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Proposte per il Piano Nazionale di EFFICIENZA ENERGETICA
Task Force Efficienza Energetica
Commissione Energia di Confindustria
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Coordinatori del lavoro Massimo Beccarello, Alessandro Clerici
Il documento è stato elaborato con la collaborazione di ENEA e CESI RICERCA
Mauro Annunziato Ilaria Bertini Gaetano Fasano Giulia Iorio
Carlo Manna
Massimo Gallanti Antonio Capozza Walter Grattieri
I documenti di analisi dei cluster di consumo e dei settori tecnologici sono stati predisposti con il contributo delle seguenti Associazioni e Società
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cecedItalia Associazione Nazionale Produttori di Apparecchi Domestici e Professionali
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRODUTTORI ILLUMINAZIONE
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Per Confindustria, Area Impresa e Territorio, Progetto Energia, hanno collaborato: Elena Bruni
Stefania de Feo Barbara Marchetti Marzia Minozzi Sara Rosati
Si riporta l’elenco dei coordinatori responsabili dell’analisi e della stesura dei documenti e dei membri dei relativi gruppi di lavoro, divisi per cluster di consumo e settori tecnologici: Settore Industriale: Gabriele Bertholet (coordinatore)
Daniela Colalillo Settore Terziario: Nadia Ruozzi (coordinatore)
Andrea Brumgnach Emilie Cayla Pasquale Campanile Nadia Carbonaro Filomena D’Arcangelo Pietro Giorgio Giulia Iorio Fabio Pagano Alessandro Pueroni Alex Sorokin
Settore Residenziale: Antonio Guerrini/Nadia Carbonaro
(coordinatori) Davide Castagna Filomena D’Arcangelo Samantha Dagheti Giorgio De Giovanni Marco Imparato Federico Musazzi Fabio Pagano Nadia Ruozzi Mauro Scarpaccio
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Settore Trasporti e Infrastrutture: Renato Librino (coordinatore) Fabio Bertolotti Stefano Conti Antonio Laganà
Giovanni Margarina Roberto Moro Franco Palermo Luigi Pavan Rita Pistacchio Alessandro Pueroni
Giuseppe Tornese Motori elettrici ed inverters: Alessandro Pueroni (coordinatore)
Ermo Dal Zotto Coibentazione: Giorgio De Giovanni (coordinatore)
Eleonora Agostani Enrico Chialchia Laura Fagotti Lina Incocciati Marino Lamperti Nicola Massaro
Elettrodomestici, climatizzazione residenziale e assimilata, ospitalità, caminetti e stufe: Antonio Guerrini (coordinatore) Andrea Andriani
Nadia Carbonaro Gabriele Di Prenda Fabio Ginesi Evaldo Porro Sergio Zanolin
Climatizzazione: Giampiero Colli (coordinatore) Bruno Bellò Claudio Bianchini Ferruccio De Paoli Michele Schweinoster
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Cogenerazione/Trigenerazione:
Impianti di potenza elettrica >1 MW Alessandro Bertoglio (coordinatore) Marco Golinelli
Piccola e micro cogenerazione Pasquale Campanile (coordinatore)
Giuseppe Caspani Marco Golinelli Silvio Rudi Stella Andrea Tomaselli Ilario Vigani
Illuminazione: Fabio Pagano (coordinatore) Claudia Carta Stefano Caselli Jurgen Diano Marco Malighetti
Rifasamento: Anna Brogi/Giuseppe Tornese
(coordinatori) Guido Picci
Home & Building Automation: Filomena D'Arcangelo (coordinatore)
Gianni Binacchi Giovanni Gambin Marco Milani Michele Pandolci Antonio Passerotto Daniele Pennati Massimo Pescia
Automazione Avanzata di Processi Continui: Nunzio Bonavita (coordinatore) ICT: Roberto Bedani (coordinatore)
Sistemi di propulsione: Renato Librino (coordinatore)
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INDICE Premessa ............................................................................... 13
1. Politica europea per l’efficienza energetica .......................................................13 2. Il contesto italiano ....................................................................................................14 3. Linee direttrici ...........................................................................................................21
1. Settore Industriale ......................................................... 23 1.1 Analisi dei consumi del settore industriale ....................................................23 1.2 Analisi delle tecnologie.......................................................................................27
1.2.1 Energia Elettrica: tecnologie, scenari di consumo, policy ................................27 1.2.2 Gas naturale: policy...........................................................................................29 1.2.3 Prodotti petroliferi e combustibili solidi............................................................30
1.3 Cogenerazione .......................................................................................................31 1.4 Quadro normativo esistente................................................................................33
1.4.1 Finanziaria 2007 ................................................................................................33 1.4.2 Meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica ...............................................33 1.4.3 Standard ed obblighi alle imprese .....................................................................35
2. Settore Terziario ............................................................ 38 2.1 Terziario: consumi e scenari ..............................................................................38 2.2 Le possibili efficientizzazioni............................................................................47 2.3 Strategie per implementare l’efficienza ..........................................................51
3. Settore Residenziale ....................................................... 58 3.1 I consumi energetici in italia e le quote per settore residenziale ..............58 3.2 Il quadro legislativo..............................................................................................61 3.3 Sincronia tra investimenti e domanda .............................................................64 3.4 Sintesi delle stime dei consumi e dei trend revisionali ...............................69
4. Settore Trasporti e Infrastrutture ................................... 73 4.1. Executive Summary .............................................................................................73 4.2 Premessa .................................................................................................................82 4.3 Il settore dei trasporti ...........................................................................................83
4.3.1 Consumi energetici ............................................................................................83 4.3.2 Emissioni ...........................................................................................................86 4.3.3 Scenario tendenziale dello sviluppo dei trasporti ..............................................89 4.3.4 Scenario dei consumi e delle emissioni.............................................................91 4.3.5 Interventi per riduzione dei consumi.................................................................95 4.3.6 Trasporto stradale pesante ...............................................................................104 4.3.7 Ferrovie............................................................................................................107
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4.4 Infrastrutture ........................................................................................................111 4.4.1. Trasporto e distribuzione dell’energia elettrica ...............................................111 4.4.2 Reti di teleriscaldamento .................................................................................113 4.4.3 Condotte per il trasporto dei combustibili .......................................................114 4.4.4 Reti idriche ......................................................................................................115
4.5 Appendice .............................................................................................................118 Appendice 1 – Il contributo della telematica dei trasporti ..............................................118 Appendice 2 – Riduzione delle perdite sulle reti di Enel Distribuzione .........................121 Appendice 3 – Generazione distribuita ...........................................................................131 Appendice 4 - Note sulla rete di trasporto di Snam Rete Gas .........................................140 Appendice 5 – Consumi di energia elettrica per oleodotti e gasdotti..............................143
5. Motori elettrici ed inverters .......................................... 144 5.1 Executive Summary ...........................................................................................144 5.2 Premesse ...............................................................................................................148 5.3 Situazione 2005 –Installato Motori ed inverter – .......................................151 5.4 Evoluzione 2014 – Business as Usual ...........................................................157 5.5 Scenario - Max risparmio .................................................................................159 5.6 Scenario – Risparmio realistico con incentivi .............................................163 5.7 Entità degli incentivi e costi.............................................................................169 5.8 Payback .................................................................................................................171 5.9 Note Finali ............................................................................................................171
6. Coibentazione .............................................................. 173 Coibentazione degli impianti di riscaldamento ...............................................................178 CONSUMO MINIMO.....................................................................................................180
7. Elettrodomestici, climatizzazione residenziale e assimilata, ospitalità, caminetti e stufe ................................................... 183
7.1 Executive Summary ...........................................................................................183 7.2 Il settore degli elettrodomestici e della climatizzazione termica e frigorifera ..........................................................................................................................194
7.2.1 Le tipologie di prodotti ....................................................................................194 7.2.2 La situazione europea ......................................................................................194 7.2.3 Il quadro legislativo europeo ...........................................................................197 7.2.4 I dettagli per categoria di apparecchio a livello europeo.................................199 7.2.5 La situazione italiana .......................................................................................203 7.2.6 Sincronia investimenti e domanda e orientamento del mercato ......................206 7.2.7 Controlli di mercato e ruolo dell’utente finale ................................................210 7.2.8 Stime, consumi e trend previsionali ................................................................211 7.2.9 Sintesi degli scenari e valutazioni costi benefici 2008 – 2016........................246
7.3 Il settore dell’ospitalità professionale (terziario) ........................................247 7.3.1 Tipologie di prodotti........................................................................................247 7.3.2 La situazione italiana: i dettagli per tipologie di apparecchio .........................249
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7.3.3 Stime, consumi e trend previsionali ................................................................251 7.3.4 Valutazioni costi benefici in 9 anni di azioni incentivanti 2008 – 2016 – professionale: elettrico e gas ...........................................................................................253
7.4. Il settore dei caminetti e stufe a legna ...........................................................255 7.4.1 La situazione italiana .......................................................................................257 7.4.2 Il peso energetico del settore ...........................................................................259 7.4.3 I benefici ..........................................................................................................260
8. Climatizzazione............................................................ 263 8.1 Introduzione .........................................................................................................263 8.2 Parte Generale......................................................................................................265 8.3 Impianti di climatizzazione invernale............................................................266
8.3.1 Dettaglio degli scenari considerati ..................................................................269 8.4 Impianti di climatizzazione a ciclo annuale .................................................271
8.4.1 Dettaglio degli scenari considerati: .................................................................276 8.5 Conclusioni e richiesta di incentivi ................................................................293
9. Cogenerazione/Trigenerazione...................................... 295 9.1 Impianti di potenza elettrica maggiore di 1 MW........................................295
9.1.1 Ipotesi di incentivazione..................................................................................298 9.1.2 Costi e benefici della proposta di incentivo ....................................................300 9.1.3 Sintesi dei risultati ...........................................................................................301
9.2 Piccola e micro cogenerazione ........................................................................302 9.2.1 Executive Summary.........................................................................................302 9.2.2 Criteri per l’elaborazione dello scenario di sviluppo ......................................304 9.2.3 Situazione attuale (anno 2004) ........................................................................305 9.2.4 Scenario di sviluppo all’anno 2014 .................................................................307 9.2.5 Scenario di sviluppo all’anno 2020 .................................................................309 9.2.6 Situazione della P&MC alla luce della normativa attuale...............................310 9.2.7 Proposta di incentivo .......................................................................................312 9.2.8 Effetti dell’incentivo proposto e valutazione costo/beneficio .........................317
10. Illuminazione ............................................................... 319 10.1 Premessa ...........................................................................................................319 10.2 Efficienza energetica dell’illuminazione ..................................................320
10.2.1 Settore non residenziale...................................................................................320 10.2.2 Settore residenziale..........................................................................................321 10.2.3 Illuminazione pubblica ....................................................................................321 10.2.4 Raccomandazioni generali...............................................................................322
10.3 Stima dei consumi di energia elettrica nei diversi settori .....................323 10.4 Illuminazione pubblica – L’illuminazione stradale................................327
10.4.1 I Requisiti proposti ..........................................................................................329 10.4.2 Le prospettive di miglioramento .....................................................................332
10.5 Settore non residenziale – Terziario e Industria......................................336
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10.5.1 I Requisiti proposti ..........................................................................................337 10.5.2 Prospettive di miglioramento del settore non residenziale..............................347 10.5.3 Terziario ed Industria: Conclusioni .................................................................348
10.6 Settore Residenziale -L’illuminazione domestica ..................................349 10.6.1 Illuminazione e lampadine ..............................................................................349 10.6.2 Stima del potenziale di attuazione...................................................................350 10.6.3 Conclusioni......................................................................................................351
11. Rifasamento................................................................. 352
12. Home & Building Automation ...................................... 354 12.1 Premessa ...........................................................................................................354 12.2 Le funzioni del sistema di Automazione ..................................................355 12.3 Il controllo integrato ambiente ....................................................................357
12.3.1 Controllo delle condizioni climatiche .............................................................357 12.3.2 Controllo impianto di illuminazione ...............................................................357 12.3.3 Controllo motorizzato delle tapparelle ............................................................358 12.3.4 Programmi di occupazione oraria....................................................................358
12.4 Termoregolazione e contabilizzazione negli impianti di riscaldamento centralizzati ......................................................................................................................359 12.5 Gestione carichi elettrici ...............................................................................359 12.6 Conduzione e manutenzione programmata ..............................................359 12.7 Incentivare i sistemi di automazione .........................................................361
13. Automazione Avanzata di Processi Continui ................. 362
14. ICT ............................................................................. 363
15. Sistemi di propulsione .................................................. 364 15.1 Risparmio Energetico, Misura dell’Energia e Marcia Economica nel Trasporto Ferroviario.....................................................................................................364
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PREMESSA
1. Politica europea per l’efficienza energetica La Commissione Europea ha sottolineato nel libro verde "Una strategia europea per
un'energia sostenibile, competitiva e sicura"1 la necessità di potenziare le politiche finalizzate
a conseguire produzione e consumi di energia più efficienti.
Il Consiglio Europeo di primavera 20062 ha richiesto l'adozione urgente di un piano d'azione
per l'efficienza energetica che sia al contempo ambizioso e realistico e che tenga conto del
potenziale europeo di conseguire entro il 2020 risparmi di energia superiori al 20%.
L’obiettivo di risparmio del 20% entro il 2020, pari a circa 390 Mtep, apporterebbe notevoli
benefici sul piano energetico e ambientale. Le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte di
780 Mt rispetto allo scenario base, ovvero più del doppio della riduzione necessaria alla UE
per conseguire entro il 2012 gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Gli investimenti
supplementari necessari per acquisire tecnologie più efficienti e innovative saranno più che
compensati da risparmi di combustibili superiori a 100 miliardi di euro annui.
Nella sottostante figura3 vengono illustrati in che modo i progressi in materia di efficienza
energetica abbiano ridotto l'intensità energetica nella UE negli ultimi 35 anni. Essa illustra che
nel 2005 i "negajoule" (ovvero il mancato consumo di energia grazie al risparmio) sono
divenuti la più importante risorsa energetica individuale.
1COM(2006) 105 def. dell'8.3.2006. 2Conclusioni della presidenza del 23/24 marzo 2006. 7775/1/06 REV1 del 18.5.2006. 3 COM(2006) 545 definitivo
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Fonte: Enerdata 2006 La Commissione Europea valuta che, nell’ipotesi di piena realizzazione delle potenzialità di
efficienza, gli ulteriori risparmi realizzabili grazie all'applicazione di politiche e misure nuove
e al rafforzamento di quelle esistenti dovrebbero realisticamente arrivare al 20% (1,5% o 390
Mtep per anno) entro il 2020. Tutti questi elementi si aggiungerebbero a miglioramenti
dell'intensità energetica pari all'1,8% (o 470 Mtep) annuo grazie ai mutamenti strutturali attesi,
agli effetti di politiche precedenti, ai cambiamenti che si produrranno autonomamente grazie
al ricambio fisiologico delle tecnologie, alle variazioni dei prezzi dell'energia, ecc.
2. Il contesto italiano Alla luce del quadro regolatorio comunitario, una delle priorità della politica energetica
italiana deve essere la promozione dell’efficienza energetica.
Attraverso un serio obiettivo di risparmio energetico il Paese intero può trarre importanti
benefici in termini di minor dipendenza, tutela ambientale e stimolo all’innovazione.
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Una corretta politica di incentivo all’efficienza energetica, infatti, permette di ridurre la
dipendenza italiana dai paesi esportatori di fonti energetiche primarie (petrolio e gas),
caratterizzate da una forte instabilità di prezzo, riducendo i rischi di approvvigionamento di
energia.
Gli obiettivi di efficienza energetica consentono di migliorare l’impatto ambientale delle
attività umane senza diminuire gli standard di vita, anzi rendendoli possibili in modo
sostenibile per un numero maggiore di persone. Gli obiettivi di efficienza rappresentano,
inoltre, un forte stimolo di progresso tecnologico per il Paese attraverso lo sviluppo di nuove
tecnologie ad alta compatibilità ambientale e l’applicazione di quelle esistenti su vasta scala.
L’Italia, nel panorama internazionale, sebbene sia un paese energeticamente virtuoso, è
suscettibile di possibili ulteriori "efficientizzazioni". Sulla base degli scenari disponibili, la
riduzione di una percentuale pari al 20 per cento dei consumi finali, come richiesto dalla CE,
corrisponderebbe ad un risparmio di circa 30 MTEP, pari agli incrementi dei consumi previsti
da qui al 2030. Il nostro Paese presenta un indice di intensità energetica del PIL tra i più bassi
della UE, in particolare, è inferiore del 9 per cento alla media europea.
Sulla base di tali indicazioni preliminari la dott.ssa Emma Marcegaglia -Vice Presidente di
Confindustria per Ambiente, Energia ed Infrastrutture- nel luglio 2006 ha deciso di costituire,
nell'ambito della Commissione Energia di Confindustria, una Task Force ad hoc sull'efficienza
energetica coinvolgendo tutte le associazioni e strutture locali facenti riferimento a
Confindustria stessa e considerando tutte le varie applicazioni (dagli edifici ai macchinari ed
apparecchi degli utenti, dai trasporti ai vari servizi del terziario ed alle infrastrutture).
I principali obiettivi della Task Force sono:
• valutare effettivamente i risparmi energetici conseguibili evitando oneri addizionali
alle imprese, individuando quei settori che per dimensione e per potenziali risparmi
risultino i più interessanti per interventi specifici;
• evidenziare le tecnologie disponibili per implementare programmi di efficienza
energetica sulla base di analisi di costi/benefici;
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• indirizzare i competenti Ministeri verso uno stimolo all'efficienza energetica e relative
leggi inserite organicamente in un quadro coerente di politica energetica di medio-
lungo termine;
• definire ed implementare azioni di comunicazione e informazione, fondamentali per il
successo delle iniziative.
Per il miglior funzionamento della Task Force sono stati definiti quattro clusters: industriale,
terziario, residenziale, infrastrutture/trasporti.
Le tecnologie rilevanti ai fini dell’efficienza energetica individuate ad ora sono:
• MOTORI ELETTRICI/INVERTERS
• COIBENTAZIONE
• ELETTRODOMESTICI, CLIMATIZZAZIONE RESIDENZIALE E ASSIMILATA, OSPITALITA’, CAMINETTI E STUFE
• CLIMATIZZAZIONE
• COGENERAZIONE/TRIGENERAZIONE
• ILLUMINAZIONE
• RIFASAMENTO
• HOME & BUILDING AUTOMATION
• AUTOMAZIONE AVANZATA DI PROCESSI CONTINUI
• ICT
• SISTEMI DI PROPULSIONE
Ciascun gruppo di "tecnologia rilevante" ha effettuato uno studio sull'evoluzione del proprio
mercato con orizzonte temporale al 2014 e ha predisposto una valutazione, sulla base di
differenti ipotesi costi/benefici/incentivi, dei possibili risparmi effettivamente conseguibili,
tenendo anche in conto quanto attuato con la finanziaria 2007 e dalle nuove leggi relative al
settore edilizio e trasporti.
L’identificazione delle tecnologie, la stima dei consumi attuali nei vari settori e la valutazione
dell'andamento tendenziale dei consumi al 2014 e del potenziale di risparmio energetico
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conseguente all'introduzione di nuove tecnologie è stata svolta con il contributo di Enea e
Cesi Ricerca.
Il presente documento rappresenta la prima fase di un complesso percorso di analisi, che sarà
sistematicamente sottoposto ad aggiornamenti e completamenti integrando in prospettiva il
contributo di altre componenti del sistema confindustriale.
�������������� ����������� ������������ ���������������� ����������� ������������ ��
����������������
~146Totale
~15Altri
41%--49%10%~16Terziario
20%--16% (76%) 60%~30Residenziale
29%11%41%19%~41Industria
2%--0,70%97%~44Trasporti
E le t t r ic i tàCombustibili Solidi
GasProdotti Petrolif.
Consumi (MTEP)
Fonte: Cesi Ricerca
Dalla tabella appare chiaramente come siano ripartiti i consumi finali italiani con i trasporti
che contribuiscono per il 32%, l'industria per il 28%, il residenziale per il 21% ed il terziario
per l'11%.
Risulta evidente nei trasporti il pratico dominio ( 97%) dell'utilizzo dei prodotti petroliferi
(trasporto su gomma) e l'importanza dell'efficientizzazione dei sistemi di propulsione.
Per l'industria, gas ed elettricità risultano i consumi dominanti sui quali dover agire, mentre
per il residenziale i 4/5 dei consumi sono per usi termici (grande preponderanza per impianti
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di riscaldamento ambientale) ed il 20% per consumi elettrici (elettrodomestici, apparecchi TV/
HiFi/ICT ed illuminazione); nel terziario gas ed elettricità si spartiscono praticamente la quasi
totalità del consumo.
Per quanto riguarda i consumi elettrici finali italiani occorre notare che oltre il 70% sono
attribuibili a tre categorie di utilizzo:
• Motori ~ 45-50%
• Illuminazione ~ 15-20%
• Elettrodomestici ~ 12-15%
Fonte: Ministero Sviluppo Economico estratti dal Rapporto ENEA 2005 e rielaborati da Assoutility
In questa tabella sono riportati i consumi per fonte e per settori industriali. Si nota
chiaramente come per consumi totali la Siderurgia sia in testa seguita da Chimica e
Petrolchimica, Materiali da costruzione e Meccanica, mentre per quanto riguarda i consumi
Consumi per combustibili e per settori industriali [Mtep]
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
7,0
8,0
Energia elettrica 1,7 0,1 0,5 2,3 1,1 1,0 0,7 0,5 2,3 0,9 0,6 0,1
Prodotti petroliferi 0,1 0,0 0,1 0,8 0,8 0,5 2,9 0,4 1,2 0,2 0,6 0,1
Gas 1,9 0,0 0,4 2,2 1,9 1,4 1,1 2,6 3,0 1,7 0,9 0,0
Combustibili solidi e Fonti Rinnovabili 3,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Siderurgia EstrattiveMetalli non
ferrosi MeccanicaAgroaliment
are
Tessile e Abbigliamen
to
Materiali da costruzione
Vetro e Ceramica
Chimica e Petrolchimic
a
Cartaria e grafica
Altre manufatturie
reEdilizia
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elettrici la Chimica e Petrolchimica risulta la principale consumatrice seguita da Meccanica,
Siderurgia, Agroalimentare, Tessile e Abbigliamento e Cartaria e grafica.
Relativamente al settore terziario la suddivisione per i principali consumi è riportata nella
sottostante figura:
Consumi di energia per settori di attività (Ktep) anno 2004
17%
25%
16%4%
4%6%
4%
10%
14%Commercio
Alberghi, ristoranti e bar
Comunicazioni
Credito
Attività immobiliari, ICT e ricerca
PA
Istruzione
Sanità
Altri servizi
Fonte: elaborazione su dati BEN 2004
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Relativamente al settore residenziale la suddivisione per i principali consumi è riportata nella sottostante figura:
Consumi di energia nel settore residenzialeanno 2004
7%12%
13%
7%9%6%1%4%1%
10%2%
4%
1%
4%
0%
0%
1%
2%
9%7%
Acqua calda sanitaria
Illuminazione
Refrigerazione
Congelazione
Lavaggio biancheria
Lavaggio stoviglie
Asciugatura biancheria
Condizionamento Ambienti
Riscaldamento Ambienti
Televisori
Videoregistratori
Hi-Fi
PC
Forni elettrici
Forni a microonde
Fornelli elettrici
Tecnologie di intrattenimento
Tecnologie per telecomunicazioni
Servizi per la casa
Servizi generali per gli edifici
Fonte: Cesi Ricerca
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3. Linee direttrici
Il problema di fondo per Confindustria è come incidere sull'efficienza energetica agendo sia
sul parco installato sia sul "nuovo" senza creare oneri al consumatore.
Sebbene i differenti settori tecnologici abbiano ciascuno le proprie caratteristiche è auspicabile
una linea di condotta il più possibile "omogenea e coerente" sfruttando le leve di:
• incentivi ai consumatori
• certificati bianchi
• eventuali requisiti normativi per il nuovo da installare
• sgravi fiscali per l'industria fornitrice di prodotti “high efficiency”
Gli incentivi devono essere indirizzati a chi sostiene l’investimento e debbono essere portati a
carico della fiscalità generale, senza incidere sulle tariffe.
Una politica di efficienza energetica deve essere inquadrata in un orizzonte temporale
almeno di medio periodo (5-10 anni).
E’ necessario dare vita ad un circuito virtuoso di comunicazione e informazione e a un
dialogo continuo fornitori/utilizzatori/operatori/ESCO facendo in modo che il concetto del
"Life Cycle Cost" risulti applicato da tutti gli attori. Devono essere previsti fondi per attività
informative/formative. Spesse volte il consumatore viene indirizzato verso l’acquisto di
prodotti più potenti del necessario, a discapito di unità più piccole e flessibili con conseguente
spreco energetico.
E’ opportuno che traders ed ESCO intraprendano azioni "innovative" verso le industrie e
che gli interventi finanziari vengano supportati da un sistema bancario "efficiente per
l'efficienza energetica".
Al fine di garantire una qualità reale dei prodotti immessi sul mercato nazionale nel rispetto
delle normative comunitarie in termine di efficienza energetica, è opportuno prevedere
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meccanismi di autocertificazione delle prestazioni dei prodotti da parte dei costruttori con il
controllo delle autorità competenti. È necessario, inoltre, una stretta sorveglianza contro le
contraffazioni dei prodotti immessi sul mercato.
L’audit energetico è uno strumento basilare con il quale i consumatori possano rendersi
conto dei costi/benefici di interventi di efficientizzazione per i loro casi specifici. È importante
prevedere dei fondi di incentivazione per gli audits energetici.
E’ necessario, infine, che le misure possano essere rapidamente ricondotte ad un quadro
stabile che incentivi adeguatamente le opzioni più efficienti sul piano tecnologico.
Occorre rivedere l’entità e le problematiche di volatilità nel campo dei Titoli di Efficienza
Energetica (TEE) ed occorre valutarne l’accesso diretto del settore industriale.applicando le
varie tecnologie disponibili.
L’introduzione nei protocolli di acquisto della P.A. del meccanismo del Green Procurement e
l’assunzione di altri comportamenti esemplari potrebbe avere un positivo effetto trainante nel
promuovere azioni di miglioramento dell’efficienza energetica in tutto il Terziario.
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1. SETTORE INDUSTRIALE
1.1 Analisi dei consumi del settore industriale
Il settore industriale, nel 2004, ha consumato circa il 29% dell’energia consumata in Italia,
pari a circa 41 Mtep (non è inclusa la produzione di energia elettrica che assorbe circa 59
Mtep). Il totale dei consumi di energia in Italia al netto dei consumi e perdite è di 143,4 Mtep
che, al lordo, è pari a 195,5 Mtep.
Fonte dati: Rapporto ENEA Energia ed Ambiente (2005-2006) rielaborati da Assoutility S.r.l.
Nel 2005 si è assistito ad un incremento dei consumi di energia, nel settore industriale, rispetto
al 2004, pari a circa il 2%. Alla luce di tali dati l’Enea (Rapporto Energia Ambiente 2006)
stima che, senza un intervento decisivo, al 2030 il consumo potrebbe crescere di circa il 30%
raggiungendo i 255 Mtep. Nel caso in cui, invece, si applichino delle politiche di riduzione dei
consumi si otterrebbe una frenata del trend di crescita e, nello scenario più ottimistico, i
consumi potrebbero rimanere al livello attuale.
2% 2%
30% 29%
5%
32%
Industria Trasporti Usi Civili Agricoltura Usi non energetici Bunkeraggi
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Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente 2006
L’Enea sostiene altresì che il settore industriale vedrà decrescere i propri consumi anche a
causa della trasformazione dell’industria pesante nelle attività del terziario e per effetto delle
normative ambientali che in parte agiscono anche attraverso la riduzione dei consumi
energetici per le attività produttive. Mentre il settore civile (residenziale e terziario) e il settore
dei trasporti vedranno un continuo aumento dei consumi al 2030.
Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente 2006
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Andando ad analizzare i consumi delle singole fonti energetiche si evince che:
• Petrolio: il settore dei trasporti consuma circa il 53% dei prodotti petroliferi consumati
in Italia;
• Gas: il settore industriale, la produzione di energia elettrica e il settore civile
consumano rispettivamente il 27% (17,6 Mtep), il 35% (23,1 Mtep) e il 36% (23,3
Mtep) del fabbisogno nazionale di gas naturale;
• Energia Elettrica: il settore industriale e il settore civile incidono rispettivamente per il
48% e il 47% dei consumi elettrici in Italia.
Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente (2005-2006) rielaborati da Assoutility S.r.l.
In particolare il settore industriale consuma, in prevalenza, gas naturale ed energia elettrica,
con una netta diminuzione del consumo di combustibili fossili e dei prodotti petroliferi in
ragione delle problematiche ambientali legate a queste ultime fonti.
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
Energia elettrica 12 0,8 11,9 0,4
Fonti rinnovabili 0,2 0,2 1,2 0,1
Petrolio 7,6 43 6,8 2,6 6,6 11,8
Gas 17,6 0,4 23,3 0,1 0,9 23,1
Combustibili solidi 4 0,1 11,9
Industria Trasporti Usi Civili Agricoltura Usi non energeticiTrasformazioni energia elettrica
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Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente (2005-2006) rielaborati da Assoutility S.r.l.
Disaggregando i consumi delle fonti energetiche per i principali settori merceologici si
evidenzia come alcuni settori incidano maggiormente sui consumi dell’industria,d in
particolare per l’utilizzo delle singole fonti. Ad esempio, sui consumi dei prodotti petroliferi,
l’industria delle costruzioni incide maggiormente mentre la siderurgia consuma quasi la
totalità dei combustibili fossili consumati da tutto il cluster. Sui consumi di energia elettrica
incidono maggiormente l’industria meccanica, chimica e petrolchimica e la Siderurgia mentre
quasi tutti i settori, per i loro processi produttivi, assorbono il gas naturale.
Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente (2005-2006) rielaborati da Assoutility S.r.l.
10%
18%
0%
43%
29%
Combustibili solidi Gas Petrolio Fonti rinnovabili Energia elettrica
∆∆∆∆1990/2003Combustibili solidi -17%Gas +31%Prodotti petroliferi -12%Energia elettrica +25%Totale +12%
Consumi per combustibili e per settori industriali [Mtep]
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
7,0
8,0
Energia elettrica 1,7 0,1 0,5 2,3 1,1 1,0 0,7 0,5 2,3 0,9 0,6 0,1
Prodotti petroliferi 0,1 0,0 0,1 0,8 0,8 0,5 2,9 0,4 1,2 0,2 0,6 0,1
Gas 1,9 0,0 0,4 2,2 1,9 1,4 1,1 2,6 3,0 1,7 0,9 0,0
Combustibili solidi e Fonti Rinnovabili 3,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Siderurgia EstrattiveMetalli non
ferrosiMeccanica
Agroalimentare
Tessile e Abbigliamen
to
Materiali da costruzione
Vetro e Ceramica
Chimica e Petrolchimic
a
Cartaria e grafica
Altre manufatturie
reEdilizia
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1.2 Analisi delle tecnologie
1.2.1 Energia Elettrica: tecnologie, scenari di consumo, policy
Nel 2004 il settore industriale ha consumato circa 12 Mtep di energia elettrica, il 29% dei
consumi energetici del settore, pari a circa 158.1 TWh.
Le tecnologie, analizzate all’interno della Task Force, che contribuiscono in misura maggiore
alla realizzazione dei consumi di energia elettrica sono i motori elettrici, illuminazione ed altre
tecnologie utilizzate nei processi produttivi, come forni e trasformazioni elettrochimiche.
Fonte dati Rapporto ENEA Energia ed Ambiente (2005-2006) e CESI RICERCA rielaborati da Assoutility S.r.l.
In tal senso si sottolinea che i motori elettrici incidono per circa l’84%, l’illuminazione per il
2% (Assil ha indicato come incidenza dei consumi dell’illuminazione nel settore l’8% che non
coincide con quanto indicato da CESI RICERCA) e le altre tecnologie elettriche per il 14%.
Nella Task Force sono stati analizzati gli scenari di crescita dei consumi relativi a motori
elettrici ed illuminazione e sono state altresì indicate le policy da sviluppare al fine di
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
Mte
p
Energia elettrica 12
Fonti rinnovabili 0,2
Petrolio 7,6
Gas 17,6
Combustibili solidi 4
Industria
84%
2%
14%
Motori Illuminazione Altri processi elettrici
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permettere la penetrazione sul mercato di tecnologie ad alto rendimento e la trasformazione
del parco installato.
a) Motori elettrici ed inverter
Il lavoro di analisi è stato effettuato in relazione a motori elettrici 2/4 poli, trifase 400V fino a
90 kW BT che rappresentano la tecnologia più diffusa sul mercato, partendo dai consumi nel
2005 legati a questi motori, pari a 99.5 TWh/a.
Si è considerato, in primo luogo, l’incremento dei consumi, dal 2005 al 2014, in assenza di
qualsiasi leva di incentivazione (Business as usual) che porterebbe un aumento dei consumi
elettrici pari a circa il 15% in più rispetto al 2005 (114,9 TWh/anno). Successivamente sono
state effettuate varie ipotesi di scenario derivanti dall’utilizzo di motori, ad alta efficienza
energetica, utilizzati con inverter che portano ad un risparmio rispetto allo scenario BAU che
oscilla da 4.6 a 13.3 TWh/anno risparmiati.
La policy indicata per il raggiungimento di questi obiettivi di risparmio consiste nella
detrazione del 20% dell’investimento applicata per gli utilizzatori che acquistano motori EFF1
di potenza pari a 0.75 a 90 KW o inverter. Tale misura è stata, peraltro, già introdotta nella
Legge finanziaria 2007 ma si auspica il consolidamento di tale incentivo per un periodo più
lungo affinché possa rappresentare una spinta alla trasformazione del mercato.
L’incentivo costerebbe allo stato dai 211 mln di euro per i motori a un costo tra i 18 mln ai
180 mln per gli inverter, a seconda dello scenario che si andrebbe a verificare. Il gettito dovuto
all’incentivo, che ricade sulla fiscalità generale, viene in parte ripagato allo stato attraverso
l’aumento del gettito IVA dovuto alla vendita incrementale delle imprese produttrici.
Questo tipo di policy andrebbe soprattutto a risolvere una distorsione del mercato dovuta al
fatto che, oggi, queste tecnologie vengono fornite da installatori o fornitori di macchinari che
mirano soprattutto all’abbattimento del costo iniziale dell’investimento. Ma per questa
tecnologia il costo dell’investimento incide in realtà solo per il 2% rispetto ai costi energetici
durante il ciclo di vita del prodotto pari a circa il 97%.
E’ altresì da ricordare che per i motori elettrici esiste già la possibilità di partecipare al
meccanismo dei titoli di efficienza energetica, infatti sono state pubblicate le schede di
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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valutazione standard che facilitano l'accesso al titolo, vero è che oggi l'obiettivo
annuo/nazionale è stato raggiunto solo per il 5% con interventi di efficienza energetica nel
settore industriale.
b) Illuminazione
Per l’illuminazione si prevede al 2015 un incremento di utilizzo nel settore industriale pari a
circa 3,4% rispetto al 2005. In particolare si auspica l’utilizzo di sensori di presenza, la
sostituzione di lampadine fluorescenti alimentate da alimentazione elettromagnetica con i
moderni alimentatori elettronici che alimentano lampade fluorescenti lineari T5 ad alta
efficienza e regolatori di flusso luminoso. Questi interventi vanno visti in una logica di
sistema-impianto al fine di ottimizzare l’utilizzo del flusso luminoso e razionalizzare di
conseguenza i consumi di energia elettrica.
Le policy individuate consistono:
• Nel contributo pari al 20% dell’investimento iniziale per la sostituzione o la realizzazione
di sistemi di illuminazione efficienti (lampada, apparecchio illuminante, alimentatore,
regolatore di flusso luminoso e sensore di presenza);
• Nella persistenza del meccanismo dei TEE con pubblicazione di ulteriori schede tecniche
nel settore dell’illuminazione.
1.2.2 Gas naturale: policy
In merito al consumo di gas naturale, che ammonta a 17.8 Mtep pari a circa il 43% dei
consumi del settore, non sono emersi dati relativi alle tecnologie standard che contribuiscono
alla realizzazione dei consumi nel settore. In particolare si ritiene che i consumi di gas naturale
o di altri combustibili, utilizzati nei cicli produttivi o nei servizi ausiliari ai cicli produttivi,
siano legati a sistemi tecnologici complessi e difficilmente riconducibili al rendimento della
singola tecnologia. Di qui i risparmi conseguibili grazie all’utilizzo di sistemi cogenerativi ad
alto rendimento o recuperi di calore di processo all’interno di impianti termici possono essere
significativi ma difficilmente valutabili in analisi generali che non tengono conto delle singole
peculiarità del processo produttivo.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Per questo motivo la policy indicata all’interno della Task Force prevede la realizzazione di
audit energetici, indispensabili per la valutazione dei possibili interventi da realizzare nel
settore industriale, in base al quale si valutano i potenziali di risparmio energetico conseguibili
a fronte della realizzazione dell’intervento. In base alle indicazioni derivanti dall’audit
energetico si andrebbe a valutare l’incentivo dello stato per la realizzazione dell’intervento in
misura del risparmio conseguibile. In questo modo si andrebbero a finanziare e promuovere
interventi di risparmio energetico anche in ambiti industriali più complessi dove il risparmio
energetico può derivare da più interventi e da eventuali sistemi di recupero del calore
strettamente legati al processo produttivo e alle caratteristiche specifiche dello stabilimento.
Gli audit energetici dovrebbero essere realizzati da un soggetto terzo disinteressato alla
vendita di tecnologie e dovrebbero essere finanziati,mentre l’incentivo sulla realizzazione
dell’intervento dovrebbe essere calibrato, di volta in volta, in misura del costo
dell’investimento, individuato dall’audit, e dei risparmi conseguibili.
Si ricorda che, oggi, i titoli di efficienza energetica, a causa della complessità, della scarsa
standardizzazione e dell’elevato costo degli interventi, sonoottenuti solo per il 5% nel settore
industriale.
Con un meccanismo simile a quello sopra delineato sarebbe invece incentivato il risparmio in
un settore che, ricordiamo, incide per poco meno di un terzo dei consumi di gas nazionali e
che ha visto un forte incremento dei consumi di gas negli ultimi decenni.
1.2.3 Prodotti petroliferi e combustibili solidi
L’utilizzo dei prodotti petroliferi è in calo grazie alla diffusione di alcuni processi produttivi.
L’incidenza dei consumi di combustibili solidi è legata esclusivamente a due comparti
industriali e, in alcuni casi, ad alcuni singoli stabilimenti presenti in Italiaper i quali, a causa
delle caratteristiche di produzione è difficilmente ipotizzabile un’azione di miglioramento.
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1.3 Cogenerazione
Nell’analisi effettuata per il settore industriale è stato valutato anche il contributo derivante
dallo sviluppo di impianti di cogenerazione in tutti i settori. In particolare si è effettuata una
distinzione tra la Piccola e Micro cogenerazione, di potenza fino a 1 MW e la cogenerazione
ad alto rendimento con potenze superiori al MW.
Per entrambi i settori sono state proposte delle policy e si è tentato di valutare il risparmio di
energia primaria e di CO2 rispetto all’attuale parco termoelettrico installato.
a) Cogenerazione
Sulla base dei dati disponibili sull’installato si è analizzato lo scenario ipotizzabile di sviluppo
di questi impianti e il risparmio di energia primaria conseguibile. Dalle valutazioni effettuate
si considera la possibilità di conseguire un risparmio di energia primaria pari a circa 870
ktep/anno che si traduce, al 2014, in circa 5 Mtep e, al 2020, in circa 10 Mtep oltre ai risparmi
di CO2 conseguiti che vanno da circa 17 MtCO2 a 35 MtCO2. Il raggiungimento di questo
scenario di risparmio si è ipotizzato grazie alla proposta di potenziamento dei Titoli di
Efficienza Energetica. Infatti questa tecnologia, secondo il D.Lgs 20/07 di recepimento della
Direttiva europea 2004/8/CE, deve essere incentivata, attraverso il meccanismo di mercato dei
Titoli di Efficienza Energetica. A tal proposito si ritiene però che siano necessarie delle
modifiche a tale meccanismo che una maggiore fruibilità del TEE anche ai soggetti industriali
che investono in questo settore e una maggiore stabilità dei prezzi legati al TEE.
Il meccanismo dei TEE è, invero, oggi poco utilizzato per il conseguimento di obiettivi di
risparmio nel settore industriale, anche a causa del costo degli investimenti molto più elevato
rispetto a quello di altre tecnologie meno complesse, dell’impossibilità delle aziende di poter
aver accesso diretto per l’ottenimento e la gestione del titolo e soprattutto per l’estrema
volatilità del costo del TEE sulla Borsa che non consente di poter avere un ritorno certo
dell’investimento. Tali fattori rappresentano i principali ostacoli allo sviluppo e diffusione di
questa tecnologia.
Si chiede pertanto che il meccanismo di sostegno crei situazioni stabili per gli investimenti in
cogenerazione attraverso l’introduzione di strumenti di garanzia che tutelino dalla caduta dei
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costi del TEE. Si chiede altresì, nell’ipotesi in cui si vogliai realizzare una parte degli obiettivi
di risparmio attraverso la cogenerazione, la possibilità per il settore industriale di accedere ai
TEE ed infine il prolungamento della durata del TEE come per i Certificati Verdi.
Sono stati calcolati i benefici economici in termini di risparmio e di costi necessari al
raggiungimento dell’obiettivo, si è infatti calcolato che a fronte di una spesa pari a 522 M� al
2014 e a 1045 M� al 2020 a fronte di un risparmio economico tra energia risparmiata e CO2
evitate pari a 1233 M� al 2014 e 2466 M� al 2020.
b) Piccola e Micro Cogenerazione
Questa tecnologia si presta maggiormente alle applicazione nel settore terziario e residenziale
pur avendo un certo potenziale anche nel settore industriale. Oggi, la penetrazione nel mercato
di questa tecnologia, è legata al solo strumento di incentivazione derivato dai TEE che,
tuttavia, non è sufficiente a ridurre i tempi di ritorno di investimenti di tal portata soprattutto
per applicazioni dove il numero di ore di utilizzo è poco elevato. Si auspica quindi ad una
maggiore diffusione di questa tecnologia supportata da un’incentivazione di tipo feed in con
una remunerazione del kWh prodotto da questi impianti pari a 5 c�/kWh.
Si sono esaminati gli scenari di sviluppo al 2014 e al 2020 di questa tecnologia nei diversi
settori evidenziando i risparmi conseguibili. Dalle valutazioni emerge che nel settore
industriale la piccola e micro cogenerazione apporterebbe un risparmio di energia primaria
pari a 4.5 TWh (circa 0.4 Mtep) che corrisponde ad un risparmio di emissioni pari a circa 1.3
MtCO2. Al 2020 i risparmi si andrebbero a duplicare.
Le proposte di policy prevedono una tariffa feed in, come indicata in precedenza, legata
all’effettivo rendimento cogenerativo dell’impianto e premiante per gli impianti che hanno un
Payback time più alto, contemporaneamente scoraggiando l’applicazioni in situazioni dove il
carico termico è insufficiente o le ore di utilizzo anno sono inferiori a 2000.
Parallelamente si propone di implementare la normativa vigente aumentanto a 12 anni la
durata del TEE e legando l’ottenimento del TEE ad un sistema premiale per gli impianti che
conseguono i maggiori benefici in termini di potenza elettrica impiegata, innovazione
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tecnologica, combustibile utilizzato, modalità di utilizzo del calore e al livello di emissioni
immesse in atmosfera.
1.4 Quadro normativo esistente
1.4.1 Finanziaria 2007
Visto i pochi mesi di operatività si ritiene di dover prolungare l’azione per almeno 5 anni per
poterne valutare gli effetti e rendere strutturale l’incentivo.
1.4.2 Meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica L’Italia, con i decreti del 20 luglio 2004, è partita in anticipo rispetto alla Commissione
europea, introducendo il Meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE) con l’obiettivo
di promuovere l’utilizzo razionale dell’energia elettrica e del gas naturale, attraverso strumenti
di mercato volti a selezionare le tecnologie che riescono a conseguire i maggiori risparmi
energetici con il minor costo.
L’Europa ha guardato con attenzione all’esperienza italiana e nella direttiva 06/32/CE questo
meccanismo è citato tra quelli che gli stati membri possono mettere in campo al fine di
promuovere l’efficienza energetica.
Ma dopo il primo anno di vita del mercato dei titoli di efficienza energetica ci sono alcune
criticità che dovrebbero essere sottoposte al Ministero per lo Sviluppo Economico e
all’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG).
Infatti, nonostante siano molte le spinte, anche a livello europeo, verso l’uso razionale
dell’energia anche nelle PMI, questo meccanismo non promuove interventi nel settore
industriale.
Il meccanismo indica degli obiettivi nazionali di risparmio da conseguire attraverso la
realizzazione di investimenti in tecnologie con un rendimento energetico superiore alla media
di mercato. L’obbligo è stato messo in capo ai distributori di energia elettrica e gas che a
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fronte degli investimenti sostenuti presso i clienti finali ricevono dei titoli di efficienza (1 TEE
per ogni tep risparmiato) che gli permettono di ottenere un rimborso pari a 100�/TEE o che
possono vendere sul mercato. L’altro soggetto che può ottenere il TEE è la ESCO (Energy
Services Company), che essendo un soggetto volontario vende il proprio titolo al distributore
che non è riuscito ad investire o che non ha raggiunto l’obiettivo che gli era stato imposto per
l’anno. La vendita è effettuata attraverso contratti bilaterali o sul mercato dei TEE introdotto
dal Gestore del Mercato Elettrico (GME).
Per il 2005 l’AEEG ha dichiarato che è stato raggiunto l’obiettivo nazionale imposto ma solo
il 5% degli interventi è stato realizzato nel settore industriale.
In effetti gli interventi nel settore industriale presentano criticità tecniche e costi più elevati
tanto da scoraggiare il distributore o la ESCO ad investire. Inoltre per la valutazione del
risparmio l’ AEEG ha pubblicato, per molti interventi facilmente standardizzabili delle schede
tecniche, che permettono in maniera automatica di valutare il risparmio a fini dell’ottenimento
dei TEE. Tuttavia le schede che riguardano interventi realizzabili nel settore industriale sono
solamente tre, mentre, per gli altri interventi si deve ricorrere alla valutazione a consuntivo che
comporta tempi lunghi e l’istallazione di strumenti di misura che scoraggiano qualsiasi
iniziativa.
Infine, le ESCO o i distributori. date le criticità tecniche e la specificità di ogni impianto, non
hanno sviluppato una competenza tecnica per investire nel settore industriale.
Alla luce di quanto premesso Assolombarda ha elaborato alcune proposte da portare
all’attenzione del ministero e dell’AEEG, soprattutto in vista del recepimento della direttiva
europea e del processo di aggiornamento del settore energetico annunciato dal nuovo governo.
In tal senso è necessario che:
1. Le imprese che hanno le competenze tecniche e le risorse economiche per investire in
efficienza energetica nel proprio stabilimento devono poterottenere il TEE senza dover
essere necessariamente affiancate da un soggetto terzo.
2. I metodi di valutazione del risparmio a consuntivo devono essere semplificati o
accompagnati ad una procedura di autocertificazione, in modo da snellire i tempi per
l’ottenimento del TEE ed incoraggiare gli investimenti in interventi tecnici più
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complessi e più efficaci, che non si focalizzano solo sulla sostituzione di tecnologie ma
su un insieme di interventi più ampio.
3. Nonostante molti interventi siano poco standardizzabili, c’è ancora un grosso
potenziale per lo sviluppo di schede standard nel settore industriale. Avere a
disposizione altre schede standard incoraggerebbe gli investimenti.
4. Il livello di incentivazione economica dato dal TEE è ancora marginale, soprattutto se
si considerano i costi delle tecnologie utilizzate nel settore industriale.
5. Si sta verificando una estrema volatilità del titolo con un forte calo rispetto al valore di
riferimento pari a 100�/tep che non incoraggia gli investimenti più importanti come la
cogenerazione, inoltre il gap tra il contributo tariffario e il prezzo effettivo del TEE
non ricade su coloro che effettivamente effettuano l’investimento. Questa distorsione
dovrebbe essere risolta e facendo sì che l’incentivo sia destinato al soggetto che
realmente ha sostenuto l’investimento.
1.4.3 Standard ed obblighi alle imprese
Nel disegno di legge Bersani sull’energia (“Pacchetto Energia”) si sta valutando di introdurre,
per la promozione dell’efficienza energetica, degli standard minimi di rendimento energetico
delle tecnologie utilizzate.
Assolombarda ritiene che il risparmio energetico debba essere conseguito, dalle imprese, in
maniera economicamente sostenibile e volontaria.. Le imprese stesse devono essere informate
su come si puòconsumare meno e quali strumenti operativi possono essere applicati per
conseguire gli obiettivi di risparmio.
Ma si deve fare attenzione affinché non si passi da una logica volontaria ad una logica
obbligatoria:conseguire risultati di efficienza energetica deve essere un’opportunità e non un
obbligo. L’obbligo genera risvolti negativi per le imprese consumatrici che, già poste sotto
forti stress di competizione internazionale, non possono rischiare di accollarsi l’onere
gestionale e finanziario dell’incremento degli investimenti in efficienza energetica.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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È necessario dunque presidiare i lavori del legislatore affinché si possa agire con anticipo su
eventuali strumenti normativi che obbligano anziché incentivare/supportare l’efficienza
energetica..
Il sistema di certificazione energetica già sperimentato nel campo degli elettrodomestici è
visto positivamente in quanto permette di trasformare il mercato senza imporre nessun
obbligo. Un meccanismo volontario come la certificazione spinge anche i costruttori di
tecnologie a sviluppare prodotti sempre più efficienti migliorando così il livello del mercato.
E’ allora vero che si deve:
• sostenere la promozione della ricerca nelle tecnologie per fare efficienza energetica,
con l’obiettivo oltre che ambientale, anche di creazione di valore industriale;
• la diffusione dell’informazione sul come “fare efficienza energetica” al fine di rendere
oggettivo il dibattito e la scelta dell’impresa che vuole investire nei due settori;
• impedire la formazione diobblighi di fare efficienza energetica che perseguono solo
benefici ambientali, senza considerare il drenaggio di risorse economiche, finanziarie e
gestionali a cui le imprese sarebbero sottoposte;
• impedire l’aumento degli oneri in bolletta.
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QUADRO SINTETICO DELLE POLICY PROPOSTE
SETTORE INDUSTRIALE
Consumi al 2004
41 Mtep
Policy
Energia elettrica 12 Mtep
158.1 TWh
Motori elettrici ed
inverter
132.396 TWh Detrazioni fiscali pari al 20% come i Finanziaria
2007 per almeno 5 anni
Illuminazione 3.162* TWh • Contributo per l’installazione di sistemi di
illuminazione pari al 20% dell’investimento
• Implementazione Titoli di Efficienza
Energetica
Altro 22.542 TWh
Gas Naturale 17.6 Mtep Audit energetici effettuati da un soggetto super
partes valicato dal Ministero ed incentivo
proporzionale al costo dell’intervento proposto
dall’audit e ai risparmi conseguibili
Combustibili solidi 4 Mtep
Prodotti petroliferi 7.6 Mtep
Cogenerazione
Alto rendimento
>1MW
Implementazione meccanismo TEE
P&MC > 1 MW • Tariffa feed in
• Implementazione meccanismo TEE
* secondo stime ASSIL i consumi per l’illuminazione nel settore industriali sono pari a circa 13 TWh e rappresentano l’8% dei consumi del settore.
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2. SETTORE TERZIARIO
2.1 Terziario: consumi e scenari
Al 2005, il consumo di energia negli usi finali in Italia è pari a circa 146,6 Mtep (Enea)4, di cui
47,1 Mtep sono ascrivibili al settore residenziale e al terziario.
Sulla base delle elaborazioni Enea disponibili emerge che la tendenza del sistema energetico
italiano è quella di una crescita piuttosto sostenuta del consumo di energia primaria che, nei
prossimi decenni, si collocherà all’interno dei seguenti intervalli di valori:
- tra 204 e 214 Mtep nel 2010
- tra 214 e 239 Mtep nel 2020
- tra 224 e 254 Mtep nel 2030.
Tabella 1 - Tassi di variazione medi annui in ogni decennio. Dati storici e scenario tendenziale (livello nazionale) – Fonte: Rapporto Energia e Ambiente Enea 2005
Circa il 32% dei consumi di energia negli impieghi finali è da addebitarsi al settore Civile nel
quale confluiscono l’ambito residenziale e quello del terziario che a sua volta comprende “le
attività di erogazione di servizi, quelli non vendibili, offerti dal settore pubblico, e quelli
vendibili quali commercio, ristorazione, credito ed assicurazioni, comunicazioni ed altri”5.
4 Rapporto Energia e Ambiente 2006 5 Rapporto Enea “Energia e Ambiente” 2005
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Figura 1– Consumi di energia per settore di uso finale, anno 2005 (Mtep) - Fonte: elaborazione Enea su dati MSE
Da quanto emerge dalle elaborazioni dell’Enea, il consumo finale di energia del solo settore
terziario si attesta mediamente intorno al 33% della richiesta complessiva del settore civile
(residenziale + terziario) e al 10% del totale degli impieghi finali.
Tabella 2– Terziario: consumi finali di energia per combustibile – 2002 - 2005 (fonte Enea6)
Consumi finali di energia (ktep) 2002 2003 2004 2005
GPL 576 611 593,21 614
Gas 5.793 6.526 6.785,86 7.343
Gasolio 730 700 647,38 631
Olio combustibile 276 271 214,95 209
Carbone 1 1 0 0
Legna 7 7 4,80 5
Energia elettrica 5.917 6.334 6.546,17 6.897
TOTALE TERZIARIO 13.300 14.449 14.792,36 15.700
TOTALE CIVILE 39.913 43.108 44.229 46.535
6 Rapporto Energia e Ambiente 2006
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Come evidenziato in tabella 2, il consumo di energia del Terziario nel 2005 è stato di 15,7
Mtep, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
L’energia elettrica (43,9%) ed il gas naturale (46,8%) insieme soddisfano circa il 90% della
domanda di energia del settore con un progressivo aumento, dal 2003, della quota di gas che,
dopo alcuni anni altalenanti durante i quali un anno di crescita positivo era seguito da uno di
crescita negativa e viceversa, è attualmente la principale fonte di energia impiegata.
Questo andamento è spiegato dalle condizioni climatiche e dal diffondersi dell’uso del gas
naturale, non solo per il riscaldamento ma anche per il condizionamento nelle grandi unità
locali, quali centri commerciali ed ospedali, accanto ad un andamento favorevole del prezzo
medio.
La figura mostra la ripartizione dei consumi energetici del settore civile tra residenziale e
terziario nel 2005 per fonte energetica.
Tabella 2: Ripartizione dei consumi tra residenziale e terziario per fonte. Anno 2005 (%)
Tuttavia, per l’energia elettrica è previsto un andamento di crescita costante che, in relazione
alle oscillazioni registrate dal gas, dovrebbe riportarla ad essere la principale fonte impiegata
(si vedano tabelle 6 e 7); infatti al 2014 coprirà il 47% dei consumi totali del settore terziario. I
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consumi elettrici, infatti, tra il 1990 e il 2005 sono più che raddoppiati (quasi il 7% di
incremento annuo), a fronte di un incremento del 70% del gas naturale (5% annuo).
Tabella 3 – Terziario: consumi di energia elettrica per utilizzo – 2004
Settori di attività 2004 2004
ktep GWh
Freddo 479,66 5.577,45
Apparecchiature Uffici 1.050,63 12.216,67
Climatizzazione Ambienti 857,44 9.970,26
Riscaldamento Ambienti 824,74 9.590,05
Cottura 64,92 754,84
Acqua Calda Sanitaria 304,73 3.543,39
Illuminazione + Illuminazione pubblica 2.200,54 25.587,68
Processi e altri servizi 1.022,01 11.883,86
TOTALE 6.804,68 79.124,19 Fonte: CESI RICERCA
Si nota una leggera discrepanza tra il dato ENEA di consumo dell’energia elettrica e il dato
CESI RICERCA che è da considerarsi come stima. Per completezza di informazioni sono stati
lasciati entrambi anche perché il dato CESI RICERCA viene proiettato al 2014.
Per completezza si riportano anche i consumi di energia elettrica per settori di attività espressi
in GWh (fonte Terna): bisogna precisare che nel valore globale non sono contabilizzati i
consumi per i Servizi vendibili – Trasporti pari a 9.602,6 GWh.
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Tabella 4 – Consumi di energia elettrica per settori di attività (GWh)
Fonte: Terna
Anche se le statistiche ufficiali non forniscono informazioni sulla distribuzione del consumo
totale di energia tra i settori di attività economica del terziario, è possibile tuttavia dare conto
di ciascun andamento grazie ad una stima dei consumi aggiornata al 2003.
Tabella 5- Distribuzione dei consumi di energia nei settori di attività del Terziario (ktep). Anni 1999-2003 (stime Enea 2005)
Nel 2003 tutti i settori hanno presentato tassi di crescita positivi e intorno al 10%. In
particolare:
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• Commercio, Comunicazioni, Attività immobiliari,Informatica, Ricerca e Altri servizi
pubblici, sociali e personali presentano un trend in crescita;
• Alberghi, Ristoranti e Bar risulta essere il settore principale, seguito da Commercio e
da Comunicazioni;
• Attività immobiliari, Informatica e Ricerca sono i settori più attivo in quanto
presentano i tassi di crescita più elevati.
Una voce importante è senz’altro rappresentata dalla Pubblica Amministrazione.
Da stime Consip, ad esempio, emerge che il volume della domanda annua di riscaldamento
della PA, calcolato considerando l’insieme dei servizi che la compongono, è stimabile in circa
1.700 milioni di euro, pari al 15% del mercato Italia.
La componente principale della domanda, circa l’80%, è costituita dall’acquisto dei
combustibili (1360 Mln di Euro), mentre la manutenzione ed i servizi correlati (340 Mln di
Euro) pesano per circa il 20% sul totale del volume di spesa.
Il fabbisogno di energia elettrica, invece, è stimato in circa 10 TWh, con consumi
prevalentemente concentrati su specifici settori e con una forte prevalenza di Aziende
Ospedaliere, Enti Locali e Stato (principalmente enti di Difesa, Giustizia, ENEA, CNR, etc.).
Figura 3 - Ripartizione dei consumi di energia elettrica in GWh delle Pubbliche Amministrazioni per comparto
Fonte: CONSIP
2410
3350 2990
550 700
10000
0
2500
5000
7500
10000
12500
Stato Sanità Enti Locali Università Altre PPAA Totale
GW
h/a
nno
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Gli andamenti del terziario riprendono lo sviluppo della domanda di energia a livello
nazionale, ma in modo più accentuato: infatti, il terziario è, con i trasporti, il settore d’uso
finale più dinamico.
Nonostante l’incremento limitato della domanda di energia registrato tra il 2003 e il 2004, nel
corso del 2005 il terziario è stato il settore più attivo dell’intero sistema economico,mostrando:
• maggiore crescita economica rispetto all’economia nel suo complesso: +0,8% contro il
-04% del PIL a prezzi di mercato;
• richiesta di energia quasi 5 volte superiore a quella dell’intera economia: +5,0 %
contro +1,1%;
• variazione più marcata dell’intensità energetica: +6,1% nel Terziario rispetto al 2004
contro un +1,1% per l’intera economia.
La tendenza alla crescita riguarda sia i consumi elettrici che termici, mentre l’intensità
energetica del settore, secondo gli scenari Enea 2006, nel prossimo decennio tenderà a
stabilizzarsi ma non a diminuire.
Il terziario vede consumi energetici in continua espansione sia per la crescita delle costruzioni
(nuove o ristrutturate), come centri commerciali e grandi infrastrutture di trasporto, sia per
l’espansione del condizionamento estivo e il più elevato livello di comfort richiesto.
Nel settore dei servizi vendibili i recenti tassi di crescita nei consumi di energia dovrebbero
continuare a ritmi analoghi al recente passato: la crescita di energia in ambito commerciale è
correlata all’incremento, a livello internazionale, della superficie di edifici commerciali e a sua
volta, la crescita del numero e della taglia media degli edifici commerciali è collegata alle
dinamiche della popolazione e dello sviluppo economico.
La crescita di reddito disponibile, infatti, porta ad incrementi della domanda di servizi quali
alberghi, ristoranti, centri commerciali, teatri e cinema, servizi connessi anche a centri
elettronici di elaborazione dati e servizi internet, che tendono ad essere sempre più basati
sull’elettricità.
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Questo fa sì che bisogna considerare un aumento della domanda di energia del settore terziario
rispetto al totale del settore civile: ossia nel 2005 la percentuale del consumo del terziario era
del 33,7% rispetto al civile al 2014 si può pensare che sarà del 40%.
Inoltre, poiché si prevede che la percentuale di popolazione sopra i 65 anni salirà dall’11 al
15% tra il 2004 ed il 2030, aumenteranno i bisogni di assistenza sanitaria e conseguentemente
i servizi e i consumi elettrici delle apparecchiature mediche, di monitoraggio ed ausiliarie7.
La stima dei consumi di energia al 2014, in uno scenario BAU (ossia senza attuare alcuna
politica di risparmio), è evidenziata nella seguente tabella.
Tabella 6 - Terziario: distribuzione dei consumi di energia per combustibile - 2014 - scenario BAU
Consumi finali di energia 2014 ktep
2014 GWh
GPL 588,07 6.838 Gas 8.376,3 97.399 Gasolio 650,94 7.569 Olio combustibile 214,95 2.499 Carbone 0 0 Legna 5,62 65 Energia elettrica 8750,75 101.753 TOTALE 18.586,62 216.123
I dati relativi all’ energia elettrica sono tratti da uno Studio CESI RICERCA, mentre quelli
relativi al consumo di gas metano sono fonte di un’elaborazione tra i dati dello studio AIEE
2005 e il consumo ENEA del gas naturale: è stata presa la percentuale di crescita dal 2005 al
2015 (+ 23%).
Per gli altri combustibili, sulla base anche del documento “Previsioni di domanda energetica e
petrolifera italiana 2006-2020” dell’Unione Petrolifera del febbraio 2006, sono state fatte le
seguenti ipotesi/assunzioni:
7 Fonte: Enea
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- un leggero decremento del consumo del GPL, a fronte dell’aumento del gas metano (si
pensa che la metanizzazione avrà raggiunto la totalità degli utenti finali);
- un aumento poco significativo del gasolio e la stabilità dei consumi dell’olio
combustibile;
- incremento di utilizzo di legna (intesa come biomasse, cippato, pellets) per ottemperare
agli obiettivi di Kyoto;
- la conferma dell’assenza dell’uso del carbone in un settore che non ne vede la possibile
penetrazione anche per un discorso tecnologico impiantistico.
Rispetto al 2005, i consumi di energia nel Terziario si attestano nel 2014 intorno ai 18,6 Mtep,
con un più 25% rispetto al 2004 e un più 18,3% rispetto al 2005.
L’energia elettrica è la principale fonte energetica del settore con il 47% dei consumi totali
(+33% rispetto al 2004), mentre in gas naturale è la seconda fonte (45%); il restante 8% è
suddiviso tra gli altri combustibili.
Tabella 7 – Terziario: consumi di energia elettrica per utilizzo - 2014 - scenario BAU
Freddo 701,1 Ktep 8152 GWh
Apparecchiature Uffici 1601,8 Ktep 18625 GWh
Climatizzazione Ambienti 1156,7 Ktep 13450 GWh
Riscaldamento Ambienti 972,1 Ktep 11304 GWh
Cottura 83,7 Ktep 973 GWh
Acqua Calda Sanitaria 370 Ktep 4303 GWh
Illuminazione + Illuminazione Pubblica 2600,4 Ktep 30237 GWh
Processi e altri servizi 1264,9 Ktep 14709 GWh
TOTALE 8750,7 Ktep 101753 GWh
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Riepilogo Consumi 2004: 14,8 Mtep
Consumi 2005: 15,7 Mtep
Consumi 2014 (scenario BAU): 18,6 Mtep
2.2 Le possibili efficientizzazioni
Dal punto di vista delle tecnologie efficienti, sono diverse le aree di intervento in cui operare
per un’efficientizzazione che consegua l’ottenimento di risparmi nei consumi energetici del
Terziario.
I parametri di riferimento per quantificare gli obiettivi da conseguire sono indicati dall’Unione
Europea:
- direttiva 32/2006/CE sugli usi finali e i servizi energetici: conseguimento, da parte dei
paesi membri, di un obiettivo nazionale globale di risparmio energetico negli usi finali
del 9% in 9 anni per il periodo 2008-2016(1% annuo)8;
- Piano d’azione per l’efficienza energetica9: riduzione del 20% dei consumi energetici
dell’Ue nel 2020
- Piano d’azione per l’efficienza energetica10: massimo potenziale di risparmio degli
edifici commerciali (Terziario) del 30%.
Le aree di intervento con maggiori ricadute sul settore sono state individuate dal cluster in
quelle sotto elencate:
- Motori elettrici e Inverters
- Coibentazione: risparmio energetico in edilizia 8 Direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CE del Consiglio. Obiettivo da conseguire al nono anno di applicazione della direttiva (art. 4). 9 Piano d’azione per l’efficienza energetica: concretizzare le potenzialità (ottobre 2006) 10 Idem
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- Elettrodomestici: apparecchiature settore ospitalità professionale
- Piccola (taglie al di sotto di 1MWe) e Micro (taglie inferiori di 50 kWe)
- Cogenerazione
- Climatizzazione
- Illuminazione e illuminazione pubblica
- Rifasamento
- ICT
- Home & Building Automation
Con particolare riguardo alla cogenerazione, è stato evidenziato come nell’ambito del
terziario la sua applicazione può produrre benefici rilevanti a patto di selezionare e progettare
in modo appropriato gli interventi, condizioni indispensabili perché l’investimento in
efficienza energetica abbia una redditività sostenibile.
A tal riguardo, a livello indicativo, nella seguente tabella11 sono stati individuati i settori e i
fabbisogni di riferimento e fornite alcune caratteristiche di clienti tipo:
Tabella 8 – Caratteristiche dei clienti tipo del settore Terziario
11 FIRE: R. Loschi – La cogenerazione applicata nel settore terziario in Italia
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Nel caso di piscine con vasche fino a 3000 m3 e di ospedali fino a 700 posti letto (l’82% degli
ospedali in Italia ha meno di 300 posti letto12, anche se sono gli ospedali con una capienza
maggiore a contenere il 62% dei posti letto nazionali), si fa riferimento di solito a soluzioni di
capacità inferiore ad 1 MWe, comunemente nell’ordine dei 100-300 kWe.
Secondo alcune stime13, il mercato potenziale della cogenerazione nel settore terziario è
rappresentato in figura 4:
Figura 4
Il settore terziario rappresenta, quindi, per la cogenerazione un interessante mercato di
sviluppo.
Per una trattazione dettagliata delle singole tecnologie rimandiamo agli specifici capitoli.
La seguente tabella riporta, per alcune tecnologiela proiezione all’anno 2014 dei valori dei
consumi del Terziario e dei relativi risparmi energetici che potrebbero derivare dalla
promozione e incentivazione delle tecnologie incluse nel precedente elenco.
