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Periodico della parrocchia di S. Anselmo di LuccaEco di Maggio 2014.pdf · che l’Italia detiene...

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Periodico della parrocchia di S. Anselmo di Lucca Anno 6- Numero 5 – 10/05/14
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Page 1: Periodico della parrocchia di S. Anselmo di LuccaEco di Maggio 2014.pdf · che l’Italia detiene il 23% del mercato mondiale del gioco ... La nascita di Gesù, ... incredibile frequenza.

Periodico della parrocchia di S. Anselmo di Lucca

Anno 6- Numero 5 – 10/05/14

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Sono altre le vere colpe di noi professoriAlessandro d’Avenia

Denunciataeci cari genitorima non per quello che faccia-mo leggere ai vostri figli, ma per quello che non facciamo leggere.Noi insegnanti, frequentatori ,delle belle lettere, a volte rinunciamo alla bellezza. Per questo dovete mandarci in galera. Denunciateci perché non facciamo leggere che unavivisezione dei Promessi sposi (chi non odia quel romanzo dopo la scuola?).Denunciateci perché non facciamo leggere Dante, perché è difficile, perché tanto non lo capiscono, perché parla ,troppo di Dio. Denunciateci perché non facciamo leggere i classici per intero mali facciamo a brani, come in macelleria. Denunciateci perché facciamo credere ai ragazzi che le poesie siano inutili coriandoli, e non parti di raccoltesignificative nella loro interezza. Denunciateci perché non facciamo leggere la letteratura stranierama solo quella nostrana, minori compresi, piuttostoche Baudelaire, Dostoevskij, Eliot. Denunciateci perché non crediamo più alla bellezza tutta intera.Per farti amare la Venere diBotticelli te ne faccio vedere solo al cuni centimetri quadrati o ti porto di fronte al qua-dro? Quando dico ai miei ragazzi di prima superiore di mettere da parte l’antologia di epica perché leggeremo l’Odissea per intero si disperano. Pensano sia una follia, una noia. E non è né l’uno né l’altro, perché i classici sono si faticosi, ma sempre interessanti (e l’interesse è l’unico antidoto alla noia, e non - come molti pensano - il divertimento). Non sanno che un libro dell’Odissea si legge ad alta voce in meno di 30’minuti e che quindi per leggere i 24 di cui è composta basterebbero 12 ore. Solo 12 ore. Alla fine di quell’esperienza (sì la lettura è ex-perire: an-darsene in giro in posti diversi uscendo dal proprio guscio), ringraziano, come dopo un bel viaggio: sono stati ad Itaca, ciascuno di loro ha dato voce ad uno o più personaggi. Tutto è diventato «vera presenza», direbbe George Stei-ner e l’insegnante si è concesso lusso e gusto di essere Omero-narratore.

Lo stesso accade quando affronto con i ragazzi di seconda superiore la lettura integrale dell’Allegria di Ungaretti.All’inizio sono sanamente confusi, poi a poco a poco le parole li possiedono. La bellezza educa se noi gli accor-diamo quella fiducia «integrale» che merita.Questo è l’unìco criterio per scegliere cose spirituali: integralità e bellezza. ll resto è antologia o ideologia. Lascia il tempo che l’inter-rogazione trova.Denunciateci se non scegliamo letture capaci di intercet-tare la maturazione di un ragazzo che troverà finalmente parole vere per dare nome - quindi possedere e vivere direbbe Eliot - ciò che di invisibile c’è nella propria vita interiore,che abbiamo il compito di far fiorire.«Tra i segnali che mi avvertono essere finita la giovinezza è l’accorgersi che la letteratura non mi interessa più vera-mente. Voglio dire che non apro i libri con quella viva ed ansiosa speranza di che, malgrado. tutto, un tempo sentivo». Cosi scriveva Cesare Pavese nel suo diario. Denunciateci, allora, quando priviamo i vostri ragazzi dell alimento che li affama, come non mai, nella vita: la bel-lezza che nutre e fa sentire abitabile il mondo, la bellezza che non ha ragioni, ma dà ragioni all’esistere e lo ren-de per questo sensato e non semplicemente da consumare. Denunciateci, non se facciamo leggere cose brutte, ma senon facciamo leggere secondo bellezza.Se lo facessimo non ci rimarreb-be tempo per le banalità. E per le denunce.

Misteri gaudiosi L’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria VergineLa visita di Maria Vergine a Santa ElisabettaLa nascita di GesùLa presentazione di Gesù al TempioIl ritrovamento di Gesù al Tempio

Misteri dolorosi L’agonia di Gesù nell’orto degli uliviLa flagellazione di Gesù alla colonnaL’incoronazione di spineGesù è caricato della CroceLa crocifissione e la morte di Gesù

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Gioco d’azzardo, allarme per i minorenni

Il gioco d’azzardo comincia ad appassionare i ragazzi più giovani. Non accontentandosi di rivolgere la propria offerta di svago, basato sul rischio in denaro, alle persone più mature e quindi presumibilmente più coscienti, questo fenomeno sta indirizzando le proprie attenzioni verso i più piccoli. Numerose sono state, nelle scorse settimane, le segnalazioni di sale scommesse che, con offerte più o meno subdole, tentano di convincere ad entrare per giocare, gli studenti che frequentano istituti scolastici nelle vicinanze. In alcune città del Nord delle madri hanno denunciato tali operazioni commerciali poco trasparenti, dunque si sono mobilitate per sensibilizzare l’opinione pubblica e le forze dell’ordine su chi stia cercando di coinvolgere i cittadini di età adolescenziale, al fine di incrementare i propri guada-gni.Tra le segnalazioni avvenute proprio il mese scorso, oltre a bonus offerti in denaro, dai titolari, a quei ragazzi che avrebbero disertato la scuola per entrare nella sala giochi, sono stati addirittura fotografati alberi di Natale, intera-mente ricoperti di tagliandi, per partecipare alla lotteria del gratta & vinci: i dati testimoniano come in questo settore l’Italia detiene il discutibile primato mondiale riguardante il consumo. Il fenomeno del gambling, anche attraverso queste forme di escamotage, si sta diffondendo sempre di più tra la popolazione, per essere affiancato da quello, altrettanto allarmante, della ludopatia, la quale coinvolge un numero sempre crescente di cittadini, anche a causa delle continue aperture di sale da giochi o ricevitorie, che invitano a scommettere somme di denaro, principalmente sull’enorme gamma di eventi sportivi internazionali. È stato calcolato che in Italia sono circa 2 milioni le perso-ne a rischio ludopatia, assieme all’abbassamento dell’età tra coloro che iniziano a scommettere. Sempre sul nostro territorio, si registra la forte popolarità delle macchine da gioco di ultima generazione, vendute in numero tre volte superiore rispetto agli Stati Uniti, e le stime evidenziano che l’Italia detiene il 23% del mercato mondiale del gioco online. In attesa di una regolamentazione per le forme di gioco legali, oltre che di una efficace repressione per quelle illegali, risulta fondamentale saper affrontare un fenomeno

che, oltre alla dipendenza, produce i conseguenti rischi di sovra indebitamento, spingendo il giocatore a chiedere il denaro necessario al gioco ad amici, parenti e cono-scenti, fino al rischio di cadere nella morsa dell’usura, nel tentativo (speranza) di rientrare in possesso della somma investita. Studi clinici ed epidemiologici condotti da importanti organizzazioni scientifiche, hanno dimostrato come il gambling sia una malattia guaribile, e come un’ar-ma efficace si possa trovare nella prevenzione.

