possibilità di ricordare quanto il Signore è vicino a noi, tanto da assumere la nostra carne, le nostre debolezze e i nostri limiti, per condividere le nostre fatiche e per ele-varci a Dio Padre per mezzo dello Spirito Santo.

Il Signore viene anche oggi in mezzo a tante preoccupazioni e a mille problemi, nel pieno rispetto della nostra libertà. Ogni tanto penso a questo grande dono che il buon Dio ci ha dato, un dono ancora più grande della vita stessa: il libero arbi-trio. Già essere in questo mondo è un mi-racolo, perché potremmo non essere. Esi-stere, vivere, avere una propria identità è già una cosa meravigliosa. Poter dire di sì o di no a Dio è un mistero.

Mentre leggete questo scritto qualcuno di voi potrebbe essere d’accordo, altri no; c’è chi crede e chi no, anche nella stessa famiglia, avendo ricevuto la stessa educa-zione. È chiaro che la libertà è un’offerta che viene data a ciascuno di noi ed è mol-to personale, inviolabile: nemmeno Dio può forzare la nostra libertà. La sua venu-ta nel mondo è per salvare il mondo e le persone, non per convincere tutti a crede-re in lui.

Il rispetto della nostra libertà sembra un limite che Dio si è posto: dire che Dio, l’Assoluto, si ponga un limite sembra un assurdo. Ma credo che questo si possa comprendere solo alla luce di un rapporto di amore, dove il rispetto per i tempi, le decisioni, i modi di fare della persona ama-ta non sono un limite insopportabile che l’amante accetta pur di stare con la perso-na che ama, ma una realtà che chi ama ac-coglie e favorisce proprio perché ci sia la

relazione d’amore. Dio si dona a noi nella libertà perché solo nella libertà lo possia-mo accogliere, affinché lo accogliamo con e per amore. Se si presentasse a noi per forza, non ci sarebbe relazione d’amore, ma solo accettazione di una evidenza co-me due più due fa quattro.

Tra le persone è diverso che con i nume-ri: non c’è evidenza, non ci sono certezze assolute, ma fiducia, libertà, amore. Que-ste tre cose viaggiano sempre insieme: la libertà senza amore è relativismo, è fare quello che si vuole; la fiducia senza la liber-tà è fideismo e dipendenza; l’amore senza la libertà e la fiducia sarebbe vuoto, senza senso e privo di quel sapore e di quella for-za che solo la fatica della relazione ti può dare. Resta tutto il problema della fragilità e del rischio. Ma anche questo fa parte dell’avventura dell’amore.

Dio ci ha creati a sua immagine e somi-glianza, liberi e capaci di amare perché Lui stesso è libertà e amore. E come noi vivia-mo nel tempo per crescere, decidere e amare, così anche Dio ha i suoi tempi, o meglio agisce nel tempo con criteri diversi dai nostri. Egli agisce liberamente nella storia, non per chissà quale progetto mi-sterioso da scoprire con fatica nella vita (se basta una vita per capire…), ma per amore.

Quando il Signore non interviene, non risponde subito, non fa quello che gli chie-diamo, non esaudisce le nostre preghiere, è solo per amore. Mi rendo conto che que-sta verità è difficile da capire e da accoglie-re, soprattutto quando le cose si complica-no, ma nella logica dell’amore i tempi che Dio liberamente sceglie sono diversi dai nostri, perché mentre la nostra libertà e la nostra capacità di amare sono limitati, in Dio vengono vissuti in pienezza.

NATALE NELLA LIBERTÀ, NELLA FIDUCIA E NELL’AMORE.

PPARROCCHIAARROCCHIA

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Il suo amore è più grande della nostra capacità di comprensione ed è per questo che qui entra in gioco il terzo dono, che è anche una capacità da sviluppare: la fidu-cia. Quando ci fidiamo di una persona non sempre capiamo tutto di lei, ma sappiamo che ci vuole bene e siamo convinti che quello che dice o fa è per il nostro bene, accogliendo anche come lo fa.

L’invito e l’augurio che vi faccio per que-sto Natale è duplice: da una parte vi augu-ro di meravigliarvi sempre per il dono

grandissimo della libertà, che ci fa simili a Dio; dall’altra vi auguro ancor di più di fi-darvi di Dio e delle persone che vi voglio-no bene. Se farete questo, anzi se insieme faremo questo, sarà un Natale speciale, perché apriremo le porte alla possibilità di amare, apriremo le porte all’Amore stesso. Perché solo nella libertà e nella fiducia l’A-more è possibile.

Buon Natale!

Don Claudio

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Quante volte negli ultimi tempi abbiamo

sentito parlare, in parrocchia, di NUOVO CONSIGLIO PASTORALE! Quante volte don Claudio ci ha raccomandato di apporre la nostra preferenza su quel foglietto prestam-pato che per un bel po' di giorni è circolato tra le mani di fedeli ed "addetti ai lavori"! Ma perché tutto questo fermento attorno al Consiglio Pastorale? Che cosa mai ci sarà di tanto importante in questo "gruppo di eletti" chiamato ad affiancare il parroco, con compiti, oltretutto, prettamente consultivi?

Vi assicuro: tutte domande che mi sono posta anch'io, chiamata per la prima volta a rendermi disponibile a questo SERVIZIO! Perché proprio di servizio si tratta!

La e-mail di convocazione di Don Claudio per il primo incontro ufficiale ha liberato su-bito il campo da ogni fraintendimento: sia-mo chiamati ad essere strumenti dello Spiri-to Santo, come quella famosa "matita nelle mani di Dio" di cui tanto parlava Madre Te-resa. Ci viene chiesto di svuotarci per un attimo del nostro essere pieni di noi stessi, per lasciarci riempire, attraverso la preghie-ra, della luce dello Spirito. Il nostro parroco ha, infatti, posto davanti ad ogni attività, ad ogni progetto, ad ogni obiettivo, la forza del-la preghiera. Ci ha chiesto di pregare, ognu-no nel luogo in cui si trova, ciascuno a pro-prio modo e con la propria specificità, ma tutti alla stessa ora, in vista del nostro ap-puntamento mensile.

Ecco, allora, emergere tutta la particola-rità del Consiglio Pastorale rispetto a qual-siasi altro organo consultivo: uomini e don-ne chiamati all'umiltà e alla comunione se-condo quanto detto da Gesù "dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt. 18,20). Si spiega, così, il motivo

per cui le indicazioni date dal CPP, specie se all'unanimità, sono comunque moralmente vincolanti.

Venticinque persone che mettono in co-mune la loro ricchezza interiore, pronte a riceverne altrettanta e molta di più attraver-so questa nuova esperienza, per formulare il programma pastorale della parrocchia. Cin-quanta occhi e cinquanta orecchie pronti a leggere e ad ascoltare i "segni dei tempi" che si rivelano nella vita concreta della co-munità; venticinque cuori messi a servizio degli altri; cinquanta braccia pronte all'acco-glienza. Menti per pensare. Mani per scrive-re, lavorare, stringere altre mani, mani per pregare.

In spirito di povertà e di condivisione sia-mo chiamati a fissare i criteri e decidere le scelte di fondo circa l'amministrazione e l'u-so dei beni e delle strutture della parrocchia, sempre con un occhio vigile e attento ai pro-blemi del territorio. Un Consiglio Pastorale formato da poche persone avrebbe limiti evidenti nel portare a termine questo com-pito. Il fatto di essere in molti dà la possibili-tà di stare vicini ad un numero maggiore di situazioni, di realtà, di difficoltà, di persone. A maggior ragione in questo periodo in cui la nostra parrocchia si appresta ad intra-prendere il cammino dell'Unità Pastorale,

IL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE

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questo contributo rivela tutta la sua impor-tanza e la sua delicatezza.

Vediamo allora la stessa composizione dell'assemblea essere espressione della sua profonda natura:

ne fanno parte il parroco e gli altri sacer-doti della parrocchia (Don Claudio Bassotto e Don Bruno Ruaro), una religiosa operante in parrocchia (Suor Maria Zaffonato), due membri nominati direttamente dal parroco alla luce delle sue scelte di indirizzo in ordi-ne al consiglio (Dalla Via Pino, Visentin Enri-co) e venti ministri laici regolarmente eletti (Balanc Valeria, Carli Maurizia, Carta Moni-ca, Castrogiovanni Mario, Cencini Roberta, Ceschin Lucia, Cristellon Elia, Dal Ponte Gio-vanna, Guzzo Carla, Lavarda Paolo, Loro Car-lo, Marinello Marco, Panico Antonio, Pasini Roberto, Pizzolato Marta, Rigodanza Fabio, Saraconi Luigi, Scaramella Maria Grazia, Vil-lanti Antonio, Zaccaria Giovanni).

Ogni scelta presa deve configurarsi come il risultato di un discernimento compiuto

insieme, alla luce dello Spirito e con il con-tributo proprio di ogni persona e di ogni mi-nistero ecclesiale, attraverso la condivisione dei doni e dei talenti ricevuti da ognuno dei membri. Ecco allora spiegata anche la di-mensione della gratuità di questa attività: gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuita-mente siamo chiamati a dare.

Non c'è dubbio: UMILTA', COMUNIONE, SPIRITO DI POVERTA', PREGHIERA, GRATUI-TA'...sono tutte parole che confermano quanto il Consiglio Pastorale debba essere a SERVIZIO della propria comunità. Il mio au-gurio è che questo mandato sia per tutti, prima di tutto, una scuola di servizio verso i fratelli! E quando avremo le ginocchia do-lenti per la preghiera, allora potremmo dire di aver fatto davvero bene il nostro dovere!

Marta Pizzolato

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Qui sotto una foto con alcuni membri del nuovo Consiglio Pastorale

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Nella cultura ebraica, nel cui ambito

visse e operò Gesù, il contatto con un

cadavere rendeva un uomo impuro, ma

qualche anno dopo la sua morte comin-

cia, con i primi martiri della fede, il

culto delle reliquie.

La parola è coniata su quella latina

di “reliquum”, che significa “ciò che ri-

mane” del corpo, delle vesti, delle cose

personali appartenute o legate alle vi-

cende di vita di persone sante e venera-

te e, per estensione, a Cristo e alla Ver-

gine.

Inizialmente le reliquie sono quelle

dei Martiri, testimoni ed imitatori di

Cristo, onorati dalla comunità di ap-

partenenza. A partire dalla promulga-

zione dell’Editto di Milano (313 d. C.),

i luoghi destinati al culto martiriale

non sono più le Catacombe, ma quelli

appena fuori le mura cittadine. Questi

cimiteri suburbani diventano ben pre-

sto meta di pellegrinaggi. Solo in se-

guito le reliquie vengono traslate nelle

città e conservate nelle chiese obbliga-

toriamente nelle tavole d’altare o in

preziosi reliquiari, con ostensioni in

momenti stabiliti dell’anno liturgico.

Il culto delle reliquie si diffonde nella

parte orientale dell’Impero romano,

poi, rapidamente, anche nel nostro Oc-

cidente. S. Agostino, nel venticinquesi-

mo libro del Civitate Dei, la Città di

Dio, incoraggia il culto dei Martiri per

rinsaldare la tensione spirituale nell’a-

nimo dei fedeli. Più tardi al culto dei

martiri si aggiunge quello attribuito

alle diverse categorie di santi. Le anti-

che chiese cristiane avevano elaborato

una teologia delle reliquie in grado

d’accertare l’autenticità e quindi la va-

lidità liturgica del corpo santo o delle

parti di esso.

Il Medioevo è l’epoca d’oro delle reli-

quie. Si riteneva che potessero guarire

gli infermi, respingere i nemici, difen-

dere le città assediate, mantenere in

buona salute il bestiame, garantire un

buon raccolto, assicurare la giustizia.

Di conseguenza questi poteri straordi-

nari giustificavano ogni eccesso: le reli-

quie erano disputate, comprate e ven-

dute, conquistate e… falsificate con

ogni inimmaginabile violenza.