12 Stime Ministero della Salute, 2000 13 E. Macchi, S. Campanari “A fresh start? Outlook for DG in Italy” - COSPP n. 3 (2005)
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Tabella 9 – Scenari 2014
TECNOLOGIE CONSUMI Risparmi Max Risparmi realistici
con incentivi Motori Inverter 16.992 GWh 1.210
GWh(motori) 134 GWh
1717 GWh (inverter)
Scenario A 17 GWh Scenario B 34 GWh Scenario C 86 GWh Scenario D 172 GWh
Piccola e microcogenerazione
933 GWh
Illuminazione Illuminazione pubblica
30.715 GWh 8.527 GWh
12.300 GWh 1.060 GWh solo ill. pubblica Risparmi: 13.360 GWh
Building Automation Consumi illuminazione terziario: 30.715 GWh Consumi riscaldamento
5.139 GWh (illuminazione) 18.779 GWh (riscaldamento) Risparmi: 23.918 GWh
Settore dell’ospitalità professionale
Consumi totali senza incentivi: 30.100 GWh Freddo: 8.755 GWh Cottura elettrica: 6.210 GWh Cottura Gas: 12.051 GWh Lavaggio: 3.084 GWh
Freddo: 2.627 GWh Cottura elettrica: 1.837 GWh Cottura Gas: 3.366 GWh Lavaggio: 925 GWh Risparmi: 8.755 GWh
Non è stato possibile valutare i risparmi conseguiti da altre tecnologie, come ad esempio la
cogenerazione superiore a 1 MW, il condizionamento invernale e la climatizzazione, che
comunque possono dare un forte contributo al risparmio energetico.
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2.3 Strategie per implementare l’efficienza
Il miglioramento dell’efficienza energetica significa innanzitutto un migliore sfruttamento
dell’energia mediante tecnologie che comportino una maggiore efficienza ed un risparmio
conseguente a cambiamenti nei comportamenti degli utenti negli usi finali.
Le tecnologie e le aree di intervento individuate precedentemente sono consolidate a livello
nazionale: ciò che serve è far percepire all’utilizzatore finale delle utilities energetiche che
queste ultime non rappresentano un consumo inevitabile e immodificabile, bensì un elemento
che può e deve essere migliorato.
Realizzare il miglioramento dell’efficienza energetica in questi termini pone, in modo evidente
nel settore Terziario, due ordini di problemi: il finanziamento e la gestione degli interventi.
E’ importante istituire la pratica dell’audit energetico che consente di avere una chiara
fotografia dell’esistente e capire quindi dove sono le sacche di maggiore inefficienza. Da qui è
possibile strutturare un piano di intervento capillare che porti alla definizione delle priorità in
funzione di un parametro fondamentale: il tempo di ammortamento dell’intervento.
Solo in questo modo sarà possibile far percepire all’utente finale quali e quanti sono gli
interventi che possono essere messi in atto, alcuni dei quali attuabili con investimenti limitati e
velocemente ammortizzabili, altri con tempi di rientro più lunghi a fronte di un più incisivo ed
importante impatto in termini di risparmio energetico.
E’ necessario, però, che l’audit energetico sia legato ad una concreta proposta di interventi e di
gestione in grado di garantire il reale raggiungimento dei risparmi energetici conseguibili.
L’applicazione delle migliori tecnologie, che spesso implica un sovraccosto, richiede infatti
un’adeguata analisi costi/benefici; nondimeno, gli utenti finali necessitano non solo di
tecnologie, che sono strumenti, ma anche di “servizi” in grado di ottimizzare le loro esigenze
energetiche, sposando in tal modo un approccio di efficienza, nella gestione, che premi il
risultato di risparmio energetico conseguito.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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È questo il ruolo che, come riconosce la stessa Comunità Europea nel suo recente Piano per
l’Efficienza Energetica14, possono rivestire le ESCO che con i loro contratti di servizi
energetici consentono il raggiungimento degli obiettivi propri dell’efficienza energetica quali
l’ottimizzazione dei flussi energetici, la diminuzione dei costi di approvvigionamento, la
riduzione delle emissioni inquinanti.
Come evidenziato dall’AEEG15, al beneficio diretto correlato alla spesa energetica evitata, si
aggiungono benefici ulteriori sia privati (miglior livello di servizio fruito) che di sistema
(minor inquinamento, sviluppo di prodotti e servizi energetici).
È proprio per agevolare il finanziamento delle misure in materia di efficienza energetica che
l’UE dichiara necessario individuare e rimuovere dalle legislazioni nazionali gli ostacoli
giuridici e le barriere alla concorrenza che frenano l’uso: i) delle società che offrono soluzioni
di efficienza energetica; ii) dei risparmi garantiti e condivisi; iii) dei finanziamenti esterni e iv)
dei contratti di prestazione energetica16.
Le società di servizi energetici si trovano, infatti, ancora in una fase di sviluppo e necessitano
di una politica di sostegno che favorisca il diffondersi tra gli utenti finali dei loro EPC (Energy
Performance Contracts) ossia contratti che si ripagano, in tutto o in parte, sulla base dei
risultati di risparmio ottenuti.
Tale approccio quindi, se accompagnato da un ampliamento dei fondi di rotazione destinati
all’efficienza energetica, può essere una positiva risposta alle risorse spesso assai limitate del
terziario pubblico e privato e in particolare delle PMI.
La percezione degli interventi fattibili non sempre è sufficiente a far scegliere all’utente finale
di effettuare gli investimenti necessari per il perseguimento del risparmio energetico: assai
spesso predomina, tanto nel pubblico quanto nel privato, una cultura fatta di interventi e
decisioni frammentati nel tempo che non privilegiano ciò che invece sarebbe auspicabile, ossia
un approccio integrato nella gestione di immobili e infrastrutture nelle loro diverse
componenti (impianti, building automation, sistemi integrati di controllo, climatizzazione,
illuminazione, ecc.). 14 Piano d'azione per l'Efficienza Energetica: realizzare il potenziale (2006) 15 Primo rapporto annuale sul meccanismo dei titoli di efficienza energetica (ottobre 2006) 16 Piano d'azione per l'Efficienza Energetica: concretizzare le potenzialità (ottobre 2006)
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In questo contesto, riveste un ruolo fondamentale la leva fiscale che, in quanto mezzo per
internalizzare i costi esterni, rappresenta uno strumento indispensabile per promuovere, anche
nel nostro Paese, l’efficienza energetica negli usi finali.
L’importanza di una mirata politica fiscale di sostegno ai diversi possibili interventi di
risparmio energetico emerge chiaramente dai capitoli relativi alle singole tecnologie e
rappresenta un caposaldo delle strategie di implementazione dell’efficienza, qui evidenziate,
perché in grado di rendere concorrenziali soluzioni innovative,comead esempio i contratti a
prestazione, accelerando il rientro degli investimenti e consentendo di ridurre la durata dei
contratti.
In questo circolo virtuoso è importante il coinvolgimento del settore bancario che dovrebbe
attivarsi per creare quelle linee di credito alle imprese troppe volte promesse e mai veramente
messe a disposizione.
A favore dell’efficienza energetica, possono e devono fornire un’indispensabile spinta
propulsiva, in qualità di consumatori energetici, anche le Pubbliche Amministrazioni che
devono adottare comportamenti virtuosi, proponendosi sia come “modello” di responsabilità
nel campo energetico ed ambientale che come “mercato primo” per le nuove tecnologie.
Questo produrrebbe certamente un positivo effetto trainante nella promozione di azioni di
miglioramento dell’efficienza energetica in tutto il Terziario, negli altri settori economici e
presso i singoli consumatori.
In quest’ottica, così come prefigurato dalla Direttiva sull’efficienza negli usi finali dell’energia
e dei servizi energetici (2006/32/CE), le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero fissare un
proprio obiettivo strategico dichiarato di risparmio energetico (espresso in quantità di
energia da risparmiare in un lasso di tempo definito) adeguandone la specifica applicazione, ad
esempio, ai loro immobili o al settore dell’illuminazione pubblica, in considerazione della
rilevanza dei consumi e dei significativi margini di risparmio conseguibili in Italia in tale
ambito.
Decisivi sono i risparmi che possono essere conseguiti nel settore pubblico il quale, nella
maggior parte degli Stati membri dell’UE, incide per il 10% sul consumo nazionale di energia.
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Un primo e significativo contributo in tal senso verrà - e non solo nel pubblico, ma anche nel
Terziario privato - dagli effetti dell’applicazione delle norme cogenti per il rendimento
energetico dell’edilizia previste dal decreto legislativo 192/2005 recentemente modificato17 e,
in particolare, dalla certificazione energetica degli edifici (da applicare ai sistemi integrati
edificio-impianto nuovi e in costruzione e agli edifici già esistenti).
Nel caso della PA questo potrebbe valere quale prerequisito obbligatorio per l’accesso delle
Amministrazioni Pubbliche ai fondi pubblici regionali, nazionali e comunitari.
Il cluster Terziario si è interrogato su quali altri aspetti saranno determinanti per concorrere al
raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di risparmio fissati dalla Commissione Europea nel
Terziario, individuandoli:
��per la PA:
�� nella previsione negli appalti pubblici di precisi e ambiziosi vincoli di efficienza
energetica nell’adeguamento e nella gestione dei sistemi edificio/impianto pubblici;
�� nel prevedere la possibilità di ottenere procedure semplificate per l’adozione di
misure di efficienza energetica;
�� nell’introduzione di un vincolo per l’ottenimento del finanziamento di opere
pubbliche volto ad una corretta gestione energetica delle opere realizzate. E’ fin
troppo frequente il caso in cui opere anche tecnicamente valide – e per ciò
finanziate – siano poi oggetto di gestioni e/o manutenzioni non professionali che
compromettono il risultato atteso e vanificano il rientro dell’investimento sia in
senso economico che energetico e ambientale;
�� nell’utilizzo della figura del Project Financing: in questo caso, infatti, il soggetto
terzo si fa garante verso la PA di progettare, finanziare, realizzare, gestire e
mantenere in efficienza l’impianto, a consegnarlo all’utente in buono stato di
conservazione alla scadenza del contratto e a seguito del pagamento
dell’investimento; l’utente pubblico invece si impegna a garantire un utilizzo
costante dell’energia prodotta dall’impianto nei modi, nelle forme e nei tempi in 17 Decreto legislativo 311/2006 recante “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico in edilizia”
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base ai quali è stato elaborato lo studio di fattibilità tecnico-economica, nonché a
corrispondere alla società un canone, importante ai fini della riuscita
dell’operazione finanziaria.
�� nella rivisitazione del ruolo dell’Energy Manager: non basta che vi sia, deve essere
chiamato a svolgere un ruolo attivo.
��per il Terziario privato (esercizi e centri commerciali, uffici, impianti sportivi, strutture
sanitarie, alberghi, ristoranti, bar, scuole e istituti di formazione) le importanti ricadute del
decreto legislativo 192/2005 e delle sue successive modifiche potranno utilmente essere
accelerate:
�� prevedendo la certificazione energetica quale adempimento necessario per
l’accesso a finanziamenti o altre negoziazioni;
�� valutando in futuro la creazione di forme di “premio” per grandi patrimoni
immobiliari che aderiscano ad obiettivi strategici modellati su quelli della PA;
�� dalla introduzione di un obbligo per i progetti di risparmio energetico,
eventualmente finanziati, di garantire la gestione energetica professionale della
realizzazione.
L’insieme degli incentivi o delle agevolazioni per promuovere il miglioramento
dell’efficienza energetica del settore terziario sia pubblico che privato dovrà evidentemente
essere differenziato a seconda delle tecnologie cui si fa riferimento; l’obiettivo, infatti,
dovrebbe essere quello di minimizzare la differenza tra il costo delle tecnologie di risparmio
energetico e il prezzo delle fonti alternative (allo stato del loro sviluppo attuale) da un lato, le
concorrenti tecnologie usuali di mercato dall’altro.
Negli ultimi anni i più significativi risultati si sono ottenuti con provvedimenti fondati sulla
semplicità dell’automatismo applicativo.
In tale ottica sono stati individuati:
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�� nel caso di sistemi edificio/impianto con destinazione d’uso domestico, la conferma di
un’Iva agevolata al 10%, che potrebbe essere utilmente estesa a tutti i servizi energia, per
gli immobili ad uso domestico del settore pubblico, così come per il residenziale privato
(condomini), a fronte dell’importante contributo che tali soluzioni garantiscono in termini
di efficientizzazione e risparmio di risorse energetiche, di quelle rinnovabili ma tanto più
di quelle tradizionali che tanto incidono sul bilancio energetico nazionale.
�� nel caso di sistemi con destinazione d’uso diversa, come il terziario privato, potrebbero
invece trovare un’utile applicazione sistemi di defiscalizzazione quali la detraibilità
dell’IRPEG (ad esempio: deducibilità fiscale sull’ammortamento dell’investimento in base
alla durata del contratto) o equivalenti, come il credito di imposta previsto per il
teleriscaldamento.
E’ fondamentale, in tale ottica, che tutti gli incentivi e le agevolazioni fiscali, affinché
possano avere la massima ricaduta in termini di efficienza energetica, siano destinati a chi
sostiene l’investimento.
Le misure di sostegno agli interventi per il risparmio energetico introdotte dalla Finanziaria
ne sono l’esempio: pur essendo state previste importanti forme di incentivazione all’efficienza
energetica, di fatto queste non saranno fruite in tutta la loro potenzialità sia a causa della
complessità dei meccanismi burocratici per ottenere l’incentivo, che non invoglia il piccolo
condominio o il singolo utente, sia perché non svolgeranno alcun ruolo di stimolo verso il
miglioramento dell’efficienza nelle Pubbliche Amministrazioni non potendo tali soggetti
beneficiare delle detrazioni di imposta previste.
L’IVA per il settore pubblico rappresenta, come già evidenziato, un costo non detraibile e
pertanto, in alternativa alla previsione di un’IVA agevolata per i servizi di gestione energetica,
si potrebbe prevedere la costituzione di un fondo pubblico destinato ad interventi per
l’efficienza energetica e quindi alla stipula di contratti di servizi energetici, che consenta allo
Stato e agli enti locali di recuperare la spesa determinata dall’IVA dovuta per le prestazioni di
servizi di gestione degli stabili di proprietà pubblica.
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Per quanto riguarda i Titoli di Efficienza Energetica (certificati bianchi), gli ottimi risultati in
termini di risparmio energetico registrati dall’AEGG al 31 ottobre 200618 sono tuttavia tali in
quanto tengono conto anche di interventi messi a punto nel periodo 2001-2004: questo
significa che il meccanismo deve completare il suo rodaggio per dimostrare che gli obiettivi
previsti sono congrui e raggiungibili. Per il futuro sarebbe auspicabile la ri-attualizzazione del
corrispettivo economico attraverso opportuni aggiustamenti del sistema.
Si sottolinea, inoltre, il valore della promozione, anche con forme di finanziamento pubblico o
pubblico/ privato, di campagne di informazione per mettere a conoscenza degli utenti le
buone pratiche per conseguire il risparmio e l’efficienza energetica (quali interventi eseguire,
quali servizi energetici offre il mercato e quali comportamenti di consumo adottare).
Potrebbero, in quest'ambito, essere utilmente promosse attività di comunicazione sui progressi
ottenuti dagli Enti pubblici aderenti all’ “obiettivo strategico”.
Infine, è di grande importanza che sia sviluppata la ricerca, ad esempio, promuovendo presso
il sistema imprenditoriale, per il tramite del mondo associativo, le opportunità del Settimo
programma quadro dell’Ue, adottato il 18 dicembre 2006 per il periodo 2007-2013, che
destina all’energia (tema n. 5) 128M�.
Si tratta di avvicinare le imprese e gli altri soggetti interessati ai finanziamenti dedicati al
Terziario di cui, in base al primo invito a presentare proposte, beneficeranno i progetti relativi
alla poli-generazione e le azioni di supporto alla diffusione dell’efficienza energetica.
18 Al 10 maggio 2006 sono stati certificati risparmi fino a circa 280.000 tonnellate equivalenti di petrolio, pari al consumo domestico annuo di un paese di circa 380.000 abitanti o alla produzione elettrica annua di una centrale di 160 MW di potenza. Le emissioni evitate grazie a questi risparmi ammontano ad oltre 750.000 tonnellate di anidride carbonica (Fonte: AEEG).
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3. SETTORE RESIDENZIALE
3.1 I consumi energetici in italia e le quote per settore residenziale I consumi energetici in Italia sono ripartiti in modo più o meno uguale tra industria, trasporti e
settore civile.19 I consumi energetici finali per uso civile oscillano tra 25 ed il 30% dei
consumi energetici totali: circa due terzi sono relativi al settore residenziale, il terzo restante
riguarda il settore terziario.
La dipendenza dall’estero del sistema energetico italiano è di carattere strutturale e nel corso
del 2005 è aumentata ulteriormente, portandosi allo85,07%. La media europea è prossima al
54% e l’Italia si colloca tra i paesi a più alta dipendenza energetica. La dipendenza energetica
è particolarmente elevata per il petrolio (quasi 93%) e per il gas naturale (quasi 86%): nel
settore del gas naturale, ultimamente, la crescita della dipendenza è stata particolarmente
intensa negli ultimi anni.
Nel corso degli ultimi anni, la domanda di energia in Italia è aumentata sensibilmente rispetto
al PIL. Dal punto di vista settoriale il rapporto tra domanda di energia e valore aggiunto si
proietta in diminuzione nel settore industria, in crescita nel settore dei trasporti e soprattutto in
quello civile.
Dato il peso del residenziale sulla domanda complessiva di energia emerge con chiarezza
l’importanza di concentrarsi sull’analisi della componente residenziale dei consumi energetici
in relazione al problema dell’efficienza e del risparmio energetico.
Dal 2000 al 2005, il consumo energetico nella componente residenziale è cresciuto
complessivamente del 16,4%, passando da 26,5 Mtep a 30,8 Mtep. Nel 2004, per combustibili
ed energia (4,7 per cento della spesa totale), una famiglia italiana spendeva in media 112 euro
al mese (1344 euro l’anno) (Indagine ISTAT sui consumi delle Famiglie italiane). L’Italia
presenta un livello di consumo energetico pro-capite e per numero di famiglie sostanzialmente
inferiore rispetto a quello dei principali partner europei e lievemente crescente. Questo dato è
in linea con quelli relativi all’intensità energetica complessiva e settoriale.Circa l’80% dei
19 Bilancio Ministero Attività Produttive, MAP 2004
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consumi energetici residenziali sono di prodotti petroliferi, gas e combustibili solidi, il
rimanente 20% è costituito dai consumi elettrici.
Il settore residenziale rappresenta circa il 20-22% dei consumi energetici per gli impieghi
finali totali nazionali, con una prevalenza di utilizzo del gas (circa 62%) rispetto alle altre fonti
energetiche.
Seguono alcune tabelle sintetiche tratte da ENEA relative al 2005.
Bilancio di sintesi dell’energia in Italia Impieghi finali 2005 (MTep)
Fonte: ENEA - Rapporto Energia e Ambiente 2007 (Mtep)
Residenziale 30,8 Fonte: ENEA - Rapporto Energia e Ambiente 2007 (Mtep)
Settore solidi gas petrolio rinnovabili Energia elettrica Totale
Industria 4,4 17,0 7,5 0,3 11,9 41,1
trasporti - 0,4 42,6 0,2 0,9 44,0
usi civili 0,0 26,5 6,6 1,3 12,7 47,1
agricoltura 0,2 2,6 0,2 0,5 3,4 usi non energetici 0,2 1,0 6,5 0,0 - 7,7
bunkeraggi - - 3,4 0,0 - 3,4
Totale 4,6 45,1 69,2 1,8 25,9 146,6
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Residenziale: 21% degli impieghi finali
Distribuzione dei consumi energetici nel settore residenziale per fonte energetica (anno 2005)
Fonte energetica Consumi (MTep) %
GPL 1,6 5,22
Gas 19,2 62,21
Gasolio 3,0 9,72
Olio Combustibile 0,04 0,12
Carbone 0,01 0,03
Legna 1,2 4,04
Energia elettrica 5,8 18,67
TOTALE 30,8 100,00
Distribuzione dei consumi energetici nel settore residenziale per fonte energetica e per impiego (anno 2005) (Mtep) Fonte: Elaborazione CESI RICERCA su dati ENEA (Rapporto Energia e Ambiente 2007)
Gas GPL Gasolio Olio Carbone Legna Elettricità TOTALERiscaldamento 16,152 0,995 2,819 0,036 0,008 1,246 0,178 21,434Acqua calda 2,092 0,109 0,178 0 0 0 0,833 3,212Cucina 0,938 0,506 0 0 0 0 0,106 1,55Usi elettrici obbligati 0 0 0 0 0 0 4,639 4,639TOTALE 19,182 1,61 2,997 0,036 0,008 1,246 5,756 30,835
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Distribuzione dei consumi energetici nel settore residenziale per impieghi: 2005 Combustibili fossili e biomasse
Impiego Consumi (MTep) %
Riscaldamento 21,25 85
Usi cucina 1,44 56
Acqua calda (gas/gasolio) 2,3 9
TOT 25,07 100 Fonte: Elaborazione su dati ENEA–(Rapporto Energia e Ambiente 2007)
2005 Energia elettrica
Impiego Consumi (Mtep)
%
Riscaldamento 0,178 3
Usi cucina 0,106 2
Acqua Calda 0,833 14
Usi elettrici obbligati 4,639 81
TOTALE 5,756 100
Fonte: Elaborazione su dati ENEA–(Rapporto Energia e Ambiente 2007)
3.2 Il quadro legislativo L’Unione Europea ha emanato, nel 1992, la Direttiva quadro 92/75/CEE, che stabilisce i
criteri per l'indicazione del consumo di energia e di altre risorse degli apparecchi domestici,
mediante l'etichettatura che prevede uniformità dichiarative.
L’etichetta è stata implementata per: frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugatrici,
lavastoviglie, forni, scaldacqua, fonti di illuminazione, condizionatori d’aria.
Nell’ottica del risparmio energetico è inquadrata anche la Direttiva quadro 2005/32/CE EUP
(energy using products) che porterà all'elaborazione di specifiche comunitarie per la
progettazione eco-compatibile dei prodotti che consumano energia. Tale Direttiva prevede
l'elaborazione di specifiche a cui i prodotti che consumano energia devono ottemperare, per
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essere immessi sul mercato e/o per la loro messa in servizio. I settori (“lotti”) oggi in esame
sono: boilers, scaldacqua, PC, fotocopiatrici, fax, scanner, televisori, stand by and off-mode
loss, carica-batterie, illuminazione uffici, illuminazione stradale, condizionatori d’aria e
ventilazione, motori elettrici, refrigerazione commerciale, refrigerazione domestica, lavatrici e
lavastoviglie domestiche.
Il lotto sullo stand-by è trasversale per tutti i prodotti EUP. Il Risparmio energetico causato
dalla funzione stand-by nelle apparecchiature è diventata, infatti una delle priorità della
Commissione.
In particolare per TV, HiFi, ICT ecc. i consumi derivanti dagli stand-by degli apparecchi
domestici riveste un ruolo di non secondaria importanza nel panorama dei consumi energetici.
A tal propositoproposito le associazioni europee di settore sono da tempo orientate verso lo
strumento degli accordi volontari e l’utilizzo di codici di comportamento da parte delle singole
aziende.
La Direttiva 2006/32/CE del 5 aprile 2006concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia
e i servizi energetici e recante abrogazione della Direttiva 93/76/CEE del Consiglio, ha lo
scopo di migliorare l'efficienza degli usi finali dell'energia, controllare la domanda di energia e
promuovere la produzione di energia rinnovabile.
Il provvedimento intende fornire gli obiettivi indicativi, i meccanismi, gli incentivi e il quadro
istituzionale, finanziario e giuridico necessari ad eliminare le barriere e le imperfezioni
esistenti sul mercato che ostacolano un efficiente uso finale dell'energia. Il provvedimento
stesso vuole altresì creare le condizioni per lo sviluppo e la promozione di un mercato dei
servizi energetici e la fornitura di altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica agli
utenti finali.
Tra le indicazioni contenute nella Direttiva ci sono alcuni punti riguardanti la disponibilità
dell'informazione, dei sistemi di qualificazione, accreditamento e certificazione. Vengono
inoltre indicati gli strumenti finanziari per il risparmio di energia, le tariffe per l'efficienza
energetica e altri regolamenti per l'energia di rete, e viene altresì affrontata la questione della
diagnosi energetica. A tal proposito gli Stati Membri assicurano la disponibilità di sistemi di
diagnosi energetica efficaci e di alta qualità destinati a individuare eventuali misure di
miglioramento dell'efficienza energetica applicate in modo indipendente a tutti i consumatori
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finali, compresi i clienti di piccole dimensioni nel settore civile, commerciale e le piccole e
medie imprese.
La Direttiva in oggetto prevede, tra le altre cose, la possibilità di far leva sull’efficienza
energetica e sulla gestione della domanda come strumenti alternativi alla creazione di nuova
capacità e come strumento di tutela ambientale, dando facoltà alle autorità degli Stati membri,
tra l’altro, di bandire gare per la nuova capacità o di adottare misure per l’efficienza energetica
e il controllo della domanda, compreso il sistema dei “certificati bianchi”.
L’obiettivo generale vuoleche gli Stati membri adottino e mirino a conseguire un obiettivo
nazionale indicativo complessivo di risparmio energetico pari al 9% per il nono anno di
applicazione della Direttiva stessa, da conseguire tramite servizi energetici e ad altre misure di
miglioramento dell’efficienza energetica.
L’allegato III riporta alcuni esempi di misure di miglioramento dell’efficienza energetica
ammissibili, sia per i settori abitativo e terziario, sia per il settore industriale, fra i quali:
- riscaldamento e raffreddamento;
- isolamento e ventilazione;
- acqua calda;
- illuminazione;
- cottura e refrigerazione;
- generazione domestica di fonti di energia rinnovabile;
- processi di fabbricazione di prodotti;
- motori e sistemi di trasmissione;
- ventole, variatori di velocità e ventilazione;
- cogenerazione ad alto rendimento.
Sul punto è da evidenziare cheil legislatore italianoè, in parte, già intervenuto in materia con i
decreti ministeriali del 20 luglio 2004 inerenti l’individuazione degli obiettivi quantitativi per
l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali dell’energia e che all’AEEGè stato
affidato il compito di redigere le linee guida volte a determinare nei dettagli il meccanismo dei
decreti.
Relativamente al risparmio energetico in edilizia il riferimento è la Direttiva 2002/91/CE.
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Tale direttiva è stata recepita in Italia con Decreto Legislativo n.192 del 19 agosto 2005.
Questo decreto, modificato successivamente con il Decreto Legislativo n. 311 del
29 dicembre 2006, recante “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19
agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE”, stabilisce i criteri e le
modalità per favorire lo sviluppo della bioedilizia, definendo l’etichettatura energetica delle
abitazioni, promuovendo la diffusione del solare termico, contribuendo a conseguire gli
obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas effetto serra stabiliti nel protocollo di
Kyoto.
In tal sensola Legge Finanziaria ed i progetti di legge oggi in itinere pongono particolarmente
l’accento sull’impatto energetico delle abitazioni e degli impianti di climatizzazione invernale
ed estiva. A breve il Ministero dovrà emanare i decreti attuativi al D.Lgs. 311 (ex 192) per
dare attuazione all’etichettatura energetica dell’edificio.
E’ chiaro ed apprezzabile l’indirizzo dato dal Legislatore, con proposte di legge in itinere quali
i i disegni di legge S 786 e S 691, verso la liberalizzazione del mercato dell’energia, lo
sviluppo della la bioedilizia e gli incentivi alle apparecchiature e alle tecnologie più efficienti.
In tal senso un’iniziativa innovativa, applicata per la prima volta in Europa è rappresentata
dall’intervento, riportato in Finanziaria, di incentivare la sostituzione dei vecchi frigoriferi,
combinati e congelatori con quelli ad elevata efficienza energetica. I modelli attuali di
frigoriferi, con etichetta energetica di Classe A+ e A++, offrono infatti un risparmio di energia
elettrica che può arrivare fino al 70 % rispetto a un modello di 10 anni fa.
Tale iniziativa sarebbe peraltro maggiormente apprezzabile se fosse estesa alle altre tipologie
di elettrodomestici, quali lavatrici, lavastoviglie e condizionatori domestici, come esposto nei
paragrafi che seguono.
3.3 Sincronia tra investimenti e domanda
Se l’Italia vuole rispettare gli obiettivi nazionali, previsti dal protocollo di Kyoto,
sull’emissione dei gas-serra è necessaria una stretta collaborazione tra le istituzioni e i
produttori per il raggiungimento di tale scopo. I produttori hanno investito, in passato, ingenti
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somme per migliorare l’efficienza energetica, ad esempio degli elettrodomestici, ma la
domanda di apparecchi ad elevata efficienza non è al passo con l’incremento tecnologico. I
consumatori infatti acquistano un nuovo apparecchio solo nel caso in cui si rompa quello di
cui sono in possesso e al momento dell’acquisto di un prodotto nuovo non valutano con
attenzione i risparmi che si ottengono con un apparecchio di ultima generazione.
E’ quindi necessario che le politiche nazionali vengano focalizzate sulla trasformazione del
mercato, per giustificare da una parte nuovi investimenti delle aziende in apparecchi ad alta
efficienza e dall’altra per creare una cultura dell’efficienza energetica nei consumatori come
vantaggio per l’uso privato e la società.
E’ altresì necessario che il programma di finanziamento sia orientato nel lungo periodo, ,
perché nell’ipotesi contraria si rischierebbe di “drogare” il mercato creando un picco di
domanda poi destinata a crollare. . In tal senso le esperienze di analoghe iniziative condotte in
altri paesi dell’Unione Europea insegnano che politiche di sostegno limitate ad un solo anno
producono risultati ecologici particolarmente limitati, mentre prolungando tali politiche per un
periodo pari o superiore ai 5 anni, il risparmio energetico prodotto andrebbe a costituire un
contributo significativo al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Le misure di sostegno da
attuare nel lungo periodo si riconducono a:
• Sgravi fiscali per l’industria:
Sgravi fiscali diretti a favore dell’industria del domestico possono determinare uno scenario
con rapidi riscontri sia per i produttori che per i consumatori.
I produttori, per poter godere dei benefici fiscali si impegnerebbero ad immettere sul mercato
una gamma completa di prodotti con prestazioni energetiche di alto livello. Ciò
provocherebbe, come diretta conseguenza, la focalizzazione dell’interesse industriale sulla
ricerca e sull’ingegnerizzazione di prodotti di alta/altissima fascia, con molteplici benefici per
le imprese il miglioramento del conto economico e della competitività e, per il mercato il
ricambio dello stock con un drastico ridimensionamento della bolletta nazionale. Gli sgravi
fiscali liberano investimenti addizionali dei produttori per migliorare ulteriormente i loro
prodotti e offrirli a prezzi competitivi, stimolando così la domanda di sostituzione. Questo
fattore determinerebbe la scelta per le aziende di mantenere i loro siti produttivi in Europa e
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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giustificare, nel contempo, nuovi investimenti. Significativo, in tal senso, è il caso degli Stati
Uniti. Lo Us Energy Act dell' 8 agosto 2005 (Sec 1334) ha infatti messo a disposizione dei
produttori sgravi fiscali (tax credits) per gli anni 2006 e 2007 fino a 100 dollari per
lavabiancheria e lavastoviglie etichettate Energy Star. Gli sgravi fiscali ammontano a 75
dollari per frigoriferi e congelatori che, in kWh, consumano dal 15 al 20% in meno rispetto a
quelli del 2001. Salgono a 100 dollari se il risparmio è tra il 20 e il 25% e a 175 dollari per i
modelli che risparmiano oltre il 25%. Il numero di prodotti ammessi agli sgravi fiscali viene
determinato calcolando la differenza tra la produzione nell’anno solare 2006 o 2007 e la media
della produzione dei tre anni precedenti. In ogni caso, gli sgravi fiscali per ogni produttore non
possono superare il totale annuo di 75 milioni di dollari. Gli sgravi fiscali contribuiscono, di
conseguenza, ad incrementare la produzione e le vendite di prodotti con la massima efficienza
energetica.
Anche la Commissione Europea ha approvato lo scorso 19 ottobre un piano di azione
articolato per l’efficienza energetica che contiene, tra gli altri, lo stesso principio ispiratore.
Infatti, si introducono ‘tax credits’ per le imprese che producono beni certificati (ad esempio
‘EU labelling scheme’) dal punto di vista dell’efficienza energetica; una raccomandazione
prevede di armonizzare i livelli ed i limiti di applicazione negli Stati Membri.
• Deduzione/Detrazione fiscale:
Possibilità per l’utente finale di poter dedurre/detrarre fino al 50% del valore d’acquisto di un
prodotto ad alta efficienza energetica.
E’ noto infatti che il consumatore continua a dimostrarsi maggiormente sensibile al primo
prezzo piuttosto che ispirare la propria scelta ai benefici ambientali. Non si dimentichi che il
reddito disponibile e la capacità di acquisto delle famiglie si è consistentemente ridotto dopo
l’introduzione dell’euro. Occorre quindi creare una leva per anticipare la domanda di
sostituzione e per indirizzarla in fascia alta.
• Incentivi alla sostituzione:
La concessione di incentivi selettivi per l’acquisto di apparecchi ad alta efficienza, sia per la
prima installazione sia per la la sostituzione/rottamazione di un prodotto analogo, rappresenta
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una misura di sostegno particolarmente valida. Infatti in Europa vi sono già stati esempi di
successo, in particolare in Olanda e Belgio oggi la scelta del consumatore è orientata
esclusivamente alle classi A, A+, A++. Anche in Italia alcune esperienze locali hanno
dimostrato la bontà della misura in oggetto.
E’ fondamentale che l’incentivazione non sia limitata ad un arco temporale ridotto,
tipicamente un anno o meno, ma copra un consistente periodo, almeno 3 – 5 anni, tale che gli
effetti negativi di una temporanea anticipazione della domanda siano sostituiti da una
armonica migrazione del mercato e del nuovoorientamento delle abitudini d’acquisto e d’uso
dei consumatori. E’ altresì da evidenziare che seppur gli incentivi comportano oneri immediati
per lo Stato, tuttavia è assicurato il ritorno dell’investimento in ragione del maggior gettito di
IVA e del minor import di petrolio. Sul punto l’ENEA, con un proprio studio indipendente del
2002 nell’ambito dell’ipotesi degli incentivi Ronchi, ha ampiamente dimostrato la tesi ivi
sostenuta...
• Certificati bianchi e sviluppo del mercato relativo:
I Decreti del luglio 2004, adottati congiuntamente dal Ministero delle Attività Produttive e dal
Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio, hanno introdotto un sistema innovativo
finalizzato alla promozione dell’uso efficiente delle risorse e del risparmio energetico. Questo
nuovo sistema si fonda su un meccanismo di mercato incentrato sullo scambio dei Titoli di
Efficienza Energetica (TEE), titoli questi che attestano il risparmio energetico conseguito,
conosciuti anche come “certificati bianchi”.
E’ importante sottolineare che l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha confermato, per il
2007, l’erogazione di un contributo pari a 100 euro per tonnellata equivalente di petrolio (tep)
risparmiata, attraverso iniziative e tecnologie mirate ad un utilizzo sempre più efficiente
dell’energia e applicate presso i consumatori. Il contributo annuale deliberato dall’Autorità è
pari a oltre 62 milioni di euro per un obiettivo di risparmio pari a circa 625.000 tep.,.
E’ chiaro che il settore domestico può contribuire in modo rilevante al raggiungimento degli
obiettivi nazionali, collaborando direttamente con le utilities dell’elettricità e del gas e con le
ESCO, per la presentazione di progetti che prendano in considerazione apparecchi etichettabili
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e rientranti nelle classi A, A+,A++. Altri progetti potrebbero riguardare prodotti domestici
oggetto di accordi volontari riconosciuti a livello comunitario e/o nazionale.
• IVA agevolata per servizi energia in sistemi edificio/impianti
Con riguardo al sistema edificio/impianto con destinazione d’uso domestico si ritiene
importante la conferma di un’Iva agevolata al 10% per tutti i contratti di servizio energetico
attivati nell’ambito dell’uso domestico, residenziale privato (condomini) e pubblico, a fronte
del significativo contributo che tali soluzioni garantiscono in termini di efficientizzazione e
risparmio di risorse energetiche, nel settore, appunto residenziale.
L’agevolazione Iva, che potrebbe utilmente essere estesa a tutti i servizi energetici, è
determinante per rendere concorrenziali, rispetto alle tradizionali tipologie di intervento,
queste soluzioni innovative consentendo agli utenti finali di recuperare il costo fisso dell’Iva e,
nello stesso tempo garantire, a chi presta il servizio, un rientro degli investimenti per risparmio
energetico tale da prevedere contratti non superiori a 3/5 anni.
Si propone, infine, di incentivare l’adozione di sistemi di Home & Building Automation, per
edifici destinati ad uso civile e commerciale, che consentono una gestione ottimale dei
consumi dovuti ad illuminazione e riscaldamento, mediante una detrazione dell’ IVA
sull’acquisto di nuove abitazioni dotate di impianto domotico e sui costi sostenuti per dotare
l’unità abitativa o l’edificio di un sistema integrato di building automation.
• Disincentivazione dei sistemi inefficienti
Altra misura di sostegno all’effienza energetica nel settore residenziale può essere individuata,
su esempio del Portogallo, nella fissazione di una tassa sul prezzo al pubblico delle lampadine
inefficienti.
In ultimo si propone di incentivare l’adozione di sistemi di Home & Building Automation, per
edifici destinati ad uso civile e commerciale, che consentono una gestione ottimale dei
consumi dovuti ad illuminazione e riscaldamento, mediante una detrazione IVA sull’acquisto
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di nuove abitazioni dotate di impianto domotico e sui costi sostenuti per dotare l’unità
abitativa o l’edificio di un sistema integrato di building automation.
3.4 Sintesi delle stime dei consumi e dei trend revisionali
Apparecchiature elettriche
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Frigoriferi 25.837.518 12.402 28.260.409,00 10.533,83 7.606,60 2.927,23 27,8% 28.544.988 9.920 6.875 3.045 30,7%Congelatori 6.960.291 2.890 9.442.303,00 3.477,69 2.463,90 1.013,79 29,2% 10.179.951 3.329 2.475 854 25,6%lavatrici 21.347.000 6.631 24.568.000 5.625 5.290 335 6,0% 25.425.000 5.665 5.192 473 8,3%lavastoviglie 8.395,00 3.163,00 13.947 3.920 3.751 169 4,3% 15.425 4.292 4.041 251 5,8%Forni elettrici 16.104.004 2.610 18.186.932 1.790 1.740 50 2,8% 18.200.000 1.623 1.575 48 3,0%Riscaldamento acqua sanitaria 11.094.750 16.722 11.600.000 17.273 15.320 1.953 11,3% 11.679.750 17.373 15.065 2.308 13,3%
Condizionamento domestico eassimilato (*)
9.000.000 8.720 16.000.000 13.440 11.760 1.680 12,5% 17.714.000 14.720 12.800 1.920 13,0%
TOT 40736 45526 40325 5201 47.002,06 41.148,34 5.853,72
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
Note:
(*) Secondo Stime CESI RICERCA i dati relativi al condizionamento dell’aria qui riportati
sono imputabili per 2/3 al settore residenziale, per il rimanete 1/3 al settore terziario.
Inoltre le elaborazioni sono state limitate a apparecchiature con una potenza massima di 7
kW rappresentando la maggior parte delle unità vendute e installate sia nel settore
residenziale e terziario. Tra il 2005 ed il 2014 si prevede un aumento del parco installato del
77,8% (porterebbe in condizioni “business-as-usual” ad un aumenti di consumo elettrico del
54,3 %). Affiancando agli incentivi un miglioramento tecnologico accelerato si potrà limitare
l'aumento dei consumi al 34,6 %.
I dati relativi all’acqua calda sanitaria appaiono sovrastimati rispetto ai dati ENEA che
riferiscono un consumo per il riscaldamento elettrico residenziale dell’acqua sanitaria di
9.600 GWh per l’anno 2005. Si presume che i restanti 7.100 GWh siano imputabili al settore
terziario.
Le stime CECED Italia si riferiscono ad ipotesi di importante penetrazione di apparecchi ad
alta efficienza energetica associata ad una crescente penetrazione dell’integrazione con
solare termico nelle nuove abitazioni
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Apparecchiature a gas
PARCO INSTALLATO 2004 (N° pezzi)
CONSUMI 2004 TEP
PARCO INSTALLATO 2016 (n° pezzi)
CONS 2016 BAU TEP
CONS 2016 INC TEP
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
PARCO INSTALLATO 2020 (n° pezzi)
CONSUMO 2020 BAU TEP
CONS 2020 CON AZIONI INCENTIVANTI (TEP)
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
Riscaldamento ambiente 14.900.000 18.113.580 15.400.000 17.981.081 15.910.679 2.070.402 11,51
17700000 BAU/ 17140000 con inc
17.575.239 16.362.368 1.212.871 6,90
Note: Per il riscaldamento ambiente nel residenziale il dato di consumo riportato per il 2004
è inferiore a quello stimato da ENEA per il 2005. Questo è dovuto alle forti variazioni dei
consumi di gas registrati di anno in anno in conseguenza ai diversi andamenti climatici
annuali.
Nelle simulazioni sopra riportate è stato considerato che:
��nella sostituzione delle apparecchiature si prevede una forte penetrazione delle
caldaie convenzionali con efficienza pari a 3 stelle e con dispositivi di
termoregolazione
��nelle nuove case si prevede invece una forte ed immediata diffusione dei sistemi più
efficienti come le caldaie a condensazione e le pompe di calore.
Illuminazione residenziale
CONS 2005 GWh
CONS 2015 BAU GWh
CONS 2015 INC
risparmi conseguiti [GWh]
% RISPARMIO
ILLUMINAZIONE 9400 11300 7000 4300 38,05 NB: Le stime di ENEA descritte nelle prime pagine di questo rapporto per alcuni settori non
coincidono con le stime riportate nelle schede di approfondimento per tecnologie sintetizzate
nelle tabelle sopra riportate:
- i dati ENEA infatti si riferiscono ai soli consumi nel residenziale mente le elaborazioni
per tecnologie spesso considerano i consumi totali delle apparecchiature (residenziale
+ terziario);
- le ipotesi di partenza e gli accorpamenti in voci talvolta sono differenti.
Per analisi di dettaglio sui consumi e trend previsionali delle singole tecnologie si vedano le relazioni relative.
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Altre apparecchiature e tecnologie Caminetti e stufe a legna. Si stima che in Italia mediamente il consumo di legna sia di 15-20
milioni di tonnellate e che tale consumo sarebbe dimezzato con la sostituzione dell’attuale
parco installato con nuovi caminetti e stufe a legna ad elevata efficienza.
Ascensori. Anche nel campo ascensoristico si possono prevedere sensibili risparmi energetici
Home & building automation. L’adozione di sistemi di Home & Building Automation,
consente una gestione ottimale dei consumi dovuti ad illuminazione e riscaldamento e può
comportare, a seconda dell’uso dell’edificio, una riduzione dei consumi di energia primaria
fino al 25% rispetto ad impianti sprovvisti di tale sistema.
Con un valore medio ipotizzabile di risparmio del 17% si può conseguire una riduzione dei
consumi energetici di 7 MTep per il 2015 tra residenziale e terziario (valore potenzialmente
raggiungibile costruendo i nuovi impianti, ed adeguando quelli esistenti, secondo le nuove
tecnologie di controllo e automazione).
Isolamento termico degli edifici residenziali Si sono considerati interventi di isolamento di pareti opache (tamponamenti laterali e
coperture) e sostituzione di vetri semplici con vetri doppi in edifici residenziali abitati e
riscaldati costruiti prima del 198120. Si è inoltre assunto che gli interventi sfruttino le “finestre
di opportunità” costituite dalla manutenzione straordinaria degli immobili (ogni 30 anni),
ragione per cui buona parte dei costi (impalcature) non viene a gravare sull’intervento di
efficienza. Per ciò che riguarda la sostituzione dei vetri, si è ritenuto che buona parte degli
interventi possibili sia già stata eseguita negli anni dal 1981 al 2005.
I risparmi annui teorici di energia per riscaldamento, ottenibili cogliendo completamente il
potenziale disponibile, consistono in circa 210 ktep/anno per ogni anno di intervento,
raggiungendo il valore massimo di 6,3 Mtep/anno al 30° anno.
20 Ricerca di Sistema (www.ricercadisistema.it): Progetto NORME, Sottoprogetto REGOLE, Rapporto 9.3.1 (A5042404).
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In realtà, in conseguenza della diversa convenienza economica (maggiore nelle regioni più
fredde), non sarà possibile raggiungere una partecipazione del 100%. Abbiamo quindi
supposto un altro scenario, più conservativo, in cui la partecipazione è la seguente:
Zona climatica % vetri % pareti opache A e B 0 0 C 50 0 D 60 60 E 70 70 F 100 100
In tale ipotesi il risparmio annuo scende a 135 ktep/anno, con un massimo al 30° anno di circa
4 Mtep/anno.
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4. SETTORE TRASPORTI E INFRASTRUTTURE
4.1. Executive Summary
TRASPORTI
Situazione attuale
Il settore costituisce una delle destinazioni principali dell’energia, assorbendo circa il 22.72%
del fabbisogno totale del Paese (anno 2004). I prodotti petroliferi rappresentano attualmente la
fonte energetica predominante (96.8% del totale), essendo le altre fonti ancora di scarsa
incidenza (biodiesel 0.45%, gas 0.90%, energia elettrica 1.84%).
L’esame dei principali indicatori strutturali, conferma:
�� la modificazione della composizione del parco di vetture, con una riduzione assoluta e
relativa delle auto a benzina a favore di un rilevante incremento delle auto a gasolio;
�� la perdurante esiguità numerica delle auto a Gpl e metano;
�� la predominanza del trasporto delle merci su strada, rispetto al treno (solo l’11.1 % nel
2004) ed alle vie d’acqua (il 17.7 % nel 2004);
�� la predominanza del trasporto passeggeri mediante autovetture, con un certo
incremento dell’uso dei mezzi pubblici.
Circa le emissioni di CO2, dal confronto di dati relativi al 1990, si rileva che il settore dei
trasporti ha l’incremento più elevato (+23,7% nel 2003). In particolare, le emissioni di gas ad
effetto serra rispecchiano il costante incremento di energia da fonte petrolifera. Le emissioni in
questo settore sono legate in massima parte al traffico su strada (oltre il 94%), con una
ripartizione pressoché costante negli ultimi anni fra trasporto passeggeri e trasporto merci.
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Scenario tendenziale
In prospettiva si prevede una crescita della domanda di trasporto fino al 2010, con una
modificazione della ripartizione modale del trasporto merci, a favore del trasporto su rotaia e
per via d’acqua, grazie a nuove infrastrutture. Il parco auto effettivamente circolante, invece,
attualmente di circa 31.7 milioni di vetture, nel 2010 dovrebbe raggiungere una dimensione di
circa 32 milioni e mantenersi stabile fino al 2020.
Con riferimento allo scenario tendenziale (BAU) che recepisce gli effetti degli interventi
previsti dal Piano nazionale per la riduzione dei gas serra approvati nel 2002, i consumi
relativi ai trasporti passerebbero dagli attuali 45 Mtep circa ad oltre 51 Mtep nel 2014 e a circa
55 Mtep nel 2020.
Proposte di intervento
Va anzitutto detto che l’industria automobilistica europea è stato il primo settore a firmare un
accordo volontario con la Commissione Europea che ha portato ad una riduzione media delle
emissioni di CO2 delle vetture di nuova immatricolazione del 13% nel periodo 1995-2004.
Le proposte per limitare i consumi nei trasporti devono quindi far riferimento alle politiche
comunitarie in materia, recentemente riviste attraverso il “Progetto di comunicazione della
Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo per la riduzione delle emissioni di CO2
delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri”.
In tale documento si constata che i notevoli progressi delle tecnologie automobilistiche non
sono bastati a neutralizzare l’aumento del traffico e della dimensione delle automobili e si
afferma che bisogna mirare a ridurre le emissioni delle autovetture nuove a 140 g/km (2008-
2009) e a 120 g/km (2012).
La Commissione Europea intende adottare misure di varia natura:
Misure orientate all’offerta: riduzione obbligatoria delle emissioni per il parco nuovo a 130
gCO2/km (miglioramenti al motore) e riduzione di altri 10 gCO2/km con altri miglioramenti
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tecnologici (controllo della pressione dei pneumatici, limiti sulla resistenza di rotolamento,
limiti minimi di efficienza del condizionamento, ecc.) e con un maggiore uso di biocarburanti.
Misure che incidono sulla domanda e sul comportamento: fiscalità, per favorire l’acquisto di
auto a basso consumo ed aiutare i costruttori a rispettare le disposizioni sull’efficienza dei
carburanti; informazione dei consumatori, con l’introduzione di classi di efficienza energetica,
accordo con i costruttori per un codice di buona prassi per la commercializzazione e la
pubblicità delle automobili; modalità di guida compatibili con l’ambiente.
A fronte dell’orientamento della Commissione di fissare dei limiti di emissione di CO2 a 120
g/km, l’industria automobilistica europea - che, attraverso l’ACEA, esprime anche la
posizione di quella italiana – sostiene la necessità di una politica diversa, basata su un
approccio integrato che coinvolga tutti i principali stakeholders e rispondente al fatto che la
riduzione della CO2 è una sfida che riguarda prima di tutto la domanda e non l’offerta.
In particolare, l’industria automobilistica evidenzia che:
• La riduzione delle emissioni operata solo con limiti sui nuovi veicoli è l’opzione più
costosa per la società; L’European Climate Change Programme conclude che per
rispettare i limiti, con il solo contributo delle vetture, l’aumento del prezzo medio delle
vetture risulterebbe di � 3650, corrispondente ad un costo sociale molto elevato, a fronte
di altre soluzioni che risulterebbero decisamente meno costose (< 20 �/tonCO2). Inoltre il
limite proposto di 130 gCO2/km da raggiungere entro il 2012 è irrealistico.
• Si dovrebbe adottare un approccio integrato con il coinvolgimento dell’industria
automobilistica, le compagnie petrolifere, i governi (tassazione, infrastrutture), i
conducenti ed i consumatori. Inoltre, le misure che possono incidere sull’intero parco
circolante, come i biocombustibili, possono portare un maggiore beneficio in tempi brevi
ed a minori costi, senza attendere il rinnovo del parco che mediamente richiede circa 14
anni.
• Ogni misura politica dovrebbe basarsi su una valutazione complessiva di impatto, svolta in
modo indipendente nel contesto dell’European Climate Change Programme (ECCP).
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• La proposta comunitaria favorisce l’importazione di auto nell’UE e sfavorisce
l’esportazione, spostando così posti di lavoro fuori dell’UE. L’industria automobilistica è
un elemento chiave dell’economia dell’UE.
Si riporta una sintesi - non esaustiva - delle possibili misure atte a conseguire riduzioni dei
consumi nel settore del trasporto stradale, dalla quale si evince che solo un approccio integrato
può permettere il raggiungimento degli obiettivi, seguendo criteri oggettivi basati su
considerazioni di costo per la società. Si richiede pertanto che il Governo italiano sostenga la
posizione dell’industria automobilistica, tenendo anche conto che un eccessivo aumento dei
prezzi dei veicoli, in particolare per le vetture dei segmenti bassi di gamma, che già presentano
minori emissioni di CO2, rischierebbe di ritardare il ricambio del parco circolante con
conseguenze negative per l’ambiente stesso e per i livelli occupazionali.
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Costo21 di abbatt. CO2
Risparmio22,23 in Italia nel 2014
Note
�/tonCO2 MtonCO2 Mtep
(usi finali)
Misure tecnologiche relative ai veicoli Introduzione del limite di consumo di 120 g/km (media dei veicoli)
400-540 3.6 1.0
Condizionatori efficienti 50 0.2 0.06 Pneumatici a bassa resistenza di rotolamento
49 0.5 0.13
Sistemi di monitoraggio pressione pneumatici
-45 0.6 0.16
Lubrificanti a bassa viscosità
113 0.6 0.16
Veicoli efficienti per il trasporto pesante
0.9 0.23 Ipotesi di penetrazione 10%
Biocarburanti Biofuel -28 ÷ 268 0.6 0 Sostituzione di un ulteriore
1% in energia oltre i livelli raggiunti. Il costo del biofuel varia da 10 a 21 �/GJ
Misure orientate alla domanda ed al comportamento Eco-driving -49 1.2 0.32 I costi includono la
formazione e i dispositivi GSI Tassazione -103 1.3 0.35 Codice per la pubblicità degli autoveicoli
Alcune misure infrastrutturali
Controllo dinamico dei semafori
180 0.4 0.10
Superficie stradale 0.7 0.18 Ipotesi di 50% manto stradale con riduzione del 40% resistenza rotolamento
Parking management 1.5 0.42
21 I costi di abbattimento sono valutati per la società, considerando i costi delle soluzioni tecniche e quelli del combustibile risparmiato (entrambi tasse escluse). Il costo del combustibile derivato dal petrolio è valutato sulla base di 50 �/bbl. 22 Le valutazioni di risparmio si basano su analisi condotte a livello europeo e rapportate alla situazione italiana. Gli studi condotti sono in alcuni casi rivisti sulla base di considerazioni di ACEA e CRF. 23 I risparmi non sono cumulativi
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Telematica per i trasporti 3.9 1.1 Comprende varie applicazioni24
Altre misure Car sharing 0.6 0.17 Ipotesi di 4.5 milioni di km Car pooling 0.3 0.07 Ipotesi di penetrazione del
2%
Nel settore dei trasporti pesanti, poiché il consumo di combustibile è una delle voci più
importanti per contenere i costi operativi dei trasportatori, è il mercato stesso,a favorire lo
sviluppo e la diffusione dei veicoli e delle soluzioni in grado di minimizzare i consumi e
quindi le emissioni di CO2. Di qui, seppur non siano in discussione misure per influenzare la
domanda o l’offerta, tuttavia, è da evidenziare che la Comunicazione della Commissione per
la riduzione delle emissioni di CO2 include per la prima volta i veicoli commerciali leggeri e
indica per questa categoria di veicoli un valore obiettivo di emissioni di anidride carbonica.
Parallelamente la Commissione ha lanciato uno studio, la cui finalità è quella di identificare la
strategia di lungo termine per ridurre le emissioni di gas serra generate dai veicoli pesanti.
In questo contesto l’industria dei veicoli pesanti ritiene che non siano necessarie misure
legislative volte a imporre limitazioni alle emissioni di gas serra per i propri veicoli. Al
contrario, dal momento che i veicoli commerciali sono fortemente personalizzati per adattarsi
al meglio alla missione per la quale sono destinati, teme che vincoli legali possano tradursi in
distorsioni del mercato con possibili effetti negativi sulla sicurezza e addirittura sulle
emissioni di CO2. Indipendentemente dalle politiche comunitarie i costruttori di veicoli pesanti
sono fortemente impegnati nella ricerca di soluzioni innovative capaci di rispondere alle
richieste del mercato di veicoli sempre più efficienti.
Le più concrete aree di intervento considerate riguardano:
Le tecnologie dei mezzi di trasporto: per l’aumento dell’efficienza: la misura più efficace è
rappresentata dall’aumento della dimensione massima dei mezzi, che consente di ridurre il
consumo per ton-km. La presente normativa europea prevede già (a livello nazionale) un
sistema di trasporto denominato modular concept, consistente nella combinazione di più
rimorchi fino a raggiungere la lunghezza di 25,25 m, con più elementi snodati in varie
24 Semafori intelligenti, gestione car sharing, platooning, gestione trasporto merci, navigazione dinamica, ecc.
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combinazioni. Tale soluzione comporta, però, problemi di manovrabilità e di sicurezza dei
veicoli oltre che di compatibilità con gran parte della infrastruttura stradale esistente. Per
questa ragione sono in studio soluzioni che prevedono un modesto aumento della lunghezza
del semirimorchio (1,5 m) che consentono di aumentare del 10% circa la capacità di carico
senza penalizzare la manovrabilità e la sicurezza dei veicoli. In aggiunta all’aumento delle
dimensioni sono in studio altri miglioramenti tecnologici che riguardano: l’aerodinamica
(l’impiego di minigonne alle ruote, guaine di raccordo tra trattore e semirimorchio per limitare
le turbolenze), la resistenza al rotolamento (ruote singole di tipo maggiorato al posto delle
ruote gemellate) e l’efficienza del motore (motori con turbo a doppio stadio, ecc.). Integrando
queste soluzioni con l’aumento di dimensioni si possono ottenere riduzioni di CO2 dell’ordine
del 25 % per ton-km.
E’ necessario verificare l’effetto delle soluzioni indicate con il possibile incremento del
carico specifico a terra sotto l’area di impronta del pneumatico (limitato per legge in Italia)
��Tecnologie atte a garantire un utilizzo efficiente dei pneumatici che equipaggiano il parco
auto italiano: il modo più semplice, sicuro ed economico per ridurre i consumi di
combustibile legato alla mobilità da trasporto su gomma (sia esso benzina, gasolio o gas),
è quello di gonfiare i pneumatici del proprio veicolo alla pressione corretta, consigliata
dalla casa costruttrice dello stesso, ed effettuarne un costante controllo. Infatti, una corretta
pressione di gonfiaggio garantisce ottimali condizioni di esercizio per i pneumatici,
migliorandone la resa chilometrica e contribuendo ad aumentare la sicurezza alla guida
degli automobilisti. Questo ulteriore vantaggio derivante dall’adozione di sistemi di
controllo della pressione pneumatici non è di secondaria importanza. E’ infatti il
pneumatico che, correttamente gonfiato, con la propria area di impronta a terra garantisce
il contatto tra il veicolo e la strada e consente lo scambio al suolo di tutte quelle forze che
permettono di accelerare, frenare e correggere la traiettoria. Il rilevante effetto della
corretta pressione di gonfiaggio sulle principali prestazioni dei pneumatici è noto alla
Commissione Europea, come risulta dallo studio del TUV del 2003 per la DG Impresa
(Survey on Motor Vehicle Tyres and Related Aspect ). Il normale utilizzo di una vettura
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che abbia i pneumatici sotto gonfiati del 20% rispetto alla pressione nominale può portare
ad un aumento del consumo di carburante sino al 3% (con conseguente aumento
dell’inquinamento ambientale)25. Studi effettuati dal NHTSA (National Highway Traffic
Safety Administration – USA) hanno mostrato come per ogni 0.2 bar (3 psi) di
sottogonfiaggio si abbia un aumento medio del consumo di carburante pari all’1%26.
Anche riviste specializzate di settore27 hanno condotto numerosi test mirati a valutare
l’importanza del corretto gonfiaggio dei pneumatici, in un’ottica di sensibilizzazione
dell’automobilista sul tema del risparmio di consumo carburante derivante da un utilizzo
dei pneumatici in condizioni di esercizio corrette e da una loro corretta manutenzione.
La telematica per la logistica: finalizzata al migliore utilizzo dei sistemi di trasporto ed alla
fluidificazione del traffico. Un fondamentale contributo alla mobilità sostenibile è
rappresentato dall’introduzione di sistemi innovativi di gestione del traffico. La diffusione di
moderni sistemi di localizzazione e di comunicazione che prefigurano lo scambio di
informazioni tra veicolo a veicolo (V2V) e tra veicolo e infrastruttura (V2I) aprono nuovi
orizzonti i cui potenziali benefici sono ancora in gran parte inesplorati.
25 NOP Automotive – UK 2005 26 National Highway Traffic Safety Administration 49 CFR Part 571. Se prendiamo inoltre in esame documenti emessi dall’ente nazionale francese Sécurité Routiere, questi riportano dati che sono perfettamente allineati con quanto affermato da NHTSA. In particolare Sécurité Routiere afferma che ogni 0.3 bar di sottogonfiaggio, il consumo medio di carburante aumenta di +1.2% (Sécurité Routiere, Maggio 2005 – link: http://www.securiteroutiere.equipement.gouv.fr/vos-infos/presse/communiques/2-2005/CP_11-05-05.html). 27 Rivista Quattroruote (agosto 2006): i tecnici hanno osservato come i consumi carburante possono aumentare mediamente del 2-3% viaggiando con pneumatici sotto gonfiati, con un effetto più marcato in città ed a bassa velocità (dove l’aerodinamica della vettura ha poca influenza), con punte anche del 15% in dipendenza dal livello di sottogonfiaggio imposto nel test (in particolare la riduzione delle percorrenze con un litro di combustibile supera il 15% qualora la differenza tra pressione nominale di gonfiaggio consigliata per lo pneumatico e pressione reale di utilizzo sia pari ad 1 bar).
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Interventi nel settore ferroviario
Il settore ferroviario, che assorbe circa il 6% dell’energia primaria spesa nei trasporti, consente
la realizzazione di significativi risparmi energetici, mediante vari interventi, fra i quali:
• Il potenziamento di linee e nodi: con l’aumento della capacità del sistema ferroviario pari
al 30% nel 2010, se la maggiore offerta sarà utilizzata, si conseguirà un risparmio di circa
2.5 MtonCO2
• Un sistema di misura dell’energia della locomotiva, associato ad un sistema di gestione a
terra per aiutare il macchinista nella condotta efficiente del convoglio. Con tale intervento
si possono conseguire risparmi del 10% sull’energia elettrica impiegata nella trazione
ferroviaria (463 ktep nel 2003), cioè in una riduzione di circa 169 ktep di energia primaria
e 0.4 MtonCO2.
• Impianti di rifasamento nelle officine e nella rete elettrica.
• Impianti fotovoltaici a silicio amorfo sui tetti delle carrozze e dei carri merci.
Settori navale ed aereo
Ad oggi, non sono state svolte analisi su detti settori.
INFRASTRUTTURE
Situazione attuale
Le infrastrutture considerate sono: reti elettriche per il trasporto e la distribuzione dell’energia,
oleodotti e gasdotti, condotte idriche, reti di teleriscaldamento.
Tali infrastrutture impegnano consumi non trascurabili (valori del 2005):
• Perdite nella rete elettrica: 20.6 GWh, pari a 4538 ktep
• Consumi degli oleodotti e gasdotti: 372 ktep
• Consumi delle reti idriche: 1391 ktep
• Perdite termiche nelle reti di teleriscaldamento: 65 ktep
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Proposte di intervento
Le proposte di intervento riguardano:
Le reti elettriche:
• l’ammodernamento delle cabine di trasformazione primaria e secondaria e il rifacimento e
potenziamento delle linee a media e bassa tensione, interventi che possono ridurre i consumi
di oltre 150 ktep (2010), per i quali si richiede che vengano ricompresi nelle azioni ammesse
dai decreti efficienza energetica;
• il rifasamento: v. paragrafo specifico.
Le reti idriche:
Si stima che l’introduzione di motori ad alta efficienza e di inverter porti ad un risparmio di
oltre 850 ktep. Le azioni necessarie a favorire questo efficientamento possono essere comuni a
quelle previste per i motori elettrici nel settore industriale.
4.2 Premessa Settori dei trasporti e delle infrastrutture I settori oggetto dello studio sono specificati, nella composizione, qui di seguito.
�� Trasporto su strada
�� Autovetture
�� Motocarri
�� Veicoli leggeri
�� Motocicli autobus
�� Trasporto su rotaia
�� Ferrovie
�� Metropolitane, tranvie
�� Trasporto aereo
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�� Trasporto marittimo ed idroviario
�� Infrastrutture per il trasporto dei combustibili
�� Gasdotti
�� Oleodotti
�� Infrastrutture per teleriscaldamento
�� Reti idriche
4.3 Il settore dei trasporti
4.3.1 Consumi energetici Il settore costituisce una delle destinazioni principali dell’energia, assorbendo circa il 22.72%
del fabbisogno totale del Paese (anno 2004)28. I prodotti petroliferi rappresentano attualmente
la fonte energetica predominante (96.8% del totale), essendo le altre fonti ancora di scarsa
incidenza (biodiesel 0.45%, gas 0.90%, energia elettrica 1.84%).
Tab. 1 - Fonti energetiche nel settore dei trasporti1
Fonte energetica Consumo (migliaia di tep)
2003 2004
Biodiesel 219 200
Gas 367 400
Prodotti petroliferi 42682 43000
Benzine 16171 n.d.
Gasolio 21429 n.d.
Carboturbo 3752 n.d.
Gpl 1330 n.d.
Energia elettrica 814 817
28 Enea, Rapporto energia e ambiente 2005
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Totale 44081 44417 Si deve considerare che i consumi di combustibile per autotrazione sono solo una parte
dell’intero consumo energetico legato ai veicoli, in quanto la loro fabbricazione ne assorbe una
quota sempre più rilevante man mano che il consumo chilometrico decresce.
L’esame dei principali indicatori strutturali, per gli anni 2000 e 2004, conferma:
�� la modificazione della composizione del parco di vetture, con una riduzione assoluta e
relativa delle auto a benzina a favore di un rilevante incremento delle auto a gasolio;
�� il limitato peso nel parco delle auto a Gpl, metano e delle altre alimentazioni;
�� la predominanza del trasporto delle merci su strada, rispetto al treno (solo l’11.1 % nel
2004) ed alle vie d’acqua (il 17.7 % nel 2004);
�� la predominanza del trasporto passeggeri mediante autovetture, con un certo
incremento dell’uso dei mezzi pubblici.
Fig. 1 – Consumi energetici medi per la fabbricazione e l’impiego degli autoveicoli
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Tab. 2 - Principali indicatori strutturali del settore dei trasporti29
29 Enea, Rapporto energia e ambiente 2005
Indicatori strutturali 2000 2004 Autovetture circolanti (milioni) 32,584 33,973 Auto a benzina (milioni) 26,195 24,100 Auto a gasolio (milioni) 4,798 8,572 Auto a Gpl o metano (milioni) 1,592 1,301 Numero di abitanti per autovettura 1,78 1,71 Trasporto merci (Mld. di t-km) Aereo 0,846 0,920 Oleodotti 9,721 10,211 Treno 24,995 23,271 Vie d’acqua 33,615 37,032 Strade 146,640 137,973
Totale 215,817 209,407 Trasporto passeggeri (Mld. Pass.-km) Vie d’acqua 3,947 3,926 Aereo 10,384 12,141 Metropolitane, tranvie, funicolari 5,588 5,862 Treno 43,752 45,557 Autobus, filovie 93,255 98,917 Autovetture 726,529 703,590 Motocicli 66,931 72,608
Totale 950,386 942,601
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4.3.2 Emissioni Circa le emissioni di CO2, dal confronto di dati relativi al 1990, si rileva che il settore dei
trasporti ha l’incremento più elevato (+23,7% nel 2003). In particolare, le emissioni di gas ad
effetto serra sono riportate rispecchiano il costante incremento di energia da fonte petrolifera.
Le emissioni sono legate in massima parte al traffico su strada (oltre il 94%), con una
ripartizione pressoché costante negli ultimi anni fra trasporto passeggeri e trasporto merci
Tab. 3 - Emissioni di CO2 nel 2003 per settore, in Italia30
Settori Emissioni di CO2 (Gg)
Totale emissioni CO2 468.960 Di cui da settore energia 456.755 Industrie energetiche 160.883 Industrie manifatturiere e costruzioni 85.035 Trasporti 126.015 Altri settori (Commerciale, Domestico, Agricoltura) 84.162
Altro 660
30 Fonte: APAT, 2005
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Tab. 4 – Emissioni di gas ad effetto serra dei trasporti
1985 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004a (Mt CO2 eq) Anidride carbonica 81.9 101.9 112.0 120.5 122.8 124.9 126.0 129.9 Metano 0.8 0.8 0.9 0.8 0.7 0.6 0.6 0.7 Protossido di azoto
1.5
1.7
2.2
3.2
3.3
3.7
3.8
4.7 TOTALE 84.2 104.4 115.1 124.5 126.8 129.2 130.4 135.3
Fonte: Elaborazione APAT su dati MAP, ACI LEGENDA: Valori calcolati secondo le Guidelines IPCC-OECD a – valori stimati
Fig. 2 - Emissioni di gas ad effetto serra dei trasporti
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Tab. 5 - Emissioni di gas serra per tipo di traffico e modalità
1985 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004 (%) Passeggeri 60.8 64.8 68.6 65.5 65.5 65.2 65.1 64.7 Merci 35 31.6 28.5 31.9 31.9 32.1 32.2 32.5 Altro (P.A., nautica) 4.2 3.6 2.9 2.6 2.6 2.7 2.7 2.8 TOTALE 100 100 100 100 100 100 100 100 Strada 93.8 93.7 95 94.3 94.3 94.6 94.2 94.4 Altre modalità 6.2 6.3 5 5.7 5.7 5.4 5.8 5.6 TOTALE 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: Elaborazione APAT su dati MIT LEGENDA: Si noti che nelle statistiche della domanda di trasporto i passeggeri trasportati non comprendono la categoria altri.
