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Petrolio in calo, rinnovabili e l’incubo di Fukushima così ... · Il 7 marzo 2011, la Tokyo ......

Date post: 01-Jul-2020
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la Repubblica 19 DOMENICA 8 MARZO 2015 ATTUALITÀ PER SAPERNE DI PIÙ www.greenpeace.org www.iaea.org L’energia MAURIZIO RICCI Q UANDO si dice chiamarsela. Il 7 marzo 2011, la Tokyo Electric Power Company (Tepco) prende un rapporto che è rimasto a giacere nei suoi cassetti per tre anni e lo presenta all’Au- torità per la sicurezza nucleare giapponese. Vi si prospetta la pos- sibilità che la centrale atomica di Fukushima Daichii venga investi- ta da un’onda di tsunami alta più di dieci metri. Un’ipotesi inquie- tante, visto che la muraglia che protegge gli impianti dal mare lungo la riva non arriva a sei metri. Ma è già troppo tardi: l’onda evo- cata nel rapporto si materializza quattro giorni dopo, l’11 marzo, nel primo pomeriggio, con il gran- de tsunami che devasta la costa del Giappone. A Fukushima, l’on- da non è alta 10 metri, ma 14. Som- merge la muraglia, entra nell’im- pianto, nei reattori, fa saltare l’im- pianto elettrico. L’apparato di emergenza non è mai stato testa- to in 40 anni. Va in tilt: il raffred- damento dei reattori si blocca, il nucleo fonde, il materiale radioat- tivo cola nel terreno. Fukushima non è il più grande disastro nu- cleare della storia. Ma è il più gran- de disastro nella storia dell’ener- gia nucleare. Il picco del pericolo atomico lo si era, infatti, raggiunto un quarto di secolo prima, a Cernobyl, in Ucraina, con il reattore che esplo- de e il materiale radioattivo che vaga nell’atmosfera per migliaia di chilometri. Ma Cernobyl era un reattore obsoleto e tutti sono con- vinti che, nell’opaco regime so- vietico, fosse stato mal gestito e mal regolato. E la stessa opacità dello Stato autoritario ha impedi- to di valutarne direttamente en- tità, responsabilità, conseguen- ze. Fukushima no. Il disastro, il crac dei reattori, le nuvole di va- pori radioattivi, i disperati e vel- leitari tentativi di tamponare l’e- mergenza, la devastazione intor- no, le colonne dei rifugiati: è tutto in diretta tv, in una delle grandi e moderne economie mondiali. Il fallimento della promessa nuclea- re è senza alibi. Per questo, Fuku- shima ha cambiato la storia del- l’industria nucleare, più di quan- to sia avvenuto con Cernobyl. La ferita, del resto, è ancora aperta e lo resterà a lungo, svuo- tando qualsiasi promessa di sicu- rezza. Un rapporto preparato da- gli ambientalisti di Greenpeace, In Giappone, nonostante gli sfor- zi del governo Abe, i 48 reattori del paese restano fermi. Ma la fu- ga dal nucleare è avvenuta so- prattutto in Europa. L’Italia ne ha bloccato la nascita con il referen- dum, la Germania ha fissato per il 2022 la data della definitiva chiu- sura delle centrali. Alla stessa de- cisione sono arrivati Svizzera, Bel- gio, Svezia. D’altra parte, i due maggiori impianti nucleari in co- struzione in Europa, in Finlandia e in Francia, continuano ad ina- nellare ritardi e aumenti di costi, anche per adeguarsi alle nuove realtà di sicurezza post Fukushi- ma. Per i 58 reattori francesi è una sorta di incubo. La previsione uffi- ciale di spesa per adeguare i reat- tori già in funzione è di 55 miliar- di di euro, ma, secondo Greenpea- ce, il costo effettivo potrebbe es- sere due-quattro volte superiore. Anche la Cina ha ridimensionato i progetti di sviluppo di nuove cen- trali. Negli Usa, sono stati proget- tati cinque nuovi impianti, ma dieci sono sull’orlo della chiusura. In realtà, anche senza Fukushi- ma, la strada del nucleare appari- rebbe accidentata. È il panorama economico a restringerne le pro- spettive. Il