In questo senso una particolare importanza rivestono gli interventi messi in campo dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, sul territorio di Roma Capitale, rivolti, soprattutto tra i più giovani, alla prevenzione del disadat-tamento sociale e delle possibili forme di comportamento deviante, quali possono essere la ricerca del “gusto di vincere denaro” o del “guadagnare senza sacrificio”, finalizzati alla diffusione della cultura del benessere e alla socializzazione. In un quadro economico generalizzato, che potremmo definire preoccupante, tentare la fortuna per cercare la “svolta economica” o “realizzare qualche sogno”, potrebbe risultare controproducente e pericoloso, per i cittadini più vulnerabili come adolescenti e anziani. Nell’ottica di una necessaria inversione di tendenza, è con orgoglio che l’Istituzione di Roma Capitale rivendica la realizzazione di attività rivolte agli studenti delle scuole superiori, finalizzate a sviluppare il loro talento e le loro capa-cità creative, mirando a rafforzare la sfera cognitiva e affettiva, con l’obiettivo di rendere i ragazzi stessi, e non la fortuna, gli unici protagonisti della propria vita.

Misteri gloriosi La resurrezione di GesùL’ascensione di Gesù al CieloLa discesa dello Spirito Santo nel CenacoloL’assunzione di Maria Vergine al CieloL’incoronazione di Maria Vergine

Misteri luminosi Il battesimo di Gesù nel fiume GiordanoLe nozze di CanaL’annuncio del Regno di DioLa trasfigurazione di Gesù sul monte TaborL’istituzione dell’Eucaristia

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Intervista a padre Enzo BianchiLa nascita di Gesù, il Natale, è un evento che è facile comprendere, pur con i suoi misteri. La Pasqua, invece, che racchiude tutto il mistero cristiano, comporta molti più problemi. Passione, morte, risurrezione: come può essere una festa? A Natale facciamo memoria della nascita di un bambino, vicenda abbastanza quotidiana e che appartiene al passato di ciascuno di noi. A Pasqua invece celebriamo la risurrezione di Gesù dai morti: un evento assolutamen-te inedito che al contempo è promessa di ciò che attende ogni essere umano. Pasqua è la festa dell’amore più forte dell’odio, della vita più forte della morte: è questo il mes-saggio che le celebrazioni pasquali annunciano anche a chi non crede. La risurrezione della carne e la vita eterna sono credo comune delle confessioni cristiane, ma quando Paolo parlò della risurrezione venne deriso. Quanta fatica com-porta accogliere, accettare, questa professione di fede? Lei ha parlato di “credere l’incredibile”… Anche la Lettera agli Ebrei ci parla di Mosè che “rimase saldo come se vedesse l’invisibile”. Fatichiamo a credere la risurrezione della carne e la vita piena, per sem-pre. Eppure è la speranza più viva che ogni essere umano nutre: ritrovare coloro che abbiamo amato e che ci hanno amati, vivere in comunione con loro, gustare la pienezza della vita con tutto il nostro essere, a cominciare dal corpo, conoscere come regnano la giustizia e la pace per sempre... Ecco l’anelito che ci abita. Gesù venne abbandonato nella preghiera e durante la passione anche dai discepoli più vicini. Perché? E come possiamo spiegare la figura di Giuda? Giuda che tradisce, Pietro che rinnega, gli altri discepoli che fuggono trovano una spiegazione nei nostri tradimenti quotidiani, nella fiducia reciproca che ci faccia-mo mancare, nel pensare prima a se stessi che agli altri, nel cuore violento che abbiamo in noi: atteggiamenti che condanniamo negli altri ma che a nostra volta viviamo con incredibile frequenza. La risurrezione della carne: oggi l’uomo cerca di prolungare il più possibile la sua vita, quasi alla ricerca di una eterna giovinezza: che cosa ne pensa? Qual è la lezione della Pasqua? La fede cristiana attraverso il mistero pasquale annuncia la risurrezione dei morti, non l’immortalità; la pienezza della vita in comunione, non il ripiegamento sul proprio benessere fisico; un corpo trasfigurato nella luce, a immagine di Gesù, non imbalsamato con unguenti di giovi-nezza perenne. Che cosa consiglierebbe di leggere, o di fare, a chi non crede, nel giorno di Pasqua? Contemplare il ridestarsi primaverile della crea-zione – almeno per chi vive nel nostro emisfero. Oppure “leggere” eventi e persone che ci narrano come la vita sia più forte della morte, come dalla morte stessa possa sgorga-re la vita: la parabola del seme caduto a terra che muore e porta molto frutto rimane attualissima, anche nella nostra società non più contadina. Ma, prima di tutto, provare a leggere con attenzione le pagine evangeliche che ci parlano dell’incontro tra Gesù risorto e i suoi discepoli.

La Pasqua quest’anno viene celebrata contem-poraneamente dei cattolici e dagli ortodossi, ancora una volta, ma non “insieme”. Perché i cristiani sono ancora divisi? Come giudica questo momento? I cristiani non vivono l’unità semplicemente perché non obbediscono al loro Signore che l’ha po-sta come condizione necessaria e sufficiente “perché il mondo creda”. Oggi la stagione sembra tornata propizia a riprendere il cammino verso l’unità: è nella responsabilità di ciascuno credere e testimoniare che Colui che ci unisce, il Cristo, è più grande di colui che ci divide, il Divisore, nome proprio del diavolo. Il battesimo in ogni caso ci fa tutti cristiani e tutti insieme corpo e chiesa di Cristo. Tante comunità cristiane in varie regioni del mondo vivono la loro fede con grande pericolo, anche della morte. Come giudica la situazione? Che cosa si potrebbe fare? Da sempre nella storia quando i discepoli di Cristo sono deboli, è allora che sono forti! Non solo nei primi secoli, ma ancora oggi “il sangue dei martiri è seme dei cristiani”. E i padri medievali dicevano: “pax ecclesiae gravior omini bello”. Questo non significa abbandonare al loro destino di persecuzione i fratelli e le sorelle che soffrono, ma essere consapevoli che, come disse il martire Ignazio di Antiochia, quando conosciamo la morte per Cristo, è allora che “cominciamo a diventare discepoli”. Spezzare il pane, versare il vino: la tavola è al centro del rito della Pasqua. Lei ha un ricordo personale, della sua giovinezza, del ritrovarsi insieme in quella domenica? I miei ricordi di pranzi di festa sono maggior-mente legati al Natale. Pasqua richiama più le feste in mezzo alla natura, anche se il vino nuovo faceva la sua comparsa proprio in quei giorni. Ma la tavola rimane comunque il luogo della convivialità e della dimensione più umana della nostra esistenza. A differenza degli ani-mali, noi cuociamo o elaboriamo il cibo e le bevande – a cominciare dal pane e il vino - e ci mettiamo a tavola per condividere il pasto. Lo strano detto popolare forse vuol sottolineare la gratuità dell’incontro conviviale: non solo i familiari, ma anche altri. Gli amici che si scelgono, certo, ma pure gli stranieri di cui accettiamo di farci prossimo. L’arrivo di Papa Francesco ha suscitato interes-se e attenzione anche da parte dei laici. Una Chiesa che “piace” di più è un bene comunque oppure c’è un rischio? Sono perfino arrivati in edicola riviste periodiche dedi-cate interamente al pontefice. Insomma, ci può essere un “rovescio della medaglia”? Il rischio della papolatria è sempre in agguato, anche quando il vescovo di Roma fa di tutto per scongiurarlo. Se davvero ascoltassimo papa Fran-cesco – e non l’immagine che ci piace farci di lui – tutti saremmo costantemente rimandati al Van-gelo, alla gioia che ne scaturisce e alle esigenze decisive per essere cristiani.