Il gran Nemico così trovò le condizio-

ni propizie alla sua azione, sfruttando

l’insaziabile cupidigia degli uomini per

il denaro e il potere. Ogni chiesa di

una qualche importanza sia urbana,

sia conventuale, era spesso edificata

sulla tomba di un santo. Ma, a partire

dall’XI secolo una caratteristica di

ogni grande chiesa era un’ampia cripta

per le sepolture e, appunto, per le reli-

quie. I devoti scendevano una gradina-

ta a fianco dell’altare maggiore, per-

correvano un lungo corridoio ai lati del

quale nei “reliquiari” erano esposti e

visibili i resti dei “corpi santi”. Più tar-

di le reliquie furono poste dietro l’alta-

re maggiore o al suo interno.

La chiesa più grande costruita per le

reliquie è la Sainte Chapelle; re Luigi

IX di Francia, detto il Santo, ne affidò

il progetto al maggior architetto del

momento, Pierre de Montreuil. L’edifi-

cio nel mirabile equilibrio di archi e

colonne è un gioiello dell’architettura

gotica. Attualmente le reliquie non ci

sono più, ma se ne può individuare il

ricordo nelle vetrate multicolori.

La Riforma protestante inferse un se-

rio colpo al culto delle reliquie, di fron-

te ad abusi, assurdità, vendita spudo-

rata e falsità. Contro tutto questo in-

sorse Lutero stesso, quando il 31 otto-

AAPPROFONDIMENTIPPROFONDIMENTI

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bre 1517 affisse sulla porta della Cat-

tedrale di Wittemberg le sue 95 tesi,

in cui erano elencate le cause del suo

dissenso di cristiano.

In tutta Europa e soprattutto du-

rante le guerre di religione le reliquie

furono distrutte o disperse. Calvino

addirittura si impegnò a smantellar-

ne la “veridicità” indicandole come

colpevoli di generare “idolatria e ini-

quità” tra i cristiani.

Più tardi, nella seconda metà del

XVIII sec. un altro colpo fu inferto

dalla diffusione del pensiero illumi-

nista che bollava di falsità e di su-

perstizione tutto ciò che sfuggiva al

controllo della ragione e della scien-

za. Comunque liberate da assurdità e

falsità e non più oggetto di commer-

cio, le reliquie continuano a far parte

del nostro immaginario religioso, an-

che come pia leggenda.

Ancora oggi i pellegrini percorrono

il loro cammino verso Santiago, co-

struito sul corpo santo di S. Giacomo

Maggiore; con lo stesso spirito di un

tempo scendiamo nelle Grotte Vatica-

ne o sostiamo davanti alla Sindone.

La scienza, moderne strumentazio-

ni sofisticatissime, l’intervento di il-

lustri studiosi sono in grado di ga-

rantirci l’autenticità di ciò che vene-

riamo.

Una reliquia natalizia?

Ecco quella dei tre Re Magi…

Si racconta che le loro ossa furono

scoperte da Elena, madre dell’impe-

ratore Costantino e inviate a Costan-

tinopoli, l’odierna Istanbul.

Nel VI secolo furono portate a Mila-

no e collocate nella basilica di S. Eu-

storgio e qui rimasero fino al 1164,

quando l’imperatore Federico Barba-

rossa, vittorioso sui milanesi ribelli,

accolse il consiglio del suo cappella-

no, Raimondo di Colonia: che facesse

trasportare a Colonia la preziosissi-

ma reliquia per conferire alla sua di-

gnità regale anche un riconoscimento

divino. Così avvenne in un tripudio

di armati, di vessilli, di sacri para-

menti. Ora sono lì nel prezioso reli-

quiario dietro l’altare maggiore della

cattedrale tedesca; danneggiato nella

seconda guerra mondiale ora restau-

rato.

Alla basilica di S. Eustorgio è stato

restituito un frammento di osso nel

1973 dall’arcivescovo di quella dioce-

si.

Graziella Azzarini

- Le reliquie dei Re Magi Cattedrale di Colonia -

AAPPROFONDIMENTIPPROFONDIMENTI

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Pasqua in novembre

Mi ha incuriosita il tiolo apparente-mente fuori stagione ma dò immediata-mente la parola all’autrice dell’articolo.

“…Sappiamo che la Pasqua nasce in tempi antichissimi come festa primave-rile, prima di farsi memoria per gli ebrei della liberazione dall’Egitto e per i cristiani della vittoria di Gesù sulla morte. Ma la speranza radicata nella re-surrezione di Gesù e la memoria dei morti che abbiamo amato e di tutti gli altri, e l’idea purtroppo astratta e sfug-gente della Comunione di Santi vengo-no solennemente celebrate dalla Chiesa in novembre. Novembre, che molti ri-tengono il più triste dei mesi e che un tempo era d’uso chiamare “il mese dei morti”, offre un contrasto così singolare con l’atmosfera naturale della Pasqua alle nostre latitudini che, paradossal-mente, proprio per il contrasto può ca-ricarsi di una misteriosa capacità di par-lare al cuore degli uomini, per annun-ciare il Vangelo della vita dinanzi all’e-sperienza della morte e del dolore.

Nelle celebrazioni esequiali e nel lin-guaggio utilizzato si percepisce a fatica la dimensione pasquale della morte cri-stiana (non riservata ai cristiani, ma mi-steriosamente offerta all’umanità intera) e la sua carica di speranza viene spesso mortificata.

La filosofia sottolinea che la morte è essenzialmente “domanda” che resta sempre tale. Il discorso sulla morte ci affascina e ci interpella perché è sempre necessariamente un discorso sulla vita, che resta però in gran parte indicibile per l’essere umano, appunto sempre con la sua domanda.

La teologia ha sempre affrontato il te-ma sulle “realtà ultime”. Una volta si chiamavano i “Novissimi” (morte – giu-dizio – inferno – paradiso). Negli ultimi decenni si è preferito il termine “escatologia”; tutta la teologia deve esse-re riletta e ripensata nella sua dimensio-ne escatologica, cioè come annuncio e inizio di realizzazione della vita piena e definitiva con Dio, dell’amore che vince la morte.

In un precedente articolo ho pubblica-to che mi piacerebbe che venissero riu-nite le due celebrazioni già contigue, quella di tutti i Santi (tutti) e quella dei defunti in un’unica “Festa della Comu-nione dei Santi”.

Oggi cominciamo a capire che il pre-gare per i defunti ha ancora un senso, anzi acquista un senso più forte se signi-fica “pregare con” quelli che sono andati avanti, che sono entrati nella pienezza della Vita Eterna.

In ogni celebrazione eucaristica si pre-ga per i vivi e per i defunti e per chi vi partecipa essa è memoria della salvezza che ha al centro la Resurrezione e la co-munione in Cristo.

Gesù non è venuto perché potessimo salvarci l’anima, ma perché potessimo vivere la pienezza della vita. Il Vangelo, infatti, è un inno alla vita, quella che stiamo vivendo, e, pur avendo coscienza che essa finisce con la morte, non pos-siamo chiamare il cristianesimo come una religione del dopo-morte.

Gesù amava la vita sulla terra; Dio ama la vita sulla terra. Altrimenti è inutile parlare di “Incarnazione”. Ed è inutile parlare di resurrezione se non si eviden-zia che Gesù con la sua morte e la vitto-ria sulla morte ha aperto la possibilità

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agli esseri umani di vivere da risorti fin da qui, fin da ora.

Nelle manifestazioni del Risorto dopo la Pasqua, i discepoli hanno visto Lui, hanno riconosciuto il Gesù che conosce-vano, ancora quello di prima e tuttavia già profondamente diverso perché Glo-rioso…”

Meditare sulla Pasqua a novembre sembra inusuale, ma non è mai stato un discorso così pertinente.

Al tempio di Santa Corona ho assistito ad un concerto che ha messo insieme il

Gloria di Vivaldi per onorare Ognissanti e il Requiem di Mozart in ricordo dei defunti. Ma eravamo noi presenti in car-ne ed ossa a vivere la “vita eterna” già qui ed ora, con la fede certa nella Re-surrezione perché il Signore è Risorto.

E’ la celebrazione della Pasqua in no-vembre.

Liberamente tratto da Rocca, 1 nov. 2017 Il concreto dello Spirito: Pasqua

in novembre di Lilia Sebastiani, teologa.

Maria Grazia Scaramella

CATECHESI FAMILIARE

IL CAMMINO DELLA SAPIENZA

La sapienza è splendida e non sfiorisce,

facilmente si lascia vedere da coloro che la amano

e si lascia trovare da quelli che la cercano.

Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.

Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,

la troverà seduta alla sua porta.

Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,

chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;

poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,

appare loro benevola per le strade

e in ogni progetto va loro incontro.

Sap. 6, 12 – 16

Questo brano tratto dal libro della Sapienza è stato letto quale prima lettura

durante la S. Messa dello scorso 12 Novembre (XXXII Domenica del tempo Or-

dinario). Senza dubbio queste poche righe ci suggeriscono il fascino e la pro-

fondità che i cosiddetti Libri Sapienziali esercitano su colui che si accinge alla

lettura di questa parte dell’Antico Testamento. Nel corso degli incontri di Cate-

AAPPROFONDIMENTIPPROFONDIMENTI -- CCATECHESIATECHESI

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chesi Familiare dell’anno in corso si esamineranno i contenuti di questi Libri,

suddividendoli in 14 incontri:

0. LA SAPIENZA IN ISRAELE: La sapienza di Israele di fronte alle genti

1. I DONI DELLA SAPIENZA: Accoglienza, discernimento, timore, presenza

2. RUT: La delicatezza dell’amore

3. QOELET: La ricerca del senso della vita

4. ESTER e GIUDITTA: La Sapienza al femminile

5. IL CANTICO DEI CANTICI: nell’amore sponsale tutto il Mistero dell’Amore di Dio

6. IL LIBRO DEI PROVERBI La Sapienza per tutti i giorni

7. TOBIA: La sapienza nella vita familiare

8. SALMI: La sapienza si fa preghiera, canto, lode, supplica

9. GIOBBE: L’uomo di fronte al dolore

10. GIOBBE: La risposta di Dio

11. LA RICONCILIAZIONE : La Sapienza nel perdono

12. SAPIENZA ED EUCARISTIA: Doni per essere e vivere felici

13. SIRACIDE: La Sapienza nella spiritualità giudaica

14. IL LIBRO DELLA SAPIENZA: Un libro che tende la mano al Nuovo Testamento.

Quello in corso è il 4° anno del ciclo che è suddiviso in 8 temi annuali: i primi

quattro si occupano dell’approfondimento del Vecchio Testamento, nei succes-

sivi quattro, invece, ci si dedica al Nuovo Testamento.

Nei tre anni precedenti ci si è occupati di:

GENESI E PATRIARCHI; DA MOSE’ A DAVIDE; LA STORIA E I PROFETI.

Fino allo scorso anno, quindi, il programma trattava vicende e personaggi

che noi, uomini e donne comuni, sentiamo forse un po’ lontani: talvolta nel

leggere tali pagine si può avere la sensazione che non ci riguardino affatto.

Si narrano infatti le vicende storiche del Popolo di Israele; le storie, che pos-

sono sembrare fantastiche, di personaggi che sembrano aver vissuto in un

mondo che nulla a che a fare con le nostre vite.

I Libri Sapienziali, invece, sembrano parlare proprio ad ognuno di noi, anzi

sembrano parlare di noi. In queste pagine, forse anche più agili da leggere so-

prattutto se confrontate con alcuni brani dei Profeti e dei Giudici, si narra del

dolore fisico e materiale di un uomo giusto, dolore al quale non si trova rispo-

sta (Giobbe), dell’amore profondo e carnale tra due giovani innamorati, quale

testimonianza che il mondo di Dio non può essere propriamente diviso in sacro

e profano e che la santità non può essere indifferente alla bellezza (Cantico dei

Cantici), della solidarietà femminile, sostenuta dalla Fede e dal rispetto (Rut),

dell’amore filiale e dell’esaltazione del comportamento giusto e onesto (Tobia).

