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PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ...

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Anno XV Spedizione in A.P.70% - DC /DCI 01/00 - M Bergamo PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALI 34 Giugno 2015
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Anno XV

Spedizione in A.P.70% - DC /DCI01/00 -M Bergamo

PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALI

34Giugno 2015

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iLmELogrAnoPeriodico Economico e Culturale

delle Comunità Locali

Anno XV - n.34Giugno 2015

‘‘,,Nella collezione

della BancaGiuliano Ghelli

Giuliano Ghelli: Firenze, 1944 - SanCasciano Val di Pesa, 2014. La sua storia artistica comincia all’etàdi diciassette anni. Decisivo l’incon-tro col pittore Alfredo Picchi: è luiche scopre per primo il suo talentopittorico e che, visti i suoi primi qua-dri, lo presenta alla nota galleristaFiamma Vigo. È in questo periodoche Ghelli scopre un vivo centro in-tellettual-artistico dove si può parlarenon solo di arte, ma anche di poesia,letteratura, musica, cinema. La spintadi questo clima culturale intenso in-fluenzerà la sua pittura che nella faseiniziale guarderà all’Informale. E nondovrà attendere molto per fare il suoesordio sulla scena artistica. Sarà pro-prio la Galleria “Numero” di FiammaVigo a Milano a ospitare, nel 1963,due suoi quadri all’interno di una col-lettiva. Era la prima tappa di un viag-gio nel mondo dell’arte che non ab-bandonerà più. Nel 1974 pubblica “IlPortapaesaggi”, un volume di disegnicon testo di Lara Vinca Masini. Era ilmomento di varcare i confini italianie fare esperienze internazionali. Nel1974 cominciano così le esposizioniall’estero con una mostra tenutasipresso l’Università di Lettere di Pari-gi e una a Lussemburgo.

Ghelli decide anche di prendereuno studio a Bruxelles dove passaqualche mese l’anno, conoscendoalcuni esponenti del surrealismo.Il 1981 si apre con la sua prima per-sonale allo Studio Steffanoni di Mi-lano. Ne seguiranno altre cinque.Nel 1989 un suo acquerello vienepubblicato sul LAV Journal di LosAngeles e l’anno successivo, dopol’incontro con Carlo Pedretti, diret-tore dell’Harmand Hammer Institu-te for Leonardo Studies di Los An-geles, prende avvio il ciclo pittori-

in cOPErtinA:L’ArtEIn copertina:Giuliano Ghelli,Il bosco dell'esploratoreAcrilico, pomice e legno di cirmolo, 50 x 50 x 2 cm

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‘‘BCC dell'Oglio e del SerioI contorni e le circostanze di una fusione

co ispirato a Leonardo da Vinci.È solo l’inizio di una mostra iti-

nerante che si concluderà nell’ottobre1992 con una grande mostra organiz-zata dal Comune di Milano e allesti-ta nella Sala del Tesoro del CastelloSforzesco. Nel frattempo stringe unasolida amicizia con l’artista KarelAppel e conosce Jochen Prange, pre-sidente della Mercedes Benz Italia,che gli commissionerà un ciclo diventuno dipinti di grande formato eun’installazione per la nuova sedegenerale di Roma che sarà inaugura-ta nel 1995. Nel 1995 e nel 1996 rea-lizza per la Mediateca Regionale To-scana gli acquerelli e i poster per il“Premio Maestri del Cinema” delComune di Fiesole assegnati a Ro-bert Altman, Mario Monicelli e Al-berto Sordi. Nel 2000 è uno dei vin-citori del concorso indetto dalla Fon-dazione Collodi per la realizzazionedi un grande murale su Pinocchio.Nello stesso anno è presente con unapersonale a Sidney durante le mani-festazioni per i Giochi Olimpici. InAustralia si avvicinerà all’arte degliaborigeni che aveva già scoperto leg-gendo il libro di Bruce Chatwin “Levie dei canti” e su cui aveva iniziatouna serie di dipinti.

32 DOVE C'È CULTURA C'È VITA UN PERIODICO PER INFORMARE E COMUNICARE

Superate le Assemblee straordinarie ed in forza delle decisioni assunte, il 24 giugno si è proceduto alla fir-ma, davanti al notaio, dell’atto di fusione per incorporazione della BCC di Ghisalba nella nostra Bancache ha cambiato denominazione ed è divenuta la BCC dell’Oglio e del Serio.

Profonda e tormentata è stata la riflessione che il nostro Consiglio ha prodotto prima di avviare il percorsodi fusione, in uno scenario che ad un tempo comprendeva l’Europa, la critica situazione del nostro Paese, ledifficoltà del sistema bancario e del Credito Cooperativo, a livello nazionale e provinciale.

L’industria bancaria italiana non attraversa un buon momento. D’altronde, come potrebbero esse-re floride le banche di un Paese che in pochi anni ha perso oltre il 10 per cento del PIL e che si ri-trova con uno Stato indebitato fino al collo? Il degrado degli attivi e la crescita dei crediti in difficol-tà hanno ripetutamente creato la necessità di reperire capitale per ripristinare adeguate solvibilitàpatrimoniali. Ed i regolatori sono intervenuti, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il rischio sistemi-co, vedi il decreto sulle Popolari. Parrebbe che il filo logico seguito possa essere così riassunto: in unambito culturale di esclusiva matrice capitalistica, si è deciso che la formula cooperativa non sia ingrado di attrarre capitale sufficiente per ripristinare, ove necessario, gli equilibri patrimoniali. Daqui la necessità della riforma anche del sistema BCC.

Dalla riforma uscirà un Credito Cooperativo molto diverso. Verrà confermato il ruolo delle BCCcome banche del territorio a vocazione mutualistica, ma l’insieme verrà organizzato a sistema: il le-game non sarà più di tipo passivo e limitato al Fondo di Garanzia dei Depositanti ma, nell’ambito delnuovo quadro normativo europeo, l’organizzazione a gruppo fornirà gli strumenti per una miglioregovernance di sistema.

Nella provincia di Bergamo sono da poco andate a compimento tre operazioni di aggregazione: la no-stra, quella tra la Bergamasca e l’Orobica ed, infine, quella tra la Sorisole e la Valle Seriana. Il numerototale delle BCC bergamasche si è così ridotto da nove a sei. Tutte sono state operazioni più difensive chedi sviluppo e hanno prodotto il risultato di ridistribuire l’eccedenza patrimoniale, là dove esisteva. In pro-vincia c’è una intera classe dirigente che in un tempo piuttosto ristretto sta arrivando al capolinea. Inqualche modo è anche comprensibile: il futuro del Credito Cooperativo sarà così diverso dal passato darichiedere auspicabilmente nuove persone. Le compagini sociali sapranno selezionare i loro nuovi leader.Si sta comunque operando in territori inesplorati. Nessuno ha la certezza che la riduzione da nove a seidel numero delle BCC bergamasche esaurisca il percorso o sia solo una tappa.

In Assemblea, si sono levate voci di preoccupazione circa l’esito finale di questa operazione che, in-dubbiamente, vede la nostra Banca perdere circa 5 punti in termini di coefficiente di solvibilità. Il fu-turo è un po’ nelle nostre mani, ma la Banca continuerà a restare legata al nostro territorio e il suo de-stino sarà funzione diretta dell’evoluzione dei nostri paesi e della nostra Nazione.

È, in ogni caso, comprensibile il desiderio di ciascuna Comunità di continuare ad avere, dialetti-camente, un ruolo da co-protagonista invece che da comparsa nel divenire, quello che sarà, del Cre-dito Cooperativo.

Anche questo ha tenuto presente il Consiglio della nostra Banca deliberando il progetto di aggrega-zione con la consorella di Ghisalba, per dar vita alla BCC dell’Oglio e del Serio. La fusione tra la Cas-sa Rurale di Calcio e quella di Covo nel 1993 ha garantito alla Banca risultante vent’anni di sviluppo alservizio del territorio di riferimento. Che la Provvidenza guidi anche questo passo.

Nel 2001 espone al Museo Peccidi Prato il ciclo di dipinti “La ParolaColorata” che verrà poi trasferita allaGalleria d’Arte Moderna di Arezzo.Il Consiglio Regionale della Toscanagli affida inoltre la realizzazione del-l’immagine-simbolo della “Festa del-la Libertà” e lo invita a esporre conuna personale nella sede istituzionaledi Palazzo Panciatichi a Firenze.

Nel 2002 espone con la persona-le “L’Eco del sogno”, curata dal cri-tico Maurizio Vanni, al Convitto del-la Calza a Firenze e poi alla GalleriaTornabuoni di Pietrasanta: per la pri-ma volta vengono presentati al pub-blico i suoi busti dell’“Esercito diterracotta”.

Nel 2003 viene scelto dalla Toyo-ta Japan per realizzare il calendarioufficiale della casa automobilistica,tirato in un milione e centomila co-pie. Personale presso la Galleria Co-munale La Rocchetta.

Innumerevoli sono le esposizionidi Giuliano Ghelli, in varie parti delmondo, nel periodo 2004 -2013.

Il 2 giugno 2013 gli viene confe-rita dal presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano l’Onorificenza diCommendatore dell’Ordine “Al Me-rito della Repubblica Italiana”.

Il PresidenteBATTISTA DE PAOLI

In questo numero:

In Copertina: l'Arte

2 Nella collezione della BancaGiuliano Ghelli

L'Editoriale

3 BCC dell'Oglio e del Serio

Spazio Soci

4 Papa Francesco e la cooperazione

8 Palma il Vecchio, lo sguardo della bellezza

10 L’ABC del vino

13 7° Torneo Nazionale Tennis Open

14 Assemblea dei Soci

L'Argomento

22 BCC dell'Oglio e del Serio

Il Territorio

28 Alle origini della pieve di San Vittore

32 Concorso "Rappresentati"

34 EXPO 2015: Nutrire il Pianeta,Energia per la Vita

40 Il territorio in primo piano

44 Alle radici dello sviluppo industrialebergamasco

46 Moroni alla Royal Academy di Londra

48 Ricordo di don Massimo

La mia Banca49 Conoscere per agire

50 Progetto BCC "QUI LAVORO"

56 Relax Banking in primo piano

57 BCC Sconti Riservati

Punto Macro

58 Punto Macro

Punti di vista

62 I lavori del futuro

La Biblioteca

64 L'Europa dei territori

66 Tesi di dottorato in Biblioteca

Dicti Studiosi

68 Album di parole

Note a margine

70 Pier Paolo Pasolini

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FILO DIRETTO COL SISTEMA A RETE4

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CRoma, 28 febbraio 2015

PAPA FRANCESCO E LA COOPERAZIONEUdienza in Vaticano riservata ai cooperatori aderenti a Confcooperative

Il 28 febbraio 2015 in Vaticano, nelcorso di una udienza riservata tenutasiin Aula Paolo VI, papa Francesco haincontrato oltre 7mila cooperatoriaderenti alla Confederazione Coope-rative Italiane. Presente anche il mon-do della cooperazione di credito rap-presentata da Federcasse, che permezzo del suo presidente, AlessandroAzzi, ha voluto ringraziare il Pontefi-ce per le parole rivolte alle cooperati-ve, invitandole a una nuova “missio-ne”, esortandole a innovare, nel mon-do globalizzato, pur mantenendo in-tatti i valori di fondo legati alla solida-rietà sociale ed economica.

Proponiamo ai lettori de Il Melo-grano, per la ricchezza dei contenuti eper lo stile veramente originale, la ver-sione integrale del discorso di papaFrancesco al mondo della cooperazio-ne: “Fratelli e sorelle, buongiorno!Grazie per questo incontro con voi econ la realtà che rappresentate, quelladella cooperazione. Le cooperative sfi-dano tutto, sfidano anche la matemati-ca, perché in cooperativa uno più unofa tre! E in cooperativa, un fallimentoè mezzo fallimento. Questo è il bellodelle cooperative!

Voi siete innanzitutto la memoriaviva di un grande tesoro della Chiesaitaliana. Infatti, sappiamo che all’ori-

gine del movimento cooperativisticoitaliano, molte cooperative agricole edi credito, già nell’Ottocento, furonosaggiamente fondate e promosse dasacerdoti e da parroci. Tuttora, in di-verse diocesi italiane, si ricorre anco-ra alla cooperazione come rimedio ef-ficace al problema della disoccupazio-ne e alle diverse forme di disagio so-ciale. Oggi è una regola, non dico nor-male, abituale… ma tanto spesso si ve-de: “Tu cerchi lavoro? Vieni, vieni inquesta ditta”. 11 ore, 10 ore di lavoro,600 euro. “Ti piace? No? Vattene a ca-sa”. Che fare in questo mondo chefunziona così? Perché c’è la coda, lafila di gente che cerca lavoro: se a tenon piace, a quell’altro piacerà. È lafame, la fame che ci fa accettare quel-lo che ci danno, il lavoro in nero… Iopotrei chiedere, per fare un esempio,sul personale domestico: quanti uomi-ni e donne che lavorano nel personaledomestico hanno il risparmio socialeper la pensione?

Tutto questo è assai noto. La Chie-sa ha sempre riconosciuto, apprezzatoe incoraggiato l’esperienza cooperati-va. Lo leggiamo nei documenti delMagistero. Ricordiamo il grido lan-ciato nel 1891, con l’Enciclica RerumNovarum, da Papa Leone XIII: “tuttiproprietari e non tutti proletari”. E vi

Migliaia i rappresentanti delle BCC-CR ricevuti in udienza da Papa Francesco lo scorso 28 febbraio. Complessivamente sono stati 7mila i cooperatori provenienti da tutta Italia ricevuti in Vaticano nell'Aula Paolo VI.

sono certamente note anche le paginedell’Enciclica Caritas in Veritate, do-ve Benedetto XVI si esprime a favoredella cooperazione nel credito e nelconsumo (cfr nn. 65-66), sottolinean-do l’importanza dell’economia di co-munione e del settore non profit (cfrn. 41), per affermare che il dio-profit-to non è affatto una divinità, ma è so-lo una bussola e un metro di valuta-zione dell’attività imprenditoriale. Ciha spiegato, sempre Papa Benedetto,come il nostro mondo abbia bisognodi un’economia del dono (cfr nn. 34 -39), cioè di un’economia capace didar vita a imprese ispirate al princi-

pio della solidarietà e capaci di“creare socialità”. Risuona, quindi,attraverso di voi, l’esclamazione cheLeone XIII pronunciò, benedicendogli inizi del movimento cooperativocattolico italiano, quando disse che,per fare questo, “il Cristianesimo haricchezza di forza meravigliosa”(Enc. Rerum Novarum, 15).

Queste, e molte altre affermazionidi riconoscimento e di incoraggiamen-to rivolte ai cooperatori da parte dellaChiesa sono valide e attuali. Penso an-che allo straordinario magistero so-ciale del beato Paolo VI. Tali afferma-zioni le possiamo confermare e raffor-

La Chiesa ha sempre riconosciuto, apprezzato e incoraggiatol’esperienza cooperativa. Lo leggiamo nei documenti del Magi-stero. Ricordiamo il grido lanciato nel 1891, con l’EnciclicaRerum Novarum, da Papa Leone XIII: “tutti proprietari enon tutti proletari”. E vi sono certamente note anche lepagine dell’Enciclica Caritas in Veritate, dove BenedettoXVI si esprime a favore della cooperazione nel credito enel consumo (cfr nn. 65-66), sottolineando l’importanzadell’economia di comunione e del settore non profit (cfrn. 41), per affermare che il dio-profitto non è affatto una di-vinità, ma è solo una bussola e un metro di valutazione del-l’attività imprenditoriale. Ci ha spiegato, sempre Papa Bene-detto, come il nostro mondo abbia bisogno di un’economia deldono (cfr nn. 34 -39), cioè di un’economia capace di dar vita a im-prese ispirate al principio della solidarietà e capaci di “creare socialità”. Risuona, quindi, attraversodi voi, l’esclamazione che Leone XIII pronunciò, benedicendo gli inizi del movimento cooperativocattolico italiano, quando disse che, per fare questo, “il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravi-gliosa” (Enc. Rerum Novarum, 15).

DA LEONE XIII A BENEDETTO XVI

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zare. Non è necessario perciò ripeterleo richiamarle per esteso.

Oggi, vorrei che il nostro dialogonon guardi solo al passato, ma si rivol-ga soprattutto in avanti: alle nuove pro-spettive, alle nuove responsabilità, allenuove forme di iniziativa delle impresecooperative. È una vera missione che cichiede fantasia creativa per trovare for-me, metodi, atteggiamenti e strumenti,per combattere la “cultura dello scar-to”, quella che oggi viviamo, la “cultu-ra dello scarto” coltivata dai poteri chereggono le politiche economico-finan-ziarie del mondo globalizzato, dove alcentro c’è il dio denaro.

Globalizzare la solidarietà - questosi deve globalizzare, la solidarietà! -oggi significa pensare all’aumento ver-tiginoso dei disoccupati, alle lacrimeincessanti dei poveri, alla necessità diriprendere uno sviluppo che sia un veroprogresso integrale della persona cheha bisogno certamente di reddito, manon soltanto del reddito! Pensiamo ai

bisogni della salute, che i sistemi diwelfare tradizionale non riescono più asoddisfare; alle esigenze pressanti dellasolidarietà, ponendo di nuovo, al centrodell’economia mondiale, la dignità del-la persona umana, come è stato detto davoi. Come direbbe oggi il Papa LeoneXIII: per globalizzare la solidarietà “ilCristianesimo ha ricchezza di forza me-ravigliosa!”.

Quindi non fermatevi a guardaresoltanto quello che avete saputo rea-lizzare. Continuate a perfezionare, arafforzare e ad aggiornare le buone esolide realtà che avete già costruito.Però abbiate anche il coraggio diuscire da esse. Carichi di esperienza edi buoni metodi, per portare la coope-razione sulle nuove frontiere del cam-biamento, fino alle periferie esisten-ziali dove la speranza ha bisogno diemergere e dove, purtroppo, il sistemasocio-politico attuale sembra invecefatalmente destinato a soffocare lasperanza, a rubare la speranza, incre-

mentando rischi e minacce.Questo grande balzo in avanti che

ci proponiamo di far compiere allacooperazione, vi darà conferma chetutto quello che già avete fatto non so-lo è positivo e vitale, ma continua an-che ad essere profetico. Per questo do-vete continuare a inventare - questa èla parola: inventare - nuove forme dicooperazione, perché anche per le coo-perative vale il monito: quando l’albe-ro mette nuovi rami, le radici sono vi-ve e il tronco è forte!

Qui, oggi, voi rappresentate valideesperienze in molteplici settori: dallavalorizzazione dell’agricoltura, allapromozione dell’edilizia di nuove caseper chi non ha casa, dalle cooperativesociali fino al credito cooperativo, quilargamente rappresentato, dalla pescaall’industria, alle imprese, alle comuni-tà, al consumo, alla distribuzione e amolti altri tipi di servizio. So bene chequesto elenco è incompleto, ma è abba-stanza utile per comprendere quanto sia

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vi propongo è questa: mettete insiemecon determinazione i mezzi buoni perrealizzare opere buone. Collaborate dipiù tra cooperative bancarie e imprese,organizzate le risorse per far vivere condignità e serenità le famiglie; pagategiusti salari ai lavoratori, investendosoprattutto per le iniziative che sianoveramente necessarie.

Non è facile parlare di denaro. Di-ceva Basilio di Cesarea, Padre dellaChiesa del IV secolo, ripreso poi da sanFrancesco d’Assisi, che “il denaro è losterco del diavolo”. Lo ripete ora ancheil Papa: “il denaro è lo sterco del dia-volo”! Quando il denaro diventa unidolo, comanda le scelte dell’uomo. Eallora rovina l’uomo e lo condanna. Lorende un servo. Il denaro a servizio del-la vita può essere gestito nel modo giu-sto dalla cooperativa, se però è unacooperativa autentica, vera, dove noncomanda il capitale sugli uomini ma gliuomini sul capitale.

Per questo vi dico che fate bene - evi dico di farlo sempre più - a contra-stare e combattere le false cooperative,quelle che prostituiscono il proprio no-me di cooperativa, cioè di una realtà as-sai buona, per ingannare la gente conscopi di lucro contrari a quelli della ve-ra e autentica cooperazione. Fate bene,vi dico, perché, nel campo in cui opera-te, assumere una facciata onorata e per-seguire invece finalità disonorevoli eimmorali, spesso rivolte allo sfrutta-mento del lavoro, oppure alle manipola-zioni di mercato, e persino a scandalositraffici di corruzione, è una vergognosae gravissima menzogna che non si puòassolutamente accettare. Lottate controquesto! Ma come lottare? Con le paro-le, solo? Con le idee? Lottate con lacooperazione giusta, quella vera, quellache sempre vince.

L’economia cooperativa, se è auten-tica, se vuole svolgere una funzione so-ciale forte, se vuole essere protagonistadel futuro di una nazione e di ciascunacomunità locale, deve perseguire finali-tà trasparenti e limpide. Deve promuo-

vere l’economia dell’onestà! Un’econo-mia risanatrice nel mare insidiosodell’economia globale. Una vera eco-nomia promossa da persone che hannonel cuore e nella mente soltanto il benecomune.

Le cooperative hanno una tradizio-ne internazionale forte. Anche in que-sto siete stati dei veri pionieri! Le vo-stre associazioni internazionali sononate con grande anticipo su quelle chele altre imprese hanno creato in tempimolto successivi. Ora c’è la nuovagrande globalizzazione, che riduce al-cuni squilibri ma ne crea molti altri. Ilmovimento cooperativo, pertanto, nonpuò rimanere estraneo alla globalizza-zione economica e sociale, i cui effettiarrivano in ogni paese, e persino den-tro le nostre case.

coraggio e la fantasia di costruire lastrada giusta per integrare, nel mondo,lo sviluppo, la giustizia e la pace.

So che da alcuni anni voi state col-laborando con altre associazioni coope-rativistiche - anche se non legate allanostra storia e alle nostre tradizioni -per creare un’Alleanza delle cooperati-ve e dei cooperatori italiani. Per ora èun’Alleanza in divenire, ma voi confida-te di giungere ad una Associazione uni-ca, ad un’Alleanza sempre più vasta fracooperatori e cooperative. Il movimentocooperativo italiano ha una grande tra-dizione, rispettata nel mondo cooperati-vistico internazionale. La missione coo-perativa in Italia è stata molto legata findalle origini alle identità, ai valori e al-le forze sociali presenti nel paese. Que-sta identità, per favore, rispettatela!Tuttavia, spesso le scelte che distingue-vano e dividevano sono state a lungopiù forti delle scelte che, invece, acco-munavano e univano gli sforzi di tutti.Ora voi pensate di poter mettere al pri-mo posto ciò che invece vi unisce. Eproprio intorno a quello che vi unisce,che è la parte più autentica, più profon-da e più vitale delle cooperative italia-ne, volete costruire la vostra nuova for-ma associativa.

Fate bene a progettare così, e così fa-te un passo avanti! Certo, vi sono coope-rative cattoliche e cooperative non catto-liche. Ma la fede si salva rimanendochiusi in se stessi? Domando: la fede sisalva rimanendo chiusi in se stessi? Ri-manendo solo tra di noi? Vivete la vostraAlleanza da cristiani, come risposta allavostra fede e alla vostra identità senzapaura! Fede e identità sono la base. An-date avanti, dunque, e camminate insie-me con tutte le persone di buona volon-tà! E questa anche è una chiamata cri-stiana, una chiamata cristiana a tutti. Ivalori cristiani non sono soltanto pernoi, sono per condividerli! E condivider-li con gli altri, con quelli che non pensa-no come noi ma vogliono le stesse coseche noi vogliamo. Andate avanti, corag-gio! Siate creatori, “poeti”, avanti!

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prezioso il metodo cooperativo, che de-ve andare avanti, creativo. Si è rivela-to tale di fronte a molte sfide. E lo saràancora! Ogni apprezzamento e ogni in-coraggiamento rischiano però di rima-nere generici. Voglio offrirvi, invece,alcuni incoraggiamenti concreti.

Il primo è questo: le cooperativedevono continuare ad essere il motoreche solleva e sviluppa la parte più de-bole delle nostre comunità locali e del-la società civile. Di questo non è capa-ce il sentimento. Per questo occorremettere al primo posto la fondazionedi nuove imprese cooperative, insiemeallo sviluppo ulteriore di quelle esi-stenti, in modo da creare soprattuttonuove possibilità di lavoro che ogginon ci sono.

Il pensiero corre innanzitutto aigiovani, perché sappiamo che la di-soccupazione giovanile, drammatica-mente elevata - pensiamo, in alcuniPaesi d’Europa, il 40, 50 per cento -distrugge in loro la speranza. Ma pen-siamo anche alle tante donne che han-no bisogno e volontà di inserirsi nelmondo del lavoro. Non trascuriamo gliadulti che spesso rimangono prematu-ramente senza lavoro. “Tu cosa sei?”- “Sono ingegnere” - “Ah, che bello,che bello. Quanti anni ha?” - “49” -“Non serve, vattene”. Questo accadetutti i giorni. Oltre alle nuove imprese,guardiamo anche alle aziende che so-no in difficoltà, a quelle che ai vecchipadroni conviene lasciar morire e cheinvece possono rivivere con le iniziati-ve che voi chiamate Workers buy out,empresas recuperadas, nella mia lin-gua, aziende salvate. E io, come hodetto ai loro rappresentanti, sono untifoso delle empresas recuperadas!

Un secondo incoraggiamento -non per importanza - è quello di atti-varvi come protagonisti per realizzarenuove soluzioni di welfare, in partico-lare nel campo della sanità, un campodelicato dove tanta gente povera nontrova più risposte adeguate ai propribisogni. Conosco che cosa fate da an-ni con cuore e con passione, nelle pe-riferie delle città e della nostra socie-tà, per le famiglie, i bambini, gli an-ziani, i malati e le persone svantag-giate e in difficoltà per ragioni diver-se, portando nelle case cuore e assi-stenza. La carità è un dono! Non è unsemplice gesto per tranquillizzare ilcuore, è un dono! Io quando faccio lacarità dono me stesso! Se non sonocapace di donarmi quella non è cari-tà. Un dono senza il quale non si puòentrare nella casa di chi soffre. Nellinguaggio della dottrina sociale dellaChiesa questo significa fare leva sullasussidiarietà con forza e coerenza: si-

gnifica mettere insieme le forze!Come sarebbe bello se, partendo

da Roma, tra le cooperative, alle par-rocchie e agli ospedali, penso al“Bambin Gesù” in particolare, potessenascere una rete efficace di assistenzae solidarietà. E la gente, a partire daipiù bisognosi, venisse posta al centrodi tutto questo movimento solidale: lagente al centro, i più bisognosi al cen-tro. Questa è la missione che ci propo-niamo! A voi sta il compito di inventa-re soluzioni pratiche, di far funzionarequesta rete nelle situazioni concretedelle vostre comunità locali, partendoproprio dalla vostra storia, con il vo-stro patrimonio di conoscenze per co-niugare l’essere impresa e allo stessotempo non dimenticare che al centro ditutto c’è la persona.

Tanto avete fatto, e ancora tantoc’è da fare! Andiamo avanti!

Il terzo incoraggiamento riguardal’economia, il suo rapporto con lagiustizia sociale, con la dignità e ilvalore delle persone. È noto che uncerto liberismo crede che sia necessa-rio prima produrre ricchezza, e nonimporta come, per poi promuoverequalche politica redistributiva da par-te dello Stato. Prima riempire il bic-chiere e poi dare agli altri. Altri pen-sano che sia la stessa impresa a doverelargire le briciole della ricchezza ac-cumulata, assolvendo così alla pro-pria cosiddetta “responsabilità socia-le”. Si corre il rischio di illudersi difare del bene mentre, purtroppo, sicontinua soltanto a fare marketing,senza uscire dal circuito fatale del-l’egoismo delle persone e delle azien-de che hanno al centro il dio denaro.

Invece noi sappiamo che realizzan-do una qualità nuova di economia, sicrea la capacità di far crescere le per-sone in tutte le loro potenzialità. Adesempio: il socio della cooperativanon deve essere solo un fornitore, unlavoratore, un utente ben trattato, de-v’essere sempre il protagonista, devecrescere, attraverso la cooperativa,crescere come persona, socialmente eprofessionalmente, nella responsabili-tà, nel concretizzare la speranza, nelfare insieme. Non dico che non si deb-ba crescere nel reddito, ma ciò non ba-sta: occorre che l’impresa gestita dal-la cooperativa cresca davvero in modocooperativo, cioè coinvolgendo tutti.Uno più uno tre! Questa è la logica.

“Cooperari”, nell’etimologia la-tina, significa operare insieme, coo-perare, e quindi lavorare, aiutare,contribuire a raggiungere un fine.Non accontentatevi mai della parola“cooperativa” senza avere la consa-pevolezza della vera sostanza e del-

l’anima della cooperazione.Il quarto suggerimento è questo: se

ci guardiamo attorno non accade maiche l’economia si rinnovi in una socie-tà che invecchia, invece di crescere. Ilmovimento cooperativo può esercitareun ruolo importante per sostenere, fa-cilitare e anche incoraggiare la vitadelle famiglie. Realizzare la concilia-zione, o forse meglio l’armonizzazionetra lavoro e famiglia, è un compito cheavete già avviato e che dovete realizza-re sempre di più. Fare questo significaanche aiutare le donne a realizzarsipienamente nella propria vocazione enel mettere a frutto i propri talenti.Donne libere di essere sempre più pro-tagoniste, sia nelle imprese sia nelle fa-miglie! So bene che le cooperative pro-pongono già tanti servizi e tante for-

mule organizzative, come quella mu-tualistica, che vanno incontro alle esi-genze di tutti, dei bambini e degli an-ziani in particolare, dagli asili nido fi-no all’assistenza domiciliare. Questo èil nostro modo di gestire i beni comuni,quei beni che non devono essere solo laproprietà di pochi e non devono perse-guire scopi speculativi.

Il quinto incoraggiamento forse visorprenderà! Per fare tutte queste coseci vuole denaro! Le cooperative in ge-nere non sono state fondate da grandicapitalisti, anzi si dice spesso che essesiano strutturalmente sottocapitalizza-te. Invece, il Papa vi dice: dovete inve-stire, e dovete investire bene! In Italiacertamente, ma non solo, è difficile ot-tenere denaro pubblico per colmare lascarsità delle risorse. La soluzione che

Consapevoli del compito straordinario, e bisognosi di al-tri Insegnamenti e di nuovo vigore, ci stringiamo a Lei, Santi-tà. Per ricevere il sostegno della Sua preghiera e della Suaparola. Attraverso di Lei, lo Spirito ci illumini nel prendere ledecisioni più sagge e più coerenti in queste settimane nellequali il Credito Cooperativo Italiano deve scegliere una stra-da di auto-riforma. Infonda in noi il coraggio e la lucidità di uncambiamento leale, che non "tradisca" ma "traduca" nel pre-sente le nostre radici.Dall'indirizzo di saluto rivolto a Papa Francesco dal presidentedi Federcasse, Alessandro Azzi.

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Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, con papa Francesco. L'incontro con la cooperazione italiana è stato organizzato in occasione dei 70 anni dalla rico-stituzione di Confcooperative, avvenuta nel 1945.

La Chiesa italiana ha svolto unruolo importante nell'accompagnaree sostenere la crescita del nostro mo-vimento cooperativo. È un forte moti-vo di gratitudine. [...] Con la nostraforza di volontà e la Sua benedizioneSantità noi ci impegneremo per fare ilnostro meglio e lasciare ai giovaniun'eredità di un mondo migiore.

Maurizio GardiniPresidente di Confcooperative

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Ma le cooperative partecipano allaglobalizzazione come le altre imprese?Esiste un modo originale che permettaalle cooperative di affrontare le nuovesfide del mercato globale? Come posso-no le cooperative partecipare allo svi-luppo della cooperazione salvaguar-dando i principi della solidarietà e del-la giustizia? Lo dico a voi per dirlo atutte le cooperative del mondo: le coo-perative non possono rimanere chiusein casa, ma nemmeno uscire di casa co-me se non fossero cooperative. È questoil duplice principio: non possono rima-nere chiuse in casa ma nemmeno usciredi casa come se non fossero cooperati-ve. No, non si può pensare una coope-rativa a doppia faccia. Occorre avere il

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nell’ “effetto bulimia” (con conseguen-te stanchezza): questa esposizione èstata infatti pensata e articolata con gu-sto e criterio affilatissimi, in modo daoffrire al visitatore una chiave interpre-tativa e critica ben strutturata della pit-tura di Palma.

Notevole importanza è rivestita dal-le grandi pale d’altare: in primo luogo,l’Assunzione della Vergine delle Galle-rie dell’Accademia di Venezia: tuttal’opera è immersa in una luce dorataravvivata dall'intenso rosso degli abiti dialcuni personaggi, ripresa poi qualcheanno dopo da Tiziano. Sulla destra, siinnalza il basamento di una costruzionementre dietro si ammira un paesaggiocon una collina dove notiamo un castel-lo e uno specchio d'acqua con imbarca-zioni. Probabilmente quest'ultimo detta-glio è opera di Tiziano (o di un pittoredella sua bottega), che concluse il dipin-to rimasto incompiuto alla morte di Pal-ma. La scena ha, nel suo insieme, unche di pacato, eppure è illuminata dauna singolare vivacità nei dettagli: lo sinota nel particolare della Vergine cheguarda verso il basso, tenendo per uncapo la cintura che sta lasciando cadere,mentre sulla destra, un personaggio(presumibilmente, San Tommaso, l’in-credulo, che non vuole perdersi nessundettaglio della scena) si precipita a ca-pofitto correndo per un erto sentiero; e,nel frattempo, l’angioletto, che regge ipiedi della Madonna, guarda, in su, spe-cularmente allo sguardo di Maria, qua-si preoccupato su come portare a termi-ne il compito assegnatogli.

Altre grandi opere di soggetto sacrosono la Madonna in trono tra i santi

Giorgio e Lucia per la chiesa di SantoStefano a Vicenza, e il Polittico per laScuola dei Bombardieri della chiesa diSanta Maria Formosa a Venezia,quest’ultimo che mostra i segni, neimargini spesso frastagliati del legno enelle modifiche successive - spesso noncoglibili dall’osservatore, nella penom-bra della chiesa - cui fu sottopostal’opera (si pensi al braccio di SantaBarbara, brutalmente scorciato perrientrare in pieno nella cornice marmo-rea che valorizza il dipinto accrescen-done la monumentalità grandiosa). Ma,al di là dei successi veneziani, Palma ri-mase legatissimo anche alla sua terranatale: non solo accogliendo nella pro-pria casa la nipote rimasta orfana, ma

ve istanze artistiche. Palma, pertanto, siadatta alle richieste della committenza,caratterizzando con la sua delicata in-telligenza le figure con le sue ricono-scibilissime marche. Il polittico, cheaveva subito nei secoli (soprattutto nelXVIII) una serie di interventi molto in-cisivi ma scorretti, è stato restaurato,soprattutto nel riquadro in alto a sini-stra, raffigurante Sant’Apollonia, cherisultava assai tormentato, sia nellastruttura (per un maldestro tentativo diraddrizzare drasticamente la fisiologicacurvatura assunta nel tempo dal legno),che per l’umidità che aveva danneggia-to la raffigurazione della Santa.

Insieme al polittico, sono presenta-te, in sintesi, in una sala didattica, le fa-si della realizzazione della Santa, e delsuo restauro; ma tutto l’allestimento di-mostra la volontà di presentare all’os-servatore non soltanto i dipinti, ma altrielementi utili a rendere più vivida e me-morabile l’esperienza della visita: dallestoffe pregiate, con cui sono ricreatidue degli abiti fastosi di cui sono rive-stite due delle dame ritratte da Palma,sino al ricco drappo semitrasparente,sorta di “quinta teatrale”, nella sala delPolittico della Scuola dei Bombardieri.

Insomma, “Palma il Vecchio - Losguardo della bellezza” è una mostrache, ancora una volta, dimostra le po-tenzialità artistiche altissime espressedal territorio bergamasco e dagli artistiche da Bergamo trassero le loro origini,e che attesta come Bergamo sia città inprimo piano dal punto di vista dell’of-ferta culturale e artistica.

CONSULTA DEI SOCI, COOPERAZIONE8

‘‘,,Iniziative culturali Consulta dei Soci

PALMA IL VECCHIO,LO SGUARDO DELLA BELLEZZAVisita alla mostra monografica di uno dei geni indiscussi del Rinascimento italiano

Sabato 9 maggio 2015, un gruppo disoci della BCC ha visitato la mostra“Palma il Vecchio - Lo sguardo dellabellezza”, allestita presso la GAMECdi Bergamo, un evento che ha attiratomoltissimi visitatori: un successo me-ritato, ma, in fondo, anche piacevol-mente insperato per un autore certoben noto agli appassionati e agliesperti d’arte, ma non certo conosciu-to al vasto pubblico.

Già Giovanni Battista Cavalcasel-le, nel 1871, riconobbe come proprioPalma, insieme con Giorgione (che loprecedette), e con Tiziano, figura assailongeva e decisiva nel panorama arti-stico italiano e mondale, divise“l’onore di modernizzare e rigenerarel’arte veneziana”, determinando unasorta di passaggio di testimone rispet-to alla generazione precedente, segna-ta da personaggi come Bellini e Cimada Conegliano. Nato infatti a Serina,nelle valli bergamasche, nel 1480, epresto trasferito a Venezia, Palma ilVecchio divenne in breve tempo unpersonaggio di primo piano della pit-

tura di ambito e di area veneta: Jaco-mo Negreti (o Negretti), detto Palmadai due rami di palma con cui solevafirmare le sue opere - nei rari casi incui, appunto, esse vennero firmate -divenne presto il pittore più apprezza-to dalla committenza privata venezia-na, contribuendo a fissare i parametrie i canoni del gusto collezionisticoaristocratico, veneto e poi, essendoVenezia crocevia di commerci e discambi di vastissimo raggio, ancheeuropeo. Sia per l’assenza, in molticasi, di una firma certa - il che com-portò difficoltà di attribuzione (con er-rori, a volte rettificati solo in tempi re-centissimi) - sia per il fatto che Palmariscosse il successo soprattutto pressocollezionisti privati, e molte sue operefurono vendute e collocate in palazzinobiliari e castelli Oltralpe - egli di-venne autore non solo raffinatissimo,ma raro da apprezzare e gustare entroi confini italiani.