boom delle rinnovabili e, soprattutto, del solare. Il crollo del prezzo del petrolio. La bonan- za del gas ricavato dallo shale, gli scisti argillosi. L’elettricità atomi- ca si confronta con energia ab- bondante e a buon mercato. Il ri- sultato è che, oggi, il nucleare so- pravvive, soprattutto, come indu- stria protetta. Sono statali le aziende che ancora si muovono sul mercato mondiale per costrui- re centrali: la francese Areva (87 per cento di proprietà statale), la russa Rosatom, la sudcoreana Khnp. E vengono dallo Stato le ga- ranzie che rendono sostenibili fi- nanziariamente i nuovi progetti industriali. Il caso più clamoroso è quello inglese. La francese Edf ha infatti ottenuto dal governo Ca- meron, prima di avviare i lavori per la nuova centrale di Hinkley Point, la garanzia di un prezzo di vendita della elettricità di 92,50 sterline per mille kilowattora per 35 anni. Di fatto, un prezzo che, oggi, è il doppio del prezzo corren- te dell’elettricità all’ingrosso. Se- condo le organizzazioni dei con- sumatori, significa gravare le bol- lette di un extracosto di 5 miliardi di sterline l’anno. Lo si può chia- mare il prezzo del nucleare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 1970 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 2006 2010 2014 numero di reattori dal 1970 al 2014 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 GWe FONTE: Aiea/Pris I reattori nucleari e la capacità operativa netta in GigaWatt elettrico nel mondo Reattori operativi (unità) Capacità operativa (GWe) LA CENTRALE Tecnici nucleari con le tute di protezione nella centrale nucleare di Fukushima danneggiata dal terremoto quattro anni fa Petrolio in calo, rinnovabili e l’incubo di Fukushima così tramonta il nucleare A quattro anni dallo tsunami, un rapporto di Greenpeace svela i numeri Al Giappone danni per 600 miliardi. E ora l’atomo non conviene più nel quarto anniversario della tra- gedia, ricorda che, tuttora, nessu- no sa dove siano esattamente fi- niti i nuclei fusi dei reattori colpi- ti. Ogni giorno, altre 3-400 tonnel- late d’acqua tracimano negli im- pianti e diventano radioattive. Le spese vive di intervento arrivano a 170 miliardi di dollari, ma se si considerano anche i costi per smantellare gli impianti e per compensare le vittime si toccano i 5-600 miliardi di dollari: un deci- mo della ricchezza che l’intera economia giapponese - la terza al mondo dopo Usa e Cina - riesce a produrre in un anno. Su questo sfondo drammatico si sviluppa il declino di un’indu- stria e di una fonte di energia che, ancora nel 2008, la Iea, il braccio energetico dell’Ocse, prevedeva avrebbe invece quadruplicato la sua presenza entro il 2050. Oggi, il contributo del nucleare alla pro- duzione mondiale di elettricità è dell’11% ed è in continuo calo. Cernobyl aveva fermato lo svilup- po complessivo delle centrali: ne- gli anni successivi al disastro ucraino il numero di reattori che venivano definitivamente spenti era, più o meno, compensato dal varo di nuovi impianti. Dopo Fukushima, la produzione nu- cleare mondiale ha subito un sec- co calo: meno 4 per cento nel 2011, ancora meno 7 per cento nel 2012. I 440 reattori nucleari operativi nel mondo 100 80 40 20 0 60 Stati Uniti Francia Giappone Russia Cina Corea del Sud India Canada Regno Unito Ucraina Svezia Germania Belgio Spagna Rep. Ceca Svizzera Finlandia Ungheria Slovacchia Argentina Pachistan Brasile Bulgaria Messico Romania Sud Africa Armenia Iran Paesi Bassi Slovenia
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Page 1: Petrolio in calo, rinnovabili e l’incubo di Fukushima così ... · Il 7 marzo 2011, la Tokyo ... Fukushima no. Il disastro, il crac dei reattori, le nuvole di va-pori radioattivi,