Fig. 3 - Emissioni di gas serra per tipo di traffico e modalità
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Fig. 4 - Emissioni di CO2 per tipo di traffico31
4.3.3 Scenario tendenziale dello sviluppo dei trasporti Si prevede una crescita della domanda di trasporto fino al 2010, con una modificazione della
ripartizione modale, a favore del trasporto su rotaia e per via d’acqua, grazie a nuove
infrastrutture.
Tab. 6 - Previsione di crescita della domanda di trasporto in Italia
Tipologia Crescita (% l’anno)
Passeggeri 1.8 Merci 1.6
31 Elaborazione su dati EEA (Annual European Community greenhouse gas inventory 1990–2004 and inventory report 2006) forniti dall’Italia
0
20'000
40'000
60'000
80'000
100'000
120'000
140'000
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Em
issi
oni C
O2
(Gg)
Altri trasporti
Ferrovie
Aviazione civile
Navigazione
Trsporto stradale
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Tab. 7 - Scenario della ripartizione modale del trasporto delle merci
Anno Autocarri Treni Navi Condotte 2000 73.8 9 13.7 3.5 2010 68.4 11.4 16.2 4
Fig. 5 - Scenario della ripartizione modale del trasporto delle merci32
Si prevede che il parco veicolare, finora in continua e costante crescita, possa arrivare ad una
stabilizzazione. Secondo le previsioni dell’Unione Petrolifera vi sarebbe una tendenza alla
riduzione del numero delle vetture a benzina e ad una crescita rilevante delle auto a gasolio,
per giungere, nel 2020, ad una ripartizione pressoché bilanciata delle due motorizzazioni. Le
altre alimentazioni (ibride, fuel cell, idrogeno) distinte dal quelle a gas (gpl, metano), almeno
nel periodo considerato non sarebbero in grado di sostituire che una limitata parte del parco
(3% nel 2020). Si noti che i dati storici della differiscono da quelli dell’ACI della, in quanto si
considerano solo le auto effettivamente circolanti e non quelle iscritte al PRA,
indipendentemente dal loro reale utilizzo.
32 Fonte: Ministero dell’ambiente, Relazione sullo stato dell’ambiente 2005
0
10
20
30
40
50
60
70
80
Autocarri Treni Navi Condotte
20002010
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Tab. 8 - Dimensione e composizione del parco di autovetture – situazione attuale e scenario, previsioni Unione Petrolifera, febbr. 2007
benzina diesel gas altre totale Anno Migliaia
di unità Incr.
% Peso
% Migliaia di unità
Incr. %
Peso %
Migliaia di unità
Incr. %
Peso %
Migliaia di unità
Incr. %
Peso %
Migliaia di unità
Incr. %
Peso %
2000 23280 79% 4500 15% 1520 5% 0% 29300 100% 2005 21580 -7.3 68% 8700 93.3 28% 1320 -13.2 4% 0% 31600 7.8 100% 2010 19190 -11.1 59% 11500 32.2 35% 1700 28.8 5% 110 0% 32500 2.8 100% 2020 14970 -22.0 46% 14100 22.6 43% 2400 41.2 7% 1030 836 3% 32500 0.0 100%
4.3.4 Scenario dei consumi e delle emissioni
Sono stati formulati vari scenari relativamente alle emissioni33. L’Italia ha adottato il modello
Markal, secondo quanto dichiarato da APAT34. Ha fornito ad EEA, per il rendiconto del 2006,
i parametri per la modellizzazione ed il relativo scenario, riporta, fra gli altri, lo scenario
tendenziale (bau), secondo dati concordati fra MAP e MATT, che, con qualche piccola
discrepanza, concorda con quanto illustrato più in dettaglio da ENEA35.
Tab. 9 - Parametri per la modellazione e l’elaborazione dello scenario36
Parametro 1990 1995 2000 2005 2010 Unità Popolazione 57.0 57.3 57.8 58.1 58.5 Milioni Numero di gruppi familiari 19,777 20,822 21,345 22,876 24,000 1,000
PIL 997 1,062 1,165 1,169 1,270 Miliardi � 2000 Carbon Intensity Produzione di elettricità
699 690 644 593 531 t CO2/MWh
Produzione di elettricità pro-capite 3.8 4.2 4.7 5.0 5.4 kWh/persona
Valore aggiunto 937 999 1,094 1,139 1,237 Miliardi � 2000 Industria 234 237 255 Miliardi � 2000 Servizi 622 666 741 780 853 Miliardi � 2000 Agricoltura 29 32 35 34 36 Miliardi � 2000 Energia 30 31 34 Miliardi � 2000 Trasporti
33 V. Contaldi – APAT – Scenari energetici italiani a confronto – Energia 3/2005 34 Contaldi – APAT – Scenari nazionali di emissione ed allocazione per il secondo periodo – Bologna 6.4.06 35 Gracceva – ENEA – Tendenze del sistema energetico italiano secondo un modello Markal – Energia 3/2005 36 EEA (Annual European Community greenhouse gas inventory 1990–2004 and inventory report 2006). Dati forniti dall’Italia.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Trasporto passeggeri 731.6 827.8 878.5 917.2 978.1 Miliardi passeggeri-km
Trasporto merci 229.4 261.7 281.4 309.5 350.0 Miliardi t-km
L’Italia indica vari possibili scenari, ottenuti in funzione dell’attuazione di diversi interventi,
in gran parte previsti dal Piano nazionale per la riduzione dei gas ad effetto serra.
Il particolare, sono riportati gli interventi già approvati dal CIPE, che produrrebbero una
riduzione di 5.3 MtCO2 rispetto allo scenario tendenziale (business as usual), e gli ulteriori
interventi previsti dal Piano, che ridurrebbero le emissioni di ulteriori 15.4 MtCO2, grazie a
misure tecnologiche, fiscali ed infrastrutturali, che fornisce, secondo dati del MATT, il campo
di variabilità dei benefici, per determinati interventi). Gli altri ulteriori interventi, idonei a
ridurre le emissioni di altre 0.7 MtCO2, derivano dalla ricerca sui motori ad iniezione diretta
monofuel a metano e gpl e sulle celle a combustibile.
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Fig. 6 – Scenari relativi ai consumi finali di energia (Mtep) nei trasporti37
Tab. 10 – Scenario delle emissioni di CO2 (Mt) dei trasporti (EEA, 2006)
1990 2010 Emissioni
dell’anno di base Con interventi approvati CIPE
Con interventi aggiuntivi a
Piano
Con ulteriori interventi aggiuntivi
Riduzione -5.3 -15.4 -0.7 Totale 104.4 146.9 131.5 130.8
Tab. 11 - Interventi del Piano di azione nazionale per la riduzione dei gas serra, deliberati dal CIPE, relativamente ai trasporti38
Interventi Riduzione (MtCO2/anno)
Autobus e veicoli privati con carburanti a minor densità di carbonio (Gpl, metano) 1.2
Sistemi di ottimizz.ne e collettivizzazione del trasporto privato Rimodulazione dell’imposizione sugli oli minerali Attivazione sistemi informatico-telematici
1.4
Sviluppo infrastrutture nazionali ed incentivazione del trasporto 2.7
37 Contaldi – APAT – Scenari nazionali di emissione ed allocazione per il secondo periodo – Bologna 6.4.06 38 MATT, Rendiconto sullo stato dell’ambiente 2005
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combinato su rotaia e del cabotaggio Totale misure nazionali relative ai trasporti 5.3
Tab. 12 - Ulteriori interventi del Piano di azione nazionale per la riduzione dei gas serra relativamente ai trasporti39
Interventi Potenziale riduzione
Riduzione nel 201040
(MtCO2/anno) Misure tecnologiche Sostituzione auto circolanti con auto a bassi consumi ed emissioni 3.5 - 6
Miglioramento efficienza energetica dei veicoli da trasporto pesante 0.3 – 0.8
Miscelazione del gasolio per autotrazione con biodiesel fino al 5% 4
Revisione metodo calcolo tassa di proprietà veicoli e correlazione con revisioni 1.3
Misure infrastrutturali Riorganizzazione del traffico urbano 0.8 Promozione reti ferroviarie regionali e connessioni con parcheggi scambiatori 0.6
Piani urbani della mobilità (PUM) 1.5 – 3 Soluzioni telematiche per i trasporti 0.5
15.4
Ricerca e sviluppo Progetti pilota per l’impiego di sistemi di propuls. a idrogeno 0.1 – 0.3 Sviluppo e impiego sperimentale di materiali per la riduzione della massa dei veicoli 0.2 – 0.6
Realizzazione e diffusione di propulsori ottimizzati monofuel metano e Gpl ID 0.5 – 1.2
0.7
39 MATT, Rendiconto sullo stato dell’ambiente 2005 40 Riduzioni per il 2010 dichiarate dall’Italia all’EEA
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4.3.5 Interventi per riduzione dei consumi
4.3.5.1 Autovetture e veicoli commerciali leggeri Quadro di riferimento
Il forte impatto dell’uso dell’automobile sui cambiamenti climatici, con un contributo
nell’immissione di CO2 pari al 12% del totale a livello europeo e, soprattutto, l’aumento di
queste emissioni - del 26% dal 1990 al 2004 - contro una riduzione delle emissioni serra di
quasi il 5%, hanno indotto la Commissione Europea a rivedere la strategia comunitaria per
ridurre le emissioni delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri.
Occorre tener presente che l’argomento è oggetto di studi molto approfonditi per individuare
le possibili aree di intervento, con particolare riguardo al veicolo. Sono state individuate varie
misure e valutate in termini di costo e di benefici ottenibili:
Misure tecniche
• Opzioni per la riduzione dei consumi dei veicoli, quali principalmente l’introduzione della
propulsione ibrida per tutti i segmenti, oltre ai sistemi di controllo delle valvole,
l’iniezione diretta di benzina (GDI), trasmissioni dual clutch.
• Sistemi di condizionamento efficienti
• Opzioni per la riduzione delle perdite nel veicolo e nel motore, con l’uso di pneumatici a
bassa resistenza di rotolamento, sistemi per il monitoraggio della pressione, oli lubrificanti
a bassa viscosità
• Impiego del gas naturale
• Impiego dei biocombustibili
• Estensione delle misure tecniche ai veicoli commerciali leggeri
• Aumento delle dimensioni dei veicoli per il trasporto delle merci
• Varie soluzioni per la riduzione delle resistenze aerodinamiche dei veicoli commerciali.
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Misure non tecniche
• Guida efficiente: indicatori di cambio marcia, formazione
• Schemi di tassazione basati sulle emissioni di CO2
• “Labelling: introduzione di classi di consumo, impegno dei costruttori a mettere in risalto
le caratteristiche di consumo, piuttosto che le prestazioni, codice per la pubblicità delle
automobili
• Acquisizione di una quota di veicoli ecologici da parte della pubblica amministrazione.
Misure infrastrutturali
• Controllo dinamico dei semafori, per ridurre le attese
• Impiego di manto stradale a bassa resistenza di rotolamento
• Parcheggi nelle aree urbane e sistemi di gestione
• Telematica per ridurre la congestione del traffico ed ottimizzare il trasporto delle merci
• Sistemi per la limitazione della velocità
• Miglioramento del trasporto pubblico
• Potenziamento del traffico su rotaia
Va anzitutto detto che l’industria automobilistica europea è stato il primo settore a firmare un
accordo volontario con la Commissione Europea che ha portato ad una riduzione media delle
emissioni di CO2 delle vetture di nuova immatricolazione del 13% nel periodo 1995-2004.
Le proposte per limitare i consumi nei trasporti devono quindi far riferimento alle politiche
comunitarie in materia, recentemente riviste attraverso il “Progetto di comunicazione della
Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo per la riduzione delle emissioni di CO2
delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri”.
In tale documento si constata che i notevoli progressi delle tecnologie automobilistiche non
sono bastati a neutralizzare l’aumento del traffico e della dimensione delle automobili e si
afferma che bisogna mirare a ridurre le emissioni delle autovetture nuove a 140 g/km (2008-
2009) e a 120 g/km (2012).
La Commissione Europea intende adottare misure di varia natura:
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Misure orientate all’offerta: riduzione obbligatoria delle emissioni per il parco nuovo a 130
gCO2/km (miglioramenti al motore) e riduzione di altri 10 gCO2/km con altri miglioramenti
tecnologici (controllo della pressione dei pneumatici, limiti sulla resistenza di rotolamento,
limiti minimi di efficienza del condizionamento, ecc.) e con un maggiore uso di biocarburanti.
Misure che incidono sulla domanda e sul comportamento: fiscalità, per favorire l’acquisto di
auto a basso consumo ed aiutare i costruttori a rispettare le disposizioni sull’efficienza dei
carburanti; informazione dei consumatori, con l’introduzione di classi di efficienza energetica,
accordo con i costruttori per un codice di buona prassi per la commercializzazione e la
pubblicità delle automobili; modalità di guida compatibili con l’ambiente.
Posizione dell’industria automobilistica
A fronte dell’orientamento della Commissione di fissare dei limiti di emissione di CO2 a 120
g/km, l’industria automobilistica europea - che, attraverso l’ACEA, esprime anche la
posizione di quella italiana – sostiene la necessità di una politica diversa, basata su un
approccio integrato che coinvolga tutti i principali stakeholders e rispondente al fatto che la
riduzione della CO2 è una sfida che riguarda prima di tutto la domanda e non l’offerta.
In particolare, l’industria automobilistica evidenzia che:
• La riduzione delle emissioni operata solo con limiti sui nuovi veicoli è l’opzione più
costosa per la società; l’European Climate Change Programme conclude che per rispettare
i limiti, con il solo contributo delle vetture, l’aumento del prezzo medio delle vetture
risulterebbe di � 3650, corrispondente ad un costo sociale molto elevato, a fronte di altre
soluzioni che risulterebbero decisamente meno costose (< 20 �/tonCO2). Inoltre il limite
proposto di 130 gCO2/km da raggiungere entro il 2012 è irrealistico.
• Si dovrebbe adottare un approccio integrato con il coinvolgimento dell’industria
automobilistica, le compagnie petrolifere, i governi (tassazione, infrastrutture), i
conducenti ed i consumatori. Inoltre, le misure che possono incidere sull’intero parco
circolante, come i biocombustibili, possono portare un maggiore beneficio in tempi brevi
ed a minori costi, senza attendere il rinnovo del parco che mediamente richiede circa 14
anni.
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• Ogni misura politica dovrebbe basarsi su una valutazione complessiva di impatto, svolta in
modo indipendente nel contesto dell’European Climate Change Programme (ECCP).
• La proposta comunitaria favorisce l’importazione di auto nell’UE e sfavorisce
l’esportazione, spostando così posti di lavoro fuori dell’UE. L’industria automobilistica è
un elemento chiave dell’economia dell’UE.
Si riporta nel seguito una sintesi - non esaustiva - delle possibili misure atte a conseguire
riduzioni dei consumi nel settore del trasporto stradale. In particolare, la tabella 24 mostra i
risultati di alcune analisi fatte a livello europeo, indicando anche valutazioni provenienti da
diverse fonti. La tabella 26 sintetizza le analisi, rivedendole e trasferendole alla situazione
italiana.
Tab. 13 – Alcune misure valutate a livello europeo per la riduzione dei consumi
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Misura Prezzo41 Risparmio42
Riduzione di CO2 (EU15) Note
Costo di abbatti-mento CO243
2012 2020
% �/ton Mton
Misure tecnologiche relative ai veicoli Limite 120 g/km
1940� 181 400-
540Errore
. Il
segnalibro
non è
definito.
14.4 54 Interventi di varia natura (start-stop, valve control, dual clutch transmission, ibridazione, GDI...)
Limite 140 g/km
1200� - Media veicoli nuovi dal 2008
Condizionatori efficienti
20 25044
15÷49Er
rore. Il
segnalibro
non è
definito.
1 2.7
Pneumatici a bassa resistenza di rotolamento
49 3 1.5Errore.
Il segnalibro
non è
definito.
73 2.4 5.3 Riduzione dal 10 al 20% del coefficiente di resistenza
Sistemi di monitoraggio pressione
58 150Errore
. Il
segnalibro
non è
definito.
2.5 -50 2.0 9.6
Lubrificanti a bassa viscosità
20 2.5 113 2.0 9.6
CNG 2000 22 270 2.1-2.4 6.4-7.3 Ipotesi 10% share. Nota: l’utilizzo del metano ha anche altre valenze: riduzione emissioni nocive, riduzione dipendenza da petrolio.
Riduzione dei consumi dei veicoli N1
1620 a 30 g/km
1445 2.4 7.0
41 Prezzo medio per veicolo, tasse escluse 42 Risparmio rispetto ad un veicolo con consumo di 140 gCO2/km (nuovi veicoli dal 2008) 43 I costi di abbattimento sono valutati per la società, considerando i costi delle soluzioni tecniche e quelli del combustibile risparmiato (entrambi tasse escluse). Il costo del combustibile derivato dal petrolio è valutato sulla base di 50 �/bbl. Il costo per l’utente è generalmente minore, per il maggior peso delle tasse sui carburanti che sul veicolo. 44 Il costo medio è secondo ACEA, più elevato (alcuni sistemi inizialmente costeranno 250 �); l’efficienza è minore delle stime TNO, per cui il dato indicato è ottimistico.
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100
Biocarburanti Biofuels 10-21
�/GJ 28÷268 3.1-4.0 Ipotesi di sostituzione dell’1%
di energia con biocombustibili, oltre al target di 5.75% del 2010
Misure orientate alla domanda ed al comportamento Eco-driving 135 4.5
5-7Errore.
Il segnalibro
non è
definito.
-49 6.0 13.7 Formazione + GSI (Gear shift indicator)
Tassazione neutrale 546 -103 16-1847 Tassazione come tassa di immatricolazione e di circolazione48
Codice di regolamenta-zione della pubblicità
Accordo volontario dei costruttori
Alcune misure infrastrutturali Controllo dinamico dei semafori
180 2.4Errore.
Il segnalibro
non è
definito.
Superficie stradale
5 Un idoneo manto stradale può ridurre del 40 % la resistenza a rotolamento
Parking management
12.3% riduzione consumi nelle aree urbane
Telematica per i trasporti
15-2549 Comprende varie applicazioni50
Altre misure Car sharing 4.2Errore.
Il segnalibro
non è
definito.
Ipotesi di 30.000 Mk in Europa
Car pooling 1 Ipotesi 2% penetrazione
45 Il costo è sottostimato, perché la percentuale di veicoli N1 diesel è più elevata che nel caso delle autovetture e la riduzione di consumo più difficoltosa (ACEA). 46 Fonte TNO 47 Fonte ACEA 48 Da associare a classi di consumo dei veicoli 49 Stime ERF 50 Semafori intelligenti, gestione parcheggi, gestione car sharing, navigazione dinamica, gestione trasporto merci, ecc.
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101
Tab. 14 - Sintesi di alcune delle misure analizzate e valutazioni riferite alla situazione italiana
Costo51 di
abbatt. CO2
Risparmio52,53 in Italia nel
2014 Misure
�/tonCO2 MtonCO2
Note
Misure tecnologiche relative ai veicoli Introduzione del limite di consumo di 120 g/km (media dei veicoli)
400-540 3.6
Condizionatori efficienti 50 0.2 Pneumatici a bassa resistenza di rotolamento
49 0.5
Sistemi di monitoraggio della pressione pneumatici
-45 0.6 Il costo medio è di circa 120 �/veicolo
Lubrificanti a bassa viscosità 113 0.6 Veicoli efficienti per il trasporto pesante
0.9 Ipotesi di penetrazione 10%
Biocarburanti Biofuel -28 ÷ 268 0.6 Sostituzione di un ulteriore 1% in
energia oltre i livelli raggiunti. Il costo del biofuel varia da 10 a 21 �/GJ
Misure orientate alla domanda ed al comportamento Eco-driving -49 1.2 I costi includono la formazione e i
dispositivi GSI Tassazione -103 1.3 Codice per la pubblicità degli autoveicoli
Alcune misure infrastrutturali Controllo dinamico dei semafori 180 0.4 Superficie stradale 0.7 Ipotesi di 50% manto stradale con
riduzione del 40% resistenza rotolamento
Parking management 1.5 Telematica per i trasporti 3.9 Comprende varie applicazioni54 Altre misure Car sharing 0.6 Ipotesi di 4.5 milioni di km
51 I costi di abbattimento sono valutati per la società, considerando i costi delle soluzioni tecniche e quelli del combustibile risparmiato (entrambi tasse escluse). Il costo del combustibile derivato dal petrolio è valutato sulla base di 50 �/bbl. 52 Le valutazioni di risparmio si basano su analisi condotte a livello europeo e rapportate alla situazione italiana. Gli studi condotti sono in alcuni casi rivisti sulla base di considerazioni di ACEA e CRF. 53 I risparmi on sono cumulativi 54 Semafori intelligenti, gestione car sharing, platooning, gestione trasporto merci, navigazione dinamica, ecc. Vedere in appendice un approfondimento sulla telematica per i trasporti.
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Car pooling 0.3 Ipotesi di penetrazione del 2% Indicazioni in relazione alla situazione italiana
L’esame dei possibili interventi indica che solo un approccio integrato può permettere il
raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, seguendo criteri oggettivi basati su
considerazioni di costo per la società. Si richiede, pertanto, che il Governo italiano sostenga la
posizione dell’industria automobilistica, tenendo anche conto che un eccessivo aumento dei
prezzi dei veicoli, in particolare per le vetture dei segmenti bassi di gamma, che già presentano
minori emissioni di CO2, rischierebbe di ritardare il ricambio del parco circolante con
conseguenze negative per l’ambiente stesso e per i livelli occupazionali.
L’equipaggiamento del parco auto italiano con sistemi di controllo della pressione
pneumatici
L'Italia è la nazione con la maggior concentrazione al mondo di veicoli a motore rispetto al
numero degli abitanti. Nel 2004 la densità automobilistica ha raggiunto un rapporto di 1,69
abitanti per autovettura. In base alle considerazioni legate al risparmio oggettivo sul
consumo carburante, che si otterrebbe a seguito dell’adozione di sistemi di controllo della
pressione pneumatici su ciascun autoveicolo, diviene fondamentale identificare soluzioni
tecnologiche atte ad equipaggiare il maggior numero di veicoli, se non l’intero parco auto
circolante.
La tendenza odierna, da parte delle case costruttrici, è quella di produrre veicoli già dotati,
in primo equipaggiamento, di funzioni evolute svolte da sistemi atti a garantire la sicurezza
alla guida degli automobilisti, intervenendo sulla dinamica di controllo del veicolo (ABS,
ESP, ecc.) o fornendo assistenza alla guida (sistemi ADAS - Advanced Driver Assistance
Systems – come Adaptive Cruise Control, Automated Emergency Braking System, Collision
Avoidance System). Anche per i sistemi di controllo della pressione pneumatici per Primo
Equipaggiamento (O.E. TPMS– Original Equipment Tyre Pressure Monitoring System),
l’evoluzione del mercato è contraddistinto dalla stessa tendenza.
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I sistemi di controllo della pressione pneumatici - in generale si tratta di sistemi di tipo
elettronico - possono essere divisi in due classi:
• Sistemi indiretti: questi sistemi basano il loro funzionamento sul sensore ABS, sono
legati alla misura/dimensioni del pneumatico sotto controllo e valutano lo stato di
gonfiaggio di un pneumatico per confronto con le altre coperture montate sul veicolo55
• Sistemi diretti: questi sistemi - sensori elettronici normalmente inseriti all’interno del
pneumatico - misurano direttamente la pressione di gonfiaggio56.
I sistemi elettronici di monitoraggio pressione pneumatici per Primo Equipaggiamento si
interfacciano con l’automobilista tramite centraline e display che risultano integrate
all’interno della vettura direttamente dal costruttore d’auto. Ne risulta quindi che i sistemi di
Primo Equipaggiamento – dalla definizione stessa del termine – o vengono installati a bordo
vettura all’atto della produzione del veicolo stesso, oppure, una volta che la vettura
abbandona la linea di produzione per essere venduta, non possono più essere in alcun modo
installati a posteriori.
Per poter equipaggiare il parco auto già circolante è necessario identificare soluzioni
TPMS al ricambio (sistemi diretti) che siano affidabili nel tempo ed in ogni condizione di
impiego del veicolo. Queste prestazioni possono essere soddisfatte con sensori
completamente meccanici che vengono montati direttamente sulla valvola (al posto del
normale tappo copri valvola). Questi sistemi ovviamente devono essere progettati a regola
d’arte garantendo un’immediata segnalazione ed in particolare la chiusura della valvola in
caso di una qualunque perdita d’aria.
55 Ne deriva quindi che qualora 2 pneumatici su uno stesso lato o su di uno stesso asse del veicolo fossero ugualmente sgonfi, o anche qualora tutti e quattro i pneumatici fossero contemporaneamente soggetti alla medesima perdita di pressione, questa potrebbe non venire diagnosticata (fonte: USA NHTSA 49 CFR Part 571 - RIN 2127-AI33 FMVSS: TPMSs; Controls and Displays ). Per contro su strade connotate dalla presenza di curve accentuate, i sistemi indiretti potrebbero generare indicazioni non corrette. 56 I sistemi diretti possono individuare quando uno qualsiasi dei pneumatici o una loro combinazione sono sgonfi. Sono estremamente precisi (fonte: USA NHTSA 49 CFR Part 571- RIN 2127-AI33 FMVSS: TPMSs; Controls and Displays ).
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La resistenza al rotolamento dei pneumatici
La resistenza al rotolamento dei pneumatici è un fattore importante per determinare il
consumo di carburante di un qualsiasi veicolo. In relazione al tipo di strada e allo stile di
guida, la resistenza al rotolamento rappresenta circa un 20% delle forze che generalmente
interagiscono su un veicolo. Essa dipende dal disegno del pneumatico e dalle mescole di
gomma impiegate. E’ altresì influenzata dal processo di trasformazione, dalla pressione di
gonfiaggio, dal carico da trasportare, dalla velocità del veicolo, dalla profondità residua del
battistrada e dal manto stradale. Inoltre, la resistenza al rotolamento è una delle
performance più delicate da conferire al pneumatico garantendo al tempo stesso altre
caratteristiche imprescindibili quali la tenuta di strada (in particolare su fondo bagnato), la
sicurezza, la durata, il rumore, l’handling ed il comfort nel suo complesso.
Le industrie produttrici di pneumatici aderenti ad ETRMA (l’Associazione Europea dei
Produttori di Pneumatici e di Articoli in gomma) stanno definendo un “Grading System”
specifico per i pneumatici capace di coniugare la resistenza al rotolamento e la tenuta sul
bagnato con un approccio integrato delle performance (Tyre Performance Integrated
Approach): l’unico sistema possibile per garantire agli utilizzatori finali una riduzione dei
consumi di carburanti senza che ciò comprometta gli altri fondamentali requisiti richiesti al
pneumatico stesso, primo tra tutti la sicurezza stradale.
4.3.6 Trasporto stradale pesante
Gli interventi previsti
Per quanto concerne il settore dei trasporti pesanti, è riconosciuto che il consumo di
combustibile è una delle voci più importanti per contenere i costi operativi dei trasportatori.
Pertanto è il mercato stesso a favorire lo sviluppo e la diffusione dei veicoli e delle soluzioni
in grado di minimizzare i consumi e quindi le emissioni di CO2. Di conseguenza al momento
non sono in discussione misure per influenzare la domanda o l’offerta. Tuttavia la recente
Comunicazione della Commissione per la riduzione delle emissioni di CO2 include per la
prima volta i veicoli commerciali leggeri e indica per questa categoria di veicoli un valore
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obiettivo di emissioni di anidride carbonica. Parallelamente la Commissione ha lanciato uno
studio, la cui finalità è quella di identificare la strategia di lungo termine per ridurre le
emissioni di gas serra generate dai veicoli pesanti.
In questo contesto l’industria dei veicoli pesanti ritiene che non siano necessarie misure
legislative volte a imporre limitazioni alle emissioni di gas serra per i propri veicoli. Al
contrario, dal momento che i veicoli commerciali sono fortemente personalizzati per adattarsi
al meglio alla missione per la quale sono destinati, teme che vincoli legali possano tradursi in
distorsioni del mercato con possibili effetti negativi sulla sicurezza e addirittura sulle
emissioni di CO2. Indipendentemente dalle politiche comunitarie i costruttori di veicoli pesanti
sono fortemente impegnati nella ricerca di soluzioni innovative capaci di rispondere alle
richieste del mercato di veicoli sempre più efficienti.
Le più concrete aree di intervento considerate riguardano:
• Le tecnologie dei mezzi di trasporto, per l’aumento dell’efficienza: la misura più efficace è
rappresentata dall’aumento della dimensione massima dei mezzi, che consente di ridurre il
consumo per ton-km. La presente normativa europea prevede già (a livello nazionale) un
sistema di trasporto denominato modular concept, consistente nella combinazione di più
rimorchi fino a raggiungere la lunghezza di 25,25 m, con più elementi snodati in varie
combinazioni. Tale soluzione comporta, però, problemi si manovrabilità e di sicurezza dei
veicoli oltre che di compatibilità con gran parte della infrastruttura stradale esistente. Per
questa ragione sono in studio soluzioni che prevedono un modesto aumento della lunghezza
del semirimorchio (1,5 m) che consentono di aumentare del 10% circa la capacità di carico
senza penalizzare la manovrabilità e la sicurezza dei veicoli. In aggiunta all’aumento delle
dimensioni sono in studio altri miglioramenti tecnologici che riguardano: l’aerodinamica
(l’impiego di minigonne alle ruote, guaine di raccordo tra trattore e semirimorchio per limitare
le turbolenze), la resistenza al rotolamento (ruote singole di tipo maggiorato al posto delle
ruote gemellate) e l’efficienza del motore (motori con turbo a doppio stadio, ecc.). Integrando
queste soluzioni con l’aumento di dimensioni si possono ottenere riduzioni di CO2 dell’ordine
del 25 % per ton-km.
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• La telematica per la logistica, finalizzata al migliore utilizzo dei sistemi di trasporto ed
alla fluidificazione del traffico. Un fondamentale contributo alla mobilità sostenibile è
rappresentato dall’introduzione di sistemi innovativi di gestione del traffico. La diffusione di
moderni sistemi di localizzazione e di comunicazione che prefigurano lo scambio di
informazioni tra veicolo a veicolo (V2V) e tra veicolo e infrastruttura (V2I) aprono nuovi
orizzonti i cui potenziali benefici sono ancora in gran parte inesplorati.
Tecniche avanzate di gestione del traffico possono contribuire in modo significativo alla
riduzione della congestione e all’innalzamento della velocità di flusso permettendo di ottenere
proporzionali risparmi di combustibile e di emissioni. Analogamente moderne tecniche di
ottimizzazione del trasporto merci può contribuire alla riduzione delle emissioni.
Indicazioni in relazione alla situazione italiana
Si ritiene che debbano essere sostenute tutte le azioni finalizzate alle nuove tecnologie per
l’aumento di efficienza dei mezzi di trasporto ed alle reti telematiche per la logistica. Invece,
si suggerisce molta cautela nell’introduzione del sistema modular concept, che, pur non
creando pregiudizio per l’industria nazionale, comporta nuovi requisiti di sicurezza ed
infrastrutture da valutare in relazione alla non adeguata situazione italiana (dimensione delle
strade, aree di parcheggio, corsie delle autostrade). Si giudica vantaggioso, peraltro, solo
l’aumento del limite di lunghezza del rimorchio.
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4.3.7 Ferrovie
Dal 1996 al 2005 i consumi totali di energia per trazione si sono ridotti (6,9% elettrica e
18,3% diesel), anche in presenza di un aumento del traffico viaggiatori di circa il 14%. E’
diminuito, in conseguenza, dell’ordine del 9%, il consumo specifico di energia per unità di
traffico trasportata (pkm+tkm). Questi dati mostrano che l’efficienza energetica del servizio di
trasporto ferroviario, anche grazie all’introduzione di treni più tecnologici, efficienti e
confortevoli e nonostante la consistente immissione di treni più veloci e una diffusione
generalizzata della climatizzazione anche sui treni regionali, è in continuo miglioramento, con
conseguenti benefici economici e ambientali.
Tale risultato è stato possibile e continuerà il suo trend positivo grazie a una serie di iniziative
già avviate o in corso di introduzione, ed in particolare:
L’Energy Management
L’Energy Management è un approccio gestionale che consiste nel monitoraggio dei consumi
di energia elettrica per trazione ed utenze fisse e nel conseguimento di significativi risparmi
economici attraverso l’abbattimento delle perdite di carico indotte sulla rete di distribuzione
mediante l’installazione ed il monitoraggio di impianti di rifasamento dell’energia ai punti di
utilizzo, in uso nelle officine e sulla rete elettrica.
Railenergy Il progetto, condotto a livello europeo, costituisce un focus sulle problematiche relative ai
consumi energetici delle ferrovie europee e al potenziale efficientamento di un sistema
integrato. L’obiettivo consiste nella riduzione dei consumi energetici del 6% al 2020. In tale
ambito Trenitalia sta sviluppando un sistema di Guida Economica (Energy Efficient Driving)
in grado di supportare il macchinista nella guida efficiente finalizzata alla riduzione dei
consumi energetici di trazione con un potenziale risparmio energetico del 10% e del consumo
delle pasticche freni.
I componenti hw e sw del sistema sia in cabina di guida che a terra sono stati già progettati e
realizzati i prototipi. Il progetto è in fase di messa a punto per l’omologazione dei mezzi di
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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trazione attrezzati da parte del Gestore dell’Infrastruttura e la definizione di un adeguato piano
di investimenti.
Marcia economica e contatore di energia
E’ evidente che la Marcia Economica è applicabile con efficacia allorché il “driver” del
convoglio possa essere incentivato legando la condotta del treno alla riduzione di energia
rispetto a un valore prefissato come limite massimo. In tale modo sarà possibile associare
l’energia consumata nella singola tratta e durante le varie sezioni del viaggio ai risparmi
ottenuti nella “zona ferroviaria” così da identificare con certezza il treno e il “driver” che
hanno operato sulla tratta medesima.
Ulteriore efficacia si raggiunge creando una continua correlazione in tempo reale tra la
velocità del convoglio, la sua situazione anticipi/ritardi rispetto alla tabella di marcia e il
consumo dell’energia, nonché il tutto confrontato con lo stato di movimentazione della rete
che con il convoglio interagisce.
A tal fine la locomotiva deve essere dotata necessariamente di uno strumento di misura
dell’energia, della posizione, del tempo e della velocità. I dati provenienti da tali strumenti,
inviati a terra in tempo reale e confrontati con il programma di marcia prefissato e con
l’andamento del traffico, può aiutare il macchinista a ottimizzare il profilo di marcia.
Oltre all’esigenza di risparmio energetico e di riduzione dell’emissioni di CO2 dettate in
ambito Europeo per soddisfare le richieste del protocollo di Kyoto, l’impiego a bordo del treno
del Contatore di Energia Normalizzato si fa sempre più indispensabile a causa della crescente
globalizzazione del trasporto. Infatti sempre più frequentemente un convoglio, nel suo
percorso, attraverserà più nazioni e più reti nazionali nelle quali interagiscono vari
produttori/fornitori dell’energia, reti ferroviarie ed enti di distribuzione. Pertanto l’uso del
contatore di Energia a bordo del treno permette a ogni utilizzatore della rete di pagare
l’energia veramente consumata.
Inoltre associare all’energia consumata altre grandezze tra le quali la tensione della catenaria e
la localizzazione del convoglio, permette il calcolo della ripartizione delle perdite di energia
sulla rete. Tali perdite risultano dalla differenza tra l’energia misurata nelle sottostazioni che
alimentano la rete ferroviaria e il consumo effettivo del convoglio/i.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Queste esigenze, comune ai diversi Stati dell’Unione Europea, hanno spinto il CENELEC a
generare la norma EN50463 che verrà votata a fine Giugno 2007. Essa definisce le
caratteristiche di un contatore di energia ad uso ferroviario, allo scopo di assicurare
l’interoperabilità delle Loco dotate di tale dispositivo.
L’interesse dei diversi stati su tale argomento, che nel Dicembre 2002 risultava essere
abbastanza tiepido, allorché il WG11 iniziò i lavori, è via via cresciuto, con l’accentuarsi delle
esigenze sopra esposte. Di conseguenza prossimamente il CENELEC avvierà una seconda fase
per affrontare in modo globale anche le problematiche di trasmissione dei dati rilevati e della
fatturazione (Energy billing) nell’ottica di una sempre più efficace interoperabilità.
Si forniscono, inoltre le seguenti puntualizzazioni:
• In Italia il consumo di energia elettrica per trasporto ferroviario è circa il 6% del consumo
totale di energia elettrica.
• L’applicazione della Marcia Economica nel trasporto ferroviario potrebbe portare a un
risparmio sino al 20% dell’energia, come emerso da un progetto pilota in atto già da
diverso tempo da parte di Trenitalia.
• Valutazioni analoghe sono state fatte anche da SNCF con sperimentazioni su alcuni
convogli.
• I contatori di energia sono già applicati in Germania, Danimarca e Paesi Scandinavi sui
convogli che interagiscono in questi Paesi.
• Considerando che la catena di fornitura dell’energia è: “Produttore�Rete
nazionale�Distribuzione pubblica�Rete di Infrastruttura ferroviaria”, e che si sta
andando verso un processo di liberalizzazione sia della Generazione dell’energia sia della
sua Distribuzione, diviene più impellente la misura capillare per ogni Locomotiva
dell’energia consumata tramite il Contatore.
• I carrier della rete, sia nazionali che internazionali, chiedono chiarezza nella Fatturazione
dell’energia consumata, considerando l’uso promiscuo delle infrastrutture fatto da utenti
sia pubblici che privati.
• I carrier manifestano in modo sempre più pressante l’acquisto dell’energia sul libero
mercato.
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• Nella visione di “risparmio energetico” si fa sempre più impellente sia il recupero
dell’energia in fase di frenatura del convoglio sia il controllo dello sfasamento del carico
sia la limitazione dei picchi di assorbimento. Il contatore di energia permette di coprire tali
esigenze.
Energie alternative
L’energia prodotta da impianti fotovoltaici è l’oggetto del progetto pilota “Pv Train”,
realizzato dall'UTMR di Trenitalia e parzialmente finanziato dall’Unione Europea nell’ambito
del programma “Life-Ambiente”. Il progetto ha previsto l’applicazione di pannelli al silicio
amorfo, flessibili e quindi particolarmente adattabili a superficie curve, sui tetti di 5 carrozze
passeggeri, 3 carri merci, un locomotore elettrico e un locomotore diesel.
In sintesi, i principali risultati diretti ottenuti nell’ambito del pilota sono stati:
• la riduzione di 750 g di CO2 emessa per ogni KWh di energia prodotta rispetto alla
fonti tradizionali;
• il prolungamento del 10-15% della vita degli accumulatori, con un turnover da 48 a 56
mesi, grazie ai minori cicli di carico/scarico.
E’ allo studio inoltre un programma di produzione di energia elettrica e di calore utilizzando le
tecnologie del solare e le opportunità recentemente offerte dalla legislazione nazionale.
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Il Potenziamento di Linee e Nodi
E uno degli impegni più importanti, assunti dalle Ferrovie dello Stato per il Paese,
contribuendo al riequilibrio, in chiave sostenibile, del Sistema dei Trasporti italiano.
All’orizzonte del 2010 si avranno aumenti di capacità del sistema ferroviario dell’ordine del
30% e, se la maggiore offerta sarà utilizzata, si conseguirà un risparmio di circa 2,5 milioni
ton. di CO2 all’anno.
4.4 Infrastrutture
4.4.1. Trasporto e distribuzione dell’energia elettrica Le perdite nella rete, nel 2005, sono state pari al 6.2% dell’energia elettrica richiesta. Rispetto
al 2004, si è avuta una riduzione assoluta (241.4 GWh) di tali perdite, nonostante l’incremento
della potenza richiesta.
Si noti che la sottostante tabella riporta le perdite sia di trasporto che di distribuzione.
Tab. 15 - Perdite nel trasporto e distribuzione dell’energia elettrica (GWh)57
2004 2005
Perdite nella rete GWh 20.867,6 20.626,2
Perdite rapportate
all’energia richiesta % 6.4 6.2
Energia richiesta GWh 325.357,3 330.443,0
57 Terna, 01_datigenerali.pdf - 2006
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Vari interventi sulla rete Da uno studio condotto da Enel relativo ai benefici ottenibili a fronte di vari interventi riferiti
al 2005, risulta che il risparmio annuo ammonterebbe a 116 GWh.
Tab. 16 – Valutazione della potenziale riduzione delle perdite nella rete elettrica
Interventi Risparmio
unitario Interventi
2005 Risparmio
GWh/anno GWh/anno Nuova cabina primaria AT/MT
0.735 per cabina
N. 40 29.4
Nuova cabina secondaria MT/BT
0.0133 per cabina
N. 5500 73.2
Rifacimento/potenziamento linea MT
0.00312 per km 4000 km 12.5
Rifacimento/potenziamento linea BT
0.00014 per km 7000 km 1.0
Totale 116
Ne consegue che nel 2010, ad un tasso costante di potenziamento, il risparmio energetico
risulterebbe pari a 696 GWh/anno (116 GWh/anno x 6), equivalente a 153 ktep/anno (0.22
ktep/GWh*696 GWh/anno), con una corrispondente riduzione della CO2 di 0.44
MtCO2/anno58. Considerata l’effettiva riduzione riportata da Terna nel 2005 rispetto al 2004,
questa stima potrebbe essere conservativa.
Interventi per la generazione distribuita Occorre rilevare, infine, che la crescita di sistemi di generazione distribuita rende necessari
interventi straordinari di rinnovo degli impianti, di modifica e di sostituzione di componenti
delle reti, allo scopo di mantenerne la funzionalità e garantire la qualità d’esercizio (v. studio
in Appendice).
58 Si è assunta, come emissione specifica media nazionale: 636 g CO2/kWh (ENEA, Energia e Ambiente 2005) = 0.636 kt CO2/GWh
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4.4.2 Reti di teleriscaldamento Si riportano, nella tabella seguente, i dati relativi al 2004 e 2005.
Tab. 17 - Perdite nel teleriscaldamento (trasporto del calore)59
Perdite 2004 2005
Perdite di energia termica prodotta GWht 693 762
Perdite rapportate all’energia termica richiesta 13.3 % 13.8 %
Energia termica netta fornita GWht 5097 5500
Energia elettrica netta fornita GWhe 3399 5035
Energia primaria ktep 1206 1470
L’entità delle perdite sotto forma di calore, sia pur non trascurabile in termini relativi rispetto
all’energia termica trasportata, non giustifica sforzi rilevanti per migliorare l’efficienza del
trasporto, tenuto conto della difficoltà di aumentare l’isolamento termico delle condotte.
59 Elaborazione su dati AIRU, Relazione accompagnatoria Annuario 2005
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4.4.3 Condotte per il trasporto dei combustibili60
Fig. 7 - Emissioni di CO2 derivanti dal trasporto mediante pipelines61
Tab. 18 - Consumi relativi ad oleodotti e gasdotti
2004 2005 Energia
elettrica Energia primaria
CO2 Energia elettrica
Energia primaria
CO2
GWh TJ Gg GWh TJ Gg Gasdotti SNAM62 N.A 8768 0.48663 N.A. 10935 0.606
Oleodotti e gasdotti64
489.3 4510 0.311 504.5 4650 0.321
Totale pipelines65 12755 0.707
60 Da fonte EEA, su dati forniti dall’Italia, si rilevano il consumo derivante dal trasporto mediante condotte (si specifica: “pipeline compressors”) e le relative emissioni di CO2, interamente attribuite a combustibili gassosi. I consumi sono dovuti all’impiego di gas per i compressori dei gasdotti ed all’uso dell’energia elettrica per le condotte.
61EEA (Annual European Community greenhouse gas inventory 1990–2004 and inventory report 2006); dati forniti dall’Italia. 62 Eni - Note sulla rete di trasporto di Snam Rete Gas (fonte: www.snamretegas.it) 63 Il fattore di equivalenza (55.45 tCO2/TJ) è ricavato da fonte EEA (file CRF table 1.A(a) EU15 - v1.3.xls, relativamente all’anno 2004, voce Other Transportation-gaseous fuels) 64 Per l’energia elettrica, fonte Terna (v. Appendice 3); per l’energia primaria i valori sono stati stimati assumendo: 0.22 ktep/GWh e 41.9 GJ/tep 65 EEA (Annual European Community greenhouse gas inventory 1990–2004 and inventory report 2006); dati forniti dall’Italia. I consumi per pipelines sono attribuiti esclusivamente a combustibili gassosi.
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Em
issi
oni C
O2
(ktC
O2)
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La relativa esiguità dell’energia impegnata nelle condotte per il trasporto dei combustibili,
nonché le tecniche prevalenti di pompaggio (compressosi a turbina per i gasdotti, pompe
elettriche per gli oleodotti), non lasciano molti margini di miglioramento per la riduzione dei
consumi dei processi di trasporto, tenuto conto che le perdite sono in buona parte legate alle
resistenze delle condotte.
Va altresì osservato la disponibilità sul mercato di materiali innovativi il cui utilizzo nella
realizzazione di nuovi impianti o nei processi di manutenzione delle linee esistenti, può
contribuire alla ottimizzazione dei processi di distribuzione e alla riduzione dei consumi dei
processi di trasporto. Esemplificativo è il caso delle tubazioni in polietilene che sono penetrate
gradualmente e sempre più diffusamente nell’impiego per il trasporto di gas.
Questo risultato va attribuito ai numerosi vantaggi che questo materiale presenta in termini di
mantenimento delle proprietà meccaniche nel tempo, economicità, assenza di corrosione,
flessibilità, facilità di montaggio e posa delle reti. Le caratteristiche raggiunte da questo
materiale consentono di poter impiegare pressioni di esercizio delle linee superiori a quelle
consentite dalla normativa nazionale di cui al decreto ministeriale 24 novembre 2004 (5 bar).
In particolare la comparsa del PE100 e la più recente introduzione del PE100 a superiore SCG
(propagazione lenta della frattura) ha ulteriormente dilatato al possibilità di utilizzo del
polietilene consentendone, secondo le norme ISO 4437 e le norme europee EN 1555, l’uso
nelle reti a media pressione fino a 10 bar permettendo la costruzione di tubazioni con
diametro al di sopra dei 250 mm.
4.4.4 Reti idriche Si riportano i consumi relativi agli acquedotti. I consumi relativi alle stazioni di pompaggio
per la produzione di energia idroelettrica sono da conteggiarsi in modo distinto e pertanto non
sono qui riportati.
Tab. 19 - Consumi elettrici relativi agli acquedotti66
66 Terna, 08_storici.pdf – 2006; per l’energia primaria i valori sono stati stimati assumendo: 0.22 ktep/GWh e 41.9 GJ/tep; per la produzione di CO2, si è assunta, come emissione specifica media nazionale: 636 g CO2/kWh (ENEA, Energia e Ambiente 2005).
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2004 2005 Energia elettrica
Energia primaria
CO2 Energia elettrica
Energia primaria
CO2
GWh TJ Gg GWh TJ Gg
6163 56811 3.92 6324 58295 4.02
Le reti idriche utilizzano generalmente pompe per il riempimento dei vasche di raccolta
utilizzando acqua di falda. Tali pompe, usualmente, operano a piena portata e in modo
discontinuo, per adeguare il livello dei bacini alle esigenze di fornitura. Le perdite nelle
condotte possono essere ridotte ricorrendo a pompe con controllo in velocità per limitare e
rendere costante la portata con l’uso continuo.
Assumendo in modo cautelativo per gli acquedotti che:
• il consumo di energia sia da attribuirsi a motori elettrici per una quota pari a quella
dell’intero settore industriale, cioè per l’81%67,
• nel 2010 si possano prevedere i medesimi risparmi energetici derivanti dall’introduzione
di motori ad alta efficienza EFF1 e da inverter, cioè rispettivamente del 3.9% e 6.7%
relativamente al consumo del settore industriale (ipotesi: 161 TWh)68;
• che la crescita 2000-2010 sia dello 0.94 per anno;
nel 2010 il risparmio energetico annuo derivante dall’introduzione di motori ad alta efficienza
ed inverter si stima69 pari rispettivamente a 258 GWh e 444 GWh, per un totale di oltre 700
GWh e 0,44 MtCO2eq/anno.
Oltre agli interventi sulle stazioni di pompaggio nei termini sopra riportati si ritiene necessario
proseguire con maggior impegno nelle opere manutentive e di potenziamento della rete idrica
nazionale al fine di contenere le perdite idriche e quindi ridurre i consumi energetici necessari
per la funzionalità del sistema distributivo.
Sotto questo punto di vista sono presenti sul mercato diversi sistemi che sono in grado di
soddisfare ogni richiesta del progettista. Nel caso particolare delle tubazioni in materie
plastiche sono disponibili diverse soluzioni, riferimenti normativi, raccomandazioni di posa
67Cesi, Analisi dei possibili vantaggi energetici derivanti dall’introduzione di motori EFF1 ed inverter nel mercato italiano 68 Idem. 69 6324*0.039*1.0094^5=258; 6324*0.067*1.0094^5=444
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che consentono la realizzazioni di impianti affidabili e le cui caratteristiche meccaniche e di
tenuta sono comprovate dalle stesse norme di prodotto ( CEN, UNI)..
A fianco della realizzazione di nuovi impianti mediante scavo e posa di nuove linee, si segnala
anche l’evoluzione delle tecnologie di posa senza trincea delle tubazioni in materie plastiche.
Le principali tecniche di rinnovo consentono di ripristinare la funzionalità di condotte senza
eliminarle, come lo “slip lining”, che prevede l’inserimento del nuovo tubo in quello già esiste
di diametro maggiore, o il “close-fitting”, attraverso il quale il nuovo tubo aderisce alla
superficie interna di quello vecchio.
Nei metodi di sostituzione, invece, la vecchia condotta viene sostituita completamente con una
nuova di diametro uguale o maggiore: attraverso i metodi “pipe splitting” e “pipe bursting” il
vecchio tubo viene rotto per mezzo di particolari teste percussive e dotate di lame, in modo da
creare lo spazio necessario all’inserimento del nuovo tubo.
Esistono quindi tutte le condizioni (materiali, tecnologie, raccomandazioni di posa, evidenze
sul comportamento in uso, riferimenti legislativi e normativi) per sostenere e promuovere gli
interventi di contenimento delle perdite idriche e quindi la preservazione dei costi energetici
per il funzionamento delle reti di adduzione.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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4.5 Appendice
Appendice 1 – Il contributo della telematica dei trasporti
Scenario europeo
Le più quotate ricerche sull’impiego della telematica nei trasporti indicano che la quota parte
di consumo energetico associata al trasporto persone e merci rappresenta il 30% del consumo
complessivo.
Nonostante la crescita dei modi di trasporto aereo e ferroviario la quasi totalità di questa
energia è utilizzata nel trasporto su strada. Il rapporto è di un 86% consumato dal modo
stradale contro un 14% dagli altri modi.
I costi della congestione da traffico sono stimati in 50 miliardi di Euro/anno pari allo 0,5 % del
PIL complessivo della comunità. Ma ancor più impressionante è il trend previsionale di questo
costo che punta all’1% nel 2010.
Scenario italiano
L’ immagine più significativa dei trend di crescita della domanda di trasporto in Italia parte da
un confronto sui dati 1998. Nel campo del trasporto passeggeri si pongono a confronto il dato
1998, circa 1,7 miliardi di passeggeri distribuiti sui vari modi di trasporto, e la “forcella” di
stima tendenziale per il 2010 che spazia da 1.9 a 2,3 miliardi di passeggeri, per un incremento
quindi compreso tra 16% e 35 %.
Stante la predominanza del trasporto su strada rispetto agli altri modi, queste percentuali si
trasferiscono pressoché identiche al modo su strada.
Telematica per il traffico e i trasporti: criticità di sistema e interventi possibili
In estrema sintesi, ma senza pretese di circoscrivere un processo molto complesso in poche
indicazioni, si può considerare che la crescita della domanda di mobilità sia contraddistinta
dalle seguenti criticità
A. Scelta dell’itinerario
B. Tempo di viaggio
C. Fattore di carico
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D. Modo/modi di trasporto utilizzati in via complementare.
In corrispondenza si possono individuare applicazioni della telematica e dell’ICT al traffico ed
ai trasporti così disposte:
A. Servizi di navigazione/localizzazione satellitare, sistemi informatici e centri di gestione
del traffico e delle informazioni sul traffico (es. road guidance)
B. Sistemi di monitoraggio e regolazione del traffico (es. semaforizzazione dinamica,
ramp metering...) che producano maggior fluidità della circolazione
C. Sistemi informatici che ottimizzino le missioni di raccolta e distribuzione delle merci
(ma vale anche nel trasporto passeggeri) da parte delle flotte di trasporto (es. logistica
distributiva, fleet management)
D. Sistemi informatici di bigliettazione/prenotazione elettronica ma anche e soprattutto
sistemi informatici per la gestione del trasporto pubblico di massa (metropolitane e
ferrovie)
Obiettivi raggiungibili.
Il costo “energetico” delle criticità elencate non è di immediata e facile determinazione. Inoltre
l’effetto sull’efficienza energetica delle misure di telematica del traffico è spesso indiretto e
quindi non misurabile con metodi ordinari di confronto energetico.
Alcune esperienze operative condotte su aree metropolitane possono però indicare un ordine di
grandezza attendibile dei miglioramenti forniti dall’impiego di soluzioni di telematica del
traffico sui parametri precedentemente riportati come criticità del processo.
E’ comunemente accettato nell’ambito specialistico che intervenire sulla scelta dell’itinerario e
sul tempo di viaggio possa ridurne del 15-20% la durata.
Il miglioramento del “fattore di carico” del mezzo di trasporto si ottiene programmando il
massimo utilizzo della capacità del mezzo in tutte le fasi del “viaggio” (quindi ad es. anche nel
ritorno). L’impiego di sistemi informativi di pianificazione e prenotazione permette, a parità di
spesa energetica, un uso più efficiente della risorsa in misura del 30-40 %.
Il trasferimento delle merci da un modo di trasporto ad altro è praticato da tempo e si giustifica
in termini di bilancio economico. Nel caso di trasporto passeggeri sono i supporti informatici
precedentemente elencati quelli che consentono un esercizio di sistema operativamente e, di
riflesso, energeticamente più efficiente.
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Le valutazioni percentuali qui riportate non possono essere trasferite automaticamente al
campo energetico ed essere usate come indici assoluti di miglioramento anche in tale campo.
Rimane l’evidenza di una forte correlazione tra questi dati e quindi della validità di interventi
tecnologici specializzati e in larga parte indipendenti da ampliamenti dell’ infrastruttura di
trasporto.70
70 Bibliografia : PGTL 2000 Piano generale della Logistica e dei Trasporti. Ministero dei Trasporti; La Mobilità delle cose.
Fondazione Caracciolo; Atti dei Congressi del Traffico e della Circolazione stradale (varie edizioni).
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Appendice 2 – Riduzione delle perdite sulle reti di Enel Distribuzione
Gli interventi di rifacimento ed adeguamento della rete hanno come obiettivo l’incremento
dell’efficienza della rete di distribuzione, ed in particolare la riduzione delle perdite di energia
in rete, ed il miglioramento della qualità del servizio per i clienti.
In generale, la valutazione puntuale delle perdite di una rete complessa quale quella di
Enel Distribuzione risulta molto complessa. In passato (agosto 2003) è stato utilizzato un
modello semplificato, basato su un modello equivalente di rete, per stimare le perdite
sulla base di dati dell’anno 2002.
Il progetto per la riduzione delle perdite di rete di Enel Distribuzione si fonda essenzialmente
su due diverse tipologie di intervento che mirano rispettivamente a:
�� rendere più efficiente il processo di distribuzione dell’energia elettrica (Intervento di
tipo gestionale)
�� ridurre le perdite di energia elettriche in alcuni componenti (intervento di tipo
impiantistico).
Come è noto il fenomeno delle perdite di energia elettrica è intrinseco al processo fisico di
distribuzione elettrica (MT e BT) ed è quantificato dalla Legge di Joule che esplicita la
dipendenza proporzionale di dette perdite (W) dal quadrato della corrente circolante negli
impianti (I), dalla resistenza elettrica dei circuiti (R) ed ovviamente dal tempo di
funzionamento degli stessi (t). Gli unici parametri su cui è tecnicamente possibile intervenire,
per ridurre dette perdite, sono dunque le correnti e la resistenza elettrica.
Il primo filone di interventi, che si particolarizza nella costruzione di nuove cabine primarie e
secondarie, agisce sulla riduzione dei percorsi delle correnti di valore più elevato. Infatti
avvicinare i punti di trasformazione ai baricentri delle richieste di energia significa limitare, a
parità di altre condizioni, la lunghezza dei circuiti distributivi a tensione più bassa ovvero a
corrente più alta. In questo caso, trattandosi di modalità gestionali della rete (assetti,
schematiche, percorsi di energia), la prefissata riduzione delle perdite non è legata a precisi
documenti o specifiche tecniche che evidenziano le caratteristiche e le prestazioni energetiche
degli apparecchi o componenti d’impianto.
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Il secondo filone di interventi, che si estrinseca nel rifacimento di tratti esistenti di linee
elettriche, agisce invece sulla resistenza elettrica dei conduttori.
Tutti gli impianti di Enel Distribuzione, sono progettati, costruiti ed eserciti in conformità con
le rispettive normative nazionali ed internazionali e sulla base di specifiche tecniche aziendali
che ne normalizzano la costruzione, il collaudo e la fornitura.
Il modello procede con opportune semplificazioni, determinando un circuito equivalente di
riferimento per la rete AT, MT e BT, sulla base del quale vengono stimate le perdite dei
principali elementi di rete quali linee elettriche e trasformatori.
A partire dalle energie immesse in rete, viene calcolata la corrente media di utilizzazione dei
componenti e quindi le perdite ad essa correlata. Per i parametri equivalenti di resistenza viene
utilizzata una media ponderale in funzione delle tipologie di conduttori, senza tener conto
dell’effettivo carico di ogni linea. Infine, dalla potenza perduta, viene ricavata l’energia in
funzione di coefficienti di utilizzazione.
In figura sono rappresentati gli schemi funzionali equivalenti del modello utilizzato.
Linee AT
Energia immessa nelle linee AT Enel dalle sottostazioni RTN
Cessioni in AT
Perdite
•Linee AT
•Gruppi di misura
Energia immessa in MT
Trasf AT/MT Perdite
•Trasformatori AT/MT
Energia immessa nei trasf AT/MT dalle linee AT RTN
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Per valutare la riduzione delle perdite di rete in seguito a nuove costruzioni e/o rifacimenti di
rete, è stato utilizzato lo stesso modello relativo al 2002 introducendo solo le nuove
costruzioni/rifacimenti eseguite nel 2002-2003.
Il “delta perdite” è, quindi, stato riferito all’attività costruttiva o di rifacimento al fine di
determinare un parametro specifico per ciascuna tipologia di intervento.
E’ opportuno precisare che la stima della riduzione di perdite di rete, sulla base dell’attività
costruttiva o di rifacimento, dipende essenzialmente dal mix di interventi eseguiti nel periodo
di riferimento. Pur essendo più o meno standardizzata, infatti, l’attività di rifacimento può
essere molto diversa da anno in anno a seconda del prevalere di alcuni interventi su altri.
Minori perdite dovute a nuove cabine primarie AT/MT
Energia immessa in MT
Linee MT
Produzione MT
Cessioni in MT
Perdite MT:
• Linee MT (aeree e in cavo)
• Gruppi di Misura MT
• Trasformatori MT/BT
Energia immessa in BT
Rete BT Produzione BT Cessioni in BT (incluso VEC)
Perdite BT: • Linee BT (aeree e in cavo)
• Gruppi di Misura BT
Trasf. MT/BT
Frodi
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L’ipotesi di base sulla riduzione delle perdite di rete è che il numero di Cabine Primarie abbia
una diretta influenza sulla rete AT, sui trasformatori AT/MT e sulla rete MT.
L’attività costruttiva di nuove cabine primarie (CP) ha avuto un saldo positivo di 34 CP nel
corso del 2003.
Utilizzando questo dato nel modello di calcolo delle perdite, si sono determinate le seguenti
variazioni di perdite rispetto a quelle dell’anno 2002:
�� Delta perdite linee AT: -38 GWh
�� Delta perdite TR AT/MT: -4 GWh
�� Delta perdite rete MT: +17 GWh
�� Totale delta perdite: -25 GWh
A fronte di 34 nuove CP si ottiene un parametro medio diriduzione delle perdite di 0,735
GWh/CP.
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Minori perdite dovute a nuove cabine secondarie MT/BT
L’ipotesi di base sulla riduzione delle perdite di rete è che il numero di cabine secondarie
impatti essenzialmente sui trasformatori MT/BT e sulla rete BT.
L’attività costruttiva di nuove Cabine Secondarie (CS) ha determinato, nel corso del
2003, un saldo positivo di 1879 CS.
Utilizzando questo dato nel modello di calcolo delle perdite, si ottengono i risultati
seguenti:
�� Delta perdite TR MT/BT: +12 GWh
�� Delta perdite linee BT: - 37 GWh
�� Totale delta perdite: - 25 GWh
A fronte di 1879 nuove CS si ottiene un parametro medio di
riduzione delle perdite di 0,0133 GWh/CS.
Minori perdite dovute al rifacimento della rete MT
Per stimare le minori perdite dovute al rifacimento della rete MT è necessario individuare la
riduzione del parametro equivalente di resistenza media della rete MT utilizzato dal modello
tecnico per il calcolo di tali perdite.
In generale, le perdite di energia elettrica sulla rete sono proporzionali alla resistenza
elettrica dei conduttori, al quadrato della corrente che li percorre ed al tempo di
permanenza di questa corrente.
Considerando che la maggior parte dei rifacimenti della rete MT consiste nella sostituzione, su
vecchie derivazioni o tratti di linea aerea, dei preesistenti conduttori di rame di sezione 16
mm2 con altri conduttori di rame aventi una sezione di 25 mm2, si ha che la resistenza per unità
di lunghezza decresce da 1,1176 a 0,7199 �/km (dati desunti da tabelle unificazione Enel),
ovvero del 35,59%.
Si può quindi ipotizzare, a parità di carico, un’analoga riduzione delle perdite sulla rete MT,
per la quota parte di rifacimento eseguita.
In base ai dati 2002, i km di rete MT aerea ricostruita sono poco più di 4.000 che, su una
consistenza di circa 214.000 km, rappresentano l’1,87% del totale rete MT aerea.
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Considerando che, nel 2002, si è calcolato un valore di perdite sulla rete MT aerea pari a
1.878 GWh, segue che attraverso il rifacimento di parte della rete MT è possibile ridurre
dette perdite di:
1878 x 0,3559 x 0,0187 = 12,49 GWh
Riferendo la riduzione di perdite ai chilometri di rete MT adeguata, si ha un contributo alla
riduzione delle perdite di circa 0,00312 GWh/km.
Minori perdite dovute al rifacimento della rete BT
Per stimare le minori perdite dovute al rifacimento della rete BT è necessario
individuare la riduzione del parametro equivalente di resistenza media utilizzato dal
modello tecnico per il calcolo delle perdite .
I rifacimenti sulla rete BT sono prevalentemente riconducibili alle seguenti due tipologie di
interventi:
• Sostituzione del cavo aereo (fascettato) da 25 mm2 in rame con cavo aereo (cordato) da
50 mm2 di alluminio;
• Sostituzione del cavo interrato quadripolare da 50 mm2 in rame con cavo interrato
quadripolare da 150 mm2 di alluminio.
Nel primo caso ( di cavo aereo) pur attuandosi un aumento della sezione del conduttore, si ha
un peggioramento della resistenza specifica equivalente, dovuto al cambio del materiale
costituente il cavo da rame ad alluminio, che passa da 0,727 a 0,868 �/km con un incremento
del 19,4%. Tale soluzione, che è essenzialmente dettata da motivi tecnici di ammodernamento
di tipologie obsolete di impianti, non agisce in senso favorevole alla riduzione delle perdite,
anzi ne determina un aumento.
Nel secondo caso (cavo interrato) la resistenza specifica equivalente passa da 0,387 a 0,206
�/km con una diminuzione del 46,8%. Tale sostituzione determina una riduzione
proporzionale delle perdite.
Riferendosi ai dati sulle perdite BT e sui rifacimenti effettuati nel 2002, si ha:
Perdite BT 2002: 4.050 GWh
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Consistenza rete BT: ≈≈≈≈ 704.000 km
Cavo aereo (aumento delle perdite)
rete adeguata 2002: 4085 km
% rete adeguata 2002: 0,58 %
incremento percentuale della resistenza: 19,4%
maggiori perdite: 4050 x 0,194 x 0,0058 = 4,49 GWh
incremento chilometrico delle perdite: 4,49/4085 = 0,0011 GWh/km
Cavo interrato (riduzione perdite)
rete adeguata 2002: 2020 km
% rete adeguata 2002: 0,29 %
riduzione percentuale della resistenza: 46,7%
minori perdite: 4050 x 0,467 x 0,0029 = 5,36 GWh
riduzione chilometrica delle perdite: 5,36/2020= 0,0027 GWh/km
Sommando i due effetti (contrari) si ha una riduzione delle perdite sulla rete BT di 5,36-
4,49 = 0,87 GWh che, a fronte di 6105 km di rifacimenti, porta ad un coefficiente
specifico medio di riduzione delle perdite pari a 0,00014 GWh/km.
Sintesi dei risultati
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Realizzazione di nuovi impianti di trasformazione
La realizzazione di nuovi impianti di trasformazione (cabine primarie e secondarie) consente
di razionalizzare e ottimizzare la struttura della rete e tra l’altro di ridurre la lunghezza media
delle linee che gravitano su un impianto di trasformazione. A parità di carico e di altre
condizioni, la riduzione di lunghezza delle linee comporta necessariamente anche la riduzione
delle perdite di rete.
In tale ottica sono stati determinati i seguenti rapporti di riduzione delle perdite:
• Cabine primarie 0,735 GWh/anno per ogni nuova cabina primaria
• Cabine secondarie: 0,0133 GWh/anno per ogni nuova cabina secondaria.
Ricostruzione/Potenziamenti di linee esistenti MT e BT
La ricostruzione/potenziamento di linee esistenti (sia MT che BT) viene realizzata sostituendo
un tipo di conduttore esistente con un altro conduttore (o cavo) avente una sezione maggiore.
A parità di carico circolante, ciò si traduce in una riduzione delle perdite di energia per effetto
Joule.
In base alla tipologia della nostra rete di distribuzione sono stati determinati i seguenti
parametri di riduzione specifica:
�� Linee MT: 0,00312 GWh/anno per ogni chilometro di linea MT ricostruita/potenziata;
�� Linee BT: 0,00014 GWh/anno per ogni chilometro di linea BT ricostruita/potenziata;
Consumo specifico medio di combustibile per unità di energia termica prodotta Il consumo specifico medio di combustibile riconosciuto all’art.2 del DM 20/7/04 per il
risparmio di energia primaria è pari a 1 kWh = 0,22 x 10-3 tep, ovvero uguale 0,22 ktep/GWh.