E fu proprio per una committenzaaristocratica, e quindi molto esigente,raffinata e insieme attenta a ogni det-taglio, che Palma operò: divenne per-tanto celebre per il colorismo raffina-tissimo (famoso l’arancione a un tem-po vivace e molto delicato di certi abi-ti dei suoi dipinti); per l’attenzione al-le stoffe, al loro disegno, alla loro con-sistenza e ai preziosismi (dalla batistadi lino finissima e quasi trasparenteche occhieggia da sotto le camore del-le grandi dame, al tessuto così materi-co, marezzato, pesante e quasi crespodi certe maniche fastose); per i picco-li particolari, di gusto quasi callima-cheo, attestanti una sensibilità al vis-suto e alle piccole cose della quotidia-nità (si pensi ai cagnolini, così espres-sivi, o ai teneri agnellini, o ancora agliangioletti che occhieggiano, in posi-zione defilata, ma non troppo, nellesue opere di soggetto sacro); per glisquarci paesistici, che compaiono allespalle dei soggetti dei suoi ritratti (co-me nel caso della coppia di giovani

coniugi proveniente da Budapest),realizzati con velature leggere e deli-cate. Questi scenari, benché immagi-nari e tesi a delineare una sorta di pae-saggio ideale, hanno dato adito in pas-sato a varie discussioni in sede critica,perché molti cercarono di riconoscerein essi in questo o quello dei luoghirealmente esistenti. Infine, Palma fucelebre per il virtuosismo nella resadell’incarnato delle sue dame, opulen-te, ma con una pelle delicatissima, ta-lora alabastrina, con i capelli di unbiondo-castano rossiccio indefinibilee luminoso, e gli occhi di una delica-tissima tonalità del castano prossima atrascolorare nel verde, come nel piùcelebre ritratto femminile, quellosemplicemente intitolato La Bella,proprietà della collezione von Thys-sen. Il dipinto, su cui generazioni distudiosi si sono accapigliati (una cor-tigiana o, come sembra ora più proba-bile, una nobildonna - condizione cuipare alludere la N. D. sul lato sinistrodel quadro - che si prepara per la not-te?), è di un tale splendore e foriero diuna tale suggestione da essere statoinserito anche in un film della serie di“James Bond”, e da avere risvegliato

la predilezione di Hitler, che lo portòcon sé nel bunker di Berlino.

Palma il Vecchio fu pittore piena-mente inserito nella temperie culturaledel suo tempo: lo dimostrano anche lesue raffigurazioni di ninfe, immerse inun panorama ideale, che non sono so-lo omaggio all’ideale arcadico prepo-tentemente risorto nella coscienza de-gli intellettuali e degli artisti italianidell’epoca grazie all’opera di Sanna-zaro; le figure delle ninfe, infatti, chemostrano il corpo femminile in tutta lasua opulenza, così apprezzata all’epo-ca, sono inoltre non solo un omaggioalla pittura di Giorgione (alla posa del-le donna della Tempesta, perfettamen-te replicata in un’opera in mostra), maanche un modo per inserirsi nel clima,tutto cinquecentesco, dei Paragonidelle arti, al fine di sostenere l’eccel-lenza della pittura sulla scultura, inquanto anche la prima sa e può rappre-sentare il corpo umano nella sua spa-zialità e in tutte le sue angolazioni.

La mostra costruisce pertanto unpercorso coerente e coeso, con nonmoltissime opere (poco più di unatrentina), e anche per questo fruibileal visitatore senza farlo incappare

Silvia StucchiSocia BCC

Cooperazione è anche Partecipazione

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Palma il Vecchio, Diana e Callisto, Vienna, Kunsthistorisches. Palma è maestro nel dare vita a languide figure femminili che ne segnano il percorso e la carriera divenendocosì il grande interprete di una bellezza femminile, tratteggiata con immediata sensualità, che darà vita all'ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo.

‘‘Quella di Palma il Vecchio èuna poesia fatta di sguardi, rac-conti, nostalgia, scoperte e aper-ture con immancabili rimandi ailuoghi natii.

anche tornando spesso, lasciando la co-munità di Serina coerede di parte delsuo patrimonio, e, da illustre oriundo,realizzando una delle opere esposte al-la mostra: il Polittico della Presentazio-ne della Vergine. Esso, collocato nellasacrestia della Parrocchiale di Serina,alla fine della mostra troverà, nella me-desima Chiesa, una collocazione che lovalorizzi maggiormente: si tratta di unpolittico, una forma quindi attardata, e,in fondo, superata nella realizzazione digrandi opere di soggetto sacro, ma an-cora richiesta in zone periferiche e nonancora pienamente raggiunte dalle nuo-

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‘‘,,Venti Soci hanno colto l’occasione of-ferta dalla BCC di avvicinarsi allo stra-ordinario mondo del vino, partecipandoal corso di degustazione che si è svoltonegli scorsi mesi di gennaio-febbraio inalcuni locali della sede di Calcio.

L’indubbia competenza e la squisi-ta disponibilità del relatore, il somme-lier Andrea Alpi, hanno consentito aipartecipanti di scoprire i moltepliciaspetti che caratterizzano il vino: ali-mento, simbolo, merce, fonte di piace-re e di convivialità, per la cui produ-zione sono stati elaborati nei secolimetodi di viticoltura e di enologia cuihanno contribuito molte popolazioniin varie parti del mondo.

Il corso si è svolto in cinque incon-tri. Ogni incontro è stato dedicato a untema specifico: come si degusta, comenascono i vini, come vengono affinati,che caratteristiche osservare nei vinibianchi, in quelli rossi, negli spumantie nei vini dolci. Ogni incontro, inoltre,è stato suddiviso in due parti distinte:la prima, teorico-illustrativa, con pre-sentazione di immagini e contenuti; laseconda dedicata all’assaggio, col me-todo della degustazione guidata di benquattro vini italiani di qualità scelti inbase al tema trattato. Al termine delladegustazione, ogni partecipante ha po-tuto esprimere la propria opinione at-traverso l’utilizzo di facili schede divalutazione progettate espressamenteper il corso.

Le belle iniziative devono esserereplicate. Pertanto, i lusinghieri ap-prezzamenti espressi dalla totalitàdei partecipanti sono un indubbio in-centivo per la nostra BCC a inserireil corso di degustazione del vino neiprossimi programmi delle attività ri-servate ai Soci.

L'IntervistaAndrea ALPI

Sommelier dal 1994

Andrea Alpi coniuga la passione peril vino con la professione di psicolo-go. Collabora da tempo col Semina-rio Permanente Luigi Veronelli diBergamo e con lʼAccademia del Gu-sto di Ascom Bergamo, dedicandosialla didattica dellʼanalisi sensorialeapplicata al vino; è stato degustatoredella Guida “Gli Spumanti dʼItalia”della Veronelli Editore e in numerosiconcorsi enologici nazionali. È auto-re di testi specifici sulla degustazionedel vino e dei volumi sulla Lombardianella collana “I migliori vini dʼItalia” diHobby&Work.Al dottor Alpi abbiamo rivolto le se-guenti domande:

Dottor Alpi, com’è nata la Sua passione per il mondo del vino?Come molte passioni si è sviluppata gradualmente nel tempo ma ha avuto un evento precursore legato al passato. Ri-cordo ancora con vividezza quando, bambino, andavo in vacanza nella tenuta toscana del nonno materno, vicino adArezzo. Un luogo magico con campi, colline, buoi chianini bianchi ed enormi, odori misteriosi tra cui quelli della cantinadove il nonno faceva il vino. Profumi forti, di legno umido, vinacce, e cose grandi e misteriose ai miei occhi: i tini, le bot-ti, gli orci in terracotta. Non amavo andarci da solo, preferivo seguire il nonno che mi ci portava ogni volta come un pre-mio, per condividere con lui quel luogo in penombra rassicurato dalla sua presenza. Del vino ho un ricordo percettivo le-gato alla merenda che la moglie del fattore dava a noi bimbi: una fetta di pane toscano intinta nel vino rosso e copertadi zucchero.

Sappiamo che Lei è anche uno psicoterapeuta di orientamento cognitivo e comportamentale. Ci vuol proporrealcune riflessioni sul tema del rapporto tra psicologia ed enologia? Quali possono essere le connessioni, i pun-ti di contatto tra questi due mondi apparentemente così distanti?Il mondo del vino ha avuto negli anni una crescita esponenziale, ora per molte persone sapere di vino fa parte della cul-tura personale ed è un modo per esprimere la propria intelligenza e il proprio gusto. Chi poi fa di questa passione unaprofessione, e penso al sommelier nel suo senso più ampio, si trova spesso nella condizione di consigliare, in virtù del-le sue sensibilità e conoscenze, un vino adatto alla situazione. È come proporre un’esperienza sensoriale che diventasubito emotiva e comunicativa; ci si sente parte di questa esperienza anche senza condividerla direttamente, dato chein genere la bottiglia poi se la beve il cliente.Il sommelier non fa lo psicoterapeuta, perché quest’ultimo non dà consigli, ma contribuisce a far vivere un’esperienzasensoriale che è prima di tutto psicologica e che racchiude in sé la necessità di attingere a parte dei nostri contenuti pro-fondi. Il vino poi è un grande esempio di lavoro dell’uomo, e dentro una grande bottiglia si riesce sempre a leggere lapersonalità di chi lo ha fatto.

Lei è stato uno stretto collaboratore di Luigi Veronelli. Che ricordi ha dell’uomo? E del Veronelli massimo “culto-re” del vino in Italia?Ho avuto il privilegio di conoscere personalmente Luigi Veronelli nell’ultima parte della sua vita, collaborando con il Se-minario che porta il suo nome e che lui fondò, a Bergamo, nel 1986, insieme ad un sodalizio di vignaioli illuminati co-me Mario Schiopetto, Giacomo Bologna, Angelo Gaja, Maurizio Zanella.I miei rapporti con quello che con facilità posso chiamare maestro sono però sempre stati indiretti, mediati: poche ememorabili visite alla sua casa sui colli di Bergamo, in viaSudorno, qualche degustazione con lui e con i collabora-tori, prima delle quali ero spesso più intimorito del ne-cessario. Molte invece le letture, dei suoi scritti enoici efilosofici (Veronelli nasce come filosofo, si fa gastronomoe giornalista in seguito) e soprattutto gastronomici e sto-rici. Ora una bella mostra, visitabile nel restaurato mona-stero di Astino proprio qualche metro in linea d’aria sottoquella che fu per anni il suo buen retiro bergamasco, il-lustra con testi, esempi grafici, fotografie e ricordi la suafigura di intellettuale eclettico e vero precursore della cri-tica gastronomica italiana.Della sua persona ho il ricordo di un uomo mite e corag-gioso, sinceramente volto a conoscere l’altro, dalle scar-sissime capacità didattiche e organizzative e proprio per

Cooperazione è anche Partecipazione

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"Il vino è il canto della terra verso il cielo...".Il nostro percorso alla scoperta dell'enologia è iniziato con la citazione di Luigi Veronelli, uno dei mentori di questainebriante ed incommensurabile scienza.L'ABC del vino è stata un'efficace infarinatura che ci ha consentito di apprendere alcune nozioni salienti di questadisciplina; distinguere essenzialmente colori, profumi, corposità, sensazioni gustative e capire i procedimenti e iluoghi da cui provengono i migliori vini del nostro Paese, è stato un viaggio emozionante e avvincente.Inoltre, il calore che solo un buon bicchiere di vino sa sprigionare, è riuscito a creare un clima di socialità e di con-divisione, mettendo in contatto mondi e visioni di vita diversi.Un ringraziamento particolare al nostro sommelier Andrea Alpi e a tutti coloro che hanno reso possibile questaesperienza.

I partecipanti del 1° Corso di degustazione “L’ABC del vino”

Calcio, gennaio - febbraio 2015

L'ABC DELVINOHa riscosso un grande successo il 1°corso di degustazione del vino

proposto dalla BCC

Il "maestro" Luigi Veronelli (Milano, 1926 - Bergamo, 2004).

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questo affascinante nell’intimo. Detestava essere considerato un capofila, un esperto che co-munica il suo sapere, ma è proprio quello che, involontariamente, ha sempre fatto con il vinoitaliano.

È possibile affermare che il vino è anche cultura? Cosa rende il vino così speciale?Naturalmente il vino è cultura, dato che è frutto dell’azione dell’uomo. In natura il vino non esiste,c’è l’uva e se mai, nel caso, l’aceto. Governare la fermentazione è stato un passo importante, lun-ghissimo, che l’intelligenza umana ha compiuto nei millenni partendo addirittura da altre materieprime, come la gramigna e i datteri. Ogni popolazione che ha contribuito alla storia del vino, dai Fe-nici ai Greci ai Romani agli Europei, ha segnato della propria cultura questo processo, amplifican-dolo attraverso i simboli e le usanze. Parlarne, conoscerne, confrontarsi intorno ad un bicchiere divino è un atto di cultura materiale, e spesso è il vino stesso che fa da apripista in questi momenti.

Bere e degustare: ci può dare qualche buon consiglio per essere consumatori informati econsapevoli?Il vino scopre la sua natura di legame profondo con la terra da cui nasce. Fa sentire nel suo per-corso di scoperta il sapore della materia, della terra appunto, e del clima, dell’uva scelta per inter-pretare un luogo. Abbiamo la necessità di tornare ad un legame con la materia di cui siamo fattiperché questo ci fa sentire più vicini alle reali esigenze di esseri umani. Tutto questo però va fattopartendo dall’idea che non tutto il vino è autentico racconto di un territorio: bisogna saperlo cono-scere e sviluppare delle competenze, prima ancora che di tipo sensoriale, legate alla nostra auto-consapevolezza come consumatori. Saper leggere un’etichetta, informarsi sulle persone che han-no prodotto quella singola bottiglia, seguire le impressioni dei professionisti per farsi comunqueun’opinione propria sono indicazioni che oggi, con le tecnologie comunicative di cui disponiamo, ri-sultano meno complesse di quanto si possa pensare.

Quali sono, a Suo giudizio, le eccellenze bergamasche e bresciane in ambito enologico?A questa domanda mi permetta di non rispondere personalmente ma di rimandare alla pubblicazione a cui collaboro da anni, la Guida Oro i Vini di Ve-ronelli, la prima guida ai vini italiana. Erede degli storici cataloghi pubblicati sin dal 1961 da Luigi Veronelli, segue da vicino con passione e competenzal’evoluzione dei vini italiani. Con circa 2.000 aziende inserite, ordinate dapprima per regione, da nord a sud, e successivamente per comune, è la guidacon il maggior numero di informazioni tecniche sulle aziende e sui vini, circa 15.000 recensiti e valutati ogni anno. E le eccellenze, anche locali, sono pre-sentate in modo chiaro e comprensibile. La Lombardia enoica ne esce ogni anno più valida e interessante.

Che giudizio dà dell’attuale situazione del settore vitivinicolo in Italia?In un momento difficile rilanciare è una necessità. Lo hanno fatto migliaia di aziende italiane che hanno continuato a produrre grandi uve nei vigneti chedisegnano il panorama della nostra penisola per poi trasformarle in formidabili vini di altissima personalità e qualità, riconosciuti in tutto il mondo. La sfi-da per loro è quella di preservare l’aspetto dell’ambiente ma anche la sua salubrità, la sua reale sostenibilità economica, sociale e culturale continuan-do, come fanno, a produrre vino sempre più buono.

I MILLE ASPETTI DELLA DEGUSTAZIONE

Per un amante del vino la degustazione non è solo fonte di gioia e di emozioni, ma anche un mezzo per comunicare con altri, appassionati e professioni-sti, utilizzando un metodo di valutazione che gli permetta di essere rapido, sicuro e oggettivo. La degustazione coinvolge tutti i sensi, ma richiede anche lasua partecipazione mentale: attenzione, concentrazione e memoria vengono sollecitati non meno dei sensi. Ma la degustazione non si esaurisce in unʼope-razione piacevole: è un vero e proprio esame avente come scopo la critica per il miglioramento della qualità del prodotto. Lʼanalisi sensoriale effettuata daprofessionisti ha tra i suoi scopi la determinazione del tipo di vino, la stima del prezzo, lʼindividuazione dellʼorigine, il confronto tra due o più tipi di vino, laloro classificazione, la valutazione degli effetti di un trattamento, lʼassemblaggio di masse con caratteristiche costanti, la valutazione dellʼabbinamento coicibi, lʼesame della qualità e lʼassegnazione dei punteggi ai concorsi. Gli operatori del settore possono quindi accertarsi dello stato di un vino mediante as-saggi successivi, osservarne lʼevoluzione e individuare la qualità del prodotto che immettono al consumo. Attualmente il problema principale è la definizio-ne di un lessico ufficiale e omogeneo a cui far riferimento per definire le sensazioni del vino.

Alcuni "corsisti" della 1a edizione dell'iniziativa "L'ABC del vino".

‘‘,,Romano di Lombardia, maggio 2015

7o Torneo Nazionale Tennis OpenAnche quest’anno la BCC ha sponsorizzato il prestigioso evento sportivo

organizzato dal Tennis Club di Romano di Lombardia

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buon gioco di volo. Il mio idolo? RafaNadal, perché ha una testa da vin-cente”. Quella che anche Nicolò pareavere, e che probabilmente si stava giàformando all’età di 9 anni (era il2005), quando riusciva a salire sulpodio del Trofeo Pinocchio di sci, sullepiste dell’Abetone. “Ho smesso perchénon amo il freddo, ma me la cavavobene tra i pali”.

A seguirlo, al TC Garden di NovateMilanese, ci sono Maurizio Riva e Bar-bara Rossi.“Intanto continuo a studiare,adesso solo online, perché la carrieratennistica si prende troppo tempo”. Unacarriera supportata dalla famiglia alcompleto.

A Romano di Lombardia, Turchettiha chiuso la finale per 6 -4 al terzo set,dopo aver vinto il primo set al tie-breake ceduto il secondo al suo avversario,sempre al decimo game. In semifinale sierano fermati il bresciano Davide Pon-toglio e il parmense Matteo Colla, expro (307 al mondo nel 2002). L’Open diRomano è andato indigesto ai tennistibergamaschi, ma del resto il livello eradecisamente alto e non c’erano grandiaspettative. Il migliore è stato il trevi-gliese Jonata Vitari, che partiva comenumero 3 del seeding.

Per il torneo organizzato da StefanoLazzati e dal suo staff, un’altra dimo-

Il periodico mensile “Tennis Bergama-sco” (n. 4 - giugno 2015) ha dedicatoall’evento sponsorizzato dalla BCC unarticolo che riproduciamo integral-mente.

Nicolò Turchetti, diciottenne di Sa-ronno, è un ragazzo strappato dallo scie portato al tennis dalla sua passione. Edai buoni risultati, ovvio. Come quelloche il lombardo ha ottenuto a Romanodi Lombardia dove ha piegato in finaleAlessandro Petrone al termine di unamaratona di tre ore e dieci minuti, riccadi spunti e di occasioni per entrambi. Nicolò ha scelto di provarci sul seriocon il tennis, dunque, e pare non abbiasbagliato. “Cerco di attaccare appenaposso e per questo devo costruirmi un

La premiazione di Nicolò Turchetti, vincitore del 7° Torneo Nazionale di Tennis Open, è stata effettuata dal-l'amministratore della BCC Roberto Ottoboni (a destra nella foto).

I finalisti della bella manifestazione sportiva organizzatadal Tennis Club di Romano di Lombardia: Nicolò Tur-chetti (a sinistra) e Alessandro Petrone (2° classificato).

strazione di essere ormai tra i grandiclassici della primavera, bergamasca enon solo. Semifinali:- Petrone b. Pontoglio: 6-2 6-4- Turchetti b. Colla: 6-4 6-4

Finale:- Turchetti b. Petrone: 7-6 4-6 6-4

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DEL CONTROLLO DEMOCRATICO DELLA GESTIONE 15

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teressa l’Europa, dove a comandarenon sono i Politici ma i tecnocrati, e ilmercato. E, doverosamente, i Regolato-ri intervengono. Basta pensare al recen-te decreto sulle Popolari. A dimostra-zione che il decreto non è un provvedi-mento prodotto ma “ricevuto” dalla Po-litica è sufficiente pensare alla riserva-tezza con cui è stato trattato, prendendodi sorpresa l’intera classe dirigente del-le Popolari.

Non è questo il luogo per entrare nelmerito del provvedimento. Di più inte-ressa capire i criteri seguiti dai regola-tori e gli obiettivi che si sono proposti.Pare di poter così riassumere. In un am-biente culturale di esclusiva matrice ca-pitalistica, si è preso atto che l’ibridaforma cooperativa e la conseguente go-vernance delle Popolari, insieme allaqualità degli attivi e alla ridotta redditi-vità, non erano più in grado di produr-re o attrarre capitale sufficiente per ri-pristinare, ove necessario, gli equilibripatrimoniali.

Se quanto detto è vero, anche in par-te, allora questo approccio deve far ri-flettere anche noi delle BCC. Rispetto aquesto scenario, l’intero Credito Coope-rativo deve avere piena consapevolezzache, o sceglie di proseguire con effettivae concreta determinazione nel disegno diautoriforma, oppure una riforma comun-que ci sarà. Ma sarà eterodiretta.

Quali gli obiettivi prioritari di taleriforma? Proviamo a elencarli:• valorizzare il ruolo delle BCC come

banche cooperative del territorio a vo-cazione mutualistica, secondo quantoprevisto dall’articolo 2 dello Statutosociale;

• migliorare la qualità complessiva del-

L'ASSEMBLEA DEI SOCI, MOMENTO FONDAMENTALE14

‘‘,,Fontanella al Piano, 30 maggio 2015

ASSEMBLEA DEI SOCIDue i passaggi fondamentali dei lavori assembleari: l’approvazione del Bilancio al 31 dicembre 2014

e l’approvazione del Progetto di Fusione per incorporazione della BCC di Ghisalba

Anche quest’anno, come già in altreoccasioni, l’Assemblea dei Soci in se-duta ordinaria e straordinaria si è svol-ta nelle strutture del complesso “La-ghetto Hobbit” di Fontanella al Piano.Presenti all’inizio dei lavori 476 soci,di cui 333 in proprio e 143 per delega.L’Ordine del Giorno della parte ordi-naria prevedeva la trattazione dei se-guenti punti:1) Bilancio al 31 dicembre 2014: deli-

berazioni inerenti e conseguenti.2) Determinazione dell’ammontare mas-

simo delle posizioni di rischio persoci e clienti e per esponenti azien-dali, ai sensi dell’articolo 30 delloStatuto sociale.

3) Politiche di remunerazione dei con-siglieri di amministrazione, dei di-pendenti e dei collaboratori; infor-mative all’assemblea.

4) Determinazione dei compensi degliamministratori e dei sindaci.

5) Stipula di polizze relative alla re-sponsabilità civile e infortuni pro-fessionali ed extraprofessionali peramministratori e sindaci.

6) Modifica del Regolamento Elettora-le ed Assembleare agli articoli: 15.Diritto di candidarsi; 17. ComitatoElettorale ed Ambiti Territoriali;18. Presentazione delle candidature;19. Scheda elettorale; 21. Modalità

di votazione; 26. Disposizioni tran-sitorie; 27. Modificazioni del Rego-lamento; 28. Pubblicità del Regola-mento.

7) Conferimento dell’incarico di revi-sore legale dei conti e determinazio-

ne del relativo compenso su propo-sta motivata del Collegio sindacale,con decorrenza dalla data di effica-cia della fusione.

8) Elezioni dei componenti del Consi-glio di amministrazione, del Presi-dente e dei componenti del Collegiosindacale e dei componenti del Col-legio dei probiviri, in sostituzione diquelli in carica con previsione dellacessazione di questi ultimi dalla da-ta di efficacia della fusione.Dopo la presentazione dell’Ordine

del Giorno dei lavori assembleari, ilPresidente della BCC, Battista DePaoli, ha dato lettura della sezione in-troduttiva della Relazione del Consi-glio di amministrazione che di seguitoviene riportata integralmente:

“Signori Soci, l’industria banca-ria, se non temesse l’assalto allo spor-tello, potrebbe dichiarare di essere incrisi. Vi ricordate, a suo tempo, altri

settori tipo la siderurgia o l’editoria?Ecco, qualcosa di simile. D’altronde,come potrebbe essere florida l’indu-stria bancaria di un Paese che in pochianni ha perso oltre il 10 per cento diPIL? Il degrado degli attivi e la cresci-ta dei crediti in sofferenza hanno,spesso, creato la necessità di reperirecapitale per ripristinare adeguate sol-vibilità patrimoniali. Il settore è ormaimaturo e non offre né redditività im-mediata né opportunità di crescita o diimpiego. I grandi gruppi stanno perse-guendo il contenimento dei costi chiu-dendo filiali e ristrutturando, con con-seguente fuoriuscita di decine di mi-gliaia di addetti.

Ma la reputazione delle banchepresso l’opinione pubblica è troppobassa (per ottenere consenso bastaparlarne male) perché la Politica pos-sa aver voglia di interessarsene, insenso strategico. Intanto però se ne in-

la governance del sistema;• assicurare una più efficiente al-

locazione delle risorse patri-moniali disponibili;

• individuare la modalità per consenti-re l’accesso di capitali esterni;

• semplificare le filiere del sistema, ac-crescere l’efficienza;

• garantire l’unità del sistema.

Tuttavia, non bisogna dimenticareche anche in un contesto molto com-plesso, come quello che è stato determi-nato dalla prolungata recessione degliultimi anni, le BCC hanno accresciutosia il numero dei soci e dei clienti che ilpatrimonio e la capacità di servizio al-l’economia reale. Gli impieghi erogatidalle BCC italiane rappresentano oltreil 20 per cento dei crediti alle impreseartigiane, il 18,2 per cento alle imprese

del comparto agricolo, il 17,6 per centoalle “attività di servizi di alloggio e ri-storazione”, l’11,1 per cento al com-parto “costruzioni e attività immobilia-ri”, il 10,2 per cento al “commercio”, il12,8 per cento del totale dei crediti alTerzo Settore.

Anche la nostra BCC ha cercato disupportare le attività imprenditorialidel tessuto produttivo locale, ha conti-nuato a gestire con prudenza il rispar-mio delle famiglie, ha sostenuto molte-plici iniziative del territorio, ha miglio-rato l’indice di mutualità. Il positivo an-damento della raccolta complessiva, ilcontenimento della contrazione del cre-dito, la stabilizzazione dell’indice di ri-schiosità complessivo, il significativo

Battista De Paoli, presidente del Consiglio di amministrazione, e Stellina Galli, presidente del Collegio sindacale.

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DEL CONTROLLO DEMOCRATICO DELLA GESTIONE 17

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Fenomeno tutto diverso quello chesta avvenendo negli ultimi mesi. Anchesulla spinta della crisi, alla base delledecisioni ora vengono poste l’evoluzio-ne del territorio e dei suoi bisogni, lanecessità di ridistribuire il patrimonio,la ricerca di una migliore efficienza e ilmiglioramento tecnico-organizzativo edi governo che la maggior dimensionerichiede o provoca.

Non c’è bisogno che si faccia quiun’analisi strutturale e sociologica delterritorio bergamasco, soprattutto dellapianura dove sono insediate molteBCC; ci si limita a evidenziare che,puntando il compasso su Cologno al Se-rio, nel raggio di 10 chilometri hannosede almeno sette delle nove BCC dellaprovincia.

Più importante l’opportunità di ri-distribuire il patrimonio: la necessità difar pulizia del credito anomalo sta met-tendo alla frusta anche il Credito Coo-perativo. Come reperire nuovo capitalein strutture di tipo cooperativistico?Sulla materia è in corso una profondariflessione che parte dai rischi connessiall’utilizzo del legame tra socio e coo-perativa e arriva al possibile riconosci-mento normativo della figura del sociofinanziatore. Nel contempo, a livello diconsolidato nazionale, la dotazione pa-trimoniale delle BCC continua a essereadeguata: basterebbe ricordare, anchese i due fenomeni sono diversi ma colle-gati, l’esame della Banca Centrale Eu-ropea brillantemente superato da IC-CREA che si è piazzata al quarto posto,dopo UBI Banca, Intesa Sanpaolo eCredito Emiliano, nella graduatoria na-zionale riguardanti i livelli di patrimo-nializzazione (CET 1 ratio). È la distri-buzione territoriale, nelle singole BCC,che invece presenta aspetti migliorabili:le fusioni servono anche a questo.

Due parole infine sull’efficienza,che vuol dire anche riduzione dei costi.Il principale costo di tutte le banche èquello del personale. Non è pensabileche tale componente non possa venireinteressata dall’evoluzione della crisi.

L'ASSEMBLEA DEI SOCI, MOMENTO FONDAMENTALE16

to, desideriamo ringraziare la Dire-zione generale e tutti i Collaboratoridella Banca. Sentiamo il dovere, poi,di estendere i ringraziamenti al Col-legio sindacale. Sul fronte esterno,non possiamo non ringraziare la Ban-ca d’Italia, i vertici istituzionali - na-zionali e regionali - del Sistema a Re-te del Credito Cooperativo e le diver-se Società-prodotto che garantisconoalla nostra Banca la disponibilità diun’ampia e diversificata gamma diprodotti e servizi.

Prima di chiudere la presente Rela-zione, è doveroso sottoporre alla com-pagine sociale alcune riflessioni riferi-te al tema della dimensione ottimale, ri-flessioni sia di ordine generale che rife-rite al contesto provinciale. Tali rifles-sioni aiutano a illuminare e a supporta-re la decisione strategica assunta negliultimi mesi dalla nostra BCC, decisioneche viene brevemente richiamata nellaparte finale di queste conclusioni.

Il dibattito sulla dimensione otti-male è sempre stato ricorrente e, ingenere, riportato alla vastità del terri-torio di riferimento. Circa le modalitàdi crescita, le BCC bergamasche ap-partengono a una Federazione, quellalombarda, che, per scelta condivisa,storicamente non ha individuato nellefusioni lo strumento di sviluppo delCredito Cooperativo e che, per moltotempo, ha valutato l’efficacia dei li-velli associativo e industriale in quan-to permettevano l’esistenza e la cre-scita anche della BCC più piccola.Certo, non hanno favorito le fusionineppure altre considerazioni; alcuneda rispettare, per esempio il legamespesso ultracentenario con le comuni-tà d’origine e il rischio di diluizionedel legame della base sociale con lasua banca, altre meno. Sta di fattoche, in provincia, le fusioni così dette“strategiche”, negli ultimi vent’anni,sono state solo due. Le altre hannoavuto luogo per “necessità”. Tutte pe-rò sono avvenute nel segno dello svi-luppo e dell’espansione.

BILANCIO ESERCIZIO 2014Dati economico - finanziari

Indicatori dell'operatività aziendale

AGGREGATI 2014 2013 VARIAZIONI

%

Profilo della gestione mutualistica

Attività di rischio verso soci o a ponderazione zero (a) 664.067 601.639 10,4Attività di rischio complessive (b) 1.041.459 990.983 5,1Indice di mutualità (a x 100 / b) 63,8% 60,7%Ristorno ai soci 0 0 -

Profilo dell'attività di intermediazione

Raccolta diretta (a) 799.650 770.789 3,7Raccolta indiretta (b) 228.824 211.910 8,0Raccolta complessiva (c = a+b) 1.028.474 982.699 4,7Impieghi (d) 584.337 605.969 - 3,6Fondi intermediati (c + d) 1.612.811 1.588.668 1,5Impieghi / Raccolta diretta 73,1% 78,6%

Profilo della rischiosità del credito

Impieghi deteriorati 43.741 46.331 - 5,6di cui:

Sofferenze 27.109 21.510 26,0Incagli 12.857 17.709 - 27,4Altri impieghi deteriorati 3.775 7.112 - 46,9

Impieghi deteriorati / Impieghi 7,5% 7,6%

Profilo reddituale

Margine di interesse (a) 15.818 17.058 - 7,3Altri ricavi netti (b) 9.983 7.712 29,5Margine di intermediazione (c = a+b) 25.801 24.770 4,2Rettifiche / riprese di valore per deterioramento crediti (d) - 10.192 - 9.368 8,8Costi operativi (e) -14.522 - 14.004 3,7Altre componenti reddituali (f) -695 - 658 5,6Utile d'esercizio (c+d+e+f) 392 740 -47,0

Profilo della patrimonializzazione

Fondi propri (a) 103.492 (*)Attività di rischio ponderate (b) 527.331 (*)Fondi propri / Attività di rischio ponderate (a x 100 / b) 19,6% (*)

Importi in migliaia di euro

(*) I dati relativi all'esercizio 2013 non sono stati rappresentati in conseguenza delle rilevanti modifiche apportate al quadro nor-mativo di riferimento dal Regolamento (UE) 575 /2013 entrato in vigore il 1° gennaio 2014.

Assemblea dei Soci 2015Elezione Cariche Sociali 2015 -2017

BARBERA GLORIA Amministratore

BONACINA CESARE Amministratore

BRIGNOLI GIACOMINO Amministratore

CONSOLANDI DARIO Amministratore

DE PAOLI BATTISTA Amministratore

MALTECCA EVA Amministratore

MANZONI BARBARA Amministratore

MASCARETTI GIULIANO Amministratore

OTTOBONI ROBERTO Amministratore

PASINETTI MARIO Amministratore

GALLI STELLINA Presidente

AMBROSINI GIULIANO Sindaco effettivo

LIZZA MARCO Sindaco supplente

GALBIATI Pietro Membro effettivo

BORELLA Domenico Membro supplente

Collegio dei Probiviri

Collegio Sindacale

Consiglio di Amministrazione

miglioramento del tasso di coperturadel credito deteriorato, l’adeguatezzadel profilo patrimoniale e il consegui-mento di un risultato reddituale anco-ra positivo stanno a testimoniare che,pur in un contesto particolarmente dif-ficile, la nostra Banca è stata in gradodi improntare la propria operativitànel pieno rispetto dei principi della sa-na e prudente gestione”.

Al termine della lettura della sezio-ne introduttiva della Relazione, il Pre-sidente ha provveduto all’illustrazionedell’operatività della Banca nel corsodel 2014, sottoponendo all’esame del-la compagine sociale l’evoluzione deiseguenti profili gestionali:• profilo dell’attività d’intermediazione;• profilo della rischiosità del credito;• profilo reddituale;• profilo della patrimomializzazione;• profilo della produttività;• profilo della gestione mutualistica.

Le principali risultanze riferite aipredetti profili gestionali sono sinte-tizzate nel riquadro “Bilancio eserci-zio 2014: dati economico-finanziari eindicatori dell’operatività aziendale”(v. pagina successiva). In particolare,l’illustrazione del profilo redditualeha messo in luce che la BCC ha con-seguito, nel corso dell’esercizio 2014,un utile netto pari a 392mila euro. Ilrelativo progetto di riparto presentatoai Soci prevedeva le seguenti destina-zioni:• alle riserve indivisibili: 280mila euro;• ai fondi mutualistici per la promozio-

ne e lo sviluppo della cooperazione:12mila euro;

• al fondo beneficenza e mutualità:50mila euro;

• alla riserva acquisto azioni proprie:50mila euro.

Dopo la presentazione del progettodi riparto dell’utile netto d’esercizio, ilPresidente ha dato lettura della se-guente parte conclusiva della Relazio-ne del Consiglio di amministrazione:

“Signori Soci, è giunto ora il mo-mento dei ringraziamenti. Innanzitut-

Dal Progetto di Fusione (punto 12)

Tutti i componenti del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale e del Colle-gio dei probiviri dellʼincorporante e dellʼincorporanda presenteranno le proprie dimis-sioni, con decorrenza dalla data di efficacia della fusione, in tempo utile per inserire ilrinnovo del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale e del Collegio dei pro-biviri nellʼordine del giorno dellʼAssemblea convocata per lʼapprovazione del progetto difusione.Tanto le dimissioni quanto la delibera assembleare di nomina dei nuovi organi socialisono sospensivamente condizionate al perfezionamento della fusione e saranno, per-tanto, prive di effetto qualora la fusione non si realizzi per qualsiasi ragione.Il Consiglio di amministrazione, fino alla scadenza del primo mandato, sarà compostoda n.13 (tredici) membri, di cui n.10 (dieci) iscritti nel libro soci dellʼincorporante al mo-mento dellʼelezione e n. 3 (tre) iscritti nel libro soci dellʼincorporanda al momento del-lʼelezione.Il presidente e il vice presidente non vicario del Consiglio di amministrazione sarannoscelti tra i consiglieri espressione dellʼincorporante mentre il vicepresidente vicario saràscelto fra i consiglieri espressione dellʼincorporanda.Il presidente, un membro effettivo e un membro supplente del Collegio sindacale sa-ranno indicati dallʼincorporante mentre lʼaltro membro effettivo e lʼaltro membro sup-plente del Collegio sindacale saranno indicati dallʼincorporanda.Un membro effettivo ed un membro supplente del Collegio dei probiviri saranno indicatidallʼincorporante mentre lʼaltro membro effettivo e lʼaltro membro supplente saranno in-dicati dallʼincorporanda. [...]Per attuare le intese raggiunte in ordine alla composizione degli organi sociali, lʼAs-semblea dellʼincorporanda convocata per lʼapprovazione del progetto di fusione prov-vederà contestualmente a scegliere gli amministratori, i sindaci e i probiviri di propriacompetenza. Analogamente, lʼAssemblea dellʼincorporante convocata per lʼapprova-zione del progetto di fusione provvederà contestualmente a scegliere gli amministratori,i sindaci e i probiviri di propria competenza.Gli amministratori, i sindaci e i probiviri scelti dalle assemblee dellʼincorporanda e del-lʼincorporante saranno nominati nellʼatto di fusione. Pertanto, a partire dal momento incui si produrranno gli effetti della fusione, il Consiglio di amministrazione, il Collegiosindacale e il Collegio dei probiviri dellʼincorporante risulteranno composti dai consi-glieri, dai sindaci e dai probiviri scelti dalle assemblee dellʼincorporante e dellʼincorpo-randa.In conformità alle previsioni statutarie, gli organi sociali nominati nellʼatto di fusione re-steranno in carica per tre esercizi. [...]

Gli interventi dei soci Pietro Marco Vertua e Giuseppe Ranghetti. Gli interventi dei soci Renato Armandi, Carlo Vimercati e Renata Vezzoli.

Vi sono però due differenti modi di pro-cedere: quello di tagliare i numeri, cioèlasciare a casa le persone, e quello diostinarsi a pensare che chiamando araccolta chi il personale rappresenta sipossano trovare soluzioni molto menotraumatiche. Il secondo modo è quellodel Credito Cooperativo che, a oggi,non ha ridimensionato il numero deipropri collaboratori.

Due ultime considerazioni sulle vi-cende bergamasche. La prima: c’è

un’intera classe dirigente all’internodelle BCC della provincia che sta arri-vando inesorabilmente al capolinea el’eredità che sta lasciando è certamentepiù complessa da gestire di quella a suotempo ricevuta. Le compagini socialisapranno selezionare i loro nuovi lea-der; non v’è dubbio. La seconda: si staoperando in territori inesplorati. Nessu-no ha certezza che la riduzione da novea sei del numero delle BCC bergama-sche esaurisca il percorso o sia solo

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DEL CONTROLLO DEMOCRATICO DELLA GESTIONE 19

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sostituisce a norma di Statuto dei po-teri per apportare alla delibera assem-bleare e allo Statuto le varianti even-tualmente richieste dalla Banca d’Ita-lia in sede di iscrizione nel Registrodelle Imprese, nonché per la stipula-zione dell’atto pubblico di fusione.Il Presidente ha proceduto all’illu-

strazione ai Soci dell’operazione di fu-sione per incorporazione della BCC diGhisalba mettendo in evidenza i puntifondamentali del Progetto di Fusione edel Piano Industriale, documenti appro-vati dai Consigli di amministrazionedelle due BCC in data 26 gennaio 2015.In particolare, il Presidente ha appro-fondito i seguenti aspetti:• la posizione della Banca rispetto al te-

ma delle fusioni all’interno del Siste-ma del Credito Cooperativo;

• la necessità per la Banca di non sotto-valutare le dinamiche del contesto am-bientale e competitivo, con particolareriferimento al tema delle politiche di-mensionali e di sviluppo delle altreconsorelle;

• le vicende gestionali della BCC diGhisalba riferite agli ultimi anni, vi-cende che sono culminate conun’ispezione ordinaria della Bancad’Italia;

• gli esiti negativi dei predetti accerta-menti svolti dalla Banca d’Italia, esitinegativi riguardanti in particolare iprofili della governance e della ri-schiosità del credito;

• i contatti avuti dalla nostra Banca conla predetta BCC, la Federazione Lom-barda delle BCC e l’Organo di Vigi-lanza, per una prima valutazione dellafattibilità dell’operazione di fusioneper incorporazione;

• gli interventi di carattere contabile ri-chiesti alla BCC di Ghisalba per addi-venire a una più adeguata rappresenta-zione della situazione patrimoniale ereddituale della stessa;

• la complessità della sfida che verràposta in essere con l’operazione di in-corporazione, sfida che riguarda trecruciali profili gestionali: rischiositàdel credito, redditività e patrimonia-lizzazione.