la Repubblica 19DOMENICA 8 MARZO 2015ATTUALITÀ

PER SAPERNE DI PIÙ www.greenpeace.orgwww.iaea.orgL’energia

MAURIZIO RICCI

QUANDO si dice chiamarsela.Il 7 marzo 2011, la TokyoElectric Power Company

(Tepco) prende un rapporto che èrimasto a giacere nei suoi cassettiper tre anni e lo presenta all’Au-torità per la sicurezza nuclearegiapponese. Vi si prospetta la pos-sibilità che la centrale atomica diFukushima Daichii venga investi-ta da un’onda di tsunami alta piùdi dieci metri. Un’ipotesi inquie-tante, visto che la muraglia cheprotegge gli impianti dal marelungo la riva non arriva a sei metri.Ma è già troppo tardi: l’onda evo-cata nel rapporto si materializzaquattro giorni dopo, l’11 marzo,nel primo pomeriggio, con il gran-de tsunami che devasta la costadel Giappone. A Fukushima, l’on-da non è alta 10 metri, ma 14. Som-merge la muraglia, entra nell’im-pianto, nei reattori, fa saltare l’im-pianto elettrico. L’apparato diemergenza non è mai stato testa-to in 40 anni. Va in tilt: il raffred-damento dei reattori si blocca, ilnucleo fonde, il materiale radioat-tivo cola nel terreno. Fukushimanon è il più grande disastro nu-cleare della storia. Ma è il più gran-de disastro nella storia dell’ener-gia nucleare.

Il picco del pericolo atomico lo siera, infatti, raggiunto un quartodi secolo prima, a Cernobyl, inUcraina, con il reattore che esplo-de e il materiale radioattivo chevaga nell’atmosfera per migliaiadi chilometri. Ma Cernobyl era unreattore obsoleto e tutti sono con-vinti che, nell’opaco regime so-vietico, fosse stato mal gestito emal regolato. E la stessa opacitàdello Stato autoritario ha impedi-to di valutarne direttamente en-tità, responsabilità, conseguen-ze. Fukushima no. Il disastro, ilcrac dei reattori, le nuvole di va-pori radioattivi, i disperati e vel-leitari tentativi di tamponare l’e-mergenza, la devastazione intor-no, le colonne dei rifugiati: è tuttoin diretta tv, in una delle grandi emoderne economie mondiali. Ilfallimento della promessa nuclea-re è senza alibi. Per questo, Fuku-shima ha cambiato la storia del-l’industria nucleare, più di quan-to sia avvenuto con Cernobyl.

La ferita, del resto, è ancoraaperta e lo resterà a lungo, svuo-tando qualsiasi promessa di sicu-rezza. Un rapporto preparato da-gli ambientalisti di Greenpeace,

In Giappone, nonostante gli sfor-zi del governo Abe, i 48 reattoridel paese restano fermi. Ma la fu-ga dal nucleare è avvenuta so-prattutto in Europa. L’Italia ne habloccato la nascita con il referen-dum, la Germania ha fissato per il2022 la data della definitiva chiu-sura delle centrali. Alla stessa de-cisione sono arrivati Svizzera, Bel-gio, Svezia. D’altra parte, i duemaggiori impianti nucleari in co-struzione in Europa, in Finlandiae in Francia, continuano ad ina-nellare ritardi e aumenti di costi,anche per adeguarsi alle nuoverealtà di sicurezza post Fukushi-ma. Per i 58 reattori francesi è unasorta di incubo. La previsione uffi-ciale di spesa per adeguare i reat-tori già in funzione è di 55 miliar-di di euro, ma, secondo Greenpea-ce, il costo effettivo potrebbe es-sere due-quattro volte superiore.Anche la Cina ha ridimensionato iprogetti di sviluppo di nuove cen-trali. Negli Usa, sono stati proget-tati cinque nuovi impianti, madieci sono sull’orlo della chiusura.