Allo stesso valore di consumo specifico medio di combustibile si può giungere valutando il
rapporto tra il consumo totale di combustibile e la produzione di energia termica netta del
Gruppo Enel (dati ricavabili dal Rapporto Ambientale di Gruppo 2003), che risultano :
Consumo totale di combustibile : 23.294 ktep
Produzione netta di energia termoelettrica fossile: 106.670 GWh, cui segue
Consumo specifico di combustibile: 0,22 ktep/GWh
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Conclusioni
In sintesi i suddetti interventi di razionalizzazione della rete di distribuzione comportano:
�� Risparmio di combustibile fossile per la costruzione di una nuova cabina primaria:
0,22 x 0,735 = 161,7 tep/anno;
�� Risparmio di combustibile fossile per la costruzione di una nuova cabina secondaria:
0,22 x 0,0133 = 2,926 tep/anno;
�� Risparmio di combustibile fossile per la ricostruzione/potenziamento di ogni
chilometro di linea MT :
0,22 x 0,00312 = 0,69 tep/anno;
�� Risparmio di combustibile fossile per la ricostruzione/potenziamento di ogni
chilometro di linea BT:
0,22 x 0,00014 =0,0312 tep/anno;
Rilevanza delle azioni per l’anno 2005 utili per il conseguimento dell’obiettivo specifico di risparmio energetico
Ipotizzando nel 2005 un’attività costruttiva di:
�� 40 nuove cabine AT/MT
�� 5.500 nuove cabine MT/BT
�� km di linee MT (ricostruzioni/potenziamenti di linee esistenti)
�� 7.000 km di linee BT (ricostruzioni/potenziamenti di linee esistenti)
e moltiplicando il numero delle cabine AT/MT e MT/BT realizzate ed i km di linea MT e BT
ricostruiti/potenziati per i rispettivi valori di tep risparmiate, calcolate secondo la metodologia
proposta nel capitolo precedente, si avrebbero i seguenti risparmi annuali in termini di tep
risparmiate e dunque di Titoli di efficienza energetica del 1° tipo:
�� nuove cabine primarie 40 x 161,7 = 6.468 tep/annue risparmiate
�� nuove cabine secondarie 5500 x 2,926 = 16.093 tep/annue risparmiate
�� ricostruzioni/potenziamenti linee MT 4000 x 0,69 = 2.748 tep/annue
risparmiate
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�� ricostruzioni/potenziamenti linee BT 7.000 x 0,0312 = 218 tep/annue risparmiate
per un totale di 25.527 tep/annue risparmiate.
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Appendice 3 – Generazione distribuita
Premessa
La rete di distribuzione dell’energia elettrica in Italia è strutturata su tre livelli di tensione:
��Alta Tensione: 150 o 132 kV;
��Media Tensione: 20 o 15 kV;
��Bassa Tensione: 0,4 kV.
Il processo di progressiva liberalizzazione del mercato elettrico, unitamente alla maggiore
attenzione ed incentivazione (anche mediante provvedimenti legislativi) all’impiego di fonti di
energia rinnovabile, favorisce la penetrazione e diffusione della generazione distribuita.
La potenza degli impianti di generazione distribuita connessi alla rete di distribuzione MT e
BT, è generalmente medio-piccola (fino a 8-10 MW, in funzione della capacità della rete e
delle norme di esercizio in vigore).
La diffusione di generatori distribuiti è soprattutto legata ai seguenti aspetti:
��impiego di fonti di energia rinnovabile;
��sistemi di cogenerazione in impianti industriali e civili;
��sfruttamento di materiali di recupero, quali ad esempio i rifiuti solidi urbani;
��possibilità di produrre energia in prossimità dei carichi, anche in ragione della difficoltà
di realizzazione di nuovi impianti di generazione e di sviluppare il sistema di
trasmissione e distribuzione.
L’allacciamento di generatori alla rete di distribuzione MT e BT ha delle implicazioni dirette
sulle modalità di esercizio delle reti stesse, poiché queste sono state progettate principalmente
sulla base dell’ipotesi di flussi di energia unidirezionali. La diffusione di generatori distribuiti,
comporta una maggiore complessità del sistema di distribuzione, che da sostanzialmente
passivo diventa attivo e passivo, a fronte di vincoli sempre più stringenti per le società di
distribuzione in termini di qualità del servizio.
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Problematiche
Qui di seguito si elencano e brevemente si analizzano vari aspetti di possibile impatto della
generazione distribuita sulle reti MT e BT attuali nel breve e medio periodo, ed in particolare
per quanto riguarda:
1. Livelli delle correnti di corto circuito;
2. Sfruttamento di linee e trasformatori;
3. Sistema di protezione;
4. Regolazione di tensione nelle reti MT;
5. Profili di tensione lungo le linee;
6. Gestione della rete in condizioni di emergenza (procedure di ricerca del tronco guasto);
7. Qualità dell’alimentazione.
1. Aumento della potenza di corto circuito
L’allacciamento alla rete di distribuzione di impianti di generazione distribuita provoca un
innalzamento del livello della corrente di corto circuito nella rete stessa. I componenti di
impianto interessati dalle sollecitazioni, sia termiche sia dinamiche, associate alle correnti di
corto circuito, sono: gli organi di manovra (interruttori e sezionatori), i trasformatori, i quadri
di potenza e le linee. Per tali componenti l’aumento dei livelli della corrente di corto circuito,
se consistente, può comportare anche danneggiamenti degli stessi oppure inficiare la specifica
funzionalità. Tali problematiche, in presenza di livelli elevati di penetrazione della generazione
distribuita, potrebbero essere più significative per gli organi di manovra e per i conduttori delle
linee, per i quali il superamento dei livelli previsti a progetto, potrebbe rendere necessaria la
sostituzione degli stessi.
2. Sfruttamento di linee e trasformatori
L’entità dello sfruttamento di linee e trasformatori è determinato da molteplici fattori, tra i quali
i principali sono da ricercarsi nella necessità di garantire anche in condizioni di emergenza
l’alimentazione dei carichi (anche con schemi di controalimentazione) e di prevedere un
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eventuale aumento del carico. La presenza di generazione distribuita deve essere tenuta in
conto per valutare l’effettivo sfruttamento di linee e trasformatori, al fine di consentire
l’esercizio della rete anche in configurazioni di emergenza senza dar luogo a sovraccarichi
continuativi sui componenti la rete stessa.
3. Sistema di protezioni della rete MT e BT
L’attuale sistema di protezione della rete di distribuzione, sia MT che BT, è stato progettato
partendo dall’ipotesi di una struttura di rete radiale e passiva, in cui i flussi di potenza
avvengono sempre dalla rete dal livello di tensione superiore a quella di livello inferiore.
In presenza di alti livelli di penetrazione di generazione distribuita nella rete MT si potrebbero
riscontrare criticità nella selettività di intervento delle protezioni di massima corrente poste a
protezione delle linee MT ed in linea teorica anche sulle protezioni di massima corrente del
trasformatore AT/MT.
Per quanto riguarda la rete BT, le problematiche sono analoghe a quelle esposte per le linee
MT.
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4. Regolazione della tensione nelle reti MT/BT
La regolazione della tensione della rete di distribuzione è un processo di controllo gestito dalla
società di distribuzione dell’energia elettrica, volto a contenere le variazioni della tensione in
tutti i punti della rete all’interno di una fascia prestabilita (fissata dalla norma CEI EN 50160
del 2000-3), al variare dell’entità del carico alimentato (in termini sia di potenza attiva che
reattiva), dell’assetto di rete (in condizioni normali o in condizioni di contingenza) e della
stessa tensione della rete AT (che mediante i trasformatori di cabina primaria alimenta la rete
MT).
Garantire in tutti i punti della rete di distribuzione un valore di tensione poco variabile è un’
esigenza che è determinata non solo dagli obblighi contrattuali di fornitura, ma anche da
considerazioni legate ad un funzionamento ottimale del sistema (in termini di stabilità,
riduzione delle perdite, sicurezza e qualità di esercizio) e dei carichi da esso alimentato.
Al fine di poter assicurare da parte dell’impresa distributrice il verificarsi continuo di tale
esigenza è necessario rivedere in maniera strutturata l’architettura, le competenze e i processi
del sistema, di modo che si tenga conto della trasformazione della rete da passiva a rete
soggetta a carichi sia attivi che passivi.
5. Profili di tensione
La presenza di generazione distribuita lungo una linea MT o BT, influenza il profilo di tensione
lungo la linea stessa rispetto alla condizione che prevede la presenza di soli carichi passivi. In
generale, in presenza di generazione distribuita, occorre parlare di variazioni di tensione,
poiché la generazione distribuita da luogo ad un innalzamento del profilo di tensione della linea
a causa dell’erogazione di potenza attiva ed eventualmente reattiva. L’entità di tale variazione
di tensione sulla linea, sia essa MT o BT, dipende da molteplici fattori, e principalmente:
�� potenza del generatore distribuito e fattore di potenza di funzionamento (solo per
generatori allacciati a reti MT, poiché per la BT i generatori devono funzionare a fattore di
potenza unitario – CEI 11-20):
�� posizione del generatore lungo la linea;
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�� condizioni al contorno (caratteristiche e posizione di altri generatori e dei carichi passivi
sulla linea stessa).
Le variazioni di tensione dovute alla generazione distribuita, sono più elevate nel caso di linee
aeree piuttosto che in cavo, a pari portata equivalente del conduttore, poiché le prime sono
caratterizzate da una impedenza superiore.
6. Gestione della rete in condizioni di emergenza
Nelle reti di media tensione, in concomitanza di un guasto su una linea afferente alla sbarra MT
di cabina primaria, il sistema di protezione, attiva specifiche sequenze di manovra volte a
escludere/sezionare il tronco di linea affetto da un guasto, se quest’ultimo è di tipo permanente,
od a favorirne l’estinzione se di tipo autoestinguente o transitorio.
La generazione distribuita non dovrebbe avere influenze sulla procedura stessa a condizione
che si abbia il “distacco” degli impianti di generazione dalla rete principale in concomitanza
col guasto o del funzionamento anomalo della rete stessa, come previsto dalla vigente
normativa CEI 11-20. In caso contrario, se la generazione distribuita rimanesse in servizio in
assenza della rete, ovvero con interruttore di linea aperto, si potrebbero avere comportamenti
anomali del sistema, in quanto sarebbe la stessa generazione distribuita ad “alimentare” il
guasto, mantenendo in tensione anche tratti di linea, in relazione all’impedenza di corto
circuito.
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7. Qualità dell’alimentazione
Per quanto riguarda l’impatto della generazione distribuita sulla qualità dell’alimentazione,
esso dipende da molteplici fattori, quali la tipologia dell’interfaccia del generatore distribuito
verso la rete di distribuzione, la variabilità della fonte primaria di energia, la modalità di
produrre o assorbire potenza reattiva nelle diverse condizioni di funzionamento (avviamento,
spegnimento, funzionamento a pieno carico o a carico ridotto), le caratteristiche del sistema
stesso in cui il generatore è inserito (in termini di potenza di corto circuito, impedenza
armonica, ecc.).
Componenti di rete potenzialmente critici
La presenza di generazione distribuita nelle reti di distribuzione MT e BT, può comportare
maggiori sollecitazioni per alcuni componenti di rete od influenzare i processi di
regolazione/protezione/gestione della rete stessa. L’individuazione di quelli che potrebbero
essere i componenti più critici, in relazione alle sollecitazioni ad essi applicate, richiede
un’analisi dettagliata della specifica configurazione di rete, sulla base delle caratteristiche
(elettriche e meccaniche) della stessa e della generazione distribuita presente (potenza,
tipologia del generatore, sua posizione nella rete).
Un approccio generale, applicabile a tutte le situazioni, per la soluzione dei problemi
conseguenti ad uno sviluppo consistente della generazione distribuita è alquanto difficoltoso,
poiché i possibili provvedimenti sono dipendenti da molteplici fattori, quali ad esempio:
��la tipologia ed ampiezza della sollecitazione che la generazione distribuita comporta sui
componenti;
��il tipo di componente o di processo di regolazione/protezione/gestione, individuato
essere critico;
��le considerazioni economiche;
��le opportunità/alternative che la rete stessa offre (in termini di configurazione e
caratteristiche).
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Si può ritenere che i componenti che maggiormente potrebbero essere criticamente sollecitati
e/o presentare un comportamento non corretto (e per i quali potrebbe essere necessario uno
specifico provvedimento) dovrebbero essere i seguenti:
��interruttori di linea MT o BT ed interruttori IMS nelle cabine di sezionamento
principale (per le line MT)
L’aumento generalizzato del livello delle correnti di corto circuito in una rete con elevata
presenza di generazione distribuita può dare luogo a valori di corrente al limite delle
caratteristiche costruttive degli organi di manovra (in termini sia di potere di chiusura che
di apertura). A fronte di tale eventualità i possibili provvedimenti a disposizione sono i
seguenti:
�� sostituzione degli interruttori esistenti con altri di caratteristiche adeguate
�� allacciamento della generazione distribuita in un punto diverso della rete MT o
BT;
�� allacciamento della generazione distribuita alla rete di livello di tensione
superiore;
�� adozione, da parte del generatore distribuito, di opportune reattanze serie per
limitarne il contributo alle correnti di corto circuito.
��Interruttori delle utenze passive sia MT che BT
L’aumento delle correnti di corto circuito in una rete con una elevata concentrazione di
generazione distribuita può dar luogo per gli utenti passivi presenti, alla stessa problematica
rilevata per gli organi elettromeccanici di manovra della rete. I possibili provvedimenti
sono sostanzialmente analoghi a quelli sopra riportati.
��Protezioni di linea
Le problematiche di scatto intempestivo, con i conseguenti fuori servizio del feeder, in linea
teorica possono essere affrontati con i provvedimenti che seguono:
�� diversa taratura della protezione, se possibile;
�� allacciamento della generazione distribuita in un punto diverso dalla rete MT o
BT;
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�� allacciamento della generazione distribuita alla rete di livello di tensione
superiore;
�� adozione, da parte del generatore distribuito, di opportune reattanze serie per
limitarne il contributo alle correnti di corto circuito.
��Conduttori
L’aumento del livello delle correnti di corto circuito, può comportare, per quei tratti di linea
con sezioni più piccole dei conduttori, problemi di I2t, in particolare per le derivazioni da
dorsali principali o tratti intermedi a sezione minore della dorsale stessa. I possibili
provvedimenti, oltre a quello di sostituire i tratti di linea interessati (con evidenti
implicazioni sia economiche che di esercizio), sono quelli già indicati per gli interruttori di
linea.
��Variatore sotto-carico dei trasformatori AT/MT
Se la generazione distribuita della rete MT è di taglia elevata e, al contempo, con
caratteristica di aleatorietà elevata (esempio generatori da fonte rinnovabile), può essere che
il variatore sotto-carico sia chiamato a eseguire un numero di operazioni di regolazione più
elevato del previsto. In tali casi è da valutare l’entità della sollecitazione.
Se, invece, vi sono problematiche di rovesciamento del normale flusso di potenza
(generazione distribuita totale sensibilmente superiore al carico passivo), l’adozione di
regolatori direzionali di potenza per i variatori sotto-carico di potenza, può rendersi
necessaria.
Conclusioni e interventi tecnici e regolatori
Come già accennato nelle premesse la rete di distribuzione elettrica MT e BT è stata strutturata
sulla base dell’ipotesi della presenza di carichi sostanzialmente passivi. Negli ultimi anni c’è
stato un notevole aumento delle richieste di allacciamento degli impianti di generazione
distribuita, nel 2005 si è registrato un aumento delle richieste per le linee MT superiore al
300% (805 richieste di connessione contro una media di circa 200 nei tre anni precedenti).
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La crescita sostenuta dei carichi attivi modifica la funzione della rete e rende necessari
interventi straordinari di rinnovo impianti, di modifica e di sostituzione di componenti delle
reti, allo scopo di mantenerne la funzionalità e garantire la qualità d’esercizio.
L’evoluzione del sistema italiano di generazione elettrica, da un sistema con un numero
limitato di centri di produzione di energia elettrica allacciati alla rete di trasmissione nazionale
e da questa dispacciati, ad un sistema che preveda una maggiore presenza di impianti di
generazione distribuita allacciati alla rete di distribuzione locale, comporta la necessità di
alcune modifiche. Oltre alle necessarie e su identificate modifiche tecniche alla rete, risulta
necessaria anche una modifica della struttura regolatoria del sistema stesso.
In questo contesto, il modello di “rete intelligente” in cui i generatori sono gestiti a livello
locale può rappresentare una strada verso l’evoluzione delle reti del futuro. Opportuni
interventi regolatori si rendono necessari per gestire i flussi di energia, remunerare
opportunamente gli investimenti necessari sulla rete e definire le regole di dispacciamento
locale.
Lo sviluppo della generazione distribuita richiederà un approccio più integrato nella gestione
del sistema elettrico, sarà necessario un maggiore coordinamento nella gestione delle diverse
fonti di generazione nell’ottica di un “controllo centralizzato” in un contesto di “azioni
decentrate”. In particolare azioni immediate dei generatori saranno necessarie per il controllo
della frequenza, armoniche e bilanciamento, mentre un coordinamento centrale sarà necessario
per favorire una prestazione dei servizi di rete anche nelle diverse configurazioni. Il sistema di
telegestione installato da Enel ai propri oltre 29 milioni di clienti, può contribuire
all’ottimizzazione della gestione dei carichi sulle reti, permettendo di agire direttamente sui
prelievi dei clienti.
Quindi lo sviluppo della generazione distribuita va inserito in un ambito che richiederà
interventi strutturali di adeguamento delle reti di distribuzione e di ridefinizione dei ruoli per la
gestione del sistema.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Appendice 4 - Note sulla rete di trasporto di Snam Rete Gas71
Il sistema di trasporto di Snam Rete Gas è composto da circa 30.712 km di metanodotti (al 31/12/2005) di diametro da 25 a 1.200 mm, a pressione compresa tra 0,5 e 75 bar. Della rete fanno parte 11 centrali di compressione dedicate al servizio di spinta in linea ed inoltre gli impianti di regolazione, riduzione e miscelazione del gas e gli altri impianti necessari al trasporto ed al dispacciamento del gas. In base alla delibera n°120/01 ("Definizione di criteri per la determinazione delle tariffe per il trasporto e dispacciamento del gas naturale e per l'utilizzo dei terminali di Gnl e della prenotazione di capacità"), è stata stabilita una ripartizione dei metanodotti Snam Rete Gas in due parti afferenti alla Rete Nazionale di Gasdotti, per un totale di 8.392 km, ed alla Rete di Trasporto Regionale per i restanti 22.320 km.
La Rete Nazionale di Gasdotti è costituita dall'insieme dei metanodotti e degli impianti
dimensionati e verificati tenendo in considerazione i vincoli dati dalle importazioni, dalle
principali produzioni nazionali e dagli stoccaggi, con la funzione di trasferire rilevanti quantità
di gas da tali punti di immissione in rete fino alle macro aree di consumo: con lo stesso
obiettivo ne fanno parte alcuni metanodotti interregionali, nonché alcune condotte di minori
dimensioni aventi la funzione di chiudere maglie di rete formate dalle condotte sopra citate.
La Rete Nazionale di Gasdotti comprende inoltre le centrali di compressione connesse alle
condotte sopra descritte.
La Rete di Trasporto Regionale è formata dalla restante parte dei metanodotti del
Trasportatore non compresa nella Rete Nazionale di Gasdotti e dagli impianti ad essa
collegati.
71Fonte: www.snamretegas.it
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La funzione principale è quella di movimentare e distribuire il gas naturale in ambiti
territoriali delimitati, tipicamente su scala regionale.
Il servizio di trasporto va inteso come un servizio integrato a partire dai punti di entrata nella
rete nazionale fino ai punti di riconsegna dalla rete regionale.
Si riportano di seguito i dati di consumo legati al trasporto del gas pubblicati sui rapporti
ambientali di Snam Rete Gas. Nel 2005 la fonte energetica più utilizzata è stata il gas naturale,
che ha soddisfatto il 94% del fabbisogno energetico, mentre i consumi energetici per il
trasporto sono stati pari all’85% del totale. Si può assumere che i consumi legati al trasporto
siano relativi quasi esclusivamente al gas naturale (le stazione di pompaggio del gas, le più
onerose in termini energetici impiegano gas come fonte energetica).
Fonte: Rapporto ambientale Snam Rete Gas 2001-2002-2003-2004 e 2005.
2001 2002 2003 2004 2005 Consumi trasporto
gas TJ 6.960 6.990 6.527 8.768 10.935
Consumi trasporto gas tep 166.205 166.921 155.865 209.380 261.128
Indice consumo Consumi
energetici / energia trasportata
0,29 0,27 0,25 0,31 0,36
Consumi trasporto gas
-
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
2001 2002 2003 2004 2005
tep
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Indice consumo
0,00
0,05
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
0,35
0,40
2001 2002 2003 2004 2005Con
sum
o en
ergi
a/E
nerg
ia tr
asp.
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Appendice 5 – Consumi di energia elettrica per oleodotti e gasdotti
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5. MOTORI ELETTRICI ED INVERTERS
L’analisi prende in considerazione l’anno 2005 ed una proiezione sull’anno 2014. I dati sono
ottenuti partendo dal rapporto CESI RICERCA A1-037014 ed ulteriori estrapolazioni ed
analisi CESI RICERCA.
5.1 Executive Summary Riportiamo di seguito la sintesi dei risultati di questo studio con l’analisi a livello Italia
(successivamente ripartiti per i settori Industriale e Terziario) dei consumi e possibili risparmi
energetici conseguibili con motori EFF1 ed inverter.
Analisi complessiva
Viene riportato il consumo del parco motori elettrici 2/4 poli, trifase 400V, fino a 90 kW per
l’anno base 2005 e la previsione Business as Usual al 2014 .
E’ poi indicato uno scenario di massimo risparmio conseguibile nel 2014 (2014 – MAX)
consistente nella sostituzione dell’intero parco motori dall’attuale EFF3 ad EFF1 e
dell’installazione di tutti gli inverter tecnologicamente ed economicamente giustificati sul
parco motori 2005.
Sono poi indicati 4 scenari realistici di risparmio derivanti da un’adeguata politica di
incentivazione. Tali scenari considerano un risparmio realistico nel 2014 (rispetto al 2014
BAU) per i motori di circa 4,9 TWh (2014-Reale) sommato a 4 possibili risparmi derivanti
dagli inverter (A-B-C-D). Questi 4 scenari inverter nascono considerando un’adesione alla
politica di incentivazione pari, rispettivamente, al 1% annuo (Scenario A, risparmio 1,1 TWh),
2%annuo (Scenario B, risparmio 2,3 TWh), 5%annuo (Scenario C, risparmio 5,7 TWh),
10%annuo (Scenario D, risparmio 11,5 TWh) del parco potenziale.
La politica di incentivazione richiesta consiste nella possibilità di recupero del 20% del costo
di acquisto ed installazione degli inverter e dei motori EFF1 da 0,75 kW a 90 kW.
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Andamento Consumi e scenari 2005-2014 Industria
99,5
114,9
98,1
110,3 109,3106,4
101,6
859095
100105110115120
2005 2014-BAU 2014 - MAX 2014 -Reale+A
2014 -Reale+B
2014 -Reale+C
2014 -Reale+D
Scenari
TWh/
anno
Nelle seguenti tabelle i risparmi indicati in TWh ed in % raffrontano i diversi scenari rispetto
al 2014 Business as Usual (2014 BAU).
Dettaglio settore Industriale:
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Dettaglio settore Terziario
Andamento Consumi e scenari 2005-2014 Terziario
15,9
18,8
15,9
17,4 17,316,8
16,1
14
15
16
17
18
19
20
2005 2014-BAU 2014 - MAX 2014 -Reale+A
2014 -Reale+B
2014 -Reale+C
2014 -Reale+D
Scenari
TWh/
ann
o
Note
Il costo diretto dell’incentivazione per i motori è valutabile di circa 211 mln di euro/anno a
fronte di un risparmio di 544 GWh/anno per gli anni 2005-2014, con un conseguente
risparmio nel 2014 di 4,9TWh rispetto al 2014 BAU.
Per gli inverter il costo diretto dell’incentivazione è valutabile per i diversi scenari in questa
entità:
A-> circa 18 mln �/anno a fronte di un risparmio di 128 GWh/anno -> Risparmio nel 2014
1,1TWh rispetto al 2014 BAU
B-> circa 36 mln �/ anno a fronte di un risparmio di 256 GWh/anno-> Risparmio nel 2014
2,3TWh rispetto al 2014 BAU
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C-> circa 90 mln di �/anno a fronte di un risparmio di 641 GWh/anno-> Risparmio nel 2014
5,7TWh rispetto al 2014 BAU
D-> circa 180 mln �/anno a fronte di un risparmio di 1282 GWh/anno-> Risparmio nel 2014
11,5TWh rispetto al 2014 BAU
La spesa derivante dall’incentivo motori è parzialmente recuperabile dallo Stato grazie alle
entrate derivanti dal maggior gettito di Iva sulle vendite e dalla tassazione dell’utile delle
aziende produttrici; per quanto riguarda gli inverter reputiamo che l’incentivo sia coperto già
dal solo gettito di IVA in quanto si tratterebbero di vendite incrementali. Le entrate derivanti
dalla tassazione dell’utile delle aziende produttrici di inverter potrebbero coprire un ulteriore
parte dell’incentivo motori.
Risparmi e costi cumulati al 2014
Nelle tabelle precedenti si è riassunto il risparmio energetico che si può ottenere raffrontando
il 2014 BAU ed il 2014 Reale (4 scenari) grazie alla politica di incentivazione dei nove anni
compresi tra il 2005-2014.
Vengono ora dati alcuni valori di risparmio e costi cumulati per il periodo 2005-2014.
Ipotesi: Costo Energia =0,12 �/kWh;
Motori
Costo lordo annuo incentivo: 211 mln�
-50 mln� Iva incrementale vendite per trascinamento e al posto di
riavvolgimenti
-37 mln� tassazione utili aggiuntivi per vendite per trascinamento e
al posto dei riavvolgimenti
-70 mln� iva e tassazione su delta EFF1-EFF2
Costo netto annuo incentivo: 54 mln� (stima)
Risparmio annuo da incentivo: 544 GWh -> 65,28 mln� per utilizzatori
Costo netto incentivo per 8 anni: 432 mln�
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Risparmio cumulato al 2014: 19.540 GWh -> 2.350 mln� per utilizzatori
Inverter
Scenario A Scenario B Scenario C Scenario D Costo lordo incentivo 18 mln� 36mln� 90 mln� 180 mln� Recupero iva -18 mln� -36mln� -90 mln� -180 mln� Recupero tax -13,5 mln� -27mln� -67,5mln� -135 mln� Costo netto incentivo (stima) -13,5 mln� -27mln� -67,5mln� -135 mln�
Grazie al gettito di Iva incrementale e alla tassazione degli utili delle aziende produttrici, il
costo dell’incentivo per gli inverter risulterebbe pienamente recuperato!
Analisi dei costi e risparmi cumulati al 2014:
Scenario
Risparmio energetico
annuo GWh
Risparmio Annuo
industria mln�
Risparmio energetico cumulato
GWh
Risparmio cumulato industria
mln� Scenario A 128 15 4608 553 Scenario B 256 31 9216 1.106 Scenario C 641 77 23076 2.769 Scenario D 1282 154 46152 5.538
Per calcolare gli ulteriori risparmi dal 2014 in poi da aggiungere a quelli sopra riportati,
basterà considerare il delta 2014 BAU- 2014 Scenario realistico di riferimento.
5.2 Premesse
A) Motori elettrici ad alta efficienza Il CEMEP (Comitato Europeo Costruttori Macchine Rotanti e Elettronica di Potenza) e la
Commissione Europea hanno definito delle classi di efficienza relative al rendimento dei
motori elettrici (2 e 4 poli per potenze comprese da 1,1kW a 90 kW). I motori, in base al loro
rendimento e la potenza di targa, sono stati così suddivisi in tre classi di efficienza:
rispettivamente EFF.1, EFF.2, EFF.3 (in ordine di rendimento decrescente).
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Fig 1: Sono rappresentate le soglie di rendimento che identificano le tre classi di efficienza definite dal
CEMEP
Obiettivo di tale classificazione è spingere l’utilizzo di motori ad alta efficienza (EFF. 1) in
modo di garantire risparmio energetico e aumentare nel contempo la competitività
dell’industria europea tramite una riduzione dei costi produttivi.
I motori ad alta efficienza garantiscono, a pari prestazioni, un consumo energetico inferiore
rispetto ai motori standard, a fronte di un ridotto extracosto iniziale.
I limiti di rendimento delle classi di efficienza rispetto alle taglie dei motori sono riportate
nella successiva tabella:
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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B) Suddivisione settoriale dei risultati
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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La seguente analisi ripartirà i risultati, là dove possibile, tra i settori Terziario ed Industriale.
Per quanto riguarda il terziario è necessaria una precisazione.
Sono state contemplate le categorie Istat F+G+J+N tralasciando altre categorie tra cui la
pubblica amministrazione, l'istruzione, gli hotel ed alberghi per le quali non erano presenti dati
sufficientemente affidabili.
5.3 Situazione 2005 –Installato Motori ed inverter – MOTORI ELETTRICI Il consumo di energia elettrica relativo ai motori è, in Italia, di enorme impatto.
Esso corrisponde a più del 50% del consumo elettrico nazionale ed ad oltre il 75% del
consumo nel settore industriale.
Nel 2005 i dati relativi ai motori elettrici installati sono i seguenti:
TOTALE ENERGIA CONSUMATA DA MOTORI ELETTRICI: 155.725 GWh
Così suddivisa:
Agricoltura 4.392 GWh (2,8% del totale consumo motori)
Industria 132.396 GWh (85% del totale consumo motori)
Terziario 18.937 GWh (12,2% del totale consumo motori)
TOT. POTENZA INSTALLATA IN MOTORI ELETTRICI IN ITALIA: 101.491 MW
Così suddivisa:
Agricoltura 459 MW (0,4% della potenza totale installata in motori)
Industria 80.805 MW (79,6% della potenza totale installata in motori)
Terziario 20.227 MW (20% della potenza totale installata in motori)
TOT. NUMERO DI MOTORI ELETTRICI INSTALLATI IN ITALIA: 19.234 MLN
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Così suddiviso:
Agricoltura 86.915 (0.4% del numero totale motori installati)
Industria 14,365 mln (74,7% del numero totale motori installati)
Terziario 4,781 mln (24,9% del numero totale motori installati)
Per questa analisi ci focalizzeremo sui motori asincroni trifase BT, di potenza fino a 90 kW
per i quali sono disponibili sul mercato motori EFF1 (vedi premessa A), ovvero motori con
livelli di efficienza elevati che consentono ampi margini di risparmio energetico rispetto ai
motori standard.
MOTORI ASINCRONI TRIFASE BT, FINO A 90 KW 2-4 POLI
Numerosità: 11.891 mln (62% del totale motori) di cui:
Agricoltura 45.448 (0,4%)
Industria 8,904 mln (74,9%)
Terziario 2,940 mln (24.7%)
Potenza installata: 81.747 MW (80,5% del totale potenza motori installata) di cui:
Agricoltura 249 MW (0,3%)
Industria 64.254 MW (78,6%)
Terziario 17.244 MW (21,1%)
Consumo Totale 119 TWh (76% del totale consumo motori) di cui:
Agricoltura 3,6 TWh (3 %)
Industria 99,5 TWh (83,6 %)
Terziario 15,9 TWh (13 ,4%)
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Dettaglio motori installati per potenza e settore:
INVERTER Gli inverter rappresentano un dispositivo di controllo per i motori elettrici. Essi sono in grado
di ottimizzarne i consumi in base alle reali necessità di carico.
Ad oggi, purtroppo, l’utilizzo di questi componenti in Italia è estremamente limitato rispetto
ad altre nazioni europee per cui risulta estremamente ridotto l’apporto che essi danno nella
riduzione dei consumi.
Per stimare l’attuale parco inverter si fa riferimento agli studi Save “VSDs for Electric Motor
system” e “Improving the penetration of EEM and Drives”
Lo studio europeo riporta la suddivisione dei motori elettrici installati in base alla applicazione
meccanica. Utilizzando la tab 2.6 dello studio SAVE, pesata sulle quantità e considerando i
motori fino a 90 kW, si ottengono questi dati:
• Pompe e ventilatori =17% del totale motori installati
• Compressori = 2% del totale motori installati
• Altre applicazioni = 81% del totale motori installati
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Utilizzando questo dato e proiettandolo sul parco motori italiano fino a 90 kW, possiamo
avere una suddivisione del numero e della potenza dell’installato motori in Italia in base alla
taglia ed alla applicazione meccanica:
Taglie Motore N. motori (migliaia)
P&F 17%
Compressori 2%
Altre applicazioni
81%
da 0,75 a 3 kW 5.252 893 105 4.254 da 3,01 a 7,5 kW 3.236 550 65 2.621 da 7,51 a 22 kW 1.827 311 37 1.480 da 22,01 a 90 kW 1.576 268 32 1.277 Totale (migliaia pz) 11.891 2.021 238 9.632
Taglie Motore Potenza
installata (MW)
P&F 17%
Compressori 2%
Altre applicazioni
81%
da 0,75 a 3 kW 10.187 1.732 204 8.251 da 3,01 a 7,5 kW 15.715 2.672 314 12.729 da 7,51 a 22 kW 21.384 3.635 428 17.321 da 22,01 a 90 kW 34.461 5.858 689 27.913 Totale potenza MW 81.747 13.897 1.635 66.215
Dallo stesso studio Save è anche rilevabile l’attuale penetrazione dei drive nelle varie
applicazioni meccaniche:
• Pompe e ventilatori =8% sono controllate da inverter
• Compressori = 5% sono controllati da inverter
• Altre applicazioni =5% sono controllate da inverter
Utilizzando questo ulteriore dato ed incrociandolo con le tabelle sopra è possibile definire il
parco inverter installato (in potenza e numerosità) in Italia, suddiviso per taglia motore ed
applicazione:
Taglie Motore N. inverter installati (migliaia)
P&F con inverter
8% (migliaia)
Compressori con inverter
5% (migliaia)
Altre applicazioni con Inverter
5% (migliaia)
da 0,75 a 3 kW 289 71 5 213 da 3,01 a 7,5 kW 178 44 3 131 da 7,51 a 22 kW 101 25 2 74
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da 22,01 a 90 kW 87 21 2 64 Totale (migliaia pz) 655 162 12 482
Taglie Motore
Potenza inverter
installata (MW)
P&F con inverter
8% (MW)
Compressori con inverter
5% (MW)
Altre applicazioni con Inverter
5% (MW)
da 0,75 a 3 kW 561 139 10 413 da 3,01 a 7,5 kW 866 214 16 636 da 7,51 a 22 kW 1.178 291 21 866 da 22,01 a 90 kW 1.899 469 34 1.396 Totale potenza MW 4.504 1.112 82 3.311 Dallo studio Save è anche identificabile la percentuale di inverter ancora tecnicamente ed
economicamente applicabili nelle diverse applicazioni meccaniche garantendo di conseguenza
una sostanziosa riduzione dei consumi energetici:
• Pompe e ventilatori (52% del totale pompe&ventilatori è inverterizzabile)
• Compressori (25% del totale compressori è inverterizzabile)
• Altre applicazioni (48% dei restanti motori è inverterizzabile)
Sfruttando questo dato possiamo allora stabilire quale è il mercato potenziale inverter (in
migliaia di pz) che è possibile ancora installare sul parco motori ad oggi presente in Italia ai
fini dell’ottimizzazione dei consumi:
Taglie Motore Totale motori
installati
Inverter potenziali su
P&F (migliaia)
Inverter potenziali su Compressori
Inverter potenziali su Others
N. totale potenziali inverter
(migliaia)
da 0,75 a 3 kW 5.252 464 26 2.042 2.533 da 3,01 a 7,5 kW 3.236 286 16 1.258 1.560 da 7,51 a 22 kW 1.827 162 9 710 881 da 22,01 a 90 kW 1.576 139 8 613 760 Totale 11.891 1.051 59 4.623 5.734
E’ possibile suddividere i dati di installato e mercato potenziale per il settori industriale e
terziario, tralasciando l’agricoltura:
Industriale:
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Taglie Motore
Totale motori
installati (migliaia)
Inverter potenziali su
P&F (migliaia)
Inverter potenziali su Compressors
(migliaia)
Inverter potenziali su Others (migliaia)
N. totale potenziali inverter
(migliaia)
da 0,75 a 3 kW 3.596 318 18 1.398 1.734 da 3,01 a 7,5 kW 2.407 213 12 936 1.161 da 7,51 a 22 kW 1.482 131 7 576 715 da 22,01 a 90 kW 1.419 125 7 552 684 Totale 8.904 787 45 3.462 4.294
Taglie Motore N. inverter installati (migliaia)
P&F con inverter
8% (migliaia)
Compressori con inverter
5% (migliaia)
Altre applicazioni con Inverter
5% (migliaia)
da 0,75 a 3 kW 198 49 4 146 da 3,01 a 7,5 kW 133 33 2 97 da 7,51 a 22 kW 82 20 1 60 da 22,01 a 90 kW 78 19 1 57 Totale (migliaia pz) 491 121 9 361
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Terziario:
Taglie Motore
N. inverter installati (migliaia)
P&F con inverter
8% (migliaia)
Compressori con inverter
5% (migliaia)
Altre applicazioni con Inverter
5% (migliaia)
da 0,75 a 3 kW 90 22 2 66 da 3,01 a 7,5 kW 45 11 1 33 da 7,51 a 22 kW 19 5 0 14 da 22,01 a 90 kW 8 2 0 6 Totale (migliaia pz) 162 40 3 119
Taglie Motore
Totale motori
installati (migliaia)
Inverter potenziali su
P&F (migliaia)
Inverter potenziali su Compressors
(migliaia)
Inverter potenziali su Others (migliaia)
N. totale potenziali inverter
(migliaia)
da 0,75 a 3 kW 1.633 144 8 635 787 da 3,01 a 7,5 kW 817 72 4 318 394 da 7,51 a 22 kW 342 30 2 133 165 da 22,01 a 90 kW 148 13 1 58 71 Totale 2.940 260 15 1.143 1.418
5.4 Evoluzione 2014 – Business as Usual MOTORI Considerando un Business as Usual, senza nessun incentivo nei prossimi anni previsto per
l’utilizzo di motori EFF.1 ed inverter, lo scenario dei consumi relativi ai motori elettrici,
previsto per il 2014, è qui di seguito riportato. Tale dato è ottenuto, per interpolazione lineare,
partendo dai dati 1996-2000-2005-2010. La validità del risultato ottenuto è comunque
confermata da un’ulteriore elaborazione CESI RICERCA sviluppata partendo dall’analisi di
dati macroeconomici ed occupazionali per dedurre l’installato motori.
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Focalizzandosi solo sui motori asincroni trifase BT, di potenza fino a 90 kW per i quali sono
disponibili sul mercato motori EFF1 la previsione è la seguente:
Numerosità: 12,650 mln (61,5% del totale motori) di cui
Agricoltura 54.447 (0,4%)
Industria 9,479 mln (74,9%)
Terziario 3,116 mln (24,7%)
INCREMENTO IN 9 ANNI + 0,759 MLN; +6,4%
INCREMENTO MEDIO ANNUO + 0,084 MLN; +0,71%
Potenza installata: 88.336 MW (80% del totale potenza motori installata) di cui
Agricoltura 271 MW (0,3%)
Industria 68.527 MW (77,6%)
Terziario 19.538 MW (22,1%)
INCREMENTO IN 9 ANNI + 6.589 MW; +8,1%
INCREMENTO MEDIO ANNUO + 732 MW; +0,9%
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Consumo Totale 138 TWh (75% del totale consumo motori) di cui
Agricoltura 4 TW (3 %)
Industria 115 TW (83,2 %)
Terziario 19 TW (13,8 %)
INCREMENTO IN 9 ANNI + 19 TWh; +16%
INCREMENTO MEDIO ANNUO + 2,1 TWh; +1,7%
INVERTER
Si è scelto di non estendere le ipotesi usate per il 2005 ai dati 2014 per definire una base
prevista di installato. In tal senso il mercato inverter è molto più dinamico del mercato motori
BT per cui i dati derivanti sarebbero molto approssimati e del resto non utili al fine di questo
studio. Più utile è stimare i possibili risparmi conseguibili sul parco installato 2005 (Cap.4 -5).
5.5 Scenario - Max risparmio MOTORI
Con l’installazione di motori elettrici EFF1 in sostituzione dell’attuale parco installato
reputato tutto in EFF3 e considerando l’installazione di soli EFF1 sui nuovi impianti realizzati
dal 2005 al 2014 si possono ottenere i seguenti risparmi energetici annui:
Si stima un risparmio conseguibile pari a 7,7 TWh/anno così suddiviso:
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160
Nota CESI RICERCA: la taglia motore 0,75 kW da impatto sul totale risparmio ottenibile
anche se non è disponibile sul mercato un motore da 0,75 kW con marchiatura EFF1. Questo
in quanto è comunque disponibile sul mercato un motore 0,75 kW ad alta efficienza con valori
di rendimento estrapolabili per interpolazione da quelli relativi alle altre taglie coinvolte
dall’accordo CEMEP. Il contributo dei motori da 0,75 kW sul totale risparmio è di circa 1
TWh.
In sintesi:
Risparmi ottenibili suddivisi sui diversi settori:
Settori
Risparmio Energetico
max con EFF.1 (GWh)
Agricoltura 282 Industria 6.172 Terziario 1.210
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TOTALE 7.664
INVERTER
Tenendo conto che gli attuali consumi dei motori elettrici fino a 90 kW sono così suddivisi:
• Pompe e ventilatori (38% del consumo totale motori)
• Compressori (18% del consumo totale motori)
• Altre applicazioni (44% del consumo totale motori)
Si ottiene il dato di seguito riportato del consumo dei motori attuali suddivisi per taglia ed
applicazione:
Taglie Motore Consumi totali(GWh)
P&F (GWh)
Compressori (GWh)
Altre applicazioni
(GWh) da 0,75 a 3 kW 16.716 6.352 3.009 7.355 da 3,01 a 7,5 kW 27.920 10.610 5.026 12.285 da 7,51 a 22 kW 34.413 13.077 6.194 15.142 da 22,01 a 90 kW 40.070 15.227 7.213 17.631 Totale consumi 119.119 45.265 21.441 52.412
Tenendo conto che i risparmi energetici medi ottenibili con inverter sulle diverse applicazioni
sono i seguenti (Studio SAVE):
• Pompe e ventilatori (35%)
• Compressori (15%)
• Altre applicazioni (15%)
i risparmi complessivamente ottenibili sono i seguenti (tenendo conto solo delle applicazioni
in cui gli inverter sono tecnicamente ed economicamente giustificabili):
Taglie Motore Potenziale risparmio
(GWh)
Risparmio su P&F
Risparmio su Compressori
Risparmio su altre
applicazioni da 0,75 a 3 kW 1.798 1.156 113 530 da 3,01 a 7,5 kW 3.004 1.931 188 885 da 7,51 a 22 kW 3.702 2.380 232 1.090 da 22,01 a 90 kW 4.311 2.771 270 1.269 Totale 12.816 8.238 804 3.774
Così suddividibili nei settori:
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Settore
Risparmio ottenibile con
inverter (GWh/anno)
Indiustriale 10.712 Terziario 1.717 Agricoltura 387
Segue un dettaglio ulteriore per i settori Industriale e Terziario: Industriale:
Taglie Motore Potenziale risparmio
(GWh)
Risparmio su P&F
Risparmio su
Compressori
Risparmio su altre
applicazioni da 0,75 a 3 kW 1.357 872 85 399 da 3,01 a 7,5 kW 2.380 1.530 149 701 da 7,51 a 22 kW 3.096 1.990 194 912 da 22,01 a 90 kW 3.880 2.494 243 1.142 Totale 10.712 6.886 672 3.154
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Terziario:
Taglie Motore Potenziale risparmio
(GWh)
Risparmio su P&F
Risparmio su
Compressori
Risparmio su altre
applicazioni da 0,75 a 3 kW 353 227 22 104 da 3,01 a 7,5 kW 504 324 32 148 da 7,51 a 22 kW 555 357 35 164 da 22,01 a 90 kW 306 196 19 90 Totale 1.717 1.104 108 506
5.6 Scenario – Risparmio realistico con incentivi
MOTORI
Nel 2005 l’installato motori sotto a 90 kW risulta così ripartito:
Numerosità: circa 11,9 mln (62% del totale motori)
Così suddivisi per taglia:
da 0.75 a 3 kW 5, 25mln 44%
da 3,01 a 7,5 kW 3,23 mln 28%
da 7,51 a 22 kW 1,83 mln 15%
da 22,01 a 90 kW 1,57 mln 13 %
Se suddividiamo l’installato scorporando la taglia 0,75 kW in quanto, pur essendo disponibili
motori ad alta efficienza di questa taglia, essi non rientrano nella fascia CEMEP EFF1,
abbiamo questa nuova distribuzione stimata da ANIE-CESI RICERCA:
da 0.75 kW 2,07 mln 17,4%
da 1,1 a 4 kW 4, 23 mln 35,6%
da 5,5 a 7,5 Kw 2,26 mln 19%
da 7,51 a 22 kW 1,83 mln 15%
da 22,01 a 90 kW 1,57 mln 13%
Nota: Dalla suddivisione di cui sopra è evidente come oltre il 53% dei motori ad oggi installati risulti essere sotto
i 5,5 kW. Questa fascia di motori è anche quella dove è maggiore il delta di rendimento tra l’EFF3 ad oggi
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installata e l’EFF1. Riteniamo, pertanto, che qualunque forma di incentivo futuro debba obbligatoriamente
comprendere questa fascia.
Considerando che la vita utile di un motore è mediamente di 10 anni, questo significa che ogni
anno si guasterà circa il 10% del parco installato da 1,1 a 90 kW, ovvero circa 990.000 motori.
Dai dati del venduto ANIE si stima che circa 720.000 motori di taglia da 1,1 kW a 90 kW
sono venduti ed installati in Italia di cui 85.000 per nuovi impianti e 635.000 per revamping.
Lo scenario annuale potrebbe essere dunque questo (tenendo conto che comunque non è più
possibile acquistare motori EFF3 sul mercato):
A) 635.000 motori nuovi sono venduti ogni anno per sostituire motori guasti. Grazie ad
adeguati incentivi* si ipotizza che passino da EFF2 ad EFF1.
B) 85.000 motori nuovi sono venduti per nuovi impianti (aumentano il parco installato
ogni anno). Grazie ad adeguati incentivi* si ipotizza che passino da EFF2 ad EFF1.
C) 355.000 di motori sono riavvolti ogni anno. Grazie ad adeguati incentivi* si ipotizza
che il 50% di questi motori non verrà più riavvolto ma sostituito da nuovi motori
EFF1.
D) 50.000 motori funzionanti EFF3 (0,5% parco motori installato) si ipotizza saranno
sostituiti grazie ad adeguati incentivi* passando ad EFF1.
*Vedi capitolo 6 - Incentivi
Per stimare i risparmi differenziali ottenibili in questo scenario bisogna partire dividendo i
diversi gruppi di motori di cui sopra, in base alle taglie:
Totale motori che passerebbero da EFF2 ad EFF1 (gruppo A + B): 720.000
Così suddivisi:
da 1,1 a 4 kW 310.315
da 5,5 a 7,5 Kw 161.259
da 7,51 a 22 kW 133.366
da 22,01 a 90 kW 115.061
Risparmio stimato dal gruppo A+B:
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Taglie motore Quantità Potenza media
Ore funz.
Rendimento vecchio
Rendimento nuovo
Risparmio su singolo motore
kWh
Risparmio totale GWh
da 1,1 a 4 kW 310.315 2,2 1600 0,81 0,864 271,6 84.283
da 4,01 a 7,5 kW 161.259 5,5 1600 0,857 0,892 402,9 64.972
da 7,51 a 22 kW 133.366 11 1400 0,884 0,91 497,7 66.381
da 22,01 a 90 kW 115.061 45 1400 0,925 0,939 1.015,5 116.839 Totale GWh 332.475
Totale motori EFF3 che passerebbero EFF1 anziché essere riavvolti e perdere un ulteriore
punto di rendimento (50 % del gruppo C): 177.500
Così suddivisi:
da 1,1 a 4 kW 76.501
da 5,5 a 7,5 Kw 39.755
da 7,51 a 22 kW 32.878
da 22,01 a 90 kW 28.366
Risparmio stimato dal gruppo C:
Taglie motore Quantità Potenza media
Ore funz.
Rendimento vecchio
Rendimento nuovo
Risparmio su singolo motore
kWh
Risparmio totale GWh
da 1,1 a 4 kW 76.501 2,2 1600 0,78 0,864 438,7 33.565
da 4,01 a 7,5 kW 39.755 5,5 1600 0,817 0,892 905,6 36.004
da 7,51 a 22 kW 32.878 11 1400 0,859 0,91 1.004,7 33.034
da 22,01 a 90 kW 28.366 45 1400 0,905 0,939 2.520,6 71.499 Totale GWh 174.101
Totale motori EFF3 funzionanti che verrebbero sostituiti da EFF1 (gruppo D): 50.000
Così suddivisi:
da 1,1 a 4 kW 21.550
da 5,5 a 7,5 Kw 11.199
da 7,51 a 22 kW 9.262
da 22,01 a 90 kW 7.990
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Taglie motore Quantità Potenza media
Ore funz.
Rendimento vecchio
Rendimento nuovo
Risparmio su singolo motore
kWh
Risparmio totale GWh
da 1,1 a 4 kW 21.550 2,2 1600 0,79 0,864 381,6 8.224
da 4,01 a 7,5 kW 11.199 5,5 1600 0,837 0,892 648,3 7.260
da 7,51 a 22 kW 9.262 11 1400 0,869 0,91 798,4 7.395
da 22,01 a 90 kW 7.990 45 1400 0,915 0,939 1.759,8 14.061 Totale GWh 36.940
Sintesi risultati annui: Risparmio GWh/annuo Totale Risparmio Italia 544 Risparmio suddiviso per settore GWh/annuo Industria 407 Terziario 134 Agricoltura 2
Sintesi risultato al 2014: Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 GWh Totale Risparmio Italia 4.892 Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 per settore GWh Industria 3.664 Terziario 1.208 Agricoltura 20
Nota: Con questa prospettiva di incentivazione saranno necessari circa 11,5 anni per
sostituire l’intero parco motori da 1,1 kW a 90 kW con un totale risparmio al 2017 di 6,2
TWh.
INVERTER
Considerando un’adeguata politica di incentivi* parte del parco inverter potenziali 2005 potrà
essere installato ai fini di risparmio energetico.
Ad oggi non stimabile l’entità della risposta in quanto non vi è un precedente in Italia di
incentivazione inverter su cui valutare delle ipotesi.
In tal senso sono stati presi in considerazione 4 scenari:
A) Installazione del 1% annuo del parco inverter potenziali
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B) Installazione del 2% annuo del parco inverter potenziali
C) Installazione del 5% annuo del parco inverter potenziali
D) Installazione del 10% annuo del parco inverter potenziali
Per valutare quale di questi 4 scenari sia il più attendibile bisognerà attendere la fine del 2007
valutando la risposta del mercato all’incentivo previsto per gli inverter nella legge finanziaria
2007.
Questi sono i risultati ottenibili per i 4 scenari:
Scenario A)
Risparmio GWh/annuo Totale Risparmio Italia scenario 128 Risparmio suddiviso per settore GWh/annuo Industria 107 Terziario 17 Agricoltura 4
Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 GWh Totale Risparmio Italia scenario 1.153 Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 per settore GWh Industria 964 Terziario 155 Agricoltura 35
Scenario B)
Risparmio GWh/annuo Totale Risparmio Italia scenario 256 Risparmio suddiviso per settore GWh/annuo Industria 214 Terziario 34 Agricoltura 8
Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 GWh Totale Risparmio Italia scenario 2.307 Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 per settore GWh Industria 1.928
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168
Terziario 309 Agricoltura 70
Scenario C) Risparmio GWh/annuo Totale Risparmio Italia scenario 641 Risparmio suddiviso per settore GWh/annuo Industria 536 Terziario 86 Agricoltura 19
Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 GWh Totale Risparmio Italia scenario 5.767 Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 per settore GWh Industria 4.820 Terziario 773 Agricoltura 174
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Scenario D) Risparmio GWh/annuo Totale Risparmio Italia scenario 1.282 Risparmio suddiviso per settore GWh/annuo Industria 1.071 Terziario 172 Agricoltura 39
Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 GWh Totale Risparmio Italia scenario 11.534 Risparmio conseguibile nel 2014 rispetto al 2005 per settore GWh Industria 9.641 Terziario 1.545 Agricoltura 348
5.7 Entità degli incentivi e costi MOTORI L’incentivo necessario per ottenere i risultati stimati nel Cap.5.6 consiste nella possibilità di
recupero del 20% del costo di acquisto ed installazione dei motori EFF1 da 1,1 kW a 90 kW
(purchè il loro rendimento risulti certificato - vedi Cap 8 Note Finali).
Il costo diretto dell’incentivazione è valutabile di circa 200 mln di euro/anno a fronte di un
risparmio di 544 GWh/anno dal 2005 al 2014, con un risparmio totale al 2014 di 4, 9TWh.
In realtà gran parte dell’esborso è recuperabile dallo Stato grazie alle entrate derivanti dal
maggior gettito di Iva sulle vendite dei motori addizionali e dalla tassazione dell’utile delle
aziende produttrici.
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170
INVERTER
L’incentivo necessario per ottenere i risultati stimati nel Cap.5 consiste nella possibilità di
recupero del 20% del costo di acquisto ed installazione degli inverter da 0,75 kW a 90 kW.
Il costo diretto dell’incentivazione è valutabile per i diversi scenari in questa entità:
A-> circa 18 mln �/anno a fronte di un risparmio di 128 GWh/anno -> Risparmio totale al
2014 1,1TWh
B-> circa 36 mln �/ anno a fronte di un risparmio di 256 GWh/anno-> Risparmio totale al
2014 2,3TWh
C-> circa 90 mln di �/anno a fronte di un risparmio di 641 GWh/anno-> Risparmio totale al
2014 5,7TWh
D-> circa 180 mln �/anno a fronte di un risparmio di 1282 GWh/anno-> Risparmio totale al
2014 11,5TWh
Senza incentivo la gran parte di questi inverter non sarebbe acquistata per cui la spesa
derivante dall’incentivo è recuperabile dallo Stato grazie alle entrate derivanti dal maggior
gettito di Iva sulle vendite degli inverter e dalla tassazione dell’utile delle aziende produttrici.
Durata dell’incentivo
Per incidere in maniera sensibile sul parco motori installato in Italia nel 2005 e soprattutto per
vincere l’inerzia iniziale al cambiamento riteniamo che la durata dell’incentivo proposto debba
essere di almeno 5 anni. Durate minori potrebbero portare solo ad eventuali distorsioni del
mercato senza effettivi vantaggi in termini paese.
Al termine dei 5 anni riteniamo si debba andare verso politiche che forzino l’obbligatorietà
dell’uso di motori EFF1 ed inverter, quanto meno sulle nuove installazioni.
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5.8 Payback
I tempi di payback di motori EFF1 ed inverter per l’utilizzatore finale risultano inferiori
sicuramente ai 5 anni anche senza politica di incentivazione.
Essi sono di circa 3 anni (con tempi di funzionamento di 1600 h/anno) per i motori e di 1,5-2
anni per gli inverter.
La necessità di una politica di incentivazione per l’utilizzatore finale non mira tanto alla
riduzione del tempo di payback (-20%) comunque interessante, quanto a risolvere una
distorsione del mercato.
Ad oggi gli utilizzatori finali non acquistano direttamente motori od inverter ma solo
attraverso fornitori di macchinari, linee di produzione o attraverso installatori. Questi sono
guidati verso la fornitura di apparecchiature che riducono il costo iniziale anziché il costo di
esercizio. Una scelta questa molto negativa in termini energetici in quanto si dovrebbe tener
presente che, per i motori, il costo iniziale rappresenta circa il 2% del costo del ciclo di vita del
prodotto mentre il corrispettivo costo energetico rappresenta più del 97%!!
La presenza di un incentivo statale (come riscontrabile da questi primi mesi di operatività della
nuova legge finanziaria 2007) permette di creare la domanda di efficienza da parte degli
utilizzatori ad oggi ignari delle possibilità e dei vantaggi conseguenti all’installazione di
motori EFF1 ed inverter. L’entità dell’incentivo pari al 20% dei costi di acquisto ed
installazione serve inoltre a ridurre il delta tra soluzioni EFF2 ed EFF1 (ad oggi circa del 30%)
in maniera che anche i produttori di macchinari ed installatori diventino portatori proattivi di
innovazione legata al risparmio e all’efficienza energetica
5.9 Note Finali
Per quanto riguarda i motori EFF1, riteniamo sia necessaria una certificazione del rendimento
dei motori fatta da un ente esterno. Questo permette di evitare situazioni in cui vengano
incentivati motori semplicemente targhettati EFF1 senza avere effettivamente i requisiti di alta
efficienza.
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Si richiede inoltre di estendere la marchiatura dei motori EFF1 anche ai motori 0,75 kW ad
alta efficienza in quanto già disponibili sul mercato ed in quanto danno un grosso contributo al
risparmio energetico ottenibile.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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6. Coibentazione Secondo quanto riportato dalla Commissione europea, nel “Piano di azione per l’efficienza
energetica”, datato 19 ottobre 2006, il potenziale europeo di riduzione dei consumi energetici
dell’Unione Europea entro il 2020 è stimabile attorno al 20%.
Realizzare le potenzialità di un risparmio del 20%, pari a circa 390 Mtep, apporterà notevoli
benefici sul piano energetico e ambientale.
Le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte di 780 Mt di CO2 rispetto allo scenario di base,
ovvero più del doppio della riduzione necessaria all’UE per conseguire entro il 2012 gli
obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto.
Benché l’efficienza energetica sia migliorata considerevolmente negli ultimi anni, è ancora
tecnicamente ed economicamente fattibile risparmiare entro il 2020 almeno il 20%
dell’energia primaria totale, in aggiunta ai risultati che si possono conseguire per effetto dei
prezzi e grazie ai cambiamenti economici strutturali, alla naturale sostituzione delle tecnologie
ed alle misure già in atto.
Il maggior potenziale di risparmio energetico, con un buon rapporto costi-efficacia, si ha nei
settori residenziali (abitativo) e commerciale (terziario), in parte in ragione della notevole
quota di consumi ad essi ascrivibili, per i quali le stime sul potenziale massimo di risparmio
energetico sono, rispettivamente, del 27% e 30%.
Nel settore residenziale le maggiori opportunità di risparmio sono date dagli interventi
sull'involucro edilizio, sia sulle superfici trasparenti, sempre più estesi e con la possibilità di
ricorrere ad elementi vetrari dalle elevatissime prestazioni, sia con l’isolamento delle pareti
opache orizzontali e verticali e dei tetti, tenuto conto che i consumi energetici in edilizia
dipendono principalmente dagli scambi termici, dalle dispersioni e dagli apporti solari, che
avvengono appunto attraverso gli involucri esterni degli edifici.
L’Italia è allineata ai peggiori livelli prestazionali e, sulla base dei dati stimati dall’ENEA, il
consumo energetico del settore residenziale è passato da oltre 20 Mtep del 1971 a 27,5 Mtep
nel 2000, con un incremento del 38% in circa 30 anni.
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Ora anche l’Italia, con una nuova regolamentazione nazionale, che auspichiamo possa essere
aderente a quella delle altre legislazioni europee, più avanzate in materia di efficienza
energetica, in edilizia, il risparmio conseguibile è superiore ai 4,5 Mtep per anno, con una
riduzione della CO2 emessa in atmosfera equivalente a 14 Milioni di tonnellate per anno.
In base ai dati raccolti dalla Commissione europea (“UE-25 scenario di base e Wuppertal
Institute 2005”), nella tabella seguente sono indicate le stime sul potenziale globale di
risparmio energetico nell’edilizia abitativa al 2020, in caso di situazione invariata, vale a dire
senza interventi incentivanti per le utenze.
Settore
Consumo di
energia (Mtep) nel 2005
Consumo di
energia (Mtep) nel 2020 (in caso di
situazione invariata)
Risparmio
potenziale di energia nel 2020
(Mtep)
Potenzialità globali
di risparmio energetico nel 2020
(%)
Edilizia abitativa
280
338
91
27 %
Ove si prevedessero interventi incentivanti da parte delle Amministrazioni, a fronte delle spese
sostenute dalle utenze, si potrebbe ipotizzare, alla stessa data del 2020, un potenziale di
risparmio energetico del 35 %, pari a 118 Mtep.
E’ infatti possibile fare una fotografia dello stesso periodo, (anno 2020), rappresentativa di due
diverse evoluzioni.
In un primo caso, è possibile prevedere un “ammodernamento spontaneo”, conseguente cioè
alla personale iniziativa del singolo di effettuare l’intervento di isolamento (e ciò
verosimilmente legata alla sua accresciuta sensibilità alle questioni energetiche o ad una
personale politica di risparmio).
In un secondo caso, è possibile prevedere un “ammodernamento sostenuto”, conseguente alla
introduzione da parte governativa di incentivi economici ed interventi di isolamento e di
efficienza energetica.
Per l’Italia, sulla base dei dati elaborati dall’ISTAT, il quale classifica anche gli edifici sulla
base del loro stato di conservazione (ottimo – buono – mediocre – pessimo) e sulla base di
alcune elaborazioni di ENEA (vedasi tabella ENEA), è possibile formulare le seguenti ipotesi.
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Elaborazione ENEA – Totale abitazioni (occupate e non occupate) in edifici ad uso residenziale per epoca di costruzione e superficie in Italia
Epoca di costruzione N° abitazioni Comp. % Sup. mq Sup. tot mq
Fino al 1976 (a) 19.211.271 68,2 115 2.209.296.165 1977-1991 5.896.264 20,9 75 442.219.800 1992-2001 2.161.345 7,7 88 1.901.98.360 2002-2005 900.000 3,2 98 88.200.000 Stock abitativo al 2005
28.168.880 100 2.929.914.325
Nota: i valori di sup. media sono ricavati da dati ISTAT, tranne quelli relativi ad (a), fino al 1976, che sono stati elaborati da ENEA incrociando dati di diverse fonti. Caso 1 - Ammodernamento spontaneo
In questo caso, il privato potrebbe prendere in considerazione interventi finalizzati al risparmio
energetico prevalentemente in occasione di interventi manutentivi dell’immobile, laddove
questo presenti uno stato di conservazione tale da richiederli.
Pertanto, possiamo ipotizzare che tali interventi vengano effettuati su edifici ed immobili con
stato di conservazione “mediocre” o “pessimo”. Ciò vuol dire che possiamo ipotizzare
interventi sul 38% degli immobili ante 1945, sul 23% degli immobili costruiti tra il 1946 ed il
1971, sul 10% degli immobili tra il 1972 e 1991, sul 3% degli immobili post 1991.
Questa valutazione, riportata nella situazione rappresentata nella Tabella, vuol significare di
intervenire sul 30% (circa) di 2.209.296.165 mq (edifici ante 1976), sul 10% di 442.219.800
mq (edifici tra 1977 e 1991), sul 3% di 190.198.360 mq (edifici tra 1992 e 2001), tralasciando
interventi su unità immobiliari più recenti.
Caso 2 – Ammodernamento sostenuto
Per questo secondo caso, possiamo prevedere interventi anche su immobili classificati
dall’ISTAT come in “buono” stato di conservazione, incrementando notevolmente il numero di
immobili da considerare.
Pertanto, ipotizzando che almeno sul 20% degli immobili classificati in “buono” stato di
conservazione il privato sia stimolato da incentivi pubblici finalizzati, la superficie complessiva
di immobili sottoposti ad interventi di isolamento potrebbe incrementarsi di altri 280 milioni di
mq, pari ad un ulteriore 10%.
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Serramenti
In Italia i serramenti in materie plastiche - PVC - coprono circa il 15% del mercato mentre in
altri paesi queste quote salgono anche al 50%, soprattutto al nord (Germania, Austria,
Inghilterra).
I serramenti in PVC, che si stanno affermando sempre più, sono il modo più efficace per
risparmiare sia in termini economici che in termini ambientali.
La capacità di isolare l’interno della casa da freddo, pioggia, umido e vento permette di
mantenere il caldo più a lungo e inoltre in città porte e finestre possono riparare anche
dall’inquinamento acustico,isolando dai rumori.
Non bisogna dimenticare che le considerazioni di risparmio legate al risparmio energetico
invernale valgono anche per il condizionatore estivo. Inoltre questo materiale ha una lunga
durata, non richiede manutenzione ed è facilmente riciclabile
La tabella seguente riassume i valori relativi al consumo energetico, emissioni di C02 e
materiale riciclato attribuibili alla produzione, uso (50 anni), riciclaggio e smaltimento finale
di materiali di scarto per serramenti fabbricati con materiali diversi.
Materiale riciclato (kg) Serramento Consumo
elettricità (kWh)
Emissioni di CO2(kg) Vetro PVC Acciaio Alluminio Totale
materiale riciclato
% del materiale totale
30% di PVC riciclato con doppia vetratura
1,740 730 21,4 21.1 6.7 49.2 93.4%
0% di PVC riciclato con doppia vetratura
1,780 742 21,4 21.1 6.7 49.2 93.4%
Legno con doppia vetratura 2,045 886 21,4 21,4 61,5%
Legno con vetratura semplice 2,633 1,155 10,7 10,7 45,0 %
30% alluminio riciclato con taglio termico e doppia vetratura
3,244 1,418 21,4 40,8 62,2 94,1%
0% alluminio riciclato con taglio termico e doppia vetratura
3,819 1,672 21,4 40,8 62,2 94,1%
30% alluminio riciclato senza taglio termico e doppia vetratura
3,838 1,681 21,4 40,8 62,2 94,1%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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0% alluminio riciclato senza taglio termico e doppia vetratura
4,413 1,935 21,4 40,8 62,2 94,1%
Interventi di isolamento di pareti opache di un edificio.
Nell’ambito degli interventi di isolamento termico degli edifici, l’EPS (Polistirene Espanso
Sinterizzato) rappresenta il materiale coibente fra i più diffusi in edilizia e particolarmente
versatile e adatto alla quasi totalità dei casi di isolamento.
Gli interventi mirati a ridurre il consumo di combustibili per il riscaldamento degli edifici
assumono particolare importanza nelle opere di ristrutturazione o riabilitazione ediliza delle
costruzioni esistenti; infatti un effetto apprezzabile sul consumo globale di combustibili e
quindi sull’inquinamento atmosferico si potrà avere soltanto operando in maniera massiccia
sul parco edilizio esistente
Nel dimensionamento economico dell’isolamento termico si evince come il limite di
convenienza di un isolamento , cioè quello che massimizza il valore attuale netto
dell’investimento (risparmio annuo attuale netto meno spesa di impianto) si trova per spessori
di isolamento nettamente superiori a quelli che oggi prescrive la legislazione nazionale per gli
edifici nuovi. Si è anche osservato che per risparmiare energia, isolando, si deve cominciare a
consumare energia per produrre l’isolante. Studi di bilancio energetico hanno dimostrato che
anche sotto questo punto di vista l’isolamento ottimale con EPS comporta spessori molto
superiori a quelli correnti (più di 30-50 cm).
La considerazione di limiti così elevati ha indotto a verificare la possibilità tecnica di edifici a
basso consumo di energia o al limite di “case a energia zero”.
Senza considerare queste ultime, che presuppongono più complessi sistemi di utilizzo delle
energie gratuite, le case a bassa energia hanno ricevuto molta attenzione negli ultimi anni,
specialmente in Germania e Austria. La tabella seguente mostra la progressione delle
trasmittanze (in W/m2 K) delle costruzioni in Germania, dalla situazione ante 1977, alla casa a
bassa energia.
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Le conseguenze, in termini di consumo di gasolio e di emissione di CO2, delle 4 situazioni
della tabella, sono rappresentate visivamente nelle seguente figura. La situazione italiana in
termini di isolamento è senz’altro peggiore; in termini di consumi beneficia peraltro di un
clima mediamente più mite.