Enzo Bianchi

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Qualcosa di buono succede ancora nella scuolaA Roma c’è stato un concorso di poesia che vede-va protagonisti dei giovanissimi dai 5 ai 13 anni, studenti della Iunior International Institute. Ognuno doveva scrivere un testo in un’ora di italiano. Il migliore d’ogni classe veniva premiato. Più di 200 persone, da 5 a 80 anni, tutti gli alunni e gli inse-gnanti insieme, vari altri collaboratori scolastici, un buon gruppo di genitori, e a guidare la premiazione c’erano un poeta, Daniele Mencarelli (che nelle settimane precedenti si era letto tutte le 200 poe-sie), e il giovane attore Andrés Gil. A rompere il ghiaccio è stato un giovanissimo di I primaria, che si è lanciato ad alzare la mano e a in-tervenire al microfono: «Per alimentare la poesia ti devi allenare sempre, perché il maestro ci fa legge-re perché così alimentiamo la nostra poesia e ci fa imparare di più». Dopo l’applauso che ha espresso la sorpresa di questo intervento «ardito», Mencarel-li ha commentato: «La nostra epoca travisa un po’ il significato del talento, che da solo non basta mai: serve l’allenamento, serve la costanza, serve anche un po’ il sacrificio! Nel caso della poesia servono le letture, l’esercizio continuo, altrimenti il talento si secca come una pianta. Va sempre alimentato». Leggere a voce alta le poesie scritte dai ragazzi! In un mondo che mette in piazza, gridandole, emo-zioni false, condividere emozioni e mondi interiori quotidiani sembra difficilissimo. Soprattutto quan-do si tratta di ragazzi cosi giovani. A me personalmente ha colpito particolarmen-te l’iniziativa perché oggi i professori la poesia l’hanno resa, lontana, inarrivabile… e diciamocelo: un po’ noiosa. Ma con ciò che è successo in questa scuola ho capito che la poesia non è un qualcosa di speciale, la poesia è la cosa più quotidiana che io conosca. La poesia non è un abito da cerimonia, ma è più

simile ad una polo griffata. Oggi in Italia, sentiamo quotidianamente tante brutte notizie sulla scuola: l’istruzione è in cri-si, ma allo stesso tempo penso che nel nostro Paese c’è anche la scuola che cresce ma nessu-no lo vede, perché se ne parla sempre male. Vedo tanti genitori, professori, alunni che vogliono una scuola fatta di persone al ser-vizio e in collaborazione con altri. Una scuola che non si vede sui social, in tv e sui giornali, la vera scuola: quella di cui nessuno parla mai. Questo ho visto anche alla Iunior assistendo a questa premiazione Sulle macerie di quella scuola Italiana bistrat-tata, c’è tanta gente che ci crede e costruisce una scuola in cui si pensa, si propone, si batta-glia, si decide, si prende l’iniziativa, e si cerca un senso a ciò che si fa. Ma come sempre: fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce. Molti prof oggi si sentono spesso un po’ inutili e zoppi e la società non gli dà un euro. Ma con le loro parole sono capaci di riaccendere speranza nei cuori giovani. Per questo credo molto nell’educazione e nell’in-segnamento, perché un docente può aiutare gli alunni a mettersi in cerca della propria identità, della propria storia, di un’esistenza piena e felice. L’insegnamento, come la Coca Cola, ha un ingrediente segreto: credi nei tuoi alunni più di quanto loro credano in se stessi. Qualcosa di buono succede ancora nella scuo-la, e questo grazie a professori che con poco più di mille euro al mese forgiano gioielli pre-ziosi da gemme ancora grezze. Così si cresce! Alessandro Cristofari

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Giovanni XXIII, Angelo di nome e di fattoLa canonizzazione di Giovanni XXIII fu auspicata già ai tempi del Concilio. Fra i primi vescovi alzatisi nell’aula conciliare a chiedere che, alla fine del Vaticano II, papa Giovanni fosse acclamato santo subito, ci fu un giovane ve-scovo polacco: Bohdan Bejze. La proposta rimase sospesa, ma due arcivescovi scesero dai seggi e si andarono a con-gratulare con Bejze. Uno era il cardinale Stefan Wyszynski. L’altro Karol Wojtyla: lui e Roncalli saranno proclamati santi insieme. Ricordo l’allora vicario capitolare di Craco-via. Lo rivedo come fosse ieri: agile e signorile, amabile e sereno; due occhi cerulei e il sorriso disegnato sulle labbra, da indurci ad applicargli l’elogio riferito a papa Roncalli: «Due occhi e un sorriso, bontà fatta persona». Cosa significasse davvero per Angelo Giuseppe Roncalli essere santo lo spiegò lui stesso ad appena ventisei anni durante una conferenza per il terzo centenario della morte del cardinale Baronio: «Sapersi annientare costan-temente, distruggendo dentro e intorno a sé ciò in cui altri cercherebbero argomento di lode innanzi al mondo; mante-ner viva nel proprio petto la fiamma di un amore purissimo verso Dio, al di sopra dei languidi amori della terra; dare tutto, sacrificarsi per il bene dei propri fratelli, e nell’umi-liazione, nella carità di Dio e del prossimo seguire fedel-mente le vie segnate dalla Provvidenza, la quale conduce le anime elette al compimento della propria missione: tutta la santità sta qui». A queste regole Roncalli si è attenuto per tutta la sua vita. Pubblica e privata. Prima e dopo il suo approdo al servizio petrino. L’attribuzione di “Papa della bontà” a Giovanni XXIII esplose il 7 marzo 1963, domenica delle Palme, nella parrocchia romana di San Tarcisio al Quarto Miglio, allor-ché il pontefice visitò quella comunità in piena campagna elettorale. Per l’occasione, i segretari dei partiti in lizza decisero unanimemente di eliminare manifesti e striscioni propagandistici e di sostituirli con molti teli bianchi su cui spiccava la dicitura: “Evviva il Papa buono”. L’episodio rende onore e giustizia a tutti per l’esempio dato di sa-persi unire nel tributare onore e affetto al padre comune. Quell’”Evviva” non istituì paragoni e nemmeno costrinse il pontefice dentro la ristretta cornice della bontà “comec-chessia”. […] Papa della bontà! Episodi diversissimi e sintomatici, dichiarazioni stupefacenti di qualificati rappresentanti della cultura e della religione convincono che il passaggio di Giovanni XXIII sulla scena del mondo confermò il valore attraente della bontà evangelica, che conserva pur sempre «un posto d’onore – come scrive nel Giornale dell’anima (1950) – nel Discorso della montagna: beati i poveri, i miti, i pacifici, i misericordiosi, gli assetati di giustizia, i puri di cuore, i tribolati, i perseguitati». Per questo le imprese apostoliche di Angelo Giu-seppe Roncalli, quelle rilevanti e altresì le più modeste e nascoste, impressionarono l’opinione pubblica e continuano a stupire credenti e studiosi. […] Gli attenti osservatori dei fatti e gli indagatori del pensiero si trovano di fronte a un cristiano disposto a la-sciarsi guidare e trasformare dallo Spirito, sino a non appar-tenere più a se stesso, per identificarsi con quei nullatenen-ti, stimati di poco conto, che Cristo scelse per primi e inviò