Per non dimenticare poi, il libro del Qoélet (colui che parla all’assemblea) che

potrebbe essere stato scritto proprio da uno di noi: la lucida, distaccata osser-

vazione delle vicende umane, velata in alcuni punti da un certo pessimismo e

da una sagace ironia, sembra quasi dimenticare Dio, sembra lasciarlo da parte

considerandolo estraneo al nostro tribolare; alla fine, però, l’autore (sconosciu-

to) conclude che tutto è un dono di Dio e che solo Dio può donare all’uomo la

capacità di cogliere il senso ultimo e completo dell’esistenza.

CCATECHESIATECHESI

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Non si può poi tralasciare l’immediatezza del messaggio dei Proverbi, che

proprio come i nostri arcaici detti popolari, ci comunicano all’istante una inter-

pretazione profondamente saggia della realtà. Non a caso si attribuisce la ste-

sura di questo libro a re Salomone, saggio per antonomasia.

Ciò che tuttavia affascina e cattura durante la lettura di molti di questi Libri

Sapienziali è lo stile poetico dello scritto, in particolare nel Libro dei Salmi dove

la poesia è vista come “una via che conduce alle porte del cielo”.

Molti di questi Libri, a differenza di quelli esaminati negli anni precedenti, so-

no molto brevi, occupano appena qualche pagina: la lettura è quindi veloce e

come si è detto snella. Tutti noi quindi possiamo concederci di leggerli, di me-

ditarli: troveremo molte assonanze con il nostro cuore e forse riusciremo ad

alimentare la nostra Fede con una folata di vento fresco.

Roberta Cencini

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CCATECHESIATECHESI -- VVITAITA ININ OORATORIORATORIO

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Forse qualcuno di voi ha già sentito parla-re di un SINODO SUI GIOVANI che Papa Francesco ha indetto per l’anno prossimo. Ebbene sì: nella sua fantasia, o meglio, nel suo cuore pastorale ci sono anche loro: i gio-vani. Da anni ci stiamo chiedendo se la Chie-sa riesce ancora a coinvolgere il mondo gio-vanile e se noi adulti siamo credibili, capaci di trasmettere alle nuove generazioni la gioia del Vangelo. È giunto il tempo di fare una seria verifica insieme, per capire come stiamo annunciando la Buona Novella al mondo dei giovani.

Il cammino sinodale è un percorso che faremo insieme come Chiesa intera, uomini e donne di buona volontà, adulti e giovani insieme ai nostri Pastori, per confrontarci su come la fede cristiana può incontrare ed es-sere trasmessa ai giovani del nostro tempo. Non è, infatti, da dare per scontata la tra-smissione della fede alle nuove generazioni: anzi, sembra proprio che qualcosa non vada. C’è come un corto circuito, qualcosa che si è atrofizzato nell’annuncio della fede da parte degli adulti al mondo giovanile. Questo non significa che è tutto negativo, ma ci sono fa-tiche e problemi nuovi rispetto al passato che, come cristiani, dobbiamo affrontare in-sieme.

Il titolo del Sinodo è significativo: “I GIO-VANI, LA FEDE E IL DISCERNIMENTO VOCA-ZIONALE”. Non si tratta, quindi, solo di un problema di fede: non si tratta solamente di capire se c’è o non c’è la fede nei giovani e se sia una cosa ancora possibile da proporre loro. Qui c’è molto di più: si intende anche tutto il grande tema dell’accompagnamento del giovane, affinché egli non sia lasciato so-lo nel delicato periodo del discernimento. Da tener presente poi, che si tratta di un Si-nodo sui giovani e non dei giovani. I primi, infatti, ad essere provocati e convocati sono soprattutto gli adulti delle comunità cristia-ne. Gli adulti e gli anziani sono i primi re-

sponsabili della qualità dell’annuncio della fede.

L’obiettivo del Sinodo sui giovani è chia-ro: verificare la prassi pastorale per discer-nere e decidere insieme nuove vie pastorali, per essere capaci anche oggi come comuni-tà cristiane di intercettare il mondo giovani-le, non tanto per “ trattenere” o peggio “catturare” i giovani, quanto piuttosto per rendere loro interessante il messaggio di Gesù. Si tratta di verificare soprattutto i lin-guaggi, le proposte, la nostra stessa com-prensione del mondo giovanile e il nostro modo di avvicinarci a loro. È un’occasione innanzitutto per gli adulti, per riqualificare e ringiovanire il modo di essere Chiesa.

Il Sinodo verrà celebrato dai Vescovi a partire dall’ottobre 2018, ma a questo gran-de appuntamento siamo chiamati tutti a preparaci: ogni singola comunità cristiana – attraverso momenti di informazione, di ri-flessione e di sensibilizzazione, sussidi, in-contri tra adulti e adulti con i giovani – cer-cherà di raccogliere provocazioni, idee e pensieri attorno a tre parole: RICERCA, IN-CONTRI, FARE CASA. Sono parole che evoca-no il racconto della chiamata dei primi di-scepoli nel Vangelo di Giovanni, offerto dal Documento preparatorio come ispirazione al percorso sinodale. Sono volutamente pa-role che non rientrano nel gergo ecclesiasti-co e che vogliono aiutarci a dare voce al mondo esistenziale dei nostri giovani e delle nostre comunità adulte. Una volta convoca-to il mondo degli adulti, le due generazioni si incontreranno sulle tre parole di cui sopra e dagli incontri emergeranno almeno tre “nodi”, che verranno consegnati al nostro Vescovo Beniamino, il quale raccoglierà i va-ri contributi offerti dalle diverse parrocchie della nostra Diocesi, acquisendo così un im-portante “materiale” che verrà ulteriormen-te discusso, sintetizzato e utilizzato dai no-stri Vescovi, quando si riuniranno in Sinodo.

Il Sinodo sui giovani AATTUALITÀTTUALITÀ

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A proposito di questo grande evento ec-clesiale, il nostro Vescovo, nella lettera di inizio anno pastorale, afferma: “Ad interro-garsi è la comunità adulta, vero soggetto di pastorale giovanile e vocazionale; per que-sto intendiamo valorizzare i luoghi ordinari di discernimento spirituale e di accompa-gnamento come il Consiglio Pastorale (par-rocchiale, Unità Pastorale e vicariale) e le Congreghe dei preti. Chiediamo l’impegno ad ogni Consiglio Pastorale dell’UP (o della parrocchia) di programmare tra settembre e dicembre un incontro di dialogo con i giova-ni. In questi incontri, sarà importante vivere l’ascolto di ciò che i giovani avranno da con-segnare alla comunità cristiana” (lettera pa-storale “Che cosa cercate?”, p. 25).

In questi mesi di preparazione sarà mol-to importante incontrare e ascoltare vera-mente i giovani. Alcune proposte sono in atto, altre in cantiere; ci sono proposte a li-vello parrocchiale, altre a livello diocesano. Ne riportiamo alcune:

Martedì 9 gennaio 2018 il nostro nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale incontrerà i giovani che frequentano anche saltuaria-mente la nostra comunità, come ad esem-pio i giovani che fanno parte dei gruppi par-rocchiali, gli animatori, i giovani volontari della sagra e anche coloro che occasional-mente frequentano la parrocchia, la chiesa e l’oratorio; l’incontro sarà incentrato sulle tre parole di cui sopra per individuare i tre "nodi" che costituiranno la base della rifles-sione da fare assieme al vescovo;

Sabato 17 febbraio 2018 il nostro vesco-vo Beniamino incontrerà i giovani della città, dopo aver ricevuto i contributi offerti dagli incontri dei Consigli Pastorali con i gio-vani, riflettendo insieme a partire dai tre "nodi" emersi;

Da gennaio ad aprile, in data da definire: ogni parrocchia e vicariato si organizza per trovare momenti di incontro con più giovani possibile, anche con coloro che non fre-quentano gli ambienti parrocchiali;

Sabato 2 giugno (pomeriggio e sera): Pel-legrinaggio e festa al Monte Summano per tutti i giovani;

In agosto: Pellegrinaggio lungo la Romea Strata e incontro/veglia/festa con il papa a Roma (probabilmente sabato 11 agosto).

Ottobre 2018: celebrazione del Sinodo dei Vescovi sui giovani.

È importante sfruttare bene questo tem-po che abbiamo per incontrare, ascoltare e lasciarci provocare dal mondo giovanile. È un’occasione da non perdere, è un tempo di grazia che vogliamo vivere insieme, anche con la vostra collaborazione: se avete idee o richieste, domande o altro potete mandarci il vostro contributo scrivendo alla mail [email protected].

Confidiamo nel vostro sostegno e nella vostra preghiera.

Grazie

Don Claudio

AATTUALITÀTTUALITÀ

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IL LOGO DEL SINODO

• Il logo che un giovane studente allo

IUSVE, con la sua creatività, ci ha proposto,

può rappresentare l’abbraccio di due perso-

ne visto dall’alto. Queste due persone po-

trebbero essere due giovani ma anche due

generazioni, adulta e giovane, che desiderano

incontrarsi e mettersi in dialogo grazie al Si-

nodo. Da questo semplice simbolo potrebbe-

ro nascere diverse interpretazioni: Dio che

abbraccia la persona in ricerca; la Chiesa che

accompagna il giovane; due fiamme; uno

sguardo che cerca…

Dal giovane che ha creato il logo ci arriva

questa spiegazione dei colori:

• Il colore Azzurro è simbolo della comuni-

cazione attraverso la creatività. Colore emble-

ma della lealtà e dell’idealismo, trasmette

senso di pacatezza aiutando la meditazione e

l’estroversione. Il colore Azzurro inoltre tra-

smette armonia verso l’ambiente e le perso-

ne.

• Il colore Arancione è simbolo di armonia

interiore, di creatività artistica, di fiducia in se

stessi e negli altri.

L’Arancione inoltre simboleggia la compren-

sione, la saggezza, l’equilibrio e l’ambizione.

Ed è proprio in queste parole che possiamo

trovare il significato del colore Arancione.

Questo colore, spesso associato alla salute

del nostro corpo, agisce sulla nostra vitalità

aumentando la capacità di reagire alle avver-

sità della vita in maniera più reattiva, veloce

ed efficace.

AATTUALITÀTTUALITÀ -- VVITAITA ININ OORATORIORATORIO

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Poche righe di storia

Il presepe (o presepio) è una rappre-sentazione della nascita di Gesù. Le prime fonti per la raffigurazione del pre-sepe sono alcuni versetti dei Vangeli di Matteo e di Luca ma molti elementi de-rivano da vangeli apocrifi e da altre tra-dizioni. Il termine si ritiene possa prove-nire dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. Il presepe tradizionale è una complessa composizione; vi sono presenti statue formate di materiali vari e posizionate in un ambiente ricostruito in modo realisti-co. Vi compaiono tutti i personaggi e i luoghi della tradizione: la grotta o la ca-panna, la mangiatoia, il bambinello, Giuseppe e Maria, i magi, i pastori, le pecore, il bue e l’asinello e gli angeli. Come sfondo può esserci il cielo stella-to (con la stella cometa) e/o uno scena-rio paesaggistico. C’è anche un altro modo per allestire il presepio: si tratta del presepe vivente, in cui sono presen-ti persone reali. È noto che l’usanza di allestire il prese-pe in occasione delle festività natalizie,

all'inizio prevalentemente italiana, ebbe origine da San Francesco. Ritornato da poco dalla Palestina e colpito dalla visi-ta di Betlemme, il santo nel 1223 realiz-zò a Greccio, in provincia di Rieti, la pri-ma rappresentazione della Natività. Questo avvenimento è testimoniato da Tommaso da Celano, cronista della vita del santo ed è raffigurato da Giotto in un uno dei celebri affreschi della Basili-ca superiore di Assisi. Da allora il presepe si diffuse sia in Ita-lia che in Europa e successivamente anche nel resto del mondo cattolico in particolare nell’America del sud e nell’Africa, peraltro con caratteristiche peculiari connesse al territorio.