Coibentazione degli impianti di riscaldamento
L’isolamento termico degli impianti di riscaldamento, già regolamentato a partire dalla legge
10/91 ("Norme in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo
delle fonti rinnovabili di energia".) può venir realizzato con facilità di installazione e costi
relativamente bassi, anche su impianti esistenti, mediante prodotti in elastomero espanso.
Nonostante il risparmio energetico ottenibile mediante il semplice isolamento termico delle
tubazioni delle centrali termiche sia estremamente significativo, se consideriamo il parco
edilizio italiano, per oltre il 90% costruito anteriormente agli anni ’90 e che solo una piccola
parte di queste ha avuto interventi di sostituzione che comprendono l’isolamento delle
tubazioni, ci si può facilmente rendere conto di quanto ancora è possibile fare.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Nella tabella seguente vengono evidenziati alcuni esempi di sistemi di riscaldamento con e
senza coibentazione termica, che possono dare la misura dei risparmi realizzabili
CONSUMO MASSIMO
CONDOMINIO DI 7 PIANI (25 m) e 30 APPARTAMENTI (4 pp. cadauno)
Dati generali:
Tubi montanti: Ø = 76mm, L = 25m (sanitari) + 25m (riscaldamento)*
Tubi distribuzione: Ø = 22mm, L = 15m (sanitari) + 25m (riscaldamento)**
caldaia riscaldamento centralizzata (8 m3)Tambiente = 20°C; TH2O(sanitari) = 60°C;
TH2O(riscald.) = 70°C
Casistica:
• Caso 1: caldaia sanitari centralizzata (8 m3) mantenuta a Tcost = 60°C
• Caso 2: caldaia sanitari autonoma**(80 l) mantenuta a Tcost = 60°C
-125 tonn18 tonn143 tonnCaso 2
-129.000 �16.500 �145.500 �Caso 1
annuale
-129 tonn16 tonn145 tonnCaso 1Gas serra dissipato
Caso 2
giornaliera
annuale
giornaliera
Perdita totale condominio [MWh]
33291
-125.000 �18.500 �143.500 �Costi annuali perdite
87 %37287
0,1020,787Caso 2
89 %0,0910,797
Caso 1
risparmio energetico
con 32mm Isolante
elastomerico
senza isolamento
1 MWh = 1000 KWh; costi: 0.5�/KWh; gas serra: 0.5Kg/KWh
Dettagli calcoli – consumo max
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•4 persone/app
•tubazioni murate, 20cm dalla parete
•per caldaia, considerata mantenuta a Tcost (60 o 70°C)
•per calcoli senza isolamento, e = 0.40
•tempo di scorrimento H2O nei tubi calcolato (necessario x dispersioni) sapendo quantità H2O
giornaliera (100l/persona) e dimensioni tubi, e assumendo velocità = 1 m/s
•tempo medio uso riscaldamento: 12h/giorno per 5 mesi l’anno
CONSUMO MINIMO CONDOMINIO DI 7 PIANI (25 m) e 30 APPARTAMENTI (3 pp. cadauno)
Dati generali:
Tubi montanti: Ø = 76mm, L = 25m (sanitari) + 25m (riscaldamento)*
Tubi distribuzione: Ø = 22mm, L = 15m (sanitari) + 25m (riscaldamento)**
caldaia riscaldamento centralizzata (8 m3)Tambiente = 20°C; TH2O(sanitari) = 60°C;
TH2O(riscald.) = 70°C
Casistica:
• Caso 1: caldaia sanitari centralizzata (8 m3) mantenuta a Tcost = 60°C
• Caso 2: caldaia sanitari autonoma**(80 l) mantenuta a Tcost = 60°C
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181
105.5 tonn16.5 tonn122 tonnCaso 2
109.500 �14.500 �124.000 �Caso 1
annuale
109.5 tonn14.5 tonn124 tonnCaso 1Gas serra dissipato
Caso 2
giornaliera
annuale
giornaliera
Perdita totale condominio [MWh]
29248
105.500 �16.500 �122.000 �Costi annuali perdite
87 %33244
0,0900,669Caso 2
88 %0,0790,679
Caso 1
risparmio energetico
con 32mm Isolante
elastomerico
senza isolamento
1 MWh = 1000 KWh
Dettagli calcoli – consumo min •3 persone/app
•tubazioni murate, 20cm dalla parete
•per caldaia, considerata mantenuta a Tcost (60 o 70°C)
•per calcoli senza isolamento, e = 0.40
•tempo di scorrimento H2O nei tubi calcolato (necessario x dispersioni) sapendo quantità H2O
giornaliera (80l/persona) e dimensioni tubi, e assumendo velocità = 1 m/s
•tempo medio uso riscaldamento: 8h/giorno per 5 mesi l’anno
Conclusione
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Dall’analisi effettuata risulta che le potenzialità di risparmio energetico, conseguibile
attraverso gli interventi di isolamento sostenibile dell’involucro del parco edilizio esistente,
permetterebbero di raggiungere, per il solo riscaldamento invernale, risparmi pari a 6,5
MTep/anno ed una conseguente riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 20 Mtonn/anno.
Le percentuali di interventi potrebbero essere superiori a quelli indicati se gli incentivi fiscali
introdotti dalla Finanziaria 2007 potessero essere protratti per un arco temporale tale da
permettere il pieno adeguamento dell’intero parco edilizio esistente, eventualità che
favorirebbe dei risparmi sia energetici che di emissioni di CO2 di gran lunga superiori a quelli
sopra indicati.
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7. ELETTRODOMESTICI, CLIMATIZZAZIONE RESIDENZIALE E ASSIMILATA, OSPITALITÀ, CAMINETTI E STUFE
7.1 Executive Summary
CECED Italia riunisce oltre 100 imprese che operano in Italia nel settore degli apparecchi
domestici e professionali: costituiscono oltre il 90 per cento del mercato italiano del settore,
occupano nel nostro Paese 150.000 addetti, hanno un fatturato annuo complessivo di 10
miliardi di euro, di cui 7 destinati all’esportazione. Fa parte di Federazione ANIE e aderisce a
Confindustria.
E’ integrato nella rete europea di associazioni di categoria presenti in tutti i Paesi europei, che
fanno parte di CECED (Comitato Europeo dei Costruttori di Apparecchi Domestici) con sede
a Bruxelles.
I settori coinvolti
- Elettrodomestici
- Climatizzazione residenziale e assimilata
- Ospitalità professionale
- Stufe e caminetti a legna
I consumi energetici in Italia e le quote per settore
I consumi energetici in Italia sono ripartiti in modo più o meno uguale tra industria, trasporti e
settore civile (Bilancio Ministero Attività Produttive, MAP 2004). I consumi energetici finali
per uso civile oscillano tra il 25% ed il 30% dei consumi energetici totali: circa due terzi sono
relativi al settore residenziale mentre il terzo restante riguarda il settore terziario.
La dipendenza del sistema energetico italiano dall’estero risulta essere di carattere strutturale:
nel corso del 2005 ha subito un incremento, attestandosi all’ 85,07%. La media europea è
prossima al 54% e l’Italia si colloca tra i Paesi a più alta dipendenza energetica dall'estero.
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La dipendenza energetica è particolarmente elevata per il petrolio (quasi 93%) e per il gas
naturale (quasi 86%); nel settore del gas naturale, la crescita della dipendenza è stata
particolarmente intensa negli ultimi anni.
Anche la domanda di energia in Italia è aumentata sensibilmente rispetto al PIL. Dal punto di
vista settoriale il rapporto tra domanda di energia e valore aggiunto si proietta in diminuzione
nel settore industria, in crescita nel settore dei trasporti e soprattutto in quello civile.
Dato il peso del residenziale sulla domanda complessiva di energia emerge con chiarezza
l’importanza di concentrarsi sull’analisi della componente residenziale dei consumi energetici
in relazione al problema dell’efficienza e del risparmio energetico.
Dal 2000 al 2005, il consumo energetico nella componente residenziale è cresciuto
complessivamente del 16,4%, passando da 26,5 Mtep a 30,8 Mtep.
Nel 2004, per combustibili ed energia (4,7% della spesa totale), una famiglia italiana spendeva
in media 112 euro al mese (1344 euro l’anno) (Indagine ISTAT 2005 sui consumi delle
Famiglie italiane).
L’Italia presenta un livello di consumo energetico pro-capite e per numero di famiglie
sostanzialmente inferiore rispetto a quello dei principali partner europei e lievemente
crescente. Questo dato è in linea con quelli relativi all’intensità energetica complessiva e
settoriale.
Circa l’80% dei consumi energetici residenziali sono costituiti da prodotti petroliferi, gas e
combustibili solidi, il rimanente 20% è costituito da consumi elettrici.
Il settore residenziale rappresenta circa il 20-22% dei consumi energetici per gli impieghi
finali totali nazionali, con una prevalenza di utilizzo del gas (circa 62%) rispetto alle altre fonti
energetiche.
L’impegno del settore per l’efficienza energetica
La Commissione Europea nel suo studio “Libro verde sull’Efficienza Energetica – Fare più
con meno” cita l’industria del bianco come leader nel mondo per i risultati raggiunti in
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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termini di miglior tecnologie sviluppate in accordo con gli standard minimi volontari e una
serie di programmi di etichettatura.
L’industria europea, per soddisfare la maggiore domanda di benessere della società e per
allineare i prodotti alle direttive europee, ha investito più di 10 miliardi di euro in innovazione
(3 in Italia) negli ultimi 10 anni; investimenti destinati essenzialmente al miglioramento
dell’efficienza energetica che, dall’introduzione della direttiva sull’etichettatura energetica, ha
ottenuto un incremento di oltre il 35%.
Nel 1995, il consumo totale di energia elettrica degli apparecchi domestici installati in Europa
ammontava a 264TWh, equivalenti all’immissione in atmosfera di circa 130 milioni di
tonnellate (Mtons) di CO2.
Tale consumo è stato contenuto a 230 TWh nel 2005; si è pertanto ridotto di circa 17 Mtons di
CO2, quantità che corrisponde approssimativamente all’anidride carbonica emessa da 9 nuove
centrali termoelettriche di 500 MW ciascuna. Tali traguardi sono stati raggiunti grazie
all’azione combinata dell’etichettatura energetica, obbligatoria in Europa, ed all’applicazione
degli accordi volontari72 sottoscritti dai costruttori CECED - European Committee of
Domestic Equipment Manufacturers.
Lo sforzo in innovazione compiuto dai costruttori ha generato una forbice tra l’offerta dei
miglior prodotti ed il parco installato. I costruttori infatti rinnovano mediamente le proprie
piattaforme tecnologiche ogni 5-7 anni mentre il consumatore sostituisce un elettrodomestico
vecchio con uno nuovo solo quando si rompe quello di cui è in possesso (dopo almeno 10 – 13
anni di vita) e al momento dell’acquisto di un prodotto nuovo non sempre valuta con
attenzione i risparmi che si ottengono con un apparecchio di ultima generazione.
Attualmente si stima che in Italia gli apparecchi (tra frigoriferi, congelatori, lavabiancheria,
lavastoviglie, forni elettrici, condizionatori) con oltre 10 anni di età - quindi ad elevato
72Accordi Volontari CECED: i membri CECED hanno sottoscritto un mutuo accordo al fine di immettere sul mercato europeo apparecchi a basso consumo energetico e consumo d’acqua (1997 lavatrici; 1999 lavastoviglie; 1999 scaldacqua elettrici; 2002 frigoriferi, congelatori e loro combinazioni; 2002 secondo accordo volontario sulle lavatrici)
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assorbimento energetico, consumo d’acqua e detersivo, basse prestazioni - costituiscano
ancora il 25% del parco elettrodomestico e che ammontino a circa 20 milioni di pezzi.
Le politiche nazionali dovrebbero quindi essere focalizzate sulla trasformazione del mercato,
per giustificare da una parte nuovi investimenti delle imprese in apparecchi ad alta efficienza e
dall’altra per creare una cultura dell’efficienza energetica nei consumatori in termini di
vantaggio per l’uso privato e la società.
Proposte di intervento per settore e benefici ottenibili
Sulla base dei risultati positivi ottenuti negli ultimi anni con azioni intraprese a livello
comunitario, a livello nazionale e mediante una costante innovazione tecnologia di prodotto
sviluppata dalle imprese del settore, il raggiungimento di nuovi obiettivi di riduzione dei
consumi energetici nazionali – nel rispetto degli obiettivi fissati dalla Commissione EU per i
prossimi anni – deve necessariamente tenere conto dell’attuale situazione di mercato in termini
di offerta e performance dei nuovi prodotti.
La presenza di un parco macchine obsoleto ed energivoro per la bolletta nazionale e del
consumatore, rappresenta la principale causa di inefficienza del sistema. A fronte di ciò, le
prossime azioni da intraprendere dovranno garantire risultati a lungo termine per evitare
illusioni momentanee e favorire il consumatore in termini di risparmio economico domestico.
Un programma di incentivazione orientato al miglioramento dell'efficienza dei prodotti deve
tenere in considerazione lo storico e fondarsi su finanziamenti a lungo termine, attraverso
diverse misure di sostegno:
- Sgravi fiscali per l’industria (es.: “tax credits” applicati negli Stai Uniti)
I produttori, per poter godere dei benefici fiscali, sarebbero impegnati ad immettere sul
mercato una gamma completa di elettrodomestici con prestazioni energetiche di alto
livello. Le conseguenze dirette di tali misure consisterebbero nella focalizzazione
dell’interesse industriale sulla ricerca e sull’ingegnerizzazione di prodotti di alta/altissima
fascia. I benefici che si otterrebbero sono molteplici: dal lato delle imprese, il
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187
miglioramento del conto economico e della competitività e dal lato mercato, il ricambio
dello stock con un proattivo ridimensionamento della bolletta nazionale. Gli sgravi fiscali
liberano investimenti addizionali dei produttori per migliorare ulteriormente i loro prodotti
e offrirli a prezzi competitivi, stimolando così la domanda di sostituzione. Questo fattore
determinerebbe la scelta per le imprese di elettrodomestici di mantenere i loro siti
produttivi in Europa e giustificare, nel contempo, nuovi investimenti.
�� Deduzione/Detrazione fiscale:
Possibilità per il consumatore finale di poter dedurre/detrarre fino al 50% del valore
d’acquisto di un elettrodomestico ad alta efficienza energetica.
E’ noto che il consumatore continua a dimostrarsi maggiormente sensibile al primo prezzo
piuttosto che ispirare la propria scelta ai benefici ambientali. Occorre quindi creare una
leva in grado di anticipare la domanda di sostituzione e di indirizzarla in fascia alta.
�� Incentivi alla sostituzione:
Concessione di incentivi duraturi elettivi per l’acquisto di apparecchi ad alta efficienza, sia
per la prima installazione sia a fronte della sostituzione/rottamazione di un prodotto
analogo.
�� Certificati bianchi e sviluppo del mercato relativo:
Il macro-settore degli apparecchi domestici e professionali può potenzialmente contribuire
in modo rilevante al raggiungimento degli obiettivi nazionali, attraverso la collaborazione
diretta con le utilities elettriche/gas e le ESCO per la presentazione di progetti che
prendano in considerazione elettrodomestici con etichettatura ed in classe A, A+, A++.
Altri progetti potrebbero riguardare prodotti domestici oggetto di accordi volontari
riconosciuti a livello comunitario e/o nazionale.
- Acquisti di prodotti e servizi "verdi".
Con riferimento alle azioni legislative in ambito comunitario riguardanti il GPP (Green
Public Procurement) ed alle indicazioni contenute nel Sesto Programma Quadro della
Commissione europea in materia di acquisti di beni e servizi "verdi", si ritiene
significativo promuovere le diverse tipologie di apparecchi professionali a maggiore
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efficienza energetica, in sostituzione di quelli obsoleti, soprattutto presso tutte le strutture
pubbliche e private (asili, scuole, ospedali, università, ecc), al fine di ridurre i consumi
energetici di esercizio.
Le esperienze di analoghe iniziative condotte in altri Paesi dell’Unione europea hanno
mostrato che azioni di promozione della durata di un anno portano a benefici ambientali
limitati, mentre con azioni di promozione di 5 anni il risparmio energetico darebbe un
contributo significativo anche al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.
Iniziative di breve durata producono l’effetto negativo di “drogare” il mercato creando un
picco di domanda poi destinata a crollare.
I prodotti da promuovere
Le diverse azioni proposte da questo Rapporto indicano chiaramente che uno degli strumenti
di intervento più significativi, in termini di consistente riduzione dei consumi energetici
nazionali, è rappresentato dalle incentivazioni di mercato.
Il programma di incentivazione di frigoriferi, congelatori e loro combinazioni ad elevata
efficienza energetica e di caldaie a condensazione, contenuto nella Finanziaria 2007,
dimostra attenzione nei confronti di un settore industriale importante per l’Italia, leader
europeo nella produzione di elettrodomestici, e avvantaggia i consumatori, che possono così
godere dei benefici e del valore aggiunto dei nuovi prodotti in termini di migliori prestazioni e
ridotti consumi elettrici.
Gli sforzi compiuti dai produttori nella progettazione e nella produzione di elettrodomestici a
bassa intensità di energia (detersivi ed acqua) hanno prodotto significativi risultati anche in
altre categorie di apparecchi.
Riteniamo pertanto opportuna la promozione, attraverso gli strumenti di incentivazione sopra
menzionati, delle suddette tipologie di prodotto, in particolare:
- frigoriferi e congelatori domestici: promuovendo le classi di efficienza energetica A+ e
A++;
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- lavatrici: promuovendo la classe A + ed incentivando lo sviluppo e la diffusione di
prodotti a più alta efficienza energetica;
- lavastoviglie: promuovendo la classe A in grado di risparmiare, rispetto al lavaggio
manuale, più del 50% di energia elettrica e fino all’80% di acqua e incentivando lo
sviluppo e la diffusione di prodotti a più alta efficienza energetica;
- condizionatori domestici: promuovendo la classe A. Il raggiungimento di obiettivi
significativi in questo settore, di particolare interesse tenendo in considerazione le
previsioni sulla forte espansione di mercato dei prossimi anni (tra il 2005 ed il 2014
aumento del parco installato da 9 a 16 milioni di pezzi), richiede una sostituzione del
vecchio parco macchine installato con nuovi prodotti;
- riscaldamento dell’acqua calda sanitaria: possibilità di promuovere i nuovi scaldacqua
elettrici ad alta efficienza energetica (riduzione dei consumi del 10%) integrati con nuove
tecnologie ad esse complementari maggiormente efficienti (solare termico, pompe di
calore), in particolare nelle nuove abitazioni;
- riscaldamento ambiente domestico (gas): promuovendo gli apparecchi più efficienti, le
caldaie a condensazione e le pompe di calore.
- apparecchi professionali: promuovendo gli apparecchi più efficienti ed incentivando lo
sviluppo e la diffusione di prodotti a più alta efficienza energetica. Il loro peso energetico
elettrico, considerando cottura, freddo e lavaggio, rappresenta ¼ del settore domestico.
- caminetti e stufe a legna: promuovendo caminetti e stufe a legna con rendimento non
inferiore al 73%. Si stima che in Italia mediamente il consumo di legna si attesti sui 15-20
milioni di tonnellate annue e che tale consumo verrebbe dimezzato attraverso la
sostituzione dell’attuale parco installato con nuovi caminetti e stufe a legna ad elevata
efficienza.
Le necessarie misure di incentivazione energetica dovranno essere affiancate da adeguate
campagne informative rivolte al consumatore per rendere corretto sia il comportamento di
utilizzo che di acquisto.
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E' opportuno prevedere inoltre azioni di sorveglianza del mercato finalizzate alla verifica della
corretta dichiarazione delle prestazioni dei prodotti.
I dati
Nei due istogrammi che seguono si riporta una sintesi delle simulazioni in termini di consumi
al 2004 e trend per tipologia di apparecchio al 2016, in presenza o meno di incentivazioni di
mercato, rispettivamente per l’elettricità e il gas.
Consumi e trend con e senza ipotesi di incentivi - elettrico: 2004 - 2016
02000400060008000
100001200014000160001800020000
Frigor
iferi
+ con
gelat
ori
Lava
trici
Lava
stovig
lie
Forni
elettr
ici
Riscalda
mento ac
qua s
anitar
ia
Condiz
ionam
ento
domes
tico e
assim
ilato
Profes
siona
le fre
ddo
Profes
s. Cottu
ra el
ettric
a
Profes
s. Lav
aggio
Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 senzaincentiviGWh
Consumi 2016 conincentivi GWh
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Consumi e trend con e senza ipotesi di incentivi - gas: 2004 - 2016
Riscaldamento ambiente
0,000
2,000
4,000
6,000
8,000
10,000
12,000
14,000
16,000
18,000
20,000
Consumi 2004 MTep Consumi 2016senza
incentivazione MTep
Consumi 2016 conincentivi MTep
Riscaldamento ambiente
Profess. Cottura gas
0,000
0,200
0,400
0,600
0,800
1,000
1,200
Consumi 2004Mtep
Consumi 2016senza incentivi
Mtep
Consumi 2016con incentivi
Mtep
Profess. Cottura gas
La tabella successiva contiene una valutazione costi benefici di un'azione d'incentivazione del
mercato della durata di 8 anni.
Ad esempio con un incentivo stimato di 120 � per i frigoriferi, 80 � per i congelatori e 100 �
per le lavatrici (periodo di un anno e successiva azione con tax credits dal 2010), di 75 � per le
lavastoviglie (periodo di un anno e successiva azione con tax credits dal 2010), di 100 � per i
condizionatori e di 700 � per le caldaie a condensazione, il costo totale degli incentivi sarebbe
ampiamente bilanciato da un risparmio sulla bolletta energetica per i consumatori, da una
diminuzione di emissioni di CO2 e da un maggiore incasso IVA per lo Stato.
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Valutazioni costi benefici in 9 anni di azioni incentivanti 2008 – 2016 – domestico elettrico e gas
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni
[Gwh]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]
risparmio nazionale bolletta
consumatori cumulato
[milioni di �]
costo totale incentivi
[milioni di �]
maggiore incasso IVA [milioni di �]
FREDDO: refrigerazione + congelazione 19.492,20 4,29 9.746.100,00 3.118,75 1.320,00 119,00 Lavaggio biancheria 2.284,00 0,50 1.141.900,00 365,00 303,00 37,00 Lavaggio stoviglie 1.393,00 0,31 696.721,00 253,67 295,07 113,66 Forni elettrici 156,00 0,03 77.770,00 25,00 ND ND Acqua calda sanitaria 11.540,00 2,54 5.770.000,00 1.846,00 ND ND Condizionatori domestici 11.680,00 2,57 5.840.000,00 1.871,83 1.360,00 397,00 Totale 46.545,20 10,24 23.272.491,00 7.480,25
risparmio
cumulato in 9
anni
d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio
cumulato in 9
anni
d'incentivazioni
[tCO2]
risparmio
nazionale
bolletta
consumatori
cumulato
[milioni di �]
costo totale
incentivi
[milioni di
�]
maggiore
incasso
IVA
[milioni di
�]
Caldaie a
gas 10.352,000 24.223.739 7.577,68 3.150,00 743,00
Note:
I dati relativi all’acqua calda sanitaria, si riferiscono ad ipotesi di penetrazione di apparecchi
ad alta efficienza energetica associata ad una crescente integrazione con solare termico nelle
nuove abitazioni. Un ulteriore sviluppo tecnologico nel campo degli scaldacqua a ciclo
termodinamico (pompa di calore), porterebbe a scenari con una penetrazione più importante
del mix di nuove tecnologie.
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Per il condizionamento dell’aria le elaborazioni sono state limitate a apparecchiature per uso
domestico e assimilato. Tra il 2005 ed il 2014 si prevede un aumento del parco installato del
77,8% (in condizioni “business-as-usual”) porterebbe ad un aumento di consumo elettrico del
54,3 %). Affiancando agli incentivi un miglioramento tecnologico accelerato si potrà limitare
l'aumento dei consumi al 34,6 % nel 2014 e del 47% nel 2016.
Per il riscaldamento ambiente nel residenziale:
��nella sostituzione delle apparecchiature si prevede una forte penetrazione delle caldaie
convenzionali con efficienza pari a 3 stelle e con dispositivi di termoregolazione,
��nelle nuove case invece una forte ed immediata diffusione dei sistemi più efficienti
come le caldaie a condensazione e pompe di calore.
Valutazioni costi benefici in 9 anni di azioni incentivanti 2008 – 2016 – professionale elettrico e gas
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni
[Gwh]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]Freddo professionale 13.720,00 3,019 6.860.228Cottura elettrica professionale 9.185,00 2,021 4.592.387Lavaggio professionale 4.625,00 1,018 2.312.590Totale 27.530,00 6,06 13.765.205,00
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni [Gwh termici]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]Cottura gas professionale 16.830,00 3,703 8.415.000
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7.2 Il settore degli elettrodomestici e della climatizzazione termica e frigorifera
7.2.1 Le tipologie di prodotti
ELETTRODOMESTICI
Frigoriferi e congelatori
Lavatrici
Lavastoviglie
Forni
Scaldacqua elettrici
CLIMATIZZAZIONE TERMICA E FRIGORIFERA DOMESTICA E ASSIMILATA
Condizionatori domestici e assimilati
Riscaldamento ambiente
7.2.2 La situazione europea
La Commissione Europea nel suo studio “Libro verde sull’Efficienza Energetica – Fare più con
meno” cita l’industria del bianco come leader nel mondo per i risultati in termini di miglior
tecnologie sviluppate in accordo con gli standard minimi volontari e una serie di programmi di
etichettatura.
Nella tabella che segue vengono presentati:
- i risparmi di energia ottenuti nel 2003 in seguito a gli accordi volontari dell’industria di
settore,
- la stima dei risparmi energetici previsti nel 2010 in presenza o meno di politiche
addizionali di orientamento del mercato.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Tale simulazione mostra con chiarezza l’efficacia degli strumenti di incentivazione del mercato.
Tab. 1.1 Risparmi nel consumo di energia elettrica e tendenze nel settore dell’uso domestico dell’UE-15
Risparmi di
energia
elettrica nel
periodo 1992-
2003
(TWh/anno)
Consumi
2003
(TWh/anno
)
Consumi
2010
(politica attuale)
(TWh/anno)
Consumo nel 2010
Potenziale
disponibile (con
politiche
integrative)
(TWh/anno)
Lavatrici 10-11 26 23 14
Frigoriferi, congelatori 12-13 103 96 80
Forni elettrici - 17 17 15,5
Asciugatrici - 13,8 15 12
Scaldacqua elettrici * - 67 66 64
Lavastoviglie 0,5 16,2 16,5 15,7
Totale ND 243 233,5 201,2
Fonte: Commissione Europea (“Libro verde sull’Efficienza Energetica – Far più con meno”).
* Il potenziale di risparmio si riferisce soltanto alla riduzione delle perdite termiche conseguite
con un isolamento più spesso. Ulteriori risparmi possono provenire da una strategia di
controllo (termostati timer).
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Istogramma consumi di energia elettrica e tendenze nel settore dell’uso domestico dell’UE-15
0
20
40
60
80
100
120
Lava
trici
Frigor
iferi,
cong
elator
i
Forni
elettr
ici
Asciug
atrici
Scaldac
qua el
ettric
i *
Lava
stovig
lie
Consumo nel 2003
Consumo ne 2010(politica attuale)(TWh/anno)
Consumo nel 2010Potenziale disponibile(con politicheintegrative)(TWh/anno)
L’industria europea, per soddisfare le maggiori esigenze di benessere della società e per
allineare i prodotti alle direttive europee, ha investito più di 10 miliardi di euro in innovazione
(3 in Italia) negli ultimi 10 anni; investimenti destinati essenzialmente al miglioramento
dell’efficienza energetica che, dall’introduzione della direttiva sull’etichettatura energetica, ha
ottenuto un incremento di oltre il 35%.
Occorre considerare che circa un terzo delle apparecchiature installate in Europa hanno basse
prestazioni ed elevati consumi di elettricità, acqua e detersivo in quanto obsoleti (il numero di
apparecchi installati con più di 10 anni supera di tre volte il mercato europeo).
Nel 1995, il consumo totale di energia elettrica degli apparecchi domestici installati in Europa
ammontava a 264TWh, equivalenti all’immissione in atmosfera di circa 130 milioni di
tonnellate (Mtons) di CO2.
Tale consumo è stato contenuto a 230 TWh nel 2005; si è pertanto ridotto di circa 17 Mtons di
CO2, quantità che corrisponde approssimativamente all’anidride carbonica emessa da ben 9
nuove centrali termoelettriche di 500MW ciascuna. Tali traguardi sono stati raggiunti grazie
all’azione combinata dell’etichettatura energetica, obbligatoria in Europa, ed all’applicazione
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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degli accordi volontari73 sottoscritti dai costruttori CECED - European Committee of
Domestic Equipment Manufacturers.
7.2.3 Il quadro legislativo europeo
Ad oggi il panorama delle direttive specifiche di prodotto in attuazione della direttiva quadro
92/75/CEE sui criteri per l'indicazione del consumo di energia, è pressoché completa, infatti:
Frigoriferi
Congelatori
Lavatrici/
Asciugatrici Lavastoviglie
Forni
Elettrici
Condizionament
o
i)94/2/CE
etichettatura consumi
ii) 96/57/CE requisiti
di rendimento
energetico
iii) 2003/66/CE
modifica la 94/2/CE
definendo le classi
A++ e A+
i) 95/12/CE
etichettatura consumi
lavatrici
ii) 95/13/CE
etichettatura consumi
asciugabiancheria
iii) 96/60/CE
etichettatura consumi
lavasciuga
iiii) 96/89/CE Modifica
la 95/12/CE
i) 97/17/CE
etichettatura
consumi
i)
2002/40/CE
etichettatura
consumi
i) 2002/31/CE
etichettatura
consumi
Fonte: CECED ITALIA
73Accordi Volontari CECED: i membri CECED hanno sottoscritto un mutuo accordo al fine di immettere sul mercato europeo apparecchi a basso consumo energetico e consumo d’acqua (1997 lavatrici; 1999 lavastoviglie; 1999 scaldacqua elettrici; 2002 frigoriferi, congelatori e loro combinazioni; 2002 secondo accordo volontario sulle lavatrici)
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I costruttori aderenti al CECED sono inoltre impegnati per andare oltre la legislazione
cogente, attraverso accordi volontari stipulati con la Commissione Europea ed a traguardare
obiettivi di minima efficienza energetica per le diverse tipologie di prodotto:
In particolare:
Frigoriferi
Congelatori Lavatrici Lavastoviglie Scaldacqua
Accordo volontario
sulla riduzione dei
consumi di energia di
frigoriferi, congelatori
domestici e loro
combinazioni (2002)
i) Accordo volontario
sulla riduzione dei
consumi di energia di
lavatrici domestiche
(1997)
ii) Secondo Accordo
Volontario
sulla riduzione dei
consumi di energia di
lavatrici domestiche
(2002)
iii) Codice di Condotta
per la dichiarazione A+
(2002)
i) Accordo
Volontario
sulla riduzione dei
consumi di energia
di lavastoviglie
domestiche
(1999)
ii) Codice di
condotta per la
dichiarazione degli
apparecchi A+
(2002)
Accordo Volontario
sulla riduzione dei
consumi di energia
degli scaldacqua
elettrici domestici ad
accumulo (1999)
Fonte CECED
I miglioramenti di efficienza energetica ottenuti con gli sforzi dei costruttori sono stati
interamente da loro finanziati, con benefici per l’intera società, e hanno anche contribuito
significativamente al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto.
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E’ necessario tenere in considerazione che il risparmio energetico ottenuto dalla sostituzione
di un singolo elettrodomestico non è esiguo dato che tale risparmio deve essere moltiplicato
per più di 630 milioni di apparecchi installati in Europa.
I risparmi energetici ottenibili con il rinnovo del parco di elettrodomestici installato composto
da apparecchiature di nuova concezione, dimostrano che strumenti validi di orientamento del
mercato possono far raggiungere importanti obiettivi di salvaguardia dell’ambiente.
Le leve di mercato costituiscono la forza trainante per indirizzare il processo unitamente alla
corretta informazione dei consumatori.
Nell’ottica del risparmio energetico è inquadrata anche la Direttiva quadro 2005/32/CE EUP
(energy using products) che porterà all'elaborazione di specifiche comunitarie:
- per la progettazione eco-compatibile dei prodotti che consumano energia,
- a cui i prodotti che consumano energia, devono ottemperare per essere immessi sul
mercato e/o per la loro messa in servizio.
Tra i settori (“lotti”) ad oggi in esame da parte della Commissione Europea ci sono prodotti
quali: boilers, scaldacqua, apparecchi di refrigerazione domestica, lavatrici e lavastoviglie
domestiche.
7.2.4 I dettagli per categoria di apparecchio a livello europeo
Frigoriferi, congelatori
Nel 1995 gli apparecchi venduti in classe A avevano una scarsa penetrazione.
Nel 2002, il 47% era migrato nella classe A, il 35% in classe B e la classe G era svuotata.
Con l’emanazione della direttiva 2003/66/CE, che definisce le nuove classi di efficienza
energetica A+ e A++, al 2005 i prodotti venduti in queste classi ammontavano già al 10% del
totale dei frigoriferi e al 32% dei congelatori. Il risparmio energetico conseguito dal 1995 al
2005 equivale a 8TWh, pari a 4 Mtons di CO2 quantità di emissioni che possono essere
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200
altrimenti risparmiate togliendo durante la notte dalle strade europee ben 1,2 milioni di
automobili.
La categoria dei prodotti in oggetto ha un elevato potenziale di risparmio energetico
raggiungibile nei prossimi anni; lo studio promosso dalla Commissione Europea stima infatti
che nel 2010, rispetto al 2003, si risparmierebbero in Europa in presenza di incentivazioni di
mercato complessivamente 23TWh/anno di energia, equivalenti a 11.5 Mtons di CO2 (si veda
Tab. 1.1).
Distribuzione delle classi di consumo energetico negli apparecchi domestici di refrigerazione venduti nel mercato Europeo
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
GEA
1995
-I
1995
-II
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
A++A+ABCDEFG
Fonte CECED
Lavatrici
In seguito alla firma degli accordi volontari CECED tra i costruttori europei per la riduzione
dei consumi delle lavatrici, dal 1997 al 2001 l’elettricità risparmiata è stata di 5,7 TWh,
equivalenti a circa 2,8 Mtons di CO2. In circa 7 anni si è registrato un miglioramento della
media dell’efficienza energetica pari al 30%; nel 2001 infatti le lavatrici immesse sul mercato
consumavano mediamente 0,213 kWh/kg, mentre nel 1994 il consumo era pari a 0,30 kWh/kg.
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201
In base all’accordo volontario, le lavatrici che oggi hanno un consumo uguale o inferiore a
0,17 kWh/kg e un’efficacia di lavaggio in classe A possono utilizzare nel materiale
informativo il logo A+.
Distribuzione percentuale delle classi di efficienza energetica introdotte nel mercato europeo delle lavatrici dal 1996 al 2005
Fonte: CECED
La riduzione dei consumi di energia si accompagna alla riduzione dei consumi di acqua e
detersivi e di aumento delle prestazioni:
Riduzione dei consumo di acqua nelle lavatrici introdotte nel mercato europeo tra il 1985 e il 2005
1985 1990 1995 2000 2005130 106 79 61 49
WATER CONSUMPTION (litres)
Fonte CECED
Lavastoviglie
Dopo quattro anni dal lancio dell’accordo volontario CECED, il risparmio di energia ammonta
a 3,5 TWh, equivalenti a circa 1,8 Mtons CO2. Combinando i benefici derivanti dall’accordo
volontario si stima che per l’anno 2010 si eviterà di immettere in atmosfera ben 3 Mtons di
CO2.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
202
Energy Consumption DishwashersCECED Database Dishwashers (EU15 only)
1,248
1,0661 1,0551
0,96190,917
0,8784750730,85
1,4827
1,3932
1,3072
1,2363
1,162
1,106573248 1,087
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
1,1
1,2
1,3
1,4
1,5
1,6
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
[kWh/
cycle
]
12 place settings
9 place settings
Fonte CECED
Forni elettrici
La direttiva 2002/40/CE ha reso obbligatoria l’etichettatura energetica per i forni elettrici.
A fronte della sua introduzione si prevede un sensibile incremento delle efficienze nei prodotti
con un conseguente risparmio energetico di 1,5 TWh/anno, raggiungibile nel 2010 (si veda
Tab. pagina 8).
Trend consumi energetici nell’Unione Europea:
Fonte CECED
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203
7.2.5 La situazione italiana
Prodotti obsoleti Lo sforzo di innovazione compiuto dai costruttori ha fatto sì che si creasse una forbice tra
l’offerta dei miglior prodotti ed il parco installato. I costruttori infatti rinnovano mediamente le
proprie piattaforme tecnologiche ogni 5-7 anni mentre il consumatore sostituisce un
elettrodomestico vecchio con uno nuovo dopo almeno 10 – 13 anni di vita e ritiene un vanto
cambiare un elettrodomestico che abbia più di 20 anni. Lo stile di consumo è nettamente in
controtendenza rispetto a beni durevoli quali automobili personal computer e telefoni cellulari.
I consumatori europei non dimostrano di essere sensibili ai vantaggi derivanti dalla
sostituzione di apparecchi obsoleti con apparecchi di nuova generazione benché ciò
consentirebbe loro di risparmiare anche più di 50 Euro all’anno tra energia elettrica e acqua.
Infatti mentre il punto di breakeven ambientale si raggiunge secondo studi CECED74 in 3-4
anni per la lavatrice e 1-6 anni per le apparecchiature del freddo, il punto di breakeven
economico per il consumatore invece si raggiunge più tardi (5 anni per la lavatrice 8-10 anni
per i frigoriferi). Questo rende di fatto la sostituzione del vecchio apparecchio poco appetibile
per il consumatore in assenza di incentivi.
In Italia il risparmio energetico stimato è ancor più consistente considerando il prezzo
crescente delle fonti di energia fossili di cui il paese è fortemente dipendente.
Il futuro del mercato
Nessuna industria può mantenersi competitiva sul mercato a fronte di lenti ed inadeguati
ritorni degli investimenti.
Il futuro sembra disegnare un lento ed inesorabile declino in quanto i costruttori dovrebbero
adeguare le proprie produzioni alle nuove direttive comunitarie ambientali sempre più
stringenti, non disponendo delle risorse necessarie. In questa situazione la concorrenza
internazionale agguerrita per condizioni paese decisamente più favorevoli rispetto all’Italia e
in assenza di sistematici controlli di mercato che verifichino qualità, sicurezza e prestazioni,
non potrà che conquistare spazi sempre più ampi.
74 Oko-Institute 2004-2005
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204
Il mercato
La produzione di apparecchi domestici rappresenta un settore industriale di punta per
l’economia italiana.
Il macro comparto del domestico e professionale, per molti importanti aspetti tra loro correlati,
raggruppa infatti oltre un centinaio di aziende con un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro.
Nel domestico tra i 14 maggiori gruppi industriali presenti in Europa, ben 6 sono italiani o
hanno in Italia importanti basi produttive.
Negli ultimi anni si è delineato un quadro difficile per il settore, caratterizzato da una
contrazione dei livelli produttivi – imputabile agli alti costi di produzione che hanno spinto le
maggiore imprese a localizzare impianti produttivi vicino ai mercati esteri in fase di maggiore
sviluppo - e da un clima economico che penalizza la capacità di spesa delle famiglie italiane.
In questo contesto, i produttori italiani hanno tuttavia dedicato crescenti investimenti per
apportare significativi miglioramenti agli apparecchi prodotti, soprattutto in termini di
risparmio energetico, anche recependo le indicazioni delle Direttive Europee in materia.
Attualmente si stima che in Italia gli apparecchi (tra frigoriferi, congelatori, lavabiancheria,
lavastoviglie, forni elettrici, condizionatori) con oltre 10 anni di età - e quindi ad elevato
assorbimento energetico - costituiscano ancora il 25% del parco elettrodomestico e che
ammontino a circa 20 milioni di pezzi.
Si riporta di seguito la distribuzione percentuale degli apparecchi venduti per classe energetica
nel 2006 in Italia.
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205
Totale Italia – Anno 2006 - % vendite (unità)
Frigorifer
i Freezers Lavatrici Lavastoviglie
Forni
elettrici
Condizionatori
d’aria
A ++ 0,5 0,7 0,0 0,0 0,0
A + 11,1 34,2 28,3 0,0 0,0 0,0
A 61,4 27,4 61,0 93,1 34,3 33,7
B 19,6 13,0 4,0 4,9 21,3 6,5
C 5,6 20,3 5,2 0,8 2,0 18,6
Altri 1,8 4,4 1,5 1,2 42.4 41,2
Fonte GFK
In tale contesto industriale, lo sviluppo e la diffusione di prodotti efficienti e con consumi più
bassi costituiscono esigenze primarie per contribuire ad una politica di sostenibilità energetica
e da sempre costituiscono importanti leve per competere.
A tal proposito sono assai significativi i dati di raffronto tra il 1995 e il 2005, che vedono un
incremento dell’efficienza energetica dei grandi apparecchi domestici di circa il 35%, a fronte
di una riduzione dei consumi sul mercato di circa il 12%, nonché di un aumento degli
investimenti del 25% con pari diminuzione del margine netto (-25%).
I produttori di elettrodomestici sono infatti da sempre coinvolti nel tema della sostenibilità
ambientale e lavorano molto nella direzione della diminuzione dei consumi di energia delle
apparecchiature. Oggi è fondata la preoccupazione che la dipendenza energetica dell’Europa
condizioni drammaticamente le crescite economiche dei vari paesi - in particolare dell’Italia -
e la qualità della vita dei cittadini ne subisca importanti contraccolpi.
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206
Il peso “energetico” del settore
Il settore residenziale rappresenta circa il 20-22% dei consumi energetici per gli impieghi
finali totali nazionali, con una prevalenza di utilizzo del gas (circa 62%) rispetto alle altre fonti
energetiche.
Sommando il contributo delle singole apparecchiature per i consumi elettrici domestici risulta
che almeno 58% dei consumi residenziali elettrici è imputabile al settore degli elettrodomestici
(il rilevante contributo del condizionamento è incluso nella voce “altri usi").
Distribuzione dei consumi energetici domestici in Italia
Riscaldamento acqua calda; 18%
Riscaldamento ambienti; 3%
Servizi generali; 7%
Usi cucina; 3%
Lavaggio; 12%Refrigerazione; 18%
Illuminazione; 13%
Altri usi ; 26%
Elaborazione CECED Italia su dati TERNA
7.2.6 Sincronia investimenti e domanda e orientamento del mercato
Se l’Italia vuole rispettare gli obiettivi nazionali previsti dal protocollo di Kyoto
sull’emissione dei gas-serra è necessario che i produttori di elettrodomestici e le istituzioni
collaborino per raggiungere lo scopo. I produttori hanno investito in passato ingenti somme
per migliorare l’efficienza energetica degli elettrodomestici, ma la domanda di apparecchi ad
elevata efficienza non è al passo con l’incremento tecnologico. I consumatori infatti
acquistano un nuovo apparecchio solo nel caso in cui si rompa quello di cui sono in possesso e
al momento dell’acquisto di un prodotto nuovo non valutano con attenzione i risparmi che si
ottengono con un apparecchio di ultima generazione.
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207
E’ quindi necessario che le politiche nazionali vengano focalizzate sulla trasformazione del
mercato, per giustificare da una parte nuovi investimenti delle aziende in apparecchi ad alta
efficienza e dall’altra per creare una cultura dell’efficienza energetica nei consumatori come
vantaggio per l’uso privato e la società.
Nella visione dei produttori di elettrodomestici, il programma deve essere basato su
finanziamenti a lungo termine, attraverso misure di sostegno di seguito elencate. Se tali misure
sono di breve durata, si ottiene l’effetto negativo di “drogare” il mercato creando un picco di
domanda poi destinata a crollare. Le esperienze di analoghe iniziative condotte in altri paesi
dell’Unione Europea insegnano che in un anno i risultati ecologici sono limitati, mentre in 5
anni il risparmio energetico darebbe un contributo significativo al raggiungimento degli
obiettivi di Kyoto.
SGRAVI FISCALI PER L’INDUSTRIA:
Sgravi fiscali diretti a favore dell’industria dell’elettrodomestico possono determinare uno
scenario con rapidi riscontri sia per i produttori che per i consumatori.
I produttori, per poter godere dei benefici fiscali sarebbero impegnati ad immettere sul
mercato una gamma completa di elettrodomestici con prestazioni energetiche di alto livello.
Le dirette conseguenze di tali misure sarebbero quelle di focalizzare l’interesse industriale
sulla ricerca e sull’ingegnerizzazione di prodotti di alta/altissima fascia.
I benefici ottenuti sono molteplici: dal lato imprese il miglioramento del conto economico e
della competitività e dal lato mercato il ricambio dello stock con un drastico
ridimensionamento della bolletta nazionale. Gli sgravi fiscali liberano investimenti addizionali
dei produttori per migliorare ulteriormente i loro prodotti e offrirli a prezzi competitivi,
stimolando così la domanda di sostituzione. Questo fattore determinerebbe la scelta per le
aziende di elettrodomestici di mantenere i loro siti produttivi in Europa e giustificare, nel
contempo, nuovi investimenti.
Significativo, in tal senso, è il caso degli Stati Uniti. Lo Us Energy Act dell'8 agosto 2005 (Sec
1334) ha infatti messo a disposizione dei produttori sgravi fiscali (tax credits) per gli anni
2006 e 2007 fino a 100 dollari per lavabiancheria e lavastoviglie etichettate Energy Star. Gli
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sgravi fiscali ammontano a 75 dollari per frigoriferi e congelatori che, in kWh, consumano dal
15 al 20% in meno rispetto a quelli del 2001. Lo sgravio sale a 100 dollari se il risparmio è tra
il 20 e il 25% e a 175 dollari per i modelli che risparmiano oltre il 25%. Il numero di prodotti
ammessi agli sgravi fiscali viene determinato calcolando la differenza tra la produzione
nell’anno solare 2006 o 2007 e la media della produzione dei tre anni precedenti. In ogni caso,
gli sgravi fiscali per ogni produttore non possono superare il totale annuo di 75 milioni di
dollari. Gli sgravi fiscali contribuiscono, di conseguenza, ad incrementare la produzione e le
vendite di prodotti con la massima efficienza energetica.
Anche la Commissione Europea ha approvato lo scorso 19 ottobre un piano di azione
articolato per l’efficienza energetica che contiene, tra gli altri, lo stesso principio ispiratore.
Infatti, si introducono ‘tax credits’ per le imprese che producono beni certificati (ad esempio
‘EU labelling scheme’) dal punto di vista dell’efficienza energetica; una raccomandazione
prevede di armonizzare i livelli ed i limiti di applicazione negli Stati Membri.
Esiste tuttavia la necessità di verificare a livello comunitario la fattibilità di attuazione di
questo strumento per perseguire quanto prima azioni di innovazione tecnologica sui prodotti.
DEDUZIONE/DETRAZIONE FISCALE:
Possibilità per l’utente finale di poter dedurre/detrarre fino al 50% del valore d’acquisto di un
elettrodomestico ad alta efficienza energetica.
E’ noto infatti che il consumatore continua a dimostrarsi maggiormente sensibile al primo
prezzo piuttosto che ispirare la propria scelta ai benefici ambientali. Non si dimentichi che il
reddito disponibile e la capacità di acquisto delle famiglie si è consistentemente ridotto dopo
l’introduzione dell’euro. Occorre quindi creare una leva per anticipare la domanda di
sostituzione e per indirizzarla in fascia alta.
INCENTIVI ALLA SOSTITUZIONE:
Concessione di incentivi selettivi per l’acquisto di apparecchi ad alta efficienza sia per la
prima installazione sia a fronte della sostituzione/rottamazione di un prodotto analogo. In
Europa vi sono già stati esempi di successo: in particolare in Olanda e Belgio oggi
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sostanzialmente la scelta del consumatore è solamente orientata alle classi A, A+, A++. Anche
in Italia alcune esperienze locali hanno dimostrato la bontà della misura.
E’ fondamentale che l’incentivazione non sia limitata ad un arco temporale ridotto,
tipicamente un anno o meno, ma copra un consistente periodo, almeno 3 – 5 anni, tale che gli
effetti negativi di una temporanea anticipazione della domanda siano sostituiti da una
armonica migrazione del mercato e del riorientamento delle abitudini d’acquisto e d’uso.
Gli incentivi comportano oneri immediati per lo stato ma il ritorno dell’investimento è sicuro
per maggior gettito di IVA e per il minor import di petrolio; ENEA con un proprio studio
indipendente già nel 2002, nell’ambito dell’ipotesi degli incentivi Ronchi, ha ampiamente
dimostrato la tesi esposta.
Si stima che in Europa vi siano ben 188 milioni di elettrodomestici obsoleti75 ed in Italia
almeno 50 milioni.
CERTIFICATI BIANCHI E SVILUPPO DEL MERCATO RELATIVO:
I Decreti del luglio 2004 adottati congiuntamente dall’allora Ministero delle Attività
Produttive e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio hanno introdotto un
sistema innovativo finalizzato alla promozione dell’uso efficiente delle risorse e del risparmio
energetico; tale sistema si fonda su un meccanismo di mercato incentrato sullo scambio di
titoli che attestano il risparmio energetico conseguito, ovvero i Titoli di Efficienza Energetica
(TEE), conosciuti anche come “certificati bianchi”.
E’ importante sottolineare che l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha confermato per il
2007 l’erogazione di un contributo pari a 100 euro per tonnellata equivalente di petrolio (tep),
risparmiata attraverso iniziative e tecnologie mirate ad un utilizzo sempre più efficiente
dell’energia, applicate presso i consumatori. Tali obiettivi sono pari a circa 625.000 tep;
complessivamente, dunque, il contributo annuale deliberato dall’Autorità è pari a oltre 62
milioni di euro.
E’ chiaro che il macrosettore degli apparecchi domestici e professionali può potenzialmente
contribuire in modo rilevante al raggiungimento degli obiettivi nazionali collaborando 75 Per obsoleti si intendono tutti gli apparecchi venduti prima dell'entrata in vigore della disposizione relativa ai requisiti di rendimento energetico ed etichettatura degli apparecchi (cioè prima di novembre '99)
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direttamente con le utilities elettriche/gas e le ESCO per la presentazione di progetti che
prendano in considerazione elettrodomestici oggetto di etichettatura e rientranti nelle classi A,
A+,A++. Altri progetti potrebbero riguardare prodotti domestici oggetto di accordi volontari
riconosciuti a livello comunitario e/o nazionale.
CECED Italia ha in essere il progetto di costituzione di una E.S.CO tesa in particolare, ad
ideare, sostenere e promuovere progetti di efficienza energetica relativi al mercato degli
elettrodomestici. La E.S.CO si configura come soggetto giuridico a sé stante che opera per
nome e per conto delle aziende ad essa correlate il cui intento è di reinvestire i corrispettivi
derivanti dalla vendita dei certificati bianchi in progetti di efficienza energetica, direttamente a
favore del consumatore. I benefici diretti generati saranno rappresentati dal contributo che sarà
fornito alla cosiddetta market transformation, in termini sia di incremento della diffusione di
apparecchi efficienti presso gli utenti finali, sia di spinta esercitata sull’industria nella
direzione del progressivo abbandono della produzione degli apparecchi più energivori.
7.2.7 Controlli di mercato e ruolo dell’utente finale
Per il raggiungimento di risultati significati del piano di efficienza energetica nazionale, a
fianco delle azioni orientate sia a sostituire il parco macchine obsoleto con macchine ad alta
efficienza energetica, sia a spingere le imprese verso una ricerca di innovazione tecnologica
per il miglioramento delle performance dei diversi apparecchi, è opportuno tenere in stretta
considerazione alcuni elementi che possono portare ad un miglioramento dei risultati finali:
Controlli di mercato
è opportuno prevedere azioni di sorveglianza del mercato volte a verificare la corretta
dichiarazione delle prestazioni dei singoli apprecchi.
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Ruolo dell’utente
La continua ricerca e sviluppo portata avanti dalle aziende del settore ha portato negli ultimi
anni al raggiungimento di significativi obbiettivi in termini di risparmi energetici e consumi
idrici con ricadute positive per il consumatore finale. E’ proprio quest’ultimo, in funzione
delle modalità di utilizzo degli apparecchi, a valorizzare in modo più o meno positivo le
potenzialità dei prodotti e quindi a beneficiare dei risultati ottenibili. Per questo motivo è
importante perseguire azioni di formazione/informazione e sensibilizzazione sul corretto
utilizzo e acquisto dei diversi apparecchi al fine di permettere al consumatore finale di
beneficiare in termini di consumi ma soprattutto di risparmi economici domestici.
7.2.8 Stime, consumi e trend previsionali
Schede di approfondimento per categorie di prodotto
APPARECCHI DEL FREDDO E DEL LAVAGGIO DOMESTICO
Negli istogrammi che seguono è riportata la distribuzione percentuale delle vendite di
apparecchiature nel primo semestre 2006 suddivisa per classi di efficienza energetica (dati
GFK).
Percentuali vendite primo semestre 2006 per classi di efficienza energetica
Frigoriferi
0
10
20
30
40
50
60
70
A ++ A + A B C Others
Fonte: GFK
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Freezers
0
5
10
15
20
25
30
35
A ++ A + A B C Others
Fonte: GFK
Lavatrici
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
A B C Others
Fonte: GFK
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Lavastoviglie
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
A B C Others
Fonte: GFK
Le classi energetiche più elevate sono caratterizzate, differentemente da tutte le altre,
dall’avere un limite di consumo inferiore ma non superiore; ciò comporta, come nel caso delle
lavatrici, che apparecchi con efficienze superiori alla media della classe A debbano essere
dichiarate in tale classe al pari di apparecchiature meno efficienti
L’industria raggruppata nell’associazione europea CECED ha proposto a suo tempo alla
Commissione Europea di introdurre delle nuove classi di efficienza energetica A+ e A++
analogamente ai frigoriferi anche alle lavatrici, tuttavia la Commissione non ha accettato la
proposta.
Nel 2002 i costruttori aderenti a CECED hanno siglato un “codice di condotta” che prevede
per quelle lavatrici che hanno un consumo uguale o inferiore a 0,17 KWh/Kg in congiunzione
ad un classe A di efficacia di lavaggio, la possibilità di pubblicizzare – nei cataloghi, siti
internet, e nel merchandising in generale - la macchina come super efficiente e quindi in classe
A+; per tali tipologie di macchine la classe di efficienza energetica dichiarata in etichetta
rimane tuttavia la classe A in accordo alla normativa vigente.
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Nel grafico sottostante – elaborazioni di dati GFK - si può constatare la distribuzione della
classe di efficienza energetica qualora il codice di condotta CECED fosse integrato all’interno
della direttiva sull’etichettatura energetica.
Percentuali vendite primo semestre 2006 per classi di efficienza energetica
Lavatrici
0
10
20
30
40
50
60
70
A ++ A + A B C Others
Fonte: GFK
Per le stime dei consumi che seguono al 2004 in condizioni di “business as usual” al 2014 e
2016 si è assunto che il parco installato medio in quegli anni sia del tutto similare, per
distribuzione percentuale in classi di efficienza energetica, a quanto venduto un dozzina di
anni prima (vita media delle apparecchiature) .
Si è poi fatta una proiezione al 2014 e al 2016 del consumo del parco a seguito di una azione
incentivante da parte del Governo.
FRIGORIFERI CONGELATORI
Riportiamo di seguito una sintesi dei consumi e gli scenari previsionali al 2014 nelle ipotesi
“business as usual” e di incentivazioni di mercato dirette al consumatore, con le rispettive
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215
percentuali di miglioramento dei consumi per il freddo come sintesi per tutto il comparto
(frigoriferi e congelatori).
Segue una tabella di dettaglio per frigoriferi, congelatori con l’estensione delle valutazioni al
2016.
Scenari 2014 Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
FREDDO: refrigerazione + congelazione
parco installato
consumo totale [GWh]
Consumo totale [Mtep]
Risparmio % su 2004
Risparmio % su 2014 senza incentivi
dati 2004 32.797.809 15.291,99 3,36 0,00% 0proiezioni 2014 senza incentivi 37.702.712 14.011,52 3,08 -8,37% 0proiezioni 2014 con incentivi: - aumento parco installato- diminuzione domanda unitaria 37.702.712 10.070,50 2,22 -34,15% -28,13%
*Mtep: energia primaria
Scenari 2004-2014-2016 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Frigoriferi 25.837.518 12.402 28.260.409,00 10.533,83 7.606,60 2.927,23 27,8% 28.544.988 9.920 6.875 3.045 30,7%Congelatori 6.960.291 2.890 9.442.303,00 3.477,69 2.463,90 1.013,79 29,2% 10.179.951 3.329 2.475 854 25,6%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
LAVASTOVIGLE
I consumi annuali delle lavastoviglie, sono calcolati sulla base di 260 cicli annui, leggermente
superiore a quanto definito nelle Direttive Etichettatura Energetica 97/17/CE, per tenere
conto dell’effettivo utilizzo del consumatore.
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Come si può vedere dagli istogrammi sopra riportatati relativi alle vendite odierne suddivise
per classi di efficienza energetica, già oggi la maggior parte delle lavastoviglie vendute si
colloca nelle più elevate classi di efficienza energetica.
Tuttavia la lavastoviglie ha ancora una bassa diffusione presso le famiglie italiane (42%).
Pertanto un’azione di incentivazione dei prodotti in classe A porterebbe al duplice vantaggio
di sostituzione del parco obsoleto più energivoro ed in generale più inquinante (maggiori
consumi oltre che di energia anche di detersivi e acqua) e all’aumento della penetrazione
nelle famiglie che potrebbe ad una riduzione del lavaggio a mano. Si stima infatti che un
apparecchio in classe A è in grado di risparmiare, rispetto al lavaggio manuale, più del 50%
di energia elettrica e all’80% di acqua (studio condotto dall’Università di Bonn da Rainer
Stamminger e altri). Tale risparmio corrisponderebbe in 9 anni (2008-2016) ad un risparmio
cumulato circa 5 MWh (2,6 milioni di tonnellate di CO2) e a 258 milioni di metri cubi di
acqua.
Ipotesi di incentivazione + Tax Credit
Il progetto più efficace volto a ridurre i consumi delle lavatrici e si articola attraverso due
azioni principali:
1 - Spingere un veloce cambio del parco installato utilizzando tecnologia attuale (A)
2 - Spingere i produttori ad innovare il prodotto attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie che
permettano di ridurre i consumi delle lavabiancheria portando ad una macchina A
“superlativa”. La creazione di un percorso che integri la nuova dichiarazione Energy Label ad
incentivi all'innovazione, rappresenta un utile strumento di sviluppo.
Incentivo al Consumo
Anno di erogazione: 2008
Modalità di Erogazione: o tramite coupon o come Freddo 2007 (finanziaria - preferibile
coupon).
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
217
Importo da Erogare: 75 � (rilevante per portare il consumatore a cogliere l'occasione
di cambiare eldom obsoleto).
Tax Credit
Anno di erogazione: 2010 - 2015
Modalità di Erogazione: direttamente a produttore o importatore. Da sviluppare tutto il
sistema di controllo (dei prodotti e del venduto).
Importo da Erogare: 100 � (rilevante per avere effetto sugli investimenti dei
produttori).
Prodotti incentivabili: Superiori classe A superlativa
Benefici ottenuti con incentivazione + Tax credit
2004 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Parco (x1000) 8.395 9.753 10.261 10.824 11.389 11.957 12.581 13.245 13.947 14.686 15.425Consumo (kWh) 1,51 1,33 1,26 1,20 1,16 1,13 1,11 1,09 1,08 1,06 1,05Consumo Annuo (GWh) 3.163 3.251 3.240 3.247 3.316 3.375 3.485 3.621 3.751 3.893 4.041
Mix Classi InstallatoSuper A 0% 0% 0% 0% 1% 3% 6% 11% 16% 20% 24%A 21% 46% 58% 70% 77% 83% 84% 82% 80% 77% 74%> A 79% 54% 42% 30% 22% 14% 10% 8% 5% 3% 1%
Saving vs BAU (GWh) 0 -64 -128 -136 -150 -147 -142 -169 -207 -251
La prima azione ha l’effetto di spostare velocemente il mix di vendita verso la Classe A e di
anticipare la sostituzione dei prodotti più energivori (effetto rilevato nel mercato Italia dei
frigoriferi grazie agli incentivi concessi dalla Finanziaria 2007).
La seconda, incentrata sull’incentivazione all’innovazione (si ipotizza una classe energetica A
superlativa 0,85 kWh/ciclo), consente l’industria di beneficiare di reali finanziamenti per la
ricerca e lo sviluppo. L’azione genera un effetto di spinta all’aumento del mix con
conseguente riduzione dei consumi elettrici (a decorrere dal 2017 si può ipotizzare una
campagna di incentivazione sul consumatore per completare il ciclo di introduzione delle
nuove macchine super efficienti).
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Saving vs BAU GWh Tep TCO2Periodo 2007-2016 1.393 0,307 696.721
Saving vs BAU 2016Anno Finale (GWh) -251
-6% Nei saving sono contabilizzati anche i risparmi in bolletta dei consumatori (tariffa 0,16
euro/kWh)
Incent al
consumo
Tax
Credit
� (x 1000) 2008-2009
2010 -
2015 Totale
Incentivazione Diretta 226.657 68.417 295.074
Risparmio Bolletta 30.725 222.951 253.675
Aumento IVA 30.792 82.867 113.659
Maggiore Gettito
Fiscale
9.775 60.267 70.042
Saving Operazione -155.365 297.668 142.303
Pertanto riassumendo:
Scenari 2014 Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Lavaggio stoviglie
parco
installato
consumo
totale
[GWh]
consumo
totale [Mtep]
Risparmio %
su 2004
Risparmio
% su 2014
senza
incentivi
dati 2004 8.395,00 3.163,00 0,70 0,00%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
219
proiezioni 2014 senza
incentivi 13.947,00 3.920,00 0,86 0,04%
proiezioni 2014 con
incentivi:
- aumento parco
installato
- uguale domanda
unitaria 13.947,00 3.751,00 0,83 -4,27% -4,31%
*Mtep: energia primaria
Scenari 2004-2014-2016 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
lavastoviglie 8.395,00 3.163,00 13.947 3.920 3.751 169 4,3% 15.425 4.292 4.041 251 5,8%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
LAVABIANCHERIA
Consumi:
I dati che seguono si riferiscono a ipotesi di consumo calcolati in accordo alla norma EN
60456: Clothes washing machines for household use – methods for measuring performances.
In particolare:
• tutto il parco è considerato con capacità di carico 5 kg.
• Tutti i consumi sono considerati sul ciclo standard 60° C (dichiarazione Energy Label).
• Lavaggi Annui considerati: 250 cicli.
• I prodotti in Classe A+, considerando che sono tutti elettronici e prodotti a partire dal 2002
- 2003 beneficiano nella dichiarazione dei consumi di un 5% collegato all'utilizzo reale più
ottimizzato.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
220
• Ipotesi di vita media dei prodotti: 12 anni.
Per quanto riguarda i dati di vendite e parco macchine istallato, i dati fanno riferimento a
banche dati GFK e CECED
Si sottolinea che l’elettronica a bordo macchina consente, grazie ai sensori che pesano i panni
presenti nel cestello, di risparmiare in consumi di acqua, detersivo e fino al 30% energia, qualora
il quantitativo di bucato da lavare sia inferiore rispetto al peso massimo dichiarato dal costruttore.
Business as Usual – Situazione senza incentivazione
Il mercato Italiano è caratterizzato da una forte concentrazione dell’offerta di Lavatrici ad alta
efficienza energetica.
A fine 2006 il mix risulta pari a:
2006 2016
A+ 30% 60%
A 63% 40%
B 3% -
C 4% -
Fonte GFK
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
221
Trend di vendite Classe A+ in situazione di BAU (2006 – 20016)
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%110%
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Trend di vendite Classe A+ in situazione di BAU (2004 – 20016)
2004 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Parco (x1000) 21.374
22.21
1
22.64
6
23.00
4
23.24
1
23.49
7
23.74
2
24.13
5
24.56
8
24.97
1
25.42
5
Consumo
(kWh) 1,24 1,13 1,09 1,06 1,02 0,99 0,96 0,93 0,92 0,90 0,89
Consumo
Annuo (GWh) 6.631 6.269 6.192 6.083 5.927 5.795 5.684 5.638 5.625 5.625 5.665
Mix Classi
Installato
A+ 1% 9% 12% 16% 20% 25% 29% 34% 38% 43% 47%
A 24% 40% 44% 48% 52% 55% 56% 56% 55% 53% 51%
> A 75% 51% 43% 36% 27% 20% 14% 10% 6% 4% 3%
Mix Vendite
A+ 13% 35% 40% 45% 50% 50% 55% 55% 55% 60% 60%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
222
A 70% 58% 57% 52% 49% 50% 45% 45% 45% 40% 40%
> A 17% 7% 3% 3% 1% 0% 0% 0% 0% 0% 0%
Applicando questo trend di cambio di Mix al trend di crescita delle vendite di lavabiancheria
si ottiene una riduzione dei consumi pari a (incluso l’aumento di parco):
2007 2011 2016
Consumo GWh / Anno 6.269 5.795 5.665
Delta vs 2007 -7% -10%
Saving 2016 vs 07
Anno Finale (GWh) -604
-10%
Nei prossimi anni (2007 ÷ 2016), in mancanza di un piano di incentivazione, basandosi
sull’esperienza di altri prodotti, si può stimare una crescita costante delle vendite delle
macchine in classe A+ fino ad un massimo del 60%.
Ipotesi di incentivazione + Tax Credit
Il progetto più efficace volto a ridurre i consumi delle lavatrici e si articola attraverso due
azioni principali:
- Spingere un veloce cambio del parco installato utilizzando tecnologia attuale (A+).
- Spingere i produttori ad innovare il prodotto attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie che
permettano di ridurre del 20% i consumi delle lavabiancheria per i prossimi anni verso una
macchina A superlativa. La creazione di un percorso che integri la nuova dichiarazione
Energy Label ad incentivi all'innovazione, rappresenta un utile strumento di sviluppo.
Con riferimento ai prossimi scenari legislativi comunitari (EUP), alla revisione
dell’etichettatura energetica (Energy Label), all’introduzione di un’elettronica sempre più
spinta nelle macchine ed alla razionalizzazione delle modalità d’utilizzo della macchina
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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(lavaggi a 30°, funzione ½ carico), è possibile raggiungere un’innovazione di prodotto tale
da garantirne un reale miglioramento in termini di consumi energetici fino ad un -20%.
Incentivo al Consumo
Anno di erogazione: 2008
Modalità di Erogazione: o tramite coupon o come Freddo 2007 (finanziaria - preferibile
coupon).
Importo da Erogare: 100 � (rilevante per portare il consumatore a cogliere l'occasione
di cambiare eldo obsoleto).
Tax Credit
Anno di erogazione: 2010 - 2014
Modalità di Erogazione: direttamente a produttore o importatore. Da sviluppare tutto il
sistema di controllo (dei prodotti e del venduto).
Importo da Erogare: 100 � (rilevante per avere effetto sugli investimenti dei
produttori).
Prodotti incentivabili: Superiori classe A superlativa (-24% su
Classe A attuale)
Per le future macchine si considera in utenza un ulteriore saving
del 5%. In realtà (trend di utilizzo cicli a freddo e livelli medi di
carico, tali dati sono addirittura prudenziali).
