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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del...

Date post: 23-Nov-2020
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Famiglia di famiglie: l’orchestra del Risorto Sabino Palumbieri pag. 4-5 L’ “eccomi” incondizionato dell’intimità con Cristo Mariapaola Leucci pag. 8 Una grazia per Antonietta, un dono per tutti noi Maurizio Parotto e Silvana Mora pag. 10 Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 3 2009
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Famiglia di famiglie: l’orchestra del RisortoSabino Palumbieri pag. 4-5

L’ “eccomi” incondizionato dell’intimità con CristoMariapaola Leucci pag. 8

Una grazia per Antonietta,un dono per tutti noiMaurizio Parotto e Silvana Mora pag. 10

Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto

N. 3 • 2009

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Periodico quadrimestraleRegistrazione del Tribunale di Roma

n. 579 del 28/12/2001

Direttore responsabile:

Massimo [email protected]

Segreteria di redazione:

Maurizio Parotto, Silvana [email protected]

Collaboratori fissi:

Sabino PalumbieriLuis Rosón Galache

Agostino Aversa Virginia Gallotta

Antonietta Grasso Riccardo Guarino

Arturo SartoriAnna Massa

Segreteria amministrativa:

Agostino e Cesira [email protected]

Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’even-tuale pubblicazione, pertanto, anche se non pubblicati, nonsaranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusiva-mente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] Umbertide, 11 - 00181 Roma

tel. 06.7827819 - 067848123

Finito di stampare: novembre 2009

Sommario

Testimoni del Risortotel. e fax 0815322819 E-mail: [email protected] • www.tr2000.it

Volontari per il Mondo - OnlusVia Castelfidardo, 68 - 00185 Romatel. 081 8711297 • fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: La Città Santa dal Monte degli ulivi: il pellegrinaggiodel TR sulle orme di Cristo (settembre 2009)

Grazie per il già. Sì per il non ancoraAgostino Aversa

Famiglia di famiglie: l’orchestra del Risorto

Sabino Palumbieri

Giovani e famiglia, profezia del matrimonio cristianoLuis Rosón

Una sinergia fraterna, nell’unita d’intentiAgostino Aversa

L’«Eccomi» incondizionato dell’intimità con CristoMariapaola Leucci

Dal viaggio esterno all’itinerario del cuore

Una grazia per Antonietta, un dono per tutti noiMaurizio Parotto e Silvana Mora

Veicoli della buona novella in terra d’Africa

Tiziana Petrachi

Dio si prende cura degli orfaniSuor Immacolata

Dalla “Festa di Arturo” alle viti da vinoPaolo Cicchitto

Missione Camerun 2009I Volontari raccontano

“Ero forestiero e mi avete accolto”. O no?

Antonio Sellitto

Finalmente due pozzi a Ndeng Ndeng

“Nun abbasta a ringrazià!”Susy Mocerino

La famiglia come forza di coesione che unisce nelle difficoltà

Angela Piccolo Quarto

EcceZZZZiunale veramente!!della Pastorale giovanile

Una pausa tonificante, una scuola insostituibile

Paolo Palombo

Il Signore: una tassa sulla felicità?Arturo Sartori

Ricordo di Nella, testimone del Risorto coerente e convincente

Maria De Giosa

☺�� Punto di incontro

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N. 3 • 2009

A cura dell’Ambito Comunicazione sociale

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È il tema della 1ª Giornata di Ri-chiamo di questo anno pastora-

le 2009-2010. Così si chiude l’annodel 25° del nostro Movimento.

Grazie per il già. Durante l’an-no trascorso lo abbiamo detto tantevolte – ma non basta! – con glieventi e le attività organizzati pro-

prio a questo scopo. Molto significativa ed efficace è stata in questo senso l’esperienza delle Giornate delGrazie, realizzata a raggruppamenti (focus) zonali di Cenacoli. Fuochi accesi di fede e di amicizia. Innegabi-le è stata la complessità della organizzazione sperimen-tata dai nuclei responsabili, ma la comunicazione e lacondivisione tra i cenacoli hanno favorito collabora-zioni più intense, hanno fatto rilanciare l’entusiasmoamicale e, fondamentale, si è rinnovato lo spirito di co-munione di intenti nella consapevolezza delle proprieresponsabilità.

In futuro il criterio di iniziative zonali potrebbe esse-re una metodologia per rilanciare gli “itinerari di fede edi amicizia”, base dello spirito e della metodologia delnostro Movimento.

Il pellegrinaggio in Terra Santa, il grazie detto lì dove lamorte fu vinta nella Pasqua di Gesù, ci ha offerto unbuon mixer di ricchezza spirituale-teologica e di ricchez-za storico-archeologica-umana, che sarà fonte di benes-sere dello spirito e della mente per lungo tempo.

Una speranza nasce nel grazie per l’entusiasmo energe-tico del settore giovani, che hanno vissuto un’attività diformazione intensa, ma serena ed equilibrata nella for-ma e nel ritmo, e nella ricchezza di metodi e idee perl’animazione. Tutto questo ha favorito il conseguimentodi nuovi obiettivi e la maturazione di volontà d’impe-gno nei giovani animatori emergenti. Ne è un segno labuona riuscita della Pasqua Giovane 2009.

La nostra ammissione alla CEI, evento che ha aperto ilnostro anno celebrativo delle “nozze d’argento” del TR,è stata contemporaneamente chiusura dell’arco dei pri-mi 25 anni (1984-2009) e apertura ai nostri prossimi 25anni(!), sollecitante l’impegno, una chiamata concretadel Padre, una chiamata a cui rispondere il nostro “sìper il non ancora”. E questo “sì” si innesta su un altro“sì”, inimmaginabile, che il Signore all’inizio del nostrosecondo 25° ha voluto dirci attraverso l’evento della

TR famiglia di famiglie 3

guarigione inspiegabile di Antonia del Cenacolo TR diFrancavilla. La grazia divina che ha toccato Antonietta,ha indirettamente toccato il nostro movimento.

Il nostro sì per il non ancora richiede il “rilancio” inogni campo, rilancio che chiede impegno più sentito evivo dei responsabili e nuovo fermento nei settori e ne-gli ambiti. Noi responsabili dobbiamo sentire l’urgenzadella cura dei cenacoli, affinché la gioiosa, serena ami-cizia tra gli appartenenti, il calore dell’accoglienza, e,innanzi tutto, la ricchezza della spiritualità pasquale sia

GRAZIE PER IL GIÀ. SÌ PER IL NON ANCORA

Dopo le “nozze d’argento”riprendiamo il cammino sulla strada di Emmaus

Mentre sta per andare in stampa il giornale registriamo la notizia che Don Mario Toso, già MagnificoRettore dell’Università Pontificia Salesiana, è stato nominato Segretario del Consiglio Pontificio Iustitia et Pax.Al nostro amico, che è chiamato dal Papa a questa alta carica di servizio per la Chiesa Universale, i nostri piùsentiti auguri nel ricordo della sua lunga espressione di stima e affetto con cui ci ha seguito sempre.

Eleviamo al Signore Risorto preghiere perché lo sostenga in questo cammino onorifico e oneroso.

risposta al bisogni di chi vuole approfondire, pregare,confrontarsi in clima di fiduciosa fraternità, sulla risur-rezione di Cristo, centro della nostra vita di credenti.

Oggi il momento storico, sia della vita del Movimen-to che della vita ecclesiale e sociale, richiede da partenostra una ferma dimostrazione di maturità e responsa-bilità, una “cordata” in comunione di cammino spiri-tuale e in sintonia d’azione, che renderà il nostro impe-gno di Testimoni del Risorto più fruttuoso per la gloriadel Regno.

È necessario pregare per questo, e con crescente in-tensità.

Coraggio, a vicenda ci sosterremo, certi che Cristo èveramente risorto!

Vostro fratello nel servizio

Agostino Aversa, Coordinatore generale

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1. Il Risorto crea famigliaUn fenomeno impressionante si

registra nei Vangeli. L’effetto croce-fissione e morte del Maestro, sulprofondo degli Apostoli, aveva pro-dotto una ricaduta come un massodirompente. Sgomento. Angoscia.

Delusione. Dispersione. Non c’era più motivo – pen-savano – di stare insieme, dal momento che erascomparso per sempre in maniera umiliante l’asse ro-busto aggregante, la presenza di Gesù di Nazareth,che li caricava di fascino e di speranza. La comunità,già tanto problematica pur con la presenza fisica delMaestro, educatore di unione, si presentava frantu-mata già prima. I due discepoli di Emmaus all’albastessa di Pasqua si staccano dal gruppo e tornano alvillaggio. Gli undici, che erano stati ancora più nel-l’area dell’intimità col Maestro, li troviamo sprangatinel cenacolo per la fobia – è il termine usato da Gio-vanni – di essere scoperti dai Giudei. Ma come bensi sa dalla più elementare scienza ed esperienza, ilcomportamento fobico di più persone produce un’u-nione episodica, posticcia. Esaurito o soltanto dimi-nuito il motivo scatenante, poco dopo induce alladispersione. Per quei seguaci questo significava il ri-torno alle reti, ai campi, alle antiche occupazioni. Edecco nello stradone di Emmaus piomba in mezzo a

loro il Risorto. E dà vita alla loro vita, con la sua ri-surrezione. Non li turba ma li libera. Non li umiliama li illumina. E, intanto, li prepara al naturalecompimento dell’evento della risurrezione, che èquello pentecostale.

La Pentecoste segna infatti la nascita e il lanciodella Chiesa. Che altro non è se non una famiglia ditipo pasquale, di durata permanente nella storia, conal centro il Risorto, il Vivente. Che comunica il SuoSpirito, che è – come dice la scrittura – il Vivificante.Insomma, la festa pasquale e la forza pentecostalecreano una famiglia nuova mai vincibile dalle “portedegli inferi” o le potenze del male. Dunque il Risortoaggrega. La risurrezione è nascita seconda – la Rina-scita – di Gesù il Cristo, dopo la prima a Betlemme.E ogni nascita, di per sé, porta un messaggio di ag-gregazione. La dis-gregazione che si registra nel pe-riodo prepasquale è seguita dall’esperienza della con-gregazione della pasqua culminante nell’evento dellaPentecoste.

Tale esperienza è tessuta di incontri di tenerezza,di misericordia, di accondiscendenza e anche di pro-fumo di cucina attorno ad una tavola imbandita cheè uno dei simboli ancestrali della famiglia. L’eventodella Pentecoste, poi, ci si presenta caratterizzato da“un cuore solo e un’anima sola”. Parlavano tantelingue e si capivano perché avevano lo stesso lin-guaggio, cioè comunicazione di amore, espressione dicomunione. È l’esatto contrario di Babele ove parla-vano la stessa lingua e tuttavia non avevano più lostesso linguaggio. Che è quanto dire: non si capi-vano più nel profondo.

Che cosa è la famiglia se non il restare congregatiin forza dell’amalgama più potente che è l’amore?

2. Sfide e minacce all’amoreMa l’amore umano è insidiato sempre da tre mi-

nacce contro le tre dimensioni più naturali. Ogniesperienza di amore tende, di per sé, anzitutto allaprofondità: è l’intimità di cammino. E poi, alla durata:poiché sotto ogni percezione d’amore si scava l’a-bisso dell’eternità, è la tensione ad amare per sempre.E quindi aspira all’estensione: è l’universalità dell’a-more senza frontiere.

Ma ecco le minacce a queste tre dimensioni es-senziali.

L’amalgama non è data dai vincoli di sangue ma dalla condivisione dell’ideale: vivere la pasqua del Signore

FAMIGLIA DI FAMIGLIE: L’ORCHESTRA DEL RISORTOdi Sabino Palumbieri

TR famiglia di famiglie4

… Ed ecco sulla strada di Emmaus piomba in mezzo a loroil Risorto. E dà vita alla loro vita, con la sua risurrezione

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Le esperienze dell’amore umano denunciano anzi-tutto carenza di intimità profonda. Le attese di comu-nione in una famiglia di sangue o di spirito non ri-sultano pienamente appagate. E poi tali esperienze –questa è la drammatica condizione dell’esistenza –sono segnate da incertezza di durata. La tendenza dicomunione al “per sempre”, quantomeno si spezza irrevocabilmente contro il muro della morte.