Dopo l’illustrazione effettuata dalPresidente (nella sezione L’Argomentodi questo numero de Il Melograno sonocontenuti ulteriori approfondimenti ri-guardanti sia il Progetto di Fusione cheil Piano Industriale inviato all’Organo diVigilanza nei mesi scorsi), è stato aper-to il dibattito. Hanno preso la parola isoci Roberto Tortelli (temi: osservazionicritiche in merito alle politiche gestiona-li attuate in passato dalla BCC di Ghi-salba; osservazioni critiche in meritoagli assetti futuri della governance cheprevedono la presenza nel Consiglio diamministrazione di tre amministratoridella stessa BCC); Giuseppe Ranghetti(temi: considerazioni critiche sui com-portamenti gestionali degli esponentidella BCC di Ghisalba; riflessioni sullaqualità delle attività di controllo svoltedalla Banca d’Italia e dalla FederazioneLombarda delle BCC; proposta di valu-tare l’opportunità di dismettere una par-te del patrimonio immobiliare che verràacquisito a seguito della fusione; consi-derazioni dell’impatto sugli equilibri pa-trimoniali e reddituali di eventuali futu-re perdite); Renato Armandi (criticitàdegli impegni derivanti dalla fusione,con particolare riferimento ai seguentiaspetti: qualità del credito, patrimonio

immobiliare, clientela comune, dimen-sionamento del personale in alcuni ser-vizi specifici); Fausto Vezzoli (assettidella governance); Carlo Vimercati (te-mi: scelta strategica che anticipa gli svi-luppi futuri del Credito Cooperativo;esercizio della solidarietà intercoopera-tiva); Renata Vezzoli (temi: scelta “di-fensiva” rispetto alle politiche territoria-li espansive della BCC di Pompiano edella Franciacorta; impatti futuri deri-vanti dall’elevata consistenza della com-pagine sociale della BCC di Ghisalba).

Gli interventi dei soci Tortelli, Ran-ghetti, Armandi, Vimercati, Fausto Vez-zoli e Renata Vezzoli hanno dato la pos-sibilità al presidente De Paoli di chiari-re e approfondire ulteriormente i conte-nuti del Progetto di Fusione e del PianoIndustriale.

In mancanza di ulteriori interventi,l’Assemblea è stata invitata a votare inmerito al Progetto di Fusione e ai punti2) e 3) dell’Ordine del Giorno della par-te straordinaria. I tre punti sono stati ap-provati dall’Assemblea dei Soci a lar-ghissima maggioranza (punto 1): 2 voticontrari; punto 2): 1 astenuto; punto 3):unanimità).

L'ASSEMBLEA DEI SOCI, MOMENTO FONDAMENTALE18

una tappa. È comprensibile pertanto ildesiderio di ciascuna comunità di con-tinuare ad avere, dialetticamente, unruolo da co-protagonista invece cheda comparsa nell’evoluzione, quellache sarà, del Credito Cooperativo.

Anche questo ha tenuto presente ilConsiglio di Amministrazione dellanostra Banca, inoltrando alla Bancad’Italia, alla fine di gennaio 2015, ilprogetto di aggregazione con la con-sorella di Ghisalba, per dar vita allaBanca di Credito Cooperativo del-l’Oglio e del Serio. La fusione tra laCassa Rurale ed Artigiana di Calcioe la Cassa Rurale ed Artigiana di Co-vo del 1993 ha garantito alla Bancarisultante vent’anni di sviluppo alservizio del territorio di riferimento.Che la Provvidenza guidi anche que-sto passo”.

I lavori assembleari sono poi pro-seguiti con la lettura della Relazionedel Collegio sindacale da parte delladott.ssa Stellina Galli, presidentedell’organo di controllo della BCC.

Al termine della lettura delle Rela-zioni, il Presidente ha aperto il dibatti-to. Ha preso la parola il socio PietroMarco Vertua, presidente dell’Asso-ciazione Pensionati di Romano diLombardia, per riconoscere, da un la-to, il positivo risultato gestionale con-seguito dalla Banca; dall’altro, il gran-

de impegno profuso dalla BCC a bene-ficio delle comunità locali e delle real-tà associazionistiche del territorio.

In mancanza di ulteriori interven-ti, l’Assemblea è stata invitata a vota-re in merito al Bilancio e al Progettodi riparto dell’utile d’esercizio. Sia ilBilancio che il Progetto di riparto so-no risultati approvati all’unanimità(721 soci presenti al momento della

votazione, di cui 518 in proprio e 203per delega).

I lavori assembleari sono poi pro-seguiti con la trattazione e l’approva-zione, ove prevista, dei punti 2, 3, 4, 5,6, 7 e 8 dell’Ordine del Giorno. Conparticolare riferimento al punto 8),l’Assemblea dei Soci ha provvedutoalle votazioni per l’elezione dei com-ponenti del Consiglio di amministra-

zione, del Presidente e dei componen-ti del Collegio sindacale e dei compo-nenti del Collegio dei probiviri (v.box), in sostituzione di quelli in caricacon previsione della cessazione di que-sti ultimi dalla data di efficacia dellafusione per incorporazione della BCCdi Ghisalba (parte straordinaria).

Al termine della parte ordinaria, ilPresidente ha aperto la parte straordi-naria della seduta assembleare per latrattazione dei seguenti punti:1) Approvazione del Progetto di Fu-

sione per incorporazione della Ban-ca di Credito Cooperativo di Ghi-salba s.c.; deliberazioni inerenti econseguenti.

2) Modifica dello Statuto sociale agliarticoli: 1. Denominazione. Scopomutualistico; 3. Sede e Competenzaterritoriale; 20. Capitale sociale; 21.Azioni e trasferimento delle mede-sime; 28. Maggioranze assembleari;30. Assemblea ordinaria; 32. Com-posizione del Consiglio di ammini-strazione; 34. Sostituzione di ammi-nistratori; 41. Composizione e fun-zionamento del Comitato esecutivo;42. Composizione del Collegio sin-dacale; 43. Compiti e poteri delCollegio sindacale; 44. Controllocontabile; 45. Assunzione di obbli-gazioni da parte degli esponentiaziendali; 46. Composizione e fun-zionamento del Collegio dei probi-viri; 47. Compiti e attribuzioni delDirettore; 48. Rappresentanza e fir-ma sociale; 49. Esercizio sociale;50. Utili; 51. Ristorni; 52. Sciogli-mento e liquidazione della Società;53. Disposizioni transitorie.

3) Conferimento al Legale Rappresen-tante della Società nonché a chi lo

Marco CorbelliniResponsabile del Servizio Studi e Risk Management

della Federazione Lombarda delle BCC

Nel corso della seduta assembleare ha preso la parola il dott. Marco Corbel-lini, responsabile del Servizio Studi e Risk Management della FederazioneLombarda delle BCC.Il dott. Corbellini, dopo aver brevemente inquadrato il contesto generale e ilcontesto settoriale, ha messo in evidenza che in Lombardia è in atto un pro-cesso di consolidamento che ha portato allʼeffettuazione, negli ultimi mesi,di ben 5 operazioni di concentrazione aziendale (1 in provincia di Brescia, 1in provincia di Milano e 3 in provincia di Bergamo). Dopo aver premesso chela FEDLO ha una visione “non salvifica” delle operazioni di fusione, il dott.Corbellini ha affermato che lʼoperazione di fusione per incorporazione dellaBCC di Ghisalba non ha natura strategica, ma, al contrario, è una classicaoperazione di “salvataggio”, necessaria per tutelare la continuità di una re-altà cooperativa allʼinterno di unʼampia area territoriale.Nel corso del suo intervento, il responsabile del Servizio Studi e Risk Mana-gement della Federazione ha sottolineato i seguenti aspetti:- il rilevante salto dimensionale della nostra BCC, richiamando lʼattenzione che tale salto richiederà uno sforzo non

indifferente a tutti i livelli;- la possibilità di diversificare il credito, sia dal punto di vista territoriale che settoriale;- la criticità del contesto macroeconomico, in cui la crescita stenta a consolidarsi;- la crescente complessità del contesto settoriale, in cui i controlli sulle istituzioni creditizie diventeranno sempre più

stringenti e pervasivi;- la vera sfida che attende il mondo della cooperazione di credito: preservazione del fine mutualistico delle BCC in

un ambiente in cui predomina la volontà di omologazione.Al termine del suo intervento il dott. Corbellini ha voluto ringraziare la nostra BCC, anche a nome della FederazioneLombarda delle BCC, per la disponibilità, il coraggio e la correttezza dimostrati in tutto il lungo, complesso iter pro-cedurale che ha portato alla stesura del Progetto di Fusione e allʼelaborazione del Piano Industriale, documenti fon-damentali ai fini di una adeguata verifica della sostenibilità dellʼoperazione di concentrazione aziendale.

Il saluto e il ringraziamentoagli Amministratori e al Sindaco uscenti

Non si sono ricandidati gli amministratori Larry Barnabò, Fabio Verzeri e Augusto Zaninelli e il sindaco effettivo Giancar-lo Capaldo Festa. A tutti il più sentito ringraziamento per lʼopera svolta a favore della nostra Istituzione. Augusto Zaninelliè entrato nel Consiglio nel 1989 dopo lʼapertura della filiale di Romano mentre Giancarlo Capaldo Festa faceva parte delCollegio Sindacale sin dal 1981, entrambi ai tempi della Cassa Rurale ed Artigiana di Covo. Fabio Verzeri ha rappre-sentato, dopo la fusione, la compagine sociale della BCC PMI di Bergamo. A Larry Barnabò un possibile arrivederci: erail più giovane del Consiglio e sarà ancora giovane tra tre anni per poter ambire a ridiventare amministratore.

Augusto Zaninelli Fabio Verzeri Larry Barnabò Giancarlo Capaldo Festa

‘‘‘‘Gli amministratori del Credito

Cooperativo si impegnano sul pro-prio onore a partecipare alle deci-sioni in coscienza ed autonomia, acreare valore economico e socialeper i soci e la comunità, a dedicareil tempo necessario a tale incarico,a curare personalmente la propriaqualificazione professionale e for-mazione permanente.DALLA "CARTA DEI VALORI

DEL CREDITO COOPERATIVO"

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DEL CONTROLLO DEMOCRATICO DELLA GESTIONE 21

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L'ASSEMBLEA DEI SOCI, MOMENTO FONDAMENTALE20

ASSEMBLEA 2015Premiazione Soci con 35 anni d'appartenenza alla compagine sociale

Angelo Bezzi - Covo. Costanza Frizzi (Gian Domenico Galliani) - Covo.Elena Orizio (a.m. di Mario Facchi) - Pumenengo. Maria Facchinetti - Pumenengo.

Antonio Gottardelli - Mozzanica. Giovanni Battista Migliarini - Calcio.Graziella Leporati - Covo. Linaldo Martinelli - Pumenengo.

Adamo Pagani - Romano di Lombardia. Luigi Rizzi - Pumenengo.Lorenzo Paloschi - Covo. Teresina Pinetti - Covo.

Angelo Rubini - Covo. Fausto Vezzoli - Calcio. Franco Antonio Tomasoni - Calcio. Piera Vescovi - Covo.

Mario Busetti - Covo. Luigina Ranghetti - Calcio. Elisa Bezzi - Covo. Rosa Tengattini - Calcio.

Laura Locatelli - Pumenengo. Vittore Forlani - Pumenengo. Gianbattista Bergamaschi - Pumenengo.

ASSEMBLEA 2015Premiazione Soci con 35 anni d'appartenenza alla compagine sociale

ASSEMBLEA 2015Consegna premi al merito scolastico

Marco AspertiRomano di Lombardia

Media 10

Luca Carminati Romano di Lombardia

Media 9,58

Adriana PianaRomano di Lombardia

Media 9,42

Elisabetta BorelliRomano di Lombardia

Media 9,18

Elena Nava Chiuduno

Media 9,15

Giorgia Aceti Covo

Media 9,09

Giulia TomasoniRomano di Lombardia

Media 9,08

Marco Tomasoni Romano di Lombardia

Media 9,08

Santo Aglioni CalcioPier Lorenzo Aliverti CovoPiermario Asperti CovoPaolo Bariselli CalcioGianbattista Bergamaschi PumenengoAngelo Bezzi CovoElisa Bezzi CovoMario Busetti CovoEnrica Capelletti CovoEugenio Capelletti CovoMaria Capelletti CovoMaurizio Capelletti CovoMario Facchi (a.m.) Pumenengo

Maria Facchinetti PumenengoVittore Forlani PumenengoAlberto Frigè CovoGian Domenico Galliani CovoAnna Gottardelli CovoAntonio Gottardelli MozzanicaGraziella Leporati CovoLaura Locatelli PumenengoLinaldo Martinelli PumenengoGiovanni Battista Migliarini CalcioSalvatore Minneci CalcioAdamo Pagani Romano di LombardiaLorenzo Paloschi Covo

Giuseppina Pesenti CovoTeresina Pinetti CovoLuigina Ranghetti CalcioLuigi Rizzi PumenengoErnesto Romanoni CalcioAngelo Rubini CovoGianfranco Prassede Schieppati CalcioAndrea Paolo Spolti AntegnateRosa Tengattini CalcioFranco Antonio Tomasoni CalcioPiera Vescovi CovoFausto Vezzoli CalcioIdo Zappella Calcio

Nella pagina successiva:- l'elenco dei Soci premiati per i 35 anni d'appar-

tenenza alla compagine sociale della BCC;- la foto di gruppo dei Soci premiati presenti alla

seduta assembleare del 30 maggio 2015 tenu-tasi presso le strutture del complesso "LaghettoHobbit" di Fontanella al Piano".

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FORZE È IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE DI CREDITO 23BCC DELL'OGLIO E DEL SERIO: L'UNIONE DELLE 22

OO‘‘,,

2015

BCC DELL'OGLIO E DEL SERIONel Progetto di Fusione e nel Piano Industriale gli elementi fondamentali alla base

della fusione per incorporazione della BCC di Ghisalba

1. Premessa2. Il Piano Industriale3. Il Progetto di Fusione

PremessaCome già ampiamente evidenziatonell’articolo dedicato allo svolgimen-to dell’ultima seduta assembleare,l’Assemblea dei Soci ha approvato, alarghissima maggioranza (solo 2 voticontrari), il Progetto di Fusione per in-corporazione della BCC di Ghisalba.

A seguito della fusione il nostroIstituto assumerà la nuova denomina-zione di “Banca di Credito Cooperati-vo dell’Oglio e del Serio - Società coo-perativa”. Particolarmente significati-vo è il richiamo nella denominazioneai due corsi d’acqua, la cui presenza hainfluenzato in modo decisivo, nel cor-so dei secoli, l’evoluzione del nostroterritorio.

Considerata la particolare rilevan-za dell’operazione, abbiamo ritenutoopportuno presentare approfondita-mente in questa sezione i contenuti didue documenti fondamentali: il Pro-getto di Fusione e il Piano Industriale.

Riteniamo opportuno iniziare conl’illustrazione del Piano Industriale,documento che contiene alcune indi-spensabili analisi riguardanti, da un la-to, il contesto di riferimento e, dall’al-tro, i macro obiettivi dell’operazionedi fusione.

Il Piano IndustrialeIl Piano Industriale è stato approvatodal nostro Consiglio di amministrazio-ne e dal Consiglio della BCC di Ghi-salba in data 26 gennaio 2015. Esso èstato inoltrato alla Banca d’Italia ilgiorno successivo, a supporto della ne-cessaria richiesta di autorizzazione.

Il Piano Industriale, alla cui stesuraha contribuito in modo sostanziale il

Servizio Studi e Risk Management del-la Federazione Lombarda delle BCCdiretto dal dott. Marco Corbellini, è undocumento molto articolato che, par-tendo da considerazioni di carattere ge-nerale, focalizza non solo la situazionetecnica delle due realtà aziendali coin-volte nell’operazione di aggregazione,ma mette in chiara evidenza le prospet-tive future della nuova banca, con op-portuni riferimenti di carattere quali-quantitativo. Di seguito, forniamo, sin-

1.

2.

teticamente, i contenuti delle varie par-ti in cui si sviluppa il Piano Industriale.Contesto di riferimento - Il contesto diriferimento in cui il sistema bancarioe, quindi, anche la BCC di Calcio e diCovo e la BCC di Ghisalba si trovanoa operare è ancora oggi fortementecondizionato dai seguenti fenomeni:• una ripresa economica che stenta ad

arrivare;• una regolamentazione più complessa

e stringente;

Oglio e Serio

• l’avvio dell’Unione Bancaria.All’interno di questo complesso

contesto, il settore bancario è chiamatoad affrontare sfide molto impegnative,per riportarsi nei prossimi anni lungo unsentiero di recupero della redditività. Viè consapevolezza delle seguenti dinami-che gestionali:• difficile espansione dei margini tradi-

zionali (margine d’interesse e margined’intermediazione);

• permanenza di elevati tassi d’ingressoin sofferenza, soprattutto per le imprese.

In questo scenario, acquisirannosempre più importanza le azioni di ra-zionalizzazione della struttura fisica edei costi operativi.Macro obiettivi dell’operazione di fu-sione - La BCC di Ghisalba è stata sot-toposta, nel periodo aprile-luglio 2014,a un’approfondita visita ispettiva dellaBanca d’Italia. La visita ha fatto emergerisultanze in prevalenza sfavorevoli rife-rite ai profili della governance e dellaqualità del credito erogato.

Il Consiglio di Amministrazione del-la BCC di Ghisalba, anche a seguito degliesiti dell’anzidetta visita ispettiva, haidentificato in un progetto di aggregazio-ne la soluzione appropriata con la qualesuperare le diverse criticità in essere, in-dividuando nella nostra BCC la bancacon cui realizzare l’operazione di concen-trazione aziendale, operazione supportatadalle seguenti motivazioni/obiettivi:• superamento criticità: sinergie imme-

diate e sinergie prospettiche;• potenziamento delle azioni e delle ini-

ziative finalizzate alla concretizzazio-ne della mission della BCC (art. 2 del-lo Statuto sociale);

• consolidamento del posizionamentocompetitivo e della presenza del Cre-dito Cooperativo;

• sviluppo dimensionale (economie discala ed economie di scopo);

• sviluppo territoriale e razionalizza-

Dopo aver segnato per chilometri un confine netto ad est, il corso dell'Oglio si fa sinuoso e nei pressi di TorrePallavicina sembra cancellare le divisioni geografiche fra le province di Bergamo, Cremona e Brescia, an-nullandosi nella pianura padana.

La sede legale della Banca è nel comune di Calcio (art. 3 Statuto sociale).

Un tratto di pianura fra le province di Bergamo e Cremona. Al centro della foto, il Serio unisce le sponde delledue province costituendo una sorta di spina dorsale che giunge fino all'Adda.

zione della rete distributiva;• rafforzamento del sistema dei control-

li interni, con particolare riferimentoal processo del credito;

• razionalizzazione degli assetti orga-nizzativi: unica Direzione generale;

• potenziamento delle iniziative di ca-rattere commerciale.

Accordi istituzionali - Gli accordi isti-tuzionali sottesi all’operazione di fu-sione sono stati esaminati inizialmentedai Consigli di amministrazione che,nel corso del mese di ottobre 2014,hanno deliberato un’apposita “Dichia-razione di intenti”, documento sinteti-co contenente i “patti” riguardanti, inparticolare, gli assetti futuri della go-vernance.Principali caratteristiche dell’operazio-ne: dimensioni organizzative e di attivi-tà - L’operazione di aggregazione pre-senta come principale “punto di forza”quello di unificare operativamente lapresenza del Credito Cooperativo nel-

la zona di competenza, rappresentata daterritori della provincia di Bergamo, in-clusa Bergamo città, e della provincia diBrescia, aggregando le due BCC in essaoperanti. La nuova Banca potrà contare:• su una rete distributiva con 27 spor-

telli operanti in 97 comuni di compe-tenza;

• sulla disponibilità di 182 dipendenti;• sul coinvolgimento di oltre 8mila soci;• sull’operatività con oltre 30mila clienti.

Principali caratteristiche dell’operazio-ne: stretta salvaguardia del principio diterritorialità - Le aree operative delledue BCC sono largamente sovrapposte,pur non avendo sovrapposizioni dirette;ciò garantisce in via naturale il pieno ri-spetto del “principio della territoriali-tà”, grazie alla sostanziale omogeneitàdei mercati presidiati da entrambe leBCC, caratterizzati da strutture demo-grafiche e imprenditoriali in parte simi-lari, con la sola parziale eccezione delcapoluogo di provincia rappresentatoda Bergamo presidiato direttamentedalla nostra BCC.

Sebbene l’operatività delle due BCCvenga sviluppata, come detto, su areecontigue con una struttura socioecono-mica molto simile, caratterizzata da unaancora significativa importanza del set-tore agricolo e da una prevalenza dellapiccola e piccolissima impresa (artigia-na e commerciale), l’operazione di ag-gregazione dovrebbe consentire una mi-gliore diversificazione geografica del ri-schio di credito.Patrimonializzazione ed equilibri tecni-ci - La patrimonializzazione e, più ingenerale, gli equilibri tecnici evidenzia-no una sostanziale tenuta, seppur conqualche punto di attenzione (es. qualitàdei Fondi propri, qualità del credito ero-

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FORZE È IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE DI CREDITO 25BCC DELL'OGLIO E DEL SERIO: L'UNIONE DELLE 24

OO

BCCDELL'OGLIO E DEL SERIO

Sportelli

Numero Sportelli

1 Albano SantʼAlessandro

2 Bergamo

3 Bolgare

4 Calcio

5 Cavernago

6 Chiari

7 Chiuduno

8 Cividate al Piano

9 Coccaglio

10 Cortenuova

11 Covo

12 Fara Olivana con Sola

13 Ghisalba

14 Gorlago

15 Grumello del Monte

16 Martinengo

17 Mornico al Serio

18 Nembro

19 Palazzolo sullʼOglio

20 Palosco

21 Pumenengo

22 Romano di L. “Cappuccini”

23 Romano di L. “Centro”

24 Rovato

25 Scanzorosciate

26 Seriate

27 Villongo

BCC di Calcio e di Covo BCC di Ghisalba

gato) che verrà monitorato e gestitonell’ambito della programmazionedell’operazione.Miglioramento dell’efficienza econo-mica - L’operazione di fusione dovreb-be consentire il raggiungimento anchedei seguenti obiettivi:

• rafforzamento del sistema dei con-trolli interni al fine di renderlo ade-guato rispetto alle nuove complessitàrichieste dalla nuova normativa di ri-ferimento, sia per quanto riguarda ilmonitoraggio crediti sia di complian-ce, potendo contare sulle prassi e sul-le modalità consolidate della nostraBCC;

• strutturazione della rete di filiali at-traverso la definizione di aree territo-riali a presidio qualificato dei diversisegmenti di business; ciò al fine direndere la rete distributiva adeguata auna maggiore penetrazione dei terri-tori di competenza, a una miglioreredistribuzione delle risorse, all’in-terscambio di competenze e ad azio-ni di sviluppo più efficaci;

• riallocazione delle risorse in dipen-denza delle competenze espresse epresidio più efficace delle diverse at-tività svolte attraverso la realizzazio-ne di nuove funzionalità consideratestrategiche per uno sviluppo adegua-to alle potenzialità espresse dal terri-torio;

• armonizzazione delle due cultureaziendali, attraverso la preventiva ana-lisi delle strategie poste in atto dalledue realtà e la definizione di prassi eobiettivi condivisi.

Evoluzione territoriale a seguito del-l’aggregazione - L’area operativa dellanostra BCC comprende, a oggi, 70 co-muni distribuiti a cavallo tra le provincedi Bergamo (49 piazze, tra cui il capo-luogo di provincia) e Brescia (20 piaz-ze), con un avamposto, rappresentatodal piccolo centro di Castel Gabbiano,nella provincia di Cremona. La rete di-stributiva di cui la nostra BCC disponeper presidiare il proprio mercato è co-stituita da 18 filiali.

L’attuale ambito di competenzaterritoriale della BCC di Ghisalba è ri-

conducibile a 46 piazze, interamentedistribuite nella provincia di Bergamo,tra cui il capoluogo. A oggi la rete di-stributiva di pertinenza della BCC ri-comprende 9 dipendenze.

La Banca derivante dalla fusionepotrà disporre di un mercato costituitoda 97 comuni - distribuiti principalmen-te in provincia di Bergamo - di cui 26direttamente presidiati, ospitanti l’ope-ratività di 27 sportelli (v. prospetto).

Linee strategiche per la valorizzazionedella fusione: politiche a favore dellabase sociale - Entrambe le BCC consi-derano i propri Soci elemento fonda-mentale e primo patrimonio di unabanca di credito cooperativo: questavisione orienterà anche la Banca cheoriginerà dalla fusione.

L’impegno sarà, dunque, conti-nuare a perseguire come direttricistrategiche la centralità del Socio, lasua fidelizzazione, le attività col So-cio stesso, ponendosi come obiettivoil continuo coinvolgimento dei giova-ni, degli operatori economici e dellepersone giuridiche.

La politica di gestione e di evolu-zione della compagine sociale conti-nuerà a essere quella della “porta aper-ta”, che considera ogni cliente comepotenziale socio e che lega l’attivitàsia di risparmio che di impiego preva-lentemente riferita ai Soci della Banca.In tal modo si darà spazio alla “scom-messa” cooperativa, secondo la quale,facendo in proprio attraverso la lorocooperativa, i soci ricevono un serviziobancario al meglio del mercato secon-do la linea del non tutto uguale per tut-ti ma a ciascuno per quanto merita. Intermini quantitativi l’obiettivo saràquello di raggiungere la prevalenzadell’attività verso soci anche non con-siderando socio lo Stato italiano.Linee strategiche per la valorizzazionedella fusione: progettualità locale - En-trambe le BCC in fusione sono nate,sono vissute e si sono sviluppate neipropri territori di competenza; oggi diessi ne sono espressione e al loro ser-vizio si sono dedicate quasi esclusiva-mente, in modo indiretto (favorendo i

Soci e gli appartenenti alle comunitàlocali nelle operazioni di banca) e inmodo diretto (favorendo la coesionesociale e la crescita responsabile e so-stenibile del territorio).

Fedele ai principi mutualistici e al-le finalità statutarie, la Banca origi-nante dalla fusione intende continuarea rafforzare il proprio legame col ter-ritorio che si concretizzerà nella con-tinua attenzione alla vita sociale dellecomunità locali, tramite le ormai con-suete erogazioni benefiche, iniziativelocali e promozionali e la destinazionedi risorse e collaborazioni con asso-ciazioni di solidarietà sociale, parroc-chie, enti e società sportive, culturali edella sanità.

Fondamentale sarà diffonderemaggiormente nei territori la consape-volezza che la ricchezza che vienecreata dalla Banca, quale Banca diCredito Cooperativo, resta nel territo-rio, non soltanto perché la quasi totali-tà degli investimenti per lo sviluppodell’economia è rivolta alle comunitàlocali, ma anche perché il patrimoniodell’azienda è destinato a rimanere unbene di tutte le comunità, un bene dicui nessuno (neanche i Soci della Ban-ca) si potrà mai appropriare.Linee strategiche per la valorizzazionedella fusione: strategie commerciali - Ilrafforzamento e la positiva integrazio-ne della struttura patrimoniale, il po-tenziamento degli uffici centrali e la lo-ro conseguente capacità di sostenereun’ulteriore fase di sviluppo, la migliordistribuzione delle risorse e il recuperodi alcune unità alla rete di vendita, benesprimono le potenzialità della Bancain termini di futuro rafforzamento del-la penetrazione commerciale.

L’approccio che si intende seguire

continuerà a essere basato anche sullaconoscenza diretta delle persone esulla graduale intensificazione dellarelazione.

Si ritiene inoltre che alcuni inter-venti sulla struttura organizzativa, te-nuto conto delle caratteristiche quali-tative delle risorse disponibili, possa-no favorire un apprezzabile incremen-to delle quote di mercato detenute.

In linea generale, la Banca origi-

BILANCI ESERCIZIO 2014Profilo attività d'intermediazione

Aggregati BCCCalcioCovo

BCCGhisalba

BCC"Somma"

Raccolta diretta (a) 799.650 418.028 1.217.678Raccolta indiretta (b) 228.824 25.928 254.752Raccolta complessiva (c=a+b) 1.028.474 443.956 1.472.430Impieghi (d) 584.337 359.438 943.775Fondi intermediati (c+d) 1.612.811 803.394 2.416.205

Importi in migliaia di euro

La direzione generale della Banca è nel comune di Covo (art. 3 Statuto sociale).

FilialiSedi distaccateDirezione generale

Lago d’Iseo

Chiari

Adro

COVOCALCIO

Erbusco

Cologne

Coccaglio

Castrezzato

Castelcovati

ComezzanoCizzago

Palosco

Capriolo

Palazzolosull’Oglio

Romano di Lombardia (2)

Pumenengo

Chiuduno

Villongo

Cortenuova

Cividateal Piano

Mornicoal Serio

Martinengo

CalcinateCavernago

Fontanella

Roccafranca

Rudiano

Isso

Provinciadi Brescia

Provincia di Brescia

Provincia di Cremona

GHISALBA

Pontoglio

Morengo

Telgate

Bolgare

Barbata

Mozzanica

Antegnate

Bariano

Sarnico

Paratico

Urago d’Oglio

Zandobbio

Adrara San Martino

TorrePallavicina

Foresto Sparso

Credaro

CastelGabbiano

Fornovo San Giovanni

Gandosso

Carobbio degli Angeli

AlbanoSant’Alessandro

Costa diMezzate

San Paolod’Argon

Castelli Calepio

Grumello del Monte

Gorlago

Fara Olivanacon Sola

Rovato

Trenzano

Travagliato

Cazzago San Martino

Berlingo

Bergamo

Seriate

Brusaporto

Bagnatica

MontelloTreviolo

Stezzano

Curno

Ponteranica

Villa di SerioRanica

Pedrengo

Mozzo Gorle Torre de’ Roveri

Lallio

Valbrembo

Paladina

AzzanoSan Paolo

Orioal Serio

TorreBoldone

Sorisole

Zogno

AlzanoLombardo

Selvino

Nembro Albino

Cenate Sopra

Cenate SottoTrescore Balneario

Algua

Zanica

Grassobbio

Urgnano

Cologno Al Serio

Pradalunga

Scanzorosciate

Area competenza territoriale

Sedi - Direzione generale - FilialiCompetenza territoriale

nante dalla fusione intende continuarea proseguire il percorso intrapreso disostegno finanziario alla propria clien-tela avendo ben presente che, a frontedella capacità di offrire ascolto e tem-pestività nell’erogazione del credito,ottiene in cambio fiducia riuscendo, nelcontempo, a mantenere quella elevataforza contrattuale che favorisce la red-ditività e il contenimento del rischio.

La Banca continuerà dunque a offri-re dei prodotti semplici e trasparenti chepossano soddisfare le numerose esigen-ze della clientela, migliorando, ove pos-sibile, l’approccio qualitativo di offertae di problem solving. Si intende altresìrafforzare la capacità di offrire assisten-za e consulenza alle imprese anche av-valendosi della collaborazione con entidella zona, perseguendo la filosofia difondo finalizzata a una sempre più forte

fidelizzazione del cliente sulla base delrispetto economico reciproco.

Le strategie commerciali della Ban-ca saranno principalmente orientate alconsolidamento dei rapporti già in esse-re e al loro miglioramento quali -quan-titativo, nonché all’allargamento dellabase della clientela al fine di intrattene-re rapporti con diverse controparti inambiti merceologici differenti.Linee strategiche per la valorizzazione

della fusione: politiche territoriali e in-terventi sulla rete distributiva - Le poli-tiche territoriali della BCC post fusioneverranno perseguite attraverso interven-ti di razionalizzazione o rafforzamentodi filiali, sulla scorta delle analisi delleperformance della rete sportelli finaliz-zata ad attivare interventi di efficienta-mento e miglior presidio dei territori dicompetenza.

Verranno pertanto intraprese azionidi supporto alla rete attraverso la defi-nizione di uffici centrali strategici inmateria di marketing e crediti specialiche svilupperanno tematiche relative aiprestiti agevolati, estero e agrario.

L’applicazione della piattaformaCRM (Customer Relationship Manage-ment) sperimentata a inizio del 2014,permetterà di gestire e storicizzare larelazione col cliente in maniera semprepiù sistematica ed efficace; offrirà altre-sì l’opportunità di approcciarsi in ma-niera innovativa ai potenziali clienti.

A questo si aggiunge uno strettomonitoraggio delle campagne commer-ciali che puntualmente saranno attivate.Linee strategiche per la valorizzazionedella fusione: nuovi assetti organizzati-vi - Per la Banca post fusione l’incre-mento sensibile della dimensione azien-

Sede legale

Sede secondaria

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FORZE È IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE DI CREDITO 27BCC DELL'OGLIO E DEL SERIO: L'UNIONE DELLE 26

dale in termini di numero di clienti,numero di soci, sportelli e, in conse-guenza, dell’operatività rispetto alledue BCC oggetto dell’operazione difusione, comporterà la definizione diun nuovo modello organizzativo azien-dale diverso dai due originari. Impor-tante sarà, anche rispetto alla politicadi indirizzo di consolidamento e incre-mento delle quote di mercato, suppor-tare adeguatamente la rete commercia-le identificando opportuni centri di re-sponsabilità e coordinamento, ma an-che potenziare il sistema dei controlliinterni, soprattutto per le aree relativeal credito e all’antiriciclaggio.

Parte delle risorse che si renderan-no disponibili dopo la fusione permet-teranno di avviare un processo di raf-forzamento della struttura centralecon l’individuazione di nuove unitàorganizzative quali il presidio specifi-co delle posizioni creditizie in osser-vazione e lo sviluppo della raccolta in-diretta o il rafforzamento di funzionigià esistenti come la gestione del per-sonale e il marketing operativo.Linee strategiche per la valorizzazionedella fusione: rafforzamento del com-parto controlli e verifiche - La nostraBCC è fiduciosa di possedere un Si-stema dei Controlli Interni ben struttu-rato che si è rafforzato nel corso deltempo in considerazione della partico-lare attenzione attribuita alla gestionee al controllo dei rischi che vengonoassunti nello svolgimento dell’attivitàd’impresa.

Si ritiene che l’attuale struttura,composta da risorse umane caratteriz-zate da riconosciuta professionalità e

consolidata esperienza, opportuna-mente implementata con nuove risor-se, di provenienza dalla BCC di Ghi-salba, sia in grado di consentire unadeguato e puntuale riscontro anche difronte all’impegnativo lavoro di ade-guamento a quanto previsto dalle nuo-ve normative.Programmazione triennale 2015 -2017- Il Piano Industriale contiene anchegli scenari di simulazione elaborati alfine di valutare gli impatti e la soste-nibilità prospettica dell’operazione difusione, con particolare riferimento ai

profili gestionali dell’attività di inter-mediazione, della redditività, della ri-schiosità del credito e della patrimo-nializzazione. La programmazionetriennale ha cercato di tradurre le lineestrategiche delineate nel Piano Indu-striale in una serie di obiettivi quanti-tativi sostenibili che abbinassero, nelrispetto dei principi ispiratori e dellamissione della Banca, le migliori pro-babilità di successo a una sana e pru-dente gestione.

Il Progetto di FusioneIl Progetto di Fusione è stato approva-to dal nostro Consiglio di amministra-zione e dal Consiglio della BCC diGhisalba in data 26 gennaio 2015. Es-so è, chiaramente, il risultato di un lun-go, laborioso percorso di approfondi-mento di molteplici temi, primo fratutti quello della governance.

L’operazione di incorporazioneimplica l’effettuazione di una lungaserie di modifiche allo Statuto dellanostra BCC. Segnaliamo, di seguito, lepiù rilevanti:• modificazione della denominazione

sociale: come già dicevamo, da“Banca di Credito Cooperativo diCalcio e di Covo - Società cooperati-va” a “Banca di Credito Cooperativodell’Oglio e del Serio - Società coo-perativa” (art. 1 Statuto sociale);

• variazione della competenza territo-riale, con conseguente suddivisionedella stessa in due ambiti territorialifacenti capo l’uno alla nostra Bancae l’altro alla ex BCC di Ghisalba (art.

3 Statuto sociale);• modificazione del numero dei mem-

bri del Consiglio di amministrazione(9 membri, numero invariabile -art. 32 Statuto sociale);

• qualificazione della maggioranza inAssemblea per approvare il Regola-mento Elettorale, la suddivisione inambiti territoriali, il numero degliamministratori e le modalità di sosti-tuzione degli stessi (art. 28 Statutosociale);

• riduzione dell’ammontare massimodelle posizioni di rischio che posso-no essere assunte dagli esponentiaziendali;

• definizione del numero (non variabi-le) dei componenti il Comitato ese-cutivo;

• trasferimento del controllo contabiledal Collegio sindacale al revisorecontabile.

L’operazione di incorporazioneimplica, inoltre, l’effettuazione di di-verse modifiche al Regolamento Elet-torale ed Assembleare della nostraBCC (es. riduzione del numero deimembri del Comitato Elettorale; defi-nizione degli ambiti territoriali e indi-cazione della filiale quale parametro diriferimento per l’appartenenza del so-cio all’uno o all’altro ambito; modificadella scheda elettorale ecc.).

Il Progetto di Fusione specifica an-che le modalità di elezione delle nuovecariche sociali, con particolare riferi-mento al primo mandato, e gli assetti fu-turi della governance della Banca. Essosi chiude col riepilogo della tempisticadi tutti gli adempimenti civilistici.