nel mondo quali messaggeri di liberazione e di salvezza.Il segreto del successo di Roncalli sta nella matrice tradizionale, e ciò nonostante dinamica, della sua forma-zione e cultura ecclesiastica, nell’apparente paradosso tra severo conservatorismo e umana ed evangelica apertura. […] Chierico appena quattordicenne iniziò a scrivere il suo Giornale dell’anima e continuò sino a ottantuno anni, senza mai mutare temperamento e costume. Lungo tutto l’arco della sua esistenza egli rimase lo stesso prete della giovinezza, con quella sua caratteristica e mai smentita co-erenza di pensiero e di azione, che trova preciso riscontro in ogni variazione di ministero e di ufficio, pur nei limiti, coi difetti e le carenze di natura, di ambiente e di momento storico in cui dovette operare. Egli è stato, pertanto, un prete all’antica, abbarbi-cato nel terreno solido della rivelazione cristiana, che die-de tono e slancio al suo servizio. Egli volle essere il prete segnato a fuoco dalla familiarità con Cristo, e di null’altro preoccupato se non del nome, del regno e della volontà di Dio. Il prete! Recitava il suo breviario, lasciando tra-sparire sul volto l’intima gioia suscitata in lui dalla lettura degli inni, dei salmi, dei brani biblici e patristici, che for-mano il poema della Liturgia delle ore; celebrava la Messa con indicibile trasporto, come chi ci vive dentro: egli era sull’altare ciò che era al di qua dell’altare. Lo lasciò intuire in un memorabile discorso al clero romano: «La perso-na del sacerdote è sacra [...]. La buona indole, gli studi severi, la proprietà della parola e del tratto sono come il mantello che avvolge l’umanità del sacerdote: ma la linfa divina della sua applicazione ai divini misteri e alle opere dell’apostolato, egli continuerà ad attingerla dall’altare. Quello è il posto suo che gli conviene innanzi tutto. Di là egli parla ai fedeli e nel volgersi a essi con linguaggio elaborato nella meditazione e fatto suo, egli ha da apparire come di casa nel tempio del Signore e le sacre parole del messale, del breviario, del rituale devono risuonare nell’in-timità misteriosa della sua anima prima che sotto le volte del santuario» (25 gennaio 1960). Ciò che colpisce in queste solenni, e pur così ovvie, affermazioni, riscontrabili in altri testi simili, è la convinzione assoluta dell’autore che l’autenticità e la fecondità del suo sacerdozio dipendessero essenzialmente dalla sua santificazione personale, dalla sua vita di comu-nione intima con Dio.

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Wojtyla uomo di preghiera sorridenteGiovanni Paolo II uomo di preghiera, sorriden-te e lavoratore della vigna del Signore. Lo ha ricordato Joaquin Navarro Valls, che per 22 anni è stato al fianco del Papa santo come suo porta-voce, in occasione di un briefing in Vaticano per preparare la giornata di domenica nella quale sarà canonizzato insieme a Giovanni XXIII. La peculiarità della santità di Giovanni Paolo II, i “tratti della sua vera santità sono stati quelli del pregare, del lavorare e del sorridere - ha testimoniato Navarro Valls -. L’immagine più eloquente della personalità e dell’identità di Papa Giovanni Paolo II è quella di qualsiasi im-magine che lo ritrae pregando. Ricordo quando disse: ‘la preghiera è il bisogno più profondo della mia anima’. Questo voleva significare che pregare per lui è come per noi respirare”. Navarro ha anche raccontato alcuni aneddoti sulla vita spirituale di Wojtyla come quando, una sera, prima di cena, passò nella sua cappellina privata molto tempo in preghiera sen-za rendersi conto dell’invito fatto allo stesso suo portavoce. Poi, di scatto, si voltò e si scusò per l’attesa. “Mi resi conto allora con nettezza che era quasi ‘decollato’ ed era con Qualcun Altro...” ha raccontato Navarro. Lo stesso accadde in Val d’Aosta dopo otto giorni dall’intervento chirur-gico al colon. In quel caso restò dalle 3.30 fino al mattino raccolto in preghiera. Ma gli altri caratteri della sua vita specia-le, secondo il suo portavoce, risultano anche nel lavoro “enorme per quantità ed intensità”. “Non perdeva un minuto ma non aveva mai fretta”, ha raccontato Navarro e “con lui bisognava studiare molto bene i temi, ma inquadrandoli tenendo conto delle grandi verità. Viveva con intensità i casi a lui sottoposti ma non con la sola tecnicità perchè immaginava le persone che dovevano vivere le decisioni da lui prese”. Infine, “l’allegria e il buon umore. Nonostante tutte le malattie e le complicate questioni che giungevano sul suo tavolo - è ancora la testimonianza dell’ex portavo-ce - non perse mai questo spirito. Neppure quando il Parkinson gli aveva ormai tolto il tratto del sorriso sul volto. Una volta una personalità internazionale lo venne a trovare e si sentì in dovere di dirgli: ‘come la vedo bene!’. Lui - ha ricordato Navarro

- lo guardò con uno sguardo di forte ironia e gli rispose: ‘Ma lei pensa che non mi vedo in televi-sione come sono combinato?’”. Buon Umore che non lo lasciò fino all’ul-timo. “Nell’agosto del 2004 - è l’ultimo ricordo lasciato da Navarro - di fronte alle ferie così corte che aveva deciso di fare gli raccontai che in Italia vigeva lo Statuto del lavoratore che preve-deva il diritto a 30 giorni pagati di ferie. Lui restò in silenzio è disse: ‘Peccato. Perche non sono italiano ma Vaticano’”. Navarro Valls ha ricordato anche il dram-ma della pedofilia che investì la Chiesa e fu subi-to affrontato da Giovanni Paolo II che però, non ebbe il tempo in alcuni casi specifici, di prendere provvedimenti. “Quel cancro - ha detto l’ex portavoce- non lo ha capito lui ma non lo aveva capito nessuno. È iniziato in Usa e in casi isolati e su fatti accaduti 20-30 anni prima. Poi è cre-sciuto. Ma il Papa si è subito preoccupato molto, bisognava capire bene la questione e papa Wojt-yla ha inizato subito a prendere decisioni. Ha chiamato a Roma tutti i cardinali americani ed ha preso decisioni di natura giuridica. Una è stata di dare pieni poteri al dicastero della Dottrina della fede e all’allora cardinale Joseph Ratzinger”. Su uno dei casi più dolorosi, quello che ha riguardato il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, Navarro ha detto che “le procedure canoniche sono iniziate sotto il pontifi-cato di Giovanni Paolo II e terminate con Ratzin-ger. Lui non è stato informato ma la procedura ha portato via del tempo e quando il materiale è stato portato a Roma il Papa era scomparso. Poi Papa Ratzinger ha deciso di informare subito l’opinione pubblica”.