E inoltre l’aspirazione all’universalità senza fron-tiere è minacciata da stanchezze, monotonie, egoismi,comodismi, razzismi della propria tribù o della pic-cola cerchia.

L’amore è l’anima di ogni famiglia. E queste tre di-mensioni sono l’anima dell’amore.

3. Garanzia di autenticitàOra solo il Cristo Risorto garantisce l’intimità pro-

fonda. Infatti rinforza col suo Spirito – dono del-l’evento pasquale – l’intimità bella ma fragile del-l’amore umano sia nella coppia, che nella famiglianaturale e spirituale. L’Eucarestia, comunione colCristo è, se vissuta, la base dell’intimità profonda nelmatrimonio e in ogni comunità.

Parimenti l’anelito al per-sempre trova spazio inforza della presenza del Risorto che, vincendo lamorte, supera ogni specie di limite di tempo. E vinceanche, con la sua presenza onnipresente, ogni limitedi spazio.

L’amore per ogni limite temporale e spirituale dunquesolo il Risorto, con la potenza della sua risurrezione, loassicura per chi lo segue con fiduciosa consegna aLui. Fino all’eternità, di là della morte. Fino agliestremi confini della terra, di là da ogni limitatospazio.

4. L’orchestra pasqualeDunque solo la presenza percepita nella fede del

Risorto crea pace e amore che sono il respiro di ognicomunità. Poi ancora va colto con lo sguardo dellafede che tale presenza non è solo di Gesù-accanto maanche di Gesù-dentro nel senso che siamo tutti inne-stati dentro il suo prolungamento vivente nella storiache è il suo “corpo”, la Chiesa, e in ogni suo fram-mento.

Del resto dire famiglia è dire riproduzione storicadell’eterna famiglia di Dio, quella trinitaria. Ora l’u-nità e la diversità non si oppongono ma si compon-gono. Anzi, si richiamano necessariamente. In Dio, ladiversità dei tre che si amano totalmente tanto dacostituire una comunione eterna di natura. E questoperché ciascuna persona è totalmente per l’altra.

Orbene è proprio questo essere famiglia di sangue,

e famiglia di famiglie. Vivere-con non basta. Vivere-per è l’essenziale.

Tutto ciò esige l’esercizio dell’empatia che è la capacità di vivere dentro di sé gli stati d’animo de-gli altri; della sintonia cogli irrinunciabili ideali dellafamiglia; della simpatia che è capacità di con-soffrire,di con-vibrare. E tutto questo immerso nella comu-nione che è il dono assolutamente gratuito dello Spirito Santo. Che è comunione eterna tra il Padre eil Figlio.

Nella famiglia di famiglie – la cui costruzione in-cessante è l’intento del movimento TR – l’amalgamanon è data dai vincoli di sangue ma dalla condivisionedel medesimo ideale di vivere la pasqua del Signore.Questa convergenza di per sé fa profondità. Ed è ne-cessaria anche all’unità autentica della famiglia di sangue.

Nella famiglia spirituale l’uno illumina l’altro adessere se stesso, al meglio. Ognuno accetta l’impegnoconcreto di camminare insieme per crescere insieme inumanità e nel carisma. E lo si fa attraverso il servizioreciproco d’amore. Va ricordato che famiglia viene dafamulus – servo. L’amore si esercita nel servizio. La fa-miglia di famiglie è unica con cenacoli diversi. È unicaper generazioni diverse. È unica fatta di talenti, profes-sioni ed estrazioni diverse. Unità nella diversità.

È questa una vera sinfonia, nel Risorto. Che cantal’Alleluja annunciando, nonostante tutto, la spe-ranza.

La sinfonia è l’unità dell’arte musicale con stru-mentazione diversa.

E che cosa è la bellezza se non la convivialità delledifferenze?

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[La famiglia TR] è unica per generazioni diverse…

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La famiglia ha ancora un grande pesotra i giovani, che le riconoscono la

massima importanza nella vita, al di sopradegli amici, del lavoro, del guadagnaresoldi, degli studi o della competenza pro-fessionale.

1. I giovani valutano la famigliaDietro tale atteggiamento vi sono un elevato concetto

di famiglia, ma anche esperienze personali gratificanti.Ma, di fatto, la famiglia si trova in una situazione socialedi debolezza. La comunicazione genitori – figli si articolaoggi ad un livello di superficialità, senza arrivare ad af-frontare i temi di fondo della vita.1

Si è anche indebolita la figura paterna portatrice di au-torità, capace di ascoltare il figlio, ma anche di risponde-re con una parola che comunica la propria esperienza divita e suscita nell’altro spazi di responsabilità e libertà.2

Malgrado tutto, anche se la famiglia sta vivendo unaprofonda crisi, conserva ancora nei giovani una grande in-fluenza e un gran valore. È un fatto che deve sollecitarci adapprofittare di questa formidabile risorsa educativa.

2. Attenzione alla famiglia, urgenza pastoralePrestare attenzione alla famiglia. Papa Giovanni Pao-

lo II affermava: “Un’attenzione speciale si deve prestare anche alla pastorale della famiglia, specialmente necessaria in un momento storico come il presente, nel quale si sta costatando una crisi generale e radicale di questa istituzionefondamentale…

Mediante un’educazione evangelica sempre più com-pleta, le famiglie cristiane offrano un esempio convin-cente della possibilità di un matrimonio vissuto in ma-niera piena rispetto al progetto di Dio e alle vere esigen-ze della persona umana: tanto quella dei coniugi quanto,soprattutto, quella dei più fragili, che sono i figli”.3

3. Un matrimonio “profezia cristiana” per i giovaniLa base della famiglia cristiana è il sacramento del

matrimonio: presenza dell’amore e della grazia di Dio nella propria vita matrimoniale, nell’amore degli sposi ein tutti i loro rapporti sponsali. Voglio qui offrire alcunepiste da seguire per fare del matrimonio cristiano una vera profezia, da cercare di vivere da parte dei giovani per una autentica crescita umana e cristiana nella vita dicoppia.

1. Dire sì a un altro è regalargli fiducia. Chi si fida e si af-fida all’altro lo fa con la speranza di ricevere fedeltà. È co-me dirsi: “Quando tu senta come ti amo, ti perdono, ti curo,potrai sentire come ti ama, ti perdona e ti cura Dio stesso”.

Testimoniare nella vita quotidiana la presenza dell’amore e della grazia di Dio nella propria vita di sposi

GIOVANI E FAMIGLIA, profezia del matrimonio cristianodi Luis Rosón Galache

2. Nozze punto di partenza di un amore sempre in cam-mino. Il dono di Gesù Cristo non si esaurisce con la cele-brazione del matrimonio: Gesù rimane con loro affinchési amino in fedeltà, stimolati a vedere le cose sempre «daitetti in su».

3. Vocazione alla santità: testimoni della tenerezza di Dio.Scoprire ogni giorno ciò che Dio vuole da loro, perché ilSignore è sempre capace di sorprendere. Mostrare nei figli e negli impegni la tenerezza di Dio.

4. Senso di appartenenza. L’appartenenza è più di un le-game, è riconoscere il valore e il senso della persona dell’altro.

5. L’amore coniu-gale deve crescere e svi-lupparsi. Le nozze so-no solo un “traguardovolante”. Bisogna farcrescere l’amore co-niugale, accettandol’altro così com’è.

6. Amore umanotrasformato dall’amoredi Cristo. Cristo sanal’amore della coppiasempre fragile e sem-pre esposto agli egoi-smi umani.

7. Le crisi e i conflitti matrimoniali, amore forte e resi-stente. Le crisi vanno affrontate con oggettività, generosità,flessibilità e preghiera.

8. L’amore soltanto può crescere con il perdono. Il veroamore si converte in perdono, comprensione, disponi-bilità.

La famiglia cristiana è buona novella per i giovani di oggi che vogliono rischiare con Cristo l’avventura del-l’amore in coppia, formando una famiglia.

La famiglia cristiana è profezia: è rendere testimonian-za nella vita quotidiana che, anche in mezzo agli ostacolie alle difficoltà, è possibile vivere in pienezza il matri-monio come esperienza ricca di senso e come buona novella.

TR famiglia di famiglie6

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1 Cf. A. DE LILLO (a cura di) Giovani nel nuevo secolo. Quinto rapportoIARD sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 48.2 Cf. SEVERINO DE PIERI, Una nuova paternità, Note di Pastorale Giova-nile, Maggio 2003, pp. 27-35.3 Novo Millenio Ineunte, 47.

La famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della societàe ha diritto alla protezione dalla società e dallo Stato.

(Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 16)

…sempre «dai tetti in su».(come dicevano i Beati Beltrame Quattrocchi)

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Ecco i libri più recenti di Don Sabino, uno dei quali: Gesù, compagno di Emmaus, dove abiti? è una guida alla Terra Santa specialissima, per pellegrini e non

Sabino Palumbieri GESÙ, COMPAGNO DI EMMAUS, DOVE ABITI?Viaggio del cuore in Terra SantaEdizione Centro Volontari della Sofferenza, Roma 2009

PER CHI SI PREPARA AD ANDARE IN TERRA SANTAPER CHI HA GIÀ VISTO LA TERRA PROMESSA E VUOLE RISCOPRIRE

E RILEGGERE IL RICORDO CHE PORTA NEL CUOREPER CHI SENTE NOSTALGIA DI UN VIAGGIO-PELLEGRINAGGIO CHE

SPERA DI POTER FARE…

Non una guida, ma un dono prezioso di Don Sabino, il racconto del suoviaggio interiore nato dall’esperienza delle sue diverse visite nella terra di

Gesù Cristo, “una terra straordinaria”, segnata dal dito di Dio, in cui camminaronogli Apostoli con il Signore, i successori degli Apostoli e una folla immensa di pellegrini, in una pro-cessione ininterrotta di stupore, di sgomento, di preghiera”.Il racconto delle visite è un intreccio di elementi tra teologici, spirituali, biblici e autobiografici, in unacornice appena accennata di carattere archeologico e storico. Ma ben presto diventa la gioia dell’in-contro con la sconvolgente divinità di Colui che gli ha dato il cuore di Dio. Da Cana al Giordano, dalLago di Tiberiade a Cafarnao, da Emmaus a Gerusalemme, dal Cenacolo al Sepolcro, il cuore ri-sponde non alla visita di reperti del passato, ma all’incontro, al dialogo, alla percezione di un’adora-bile Presenza. Con la guida di don Sabino la visita ai luoghi santi diventa un’esperienza dell’essere-con-Gesù, che si rivela con «un intenso desiderio di parlarGli, di ascoltarLo, di godere della Sua compagnia, di vedere con il Suo sguardo… E il pellegrinaggio nella terra santa diventa il simbolo della nostra vita, che è un continuo cammino nella speranza, sulla via di Emmaus.

Sabino Palumbieri LA NONA SINFONIA DI DIODio è felice, Dio ci vuole feliciEffatà Editrice, Cantalupa (Torino), 2009

La “nona sinfonia” è l’espressione più alta dell’amore di Dio per l’uomo. Eccoun altro dono prezioso di don Sabino, che ha raccolto in questo libro le rifles-sioni sulla scoperta che le beatitudini sono la via alla felicità, la risposta alnostro profondo anelito a Dio. Le beatitudini sono il profilo di Gesù, il Si-gnore; sono l’indicazione della strada della felicità-salvezza; e certamentehanno un costo, perché “indicano la strada della croce, ma della croce lumi-

nosa”, che da muro di disperazione è diventata ponte di elevazione. Nel Suodisegno di amore, Dio ci vuole felici. Gesù, nel discorso della Montagna, ci indica la via. Con questolibro, don Sabino ci prende per mano e, con amore fraterno, ci dice: “Coraggio, possiamo…”.