Benefici ottenuti con incentivazione + Tax credit
2004 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Parco (x1000) 21.374 22.21
1 22.64
6 23.00
4 23.24
1 23.49
7 23.74
2 24.135 24.568
24.971
25.425
Consumo (kWh) 1,24 1,13 1,07 1,03 1,00 0,96 0,92 0,89 0,86 0,84 0,82 Consumo Annuo (GWh) 6.631 6.269 6.036 5.941 5.792 5.633 5.475
5.370 5.290
5.222 5.192
Mix Classi
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Installato A “superlativa” 0% 0% 0% 0% 0% 2% 5% 9% 14% 18% 22% A+ 1% 9% 18% 24% 30% 37% 42% 46% 50% 54% 56% A 24% 40% 43% 43% 43% 42% 39% 35% 31% 25% 19% > A 75% 51% 40% 33% 26% 19% 13% 9% 6% 3% 2% Mix Vendite A “superlativa” 0% 0% 0% 0% 6% 21% 36% 46% 50% 50% 50% A+ 13% 35% 72% 83% 89% 79% 64% 54% 50% 50% 50% A 70% 58% 28% 17% 6% 0% 0% 0% 0% 0% 0% > A 17% 7% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% Saving vs BAU (GWh) 0 -156 -142 -135 -162 -209 -268 -335 -403 -472
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
225
Andamento del mercato con introduzione Classi Super efficienti (A+ e A superlativa)
0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%
100%
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Classi A+ & A+++ Classe A+++
La prima azione ha l’effetto di spostare velocemente il mix di vendita verso la Classe A+ e di
anticipare la sostituzione dei prodotti più energivori (effetto rilevato nel mercato italia dei
frigoriferi grazie agli incentivi concessi dalla Finanziaria 2007).
La seconda, incentrata sull’incentivazione all’innovazione (si ipotizza una classe energetica A
superlativa - 0,72 kWh/ciclo – 5 kg), consente l’industria di beneficiare di reali finanziamenti
per la ricerca e lo sviluppo. L’azione genera un effetto di spinta all’aumento del mix con
conseguente riduzione dei consumi elettrici (a decorrere dal 2017 si può ipotizzare una
campagna di incentivazione sul consumatore per completare il ciclo di introduzione delle
nuove macchine super efficienti).
Saving vs BAU GWh MTep TCO2
Periodo 2007-2016 -2.284 -0,50 -1.142.000
Saving vs BAU 2016 vs 07
Anno Finale (GWh) -1.077
-17%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
226
Nei saving sono contabilizzati anche i risparmi in bolletta dei consumatori (tariffa 0,16
euro/kWh)
� (x 1000) Incent al consumo Tax Credit Totale
2008 2010 - 2014
Incentivazione Diretta 199.151 103.566 302.717
Risparmio Bolletta 277.534 87.874 365.408
Aumento IVA 14.662 22.781 37.443
Maggiore Gettito Fiscale 8.797 91.122 99.920
Saving Operazione 101.842 98.211 200.053
Scenari 2014 (CECED Italia):
Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Lavaggio biancheriaparco installato
consumo totale [GWh]
Consumo totale [Mtep]
Risparmio % su 2004
Risparmio % su 2014 senza incentivi
dati 2004 21.347.000 6.631,00 1,46 0,00%proiezioni 2014 senza incentivi 24.568.000 5.625,00 1,24 -15,17%proiezioni 2014 con incentivi: - aumento parco installato- uguale domanda unitaria 24.568.000 5.290,00 1,16 -20,22% -5,96%
*Mtep: energia primaria
Scenari 2004-2014-2016 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
lavatrici 21.347.000 6.631 24.568.000 5.625 5.290 335 6,0% 25.425.000 5.665 5.192 473 8,3%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
227
Concludendo le analisi per il freddo e il lavaggio domestico, le diverse ipotesi indicano
chiaramente che le incentivazioni di mercato porterebbero ad una notevole riduzione dei
consumi sia per gli apparecchi del freddo che per quelli di lavaggio.
Le vendite delle apparecchiature in classe A+ e A++ per i frigoriferi e i congelatori, in classe
A+ per le lavatrici e in classe A per le lavastoviglie, andrebbero incentivate con opportuni
strumenti di orientamento del mercato analoghi a quanto approvato per i frigoriferi nella legge
Finanziaria ma duraturi nel tempo al fine di modificare il parco installato e non solo “drogare”
il mercato (per gli apparecchi del freddo).
Andrebbe promossa inoltre la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie ancora
più efficienti mediante incentivi diretti alle aziende (es. “tax credit” per le lavatrici e le
lavastoviglie).
Per le lavastoviglie si consideri che il loro utilizzo consente, rispetto al lavaggio manuale delle
stoviglie, un risparmio superiore al 50% di energia elettrica e fino all’80% di acqua.
FORNI ELETTRICI DOMESTICI Attualmente il settore dei forni elettrici registra una situazione di mercato positiva, grazie
all’introduzione a fine 2003 dell’Energy Label sui prodotti. Come possiamo notare, il primo
anno 2004 in cui l’etichetta ha fatto la sua effettiva comparsa sul mercato si sono registrati i
primi segni di cambiamento nell’acquisto da parte dell’utente finale andamento confermandosi
poi nel 2005.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Confronto distribuzione per classi energetiche dei forni venduti in Italia nel 2004 e 2005
60,10%
2,30%
18,20% 19,40%
36,40%
2,90%
23,90%
36,80%
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
Others C B A
2004 2005
Fonte GFK
Assumendo quindi che la penetrazione del mercato al 2004 sia pari al 72% si conviene con
quanto riportato nelle stime elaborate da CESI Ricerca che il parco installato di circa.
16.100.000 pezzi diventi al 2014 pari a circa 18.200.000, crescendo la penetrazione a circa
l’80%.
Assunto pertanto che Vi è aumento della penetrazione ma anche un veloce ricambio del parco
installato (turnover anno n°/Pz.1.200.000 – Fonte ADL), si può desumere che il trend positivo
di mercato di questi anni potrebbe variare per l’effetto dell’introduzione dell’etichetta
energetica sui forni a gas e di una nuova eventuale classificazione dei forni elettrici in classe
A+ A++. Quindi gli scenari ipotizzati non tengono conto di queste due variabili: etichetta forni
gas e possibile nuova classificazione A+ A++.
Si consideri inoltre che i cicli di utilizzo, dai quali si evince che il forno elettrico viene
utilizzato con una frequenza molto bassa di 2,3 h settimana per un totale di 118 cicli anno,
confermando sostanzialmente il dato CESI RICERCA di consumo unitario pari a 160 kWh.
Si noti inoltre l’aumento del parco installato tra il 2005 e il 2016. Dalla nostra ipotesi che si
basa sull’andamento del trend 2004 – 2005 – I sem 2006 degli acquisti, si nota come il parco
installato in 10 anni si modificherebbe notevolmente passando da un 60% di prodotti in Classe
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
229
D nel 2004 ad un 60% in classe A nel 2016 in assenza di incentivi, ad oltre il 70% in classe A
attraverso una politica incentivante (grafico).
Confronto distribuzione per classi energetiche dei forni installati in Italia nel 2016
Proiezione % Parco Installato al 2016
58,78%
15,91%
1,76%
9,32%
70,58%
6,79%
0,74%
7,67%
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
80,00%
A B C Others
2004- 2016 Senza incentivi 2004- 2016 Con incentivi
Ipotesi a cura di CECED ITALIA
Assunto pertanto quanto sopra e valorizzato rispetto ai dati di partenza (Fonte CESI Ricerca)
si ipotizzano i seguenti scenari:
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Forni elettrici
Domanda
unitaria
KWh/app
parco
installato
consumo
totale
[GWh]
Consum
o
Elettrico
totale
Mtep*
Risparmi
o % su
2004
Risparmio
% su 2014
senza
incentivi
dati 2004 161,93 16.104.004 2.610,00 0,57 0,00%
proiezioni 2014
senza incentivi:
- aumento parco
installato
- diminuzione
domanda unitaria 98,36 18.186.932 1.790,00 0,39 -31,42%
proiezioni 2014 con
incentivi:
- aumento parco
installato
- diminuzione
domanda unitaria
95,94 18.186.932 1.740,00 0,38 -33,33% -2,79%
*Mtep: energia primaria
Ipotesi a cura di CECED ITALIA
Scenari 2014-2014-2006 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Forni elettrici 16.104.004 2.610 18.186.932 1.790 1.740 50 2,8% 18.200.000 1.623 1.575 48 3,0%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
231
RISCALDAMENTO ACQUA SANITARIA, FONTE ENERGIA ELETTRICA
Il settore dei prodotti oggetto di questa analisi vive attualmente una profonda trasformazione,
principalmente dovuta alle politiche europee e nazionali – si veda in particolare l’introduzione
del solare termico per i nuovi edifici - rivolte all’ottenimento dei 2 principali obiettivi
comunitari: risparmio energetico e riduzione dell’inquinamento.
Per una corretta analisi del settore e per ottenere delle stime ragionevoli in uno scenario di
grandi cambiamenti è necessario tenere presente come l’utilizzo del solare termico per il
riscaldamento di acqua calda sanitaria, dal momento che non può apportare lo stesso
quantitativo di energia utile durante il corso di tutto l’anno, dovrà necessariamente essere
affiancato ad altri tipi di tecnologie. Inoltre non tutte le nuove tecnologie con migliori
performance energetiche (solare termico ed pompe di calore) potranno diffondersi con facilità
su tutto il parco abitativo, questo a causa della impossibilità tecniche o economiche di
applicazione in molte delle abitazioni esistenti (si pensi ad esempio alle abitazioni non
ristrutturabili dei centri storici). La soluzione solare con i suoi requisiti di collegamento ai
pannelli e l’approccio impiantistico obbligatorio si orienterà maggiormente quindi sulle nuove
case mentre la nuova generazione di pompe di calore, con ingombro minore e funzionamento
autonomo, troveranno il loro sviluppo sia nel nuovo che in alcuni casi di ristrutturazione.
Il parco non accessibile al solare termico è però aperto alla sostituzione con prodotti
scaldacqua elettrici a maggior efficienza energetica (HE) che, grazie all’introduzione di
sistemi di isolamento termico più efficaci e alle migliori performance garantite dall’elettronica
e dalla componentistica, possono apportare una riduzione dei consumi dal 7 al 10%. Questi
apparecchi abbinano il duplice vantaggio della facile e sempre possibile sostituzione del
prodotto tradizionale e del risparmio energetico.
Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Acqua calda sanitaria
parco
installato
consumo
totale [GWh]
TOTALE
[Mtep/y]*
Risparmio
Delta % su
2004
Risparmio %
2014 senza
incentivi
dati 2004 11.094.75 16.722,00 3,67 0,00%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
232
0
Stima “Business as
usual” al 2014 con HE
(20%)
11.589.75
0 17.273,00 3,8 3,30%
Stima al 2014 con HE
(70%) con incentivi, il
solare anche nelle
abitazioni esistenti e
PdC air/acqua (dal
2010)
11.679.75
0 15.320,00 3,37 -8,38% -11,31%
*Mtep: energia primaria
Stima CECED Italia
Scenari 2016 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Acqua calda
sanitaria
parco
installato
consumo
totale
[GWh]
TOTALE
[Mtep/y]
Risparmio
Delta % su
2004
Risparmio
% 2016
senza
incentivi
dati 2004 11.094.750 16.722,00 3,67 0,00%
Stima “Business as
usual” al 2016 con
HE (20%) 11.679.750 17.373,00 3,82 3,89%
Stima al 2016 con
incentivi con HE
(70%), il solare
anche nelle
abitazioni esistenti e 11.679.750 15.065,00 3,31 -9,91% -13,28%
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233
PdC air/acqua (dal
2010)
Scenari 2014-2014-2006 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Riscaldamento acqua sanitaria 11.094.750 16.722 11.600.000 17.273 15.320 1.953 11,3% 11.679.750 17.373 15.065 2.308 13,3%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
Confronto consumi totali riscaldamento acqua sanitaria
consumo totale [GWh]
14.000,00
14.500,00
15.000,00
15.500,00
16.000,00
16.500,00
17.000,00
17.500,00
dati 2004 Stima “Business as usual” al2015 con HE (20%)
Stima al 2015 con HE (70%)con incentivi, il solare anche
nelle abitazioni esistenti e PdCair/acqua (dal 2010)
consumo totale [GWh]
Le previsioni per il settore al 2015, anno intermedio tra i due casi esaminati, nel caso
“business-as-usual” vedono una naturale evoluzione del mercato con il raggiungimento di un
20% del parco installato di scaldacqua elettrici ad alta efficienza.
Lo scenario con incentivi per le soluzioni più efficienti è stato calcolato sulle seguenti ipotesi:
��Installazione prodotti più efficienti (HE: risparmi del 7-10%) a partire dall’anno 2007,
penetrazione fino al 70% nel 2015.
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234
��Diffusione del Solare Termico in applicazione delle normative in corso di
approvazione con stima di penetrazione al 2015 pari a ca. 1.000.000 di impianti
(affiancato con Scaldacqua Elettrici ad Accumulo ad integrazione per copertura
fabbisogno annuale).
��Introduzione di Pompe di Calore elettriche “air to water” con COP minimo pari al 2,5
(risparmio oltre il 50%) a partire dal 2010 per un obiettivo di 250.000 unità installate al
2015.
La proiezione è stata effettuata considerando le possibilità di installazione in base alle
tipologie abitative. Infine per la stima del consumo degli scaldacqua elettrici si è considerata
una segmentazione del parco installato di scaldacqua in base a modalità/stagionalità di
utilizzo: primario (consumi familiari), secondario (singolo punto di utilizzo).
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235
CONDIZIONAMENTO PER USO DOMESTICO O ASSIMILABILE
Il condizionatore domestico è un prodotto tuttora in fase di prima installazione con margini di
miglioramento sul fronte dell’efficienza energetica. Le roventi estati del 2005 e del 2006
hanno indotto molti consumatori domestici e commerciali verso l’acquisto dei condizionatori
d’aria che sono risultati essere l’unica concreta soluzione per combattere l’afa estiva di quei
giorni.
Questo fatto se da un lato ha dimostrato l’efficacia dei condizionatori d’aria domestici nel
contribuire al benessere e alla salute dei cittadini, così come già è stato apprezzato nel mondo
dell’auto, dall’altra ha dimostrato il peso dei condizionatori d’aria in termini di consumi
energetici.
La direttiva di etichettatura energetica 2002/31/CE copre tutti i condizionatori d’aria per uso
domestico o assimilabile con un limite di potenza unitaria di 12 kW che trovano utilizzo sia
nel settore residenziale sia nel settore terziario. In questo studio sono stati considerati gli
apparecchi etichettati con potenze tali da rientrare nell’ambito del settore domestico o
assimilabile.
Tabella 1. Ripartizione del venduto per classi energetiche
A B C altre
2006 34,1 6,4 18,3 41,2
Fonte GFK
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236
Tabella 2.Proiezioni dei consumi tra 2005 e 2014 e tra 2005 e 2016 (Fonte GFK e Anima-Co.Aer – calcoli Ceced Italia)
2005 2014 2016
Parco installato 9 000 000 16 000 000 17 714 000
Crescita del parco 77,8% 96,8%
(TWh) 8,72
EER medio 2,40
1. Proiezione BAU (TWh / Mtep) 13,4 / 2,96 14,7/ 3,24
Crescita dei consumi 54,3% 69,5%
EER medio 2,8 2,8
2. Proiezione con incentivi (TWh /
Mtep) 12,4 / 2,73 13,6 / 2,99
Crescita 42,0% 55,9%
EER medio 3,0 3,0
3. Proiezione con incentivi e
miglioramento tecnologico accelerato
(TWh / Mtep)
11,7 / 2,59 12,8 / 2,82
Crescita dei consumi 34,6% 47,0%
EER medio 3,2 3,2
In tabella 2 possiamo vedere che consumi elettrici totali per il settore residenziale e terziario
fino a 7 kW si attestano attualmente a circa 8,72 TWh, per arrivare, in condizioni “business-
as-usual” (BAU), a 13,4 Twh nel 2014 e a 14,7 TWh nel 2016.
Le stime degli apparecchi installati sono in linea con quelle previsionali di CESI RICERCA e
si possono suddividere in circa 6 milioni per il domestico e il restante per il terziario per un
totale di 9 milioni.
In tutte le proiezioni si prevede solo una sostituzione per obsolescenza dell’apparecchio
supponendo una vita media di 12 anni, non si fa per cui un ipotesi di incentivi per sostituzione
anticipata. Pertanto nel 2011 verranno sostituiti gli apparecchi venduti dal 1990 al 1999 (circa
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237
3,4 milioni), nel 2015 verranno sostituiti gli apparecchi venduti dal 2000 al 2003 (circa 3,9
milioni).
Proiezione 1. In condizioni BAU si suppone che le vendite per classi di efficienza siano
ripartite così come indicato in tabella 1 fino al 2011. Poi dal 2011 al 2014 le vendite di tutti i
prodotti dalla classe D migreranno verso la classe C.
Proiezione 2. Si prevede che per effetto degli incentivi le vendite saranno ripartite come in
tabella 3:
Tabella 3. Ripartizione del venduto per classi energetiche in seguito all’effetto degli incentivi
A B altre
Tra 2005 e 2011 80% 20% -
Tra 2011 e 2014 100% - -
Proiezione 3. Si prevedono le stesse ripartizioni di cui tabella 3. ipotizzando in più un
miglioramento tecnologico attuabile dai costruttori che porti l’indice medio di efficienza
energetica della classe A a 3,5 (invece di 3,3) nel 2011 e a 3,7 nel 2015. L’effetto di questa
ipotesi si apprezza sull’indice di efficienza media che nel 2014 sarà pari a 3,17 ottimale per
quanto riguarda i consumi. Analogo effetto può essere apprezzato nelle proiezioni del 2016.
Per i dati di consumo si è considerata un potenza media per apparecchio di 2,9 kW (dati GFK)
con un indice di efficienza energetica pari a 2.4, in linea con la classe media installata per un
funzionamento annuo di circa 800 ore .
Tra il 2005 ed il 2014 Il parco installato aumenterà del 77,8%, mentre tra il 2005 ed il 2016 il
parco aumenterà del 96,8%:
- in condizioni “business-as-usual” (BAU) il consumo di energia elettrica aumenterà del
54,3 % arrivando a 13,4 TWh nel 2014 e 14,7 TWh nel 2016;
- solo con incentivi all'acquisto di prodotti più efficienti si potrà contenere l'aumento dei
consumi energetici totali al 42,0 % (2014) e al 55,9% (2016)
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- solo affiancando agli incentivi un miglioramento tecnologico accelerato si potrà limitare
l'aumento dei consumi al 34,6 % (2014) e 47,0% (2016), portando l’indice di efficienza
media del parco installato a 3,2, ottimale per quanto riguarda i consumi.
Tab. 4 Scenari 2005-2014-2016 (CECED Italia)Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti (GWh)
Parco installato 2005(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Condizionamento domestico eassimilato (*)
9.000.000 8.720 16.000.000 13.440 11.760 1.680 12,5% 17.714.000 14.720 12.800 1.920 13,0%
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2005 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
Nella valutazione di costi benefici di cui tabella 5 si può finalmente notare che, con un
incentivo stimato in 100� per apparecchio tale da poter significativamente indirizzare il
consumatore (che deve essere dunque il diretto beneficiario) ad acquistare prodotti ad alta
efficienza, il costo totale degli incentivi sarà ampiamente bilanciato da un risparmio sulla
bolletta energetica per i consumatori per una cifra di 1,3 miliardi di euro (2007-2014) e 1,8
miliardi di euro (2008-2016), da una diminuzione di emissioni di CO2 pari a più di 4 milioni di
tonnellate nel 2014 (5,8 nel 2016) 2016 e da un maggiore incasso IVA per lo Stato.
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Tabella 5. Valutazione costi benefici tra la previsione 1 (“BAU”) e la previsione 3 (“incentivi e miglioramento tecnologico accelerato”) (calcoli Ceced Italia)
2007-2014 2008-2016
Ipotesi incentivo per apparecchio (20% su prezzo medio di
500 �) 100
Totale unità incentivate 12.815.108 13.600.822
Costo totale incentivi nel periodo (�) 1.281.510.80
0
1.360.082.22
9
Risparmio cumulato nel periodo (TWh / Mtep) 8,56 / 1,88 11,68 / 2,57
Risparmio emissioni (tCO2) 4.293.496 5.840.000
1.373.918.67 1.871.829.88Risparmio per i consumatori cumulato nel periodo
(costo medio energia 0,16 �/kWh)
Maggiore incasso IVA (supponendo una differenza di
costo di 200 � tra unità incentivate e unità non
incentivate) (�)
337.806.247 397.144.011
Inoltre il 95% dei condizionatori venduti attualmente hanno la funzione di pompa di calore
(indagine Anima-Co.Aer 2006); ovvero la quasi totalità dei condizionatori venduti possono
essere utilizzati nella stagione fredda per riscaldare in maniera molto efficiente le abitazioni,
con COP che arrivano senza particolari difficoltà tecniche a 3,8 garantendo così basse
emissioni di CO2 rispetto ai sistemi tradizionali.
Gli incentivi all'acquisto di condizionatori efficienti contribuirà senza costi aggiuntivi a
migliorare l’efficienza del riscaldamento nelle case grazie all’utilizzo delle pompe di calore.
Con un unico incentivo si otterrà un duplice guadagno ambientale: questo dovrà essere tenuto
in ulteriore considerazione nella valutazione costi-benefici degli incentivi
Le necessarie misure di etichettatura e incentivazione energetica dovranno essere comunque
affiancate da politiche atte a stimolare una più approfondita cultura del prodotto sia a livello di
produttori che di consumatori
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Cultura del produttore
Nel mercato dei condizionatori d’aria domestici il primo acquisto è ancora maggioritario,
mentre risulta ancora marginale il mercato della sostituzione. I condizionatori d’aria
rappresentano quindi un’area di prodotto relativamente giovane, che deve essere focalizzata e
deve crescere con una lungimirante cultura della progettazione e della produzione di
apparecchi a basso consumo energetico.
Cultura del consumatore
Negli ultimi anni al momento dell’acquisto, l’etichettatura energetica ha di fatto indotto il
consumatore di elettrodomestici a dare sempre maggiore importanza al consumo energetico
rispetto ad altri fattori. Nel campo dei condizionatori d’aria ciò non è sufficiente: è necessario
che il consumatore sappia valutare l’apparecchio più adatto alle sue esigenze di utilizzo.
Troppe volte infatti il consumatore viene indirizzato verso l’acquisto di prodotti più potenti del
necessario, a discapito di unità più piccole (ad esempio i monosplit trasferibili ed i
monoblocco) che potrebbero soddisfare le sue esigenze sia in termini di benessere ambientale
che di tempo di utilizzo per cui di energia consumata.
RISCALDAMENTO AMBIENTE NEL RESIDENZIALE
Il settore dei prodotti oggetto di questa analisi vive attualmente una profonda trasformazione,
principalmente dovuta alle politiche europee e nazionali rivolte all’ottenimento dei 2 principali
obiettivi comunitari: risparmio energetico e riduzione dell’inquinamento.
Fatto salvo l’applicazione del Protocollo di Kyoto, le ulteriori azioni europee a livello
legislativo si incentrano nel settore dell’edilizia (Direttiva EPBD in via di recepimento nei vari
paesi europei) e dell’impatto ambientale di prodotto, dove con questo termine si intende sia il
consumo energetico sia l’inquinamento generato dal prodotto stesso (Direttiva EUP, misure
d’implementazione in corso di preparazione).
Per quanto riguarda il mercato nazionale, costituisce un importante motore di modifica del
settore il DLGS 192 attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico
nell’edilizia.
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Anche a livello regionale e provinciale si sta assistendo ad una importante attività legislativa
che funge da ulteriore forza motrice (ma anche di confusione se non coerente ad un disegno
unitario) al cambiamento; tale attività può sostanzialmente ricondursi alle tematiche Qualità
dell’Aria e Regolamentazione Edilizia (esempi: Regione Lombardia e Regione Piemonte)
E’ importante precisare che una qualsiasi valutazione su tali prodotti deve tenere in
considerazione, oltre che le differenti energie ad essi asservite (gas e gasolio quasi sempre con
energia elettrica come ausiliare), il fatto di dover applicare detti prodotti su un “Sistema
impianto”, che a sua volta risulta integrato in un “Sistema Edificio”; questo comporta in alcuni
casi difficoltà realizzative, che possono influire in modo molto rilevante sulla diffusione di
certe tecnologie.
Inoltre, contrariamente ad altri prodotti domestici dove progettisti ed installatori sono di scarsa
rilevanza per la loro diffusione sul mercato, le apparecchiature del settore riscaldamento
risultano invece strettamente dipendenti da queste figure professionali.
Tale prefazione è doverosa per spiegare come le valutazioni di seguito esposte siano figlie di
uno scenario in movimento, con la conseguente impossibilità di utilizzare a fondo quelle
previsioni a medio-lungo termine fatte da istituti di ricerca/statistica oggi reperibili; questo
rende assai difficile una previsione del mercato per i prossimi 15-20 anni.
Il 2004 è stato preso come anno zero, visto che gran parte delle regolamentazioni di cui sopra
sono nate, o quanto meno applicate in maniera consistente, solo successivamente a tale data.
I dati, di consumo apparente 2004 sotto riportati dimostrano come il parco installato ed il
venduto in Italia di tali apparecchiature (valore totale attorno ai 15 Mln di pezzi,
comprendente apparecchi a gas o a gasolio, individuali e centralizzati e senza considerare il
teleriscaldamento o altre fonti energetiche differenti quali ad esempio la legna), fosse
sostanzialmente arroccato sulla tecnologia delle caldaie convenzionali (1-2 stelle di
rendimento secondo la classificazione della Direttiva Europea 92/42/EEC), con bassi
rendimenti d’impianto e conseguenti consumi energetici per solo riscaldamento attorno alle
18Mtep valutati per l’anno 2004, mentre per il 2005 sono stati stimati da ENEA in circa 20
Mtep (la forte differenza è giustificabile con gli andamenti climatici nei due anni).
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1.044.320,00
12.200,0098.820,00 64.660,00
-
200.000,00
400.000,00
600.000,00
800.000,00
1.000.000,00
1.200.000,00
Caldai 1 - 2 stelle Caldaie 3 stelleBassa emissione
Nox
Caldaie 3 stelle Caldaie 4 Stelle
Consumo apparente 2004
Fonte CECED ITALIA
L’introduzione delle regolamentazioni di cui sopra dovrebbe spingere il parco dei prodotti per
riscaldamento (per i quali si tiene conto anche di un incremento di abitazioni di circa 2,8M),
verso quelle tecnologie più efficienti con un netta differenza di tecnologia tra il canale della
sostituzione e quello delle nuove case. Nella sostituzione si prevede una forte penetrazione
delle caldaie convenzionali con efficienza superiore alle 3 stelle e con un accessorio di
termoregolazione; esse consentono un notevole risparmio energetico e si sostituiscono
facilmente al generatore esistente, senza dovere adattare il Sistema Edificio-Impianto.
Occorre sottolineare che la prescrizione di una termoregolazione con centralina modulante può
portare ad un ulteriore - notevolmente significativo - incremento del rendimento globale medio
stagionale dell'impianto.
Nelle nuove case in cui l’efficienza energetica dell’impianto viene affrontata sin dalla
progettazione della casa, si prevede invece una forte ed immediata diffusione dei sistemi più
efficienti come quelli che usano come generatore le caldaie a condensazione (che permettono
un risparmio fino al 30%); anche in questo caso, il ricorso alla termoregolazione con
centralina modulante consentirebbe di ottenere un ulteriore significativo risparmio energetico;
tra qualche anno (2010) è prevedibile la disponibilità a costi/prestazioni competitive di un
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nuova generazione di prodotti (pompe di calore, ma anche cogeneratori) che dovrebbero
consentire un risparmio fino al 45%.
Lo spostamento dell’insieme del parco installato su questi prodotti consentirà una riduzione
del consumo energetico per riscaldamento di circa un 14-15 % (OB: old boilers, SB: standard
boilers, LT: low temperature, C: condensing, HP: heat pumps)
Stock 2020 Senza Incentivi
0 200.000
14.000.000
3.440.000
60.0000
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
10.000.000
12.000.000
14.000.000
16.000.000
OB SB LT C HP
Fonte CECED ITALIA
Un’opera incentivante che agevoli il passaggio alle due tecnologie più efficienti
aggiungerebbe un risparmio ulteriore di 5%, avvicinandosi a valori di risparmio per il 2020
totale attorno al 20 %. Solamente un continuo programma d’incentivazione permetterà
d’aumentare la penetrazione di questi prodotti e di approfittare di tutto il loro potenziale (fino
a 40 – 45% di risparmio)
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244
Stock 2020 Con Incentivi
0 0
8.500.0008.040.000
600.000
0
1.000.000
2.000.000
3.000.000
4.000.000
5.000.000
6.000.000
7.000.000
8.000.000
9.000.000
OB SB LT C HP
Fonte CECED ITALIA
Assunto pertanto quanto sopra e valorizzato rispetto ai dati di partenza si ipotizzano i seguenti
scenari:
2004Abitazioni Riscaldate
Domanda Unitaria
PARCO INSTALLATO 2004 (N° PEZZI)
CONS 2004 TEP
Efficienza Parco Installato %
Riscaldamento ambiente 20.745.000 10.153 14.900.000 18.113.580 81
2016Abitazioni Riscaldate
Domanda Unitaria 2016 BAU
Domanda Unitaria 2016 INC
PARCO INSTALLATO 2016 (n° pezzi)
Efficienza Parco Installato %
CONS 2016 BAU TEP
CONS 2016 INC TEP
RISPARMI CONSEGUITI TEP
% risparmio
Riscaldamento ambiente
22.700.000 9.211 8.150 15.400.000BAU 89,6 ---
INC 96 17.981.081 15.910.679 2.070.402 12
2020Abitazioni Riscaldate
Domanda Unitaria 2020 BAU
Domanda Unitaria 2020 INC
PARCO INSTALLATO 2020 (n° pezzi)
Efficienza Parco Installato %
CONSUMO 2020 BAU TEP
CONS 2020 INC TEP
RISPARMI CONSEGUITI TEP
% risparmio
Riscaldamento ambiente
23.545.000 8.680 8.081
17700000 BAU/
17140000 con inc
BAU 94 --- INC 96,8 17.575.239 16.362.368 1.212.871 7
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245
Riscaldamento e ambiente
15000
15500
16000
16500
17000
17500
18000
18500
Consumi 2004 Mtep Consumi 2016 senzaincentivazione Mtep
Consumi 2016 conincentivi Mtep
Fonte CECED ITALIA
Il delta di consumi conseguibile nel solo anno 2020 in presenza di incentivi di mercato si
attesterebbe quindi al 2020 su 1.212.871 tep risparmiati rispetto alla situazione Bussines as
Usual nello stesso anno.
Scenari 2004-2016-2020 (CECED Italia): Confronto consumi totali con e senza incentivi e relativi risparmi ottenuti
PARCO INSTALLATO 2004 (N° pezzi)
CONSUMI 2004 TEP
PARCO INSTALLATO 2016 (n° pezzi)
CONS 2016 BAU TEP
CONS 2016 INC TEP
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
PARCO INSTALLATO 2020 (n° pezzi)
CONSUMO 2020 BAU TEP
CONS 2020 CON AZIONI INCENTIVANTI (TEP)
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
Riscaldamento ambiente 14.900.000 18.113.580 15.400.000 17.981.081 15.910.679 2.070.402 11,51
17700000 BAU/ 17140000 con inc
17.575.239 16.362.368 1.212.871 6,90
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246
7.2.9 Sintesi degli scenari e valutazioni costi benefici 2008 – 2016
Sintesi degli scenari 2004 e previsioni 2014 e 2016 in condizioni BAU e con incentivi: elettrico e gas Parco installato 2004(N° pezzi)
Parco installato 2014 (n°pezzi)
Consumi Risparmi conseguiti (GWh)
Parco installato 2016 (n° pezzi)
Risparmi conseguiti (GWh)
2014 conazioni incentiv.
Frigoriferi 25.837.518 12.402 28.260.409,00 10.533,83 7.606,60 2.927,23 27,8% 28.544.988 9.920 6.875 3.045 30,7%Congelatori 6.960.291 2.890 9.442.303,00 3.477,69 2.463,90 1.013,79 29,2% 10.179.951 3.329 2.475 854 25,6%lavatrici 21.347.000 6.631 24.568.000 5.625 5.290 335 6,0% 25.425.000 5.665 5.192 473 8,3%lavastoviglie 8.395,00 3.163,00 13.947 3.920 3.751 169 4,3% 15.425 4.292 4.041 251 5,8%Forni elettrici 16.104.004 2.610 18.186.932 1.790 1.740 50 2,8% 18.200.000 1.623 1.575 48 3,0%Riscaldamento acqua sanitaria 11.094.750 16.722 11.600.000 17.273 15.320 1.953 11,3% 11.679.750 17.373 15.065 2.308 13,3%
Condizionamento domestico eassimilato (*)
9.000.000 8.720 16.000.000 13.440 11.760 1.680 12,5% 17.714.000 14.720 12.800 1.920 13,0%
TOT 40736 45526 40325 5201 47.002,06 41.148,34 5.853,72* dato 2005
Consumi 2014 BAU(GWh)
% risparmio
Apparecchio Consumi 2004 GWh
Consumi 2016 BAU(GWh)
Consumi 2016con azioniincentiv. (GWh)
% risparmio
PARCO INSTALLATO 2004 (N° pezzi)
CONSUMI 2004 TEP
PARCO INSTALLATO 2016 (n° pezzi)
CONS 2016 BAU TEP
CONS 2016 INC TEP
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
PARCO INSTALLATO 2020 (n° pezzi)
CONSUMO 2020 BAU TEP
CONS 2020 CON AZIONI INCENTIVANTI (TEP)
RISPARMI CONSEGUITI (TEP) % risparmio
Riscaldamento ambiente 14.900.000 18.113.580 15.400.000 17.981.081 15.910.679 2.070.402 11,51
17700000 BAU/ 17140000 con inc
17.575.239 16.362.368 1.212.871 6,90
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V alutazioni costi benefici in 9 anni di azioni incentivanti 2008 – 2016
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni
[Gwh]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]
risparmio nazionale bolletta
consumatori cumulato
[milioni di �]
costo totale incentivi
[milioni di �]
maggiore incasso IVA [milioni di �]
FREDDO: refrigerazione + congelazione 19.492,20 4,29 9.746.100,00 3.118,75 1.320,00 119,00 Lavaggio biancheria 2.284,00 0,50 1.141.900,00 365,00 303,00 37,00 Lavaggio stoviglie 1.393,00 0,31 696.721,00 253,67 295,07 113,66 Forni elettrici 156,00 0,03 77.770,00 25,00 ND ND Acqua calda sanitaria 11.540,00 2,54 5.770.000,00 1.846,00 ND ND Condizionatori domestici 11.680,00 2,57 5.840.000,00 1.871,83 1.360,00 397,00 Totale 46.545,20 10,24 23.272.491,00 7.480,25
7.3 Il settore dell’ospitalità professionale (terziario)
7.3.1 Tipologie di prodotti
risparmio
cumulato in 9
anni
d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio
cumulato in 9
anni
d'incentivazioni
[tCO2]
risparmio
nazionale
bolletta
consumatori
cumulato
[milioni di �]
costo totale
incentivi
[milioni di
�]
maggiore
incasso
IVA
[milioni di
�]
Caldaie a
gas 10.352,000 24.223.739 7.577,68 3.150,00 743,00
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248
Il comparto dell’ospitalità professionale è composto principalmente dalle apparecchiature
appartenenti al segmento turistico alberghiero (hotel, ristoranti, pizzerie, agriturismo), al
segmento dei bar e al segmento delle grandi catene aperte al pubblico (fast food, Autogrill,
Spizzico, etc.).
Si riporta qui di seguito l’elenco delle più comuni attrezzature destinate ad un uso di tipo
professionale:
I produttori italiani coprono, con un fatturato complessivo di oltre 1000 milioni di �, più di un
quarto del mercato europeo stimato in circa 4.000 milioni di � e sono i maggiori esportatori a
livello europeo e mondiale con una incidenza delle esportazioni sul totale delle loro vendite
che va da un minimo del 40% a un massimo dell’85%.
La domanda italiana di prodotti viene espressa da oltre 300.000 utenze, che comprendono
tipologie di clienti quali hotel, ristoranti, pizzerie, fast food, caffè, mense aziendali, ospedali,
scuole e altre comunità.
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249
7.3.2 La situazione italiana: i dettagli per tipologie di apparecchio
Si riportano nel seguito i dettagli delle vendite, del parco installato e dei consumi energetici
delle principali tipologie di attrezzature per l’ospitalità professionale: freddo, lavaggio e
cottura.
Freddo
Stime CECED Italia anno 2004
Le attrezzature per il freddo commerciale sono caratterizzate da un ciclo di funzionamento
pressoché continuo durante tutto il giorno e da consumi che variano sensibilmente da
macchina a macchina.
Nel tipico caso dei fabbricatori di ghiaccio si producono infatti macchine che nelle 24h
consumano da un minimo di 6,5kWh a un massimo di 24kWh (per quelle più piccole) e da un
minimo di 45kWh a un massimo di 200kWh (per quelle industriali).
Lavaggio
PARCO INSTALLATO PEZZI (000)
CONSUMO ELETTRICO ANNUO
[MWh]Frigoriferi 346,1 782.878Congelatori 186,9 824.229Vetrine, espositori (gelaterie, pasticcerie, macellerie, tavole fredde, GDO) 343,0 926.100Banchi, retrobanchi refrigerati, tavoli refrigerati (bar, GDO) 713,0 1.497.300Celle frigo / freezers (grandi dimensioni) 271,0 650.400Fabbricatori di ghiaccio uso commerciale (piccole) 274,0 493.200Fabbricatori di ghiaccio per industria (grandi) 15,0 270.000Frigo bar (hotel) 467,0 70.050Dispenser freddo (gelati, panna, milkshake, granite) distribuzione cibi 175,0 420.000Dispenser e refrigeratori di bibite, vino, birra 399,0 598.500
TOT. 3.190 6.532.657
Fred
do
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250
Stime CECED Italia anno 2004
Per il calcolo dei consumi delle apparecchiature del lavaggio si ipotizza un periodo di
funzionamento di 300 giorni/anno con un numero di cicli di lavaggio/giorno che varia a
seconda delle tipologie di prodotti (da 30 cicli/giorno per le lavaoggetti a 200 cicli/giorno per i
grandi sistemi di lavastoviglie a traino e a nastro).
Considerevole, per le attrezzature del lavaggio, è il consumo d’acqua (circa 3,2 litri/cesto) e il
consumo di energia necessario al riscaldamento dell’acqua (0,160kWh/cesto).
Cottura
Stime CECED Italia anno 2004
PARCO INSTALLATO PEZZI (000)
CONSUMO ELETTRICO ANNUO
[MWh]Lavapiatti / lavapentole / lavaoggetti 206 583.155Lavatazzine / lavabicchieri 122 258.656Grandi sistemi di lavastoviglie (per mense) 27 235.274Lavabiancheria professionali 66 198.000Asciugatori biancheria 66 594.000Sistemi stiranti e mangani 48 432.000
TOT. 535 2.301.085
Lava
ggio
PARCO INSTALLATO PEZZI (000)
CONSUMO ELETTRICO ANNUO
[MWh]Forni elettrici 39,6 237.600Forni a microonde 431,0 387.900Grill (girarrosto) 437,0 589.950Cappe (impianti di aspirazione e ventilazione) 580,0 870.000Friggitrici 147,0 79.380Macchine per la cottura elettriche (piani cottura, cuoci pasta, pentole elettr., bagnom., frytop, piastre elettr., griglie, ...) 72,4 868.800Dispenser bevande calde (tè, caffè, ...) 1.514,0 1.362.600Carrelli caldi 503,0 754.500Vetrine calde 330,0 495.000
TOT. 4.054 5.645.730
Cot
tura
ele
ttri
ca
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251
Stime CECED Italia anno 2004
Per la cottura si è tenuto conto della componente elettrica e della componente gas;
quest’ultima in particolare rappresenta circa il 80% del mercato nazionale (70% gas e 30%
elettrico nel caso dei forni).
Come si evince dalle tabelle, importante è l’apporto della cottura a gas che impatta fortemente
sui consumi energetici di tutto il comparto professionale con un consumo annuo equivalente
superiore ai 10.000 GWh.
I dati sono stati calcolati ipotizzando un periodo di funzionamento di 5 ore giornaliere x 300
giorni anno ed una media dei consumi giornalieri per macchina di circa 100 KWh (120 KWh
per i forni a gas, 100 KWh per la cottura a gas, 20 KWh per i forni elettrici e 40 KWh per la
cottura elettrica).
La vita media dei prodotti è stimata tra i 12 ed i 15 anni a seconda delle singole tipologie.
7.3.3 Stime, consumi e trend previsionali
Elettrico:
2014 Risparmio % 2014 con incentivi su 2014 senza incentivi
Venduto Vendite per classe di efficienza energetica
Parco in uso Consumi parco in uso
Parco in uso
unità % unità Gwh unità Gwh Gwh Gwh
TOTALE FREDDO 267.194 3.190.000 6.533,6 4.274.600 8.755,0 6.128,5 2.626,5 -30%TOTALE COTTURA ELETTRICA 434.664 4.054.000 5.645,7 4.459.400 6.210,3 4.373,3 1.837,0 -30%TOTALE LAVAGGIO 21.207 535.000 2.301,1 716.900 3.083,5 2.158,4 925,0 -30%
Consumi senza
incentivi
Consumi con incentivi
Risparmio con incentivi
su BAU
2004 2014 2014 2014
PARCO INSTALLATO PEZZI (000)CONSUMO ANNUO
[MWh termico]Forni a gas 90,0 2.268.000
Macchine per la cottura gas (piani cottura, cuoci pasta, pentole elettr., bagnom., frytop, piastre elettr., griglie, ...) 289,6 8.688.000
TOT. 380 10.956.000
Cot
tura
ga
s
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Gas:
Alcune considerazioni relative al futuro del settore professionale con scenari relativi all’anno
2014:
Refrigerazione:
E’ possibile ipotizzare un risparmio del 30% sugli attuali consumi energetici, lavorando in
particolare sulle tecnologie della componentistica come ad esempio i compressori.
Complessivamente, a seguito di un azione incentivante del mercato, si raggiungerebbe un
risparmio di oltre 2.600 GWh annui.
Lavaggio:
Con investimenti pubblici nel comparto è ipotizzabile una riduzione del 35% dei consumi
delle macchine; ciò implica che in 10 anni, nonostante una crescita del 34% del parco
2016 2016 2016 2016 Risparmio % 2016 con incentivi su
2016 senza Parco in uso Consumi senza
incentiviConsumi con
incentiviRisparmio con
incentivi su BAU
unità Gwh Gwh Gwh
TOTALE FREDDO 4.466.000 9.147,0 6.402,9 2.744,1 -30%TOTALE COTTURA ELETTRICA 4.459.400 6.210,3 4.373,3 1.837,0
-30%
TOTALE LAVAGGIO 716.900 3.083,5 2.158,4 925,0 -30%
2014 Risparmio % 2014 con incentivi su 2014 senza incentivi
Venduto Vendite per classe di efficienza energetica
Parco in uso Consumi parco in uso
Parco in uso
unità % unità Gwh termico unità Gwh termico Gwh termico Gwh termico
TOTALE COTTURA GAS 32.061 379.600 10.956,0 417.560 12.051,6 8.685,6 3.366,0 -28%
Consumi senza
incentivi
Consumi con incentivi
Risparmio con incentivi
su BAU
2004 2014 2014 2014
2016 2016 2016 2016 Risparmio % 2016 con incentivi su
2016 senza Parco in uso Consumi senza
incentiviConsumi con
incentiviRisparmio con
incentivi su BAU
unità Gwh termico Gwh termico Gwh termico
TOTALE COTTURA GAS 417.560 12.051,6 8.685,6 3.366,0 -28%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
253
installato, grazie ad una riduzione dei consumi per macchina del 35% si avrebbe una riduzione
del consumo di energia del 13% rispetto al consumo attuale.
Questo a patto di sostituire tutto il parco installato con macchine a basso consumo.
Si ipotizza inoltre un ulteriore 30% in termini di risparmio d’acqua e 50% di risparmio in
detersivi.
Cottura:
Sui forni a gas ed elettrici si stima un risparmio energetico del 20% mentre per la cottura si
ipotizza un contenimento dei consumi di circa il 30%. In termini quantitativi, i valori si
attestano attorno ad un totale di circa 1800 GWh risparmiati nel 2014 per il settore elettrico e
circa 3400 GWh termici per il settore gas.
Lo sviluppo di nuove tecnologie consentirebbe inoltre di migliorare il rendimento della
combustione con un conseguente risparmio di CO2 quantificabile al 75%.
7.3.4 Valutazioni costi benefici in 9 anni di azioni incentivanti 2008 – 2016 – professionale: elettrico e gas
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni
[Gwh]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]Freddo professionale 13.720,00 3,019 6.860.228Cottura elettrica professionale 9.185,00 2,021 4.592.387Lavaggio professionale 4.625,00 1,018 2.312.590Totale 27.530,00 6,06 13.765.205,00
risparmio cumulato in 9
anni di incentivazioni [Gwh termici]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[Mtep]
risparmio cumulato in 9
anni d'incentivazioni
[tCO2]Cottura gas professionale 16.830,00 3,703 8.415.000
*Mtep: energia primaria
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254
Conclusioni
Dalle analisi effettuate e dai dati pubblicati da ENEL per il settore terziario, si evince che il
comparto professionale (senza considerare l’importanza della parte gas) vale circa un quarto
del settore domestico (14.478 GWh su 52.000 GWh nel 2004).
In assenza di un sistema di classificazione per efficienza energetica degli apparecchi per
l’ospitalità professionale, quale è l’etichettatura energetica per il settore domestico, con
riferimento a quanto descritto per gli apparecchi domestici nel capitolo 1.6, si reputa
opportuno richiedere l’applicazione di tax credits all’industria che favoriscano la ricerca e lo
sviluppo di nuove tecnologie. Tali sgravi, concessi su un arco temporale di almeno 3 anni,
consentirebbe alle imprese di accelerare il processo di innovazione degli impianti, sviluppando
macchine a basso consumo e ad alta prestazione.
Dal quarto anno in poi, per guidare l’utilizzatore nelle scelte e vincere la sua inevitabile
resistenza al cambiamento tecnologico, si ritiene adeguata un’azione di incentivi così da
sostenere il processo di sostituzione delle vecchie apparecchiature.
In questo senso, un progetto europeo di classificazione dei prodotti (ad es. etichettatura
energetica) non potrà che essere appoggiato dall’industria di settore, che è caratterizzata da un
elevato potenziale di miglioramento sotto il profilo energetico e da un indiscussa leadership
del sistema Italia in Europa e nel mondo.
Inoltre con riferimento alle azioni legislative in ambito comunitario riguardanti il GPP (Green
Public Procurement) ed alle indicazioni contenute nel Sesto Programma Quadro della
Commissione europea in materia di acquisti di beni e servizi "verdi", si ritiene significativo
promuovere le diverse tipologie di apparecchi professionali a maggiore efficienza energetica,
in sostituzione di quelli obsoleti, soprattutto presso tutte le strutture pubbliche e private (asili,
scuole, ospedali, università, ecc), al fine di ridurre i consumi energetici di esercizio.
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255
7.4. Il settore dei caminetti e stufe a legna
E’ ormai ampiamente riconosciuto che la legna costituisce una valida fonte energetica
alternativa rispetto ai combustibili fossili convenzionali per numerosi motivi.
Oltre ad essere localmente disponibile ed economica, non contribuisce al riscaldamento del
pianeta (la CO2 emessa con la combustione è quella assorbita dalla pianta durante il processo
fotosintetico per il suo accrescimento), costituendo quindi un valido aiuto per rispettare i
parametri del protocollo di Kyoto ed i limiti previsti dall’Unione Europea.
Utilizzare biomassa legnosa come fonte energetica significa pertanto: potenziamento
dell’economia nazionale, indipendenza dalle importazioni, salvaguardia dell’ambiente,
riduzione dei surplus produttivi agrari e nuove possibilità di reddito per le aziende agricole.
Le imprese più intraprendenti e strutturate si sono attenute alle normative più restrittive e per
questo ora l’Italia può vantare un parco produttori leader in Europa.
La tecnologia ha fatto passi avanti importanti anche per quanto riguarda i rendimenti: nei
nuovi impianti si bruciano quantità di legno enormemente inferiori (20% - 25% rispetto a
prima) per ottenere lo stesso calore reso.
7.4.1 Le tipologie di prodotti
I prodotti considerati nella nostra analisi hanno una potenza termica inferiore ai 15kw e si
differenziano tra apparecchi chiusi ed aperti, in particolare ci riferiamo a:
1 Caminetti aperti
2 Cucine economiche
3 Caminetti/inserto chiusi Legna
4 Stufe a legna
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Parco Installato Italia N° Pezzi.
Installato Italia N° Pezzi
-
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
10.000.000
12.000.000
Caminetti a
perti
Cucine ec
onomich
e
Caminetti/in
serto
chius
i Legn
a
Stufa a l
egna
TOTALE
Stima CECED Italia
La tecnologia a legna ha raggiunto valori di rendimento importanti e basse emissioni di CO2,
come riportato nelle slide di seguito
Fonte: BLT Wieselburg – Austria
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Fonte: BLT Wieselburg - Austria
L’evoluzione tecnologica non è mai stata supportata da un chiaro indirizzo legislativo che si
poneva come obiettivo quello di rappresentare al mercato l’eccellenza, valorizzato invece dal
design e dalla continua fluttuazione del costo dell’energia fossile.
7.4.1 La situazione italiana
L’industria italiana ha vissuto momenti di crescita molto interessanti grazie anche ad un forte
vivacità imprenditoriale, agevolata da quel mix tecnologico/design che pochi paesi al mondo
possono vantare. Al contrario, il territorio ha risposto con una visione quasi del tutto mono-
indirizzata dal prezzo e non da parametri di qualità come il rendimento e CO2 e prestazioni di
prodotto.
L’industria crede invece che un’incentivazione mirata sui prodotti a “minor impatto” consenta
una riduzione importante delle emissione sia in modo diretto che indiretto. In particolare
questo emerge da un’analisi di dettaglio per categoria di apparecchio ed utilizzo medio.
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Installato Italia N° Pezzi
-
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
10.000.000
12.000.000
Caminetti a
perti
Cucine ec
onomich
e
Caminetti/in
serto
chius
i Legn
a
Stufa a l
egna
TOTALE
Rend Medio Installato %
-
10
20
30
40
50
60
70
Caminetti aperti Cucine economiche Caminetti/insertochiusi Legna
Stufa a legna
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Età Media del parco installato 14 anni
La tecnologia della Stufa a pellet è stata introdotta in Italia nel 1993
Fonte Coesis Milano 2005
Famiglie servite 4,5 Milioni
Numero di famiglie che fanno un uso sensibile del legno, ovvero che consumano più di
4000 Kg/anno
Consumo Legna stagione invernale 2004 – 2005
Italia 15-20 Milioni T
Fonte AIEL, 2007
7.4.2 Il peso energetico del settore Per legge la legna è una fonte energetica rinnovabile e quindi il bilancio della CO2 non può
essere oggetto di valutazione.
L’industria è altresì cosciente del fatto che un razionale energetico non potrebbe prescindere
degli effetti emissivi complessivi. In quest’ottica pensiamo quindi che progetti volti ad un
miglioramento del parco installato consentirebbero degli effetti, sia in termini di polveri
emesse che di risparmio energetico nazionale: per ogni ora di legna bruciata bene c’è sempre
un certo quantitativo in meno di combustibile fossile utilizzato. E se la legna utilizzata si
dovesse ridurre grazie al miglioramento tecnologico si riuscirebbe ad immettere in ambiente
certamente meno polveri.
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7.4.3 I benefici
Precedentemente abbiamo riportato il numero di famiglie che fanno un uso sensibile del legno,
ovvero che consumano più di 4000 Kg/anno è pari a 4,5 Milioni così ripartite che si traduce in
18Milioni di Ton complessivo.
In termini di impianti significa:
Penetrazione Italia Numero Fam uso sensibile della legna
Prodotto
Caminetti aperti 1.750.000,00
Cucine economiche 1.100.000,00
Caminetti/inserto chiusi
Legna 1.044.000,00
Stufa a legna 612.000,00
Totale 4.506.000,00
Stima CECED italia.
Una totale sostituzione degli impianti installati delle 4,5Milioni di famiglie di cui sopra,
prevedendo un rendimento minimo del 73% Classe A CTI, e ciò comporterà un risparmio di
legna pari a 9 Milionio Ton.
Come si nota dai seguenti grafici:
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Consumo Legna al 2005 (Valori in Ton)
Caminetti aperti
Cucine economicheCaminetti/inserto chiusi Legna
Stufa a legna
TOTALE
-
2.000.000.000,00
4.000.000.000,00
6.000.000.000,00
8.000.000.000,00
10.000.000.000,00
12.000.000.000,00
14.000.000.000,00
16.000.000.000,00
18.000.000.000,00
20.000.000.000,00
Fonte - Ceced Italia
Ipotesi consumo legna con sostituzione parco di 4,5 Milioni di apparecchi con rendimento del 73% (Valori in Tonellate).
Caminetti apertiCucine economiche
Caminetti/inserto chiusi Legna
Stufa a legna
TOTALE
-
1.000.000.000,00
2.000.000.000,00
3.000.000.000,00
4.000.000.000,00
5.000.000.000,00
6.000.000.000,00
7.000.000.000,00
8.000.000.000,00
9.000.000.000,00
10.000.000.000,00
Fonte - Ceced Italia
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Comparazione Graf. Consumi 2005 Ipotesi sostituzione 100% (Valore in Milioni di ton)
7,00
4,40 4,18
2,45
18,02
1,72 2,103,43
2,01
9,28
-
2,00
4,00
6,00
8,00
10,00
12,00
14,00
16,00
18,00
20,00
Caminetti aperti Cucineeconomiche
Caminetti/insertochiusi Legna
Stufa a legna TOTALE
Con 2005 MTon Anno Risp Mton
Fonte - Ceced Italia
Il settore, dunque, necessità di un’attenzione maggiore da parte del legislatore al fine di
valorizzare le proprie potenzialità, la propria tecnologia e il design.
Tabella CTI
Categoria Parametri Unità A B C
CO % (*) o mg/m³ �0,3 �0,5 �1 Rendimento energetico % �73 �63 �53
(*) Per un tenore di 0 del 13% riferito ai gas secchi a 0 °C e a 1,013 bar L’apparecchio sarà classificato nella categoria in cui rientrano i due valori Gli apparecchi che non rientrano nelle predette categorie sono da considerarsi apparecchi da cottura con limite di utilizzo allo scopo.
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263
8. CLIMATIZZAZIONE
8.1 Introduzione76 Consumi di energia per uso finale (Italia 2005)
L’aumento della domanda di energia riguarda soprattutto i settori residenziali e terziario ed è
causato essenzialmente da fattori climatici.
Le quote per settore di uso finale dei consumi di energia nel 2005 sono state pari a:
• Industria 28%
• trasporti 30%
• usi civili (residenziale e terziario) 32%
• agricoltura e altri usi 10%
A partire dal 2002 vi è stata una forte impennata dei consumi per usi civili anche a causa di
una rapida diffusione dei climatizzatori estivi.
76 Autore Anima
Quote per settore di uso finale dei consumi di energia, anno 2005 (Mtep)
8% 2%
32%
28%
30%
usi energetici e buncheraggi agricoltura residenziale e terziario industria trasporti
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264
Il consumo di energia per usi civili riguarda, per circa il 90%, gli impianti per la
climatizzazione invernale ed estiva che, aggiunta una quota parte dei consumi della industria
destinati alla climatizzazione, fanno stimare per essa circa 1/3 di tutta l’energia consumata in
Italia.
E’ evidente che l’implementazione di programmi per il risparmio di energia per la
climatizzazione può avere un impatto ingente sui consumi energetici italiani e sul
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.
I punti chiave per il risparmio energetico nel comfort sono:
1. riduzione del fabbisogno di energia degli edifici
− progettazione architettonica in funzione del risparmio energetico (bioarchitettura)
− isolamenti e riduzione dei carichi termici delle strutture ed elementi dell’edificio
− materiali e processi di costruzione innovativi – controllo di qualità nelle realizzazioni
edili - manutenzioni – ecc
In funzione delle diverse tipologie edilizie i risparmi sono quantificabili in 20-40%.
2. uso delle energie rinnovabili
− Il solare termico per la climatizzazione invernale, oggi poco diffuso, apporta un
contributo marginale alle necessità annuali di energia per il comfort
− i costi di installazione presentano dei pay-back poco attraenti (oltre i 10 anni)
− la durata dei collettori non è sufficientemente lunga
− i problemi di collocazione dei dispositivi e il loro impatto visivo ne limitano molto
spesso l’impiego
− il solare fotovoltaico ha dei rendimenti di conversione dell’energia oggi molto bassi
(che miglioreranno con le tecnologie future) che impongono l’uso di superfici ingenti
per la captazione
− è comunque un sistema ausiliario a causa della breve durata utile di captazione nelle 24
ore; anche in questo caso il pay-back è pessimo
− l’uso di altre fonti (biomasse, eolico, ecc) è quasi sempre inapplicabile oltre che
economicamente non conveniente
3. educazione degli utenti
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265
E’ fondamentale una forte e prolungata azione di sensibilizzazione degli utenti ad un uso
corretto degli impianti al fine di minimizzare gli sprechi che oggi possono essere
quantificabili in circa il 10-20% dei consumi.
8.2 Parte Generale77
Efficienza del sistema edificio impianto
I consumi per la climatizzazione sono determinati dall’efficienza di tutto il sistema edificio
impianto; l’efficienza dell’involucro determina un fabbisogno più o meno alto di energia per la
climatizzazione e l’efficienza degli impianti .
Rendimento globale medio stagionale
I consumi in un impianto non sono determinati dall’efficienza degli apparecchi ma
dall’efficienza media stagionale di tutto il sistema nelle varie fasi (produzione , distribuzione,
regolazione, diffusione, ventilazione, recupero di calore ecc.).
Quindi in questa analisi, la percentuale di miglioramento del rendimento medio stagionale
dell’impianto è legata alla percentuale di riduzione dei consumi.
Il rendimento medio stagionale al 2016 con il BAU è stato valutato con un concetto dinamico
che tiene conto non solo della evoluzione tecnologica dei componenti degli impianti, ma anche
degli effetti della legislazione nazionale (DL 192-DL 311) che introduce delle prescrizioni sia
per la realizzazione dei nuovi edifici sia per gli interventi di ristrutturazione degli impianti
esistenti e l’effetto della certificazione energetica degli edifici.
Scenari
Le relazioni che seguono propongono due scenari alternativi per lo sviluppo futuro
dell’efficienza energetica. Sono frutto delle previsioni di due settori industriali distinti ed in
forte concorrenza: i produttori di apparecchiature per il riscaldamento raggruppati in
77 Autore: Anima
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266
Assotermica da un lato ed i produttori di climatizzatori e pompe di calore raggruppati in
CoAer ed in Climgas dall’altro.
Le due tecnologie in concorrenza hanno entrambe i loro punti di forza: una porta ad una
maggiore efficienza, l’altra è meno costosa.
Considerate le diverse aspettative e visioni del futuro di questi due raggruppamenti di
produttori, non è possibile per Anima sintetizzare una unica visione della penetrazione di
mercato futura per le varie tecnologie.
Nel momento in cui si propone uno sviluppo per il futuro che potrebbe portare all’erogazione
di sovvenzioni finalizzate al raggiungimento dei parametri di Kyoto, non può essere la
federazione Anima, a prendere posizione ed indicare quale sia la migliore via da seguire.
La prima relazione presenta la previsione sviluppata da Assotermica, che ipotizza uno scenario
al 2016 senza modifiche nel mix delle tecnologie (impianti termici e pompe di calore) presenti
sul mercato al 2005 ed in cui i miglioramenti delle efficienze e la riduzione dei consumi sono
raggiunti lavorando con il retrofit sul miglioramento della efficienza degli impianti esistenti e
con la best class della tecnologia nei nuovi edifici. Si considera qui anche l’integrazione degli
impianti termici con il solare, in particolare per la produzione di acqua calda sanitaria.
Segue la relazione congiunta di Coaer e Climgas, che in aggiunta al retrofit sugli impianti
esistenti e alla best class sul nuovo, ipotizza per il 2016 una maggior quota di mercato per i
sistemi a ciclo annuale con pompa di calore; quindi un mix delle tecnologie diverso, rispetto al
mercato 2005.
8.3 Impianti di climatizzazione invernale78 Premessa
La relazione di Assotermica analizza solo la parte relativa alla efficienza degli impianti di
climatizzazione invernale per uso residnziale con eventuale integrazione del solare per la
produzione di acqua calda sanitaria.
78 Autore: Anima-Assotermica
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267
Assotermica per questo studio ha fatto proprie le statistiche di enti terzi riconosciuti a livello
internazionale che collaborano con la Commissione Europea per la preparazione degli studi
relativi alla direttiva EUP.
Dal punto di vista tecnologico, ancorché si debba obbligare le aziende ad un cambiamento
produttivo massiccio, è stata consigliata in questo studio l’adozione anche in Italia di
tecnologie oramai consolidate da tempo in altri paesi europei, quali Danimarca, Olanda,
Germania, Gran Bretagna, Francia che hanno ottenuto risparmi energetici rilevanti.
L’Italia è il Paese europeo che produce le tecnologie più all’avanguardia nel settore
riscaldamento e con il maggior numero di costruttori di apparecchi; prima dell’uscita del DL
192 la nostra migliore tecnologia era esportata e non utilizzata nel nostro paese.
Gli incentivi previsti dalla Finanziaria 2007 stanno avendo un impatto positivo
sull’installazione di sistemi ad elevato rendimento e basso consumo energetico.
Sulla scorta di questa considerazione, Assotermica auspica che l’azione di incentivazione non
si limiti al 2007 ma venga ripetuta negli anni a venire con una procedura semplificata rispetto
a quanto avviene oggi attraverso strumenti tipo autocertificazione e il credito di imposta come
già avviene nella maggior parte dei paesi europei, condizione che consentirebbe di cogliere il
risultato di riduzione dei consumi del 20% come prescritto dalla Comunità Europea.
Riteniamo inoltre necessario adottare interventi di tipo pragmatico rendendo obbligatoria la
sostituzione degli apparecchi più obsoleti con politiche di minor costo non penalizzanti per
l’utente finale sulle installazioni più vecchie di 10 anni; l’ampiezza di questo intervento e la
sua rapidità di implementazione costituiscono un fattore straordinario per il risparmio
energetico che porterebbe a una riduzione dei consumi del 20%.
Va inoltre considerata anche la positiva ricaduta occupazionale su un settore attualmente
stagnante.
Le tecnologie a più basso consumo energetico e impatto ambientale esistono, sono da tempo
disponibili e i risultati in termini di riduzione dei consumi energetici potrebbero essere
ottenibili in breve tempo con un periodo di pay-back valutabile intorno a 3 / 4 anni.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Impiego di impianti innovativi ad elevato risparmio energetico L’evoluzione tecnologica negli ultimi anni ha reso disponibili sistemi impiantistici che da un
lato migliorano sensibilmente il livello di comfort negli ambienti e dall’altro riducono i
consumi energetici di valori estremamente interessanti.
Il tasso di diffusione di questi impianti è ancora basso a causa della non preparazione culturale
e tecnica degli attori della filiera (architetti – progettisti meccanici – installatori di impianti e
clienti finali).
E’.chiaro che investimenti nella formazione degli attori e incentivi economici ne
permetterebbero una più rapida diffusione.
L’ effetto di questi impianti innovativi riduce il consumo di energia primaria (e di
conseguenza l’emissione di anidride carbonica) di valori compresi tra il 30 e il 50%
rispetto agli impianti tradizionali assicurando un migliore livello di comfort negli
ambienti.
Scenari
Per tutti gli scenari abbiamo stimato le possibili riduzioni dei consumi complessivi, tenendo
conto delle diversità impiantistiche nelle varie tipologie di edifici e valutando le diverse
possibilità di interventi tra il nuovo e l’esistente.
Per gli impianti dei nuovi edifici, non essendovi particolari limitazioni tecniche, si ha la
possibilità di scegliere la tecnologia più opportuna; ma negli edifici esistenti il retrofit degli
impianti, molto spesso, è condizionato dalla impossibilità di utilizzare le migliori tecnologie.
Per contro, è noto che i consumi maggiori sono proprio nell’esistente; è quindi in quella area
che si devono concentrare gli sforzi maggiori per migliorare la efficienza degli impianti e
quindi la riduzione dei consumi.
Consumi
Per la stima dei consumi tendenziali al 2016 si è tenuto conto dell' aumento della domanda di
climatizzazione, dovuta alla realizzazione di nuovi edifici.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
269
Conclusioni
Assotermica ritiene che un’azione di incentivazione implementata secondo le valutazioni
sopra espresse, porti ad una riduzione dei consumi energetici pari al 20% rispetto ai consumi
del 2005.
8.3.1 Dettaglio degli scenari considerati Situazione al 2005
Edifici residenziali esistenti La climatizzazione invernale è ottenuta prevalentemente con impianti termici aventi come
generatore di calore una caldaia.
Edifici residenziali
2016 Tendenziale Bau
Lo stock degli edifici esistenti al 2005 è costituito da edifici costruiti prima del 1980, più
obsoleti sotto il profilo del comfort e del risparmio energetico sui quali sono possibili
interventi solo nel caso di retrofit, ed altri più recenti sui quali sono possibili adeguamenti
impiantistici con discreti risultati sul risparmio energetico.
Sugli edifici esistenti gli interventi, effettuati secondo le prescrizioni minime della legislazione
vigente, dovrebbero consentire di ottenere rendimenti medio stagionali di 0,78; gli impianti
Assotermica/Ceced con ACS 2005
Residenziale esistente invernalerend
Termici + acq. San 0,68 23,53 16 100%16,000 100%
Domanda servizio termico 23,53 Mtep
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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270
che potranno essere oggetto di interventi di recupero, dovrebbero essere circa il 50% del parco
esistente.
Al parco esistente si aggiungeranno circa 1,8 milioni di nuovi appartamenti e
conseguentemente la domanda di servizio crescerebbe.
Nuovi appartamenti = 1,8 milioni
Consumo per appartamento, per riscaldamento e acqua calda sanitaria (con rendimento medio
stagionale impianto 0,8) = 0,8 tep/anno
Domanda di servizio per i nuovi appartamenti = 1,44 Mtep
Domanda di servizio complessiva: 17,440
Il rendimento medio stagionale dello stock complessivo al 2016 (BAU) sale al 75%.
Tendenziale 2016 – Con interventi
Forme di incentivazione appropriate e ripetute negli anni consentirebbero un miglioramento
complessivo del rendimento medio stagionale dello stock degli impianti termici, con il ricorso
a tecnologie impiantistiche più performanti, ma di maggior costo.
In questo scenario cambia anche il mix delle tecnologie, con un maggior ricorso agli impianti
termici con caldaia integrata con il solare.
La domanda di servizio 2016 costante (17,440 Mtep), per effetto degli incentivi potrebbe
elevare il rendimento medio stagionale dello stock complessivo all'85%, con una riduzione dei
consumi di 2,7 Mtep, ovvero con un risparmio dell'11,76 % dei consumi rispetto allo scenario
2016 BAU.
Questa stima è stata ottenuta tenendo conto di uno sviluppo della tecnologia legata alle pompe
di calore pari a circa il 5% entro il 2016 (rif. BRGC study 2006).
2016 BAU 2016 EFFICIENTE
rend rend
0,75 23,253 17,440 100% 0,85 20,518 17,440 100%23,253 17,440 1,000 20,518 17,440
-2,736 -11,76
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
% 2016 eff./2005
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271
Confrontando con il 2005, a domanda di servizio costante, questi interventi consentono una
riduzione di 4,71 Mtep dei consumi, con una riduzione dei consumi del 20% e una riduzione
di circa 11 milioni di tonnellate della CO2 .