OOOrigini e sviluppo della BCC di Ghisalba

“La società ha lo scopo di procurare il credi-to in primo luogo ai propri soci e di compie-re le operazioni e i servizi di banca preva-lentemente a favore di artigiani ed agricolto-ri, il miglioramento delle condizioni moralied economiche dei quali costituisce la suaprincipale ragione di essere”.Recitava così lʼatto costitutivo che, il 23 di-cembre 1962, sancì la nascita della “CassaRurale ed Artigiana di Ghisalba - Societàcooperativa a responsabilità limitata”.Lʼatto di fondazione della nuova società ven-ne sottoscritto dal coltivatore diretto cav. Lui-gi Ponti, nato a Ghisalba il 7 febbraio 1900,e da altri 53 soci fondatori.Fino al momento della costituzione dellaCassa Rurale, Ghisalba era sprovvista diuna banca. A causa anche della ridotta con-sistenza demografica del piccolo paese, chenon raggiungeva i 2mila abitanti e, pertanto,non agevolava lʼapertura di un qualsiasisportello bancario. Le poche famiglie che siservivano di una banca erano costrette adandare a Calcinate, dove cʼera uno sportellodel Credito Bergamasco, o a Martinengo,dove operava una filiale della Banca Popo-lare di Bergamo. Comunque, la necessità cʼera e alcune persone iniziarono a evidenziare, in varie occasioni e a più ri-prese, lʼimportanza di avere una banca in paese. Quei “pionieri” rispondevano al nome di Giovanni Consolandi, AntonioMartinengo, Bruno Bachetta, Luigi Ponti, Mario Consoli, Luigi Barbò, Giuseppe Pezzoli: in gran parte, dipendenti comu-nali o amministratori pubblici. Ebbene, questo “gruppo promotore” iniziò a contattare diverse realtà bancarie bergama-sche o dipendenti di banche residenti in paese, per meglio conoscere lʼiter costitutivo. A livello di “ tipologia” di banca, sidecise che questa dovesse essere una Cassa Rurale ed Artigiana. E si lavorò, sin da subito, in questa direzione, deli-neando alcuni punti fissi: numero di soci, quantità di capitale sociale, particolari autorizzazioni, permessi comunali… Al-la fine fu deciso lʼammontare del capitale sociale: 697mila lire. E fu anche trovato lʼimmobile per accogliere lo sportello:era una stanzetta (fino a pochi anni prima fungeva da cucina) di una casa di proprietà di Giacomo Barbò e Erminia Ba-ni, che si apriva in piazza Garibaldi, nei pressi del Municipio. E si trovarono anche gli arredi: provenivano da una sededella Cariplo. Il sostegno finanziario e amministrativo, necessario alla funzionalità operativa della banca stessa, fu offer-to fin da subito dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Bariano. Un sostegno determinante, considerando il fatto che i primianni di attività sono i più delicati e difficili. Fu proprio la Cassa Rurale di Bariano a fornire alla nascente Cassa Rurale diGhisalba il primo impiegato: venne distaccato Agostino Landre, che si rivelò determinante, viste le sue indubbie compe-tenze, per il felice avvio della nuova banca. Spesso, allo sportello, era solito trovare come impiegato anche il cav. PietroScalabrino, unʼottima persona, disponibile e preparata. Così strutturata, partì lʼavventura della Cassa Rurale ed Artigia-na di Ghisalba: era il dicembre 1963, solo un anno dopo la sua fondazione.Col tempo la Cassa Rurale crebbe di importanza. Migliorarono i servizi, si diversificarono le operazioni, aumentò il nu-mero dei clienti.Negli anni la Cassa si è ampliata notevolmente, a tal punto da insediarsi anche in altre zone del territorio bergamasco.Dal piccolo paese di Ghisalba che le ha dato i natali, infatti, ha messo le proprie radici anche nei confinanti paesi di Ca-vernago e Martinengo, ampliandosi poi nei comuni di Seriate, Albano SantʼAlessandro, Bolgare, Gorlago e Scanzoro-sciate, per poi spingersi fino in Val Seriana, con lʼapertura della filiale di Nembro.

La sede della BCC di Ghisalba diventa la sede secondaria della nuova Banca (art. 3 Statuto Sociale).

3.

Filiale di Seriate. Filiale di Gorlago.

Veduta aerea del paese di Ghisalba.

Gli assetti della governance

[...] Il Consiglio di amministrazione, fino alla scadenza del primo mandato,sarà composto da n.13 (tredici) membri, di cui n.10 (dieci) iscritti nel librosoci dellʼincorporante al momento dellʼelezione e n. 3 (tre) iscritti nel librosoci dellʼincorporanda al momento dellʼelezione.

Il presidente e il vice presidente non vicario del Consiglio di amministra-zione saranno scelti tra i consiglieri espressione dellʼincorporante men-tre il vicepresidente vicario sarà scelto fra i consiglieri espressione del-lʼincorporanda. [...]

Il Comitato esecutivo, fino alla scadenza del primo mandato, sarà compo-sto da 5 (cinque) membri di cui 4 (quattro) espressi dallʼincorporante e 1(uno) dallʼincorporanda; nel secondo mandato il Comitato esecutivo saràcomposto da 5 (cinque) membri di cui 3 (tre) espressi dallʼincorporante e 2(due) dallʼincorporanda. [...]

Nel secondo mandato il Consiglio di amministrazione sarà composto da n.11 (undici) membri, di cui n. 8 (otto) eletti tra i soci attribuiti allʼambito terri-toriale dellʼincorporante e n. 3 (tre) soci attribuiti allʼambito territoriale del-lʼincorporanda. Per i mandati successivi al secondo, il Consiglio di ammi-nistrazione sarà composto da 9 membri di cui 6 (sei) eletti fra i soci attri-buiti allʼambito territoriale dellʼincorporante e 3 (tre) eletti fra i soci attribuitiallʼambito territoriale dellʼincorporanda.

Dal Progetto di Fusione (punto 12)

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 29IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E28

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OOCalcio

ALLE ORIGINI DELLAPIEVE DI SAN VITTORE

La pieve di Calcio è più antica di quella di Soncino?

Nel testo edito nel 1990 “Calcio e laSignoria della Calciana”, gli Autori,rifacendosi a quanto scritto nell’otto-centesca “Storia di Soncino” da Fran-cesco Galantino, ipotizzavano che lapieve di San Vittore di Calcio potesseessere stata smembrata da quella diSoncino nel corso delle riforme effet-tuate da Carlo Magno nel IX secolo.

La recente pubblicazione di alcu-ni documenti antichi dell’archiviodella Curia vescovile di Cremona, acura di Elisa Chittò, potrebbe invecefar pensare il contrario. In particolaremi riferisco ai due registri, redatti ascopi fiscali tra il 1385 e la fine dellostesso secolo, contenenti gli elenchidelle pievi cremonesi con le relative

chiese dipendenti e l’importo delletassazioni da pagare.

Il Liber Synodalium et censuumepiscopii Cremonensis attribuisce al-la pieve di Calcio le seguenti chiese ocappelle, tutte sottoposte alla tassa-zione di un soldo ciascuna, tranne lachiesa di Germignano tassata per unalibbra di cera: Plebes de Calzio, Ec-clesia Sancti Eusebii et Ecclesia San-cti Georgii de Rumano, Ecclesia deCovello, Ecclesia Sancti Bartolameyde Ysengo, Ecclesia de Barbata, Ec-clesia Sancti Cassiani de Fontanella,Ecclesia de Antegnate, Ecclesia San-cti Vigilii (Marzole), Ecclesia deCermignate, Ecclesia Sancti Petri deGalignano, Ecclesia de Covo, Eccle-

vandosi sotto la giurisdizione civiledi Brescia, fossero state incluse neglielenchi delle chiese bresciane.

La maggior parte delle chiese ci-tate nei due elenchi è facilmenteidentificabile:• Sant’Eusebio (oggi San Giuseppe) e

San Giorgio (scomparsa) eranochiese di Romano vecchio;

• la chiesa di Covello, dedicata a SanLorenzo, fu distrutta nei primi annidell’Ottocento;

• la chiesa di Covo era sicuramentel’antica parrocchiale di Santo Stefa-no, mentre lo scomparso oratorio diSan Cassiano di Covo si trovava alconfine con Antegnate;

• la chiesa di Antegnate è l’attuale

sia de Florano (Torre Pallavicina),Ecclesia Sancti Michaellis de Borge-to, Ecclesia de Ziate, Ecclesia SancteMarie de Rustellongo (Siepelunga-Marzole), Ecclesia de Marzolla, Ec-clesia Sancti Nicolay de Burgeto.

La Nota ecclesiarum atque deci-marum, redatta a fine Trecento, allechiese contenute nel precedente elen-co, ne aggiunge alcune altre, e preci-samente: Ecclesia de Ysso, EcclesiaSancti Cassiani de Covo, EcclesiaSancti Johannis de Burgeto.

Mancano, invece, in entrambi glielenchi le chiese di Urago e di SantaMaria di Aguzzano, oltre l’Oglio, maab immemorabili soggette alla pievedi San Vittore. È probabile che, tro-

parrocchiale di San Michele;• l’antica parrocchiale di Barbata, inti-

tolata a San Pietro, sorgeva presso ilcimitero comunale;

• la chiesa di Isso era dedicata a SanGiacomo, di cui sono state scoperterecentemente le fondazioni a Sud-Ovest dell’abitato;

• la chiesa di Fiorano (oggi Torre Pal-lavicina) è sicuramente quella roma-nica dei Santi Nazario e Celso di Vil-lanuova;

• oltre alla parrocchiale di San Cassia-no entro le mura, compaiono nel-l’elenco anche altre chiese sparse sul-l’attuale territorio comunale di Fonta-nella, ma appartenenti un tempo acentri abitati scomparsi: Sant'Ales-sandro, già parrocchiale di Zermigna-no (oggi cascina San Germignano), dicui si conserva la facciata nell’ala Suddel cascinale (l’attuale chiesetta al-l’interno della cascina è costruzioneottocentesca), la parrocchiale di SanPietro e Santa Maria di Rastellungo,chiese scomparse del comune medie-vale di Marzole, e il monastero val-lombrosano di San Vigilio ubicato,forse, alla Cascina San Pietro d’Al-cantara.

Facevano parte della pieve di Cal-cio anche le chiese delle due frazionidi Soncino: San Pietro di Gallignano eSan Bartolomeo di Isengo, oltre ad al-tri oratori sicuramente ubicati in terri-torio di Soncino, ma difficilmente lo-calizzabili: San Michele, San Nicoladi Borgeto (Borghetto) e San Giovannidi Ziate. Si tratta probabilmente deglioratori di due antichi insediamenti ru-rali, che si trovavano lungo un anticocardo della centuriazione romana a oc-cidente di Soncino (lo stesso toponimo“Ziate” potrebbe essere un prediale ro-mano, derivato dal nome dell’anticocolono Attius, col suffisso in “ate”).

Il Borghetto doveva trovarsi sul si-to delle cascine San Michele-San Mi-cheletto, mentre Ziate doveva occupa-re l’area compresa tra la cascina MuraVerde e Mura Secca appena sotto ilBorghetto. Secondo la descrizione diFrancesco Burlone del 1732, presso lacascina Mura Secca esisteva, ancora alsuo tempo, una chiesa di San Giovan-ni che aveva la fama di essere stataparrocchiale.

Comunque i due elenchi in que-stione attestano senza alcuna ombra didubbio, che la pieve di San Vittore diCalcio a fine Trecento estendeva la suagiurisdizione anche su gran parte delterritorio comunale di Soncino, mentrela pieve soncinese di Santa Maria in-cludeva entro i suoi confini solamentele chiese e gli ospedali ubicati all’in-terno delle mura cittadine: San Giaco-

S. Eusebio

S. Stefano

S. Cassiano

S. Cassiano

S. Pietro

S. Pietro

S. Maria

S. Alessandro

S. Vigilio

S. Maria

S. Giorgio

Pieve

Pieve

Pieve

SS. Nazarioe Celso

S. Bartolomeo

S. Michele

S. Giovanni

S. Pietro

T E R R I T O R I O B E R G A M A S C O

T E R R I T O R I OB R E S C I A N O

T E R R I T O R I O

Territorio della pieve di Calcio nel 1385

Territorio della pieve di Soncino nel 1385

C R E M O N E S E

T E R R I T O R I OB R E S C I A N O

S. Giacomo

S. Michele

S. Lorenzo

S. GiorgioRomanoVecchio

Romano

Isso

Mozzanica

Barbata

Antegnate

Covo

Fontanella

MarzoleZermignano

Romanengo

Gallignano

Isengo

Borghetto

La Campagna

Ziate

Fiorano

TorreAguzzano

Urago

SONCINO

BevenengoOrzinuovi

Pumenengo

FaraOlivana

CALCIO

CREMA

Covello

Fiume Oglio

Serio

Fiume S

erio

Fium

e Se

rio

Fium

e Se

rio

Fiume Oglio

Fiume Oglio

Fiume Oglio

Fiume Oglio

La pieve di San Vttore vista dai giardini del castello Silvestri di Calcio, castello sorto sui resti di una villa romana del IV secolo d.c. (fotografia dei primi anni del '900).

Anno 1385: il territorio della pieve di Calcio e quello della pieve di Soncino.

Particolare del mosaico romano rinvenuto sotto il castello Silvestri di Calcio raffigurante un vaso ritenuto dagliesperti un simbolo cristiano.

mo, San Martino (distrutta per far po-sto alla piazza del mercato), San Mi-chele di proprietà del monastero ber-gamasco di San Paolo d’Argon, gliOspedali di San Giovanni e di SanMarco, la Casa degli Umiliati, la chie-sa di San Pietro in Villa fuori porta di

Mattina, Santa Caterina (oggi SanPaolo) fuori porta di Sera, e la chiesadi Sant’Alessandro in curte Bevenen-ghi, un antico insediamento scompar-so situato appena a occidente della cit-tà presso l’omonima cascina. La chie-sa di Bevenengo compare, però, anche

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 31IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E30

nel Liber Synodalium del 1385 traquelle appartenenti alla pieve di Ge-nivolta, località posta a sud di Sonci-no e con essa confinante.

Nessuno dubita che la chiesa diSanta Maria di Soncino sia molto an-tica; è, infatti, citata in documenti delsecolo XII e XIII, ma mai col titolodi pieve, mentre la chiesa di San Vit-tore di Calcio, nominata indiretta-mente in un documento dell’anno998, è sempre citata come pieve findagli anni 1148 e 1169 e in tutti i do-cumenti dei secoli successivi.

A questo punto viene spontaneochiedersi: quale delle due pievi è lapiù antica?

I documenti in questione farebbe-ro propendere per quella di San Vit-

tore di Calcio, dalla quale fu smem-brata, probabilmente nel primo de-cennio del Trecento, la pieve di San-ta Maria di Soncino.

Sull’antichità della chiesa pleba-na di Calcio, oltre alla documentazio-ne scritta, fanno fede anche i repertiarcheologici. Infatti, alla fine del-l’Ottocento, sotto il castello Silvestri,a pochi passi dalla pieve di San Vit-tore, fu scoperto lo splendido pavi-mento musivo oggi conservato nelMuseo Archeologico di Bergamo,che secondo alcuni studiosi potrebbeessere stato il pavimento della primi-tiva costruzione paleocristiana inseri-ta nel complesso della villa romana,che occupava l’area del castello e isuoi dintorni. Anche i recenti scavisotto il pavimento della pieve (2012),pur limitati in profondità, hanno ri-messo in luce verso il presbiterio unmuro lungo circa 7 metri databile al-l’alto medioevo e, quindi, apparte-nente al primitivo edificio romanico.Sotto le attuali cappelle laterali, inve-ce, sono emerse le fondazioni dellachiesa tardo - gotica del XV secolo.

Uno scavo più approfondito avreb-be potuto scoprire reperti ben più si-gnificativi appartenenti ai precedentiedifici sacri, all’antico battistero e, for-se, anche alla villa romana.

La pieve di Calcio è consideratauna delle più antiche della nostra pia-nura e potrebbe risalire al V-VI seco-lo come le pievi di Palazzo Pignano,

Arzago e Averga (Nèveri di Bariano),tutte erette all’interno o nelle imme-diate vicinanze di ville romane diproprietà di ricchi possidenti terriericonvertiti al cristianesimo.

Purtroppo la Calciana, tra la finedel XIII e l’inizio del XIV secolo, perla sua particolare posizione di confi-ne, subì il quasi totale spopolamentoa causa delle sanguinose guerre civilitra Guelfi e Ghibellini, tra Cremonesie Bresciani, tra Bergamaschi e Mila-nesi. Lo conferma un privilegio del-l’anno 1337 di Bernabò Visconti con-cesso ai monaci di San Lorenzo diCremona, che possedevano terre “nelluogo e nella villa di Calcio postanella plebania di Calcio lungo il fiu-me Oglio, distretto di Cremona, cheattualmente non è abitata…”

Nei primi anni del Trecento, inve-ce, il borgo di Soncino era ancora fio-rente di popolo e di attività agricole,

commerciali e artigianali. Nel 1311l’Imperatore Enrico VII concedeva alborgo e al suo distretto, entro i cui con-fini civili si trovava la pieve di Calcio,la diretta dipendenza dall’Impero.

Forse in tale occasione i Soncinesichiesero e ottennero dall’Imperatore edal Vescovo cremonese l’erezione apieve della loro chiesa di Santa Maria,smembrandola dalla lontana pieve diSan Vittore di Calcio, dove, forse, nonrisiedeva più neanche l’arciprete. Larichiesta di smembramento, quindi,non poté trovare né l’opposizione delclero, né quella del popolo di Calcio. ISoncinesi, comunque, si accontentaro-no di una plebania ristretta alle muradel borgo e alle sue immediate vici-nanze, ma ne furono tanto orgogliosiche, ancor oggi, a differenza dei Cal-censi, chiamano la loro parrocchialecol pomposo titolo di Piéf.Riccardo Caproni

OOL'AUTORE

Riccardo CaproniNato a Cividate al Piano il 3 aprile 1942.Laureato in lettere. Insegnante elementare di ruolo dal 1962; insegnante di ruolo di Lette-re Scuola Media dal 1971; Preside di ruolo di Scuola Media dal 1982 alla data di pensio-namento.Dal 1995 è Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia per lapianura orientale bergamasca e da questa data ha segnalato tutti i ritrovamenti archeolo-gici di questʼarea e ne ha seguito i lavori di scavo. Si ricordano, in particolare, gli scavi nelcastello e nel campo Valarengo di Martinengo, la scoperta della necropoli di Bolgare, gliscavi nella canonica di Telgate e la segnalazione dei siti archeologici di Cortenuova, Ghi-salba, Calcinate, Cologno, Morengo, Romano e Bariano.Dal 2001 è responsabile per l'Istituto Italiano dei Castelli della Delegazione di Bergamo - Sezione Lombardia.Collabora da decenni col Centro Studi sul Territorio dell'Università di Bergamo. Ha collaborato coi professori L. Pagani, M. Cortesi,V. Marchetti alla localizzazione dei toponimi citati nelle pergamene degli ar-chivi di Bergamo, pubblicate in tre volumi a cura di M. Cortesi tra il 1988 e il 1995, e alla realizzazione delle relative mappe.Dal 2004 è Socio accademico dellʼAteneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo nella Classe di Scienze morali e storiche. Innumerevoli sono le pubblicazioni di storia locale del prof. Caproni. Di particolare rilevanza e interesse sono le seguenti:1983 - Calcinate, origine e sviluppo di un centro abitato nel medioevo;1987 - La battaglia di Cortenova - 27 novembre 1237 ;1990 - Calcio e la signoria della Calciana (in collaborazione con Roberto Pagani);1992 - Martinengo, storia civile ed ecclesiale (in collaborazione con L. Gamba e L. Pagnoni);1995 - Il borgo di Covo. Storia di una comunità di confine (con A. Alberti, E. Finazzi, E. Castagna);1998 - Fara Olivana con Sola. Venti secoli di storia (con E. Finazzi, M. Taverna);1999 - Mornico al Serio, storia di un popolo e della sua identità (con E. Castagna, G. Brambilla, M.T. Brolis, M. Caf-

fi, E. Finazzi); 2000 - Bolgare, Storia della comunità (con E. Finazzi, L. Gamba, F. Locatelli);2005 - Cividate al Piano, storia della comunità; 2007 - Cortenuova e la battaglia del 27 novembre 1237 (a cura dellʼIstituto Italiano dei Castelli);2008 - Palosco. Evoluzione di un territorio (a cura di S. Chiesa, P. Mazzariol, T. Scaburri);2009 - Barbata - Isso: due comuni, un territorio, (a cura di M. Resmini);2014 - La strada Francesca: i due percorsi alternativi nella pianura bergamasca, in “Notizie Archeologiche Bergomensi”,

21/2013, pp. 255-264.

BIBLIOGRAFIA

ELISA CHITTÒ (a cura di), Il Liber synodalium e La nota ecclesiarum del-la diocesi di Cremona 1385 -1400, Edizioni Unicopli, Milano 2009.

FRANCESCO BURLONE, Descrizione di Soncino (1732), in “Soncino, labella storia”, di E. Rossi, Soresina 1995.

FRANCESCO GALANTINO, Storia di Soncino, Milano 1969.

R.CAPRONI, R.PAGANI, Calcio e la Signoria della Calciana, S.Paolo dʼAr-gon, 1990.

ARCHIVI DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLALOMBARDIA, Milano.

Pieve di San Vittore: Le Pie Donne al Sepolcro (affresco dei Campi, XVI sec.).

Le opere d'arte nell'antica pieve

L'antica pieve di San Vittore di Calcio si presenta oggi in formetardorinascimentali con facciata barocca in laterizi. Il parametromurario esterno denuncia i vari interventi di ristrutturazione e diampliamento subiti nel corso dei secoli. L'interno è a unica na-vata coperta con volta a botte; nelle pareti laterali si apronoquattro cappelle per lato. Il presbiterio e l'abside, più antichi,hanno copertura a vele multiple, un tempo ricoperte di affreschi.La chiesa conserva pressoché intatti i bellissimi altari laterali ele opere d'arte, salvo le suppellettili sacre spostate nella chiesaparrocchiale. Cappelle della parete destra:1 - Cappella con confessionale (aggiunta nei primi anni del

'700);2 - Altare di San Giuseppe (1653 -1739), di marmo con ricchi

intarsi e pala a olio raffigurante il transito di San Giusep-pe (Ignoto del XVIII sec.);

3 - Altare dell'Assunta (XVI - XVII sec.), di marmo intarsiato.È oggi dedicato all'Addolorata;

4 - Altare del SS. Sacramento (XVI - XVIII sec.), di legno. Sul-la parete di fondo sono affrescate le Pie Donne piangen-ti, forse opera dei Campi.

Cappelle della parete sinistra:1 - Cappella con tela di Ignoto del XVIII secolo raffigurante il battesimo di Cristo;2 - Altare della S. Croce (XVIII sec.), di marmo intarsiato con grande crocifisso ligneo del 1725;3 - Altare di S. Antonio da Padova (1648), di legno con statua (recente) del Santo;4 - Altare della Beata Vergine del Rosario (1653), di marmo riccamente intarsiato.

Pieve di San Vittore: l'altare della Beata Vergine del Rosario (1653).

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Che la chiesa habbia titolodi arciprebenda et sia capo dipieve certo oltre il decoro delservitio divino apporta honore-volezza anco alli feudatarij pa-droni della terra, et a tutto il po-polo che perciò devono anconon diciamo procurare di nonesser vinti dalle terre vicine, so-gette alla pieve nell'ornamentoet magnificenza delle chiese,ma devono cercare d'avanzarsi.

Vescovo Pietro CamporiVisita pastorale dell'11 aprile 1636

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 33IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E32

‘‘Coccaglio, 18 aprile 2015

CONCORSO "RAPPRESENTATI"La BCC sponsor unico della 1a edizione

del Concorso riservato ai giovani tra i 16 e i 29 anni

La BCC fa parte, dal mese di apriledello scorso anno (v. Il Melograno, n.32), del “Tavolo per le Politiche Gio-vanili dell’Ambito Territoriale OglioOvest”, Ambito che comprende i Co-muni di Castelcovati, Castrezzato,Cazzago San Martino, Chiari, Cocca-glio,Comezzano -Cizzago, Roccafran-ca, Rovato, Rudiano, Trenzano e Ura-go d’Oglio. In ben tre comuni, Chiari,Coccaglio e Rovato, la BCC è operati-va con propri sportelli. A Chiari, inparticolare, la BCC opera già dal 2007.I restanti Comuni fanno parte, a pienotitolo, dell’area di competenza territo-riale della BCC.

Coerentemente con la propriamissione istituzionale, magistralmen-te delineata nell’articolo 2 dello Sta-tuto sociale e nella “Carta dei Valoridel Credito Cooperativo”, anche neglianzidetti centri la nostra Banca diCredito Cooperativo non si limita acercare di “favorire i soci e gli appar-tenenti alle comunità locali nelle ope-razioni e nei servizi di banca”, mas’impegna, in vari modi, a promuove-re “la coesione sociale e la crescitaresponsabile e sostenibile del territo-rio”, cercando di distinguersi, rispettoagli altri intermediari creditizi, “per ilproprio orientamento sociale e per la

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Lorenzo Pilotti, 3° classificato, titolo dell'opera: "C'è Aria di Sogni".

Gruppo SFA dei ragazzi della Cooperativa "Il Cammino", 2° classificato, titolo dell'opera "Il Cammino on the road".

I vincitori del 1° Concorso "Rappresentati" sono stati premiati dall'amministratore Dario Consolandi e dal direttore generale Massimo Portesi.

scelta di costruire il bene comune”.È tenendo presente questo particola-

re imprinting che devono essere inter-pretate tutte le scelte che la BCC ponein essere per sostenere alcune delle ini-ziative che vengono promosse nell’am-bito delle diverse comunità locali. Tra leanzidette scelte, desideriamo ricordarela “sponsorizzazione” della 1a edizionedel Concorso “Rappresentati”, iniziati-va messa in campo dal TPG dell’Ambi-to Oglio Ovest. Gli organizzatori delConcorso hanno chiamato a raccolta igiovani di età compresa tra i 16 e i 29anni, proponendo a ciascuno di loro dicercare di rispondere ad alcune sempli-ci domande: “Come passi le giornate?Cosa fate tu e il tuo gruppo di amici nelvostro tempo libero? Quali opportunitàè in grado di offrirti il tuo comune oquali invece sono le cose che mancano e

che vorresti?”. Ma questi erano soltantoalcuni degli spunti proposti; infatti, igiovani non dovevano porre limiti allafantasia e alla creatività.

In definitiva, l’obiettivo consistevanel “rappresentare i giovani del territo-rio” attraverso video e fotografie (ancheutilizzando il cellulare), dipinti e scultu-re, canzoni o poesie.

Nel corso di una simpatica serata,alla quale hanno partecipato, in rappre-sentanza della BCC, l'amministratoreDario Consolandi e il direttore generaleMassimo Portesi, sono stati premiati iseguenti giovani:• Simone Pagani, 1° classificato, autore di

una suggestiva fotografia raffigurante imolti filari di un vigneto, immagine cherappresenta le molteplici scelte di fron-te alle quali si trovano i giovani;

• Gruppo SFA dei ragazzi della Coope-

rativa “Il Cammino”, 2° classificato,autore di un’opera, “Il Cammino onthe Road”, in cui è stato descritto inmodo appropriato il territorio in cui igiovani dell’anzidetto Gruppo si tro-vano a risiedere e a trascorrere il pro-prio tempo libero;

• Lorenzo Pilotti, 3° classificato, autoredi una fotografia vivacizzata dalla pre-senza di diversi palloncini in salitaverso il cielo, palloncini che rappre-sentano i sogni dei giovani di oggifluttuanti nell’aria.

È anche mediante il sostegno e lapartecipazione a questi eventi che laBCC attesta la sua volontà di crederenei giovani, di collaborare con loro percercare di valorizzarne le potenzialità ela creatività, a tutto vantaggio delle Co-munità in cui i giovani stessi si trovanoa vivere.

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Ci sono io, in questo vigneto, vedo una serie di filari, mi ricordano le diverse strade tra le quali sonochiamato a sceglierne una, sembrano tutte uguali, sembrano portare tutte alla stessa destinazione. Forsenon mi sono informato correttamente o non sono stato preparato adeguatamente a questo passo, a questascelta, così importante. Aspetto, penso a questa ardua scelta, decido di incamminarmi. Non sembra la piùsemplice, ma dà l’impressione di essere il prosieguo di ciò che ho appena terminato, di continuare a fareciò che ho già fatto in questi cinque anni, forse anche per paura di affrontare qualcosa di nuovo.

Simone Pagani, 1° classificato, titolo dell'opera "La scelta"

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PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 35IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E34

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Milano, 1°maggio - 31 ottobre 2015

EXPO 2015: Nutrire il Pianeta, Energia per la VitaL’Esposizione Universale attualmente in corso dà spazio ai molteplici aspetti collegati al tema dell’alimentazione

Le Esposizioni Universali:un po’ di storia

Le esposizioni universali hanno originilontane. Una prima expo si tenne a Pa-rigi, nel 1798, col nome di ExpositionPublique des produits de l’industriefrancaise. Ma solo nel 1851 al CrystalPalace di Londra, in Hyde Park, si ten-ne la Exibition of the Works of Industryof all Nations, la prima esposizione co-sì come la intendiamo oggi, con 25Paesi partecipanti e 6 milioni di visita-tori. Fu un evento promosso dal princi-pe Alberto, Henry Cole, Francis Fuller,Charles Dilke e da altri membri dellaRoyal Society of Arts come celebrazio-ne delle moderne tecniche industriali.

Alla base delle esposizioni univer-sali c’è, insomma, l’idea del progressosociale e tecnologico dei singoli Paesi.Ed è proprio ciò che segnò la storia diqueste manifestazioni e ne decretò ilsuccesso, influenzando molti aspettidella società come le arti, l’educazione,il commercio e le relazioni internazio-nali. Come recita l’articolo 1 dellaConvenzione sulle esposizioni univer-sali, “un’esposizione è una manifesta-zione che, qualunque sia il suo titolo,ha come scopo principale l’educazionedel pubblico: può esporre i mezzi a di-sposizione dell’uomo per soddisfare ibisogni della civilizzazione, dimostrareil progresso raggiunto in uno o più ra-

mi dell’attività umana o indicare pro-spettive per il futuro”.

Dopo l’esposizione di Londra fu lavolta di Parigi nel 1855, nel Campo diMarte, sulla rive gauche della Senna.Durò dal 15 maggio al 15 novembre efu affrontata dalla Francia come unasfida per superare il successo ottenutodall’esposizione londinese.

La denominazione ufficiale era Ex-position Universelle des produits del’Agricolture, de l’Industrie e des Be-aux-Arts. È stato uno degli eventi piùimportanti organizzati durante l’impe-ro di Napoleone III. I francesi per l’oc-casione costruirono il Palais de l’Indu-strie. Per la mostra Napoleone III inpersona ordinò che venissero selezio-nati e proposti ai visitatori, provenientida tutto il mondo, i migliori vini diBordeaux. I rappresentanti del settorevitivinicolo furono classificati in basealla reputazione dello Chateaux di pro-venienza e al prezzo di vendita sul mer-cato, che all’epoca era proporzionalealla qualità. L’evento ha portato allaclassificazione dei vini Bordeaux nel1855. Da allora sono state apportate so-lo due modifiche alla classificazione.

L’esposizione del 1855 è stata laprima a comprendere un padiglione de-dicato alle Belle Arti. I dipinti espostierano circa cinquemila. Parteciparonoall’evento 34 Paesi, i visitatori furonocirca 5 milioni di cui 900 mila visitaro-no la sezione delle Belle Arti.

Dopo Parigi fu la volta di Vienna,Melbourne e ancora Parigi nel 1889,che aveva come tema il centenariodella Rivoluzione francese. Per l’oc-casione fu costruita la Torre Eiffel,alta 300 metri. Alla manifestazioneparteciparono 35 Paesi con 32 milio-ni di visitatori e fu uno dei primieventi in cui si sperimentò l’uso del-l’elettricità su vasta scala come alter-nativa al vapore.

Ancora a Parigi, nel 1900, l’esposi-zione universale superò i 50 milioni divisitatori con 58 Paesi partecipanti.

L’esposizione parigina vide il trionfodel cinematografo di Auguste e LouisLumiere.

Nel 1902, a Torino, ebbe luogol’Esposizione Internazionale d’ArteDecorativa Moderna che si proponevadi presentare il meglio della produzio-ne internazionale dell’architettura, del-l’arredamento e delle arti applicate.L’avvenimento rappresentò il culminedel successo nell’esperienza del Liber-ty italiano e torinese.

Nel 1906 fu la volta di Milano conl’Esposizione Internazionale del Sem-pione cui parteciparono 25 Paesi e 10milioni di visitatori da tutto il mondo.Il tema fu quello del trasporto e di tut-to ciò che richiamasse al dinamismo, inomaggio al traforo del Sempione cherendeva possibile la prima linea ferro-viaria diretta tra Milano e Parigi.

Nel Novecento le esposizioni di-ventano un appuntamento fondamenta-le per tutti i Paesi del mondo. Ospitaretali eventi era il modo migliore per pro-

muovere l’immagine e l’economia delleNazioni, in un contesto internazionalecaratterizzato da una forte competizionefra gli Stati. I molti interessi in gioco e ilsempre maggiore coinvolgimento deiPaesi a livello mondiale resero necessa-rio un regolamento cui attenersi. Vennequindi redatta, nel 1928, la Convenzionedi Parigi che sanciva la nascita del BIEovvero il Bureau International des Ex-positions. Alla Convenzione, che regola-mentava l’organizzazione di questieventi, aderirono 31 Paesi. Oggi sono168 gli Stati aderenti alla Convenzionedel BIE, consapevoli dell’importanzacomunicativa di questa manifestazione.

Dopo la grande esposizione del 1939a New York le manifestazioni furono in-terrotte, a causa della guerra, fino al1947. Tra le esposizioni che a causa del-la Seconda Guerra Mondiale non si ten-nero c’è anche quella di Roma del 1942.

A partire dal 1958 a Bruxelles, conBilancio di un mondo, per un mondo piùumano, inizia la nuova frontiera delleesposizioni universali che, infatti, diven-tano strumento di promozione politica,economica e sociale e che vedono la col-laborazione dei più potenti Paesi delmondo per la crescita globale e che ve-dranno l’ingresso dei Paesi asiatici a par-tire dall’expo di Osaka nel 1970, il cuitema sarà Progresso e armonia perl’Umanità, con sotto-temi “donare valo-re alla vita”, “utilizzo migliore della na-tura”, “miglior organizzazione della vi-ta”, “migliore comprensione reciproca”.

Nel 1994 l’assemblea generale delBIE ha dichiarato le expo strumentichiave per l’educazione allo svilupposostenibile. Dal 1996 le esposizioniuniversali si svolgono ogni cinque an-ni e hanno una durata di sei mesi. Nel-

l’intervallo tra una esposizione univer-sale e l’altra si tengono le esposizioniinternazionali, che hanno una durata ditre mesi.

I PartecipantiExpo Milano 2015 è un evento di porta-ta mondiale che si caratterizza per la suanatura corale e fonda il suo successo sulcoinvolgimento di tutte le diverse realtàche ne fanno parte. Come stabilito dalleregole del BIE (Bureau Internationaldes Expositions), i Partecipanti alleEsposizioni Universali si distinguono inUfficiali e Non Ufficiali: i PartecipantiUfficiali sono tutti i Paesi (144) e le Or-ganizzazioni Internazionali (3) che ac-cettano l’invito inviato dal Governo del-la Nazione ospitante l’Esposizione;mentre i Partecipanti Non Ufficiali pos-sono essere una pluralità di soggetti, isti-tuzionali e non, che vengono autorizzatia partecipare direttamente dall’Organiz-zazione di ogni singola Esposizione.

Data la rilevanza del Tema trattato,nel 2011 il Governo Italiano ha decisodi invitare ufficialmente tutti i Paesimembri delle Nazioni Uniti e di aprirele porte di Expo Milano 2015 anche al-le Organizzazioni della Società Civile edelle Aziende private in quanto interlo-cutori chiave nel dibattito mondiale sul-le sfide legate all’alimentazione e al ci-bo. Tutti insieme, ma con modalità etarget differenti a seconda del loro ruo-lo, sono chiamati a interpretare e a dareun contributo concreto al tema di ExpoMilano 2015 “Nutrire il Pianeta, Ener-gia per la Vita”. Lo scopo è quello di farvivere al visitatore un’esperienza unica,da protagonista, creando consapevolez-za e partecipazione in merito al diritto a

un’alimentazione sana, sicura e suffi-ciente, alla sostenibilità ambientale, so-ciale ed economica della filiera agroali-mentare, alla salvaguardia del gusto edella cultura del cibo.

In particolare, ogni Paese, partendodalla propria cultura e dalle proprie tra-dizioni, è stato chiamato a interrogarsi ea proporre soluzioni rispetto alle grandisfide legate alle prospettive dell’alimen-tazione. I Paesi partecipanti hannoespresso il significato e i contenuti della

1. Le Esposizioni Universali:un po’ di storia

2. I Partecipanti3. La “Carta di Milano”,

documento-simbolo diExpo 2015

4. La presenza a Expo delCredito Cooperativo italiano

5. WE - Women for Expo

1.

L'esposizione di Parigi del 1889 aveva come tema ilcentenario della Rivoluzione francese. Per l'occa-sione fu costruita la Torre Eiffel, alta 300 metri.

EXPO MILANO 2015Partecipanti

Partecipanti ufficiali Partecipanti non ufficiali

3ORGANIZZAZIONIINTERNAZIONALI

144PAESI

94% popolazionemondiale

5PADIGLIONI

CORPORATE

13ORGANIZZAZIONISOCIETÀ CIVILE

Sono da sempreil cuore dell'Esposizione

Universale: a Milanopartecipano in modo

innovativo tra padiglioniself built e Cluster

Organizzazioni i cuimembri sono gli Statie la cui mission è in

linea col Tema diExpo Milano 2015

Per la prima volta nellastoria delle Expo

ricoprono un ruolofondamentale per losviluppo del progetto

Aziende che partecipanocon un proprio padiglione

a Expo Milano 2015per presentare soluzioniinnovative legate al Tema

La mascotte di Expo si chiamaFOODY ed è composta da 11 altri"personaggi":- Guagliò - L'aglio;- Arabella - L'arancia;- Josephine - La banana;- Gury - L'anguria;- Pomina - La mela;- Max Mais - Il mais blu;- Manghy - Il mango;- Rodolfo - Il fico;- Piera - La pera;- Rap Brothers - I rapanelli;- Chicca - La melagrana.

FOODY rappresenta il tema prin-cipale della manifestazione (il ci-bo) attraverso una chiave giocatasulla simpatia / empatia.

2.

Page 19: PERIODICO ECONOMICO E CULTURALE DELLE COMUNITÀ LOCALIstatic.publisher.iccrea.bcc.it/archivio/393/107492.pdf · 2015. 7. 14. · tirato in un milione e centomila co-pie. Personale

PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 37IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E36

loro presenza a Expo Milano 2015 at-traverso un concept tematico (per l’Ita-lia: “Vivaio Italia”) ed hanno avuto lapossibilità di scegliere tra due modalitàdi partecipazione: costruire autonoma-mente il proprio spazio espositivo (Pa-diglioni Self-Built) oppure scegliere unproprio spazio all’interno di uno deinove Cluster Tematici.

Il Sito Espositivo di Expo Milano2015 si è trasformato così in un mosai-co di Paesi impegnati a sensibilizzare ivisitatori attorno a un Tema crucialeper le generazioni future, rendendolipartecipi di un progetto planetario maisperimentato prima: 184 giorni unici eirripetibili, fatti di cultura e scienza, in-novazione e tradizione, sostenibilità esolidarietà in cui è possibile scoprirepiù di cento cucine nazionali coi lorogusti, profumi e colori.

Un’Esposizione Universale ha ilcompito di lasciare in eredità un’espe-rienza culturale, sociale, scientifica etecnologica ed Expo Milano 2015 stacostruendo questa eredità prima di tut-to grazie all’apporto dei suoi Parteci-panti, cuore e anima dell’evento.