Il nostro Movimento “Testimonidel Risorto” è una “Famiglia di

famiglie” sulla strada della fede inamicizia, sfociante in progetti con-creti di formazione spirituale e diimpegno nel sociale, prassificati conopportune metodologie. Laici e sa-cerdoti, consacrate, adulti di diversaetà, giovani, bambini, ragazzi e gio-vanissimi operano in sintonia conrapporti di pasquale fraternità.

Ognuno partecipa con i doni rice-vuti da Dio, e ad ognuno si chiede dicoltivarli, a livello personale e fami-liare, e di potenziarli con le proprieoriginalità e differenze, perché i lorotalenti crescano e si moltiplichinocome quelli del servo buono e fedeledella parabola (Mt 25,14-30). È in-dispensabile saper mettere in comu-ne capacità, prospettive e progetti.

Ogni famiglia è tale quando ri-esce ad organizzarsi come un tuttoorganico. Il TR, nel suo camminodal 1984, è passato dalla fase inizialedell’entusiasmo per il carisma indi-viduato, da vivere e da far vivere, al-la fase della ricerca nel travaglio del-l’organizzazione carismatica e ope-rativa, per arrivare, infine, alla fase del metodo: intelligenza, esperienza,competenza di ciascuno incanalatenei settori, nei cenacoli e negli am-biti con responsabilità distinte e per-sonali, ma con unità d’intenti e fra-terna sinergia, in corresponsabilitàconsapevole.

Ora, all’inizio del secondo ven-ticinquesimo, abbiamo deciso diaprirci ad un ben definito “pianostrategico” di riferimento per il futu-ro. Intanto a ben leggere, all’internodelle opere portate a termine nelprimo 25°, si vede la filigrana chereca a lettere cubitali la parola “co-munione”. Gli apostoli tierrini han-no ben capito che la solitudine è fal-limento e che nessun piano strate-gico potrà mai realizzarsi al di fuoridella comunione, che, come leggia-mo anche nella stessa Carta della

Comunione della Famiglia Salesia-na, è la prima e fondamentale operaapostolica. I suoi criteri fondamen-tali sono:• formarsi insieme: che è pensare

insieme superando egoismo e indi-vidualismo per non ridurre la real-tà al solo proprio punto di vista;lavorare insieme per il bene co-mune; vivere insieme ogni espe-rienza più significativa della vitadel movimento

• aprirsi ai contesti personali e so-ciali dei giovani: svestirsi di alcunigiudizi e pregiudizi per accogliere igiovani e condividerne problemi,prospettive e attese. Ricordiamodon Bosco: “Amate ciò che amano igiovani, perché i giovani imparino adamare ciò che amiamo noi!”

• apprendere una metodologia dicollaborazione: si basa su tre leg-gi: coordinamento, ovvero con-vergenza delle forze; reciprocità,cioè dare e ricevere, non a sensounico, collaborazione e competen-za; responsabilità condivisa e libe-rante, cioè assumere una responsa-bilità primaria e compierla.Comunque, al di là dei criteri e

delle leggi, fondamentale è ricono-scere che è possibile formare spiri-tualmente una Famiglia apostolicasolo se si assume come radice e cardi-ne la celebrazione della sacra Eucari-stia, dalla quale deve prendere lemosse qualsiasi educazione e pianostrategico tendenti a formare lo spiri-to di famiglia, che è innanzi tutto ap-partenenza in fraternità e stima.

Gli apostoli del TR hanno capito che la solitudine è fallimento e che la comunione è la prima opera apostolica

UNA SINERGIA FRATERNA, NELL’UNITÀ D’INTENTIdi Agostino Aversa

TR famiglia di famiglie 7

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compagni, affetti da una strana “sindrome di Mennea”,se la davano a gambe così velocemente da battere tuttii record della corsa.

Dopo il Getsemani mi sono lasciata condurre dal Si-gnore al suo Santo Sepolcro, nel luogo in cui ha patito,ma da cui è risorto donandoci la certezza che anche noiogni giorno possiamo risorgere dalle nostre debolezzeper seguirlo nel posto bellissimo che ci ha preparatopresso il Padre Nostro. Per nessuna ragione al mondopotevo perdermi l’incontro quotidiano con lui presso ilsuo sepolcro vuoto. Tutte le mattine alle cinque, senzaalcuna fatica, insieme ad altre sorelle e a un solo fratel-lo, ci siamo recate all’appuntamento con Gesù, lontanodalla confusione, avendo il tempo di recitare una pre-ghiera e di seguire la Messa. Dopo la giornata comin-ciava con la sua guida e il suo aiuto! Al muro del pian-to con meraviglia ho riconosciuto alcuni canti che pen-savo appartenessero alla nostra tradizione cristiana e hoprovato la gioia di ritrovarmi in famiglia nella casa deimiei “fratelli maggiori”. Sulla Via Dolorosa, percorren-do le tappe della Via Crucis fra quella folla sbeffeggian-te e volutamente rumorosa, ad ogni schiamazzo mi ri-suonavano le parole di San Paolo “siete stati comprati acaro prezzo”. Allora ho avuto la sensazione che in ognitappa del percorso il Signore mi volesse suggerire qual-cosa che io faticosamente dovevo ricercare dentro dime. Ed ecco che l’opportunità mi veniva offerta nel

momento della condivisioneserale. Ero felice non solo perle emozioni e le meditazionidei fratelli che risuonavano inme, ma anche per quella inti-mità che si creava con gli altrie di cui Gesù si faceva trami-te. Ho trovato nel TR tantifratelli e sorelle e mi sono sen-tita accolta in questa “famigliadi famiglie”. Adesso aspettocon ansia l’occasione per ri-vederci e riprovare la gioia delpercorrere insieme un altrotratto di strada.

Ho accettato con molta trepidazione l’invito a scri-vere un articolo sulla mia esperienza in Terra San-

ta perché è sempre molto difficile trovare le parole peresprimere le emozioni. Lo scorso anno, dopo il mio pri-mo viaggio, mi sono riproposta di tornarci, convinta chela meditazione avrebbe superato l’emozione. L’inizio delviaggio a Nazareth, a Cana, al lago di Tiberiade è statoper me molto deludente perché ero distratta e disturba-ta dalla corsa delle visite, dallo scarso spazio lasciato al-la riflessione. Ero triste e rassegnata.

Poi siamo arrivati a Gerusalemme, al Getsemani.Da lì è cominciato il mio pellegrinaggio. Su quella

roccia ho sentito la vicinanza di Gesù, il suo grandeamore per me, il suo sostegno. Non sono più sola. Il miocuore si è sciolto in un pianto di ringraziamento e digioia. Mentre ero in silenzio e in intimità col Signore,sono uscita dalla chiesa come sospinta dolcemente fuo-ri e ho incontrato un anziano frate francescano. Egli miha condotto nell’orto degli ulivi, a contatto con queglialberi secolari, nel luogo in cui Gesù si è appartato coni suoi discepoli cercando da loro quella vicinanza emo-tiva che, pur promessa, è venuta a mancare. In silenzioe mestamente ho chiesto perdono per le mie innumere-voli fughe e i “colpi di sonno”. Come in un pellegrinag-gio a ritroso, il mio pensiero è tornato alla Grotta del-l’Annunciazione, a quella semplice giovinetta, al suo“eccomi” incondizionato a Dio, e a San Giuseppe, checon grande generosità e amo-re ha protetto la sua sposa eGesù. Quante donne sceglie-rebbero di affrontare materni-tà difficili (gravidanze ina-spettate o figli nati con handi-cap), se fossero sostenute dauomini come San Giuseppe,capaci cioè di sfidare i pregiu-dizi, le convenzioni sociali e ilproprio orgoglio solo con lafede e l’infinito amore del lorocuore! Come medico spessoho visto la triste solitudine ditante donne mentre i loro

L’anno giubilare del TR ha conosciuto uno dei suoi momenti più importanti in Terra Santa, nel pellegrinaggiosvoltosi dal 6 al 14 settembre. Accompagnato e guidato spiritualmente da don Luis, il gruppo tierrino ha vis-suto un’esperienza intensa i cui echi, maggiormente sviluppati e sviscerati, troveranno ampio spazio nel nu-mero speciale che a fine anno sarà dedicato al 25° del Movimento. Qui proponiamo intanto le riflessioni diuna professionista di Lecce che era già stata per suo conto in Terra Santa e che ha chiesto in questa occa-sione di unirsi al TR per rivivere un viaggio così emozionante dal punto di vista della spiritualità pasquale.

Terra Santa8

In ogni tappa del pellegrinaggio in Terra Santa il Signore ci vuole suggerire qualcosa da ‘scavare’

L’«ECCOMI» INCONDIZIONATODELL’INTIMITÀ CON CRISTO

di Mariapaola Leucci

L’orto degli ulivi, accanto alla Basilica dell’Agonia

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Dal viaggio esterno all’itinerario del cuore

Terra Santa 9

…una nuvoletta, come una mano d’uomo sale dal mare.(Grotta di Elia, Monte Carmelo)

Eccomi, sono la serva del Signore.(Basilica dell’Annunciazione, Nazaret)

Magnificat anima mea Dominum!(Ain Karem)

Ecco, vi annunzio una grande gioia.(Campo dei Pastori, Betlemme)

Cristo è risorto: veramente risorto!(Basilica dell’Anastasis)

Lo riconobbero allo spezzar del pane.(Emmaus-Nicopolis)

Dio non fa preferenza di persone.(Pietro nella casa di Cornelio, Cesarea Marittima)

…per ricercare Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima…(regola della Comunità, Qumran)

Fate questo in memoria di me.(Cenacolo, Gerusalemme)

Prendi il largo…(Lago di Tiberiade e Monte delle Beatitudini)

Dal viaggio esterno all’itinerario del cuore

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Lourdes10

«Credo che là, siano successe tantecose, però io non pensavo minimamenteche potesse succedere una cosa del gene-re. Io avevo chiesto la pace, e la pace giàce l’avevo, da sempre, e la serenità pu-re, e la forza di andare avanti. Per meero contenta così. Non mi sono proprioaccorta di quello che mi stava succeden-do… Solo, quando ero entrata nella va-sca, mi ero accorta di un forte dolore al-la gambe… un dolore atroce, lo stessoche avevo sentito quella notte, quandopoi non ho più camminato».

Antonietta, la coordinatrice delCenacolo TR di Francavilla in Sinni,

no fiducioso. Antonietta si sentiva se-rena, contenta, ma non ancora con-sapevole di quello che era realmenteaccaduto.

«Poi siamo tornati a casa». Accantoad Antonietta, che continua il suoracconto, c’è don Sabino, e lì vicino,tra noi, il marito e due dei tre figli,che ascoltano attenti e visibilmentecommossi le parole che hanno giàsentito. «Eravamo io e mio marito; ab-biamo lasciato la carrozzina nel solito po-sto e mi ha aiutato a trasferirmi sul diva-no. Ma io non riuscivo a stare seduta,mi sentivo non so dire come, dovevo al-zarmi… come se qualcuno mi dicesse“diglielo, diglielo, chiamalo!”… Miomarito era in cucina e ho detto “Antò,vieni perché mi è successo qualcosa!”e mi sono alzata subito in piedi, ho cam-minato, mi sono girata intorno, e poi l’-ho guardato in faccia perché lui è soffe-rente di cuore e ho pensato “se si sentemale…”. Ci siamo abbracciati e alloraho capito cosa mi era successo».