Il presepe in varie regioni italiane

Per restare in Italia val la pena di ricor-dare sia pure brevemente alcune va-rianti regionali tra le quali:

Il presepe napoletano è diffuso in tutto il meridione. Si caratterizza per lo sfar-zo, la spettacolarità, l'affollamento di fi-gure, l'ambientazione urbana, la ripro-duzione di scene molto elaborate. Le statue, specialmente dei pastori, sono tradizionalmente in terracotta ma di re-cente è comparsa anche la plastica. A Napoli esiste una via, San Gregorio Ar-meno, denominata “via dei presepi”, do-ve laboratori artigianali realizzano sta-tuette per presepi, a volte con le fattez-ze di personaggi di stingente attualità.

Presepi napoletani sono collocati non solo in varie chiese della Campania e nella stessa reggia di Caseta, ma an-che in famosi musei sia europei (es. Monaco di Baviera) che americani (New York, S. Paolo del Brasile),

Il presepe bolognese si distingue per-ché i personaggi sono scolpiti o model-lati per intero, abiti compresi. Vari mate-riali possono essere impiegati, dal-la terracotta, alla cartapesta, al legno, al

IL PRESEPE DI GRECCIO NELLA BASILICA SUPERIORE DI ASSISI

AAPPROFONDIMENTIPPROFONDIMENTI

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gesso. Nella Basilica di santo Stefano a Bologna si conserva il più antico prese-pe al mondo con statue a tutto tondo che risale al 13° secolo.

La tradizione del presepe del Trentino Alto Adige è legata all'artigianato della scultura del legno, attiva in molte locali-tà, ma specialmente in Val Gardena e in Val di Fiemme con l’uso del pino cem-bro. Nel famoso museo diocesano di Bressanone sono allestiti presepi tipici della regione, naturalistici e scenografi-ci, principalmente del 18° e 19° secolo.

Il presepe a Vicenza

Anche a Vicenza e provincia la tradizio-ne del presepe è largamente seguita.

Nel periodo natalizio, oltre all’allestimen-to dei presepi nelle singole famiglie, è viva la tradizione di visitare i presepi preparati nelle chiese, spesso col fervi-do impegno da parte di numerosi volon-tari. Così i bambini, ma anche gli adulti, si accostano con nuovo stupore non so-lo al mistero della natività ed all’adora-zione dei pastori ma anche alla magia dell’alternanza tra giorno e notte, al ba-gliore della cometa, al gorgoglio dell’ac-qua nei ruscelli, ai movimenti meccanici delle deliziose statuine del falegname, del fabbro, della lavandaia.

Tra i presepi più visitati si segnalano:

la mostra dei presepi presso I’Istituto Saveriano in città dove ogni anno viene

organizzata un’esposizione di presepi missionari con statuine originali prove-nienti dai cinque continenti della terra; il grande complesso allestito a Scalda-ferro in prossimità del Santuario (si ri-corda che il santuario è stato ampliato con una parte nuova decorata con pre-gevoli mosaici). Qui il visitatore ha la possibilità di ammirare la ricostruzione di un paesaggio palestinese dei tempi di Gesù, arricchito di giochi di luce, melo-die natalizie ed immagini in movimento;

il presepe all’interno dell’Istituto degli Scalabrini a Bassano. Si tratta di un presepe artistico con oltre 80 anni di storia e sempre in continuo sviluppo, grazie anche alla collaborazione di va-lenti scultori di Nove. Oltre alla grande scena della natività, altre numerose sce-ne illustrano la storia della salvezza, dal peccato originale alla Pentecoste. Que-sto grandioso presepe, visitabile fino al-lo scorso Natale, non è certo peraltro che possa essere allestito anche que-st’anno. Alcune iniziative originali nel territo-rio Ci sono però nel territorio vicentino an-che alcune iniziative molto particolari che si distinguono per la loro originalità, connessa anche con l’ambiente alpe-stre. Qui si farà un breve cenno a tre di queste, senza pretendere di essere esaustivi e seguendo un criterio geogra-fico cioè spostandoci da ovest ad est nell’alto vicentino. Un prima iniziativa, definita unica nel suo genere, è realizzata da qualche an-no a Sant’Antonio del Pasubio, nella contrada Bariola, sotto le pareti incom-benti dei Forni Alti. Le vecchie case del-la contrada, segnate dal tempo, tornano a vivere per ospitare il mistero della Na-tività. La contrada diventa lo scenario di uno splendido presepe con statue a grandezza naturale che riproducono le fattezze dei residenti e vengono colloca-te tra le cantine i portici e focolari ripe-tendo gli antichi mestieri, regalando al PRESEPE DI SCALDAFERRO

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visitatore, specialmente di sera, un’at-mosfera magica. Un altro presepe di grande originalità e suggestione si può ammirare a Laghi, piccolo paese (è il più piccolo comune della Provincia) situato nelle valli attorno a Posina e conosciuto anche per aspet-ti gastronomici, in particolare per i piatti a base di gnocchi. Un paese che duran-te la Grande Guerra sopportò l’invasio-ne delle truppe austriache, subendo danni e devastazioni. Nel periodo natalizio viene organizzata una manifestazione denominata “Incanto di Natale” che comprende vari eventi: concerti con cori e gospel, mer-catini, fiaccolata tradizionale e grandio-so spettacolo pirotecnico. Una delle sin-golarità della manifestazione è il bellissi-mo “presepe sull’acqua” che si può am-mirare sulla sponda del lago principale del centro collinare. Un’ulteriore iniziativa particolarmente originale si può trovare in uno degli an-goli più antichi dell’Altipiano, a Castel-letto di Rotzo. Siamo in una zona cari-ca di storia, anzi di …preistoria. Proprio vicino si trovano infatti gli scavi archeo-logici del Bostel, un villaggio di capan-ne di epoca precristiana. Qui sorge la chiesetta di Santa Margherita, martire di Antiochia, ritenuta la prima chiesa dell’Altipiano. L’antica costruzione, considerata mille-naria, è stata più volte restaurata. Custodisce anche un campana secolare (del 1439) fortunosamente salvatasi dal-la trasformazione in metallo per cannoni da parte dell’esercito austriaco nel 1916. L’ultimo restauro completo della chiesa risale alla fine del 1900 e permette ora al visitatore di poter ammirare un com-plesso che pur nella sua semplicità ap-pare quasi un piccolo gioiello architetto-nico, ben inserito nel contesto montano. Qui da qualche anno nel periodo natali-zio viene allestita una mostra denomina-ta “dei cento presepi”.

I presepi artigianali vengono realizzati dai cittadini di Rotzo più appassionati e dai ragazzi delle Scuole Medie, utiliz-zando le tecniche e materiali più dispa-rati, dando libero sfogo alla creatività e alla fantasia. Dai presepi più classici, scolpiti nel legno o realizzati con mate-riali naturali, alle natività più origina-li, create sfruttando oggetti di uso quoti-diano, come la carta stagnola, la pasta, le calze di nylon, lampadine e molto al-tro. Non possono mancare ovviamente presepi realizzati con ampio uso di pata-te, che sono la specialità locale. Per chi fosse interessato a visitare questa sin-golare esposizione si precisa che, con-siderata anche la posizione piuttosto marginale di Rotzo rispetto ai principali itinerari dell’altipiano, nei punti strategici della statale del Costo vengono apposte opportune segnalazioni per raggiungere la mostra. Basta quindi un po’ di buona volontà e di positivo interesse per compiere una visita ai presepi gratificando con la pro-pria presenza quanti hanno contribuito con dedizione e passione a realizzare opere che sanno ancora stupire rappre-sentando specie per i bambini un mo-mento educativo spesso alternativo ad altre proposte più banali che li raggiun-gono nel periodo natalizio.

Renato Rossi

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Premessa

Nella cultura dell’oriente e dell’occidente, nella letteratura, nel linguaggio corrente e in quello dell’arte, quando ci si riferisce a Ma-ria Madre di Gesù il Cristo, viene abbinato il titolo “Vergine”. In queste festività natalizie, per pensare a qualcos’altro al di là dell’interesse prevalen-temente economico, ritengo che possa es-sere gradito al lettore di Andreopoli il conte-nuto di un articolo segnalatomi tempo fa. L’ho trovato interessante perché aiuta ad in-trodurre nel mistero celebrato dal Natale . Propongo perciò tale contenuto, sperando di non tradirne l’efficacia avendolo un po’ rielaborato, e dovendo riportare, per un mi-nimo di correttezza qualche termine greco, anche se in grafia italiana. L’articolo in que-stione si intitola “concepirai nel grembo (Lc. 1,31): l’Angelo annuncia a Maria il suo con-cepimento verginale” e propone l’analisi di questo solo versetto del Vangelo di Luca, te-nendo però in evidenza il suo contesto. L’au-tore è Ignace De La Potterie, il quale – preci-

sazione da farsi – usa la versione biblica UTET, diversa da quella della CEI. Chi deside-ra il testo originale può cliccare sul sito http/www.30giorni.it/articoli-_id_14085. L’articolista definisce la pericope dell’annun-ciazione “una delle più belle e profonde del Vangelo di Luca, ma anche una delle più complesse, spesso ancora interpretata in modo approssimativo se non sbagliato”.

L’inizio Nelle parole del saluto dell’angelo Gabriele (“forza di Dio”) Maria è dichiarata “resa gra-dita a Dio” (kekaritomene). Nel testo greco è un verbo al passivo perfetto: Gabriele rico-nosce che Maria ha sperimentato da tempo, sotto l’influsso di un dono gratuito di Dio, “un desiderio di verginità” – così si esprimo-no S. Tommaso e S. Bernardo – che l’ha pre-parata alla missione di maternità universale mettendo al mondo Gesù.

L’annuncio Il cuore dell’annuncio è condensato nelle poche parole del versetto 1,31 “ed ecco,

L’annuncio di una nascita speciale:

“Concepirai nel grembo”

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concepirai nel grembo” ed è seguito da due momenti successivi: “partorirai un figlio “ e “gli porrai nome Gesù”. E’ strano, commenta Ignace De La Potte-rie, che l’esegesi di solito non sottolinei “nel grembo” (nota: nel testo CEI trovia-mo l’espressione dopo, in Lc. 2,21), quasi fossero parole banali, inutili e pleonasti-che: non e evidente che la donna concepi-sce sempre nel grembo? Ma questo lo sa-peva benissimo Luca, che era medico, pe-ro , essendo anche evangelista, ha sottoli-neato con le parole “nel grembo” qualcosa che per lui aveva un significato importan-te: un concepimento integralmente “nel” grembo, quindi completamente interiore a Maria, verginale. Vediamo perche .