8.4 Impianti di climatizzazione a ciclo annuale79 Premessa
Questa relazione analizza la parte relativa all’efficienza degli impianti di climatizzazione a
ciclo annuale, sia per la climatizzazione estiva che invernale.
Impiego di impianti innovativi ad elevato risparmio energetico
L’evoluzione tecnologica negli ultimi anni ha reso disponibili sistemi impiantistici che da un
lato migliorano sensibilmente il livello di comfort negli ambienti e dall’altro riducono i
consumi energetici di valori estremamente interessanti.
Tali sistemi si basano essenzialmente sui seguenti componenti di base:
- impiego di pompe di calore (sia elettriche che a gas) ad elevata efficienza per la
generazione del caldo/freddo
- sistemi di diffusione del calore del tipo radiante (anzichè convettivo come negli impianti
più tradizionali) con regolazione locale per locale, al fine di somministrare l’esatto ammontare
di energia necessario al comfort.
79 Relazione COAER-CLIMGAS
rend Consumo (Mtep)
0,85 18,82 16 100%16,000 100%
Rispetto al 2005 -4,71 Mtep
-20,00%
2016 con incentivi rispetto 2005 a domanda di servizio costante
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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272
- sistemi di ventilazione degli ambienti a recupero di energia al fine di assicurare l’esatto
tasso di ricambio d’aria (ventilazione meccanica controllata) necessario e combinati con
dispositivi di filtrazione spinta per minimizzare la bassa qualità dell’aria esterna.
- sistemi di controllo avanzati, per governare il funzionamento dell’intero sistema al fine di
impiegare la sola energia necessaria a mantenere il livello di comfort richiesto.
Questo tipo di impianti non ha un impatto sensibile nei costi di primo impianto e
generalmente il pay-back è stimabile da 3 a 5 anni (a seconda del grado di sofisticazione
voluto).
Il tasso di diffusione di questi impianti è ancora basso a causa della non preparazione culturale
e tecnica degli attori della filiera (architetti – progettisti meccanici – installatori di impianti e
clienti finali)
E’ chiaro che investimenti nella formazione degli attori e incentivi economici ne
permetterebbero un più rapida diffusione.
L’ effetto combinato di questi elementi riduce il consumo di energia primaria (e di
conseguenza l’emissione di anidride carbonica) di valori compresi tra il 30 e il
50%rispetto agli impianti tradizionali (caldaie +radiatori + condizionatori ambiente)
assicurando un migliore livello di comfort negli ambienti.
Impiego dell’energia per il comfort
Le pompe di calore elettriche e a gas
Pompe di calore elettriche
L’impiego di pompe di calore elettriche pareggia in consumo di energia primaria, qualora
questi dispositivi abbiano dei COP compresi tra 1,5 e 1,9 (varia nei vari paesi europei a
seconda della quantità di energia fossile impegnata per la produzione di elettricità)
Le efficienze stagionali delle pompe di calore oggi sono superiori a 3.
Sistemi innovativi come sopra descritto possono aumentare il COP stagionale a 4 e più (con
applicazioni geotermiche o climi miti).
Ciò significa che tali sistemi possono dimezzare il consumo di energia primaria destinata
al comfort e pertanto l’impatto sugli obiettivi di Kyoto a livello nazionale puo’ essere
molto rilevante.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Pompe di calore a gas
Le pompe di calore a gas (ad assorbimento o compressione) bruciando direttamente energia
primaria, garantiscono prestazioni molto elevate, che variano a seconda dei casi e delle
applicazioni da 1,3 a 1,5, superiori quindi alle migliori caldaie oggi in commercio.
Possono produrre con un unico apparecchio acqua sia calda che fredda per la climatizzazione
degli ambienti e garantiscono un risparmio energetico, nella stagione invernale, pari a circa il
50~60% rispetto alle caldaie a metano ad alta efficienza e del 40% rispetto a quelle a
condensazione (fonte Enea) .
Sono disponibili sia nella versione con scambio in aria (aria/acqua) che in versione
geotermale (acqua/acqua).
Le prestazioni dei modelli ad assorbimento sono inoltre poco influenzate dalle variazioni sia
della temperatura dell’aria esterna che da quella dell’acqua calda sul circuito primario, e
risultano pertanto bene applicabili nei climi rigidi.
Nei sistemi di classificazione energetica (Sacert/Casaclima) le pompe di calore a gas sono
considerate i produttori termici a maggior efficienza oggi esistenti sul mercato.
Esperienze e strategie europee nel comfort
Tutti i paesi del centro-nord Europa hanno avviato da molti anni delle precise attività di
ricerca e sviluppo nella applicazione delle pompe di calore allo scopo di realizzare quei
risparmi energetici già descritti.
Un primo sviluppo concreto sulle pompe di calore si è verificato alla fine degli anni settanta
con la prima crisi energetica – in quell’epoca i prodotti erano un po’ pionieristici e non erano
stati introdotti nel mercato con la necessaria preparazione tecnica degli operatori – il
successivo rientro del pericolo di carenza dei combustibili fossili e la non ancora matura
sensibilità sul Global Warming, ha ridotto la necessità di una rapida soluzione al problema
energetico e il programma sulle pompe di calore ha ristagnato.
A partire dagli anni 90 però i paesi piu’ virtuosi sotto il profilo della sensibilità ambientale
(Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Austria, Svizzera,Germania, Francia, ecc.)
hanno avviato dei seri programmi di analisi su questo tema ed in particolare:
7 hanno imposto delle efficienze minime delle pompe di calore
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8 hanno testato, in appositi laboratori di prova, le reali efficienze degli apparecchi immessi
nel mercato
9 hanno monitorato un grande numero di impianti eseguiti al fine di verificare gli
effettivi risparmi energetici attesi
10 hanno sviluppato intense attività di formazione degli operatori del settore, al fine di
assicurare una elevata qualità degli impianti, a beneficio degli utenti
11 hanno introdotto agevolazioni e contributi per facilitare lo sviluppo di questo mercato
A partire dal 2000, dopo aver sperimentato sul campo gli importanti benefici che questi
sistemi assicurano sui risparmi energetici, e con il contestuale sviluppo tecnologico e
produttivo che si è verificato, il numero di installazioni annuo è decollato ed oggi registra tassi
di crescita impressionanti (il mercato raddoppia ogni anno).
In questi ultimi anni sono nate e si sono sviluppate aziende molto importanti che hanno tassi di
sviluppo sempre a doppia cifra.
In Italia purtroppo non c’è stata una politica di questo genere e pertanto il mercato interno non
si è sviluppato in modo così importante.
Nel nostro paese vengono eseguiti molti impianti di climatizzazione (per le caratteristiche
climatiche italiane) che utilizzano anche pompe di calore, ma più come variante della
climatizzazione estiva, che per uno scopo di ricerca effettiva di risparmio energetico.
Nel caso invece di grandi impianti, soprattutto nel terziario (centri commerciali, uffici, ecc)
esiste già una tecnica impiantistica che impiega massicciamente le pompe di calore da anni e
registra risparmi energetici, rispetto agli impianti convenzionali, del 20-40%. Il tasso di
penetrazione nei grandi impianti di nuova esecuzione èdel 25-30%.
Nel residenziale invece il tasso di penetrazione è’ molto basso (2-4%) degli impianti.
L’industria italiana della climatizzazione e pompe di calore
L’industria italiana in questo settore ha avuto nel passato una posizione di leadership in
Europa con una forte predisposizione all’export (prevalentemente orientato ai mercati europei
e del bacino del mediterraneo).
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L’impressionante sviluppo delle pompe di calore nei mercati centro-europei ha fatto nascere e
consolidare molti nuovi competitors in questi mercati che, grazie al loro mercato domestico,
ora stanno minacciando la posizione dell’industria italiana di questo settore.
Una problematica molto critica per l’industria italiana è anche la scarsa interconnessione delle
entità dedicate alla ricerca (Istituti Universitari, Enea, Cesi Ricerca, Laboratori di Ricerca, ecc)
che non permette di utilizzare i potenziali di innovazione che potrebbe avere il nostro paese.
Questa situazione è particolarmente critica poiché in questo settore i cambiamenti tecnologici
e la ricerca applicata hanno un ruolo determinante per assicurare l’indipendenza tecnologica
delle nostre industrie e la loro competitività futura.
E’ necessaria una forte consapevolezza da parte dei governi, della Confindustria e delle
aziende che, se non cambieremo velocemente e con decisione questo torpore nella
innovazione, perderemo il treno dello sviluppo che indubbiamente le sfide dei risparmi
energetici indurranno nelle economie dei paesi sviluppati .
Scenari
Per tutti gli scenari abbiamo distinto le tipologie di interventi e quindi le possibili riduzioni dei
consumi complessivi, tenendo conto le diversità impiantistiche nelle varie tipologie di edifici,
storico, residenziale e terziario e valutando le diverse possibilità di interventi tra il nuovo e
l’esistente.
Nei nuovi impianti nei nuovi edifici non ci sono limiti nelle tecnologie da impiegare, si può
utilizzare senza problemi la best class, ma negli edifici esistenti il retrofit degli impianti, molto
spesso, è condizionato dalla impossibilità di fare certi interventi.
Per contro è noto che i consumi maggiori sono proprio nell’esistente e quindi è in quella area
che si devono concentrare gli sforzi maggiori per migliorare la efficienza degli impianti e
quindi la riduzione dei consumi.
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Consumi Per la stima dei consumi tendenziali al 2016 si è tenuto conto anche di un prevedibile aumento
della domanda di climatizzazione, dovuta sia alla realizzazione di nuovi edifici, ma anche ad
una maggiore domanda nell’esistente dovuta a diversi fattori, climatici e di qualità della vita.
8.4.1 Dettaglio degli scenari considerati: Edifici residenziali
Situazione al 2005
Negli edifici residenziali la climatizzazione invernale è ottenuta prevalentemente con
impianti termici aventi come generatore di calore una caldaia o in alcuni casi generatori di aria
calda.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione caratterizzati da generatori a pompa
di calore.
Il rendimento medio stagionale di questi impianti è di circa il 68%.
La climatizzazione estiva è quasi esclusivamente ottenuta con l’utilizzo di condizionatori
autonomi con efficienza medio bassa 90%.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione a ciclo annuale caratterizzati da
generatori a pompa di calore.
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Domanda di servizio invernale= 16 Mtep
Consumi invernali = 23,53 Mtep
Domanda di servizio estivo = 0,81 Mtep
Consumi = 1 Mtep
Domanda di servizio complessivo per il residenziale 2005 = 16,810 Mtep
Consumi complessivi residenziale 2005 = 24,53 Mtep
Tendenziale 2016 –BAU
La domanda di servizio per la climatizzazione aumenta, sia per effetto dei nuovi edifici
costruiti dal 2005 al 2016, circa 2 milioni, ma anche per effetto di una maggior domanda nella
climatizzazione estiva.
Domanda di climatizzazione invernale 2016 BAU = 17,44 Mtep
Questo scenario prevede una penetrazione nel mercato del residenziale, anche se in
percentuale modesta, dei sistemi di climatizzazione a ciclo annuale a pompa di calore che,
avendo dei rendimenti più elevati rispetto ai sistemi tradizionali, possono dare un contributo
alla riduzione dei consumi sia nel ciclo estivo che in quello invernale.
Residenziale esistente invernalerend
Termici + acq. San 0,68 23,53 16,000 100%HP-E ciclo annuale 0,000 0%HP-G ciclo annuale 0,000 0%
Domanda servizio invernale 16,000
Residenziale esistente estivo rend
Imp. Autonomo 0,9 1 0,81 100%HP-E ciclo annuale 0 0%HP-G ciclo annuale 0 0%
Domanda servizio estivo 0,810
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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Climatizzazione invernale - 2016 BAU
Per effetto del retrofit di circa il 50% degli impianti termici esistenti e per il maggior
rendimento degli impianti nei nuovi edifici, aumenta il rendimento medio stagionale dello
stock degli impianti di riscaldamento esistenti che sale dal 68 al 75%.
In questo scenario è previsto che i sistemi a pompa di calore a ciclo annuale (rendimenti a
energia primaria = 1,25-1,3) coprano complessivamente il 3% della domanda di servizio
invernale al 2016 BAU, innalzando complessivamente il rendimento medio stagionale di tutto
lo stock impianti e con una riduzione di ulteriori 0,7 Mtep rispetto allo scenario del
residenziale 2016 BAU, tutto impianti termici.
Domanda di climatizzazione invernale = 17,44 Mtep
Consumi invernali = 22,9 Mtep ( rendimento 76%)
Riduzione consumi rispetto allo scenario solo impianti termici = 0,351
2016 BAU 2016 EFFICIENTE
Residenziale invernalerend rend
Termici + acq. San 0,75 22,556 16,917 97% 0,85 19,492 16,568 95%HP-E ciclo annuale 1,25 0,279 0,349 2% 1,5 0,407 0,610 3,5%
HP-G ciclo annuale 1,3 0,067 0,087 1% 1,5 0,174 0,262 1,5%22,902 17,440 100% 20,073 17,440 100%
Rispetto a tutto impianti termici -0,351 Mtep -2,829 MtepEfficiente/BAU
-12,35 %
rend rend
Imp. Autonomo retrofit 0,95 0,853 0,810 50% 1 0,810 0,810 50%Imp. Autonomo nuovi 1,2 0,338 0,405 25% 1,28 0,152 0,194 12%
HP-E ciclo annuale 1,25 0,259 0,324 20% 1,5 0,324 0,486 30%HP-G ciclo annuale 1,3 0,062 0,081 5% 1,5 0,086 0,130 8%
1,512 1,620 100% 1,372 1,620 100%
-0,139 MtepEfficiente/BAU-9,22 %
Residenziale nuovo estivorend rend
Autonomo 1,2 0,313 0,375 75% 1,3 0,238 0,310 62%HP-E ciclo annuale 1,4 0,071 0,100 20% 1,5 0,100 0,150 30%
HP-G ciclo annuale 1,3 0,019 0,025 5% 1,5 0,027 0,040 8%0,403 0,500 100% 0,365 0,500 100%
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Residenziale esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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Climatizzazione estiva – 2016 BAU
Aumenta anche il rendimento dei condizionatori autonomi per effetto della etichettatura degli
apparecchi.
Aumenta la penetrazione dei sistemi a pompa di calore, con rendimenti medio stagionali più
alti (rendimenti a energia primaria = 1,25-1,3), che quindi migliorano il rendimento medio
stagionale complessivo.
Aumenta la domanda di servizio estivo per una maggiore richiesta di climatizzazione estiva.
Domanda di climatizzazione estiva = 2,12 Mtep
Consumi climatizzazione estiva = 1,915 ( rendimento 111%)
Tendenziale 2016 – Con interventi
Forme di incentivazione appropriate e ripetute negli anni consentirebbero un miglioramento
complessivo del rendimento medio stagionale con il ricorso a tecnologie impiantistiche più
performanti, ma di maggior costo.
Cambia anche il mix delle tecnologie con un maggior ricorso ai sistemi con pompa di calore.
Climatizzazione Invernale – Con Incentivi
Domanda di climatizzazione invernale = 17,44 Mtep
Consumi climatizzazione invernale = 20,073 Mtep (rendimento 87%)
Riduzione dei consumi rispetto al 2016 BAU = 2,829Mtep, pari ad una riduzione dell' 12,35%
Rispetto al 2005 con la domanda di servizio costante (16 Mtep) i consumi scenderebbero
da 23,5 Mtep a 18, 4 Mtep con una riduzione di 5,1 Mtep, pari al 21,5 % di riduzione dei
consumi ed ad una riduzione di 11,65 milioni di tonnellate di CO2.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Climatizzazione estiva - Con incentivi
Domanda di climatizzazione estiva = 2,120 Mtep
Consumi per la climatizzazione estiva = 1,74 Mtep ( rendimento 122%)
Riduzione dei consumi rispetto al 2016 BAU = 0,18 Mtep
Edifici terziario
Stimato al 2005
Nel terziario la climatizzazione invernale è ottenuta prevalentemente con impianti termici
aventi come generatore di calore una caldaia o in alcuni casi generatori di aria calda.
Il rendimento medio stagionale di questi impianti è di circa 68%, che coprono circa il 90%
della domanda di servizio invernale.
L'altro 10% è coperto da sistemi a pompa di calore elettrici a ciclo invernale.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione caratterizzati da una pompa di calore
a gas .
Domanda di climatizzazione invernale = 3,3 Mtep
Consumi invernali = 4,655 Mtep ( rendimento 71%)
rend
0,85 17,882 15,200 95%1,5 0,407 0,610 3,5%1,5 0,174 0,262 1,5%
18,464 16,000 100%
2016 incentivi rispetto allo scenario 2005 a domanda di servizio costante
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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La climatizzazione estiva, è in parte ottenuta con l’utilizzo di condizionatori autonomi, con
efficienza media del 90% che coprono il 15 % della domanda di servizio estivo.
I sistemi idronici solo estivi ( chillers) coprono il 68% della domanda estiva.
I sistemi a pompa di calore elettrici a ciclo invernale coprono il rimanete 17% della domanda
estiva.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione caratterizzati da una pompa di calore
a gas .
La domanda di servizio estiva è di circa 2 Mtep
I consumi estivi ammontano a 1,865 Mtep ( rendimento 107,2%)
Climatizzazione annuale 2005
Domada di servizio = 5,3 Mtep
Consumi = 6,52Mtep ( rendimento complessivo 81,3%)
Tendenziale 2016 –BAU
Climatizzazione Invernale - 2016 Bau
La domanda di climatizzazione invernale cresce di circa il 30% per i nuovi esercizi.
Aumenta il rendimento dello stock degli impianti termici, che sale al 75% per effetto del
retrofit sui vecchi impianti.
Terziario esistente invernale rend
Termici + acq. San 0,68 4,368 2,970 90%
HP-E ciclo annuale-invernale 1,15 0,287 0,330 10%
HP-G ciclo annuale-invernale
Domanda servizio termico 4,655 3,300 100%
rend
Imp. Autonomo retrofit 0,9 0,333 0,300 15%
Imp. Autonomo nuovi Sistem iidronici estivo 1,1 1,236 1,360 68%
HP-E ciclo annuale estivo 1,15 0,296 0,340 17%HP-G ciclo annuale estivo
Domada servizio climatizzazione 1,865 2,000 100%
Totale 2005 6,52 5,3
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Aumenta anche, se leggermente, la penetrazione dei sistemi a pompa di calore sia elettrici che
a gas.
Domanda di servizio invernale 2016 BAU = 4,29 Mtep
Consumi invernali 4,7 Mtep ( rendimento 91%)
Climatizzazione Estiva - 2016 BAU
Domanda di servizio estivo 2016 BAU = 3,29 Mtep
Consumi estivi 2,7 Mtep ( rendimento 121%)
Climatizzazione annuale 2016 BAU
Domada di servizio = 7,58 Mtep
Consumi = 7,43 Mtep ( rendimento complessivo 102%)
2016 BAU 2016 EFFICIENTE
Terziario esistente invernale rend rend
Termici + acq. San 0,75 3,740 2,805 85% 0,85 3,184 2,706 82%HP-E ciclo annuale-invernale 1,3 0,330 0,429 13% 1,6 0,330 0,528 16%HP-G ciclo annuale-invernale 1,2 0,055 0,066 2% 1,5 0,044 0,066 2%
Domanda servizio termico 4,125 3,300 100,00% 3,558 3,300 100%
-0,530 -11,378 -1,097 -13,7572016eff/ bau
rend rend
Imp. Autonomo retrof it 0,95 0,426 0,405 15% 1 0,405 0,405 15%Imp. Autonomo nuovi 0,95 0,142 0,135 5% 1,28 0,105 0,135 5%Sistem iidronici estivo 1,1 1,424 1,566 58% 1,1 0,933 1,026 38%HP-E ciclo annuale estivo 1,3 0,415 0,540 20% 1,5 0,720 1,080 40%HP-G ciclo annuale estivo 1,2 0,045 0,054 2% 1,5 0,036 0,054 2%
Domada servizio climatizzazione 2,452 2,700 100% 2,199 2,700 100%-0,253 -10,326 2016eff/ bau
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
% bau2016/2005
Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
2016 BAU 2016 EFFICIENTE
Terziario nuovo invernale rend rend
Termici + acq. San 0,8 1,015 0,812 82% 1 0,772 0,772 78%HP-E ciclo annuale-invernale 1,4 0,113 0,158 16% 1,6 0,124 0,198 20%
HP-G ciclo annuale-invernale 1,3 0,015 0,020 2% 1,5 0,013 0,020 2%Domanda servizio termico 1,143 0,990 100,00% 0,909 0,990 100%
-0,234 -20,47 2016eff/ bau
Terziario nuovo estivo e annualerend rend
Imp. Autonomo nuovi 0,95 0,156 0,149 25% 1,28 0,023 0,030 5%Sistem iidronici estivo 1,1 0,248 0,273 46% 1,1 0,205 0,226 38%HP-E ciclo annuale estivo 1,4 0,115 0,160 27% 1,5 0,158 0,238 40%HP-G ciclo annuale estivo 1,3 0,009 0,012 2% 1,5 0,008 0,012 2%Domada servizio climatizzazione 0,528 0,594 100% 0,395 0,594 85%
-0,134 -25,300 2016eff/ bau
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Tendenziale 2016 – Con interventi
Forme di incentivazione appropriate e ripetute negli anni consentirebbero un miglioramento
complessivo del rendimento medio stagionale dello stock degli impianti, con il ricorso a
tecnologie impiantistiche più performanti, ma di maggior costo. Cambia anche il mix delle
tecnologie con un maggior ricorso agli impianti termici con caldaia integrata con il solare e ai
sistemi evoluti con pompa di calore.
Climatizzazione Invernale - 2016 Incentivi
Domanda di servizio invernale 2016 BAU = 4,29 Mtep Consumi invernali 4,467 Mtep ( rendimento 96%)
2016 EFFICIENTE
Terziario esistente invernale rend
Termici + acq. San 0,85 3,184 2,706 82%
HP-E ciclo annuale-invernale 1,6 0,330 0,528 16%HP-G ciclo annuale-invernale 1,5 0,044 0,066 2%
Domanda servizio termico 3,558 3,300 100%-1,097 -13,757 2016eff/ bau
rend
Imp. Autonomo retrof it 1 0,405 0,405 15%Imp. Autonomo nuovi 1,28 0,105 0,135 5%
Sistem iidronici estivo 1,1 0,933 1,026 38%
HP-E ciclo annuale estivo 1,5 0,720 1,080 40%HP-G ciclo annuale estivo 1,5 0,036 0,054 2%
Domada servizio climatizzazione 2,199 2,700 100%
-0,253 -10,326 2016eff/ bau
2016 EFFICIENTE
Terziario nuovo invernale rend
Termici + acq. San 1 0,77 0,77 78,00%
HP-E ciclo annuale-invernale 1,6 0,12 0,2 20,00%HP-G ciclo annuale-invernale 1,5 0,01 0,02 2,00%
Domanda servizio termico 0,909 0,990 100,00%
Terziario nuovo estivo e annualerend
Imp. Autonomo nuovi 1,28 0,02 0,03 5,00%
Sistem iidronici estivo 1,1 0,21 0,23 38,00%HP-E ciclo annuale estivo 1,5 0,16 0,24 40,00%
HP-G ciclo annuale estivo 1,5 0,01 0,01 2,00%
Domada servizio climatizzazione 0,395 0,594 85%
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
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284
Climatizzazione Estiva - 2016 Incentivi
Domanda di servizio estivo 2016 BAU = 3,29 Mtep Consumi estivi 2,6 Mtep ( rendimento 127%) Climatizzazione annuale 2016 INCENTIVI
Domada di servizio = 7,58 Mtep Consumi = 7 Mtep (rendimento complessivo 107%) Edifici piccolo terziario
Stimato al 2005
Nel piccolo terziario la climatizzazione invernale è ottenuta prevalentemente con impianti
termici aventi come generatore di calore una caldaia o in alcuni casi generatori di aria calda.
Il rendimento medio stagionale di questi impianti è di circa 68%, che coprono circa il 92%
della domanda di servizio invernale.
L'altro 8% è coperto da sistemi a pompa di calore elettrici a ciclo invernale.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione caratterizzati da una pompa di calore
a gas .
Domanda di climatizzazione invernale = 2,4 Mtep Consumi invernali = 3,4 Mtep (rendimento 70%)
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285
La climatizzazione estiva, è in parte ottenuta con l’utilizzo di condizionatori autonomi, con
efficienza media del 90% che coprono il 50 % della domanda di servizio estivo.
I sistemi idronici solo estivi (chillers) coprono il 31% della domanda estiva.
I sistemi a pompa di calore elettrici a ciclo invernale coprono il rimanente 19% della domanda
estiva.
Sono praticamente inesistenti i sistemi di climatizzazione caratterizzati da una pompa di calore
a gas .
La domanda di servizio estiva è di circa 1 Mtep
I consumi estivi ammontano a 1,003 (rendimento 100%)
Climatizzazione annuale 2005 Piccolo terziario
Domada di servizio = 3,4 Mtep
Consumi = 4,4 Mtep (rendimento complessivo 77%)
Tendenziale 2016 -BAU Piccolo terziario Climatizzazione Invernale - 2016 BAU
La domanda di climatizzazione invernale cresce di circa il 30% per i nuovi esercizi.
2005
rend
Termici + acq. San 0,68 3,247 2,208 92%HP-E ciclo annuale-invernale 1,15 0,167 0,192 8%HP-G ciclo annuale-invernale
Domanda servizio termico 3,414 2,400 100%
rend
Imp. Autonomo retrofit 0,9 0,556 0,500 50%
Sistem iidronici estivo 1,1 0,282 0,310 31%HP-E ciclo annuale estivo 1,15 0,165 0,190 19%HP-G ciclo annuale estivo
1,003 1,000 100%
Piccolo Terziario esistente invernale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Piccolo Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Domada servizio climatizzazione
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286
Aumenta il rendimento dello stock degli impianti termici, che sale al 73% per effetto del
retrofit sui vecchi impianti.
Aumenta anche se leggermente, la pentrazione dei sistemi a pompa di calore sia elettrici che a
gas.
Domanda di servizio invernale 2016 BAU = 3 Mtep
Consumi invernali 3,78 Mtep (rendimento 79%)
Climatizzazione Estiva - 2016 Bau
Domanda di servizio estivo 2016 BAU = 1,71 Mtep
Consumi estivi 1,55 Mtep (rendimento 111%)
Climatizzazione annuale 2016 BAU Piccolo terziario
Domada di servizio = 4,71 Mtep
Consumi = 5,33 Mtep (rendimento complessivo 88%)
2016 BAU
rend
Termici + acq. San 0,73 2,827 2,064 86%HP-E ciclo annuale-invernale 1,3 0,222 0,288 12%HP-G ciclo annuale-invernale 1,2 0,040 0,048 2%
Domanda servizio termico 3,09 2,400 100,00%-0,47 -13,33 % bau2016/2005
rend
Imp. Autonomo retrofit 0,95 0,213 0,203 15%Imp. Autonomo nuovi 0,95 0,071 0,068 5%Sistem iidronici estivo 1,1 0,712 0,783 58%
HP-E ciclo annuale estivo 1,3 0,208 0,270 20%HP-G ciclo annuale estivo 1,2 0,023 0,027 2%
1,226 1,350 100%
Piccolo Terziario esistente invernale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Piccolo Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Domada servizio climatizzazione
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287
Tendenziale 2016 – Con interventi-Piccolo terziario
Forme di incentivazione appropriate e ripetute negli anni consentirebbero un miglioramento
complessivo del rendimento medio stagionale con il ricorso a tecnologie impiantistiche più
performanti, ma di maggior costo. Cambia anche il mix delle tecnologie con un maggior
ricorso agli impianti termici con caldaia integrata con il solare e ai sistemi evoluti con pompa
di calore.
Climatizzazione Estiva - 2016 Incentivi
Domanda di servizio estivo 2016 BAU = 1,71 Mtep Consumi estivi 1,34 Mtep ( rendimento 128%) Climatizzazione annuale 2016 Incentivi Piccolo Terziario
Domanda di servizio = 4,71 Mtep Consumi = 4,52 Mtep ( rendimento complessivo 104%) Edifici a destinazione Ospedaliera
In questi edifici sui nuovi interventi, sono possibili impianti con grandi risparmi energetici :
sull’esistente sono possibili interventi sempre collegati a parziali retrofit.
2016 BAU
rend
Termici + acq. San 0,8 0,615 0,492 82%HP-E ciclo annuale-invernale 1,4 0,069 0,096 16%HP-G ciclo annuale-invernale 1,3 0,009 0,012 2%
Domanda servizio termico 0,69 0,600 100,00%
rend
Imp. Autonomo nuovi 0,95 0,095 0,090 25%Sistem iidronici estivo 1,1 0,151 0,166 46%HP-E ciclo annuale estivo 1,4 0,069 0,097 27%HP-G ciclo annuale estivo 1,3 0,006 0,007 2%
0,320 0,360 100%
Piccolo Terziario nuovo invernale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
PiccoloTerziario nuovo estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Domada servizio climatizzazione
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288
Per la complessità degli impianti di questi edifici non è possibile fare una ripartizione come
per le altre aree.
Consumo Stimato 2005 : 1,08 Mtep
La tipologia degli impianti presenti in questi edifici può essere assimilata a quelli del terziario
e quindi anche le possibilità di miglioramento della efficienza e della riduzione dei consumi.
2016 EFFICIENTE
rend
Termici + acq. San 0,85 2,400 2,040 85%HP-E ciclo annuale-invernale 1,6 0,195 0,312 13%HP-G ciclo annuale-invernale 1,5 0,032 0,048 2%
Domanda servizio termico 2,627 2,400 100%-0,9 -14,90%2016eff/ bau
-26,20% 2016eff/2005
rend
Imp. Autonomo retrofit 1 0,203 0,203 15%Imp. Autonomo nuovi 1,28 0,053 0,068 5%Sistem iidronici estivo 1,1 0,466 0,513 38%HP-E ciclo annuale estivo 1,5 0,360 0,540 40%HP-G ciclo annuale estivo 1,5 0,018 0,027 2%
1,100 1,350 100%-10,00% 2016eff/ bau
2016 EFFICIENTE
rend
Termici + acq. San 1 0,468 0,468 78%HP-E ciclo annuale-invernale 1,6 0,075 0,120 20%HP-G ciclo annuale-invernale 1,5 0,008 0,012 2%
Domanda servizio termico 0,551 0,600 100%-20,40% 2016eff/ bau
rend
Imp. Autonomo nuovi 1,28 0,014 0,018 5%Sistem iidronici estivo 1,1 0,124 0,137 38%HP-E ciclo annuale estivo 1,5 0,096 0,144 40%HP-G ciclo annuale estivo 1,5 0,005 0,007 2%
0,239 0,360 85%-0,08 -25,30% 2016eff/ bau
Piccolo Terziario esistente invernale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Piccolo Terziario esistente estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Domada servizio climatizzazione
Piccolo Terziario nuovo invernale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
PiccoloTerziario nuovo estivo e annuale
Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Domada servizio climatizzazione
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289
Edifici scolastici
In questi edifici gli interventi di retrofit impiantistico nell’esistente consentono buoni risparmi
energetici e il miglioramento del comfort (soprattutto per il ricambio d’aria, oggi quasi
totalmente assente in questa edilizia).
Anche per questa tipologia di edifici non è possibile una segmentazione per tipologia di
impianti come per le altre aree.
Consumo stimato 2005 : 0,4 Mtep- quasi esclusivamente per la climatizzazione invernale.
Anche per gli edifici scolastici la tipologia degli impianti presenti in questi edifici può essere
assimilata a quelli del piccolo terziario e quindi anche le possibilità di miglioramento della
efficienza e della riduzione dei consumi può essere ricondotta a quella tipologia di edifici.
2005 Tipologia impianti rend consumi domanda DESTINAZIONE OSPEDALIERA Climatizz. Invernale 0,65 0,54 0,35
Climatizz.Estiva Elett. 1,10 0,55 0,60 DESTINAZIONE SCOLASTICA Climatizz. Invernale 0,65 0,46 0,30
Climatizz.Estiva
2016 BAU 2016 INCENTIVATO rend consumi domanda rend consumi domanda rend consumi domanda Climatizz. Invernale 0,65 0,54 0,35 0,73 0,58 0,42 0,80 0,53 0,42 Climatizz.Estiva Elett. 1,10 0,55 0,60 1,20 0,60 0,72 1,40 0,51 0,72 Climatizz. Invernale 0,65 0,46 0,30 0,73 0,49 0,36 0,80 0,45 0,36 Climatizz.Estiva 0,00 0,00
Edifici Industriali
La climatizzazione nel settore degli edifici industriali, riguarda la climatizzazione degli uffici
e delle zone di lavoro con la presenza di personale.
Per le zone uffici le tipologie di impianto sono grosso modo quelle utilizzate per il terziario,
con presenti nel terziario, mentre per la climatizzazione delle zone di lavoro, prevalentemente
invernale, vengono adottate tipologie di impianti diverse dal tradizionale, come ad esempio i
generatori di aria calda e i sistemi di riscaldamento ad irraggiamento.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
290
Per la climatizzazione estiva degli edifici, possono essere presenti:
− apparecchi autonomi.
− sistemi centralizzati per la climatizzazione solo estiva (chillers).
− sistemi centralizzati a pompa di calore per la climatizzazione estiva ed invernale.
Stimato al 2005
2005
industriale uffici invernale rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Termici + acq. San 0,68 3,235 2,200 88% HP-E ciclo annuale-invernale 1,15 0,261 0,300 12% HP-G ciclo annuale-invernale
Domanda servizio termico 3,496 2,500 100%
industriale uffici estivo e annuale
rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Autonomo 0,9 0,333 0,300 15% Sistem iidronici estivo 1,1 1,273 1,400 70% HP-E ciclo annuale estivo 1,15 0,261 0,300 15% HP-G ciclo annuale estivo Domada servizio climatizzazione 1,867 2,000 100% 2005
industriale zone lavoro invernale rend Consumo
(Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Termici + acq. San 0,68 4,368 2,970 90% HP-E ciclo annuale-invernale 1,15 0,287 0,330 10% HP-G ciclo annuale-invernale
Domanda servizio termico 4,655 3,300 100% Domanda di climatizzazione complessiva –2005 = 7,8Mtep Consumi complessivi = 10 Mtep ( rendimento 77,9%)
Tendenziale 2016 BAU - Industriale
2016 BAU 2016 EFFICIENTE
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291
industriale uffici invernale rend Consumo
(Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Termici + acq. San 0,75 3,400 2,550 85% 0,85 2,894 2,460 82% HP-E ciclo annuale-
invernale 1,3 0,300 0,390 13% 1,6 0,300 0,480 16% HP-G ciclo annuale-
invernale 1,2 0,050 0,060 2% 1,5 0,040 0,060 2% Domanda servizio
termico 3,750 3,000 100,00% 3,234 3,000 100%
industriale uffici estivo e annuale
rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Autonomo 0,95 0,426 0,405 15% 1 0,405 0,405 15% Sistem iidronici estivo 1,1 1,424 1,566 58% 1,1 0,933 1,026 38%
HP-E ciclo annuale estivo 1,3 0,519 0,675 25% 1,5 0,810 1,215 45%
HP-G ciclo annuale estivo 1,2 0,045 0,054 2% 1,5 0,036 0,054 2%
Domada servizio climatizzazione 2,414 2,700 100% 2,184 2,700 100%
-0,230 -9,5459 2016eff/ bau 2016 BAU 2016 EFFICIENTE
industriale zone lavoro invernale rend Consumo
(Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
rend Consumo (Mtep)
Domanda servizio (Mtep)
% di servizio imposta
Termici + acq. San 0,75 3,740 2,805 85% 0,85 3,184 2,706 82% HP-E ciclo annuale-
invernale 1,3 0,330 0,429 13% 1,6 0,330 0,528 16% HP-G ciclo annuale-
invernale 1,2 0,055 0,066 2% 1,5 0,044 0,066 2% Domanda servizio
termico 4,125 3,300 100,00% 3,558 3,300 100%
Climatizzazione - 2016 BAU -Industriale
Domanda di servizio complessiva 2016 incentivi = 9Mtep
Consumi 10,3 Mtep ( rendimento 87,5%)
Tendenziale 2016 Incentivi - Industriale
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
292
Forme di incentivazione appropriate e ripetute negli anni consentirebbero un miglioramento
complessivo del rendimento medio stagionale con il ricorso a tecnologie impiantistiche più
performanti, ma di maggior costo. Cambia anche il mix delle tecnologie con un maggior
ricorso agli impianti termici con caldaia integrata con il solare e ai sistemi evoluti con pompa
di calore.
Climatizzazione - 2016 Incentivi - Industriale
Domanda di servizio 2016 Incentivi = 9 Mtep
Consumi complessivi 8,9 Mtep (rendimento 100%)
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
293
Riepilogo
8.5 Con
RESIDENZIALE Tipologia edifici Tipologia impianti 2005 (Mtep) 2016 BAU 2016 INCENTIVI
Termici+acs 23,53 22,56 19,49 Cond.aut 0,90 1,50 1,20 RESIDENZIALI
sistemi HP 0,00 24,43
0,76 24,82
1,12 21,81
Totali termici 23,53 22,56 19,49
Totali estivi e ciclo annuale (elettrici) 0,90 24,43
2,26 24,82
2,32 21,81
Domanda di servizio residenziale 16,81 19,54 19,54
TERZIARIO Tipologia edifici Tipologia impianti 2005 2016 BAU 2016 INCENTIVI
Termici+acs 4,37 4,75 3,96 Cond.aut 0,33 0,72 0,53 Cond. idron 1,24 1,67 1,14
TERZIARIO
sistemi HP 0,58
6,52
1,10
8,25
1,43
7,06
Domanda di servizio 5,30 7,58 7,58
Termici+acs 3,40 3,44 2,87 Cond.aut. 0,56 0,38 0,27 Cond.idron 0,28 0,86 0,59
PICCOLO TERZIARIO
sistemi HP 0,33
4,57
0,64
5,33
0,79
4,52
Domanda di servizio 3,40 4,71 4,71
DESTINAZIONE OSPEDALIERA Climatizz. Invernale
0,54 0,60 0,53
Climatizz.Estiva Elett. 0,54 1,08
0,60 1,30
0,51 1,00
Domanda di servizio 0,95 1,14 1,14
DESTINAZIONE SCOLASTICA Climatizz. Invernale
0,40 0,50 0,45
Climatizz.Estiva 0,00 0,40
0,00 0,36
0,00 0,36
Domanda di servizio 0,30 0,36 0,36
Totali termici 8,70 9,30 7,80 Totali estivi e ciclo annuale (elettrici) 3,86
12,57 5,98 15,24 5,26 12,94
Domanda di servizio terziario 9,95 13,8 13,8
TOTALI
COMPLESSIVI (Mtep) Termici 32,23 31,85 27,30
Elettrici 4,76
37,00
8,24
40,05
7,58
34,75
Domanda di servizio residenziale e terziario 26,76 33,33 33,33
INDUSTRIALE
Climatizz. Invernale 8,1 7,8 6,8 INDUSTRIALE Climatizz.Estiva 1,8
9,90 2,4
10,20 2,1
8,90
Domanda di servizio 7,80 9 9
TOTALE CONSUMI 46,90 50,25 43,65
Incent/ BAU -13,15%
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
294
clusioni e richiesta di incentivi
La stima dei consumi complessivi al 2005 per la climatizzazione ( invernale ed estiva) nel
residenziale terziario e industriale, ammonta a oltre 46,9 Mtep ( con una domanda di
servizio di 34,56 Mtep e un rendimento complessivo del 74%.
Il tendenziale BAU al 2016 prevede un forte aumento della domanda di energia soprattutto
per i settori residenziale e terziario dovuto non solo al numero di edifici nuovi, ma
principalmente causato da effetti climatici.
Domanda di servizio al 2016 = 43,23 Mtep Di conseguenza i consumi complessivi aumenterebbero a 50,2 Mtep, nonostante il rendimento
medio stagionale complessivo dei sistemi migliori per effetto della legislazione e delle nuove
tecnologie utilizzate nella realizzazione dei sistemi, dall’74% al 84%
Lo scenario 2016 “incentivato” evidenzia la possibilità di un ulteriore e sensibile
miglioramento del rendimento medio stagionale 97% ( + 13,15 % rispetto al 2016 BU) dei
sistemi, sia per effetto della adozione della best class dei componenti degli impianti, ma
anche per un maggior ricorso a sistemi più performanti (sistemi HP evoluti), in grado di
ridurre notevolmente i consumi a 42,33 Mtep con una riduzione dei consumi rispetto al 2016
BU del 13,15 %..
Richiesta Incentivi
I consumi tendenziali possono essere notevolmente ridotti con una serie di interventi
incentivanti, che promuovono la realizzazione di impianti di climatizzazione a ciclo annuale
ad alto rendimento medio stagionale e quindi a basso consumo.
Riteniamo pertanto che i sistemi di climatizzazione a ciclo annuale alimentati ad energia
elettrica o a gas, che portano ad una significativa riduzione dei consumi, debbano godere
degli stessi benefici fiscali che attualmente vengono concessi ad altre tecnologie.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
295
9. COGENERAZIONE/TRIGENERAZIONE
9.1 Impianti di potenza elettrica maggiore di 1 MW
Il presente capitolo si pone un duplice obiettivo:
��stimare il miglioramento dell’efficienza energetica e quindi il risparmio di energia
primaria al 2014 e al 2020 derivane dallo sviluppo della cogenerazione ad alto
rendimento, fornendo al contempo uno schema di calcolo per la quantificazione di tale
risparmio,
��proporre misure idonee ad assicurare una maggiore efficacia del regime di sostegno per
lo sviluppo di tale potenziale.
I risultati riguardano per il momento il solo settore industriale, mentre ulteriori
approfondimenti dovranno essere condotti per la parte di sviluppo nel settore residenziale e
terziario.
Per effettuare tale stima sarebbe necessario conoscere il fabbisogno di calore utile del settore
industriale che però ad oggi non è disponibile. Si è ritenuto pertanto opportuno condurre la
stima valutando inizialmente il potenziale di sviluppo ottenibile attraverso la conversione a
ciclo combinato degli impianti attualmente operanti in ciclo semplice a vapore alimentati a gas
naturale.
Tale ipotesi risulta da un lato conservativa, poiché i fabbisogni termici di calore nel settore
industriale sfruttabili per la realizzazione di impianti di cogenerazione sono senz’altro
superiori a quelli già utilizzati dai cicli semplici a vapore e dall’altro ottimistica, considerando
che non tutti gli impianti in ciclo semplice sono convertibili in cicli combinati.
Tuttavia complessivamente i due effetti si compensano e si ritiene che i risultati ottenibili sotto
tale ipotesi siano una buona approssimazione, comunque per difetto, del reale potenziale di
sviluppo. Tale risultato potrebbe essere facilmente raggiunto e superato in presenza di un
quadro di incentivazione certo e stabile.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
296
Nella tabella che segue è riportato lo schema di calcolo utilizzato per effettuare la stima del
potenziale. Consumo energia primaria impianti CHP esistenti a condensazione e spillamento
431 ktep
Calore utile impianti CHP esistenti a condensazione e spillamento
184 ktep
Produzione elettrica impianti CHP esistenti a condensazione e spillamento
1,15 TWh(e)
Consumo energia primaria impianti CHP esistenti a contropressione
1.187 ktep
Calore utile impianti CHP esistenti a contropressione
812 ktep
Produzione elettrica impianti CHP esistenti a contropressione
2,22 TWh(e)
Coeff. Conversione ktep -> TWh (term) 0,0116 TWh(t)/ktep
996 ktep11,59 TWh(t)
Coefficiente di ripartizione energia elettrica e calore utile nei moderni CHP a CC
0,95
Producibilità elettrica nuovi impianti CHP a CC che forniscono la stessa quantità di calore degli attuali CHP
11,01 TWh(e)
producibilità elettrica addizionale nuovi impianti CHP a CC, rispetto agli attuali impianti CHP
7,64 TWh(e)
Potenza complessiva potenziamenti MW 955 MW(e)Fabbisogno energia primaria per produzione energia elettrica parco termoelettrico - dato AEEG 220,00 tep/GWh
Rendimento di riferimento dell'attuale parco termoelettrico rimpiazzati
39%
Coeff. Conversione TWh(th) -> ktep 85,98 ktep/TWh(t)Coeff. Conversione TWh(ee) -> ktep 220,00 ktep/TWh(e)energia primaria necesaria per produzione dell'energia elettrica addizionale con impianti termoelettrici rimpiazzati
1.681 ktep
rendimento di primo principio dei nuovi impianti CHP a CC
0,80
28,24 TWh
2.428 ktep
consumo primario addizionale nuovi impianti CHP a CC che producono la stessa quantità di calore utile degli attuali CHP (ma più energia elettrica)
810 ktep
871 ktep
3,96 TWhe
Valore di una tep di gas naturale 336 �/tep
Risparmio economico in combustibile per la produzione addizionale di energia elettrica
292,52 M�
Coefficiente emissivo tep di gas naturale 2.318 tCO2/ktepAumento emissioni dei nuovi impiati CHP a CC per effetto della produzione addizionale di energia elettrica
1,88 MtCO2
Coefficiente emissivo attuale parco termoelettrico 0,636 tCO2/MWh
Emissioni attuale parco termoelettrico per produzione energia elettrica addizionale
4,86 MtCO2
risparmio di CO2 2,98 MtCO2
5.224 ktep23,74 TWh
10.447 ktep47,49 TWh
risparmio emissioni CO2 2009-2014(6 anni)
17,89 MtCO2
risparmio emissioni CO2 2009-2020(12 anni)
35,77 MtCO2
risparmio energia primaria dal 2009-2020(12 anni)
Calore utile prodotto da impianti CHP tipologie precedenti
consumo primario nuovi impianti CHP a CC che producono la stessa quantità di calore utile degli attuali CHP
Risparmio energia primaria per la produzione addizionale di energia elettrica
risparmio energia primaria dal 2009-2014 (6 anni)
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Commenti sui dati utilizzati:
��i valori di partenza sono riferiti agli impianti esistenti in ciclo semplice vapore e sono
tratti dalle statistiche di Terna 2005 (tabella 33),
��per calcolare la producibilità elettrica dei nuovi impianti ripotenziati è stato utilizzato il
valore del rapporto calore utile/energia elettrica fornito dalla direttiva europea
2004/8/CE pari a 0,95 (nel caso reale tale valore assume valori in media pari a 1,5),
��per ottenere una stima dei MW aggiuntivi istallabili sono state ipotizzate 8000 h di
funzionamento anno,
��il calcolo dell’energia primaria evitata in centrale è stato fatto ipotizzando un
rendimento di 220 tep/GWh (dato AEEG) corrispondente a un rendimento medio del
parco termoelettrico del 39%. La scelta di confrontarsi con il parco termoelettrico
nasce dalla considerazione che trattandosi di una sostituzione di produzione di energia
elettrica che avviene per quasi tutte le ore dell’anno è ragionevole attendersi che
l’effetto nell’arco dell’anno si attesti sull’effetto della media del parco termoelettrico,
��per il calcolo del consumo di energia primaria dei nuovi impianti di cogenerazione è
stato utilizzato un rendimento di primo principio dell’80%,
��per il calcolo del risparmio economico è stato ipotizzato un valore di 336 �/tep riferito
ad valore del barile di petrolio di 60-63$ con cambio �/$ pari a 1,33,
��per il calcolo delle emissioni dei nuovi impianti di cogenerazione a gas naturale è stato
utilizzato il metodo di calcolo utilizzato per l’ETS,
��per il calcolo delle emissioni evitate dal parco termoelettrico nazionale è stato
utilizzato il fattore 0,636 tCO2/MWh (dato Enea).
Sulla base di tali ipotesi si ricava che il risparmio di energia primaria è di circa 870 tep/anno e
che i risparmi economici sono di circa 292 milioni di euro l’anno. Si sottolinea inoltre che il
rendimento della sola parte addizionale (la parte di potenziamento) presenta un valore di
rendimento addizionale pari anch’esso all’80%.
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I risparmi cumulati di energia primaria al 2014 e al 2020 sono rispettivamente oltre 5 milioni e
oltre 10 milioni di tep nell’ipotesi in cui siano necessari due anni per realizzare gli impianti.
L’emissione di CO2evitata è pari a quasi 3 milioni di tCO2 anno che diventano, cumulati nel
periodo futuro, rispettivamente 17 e 35 milioni di tonnellate nel 2014 e nel 2020.
9.1.1 Ipotesi di incentivazione La necessità di prevedere un regime di sostegno economico per la cogenerazione ad alto
rendimento è stabilita dalla direttiva europea 2004/8/CE e dal decreto legislativo di
recepimento n.20 dell’8 febbraio 2007.
Lo stesso decreto prevede che alla cogenerazione ad alto rendimento siano assegnati i titoli di
efficienza energetica (certificati bianchi) anche se ancora mancano le disposizioni di legge per
definire i criteri di allocazione di tale regime di sostegno. La metodologia di calcolo qui
proposta potrebbe pertanto essere presa come riferimento per la fase di completamento di
recepimento della direttiva 2004/8/CE.
Il sistema dei certificati bianchi così come strutturato ad oggi poco si adatta per essere
utilizzato a sostenere lo sviluppo di tecnologie come la cogenerazione. Basti pensare che lo
stesso titolo viene utilizzato per incentivare l’istallazione di lampadine ad alta efficienza e di
impianti di cogenerazione, che hanno costi di investimento e tempi di vita molto diversi tra
loro.
Si ritiene pertanto necessario adottare alcune modifiche dell’attuale sistema dei TEE per
assicurare l’efficacia e il funzionamento del meccanismo rispetto all’obiettivo di incentivare la
cogenerazione ad alto rendimento. A riguardo si sottolinea in primo luogo la necessità di
prevedere un qualche meccanismo di garanzia contro il possibile deprezzamento del TEE nel
tempo. Le ultime quotazioni dei TEE di tipo I hanno infatti raggiunto valori prossimi ai 30
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Euro. Difficile pensare che investimenti in cogenerazione possano essere avviati senza una
certezza del valore minimo del ritorno economico.
Del resto la Direttiva 2004/8/CE, all’art. 7, comma 3, presuppone esplicitamente che “i regimi
di sostegno devono contribuire a creare condizioni stabili per gli investimenti nella
cogenerazione”. Il meccanismo attuale dei TEE non presenta questo fondamentale requisito,
come dimostrato dalla recente ingente caduta del valore di scambio dei Titoli di tipo I.
In secondo luogo, sempre per assicurare un’effettiva valenza economica del certificato bianco,
si ritiene necessario incrementare significativamente l’obiettivo di risparmio energetico. Nel
rapporto del primo anno di funzionamento dell’Autorità è già stato rilevato un eccesso di
offerta rispetto alla domanda e, dato il potenziale di offerta che la cogenerazione può portare,
la svalutazione del titolo è molto probabile (vedi esempio certificati CO2).
Sempre con riferimento alla effettiva valenza del sostegno potrebbe essere valutata la
possibilità di prevedere che parte di questi obiettivi siano raggiunti esclusivamente con titoli
derivanti da sistemi di cogenerazione onde garantire un effettivo sviluppo di tale tecnologia.
Si ritiene inoltre necessario per tutte le tipologie di interventi di efficienza energetica, ed in
particolar modo per la cogenerazione, prevedere la possibilità che le imprese industriali
possano partecipare direttamente al mercato dei TEE. I risultati del primo anno di
funzionamento (rapporto AEEG) hanno infatti dimostrato un sostanziale disinteresse
dell’industria che è senza dubbio in parte dovuto all’impossibilità di partecipare direttamene al
mercato dei TEE.
Inoltre data la notevole differenza del valore del regime di sostengo dei certificati verdi
rispetto ai certificati bianchi si ritiene opportuno prevedere un prolungamento della durata dei
TEE.
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9.1.2 Costi e benefici della proposta di incentivo Il costo per il sistema dell’incentivazione con i TEE è pari a circa 87 milioni di euro l’anno a
fronte di un risparmio annuo in termini di combustibile non acquistato di circa 290 milioni di
euro (più di tre volte il costo dell’incentivazione).
Il beneficio netto su base annua è pertanto pari a circa 205 milioni di euro che proiettati al
2014 consentono di ottenere una minore spesa di 1.233 milioni di euro che diventano nel 2020
2.466 milioni di euro.
In termini di costo-benefici i risultati sono riportati nella tabella seguente.
Valore TEE 100 �/tep Costo annuo incentivo TEE 87 M� costo incentivo per 6 anni 522 M� costo incentivo per 12 anni 1.045 M� beneficio netto annuo 205 M� risparmio economico al 2014 1.755 M� risparmio economico al 2020 3.510 M� rapporto costi benefici energia primaria 100 �/tep rapporto costi benefici CO2 29,21 �/tCO2 beneficio netto specifico 236 �/tep beneficio netto al 2014 1.233 M� beneficio netto al 2020 2.466 M� Il rapporto costi benefici vale per l’energia primaria 100�/tep e 29,21 �/tCO2.
Il beneficio netto, dato dalla differenza tra la minore spesa in termini di combustibili e la spesa
per alimentare il regime di sostegno, è pari a 236 �/tep.
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9.1.3 Sintesi dei risultati In sintesi, il potenziamento degli impianti esistenti, sulla base delle elaborazioni condotte,
consentirebbe di raggiungere i seguenti benefici per la collettività:
- la più concreta ed immediata possibilità di rilevante sviluppo della cogenerazione ad
alto rendimento anche nell’attuale assenza di consistenti incrementi della richiesta di
calore utile nei settori produttivi
- il conseguente consistente risparmio di energia primaria
- il rilevante contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra
- il contributo alla decentralizzazione della produzione elettrica
e, non ultimi:
- i vantaggi di una ridotta opposizione dell’opinione pubblica trattandosi di realizzazioni
in siti già dedicati da tempo all’attività produttiva
- la molto maggiore rapidità di realizzazione (uno, al massimo due anni) rispetto alle
nuove iniziative “green-field” di centrali destinate alla sola produzione elettrica.
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9.2 Piccola e micro cogenerazione
9.2.1 Executive Summary Il presente capitolo ha un duplice obiettivo:
• definire uno scenario relativo all’impatto potenzialmente ottenibile attraverso uno
sviluppo della piccola e micro cogenerazione (P&MC)80 distribuita all’interno del
sistema energetico italiano81;
• definire una proposta di incentivazione, che consenta di sviluppare il potenziale
economico ed ambientale della piccola e micro cogenerazione, e stimare il suo impatto
in termini di risorse richieste e di rapporto costo/beneficio82.
Lo scenario di sviluppo è stato elaborato secondo un approccio “per analogia”, ipotizzando un
trend di crescita delle installazioni mutuato da quello verificatosi nel mercato tedesco, che
beneficia già dal 2003 di politiche di incentivazione.
Applicando tale ipotesi sono state stimate le capacità installate al 2014 ed al 2020, ed il loro
impatto energetico ed ambientale.
Ne deriva una capacità installabile pari a 3200 MW nel 2014 ed a 6200 MW nel 2020, con
un’incidenza sui consumi finali di calore pari al 2,4% ed al 4,6% rispettivamente, cifre
plausibili, specie perché ottenibili attraverso tecnologie già sul mercato.
L’entità dell’impatto potenziale risulta rilevante, sia in termini di energia primaria risparmiata
(circa 0,7 Mtep/anno nel 2014, 1,3 Mtep/anno nel 2020), sia in termini di emissioni di CO2
evitate (circa 2,2 Mt/anno nel 2014, 4,3 Mt/anno nel 2020).
In particolare nel 2020 la P&MC potrebbe consentire di colmare il 4,4% del gap che separa il
livello delle emissioni serra del 2004 dal livello medio atteso per il periodo 2008-2012 per il
conseguimento dell’obiettivo Kyoto. 80 Con il termine Piccola Cogenerazione / Trigenerazione si intendono impianti per la produzione combinata, rispettivamente,
di energia elettrica + calore / di energia elettrica + calore + freddo per climatizzazione, di capacità elettrica inferiore a 1 MVA.
81 Tale scenario di sviluppo è stato definito con il contributo di CRF, Sorgenia, ANIMA/ItalCogen e con la supervisione di ENEA e CESI/Ricerca.
82 La proposta di incentivazione è stata definita con il contributo di CRF, Sorgenia e ANIMA/ItalCogen.
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Inoltre l’installazione di tale capacità di P&MC consentirebbe di generare circa il 4% della
produzione lorda nazionale di energia elettrica, portando la quota di cogenerazione in Italia
dall’attuale 15%, ottenuto in larga parte attraverso grandi impianti a ciclo combinato, ad un
valore prossimo all’obiettivo indicato dall’UE (20% nel 2010).
La proposta di incentivazione è stata elaborata con l’obiettivo di ampliare l’applicazione della
P&MC nei vari settori finali, favorendo la sua competitività nel breve-medio termine, al fine
di consentire ad un bacino più ampio e diversificato di applicazioni finali di attivarsi verso tale
soluzione.
Il criterio ispiratore è favorire un allargamento della base applicativa della P&MC, rendendo
redditizie applicazioni che oggi non lo sono perché, pur avendo un consumo termico
significativo, esso è ristretto ad un numero di ore annue limitato (2500-3000 ore).
Tale incentivo potrebbe essere corrisposto attraverso strumenti già in essere, in particolare
sotto forma di un incentivo “on top” al kWh elettrico prodotto, oppure sotto forma di un
fattore moltiplicativo del Titolo di efficienza Energetica, la cui entità è alle condizioni attuali
del tutto insufficiente.
In effetti la P&MC è tuttora poco sviluppata in Italia, nonostante i consistenti benefici
potenziali in termini di efficienza energetica (in media 0,11 tep e 0,36 tCO2 risparmiati per
ogni MWh elettrico prodotto).
Lo schema di incentivazione proposto potrebbe essere ulteriormente integrato da
perfezionamenti alle attuali normative che per esempio potrebbero riguardare:
• Miglioramento della fiscalità del combustibile elevando ad esempio il valore dell’onere
termico al fine di consentire il godimento dell’imposta agevolata a tutto il combustibile
utilizzato per la P&MC.
• Adeguata implementazione a cura dell’AEEG dello “Scambio sul Posto” introdotto nel
Dlgs. 20/07 al fine di rendere economicamente conveniente il funzionamento degli
impianti di P&MC anche nelle ore notturne qualora esso costituisca un’ opportunità di
risparmio energetico.
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L’impatto in termini economici ed i costi per unità di energia primaria e di CO2 risparmiata
sono stati stimati in modo semplificato, facendo riferimento ad un parco installato medio
corrispondente al valore dello scenario relativo all’anno 2014, e considerando un valore medio
di incentivo pari a 0,05 �/kWh.
L’incentivo proposto comporta una disponibilità di risorse complessive per contributi stimate
pari a 1251 M�, pari a circa 104 M�/anno nel periodo 2008-2020.
Il rapporto costo/beneficio di tale contributo è pari a 369 �/tep e 112 �/tCO2 rispettivamente.
Oltre a favorire un incremento di fatturato per le aziende manifatturiere e di servizio, lo
scenario ipotizzato determinerebbe maggiori entrate per lo Stato in termini di IVA, stimate
pari a circa 2100 M� al 2020.
9.2.2 Criteri per l’elaborazione dello scenario di sviluppo Il presente documento definisce uno scenario relativo all’impatto potenzialmente ottenibile
attraverso uno sviluppo della P&MC distribuita all’interno del sistema energetico italiano.
L’obiettivo è impostare uno strumento di riferimento condiviso, che consenta di mettere a
confronto in modo oggettivo la P&MC con altri e differenti interventi di efficientizzazione
energetica nei vari settori finali.
Come evidenziato anche da un recente rapporto dell’AEEG83, in Italia non sussiste un quadro
organico che rifletta la situazione della P&MC. Si sono inoltre riscontrate grandi difficoltà
nell’estrapolare il piccolo mercato attuale e nel prevedere i possibili risvolti su di esso delle
politiche di incentivazione. .
Lo scenario di sviluppo è stato, pertanto, elaborato secondo un approccio “per analogia”,
ipotizzando un trend di crescita delle installazioni mutuato da quello verificatosi nel mercato
tedesco84, che beneficia già dal 2003 di politiche di incentivazione.
83 Situazione evidenziata nel documento “Monitoraggio dello sviluppo degli impianti di generazione distribuita e di microgenerazione”, pubblicato da AEEG nel luglio 2006. 84 di cui sono disponibili dati di mercato (fonte E&M Jahresmagazin 2005)
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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In particolare per il prossimo triennio 2008-2010, il trend di crescita è stato ipotizzato uguale a
quello registrato dal mercato tedesco negli ultimi tre anni.
Per il decennio successivo (2010-2020) è stata considerata una crescita costante (500
MW/anno), circa pari a quella dell’anno 2010 (ultimo anno del triennio).
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2014 2020
Installato Germania MW 293 440 459 -
Installabile Italia MW 293 440 459 500 500
Cumulato Italia MW 293 733 1192 3192 6192
Applicando tale trend sono state calcolate le capacità installabili al 2014 ed al 2020, per
stimare il loro impatto energetico ed ambientale.
Ne deriva una capacità installabile pari a 3200 MW nel 2014 ed a 6200 MW nel 2020, con
un’incidenza sui consumi finali di calore pari al 2,4% ed al 4,6% rispettivamente, cifre
plausibili, specie perché ottenibili attraverso tecnologie già sul mercato.
Gli scenari di fabbisogno energetico negli usi finali sono stati elaborati sulla base dei rapporti
ENEA e GRTN e sulle previsioni indicate da CESI RICERCA.
9.2.3 Situazione attuale (anno 2004) Nella tabella seguente è sintetizzata la situazione al 2004.
Si evidenzia l’incidenza marginale della P&MC sul bilancio energetico italiano e sulla quota
complessiva di energia da cogenerazione. Non sono disponibili segmentazioni per settore.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA TOTALE
Consumo annuo EE ktep GWh
6805 79142
5586 64965
11874 138095
24265 282202
Consumo annuo combustibile ktep GWh
8068 93831
19123 222400
17564 204269
44755
Calore reso medio GWh 78818 186816 171586 437221
Incidenza mercato P&MC
Capacità installata MW 83,6
Produzione lorda EE P&MC GWh 232
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Ore medie annue servizio ore/a 2775
Incidenza su produz lorda EE 0,1%
Produzione media calore GWh 387
Incidenza su consumo calore 0,1%
Impatto ambientale P&MC
Consumo energia primaria GWh 773
Primaria evitata produz EE GWh 636
Primaria evitata produz calore GWh 430
Risparmio energia primaria GWh ktep -293
-25 Emissioni CO2 P&MC kt/a 156
CO2 evitata produz EE kt/a 152
CO2 evitata produz calore kt/a 87
Risparmio annuo CO2 kt/a -83
Commenti su dati ed elaborazioni:
• i valori di fabbisogno sono tratti dal Rapporto ENEA 2005;
• il consumo di combustibile per produzione di calore nei settori terziario ed industria è
stato stimato, in maniera semplificata, pari alla somma dei consumi di gas, gasolio ed
olio combustibile;
• la produzione di calore è stata calcolata attraverso un’efficienza di caldaia media pari
all’84% (fonte: AEEG);
• i valori sull’incidenza di mercato della P&MC sono tratti dal citato rapporto AEEG;
• la produzione lorda di calore è calcolata facendo riferimento ad un indice elettrico pari
a 0,6 (rapporto tra la produzione di energia elettrica e la produzione di calore, fonte:
AEEG);
• l’impatto ambientale della P&MC è stato calcolato facendo riferimento ad un unico
valore medio per l’efficienza elettrica, pari a 0,3. Dato l’indice elettrico di cui al punto
precedente, l’efficienza termica risulta pari a 0,5;
• nel calcolo dell’energia primaria evitata in centrale elettrica si è utilizzato il
rendimento di 2200 kcal/kWh (fonte: GRTN 2006) e si è considerata una perdita di
trasporto e distribuzione pari a 6,5% (fonte: AEEG). Il risparmio di energia primaria è
stato calcolato rispetto al valore medio della produzione italiana, considerando che
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l’introduzione di generazione distribuita cogenerativa vada a sostituire, specie nelle ore
di punta, capacità centralizzata a minore efficienza;
• nel calcolo della primaria evitata per la produzione di calore si è utilizzato un
rendimento medio di caldaia pari a 0,9, rappresentativo di una best technology.
9.2.4 Scenario di sviluppo all’anno 2014 Nella tabella seguente è sintetizzata la stima della situazione al 2014.
L’ipotesi di trend adottato equivale ad installare una capacità di circa 3200 MW, pari a circa il
4% della capacità totale netta italiana e ad un incremento di circa il 50% della capacità totale
di cogenerazione installata nel 2004 (6900 MW fonte GRTN).
In termini di produzione significa produrre oltre 6 TWh di energia elettrica, pari al 2,1% della
produzione lorda italiana e ad un aumento di oltre il 17% della produzione totale da
cogenerazione del 2004 (36 TWh fonte GRTN).
In termini di calore, significa produrre oltre 10 TWh, pari al 2,4% dei consumi finali.
Il risparmio di primaria equivale a circa 1,4 Mtep/anno.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA TOTALE
Consumo annuo EE ktep GWh
8749 101753
6893 80161
15634 181819
31275 363733
Consumo annuo combustibile ktep GWh
7286 84736
19123 222400
17564 204269
43973
Calore reso medio GWh 71178 186816 171586 429581
Incidenza mercato P&MC
Nuova capacità installata MW 529 1388 1275 3192
Ore medie annue servizio ore/a 2000 2000 4000
Produzione lorda EE P&MC GWh 740 1943 3569 6253
Produzione calore M&PC GWh 1234 3239 5949 10422
Incidenza sui consumi calore % 1,7 1,7 3,5 2,4
Incidenza su produz lorda EE % 2,1
Impatto ambientale P&MC
Consumo energia primaria GWh 2468 6477 11898 20843
Primaria evitata produz EE GWh 2030 5329 9789 17148
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Primaria evitata produz calore GWh 1371 3598 6610 11580
Risparmio energia primaria GWh ktep
-933 -80
-2450 -211
-4501 -387
-7884 -678
Emissioni CO2 P&MC kt/a 498 1308 2403 4210
CO2 evitata produz EE kt/a 486 1276 2344 4106
CO2 evitata produz calore kt/a 277 727 1335 2339
Risparmio annuo CO2 kt/a -265 -695 -1276 -2235
Le emissioni di CO2 evitate ammontano a circa 2,2 Mt/anno, pari allo 0,4% del totale delle
emissioni di gas serra in Italia nel 2004 (583,3 Mt/a fonte MELS).
Per fornire un’indicazione sull’incidenza marginale dell’impatto, 2,2 Mt/anno di emissioni di
CO2 evitate corrispondono al 2,3% del gap che sussiste tra il livello delle emissioni 2004
(583,3 Mt/a) ed il livello medio atteso nel 2008-2012 per il raggiungimento dell’obiettivo
Kyoto (486,01 Mt/anno fonte MELS).
Commenti su dati ed elaborazioni:
• i valori di fabbisogno elettrico derivano da stime CESI RICERCA;
• i valori di fabbisogno di combustibile relativi al Terziario sono tratti dal Rapporto
AGESI. Quelli relativi a Residenziale e Industria non sono disponibili.
Conservativamente sono stati assunti pari ai valori 2004 (incremento nullo);
• la capacità installabile totale pari a 3192 MW (secondo il trend ipotizzato) è stata
ripartita tra i vari settori in modo proporzionale rispetto ai consumi di calore;
• le ore di servizio della P&MC sono state assunte costanti per settore, pari a 2000 ore
per Terziario e Residenziale, pari a 4000 ore per Industria;
• la produzione lorda di elettricità, relativa alle ore di cui al punto precedente, è stata
calcolata facendo riferimento ad un indice medio di utilizzo degli impianti pari a 0,7 (=
rapporto tra la potenza media e la potenza nominale installata);
• la produzione lorda di calore è stata calcolata facendo riferimento ai valori di
efficienza precedentemente indicati (elettrica=0,3, termica=0,5);
• l’incidenza sulla produzione lorda di Energia Elettrica è stata calcolata facendo
riferimento al valore del 2004, pari a 303000 GWh.