Sul momento Antonietta ha pauradi quanto le sta accadendo poi il Par-roco e il Vescovo, chiamati e accorsi,la incoraggiano: «È un dono grandeche tutti abbiamo ricevuto: perché te-nerlo nascosto?». E Antonietta scen-de le scale da sola, esce di casa, cam-mina per la strada, va a trovare perprima la bimba sofferente che le statanto a cuore…

Cominciano subito le visite medi-che, gli accertamenti. Antonietta vaa Torino, all’Ospedale delle Molinet-

te, dal professore Adriano Chiò, ilneurologo che la segue da quattro an-ni, da quando è stata costretta sullasedia a rotella dal manifestarsi dellaSLA, la sclerosi laterale amiotrofica,una malattia degenerativa che nonlascia speranze. «È certamente un fe-nomeno insolito – commenta il neu-rologo – e non ho mai osservato unacosa del genere in un malato di SLA,una malattia che può rallentare, almassimo fermarsi, ma non può mo-strare miglioramenti perché intacca ineuroni in modo irreversibile». Perora non c’è spiegazione scientifica e

La ricordate a S. Giovanni Rotondo, nel 2008? ...

La coordinatrice del Cenacolo TR di Francavilla in Sinni parla con disarmante semplicitàdell’evento straordinario che le è accaduto

Una grazia per Antonietta, un dono per tutti noidi Maurizio Parotto e Silvana Mora, Cenacolo di Roma

in Basilicata, parla così, con disar-mante semplicità, dell’evento straor-dinario che le è accaduto.

Il 27 agosto, direttamente da Tori-no, dove era stata per le prime visitee accertamenti, Antonietta ci rag-giunge a Castropignano. Nella gran-de sala affollata dai partecipanti agliEsercizi Spirituali, il silenzio assolutosottolinea le emozioni e la tensionedi noi tutti che ascoltiamo il raccon-to del suo viaggio a Lourdes, con unodei treni bianchi dell’Unitalsi, alla fine dello scorso luglio.

Quel viaggio era la realizzazione diun suo sogno di bambina e, nellagrotta dove è la statua della Madon-na, Antonietta si era sentita a casa.

«Ero partita non tanto per me, ma pertante altre persone, che io conosco e chemi avevano affidato le loro sofferenze.Le ho portate tutte con me, nel mio cuo-re. In particolare una bimba alla qualesiamo tutti affezionati».

E mentre la sospingevano in car-rozzina verso la grotta, si era affidataalla preghiera, in un totale abbando-

Antonietta continuerà a essere segui-ta e sottoposta a vari esami, prima diavere un parere ufficiale da una com-missione medica ma Antonietta ètranquilla: si vede nella dolce sereni-tà del suo volto, mentre ci dice: «lamia vita è cambiata un’altra volta, sonorinata da questo pellegrinaggio a Lour-des… la gente che incontro è contenta,condivide con me questa grazia, questagioia, che spero di diffondere a tutti, spe-cialmente a chi soffre».

E questo è già un miracolo.

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Ero particolarmente felice questavolta di rifare l’esperienza di vo-

lontariato, in quanto avevo ricevutoun preciso compito “missionario”:Don Sabino in persona aveva espres-so il desiderio che mi dedicassi allaformazione di un Cenacolo TR nelCamerun, perché i tempi apparivanomaturi. Andare in missione, infatti,non significa solo portare aiuti uma-nitari, ma essere portatori credibili delmessaggio evangelico e fare del pro-prio carisma un dono a servizio deglialtri. È stato così che l’Associazione“Volontari per il Mondo”, braccio ope-rativo del nostro TR, mi ha ufficial-mente conferito il “mandato” di esse-re in terra d’Africa veicolo della Buo-na Novella, annunciando che il Cri-sto è Risorto e che il fulcro della no-stra fede poggia su questa grande cer-tezza. Devo dire che ero intimorita daun tale compito non ritenendomeneall’altezza, ma, come sempre, il Si-gnore, che non ci lascia mai da soli,mi ha accompagnato col suo aiuto. Edecco che, sin dal primo giorno di per-manenza in Camerun, il tema dellaRisurrezione è stato l’argomento prin-cipe di molti confronti ed accesi di-battiti anche tra noi volontari, men-tre il nostro viaggio era costantemen-

te accompagnato dalla presenza di pa-dre Aloys, un giovane sacerdote giàda tempo impegnato ad aiutare l’As-sociazione ed il TR nelle nostra atti-vità in Africa e nominato quest’annoda Monsignor Pirenne coordinatoregenerale per la diffusione del nostrocarisma nella Diocesi di Bertoua.

Giunta poi a Djangané, dove operaSuor Rosanna, che aveva accolto conentusiasmo la richiesta di Don Sabinodi far conoscere il nostro Movimentoai fratelli africani, ho trovato un’ac-coglienza calorosa ed un desiderio for-

tissimo da parte di alcuni autorevolirappresentanti del piccolo villaggio diapprendere quale spiritualità ci ani-masse e quali fossero le forme in cuiessa viene vissuta. In due diversi edintensi incontri pomeridiani è statopossibile presentare il nostro Movi-mento e far vivere, grazie all’ausilio dipadre Aloys, dei momenti di medita-zione sulla Parola in chiave pasqualestimolandone l’attualizzazione attra-verso la visione delle immagini della“Pasqua nel quotidiano”, fornitemidalla nostra preziosa Cesira. Si sonocosì vissuti dei bellissimi momenti dicondivisione spirituale con i nostrifratelli camerunesi, i quali hanno ac-colto con gioia la possibilità di conti-nuare questo cammino pasquale, non-ché di poter celebrare la preghieradella “Via Lucis” a loro ancora com-pletamente sconosciuta.

È stata gettata così la prima pietradel nostro primo Cenacolo in terra dimissione. Accompagniamolo tutticon la preghiera perché cresca vigo-roso e si moltiplichi dando copiosifrutti nella diffusione del Regno diDio. Da parte mia ringrazio di cuoreil Signore che rende possibile ognicosa quando docilmente diventiamostrumenti nelle sue mani.

Formato il primo cenacolo TR in Camerun, il racconto della “fondatrice”

VEICOLI DELLA BUONA NOVELLA IN TERRA D’AFRICAdi Tiziana Petrachi, Cenacolo di Lecce

Volontari per il mondo 11

I componenti del nuovo cenacolo con padre Aloys e Tiziana

I Volontari della Missione Camerun 2009 al completo con il Nunzio e Padre Aloys a Yaundè

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naria in Africa e do-po la celebrazione so-no stata circondatadal calore umano deipetrellesi. Sono statapoi invitata a pranzoa casa di Domenico eFernanda Carosella, igenitori di Lucio, unpiccolo che a soli seianni è ritornato allacasa del Padre. Dopoun periodo di grandedolore, i suoi genitorihanno fondato un’as-sociazione di volon-tariato a lui dedicataper aiutare altri bam-bini e hanno deciso di costruire uncentro di accoglienza per gli orfaninel Camerun, perché desiderano cheLucio continui a vivere nei bambinidell’Africa.1

Ho vissuto a casa loro momenti digrande gioia e commozione. Deside-ro ringraziare con tutto il cuore que-sti carissimi genitori per il dono delnostro incontro, per la loro testimo-nianza di fede, per la loro cordialitàe dedizione. A nome della mia Con-gregazione e di tutti i bambini orfanidella nostra missione esprimo la miaprofonda gratitudine.

Quella sera stessa ho incontrato aSorrento don Sabino Palumbieri,

Grazie alla Divina Provvidenza ho potuto conoscere in Italia il

Movimento Testimoni del Risorto ela sua Associazione di volontariato“Volontari per il mondo - Onlus”.

Paolo Cicchitto, che ho conosciu-to nove anni fa in Camerun, mi hainvitata in Italia dal 12 al 17 giugno.La nostra prima tappa è stata Petrel-la Tifernina, il paesino molisano do-ve lui è nato. Lì c’è una bellissimatradizione: la sera della vigilia di san-t’Antonio gli abitanti davanti alleloro abitazioni accendono un grandefuoco in onore del santo. Don Do-menico, il parroco del paese, per ri-dare una dimensione sacra alla tradi-zione dei “Fuochi santi”, da anni inquesta occasione celebra la Via Lu-cis, portando le statue di S. Antonioe di Gesù Risorto per le strade delpaese e meditando presso i falò lestazioni della Via Lucis. Alla fine lefamiglie insieme consumano la cenapresso i Fuochi. E un vero momentodi gioia. Io mi sono trovata nel pienodi questa bellissima festa e ho prega-to insieme al parroco e ai fedeli du-rante la processione; alla fine hocondiviso il cibo con gli abitanti diPetrella presso alcuni falò. Era un’at-mosfera magica e molto suggestiva.Il giorno dopo, durante la S. Messa,don Domenico mi ha chiesto di con-dividere la mia esperienza di missio-

fondatore del TR, don Luis Roson,Agostino e Cesira Aversa, responsa-bili del Movimento e il giorno dopo,domenica del Corpus Domini, hovissuto una giornata con il Cenacolodel TR di Seiano. Il vivere insiemel’Eucarestia domenicale celebrata dadon Sabino insieme a don Luis nel-la cappella dei padri Salesiani è statauna vera festa spirituale. Dopo laMessa c’era un momento di agapecomunitaria e mi sono sentita comenelle prime comunitá cristiane dovesi ascoltava col cuore la Parola diCristo. Alla fine don Sabino ha be-nedetto le famiglie e ha dato prezio-si consigli. Sono stati momenti digrazia vissuti insieme che non si pos-sono dimenticare ed io desidero rin-graziare tutti per la loro testimo-nianza di fede nel Cristo Risorto co-me pure per il loro contributo a fa-vore della nostra opera missionariain Africa.

Alla fine del mio soggiorno in Ita-lia ho pregato davanti al quadro del-la Madonna a Pompei, nei santuaridi San Michele e di Padre Pio in Pu-glia dove ho raccomandato a Dio lamissione e tutte le vostre intenzioni.–––––––1 Vedi il numero 2/2009 del TRnews, a p. 12.

L’esperienza di una missionaria che a un certo punto del suo percorso ha incontrato il TR

DIO SI PRENDE CURA DEGLI ORFANIdi Suor Immacolata

Volontari per il mondo12

Suor Immacolata nella casa di Domenico e Fernanda Carosella a Petrella Tiferina

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazione di uno dei seguenti obiettivi progettuali:

• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) • borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese) • borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per seminarista € 100 (mese) •per scavare un pozzo € 1.500 • per scavare un pozzo artesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un generatore elettrico € 1.500 • per un nostro progetto (offerta libera)

Indicare sempre la causale del versamento C/C POSTALE 72908007BANCA NAZIONALE DEL LAVOROIBAN: T58V0100503800000000016660

VOLONTARI PER IL MONDO - ONLUS www.tr2000.itVia Castelfidardo, 68 - 00185 Roma

Per saperne di più contattaci o visita il nostro sito! L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali

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Da nove anni ormai si organizza in agosto una spedi-zione nel Camerun. Viviamo questa missione ognuno

con aspettative diverse, ma tutti con il desiderio di fareun’esperienza forte dell’Africa. Sembra ormai quasi un ri-tuale, ma ogni anno ha un sapore diverso.

Quest’anno, con me e Tiziana, ormai veterana, sono ve-nuti cinque giovani: Cristiana, Giuseppe, Michela, Sole,Simone; un gruppo molto eterogeneo che ha saputo fare diquesta diversità una ricchezza. Sono stati suddivisi in duegruppi e ospitati dalle Suore Domenicane della BeataImelda a Djangané e dalle Suore Adoratrici del SS. Sa-cramento a Ndoumbi. In questi due villaggi si sono residisponibili alle esigenze più svariate, facendo animazionecon i ragazzini e servizio presso il Dispensario Sanitario.Tiziana invece ha avuto un compito molto particolare: for-mare il primo Cenacolo del TR nel Camerun! Era per noiun sogno che coltivavamo da tempo e ora si è realizzato aDjangané, con l’ausilio delle suore e di padre Aloys.