Le sfumature nascoste dal testo greco Il riferimento va alla celebre profezia sull’Emmanuele di Isaia 7,14 al quale ri-manda anche il testo dell’annuncio a Giu-seppe in Mt. 1,23: “ecco la Vergine avrà nel grembo e darà alla luce un figlio e chia-meranno il suo nome Emmanuele”. In Mat-teo, che sottolinea la paternita legale, così viene spiegato a Giuseppe il concepimen-to avvenuto per opera dello Spirito. Ci sono alcune differenze tra il testo di Isaia e di Matteo, dove il fatto e raccontato in terza persona, e quello di Luca dove tutto si svolge con l’immediatezza di un dialogo diretto tra l’angelo e Maria. Luca aveva usato nel versetto precedente 1,27 e per ben due volte il sostantivo “la Vergi-ne”, quindi anche se nel dialogo diretto ta-le termine scompare, e con esso la rela-zione stretta con il verbo “concepire” del testo profetico, la realta che l’evangelista annuncia e detta, e con forza, dall’introdu-zione di una nuova formula, assolutamen-te unica, apparentemente pleonastica. Non usa “avere nel grembo” - en gastrì - di Isaia e di Matteo, ma “concepirai - sull’Am-cei - nel grembo”. Per parlare del concepimento ordinario,

l’Antico testamento usa, di solito, oltre al semplice “concepire” - sullambanein - sen-za alcuna aggiunta, due formule: “ricevere nel grembo” il seme di un uomo, di cui spesso e detto il nome (ad es. in Is. 8,3), oppure “avere nel grembo” riferito ad una donna ormai incinta (ad es. Gen. 38,25). Queste formule sono escluse da Luca, il quale sapeva da ricerche accurate (Lc. 1,3) dell’espressione consapevole di Ma-ria “non conosco uomo”, sono vergine (Lc. 1,34). Tale affermazione e riferita al pas-sato, ma certamente anche al futuro: es-sendo sposa a Giuseppe, avrebbe potuto tranquillamente dargli un figlio, cosa esclusa dall’obiezione implicita alla do-manda “come avverrà questo?” domanda altrimenti troppo ingenua, se non stupida, da parte di Maria. A riprova della formula linguistica scelta, in Luca abbiamo quattro testi significativi da mettere a confronto. I primi due sono riferiti ad Elisabetta, moglie di Zaccaria e madre del Battista: Lc. 1,24 ove si dice “concepì e si tenne nascosta per cinque mesi” precedenti l’annuncio a Maria, e Lc. 1,36 ove l’angelo afferma “ha concepito un figlio nella sua vecchiaia”. Il terzo e il quarto testo sono quelli riferiti a Maria, in cui e usato lo stesso verbo ma con l’ag-giunta “nel grembo”: il nostro 1,31 “concepirai nel grembo” e il versetto 2,21 “come era stato chiamato [Gesù] dall’ange-lo, prima di essere stato concepito nel grembo” (traduzione anche del testo CEI). Se si prova, anche mentalmente a dire “concepirai nel tuo seno” sottolineando “concepirai”, l’effetto e diverso se invece si da maggiore rilievo alle parole “nel tuo se-no”: si nota subito che e come dire “proprio lì avverrà tutto”.

Conseguenze Questa formula linguistica e così unica in tutta la Sacra Scrittura perche vuole spie-gare un fatto unico, speciale, dando così ad esso un senso storico-salvifico e teolo-

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gico in relazione a Maria. Il senso storico e questo: Maria concepisce fisicamente: c’e un realismo e una norma-lita che esclude il mito in riferimento a Co-lui che i cristiani riconoscono come Mes-sia. Il senso salvifico in relazione a Maria e che quel concepimento e , e solo per lei, un fatto integralmente interiore, escludendo un’azione fecondante esteriore, ed e spie-gabile solo con un intervento spirituale dovuto alla “potenza dell’Altissimo”. Il breve testo esaminato “ed ecco, concepi-rai nel grembo” da quindi significato anche teologico al versetto conclusivo del brano (1, 35 b) illuminando il senso storico di questo concepimento verginale: “proprio per questo (dio kaì ) – dice l’angelo a Maria – il Figlio che nascera [da te] santo verra chiamato Figlio di Dio: Gesu , se era Figlio dell’Altissimo (v.32) potra essere presenta-to come Figlio di Dio.

Conclusioni Come si vede, nel testo lucano c’e un cre-scendo ed una continuita , a partire dal quel “piena di grazia” (1,28) e dall’iniziale triplice articolazione dell’annuncio (il “concepimento del grembo” di Maria, il parto di un figlio, l’imposizione del nome). Viene sottolineata la preparazione di gra-zia, il concepimento e il parto verginale (“cio che nascera santo” incontaminato e dedicato a Do): sono tappe della vita di Maria che diventano centrali per la fede e per l’annuncio del Vangelo al mondo: Gesu e il Figlio di Dio, quel Salvatore che si pre-senta bambino (Lc. 2,12-13) il segno che abbiamo un Padre che ama tutti gli uomi-ni. Nella speranza che anche queste righe aiu-tino a celebrare con gioia le festivita nata-lizie, ci auguriamo ogni bene, in Cristo.

Vittorio Peserico

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L’estate passata, a cavallo tra luglio e agosto,

a Fiera di Primiero, si è svolto il campo supe-

riori recuperando una vecchia idea di unità;

infatti diversamente dagli ultimi anni, il cam-

po ha avuto la compartecipazione di tutti i

gruppi delle superiori. Gli animatori hanno ba-

sato quest’esperienza sul tema del viaggio, in-

teso non soltanto come “viaggio di piacere”,

ma cogliendone varie sfaccettature quali i sensi

con i quali sperimentarlo, i compagni con cui

affrontarlo, i fenomeni migratori, fino ad ar-

rivare al “viaggio interiore” per conoscere me-

glio se stessi.

Durante i 6 giorni in cui gli animatori hanno

animato il campo (il settimo si sono riposati),

sono state fatte attività non solo ricreative,

quali camminate o giochi, ma anche attività di

riflessione e crescita personale.

Per concludere il percorso del gruppo di

quinta superiore è stato organizzato “un cam-

po nel campo”, ovvero i ragazzi hanno passato

tre giorni in camminata tra bivacchi e rifugi

sulle Pale di San Martino. Sono tornati il pe-

nultimo giorno per vivere un’ultima giornata

di condivisione, conclusasi con un gran falò

dove ognuno ha potuto esprimere i propri

pensieri ed emozioni riguardanti la settimana

appena trascorsa.

Vi aspettiamo con trepidazione, ciao.

Mario Castrogiovanni

Campo superiori — Fiera di Primiero 29 LUGLIO - 5 AGOSTO

CCAMPIAMPI ESTIVIESTIVI

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Lo scorso luglio, precisamente la settimana dal 22 al 29 luglio 2017, si è svolto il campo medie della no-stra parrocchia, che ha visto la par-tecipazione di numerosissimi ra-gazzi dalla prima alla terza media e animatori, alcuni alle prime armi, altri ormai più che esperti. Il cam-po è stato sviluppato sul film di “Snoopy and friends” , una storia che narra di un gruppo di amici du-rante un intero anno di scuola, ra-gazzi tutti diversi tra loro. La loro storia ci ha offerto molti spunti di riflessione:

l’amicizia, il sentirsi adeguati o inadeguati, il bullismo e molto al-tro. Non sono mancati i momenti di

gioco e di divertimento, che reste-ranno nei nostri ricordi e nei nostri cuori per sempre.

Come dimenticare il “pomeriggio degli abbracci”, la doccia sotto le cascate, i falò o il “ grande gioco”?

Siamo partiti il sabato… e già il giorno dopo non potevamo più fare a meno l’uno dell’altro, siamo stati e continuiamo ad essere un gruppo affiatato dove ci si vuole bene.

Non vediamo l’ora di ripetere l’e-sperienza: tutti gli animatori con don Claudio e le cuoche Annama-ria, Natalina e Marco vi aspettano per l’estate prossima!

Marina Gislon

Campo Elementari 2017 - Pieve Tesino 15-22/07

Campo medie — Pieve Tesino 22-29 luglio

CCAMPIAMPI ESTIVIESTIVI

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ELFIO E LIPPA

Adiacente al bosco dove abitava Elfio, si estendeva una bellissima pineta, creata in tempi recenti dall’uomo, accanto ad alcune abitazioni, per dare fresco ed ombra alle persone che vi abitavano.

In questa pineta c’erano anche alcune famigliole di gnomi, piccole comunità ma amanti della natura, pure loro. In una di queste c’era anche Lippa, una piccola, ma carina, gnoma, coetanea ed amica di Elfio.

Ogni tanto, Lippa ed Elfio, si trovavano in quei pomeriggi di libertà, dopo aver fatto i propri compiti di scuola a casa, ed insieme giocavano come tutti i ragazzini del-la loro età. Insieme parlavano anche dei loro progetti da adulti e di come pensavano a vivere il loro futuro.

Spesso, assieme, andavano anche a raccogliere, ognuno col proprio cestino, i frutti del sottobosco, quelli che la natura donava a loro, a volte anche generosamente. Trova-vano facilmente fragoline, lamponi, mirtilli ed anche funghi, questi ultimi talvolta erano anche abbondanti, cercavano di raccoglierli prima che passassero quelle persone che salivano dalla città, che spesso non rispettavano la natura, anzi, la danneggiavano.

Coi pochi ma sufficienti frutti raccolti, poi, nelle loro rispettive abitazioni, preparavano delle ottime confetture che servivano come riserva di cibo per il periodo invernale, quando la natura si assopiva e non produceva più. Con i funghi si preparavano piatti molto prelibati, loro conoscevano bene quali erano i funghi commestibili da raccogliere.

I loro genitori erano felici di avere due figlioli co-me loro, educati, buoni, rispettosi ed obbedienti. El-fio era anche molto bravo a raccogliere la legna da ardere per il periodo freddo, ripuliva sempre il sotto-bosco nei pressi della sua abitazione, senza deturpare l’ambiente, poi la tagliava a misura adatta alla loro piccola stufa e l’accatastava ordinatamente. Lippa, invece, era bravissima preparare i dolci, la sua spe-cialità erano le crostate alla frutta, quella frutta che raccoglieva assieme ad Elfio. Il giovane gnomo do-nava a Lippa un po’ della sua legna da ardere in cambio di qualche crostata, lui amava tanto la cro-stata di fragoline di bosco fatta da Lippa.

Ogni mattina, dopo che il sole s’era alzato e cominciava a riscaldare il mondo intor-no, i due ragazzi andavano, con i propri zainetti pieni di libri, alla loro scuola, che era situata ad un paio di boscaglie dalle loro rispettive abitazioni; procedevano assieme parlando, scherzando e ridendo felicemente, erano sempre puntuali alle lezioni, mai in ritardo. La materia che Elfio amava di più era la geografia, quando aveva davanti a

PPOESIEOESIE EE RRACCONTIACCONTI

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sé una cartina geografica, sognava viaggi avventurosi e sempre senza ritorno. Lippa, invece, amava studiare lingue straniere, da adulta voleva fare l’interprete e girare, an-che lei, il mondo. Tutti e due, nello zainetto, avevano le merendine da consumare duran-te la pausa di mezza mattinata, naturalmente il loro piccolo panino era spalmato di deli-ziosa confettura di frutta, quella stessa che era stata preparata da loro con la frutta raccolta nel bosco.

A volte noi “umani” quando andiamo a passeggiare nei boschi, devastiamo cespugli di fragoline, di lamponi, di mirtilli e calpestiamo, scalciamo per romperli, i funghi che troviamo vicino agli alberi, senza pensare che questi prodotti della natura servono alla sopravvivenza di piccoli esseri, che noi non vediamo ma che esistono.

E’ per quello che a volte troviamo scritto su dei cartelli: “Ama il bosco e la natura e lasciale i propri frutti”.

Tiberio Valente

SPERANZA

La farfalla non conta gli anni ma gli istanti. Per questo il suo breve tempo le basta. (Tagore)

AMORE

La misura dell’amore è amare senza misura. (Sant’Agostino)

SAGGEZZA C’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti.

(Proverbio cinese)

FELICITA’ Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una

splendida felicità. (Pablo Neruda)

OTTIMISMO L’ottimismo è un dono di Dio;

il pessimismo una scoperta dell’uomo. (Proverbio arabo)

PPOESIEOESIE EE RRACCONTIACCONTI

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ANTONIO

Deriva dal nome della gens latina Antonius, An-tonia, di probabile origine etrusca ed è un nome genti-lizio. Tratto dal greco An-tionos, significa “nato pri-ma”, “che combatte”, “che affronta”, “che precede”. Dal Rinascimento in poi il suo significato è stato erro-neamente collegato alla pa-rola greca Anthos (fiore) e sembra non aver connessio-ne reale col nome stesso. E’ il terzo nome maschile per diffusione in Italia, Anto-nino è trentesimo (rif. 2001). Il culto cattolico fe-steggia numerosissimi santi con questo nome. L’ono-mastico è tradizionalmente festeggiato il 13 giugno in ricordo di sant’Antonio portoghese (1195-1231), dell’Ordine dei Minori, pa-dre della Chiesa, francesca-

no, famoso predicatore e taumaturgo, Patrono di Pa-dova, degli orfani, delle re-clute, dei commercianti in vetro, dei prigionieri, di Costigliole di Saluzzo e del Portogallo. Lo si invoca per ritrovare gli oggetti smarriti e contro la sterilità femmi-nile. Altro santo con questo nome è della nostra terra vicentina, il Vescovo Anto-nio Farina, fondatore delle suore dorotee.