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MESE di MAGGIO - MESE di MARIAIl mese di maggio, nella devozione popolare è dedicato alla Vergine Maria. Nel mese di maggio in particolare ri-volgiamo la nostra preghiera a Dio perchè possiamo imparare il modo giusto di onorarlo, prendendo come nostro modello di fede e di preghiera la Madre di Gesù.Maggio è il mese in cui, nelle cappelle e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristia-ni sale a Dio l’omaggio della preghiera e dell’adorazione per mezzo di Maria.È anche il mese nel quale più larghi e abbondanti, per intercessione di Maria, dal cuore di Dio affluiscono a noi i doni della divina misericordia. La pia pratica del mese di maggio è espressione di delicata devozione verso la Vergine, ricca di frutti spirituali per il popolo cristiano, perchè Maria è la migliore strada che conduce a Cristo e ogni incontro con lei ineffabilmente si risolve in un incontro con Cristo.Il continuo ricorso a Maria non è altro che cercare fra le sue braccia, in lei, per lei e con lei, Cristo Salvatore, al quale gli uomini, negli smarrimenti e nei pericoli della vita, sentono il bisogno di rivolgersi, come fonte di sicura speranza.Il mese di maggio conserva ancora oggi un notevole fascino spirituale e vi sono quelli che oltre al rosario e alle varie preghiere con le quali ci si rivolge a Dio nella parrocchia, partecipano anche ad altre iniziative di devozione mariana. La vera devozione mariana non separa mai Maria dal mistero di Cristo e della Chiesa, tenendo conto che Lei è unita in modo autentico a Gesù Cristo e nella Chiesa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi.Durante il mese di maggio, è buona consuetudine ritrovarsi insieme per pregare non solo in chiesa, ma anche nei centri di ascolto. Sia quando si prega da soli che in gruppo, per favorire un maggiore clima di raccoglimento può essere conveniente esporre qualche bella icona della Vergine. Quando non si può partecipare ogni giorno al rosa-rio completo si può prendere l’impegno di recitare almeno una decina del rosario.

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Un figlio a 16 anni. “Ora spiego a scuola la mia scommessa di mamma bambina”Maele, mesi 5 e giorni 20, è davvero - come dice la sua mamma - “un bel tortello”. “Otto chili e mezzo. A tenerlo in braccio, si fa una gran ginnastica”. Il piccolo batte la mano sul tavolo, vuole attirare l’attenzione. “Non mi stac-cherei mai da lui. Un mese fa l’ho portato in gita con la mia classe, a Reggio Emilia. È stato buonissimo”..angelica Pellarini, 16 anni, non si sente una mamma speciale. "Sono una mamma, e questo è tutto. Quando resti incinta il bambino diventa il centro del tuo mondo. Ma il resto non scompare: sono una studentessa del liceo artistico e voglio continuare ad andare a scuola. All'inizio pensavo che tutte queste cose fossero molto normali e soprattutto private. Poi ho saputo di altre ragazze giova-nissime, che si sono trovate nella mia situazione. Alcune sono diventate mamme, altre hanno fatto scelte diverse. E allora ho deciso di parlare di noi e fra noi, per dire a voce alta quelle parole che prima venivano soltanto sussurrate". È bella e delicata, la storia di mamma Angelica, del suo compagno Simone Savinetti, 19 anni, anche lui studente al liceo artistico, e del piccolo Maele (in celtico vorrebbe dire Principe) che adesso prende il ciuccio e si addormenta. Una storia che è diventata pubblica - raccon-tata da Simona Segalini su la Libertà - quando Angelica si è presentata a un'assemblea del liceo classico Melchiorre Gioia e davanti a 500 studenti ha raccontato la sua espe-rienza di piccola mamma e di altre due sue amiche. "Non sono qui per giudicare gli altri e nemmeno per dire che la mia scelta, quella di tenere il bambino, sia la sola giusta. L'importante è che sia fatta veramente da noi. E che sia davvero meditata". Tante domande, e alcune hanno fatto ridere Angelica e le sue amiche. "È vero che si ingrassa tanto? Ti sono venute le smagliature?". Poi le domande se-rie. "Come l'hanno presa i tuoi genitori?". "Anch'io ho 16 anni. A questa età come si fa ad essere una vera mamma?". Angelica ha raccontato se stessa. "Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L'importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei "fatta fregare", che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai... Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivan-do. Quando senti il tuo piccolo che dice "gu", quando ti svegli al mattino e lui ti sorride...". Le amiche di Angelica hanno raccontato storie diverse. D., incinta a 17 anni, è stata cacciata da casa. È andata nell'appartamento del suo ragazzo ma i suoi genitori non possono aiutarla con il bambino e così D. ha dovuto lasciare la scuola. G. - nascosta dietro un paraven-to - ha raccontato il suo aborto. "Anche quella - dice Ange-lica - è una scelta coraggiosa. Io non faccio prediche. La legge 194 è stata

una conquista delle donne. Dico soltanto che l'aborto deve essere l'ultima strada, quando tutte le altre risultano chiuse. Per questo, nelle assemblee, parliamo anche di prevenzione. Anch'io e Simone stavamo attenti, ma non sempre i contrac-cettivi funzionano". La mamma di Maele non nasconde di essere fortunata. "Quando ho saputo di essere incinta, ho deciso subito: il bimbo lo tengo. Ne ho parlato immediatamente con Simone e anche lui non ha avuto dubbi. "Eravamo in due quando c'è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino". Mia madre Giusy, quando le ho dato la notizia, mi ha chiesto soltanto: "Tu e Simone siete felici?"". "Quando ho parlato con mio padre - racconta il ragazzo - lui non ha detto niente. Ma il giorno dopo ho visto che gli alberi del giardino più che potati erano stati massacrati. In qualche modo si era sfogato. I miei genitori mi hanno però sempre insegnato che bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità". I nonni hanno messo a disposizione un loro appar-tamento. "Dieci giorni dopo il parto - racconta Angelica - ero in classe per una verifica. Ancora adesso ho la media dell'8. Alle 11 del mattino arrivava a scuola mia mamma e mi por-tava il bimbo, per l'allattamento. Partendo dalla mia espe-rienza di mamma - studentessa, ho preparato un progetto, che si chiama "Sensibilizzazione alla vita". Noi piccole mamme abbiamo bisogno di qualche aiuto: un posto dove allattare a scuola, ad esempio, che non sia la stanzetta dei bidelli. E abbiamo bisogno di una nuova norma che ci consenta di non perdere l'anno se ci sono più di quattro mesi di assenza. Ci sono crediti per gli studenti che fanno i tutor dei più giova-ni, si potrebbero mettere anche per chi aiuta noi mamme. Il mio liceo, comunque, è stato meraviglioso. Gli insegnanti e i compagni di classe ci hanno portato il passeggino triplo e altri regali. A settembre andrò a parlare del mio progetto in altre scuole. Alcuni ragazzi che mi avevano sentito al liceo Gioia mi hanno invitato anche in due parrocchie. Io sono cattolica ma non praticante. Del resto, la nostra - mia e delle altre ragazze - è una questione di diritti e non di fede". Il "bel tortello" si sveglia, vuole la mamma. "Un altro figlio? Pensiamo di sì. Ma dopo l'università"