Io ho fatto i miei sopralluoghi di verifica dei progetti.Alle prigioni di Bertoua abbiamo realizzato l’annuale

“Festa di Arturo”, ricevendo una calorosa accoglienza. Du-rante la bella celebrazione eucaristica di Monsignor Pi-renne hanno ricevuto il battesimo quattro detenuti e lacresima altri undici. Dopo la toccante cerimonia, la gioiaè esplosa al suono dei tamburi in danze intervallate dasketch preparati per noi. Mentre si distribuivano cibo ebibite a tutti, gli allievi dei vari laboratori ci hanno mo-strato con orgoglio i lavori che erano riusciti a realizzarecon le proprie mani.

Molto bella è stata la visita al Centre de Santé a Ga-roua Boulai che ho trovato pieno zeppo di pazienti, per lopiù Bororò, in attesa di essere visitati.

È stata molto gratificante anche la tappa al CollegioTecnico Van Heygen*, dove i lavori fervono; ho trovatonuovi padiglioni già finiti e altri in fase di costruzione. Hovisto i due laboratori intitolati ad “AMEDEO LAURIA”, che

sono stati realizzati grazie anche al contributo ricevuto daldottor Silvio Criscuoli, Direttore Generale del Ministerodella Pubblica Istruzione, per conto della A.N.D.I. A set-tembre avrebbero riaperto le scuole, così con Ewa sonoandato a Douala per acquistare le apparecchiature neces-sarie per il laboratorio di Falegnameria e di Meccanica.

Alla fine delle mie visite ero veramente contento an-che perché quest’anno ho potuto avviare un progetto cheavevo nel cuore da anni. Quando Simone a Roma mi ave-va detto di essere un viticultore, mi ero letteralmente elet-trizzato: poteva essere “lui” lo strumento provvidenzialeper avviarne la realizzazione. È stato così che Simone que-st’estate è partito per l’Africa con due valigie piene di vi-ti da vino! Non riesco ad esprimere le emozioni provatequando quelle piantine sono state poste nel terreno di Ga-roua Boulai, lì dove è nei nostri piani una scuola di Agro-nomia nel College Van Heyghen e dove abbiamo dispo-nibili venti ettari di terreno. Se tutto funzionerà, la piccolavigna diventerà una grande vigna e avremo il primo vinonazionale camerunese e tanto lavoro per molte braccia.–––––––(*) Van Heygen è il nome del Vescovo che ha preceduto Monsignor Piren-ne, deceduto lo scorso anno, e che era molto amato dai suoi fedeli.

Fare un’esperienza forte dell’Africa: sembra un rituale ma ogni anno ha un sapore diverso

DALLA “FESTA DI ARTURO” ALLE VITI DA VINOdi Paolo Cicchitto

Volontari per il mondo 13

Laboratori dedicati ad “Amedeo Lauria”

Alle prigioni di Bertoua durante l’annuale “Festa di Arturo”

A Garoua Boulai vengono piantate le viti, con la supervisione di Simone

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MISSIONE CAMERUN 2009I volontari raccontano la loro esperienza

Volontari per il mondo14

Da anni era mio desiderio partecipare a una missione di volontariato… E que-

st’anno, dopo gli incontri di formazione, ho capito che era arrivato il momen-

to di partire. Il mio compito principale è stato quello di avviare la realizzazio-

ne di un piccolo vigneto nel villaggio di Garoua Boulai, dove si sta costruendo

un collegio tecnico per la preparazione professionale, tra l’altro, anche di agro-

nomi. Sono rimasto poi a Bertoua per aiutare un ragazzo camerunese di nome

Eric ad allestire il suo locale. Durante la mia permanenza ho avuto modo di co-

noscere più da vicino la gente del posto apprezzando la semplicità con cui vi-

vono in condizioni tanto disagiate. Ho condiviso con loro autentici momenti

di vita quotidiana… Posso dire che l’intera missione si è rivelata per me molto

costruttiva e mi ha consentito di comprendere meglio quanto sia importante

mettersi al servizio degli altri. (Simone Caleri)

Africa… una terra che spaventa molti e affascina altri. Tra questi ultimi c’ero an-ch’io, che ho sempre sperato di poter un giorno andarci. Grazie al cenacolo delTR di Napoli e soprattutto alla mia professoressa Roberta Calbi, sono riuscito arealizzare questo sogno e colgo l’occasione per ringraziarli tutti. Eppure il mioviaggio in aereo, è stato un continuo interrogatorio… mi chiedevo cosa mi aves-se spinto a quella decisione e la risposta vera mi è arrivata quando le porte del-l’aereo si sono aperte e ho sentito il profumo dell’Africa; quando, giunto alla mis-sione, ho iniziato a capire cosa significa vivere in Africa, in capanne di terra senzaelettricità, in un vero “villaggio”… Proprio in un piccolo villaggio ho conosciutoun vero fratello, mon frere noire Rodrigue, che ho aiutato, grazie alla raccolta ef-fettuata nel mio ex liceo, regalandogli una casa in cemento. Ricordo ancora lasua espressione commossa, non riusciva a parlare, ma i suoi occhi erano un verodizionario dell’anima!… Essere andato lì mi ha dato la possibilità di vedere il ve-ro lavoro dei missionari e delle associazioni di volontariato. Tramite Ewa Gawin, lacoordinatrice delle adozioni a distanza, sono riuscito ad incontrare la bambina che la mia classe liceale ha in ado-zione. Che gioia poter abbracciare la piccola che avevo visto solo in foto e che ci aveva scritto da così tanto lontano!L’unica cosa che parte dal mio cuore, credetemi, è dirvi che l’Africa ha bisogno di noi, non deve spaventarci, ma deve donarci la certezza che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo essere utili a tanti… (Giuseppe D’Andrea)

Tornata da poco, ancora non so dare una priorità alleesperienze fatte… Io sono stata nel villaggio di Ndoum-bi, dove ci ha accolto Suor Fausta. Lì, insieme a tre padrie a un’altra suora, lei combatte ogni giorno con la po-vertà, l’ignoranza e le malattie. E non è semplice convi-vere con un mondo e una cultura che non vanno giudi-cati, ma solo compresi. Paolo e Tiziana ci avevano mes-so in guardia negli incontri precedenti al nostro viaggio,così è stato più facile accettare di sapere, per esempio,che due giorni prima del nostro arrivo un bambino del-la scuola materna era morto di fame perché la mammanon aveva fatto abbastanza attenzione ai segni della suadenutrizione. Ed è stato bello sapere che in quel mondoSuor Fausta e il suo dispensario salvano tante vite, vedere per esempio che Boris, bambino malato di tubercolosi, por-tava ormai “solo” un cerottone sul collo, mentre qualche anno fa aveva metà faccia sformata dal gonfiore delle sueghiandole. Cosa rimane del breve periodo trascorso lì? Posso solo dire che quello che riesci a fare, anche se ti sem-bra niente, risulta essere tantissimo e sicuramente i rapporti umani mi hanno toccata molto… è stata una gioia ve-dere cento bambini mangiare felici pane e nutella nella festa organizzata per il nostro saluto finale, ma ancora piùtoccante vederli la mattina della partenza, dietro il recinto della nostra casa, che ci aspettavano per salutarci con del-le composizioni di fiori “coraggiosamente” recisi dal giardino di Suor. Fausta. La mia Africa è stata questa: un’espe-rienza profonda da cui partire per cominciare a portare del bene nel mondo… (Cristiana Di Giovanni)

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“Ndrin.. Ndrin…” sono le 5,30 del mattino. Devoalzarmi. Oggi devo essere in redazione prima del solito.In 40 minuti faccio colazione, mi preparo e trovo iltempo di leggere la pagina di Vangelodel giorno. Alle 6,10 esco di casa,mentre mia moglie e i miei 3 bam-bini stanno ancora dormendo. Al-le 6,19 sono sulla metro 2 di Mila-no, direzione Stazione centrale.Sarà un caso, ma anche stamattinanel mio vagone sono l’unico italiano.Già, perché i miei connazionali, la me-tro la prendono un po’ più tardi. Con meci sono albanesi, romeni, sudamericani,africani. Sono operai, colf… insomma,fanno tutti quei lavori che noi non voglia-mo fare più. E mentre siamo a curare la nostracarriera per quasi tutto il giorno, loro “mandano avan-ti la baracca” pulendoci la casa, badando ai nostri figli eai nostri genitori, e facendo quei lavori manuali che datempo noi non vogliamo assolutamente fare più.

Anche il ragazzo che all’uscita della metro mi porgeuno di quei giornaletti gratuiti è straniero.

Il tabellone indica che il mio treno è al binario 4. Èun euro city per Parigi.

Il treno è blindato. La polizia perquisisce tutti glistranieri…pardon, tutti quelli con un colore della pelle

diverso dal nostro. Il treno è diretto in un paese dell’U-nione Europea. Ormai c’è la libera circolazione. Eppu-re, a tutti viene chiesto il passaporto e vengono perqui-siti tutti i bagagli. A me non viene rivolta nemmeno

una manda. Mi accomodoin prima classe e una ra-gazza francese (di colo-re) mi dice: “Io in Italianon ci vengo più. La si-

tuazione è diventata in-sostenibile”.

Resto a bocca aperta. Vor-rei dirle: “Non siamo tutti così”, ma

non trovo le parole.A Torino Porta Susa scendo e mi dirigo in

redazione. Dove passo tutto il giorno tra le prove, ladiretta e la preparazione per il giorno dopo.

Alle 19,00 esco e vado ancora in stazione. Lì m’im-batto in una signora somala che vende il pane abusiva-mente. Salgo sul treno Alta Velocità e torno a Milano.

In metro, incontro un ragazzo africano che avevonotato al mattino.

Io mi sono divertito. Sono un autore televisivo. Fac-cio un programma dove mi diverto e mi danno un sac-co di soldi. Lui non ha l’aria divertita. Col suo lavoromanuale, permette a me di divertirmi. Certo, io ho stu-diato, magari lui no… o “magari lui sì”.

Una normale giornata di trasferimento sul posto di lavoro si trasforma nella presa d’atto forzata di unaemarginazione strisciante, subìta in silenzio, quasi con rassegnazione. Volontariato è anche fare accoglienza.

“ERO FORESTIERO E MI AVETE ACCOLTO”. O NO?di Antonio Sellitto, Cenacolo di Milano 1

Volontariato 15

Il “tempo africano” ha ritmi deltutto diversi dai nostri e anche larealizzazione dei progetti segue a vol-te quei ritmi. Così è stato per lo sca-vo dei pozzi a Ndeng Ndeng, finan-ziato dai dipendenti della Daimler-Chrysler di Roma che avevano ri-nunciato al loro premio produzionedi fine anno per aiutare un villaggioafricano. È andato avanti con moltalentezza per una miriade di difficoltà,ma oggi con soddisfazione possiamodire che finalmente tutto è risolto.Prima dei tentativi sono andati ma-le, poi si era progettato un solo poz-zo che avrebbe alimentato elettrica-

mente una cisterna da cui l’acquadoveva essere convogliata alle fon-tane, ma ci furono impedimenti tec-nici tali che alla fine si decisedi scavare due pozzi, che, conpompe a mano, potevano for-nire l’acqua agli abitanti delvillaggio. Questi pozzi sono og-gi una vera benedizione di Dioper tutte le donne, che ognigiorno dovevano raggiungerela sorgente attraverso un sen-tiero scosceso, stretto e perico-loso. Con molto ritardo ungrazie di cuore ai dipendentidella Daimler-Chrysler di Ro-

ma dalla nostra Associazione e dagliabitanti di Ndeng Ndeng.

P. C.

FINALMENTE DUE POZZI A NDENG NDENG

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La Giornata del grazie di cinque cenacoli, tutti insieme, è stata celebrata il 6 giugno a Napoli

“NUN ABBASTA A RINGRAZIÀ!”di Susy Mocerino, Cenacolo di Napoli

Giornate del Grazie16

Il conduttore Marco De Angelis, di Cassino

Il coro di Maria Gabriella Marino

I relatori: da sinistra don Sabino Palumbieri, don Tonino Palmese e Giuliana Martirani

La Giornata del grazie del 6 giu-gno a Napoli ha assunto un ti-

tolo alquanto stravagante: “Nun ab-basta a ringrazià”. Abbiamo volutoche fosse una piccola sfida lanciatada un gruppo di cenacoli: Cassino,Caserta, Nola, Portici e, punta didiamante, Napoli.