La “Carta di Milano”,documento - simbolo diExpo 2015

La “Carta di Milano”, documento-simbolo di Expo 2015 (vedi sitowww.carta.milano.it), è stata presen-tata ufficialmente il 28 aprile 2015presso l’Università Statale di Milano.La Carta, vera eredità immateriale diExpo Milano 2015, è il risultato dimesi di lavoro. Essa rappresenta unmanifesto che singoli cittadini, istitu-zioni, organizzazioni possono sotto-scrivere per impegnarsi a garantire ildiritto al cibo per tutti e un mondo so-stenibile alle generazioni future. Il do-cumento è stato tradotto in 19 lingue epotrebbe essere letto e compreso da

tre miliardi e mezzo di persone in seimesi: il 16 ottobre, infatti, verrà con-segnato al segretario dell’Onu Ban Ki-moon. A presentarla è stato il ministroper le Politiche agricole MaurizioMartina.

La Carta è divisa in tre parti:• un preambolo;• gli impegni che si propongono a sin-

goli cittadini, associazioni e imprese;• le richieste ai governi.

Il preambolo è la definizione deldiritto al cibo come diritto umanofondamentale: “Consideriamo unaviolazione della dignità umana ilmancato accesso a cibo sano, suffi-

ciente e nutriente, acqua pulita edenergia”. Da qui, l’impegno colletti-vo: “Riteniamo che solo la nostraazione collettiva in quanto cittadine ecittadini, assieme alla società civile,alle imprese e alle istituzioni locali,nazionali e internazionali potrà con-sentire di vincere le grandi sfide con-nesse al cibo: combattere la denutri-zione, la malnutrizione e lo spreco,promuovere un equo accesso alle ri-sorse naturali, garantire una gestionesostenibile dei processi produttivi”.

La Carta individua tre impegni, col-locati a tre diversi livelli: cittadine ecittadini, membri della società civile eimprese.

Poche parole, molto incisive, pre-cedono la firma finale: “Un futuro so-stenibile e giusto è anche una nostraresponsabilità”.

La presenza a Expo delCredito Cooperativo italiano

Il mondo del Credito Cooperativo ita-liano (Federcasse e Gruppo BancarioIccrea) è presente, insieme a Confcoo-perative, a EXPO 2015 con un propriostand e proprie iniziative.

Gli obiettivi della partecipazionesono essenzialmente tre: 1) garantirevisibilità e posizionamento distintivoalla realtà del Credito Cooperativo; 2)offrire opportunità di visibilità ai soci

e clienti delle Banche di Credito Coo-perativo (soprattutto imprese); 3) favo-rire momenti di incontro B2B all’inter-no dell’industria bancaria.

Lo stand, di circa 60 mq, organiz-zato insieme a Confcooperative, è al-l’interno di Cascina Triulza, il Padi-glione della società civile, con unascelta che va a rimarcare la “differen-za” di posizionamento del sistemadelle Banche di Credito Cooperativoall’interno dell’industria bancaria.

WE-Women for ExpoWE-Women for Expo è un progetto diEXPO 2015 in collaborazione col Mi-nistero degli Affari Esteri e la Fonda-zione Arnoldo e Alberto Mondadori.

WE-Women for Expo parla di nu-trimento e lo fa mettendo al centro lacultura femminile. Ogni donna è depo-sitaria di pratiche, conoscenze, tradi-zioni legate al cibo, alla capacità di nu-trire e nutrirsi, di “prendersi cura”. Nonsolo di se stessi, ma anche degli altri.

Grazie a WE, le donne dei PaesiPartecipanti a Expo Milano 2015vengono invitate a esprimersi su nu-trimento del corpo e nutrimento dellalibertà e dell’intelligenza, con la con-vinzione che la sostenibilità del Pia-neta passa attraverso una nuova alle-anza tra cibo e cultura e che le artefi-ci di questo nuovo sguardo e nuovo

OOROMANESI IN PRIMO PIANO A EXPO MILANO 2015

“Amare onlus”, associazione fondata dai romanesi Elena Vittori e Adria-no Pagani (socio BCC), è tra le associazioni vincitrici del concorso “Pro-getti per le donne di WE – Women for Expo” col progetto “Income gene-rating activities for destitute mothers”.Si è aggiudicata uno spazio espositivo a Expo, Padiglione Italia, per 6giorni dal 15 al 20 agosto.“Amare onlus” è unʼassociazione di famiglie adottive, costituitasi nel2006. In amarico, lingua ufficiale dellʼEtiopia, “Amare” significa “crescisempre più bello”: un augurio che per le famiglie dellʼAssociazione di-venta impegno per lo sviluppo socioeconomico dei Paesi del Sud delmondo. “Amare onlus” opera nel Corno dʼAfrica, prevalentemente in Etiopia maanche a Gibuti e in Kenya, con progetti di cooperazione, incentrati sullaformazione professionale e sullʼimpianto di attività produttive generatricidi reddito. Pertanto, “Amare onlus” ha realizzato e realizza pozzi per lʼac-qua profondi e di superficie, condotti idrici, piantagione di caffè, progettiagricoli, mulini per la macinazione dei cereali, strutture scolastiche e pro-getti a sostegno dellʼimprenditoria femminile e giovanile. I progetti vengono realizzati in collaborazione con solidi partner locali (Vi-cariato Apostolico di Gambella, Caritas Somala di Gibuti, Vicariato di Ha-rar, Vicariato di Malindi, Chiesa evangelica etiope Mekane Yesus, Con-gregazione delle Suore Orsoline) e italiani (Caritas Italiana, Caritas dio-cesana Brescia, Fondazione Opera Caritas San Martino di Brescia eVIS) e vengono periodicamente verificati in loco. A Bergamo, lʼAssociazione è rappresentata da: Elena Vittori e AdrianoPagani, romanesi, fondatori dellʼAssociazione e membri del Direttivo;Barbara Sporchia, martinenghese, membro del Direttivo; Valentino Be-lotti, di Osio Sopra, socio onorario.Il progetto “Income generating activities for destitute mothers” contribuisce allʼemancipazione sociale ed economica delle donnedi Bahir Dar (Etiopia). Esso, infatti, ha avuto come beneficiarie 63 donne in evidente stato di povertà, malattia ed emarginazione:a tali donne, grazie allo stanziamento di un capitale iniziale, è stata offerta la possibilità di avviare unʼattività generatrice di reddi-to in grado di garantire loro lʼindipendenza economica e il riscatto sociale. Le beneficiarie, inserite in gruppi di auto-aiuto, hanno

seguito dei corsi di formazione sulla gestioneaziendale e, ricevuto il capitale di avvio, cia-scuna di esse, in base alle proprie attitudinipersonali, ha dato inizio a unʼattività produtti-va o commerciale (preparazione e sommini-strazione di cibo e bevande, realizzazione dimanufatti, apertura di negozi al dettaglio, pic-coli allevamenti). Tutte le donne inserite nelprogetto hanno avuto successo e si sono re-se indipendenti: il ricavato delle attività intra-prese ha permesso loro di migliorare le pro-prie condizioni di vita, di garantire un futuro aipropri figli e di reinserirsi in una società che leaveva relegate ai margini. La modularità e lasostenibilità del progetto permetteranno adaltre donne di affrontare un analogo percorsoricco di speranza, opportunità e successi.

Un percorso all'interno di uno dei padiglioni di Expo 2015.3.

4.patto per il futuro debbano essere ledonne.

Sono artiste, scrittici, grandi perso-nalità, ma anche donne comuni. Perchétutte possono essere parte di WE, chesignifica “noi”. Una rete di idee, un net-work (WE-net), a cui partecipano ledonne di tutto il mondo.

L’iniziativa coinvolge donne diogni Paese, di ogni cultura, professio-ne ed età. Con un invito semplice esimbolico: condividere la ricetta per lavita, cioè il racconto di un piatto diparticolare valore emotivo, che è so-

prattutto il racconto di una storia...perché si nutre di memoria, suggestio-ni e vissuto personale.

WE-Women for Expo si sviluppaattraverso quattro progetti dedicati (laTavola del mondo, Il Romanzo delmondo, Global Creative Thinking e Im-prenditrici), iniziative volte a costruireun percorso di consapevolezza, proiet-tato verso il futuro, a partire da diverseispirazioni creative.

L’icona di WE è Butterfly. Si trattadi una spilla ricca di significati, perchéla sua forma con semplicità e leggerez-

za ricorda sia la W del logo WE-Wo-men for Expo, sia le ali di una farfalla.È un accessorio da indossare che comu-nica il senso di appartenenza, di orgo-glio, di riconoscibilità a livello interna-zionale. Insieme veicola l’idea del-l’unione, del fare insieme, del coinvol-gimento e del rispetto delle culture, marappresenta anche una farfalla, tra gliinsetti protagonisti del ciclo riprodutti-vo del pianeta, del nutrimento e dellasostenibilità.

Info: www.expo2015.org

5.

"Amare onlus", associazione fondata dai romanesi Elena Vittori (asinistra nella foto) e Adriano Pagani (socio BCC), è tra le asso-ciazioni vincitrici del concorso "Progetti per le donne di WE -Women for Expo" col progetto "Income generating activities fordestitute mothers".

"Salvaguardare il futuro del pianeta e il dirittodelle generazioni future del mondo intero a vivereesistenze prospere e appaganti è la grande sfida

per lo sviluppo del 21° secolo.Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale

ed equità è essenziale se vogliamo espanderele libertà umane per le generazioni attuali e future.”

Human Development Report 2011

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IL CREDITO COOPERATIVO È ESPRESSIONE DEL TERRITORIO E38 PATRIMONIO DELLA GENTE CHE LÌ VIVE, STUDIA E LAVORA 39

OO

Buongiorno a voi tutti, donne e uomini, che siete radunati oggi per riflettere sul tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. In occasione della mia visita alla FAO ricor-davo come, oltre all’interesse “per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo” che sono questioni ispi-ratrici cruciali, “la prima preoccupazione dev’essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari esociali, e lottano solo per la sopravvivenza“ (Discorso alla FAO, 20 novembre 2014). Oggi, infatti, nonostante il moltiplicarsi delle organizzazioni e i differenti inter-venti della comunità internazionale sulla nutrizione, viviamo quello che il santo Papa Giovanni Paolo II indicava come “paradosso dell’abbondanza”. Infatti, “c’è ci-bo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questoè il paradosso! Purtroppo questo paradosso continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi

argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati,dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza mondiale,dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi eco-nomica” (ibid.).Per superare la tentazione dei sofismi - quel nominalismodel pensiero che va oltre, oltre, oltre, ma non tocca mai larealtà - per superare questa tentazione, vi suggerisco treatteggiamenti concreti. 1) Andare dalle urgenze alle prio-rità; 2) Siate testimoni di carità; 3) Custodi e non padronidella terra. […]Ecco dunque tre atteggiamenti che vi offro per superare letentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cerca-no di fare qualcosa ma senza la concretezza della vita. Sce-gliere a partire dalla priorità: la dignità della persona; esse-re uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di cu-stodire la terra che è madre di tutti.

Papa Francesco

Dal video-messaggio per lʼincontro di 500 rappresentanti nazio-nali e internazionali: “Le idee di EXPO 2015 - Verso la Carta diMilano” (7 febbraio 2015)

Non lasciamo che Expo 2015 diventi so-lo un immenso show agroalimentare,una megafiera del cibo, una gigantescasagra di prodotti tipici. Non risolveremoil problema della malnutrizione con il lar-do di Colonnata. Non dimentichiamo iltema etico fondamentale che dovrebbestare alla base della manifestazione in-ternazionale: la fame nel mondo. Comesradicarla, come vincere la drammaticacarenza d’acqua che ci attende. Comenutrire un pianeta già di 7 miliardi di abi-tanti che sarà presto di 9 miliardi, prima

del 2050. Come utilizzare le scoperte scientifiche per migliorare veramente l’ali-mentazione e la salute. Se vogliamo prevenire scenari che si annunciano apoca-littici. Dobbiamo rivoluzionare il nostro stile di vita. Ed è necessaria una nuovaetica della responsabilità. Oggi un miliardo di esseri umani soffrono la fame men-tre altri due miliardi soffrono di malattie legate all’eccesso di cibo. È necessariaun’alimentazione più sana e più rispettosa del pianeta.

Umberto Veronesi

Oncologo

La priorità dell’Expo deve essere la sin-cerità del prodotto, bisogna salvaguar-dare il rapporto naturale tra l’uomo e laterra e fare di questo la garanzia dellaqualità. Dobbiamo imparare dai conta-dini a proteggere le piante, a dosarel’acqua, a rispettare la terra per garanti-re un futuro a chi verrà dopo di noi.I bambini ci regalano le emozioni piùbelle davanti alla natura, ma purtropponoi abbiamo sostituito lo spazio della lo-ro fantasia con qualcosa di predefinito,di artificiale. Ma possiamo ancora ri-

scattarci, tornando all’essenziale, a quel che vale veramente e rischiamo di per-dere. I posteri ci giudicheranno e vedranno quel poco di buono o meno buonoche abbiamo fatto, ma non ci perdoneranno di non aver fatto quello che pote-vamo fare. Nonostante i nostri difetti e i nostri inganni io non ho perso la spe-ranza: sarà la terra a salvarci.

Ermanno Olmi

Regista

EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA

HANNO DETTO...

EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA

L'ALBERO DELLA VITA, SIMBOLO DI PADIGLIONE ITALIA

Gli Expo dagli albori e per tutto il XX se-colo sono stati eventi di celebrazione del-la potenza della tecnica e dell’economiacome motori di un progresso illimitato. Ilnuovo secolo pone il tema dei limiti dellosviluppo come questione centrale del no-stro tempo. Limiti ambientali, economici,sociali che pongono la dialettica tra “po-tenza e limite” al centro di una grande ri-flessione sul modello di sviluppo.

Aldo Bonomi

Sociologo

Durante i sei mesi di Expo arriveranno aMilano cinquanta leader da tutto il mon-do: in questi anni i focolai di crisi e diguerra hanno sempre avuto a che vede-re con questioni alimentari. Anche perquesto Expo può essere un momento diconfronto e di lavoro diplomatico im-portantissimo.

Maurizio Martina

Ministro delle Politiche Agricole

GITA SOCIALE BCC 2015 ALL'EXPO14 - 21 giugno 2015

La grande chioma svetta verso il cielo, a 37 metri di altezza, sorretta da un complesso ed elegante intreccio di legno e acciaio.LʼAlbero della Vita, simbolo di Padiglione Italia, è il potente e suggestivo richiamo delle centinaia di migliaia di visitatori del-lʼEsposizione universale di Milano. La grande struttura in legno e acciaio si erge al centro di Lake Arena, specchio dʼacqua sucui si affacciano ampie gradinate, il maggiore spazio open air dellʼarea. Lʼopera, realizzata dal Consorzio “Orgoglio Brescia”, èsituata al termine del Cardo, uno dei due assi principali di Expo, una delle principali vie dʼaccesso al sito. LʼAlbero è di fronte aPalazzo Italia, luogo di rappresentanza dello Stato e del governo italiano. La struttura dellʼAlbero della Vita affonda le radici inuno dei periodi artistici più fervidi dellʼarte italiana, il Rinascimento. Sul finire degli anni Trenta del XVI secolo, Michelangelo ri-sistemava Piazza del Campidoglio su incarico papale, donandole una nuova forma e prevedendo una pavimentazione che eli-minasse lo sterrato esistente. Proprio per questo pavimento, lʼartista concepì e disegnò una struttura complessa e simbolica che,partendo da un disegno a losanghe, culmina in una stella a dodici punte indicante le costellazioni. Proprio da questo disegnomichelangiolesco, Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia nonché produttore di grandi eventi e regista, ha mutuatola forma dellʼAlbero della Vita.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 41

sì cruciale per la provincia di Bergamo.È emerso un quadro molto complesso edenso di fattori rilevanti; si tratta di unacomplessità confermata anche dai con-tributi al gruppo di indagine forniti dal-le interviste a Francesca Seghezzi del-la CGIL di Bergamo e a Paola D'Ilarioe Tullio Cantoni della AOP (Associa-zione di Produttori) UnoLombardia.

Le due principali dimensioni del rap-porto tra agricoltura e territorio bergama-sco individuate dalla ricerca condotta ri-guardano: 1) l’analisi dell’impatto dellaIV gamma nel territorio bergamasco; 2)un contesto nazionale di trasformazionestrutturale del settore agricolo (anche pereffetto delle politiche europee). 1) Impatto della IV gamma nel territoriobergamasco - Un primo rilevante impat-to sul territorio è dato dalla significativacontrazione dei campi di mais in favoredi un aumento delle colture protette, inmodo particolare tunnel (le serre in cuigli ortaggi vengono coltivati e raccolti).Numerose aziende agricole della provin-cia di Bergamo con indirizzo cerealico-lo-zootecnico si sono convertite infattisoprattutto negli ultimi due decenni al-l’orticoltura da IV gamma. L’aumentodella superficie orticola (6.500 ettari, sti-me AOP UnoLombardia) ha portato a unmutamento del territorio e molti comuni,soprattutto i pionieri del settore, stannoriducendo fortemente i permessi per lacostruzione di nuovi tunnel. Il settoredella IV gamma è un settore “misto”,non riconducibile completamente al set-tore dell’industria, ma nemmeno piena-mente a quello agricolo. Un altro signi-ficativo impatto della produzione di or-taggi di IV gamma sul territorio berga-masco è dato dalla creazione di un di-stretto per la filiera. La variazione del-l’indirizzo produttivo ha determinatouna rivitalizzazione dell’agricoltura e inmodo particolare dell’orticoltura tradi-zionale, per cui si è creato un polo pro-duttivo multifunzionale a Brescia e aBergamo, dettato dalle esigenze di lavo-razione del prodotto orticolo che per ri-manere fresco e inalterato deve esserepreparato e lavorato in prossimità allazona di raccolta. Il tessuto aziendale delsettore è quindi caratterizzato da unaforte integrazione fra l’azienda produt-trice e l’industria di trasformazione:questo comporta una elevata localizza-zione e concentrazione di imprese, inparticolare in Lombardia (nella faseagricola sono impegnate circa 450aziende produttrici, dislocate principal-mente nelle aree di Bergamo e Brescia,mentre nella fase di trasformazione sonoattive circa 80 imprese). 2) Trasformazione della struttura del set-tore agricolo - Le analisi dell’Istat de-scrivono un settore agricolo italiano in

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO40

‘‘,,Università degli Studi di Bergamo

IL TERRITORIO IN PRIMO PIANODue diversi gruppi di studenti dell’ateneo bergamasco hanno approfondito alcune interessanti

tematiche riguardanti il settore agricolo e il problema dell’abitare

PremessaLa partecipazione all’esperienza del“Laboratorio per il Bene Comune”(cfr. Il Melograno - n. 32, giugno2014) ha consentito alla BCC di co-struire un solido canale diretto conmolteplici interlocutori, in primisl’Università degli Studi di Bergamo. Ilrapporto di collaborazione col presti-gioso ateneo bergamasco ha permessola realizzazione, nel corso del 2014, diuna serie di incontri di alto profiloscientifico. Il pensiero va, in particola-re, al percorso di formazione e al con-vegno dal titolo “L’Europa dei territo-ri: lo sviluppo socioeconomico nellacrisi globale”, svoltisi nel periodo mar-zo-maggio 2014.

Sull’onda di tali realizzazioni, ènata l’idea di dare spazio all’internodel nostro periodico ai lavori di alcunistudenti dell’Università degli Studi diBergamo, lavori dedicati all’approfon-dimento di due interessanti tematiche

riguardanti il territorio bergamasco: ilrapporto tra agricoltura e territorio,con particolare riferimento alla realtàproduttiva rappresentata dal distrettodella cosiddetta IV gamma; la soluzio-ne offerta dall’Housing Sociale al pro-blema dell’abitare.

Pubblichiamo ben volentieri, quin-di, i predetti lavori gentilmente messi adisposizione dal docente prof. StefanoLucarelli e dal ricercatore EmanueleLeonardi.

Agricoltura e territorio:il distretto della IV gamma nellarealtà produttiva bergamascaCon la classificazione “quarta gamma”si intendono i prodotti orticoli semila-vorati pronti all’uso (ad esempio l’in-salata in busta). In Italia le aziende diproduzione e le industrie di valorizza-zione dei prodotti di quarta gamma so-no localizzate principalmente nelle

province di Bergamo e di Brescia. No-nostante l'agricoltura ricopra in terminioccupazionali solo il 2% della popola-zione attiva bergamasca, il settore agri-colo svolge un ruolo strategico nel-l'economia provinciale perché intornoal comparto primario ruota l'industriadi trasformazione agro-alimentare,cioè una quota rilevante dell'intero si-stema socioeconomico.

In particolare, circa il 38% dellaproduzione in serra in territorio ber-gamasco (e bresciano) è destinato al-la filiera della IV gamma. Il nostrogruppo di lavoro - composto da stu-denti dell’Università di Bergamo,guidati dal prof. Stefano Lucarelli,docente di Etica Economica e dal ri-cercatore Emanuele Leonardi - hacondotto negli ultimi due mesi del2014 una ricerca sul territorio per in-dagare gli aspetti fondamentali e lecaratteristiche in evoluzione di un set-tore come quello della IV gamma co-

rapida trasformazione e profonda ristrut-turazione, sotto la spinta di politicheagricole a livello europeo, e il sistemaproduttivo di Bergamo non è esente daicambiamenti registrati a livello naziona-le. Rispetto a dieci anni fa le aziendeagricole sono diminuite. Si tratta di uneffetto indiretto delle politiche agricole:aziende più grandi sono state considera-te più efficienti e più capaci di rimaneresul mercato soprattutto in tempi di crisieconomica, a discapito delle piccoleaziende agricole, in cui gli agricoltorihanno difficoltà a ottenere il miglioreprezzo di mercato per i loro prodotti. LaPAC (Politica Agricola Comune del-l’UE) ha pertanto incoraggiato in parti-colare la costituzione di organizzazionidi produttori che consentano agli agri-coltori di associarsi per rafforzare il loropotere negoziale ed esercitare un mag-giore potere di mercato nella filiera ali-mentare. Il ruolo di tale sistema associa-tivo di produttori è stato oggetto di inda-gine nel corso dell’intervista a PaolaD'Ilario e Tullio Cantoni della AOPUnoLombardia, prima e unica Associa-zione di Produttori costituitasi in Lom-bardia per il settore ortofrutticolo, cherappresenta decine di consorzi e coope-rative. La struttura associativa permetteun coordinamento e una programmazio-ne della produzione che grazie alla ra-zionalizzazione e regolamentazione del

mercato consente di proteggere il pro-duttore da crisi e oscillazioni del merca-to. I prodotti di IV gamma trovano il lo-ro naturale mercato di sbocco nei puntidi vendita della grande distribuzione(GDO) che realizza la quasi totalità del-le vendite (98%). Il rapporto tra i pro-duttori e le catene di distribuzione è pe-rò sbilanciato a favore di queste ultime:le grandi catene tendono a selezionareun numero limitato di fornitori tale daassicurare un flusso di prodotti comple-to e “de-stagionalizzato” (è richiesta lagaranzia di fornitura di prodotti tipicistagionali tutto l’anno). Negli ultimi an-ni si è osservato un aumento del consu-mo degli ortaggi di IV gamma, in segui-to al cambiamento dello stile di vita edelle abitudini alimentari dei consuma-tori. È nella loro caratteristica di prodot-ti “pronti al consumo” la chiave del suc-cesso dei prodotti di IV gamma, chevengono sempre più richiesti dai consu-matori lungo tutto l’arco dell’anno, no-nostante i prezzi molto più elevati rispet-to a quelli dei prodotti di I gamma o sfu-si (dovuti a una produzione che richiedeun elevato numero di servizi e processi).

Considerando l’attività primaria le-gata alle nuove forme delle città e dellospazio insediativo possiamo constatareche i processi di trasformazione che in-teressano l’attività agricola in ambito ur-

OO

1. Premessa2. Agricoltura e territorio:

il distretto della IV gammanella realtà produttivabergamasca

3. Il Social Housing in alcuneesperienze realizzate inprovincia di Bergamo

1.

2.

In provincia di Bergamo si è verificata, negli ultimi due decenni, una significativa contrazione dei campi di mais in favore di un aumento delle coltivazioni di ortaggiin serre protette.

La produzione di ortaggi di IV gamma sul territorio bergamasco impiega un significativo numero di lavoratori stranieri.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 43OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO42

bano e periurbano evidenziano segni diun’attività agricola che crea, costitui-sce e dà vita a “forme nuove”. È questoil campo operativo in cui si collocanole esperienze della filiera corta e dellaIV gamma; stiamo parlando di un tes-suto produttivo che, tramite la diversi-ficazione dell’economia agricola, tentadi dare una risposta a una domanda cit-tadina che si pone come tutt’altrodall’essere unicamente una domandaalimentare: essa diviene, in effetti, larisposta di bisogni sociali e ambientali.Stiamo assistendo a un mutamento che,partendo dai nostri modi di costruire iterritori e le società, ridefinisce il rap-porto tra agricoltura e grandi spazi ur-bani, la funzione ambientale, sociale edeconomica delle attività agricole. Cer-tamente, quindi, il settore agricolo èstato protagonista negli ultimi anni diun’evoluzione dinamica nella provin-cia bergamasca, in particolare in rela-zione al “sistema polifunzionale” dellaIV gamma che ha visto un notevole in-cremento della propria influenza sulterritorio. Tuttavia si prospettano alcu-ni interrogativi sulla definizione stessadel ruolo dell’agricoltura in relazioneal territorio: si assiste all’evoluzione diun tessuto produttivo in profondo mu-tamento, che segue più le dinamichedel mercato (la richiesta di prodotti or-ticoli pronti al consumo tutto l’anno,scavalcando le stagioni) che i nostrimodi di costruire e immaginare il terri-torio, il ruolo dell’agricoltura e gli spa-zi urbani, ma anche l’equilibrio am-bientale rispetto all’intervento agricoloartificiale. Si delinea forse una separa-zione tra il territorio e la società che lovive e vi lavora? Il punto meriterebbeun’attenta riflessione e un lucido ap-profondimento.

Il Social Housing in alcuneesperienze realizzate in provinciadi Bergamo(*)

Nell’ambito del corso di studi di EticaEconomica ci è stato proposto di ap-profondire il tema legato all’housingsociale, non solo riferendoci alla suagenerale definizione e allo sviluppostorico, ma nella fattispecie del terri-torio bergamasco. Social housing èun'espressione con la quale ci si riferi-sce a tre tipologie di operazioni chevedono l'attivazione della pubblicaamministrazione statale, sia a livellonazionale che locale, per offrire aiconsociati degli immobili abitativi atitolo di proprietà, locazione o superfi-cie. Il CECODHAS (Comitato euro-peo per la promozione del diritto allacasa) definisce il social housing come“le soluzioni abitative per quei nuclei

“diritto di superficie” che gli inquilinipossono riscattare attraverso le rate di unmutuo dal 15esimo anno. Il riscatto av-verrà tramite un valore fissato al mo-mento del contratto e quindi a un tassosicuramente agevolato rispetto a quelloche potrebbe essere quindici anni dopo.In ultimo ci sono ulteriori alloggi affida-ti a associazioni caritative che si occupa-no di forme di accoglienza temporanea.

Dopo aver analizzato i progetti delsindacato e della banca, abbiamo valuta-to un ulteriore promotore: l’ente pubbli-co. Grazie al breve colloquio con l’Uffi-cio Servizi Sociali del Comune di Tre-violo (BG), dove un componente del no-stro gruppo svolge servizio civile, abbia-mo avuto modo di analizzare un terzomodello di social housing, questa voltapianificato da un ente pubblico. In que-sto caso è emerso che l’attenzione è ri-volta soprattutto alla sfera relazionale epersonale dei soggetti coinvolti, ossia ilcuore dell’idea di social housing. Infattiquesti sono chiamati a firmare, contem-poraneamente al contratto di alloggio,un “patto educativo” che li impegna alrispetto di un progetto formativo, conl’obiettivo di garantire una forma di in-serimento e crescita nella comunità, age-volando la creazione di una rete sociale,obiettivo principale di questi interventi.

Man mano che portavamo avanti illavoro, ci siamo resi conto - confrontan-doci - che non esiste una definizioneunivoca di social housing come quelladerivante dalla teoria. La spiegazione anostro avviso si può ricondurre al fattoche ogni ente la interpreta secondo lapropria natura e la realtà che si trova difronte. Molte volte l’idea originaria su-

bisce dei cambiamenti non solo perl’evoluzione economica generale ma so-prattutto per le dinamiche locali. Perquanto riguarda il SICET, per esempio,dagli anni ’70 in poi esso si è confronta-to con una tipologia costruttiva legataalla sola necessità di occupare; mancavatuttavia il livello di struttura sociale(pensiamo ai quartieri di Loreto o Cela-dina di Bergamo ove erano del tutto ca-renti piazze, luoghi di incontro e quindidi contatti umani). Risultava allora fon-damentale - ma anche oggi il tema si fasentire - creare elementi costruttivi e ar-chitettonici che dessero necessariamen-te luogo a momenti di scambio tra i sin-goli affinché si potessero sentire parte diuna comunità. Prima di mettere in attoun piano di questo tipo sarebbe perciòopportuno studiare la tipologia di perso-ne destinatarie dello stesso, ossia i futu-ri abitanti ai quali verrà offerta la possi-bilità di usufruire del social housing, percomprenderne le necessità e i bisogni aiquali rispondere. La relazionalità dellepersone dovrebbe diventare parte di unprogetto urbanistico e architettonico.Secondo il nostro punto di vista, nono-stante queste premesse, il rischio di unsimile intervento potrebbe essere quellodi forzare gli individui alla costruzionedi legami non spontanei, ma mero fruttodelle condivisione degli spazi assegnati.Non può esistere dunque una regola ge-nerale applicabile a ogni contesto, ma sidovrebbero rispettare tempi e dinamichediverse a seconda del caso. Un ulteriorepericolo potrebbe essere la trasforma-zione di questi spazi in “non luoghi”:strutture ed edifici adibiti al transito, al-la socialità e al tempo libero perdereb-

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bero le loro caratteristiche identitarie,relazionali e storiche che li distingueva-no nel passato proprio perché costruitisenza criteri riconducibili alla dimensio-ne della comunità.

Questo ci ha portato ad affermareche la caratteristica relazionale dell’abi-tare non è ancora completamente acqui-sita; si tratta infatti di un progetto in con-tinua e progressiva evoluzione.

Bisogna inoltre non confondere ilconcetto originario di social housingcon i problemi legati all’emergenza abi-tativa. Infatti il concetto di abitare socia-le perderebbe la sua essenza laddove sipreoccupasse di rispondere alla sola ri-chiesta di alloggio da parte dei soggettipiù svantaggiati.

È emersa, in generale, l’assenza, oquantomeno il poco riguardo, che il set-tore pubblico ha nei confronti di questepolitiche ed è per tale motivo che moltiprogetti non riescono a decollare o ma-scherano una realtà lontana dall’ideaalla base dell’housing sociale.

Intraprendere questo lavoro ci hapermesso di trattare un argomento a noisconosciuto e di scoprire che nel territo-rio in cui viviamo sono attivi molti pro-getti di questo tipo. Il nostro è stato soloun primo sguardo verso una realtà moltocomplessa, comprendente ulteriori e di-verse sfaccettature, che sarebbe interes-sante approfondire con indagini in loco.

(*) A cura di Alessandro Brentana, Andrea Ca-stelli, Maria Cristina D’Amico, Maria CristinaGalizzi, Flavio Leoni, Maria Cristina Longo, Al-bina Pjeci e Valentina Zilioli - Studenti del se-condo anno del Corso di Laurea magistrale “Di-ritti dell’uomo ed etica della cooperazione inter-nazionale” presso il Dipartimento di Lettere eFilosofia dell’Università degli Studi di Bergamo.

3.

Il modello ideale di social housing prevede, in un contesto di vita comunitaria, l'attivazione di sinergie intergenerazionali improntate a uno spirito di mutua assistenza.

ANDAMENTO DELLE COMPRAVENDITE DI IMMOBILI A USO RESIDENZIALE1985 - 2013 ('000)

1985

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430

494

464 476

519558

467

503

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696687

768 769

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816

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448

407

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1986

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1991

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2000

2001

2002

2003

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2008

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2011

2012

2013

A partire dal 2007, il mercato immobiliare ha registrato un drastico ridimensionamento (Fonte dei dati: OMI - Agenzie delle entrate, 2014).

familiari i cui bisogni non possono es-sere soddisfatti alle condizioni di mer-cato e per le quali esistono regole diassegnazione”.

Il nostro lavoro di ricerca ha presoin considerazione i casi del “Sindacatoinquilini casa e territorio” (SICET, se-gretariato CISL), della Banca di Credi-to Cooperativo di Treviglio e della re-altà del Comune di Treviolo (BG). Illavoro è cominciato con una prima ri-flessione teorica in aula, seguita dallapianificazione e stesura di una bozza diintervista per i soggetti in questione. Inostri obiettivi erano essenzialmentequelli di indagare le origini storiche delconcetto di housing sociale e di comela sua definizione si sia evoluta neltempo, a fronte anche dei mutamentisociali ed economici. Fondamentaleera capire come, partendo dal suo in-quadramento prettamente teorico,l’housing sociale si concretizzi nellarealtà. Questa di fatto era la domandadi ricerca da cui partire per l’elabora-zione dell’indagine. Nonostante la no-stra quasi totale inesperienza nella con-duzione di un’intervista, i soggetti sisono dimostrati da subito molto dispo-nibili e intenzionati ad aiutarci in que-sto progetto. A premessa di quanto se-guirà, è importante specificare la natu-ra giuridica dei diversi interlocutori,nello specifico trattasi di un sindacato,di una banca - dunque ente privato - edi un ente pubblico.

La prima intervista si è svolta pres-so la sede del sindacato CISL di Berga-mo. Il nostro interlocutore è stato il si-gnor Roberto Bertola, Segretario delSICET. Il SICET è un ente che offre as-sistenza ai privati, siano essi proprieta-ri o inquilini, per la risoluzione di pro-blemi abitativi. Per quanto riguardal’ambito dell’housing sociale, il SICEToffre aiuto a soggetti in situazione didisagio economico, fornendo loro solu-

zioni abitative adeguate sia tempora-neamente che a medio-lungo termine.Il sindacato svolge un ruolo di interme-diazione, mantenendo da un lato unrapporto costante con le istituzionipubbliche e dall’altro ascoltando le esi-genze di proprietari e inquilini. La na-tura emergenziale dell’azione svoltadal SICET traduce i suoi interventi nel-la semplice assegnazione di alloggi po-polari, tralasciando l’elemento di so-cialità nell’abitare che caratterizza ilconcetto di social housing. Questa di-versa evoluzione dell’abitare socialeofferta dal sindacato deriva da un pro-fondo mutamento delle condizioni eco-nomiche e di mercato che ha portato aun’eccessiva crescita dei costi degliimmobili e all’“esplosione” delle spesequotidiane legate all’abitare. Complicela crisi finanziaria iniziata nel 2008, ilmeccanismo di mercato legato alla leg-ge di domanda-offerta è collassato. Sievidenzia quindi un eccesso di ediliziaprivata offerta a prezzi di mercato con-trapposta a una grande richiesta di edi-lizia convenzionata, che più si adattaall’odierna difficoltà per singoli e fami-glie di affrontare le spese abitative. Co-me sostiene Antonio Tosi in “Retorichedell’abitare”, il tema dell’edilizia so-ciale ha subito profonde trasformazionisia dal punto di vista della domandache della offerta da parte delle istitu-zioni pubbliche. In particolar modo og-gi si può constatare un generale impo-verimento della classe sociale media acui le politiche edilizie non riescono arispondere in quanto “troppo generi-che”, ossia incapaci di rivolgere losguardo alle necessità particolari dellefasce povere della popolazione.

La realtà descritta dal secondo sog-getto intervistato è ben diversa. Dopoun primo excursus storico, il nostro in-terlocutore, il dott. Franco Riz, Diretto-re generale della BCC di Treviglio, ci

ha illustrato i diversi progetti portatiavanti dalla banca. Tutto nacque dal-l’idea illuminata di Mons. Portaluppiche agli inizi del ‘900 diede vita a unaforma originaria di quello che noi oggidefiniamo social housing. Infatti il suoobiettivo era quello di assegnare un al-loggio alle famiglie operaie del postoconcedendo anche l’uso di un piccoloappezzamento di terreno adiacente lecascine. Il fine era di impegnare glistessi operai fuori dall’orario di lavoroin modo da evitare che potessero intra-prendere strade “non rette” e contrarieai principi del buon cristiano, ma allostesso tempo riuscire a creare un pro-fondo legame sociale tra gli inquilini.La sua idea risentì dell’influenza del-l’enciclica di Papa Leone XIII “RerumNovarum”(1891) e degli esperimentigià intrapresi da alcuni imprenditoridel tempo, primo tra tutti il villaggiooperaio di Crespi D’Adda. Per la BCC,social housing significa infatti permet-tere a famiglie in situazioni precarie odi emergenza di disporre di un’abita-zione alla quale non potrebbero acce-dere sulla base del normale prezzo dimercato. L’obiettivo della BCC è quin-di di proporre a queste persone un’abi-tazione, modesta ma dignitosa, a con-dizioni molto agevolate. Due sono iprogetti menzionati da Riz: il primo è a“Cascina Corte di Sopra” in frazioneCastel Cerreto. Si tratta di un anticostabile collocato fuori dal centro stori-co, pensato in particolare per coppiegiovani automunite, ma che vede anchela presenza di alcuni anziani. Tutto ciònell’ottica di favorire una sinergia in-tergenerazionale, creare quindi una“vita di cortile”, in uno spirito di cor-dialità e di mutua assistenza. Il secon-do esempio è la “Casa Agostino Came-roni”, collocata nel quartiere “Il Bollo-ne”. Questo nucleo residenziale com-prende 24 appartamenti assegnati con

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 45

possiamo identificarne uno predomi-nante al punto da caratterizzare e con-dizionare lo sviluppo della provincia.

Anche le vicende storiche hannoavuto, come è normale che sia, un ruo-lo importante. Bergamo non è mai stataprotagonista nelle vicende nazionali edeuropee, fatto salvo per BartolomeoColleoni e la vicenda dei Mille con ibergamaschi protagonisti della spedi-zione di Garibaldi, episodi che, nono-stante la loro rilevanza storica, riman-gono isolati e senza ricadute positiveper la Bergamasca che, anzi, con l'uni-ficazione nazionale perse la ricca ValleCamonica a beneficio della limitrofaprovincia di Brescia. Una storia, quin-di, ai margini e che ha causato pesanticondizionamenti, il più evidente quellosul sistema viario che vede Bergamoesclusa dalle grandi direttrici padane etransalpine e che segna profondamenteil suo sviluppo. Una storia che ha avutoper lunghi secoli Venezia quale riferi-mento politico ed economico con l’ec-cezione, come già ricordato, della zonaa sud del Fosso Bergamasco. Veneziaoffriva grandi possibilità di lavoro amanodopera generica e abituata alla fa-tica che da Bergamo migrò copiosa (lamaschera di Arlecchino ne è l’emble-ma). Notevoli i vantaggi anche per i no-stri valligiani che trovarono in Veneziauno straordinario veicolo commercialeper le loro produzioni tessili, in partico-lare la lana e i panni provenienti dallaValle Seriana con Gandino suo centroeconomico. Dimostrazione già allora diuna innata abilità bergamasca nel “fardi necessità virtù”: le limitazioni detta-te dal prevalere degli interessi della Re-pubblica su quelli locali non impediro-no l’accumulo di grandi fortune da par-te dei mercanti bergamaschi che oltre aoperare in Venezia, seppero approfitta-re dello sviluppo da parte della Serenis-sima di vie di comunicazione progetta-

te per fini principalmente militari mache divennero importanti vie commer-ciali. Ne è per noi un esempio signifi-cativo la via Priula: costruita nel 1592allo scopo di realizzare, attraverso laValle Brembana e il Passo San Marco,un collegamento sicuro con i Grigionidelle Tre Leghe, alleati della Serenissi-ma, permise di fatto ai mercanti berga-maschi di intensificare i commerci conla Valtellina e, per quella via, con l’Eu-ropa Centrale, Svizzera e Germania inparticolar modo.