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Prigionieri dentro un tweet i ragazzi non sanno conversareI nostri ragazzi possono gestire molteplici contatti su Fa-cebook, Twitter o WhatsApp ma non sarebbero in grado di sostenere una classica conversazione. Lancia l’allarme Paul Barnwell, americano, professore di Storia medievale, che racconta accorato nel magazine «The Atlantic» il comporta-mento dei suoi studenti. I ragazzi, come molti loro coetanei in gran parte del mondo, siedono in classe con le mani sotto al banco e maneggiano furiosamente gli smartphone per controllare quello che accade sui loro social network, o per interagire con i loro contatti online. Il docente decide quindi d’interrompere questa loro attività che giudica compulsiva, li richiama all’attenzione e lancia l’idea che vorrebbe impegnarli in una conversazione. Esplode il panico, gli studenti costretti ad alzare gli occhi dai loro display sono presi da crisi d’astinenza preventiva, qualcuno di loro già agguanta il telefonino temendo di do-versi separare dalla sua protesi per comunicare. La preoccu-pazione del professore è proprio legata all’inseparabile ap-pendice che ogni studente sembra avere incorporata. Lui si chiede come quei ragazzi potranno mai sostenere una vita di relazioni tra esseri umani, quando saranno obbligati a intera-gire de visu, senza emoticon, senza i binari obbligati di una chat di un messenger, fuori dal loro habitat congeniale, dove basta metter un «like» per esprimere un consenso. Il prof Barnwell è preoccupato perché in tutti i laboratori scolasti-ci, in cui vede impegnati i suoi allievi con gli strumenti di produzione di pensiero digitale a loro familiari, non può fare a meno di osservare la loro incapacità di uscire da uno sche-ma di relazione condizionato da quegli oggetti tecnologici. Insomma il professore va alla ricerca dell’equazione umana perduta, perché sono le macchine a stabilire le regole. È facile immaginare che le sue siano domande che universalmente gli insegnanti si pongono, ogni giorno e in gran parte delle scuole tradizionalmente strutturate. L’impressione è che raramente il fisiologi-co divario generazionale abbia posto adulti e ragazzi in territori così inesorabilmente distanti. Questo per lo meno sembra ascoltando le grida di dolore di quanti invochino la perdita di senso critico, l’incapacità di relazione profonda in nome di semplice «connessio-ne» (scomodiamo persino il vecchio prof. Zygmunt Bauman, profeta della «società liquida »). È indubbio

che negli ultimi due decenni l’umanità, dal punto di vista delle sue possibilità di relazione, abbia fatto un salto evolutivo mai accaduto nella sua storia precedente. Im-maginiamo solamente quale sia la massa di persone che oggi possiamo raggiungere subito, perché memorizzate nella sim card del nostro smartphone, incomparabile con i nomi scritti a penna nell’agendina che si portava nella tasca della giacca un nostro coetaneo fino a metà degli Anni Novanta. Tutto questo cambia sicuramente la nostra attitudine a comunicare e le nostre regole di comunica-zione. Non significa che siamo «meno umani», anzi la nostra umanità viaggia più veloce e si afferma inmaniera più potente, perché ci siamo consapevolmente evoluti. Purtroppo i nostri apparati di tradizionale trasmissione del sapere sono rimasti un passo indietro, in gran parte dei casi in mano a chi difende il proprio fortino in nome di un’umanità usurpata. Spesso non basta mettere nelle aule un po’ di tecnologia per essere al passo; mi ha confessato mio figlio liceale che l’uso migliore della Lim ministeriale, la Lavagna interattiva multimediale che campeggia nella sua classe, avviene durante la ricrea-zione. L’insegnante esce, mentre addentano il panino gli studenti si sparano YouTube nel grande schermo e commentano tutti assieme i video che più li appassiona-no. Faranno anche un po’ di casino, ma nelle cinque ore in cui devono solo ascoltare e rispondere a domande su quello che hanno imparato leggendo un libro, è quella l’unica occasione che i ragazzi hanno di «conversare».

I genitori non si arrendano e diano il buon esempioL’abuso e la distorsione da tecnologia esistono. Non solo per i giovani. Guardiamoci introno: non solo gli adolescenti a usare male lo smartphone. Il problema è di tutti.Le nuove generazioni stanno perdendo la capacità di parlareNon credo che siano già al punto che i nostri figli non sappiao avere una conversazionefluida e corretta. Gli studi ven-gono dagli USA e lì il panorama è diverso dal nostro. E’ vero però che una parte dei giovani oggi usa registri linguistici più poveri e meno curati. Ma questo avviene perchè tutta la società ha iniziaato ad adottarli e anche la scuola troppo spesso vi si arrende.Si parla di impoverimento anche a livello relazionaleQuello, quando c’è dipende dall’educazione data in famiglia. Le componenti sono due. La prima è l’interazione con i fi-gli, l’esempio che riusciamo a dare: è qualcosa su cui dobbiamo ragionare. E poi ci sono le regole che vanno esplicitate e difese. Da questo punto di vista, l’aspetto aberrante è che molti genitori si arrendono davanti ai nuovi “device” Come se un videogioco o un ps fossero più forti, dicono: “non riesco a farglielo spegnere”E’ per questo che oggi si insegna Media education?Lidea è di insegnare ad usare la tecnologia in maniera critica. Pecuperare la dimensione del tempo, imparare le regole linguistiche e comportamentali di un social netwotk, sapere quali sono i confini da non superare. Più che una materia da insegnare a scuola, la Media Education è una disciplina trasversale e si accompagna all’educazione alla cittadinanza

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GREST a S. ANSELMO dal 9 GIUGNO al 18 LUGLIO 2014

Penso abbiate sentito parlare di Grest, se così non fosse, proverò in poche righe a spiegare che cos’è: La parola Grest sta per Gruppo Estivo o anche Grande Estate.Il Grest è... come definirlo??Un esperienza che si svolge nel primo periodo dell’estate, è un momento di crescita rivolto ai ragazzi e ai bambini delle elementari e delle medie che insieme al parroco, ai catechisti e a un gruppo di animatori promuove un esperienza significativa di vita e di amicizia insieme a Gesù.Un significato che non può essere facilmente spiegato ma deve essere per forza vissuto...!!!Chi prepara il Grest lo vede come un momento di crescita personale e soprattutto un modo per met-tersi al servizio del prossimo. E’ questo il nostro scopo e speriamo con tutto il cuore che venga colta come un’occasione per crescere insieme e non come un “parcheggio”.E’ un’occasione da non perdere.. E’ un modo per mostrare ai ragazzi quanto è bello stare insieme. Non dimentichiamo che educare significa tirare fuori, fare uscire il meglio che c’e’ in ognuno di noi per donarlo agli altri.Per questo motivo ci stiamo preparando insieme agli animatori per organizzare al meglio questa bellissima esperienza di vita di oratorio.La decisione di vivere questa esperienza permette anche di poter andare incontro alle famiglie, in-fatti per i ragazzi delle elementari e delle medie

sarà possibile usufruire della mensa per tutte le 6 settimane.Noi parroci saremo presenti insieme agli animatori e a qualche mamma che ci aiuteranno nelle atti-vità in modo da coordinare al meglio questa esperienza.Gli iscritti sono aumentati di anno in anno fino a raggiungere nel 2013 il numero di 470 ragazzi e 64 animatori.Quest’anno celebriamo il Giubileo della parrocchia (1964/2014). E’ per noi tempo di grazia, di gioia, di festa per ciascuno di noi.Vorremmo che questa esperienza avesse un motto: “La nostra chiesa: una casa per molti, una madre per tutti”! Perchè non pensare che la forza di questo Grest si giocherà sulla capacità di sostenersi a vicenda nel compito educativo, sfidando se stessi nella capacità di mettersi al servizio dei più piccoli.Per questo motivo invitiamo le famiglie di S.Anselmo a condi-videre questa proposta educativa.