Perché una volta tanto, almenonelle cronache del nostro movimen-to, questa nostra città può tornare adessere “Capitale della bellezza”.

I ragazzi del cenacolo di Napoli nehanno introdotto il tema, nel pome-riggio, attraverso una serie di simboli,evocazione visiva di alcuni dei valoriche incarnano quella bellezza che“salverà il mondo”: legalità e giusti-zia; “regalità” dell’uomo e della don-na; sapienza e umiltà, fari del rinno-vamento culturale.

La riflessione dei nostri ospiti, donTonino Palmese e Giuliana Martira-ni, ha toccato proprio questi argo-

Bello il luogo che ha ospitato l’e-vento in una splendida giornata di so-le: la chiesa e il chiostro di Santa Ma-ria La Nova, uno dei monumenti piùrappresentativi della ricchezza cultu-rale del territorio partenopeo.

Bella e solenne la Liturgia del Gra-zie e la celebrazione eucaristica pre-sieduta da monsignor Antonio DiDonna, intervenuto in rappresentan-za del cardinale Crescenzio Sepe. Lapartecipazione del coro della chiesasalesiana del “Sacro Cuore” al Vome-ro ha reso questi due momenti parti-colarmente intensi e sentiti.

Bello e gioioso il momento convi-viale organizzato dai cinque cenacoli.Bella e originale la serata, inauguratadall’intervento di don Sabino che hafatto memoria di questi primi 25 an-ni del movimento. La “Bellezza”, in-somma, è stata il nostro filo condut-tore.

menti che costituiscono l’urgenza del-la nostra attualità.

Ad intercalare tra un momento el’altro, le “gemme” degl’interventi at-toriali e musicali dei giovani allievidella scuola di teatro di Michele Mo-netta e del coro diretto dal maestroMaria Gabriella Marino hanno asse-condato l’intenzione tematica rispec-chiando nell’espressione artistica lapienezza della bellezza. Conduttoreineccepibile, Marco De Angelis diCassino ha animato la serata nellostile che distingue lo spirito del TR.

Il 6 giugno è per noi una giornatada ricordare: occasione privilegiataper aprirci alla variegata platea delterritorio metropolitano.

Per questo abbiamo scelto di utiliz-zare una varietà di linguaggi – visivied artistici oltre a quello verbale – per tradurre la bellezza del messaggiopasquale e affermare la meraviglia di

esserci. Da ben un quarto di secolo!Il tributo della nostra gratitudine va

a tutti gli amici che in gran numerohanno partecipato alla nostra festa at-torno a don Sabino, don Luis, Ago-stino. Tra questi, ancora una volta vo-gliamo ringraziare Giuliana e don To-nino. Entrambi sono personalità noteper titoli e meriti. Ma il merito chepiù ci sta a cuore è quello dell’amici-zia e dell’affetto che ci riservano. Eche ricambiamo con sincerità.

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Eccoci tutti assieme i cinque cena-coli pugliesi, tra cui anche il no-

stro di Barletta, all’istituto SalesianoRedentore di Bari, per festeggiare do-menica 31 maggio, giorno di Pente-coste, in un’atmosfera di gioia pas-quale, i 25 anni di vita del Movi-mento Testimoni del Risorto.

Dopo una mattinata di riflessionedel Prof. Giuseppe Acocella sul temadella laicità, abbiamo tutti esultatoquando è arrivato, a sorpresa e a di-spetto di ogni previsione pessimisti-ca, Don Sabino Palumbieri, cuorepalpitante del nostro Movimento. Cisiamo poi raccolti nel refettorio del-l’Istituto per un pranzo autogestito,che ha visto uno scambio globalizza-to di prodotti tipici locali, leccorniee prelibatezze varie sapientementepreparate da mani amorevoli conuno spirito di condivisione e recipro-cità, proprio come si conviene inuna grande famiglia allargata.

Molto toccante è stata nel pome-riggio la cerimonia di intronizzazionedelle reliquie di San Giovanni Boscoe dei Beati Luigi e Maria Beltrame-Quattrocchi. In particolare, quandociascuno ha benedetto chi gli stavaattorno e, segnandolo sulla frontecon il segno della croce, gli ha augu-rato ogni bene. La comunità interaallora si è sciolta in un grande ab-braccio fraterno che ha toccato ilcuore di tutti. “Amatevi gli uni congli altri come io ho amato voi”. Sen-

ti proprio che l’utopia del Vangelopuò diventare una bella realtà!

È seguita poi la bellissima testimo-nianza di don Marcello che ha colpi-to per la sua specificità, perché ha ri-velato come da un comune serviziocivile può nascere una vocazione, so-prattutto quando ci si imbatte in au-tentici servi di Dio che sanno offriretestimonianza di fede e di amore peril prossimo nel silenzio e nella ordi-naria quotidianità.

Ha coronato la bella giornata diPentecoste la celebrazione della via

Lucis nel bel chiostro dell’istituto:14 stazioni di canti, di esultanza co-rale e di riflessioni, tutte dedicate al-la famiglia. Queste in sintesi le invo-cazioni e riflessioni più pregnanti: lafamiglia in Cristo Risorto diventaforza di coesione che unisce nelledifficoltà; fonte inesauribile di amoreche sa risorgere ogni giorno e render-ci accoglienti; sa farsi pane sulla no-stra tavola anche per l’estraneo e ilbisognoso; sa trasmettere la graziadel perdono; sa rendersi testimonesalutare per altre famiglie che nonsono felici.

Giornate del Grazie 17

Don Sabino e il prof. Giuseppe Acocella

Don Marcello durante la testimonianza

Riccardo Guarino e Nino D’Aloisio

Carissimi, abbiamo ringraziato insieme il Signore dei tanti doni che ci ha con-cesso nel TR. Sono molto felice per come si è svolta la giornata del 31. Tante at-tese, tanti preparativi, mille incognite. Tutto è andato al suo posto e la festa è sta-ta meravigliosa.

Attraverso il gazebo sono stati distribuiti, ai tanti che si sono fermati a chiede-re notizie e chiarimenti, i cartoncini della Via Lucis, della carta di identità, moltis-simi giornali TR News, il libretto dei giovani, le omelie di don Sabino, lo statuto etanti altri documenti del TR. Sono stati anche venduti molti libri e ricevute offerte,il ricavato è stato consegnato ad Agostino per un parziale rimborso spese dellestampe curate dal centro.

La partecipazione è stata oltre ogni più rosea aspettativa, oltre 130 presenze,tra i quali numerosi “nuovi”. L’entusiasmo di tutti ha creato il clima di familiarità e difesta che era uno degli obiettivi principali della giornata. Motivo di grande gioia èstata la presenza in mezzo a noi per tutta la giornata di don Sabino, Agostino eCesira. Mi dispiace non essere riuscito a dare più spazio ai loro interventi, per gliimmancabili e “tradizionali” ritardi che caratterizzano tutti i nostri incontri.

La celebrazione del Grazie, con l’intronizzazione delle reliquie e la celebrazio-ne eucaristica, presiedute da don Sabino, e la Via lucis, presieduta da don Lello,hanno caratterizzato i momenti di preghiera della giornata. Pregare riflettendo e ri-flettere pregando. Non posso non ricordare l’accoglienza affettuosa e fraterna ri-cevuta dai Salesiani di Bari, in particolare del direttore-parroco don Lello e dell’e-conomo-direttore dell’oratorio, don Marcello. Ci hanno accompagnato e sostenu-to, oltre alla preparazione nei mesi passati, soprattutto durante tutta la giornata.

Riccardo Guarino

La Giornata del Grazie dei cenacoli pugliesi è stata celebrata a Bari il 31 maggio

LA FAMIGLIA COME FORZA DI COESIONECHE UNISCE NELLE DIFFICOLTÀ

di Angela Piccolo Quarto, Cenacolo di Barletta

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21-08-09: l’inizio di una nuova avventura

Quest’anno per la prima volta ab-biamo partecipato a un ritiro spiri-tuale del Movimento TR.I primi cinque giorni diquest’esperienza li abbia-mo trascorsi in una casasul Monte Faito.

Qui la giornata comin-ciava alle 7,30 del matti-no, con delle sveglie a dirpoco “particolari”: bastapensare alle pentole, al ri-sveglio muscolare, al coroa canone e, per completa-re l’opera, la sveglia alle 4del mattino!

A questo proposito vorremmo par-lare di quella splendida camminatadi ben quindici chilometri in salitain compagnia dei cinque sensi e del-la luce della luna che, nel bel mezzodel tragitto, ha lasciato il posto al so-le che sorgeva. La vista della Chiesadi San Michele e il panorama moz-zafiato che ci hanno accolti, però, so-no stati un’ottima ricompensa per latanta fatica.

Escludendo questa giornata, sicu-ramente diversa delle altre,vorrem-mo parlare della quotidianità. Dopola colazione ogni gruppo si appresta-va a pulire le camerate e l’ambientecomune. In un primo momento dob-

biamo ammettere di es-serci trovate in difficol-tà, in quanto non abi-tuate alle faccende do-mestiche, ma grazie allanostra “Hitler” Valenti-na, abbiamo “imparato”qualcosa.

Ma i momenti da ri-cordare di questo camponon sono solo quelli ri-creativi. La preghieradel mattino e della Buo-

nanotte erano momenti di condivi-sione e riflessione, così come le atti-vità guidate dagli animatori. Icona diqueste attività,ma soprattutto di que-sto campo, è stata la figura di Don

Bosco, che, attraverso i suoi sogni, ciha insegnato a credere in noi stessi ea coloro che ci vogliono bene.

A guidarci invece dal punto di vi-sta spirituale c’era DonLuis, che con le sue ri-flessioni ci ha indotto adaprire la mente. Ogni se-ra, infatti, ci offriva trespunti su cui riflettereche riguardavano il pas-sato,il presente e il futu-ro.

E poi la convivenzacon persone che non co-noscevamo, le cene in-sieme, i giochi, le pre-

ghiere, le riflessioni, i pianti e so-prattutto le risate ci hanno fatto sen-tire parte davvero di una grande fa-miglia. Un ringraziamento partico-lare va alla capo animatrice AnnaMassa, a tutti gli animatori, agli or-ganizzatori e alle splendide personeche ci hanno accompagnato, e spe-riamo continuino a farlo, attraversoquesta piccola tappa che segna l’ini-zio di un grande viaggio.

Ci auguriamo di poter rivivere lestesse emozioni anche nei prossimicampi, sperando di essere un po’ piùmature e capaci di dare e ricevere.

Mara Orio & Francesca Cocomero Jr. (Salerno)

La mia prima volta a un incontro TR (Castropignano 2009)Cosa dire di un incontro di amici?

Le perplessità e i dubbi a parteci-pare a tale incontro sono svanite da-vanti ad una atmosfera di apertura edi serenità!

La vita è così dinamica che difficil-mente consente analisi introspettivee così diventa difficile conoscersi.

Questi giorni in cui non è esistitol’adulto e il ragazzo; in cui c’è stata lalibertà di scelta di partecipare allevarie attività; in cui si è potuto ascol-tare, parlare e riflettere, hanno per-messo di vivere non solo una bellaesperienza di socializzazione, ma

Cinque giorni in una casa sul Monte Faito: un ritiro spirituale sui generis nel segno di un’energia, un entusiasmo, una disponibilità, un senso di adattamento tutti giovanili

EcceZZZZiunale veramente!!a cura della Pastorale giovanile

Giovani18

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hanno anche dato vita a un momen-to di introspezione e di conoscenzadi se stessi: si è respirato un clima difratellanza e di amicizia vera!