Esistono ancora altri santi con questo nome che la Chiesa commemora in date differenti e precisamente: un martire di Antiochia, il 9 gennaio; il beato Pucci, morto nel 1892, il 12 gen-naio; un abate, detto “il Grande”, vissuto tra il III ed il IV secolo nella Tebai-de, eremita ed asceta cri-stiano in Egitto, fondatore delle comunità anacoreti-che, patrono degli agricol-

tori, allevatori, campa-nari, fornai, droghieri, macellai, pizzicagnoli, salumieri e bestiame, animali in genere, il 17 gennaio; un martire di Nagasaki, il 6 febbraio; il beato da Stroncone, il 7 febbraio; un vescovo di Costantinopoli, il 12 febbraio; un martire di Alessandria, il 14 feb-braio; il martire canade-se Daniel, il 16 marzo; il santo Pavoni, morto nel 1374, il 9 aprile; il vescovo di Bobbio, An-tonio Maria Gianelli, fondatore delle Figlie di

Maria Santissima dell’Orto, il 7 giugno; il confessore Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Chierici Re-golari di San Paolo e delle Vergini Angeliche a Cre-mona, il 5 luglio; il santo Turriani, morto nel 1484, il 24 luglio; il fondatore del monastero di Petcerski a Kiev, morto nel 1073, il 10 luglio; il beato Della Chie-sa, morto nel 1459, il 28 luglio; il santo Primaldi, morto nel 1480, il 14 ago-sto; il martire d’Africa (con Andrea, Giovanni e Pietro), il 23 settembre; il beato Daniel, morto nel 1648, il 18 ottobre; il Claret, patro-no degli editori e dei librai, il 24 ottobre; il beato Baldi-nucci, morto nel 1717 ed un martire di Ankara, il 7 novembre; un altro santo martire di Roma (con Ire-neo, Saturnino e Vittore), il 15 dicembre; un monaco lerinese, il 28 dicembre.

Numerose le varianti ita-liane: Antonello, Nello, Antonico, Antuono, Tonio, Toni, Totò, Antonino, Toni-no. Forme straniere: Antho-ny, Tony (inglese); Antoine (francese); Anton, Antonius (tedesco); Antocha (russo); Antonio (spagnolo). Forme derivate femminili: Anto-nella, Nella, Antonietta, Et-ta, Nina, Tonia, Tonina.

Numerosi personaggi di grande fama portano questo nome: l’oratore romano Marco Antonio (143-87 a.C.), celebrato da Cicero-ne; il generale e uomo poli-

IL NOME RACCONTA UNA STORIA … NNOMIOMI

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tico romano Marco Antonio (82-30 a.C.), nipote e luo-gotenente di Giulio Cesare, amante e sposo di Cleopa-tra; i musicisti Antonio Vi-valdi (1678-1742); Antonio Salieri (1750-1825); Anton Dvorak (1841-1904), com-positore della sinfonia “Dal mondo nuovo”; Anton Bruckner; i pittori Antonel-lo da Messina (1430-1479); Antonio Canal detto ‘il Ca-naletto’ (1697-1768); Anto-nio Allegri detto ‘il Correg-gio’ (1489-1534); Antonel-lo da Messina; Antonio Pi-sano detto “il Pisanello”; lo scultore Antonio Canova (1757-1822), gli scrittori Antonio Fogazzaro, Anton Cechov, Antoine Saint Exu-péry; l’architetto Antonio da Sangallo.

Antonio Machado, poeta spagnolo, autore di Campi di Castiglia e Solitudini. Antonio Gramsci, filosofo, uomo politico e fondatore del partito comunista italia-no, morto nelle carceri spe-ciali fasciste. Antonio Stra-divari (1643-1737), liutaio impareggiabile i cui violini sono passati alla storia; gli architetti Antonio Gaudì, spagnolo, creatore della “Sagrada Familia” di Bar-cellona, e quello italiano, Antonio Sant’Elia, futuri-sta; l’attore inglese Antho-ny Quinn e quello america-no Tony Curtis. Il cantante francese Antoine Muraccio-li, i due italiani Tony Dalla-ra e Little Tony, attivi negli anni Sessanta ed Antonello Venditti, la cui fortuna con-tinua dagli anni Settanta. Il

principe Antonio De Curtis, in arte Totò. Lo scrittore e aviatore francese Antoine Saint-Exupèry, autore della celebre fiaba ‘Il piccolo principe’ e del romanzo ‘Volo di notte’. Antonio Fo-gazzaro, scrittore italiano autore di ‘Malombra’.

Personaggi immaginari: Antonio das Mortes, il can-gaceiro interprete di due film di Glauber Rocha. Il protagonista de ‘Il bell’An-tonio’, di Vitaliano Branca-ti. Padron N’Toni nel ro-manzo ‘I Malavoglia’ di Giuseppe Verga.

Antonio concentra in sé tante virtù: tenacia, forza, coraggio, vitalità, volontà di imporsi. E’ un lottatore nato e ama incommensura-bilmente la vittoria. E’ un dominatore anche con le donne che ama e alle quali resta fedele. Non è mai pa-go, supera una sfida e già pensa alla prossima.. che fatica vivere accanto ad uno spirito tanto indomito che rifiuta i limiti e non accetta confini di nessun genere!

Corrispondenze: segno dello Scorpione. Numero portafortuna: 6. Colore: giallo. Pietra: rubino. Me-tallo: ferro.

CATERINA

Deriva dal greco “kataòs” o “katharos” e significa “pura”. Alla base vi è un nome tardo-greco e bizanti-no, forse derivato da Ècate, dea degli inferi, o dall’epi-teto di Febo “Hekatos” o “Ekatos”, riduzione di

“Ekatebolos”, con il signi-ficato di “che saetta”, attri-buto di Apollo. Si diffuse in tutto l’Oriente ed in Oc-cidente nella forma latiniz-zata Catharina, In Oriente il nome si è sviluppato so-prattutto nella forma Katia, particolarmente nei paesi di lingua slava, ed è in questa forma che lo si trova tra le minoranze di lingua slove-na del Friuli Venezia Giulia e come nome esotico di moda in Emilia Romagna ed in Toscana, e nelle va-rianti di Catia, Katy e Ket-ty. E’ un nome molto diffu-so in tutta la Penisola, par-ticolarmente in Lombardia e in Sicilia, anche nella va-riante Catterina e soprattut-to nella forma abbreviata Rina. Si diffuse tra Oriente ed Occidente nella forma latinizzata Catharina. Il no-me si è diffuso nel Tardo Medioevo soprattutto per il culto di due sante: santa Caterina di Alessandria d’Egitto, che in greco si chiamava Aikaterìne, tra-sformazione di Ekaterìne , martire sotto l’imperatore Massimino Daia, Aikaterì-ne comunque, fu accomu-nato a Katharos, trascritto in latino Catharina e poi in italiano Caterina, e la santa Caterina Benincasa da Sie-na, morta nel 1380. L’ono-mastico è tradizionalmente festeggiato il 29 aprile in memoria di santa Caterina da Siena, terziaria france-scana, morta nel 1380, pa-trona d’Italia, assieme a san Francesco d’Assisi di Ro-ma, di Siena, delle lavan-

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daie, dei corrieri ed infer-mieri. La Chiesa ricorda an-cora: la santa Caterina Ric-ci, vergine di Prato, patrona dei tabaccai, il 2 febbraio, in alcuni luoghi è venerata il 13 febbraio; la Caterina de’ Vigri, vergine france-scana di Bologna, morta nel 1463, il 9 marzo, unitamen-te alla beata Emmerich; una vergine svedese, figlia di santa Brigida regina di Sve-zia, il 24 marzo; la Cateri-naThomas, vergine canoni-chessa regolare dell’Ordine di sant’Agostino di Palma di Maiorca, il 5 aprile; una vedova di Genova, patrona delle infermiere, il 14 ed il 15 settembre, che in alcune località viene commemora-ta al 9 e al 22 di marzo; la santa Caterina vergine e martire di Alessandria d’E-gitto, viene festeggiata il 25 settembre, ma in alcune lo-calità viene venerata il 25 novembre, è la patrona del-le sartine, dei mugnai, dei prigionieri, delle balie, del-le nutrici, dei barbieri, dei

parrucchieri, dei filosofi, degli arrotini, delle mo-diste e dei teologi; la santa parigina Cathérine Labourè, il 31 dicembre; la beata Caterina Cardo-gna, morta nel 1377, vie-ne onorata il 12 maggio; la beata Caterina di Pal-lanza, morta nel 1478, il 6 aprile; la beata Cateri-na di Racconigi, morta nel 1547, il 4 settembre. Personaggi noti. E’ un nome molto diffuso negli ambienti regali, Caterina I di Russia, moglie di

Pietro il Grande; da Cateri-na II detta “la Grande”, im-peratrice russa; a Caterina de’ Medici, che ordinò nella notte di san Bartolomeo (24 agosto 1572) il massacro degli Ugonotti; Caterina d’Aragona regina d’Inghil-terra, la prima moglie di Enrico VIII; Katherine Mansfield, scrittrice, autrice di ‘Alla baia’, ‘Felici-tà’ ed altri racconti; Cathéri-ne Spaak, cantante e attrice francese; Cateri-na Caselli, la celebre “casco d’oro” degli an-ni Sessanta; Katharine Hepburn, Catherine Deneuve e Rina Morel-li, attrici.

Personaggi immagi-nari. Katherine è il no-me della protagonista del romanzo di Emil Bronte ‘Cime tempe-stose’; la principessa Catalina in ‘Astro della sera’ di Mihai Emine-scu.

Forme derivate italia-ne: Catarina, Cati, Ca-

ty, Katia, Catya, Rina. Forme straniere: Catalina

(spagnolo); Katrin, Katheri-na, Katharine, Kathe, Kat-chen, Rina (tedesco); Eka-terine, Katina, Katia, Ka-tyusha (russo); Katherine, Kate, Kathlin, Ketty, Cathe-rine, Catharine, Cathy (in-glese); Cathérine (france-se); Aikaterine (greco).

A Caterina tutto è permes-so. Ogni vetta è a portata di mano grazie a un insieme unico di qualità e virtù che la rendono unica. Orgoglio e umiltà, istinto e riflessio-ne, forza e debolezza, tene-rezza e crudeltà, Caterina usa ogni aspetto del suo va-riegato carattere per arriva-re dove vuole.

Corrispondenze: segno dei Pesci. Numero portafortu-na: 2. Colore: rosso. Pietra: rubino. Metallo: mercurio.

Tiberio Valente

Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Ales-

sandria Fei Paolo di Giovanni (1369-1411)

Accademia Carrara - Bergamo -

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18 maggio 2017. Siamo in Portogallo: ventotto pellegrini, per capogruppo il no-stro don Claudio, come guida la bravissi-ma Marilia.

Attraverso ridenti paesi e verdi bo-schi, giungiamo a Braga, dove una monu-mentale scalinata barocca, veramente spettacolare, conduce al Santuario del Bom Jesus do Monte. Salendo gli scalini dei Cinque Sensi e delle Tre Virtù, co-minciamo ad entrare in una dimensione spirituale. Il paesaggio dall'alto è incante-vole, il cielo azzurro intenso.

All'interno del Santuario ci colpisce l'altare, che sembra il palcoscenico di un teatro, dove i personaggi sacri sono sta-tue a grandezza naturale, rivestiti di vere tele e sgargianti mantelli.