D.Giancarlo

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GREST 2014 - S.Anselmo - Orientamenti1) L’oratorio è un centro di aggregazione per ragazzi, giovani e famiglie che s’impegnano concretamente nella gioia a vivere i valori umani e cristiani. L’oratorio non è un semplice ricreatorio o giocatorio o un par-cheggio per i figli. Non sostituisce la famiglia, ma è al servizio della famiglia. E’ sempre gradita la presen-za degli adulti e dei genitori per aiutare e servire.2) La finalità del Campo Estivo è pastorale, con l’intento di educare i ragazzi alla vita religiosa e al servi-zio del prossimo.3) A chi frequenta l’oratorio si chiede correttezza, rispetto nel parlare e nelle relazioni con gli altri. Tan-tomeno è consentito essere volgari o peggio offendere il nome di Dio con la bestemmia.Chiediamo espressamente rispetto delle cose, dei giochi, delle attrezzature e dei locali. Facciamo presente che l’oratorio vive del sostentamento volontario della comunità.4) Ai genitori facciamo presente che ci sono sempre dei responsabili all’interno dell’oratorio ed in caso di contestazioni, di litigi fra ragazzi o torti subiti è opportuno rivolgersi all’incaricato di gruppo.5) Per accedere al GREST è necessario, per motivi assicurativi, la regolare iscrizione. Nessun altro potrà accedere all’oratorio durante le attività estive del GREST. Il ragazzo non può assolutamente uscire dall’ora-torio a suo piacimento. Ricordo che la responsabilità è nostra per cui dovrà sempre chiedere il consenso. Prima di lasciare il GREST (ore 12.20 e ore 17.15) bisogna avvertire l’educatore del gruppo.6) Ogni giorno la merenda verrà distribuita alle ore 10.30 e alle ore 16.30. E’ inclusa nella quota dell’iscrizione.7) Il filo conduttore del campo è il “La nostra chiesa: una casa per molti, una madre per tutti”. Ad ogni bambino ed educatore viene assegnata la maglia del campo (DOMENICA 8 GIUGNO ORE 11 in S.Anselmo) da indossare sempre. La prima è inclusa nella quota d’iscrizione, la seconda costa Euro 5.8) Il pranzo viene servito alle ore 12.30 dal RISTORANTE AMARCORD. Quota Euro 6. Iscrizioni al campo entro ore 8.30. Per serietà NIENTE PORTOGHESI (ossia gente che si ferma a mangiare senza pagare, compresi animatori).9) Il campo apre al mattino alle ORE 7.45. Inizio attività ore 9 (12.20) - ore 14.15 (17.30) non oltre. L’orario delle attività deve essere rispettato.10) Animatori, educatori e ragazzi verrà distribuito equamente la merenda sotto il tendone.E’ assolutamente proibito portare al campo cellulari o cose simili. Per ogni necessità si fa riferimento al cel-lulare dell’educatore del gruppo.11) Verrà allestito un servizio pronto soccorso. A nessuno è permesso entrare in cucina.Gelati e bibite saranno distribuite solo durante gli intervalli delle merende.12) QUOTA ISCRIZIONE GREST 2014(Le seguenti quote sono valide fino al 20 Maggio 2014)6 SETTIMANE (Dal 9/06 al 18/07): € 150 / 1 Settimana: € 50 (da fissare all’atto dell’iscrizione)N.B. Dal 21 Maggio 2014 le quote subiranno un aumento…6 Settimane : € 210 1 Settimana : € 70 * Non si fanno sconti per nessuno.Al momento dell’iscrizione è necessario versare intera quota (Non restituibile).I fratelli (non i cugini): primi due pagano, dal terzo in poi gratuito.13) Domenica 8 Giugno – ore 11 – INIZIO GREST – CONSEGNA MAGLIE ai RAGAZ-ZI ISCRITTI. Durante messa della comunità: MANDATO e CONSEGNA MAGLIA agli animatori.

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Nel mese di Giugno conpiranno gli anni:Akram Toseef 17-giuAmadei Antonella 04-giuAnceschi Stefano 18-giuAndrade Santos Antonio Rubens 13-giuAracri Giuliana 26-giuArapi Elisabeta 06-giuArleoni Jacopo 15-giuArlotti Davide 02-giuBadenchini Sofia 07-giuBarilli Riccardo 01-giuBaroni Silvia 23-giuBassoli Federico 06-giuBell Shivani Giovanna 02-giuBellei Matteo 01-giuBerti Giulia 16-giuBolondi Aparecida 11-giuBompani Andrea 30-giuBondani Francesca 29-giuBonini Mariagiulia 20-giuBonini Mario Ricardo 18-giuBonomi Martina 11-giuBrahasani Keizi 09-giuBrogio Martino 25-giuBuccheri Syria 01-giuBurani Silvia 15-giuBusana Luca 09-giuCampani Federico 30-giuCampani Marco 24-giuCampari Xuan 17-giuCantiello Francesca 08-giuCapiluppi Davide 08-giuCaruso Chiara 23-giuCaselli Cecilia 15-giuCasoni Veronica 14-giuCatellani Riccardo 14-giuCattani Francesco 29-giuCavazzoni Luca 16-giuCeleste Jimmy Lorenzo 23-giuCepelli Emma 21-giuCersosimo Chiara 19-giuCervignani Lorenzo 26-giuChiari Alessandro 16-giuCigarini Ilaria 29-giuCilenti Valentina 20-giuCilloni Valentina 20-giuCoppola Raffaele 05-giuCorradini Gabriele 13-giuCorradini Zini Luca 13-giuCosti Federica 26-giuCovezzi Paolo 29-giuCrotti Priyanka 20-giuDattoli-Codispoti Aurora 16-giu

De Tommaso Denyse 20-giuD’Errico Veronica 12-giuD’Orsi Matteo 06-giuDougherty Sofia Francesca 12-giuEl Bihichi Salah 27-giuFaccia Elia 28-giuFaccia Gabriele 11-giuFaggioli Elisa 19-giuFerrari Alessia 26-giuFerrari Cecilia 05-giuFerrari Consuelo 11-giuFerrari Giulia 11-giuFerrari Michael 03-giuFerrari Natasha 02-giuFerretti Davide 02-giuFigliola Davide 16-giuFontana Stefano 03-giuFontanili Erika 06-giuFrancesconi Caterina 04-giuFroio Raffaella 18-giuGalloni Simone 19-giuGashi Blerim 23-giuGazzotti Carlotta 21-giuGentile Alessio 28-giuGervasi Jessika 11-giuGiancaterino Andrea 18-giuGilioli Greta 26-giuGilioli Paolo 28-giuGiordani Federico 13-giuGiordano Greta 30-giuGiso Antonella 20-giuGobbi Giorgia 06-giuGordienko Katerina 08-giuGorini Giulia 28-giuGrassi Riccardo 17-giuGrisendi Manuel 04-giuGuion Manuel 17-giuGulczynska Malgorzata Agnieszka 01-giuGuzzi Alessandra 09-giuHaskoj Nevada 13-giuHolopainen Laura 11-giuIncerti Fabio 20-giuIncerti Federico 20-giuIori Alessandra 23-giuIvaldi Maddalena 30-giuKumi Benjamin 20-giuLandini Leonardo 24-giuLigabue Laura 23-giuLiu Yisha 25-giuLugari Christian 09-giuLuise Linda 10-giuManfredini Gabriele 11-giu