Il commercio svolgeva da sempreun ruolo vitale per l’economia berga-masca caratterizzata da un’agricolturapovera, incapace di produrre quanto ne-cessario alla sua popolazione la quale,

per provvedere al proprio fabbisogno,dovette giocoforza dedicarsi alla mani-fattura e ai commerci, aiutata in questodalla conformazione geofisica del terri-torio che fa della Bergamasca un’im-portante area di transito. Risalgono alIX secolo le prime tracce dell’annualefiera di S. Alessandro la cui importanzainternazionale crebbe al punto da porta-re nel 1732 alla decisione di realizzarela prima “fiera di pietra” in Europa: unastruttura permanente realizzata in pietraall’interno delle mura cittadine che so-stituiva le temporanee strutture in legnoinnalzate ogni anno per circa 35 giornia cavallo dei mesi di agosto e settem-bre. Capace di ospitare 50mila visitato-ri (in una città di soli 25mila abitanti),la Fiera di S. Alessandro era divenutaun appuntamento obbligato per mer-canti provenienti dal Milanese, dal Pie-monte, dalla Repubblica di Venezia,dalle regioni centrali e meridionali del-la penisola e dalle terre d’Oltralpe. Unflusso straordinario attirato dalla pro-duzione metallurgica e lattiero-caseariadelle valli, dai panni di lana della ValGandino e, successivamente, dalla seta;capace di realizzare un saldo attivocommerciale che compensava quantopagato per integrare l’insufficiente pro-duzione agricola e per l’importazionedella materia prima necessaria ai tessi-tori dei panni di lana.

Giancarlo BeltrameUniversità degli Studi di Bergamo - Diparti-mento di Scienze aziendali, economiche emetodi quantitativi

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO44

‘‘,,ALLE RADICI DELLO SVILUPPOINDUSTRIALE BERGAMASCO

Il territorio alle origini del carattere polivalente e policentrico dell’economica bergamasca

geografica chiaramente individuatagrazie ai confini che la delimitano conuna marcata funzione di separazioneda territori che hanno come centri ur-bani di gravitazione Milano e Brescia.Il crinale orobico a nord, i solchidell’Adda e del Lario a ovest, del-l’Oglio e del Sebino a est, racchiudonoun’area assai vasta in cui montagna,collina e pianura occupano tre fasceorizzontali che si equivalgono in altez-za ma non in superficie a causa dellaforma a triangolo rovesciato del terri-torio (la fascia montana settentrionaleoccupa il 63,5% dell’attuale territorio,la fascia pedemontana il 12,1% e lapianura il restante 24,4%). Solo a sudil confine è meno agevolmente defini-bile e di natura artificiale tant’è che hasubito nei secoli significative variazio-ni, sebbene il Fosso Bergamasco, lineadi confine tra la Serenissima e il Duca-to di Milano, abbia costituito sin daltardo Medio Evo e per molti secoli ildiscrimine tra le popolazioni che gra-vitavano politicamente ed economica-mente su Venezia o Milano.

La fascia montana settentrionale,solcata longitudinalmente da numerosevalli, ha visto la formazione di comuniterritorialmente molto estesi con unaconcentrazione della vita economica esociale nei fondi valle, spesso ampi efacilmente coltivabili. Questi condizio-namenti sono invece assenti nella fa-scia pianeggiante dove i comuni, chemantengono una superficie molto este-sa, presentano una struttura urbana eviaria segnata dai fossi e dai canali, va-le a dire dal sistema irriguo e delle col-tivazioni. La fascia intermedia, quellapedemontana che si estende da Caluscod’Adda a Sarnico e comprende Berga-mo e i suoi colli, è invece da sempre lapiù preziosa e caratteristica della Ber-gamasca. Nel variegato intreccio didolci alture e ampi tratti pianeggianti, ilclima mite e l’esposizione al sole nehanno fatto il luogo privilegiato in pas-sato per la residenza e per le coltiva-

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PremessaCon questo articolo iniziamo un viag-gio alla scoperta delle radici dello svi-luppo economico che ha fatto dellaBergamasca uno dei distretti industria-li più importanti del nostro Paese. Lastoria dell’uomo è una concatenazionedi eventi che delineano le specificitàdelle singole comunità che hanno nelterritorio e nella sua conformazione illoro primo elemento costitutivo. Que-sto vale in particolar modo per l’Italia,posta strategicamente al centro delMar Mediterraneo, per millenni luogoprivilegiato dagli scambi commercialie culturali tra Occidente e Oriente, evale, con un’analogia che si differen-zia essenzialmente per non avere qua-le via di comunicazione il mare ma lesue valli, per la Bergamasca. Il percor-so che qui proponiamo si snoda inquattro tappe significative, a cui corri-sponderanno altrettanti articoli:1a tappa: il territorio alle origini delcarattere polivalente e policentricodell’economia bergamasca (in questonumero); 2a tappa: il carattere manifatturierodell’agricoltura bergamasca (nel nu-mero 35 - dicembre 2015);3a tappa: il ruolo svolto dalla seta percreare l’accumulazione originaria delcapitale necessario al decollo indu-striale (nel numero 36 - giugno 2016);4a tappa: la crisi del settore agricoloquale prologo al decollo industrialebergamasco (nel numero 37 - dicem-bre 2016).

1a tappa: il territorio alle originidel carattere polivalente e policen-trico dell’economia bergamascaLe caratteristiche geofisiche e l’ubi-cazione territoriale di una regionecondizionano il suo sviluppo socioe-conomico. Questo è tanto più vero peril territorio bergamasco che ha segna-to profondamente la sua storia econo-mica e sociale.

Il territorio bergamasco è un’unità

zioni di qualità, oggi per gli insedia-menti produttivi e commerciali. È que-sta, infatti, la zona di massimo svilup-po economico: la zona dei servizi, del-le infrastrutture, ma anche delle colti-vazioni specializzate, viticoltura e flo-rovivaistica in primo luogo, la zona incui le grandi industrie che hanno se-gnato il decollo industriale della pro-vincia, da quella tessile a quella del ce-mento, prevalenti nelle valli, lasciano ilpasso a una miriade di piccole e medieimprese attive in tutti i settori che han-no plasmato un territorio oggi densa-mente popolato e caratterizzato da unafitta frammentazione amministrativa eda un intricato sistema viario.

Una varietà di forme e di ambien-ti geofisici che ha promosso un’altret-tanta varietà di organizzazioni sociali,economiche e territoriali. Ambientiradicalmente diversi in cui le specifi-

che modalità di individuazione, sele-zione e uso delle risorse ambientali daparte dei suoi abitanti hanno determi-nato la nascita di diverse e specificheunità socio-culturali, all’interno dellapiù vasta e comprensiva area berga-masca. Una peculiarità che ha defini-to, quanto ai luoghi di produzione, uncarattere policentrico che si è nel tem-po esteso dall’economia agricola allosviluppo economico-industriale dellaprovincia bergamasca. Bergamo nonassumerà mai il ruolo di centro di gra-vità economico-sociale dell’interaprovincia (come è avvenuto inveceper altre significative realtà come To-rino, Brescia o Genova), che sarà in-vece caratterizzata dal sorgere e dalcrescere di una localizzazione diffu-sa, accompagnata a una produzionepolivalente in quanto alla tipologiadei prodotti realizzati, tanto che non

Un particolare della città di Bergamo inserita nello scenario dei colli e dell'inizio della pianura. Sullo sfondol'imbocco della Valle Seriana e una prospettiva della catena orobica (Fonte: Storia economica e sociale diBergamo - I caratteri originali della Bergamasca).

Veduta degli edifici della fiera di S. Alessandro. Nel 1732 venne presa la decisione di realizzare quella che fula prima "fiera di pietra" in Europa: una struttura permanente realizzata in pietra all'interno delle mura cittadinein sostituzione delle temporanee strutture in legno innalzate ogni anno per circa 35 giorni.

La Bergamasca, con l'unificazione nazionale, perse la ricca Valle Camonica a beneficio della limitrofa provin-cia di Brescia.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 47

avere ammirato e compreso a fondo, agiudicare dalla vicinanza di esiti esibitinel Ritratto di Marco Antonio Savelli delMuseo Gulbenkian di Lisbona del 1545- 1548 c., pure esposto.

Dalla seconda sezione, intitolata"Early Works", i visitatori sono staticondotti più all'interno della pittura mo-roniana successiva ai soggiorni a Trento(1548, 1550-1551), pur sempre in dialo-go con Moretto. Il Devoto in contempla-zione della Vergine con bambino (Wa-shington, National Gallery) e il Devotoin contemplazione del Battesimo di Cri-sto (Collezione di Gerolamo e RobertaEtro) sono stati proposti accanto al De-voto in contemplazione del re Davidedel maestro (Kinnard Castle, The Sou-thesk Collection).

Tra i riferimenti degli esordi hatrovato significativamente posto la Tri-nità di Lorenzo Lotto (Bergamo, Mu-seo Bernareggi), messa a confrontocon la versione controriformata del te-ma data da Moroni (Albino, chiesa diSan Giuliano).

Hanno chiuso la sezione il Ritrattodi Fra Michele da Brescia (Collezioneprivata) e il Ritratto di Lucrezia Verto-va Agliardi (New York, The Metropo-litan Museum of Art).

Racchiusa tra pareti viola la sezio-ne dedicata agli "Aristocratic Por-traits" è stata certamente la più spetta-colare, dedicata alle commissioni ber-gamasche della seconda metà degli an-ni cinquanta. Hanno fatto la loro com-parsa i ritratti di Faustino Avogadro edella moglie Lucia Albani, il Ritrattodi Isotta Brembati e del consorte Gio-vanni Girolamo Grumelli, di ProsperoAlessandri e Gabriel de la Cueva, di

Giovanni Pietro Maffei, Piero SeccoSuardo e quello di un poeta senza no-me, amante di Galeno e Cicerone.

Se il più antico ritratto a figura in-tera della pittura italiana a noi noto -datato da Moretto nel 1526 - è espostoalla National Gallery, l'esposizione haconsentito di vedere riuniti molti deimagnifici esemplari moroniani. Lospettatore ha potuto perdersi nellastraordinaria serie di opere esposte,ammirando le vibrazioni del rosso co-rallo rialzato di bianco argenteo delvezzoso Cavaliere in rosa o il pesantebroccato di Isotta Brembati, poetessacoltissima. Stupendi, poi, i ritratti diProspero Alessandri e di Gabriel de laCueva, la cui data 1560 fornisce untermine utile anche all'altro: prodigio-sa è la capacità moroniana di renderele fisionomie e le diverse implicazionicaratteriali.

A tanto sfarzo ha fatto da contral-tare la sezione successiva, dedicata ai"Ritratti naturali", che è risultata pro-babilmente la più introspettiva dellesei. Essa ha ospitato per lo più ritrattia mezzo busto databili tra la fine delsesto decennio e i primi anni settanta.

I visitatori hanno potuto incontra-re la severa effige di Lucia VertovaAgosti, il Ritratto di Giovanni Criso-stomo Zanchi, i più tardi ritratti di An-tonio Navagero e di ventinovenneignoto.

L'Ultima Cena della chiesa di San-ta Maria Assunta e San GiacomoMaggiore di Romano di Lombardia hafatto da trait d'union con la sezionesuccessiva, dedicata alla produzionereligiosa.

Il Moroni religioso è stato assai be-

ne rappresentato in mostra dove eranopresenti altre quattro pale: il Matrimo-nio mistico di Santa Caterina da Al-menno San Bartolomeo, il Devoto incontemplazione della Crocifissione traSan Giovanni Battista e San Sebastia-no (chiesa di San Giovanni della Cro-ce, Bergamo), San Gottardo tra i San-ti Lorenzo e Caterina d'Alessandria ela Crocifissione di Albino.

Le opere sacre hanno ceduto il po-sto, nell'ultima sala della mostra, allasezione intitolata "The Beginning ofModern Portraiture".

La mostra ha esibito in maniera ec-cellente la tarda attività moroniana,che costituisce la fase più avveneristi-ca, in cui il maestro abbandona lo sfar-zo degli anni attorno al 1560, abbas-sando drammaticamente il tenore cro-matico e giungendo a esiti che sonostati definiti preimpressionistici. Èevidente la maturazione del linguaggiomoroniano accompagnata al radicalemutuamento della sua committenza.

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO46

‘‘,,Londra, 25 ottobre 2014 - 25 gennaio 2015

MORONI ALLA ROYAL ACADEMY DI LONDRAIl pittore bergamasco, amatissimo nel mondo anglosassone, è stato protagonista

di una mostra alla prestigiosa esposizione londinese

Da sabato 25 ottobre 2014 sino al 25gennaio 2015 nella Sackler Wing dellaRoyal Academy of Arts di Londra èstata ospitata la mostra curata da Si-mone Facchinetti e Arturo Galansino,dedicata a Giovanni Battista Moroni(Albino 1521 / 1524 - 1580 c.), un pit-tore che ha avuto grandissima fortuna

collezionistica in Gran Bretagna.L'intenzione dei due curatori è

stata quella di presentare al pubblicoi lavori di questo artista unico me-diante la costruzione di una mostraveramente eccellente. Allo scopo so-no state radunate 45 opere di cui 7provenienti da chiese e da 16 musei

italiani, 4 da musei inglesi (NationalGallery, Londra e Ashmolean Mu-seum, Oxford) e da 6 collezioni pri-vate. Alla mostra è stato dato un im-pianto filologico e un ordine cronolo-gico attraverso 6 sezioni.

L'esposizione ha preso il via, in unastanza tinta di colore tortora, con Mo-

retto, di cui sono erano esposti la Ma-donna col bambino tra i Santi Eusebia,Andrea, Domneone e Domno (Berga-mo, chiesa di Sant'Andrea), il Ritrattodi ecclesiastico (Monaco, Alte Pinako-thek) e il Ritratto del conte Martinengo(Montichiari, Museo Lechi), opere delmaestro che il giovane Moroni deve

OO

L’ULTIMA CENA NELLA QUARTA SALA DELLA MOSTRA, AL CENTRO DELLA SCENA

L’ingresso nella quarta sala è per me quello più emozionante. Non so precisarne il motivo, tuttavia ricordo esattamente il momento in cui ha preso forma, dopo l’incon-tro, assieme all’amico Arturo, con il designer Eric Pearson. Inizialmente doveva esserci una cesura netta tra i quadri di soggetto sacro e i ritratti al naturale. Personal-mente pensavo che le due sezioni avrebbero dovuto fondersi intorno all’Ultima Cena di Romano di Lombardia. Alla fine è andata così e rimango dell’idea che in que-st’area della mostra si nasconda una nota di intensa poesia. L’Ultima Cena è collocata al centro di una schiera di ritratti a mezzobusto, disposti sulle pareti laterali se-condo una scansione cronologica che va dalla fine degli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta. Diventa così immediatamente percepibile il ruolo assunto dalpersonaggio ritratto alle spalle della scena sacra, ma anche la funzione di modelli esercitata da molti ritratti per la stessa realizzazione dell’Ultima Cena. Un po’ comecapiterà, molto più tardi, a Caravaggio e Van Dyck, con opposte intensità di adesione al prototipo di partenza. Quello che appare immediatamente evidente in questasala è che Moroni ha una predilezione per alcuni formati. Sono scelti in funzione della loro capacità di restituire, in grandezza naturale, l’aspetto dei modelli. Osser-vando le due pareti contrapposte si coglie, a colpo d’occhio, che i formati mutano sensibilmente nel corso del tempo, molto probabilmente anche in rapporto alla spe-cifica funzione svolta dal dipinto.

Simone Facchinetti - Curatore della mostra

Cortile interno della Royal Academy of Arts, una delle più gloriose istituzioni culturali della Gran Bretagna.

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49BANCA, MUTUALITÀ E SVILUPPOIN MEMORIA48

‘‘,,Calcio

RICORDO DI DON MASSIMOPur nella sua breve esperienza pastorale ha saputo lasciare

un segno profondo e indelebile nella comunità di Calcio

Lo scorso 6 aprile, la parrocchia diCalcio ha subito un grave lutto: dopomesi di malattia, colpito da un male in-curabile, è deceduto il parroco, donMassimo Morselli.

Don Massimo aveva 47 anni ed eramolto amato a Calcio, dove era arriva-to da poco più di due anni, in sostitu-zione di don Stefano Moruzzi.

Originario di Cividale Mantovano(Mn), era stato ordinato sacerdote nelgiugno 1993 ed era giunto a Calcio do-po essere stato parroco di Sabbionetaed assistente diocesano dell'AzioneCattolica Ragazzi.

Il breve tempo della sua permanen-za a Calcio non gli ha impedito di la-sciare un segno profondo e indelebilenella vita della comunità: di lui colpivasoprattutto la capacità di entrare in re-lazione con le persone e di farle sentirecoinvolte in quella che lui chiamava lasua seconda famiglia, la parrocchia.

Già nel messaggio di saluto cheaveva inviato in occasione del suo arri-vo a Calcio, aveva delineato la sua ideadi parrocchia: “una comunità che sap-pia essere attenta alle persone più chealle cose da fare [...] che sappia valo-rizzare il contributo di ciascuno: nes-suno è così povero da non poter dona-re nulla. [...] Una Chiesa che privile-

gia la comunione: è impossibile qual-siasi cammino o progetto pastorale seciascuno va dove vuole o come vuole”.

Sulla base di quest'idea, don Mas-simo ha poi sviluppato gli anni dellasua azione pastorale, cercando di crea-re nella parrocchia un clima in cui tut-ti si sentissero partecipi, importanti:per usare una espressione evangelica alui tanto cara, “frammenti diversi di ununico pane”.

I molti progetti riguardanti la par-rocchia, l'Oratorio e la scuola parroc-chiale, a lui tanto cara, sono stati pur-troppo interrotti dal sopraggiungere

della grave malattia. È stata anche que-st'ultima, pur nel dolore, una grandetestimonianza di fede e di amore allapropria comunità. Nel Natale scorso,don Massimo scriveva ai suoi parroc-chiani: “Quante domande sorgono nelmio cuore, e in tante notti insonni misono chiesto: perché mi sta capitandoquesto? Cosa mi sta chiedendo Dio?Qual è il suo disegno su di me? Non horisposte precise e certe, però devo direche mai mi sono sentito abbandonatoda Lui: più emergevano gli interrogati-vi e più si faceva strada in me il sensodella Sua presenza”. La sofferenza e lamalattia non gli hanno impedito di es-sere vicino alla sua parrocchia, ma an-zi hanno reso la sua testimonianza difede ancora più vera ed hanno creatoun legame ancora più profondo, testi-moniato dalla imponente e commossapartecipazione alle esequie funebri edalle numerose iniziative che, nei me-si successivi, ne hanno voluto ravviva-re il ricordo.

Al doveroso e grato ricordo del-l'opera di don Massimo, uniamo uncaldo benvenuto a don Fabio Santam-brogio, nominato nuovo parroco diCalcio: a lui il compito di proseguire, apartire dal mese di settembre, lungol’impegnativa strada tracciata dal pre-decessore.

OO

Ringrazio tutti: chi mi è stato vicino con l’affetto e la preghiera, e anche chi, pervari motivi, mi ha fatto soffrire.Ma chiedo anche perdono.Spero che Dio, nella Sua infinita Misericordia, abbia pietà delle mie miserie,delle mie mancanze e di tutte quelle volte che non ho corrisposto ai Suoi doni.La mia fede non è stata né spontanea, né scontata. Anzi, è stata frutto di unaricerca sofferta, interiore e, a tratti, drammatica, ma sempre vittoriosa. L’Onni-potente ha voluto che il sole della Sua grazia risplendesse sulle tenebre delmio cuore.Se c’è una consolazione nel lasciare questa vita - sin qui meravigliosa - è quel-la d’incontrare Lui, il senso del tutto, nel suo abbraccio di tenerezza. Il pensie-ro di questo ritrovarsi riempie il mio cuore di una dolcissima pace.Maria, Madre e tesoro dei semplici, che ho venerato in tanti santuari, ma in mo-do particolare a Lourdes, sia mia difesa nel giudizio divino.

Dal Testamento Spirituale di don Massimo

‘‘,,Università Cattolica di Milano

CONOSCERE PER AGIRENel 2014 un altro collaboratore della BCC ha frequentato e concluso positivamente il MIBAMS,

Master universitario in Banca, Mutualità e Sviluppo

Percorso di crescita professionale epersonale, momento di dialogo e diconfronto coi colleghi di altre BCC,occasione di approfondimento nel me-rito di molteplici contenuti inerenti al-l’attività bancaria, rivisitazione e risco-perta della storia, della natura e dellaragion d’essere del Credito Cooperati-vo, ritorno all’atmosfera allegra e im-pegnata degli anni dell’Università: conqueste parole può essere a mio giudizioriassunta l’esperienza del Master MI-BAMS, Master in Banca, Mutualità eSviluppo, proposto dall’UniversitàCattolica di Milano sia a dipendenti delCredito Cooperativo che a laureatiesterni a esso, che ho avuto l’onore difrequentare nel corso del 2014.

Il percorso di studi predisposto daidocenti curatori del Master ha attraver-sato i principali settori dell’attività delCredito Cooperativo, a partire dalle sueradici e dalla sua evoluzione nel corsodell’‘800 e del ‘900, per procedere suc-cessivamente con approfondimenti nel-le materie del diritto della banca e deicontratti bancari e finanziari, delle ope-razioni di finanziamento, investimentoe assicurative, del diritto societario edella cooperazione, dell’intermediazio-

ne bancaria e assicurativa, dell’econo-mia e della gestione delle aziende, del-l’evoluzione del mercato bancario.Ogni singolo corso affrontato mi haconsentito di acquisire una conoscenzapiù profonda dell’attività bancaria, deisuoi presupposti, dei suoi risvolti e del-l’importanza di una sua gestione, sana,corretta e sostenibile ai fini di una cre-scita consapevole, responsabile e dura-tura del territorio di riferimento.

Non da ultimo, il corso mi ha forni-to anche l’occasione di conoscere col-leghi di altre Banche di Credito Coope-

rativo, di sviluppare con loro nuove co-noscenze, di confrontarmi nell’ambitodi un percorso di crescita e di condivi-sione dei saperi costruttivo, di crearenuovi legami di amicizia e di confron-tare la mia esperienza e metodo di la-voro con quelli di altre realtà bancarie:semi che hanno già certamente portatofrutti e che non cesseranno di arricchi-re anche in futuro il mio bagaglio pro-fessionale, culturale ed esperienziale.

Il corso ha richiesto un notevoleimpegno: le lezioni sono iniziate a gen-naio del 2014 e sono proseguite fino adicembre del medesimo anno, nellegiornate di venerdì e sabato; ciò, tra lealtre cose, ha comportato per i mieicolleghi la necessità di sopperire allemie assenze e di sostituirmi parzial-mente nell’attività di filiale (e per que-sto li ringrazio vivamente!). Il risultatoha tuttavia ampiamente ripagato glisforzi: i saperi acquisiti, le conoscenzesviluppate, i nuovi legami creati coicolleghi di altre BCC sono e resterannoun prezioso patrimonio che porterò conme negli anni futuri. Per questa ragio-ne, desidero ringraziare particolarmen-te la Presidenza e la Direzione dellanostra BCC e tutti coloro che hannocreduto in me per avermi concessoquesta grande opportunità.

Fulvio ZanchettiConsulente Filiale “Romano Centro”Il collaboratore della BCC Fulvio Zanchetti (a destra) al momento della consegna del diploma del Master.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 51

Queste differenti visioni, tra loroparzialmente in contrasto, hanno inevi-tabilmente portato a un rallentamentodi quel processo virtuoso in cui la “coo-perazione” dei due attori, imprese egiovani, non solo crea valore economi-co, ma promuove anche lo sviluppo e lacrescita sociale dell’intera Comunità.

Il Progetto “QUI LAVORO” dellaBCC nasce da queste riflessioni e si po-ne come obiettivo quello di dare un con-tributo alla riattivazione del processocooperativo, sviluppando le condizioniperché le imprese e i giovani possanocogliere e sperimentare nuove soluzionie opportunità. Questo Progetto è figlio diun principio fondante della BCC stessa.Infatti, l’articolo 2 dello Statuto Socialeimpone alla BCC di assumere un ruoloparticolarmente attivo per “promuoverela coesione sociale e la crescita respon-sabile e sostenibile del territorio nel qua-le opera”. Esso, inoltre, afferma che laBCC “si distingue per il proprio orienta-mento sociale e per la scelta di costruireil bene comune”.

In un momento critico come quelloattuale, la BCC non può sottrarsi al ruo-

lo di ispiratrice e di parte attiva di unprocesso teso alla crescita e allo svilup-po delle relazioni tra le imprese e i gio-vani. La BCC si offre come elemento diraccordo tra di essi, per mantenere attivoquel processo circolare che costituisce ilvolano indispensabile per guardare al fu-turo del nostro territorio e della nostraComunità con fondato ottimismo.

Il Progetto “QUI LAVORO”:le finalità

Il Progetto “QUI LAVORO” della BCCè un intervento organico e territoriale

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO50

‘‘,,Calcio - Covo - Romano di Lombardia - Chiari

PROGETTO BCC "QUI LAVORO"Per promuovere il lavoro giovanile nell’era della precarietà e della flessibilità

Le Imprese, i Giovani ele Comunità

Anche in un periodo di forte spintaverso la globalizzazione, il binomioimprese-giovani continua ad avere unaforte valenza all’interno del processodi sviluppo e la crescita sostenibile delterritorio. Certamente questo è ciò chesi riscontra nel caso delle nostre Co-munità, dove le imprese mantengonoun forte radicamento, uno spiccatosenso di appartenenza e un’apprezza-bile sensibilità sociale.

Parallelamente, i nostri giovani, purnel generale processo di omologazioneche si sta inevitabilmente imponendo,conservano quei valori, attitudini e ca-pacità che sono sempre stati il motoreprimo dello sviluppo del nostro territo-rio e, in molti casi, delle imprese stesse.

Tuttavia il momento difficile del-l’economia locale sta intaccando que-sto processo osmotico: le difficoltà e lenuove necessità delle imprese si riflet-tono direttamente sui giovani che, altermine del loro percorso di studi,

spesso faticano a trovare sbocchi nelmercato lavorativo.

Le imprese, seguendo la logica deljust in time, sono oggi sempre più at-tente al tessuto economico, giuridico,politico e sociale di riferimento. Que-sta esigenza di elasticità e reattività,assecondata anche dalle riforme in at-to nel mercato del lavoro, impatta di-rettamente sull’organizzazione e ha

conseguenze dirette sul modo di lavo-rare e sul modo di impostare i rapportifra impresa e dipendenti e le politichedi sviluppo delle risorse umane.

Dall’altra parte, non più garantitida un impiego sicuro, per contrastare irischi di un mercato flessibile i lavora-tori e gli aspiranti lavoratori hanno unasola ancora di salvataggio: farsi caricodella propria impiegabilità, mantenen-do la propria preparazione in linea conle esigenze del mondo del lavoro e conle proprie aspettative. Con una frasesintetica e più volte ascoltata, si trattadi diventare “imprenditori di se stessi”.

Per poter gestire la propria vitaprofessionale i lavoratori e gli aspiran-ti lavoratori devono:• identificare un’attività che corrispon-

da loro, perché verosimilmente sa-pranno svolgerla meglio;

• verificare che questa attività sia ri-chiesta sul mercato del lavoro a cui sirivolgono;

• monitorare periodicamente la loro pre-parazione per identificare eventualirinforzi formativi, che meglio permet-tono di sviluppare la propria prepara-zione nella direzione auspicata;

• definire un eventuale loro progettoimprenditoriale, avendo però tutte leinformazioni necessarie per il suosviluppo.

1. Le Imprese, i Giovanie le Comunità

2. Il Progetto “QUI LAVORO”:le finalità

3. La prima colonnadel Progetto: i tirocini

4. La seconda colonna delProgetto: le attività formativee di orientamento

5. La terza colonna delProgetto: “Buona Impresa!”,prodotti e servizi perl’imprenditoria giovanile

6. Il Progetto “QUI LAVORO”:le modalità attuative

1.

GIOVANI IMPRESE

BCC CALCIO e COVOArt. 2 Statuto Sociale

QUILAVORO

TIROC

INI

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FORM

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NEOR

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O

BUON

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e

che si fonda su tre azioni, su tre colon-ne portanti (v. immagine del tempio):• promuovere la creazione di nuove

possibilità di lavoro, mediante lostrumento del tirocinio, prevedendola concessione di vantaggi di caratte-re economico alle imprese che vor-ranno mettersi in gioco per favorirel’occupazione giovanile;

• organizzare momenti formativi rivoltiai giovani, con due obiettivi specifici:da un lato, promuovere l’integrazionedei saperi tecnici appresi negli studicon le competenze trasversali, rela-zionali, gestionali, creative, emotive

2.

3.

Presentazione alla comunità di Calcio del Progetto BCC "QUI LAVORO" (Sala della Comunità, 13 maggio 2015): indirizzo di saluto del presidente Battista De Paoli e inter-vento introduttivo dell'amministratore Dario Consolandi sul tema "Le iniziative della BCC per i giovani".

Globalizzare la solidarietà - questo si deve globalizzare, la solidarietà! - oggi si-gnifica pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessantidei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso in-tegrale della persona che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto delreddito! [...] Il pensiero corre innanzitutto ai giovani, perché sappiamo che la di-soccupazione giovanile, drammaticamente elevata - pensiamo, in alcuni Paesid’Europa, il 40,50 per cento - distrugge in loro la speranza. Ma pensiamo anchealle tante donne che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro.Non trascuriamo gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro.

Papa Francesco

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 53OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO52

vorativo è la D.G.R. Regione Lombar-dia n. 825 del 25 ottobre 2013. NelProgetto “QUI LAVORO” della BCCsono previste le seguenti tipologie ditirocini retribuiti:• tirocini di “inserimento/reinserimen-

to al lavoro”, finalizzati a percorsi diinserimento/reinserimento nel mon-do del lavoro. Sono rivolti a inoccu-pati in cerca di occupazione, a disoc-cupati, a lavoratori sospesi, in mobili-tà e a occupati con contratto di lavoroo collaborazione a tempo ridotto;

• tirocini “formativi e di orientamen-to”, finalizzati ad agevolare le scelteprofessionali e l’occupabilità dei gio-vani nel percorso di transizione trascuola e lavoro mediante una forma-zione a diretto contatto col mondodel lavoro. I destinatari sono soggettiche hanno conseguito un titolo distudio entro e non oltre 12 mesi,inoccupati in cerca di occupazione,disoccupati e occupati con contrattodi lavoro o collaborazione a temporidotto.

I tirocini sono rivolti a tutti i giova-ni, di età compresa tra i 16 e i 29 anni,prioritariamente residenti a Calcio e inaltri 3 comuni, soci e/o clienti della

BCC o figli di soci e/o clienti dellaBCC al momento dell’effettiva attiva-zione dei tirocini. Ai giovani è richie-sta l’adesione al “Programma Garan-zia Giovani”, sottoscritto dai Paesimembri della Unione Europea.

Il tirocinio deve essere svolto inimprese socie e/o clienti della BCCinsediate in alcuni comuni dei territo-ri in cui opera la BCC, come verràmeglio precisato in un successivo pa-ragrafo.

La seconda colonna delProgetto: le attività formativee di orientamento

Le attività di formazione e orienta-mento sono rivolte ai giovani, agli im-prenditori e a tutta la Comunità di rife-rimento e hanno la finalità di sviluppa-

re e accrescere le conoscenze e le com-petenze su temi riguardanti la realtà ele prospettive del mondo dell’impresae del lavoro.

Questa offerta si declina nelle se-guenti attività:• l’iniziativa “JobTrainer Campus”,

un Master intensivo di 3 giorni e 8prove per giovani che intendono ab-binare le nozioni tecniche e teori-che con le attitudini e le competen-ze trasversali richieste nel mondodel lavoro: sicurezza di sé e chia-rezza dei propri obiettivi, abilità dileadership e di lavoro in gruppo, ca-pacità comunicative, creatività e ca-pacità di affrontare e cercare la so-luzione di problemi. Altro focus delMaster è quello di far sviluppare nelgiovane il disegno di un piano diazione individuale che faccia leva

32 TIROCINIdurata 6 mesi

8 giovani 8 giovani 8 giovani8 giovani

CALCIO ROMANO DI L. CHIARICOVO

Iniziativaattivata

Iniziativada attivare

Iniziativada attivare

Iniziativada attivare

GIOVANI16 - 29 ANNI COMPIUTI

SOCI E / O CLIENTIFIGLI DI SOCI E / O CLIENTI

IMPRESESOCIE E / O CLIENTI

che sono richieste in ogni lavoro,professione o attività imprenditoria-le; dall’altro, favorire nei giovani lachiarezza dei propri obiettivi e il di-segno di un piano di azione indivi-duale che faccia leva sulle proprieattitudini, talenti, sogni e passioni;

• offrire prodotti e servizi di creditoespressamente pensati a supportodell’imprenditoria giovanile.

Il filo conduttore delle tre azioniè dunque il “giovane”, al quale si of-fre un fattivo supporto in ciascunadelle tre fasi che possono costituire ilpercorso virtuoso di crescita ed evo-luzione del suo rapporto col mondodel lavoro: l’inserimento, la forma-zione e l’imprenditorialità.

La prima colonna del Progetto:i tirocini

Il tirocinio formativo è un periodo dipratica lavorativa di durata limitata,caratterizzata da una componente diapprendimento e formazione, finaliz-zata a migliorare l’occupabilità e a fa-cilitare la transizione verso un’occupa-zione stabile. Il riferimento legislativoche regola questo tipo di rapporto la-

PROGETTO "QUI LAVORO"La prima colonna

3.

4.

volati, questo progetto offre, anche e so-prattutto, facilitazioni in termini di ser-vizi di tutoraggio e di consulenza e co-stituisce dunque un concreto strumentoper favorire l’occupazione e l’auto-oc-cupazione.

In particolare, esso prevede ancheun affiancamento per le nuove impreseche consente di seguirne l’evoluzione

La terza colonna del Progetto:“Buona Impresa”, prodottie servizi per l’imprenditoriagiovanile

“Buona Impresa!” è un progetto inte-grato del Credito Cooperativo italianoper promuovere l’imprenditorialità gio-vanile. Oltre a fornire agli aspiranti im-prenditori plafond di finanziamenti age-

Presentazione alla comunità di Calcio del Progetto BCC "QUI LAVORO" (Sala della Comunità, 13 maggio2015): intervento del consulente Lorenzo Modena sul tema "Un mondo in rapido cambiamento: realtà e pro-spettive per gli imprenditori, i giovani e le comunità locali".

Presentazione alla comunità di Calcio del Progetto BCC "QUI LAVORO" (Sala della Comunità, 13 maggio 2015): interventi di Fulvio Zanchetti (consulente filiale "Romano Centro") ed Elisabetta Donati (responsabile Cen-tro per l'Impiego di Romano di Lombardia) sul tema "Incentivazione dei tirocini".

20 POSTICORSO DI FORMAZIONE"JOB TRAINER CAMPUS"

16-17-18 ottobre 2015HOTEL LAGO DI GARDA

5 giovani 5 giovani 5 giovani5 giovani

CALCIO ROMANO DI L. CHIARICOVO

Iniziativaattivata

Iniziativaattivata

Iniziativaattivata

Iniziativaattivata

GIOVANI19 - 30 ANNI

SOCI E / O CLIENTIFIGLI DI SOCI E / O CLIENTI

PROGETTO "QUI LAVORO"La seconda colonna

sulle proprie attitudini, talenti, sognie passioni. Questa iniziativa è riser-vata a chi sta ancora studiando, a chiè alla ricerca di lavoro oppure a chigià lavora e intende investire sul suopercorso professionale, a chi haun’impresa o intende avviarla. Essaintende coinvolgere giovani di etàcompresa tra i 19 e i 30 anni, resi-denti nel territorio di competenzadella Banca di Credito Cooperativo,ed è curata da una società specializ-zata nel campo della formazione gio-vanile, con docenti di grande e rico-nosciuta esperienza. Al termine delpercorso formativo verrà rilasciatoun diploma di partecipazione;

• i “Workshop Tematici Serali”, incontria tema, aperti a tutti i giovani, impren-ditori e Comunità di riferimento, chehanno l’obiettivo di sviluppare cono-scenza reciproca, attraverso il con-fronto e il dibattito su temi di grandeinteresse e attualità riguardanti il mon-do dell’impresa e del lavoro. Anche inquesto caso la conduzione dei wor-kshop è affidata a professionisti e gliincontri saranno disseminati nei co-muni dei territori di riferimento dellaBanca di Credito Cooperativo;

• l’incontro “Obiettivo Lavoro”, un se-minario di una giornata, tenuto da unprofessionista, il cui obiettivo è quel-lo di fornire ai giovani tutte le infor-mazioni necessarie per poter affron-tare al meglio la focalizzazione delproprio progetto professionale, lastesura del currriculum e della letteradi presentazione e la preparazioneper affrontare adeguatamente il col-loquio di lavoro.

5.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 55

infine le modalità necessarie per attiva-re il tirocinio.

Questa procedura è stata adeguata-mente illustrata alla Comunità di Cal-cio, selezionata come pilota, in occasio-ne di un incontro pubblico tenutosi il 13maggio scorso. Nello stesso comune, apartire dal giorno successivo, è stata at-tivata la procedura per l’attivazione di 8tirocini.

Analoghi incontri con le Comunitàdi Covo, Romano di Lombardia e Chia-ri sono previsti nel prossimo mese disettembre, a cui faranno seguito le atti-

vazioni delle procedure per i restanti 24tirocini formativi.

A partire dal 14 maggio scorso, èinoltre attiva, su tutti e quattro i comuni,la procedura per la richiesta di parteci-pazione al “JobTrainer Campus”, che siterrà dal 16 al 18 ottobre 2015 presso unrinomato hotel sul Lago di Garda. I po-sti disponibili sono 20, 5 per i giovani diciascun comune. Il costo richiesto alsingolo partecipante è di 80 euro, men-tre la BCC concorrerà con 620 euro, perun importo complessivo a suo carico di12.400 euro.