Il giorno dopo siamo in Spagna. Avvici-nandoci a Santiago de Compostela, vedia-mo moltissimi pellegrini camminare lun-go i sentieri con zaini e cappelli. Fin da lontano scorgiamo le altissime guglie del-la famosa cattedrale. Durante la messa del Pellegrino, alle ore 12, concelebrata anche da don Claudio, i sacerdoti alternano va-rie lingue: i fedeli vengono da tutte le par-ti del mondo e la chiesa è veramente af-

follata! Sentiamo che è un'esperienza in-credibile e molto forte. Quando alla fine della celebrazione si ripete la cerimonia del Turibolo, rimaniamo tutti incantati: il Botafumeiro, un enorme incensiere d'ar-gento, viene spinto dagli addetti come una sacra altalena, prima piano e poi sempre più forte, fino a toccare quasi il soffitto da una parte all'altra della navata centrale, spargendo profumato incenso su tutti noi. Ammiriamo poi da vicino la statua di san Giacomo (Santiago), posta sull'altare maggiore. La sua espressione sorridente ci comunica molta serenità e spiritualità. Sembra dirci: “Ti aspettavo!”.

Il giorno seguente percorriamo a piedi l'ultima parte del Cammino: il cuore mi batte forte mentre entro per la seconda volta nella Cattedrale. Il seppur breve tratto ci ha fatto provare il senso del pel-legrinaggio, camminare insieme condivi-dendo qualcosa di sé.

Il rito più significativo, l'abbraccio al Santo Apostolo, dicendo “Amico, racco-mandami a Dio!” lo facciamo da dietro la statua, cui siamo arrivati per una scalet-ta. L'emozione è veramente notevole! Pa-re di abbracciare un grande amico, un amico vero, che ti aiuterà per tutta la vita.

La messa celebrata da don Claudio, il giorno successivo, al Santuario di Nostra Senora de la Barca, a Muxia, sull'Oceano Atlantico, resterà per sempre dentro di noi: la semplicità e la bellezza del luogo ci

PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA E FATIMA

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fanno sentire amati figli di Dio. A Capo Finisterre ammiriamo la potenza e i colo-ri dell'oceano. Lì termina veramente il cammino del pellegrino. Intanto la vita in comune ci fa diventare un gruppo, una grande famiglia: ci conosciamo tutti per nome e ci accorgiamo subito se manca qualcuno. Stiamo bene insieme e ci go-diamo anche gli allegri momenti convi-viali.

Dopo la visita alla meravigliosa città portoghese di Coimbra, andiamo dalla Mamma, come la chiamano i lusitani, cioè alla Madonna di Fatima. Enorme la piaz-za con la basilica vecchia e la grande chiesa moderna, piccola la statua di Ma-ria, nella Cappellina delle apparizioni. Il momento più bello di tutto il pellegrinag-gio è per me la recita del Santo Rosario alla sera, insieme ad una folla di fedeli che risponde alla prima parte dell'Ave Maria ognuno nella propria lingua.

Siamo tantissimi, da tutte le parti del mondo, e tutti crediamo in Dio e nella Madonna! La successiva processione con le fiaccole, cantando insieme dietro la statua della Mamma, è un piccolo pelle-grinaggio, è un momento di spiritualità assoluta, è la Fede che cammina e prega. Anche la visita alle modestissime case dei tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Fran-

cesco, tra i lecci e gli ulivi, con la bianca statua dell'Angelo che appare loro, ci fa sentire forte il grande Amore della Ma-donna verso tutti noi.

Nei giorni successivi ci spostiamo in varie località (Batalha, Alcobaca, Tomar, Evora, Nazarè) dove ammiriamo monu-menti, chiese e conventi di alto interesse artistico.

Nell'ultima tappa, il 24 maggio, arrivia-mo a Lisbona, la colorata e vivace capita-le del Portogallo, che già prepara per le strade e sulle case gli addobbi per la fe-sta del patrono, Sant' Antonio. Nella chie-sa a Lui dedicata è molto coinvolgente partecipare alla santa messa celebrata da Don Claudio e scendere sotto alla sacre-stia per visitare il luogo dove il Santo è nato . È il Santo più amato dagli abitanti di Lisbona, è il “nostro” Sant' Antonio di Padova: ci sentiamo veramente fratelli di questo popolo.

Concludiamo il pellegrinaggio il giorno successivo con la messa nel santuario del Cristo Re la cui magnifica e altissi-ma statua abbraccia dall'alto la città e an-che noi, riconoscenti a Dio per il grande dono di questa settimana, immersi nella bellezza e nella fede.

Maurizia Carli e Bruno Bruni

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L’avvicinarsi della Solennità del Santo Natale ci offre l’opportunità di approfondire la figu-ra di S. Giuseppe, padre legale di Gesù. Di lui i Vangeli non riportano alcuna parola, né alcun miracolo, nondimeno la Chiesa rico-nosce in lui il più grande tra i Santi, dopo –ovviamente – la Vergine Santissima. Egli è discendente di Davide, della tribù di Giuda. L’Angelo, infatti, annunciandogli la concezione verginale del Bambino che la Vergine porta in grembo, lo chiama “figlio di Davide” e lo invita a prendere Maria quale sua sposa perché “ciò che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20). E Giu-seppe, rassicurato dall’angelo della sopran-naturalità del concepimento, essendo uomo giusto, prese con sé la sua sposa e divenne padre di Gesù davanti alla Legge e agli uo-mini, inserendo così il Bambino nella discen denza di Davide e in quella di Abramo, e di-mostrando come si fossero compiute la pro-messa fatta a Davide (2 Sam. 7, 12-16) e la profezia di Isaia (Is. 7,14). L’iconografia sacra ci ha lasciato opere deli-cate ed edificanti, per lo spirito, sulla figura di S. Giuseppe: in esse cogliamo il suo pre-muroso affetto per il Bambino e per sua Madre. San Tommaso d’Aquino ha spiegato le molte ragioni di convenienza per la pre-senza di S. Giuseppe accanto a Gesù e a Maria: perché Gesù stesso non fosse ritenu-to illegittimo, perché Maria non fosse rite-nuta peccatrice e perché entrambi potesse-ro avere il suo aiuto e il suo sostentamento. Gli esegeti sono concordi nel concludere che la Famiglia di Giuseppe non era misera, come spesso si sente, erroneamente, dire, poiché egli, con il suo lavoro, assicurava a Gesù e a Maria un dignitoso benessere. Se poi vediamo Gesù misero e senza casa, si tratta di una povertà volontaria, abbracciata

per fini ideali. Dopo lo smarrimento di Gesù al tempio di Gerusalemme (Lc 2, 41-50), i Vangeli non riportano più alcunché di Giu-seppe. Certamente egli morì durante la vita nascosta del Redentore, assistito amorevol-mente dal Figlio e dalla Sposa, onde, a buo-na ragione, è invocato come patrono della buona morte. Numerosi sono i grandi Santi che hanno intitolato gli Ordini da loro fon-dati ed hanno connotato la spiritualità del loro carisma alla figura di S: Giuseppe. La riflessione teologica sulla figura di S. Giu-seppe è stata scarsa nei primi secoli della cristianità, ma ebbe un notevole sviluppo nei secoli XII e XIII. Impulso decisivo è stato dato da diversi Papi negli ultimi 150 anni, da Pio IX, che l’8 dicembre del 1870 lo procla-mò Patrono della Chiesa universale e ne so-lennizzò la festa il 19 marzo, a Pio XII che, nel 1955, consacrò il 1° maggio come la fe-sta liturgica di S. Giuseppe operaio. Il 15 agosto 1989, San Giovanni Paolo II ha firma-to l’Esortazione Apostolica “Redemptoris Custos” sulla figura e la missione di S. Giu-seppe nella vita di Cristo e della Chiesa. Il Popolo di Dio ha saputo tributargli un onore costante e spontaneo fin dall’inizio del Cristianesimo: una sana e costante de-vozione a questo grande Santo ci darà forza, luce, conforto nell’ascesa della vita. Zaccaria Antonio

SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA VERGINE MARIA

E PADRE GIURIDICO DI GESU’

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IL QUARTETTO VICENTINO

Chi siamo?

Angela Paolin, Maurizia Carli, Bruno Bruni, Giampaolo Versolato. Facciamo tutti parte del Coro di Sant'Andrea che ac-compagna la S.Messa del sabato sera. Forse avete avuto l'occasione di ascoltarci nelle serate del 31 Agosto (concerto) e del' 8 Settembre (karaoke), du-rante la Sagra di Sant'Andrea in Festa 2017 oppure nella rete informatica YouTube, sotto il sito Il quar-tetto vicentino. IL QUARTETTO VICENTINO. Che cos'è? Siamo un gruppo di quattro amici (beh,… Bruno e Maurizia sono coniugati), con la passione per la mu-sica ed il canto pop, revival anni 60 70 80, ed anche canzoni attuali. Facciamo rivivere i migliori successi di complessi quali I Nomadi, The Rokes, I Delirium, L'Equipe 84, I Pooh...e di cantanti come Mina, Celen-tano, Patty Pravo, Morandi, Little Tony e molti altri. Ultimamente si unisce a noi un nostro vecchio ami-co, Roberto Segato, per darci una mano a cantare. IL QUARTETTO VICENTINO. Perché? Il nostro scopo, oltre al divertimento personale, è il volontariato. Siamo volontari dell'I.P.A.B. di Vicenza. Essendo tre di noi pensionati, abbiamo deciso di dedicare una parte del nostro tempo all'intrattenimento degli anziani, ospiti negli Istituti e Case di Riposo, in occasioni di feste di compleanni, Natale, Carnevale, Festa delle Rose, Festa del Gelato, in collaborazione con le Educatrici delle strutture. Il nostro Parroco, Don Claudio Bassotto, ol-tre ad ospitarci negli ambienti parrocchiali per le prove di canto e per la custodia della no-stra strumentazione, gentilmente ci mette a disposizione il pulmino per i vari spostamenti. Attualmente svolgiamo il nostro servizio presso gli Istituti I.P.A.B. del Salvi, Ottavio Trento, San Camillo e Parco Città. Siamo invitati regolarmente anche presso la Casa di Riposo di Bo-naguro di Camisano Vic.no, oltre che le Case di Riposo San Gaetano e Suor Diodata Bertolo di Sandrigo. Usualmente, gli Enti ospitanti sopra citati, elargiscono alla nostra Parrocchia un rimborso spese per il trasporto e la manutenzione della nostra attrezzatura. IL QUARTETTO VICENTINO. Una riflessione Al termine di una festa di Carnevale presso una Casa di Riposo di Vicenza, una signora an-ziana, in carrozzina, si è avvicinata a noi complimentandosi per la nostra performance e poi ha detto: “Grazie a voi, questa sera potrò andare a letto serena.” Questo ci ha fatto capire che il nostro obiettivo di allietare queste persone con disagi, problemi, sofferenze fisiche, è andato del tutto a segno. Nulla ci può appagare di più. Doniamo a queste persone, un po-meriggio diverso dal solito, dei momenti di gioia, dei bei ricordi, un po' di vita...e alla fine siamo noi che riceviamo molto di più di quello che abbiamo dato a loro.

Il Quartetto Vicentino (nella foto da sinistra: Angela, Bruno, Maurizia, Giampaolo)

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Lo scorso 12 novembre

2017, presso la nostra

chiesa di Sant'Andrea

sono stati cresimati ben

37 ragazzi e ragazze:

27 della nostra comunità

parrocchiale e 12 di

Santa Maria Ausiliatrice.

Qui di fianco vi proponiamo

due foto per ricordare una

bellissima celebrazione con

don Enrico Pajarin vicario.

Preghiamo ancora lo Spirito

Santo per i nostri ragazzi e le loro famiglie

Dal Burundi...