Marchetti Tebano Martina 26-giuMargini Alessandro 22-giuMarino Giovanna 23-giuMarotta Maria Paola 11-giuMarsal Oliveira Josiane 03-giuMaruccio Valentina 14-giuMbaye Mame Diarra 29-giuMenozzi Simone 17-giuMereanu Anastasia 18-giuMessina Giorgia 29-giuMiracola Calogero 03-giuMontanari Davide 04-giuMontaser Mohamed Abd El Magid Abdelrahman 03-giuNegri Andrea Takashi 09-giuNeri Matteo 02-giuNeri Sara 15-giuObeng Asante 28-giuOnesti Federico 01-giuOrsi Francesca 10-giuPanizza Elena 24-giuPasquali Mattia 29-giuPatti Cesare 13-giuPelli Ruben 09-giuPergetti Rossella 07-giuPetrovici Erick Vasile 16-giuPhilip Gunarajah Minucia 06-giuPilastri Giulia 16-giuPinetti Emanuele 26-giuPoli Valentina 04-giuRaffaele Ilaria 19-giuRestuccia Paolo 23-giuReyna Yaima 30-giuRicco’ Panciroli Chiara 19-giuRistani Sofia 11-giuRivetti Davide 17-giuRivetti Michela 04-giuRolla Martina 17-giuRossi Sara 06-giuRyzhkov Dmytro 10-giuSalati Pietro 06-giuSalsi Filippo 07-giuSantos De Sousa Juliana 16-giuSarcone Francesco 30-giuSassatelli Francesco 04-giuScalabrini Mihai 25-giuScarano Grazia 25-giuScolari Damiano 14-giuSelimi Adela 09-giuSelimi Aldo 09-giuSemeraro Federico 18-giuSerenari Tommaso 26-giu

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Sergio Gianmario 23-giuShametaj Enrik 11-giuShametaj Pazait 14-giuSilipo Sara 30-giuSinani Alesia 14-giuSkriabin Oleksandr 23-giuSole Marta 26-giuSorrentino Rosanna 11-giuSpaggiari Noemi 28-giuSpallanzani Anna 20-giu

Starczewska Vanessa 12-giuStorchi Nicole 10-giuStracquadaini Denise 28-giuStracquadaini Ylenia 16-giuTagliati Francesca 07-giuTamagnini Francesca 29-giuTawia Henry Kojo 27-giuTorres Lorenzo Antonio 28-giuTorriero Diego 19-giuToschi Arianna 16-giuTrombara Filippo 12-giu

Tua Silvia 01-giuVarolli Massimi liano 18-giuVezzani Luca 04-giuZaccheo Nicolo’ 12-giuZanni Caterina 01-giu

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STORIA DEL SANTO ROSARIOSan Luigi Maria Grignion de Montfort soleva dire che nessuna preghiera è più meritoria per l’anima e più gloriosa per Gesù e Maria del Rosario ben recitato. Il Santo Rosario Il Rosario completo è composto di venti decine. È diviso in quattro parti distinte, che si possono pregare separatamente in diversi momenti della giornata, i cinque Misteri Gaudiosi, i cinque Misteri Luminosi, i cinque Misteri Dolorosi, i cin-que Misteri Gloriosi. Se si pregano solo cinque decine al giorno, si usa pregare i Misteri Gaudiosi il lunedì e il sabato, i Misteri Luminosi il giovedì, i Misteri Dolorosi il martedì e il venerdì, i Misteri Gloriosi il mercoledì e la domenica. Le origini del Rosario La parola «rosario» deriva da un’usanza medioevale che consisteva nel mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; queste rose erano simbolo delle preghiere “belle” e “profumate” rivolte a Maria. Così nacque l’idea di uti-lizzare una collana di grani (la corona) per guidare la meditazione. Nel XIII secolo, i monaci cistercensi elaborarono, a partire da questa collana, una nuova preghiera che chiamarono Rosario, dato che la comparavano ad una corona di rose mistiche offerte alla Vergine. Questa devozione fu resa popolare da San Domenico, il quale, secondo la tradizione, ricevette nel 1214 il primo rosario dalla Vergine Maria, nella prima di una serie di apparizioni, come un mezzo per la conversione dei non credenti e dei peccatori. Prima di San Domenico, era pratica comune la recita dei “rosari di Padre Nostro”, che richiedevano la recita del Padre Nostro secondo il numero di grani di una collana.Nel 1571, anno della Battaglia di Lepanto, in occasione della invasione dei turchi musulmani, Papa Pio V chiese alla cristianità di pregare con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia ottomana. La vittoria della flotta cristiana, avvenuta il 7 ottobre, venne attribuita all’intercessione della Vergine Maria, invocata con il rosario. In seguito a ciò il papa introdusse nel Calendario liturgico la festa della Madonna del Rosario per quello stesso giorno. Sempre nel XVI secolo si ha la fissazione definitiva dell’ultima parte dell’Ave Maria, che nella parte finale aveva numerose varianti locali. Altri personaggi che hanno contribuito alla diffusione di questa preghiera sono il Beato Alano della Rupe con il suo Salterio di Cristo e di Maria del 1478, San Luigi Maria Grignion da Montfort con il suo libro Segreti del Rosario, ed ancora il beato Bartolo Longo. Un altro impulso si ebbe nei secoli XIX e XX con le apparizioni di Maria a Lourdes e a Fatima.

Le promesse della Vergine La Madonna apparve a Lourdes con la corona del rosario. La tradizione religiosa riporta anche le 15 promesse che la Vergine in persona avrebbe fatto sia a San Domenico che al beato Alano della Rupe riguardo il suo Rosario. Esse sono le seguenti:«A tutti quelli che devotamente reciteranno il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime gra-zie».«Chi persevererà nella recitazione del mio Rosario riceverà grazie preziosissime».«Il Rosario sarà un’arma potentissima contro l’inferno; esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie».«Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l’amore di Dio all’amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santifiche-ranno con questo mezzo!».«Colui che si affida a me con il Rosario, non perirà».«Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Se è pec-catore, si convertirà; se è giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna».«I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa».«Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle Sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati».«Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario».«I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in Cielo».«Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete».«Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità».«Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della “Confraternita del Rosario” abbiano per fratelli durante la vita e nell’ora della morte i santi del Cielo».«Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo».«La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione». Concludiamo questa breve trattazione sulla preghiera del S. Rosario con le parole del servo di Dio Giovanni Paolo II che ebbe a dire: “Recitando il Santo Rosario, noi contempliamo il Cristo da una prospettiva privilegiata, cioè da quella stessa di Ma-ria, sua Madre; meditiamo, cioè, i misteri della vita, della passione e della risurrezione del Signore con gli occhi e con il cuore di colei che fu più vicina a suo Figlio. Siamo assidui alla recita del Rosario sia nella comunità ecclesiale, sia nell’intimità delle nostre famiglie: esso, sulla scia delle ripetute invocazioni, unirà i cuori, riaccenderà il focolare dome-stico, fortificherà la nostra speranza e otterrà a tutti la pace e la gioia del Cristo nato, morto e risorto per noi”.


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