Infine, è già attivo presso tutti glisportelli della BCC lo strumento “BuonaImpresa!”, che prevede anche un finan-ziamento a livello individuale per i gio-vani imprenditori fino a 100.000 euro.Gruppo di LavoroProgetto BCC "QUI LAVORO"Gloria Barbera - AmministratoreDario Consolandi - AmministratoreGiuliano Mascaretti - AmministratoreRoberto Ottoboni - AmministratoreCarlo Aglioni - Responsabile Ufficio Soci e StudiRoberto Salini - Responsabile Ufficio Pianifica-zione e Controllo di GestioneFulvio Zanchetti - Consulente Filiale di "Roma-no Centro"

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO54

nei primi delicati mesi di attività, al fi-ne di mitigare il potenziale rischio dicredito. Questa opportunità è rivolta atutti i giovani di età compresa tra i 18e i 35 anni.

Il Progetto “QUI LAVORO”:le modalità attuative

Come già osservato, il Progetto “QUILAVORO” della BCC nasce comeprogetto organico, territoriale e plu-riennale, e prevede una prima fase at-tuativa che si focalizza sui comuni diCalcio, Covo, Romano di Lombardia eChiari.

In particolare, è stata prevista l’at-tivazione di 8 tirocini formativi delladurata di 6 mesi per i giovani e le im-prese di ciascuno di questi quattro co-muni, per un complessivo numero di32 tirocini. A ogni tirocinante, l’im-presa riconosce la somma di 400 euromensili, per un totale complessivo di

2.400 euro. All’impresa verranno ri-conosciuti successivamente due in-centivi: l’incentivo regionale, pari a1.200 euro, e l’incentivo della BCC,di pari importo. Pertanto, l’impresache accoglie il giovane ha come unicoimpegno economico quello di provve-dere all’assicurazione obbligatoriaINAIL. L’iniziativa volta a incentiva-re l’attivazione di 32 tirocini avrà uncosto complessivo per la BCC pari a38.400 euro.

Con l’ausilio del Centro per l’Im-piego di Romano di Lombardia, è sta-ta approntata una procedura operativache, nell’ambito del Progetto “QUILAVORO”, disciplina tutti gli aspettiformali. In particolare, sono state defi-nite le modalità con cui le impresepossono segnalare le potenziali posi-zioni lavorative/formative che intendo-no abbinare ai tirocini, le modalità concui i giovani segnalano il loro interes-se e la loro disponibilità alle imprese e

Presentazione alla comunità di Calcio del Progetto BCC "QUI LAVORO" (Sala della Comunità, 13 maggio 2015): intervento del consulente Marco Parolini sul tema "Organizzazione di attività formative e di orientamento"e intervento di Nadia Comincioli (responsabile Area Rete Distributiva) sul tema "Promozione dell'imprenditoria giovanile: Buona Impresa!".

PROGETTO "QUI LAVORO"La terza colonna

"BUONA IMPRESA"PRODOTTI E SERVIZI

PER GIOVANI IMPRENDITORIFINANZIAMENTI

(MAX 100.000 EURO)

GARANZIE

AFFIANCAMENTO

TUTTE LE FILIALI BCC

GIOVANI 18 - 35 ANNI

INIZIATIVA ATTIVATA

6.

PROGETTO “QUI LAVORO”Riferimenti per ulteriori approfondimenti

Per approfondimenti, regolamenti e documentazio-ne relativi al Progetto “QUI LAVORO” si può acce-dere a www.bcccalciocovo.it, sito web della BCC:cliccando sul banner “QUI LAVORO”, si accede atutta lʼinformazione di dettaglio e alla modulisticapredisposta per il Progetto “QUI LAVORO”.Per approfondimenti di carattere generale sui tiro-cini si possono invece consultare i siti:- www.provinciabergamo.it, sito web della Provin-

cia di Bergamo, che fornisce informazioni sullapolitica provinciale a supporto dei tirocini. Si ac-cede alla pagina specifica inserendo nel motoredi ricerca del sito la parola chiave “Tirocini Extra-curriculari”;

- www.regionelombardia.it, sito web della RegioneLombardia, ricco di informazioni sui tirocini a cuisi può accedere inserendo nel motore di ricercadel sito la parola chiave “tirocini”;

- www.garanziagiovani.gov.it/Documentazione/Pa-gine/default.aspx, sito web ministeriale che for-nisce informazioni sul programma “GaranziaGiovani”.

Per approfondimenti, regolamenti e documentazio-ne relativi al Master “JobTrainer Campus”

- www.bcccalciocovo.it, sito web della BCC, clic-cando sul banner “QUI LAVORO - I momenti formativi” e relativi link;

- www.job-trainer.it, sito web della società che cura lʼorganizzazione e la realizzazione dellʼevento.

Per approfondimenti, regolamenti e documentazione relativi al progetto “Buona Impresa!”:

- www.bcccalciocovo.it, sito web della BCC, cliccando sul banner “QUI LAVORO - Lʼimprenditoria giovanile”- www.buonaimpresa.it, sito web del Credito Cooperativo, dove viene presentato in dettaglio il progetto, riportando numerosi da-

ti statistici e casi di successo.

Presentazione alla comunità di Calcio del Progetto BCC "QUI LAVORO" (Sala della Comunità, 13 maggio 2015): il momento del dibattito finale moderato da RobertoOttoboni (amministratore della BCC), nel corso del quale ha preso la parola anche Elena Comendulli, sindaco di Calcio.

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BCC: PRODOTTI & SERVIZI 57IL SISTEMA D'OFFERTA DELLA 56

‘‘,,Prodotti & Servizi

BCC SCONTI RISERVATIDal 2014 è operativa “Sconti Riservati”, piattaforma di shopping online firmata CartaBCC

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RELAX BANKING IN PRIMO PIANONello scorso mese di aprile, nel corso di un proficuo incontro sono state illustrate

le molteplici funzioni del nuovo Relax Banking della BCC

“Sconti Riservati” è la piattaforma dishopping online firmata CartaBCC,che mette a disposizione dei clienti of-ferte esclusive con sconti fino al 70%.

È il portale e-commerce che, oltre aospitare vendite a tempo delle più co-nosciute e prestigiose marche presentisul mercato, offre ai clienti delle BCCe ai titolari di CartaBCC l’opportunitàdi fare incontrare domanda e offerta acondizioni di eccezionale vantaggioper entrambi.

“Sconti Riservati” nasce nel 2014 epropone subito una sostanziale diffe-renza rispetto ai principali competitorche si presentano sul mercato con piat-taforme di e-commerce, ricche di offer-te promozionali dedicate unicamente aititolari delle carte di pagamento. Loshopping on-line firmato CartaBCC alcontrario nasce con l’obiettivo di rea-lizzare quel nodo relazionale tra la do-manda espressa dai titolari consumato-ri e l’offerta delle aziende clienti. LaBCC è l’unico attore oggi nel panora-ma domestico in grado di offrire allapropria clientela l’opportunità di fareincontrare la domanda e l’offerta deipropri soci e clienti.

I prodotti delle aziende clienti sonocollocati in una vetrina di respiro na-zionale frequentata potenzialmente da3 milioni di titolari. In questo scambioin pratica vincono tutti: i titolari, checonseguono un beneficio, acquistandoprodotti di marchi prestigiosi a prezziparticolarmente vantaggiosi, e le azien-de clienti della BCC, che accedono auna grande piattaforma di e-commercea costo zero.

Fra gli aspetti di maggiore ritornosegnaliamo che per le aziende l’adesio-

ne alla piattaforma di e-commerce ècompletamente gratuita. Fra i serviziforniti gratuitamente segnaliamo la lo-gistica, che per le piccole imprese arti-giane generalmente rappresenta l’osta-colo più sensibile all’ingresso nel mon-do dell’e-commerce. Anche piccolissi-me aziende non dotate direttamente disistemi di logistica a supporto dellevendite online possono rendersi opera-tive utilizzando i servizi di trasporto econsegna a domicilio messi a disposi-zione dalla piattaforma a costo zero.

“Sconti Riservati” effettua un’at-tenta selezione dell’offerta, ma nonospita solo i brand di grande notorietà.Accanto ai marchi maggiormente co-nosciuti, la piattaforma si pone l’obiet-tivo di regalare una visibilità nazionalealle eccellenze e le peculiarità radicatesul territorio. La selezione delle azien-de, effettuata dalle stesse BCC in ac-

cordo con CartaBCC, prescinde cosìdalla dimensione aziendale e privilegiasempre la qualità particolarmente ele-vata delle aziende di nicchia che carat-terizzano frequentemente la clientelacorporate delle Banche di CreditoCooperativo.

Con l’obiettivo di valorizzare ilportale e-commerce per i clienti,“Sconti Riservati” ha aperto la pro-pria vetrina anche ai titolari di cartedi credito non clienti BCC. Ciò al fi-ne di allargare il potenziale mercatoper la propria clientela aziendale chevede in tal modo ampliarsi notevol-mente la platea dei possibili acquiren-ti sulla piattaforma.

I titolari di CartaBCC manterran-no comunque un vantaggio aggiuntivorispetto ai titolari di altre carte. Ver-ranno infatti loro riservate prestigioseofferte, esclusivamente dedicate inprevendita e un loyalty program cheprevede, al momento, un buono scon-to utilizzabile dal secondo acquisto,variabile in base alla spesa effettuata.

Vi aspettiamo su www.ScontiRi-servati.it.

Luca Dolci - Ufficio Marketing

Importo dell'acquisto Buono sconto

100 euro 5 euro

200 euro 10 euro

400 euro 20 euro

Martedì 21 aprile si è tenuto presso laSala Multimediale di Romano Centroun incontro riservato ai Soci e aiClienti della BCC per la presentazio-ne del nuovo RELAX BANKING,l’home banking di ultima generazionedel Credito Cooperativo.

Davanti al numeroso pubblico in-tervenuto, il dottor Giuseppe Zanni diBCC Sistemi Informatici ha illustrato,con un taglio piacevolmente informalee al contempo chiaro e puntuale, tutte lepotenzialità di questo strumento.

Cosa sia un home banking siamoormai in molti a saperlo; accedere vir-tualmente nei suoi meandri tecnologi-ci con la leggerezza di un racconto,vederselo illustrare, immagine dopoimmagine, come in una galleria foto-grafica, ha tuttavia trasformato unasemplice lezione teorica in una vera epropria jorney experience.

E così si è passati dall’esposizionedelle principali funzioni, dal semplicecontrollo di un saldo di conto corren-

te, di un dossier titoli, dei conti di por-tafoglio o di un mutuo ai processi unpo’ più articolati di disposizione di bo-nifici, bollettini postali e Cbill, effetti,ricariche cellulari, F24, canone RAI ebollo ACI fino alle disposizioni dioperazioni di Trading on line, il tuttoin piena sicurezza, a qualsiasi ora delgiorno e della notte, senza dover farefile in banca, ma direttamente dal pro-prio smartphone, tablet o PC.

I servizi di Banca Elettronica del-la famiglia Relax Banking, oltre apresentare molti vantaggi tecnici, so-no parsi così anche comodi, semplicie di facile utilizzo.

Inoltre, grazie alla funzionalitàmulti banca, si è appreso che è possi-bile accedere non solo ai conti attivicon la Banca di Credito Cooperativoma anche a quelli aperti con qualsiasialtra banca (Banca Passiva).

E la sicurezza? Su questo puntonon si scherza!

Per garantire il massimo in fatto disicurezza il Credito Cooperativo hacurato ben quattro diversi aspetti diquesto delicato argomento: • la sicurezza nel trasporto (il nostro

sistema di sicurezza è costituito daun protocollo HTTPS);

• la sicurezza nell'accesso (codicecliente, password e OTP);

• la sicurezza nel sistema (tutte lemacchine contenenti i nostri dati so-no protette da un Firewall);

• la sicurezza e velocità (attualmente èa disposizione una "banda larga" perconnettersi ai siti dei servizi RelaxBanking).

Al termine, dopo aver risposto al-le numerose e pertinenti domande diuna platea sempre interessata e parte-cipe, ci siamo trasferiti nelle vicinan-ze della Banca per chiudere la giorna-ta piacevolmente insieme con uno sfi-zioso aperitivo.

Al prossimo incontro!

Luca Dolci - Ufficio Marketing

Incontro per la presentazione del nuovo Relax Banking, l'home banking di ultima generazione del Credito Cooperativo (Filiale di Romano Centro, Sala multimediale).

Relax Banking FamigliaL'offerta comprende un'ampia se-rie di funzionalità pensate perun'utenza domestica. Dalla sem-plice consultazione dei saldi e deimovimenti fino alle operazioni piùavanzate e interattive, Relax Ban-king Famiglia è sempre connessoalle tue necessità.- Online Banking- Trading On Line- Documenti- GSM- Ricarica telefonica- Ricarica Carta Tasca

Relax Banking ImpresaL'offerta include diversi servizioperativi. Inoltre, Relax BankingImpresa consente di ricevere in-formazioni anche sui conti aperticon qualsiasi altra banca.- Online Banking- F-24- Documenti- Allineamento Elettronico

Archivi RID- CheckPOS- Bollettino Freccia- CBI (Corporate Banking

Interbancario)

Offerta presente sul sito www.ScontiRiservati.it, piattaforma di shopping online firmata CartaBCC che mettea disposizione dei clienti offerte esclusive con sconti fino al 70%.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 59

C

paiono sempre più chiare le remini-scenze delle lezioni del suo primomaestro, il grande economista keyne-siano Federico Caffé: la politica mo-netaria espansiva, se non supportatada un’adeguata politica fiscale, nonpuò avere effetti significativi sullacrescita economica. Proprio Caffénelle sue Lezioni di Politica Econo-mica (appena ristampate da BollatiBoringhieri) ci ricorda una verità chetende ad essere dimenticata nei ma-nuali odierni di economia, quindi an-che dai policy maker che su questimanuali si formano: esistono dei ciclivalutari che possono costituire carat-teristiche “endemiche” del mercato escaturire da comportamenti “miopi”di particolari operatori, i quali, ope-rando in condizioni di incertezza eincompleta informazione, possonodar luogo a comportamenti che si au-

to-alimentano. “Simili comporta-menti possono trarre forza dallo stes-so superamento dei livelli dei cambiritenuti significativi. Il movimentoascendente (o discendente) di una va-luta può iniziare per autonome deci-sioni ‘speculative’ degli operatorieconomici o a seguito di scelte di po-litica economica, in particolare diquelle aventi effetti sui differenzialinei tassi di interesse” (p. 378). E ciòè tanto più vero in presenza di eleva-ta mobilità dei capitali e in un assettoistituzionale delle Autorità di politicamonetaria che può essere percepitocome instabile dagli operatori finan-ziari. Mario Draghi sta lavorando datempo per giustificare una politicamonetaria espansiva duratura che,dati i vincoli fiscali che caratterizza-no l’Euro-area, e dati i vincoli al set-tore del credito che caratterizzano le

regole fissate a Basilea, fa molta fati-ca a trasmettersi sull’economia reale.Non è detto che questa situazionenon conduca ad una perdita di credi-bilità da parte degli Stati dell’Euro-zona nei confronti della BCE, dandocosì luogo a movimenti valutari cheostacolano la tendenza al deprezza-mento dell’euro. Non si può nemme-no escludere che la Federal Reserveponga fine al suo atteggiamento ac-comodante nei confronti dell’euro.Su questo possono pesare le relazio-ni diplomatiche che i Paesi europeiterranno nei confronti della Russia.

2. Gli effetti della ripresa dell’export chesi sono registrati nei Paesi membridell’Unione Monetaria Europea sonodecisamente asimmetrici e non sem-brano correggere gli squilibri econo-mici interni all’Europa, i quali hannouna lunga storia e sono, ricorrendo al

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO58

‘‘,,1° semestre 2015

PUNTO MACROL’andamento dell’economia italiana nel contesto dell’area dell’Euro

rate condizioni sufficienti per la ripre-sa economica italiana.

Queste iniezioni di ottimismo for-zoso rischiano di alimentare scuse pergiustificare l’inazione politica. I pro-blemi strutturali del sistema economi-co italiano non sembrano infatti risolti.Anche dinanzi all’analisi del tessutoimprenditoriale, molti osservatorisembrano impegnati a sostenere un cli-ma di fiducia che appare poco motiva-to. Si legge che il 2014 si è chiuso conuna quota di società dal fatturato increscita che ha superato nettamentequelle dai ricavi in calo e che ciò nonaccadeva dal 2008 (“Quattordicesimaindagine Mediobanca-UnionCameresulle medie imprese”), e si utilizzanoqueste informazioni per allontanaredal dibattito politico le necessarie con-siderazioni che occorrerebbe fare percogliere in modo veritiero lo stato disalute del tessuto produttivo italiano.

Si sostiene addirittura che si è inpresenza di una ripresa occupazionale.L’Osservatorio sul precariato dell’Inpsha infatti reso pubblici i dati relativi al-l’incremento delle assunzioni a tempo

indeterminato riferito al primo trime-stre 2015: tra gennaio e marzo 2015 sisono registrati 91.277 contratti a tem-po indeterminato in più rispetto al pri-mo trimestre del 2014.

Eppure qualcosa sembra non anda-re in questi ragionamenti.1. Innanzitutto non si può scommette-

re sulla natura durevole del deprez-zamento dell’euro rispetto al dolla-ro e rispetto allo yuan all’interno diun sistema monetario internaziona-le caratterizzato da una grande vola-tilità. La volatilità dei cambi può es-sere acuita dalle tensioni geopoliti-che che continuano a caratterizzaredirettamente gli Stati Uniti e la Rus-sia e indirettamente l’Euro-area, ol-treché dall’innegabile precarietàistituzionale che fa capolino nel-l’Euro-area ogniqualvolta la Greciasi trova a dover patteggiare i propritermini di pagamento nei confrontidei creditori. L’inventiva di un ban-chiere centrale come Mario Draghipotrebbe prima o poi incontrare deilimiti, tanto più che nelle dichiara-zioni del presidente della BCE ap-

L’AUTORE

Stefano Lucarelli

PIL e principali componenti della domanda (1)(dati trimestrali; indici: 2007=100)

Fonte: elaborazioni Banca d’Italia su dati Istat.(1) Quantità a prezzi concatenati; dati destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 65

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105

PIL esportazioni consumi delle famiglie investimenti fissi lordi

(Marsciano, 1975) è AssistantProfessor in International Mone-tary Economics, Master in Eco-nomics and Global Markets, Uni-versità di Bergamo. Laureatosiin discipline economiche e so-ciali presso l'Università Bocconiha poi conseguito il Dottorato ineconomia politica presso l'Uni-versità Politecnica delle Marche. Le sue principali pubblicazionisono apparse su "Journal of Evo-lutionary Economics", "Metroe-conomica", "International Jour-nal of Political Economy", "Re-view of Social Economy" e in vo-lumi collettanei editi da Routled-ge, Edward Elgar, Peter Lang,Semiotext(e). Ha tradotto dalfrancese con Hervé Baron, cura-to e introdotto con Andrea Fuma-galli, l'edizione italiana di "Dal-l'euforia al panico. Pensare la cri-si finanziaria", di André Orléan,ombre corte, 2010. Con MarcoPassarella ha curato "New Rese-arch Perspectives in the Moneta-ry Theory of Production", BUP-Sestante, 2012.

Prodotto interno lordo

Investimenti fissi lordi

Spesa per consumi delle

famiglie residenti e ISP (1)

Spesa per consumi delle

Amministrazioni pubbliche

Domanda nazionale (2)

Esportazioni di beni e servizi

Importazioni di beni e servizi

2011 0,6 -1,9 0,0 -1,8 -0,6 5,2 0,5

2012 -2,8 -9,3 -3,9 -1,2 -5,6 2,3 -8,1

2013 -1,7 -5,8 -2,8 -0,3 -2,5 0,5 -2,3

2014 -0,4 -3,3 0,3 -0,9 -0,7 2,7 1,8

2014 II -0,1 -0,6 0,1 -0,5 -0,2 1,3 1,2

III -0,1 -0,7 0,2 0,2 0,0 0,4 0,8

IV 0,0 0,2 0,1 0,4 -0,4 1,8 0,5

2015 I 0,3 1,5 -0,1 0,0 0,7 0,0 1,4

(2) Include la variazione delle scorte e oggetti di valore.

PIL, domanda nazionale, commercio con l'estero(quantità a prezzi concatenati; variazioni percentuali sul periodo precedente;

dati trimestrali destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi)

Fonte: Istat.(1) Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

La Banca Centrale Europea (nella foto, la nuova sede di Francoforte sul Meno) sta lavorando da tempo per giustificare una politica monetaria espansiva duratura che,per diversi motivi, fa molta fatica a trasmettersi sull'economia reale.

Qual è lo stato del sistema economicoitaliano?

A questa domanda si può risponde-re fiduciosi, allineandosi ad una buonaparte dei giornalisti economici, cer-cando di convincersi (e di convincere ilettori) che la recessione sia finita.

In effetti negli ultimi due trimestridel 2015 il prodotto interno lordo ècresciuto dello 0,3%. Anche gli inve-stimenti fissi lordi appaiono in crescita(1,5%) così come la domanda naziona-le (0,7%). Eppure questi dati andreb-bero comparati con quanto è avvenutonegli altri Paesi europei, dove i tassi dicrescita del PIL sono superiori. Inoltresi dovrebbe tener conto che si tratta divalori inferiori alle aspettative di cre-scita espresse dalla Banca d’Italia ingennaio, quando le stime vennero rivi-ste al rialzo in seguito alle nuove mi-sure di quantitative easing annunciatedalla BCE.

Nel primo semestre del 2015, il de-prezzamento dell’euro e del prezzo delpetrolio, oltre alle politiche monetarieespansive messe in atto dalla BancaCentrale Europea, sono state conside-

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 61

imprese italiane e tedesche, a paritàdi settore produttivo, nasconde unfenomeno di elusione e lavoro som-merso. In ambo i casi la politica dovrebbe

pretendere degli spazi per intervenire,anche rimettendo in discussione i vinco-li europei.

Questa tendenza preoccupante allade-specializzazione produttiva e alla di-pendenza tecnologica nei confronti deiPaesi europei del centro, insieme allaspasmodica ricerca all’ottimismo si re-gistrano in un contesto politico del tut-to particolare. Nessuno vuole ricono-scere che la ripresa economica europeaè molto debole: la disoccupazione con-ta oltre 26 milioni di persone, il debitopubblico è ovunque molto elevato, i bi-lanci delle banche sono fragili e molti

Paesi membri si trovano sull’orlo delladeflazione. Il vero problema europeo,con ogni probabilità, come sostienel’Economist è istituzionale e ha l’anticosuono di una parola di origini greche:democrazia. Come recentemente hascritto Christian Marazzi esiste una evi-dente “inconciliabilità tra finanziariz-zazione dei mercati e spazi di sovranitàdemocratica” in Europa.

Il rilancio economico del VecchioContinente non può che passare attra-verso la possibilità da parte dei parla-menti nazionali di tornare a deciderecirca l’ammontare del bilancio pubbliconecessario alla stabilizzazione del siste-ma economico, e, soprattutto, dellacomposizione del proprio bilancio, perpoter tornare a costruire politiche indu-striali e del lavoro reali.

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO60

in peggio. Un indicatore di qualità èla produzione di beni capitali. Sonoquesti i settori caratterizzati daun’elevata ricerca tecnologica. Daquesti settori dipende allora la possi-bilità di guidare le direttrici tecnolo-giche future. Tra il 1990 e il 2013 laGermania aumenta la produzione dibeni capitali del 39,6%, mentrel’area euro cresce del 23,6%. L’Ita-lia nello stesso periodo perde quasiil 20% della produzione di beni ca-pitali. Un quarto della base produtti-va del Paese è persa per sempre, econ essa la possibilità di svilupparein Italia la ricerca applicata che puòcreare maggiore valore aggiunto.

3. Le 470.785 assunzioni a tempo inde-terminato che si sono registrate inItalia fra gennaio e marzo si spiega-no soprattutto se si considera l'eso-nero contributivo previsto dalla leg-ge di Stabilità. Sono complessiva-

mente 206.786 le assunzioni a tempoindeterminato nei primi tre mesi del-l'anno ad usufruire dell'incentivoprevisto dalla legge di Stabilità a cuisi sommano, sempre per il primo tri-mestre 2015, le 61.184 trasformazio-ni da contratti a termine in contratti atempo indeterminato (caratterizzaticome è noto dall’impossibilità dipretendere un reintegro in caso di li-cenziamento senza giusta causa).Complessivamente dunque, si leggenelle tabelle Inps, nel primo trime-stre 2015 sono 267.970 i rapporti dilavoro che usufruiscono dell'esonerocontributivo per un totale di risorseimpegnate pari a 155 milioni di euro.I contratti a termine si riducono: neltrimestre sono stati pari a 811.097, il3,8% in meno, circa 32.000, rispettoal trimestre 2014. Sono in calo anchele assunzioni in apprendistato che tragennaio e marzo sono ammontate a

C

(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi e punti percentuali)Inflazione al consumo in Italia e contributi delle sue componenti (1)

Fonte: elaborazioni Banca d’Italia su dati Eurostat.(1) Indice armonizzato dei prezzi al consumo. La componente di fondo comprende i beni non alimentari e non energetici e i servizi; la componente volatile include i prodotti alimentari e i beni energetici

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 '15-1

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1

2

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4

5

-1

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3

4

5

componente di fondo componenti volatili totale

La crisi ha modificato in profondità la struttura produttiva dell'Italia rispetto a quella di altri Paesi europei, e lo ha fatto in peggio. Un indicatore di qualità è la produzionedi beni capitali: tra il 1990 e il 2013 l'Italia ha perso quasi il 20% della produzione di beni capitali.

Il rilancio economico del Vecchio Continente non può che passare attraverso la possibilità da parte dei parlamenti nazionali di tornare a decidere circa lʼammontaredel bilancio pubblico necessario alla stabilizzazione del sistema economico, e, soprattutto, della composizione del proprio bilancio, per poter tornare a costruire poli-tiche industriali e del lavoro reali.

‘‘

‘‘La politica economica è quel-la parte della scienza economicache usa le conoscenze dell'analisiteorica come guida per l'azione pra-tica. [...] Poiché il mercato è unacreazione umana, l'intervento pub-blico ne è una componente neces-saria e non un elemento di per sédistorsivo e vessatorio. [...] È moltofrequente nelle discussioni correntirilevare un'insistenza metodica suivantaggi operativi del sistema mer-cato, e magari su tutto ciò che neintralci lo "spontaneo" meccanismo,senza alcuna contestuale avverten-za sui connaturali difetti del mecca-nismo stesso.

Federico Caffè,Lezioni di politica economica

Occupati e tasso disoccupazione(dati mensili destagionalizzati; milioni di persone e valori percentuali)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 20156

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9

10

11

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22,2

22,4

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22,8

23,0

23,2

23,4

23,6

occupati (scala di sinistra) tasso di disoccupazione (scala di destra)

ARTICOLO AGGIORNATO

gergo degli economisti, path depen-dent. In particolare, guardando aidati OCSE sulla produzione indu-striale, di beni di investimento e in-termedi, dal 1990 al 2013, si regi-strano dei divari crescenti: la produ-zione industriale dell’Italia cala di10 punti percentuali, mentre quellatedesca aumenta del 27,3% e quellaeuropea del 16%. Le cose non van-no meglio nel 2008-2013. C’è unacontrazione generalizzata della pro-duzione industriale, ma agli ultimiposti troviamo l’Italia (-23%), laGrecia (-26,4%) e la Spagna (-26,7%). La Germania è rimasta fer-ma al palo: 0,1%, anche grazie alcontrollo che essa sta esercitandosulle filiere produttive di molti Paesieuropei, tra cui il nostro. La crisi hamodificato in profondità la strutturaproduttiva dell’Italia rispetto a quel-la di altri Paesi europei, e lo ha fatto

50.380, il 15,4% in meno, cioè oltre9.000, se confrontate con quelle re-gistrate nel primo trimestre delloscorso anno. Complessivamentedunque le nuove assunzioni rispettoallo stesso periodo dell'anno, som-mando gli aumenti e le diminuzioniregistrati, ammontano a 49.972, cir-ca il 3,9% in più di quanto raggiuntonello stesso trimestre 2014. È legitti-mo chiedersi: le imprese che benefi-ciano degli esoneri contributivi ren-deranno veramente stabili i nuovirapporti di lavoro? O finito l’incenti-vo torneranno a licenziare?

4. In realtà la disoccupazione in Italiacontinua a rappresentare un ele-mento di forte criticità. Le stime uf-ficiali registrano un tasso di disoc-cupazione che resta al di sopra del12%. Le stime provvisorie dell'Istatdi inizio giugno segnalano addirit-tura che in marzo i disoccupati so-no aumentati su base mensiledell'1,6% (+52mila). Secondo que-sta analisi, dopo i cali registrati adicembre e a gennaio e la lieve cre-scita a febbraio, il tasso di disoccu-pazione è salito ancora di 0,2 puntipercentuali, arrivando al 13%(www.istat.it/it/archivio/158591).Il numero dei disoccupati è pari aquota 3.302.000. Il tasso di disoc-cupazione giovanile (15 -24 anni),cioè la quota di giovani disoccupatisul totale di quelli attivi (occupati edisoccupati), è pari al 43,1% a mar-zo 2015, in crescita di 0,3 puntipercentuali rispetto al mese prece-dente. Si tratta della crescita più al-ta da agosto.Sottolineare che le politiche mone-

tarie espansive, l’apprezzamento deldollaro sull’euro, la caduta del prezzodel petrolio, unitamente alle riformesul mercato del lavoro, hanno dato unimpulso economico per uscire dallacrisi appare dunque un po’ azzardato.

In particolare sostenere - come èspesso accaduto in questi 6 mesi in granparte della stampa economica - che lamanifattura italiana non è inferiore aquella tedesca in termini di valore ag-giunto denota una grossa leggerezzache non aiuta proprio a capire i proble-mi dell’industria italiana: come dobbia-mo interpretare i dati sul valore aggiun-to per occupato di Brescia (60.000 eu-ro), se paragonato a quello di Wol-fsburg (155.000 euro), di Boblingen(106.000) e di Ingolstadt (168.000)?Sono due le interpretazioni plausibili: 1) la specializzazione produttiva del

paese permette una crescita del va-lore aggiunto pari alla metà diquella tedesca;

2) la differenza di valore aggiunto tra

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 63

della realtà), che disegnerà edifici virtuali;l’esperto di stampanti 3D, che utiliz-zano materiali plastici plasmati dal laserper costruire oggetti a piacimento; il«social marketer», esperto di marketinge comunicazione specificamente per so-cial network.

In ambito energetico: l’«energy ma-nager», colui che taglia i consumi di edi-fici pubblici, privati e aziende; il managerdelle stazioni di rifornimento d’idroge-no, che dovrebbe diventare la benzina delfuturo; il riciclatore di uranio, spessousato per scopi poco nobili e potenzialefonte di energia nucleare; il «cloud con-troller», il quale verifica la capacità di ri-flettere le radiazioni solari delle nuvole; ilriciclatore tecnologico, per smaltire o ri-ciclare la tecnologia in disuso.

Un altro studio (FastFuture, futuroveloce), stavolta proposto dal governobritannico, prevede che entro il 2030esisteranno: gli «agricoltori verticali»,che cureranno coltivazioni su edifici apiù piani in città per ridurre lo sfrutta-mento del suolo; il «broker del tempo»,che si occuperà di come pagare le per-sone col tempo invece che con dei soldi;il «personal brander», una specie diconsulente per gestire la propria imma-gine come se fosse un marchio.

Ma non solo professioni di altoprofilo. In forte crescita in termini diopportunità occupazionali ci sono gliautisti, i giardinieri, gli idraulici. Cisono poi evoluzioni più avanzate di la-vori tradizionali, come ad esempio, il«compcierge», cioè il portiere d’alber-go esperto di informatica, o il «broad-band architect», un elettricista che or-ganizza i contenuti interattivi di inter-net sulle tv in casa.

Tutto quanto detto finora non signifi-ca affatto che i mestieri tradizionaliscompariranno. Anzi! È proprio il me-stiere tradizionale a essere una grandis-sima opportunità, in quanto simbolo dieccellenza e di difficile reperibilità. Pro-vate a trovare un parquettista che sap-pia inchiodare anziché incollare. E unavolta che lo avete trovato, fatevi fare unpreventivo e guardate il costo al metro.Per certi mestieri, c’è assoluto bisognodi competenze umane e queste non po-tranno mai essere sostituite. Il problemadi oggi è che sono spariti gli apprendisti.

Una volta capito dove sono le op-portunità, sta alla struttura politica va-rare misure di stimolo per incanalare iflussi (e speriamo che stavolta funzio-ni). Chiaramente l’offerta formativadeve essere in grado di preparare allenuove sfide. Il progetto europeo “NewSkills for New Jobs” (Nuove capacitàper nuovi lavori) ha come obiettivil’anticipazione di quali siano le neces-sità di conoscenza per i lavori futuri e

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO62

‘‘,,Punti di Vista

I LAVORI DEL FUTUROUn mondo in continua evoluzione: dai nuovi saperi ai nuovi lavori

Il mondo è cam-biato rispetto a ciòche era, il mondosta cambiando inquesto precisoistante e continue-rà a cambiare infuturo. Senza biso-gno di scomodareEraclito e il suo fi-

losofare, mi sembra tutto ciò siaun’evidenza chiara a chiunque: il mon-do è un tutto vivo e, quindi, mutevole.

Il mondo si compone di persone ele persone sono al centro di corollariche ne costituiscono l’esistenza: amo-re, salute, famiglia, denaro. Denaroche deriva dal lavoro. Lavoro che, es-sendo una componente reale del mon-do, muta per definizione nelle sue for-me e caratteristiche.

Interrompo il filosofare per tornareal ben più concreto sul tema di cuidobbiamo trattare: i lavori del domani.

Iniziamo ponendo dei punti cardine:• Il posto fisso non esiste più. È un male?

Dipende. Sicuramente è un dato di fat-to a cui bisogna adattarsi, perché nontornerà. Non ce n’è ragione alcuna.

• Il lavoro sotto casa non esiste più.Questo è sicuramente un male. D’al-tro canto, chiusa una porta, si apre unportone. Spostarsi geograficamentepermette l’apertura verso conoscenzee opportunità che altrimenti non sa-rebbero state accessibili. Ed oggi èpure relativamente economico rispet-to a un tempo.

• La competizione è estrema. Per que-sto tante opportunità si celano dovela maggior parte dei candidati non lecercano.

• I salari per i lavoratori non specializ-zati sono bassi. La merce che si pagaè l’eccellenza, l’unicità, il valore ag-giunto. In assenza di questo, il pote-re negoziale è zero. Solo una precisa-zione: specializzazione non escludetrasversalità.

Prima di parlare dei nuovi lavori,

Perché i giovani italiani non trovano lavoro

Nel mondo dei media ciclicamente torna il tema della di-soccupazione giovanile in Italia. Toni allarmistici per unaverità purtroppo inequivocabile: oltre il 40% dei giovani incerca di lavoro non riesce a trovarlo. Un tema rilevanteper tante famiglie, preoccupate per la sorte dei propri fi-gli, che da sempre sollecita discettazioni infinite e talvoltastucchevoli di una platea indistinta di tuttologi da talkshow, nelle quali si discute senza fine di possibili soluzio-ni. Ma quali sono le cause principali di tale fenomeno?La società di consulenza strategica McKinsey & Compa-ny ha pubblicato lʼanno scorso un report sul fenomeno,

Studio Ergo Lavoro, in cui si provano ad analizzare alcune delle possibili cau-se di tale fenomeno che, sebbene acuito dalla crisi, esiste da molti anni: negliultimi venti anni i giovani under 30 hanno avuto una probabilità di rimanere di-soccupati 3,5 volte superiore a quella della popolazione adulta. Per intender-ci, la media europea è di circa 2 volte. Il report individua 3 principali cause: 1)sbilanciamento quantitativo tra domanda e offerta: nonostante la crisi, esisto-no posizioni lavorative in cui mancano candidati, e spesso questo è dovuto al-le scelte del percorso universitario da parte dei ragazzi. Solo il 38% di loro sce-glie unʼuniversità sulla base degli sbocchi lavorativi futuri, e spesso posizioniprofessionali tecniche rimangono vacanti, con un corrispondente sovraffolla-mento in altri ambiti; 2) carenza di competenze: secondo il 58% delle imprese,il sistema scolastico italiano a tutti i livelli non forma adeguatamente i ragazziper il mondo del lavoro, a fronte del 70% delle università che invece ritiene diadempiere adeguatamente alla propria missione. A questo aggiungiamo unacarenza strutturale del nostro sistema nellʼoffrire esperienze lavorative (es.stage, tirocini) durante il percorso formativo; 3) inadeguatezza dei canali di ri-cerca lavoro: troppi nostri ragazzi fanno affidamento alla famiglia e alle rela-zioni personali per trovare lavoro rispetto ai loro coetanei europei, mentre difatto non esiste un canale pubblico efficiente per cercare lavoro. Per porre rimedio a queste cause, che non sono le sole responsabili della si-tuazione, ma che sicuramente spiegano molto, sarebbe necessario sviluppa-re collettivamente un piano dʼazione complessivo, sia a livello nazionale chelocale. Occorrerebbe ad esempio allineare lʼofferta formativa alle esigenze delmondo del lavoro, bilanciandola con lʼesigenza di crescere e formare cittadinicritici e consapevoli, con il coinvolgimento congiunto delle scuole, del mondodellʼimpresa e delle Istituzioni. Sarebbe necessario sviluppare una cultura piùconsapevole degli sbocchi occupazionali di ciascun percorso educativo neglistudenti, nelle famiglie e nelle scuole, per arrivare a scelte più consapevoli. Sidovrebbero stimolare percorsi di apprendimento e alternanza scuola-lavoro,per consentire ai ragazzi di apprendere e fare esperienza, limitando al con-tempo i vergognosi abusi che troppo spesso vengono fatti degli strumenti di ti-rocinio, stage e praticantato. Sarebbe infine utile sviluppare canali di ricerca la-voro più efficienti ed efficaci, in una sana competizione pubblico-privato, met-tendo a disposizione strumenti e infrastrutture avanzate. Un programma articolato e complesso, che richiederebbe un impegno politicoserio e libero da condizionamenti ideologici e di parte. Una sfida che, sebbe-ne difficile, sarebbe opportuno che qualcuno trovasse il coraggio di affrontareper migliorare una situazione giovanile sempre più problematica.

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lo sviluppo dell’incontro domanda-of-ferta nel mondo del lavoro.

Le azioni messe in atto sono a mioavviso teoretiche (ricerche, analisi, ma-trici e classificazioni). Tutto molto bel-lo, ma poco concreto. Speriamo che lostanziamento EU mediante lo EuropeanSocial Fund e il Lifelong Learning Pro-gramme porti dei frutti.

Politicamente parlando, sarebbe au-spicabile un piano strategico di medio-lungo periodo. Parlò molto bene l’im-prenditore Benetton quando, duranteun’intervista su Rai2 rilasciata alla tra-

smissione Virus, espresse un concettomolto semplice: l’Italia deve competerefacendo leva sui propri punti di forza,quindi sul turismo, sul patrimonio arti-stico, sul food, sulla moda. Allora biso-gna formare persone adatte ai nuovi me-stieri per essere competitivi. Ma non inuna maniera teorica, bensì pratica. Oggiquesto non viene fatto in prospettiva onon viene fatto per nulla, e ciò è un gra-ve rischio per la competitività dell’Italiae degli italiani nel lungo periodo.