Maurizio, giovanissimo (Salerno)

Una storia che continua anche con te

Il TR, come tutti voi sapete, que-st’anno festeggia il suo 25° anniver-sario. Nel ritiro di Castropignanonoi, i ragazzi 11-13 anni, abbiamoparlato di due “maratoneti”: SanPaolo e Don Bosco. Abbiamo analiz-zato la loro vita sotto vari aspetti e ilnostro percorso ha avuto come guidale loro lettere.

I nostri animatori, Alfredo e Va-lentina, hanno deciso di farci diven-tare tanti piccoli maratoneti, conl’obbiettivo di raggiungere l’unità,seguendo il loro esempio.

Anche i ragazzi 14-18 anni, cheavevano iniziato il loro percorsoquattro giorni prima al Faito, hannotrattato i nostri stessi argomenti ma,logicamente, in modo differente.Durante gli incontri abbiamo analiz-zato le lettere dei due “maratoneti”eabbiamo trovato spunti di riflessioneriguardo i nostri comportamenti quo-tidiani.

La prima sera, alla presentazione,siamo stati tutti insieme, anche congli adulti, ma poi a un certo puntodella serata siamo andati a darci labuonanotte in un’altra sala.

La seconda sera, tutto il TR ha par-tecipato alla Via Lucis; la terza, inve-ce, abbiamo cenato fuori, e abbiamoseguito uno spettacolo davvero inte-

ressante e soprattutto or-ganizzato molto bene: “LaCena del Drago e La Ce-na dell’Agnello”.

Il giorno seguente c’èstata la penitenziale, conDon Luis.

Era la prima volta perle “new entry”, quindi erauna cosa nuova che se-condo me è fondamenta-le nel percorso di forma-zione di tutti. Il pomerig-gio abbiamo organizzato

le scenette per la sera; alcuni hannoscelto di fare delle parodie, altri unacanzone e altri ancora una poesia. Èstata sicuramente la serata più diver-tente trascorsa insieme a tutti gli un-der18, con i loro animatori Titta eSebastiano e la nostra coordinatriceAnna.

Come tutte le esperienze, però, c’èun inizio e, purtroppo, una fine.

Fortunatamente, il nostro ognivolta non è un’addio ma un arrive-derci al prossimo incontro, dove spe-ro di incontrare i vecchi amici e altrepersone, perché penso che il TR siaun modo per poter crescere insiemeagli altri e insieme a Dio, un mododivertente e travolgente.

P.S.: un grazie speciale a Don Sa-bino, Don Luis, tutti gli animatori equanti rendono il TR un gruppo dav-vero speciale.

Sara (Napoli)

Pre-animatori in movimento…Eccoci qua in questa esperienza

iniziata un anno fa con un e-mail checonservo ancora: l’esperienza da pre-animatori.

In quest’ultimo campo scuola sia-mo stati messi alla prova lavorando ecrescendo con i bambini a Castropi-gnano; al Faito abbiamo animato letre serate con i nostri coetanei. Perentrambe le esperienze ci siamo pre-parati da fine Giugno,con l’incontrodi formazione a Castellammare diStabia. Ci guidavano don Luis e An-na. Ci hanno parlato del sistema pre-ventivo di Don Bosco e poi, come

dei maestri, ci hanno interrogatomettendoci alla prova. Ma se doves-si dare un voto, sarebbe inferiore al-la sufficienza.

Quella prova e i consigli che ne so-no scaturiti ci hanno aiutato tantoquando siamo stati sul “campo”.

Come prima esperienza abbiamoanimato 3 serate al Faito. In questocaso abbiamo dovuto lavorare sul-l’organizzazione dei materiali e le di-visioni dei compiti fra di noi e, non-ostante le distanza, siamo riusciti adorganizzare le attività. Tema del Fai-to è stato Don Bosco e la sua vita.

Invece a Castropignano abbiamoanimato i bambini. Il servizio a Ca-stropignano è servito a metterci allaprova, essendo accompagnati dai ri-spettivi animatori delle due fasce d’e-tà. Mentirei molto dicendo che nonci sono state difficoltà e incompren-sioni nel gruppo dei giovani, ma, sisa, tutte le cose belle sono difficili.

Da questa esperienza ho compresola difficoltà e la bellezza dell’anima-zione; quindi l’attesa, la forza, il “sa-crificio”, la gioia, la fede, la forza de-gli animatori. Credo che i bambinimi abbiano dato tanto tramite i loroocchi e i loro atteggiamenti, moltopiù di quanto io credessi. Sono pic-cole cose che ti cambiano… Grazie!

Nino, pre-animatore (Napoli)

Giovani 19

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È sempre di grande attualità quanto ha scrit-to Paolo VI: “La pratica degli Esercizi co-

stituisce non solo una pausa tonificante e cor-roborante per lo spirito, in mezzo alle dissipa-zioni della chiassosa vita moderna, ma altresìuna scuola ancora oggi insostituibile per intro-durre le anime ad una maggiore intimità conDio, all’amore della virtù e alla scienza veradella vita, come dono di Dio e come rispostaalla sua chiamata”. Sono stati tanti, davverotanti, i doni che il Signore ha riccamente elar-gito a quanti hanno avuto la grazia di parteci-pare agli Esercizi spirituali di quest’anno del TR a Ca-stropignano e chi, come me, la mia famiglia e gli amici delneonato Cenacolo di Benevento, per la prima volta havissuto questa straordinaria esperienza non può non espri-mere la propria gratitudine per la parola decisa e pene-trante del carissimo don Sabino e per un incontro, quel-lo con il TR, che ha da subito affascinato, incantato… eattratto. Felice l’intuizione di approfondire a chiusura del-l’anno paolino la figura ancora troppo sconosciuta del-l’Apostolo delle genti attraverso la meditazione e l’ese-gesi dell’ultima delle lettere paoline, la lettera testamen-to, quella indirizzata ai Filippesi. In uno dei suoi panegi-rici, San Giovanni Crisostomo instaura un originale para-gone tra Paolo e Noè, esprimendosi così: Paolo “non mi-se insieme delle assi per fabbricare un’arca; piuttosto, in-vece di unire delle tavole di legno, compose delle letteree così strappò di mezzo ai flutti, non due, tre o cinquemembri della propria famiglia, ma l’intera ecumene cheera sul punto di perire” (Paneg. 1,5). Attingere a san Pao-lo, tanto al suo esempio apostolico quanto alla sua dot-trina, è stata una garanzia per il consolidamento della no-stra identità cristiana e per il nostro personale ringiova-nimento spirituale. Numerosi i passaggi delle meditazio-ni di don Sabino sulla Lettera paolina, mirabilmente sin-

tetizzati nell’opuscolo “Curare l’essere”, che, a distanza diqualche mese, ritornano ancora prepotenti: il paralleli-smo tra la caduta da cavallo sulla via di Damasco di SanPaolo e la nostra vita, le cadute che anche noi dovrem-mo affrontare dai cavalli dei nostri capricci che rendonopiù difficile una testimonianza coerente e la nostra cre-scita umana e spirituale; il richiamo all’umiltà, via ne-cessaria per la costruzione dell’unità, non solo in famigliama in ogni ambiente, e quindi della felicità; la presenta-zione dell’identikit dell’ “uomo pasquale”: testa nuova,cuore nuovo e mani nuove per servire tutti a cominciaredagli ultimi, come Cristo Risorto continua a servire la suaChiesa, capace quindi non solo di rendere grazie ma di“farsi grazia”. Come non vedere poi un tenerissimo donodella Provvidenza il racconto disarmante e commoventedi Antonietta del Cenacolo di Francavilla in Sinni, gua-rita miracolosamente durante un pellegrinaggio a Lour-des. Ci ha contagiato tutti con la sua dolcezza e sempli-cità, divenendo testimonianza vivente della Promessa:“Coraggio, sono con voi” fatta dal Maestro, il quale, da Ri-sorto, davvero cammina accanto a noi, si prende cura dinoi, ci ama e continua ad operare, anche per la conver-sione dei nostri duri cuori, i miracoli. Edificante anche lacoraggiosa testimonianza di Michele Serra di Civitavec-chia, un uomo divenuto capace, attraverso il dolore e lasofferenza, di assaporare le piccole gioie della vita e tra-sformale in un grande bene per il prossimo. Rigeneranteil tempo di “deserto”; edificante la partecipazione alle ce-lebrazioni sempre molto curate ed animate con gioia; en-tusiasmante il clima “domestico” che da subito si è crea-to con tante famiglie; preziosa la presenza discreta delladolce Enrichetta. Esercizi spirituali: giornate di luce perrischiarare il cammino spesso troppo buio di ognuno dinoi; abluzioni di spiritualità per raddrizzare e indirizzareverso la mèta del Risorto un’esperienza terrena nevroticaed ansiosa; trans-fusione autentica per testimoniare che lafamiglia è bella davvero ed attraverso la sua conversionee la sua preghiera, passa il futuro dell’umanità.

A Castropignano giornate di luce per rischiarare il cammino spesso troppo buio di ognuno di noi

UNA PAUSA TONIFICANTE, UNA SCUOLA INSOSTITUIBILEdi Paolo Palumbo, Cenacolo di Benevento

Esercizi Spirituali20

Una notizia “strabiliante”: si possono comprare gli amici!La società australiana uSocial offre, a pagamento, amici da aggiun-

gere al proprio profilo facebook. Si va dagli 87 euro per un pacchetto dimille amici ai 654 euro per 5 mila. Scandaloso o al passo con i tempi?«Che tristezza!». Miriam Leone, Miss Italia 2008 e conduttrice suRaidue di Mattina in famiglia, non è d’accordo con lo shopping diamici su Internet: «Come si fa a comprare l’amicizia, anche se solo vir-tuale?», si chiede. «Un rapporto d’amicizia si regge sui piccoli gestiquotidiani, su una lunga conoscenza, sulle affinità elettive. Non bastamica aggiungere una persona al proprio profilo per dire di esserneamico». Tu quanti amici hai su Facebook? «Pochi in realtà. Invece hocirca ottomila richieste di amicizia. Se le accettassi tutte avrei oltrediecimila amici, chiamiamoli così, la stragrande maggioranza dei qualinon li conosco neppure! Figuriamoci se posso approvare l’idea dicomprarne a pacchetti!».

(da Famiglia Cristiana N. 40, del 4 ottobre 2009)

Commenti? Considerazioni?

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Per i genitori

Giovani famiglie, speranza del TR, durante gli Esercizi Spirituali. Da sinistraElda e Paolo Palumbo di Benevento con Miriam e Irene; Paola e Luigi Pietro-luongo di Cassino con il loro “nuovo” bambino

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È recente la notizia di scritte apparse sui mezzi pub-blici di alcune grandi città: “La cattiva notizia è che

Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno”; edanche: “Probabilmente Dio non esiste. Smettila di preoc-cuparti e goditi la vita”.

Di là dalle analisi filosofiche, antropologiche e so-ciologiche di tale fenomeno, è interessante lasciarseneinterrogare come cristiani perché “l’altro rivela te a testesso, consentendoti di scorgere il profilodella tua identità” (Ed-mondo Jabès).

Chiediamoci, quin-di, se non vi sia unaqualche forma di corre-sponsabilità nel fare ap-parire col nostro vissutol’esistenza di Dio comeuna sorta di tassa sulla fe-licità; quali sono effettiva-mente i segni che accom-pagnano il nostro andarenel mondo? Chi ci incontranei nostri luoghi di lavoro, incasa, tra gli amici, percepisceche siamo portatori di una buona notizia?

Silvia Cappellari dice che “chi conosce i cristianiincontra pesi ed obblighi che appaiono privi di sensose dalla nostra vita non emerge la felicità dell’incontrocon Cristo… Abbiamo sostituito il potere liberante af-fidatoci con le nostre regole e dentro ad esse abbiamoconfinato l’infinito amore di Dio per l’uomo… solo sesiamo felici possiamo diventare testimoni credibili peramici, vicini, colleghi, figli”.