In realtà, anche senza Fukushi-ma, la strada del nucleare appari-rebbe accidentata. È il panoramaeconomico a restringerne le pro-spettive. Il boom delle rinnovabilie, soprattutto, del solare. Il crollodel prezzo del petrolio. La bonan-za del gas ricavato dallo shale, gliscisti argillosi. L’elettricità atomi-ca si confronta con energia ab-bondante e a buon mercato. Il ri-sultato è che, oggi, il nucleare so-pravvive, soprattutto, come indu-stria protetta. Sono statali leaziende che ancora si muovonosul mercato mondiale per costrui-re centrali: la francese Areva (87per cento di proprietà statale), larussa Rosatom, la sudcoreanaKhnp. E vengono dallo Stato le ga-ranzie che rendono sostenibili fi-nanziariamente i nuovi progettiindustriali. Il caso più clamoroso èquello inglese. La francese Edf hainfatti ottenuto dal governo Ca-meron, prima di avviare i lavoriper la nuova centrale di HinkleyPoint, la garanzia di un prezzo divendita della elettricità di 92,50sterline per mille kilowattora per35 anni. Di fatto, un prezzo che,oggi, è il doppio del prezzo corren-te dell’elettricità all’ingrosso. Se-condo le organizzazioni dei con-sumatori, significa gravare le bol-lette di un extracosto di 5 miliardidi sterline l’anno. Lo si può chia-mare il prezzo del nucleare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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FONTE: Aiea/Pris

I reattori nucleari e la capacità operativa netta in GigaWatt elettrico nel mondo

Reattori operativi (unità) Capacità operativa (GWe)

LA CENTRALE

Tecnici nuclearicon le tute

di protezionenella centrale

nuclearedi Fukushimadanneggiata

dal terremotoquattro anni fa

Petrolio in calo, rinnovabilie l’incubo di Fukushimacosì tramonta il nucleareA quattro anni dallo tsunami, un rapporto di Greenpeace svela i numeriAl Giappone danni per 600 miliardi. E ora l’atomo non conviene più

nel quarto anniversario della tra-gedia, ricorda che, tuttora, nessu-no sa dove siano esattamente fi-niti i nuclei fusi dei reattori colpi-ti. Ogni giorno, altre 3-400 tonnel-late d’acqua tracimano negli im-pianti e diventano radioattive. Lespese vive di intervento arrivanoa 170 miliardi di dollari, ma se siconsiderano anche i costi persmantellare gli impianti e percompensare le vittime si toccano i5-600 miliardi di dollari: un deci-mo della ricchezza che l’interaeconomia giapponese - la terza almondo dopo Usa e Cina - riesce aprodurre in un anno.

Su questo sfondo drammaticosi sviluppa il declino di un’indu-

stria e di una fonte di energia che,ancora nel 2008, la Iea, il braccioenergetico dell’Ocse, prevedevaavrebbe invece quadruplicato lasua presenza entro il 2050. Oggi,il contributo del nucleare alla pro-duzione mondiale di elettricità èdell’11% ed è in continuo calo.Cernobyl aveva fermato lo svilup-po complessivo delle centrali: ne-gli anni successivi al disastroucraino il numero di reattori chevenivano definitivamente spentiera, più o meno, compensato dalvaro di nuovi impianti. DopoFukushima, la produzione nu-cleare mondiale ha subito un sec-co calo: meno 4 per cento nel 2011,ancora meno 7 per cento nel 2012.

I 440 reattori nucleari operativi nel mondo

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Stati Uniti

Francia

Giappone

Russia

Cina

Corea del Sud

India

Canada

Regno Unito

Ucraina

Svezia

Germania

Belgio

Spagna

Rep. Ceca

Svizzera

Finlandia

Ungheria

Slovacchia

Argentina

Pachistan

Brasile

Bulgaria

Messico

Romania

Sud Africa

Armenia

Iran

Paesi Bassi

Slovenia

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