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chiariamo che esistono lavori che nonvedono momenti di crisi. Un esempio sututti: il lavoro sulle piattaforme petroli-fere. Rischioso molto, interessante ab-bastanza, retribuito assai (un assistentein una squadra di perforazione percepi-sce circa 3.000 euro netti al mese, unmeccanico o un cuoco circa 4.000 euro,un ingegnere circa 8.000 euro). Ricor-diamo che ENI, una delle grandi multi-nazionali nel settore, è italiana e ha sedea San Donato Milanese (quindi tutt’altroche una missione impossibile entrarvi incontatto). È raccomandabile, al momen-to della ricerca, di analizzare quali setto-ri siano i più interessanti da questo pun-to di vista. Da dove iniziare è moltosemplice: basta guardare un qualsiasioggetto attorno a noi e chiedersi come lesue parti vengano prodotte.

Secondo il Bureau of Labor stati-stics del Dipartimento americano delLavoro, i settori più all’avanguardia sa-ranno indubbiamente quelli ad alto con-tenuto tecnologico e della green econo-my. Ma anche la più tradizionale assi-stenza alla persona avrà un forte svilup-po, ciò a causa dell’invecchiamento del-la popolazione. Molti lavori sono desti-nati a scomparire, altri invece nasceran-no. La chiave del futuro è l’adattabilità.

Partiamo dal settore dell’assistenzaalla persona: l’infermiera (prima pro-fessione nella top 50 stilata dalla ricer-ca americana). Quando l’aspettativamedia di vita sfiorerà gli 85 anni nel2040, è chiaro che questa professioneavrà una crescita esponenziale relativaalla domanda; gli «home carers» (i ole badanti, magari un po’ più specia-

lizzati di quanto si usi oggi usualmen-te); gli «experimental therapists», cheproporranno trattamenti alternativi aipazienti; i «memory augmentationsurgeons», i medici che aiuteranno glianziani a conservare la memoria.

Altre opportunità verranno da na-notecnologie e biotecnologie: il «bodypart maker», che produrrà in laborato-rio membra o tessuti per ricostruire ilcorpo umano; il «bioinformationist»,lo scienziato che combinerà la geneticacon lo sviluppo di medicinali e terapiecliniche; il «geomicrobiologist», chestudierà come i microrganismi posso-no dare nuovi farmaci o combatterel’inquinamento.

Hi-Tech: il «digital architect», redell’augmented reality (letteralmente re-altà aumentata, cioè una digitalizzazione

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALIOBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO

Novità sullo scaffale

L'EUROPA DEI TERRITORIEtica economica e sviluppo sociale nella crisi

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precedentemente menzionati. Il volumeè stato pubblicato grazie al sostegno of-ferto dalla nostra BCC, dalla Cassa Ru-rale di Treviglio e dalla Banca di Credi-to Cooperativo di Caravaggio.

I saggi che compongono il prege-vole testo, curato dai docenti Ema-nuele Leonardi e Stefano Lucarelli,traggono spunto in particolare dalladomanda seguente: quali forme assu-merà nel prossimo futuro l’interazio-ne tra i territori produttivi e lo scena-rio di governance continentale che difatto li racchiude? Senza assumereuna prospettiva analitica basata sulbreve termine e immediatamente ap-plicabile in termini di politiche pub-bliche, gli autori dei saggi hanno cer-cato di costruire un dialogo fra ap-procci scientifici diversi che spazianodall’economia politica alla sociolo-gia dell’ambiente, dalla geografiaeconomica alla filosofia morale.L’Europa dei territori, infatti, non èche l’esito - sempre reversibile e co-munque percorso da conflitti di varianatura e intensità - di complessi pro-cessi socioeconomici che devono an-cora essere compresi a fondo. Pensa-re le traiettorie di sviluppo future deiterritori europei, e le eventuali formedi mediazione e collaborazione che licaratterizzeranno, richiede non solola presa d’atto delle trasformazioniepocali che hanno investito il lavoro,il welfare e il territorio, ma ancheuno sforzo collettivo che sappia im-maginare e agire un modello di svi-luppo altro, radicato nei principi digiustizia sociale e ambientale. Se, pa-rafrasando un lungimirante Pasolini,gli italiani sono diventati consumistiin seguito a una nefasta “rivoluzioneantropologica”, allora bisognerà tro-vare il coraggio e la forza di invertiree rilanciare quel processo, stavolta indirezione di una sostenibilità concre-ta, diffusa e solidale; così che l’ambi-to economico sia funzionale a un abi-tare autenticamente umano.

leggendole sostanzialmente come la radice di tutti i mali sociali ed economici dei Paesi a capitalismo maturo. L’austerity attua-le, in fondo, non è che l’estremizzazione di una tale postura ideologica.Trasformazione del territorio/ambiente: il modello di sviluppo che ha sostenuto il ciclo espansivo della società salariale è statoprofondamente dissipativo. Non è un caso che la crisi ecologica sia emersa come questione politica a partire dal 1972 - datasimbolica cui corrispondono la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano tenutasi a Stoccolma e la pubblicazione delcelebre Rapporto Meadows sui limiti della crescita elaborato dal Club di Roma. Tuttavia, non si tratta soltanto della frizione trauna sfera economica ingorda di crescita ed un pianeta dotato di risorse finite. Le ricadute territoriali degli scompensi ecologici,infatti, manifestano una dimensione sociale altrettanto preoccupante.

Massimo AMATOProfessore di Storia Economica, Università Commerciale L. Bocconi di Milano

Quando la bilancia passa di manoIl titolo di questa mia comunicazione si riferisce ad un verso di Rainer Maria Rilke cita-to da Martin Heidegger nel saggio “Perché i poeti?”. È questo lo scritto in cui il filosofotedesco si occupa più direttamente di economia. Non si tratta dunque in prima istanzadel rapporto economia-etica, bensì di quello economia-poesia: chi ci salva dalla mono-dimensionalità dell’homo oeconomicus, secondo Heidegger, non sono i moralisti - diprofessione o meno - ma i poeti. “Ciò che dura lo fondano i poeti”, dice Hölderlin: ab-biamo bisogno di una visione del mondo in cui quest’ultimo non sia ridotto ad un con-cetto. Dicevo di Rilke, i cui versi recitano: “quando la bilancia passa dalla mano del mer-cante alla mano dell’angelo che l’acquieta in cielo, e placa la compensazione dello spa-zio”. Dunque l’immagine principale riguarda il passaggio dalla mano del mercante a quella dell’angelo, da una mano che l’agi-ta ad una che l’acquieta. Dovremmo chiederci qual è la differenza tra il mercante e l’angelo, perché è chiaro che qui Rilke in-tende l’angelo non in quanto potenza trascendente ma come uomo trasformato, versione addolcita del superuomo di Nietz-sche. È l’uomo che supera i suoi limiti: si allontana dalla bestia per dirigersi verso l’angelo. Si tratta di un tema evidentementepascaliano: l’uomo è quello strano essere in equilibrio tra la bestia e l’angelo, che tuttavia tende verso quest’ultimo. Quindi: do-ve sta il discrimine tra mercante e angelo? Per Rilke il mercante è colui che abbraccia la prospettiva del suo proprio interessee che di conseguenza non vede l’intero e che quando pretende di dettar legge (lex mercatoria) impugna la bilancia della giu-stizia e la agita in modo tale che i pesi non risultino mai compensati. Esso riduce tutto a ciò che il poeta individua come “vi-brazione del denaro”: il mercante calcola, e lo fa ciecamente. L’uomo moderno, che è diventato mercante, non fa che produr-re alla cieca. Chi è invece l’angelo? È colui che riesce a vedere l’intero del mondo, ne scorge la totalità e proprio per questonon solo vede il mondo, ma lo pensa e lo sente.

Si fronteggiano dunque una visione parziale ed una intera: la parte contro il tutto.

Massimo MAMOLIProfessore Aggregato di Economia e Organizzazione Aziendale, Università di Padova

La questione occupazionaleLa crescita della disoccupazione, che in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, in parti-colare quella giovanile, ci impone di trovare soluzioni. "Il lavoro va oltre il concetto eco-nomico, è qualcosa di più che guadagnarsi il pane: il lavoro ci dà la dignità! (Papa Fran-cesco, 2013). Sono parole in sintonia con l'Art. 3 della nostra Costituzione, che recita"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [...] la Repubblica deve rimuovere gli ostacolidi ordine economico e sociale [...] che impediscono il pieno sviluppo della persona uma-na e l'effettiva partecipazione di tutti i Lavoratori".Lo sguardo dei tecnici appare ancora dominato dai precetti della Nuova macroecono-mia classica (Nmc) che "intende dimostrare la validità dell'economia di mercato in quan-to unico sistema in grado di garantire la piena occupazione. Secondo Friedman, l'Offerta normale di lavoro risponde allo sche-ma di equilibrio generale walrasiano, in sintesi Domanda e Offerta nei singoli mercati si eguagliano. Pertanto nella sua visioneil tasso "naturale" di disoccupazione trae origine dalla indisponibilità dei lavoratori ad accettare il salario reale che pone in equi-librio il mercato del lavoro" (F. Vicarelli, 1985). Si tratta nel migliore dei casi di semplificazioni estreme. A questa teoria "main-stream" si contrappone la teoria keynesiana. L'aumento della disoccupazione, riducendo il reddito disponibile dei Lavoratori,ha prodotto la contrazione della Domanda di consumi; nel 2013 l'effetto sulla spesa media mensile è stato la diminuzione del2,5% rispetto all'anno precedente, risultando pari al 2.359 euro. [...] Questi dati a loro volta rallentano la crescita del PIL, in li-nea con la visione keynesiana, infatti "... è la domanda effettiva a determinare il livello di attività economica (J.M. Keynes, Oc-cupazione, Interesse e Moneta).Il problema che dobbiamo ora porci è il seguente: in che modo si può intervenire sulla domanda effettiva a livello locale, cioèin un contesto in cui le istituzioni non possono agire sul livello dei salari? Secondo lo stesso Keynes tra le componenti della do-manda effettiva sono gli investimenti a costituire la variabile più instabile; questi dipendono sia dal tasso di interesse moneta-rio, che dalle aspettative degli imprenditori. A livello locale, l'analisi dei possibili rimedi per superare la fase recessiva, non puòche essere costruita interrogandosi in una prospettiva di medio periodo sui fattori in grado di consolidare le aspettative positi-ve: che caratteristiche hanno gli imprenditori che producono sul territorio? Siamo vicini al modello schumpeteriano oppure al-la logica del "capitalismo manageriale"? Che grado di propensione al rischio caratterizza l'attività di impresa? Chi può ricono-scere e sostenere le idee imprenditoriali? Il rapporto fra banche e imprenditori appare centrale: oggi nei sistemi economici lo-cali italiani il ruolo degli istituti di credito è deficitario. Eppure il credito cooperativo si differenzia per il sostegno che riesce amanifestare soprattutto alle PMI, grazie alla vicinanza col territorio nel quale ha radici profonde.

L’Europa dei territori.Etica economica e svilupposociale nella crisiCuratori: Emanuele Leonardi - StefanoLucarelli Saggi di: Massimo Amato, GiancarloBeltrame, Aldo Bonomi, Federica Buri-ni, Patrizia Cappelletti, Federico Chic-chi, Benedetta Giovanola, EmanueleLeonardi, Stefano Lucarelli, MauroMagatti, Massimo Mamoli, Elena Mu-solino, CSV di Bergamo e gli studentidel corso di Etica Economica, DUECI,Università di Bergamo (a. a. 2013 -2014).2014 Orthotes editrice Napoli - Salernowww.orthotes.com

Nel numero 32 de Il Melograno (giugno2014) avevamo dedicato ampio spazioalle varie iniziative promosse dal “La-boratorio per il Bene Comune”, fra lequali il Percorso di formazione (periodomarzo-aprile 2014) e il Convegno (16 -17 maggio 2014) dedicati al tema“L’Europa dei territori: lo sviluppo so-cioeconomico nella crisi globale”.

Nel mese di novembre dello scorsoanno, la casa editrice Orthotes di Napo-li ha stampato e diffuso un bel volumecontenente tutti gli interventi presentatidai vari relatori nel corso degli incontri

DAL VOLUME...

Proponiamo ai lettori de Il Melograno alcuni passaggi particolarmente signi-ficativi del volume pubblicato da Orthotes Editrice.

Emanuele LEONARDI - Post-Doc Researcher, Università di Coimbra Stefano TOMELLERI - Professore di Sociologia, Università di Bergamo

Gli scenari di crisiL’Europa dei territori non è che l’esito di complessi processi socioeconomici lecui origini possono esser fatte risalire almeno agli anni Settanta del Novecento.Ne menzioniamo tre, che nel reciproco articolarsi definiscono lo sfondo storicoe teorico sul quale si collocano i saggi contenuti in questo volume.Trasformazione del lavoro: la letteratura sociologica sembra ormai aver rag-giunto un ampio consenso nel riconoscere la crisi del modello di produzione for-dista e della società salariale ad esso corrispondente, caratterizzata innanzitut-to dall’incorporazione delle masse lavoratrici nelle dinamiche di consumo e dal-l’accesso - garantito per mezzo di un’ampia gamma di diritti sociali - di quellestesse masse a molteplici meccanismi di protezione sociale. In altri termini,l’occupazione stabile e continuativa che ha rappresentato il fulcro oggettivo esoggettivo dell’esperienza sociale nel trentennio seguito alla seconda guerramondiale non è sopravvissuto al passaggio di fine secolo: in sua vece, paroled’ordine quali deregulation e flessibilità hanno negli anni modellato una nuovafigura produttiva, il precariato.Trasformazione del welfare: il venir meno dei meccanismi regolativi che aveva-no garantito il funzionamento della società salariale si mostra in maniera para-digmatica se indagato dal punto di vista del cosiddetto Stato sociale. Nella suaforma “classica” (1945-1975), il welfare aveva stabilito una particolare relazio-ne con il sistema produttivo: quest’ultimo fungeva da elemento centrale (crea-zione diretta e distribuzione primaria di ricchezza) mentre il primo agiva da en-te periferico (azione redistributiva finalizzata alla tutela individuale e collettiva incaso di fallimento del progetto economico). Tale modello sta attraversando unprofondo mutamento da almeno quarant’anni, per un duplice ordine di ragioni:da un lato il tramonto del fordismo ha effettivamente modificato la natura dellasicurezza sociale e la soggettività di coloro che ad essa si rivolgono (ne sonoprova alcuni limiti tecnici quali la crisi fiscale dello Stato o l’invecchiamento del-la popolazione); dall’altro, tuttavia, non può essere sottovalutato il velo ideolo-gico che la governamentalità neoliberale ha steso sulle istituzioni welfaristiche,

Emanuele Leonardi. Stefano Tomelleri.

Massimo Amato.

Massimo Mamoli.

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MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALI 67

Il confine tra Bergamo e provincia delDucato risultava controverso per anti-che questioni risalenti alla dedizionedella città orobica alla Serenissima. Sitentò di superare l’incapacità di stabili-re una precisa delimitazione tra i dueStati con soluzioni tampone basate sullaconcessione di privilegi fiscali: questi sirivelarono, invece, una delle miglioricoperture per il contrabbando di prodot-ti agricoli diretti dal Milanese al Berga-masco. Sempre antiche esenzioni eranoalla base delle attività illecite che si im-perniavano sui territori feudali control-lati dalle nobili famiglie che controlla-vano le zone di frontiera, come i Secco,i Martinengo, i Calepio.

Nel quarto capitolo è illustrataun’ampia parentesi sul contrabbando dicereali. Stato di Milano e Stato Venetonon avevano, in termini generali, grossedifficoltà dal punto di vista annonario.Annate di siccità consecutive, tuttavia,potevano preoccupare la Serenissimapiù del capoluogo lombardo: in partico-lar modo, era il distretto bergamasco apresentare i maggiori problemi di so-stentamento della propria popolazione.Bergamo e il suo territorio non poteva-no contare su un aiuto diretto di graniinviati dalla Dominante (sarebbe costa-to troppo spedirne) e quindi costruironoun sistema annonario basato sul liberoingresso delle biade estere, soprattuttomilanesi, e su una sostanziale libera cir-

colazione interna alla provincia.Il quinto capitolo analizza altre tipo-

logie di merci: in primis l’oro bianco,quel sale su cui Venezia costruì buonaparte del successo economico, poi il ta-bacco, il cui uso e consumo si diffuseincessantemente proprio nel XVIII se-colo. Con questi due generi anche sin-goli e improvvisati spalloni potevanocostituire l’ultimo anello del contrab-bando, con cospicui guadagni. A monte,tuttavia, dovevano esserci i grandi im-portatori: questi generi, infatti, proveni-vano da molte centinaia, quando nonmigliaia, di chilometri dai luoghi dicommercializzazione.

In sede conclusiva viene dato contodi alcuni risultati raggiunti dalla ricerca.La quantità di fonti consultate ha per-messo all’Autore di sbilanciarsi sullestrategie dei frodatori del fisco e sullaprovenienza sociale dei contrabbandie-ri. In entrambi i casi a colpire è l’estre-ma varietà ed eterogeneità sia dei meto-di sia degli attori connessi all’attività il-lecita. L’ultimo dei problemi analizzatidal dott. Costantini è stato, in realtà, ilquesito che assilla ogni studioso che sidedica allo studio di questo tema: aquanto ammontava il contrabbando inetà moderna? Al riguardo, l’Autore hafornito alcuni dati riguardanti il feno-meno in esame, con riferimento, in par-ticolare, alla quantificazione dei con-trabbandi tra Milano e Venezia.

OBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO66

‘‘,,mini di governo favorevoli ai principi dellibero commercio, ma la pratica politico-amministrativa mostrò notevoli continui-tà. Grandi indagini contro l’esportazioneillecita di biade, per esempio, furono av-viate negli anni settanta del Settecento,nonostante sia lo Stato di Milano sia loStato Veneto avessero proclamato sui lo-ro territori ampie libertà di circolazionedelle derrate. Anche il tabacco, il cui da-zio fruttava a ogni appalto quantità sem-pre maggiori di denaro, era un genereposto strettamente sotto osservazione al-la fine del XVIII secolo.

Il primo capitolo della tesi si soffer-ma necessariamente sull’esposizionedelle problematiche analizzate nel corsodello studio: il contrabbando rappresen-ta una tematica complessa, che si artico-la attorno a una bibliografia acerba ma,soprattutto, difficilmente specifica.

Il secondo capitolo è dedicato allequestioni di acque tra Milano e Venezia:due affluenti del Po, l’Adda e l’Oglio,costituivano parte del confine tra i rispet-tivi Stati. L’acqua, risorsa fondamentalein età moderna sia per l’agricoltura siaper i commerci, mostra qui il suo voltomeno rassicurante: alluvioni, erosioni disponde, cambiamenti di corso dei fiumierano all’origine di continue dispute trale comunità di confine, che spesso ri-chiedevano l’intervento degli organi cen-trali dello Stato per raggiungere un com-promesso. Il dominio di un fiume, in se-condo luogo, raramente era pacifico: sot-trarre l’acqua a un corso per fini irrigui omanifatturieri esponeva a reclami e lun-gaggini legali, proprio in virtù della cen-tralità di questa risorsa. Quando, per dipiù, un fiume contribuiva a delineare ilconfine tra due Stati, non potevano nonverificarsi profondi problemi di tipo giu-risdizionale. L’impossibilità, allo stessotempo ambientale e giuridica, di segnareil confine con una via d’acqua dava mo-do ai contrabbandieri di sfruttare alcunezone come punti di passaggio da unoStato all’altro.

Nel terzo capitolo l’attenzione èconcentrata sui confini di terra. L’encla-ve cremasca, il Fosso Bergamasco, ifeudi collocati nella fascia di frontierasono stati oggetto di trattazione appro-fondita. Crema, una delle città menostudiate nel panorama veneto, era com-pletamente isolata dal resto dello Stato,salvo che per una lingua di terra, dettastrada dello Steccato, fonte costante dicontroversie con lo Stato di Milano.Sebbene gran parte di queste siano col-locabili nel XVII secolo, non pochi fu-rono i momenti di attrito anche nell’etàdei Lumi. La compenetrazione dei terri-tori e la complessità della linea di confi-ne in questa zona era il principale in-centivo all’azione dei contrabbandieri.

TESI DI DOTTORATOIN BIBLIOTECA

Il contrabbando tra Stato diMilano e Stato Veneto nelSettecentoAutore: Dott. Fabrizio CostantiniCoordinatore: Prof. Edoardo DemoTutor: Prof. Sergio OngerUniversità degli Studi di Verona - Di-partimento di Scienze EconomicheScuola di Dottorato interateneo di StudiStorici, Geografici e AntropologiciDottorato di ricerca in Storia Economica27° ciclo / 2011

Il pregevole lavoro del dott. FabrizioCostantini di Calcio ha preso le mosseda una prima ricerca dedicata alla sto-ria del feudo della Calciana, a cui èstato riservato un paragrafo dello stu-dio in esame. Man mano che l’Autoreaccumulava i documenti e le poche no-tizie bibliografiche sulla storia di que-sto territorio, diventava sempre piùevidente che i privilegi e le esenzioniaccordate fin dal XIV secolo alla fami-glia Secco, detentrice di un feudo aiconfini dello Stato di Milano, avesserocreato l’occasione per la nascita di unpiccolo paradiso fiscale di età moder-na, che nemmeno il riformismo au-striaco della seconda metà del Sette-cento sarebbe riuscito a scalfire in ma-niera decisiva. Nelle fonti riaffiorava-no storie di contrabbandieri e raccontidi lunghi inseguimenti da parte dei bir-ri d’antico regime. Contrabbandieriche venivano da lontano, perché nellaCalciana (allora territorio cremonese eoggi interamente provincia bergama-sca) non vi era alcuna possibilità diprodurre sale, olio e tantomeno tabac-co: gli stessi Secco dovevano, invece,essere al centro della macchina orga-nizzativa del commercio illecito dibiade, come dimostrato impavidamen-te dai loro carteggi privati e da alcuneindagini promosse dagli ufficiali d’an-nona milanesi.

L’idea iniziale dell’Autore è stataperciò quella di provare a costruire unquadro più ampio dei circuiti commer-ciali illegali nella zona di frontieracompresa tra le odierne province diBrescia, Bergamo e Cremona, alloradivise tra Repubblica veneta, le prime,e Stato di Milano, l’ultima (con l’ecce-zione del Cremasco, sottoposto invecealla Serenissima). È emersa una situa-zione in cui il concetto stesso di confi-ne, almeno nella frammentata Italiacentro-settentrionale, viene fortementeridimensionato. Dalla geografia in pri-mis, perché, come viene spiegato nelsecondo e nel terzo capitolo della tesi,

erano numerose le zone in cui né loStato né gli abitanti sapevano indicareprecisamente la linea divisoria tra idue domini: secondariamente, dal-l’economia, perché, come viene illu-strato nei capitoli quattro e cinque, esi-stevano condizioni strutturali - demo-grafia, vincoli ambientali, costi di tra-sporto - che incidevano profondamen-te su molti fondamentali economici.

Assieme a tutto ciò, agivano lecomponenti sociali. Anzitutto, vi era-no i ceti privilegiati: che fossero mem-bri della nobiltà, del clero o intere co-munità, non vi è dubbio che tra i loroobiettivi vi fosse quello di massimiz-zare gli introiti legati alle prerogativefiscali possedute. Vengono poi ricor-

dati i grandi commercianti e i titolaridi monopoli, capaci di stabilire o al-meno indirizzare l’offerta e il prezzodi determinati beni. Fra la nascenteborghesia vanno certamente collocatianche gli appaltatori dei dazi, che po-tevano essere al tempo stesso il primonemico e il primo alleato del contrab-bando. All’ultimo gradino della scalasociale si trovavano piccoli rivenditori,agricoltori, braccianti, spalloni, chedal commercio illecito potevano trarreun reddito integrativo oppure signifi-cativi risparmi in qualità di acquirenti.

L’attenzione del dott. Costantini siè focalizzata soprattutto sul XVIII se-colo: durante l’Illuminismo si moltipli-carono a macchia d’olio pensatori e uo-

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Giovanni Secco Suardo con servitore, in un dipinto di Fra Galgario (1721 - Bergamo, Accademia Carrara). Findal XIV secolo alla famiglia Secco, detentrice di un feudo ai confini dello Stato di Milano, furono accordati pri-vilegi ed esenzioni che crearono l'occasione per la nascita di un piccolo paradiso fiscale di età moderna.

Dott. Fabrizio Costantini.

Il Naviglio di Cremona in una carta dell'ing. F. A. Barca del 1602.

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DEL CREDITO COOPERATIVO 69

per il complemento di mezzo (quindiequivalente in tale accezione al latinoper, che con l’accusativo indica il com-plemento di moto per luogo e il comple-mento di mezzo indicato con una perso-na, il quale, di fatto, è un complementodi moto per luogo figurato: per legatos:per mezzo degli ambasciatori”), odòs,(“strada”), da cui anche l’aggettivoodoeporico per indicare il genere lettera-rio di quelle opere che hanno per ogget-to il viaggio. Il metodo, pertanto, è “lastrada per mezzo della quale” si arriva,con una progressione regolare, passo do-po passo (è il caso di dirlo!) a un certo ri-sultato. In latino, potremmo riformularela parola con l’espressione ratio et via(“metodo razionale”), un’endiadi indi-cante, molto visivamente, come la via, lastrada da seguire vada percorsa con laragione (ratio, da cui viene anche l’ita-liano “ragioneria”).

Ma, nella metodicità e nell’indub-bia razionalità con cui la civiltà greca eromana si sono applicate a creare unoschema interpretativo della realtà,abissali furono le differenze. I Greci,per esempio, non apprezzavano parti-colarmente la scienza applicata, tantoche la chiamavano banausikòn, ovve-ro, “cosa adatta agli artigiani”; i Ro-mani, dal canto loro, faticavano ad as-similare le nozioni astratte della scien-za greca. È a Joseph Partsch, storicodella geografia vissuto nel XIX secolo,che dobbiamo un’osservazione moltocalzante per definire la profonda diffe-renza fra le due civiltà: il tipico scien-ziato greco è rappresentato da Erato-stene, il quale misurò la circonferenzaterrestre, con un minimo scarto, a par-tire da osservazioni astronomiche. Alcontrario, il tipico scienziato romanoè, a suo modo, Marco Vipsanio Agrip-pa, che misurò l’estensione di tutte leprovince calcolando le distanze segna-te sulle pietre miliari delle strade im-periali. Ragion per cui, se i Romaninon erano particolarmente appassiona-ti né interessati alle nozioni dellascienza teorica, la forma più genuina-mente romana della letteratura tecnicaè rappresentata da quello che oggi po-tremmo chiamare il vademecum, ovve-ro il manuale tecnico-pratico. Cono-sciamo infatti i titoli di opere riguar-danti quasi tutti gli ambiti che poteva-no avere un qualche interesse per ipragmatici padroni del Mediterraneo:farmacologia, tossicologia, meteorolo-gia, gromatica (l’attività di chi con lostrumento detto groma tracciava il sol-co del cardo e del decumano perfetta-mente ortogonali, definendo orienta-mento e pianta dell’accampamento),rilevamento topografico, tecnica del-l’interpretazione dei sogni, medicina e

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‘‘,,ALBUM DI PAROLEAlla ricerca delle origini delle parole

METODOLa più famosa applicazione della paro-la, per chi mastichi un po’ di filosofia,è nel Discorso sul metodo di Cartesio.Egli, com’è noto, fu precocementeconvinto, anzi, fu assolutamente certo,di essere destinato a creare un nuovosistema filosofico, e questo non in vir-tù della “convinzione di avere intravi-sto qualche profondo e recondito se-greto dell’universo. (...) Molto sempli-cemente, pensava che la verità, benlungi dall’essere avvolta nel mistero,sarebbe stata facilmente accessibile alcomune intelletto umano, a condizioneche questo venisse correttamente gui-dato” (cfr. J. Cottingham, Cartesio,Bologna 1991, p. 35). Una visione diquesto tipo, così ottimistica sulle pos-sibilità dell’umano intelletto, contra-stava sicuramente con la convinzionepredominante, nei secoli XVI - XVII,che la conquista del sapere fosse im-presa estremamente complessa e mol-to faticosa. Ma già solo il continuo ri-correre, negli scritti di Cartesio, delverbo intueri (che implica un’analogiaimplicita fra il pensiero e la comunevisione oculare), e l’uso tanto frequen-te di espressioni come lumen naturae,lumen naturale, lux rationis (luce del-la natura, luce naturale, luce della ra-gione) per descrivere gli innati potericonoscitivi della mente, fanno com-prendere che Cartesio partiva dallaconcezione - in fondo già platonica -della filosofia come sapere sistemati-co, ovvero, metodico. E se “metodico”è aggettivo ormai a doppio taglio, chesottintende accuratezza, scrupolosità,precisione nell’esecuzione di un com-pito, ma, anche, in senso deteriore,opaca e miope sgobboneria senza

che quando dormiamo senza che nelsonno nessuno sia vero, decisi di finge-re che tutto ciò che m’era passato per lamente non rivestisse maggior veritàdelle illusioni dei miei sogni. Ma subitodopo mi resi conto che nell’atto in cuivolevo pensare così, che tutto era falso,bisognava necessariamente che io chelo pensavo fossi qualcosa. E osservan-do che questa verità, penso, dunque so-no, era così salda e certa da non potervacillare sotto l’urto di tutte le più stra-vaganti supposizioni degli scettici, giu-dicai di poterla accettare senza scrupo-lo come il primo principio della filoso-fia che cercavo (OF, I, 312).

Fa una certa impressione (e, anzi,muove quasi al sorriso) rilevare come

Cartesio, dall’alto della sua razionalitàaffilatissima, stimi se stesso “altrettan-to soggetto all’errore quanto chiun-que”, ovvero potenzialmente passibiledi cadere negli stessi errori di ogni al-tro uomo, sprovveduto o dall’intellettonon esercitato. Ma tant’è: in questosplendido passo il filosofo vuole infat-ti arrivare a presentare le sue conquistecome dovute alla strenua razionalitàdel metodo; come a dire: a tanto si puòarrivare non in virtù dell’eccellenza in-tellettuale, ma della sistematicitànell’applicazione del metodo.

E dunque, quale l’etimologia dellaparola? Metodo viene dal greco metà,preposizione che viene utilizzata per ilcomplemento di compagnia e di motoper luogo, l’attraversamento, ma anche

guizzi di creatività o di vivacità intel-lettuale, “metodo” è in realtà una nobi-lissima parola. È proprio dalla siste-matica applicazione del dubbio, ovve-ro dal “metodo del dubbio” che nasce,infatti, la dimostrazione del fatto chesolo il rifiuto di ogni convinzione per-meabile anche al più trascurabile dub-bio possa condurre alla scoperta di unsaldo punto di partenza per il sapere fi-losofico. E così, se la frase “Je pense,donc je suis” compare per la primavolta nel 1637, nella prima edizionedel Discorso sul metodo, è pochi annipiù tardi, nel 1644, nei Principi di filo-sofia, nonché nella traduzione, semprein latino, del Discorso, che compare laformulazione latina, forse ancora piùcelebre, quel cogito, ergo sum. Per dir-la con le parole di Cartesio nel Discor-so, in un brano celeberrimo:

Ma poiché allora desideravo unica-mente attendere alla ricerca della veri-tà, pensai che dovevo … rifiutare comeassolutamente falso tutto ciò in cui po-tessi immaginare il minimo motivo didubbio, per vedere se, dopo un tale ri-fiuto, qualcosa sarebbe rimasto a gode-re la mia fiducia come del tutto indubi-tabile. Quindi, dato che i sensi talvoltaci ingannano, volli supporre che nessu-na cosa fosse tal quale ce la fanno im-maginare. E, poiché vi sono uomini chesbagliano anche a proposito dei piùsemplici argomenti di geometria, e ca-dono in paralogismi, giudicando mestesso altrettanto soggetto all’errorequanto chiunque, rifiutai come falsetutte le ragioni che in passato avevocreduto dimostrazioni. Infine, conside-rando che tutti i pensieri che abbiamoda svegli possono venirci in mente an-

MICO, SOCIALE E CULTURALE A BENEFICIO DELLE COMUNITÀ LOCALIOBIETTIVO DEL CREDITO COOPERATIVO È CREARE VALORE ECONO

Gastone Biggi, La fabbrica dell'Io, 2011, vernice in-dustriale su tela, cm 120 x 100.

Gastone Biggi, Il germe, 2009, olio su tela, cm 100 x 80.

Silvia Stucchi (socia BCC)Docente di Lingua latinapresso l’Università Cattolicadel Sacro Cuore di Milano

PAPA FRANCESCO E LA PAROLA“Risvegliare le parole: ogni parola ha dentro di sé una scintilla di fuoco, di vita.Risvegliare quella scintilla, perché venga fuori. Risvegliare le parole: ecco il pri-mo compito del comunicatore".

medicina veterinaria, ortografia, artidivinatorie, pratica agricola.

La differenza fra le sottigliezze delpensiero greco, cui furono più familiarile finezze speculative, e le peculiaritàdella forma mentis romana sono quantomai ben esemplificate in un passo, maiabbastanza citato, delle Tusculanae di-sputationes di Cicerone: nell’incipitdell’opera egli rivendica la peculiaritàdell’éthos e della cultura romana nonsolo per quanto riguarda gli - innegabili- successi militari, ma anche per quantoconcerne l’elaborazione di solide strut-ture politiche. La peculiarità dello spiri-to romano, inoltre, come Cicerone ri-vendica, è attinente non soltanto alla ri-cezione passiva dei contenuti culturalielaborati dagli autori greci, ma al mi-glioramento e approfondimento in sedecritica di alcuni di essi, previo, ovvia-mente, un giudizio di merito riguardoalla loro efficacia e validità. Come rico-nosce Cicerone, si è instaurato con ilmondo della cultura greca un proficuorapporto di imitatio-aemulatio.

1,1,1-3 - Una volta liberatomi, fi-nalmente, in gran parte se non del tutto,dalle fatiche dell’attività di avvocato edai compiti di senatore, mi sono lasciatoindurre, o Bruto, dalle tue insistenti rac-comandazioni a riprendere dopo un lun-go periodo d’interruzione quegli studi

che, conservatisi cari al mio animo, era-no tuttavia diminuiti di tensione per lecircostanze; e, poiché tutte le scienze lacui materia è la retta condotta della vita(…) sono comprese nell’appassionata ri-cerca del sapere, in quella che si chiamafilosofia, ho ritenuto di doverle metterein luce con un discorso latino; e non chemi sembrasse impossibile l’apprendi-mento della filosofia in greco e dai mae-stri greci, ma sono sempre stato del pa-rere che i nostri studiosi nelle loro opereoriginali sono stati più sapienti dei Gre-ci o hanno approfondito i risultati tra-smessi dai Greci, almeno quelli che han-no ritenuti degni di applicazione. (...)

In quell’aggiunta conclusiva, se-condo la quale gli studiosi romani nonsono stati da meno dei Greci, ma han-no saputo approfondire i loro risultati ele loro conquiste, non indiscriminata-mente, ma con un criterio razionale,con metodo e discernimento, c’è tuttala fierezza del vir Romanus. Anchequesto è un metodo per impostare unariflessione; o meglio, un habitus men-tale per assumere una chiave interpre-tativa del reale.

Gastone Biggi, L'euforia di Bacco, 2012, vernice industriale su tela, cm 60 x 80.

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DOVE C'È CULTURA C'È VITA70

O

‘‘,,Pensieri diVersi

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo PasoliniBologna, 1922Ostia, 1975Scrittore, poeta, autore eregista cinematografico eteatrale.Tra le sue opere poeti-che: Le ceneri di Gram-sci (1957), La religionedel mio tempo (1961),Transumanar e Organi-zar (1971).Tra le opere narrative:Ragazzi di vita (1955) eUna vita violenta (1959).Tra i suoi film: Accattone (1961), Il Vangelo secondo Mat-teo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), il Decameron(1971), Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975).

Al principe

Se torna il sole, se discende la sera, se la notte ha un sapore di notti future, se un pomeriggio di pioggia sembra tornare da tempi troppo amati e mai avuti del tutto, io non sono più felice, né di goderne né di soffrirne: non sento più, davanti a me, tutta la vita... Per essere poeti, bisogna avere molto tempo: ore e ore di solitudine sono il solo modo perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono, vizio, libertà, per dare stile al caos. Io tempo ormai ne ho poco: per colpa della morte che viene avanti, al tramonto della gioventù. Ma per colpa anche di questo nostro mondo umano, che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace.

Dalla raccolta Versi dal paese dell'anima

La recessione

Vedremo calzoni coi rattoppi; tramonti rossi su borghi vuoti di motori e pieni di giovani straccionitornati da Torino o dalla Germania. I vecchi saranno padroni dei loro muretti come di poltrone di senatori; i bambini sapranno che laminestra è poca, e quanto vale un pezzo di pane. La sera sarà nera come la fine del mondo, di notte si sentiranno solo i grilli o i tuoni; e forse, forse,qualche giovane (uno dei pochi giovani buoni tornati al nido) tirerà fuori un mandolino.L’aria saprà di stracci bagnati. Tutto sarà lontano.Treni e corriere passeranno di tanto in tanto come in un sonno. Le città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi, coi vestiti grigi e dentro gli occhi unadomanda, una domanda che è, magari, di un po’ di soldi, di un piccolo aiuto, e invece è solo di amore.Gli antichi palazzi saranno come montagne di pietra, soli e chiusi, com’erano una volta.Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde, nella curva di un fiume, nel cuore di un vecchio boscodi querce, crolleranno un poco per sera, muretto per muretto, lamiera per lamiera.I banditi (i giovani tornati a casa dal mondo così diversi da come erano partiti) avranno i visi di unavolta, coi capelli corti e gli occhi di loro madre, pieni del nero delle notti di luna - e saranno armati solodi un coltello. Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra, leggero come una farfalla, e ricorderà ciò che è stato, in silenzio,il mondo e ciò che sarà.

Da La nuova gioventù

Non è affatto vero che io non credo nel progresso, io credo nel progresso. Non credo nello sviluppo. Enella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo che dà alla mia natura gaia una svolta tremenda-mente triste, quasi tragica.

Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è comple-tamente arbitrario o dettato dalla sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. Iodetesto soprattutto il potere di oggi.

Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porterannoalla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidialedella cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.

La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi.

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

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AnnoXV - n.34Giugno 2015

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Direttore responsabileBattista De Paoli

RedazioneCarlo Aglioni - Virginio Barni

Cesare Bonacina - Dario ConsolandiStellina Galli - Massimo Portesi

Ilario Zonca

Hanno collaborato a questo numeroAndrea Alpi - Giancarlo Beltrame

Riccardo Caproni - Fabrizio Costantini Luca Dolci - Luca Guerrini

Stefano Lucarelli - Matteo MoriciRoberto Ottoboni - Matteo ServidatiSilvia Stucchi - Studenti Università

degli Studi di BergamoElena Vittori - Fulvio Zanchetti

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Stellina Galli - Stefano LazzatiMarco Mazzoleni - Adriano Pagani

Lidia Patelli - Ilario Zonca

Grafica e impaginazioneDaniela Corna - Studio Zonca

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