Diamo spesso la sensazione che la nostra fedeltà alSignore e ai suoi insegnamenti sia una rinuncia, anzi-ché cercare di dimostrare come si possa provare piace-re ad essere fedeli; e ciò – anche laicamente – dipende“dal mantenere un rapporto esclusivo con chi ami, tut-ta la tua energia, tutto il tuo interesse convergono sudi lui, lo scopri continuamente nuovo, diverso, inte-ressante… Le cose veramente belle e di valore nasco-no dalla concentrazione di tutte le nostre energie ver-so un fine, dalla scelta di ciò che è essenziale e la ri-nuncia a ciò che non lo è” (Francesco Alberoni).

D’altronde la stessa tradizione cristiana “ha coltodella vita di Gesù la bontà”, mentre non si è quasi maimeditato sulla bellezza e sulla felicità di questa esisten-za. L’esito della croce ha di fatto assorbito quasi tutta

l’attenzione e ha fatto ritenere inconciliabili con unavisione di bellezza e felicità l’impegno radicale, le pro-ve, la fatica, le sofferenze, il supplizio della croce.

In realtà gli evangelisti ci hanno descritto alcunitratti della sua vita e alcune impressioni da lui suscita-te su quanti lo accostarono, che sono più che suffi-cienti per mostrare la qualità della sua esistenza: si, una

vita buona perché segnata dalla logi-ca dell’amore, ma anche una vitabeata, felice – pur se certo non diuna felicità mondana – perché ri-colma di “senso”, anzi del senso delsenso” (Enzo Bianchi).

E noi riusciamo a dimostrarecon il nostro vissutoche la felicità derivadall’avere un sensonella propria vita, dalpossedere un precisoorientamento, dal co-noscere una ragioneper cui vale la pena vi-vere e addirittura darela vita, trovando pro-

prio nelle beatitudini l’indicazione di questa ragione(Enzo Bianchi) e nella convinzione che “il vissuto delrapporto con Dio offre una pienezza di senso inaudita,che colma l’anima di una gioia così grande che è giustochiamarla felicità”? (Chino Biscontin).

Dalla nostra consueta predicazione morale chiascolta non riceve nessuna forza, anzi cerca le ragioniper sottrarsi, non avendo colto quella vita nuova chesola permette di rendere accettabile concretamente,cioè recepibile, il messaggio.

È quindi assai importante che il discorso moralenon sia un estratto ridotto, semplificato, che ci limitaalla pura esposizione della legge concludendo: questo èil vangelo.

No, il Vangelo è molto di più, è la forza di Dio che,penetrando nella storia, cambia il cuore dell’uomo egli apre sentieri di felicità e di libertà.

Tutto ciò che tende a deprimerci, ad abbatterci, ascoraggiarci non è dal Signore, non è il suo “giogo”…(Carlo Maria Martini).1

––––––––––––––

1 CARLO MARIA MARTINI, “Che cosa dobbiamo fare? Meditazioni sul vangelo di Matteo”.

Ecco cosa può succedere se non testimoniamo che la felicità deriva dall’incontro con Cristo…

IL SIGNORE: UNA TASSA SULLA FELICITÀ?di Arturo Sartori, Cenacolo di Lecce

Spiritualità 21

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Dopo “l’approdo” di Nella (NellaCurci, v. TRnews 2/2009), ri-

tengo giusto comunicare ai mieiamici del TR l’esperienza d’Amorevissuta per tanti anni con lei.

Ci sono molte cose che vorrei rac-contarvi… Le porto con me comescuola di vita. Sono così tante cheho preso in prestito alcune frasiestrapolate da un “Discorso” di unPadre della Chiesa: San GregorioNazianzeno, fedele e caro amico diun altro Dottore della Chiesa: SanBasilio.

Io e Nella ci siamo conosciute aBari dove frequentavamo lo stessoIstituto Superiore, ma in classi di-verse. Partite da due Regioni vicine:lei dalla provincia di Potenza, io

dalla mia città, Bari. Gli anni scola-stici sono stati anni ricchi di emo-zioni sia per me che per i suoi com-pagni ed anche per sue le insegnan-ti che, non senza stupore, scopriva-no in lei una ragazza libera di den-tro, aperta a tutti, con una fede pro-fonda e coerente (che contagiava)unita ad un impegno scolastico se-rio. Stavamo insieme, come per unaccordo, ma in realtà, per disposi-zione divina. Man mano che la co-noscevo scoprivo e ammiravo lasaggezza dei suoi discorsi (aveva 18anni), la serietà dei suoi costumi inun carattere deciso e forte. Tra icompagni di classe aveva raggiuntouna stima tale da metterla al di so-pra degli altri. Questo l’inizio dellanostra amicizia; di qui l’incentivo alnostro stretto rapporto; così ci sen-timmo prese da mutuo affetto.

Quando, col passare del tempo, cimanifestammo le nostre intenzionie scoprimmo che L’ “Amore per il Re-gno” era ciò che ambedue cercava-mo, allora diventammo l’una perl’altra compagne, commensali, so-relle. Aspiravamo ad un medesimoBene e coltivavamo, ogni giornopiù fervidamente, il nostro comuneideale. Ci guidava la stessa ansia diconoscere Gesù. Tra noi nessuna in-vidia. Si apprezzava, invece, l’emu-lazione. Questa era la nostra gara:non chi fosse la prima, ma chi permet-tesse all’altra di esserlo. L’occupazionee la brama unica per ambedue era:“Realizzare il progetto di Dio nel nostropiccolo mondo”. Tale era il nostro so-gno che in Nella “macerava dentroe irradiava fuori”. E non è presun-zione se dico che eravamo l’una al-l’altra norma e regola per distingue-re il bene dal male. E, mentre altrisi procuravano essi stessi titoli dalleattività della loro vita, per noi eragrande onore testimoniare di essere

cristiani. E con lei scoprimmo ilMovimento Testimoni del Risorto.E fu amore a prima vista. E fu conta-gio immediato. Tutta una vita di fe-deltà reciproca, di sintonia di attivi-tà. Fino all’ultimo respiro. Ora godeper sempre il volto e l’abbraccio delsuo Cristo.

Notizie di famiglia22

Il ricordo di Matilde Bortolotti,del cenacolo di Roma,salita al cielo il 22 luglio 2009

Carissimi,è tornata alla casa del Padre Matil-

de Bortolotti, una veterana del nostrocenacolo di Roma.

Una persona speciale, dalla grandespiritualità e di grande fede. No-nostante la malattia, ha sperato co-munque di poter partecipare agli Eser-cizi Spirituali, insistendo a versarel’anticipo: “se non potrò venire,vorrà dire che ho dato un’offertaper il TR”. Ha partecipato agli eser-cizi nella forma più piena. Il suo gran-de Cuore non ha retto alla perdita del-la sorella e, subito dopo, del figlio, inpochi mesi, tra Natale e Pasqua. Maci ha sempre detto di trovare grandeconforto nel Risorto e di sentire il cal-do abbraccio del TR. L’invito è a strin-gerci in preghiera, nella certezza cheavremo un altro Angelo che ci “racco-manderà” al Risorto.

Dina e Alberto

Il TR, famiglia di famiglie, non può non godere delle nuove famiglie che si formano: il Signore Risortodoni loro gioia, sapienza, …

MATRIMONIFabio con Federica Coticelli, figlia dei coniugi Coticelli e sorella di Sebastiano, cenacolo di Gragnano,14 luglio 2009

Daniela Martino con Giuseppe Carulli, figlio di Vito, cenacolo di Bari, 7 agosto 2009

Pina con Giuseppe Iozzino, figlio di Luca e Lietta, cenacolo di Castellammare, 5 luglio 2009

Fabio Ciarletta con Giorgia Leva, nipote di Sandra e Giorgio Terracciano,cenacolo di Roma, 2 giugno 2009

Vittorio Teotonico con Antonella Pellecchia, figlia di Rita Lamuraglia, cenacolo di Bari,1 giugno 2009

Marco Martina con Chiara Sartori, figlia di Arturo, cenacolo di Lecce, 25 aprile 2009

Daniela Tramontano con Cesare Forte,cenacolo di Roma, 5 settembre 2009

UN LIETO EVENTOè nato Lorenzo, il figlio di Davide e di Chiarastella Palumbieri, cenacolo di Napoli, pronipote di Don Sabino, 10 agosto 2009

HANNO RAGGIUNTO LA CASA DEL PADREGiulio Pepe, fratello di Gianna Gargiulo e zio di Antonio, cenacolo di Roma, 24 ottobre 2009

Giovanni, padre di Antonio Polcaro, cenacolo di Nola, 27 ottobre 2009

Il 15 maggio ci ha lasciato un pezzo della storia del TR e dello storico Cenacolo di Potenza

Ricordo di Nella, testimone del Risorto coerente e convincente

di Maria De Giosa, Cenacolo di Potenza

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... dove i grandi incontrano i più piccoli per leggere, ascoltare e sorridere insieme

Punto di incontro 23☺��☺�� ☺��☺��

Due minuti con Don L’ArcoCORRERE - Scritto sulla fiancata del furgone di una ditta che fabbrica macchine copiatrici:«Guidate con prudenza. Di voi non possiamo fare una copia».FELICITÀ - La felicità è come gli occhiali che si cercano mentre si hanno sul naso.FORTUNA - Il poeta Théveneau si lamentava un giorno di non aver più amici e di essere so-

lo ormai al mondo. – Come! – gli domandò uno dei presenti – i vostri amici son dunque tutti morti? No – risposeThéveneau – sono anzi tutti vivi; ma hanno fatto fortuna!PUBBLICITÀ - Il grande comico Chaplin acquistò un cappello in un negozio di Londra. Il padrone affisse subito un car-tello alla vetrina con questa scritta: «Il cappello di nostra fabbricazione è il migliore del mondo. Anche Charlie Chaplin,il re del cinema, lo porta». Un concorrente sulla stessa vetrina, di notte, fece incollare uno striscione su cui si leggeva:«Ed è per questo che fa ridere tutti!».

Una favola per riflettereDue passerotti se ne stavano beata-

mente a prendere il fresco sullo stessosalice. Uno si era appollaiato sulla ci-ma. L’altro più in basso su una biforca-zione di rami. Dopo un po’ quello chestava in alto, tanto per rompere il ghiac-cio, disse: «Oh, come sono belle que-ste foglie verdi!».

Il passerotto che stava in basso laprese come una provocazione. Gli ri-spose in modo seccato: «Ma sei orbo?Non vedi che sono bianche?». E quellodi sopra, indispettito: «Sei orbo tu! So-no verdi!». E l’altro in basso con il bec-co in su: «Ci scommetto le piume dellacoda che sono bianche. Tu non capiscinulla. Sei fuori!».

Il passerotto della cima si sentì bol-lire il sangue e senza pensarci due vol-te si precipitò sul suo avversario perdargli una lezione. Quando furono vici-ni, prima di cominciare il duello ebbe-ro la lealtà di guardare nella stessa di-rezione, verso l’alto.

Il passerotto che veniva dall’alto,emise un «oh» di meraviglia: «Guardaun po’ che sono bianche».

E subito si spensero i bollori di ven-detta. Disse però all’altro: «Prova un po’a venire lassù dove stavo prima». Vola-rono sul più alto ramo del salice e que-sta volta dissero in coro: «Guarda unpo’ che sono verdi».

Qual è la morale della favola? Cosa significa «guardare nella stessadirezione» tra genitori e figli? E tra fratelli?Lo state facendo? Come potete migliorarvi?

REGOLE DEL GIOCO. Preparate un mazzetto di carte di coloreverde, dividetevi in almeno due squadre e tirate un dado aturno, partendo dalla casella 1 (dell’UNITÀ). Se si finisce su unacasella verde, si ottiene una carta verde, ma solo se si sa raccon-tare un fatto familiare vissuto collegato a quella parola. Se invecesi finisce su un quadratino rosso, si perde una carta verde giàconquistata. Vince chi alla fine ha conquistato più carte verdi.

Valori e ostacoli sulla strada di una bella famiglia cristiana

Dossier Catechista dic. 2006

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