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UN’ESPERIENZA CHE IL TEMPO

RINVERDISCE

Ogni lunedì, ad eccezione di una breve

pausa durante il periodo natalizio, alle ore

15.30 d’estate, e alle 15.00 quando le giorna-

te si fanno più brevi, nella sala della Canoni-

ca il gruppo di persone adulte, denominato

“Come alberi piantati lungo i corsi d’acqua”,

si raduna per ascoltare la Parola di Dio o

quella del magistero della Chiesa. È un ap-

puntamento atteso, desiderato al quale si

giunge con il cuore aperto all’ascolto, alla

condivisione e alla testimonianza. Questa è

ormai diventata una famiglia di amici, desi-

derosi di approfondire la Parola per ravviva-

re la fede, rendere più viva la speranza me-

diante semplici gesti di amore concreto.

In un radioso pomeriggio di ottobre, que-

st’anno, all’inizio dei nostri appuntamenti, ci

siamo recati in pellegrinaggio al santuario di

Chiampo dove, guidati dal Parroco, don

Claudio, abbiamo percorso in preghiera la

Via Crucis, quindi, dopo una breve sosta alla

grotto della Madonna, opera del beato Clau-

dio Granzotto, siamo entrati nella nuova

chiesa, dove una Suora Francescana Alcan-

tarina ci ha efficacemente aiutati a “leggere”

i mosaici che impreziosiscono l’abside dell’al-

tare maggiore.

Quanta ricchezza di fede, di arte, di sa-

pienza teologica è contenuta in quest’arte del

mosaicista gesuita p. Rupnik! Il punto di

partenza del mosaico è il

grande interrogativo su-

scitato in fr. Claudio, dal-

la tragedia dell’umanità

all’inizio del XX secolo:

“Chi è l’uomo? Qual è il

vero volto dell’uomo?”. Se-

condo p. Rupnik, fra

Claudio trova in Cristo la

risposta sull’uomo e su

Dio. E questa è un’intui-

zione molto forte. Perciò

parte dalla figura della

Madre di Dio nell’atteggiamento dell’offerta e

della presentazione del Figlio. Una donna:

Maria, l’aurora della salvezza. Un’intuizione

originale per dire che, al posto di un concetto

astratto c’è una persona, la Vergine Madre,

che presenta il vero uomo, il vero Dio. Di-

rimpetto alla Vergine troviamo la Veronica e

fra Claudio, cioè la passione raccontata da

una testimonianza: una donna che ha com-

piuto un gesto di amore verso Dio, e ha rice-

vuto il volto di Dio.

Sarebbe molto utile descrivere il signifi-

cato dato dall’autore a questi mosaici, ma

sarebbe troppo lungo. Ci limitiamo a dire che

l’intera opera d’arte parla della misericordia

del Padre manifestata all’umanità intera at-

traverso l’offerta del Figlio. Siamo ritornati a

casa con il cuore colmo di riconoscenza nei

confronti di Dio Padre, del Figlio e dello Spi-

rito Santo, perché è nel nome della Trinità

che si è compiuta e continua ad attuarsi la

redenzione.

Duranti gli appuntamenti di quest’anno

leggiamo e commentiamo il libro degli “Atti

degli Apostoli”, dove l’evangelista Luca narra

la vita della prima comunità cristiana di Ge-

rusalemme. È un testo poco conosciuto, per-

ché la liturgia ci offre di esso qualche brano

solo durante il periodo pasquale. Noi abbia-

mo pensato che approfondire le opere, lo stile

di vita dei primi cristiani del periodo aposto-

lico sia fondamentale per rifarci a quella co-

munità e riviverne lo spirito, il desiderio di

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conoscere sempre meglio la Persona di Gesù,

le opere meravigliose che lo Spirito Santo,

effuso sugli Apostoli nella Pentecoste, ha

compiuto nella comunità che viveva all’inse-

gna dell’ascolto della Parola, della preghiera

comune, dell’Eucaristia e della condivisione

dei beni.

Stiamo scoprendo quanto era bella, ricca

di fraternità vera e concreta la vita di questi

nostri Padri nella fede, un luogo dove ciascu-

no si sentiva a casa, accolto, aiutato, amato

nel nome del Signore Gesù. Non vorremmo

sembrare troppo ottimisti o ambiziosi nell’af-

fermare che, almeno po’ , le nostre riunioni

assomigliano a quelle della primitiva comu-

nità cristiana: anche noi ci sentiamo “a Ca-

sa”, anche noi desideriamo ascoltare e cono-

scere sempre meglio il Signore Gesù, anche

noi stiamo bene insieme, condividiamo tante

esperienze di vita: gioie, soddisfazioni, ma

anche difficoltà, problemi che comunicati,

diventano meno pesanti, consapevoli come

siamo tutti di poter contare sull’amicizia del

gruppo, sulla comprensione e sulla preghie-

ra, e non dite che questa è poca cosa! A ren-

dere più convincente ciò vi diciamo anche

che una coppia, per godere di questi beni, si

sposta ogni lunedì da Bassano a Vicenza, fe-

lice di stare con noi, ascoltare, comunicare e

lodare Dio per il dono di farci incontrare nel

suo Nome.

Grazie, dunque allo Spirito Santo che si

effonde sempre e con abbondanza sulla

Chiesa, come sulla prima comunità cristia-

na; grazie a don Claudio per la gentile, affet-

tuosa ospitalità, grazie a ciascuna/o degli

“….alberi piantati lungo i corsi d’acqua”,

sempre più rigogliosi e protesi verso l’Alto.

Il Gruppo del Lunedì con sr Maria Zaffonato

15 Venerdì

Dal 15 al 23 dicembre, ore 18.10 in chiesa: Novena di Natale Ore 20.30 adorazione eucaristica in chiesa

16 Sabato

Dalle 10.00 alle 12.00: CONFESSIONI per bambini delle MEDIE Dalle 14.30 alle 16.30: CONFESSIONI per ragazzi delle ELEMENTARI Dalle 16.30, in oratorio: FESTA DI NATALE PER BAMBINI E RAGAZZI Ore 20.45, in chiesa: CONCERTO DI NATALE “Venite Adoremus”.

17 Domenica

3a DI AVVENTO – Stelle di Natale per l’AVILL Animazione S. Messa delle 10.30: 2a elementare Ore 20.00 in chiesa: VEGLIA e CONFESSIONI per giovani e ragazzi delle superiori

19 Martedì Ore 20.00 in chiesa: VEGLIA DI NATALE solo per ragazzi di terza media e genitori

21 Giovedì Ore 20.00 in chiesa: VEGLIA DI NATALE per gli altri gruppi di catechesi famigliare

22 Venerdì Ore 20.30 adorazione eucaristica in chiesa

23 Sabato

CONFESSIONI PER TUTTI IN CHIESA: 9.00 – 12.00 / 15.00 – 19.00 Ore 20.45, in chiesa: CONCERTO DI NATALE con il coro “JOYFUL VOICE”

24 Domenica

4a DI AVVENTO – Benedizione delle statuine di Gesù bambino Animazione S. Messa delle 10.30: 1a elementare – no messa delle 18.30 Ore 22.00: VEGLIA e S. MESSA DELLA VIGILIA, a seguire cioccolata in Oratorio

25 Lunedì NATALE DEL SIGNORE - Ss. messe ore 8.00 – 10.30 – 18.30

26 Martedì Santo Stefano martire - S. Messa solo alle 18.30

31 Domenica FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA - ore 18.30: S. Messa di ringraziamento con il canto del Te Deum

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MAI QUATTRO: riempire la griglia con O e X in modo che non vi siano mai quattro simboli uguali consecutivi in nessuna riga, colonna e dia-gonale.

SUDOKU: partendo dalle cifre inserite, completare lo schema con le cifre da 1 a 9

CRITTOGRAFATO: a numero uguale cor-risponde lettera uguale.

DA COLORARE

La pagina dei giochiLa pagina dei giochiLa pagina dei giochi

GGIOCHIIOCHI

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3. Pacucci Nicola e Baldo Anna il 19 agosto a Bitonto (BA) 3. Chiumiento Francesco Stefano

e Faini Lucilla il 19 agosto a S. Carlo (Cesena)

4. Peruzzi Matteo e Cozza Giulia il 10 giugno

5. Spiller Cristiano e Villanti Francesca il 16 settembre all’Araceli nuova

Hanno celebrato il Sacramento del Battesimo (in ordine cronologico)

1. Bigolin Benedetto

2. Bisognin Caterina

3. Collodoro Olimpia

4. Dori Luisa

5. Montalbano Mattia Antonio

6. Romani Angela

7. Saccuzzo Paolo

8. Ballardin Gabriel

9. Padovan Lorenzo

10. Pellizzari Giona

11. Zampiva Vittoria

12. Azzolin Federico

13. Bressan Francesco

14. Zanella Celeste

15. Moreta Polanco Emily

16. Zaccaria Stefania

17. Frizzo Bianca

22. Scarpa Alice

23. Toniolo Riccardo

24. Trentin Alice

25. Visentin Marco

26. Wanni Arachchige Miriam

27. Zamunaro Laura

Vita che va e vita che cresce a S. Andrea nell’anno 2017

Ci hanno lasciato per raggiunge-re l’Eternità (in ordine cronologico)

1. Martinelli Caterina

2. Erminelli Marco

3. Marcati Bruna

4. Zitharova Mariyka

5. D’Ambros Maria (Mery)

6. Zilio Alberto

7. Benetazzo M.Antonietta

8. Vidovich Nicola

9. Martignoni Aida

10. Cazzola Gianluigi

11. Taglieri Angelo

12. Fracassi Nizza

13. Pace Rosina

14. Pesavento Luigia

15. Pellegrino Anna

16. Bizzotto (Irma) Agnese

17. Dal Bosco Nerina

18. Mantia Giancarlo

19. Carta Giovanni

20. Canella Adele

21. Mascia Cristina

22. Zagotto Giuseppe

23. Ambrosini Bruna

24. Soranzo Gabriele

25. Natalino Claudio

26. Bernante Vittoria

27. Barausse Flora

28. Peron Lucia

29. Zanetti Giorgina

30. Brazzale Anna Maria

31. Luison Lino

32. Ferli Vincenzi Teresa

33. Gatto Vittorino

Hanno ricevuto per la prima volta Gesù Eucaristia, domenica 14 Maggio 2017

1. Albiero Chiara

2. Andrighetto Martina

3. Bagatin Giulio

4. Bernabè Jacopo Dario

5. Biba Alessio

6. Calzamatta Anna

7. Carollo Giacomo

8. Cazzola Alessia

9. Corradin Mattia

10. Dalla Libera Mattia

11. De Rogatis Diletta Giustina

12. Gennaro Dario

13. Gotter Elena

14. Martini Asia

15. Masin Valeria

16. Massignani Valentina

17. Onisto Paolo Riccardo

18. Panico Anna Chiara

19. Passera Veronica

20. Rossato Ambra

21. Scarlatescu Bianca Andrea

Hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo nel giorno della Cresima il 12 novembre 2017

1. Bagatin Martina

2. Baldi Edoardo

3. Bernabè Niccolò Luigi

4. Bertagnin Matteo

5. Bisognin Filippo

6. Bortolan Nilda

7. Casarotto Anna Rosa

8. Cavaliere Giorgio

9. Dalla Costa Giulio

10. Fabris Sifia

11. Frigo Michele

12. Marcazzan Serena

13. Frigo Alessandro

14. Moracchiato Riccardo

15. Nicolis Giovanni

16. Pasqualetto Valentina

17. Passaggi Federico

18. Peruffo Luca

19. Povolo Pietro M.

20. Rinaldi Mattia

21. Scarpa Alberto

22. Ukendu Sebastiano

23. Valente Michele

24. Vendraminetto Maria

25. Zini Cesare

26. Zamunaro Sara Olga

27. Zovico Elia

Si sono uniti in Matrimonio

Della Bonzana Renato e Porta Anna Maria il 10 febbraio

Antonelli Gianpaolo e Pasini Valentina il 13 maggio ad Assisi

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ATTUALITA’


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