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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9.2.5 Scenario di sviluppo all’anno 2020 Nella tabella seguente è sintetizzata la stima della situazione al 2020.
L’ipotesi di trend adottato equivale ad installare una capacità di circa 6200 MW, pari a circa
l’8% della capacità totale netta italiana, ed a circa raddoppiare la capacità totale di
cogenerazione installata nel 2004 (6900 MW fonte GRTN).
In termini di produzione significa produrre oltre 12 TWh di energia elettrica, pari al 4% della
produzione lorda italiana e ad un aumento di oltre il 33% della produzione totale da
cogenerazione del 2004 (36 TWh fonte GRTN).
In termini di calore, significa produrre oltre 20 TWh, pari al 4,6% dei consumi finali.
Il risparmio di primaria equivale a circa 1,3 Mtep/anno.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA TOTALE
Consumo annuo EE ktep GWh
9662 112369
6893 80161
15634 181819
31275 363733
Consumo annuo combustibile ktep GWh
8009 93145
19123 222400
17564 204269
44696
Calore reso medio GWh 78242 186816 171586 436644
Incidenza mercato P&MC
Nuova capacità installata MW 1109 2649 2433 6192
Ore medie annue servizio ore/a 2000 2000 4000
Produzione lorda EE P&MC GWh 1553 3709 6813 12075
Produzione calore M&PC GWh 2589 6181 11354 20124
Incidenza sui consumi calore % 3,3 3,3 6,6 4,6
Incidenza su produz lorda EE % 4,0
Impatto ambientale P&MC
Consumo energia primaria GWh 5177 12362 22709 40249
Primaria evitata produz EE GWh 4260 10170 18683 33113
Primaria evitata produz calore GWh 2876 6868 12616 22360
Risparmio energia primaria GWh Ktep
-1958 -168
-4676 -402
-8590 -739
-15225 -1309
Emissioni CO2 P&MC kt/a 1046 2497 4587 8129
CO2 evitata produz EE kt/a 1020 2435 4474 7929
CO2 evitata produz calore kt/a 581 1387 2548 4516
Risparmio annuo CO2 kt/a -555 -1326 -2435 -4316
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Le emissioni di CO2 evitate ammontano a circa 4,3 Mt/anno, pari allo 0,7% del totale delle
emissioni di gas serra in Italia nel 2004 (583,3 Mt/a fonte MELS).
Per fornire un’indicazione sull’incidenza marginale dell’impatto, 4,3 Mt/anno di emissioni di
CO2 evitate corrispondono al 4,4% del gap che sussiste tra il livello delle emissioni 2004
(583,3 Mt/a) ed il livello medio atteso nel 2008-2012 per il raggiungimento dell’obiettivo
Kyoto (486,01 Mt/anno fonte MELS).
Commenti su dati ed elaborazioni:
• i valori di fabbisogno elettrico relativi al Terziario sono tratti dal Rapporto AGESI.
Quelli relativi a Residenziale ed Industria non sono disponibili. Conservativamente
sono stati assunti uguali ai valori 2014 (=incremento zero);
• i valori di fabbisogno di combustibile del Terziario sono tratti dal Rapporto AGESI.
Quelli relativi a Residenziale e Industria non sono disponibili. Conservativamente sono
stati assunti pari ai valori 2004 (incremento nullo);
• l’incidenza sulla produzione lorda di Energia Elettrica è stata calcolata facendo
riferimento al valore del 2004, pari a 303000 GWh.
9.2.6 Situazione della P&MC alla luce della normativa attuale
Nel seguito viene descritta una proposta di incentivazione per la P&MC.
Per contestualizzare tale proposta è utile fissare un riferimento relativo allo stato dell’arte. A
tale scopo nella tabella seguente viene analizzata l’applicazione della P&MC ai settori
residenziale, terziario ed industriale alle condizioni attuali.
Le applicazioni sono state analizzate facendo riferimento ad 1 kW di capacità installata, ad
una missione media di servizio (2000h per residenziale e terziario, 4000h per l’industria), ed
utilizzando valori medi per le efficienze, per i prezzi dei sistemi, dell’energia elettrica e del
gas.
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Ne risulta un payback medio delle applicazioni intorno ai cinque anni. Tali valori vanno
considerati come un riferimento indicativo per i ragionamenti successivi e non come valori
medi di mercato, che, in molti casi applicativi, registrano tempi di ritorno più elevati.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA
Capacità installata kW 1 1 1
Investimento medio � 1000 1000 1000
Ore medie annue servizio ore/a 2000 2000 4000
Produzione media EE kWh/a 2000 2000 4000
Produzione media calore kWh/a 3333 3333 6667
Consumo energia primaria kWh/a 6667 6667 13333
Costo del metano per P&MC �/a 201,4 291,7 416,7
Costo della manutenzione �/a 40 40 80
Costo totale servizio P&MC �/a 241,4 331,7 496,7
Costo evitato metano in caldaia �/a 177,5 235,3 246,9
Costo evitato EE �/a 340 340 500
Saving lordo �/a -276 -244 -250
Payback semplice anni 4,7 5,3 5,2
SITUAZIONE NORMATIVA ATTUALE
Gli incentivi attualmente in essere per gli impianti di P&MC derivano dalla disciplina TEE e
vengono calcolati sulla base della Scheda tecnica 21 dell’AEEG.
L’applicazione di tale disciplina, secondo il metodo attuale, produce un beneficio economico
estremamente limitato, pari a circa 0,5 c�/kWh elettrico, un valore assolutamente ininfluente
sulla redditività degli investimenti di cui sopra, come dimostra l’assenza di nuove
installazioni.
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9.2.7 Proposta di incentivo Il criterio ispiratore è allargare la base di applicazione della P&MC, rendendo redditizie
applicazioni che oggi non lo sono perché, pur avendo un consumo termico significativo, esso è
ristretto ad un numero di ore annue limitato.
In tale casistica rientrano, ad esempio, il servizio riscaldamento per il settore residenziale e del
terziario (2000-3000 ore annue al massimo), oppure il calore di processo utilizzato da aziende
che operano su un solo turno.
Un altro criterio seguito nella definizione di tale proposta, è di raccordarsi a discipline già
esistenti sul mercato, in particolare quelle relative alla certificazione della cogenerazione ad
alta efficienza, ed a strumenti di incentivazione già in essere, quali, ad esempio, i Titoli di
Efficienza Energetica (TEE) ed il Conto Energia per il fotovoltaico.
In termini quantitativi per raggiungere l’obiettivo di redditività indicato si propone un
incentivo dell’ordine di 5 c�/kWh, come descritto dalle analisi riportate nel seguito.
A tale scopo vengono proposti due possibili meccanismi con effetti analoghi:
1. remunerazione da corrispondere “on top” al kWh elettrico prodotto, a patto che la
cogenerazione sia ad alta efficienza (criterio di idoneità = rispondenza ai limiti imposti
dalla normativa vigente per la “cogenerazione ad alto rendimento” (Attualmente Del.
42/02 e succ. modifiche);
2. potenziamento dell’attuale disciplina TEE, attraverso l’introduzione di opportuni
fattori moltiplicativi basati sul merito di efficienza.
Nel seguito viene fornito qualche elemento di approfondimento sui due meccanismi proposti.
REMUNERAZIONE “ON TOP” AL KWH
Il meccanismo proposto, di seguito descritto, si ispira ai seguenti criteri:
1. remunerare solo cogenerazione/trigenerazione ad alta efficienza (criterio di idoneità =
vedi il precedente punto 1);
2. prevedere una remunerazione da corrispondere “on top” al kWh elettrico prodotto,
posto che la condizione precedente sia soddisfatta;
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3. valore dell’incentivo tale da portare il tempo di payback dell’applicazione nell’intorno
dei tre anni (criterio = è una durata generalmente ritenuta competitiva sul mercato);
4. valore dell’incentivo scalato a seconda della produzione annua (criterio = più produco
in cogenerazione/trigenerazione, meno ho bisogno dell’incentivo perché l’applicazione
si ripaga da sola);
5. applicare l’incentivo per una durata limitata di tempo (max quattro anni) al puro scopo
di “vincere l’attrito” di avvio del mercato;
6. non incoraggiare applicazioni con servizio calore troppo limitato (< 2000 ore/anno).
Con tali premesse, la proposta di meccanismo di incentivazione si basa sulla seguente formula
bi-lineare:
Ore annue di cogenerazione Incentivo [�/kWh] H <= 2000 0,054167 H > 2000 0,021667 x (7000 / H -1)
Ne deriva l’andamento illustrato nella figura seguente, in cui, in funzione delle ore annue di
cogenerazione/trigenerazione, sono rappresentati l’incentivo ed il corrispettivo contributo
annuo:
0
20
40
60
80
100
120
0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000
ore/anno di cogenerazione
0
1
2
3
4
5
6Euro/kW/annoEuro/kWh
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Commenti:
• sotto le 2000 h/anno il contributo è proporzionale alla produzione (e quindi alle ore
equivalenti), al fine di evitare contributi ad impianti di fatto inoperosi;
• sopra le 2000 h/anno il contributo cala, in quanto l’impianto ha “spontaneamente”
ritorni economici sempre più interessanti, ma in modo graduale, per dare comunque un
riconoscimento agli impianti con maggiore utilizzazione.
Altre considerazioni:
• il meccanismo proposto premia la cogenerazione effettiva in quanto, se i limiti posti
dalla normativa per tempo vigente sono soddisfatti,, ad ogni kWh elettrico prodotto è
“agganciato” un utilizzo effettivo del calore cogenerato;
• tale meccanismo sarebbe ancora più efficace nel favorire applicazioni di qualità, se
venisse accompagnato da un accertamento il più possibile puntuale dell’efficienza
effettivamente conseguita. Nell’immediato le procedure dell’indice IRE costituiscono
la soluzione più praticabile.
Nella tabella seguente viene analizzato l’effetto del meccanismo proposto, utilizzando i casi di
riferimento del paragrafo precedente.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA Capacità installata kW 1 1 1
Investimento medio � 1300 1300 1300
1000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -138 -122 -63
Payback semplice anni 9,4 10,6 20,8
Incentivo �/kWh 0,054 0,054 0,054
Contributo annuo �/anno 54,17 54,17 54,17
Payback con incentivo anni 7,8 8,9 17,3
2000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -276 -244 -125
Payback semplice anni 4,7 5,3 10,4
Incentivo �/kWh 0,054 0,054 0,054
Contributo annuo �/anno 108,33 108,33 108,33
Payback con incentivo anni 3,4 3,7 6,9
3000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -414 -366 -188
Payback semplice anni 3,1 3,6 6,9
Incentivo �/kWh 0,029 0,029 0,029
Contributo annuo �/anno 86,66 86,66 86,66
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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Payback con incentivo anni 2,6 2,9 5,1
4000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -552 -487 -250
Payback semplice anni 2,4 2,7 5,2
Incentivo �/kWh 0,016 0,016 0,016
Contributo annuo �/anno 65,0 65,0 65,0
Payback con incentivo anni 2,1 2,4 4,2
5000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -690 -609 -313
Payback semplice anni 1,9 2,1 4,2
Incentivo �/kWh 0,009 0,009 0,009
Contributo annuo �/anno 43,3 43,3 43,3
Payback con incentivo anni 1,8 2,0 3,7
Continua … TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA Capacità installata kW 1 1 1
Investimento medio � 1300 1300 1300
6000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -828 -731 -375
Payback semplice anni 1,6 1,8 3,5
Incentivo �/kWh 0,004 0,004 0,004
Contributo annuo �/anno 21,7 21,7 21,7
Payback con incentivo anni 1,5 1,7 3,3
7000 ore/anno di cogenerazione
Saving lordo �/a -966 -853 -438
Payback semplice anni 1,3 1,5 3
Incentivo �/kWh 0 0 0
Contributo annuo �/anno 0 0 0
Payback con incentivo anni 1,4 1,5 3
Commenti:
• per i casi di utilizzo della cogenerazione per un numero di ore compreso tra 2000 e
3000 il tempo di payback viene portato su valori nell’intorno dei tre anni per i settori
residenziale e terziario, nell’intorno dei cinque-sei anni per l’industria;
• per un utilizzo inferiore a 2000 ore l’incentivo non trasforma un investimento non
redditizio in uno redditizio;
• per utilizzi superiori a 3000 ore/anno, caso di interesse soprattutto per l’industria,
l’incentivo porta il payback a valori intorno ai tre-quattro anni.
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POTENZIAMENTO DELL’ATTUALE DISCIPLINA TEE
Il meccanismo proposto fa riferimento al Dlgs 20/07, che attua la direttiva 2004/8/CE, e
conferma all’art.6 che il regime di sostegno alla cogenerazione è quello dei TEE.
Secondo tale Dlgs, con DM da adottarsi entro 6 mesi, dovranno essere stabiliti i criteri per tale
incentivazione, che tengano conto dei seguenti aspetti: a) Potenza elettrica b) Rendimento
complessivo c) Calore utile d) Aspetti innovativi / modalità uso calore e) Riscaldamento serre
f) Risparmio energetico g) Tipologia combustibile h) Emissioni.
Si deduce che il metodo di calcolo della Scheda 21 sarà modificato o derogato.
Si propone quindi un sistema di TEE della durata di 12 anni, fondato sui calcoli dell’attuale
Scheda 21 dell’AEEG, rinforzati e modulati da un sistema di punteggi che segua i criteri
previsti all’art. 6.
Nel seguito vengono indicati alcuni elementi particolari di tale proposta, che dovranno essere
approfonditi in sede opportuna:
• i TEE (durata 12 anni) vengono maturati sulla base dell’energia risparmiata secondo il
calcolo dell’attuale scheda 21 AEEG. Tale modello di calcolo già incorpora i punti b)
Rendimento complessivo dell’impianto, c) Calore utile ed f) Risparmio energetico e
relativa persistenza nel tempo, indicati dall’art 6 di cui sopra.
Vengono proposti i seguenti fattori di aumento e modulazione della quantità dei TEE:
• sulla potenza elettrica dell’impianto (aspetto a) dell’art.6), secondo una scala di
punteggi;
• in base ad aspetti innovativi / modalità d’uso del calore utile, in particolare ai fini
dell’impiego in teleriscaldamento (TLR) e per la trigenerazione (aspetto d) dell’art.6),
e specificità dell’impiego in agricoltura per il riscaldamento delle serre destinate alla
produzione floricola ed orticola (aspetto e).
• in base alla tipologia di combustibile impiegato (da gas a olii di varia natura);
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• in base al livello di emissioni inquinanti e climalteranti (es. NOx), secondo una scala di
punteggi.
Il sistema di punteggi così proposto fornisce un coefficiente moltiplicativo di merito I TEE
maturati da ogni impianto saranno quindi pari al dato fornito dalla scheda 21 AEEG, modulato
moltiplicando per il Coefficiente moltiplicativo di merito.
9.2.8 Effetti dell’incentivo proposto e valutazione costo/beneficio
L’impatto in termini economici ed i costi per unità di primaria e di CO2 risparmiata sono stati
stimati in modo semplificato, facendo riferimento ad un parco installato medio corrispondente
al valore dello scenario relativo all’anno 2014, e considerando un valore medio di incentivo
pari a 5 c�/kWh.
Nella tabella seguente è stimato l’impatto economico ed il rapporto costo/beneficio
dell’incentivo proposto.
L’incentivo proposto comporta una disponibilità di risorse complessive per contributi stimate
pari a 2501 M�, relativamente al parco complessivamente installato nel periodo 2008-2020.
Ripartite in modo uniforme nel periodo, la disponibilità annua delle risorse richieste è pari a
208 M�/anno.
In termini di rapporto tra costo e beneficio, confrontando il monte incentivi con il risultato
raggiungibile in termini di risparmio di energia primaria e di mancate emissioni di CO2, ne
risulta un valore del contributo per la P&MC pari a 369 �/tep e 112 �/tCO2 rispettivamente.
A titolo di confronto, gli analoghi valori per il Certificato Verde (valorizzato a 108 �/MWh),
sono 458 �/tep e 202 �/tCO2 rispettivamente.
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Lo scenario di sviluppo ipotizzato comporta un effetto positivo in termini di fatturato per le
aziende manifatturiere e/o impiantistiche (per la vendita di sistemi) e per le aziende di servizio
(vendita di manutenzione), stimato superiore ai 10000 M� complessivamente.
A questo effetto corrisponderebbero maggiori entrate per lo Stato in termini di IVA, stimate
pari a circa 2100 M�.
TERZIARIO RESIDENZIALE INDUSTRIA TOTALE
Incentivo medio �/kWh 0,05 0,05 0,05
Durata applicazione Anni 4 4 4
Produzione lorda EE P&MC GWh 740 1943 3569 6253
Produzione incentivata GWh 5923 15545 28556 50024
Monte contributi M� 296,1 777,3 1427,8 2501,2
Monte contributi medio annuo M� 24,7 64,8 119 208,4
Primaria risparmiata (10 anni) Mtep 0,8 2,1 3,9 6,8
Incentivo per unità tep �/tep 369 369 369
CO2 risparmiata (10 anni) Mt 2,6 6,9 12,8 22,4
Incentivo per unità CO2 �/tCO2 112 112 112
Altri effetti economici
Capacità installata 2020 P&MC MW 1109 2649 2433 6192
Fatturato del venduto 2020 M� 1442 3444 3163 8049
IVA sul venduto M� 288 689 632 1610
Fatturato manutenzione 2020 M� 310 741 1363 2415
IVA su manutenzione M� 62 148 273 483
Commenti su dati ed elaborazioni:
• la produzione incentivata è calcolata con riferimento a quattro anni di produzione;
• la primaria e la CO2 risparmiate sono state calcolate facendo riferimento alla vita utile
del bene installato, considerata in media pari a 10 anni e facendo riferimento alle best
technologies per la generazione di calore;
• l’IVA sulla vendita e sui servizi di manutenzione stata considerata pari al 20%;
• il fatturato dei servizi di manutenzione è stato calcolato sulla vita utile del bene e
facendo riferimento ad una tariffa di 0,02�/kWh.
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10. Illuminazione
10.1 Premessa L'illuminazione è stato il primo servizio offerto dalle aziende elettriche e continua ad essere
uno dei più importanti usi finali dell’energia elettrica, costituendo una delle maggiori cause
delle emissioni di gas ad effetto serra.
Secondo quanto sostiene uno studio dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), che ha
condotto la prima indagine planetaria sull’utilizzo ed i costi dell'illuminazione:
A L’energia elettrica consumata nel 2005 per l’illuminazione è stata stimata in 2650
TWh, circa il 19% del consumo totale di elettricità che è più di quanto producono le centrali
nucleari e pressoché pari all'energia elettrica prodotta dal gas naturale.
��La domanda globale di energia per l’illuminazione artificiale, considerando
l’attuale tendenza economica ed energetica, crescerà dell’80% entro il 2030.
��Si potrebbero ridurre del 38% i consumi elettrici facendo semplicemente uso delle
attuali tecnologie tecniche di illuminazione efficiente disponibili sul mercato.
Nell’utilizzo della luce artificiale sono infatti presenti enormi fonti di spreco: è facile
verificare che spesso si illuminano ambienti in cui nessuno è presente o dove potrebbe essere
integrata dalla luce naturale.
Inoltre l’impiego dei sistemi di illuminazione efficienti e relativi comportamenti gestionali
corretti permetterebbero non solo una riduzione dei consumi elettrici e quindi delle emissioni
di CO2, ma anche notevoli economie di esercizio in grado di ripagare il capitale investito in
tempi contenuti, grazie all’elevata remuneratività mediamente posseduta dagli investimenti in
efficienza energetica in questo settore.
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10.2 Efficienza energetica dell’illuminazione
10.2.1 Settore non residenziale Nel settore non residenziale, terziario ed industriale, l'illuminazione è data principalmente da
apparecchi fluorescenti installati nella struttura dell’edificio. Da ciò si deduce che il primo
provvedimento legislativo da tenere in considerazione è la direttiva 2000/55/EC sui Requisiti
di Efficienza Energetica degli Alimentatori per lampade Fluorescenti.
Lo studio condotto dalla Agenzia Olandese per l'Energia e l'Ambiente (Netherlands Agency
For Energy And The Environment, 1999, "Study On European Green Light: Savings Potential
And Best Practices In Lighting Applications And Voluntary Programmes"), ha fornito una
stima dei risparmi conseguibili negli edifici in Europa.
Le informazioni sono state raccolte tramite il CELMA (Federazione delle Associazioni
Nazionali di Produttori di Apparecchi di Illuminazione e relativi Componenti dell’UE) e
completate da interviste con esperti del settore, quali grandi società di impiantistica, progettisti
di illuminazione e società elettriche.
I risultati di questo studio evidenziano la fattiva possibilità di conseguire importanti risparmi
energetici; indicano, infatti che si potrebbe risparmiare almeno il 55% dell'energia utilizzata
per l’illuminazione se gli apparecchi negli uffici in Europa fossero sostituiti con apparecchi
più efficienti esistenti sul mercato e che impiegano sistemi di controllo e integrazione della
luce naturale.
Negli Stati Uniti, lo studio dell’Università della California Berkeley sui risultati conseguiti
dall’Associazione Nazionale delle Società di Servizi Energetici (NAESCO) ha rivelato, per i
progetti di illuminazione efficiente, una riduzione media dei consumi del 47%.
Il programma GreenLight (www.eu-greenight.org), lanciato dalla Commissione Europea nel
2000, ha inoltre dimostrato che è maggiore il vantaggio derivante dai risparmi energetici
nell’illuminazione rispetto ai costi.
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10.2.2 Settore residenziale85 Nel settore residenziale la lampada ad incandescenza rimane la tecnologia dominante, in gran
parte per il ridotto prezzo di acquisto. Dal loro sviluppo negli anni 80, le lampade fluorescenti
compatte (CFLi) hanno però gradualmente conquistato fette di mercato e a partire dal 2003
hanno raggiunto vendite globali di 1.229 milioni di lampade. Sebbene sia soltanto l’8% delle
vendite annuali delle lampade ad incandescenza, le CFLi rappresentano il 19% della luce
prodotta. A parità di flusso luminoso, le CFLi utilizzano circa un quinto dell’elettricità
assorbita dalle lampade ad incandescenza.
Nonostante i prezzi siano più elevati, i costi finali delle CFLi sono molto inferiori a quelli
delle lampade ad incandescenza, perché i consumi fatturati in bolletta sono più bassi. Rispetto
alla tecnologia incandescente che hanno sostituito, i 3,5 miliardi di lampade CFLi in uso oggi
risparmiano annualmente 229 TWh di elettricità. Se tutte le lampade ad incandescenza
venissero sostituite da CFLi, si risparmierebbero ulteriori 728 TWh di elettricità all'anno e la
richiesta globale di energia per l’illuminazione si ridurrebbe del 27%.
10.2.3 Illuminazione pubblica
In questo settore sono utilizzate soprattutto le lampade a scarica in gas HID, che comprendono
le lampade a vapori di mercurio, le lampade al sodio a bassa ed alta pressione e le lampade ad
alogenuri. Tra le lampade HID, quelle a vapori di mercurio costituiscono una tecnologia
obsoleta ed inefficiente che, malgrado presenti dei costi di esercizio molto elevati rispetto
all’alternativa al sodio ad alta pressione, rappresenta ancora una parte significativa delle
mercato delle lampade a scarica in gas.
Una lampada al mercurio da 125W ha un costo annuo di esercizio pari a � 53 rispetto a � 33 di
una lampada al sodio ad alta pressione da 70W – un risparmio medio di � 20 per lampada.
Nonostante abbiano un costo di acquisto iniziale di circa �10 in meno rispetto all’equivalente
lampada al sodio ad alta pressione più efficiente, le lampade al mercurio sono più costose da
mantenere, devono essere sostituite con maggiore frequenza e consumano più elettricità. 85 fonte IEA
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I moderni sistemi di illuminazione, impiegano lampade a maggiore efficienza (sodio bassa e
alta pressione ed alogenuri). Con alcune di queste lampade è inoltre possibile ridurre il flusso
luminoso durante le ore di minore traffico con un ulteriore significativo risparmio di energia.
10.2.4 Raccomandazioni generali
• Promuovere l’adozione degli apparecchi di illuminazione ad elevato rendimento
luminoso (LOR)
• Promuovere l’adozione di sorgenti luminose ad alta efficienza
• Evitare la diffusione sul mercato di apparecchi di illuminazione, lampade e
alimentatori di bassa qualità
Più precisamente:
A) Per il settore non residenziale:
• Sostituzione di sistemi di illuminazione con lampade fluorescenti lineari del
tipo T12 e T8 alofosfati funzionanti con alimentatori elettromagnetici, con
sistemi con lampade fluorescenti lineari del tipo T5 funzionanti con
alimentatore elettronico (risparmio ottenibile almeno 40%)
• Introduzione di sistemi di controllo con sensori di presenza (ulteriore risparmio
ottenibile almeno 20%)
• Introduzione di sistemi di regolazione del flusso luminoso ad integrazione della
luce naturale (ulteriore risparmio ottenibile almeno 30%)
B) Per il settore residenziale
• Sostituzione delle lampade ad incandescenza tradizionali, con lampade a
risparmio energetico (CFLi e ad alogeni)
C) Per l’illuminazione pubblica
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• Sostituzione di sistemi di illuminazione funzionanti con lampade a vapori di
mercurio con sistemi con lampade a vapori di sodio ad alta pressione o a vapori
di alogenuri metallici con bruciatore ceramico.
• Sostituzione di sistemi di illuminazione funzionanti con alimentatori a bassa
efficienza medianti sistemi funzionanti con alimentatori ad alta efficienza.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario stabilire alcuni limiti quantitativi, basati su
metodi di misura definiti a livello normativo, utilizzando prodotti conformi alle Norme
europee ratificate:
• Valor minimo di efficienza del sistema di illuminazione per settore (norme in corso
di definizione nelle sedi appropriate a livello Europeo).
• Rendimento luminoso minimo dell’apparecchio.
• Percentuale minima di adozione dei sistemi di controllo dei sistemi di
illuminazione in funzione del settore e del tipo di ambiente.
10.3 Stima dei consumi di energia elettrica nei diversi settori Il consumo di energia elettrica in Italia nel 2005 è stato pari a circa 310 TWh, la tabella seguente, riporta i consumi finali di energia elettrica per settore :
Tabella 7: Consumi (GWh) finali di energia elettrica per settore
Settore 2004 2005 Variazione AGRICOLTURA 5.185 5.364 3,5%INDUSTRIA 153.155 153.727 0,4%TERZIARIO 73.640 77.690 5,5%ILLUMINAZIONE PUBBLICA 5.918 6.104 3,1%RESIDENZIALE 66.592 66.933 0,5%TOTALE 304.490 309.817 1,7%
Fonte: TERNA
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324
Secondo la recente indagine (2006) su usi e costi dell'illuminazione, “Light’s Labour’s Lost --
Policies for Energy-efficient Lighting”, elaborata dall’Agenzia internazionale dell’energia
(IEA, www.iea.org), l’incidenza dei consumi per l’illuminazione sui consumi totali di
elettricità per settore sono:
Tabella 8: Incidenza percentuale dell’illuminazione sui consumi di energia elettrica per settore
Settore % INDUSTRIA 8,70%TERZIARIO 28,30%RESIDENZIALE 14,00%
Fonte:Light’s Labour’s Lost -- Policies for Energy-efficient Lighting" The International Energy Agency (IEA) 2006
Considerando i dati sopraesposti si può stimare che i consumi attribuibili all'illuminazione ammontino a :
Tabella 9: Consumi di energia elettrica per illuminazione nei diversi settori
Settore GWh/anno INDUSTRIA 13.374TERZIARIO 21.986ILLUMINAZIONE PUBBLICA 6.104RESIDENZIALE 9.371TOTALE 50.835 Fonte:Light’s Labour’s Lost -- Policies for Energy-efficient Lighting" The International Energy Agency (IEA) 2006
Per un totale di 50.835 GWh, pari a quasi il 17% dei consumi totali di energia elettrica in Italia
nel 2005 da confrontarsi con il 19% circa a livello globale.
Per quanto riguarda le previsioni della domanda di energia elettrica in Italia, Terna nel “Piano
di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale (gennaio 2006)” ha pubblicato le
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previsioni fino al 2015 disaggregate anche in base ai settori. Nel periodo 2005 – 2015 si stima
una evoluzione della domanda di energia elettrica in Italia con un tasso medio annuo del 2,8%,
tale percentuale di incremento porterebbe ad avere i consumi pari a 432,0 TWh nel 2015.
Per quanto riguarda i principali settori di consumo (vedi Figura 1), l’industria si conferma il
settore più energivoro: nel 2015 la sua quota è pari circa alla metà dei consumi, con uno
sviluppo in linea con quello del totale dei consumi (tasso medio annuo +2,8% sull’intero
periodo 2005-2015).
Il terziario, che già nell’anno 2000 aveva superato nella struttura dei consumi elettrici il settore
domestico, si conferma anche nel prossimo decennio il settore più dinamico (+3,4%). Con un
tasso medio annuo di crescita di circa il 2% sull’intero periodo, il settore domestico verrà a
detenere nel 2015 una quota dei consumi elettrici pari a circa il 20%. Sostanzialmente stabile il
contributo del settore agricolo, attorno all’1,5% nella struttura dei consumi.
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Tabella 10: Previsione dei consumi di energia elettrica per illuminazione al 2015
Settore Incremento medio annuo
(BAU) Illuminazione (GWh) nel
2015 INDUSTRIA 2.8% 17.628 TERZIARIO 3.4% 30.715 ILLUMINAZIONE PUBBLICA 3.4% 8.527 RESIDENZIALE 1.9% 11.312
TOTALE 3.07%
68.182 Con la condivisione di CESI RICERCA ed ENEA si adotta come valore di conversione del
MWh elettrico in CO2 il seguente:
1MWh ���� 500 Kg CO2
I consumi stimati, attuali e previsti, sono conseguentemente rappresentati nella seguente tabella: Tabella 11: Emissioni CO2
SETTORE ANNO 2005 CO2 (t) ANNO 2015 CO2
(t) Totale nazionale emissioni per consumi finali di energia elettrica 154.908.500 216.000.000
SETTORE INDUSTRIA 6.687.116 8.813.785TERZIARIO 10.993.064 15.357.539ILLUMINAZIONE PUBBLICA 3.051.750 4.263.732RESIDENZIALE 4.685.275 5.655.849TOTALE ILLUMINAZIONE 25.417.205 34.090.905 Si dimostra come nel 2015 il peso dell’illuminazione in termini di emissioni di CO2 sul totale per consumi finali di energia elettrica risulterà ancora molto significativo (quasi il 16%), ipotizzando uno scenario di mercato come l’attuale.
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10.4 Illuminazione pubblica – L’illuminazione stradale L’illuminazione pubblica è sostanzialmente riconducibile quasi per intero agli impianti di
illuminazione stradali.
Un terzo delle strade in Europa è tuttora illuminata mediante sistemi di vecchia tecnologia, del
tutto inefficiente (spesso si tratta di installazioni con più di 20 anni); la maggior parte degli
apparecchi stradali sono ancora di tipo aperto, senza ottiche controllate e con sorgenti
luminose a vapori di mercurio che tra quelle a scarica, sono quelle che hanno la minore
efficienza (60 lm/W), per cui solo agendo su queste tipologie si potrebbe ridurre le emissioni
di 3,5 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, i Comuni in Europa potrebbero risparmiare da 600
a 700 milioni di euro all'anno nei costi di esercizio se vi fosse un ammodernamento del parco
installato, ma attualmente l’indice di revisione e rinnovo degli impianti è circa il 3% all’anno,
il che si traduce nell’attesa di almeno una generazione per assistere ad un completo
ottenimento dei risultati raggiungibili.
L’obiettivo attuale è quello di individuare un percorso attraverso il quale sia stimolato il
processo di rinnovamento degli apparecchi installati e che contestualmente sia eliminata la
possibilità di effettuare nuovi impianti con apparecchi poco efficienti.
Un primo possibile intervento sarebbe quello di ridurre la disponibilità sul mercato di lampade
a vapori di mercurio, rendendo di fatto necessario sia la sostituzione degli apparecchi obsoleti
utilizzanti questa sorgente sia l’impiego di altre tipologie di apparecchi negli impianti nuovi
(sodio alta pressione o alogenuri metallici, molto più efficienti). Quest’iniziativa però
andrebbe attentamente verificata in quanto la stessa tipologia di lampade è anche attualmente
utilizzata in ambienti industriali ove ad oggi non potrebbero essere sostituiti con lampade al
sodio o ad alogenuri metallici.
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Figura 1
Con queste considerazioni preliminari si stanno quindi ipotizzando le possibili misure
adottabili per ottenere in breve i risultati prospettati:
- Misure sul prodotto/componente (relative all’immissione sul mercato dell’apparecchio)
- Misure sull’impianto, ovvero la messa in servizio degli apparecchi in conformità a quanto
disposto in fase di progetto dal costruttore degli apparecchi � Impianto certificato
Per un apparecchio, sia pure il più efficiente, una scorretta installazione (assenza di calcoli
illuminotecnici sull’impianto) o scorretto utilizzo (accensione o livelli di illuminamento
diversi dalle reali necessità – assenza di regolazioni “ad hoc”) determinerebbe uno spreco di
energia. Il potenziale di risparmio è dunque associabile all’impianto e non al solo apparecchio.
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Non va inoltre dimenticato che l’illuminazione deve essere fornita anche in rispetto delle
norme tecniche di prestazione dell’impianto (EN 13201), affinché il contributo luminoso
avvenga in totale armonia con le esigenze degli utilizzatori della strada.
Considerando il sempre crescente costo della bolletta energetica, un primo intervento
dovrebbe essere quello di sostituire negli impianti esistenti gli apparecchi con lampade a
vapori di mercurio con quelli al sodio ad alta pressione o ad alogenuri metallici, a seconda dei
casi e delle necessita (compiti visivi).
10.4.1 I Requisiti proposti Gli impianti di illuminazione stradale possono essere classificati in termini di rendimento
energetico con fasce diverse a seconda che la categoria sia solo:
• funzionale, ovvero impianti la cui funzione principale è quella di fornire
un’illuminazione della strada in termini qualitativi e quantitativi tali da garantire livelli
minimi, uniformità, limitazione dell’abbagliamento in funzione della classe di
appartenenza della strada, sia che questa sia esclusivamente che parzialmente a traffico
motorizzato, o
• arredo urbano.
In tali casi, i requisiti che i componenti e gli apparecchi dovrebbero almeno avere per poter
essere utilizzati in nuovi impianti sono:
SORGENTI LUMINOSE:
- Valori limite minimi di efficienza rispetto alle potenze delle sorgenti luminose
utilizzabili nell’illuminazione pubblica:
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Tabella 12: Efficienza minima per lampade ad alta intensità di scarica (HID)
Potenza di lampada [W] Efficienza Minima [lm/W]
0 < W < 50 50
50 � W < 70 60
70 � W < 125 65
125 � W < 400 70
400 � W < 1000 80
1000 � W < 2000 85
W � 2000 90
ALIMENTATORI:
��Gli alimentatori utilizzati negli apparecchi dovranno essere del tipo ad alta efficienza; è
tuttora allo studio la fattibilità di determinare una classificazione, oppure se limitarsi
all’individuazione dei parametri di efficienza ed inserirli come misura singola nel contesto
del presente provvedimento.
APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE
��Gli apparecchi dovranno essere valutati secondo il loro utilizzo nell’impianto: nel caso di
apparecchi installati in impianti funzionali, questi dovrebbero essere dichiarati
rispondenti ai requisiti di alta efficienza con un nuovo parametro: una densità di potenza
luminosa installata non maggiore di 1 W/cd*m-2/m2. Questo valore limite escluderebbe di
fatto la possibilità di utilizzare apparecchi con lampade a vapori di mercurio.
Infatti, nella definizione di questo parametro sono tre gli elementi discriminanti da
prendere in considerazione: il fattore di utilizzazione secondo il quale l’apparecchio è
previsto debba funzionare, il fattore di manutenzione e l’efficienza luminosa (definita
come il flusso della lampada rapportata con la potenza del circuito lampada-alimentatore).
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Il tutto in funzione inversa del coefficiente R relativo al tipo di manto stradale
dell’impianto, il cui valore massimo ipotizzabile è 14.
densità di potenza coefficiente R dell’asfalto (EN 13201)
luminosa installata (δδδδW) = ----------------------------------------------------� 1 W/cd*m-2/m2
fattore utilizzazione * fattore manutenzione * efficienza
apparecchio
Nel caso in cui gli impianti siano in aree la cui classificazione preveda una valutazione
secondo gli illuminamenti (secondo la EN 13201), il limite massimo è fissato a 0,07
W/lx/m²
��Gli apparecchi installati per arredo urbano, aventi anch’essi un ruolo funzionale
nell’illuminazione ma prevalentemente insistenti su classi di strade diverse dalle
precedenti (per esempio S anziché ME), sono valutati per una densità di potenza luminosa
installata non maggiore di 0,2 W/lx/m².
densità di potenza 1
luminosa installata (δδδδW) = --------------------------------------------------------� 0,2 W/lx/m2
fattore utilizzazione * fattore manutenzione * efficienza
apparecchio
Con questo valore, si impedisce la realizzazione di impianti con apparecchi provvisti di
lampade a vapori di mercurio, di tipo aperto (con grado IP basso e quindi basso coefficiente di
manutenzione) e gli apparecchi con gruppo ottico ad emissione non controllata della luce
(dispersione del flusso verso l’emisfero superiore).
Dovranno essere previsti quindi obblighi di verifica del progetto secondo i criteri di efficienza
energetica; inoltre controlli finali sull’impianto devono essere possibili, attraverso la
misurazione dei lux installati, che rapportati con le potenze installate e la superficie delimitata
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tra due apparecchi, consente di calcolare il valore di Watt necessari ad avere 1 lux su 1 m²
dell’impianto sotto esame.
Gli apparecchi (e quindi i relativi impianti) che non svolgono un’illuminazione di tipo
funzionale, ma che abbiano solo il compito di illuminare in modo diffondente, “ornamentale”
(es. apparecchi da incasso a terra), non dovrebbero essere oggetto di alcuna limitazione, fatto
salvo il principio che nella selezione e nella progettazione di tali impianti si devono
considerare eventuali alternative di maggior efficienza.
10.4.2 Le prospettive di miglioramento L’adozione dei provvedimenti nella forma auspicata, se accompagnata da prescrizioni
legislative volte a certificare il corretto utilizzo degli apparecchi negli impianti già esistenti ed
in quelli nuovi, dovrebbe portare ad un sensibile e progressivo abbattimento dei consumi
energetici e quindi delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’Italia è il Paese europeo nel quale
si ha il maggior numero di apparecchi di illuminazione stradale con lampade a vapori di
mercurio (quasi 6 milioni) mentre è il secondo Paese per maggior numero totale di apparecchi
(circa 9 milioni): il primato lo detiene la Germania con 10 milioni ma il numero di apparecchi
con lampade ai vapori di mercurio è di soli 3 milioni. Da qui si comprende come un intervento
sulla legislazione degli impianti di illuminazione pubblica abbia un significativo impatto
anche per la nostra bolletta energetica.
Nell’ipotesi dunque che si possa procedere all’attuazione delle misure di cui sopra e che
queste trovino esecuzione nella forma auspicata, lo scenario potrebbe cambiare radicalmente;
il contenimento dei valori di potenza installata negli impianti in base al criterio di densità di
potenza luminosa sopra illustrato induce ad un progressivo rinnovamento del parco installato.
Per arrivare a valutare la reale situazione del parco installato, è necessario innanzitutto che sia
obbligatorio effettuare un’analisi dettagliata degli impianti a cura dei Comuni. Tra le cose da
valutare vi dovrà essere anche la potenza installata per ottenere 1lux per ogni m² di impianto
sotto esame. Laddove siano superati i limiti indicati precedentemente, dovrebbe essere
obbligatorio intervenire con una delle due soluzioni suggerite di seguito.
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��INDICAZIONE DI INTERVENTO
Si consideri che ad oggi ancora il 64% degli impianti è costituito da apparecchi con lampade a
vapori di mercurio e che un primo importante intervento dovrebbe essere quello della sola
sostituzione degli apparecchi, mantenendo salvo, ove possibile, il centro luminoso (palo e
linea di distribuzione) in modo da avere un tempo di pay-back più ridotto possibile. Dovrà
essere ripristinando almeno il livello pre-esistente di illuminamento con la stessa uniformità.
L’intervento dovrebbe potenzialmente portare ad una riduzione teorica dei consumi
annui (sull’esistente) pari a 1060 GWh, secondo quanto calcolato nella tabella seguente:
Tabella 13: riduzione teorica dei consumi annui (sul totale del parco installato)
Riassumendo, la Tabella evidenzia che la riduzione teorica dei consumi annui (sul totale del
parco installato) di 1.060 GWh corrisponde a un risparmio in termini economici a quasi 103
milioni di Euro e a 530.000 tonnellate di CO2.
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Si evidenzia che i calcoli di cui sopra rappresentano una stima cautelativa dei risparmi
ottenibili, poiché il risultato è basato sulla sostituzione tout court delle sole sorgenti luminose
(apparecchio).
In realtà il potenziale di risparmio è sicuramente superiore. Infatti con un eventuale
rifacimento totale dell’impianto è possibile conseguire un ulteriore risparmio stimabile in
almeno il 10% attraverso:
- una razionalizzazione del numero di apparecchi installati, grazie alla maggiore
efficienza
- l’utilizzo di regolatori di flusso i quali dovranno essere coordinati con
l’eventuale variazione del traffico, sempre secondo i criteri indicati nella
Norma UNI EN 13201-2.
Poiché ad oggi non esiste una mappatura dettagliata del parco installato, ASSIL, ASSISTAL
ed ACAI hanno commissionato a SDA Bocconi un’indagine sull’illuminazione pubblica volta
a fornire tutti i dati puntuali relativi a questo argomento, i cui risultati saranno disponibili
verso luglio 2007.
Tali dati permetteranno di fare una stima puntuale dei risparmi ottenibili, scindendo gli
interventi di semplice sostituzione da quelli di totale rifacimento dell’impianto con maggiore
potenziale di risparmio.
Si auspica che venga resa obbligatoria un’analisi dettagliata degli impianti a cura dei Comuni
che fornirà quindi l’elenco degli impianti energeticamente inefficienti per i quali sarà
necessario un completo rifacimento. Questo caso è comparabile a quello di impianti nuovi e
dunque ad essi saranno applicati i criteri di valutazione gia indicati in precedenza e quindi
dovranno essere realizzati anche in conformità alle norme EN 13201.
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Lo scenario proiettato nel 2015 assumerebbe quindi la seguente dimensione:
Tabella 14
IPOTESI dei CONSUMI
BAU
IPOTESI dei CONSUMI con MISURE PROPOSTE
ILLUMINAZIONE 2015 (GWh/anno)
2015 CO2 (t/anno)
2015 con interventi (GWh/anno)
2015 con interventi CO2 (t/anno)
2015 Riduzione consumi (%)
Applicazione: • illuminazione
pubblica 8527 4.263.733 7467 3.733.500 12,4%
La riduzione dei consumi per l’illuminazione pubblica risulterà almeno pari al 12%,
nonostante si preveda un incremento annuo del numero degli impianti di circa il 3%. Le
minori emissioni di CO2 relative all’illuminazione pubblica potranno essere almeno pari a
530.233 t di CO2 all’anno.
Ulteriori elementi che potrebbero essere inclusi nello schema di rinnovamento degli
impianti di illuminazione stradale
• Età dell’installazione : periodo di transizione per obbligatorietà provvedimenti
� 60 anni : Data di Implementazione (DI) della legge o regolamento
� 50 anni : DI + 6 mesi
� 40 anni : DI + 12 mesi
� 35 anni : DI + 18 mesi
� 30 anni : DI + 24 mesi
� 25 anni : DI + 30 mesi
� 20 anni : DI + 36 mesi
� 15 anni : DI + 42 mesi
� 10 anni : DI + 48 mesi
• Importanza della funzione dell’installazione (in relazione alla sicurezza stradale,
visibilità durante le ore di maggiore traffico)
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o priorità 1: Autostrade e tangenziali
o priorità 2: Strade extraurbane principali di collegamento tra città
o priorità 3: Strade urbane principalmente utilizzate per traffico locale
10.5 Settore non residenziale – Terziario e Industria Nel settore Non Residenziale si identificano le attività collegate al Terziario (scuole, uffici,
pubblica amministrazione, commercio etc) e quelle attribuibili all’Industria.
In entrambi i settori gli apparecchi di illuminazione con lampade fluorescenti sono di gran
lunga i più utilizzati: rappresentato circa il 76% degli impianti del settore Terziario e il 62%
del settore Industriale (fonte IEA).
Gran parte di questi impianti adotta ad oggi soluzioni tecnologiche che penalizzano
l’efficienza energetica rispetto a quelle che sono attualmente le potenzialità a disposizione.
La maggior parte degli impianti di illuminazione installati in Italia è infatti energicamente
inefficiente e se si tiene conto che il ciclo di vita media è di 20 anni (studio condotto dalla
Agenzia Olandese per l'Energia e l'Ambiente), si può desumere che ogni anno è sostituita solo
una piccola percentuale (5%) degli apparecchi.
Considerando che i nuovi apparecchi più efficienti possono ridurre i consumi di elettricità,
rispetto a quelli convenzionali, tra il 30% e l’80% a seconda delle soluzioni tecniche adottate
(integrazione luce naturale, sistemi di controllo, alimentatore a maggior efficienza, ottica
elevato rendimento), è auspicabile un’azione per accelerare il processo di rinnovo degli
apparecchi installati con nuovi sistemi di illuminazione a risparmio energetico, che
permetterebbe una riduzione delle emissioni di CO2.
Per poter ottenere un significativo contributo al contenimento dei consumi energetici degli
impianti di illuminazione, i prodotti utilizzabili dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
• Le lampade, gli alimentatori e gli apparecchi dovranno avere dei livelli minimi di
efficienza indicati nelle tabelle della pagina successiva.
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• I progetti degli impianti sia in ambienti nuovi che soggetti a rinnovamento dovranno
rispettare dei valori minimi di efficienza energetica in funzione del rispetto dei parametri
previsti dalla norma UNI EN 12464-1 e prEN 15193.
• Gli impianti di illuminazione esistenti dovranno essere valutati secondo I criteri di
efficienza energetica di cui al punto precedente e laddove non ne siano rispettati i valori
dovrà essere richiesto di provvedere al rinnovo. A tal proposito dovrebbero essere previsti
degli incentivi così come sono stati già istituiti nella legge finanziaria 2007 per
l’illuminazione in ambienti commerciali. I parametri per accedere ai benefici dovranno
essere i criteri di efficienza di seguito elencati.
10.5.1 I Requisiti proposti Gli apparecchi di illuminazione utilizzati per illuminare i locali dovranno:
• consentire di rispettare le prescrizioni previste dalla norma UNI EN 12464-1 in termini di
illuminamento, uniformità, abbagliamento etc.
• essere installati e funzionare nel modo inteso dal costruttore e dal progettista che ne ha
curato la disposizione
• essere conformi ai requisiti previsti dalle direttive applicabili (marcatura CE); in aggiunta
gli apparecchi, oltre a soddisfare specifici requisiti di prestazione energetica dovranno
soddisfare i criteri di efficienza energetica relativi alle lampade e agli alimentatori di
seguito indicati.
APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE: La definizione di un solo indice di efficienza energetica attribuibile ad un apparecchio
illuminante è un esercizio che da tempo vede impegnati gruppi di esperti in ambito Europeo ed
Internazionale. Di seguito si propone il metodo approvato in sede CELMA lo scorso 10/05
denominato LPI value (Luminaire Performance Icon) quale risultato della formula (1).
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
338
I dati messi a disposizione dai costruttori devono essere confermati da ente terzo e/o forniti da
azienda che opera in regime di Sistema di Qualità certificato ISO 9000
Apparecchi di illuminazione per lampade fluorescenti con una sola lampada devono essere
presi in esame solo se di potenza nominale superiore a 25W :
Verranno considerati apparecchi di illuminazione energeticamente efficienti gli apparecchi che
risponderanno al sotto-indicato parametro recentemente definito in ambito europeo
Y = {{{{70 – [(70 – LOR) – (22 – UGR)] }}}}* ΦΦΦΦtot / Ps /100 ( 1 )
dove: Y è l’indice di efficienza dell’apparecchio
Ps è la potenza di alimentazione (intesa come sommatoria della potenza di
lampada, di alimentatore e meno eventuali assorbimenti di servizi asserviti
non funzionali alla funzione principale del prodotto).
LOR è il rendimento ottico dell’apparecchio
UGR indice unificato di abbagliamento (per larghezza 4h, lunghezza 8h e altezza
0,25)
Φtot è il flusso luminoso totale emesso dalla lampada
A luglio 2007 saranno ufficializzati i limiti [lm/W] per ciascuna delle seguenti categorie di
apparecchi:
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Tabella 15: Categorie degli apparecchi di illuminazione a seconda della distribuzione luminosa
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342
I valori UGR sono per i seguenti parametri: 4H/8H/0,25H e per riflessioni pari a 70/50/20.
Inoltre gli apparecchi dovranno essere provvisti o essere predisposti per essere collegati a
dispositivi di controllo in funzione della presenza degli utilizzatori e della disponibilità di luce
diurna (daylight controls)
I dati messi a disposizione dai costruttori devono essere confermati da ente terzo e/o forniti da
azienda che opera in regime di Sistema di Qualità certificato ISO 9000
SORGENTI LUMINOSE: Le lampade fluorescenti lineari e le compatte (senza alimentatore integrato) utilizzate negli
impianti di illuminazione dovranno essere conformi a quanto disposto dalla direttiva 98/11/CE
ed essere caratterizzate da almeno i seguenti valori di efficienza:
Efficienza minima per le lampade fluorescenti lineari (in lm/w)
Tabella 16
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343
Efficienza minima per le lampade fluorescenti compatte senza alimentatore integrato (in lm/w) Tabella 17
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ALIMENTATORI: Gli alimentatori per lampade fluorescenti lineari e compatte utilizzati negli impianti di
illuminazione dovranno essere rispondenti alla direttiva 2000/55/EC, e per quelli che non ne
rientrano nello scopo la classificazione CELMA minima dovrà essere B2. Quest’ultimi
alimentatori sono elencati nella tabella 12:
Tabella 18
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345
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346
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347
10.5.2 Prospettive di miglioramento del settore non residenziale L’utilizzo di prodotti rispondenti alle caratteristiche precedentemente elencate, condizionata
ad una certificazione rilasciata da un progettista qualificato e agevolata da incentivi per la
sostituzione degli impianti esistenti, porterebbe ad un sensibile e progressivo abbattimento
degli attuali consumi energetici per l’illuminazione nel settore non residenziale.
Nell’ambito di una politica rivolta alla riduzione delle emissioni dei gas clima alteranti, gli
interventi nel settore dell’illuminazione risultano particolarmente interessanti per efficacia di
penetrazione e rapidità di implementazione. Indagini condotte e l’esperienza di diversi
interventi effettuati (programma europeo GreenLight http://www.eu-greenlight.org, IEA
“Light’s Labour’s Lost -- Policies for Energy-efficient Lighting”, studio condotto dalla
Agenzia Olandese per l'Energia e l'Ambiente e quello dell’ Università della California
Berkeley sui risultati (NAESCO)) hanno dimostrato che il potenziale di risparmio di energia e
dei costi di esercizio che si può conseguire con interventi di miglioramento dei sistemi di
illuminazione nel settore non residenziale è generalmente compreso tra il 30% ed il 50%.
Si evidenzia inoltre che una raccomandazione CELMA sancisce l'obbiettivo per il 2015 di
avere il 55% degli alimentatori in classe A
SOSTITUZIONE DEGLI ATTUALI IMPIANTI Ipotizzando di sostituire entro il 2015, grazie ad un programma di incentivi, tutti gli
apparecchi convenzionali installati con apparecchi di illuminazione ad elevata efficienza,
dotati di ottica ad più elevato rendimento ed alimentatori elettronici a flusso variabile in
funzione del contributo della luce naturale e della presenza degli occupanti (già indicati con
“migliori pratiche correnti” nella pagine precedente), si potrebbero ridurre i consumi
energetici mediamente del 40% e conseguire così risparmi energetici quantificabili in:
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348
Tabella 19
IPOTESI dei
CONSUMI BAU
IPOTESI dei CONSUMI con MISURE PROPOSTE
ILLUMINAZIONE 2015 (GWh)
2015 CO2 (t)
2015 con interventi
(GWh)
2015 con interventi
CO2 (t)
2015 Riduzione consumi
Settore • Terziario ed
industria 48.343 24.171.50
0 29.006 14.502.900 40%
La riduzione dei consumi per l’illuminazione risulterà intorno al 40% (IEA globalmente ed in
tutti i settori stima 38%), nonostante si preveda un incremento medio annuo dei consumi
intorno al 3.18% nel periodo 2006-2015. Le relative minori emissioni di CO2 ammonteranno
nel 2015 a 9.668.600 t di CO2 .
10.5.3 Terziario ed Industria: Conclusioni I dati di mercato e le stime sopra riportate, indicano che considerevoli risparmi energetici
possono essere conseguiti. Sommati ad altri benefici dei sistemi di illuminazione efficienti,
quali il miglioramento delle condizioni visive nei luoghi di lavoro ed il beneficio ambientale
(riduzione nelle emissioni di CO2), costituiscono delle forti argomentazioni a favore di nuove
iniziative per aumentare l’impatto e l’efficacia dei nuovi prodotti ad elevata efficienza ovvero
lampade, apparecchi, alimentatori dell'ultima generazione in particolare associati a sistemi
automatici di controllo e regolazione, che permettano di integrare l’illuminazione artificiale
alla luce naturale disponibile
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10.6 Settore Residenziale -L’illuminazione domestica
10.6.1 Illuminazione e lampadine86 Per illuminare la casa si utilizza mediamente il 14% del consumo totale di energia elettrica nel
settore domestico. Non è poco, per cui vale la pena di riflettere sull'impianto di illuminazione
e prendere in considerazione l'acquisto delle lampade fluorescenti compatte che consentono di
ridurre il consumo dell'energia fino al 80%: una lampada fluorescente da 20 watt fornisce
infatti la stessa quantità di luce di una lampadina ad incandescenza da 100 watt. Le lampade di
cui si parla (lampade fluorescenti compatte - CFL) sono lampade a scarica con alimentatore
integrato (cioè alimentatore incorporato nella lampada).
Tali lampade sono direttamente sostituibili, per una grande parte, alle lampade ad
incandescenza con attacchi E27 e E14 (il cosiddetto attacco Edison) semplicemente
avvitandole al portalampada della lampada ad incandescenza.
Un freno all'uso è stato finora il loro prezzo oggi mitigato dalla possibilità data al consumatore
di scegliere tra diverse fasce prestazionali. Un esempio è riferito alla durata che può andare da
6 a 15 mila ore rispetto alle 1.000 ore delle lampadine comuni. Poiché in molti casi queste
ultime possono essere sostituite da quelle a risparmio energetico senza problemi perché hanno
lo stesso attacco e riscaldano di meno, il risparmio per l’utilizzatore finale arriva fin dalla
prima bolletta. Allo stato attuale gli sviluppi tecnologici ed in particolare dell’elettronica
avvenuti dal momento della loro introduzione sul mercato (anni ’80) permettono di avere
lampade fluorescenti con alimentatore incorporato sempre più competitive con le lampade ad
incandescenza.
Recentemente in Italia è stata introdotta una politica volta all’incentivazione di queste
lampade, soprattutto a livello locale.
Benché le lampade fluorescenti compatte siano state sviluppate per consentire la loro
intercambiabilità con le più comuni lampadine ad incandescenza, non è lecito ritenere che si
possano sostituire in tutte le applicazioni. Esistono infatti numerosi casi in cui l’installazione
86 Fonte principale: Rapporto: Titoli di Efficienza Energetica: potenziale e costi di attuazione degli interventi del CESI 31/12/2005 – rielaborato ASSIL
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350
di una CFL potrebbe essere preclusa dalla forma e dimensione del corpo dell’apparecchio di
illuminazione, dalla qualità della luce richiesta e dal ridotto utilizzo.
10.6.2 Stima del potenziale di attuazione
Le lampade ad incandescenza vendute nel 2005 nel settore domestico (Grande Distribuzione
Organizzata, Mercatini, Fai da Te, Large Indipendent, piccoli negozi al dettaglio) sono circa
93 milioni (fonte Costruttori ASSIL).
Le lampade ad incandescenza, che hanno una vita media di 1000 ore, sono maggiormente
diffuse sul mercato nella versione GLS (lampade per utilizzo di tipo generale); stimando che
nel settore domestico la media di accensione giornaliera di ciascuna lampadina è di 0,66 h (40
minuti), si ottiene che la stima delle vendite pari a 93 milioni coincide praticamente un parco
installato pari a 386 milioni di lampadine.
La suddivisione per potenza delle lampade ad incandescenza GLS nel settore residenziale è:
Tabella 14 – Lampade ad incandescenza GLS da assoggettare a provvedimento restrittivo e loro incidenza sul mercato attuale
Potenza di lampada GLS (W)
Percentuale sul totale GLS (%)
Numero di lampade installate Potenze totali per singola tipologia di lampada GLS
(GW)
25 15 57.907.846 1,45 40 30 115.815.691 4,63 60 30 115.815.691 6,95 75 5 19.302.615 1,45
100 20 77.210.461 7,72
Totale 100 386.052.304 22,20 Quindi il consumo di energia elettrica dovuto alle lampade GLS è pari a 5.347 GWh (22,20
GW * 0,66 h * 365 g)
Si evince quindi che quasi il 60% (più precisamente il 57 %) dei consumi per l’illuminazione
nel settore domestico sono imputabili a solo 5 tipologie di lampadine GLS. Il resto dei
consumi è da suddividere fra tutte le tipologie di lampade ad incandescenza ad alogeni a
tensione di rete e a bassissima tensione di sicurezza, lampade ad incandescenza di tipo
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speciale (a tortiglione, a candela, tubolari, a cupola riflettente, a riflettore, a sfera, ecc..) e a
fluorescenza.
Dunque, dei 9.371 GWh relativi all’illuminazione domestica, 5.347 GWh sono ascrivibili alle
più comuni lampade ad incandescenza di tipo GLS; con un’ipotesi di sostituzione del 80% il
potenziale di risparmio derivante si può calcolare in:
Consumo totale GLS: 5.347 GWh
Consumo GLS sostituibili con CFLi: 5.347 GWh * 0,8 = 4278 GWh
Rapporto Potenza CFLi / Potenza GLS: 1/5
Risparmio dopo sostituzione con CFLi: 4278 GWh * 0,8 = 3.422 GWh
Proiettando la stessa ipotesi ai consumi nel 2015, si ottiene:
Tabella 15
IPOTESI dei CONSUMI
BAU
IPOTESI dei CONSUMI con MISURE PROPOSTE
ILLUMINAZIONE 2015 (GWh/anno)
2015
CO2 (t/anno)
2015 con interventi (GWh/anno)
2015 con interventi CO2 (t/anno)
2015 Riduzione consumi (%)
Applicazione: • illuminazione
domestica 11.312 5.656.000 7.013 3.506.720 38%
La riduzione dei consumi per l’illuminazione domestica risulterà almeno pari al 38% e le
minori emissioni di CO2 potranno essere almeno pari a 2.149.280 t di CO2 all’anno.
10.6.3 Conclusioni Ad oggi il Governo Italiano ha attuato delle iniziative volte all’incentivazione verso la
sostituzione di lampadine ad incandescenza con altre a risparmio energetico (meccanismo dei
certificati bianchi – scheda AEEG). Si ritiene che tali iniziative debbano proseguire
considerando che i dati ad oggi a disposizione (fonte AEEG e dati di vendita al consumo)
dimostrano una penetrazione delle CFLi pari a solo 1 lampada ogni 3 abitazioni.
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11. RIFASAMENTO
L’AEEG ha stabilito che le imprese distributrici possono applicare, nel rispetto del vincolo
dei ricavi, alcune componenti tariffarie ai prelievi di energia reattiva dei clienti finali.87. Per
cui le utenze che prelevano energia reattiva per più del 50% dell’energia attiva consumata
(questo corrisponde a cos� 0.90) si vedono applicare, a discrezione del distributore, un
corrispettivo a scaglioni in bolletta proporzionale al prelievo di energia reattiva effettuato.
Questi corrispettivi vanno a rappresentare una parte del gettito che viene corrisposto dal
sistema paese alle imprese di distribuzione per le perdite di rete, l’altra parte è data anche dai
coefficienti di perdita applicati in bolletta a tutti i consumatori per le perdite di rete calcolate in
base a dei livelli di perdita standard a cos� 0.90.
Il corrispettivo dovuto al prelievo di energia reattiva consente al distributore di tutelarsi da
valori inferiori di cos� nonché da perdite sulla rete superiori a quelle stabilite e remunerate
dai coefficienti di perdita (lo stesso vale per Terna anche se in piccola parte).
Secondo Enel Distribuzione molte utenze prelevano energia reattiva con un cos� inferiore a
0.90, tanto che il gettito erogato dai consumatori alla sola Enel Distribuzione in penale reattiva
ammonta a circa 143,9 milioni di euro nel 2006 (in calo del 3% rispetto al 2005). In
particolare il 92% viene corrisposta dagli utenti industriali e del terziario, di cui il 68% dagli
utenti in bassa tensione, il 29% dagli utenti in media tensione e il 3% dagli utenti in alta
tensione. Inoltre secondo AEEG ed Enel molta della penale reattiva immessa in rete è data
dagli impianti di illuminazione pubblica che non è dotata di impianti di rifasamento.
E’ quindi importante, affinché si arrivi ad un livello di cos� 0.90, garantire:
• trasparenza della bolletta, per segnalare ai consumatori che il corrispettivo per il
prelievo di energia reattiva è una penale che può essere annullata con un impianto di
rifasamento;
• l’applicazione delle penali secondo quanto stabilito dalla legge.
87Testo integrato per il periodo di regolazione 2004-07, Delibera AEEG, n. 5/04 del 30-gennaio 2004, art.13 comma 4
Il presente documento è stato sviluppato dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria. Nessuna parte di questo documento può essere modificata, pubblicata, riprodotta, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo senza l’autorizzazione di Confindustria. Ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
353
Ma non è ammissibile aumentare l’obbligo passando da cos� 0.9 a 0.95 che, secondo Enel
Distribuzione, permetterebbe di risparmiare orientativamente fra 0,6 ed 1TWh/anno, in quanto
sarebbero i consumatori a sostenere dei costi aggiuntivi per rifasare gli impianti (circa 15
�/kVAr) e per i corrispettivi di reattiva che aumenterebbero a partire da un consumo di reattiva
superiore al 30% di attiva consumata (invece dell’attuale 50%) a fronte di un beneficio dato al
distributore. Infatti il distributore avrebbe una riduzione delle perdite a cui non
corrisponderebbe un’automatica riduzione dei coefficienti di perdita pagati in bolletta
dall’utente che ha investito e quindi ha generato il risparmio.
L’AEEG ha manifestato l’estrema difficoltà di modificare il regime tariffario per permettere
che il beneficio vada al consumatore che ha effettuato l’investimento ma si riserva di
effettuare proposte per il nuovo regime tariffario con adeguate presentazioni ed audizioni.
Specie sulla bassa tensione (dove sono collegati la maggior parte dei consumi elettrici
industriali finali e dove ha il maggior effetto il rifasamento) sono disponibili sistemi
“controllati” di rifasamento che mantengono il cos� del carico a livello costante in funzione
della variazione del carico stesso, evitando l’immissione in rete di energia reattiva."
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12. Home & Building Automation
12.1 Premessa La Direttiva 2002/91/CE del 16 dicembre 2002 (EPBD) sul rendimento energetico
nell’edilizia identifica il settore degli edifici (residenziale e terziario) come l’area dove
possono essere raggiunti importanti risultati nel miglioramento dell’efficienza energetica e
della riduzione del biossido di carbonio.
Il settore del terziario e del residenziale, costituito per la maggior parte da edifici, rappresenta
infatti oltre il 40% della domanda di energia complessiva della Comunità Europea e quindi
anche dell’Italia.
Un terzo di questi consumi è relativo agli edifici del terziario, quali: palazzi ufficio, università,
ospedali, alberghi.
Ai fini di ridurre il fabbisogno energetico globale degli edifici e delle conseguenti emissioni di
CO2 è indispensabile che tutti gli impianti elettrici e tecnologici, sia nuovi sia già esistenti,
siano dotati di opportuni dispositivi o sistemi di controllo, regolazione e automazione: sistemi
di Automazione (Home e Building Automation) la cui funzione è quella di massimizzare
l’efficienza energetica degli impianti dell’edificio in relazione alle condizioni ambientali
esterne e ai differenti e variabili scenari di utilizzo e occupazione dei singoli ambienti
dell’edificio stesso, fornendo nel contempo i massimi livelli di comfort e di sicurezza.
Il sistema di controllo, automazione e supervisione deve comprendere tutti gli impianti
interessati dell’edificio realizzando un sistema integrato che consente lo scambio di
informazioni tra i vari impianti ai fini di aumentarne le prestazioni funzionali la sicurezza e la
continuità di esercizio.
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12.2 Le funzioni del sistema di Automazione Il controllo, l’automazione e la supervisione degli impianti di un edificio si realizza per
raggiungere diversi obiettivi, quali:
��Risparmio energetico.
��Migliore comfort ambientale
��Migliore utilizzo dei macchinari
��Maggiore sicurezza.
��Maggiore garanzia di continuità di esercizio
��Manutenzione preventiva
��Invio di allarmi in tempo reale
��Diagnosi corretta dei guasti e delle anomalie di funzionamento
��Analisi e bench marking energetici
��Previsione e trend dei consumi
��Contabilizzazione energetica
L’aspetto relativo al risparmio ed alla ottimizzazione dei consumi energetici è sicuramente uno
dei più importanti tra quelli sopra descritti.
L’implementazione di un sistema di Automazione può comportare, a seconda dell’uso
dell’edificio, una riduzione dei consumi di energia primaria fino al 25% rispetto ad
impianti sprovvisti di tale sistema.
Tabella: valutazione del risparmio energetico conseguente all’adozione di sistemi di
automazione, considerandone l’impatto, sia nel terziario sia nel residenziale, sui consumi
ascrivibili all’illuminazione (escl. Illuminazione pubblica) ed al riscaldamento (Dati di
consumo: fonti CESI RICERCA, ENEA, ASSIL (rif. Terna)):
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2004/2005 2014/2015 2004/2005 2014/2015 GWh Mtep (1Mtep=11,6 TWh) consumi illuminazione 31.357 42.027 2,7 3,6 residenziale 9.371 11.312 0,8 1,0 terziario 21.986 30.715 1,9 2,6 consumi riscaldamento 30,6 31,5 residenziale 21,4 22,1 terziario 9,2 9,5 consumo totale 32,4 33,5 Ipotesi % di risparmio sul consumo totale 17% risparmio totale 7 Nota: I 7 MTep di energia risparmiata, ipotizzati per il 2014/2015, sono il valore
potenzialmente raggiungibile costruendo i nuovi impianti e, adeguando quelli esistenti
secondo le nuove tecnologie di controllo e automazione. A tale valore ci si accosterà tanto di
più quanto più efficaci potranno essere gli incentivi e/o le azioni adottate per andare verso un
uso sistematico di queste nuove tecnologie.
Le tecnologie innovative oggi a disposizione consentono inoltre di realizzare sistemi di
automazione anche su impianti esistenti senza la necessità di interventi particolarmente
invasivi.
Ai fini di ottenere le massime prestazioni funzionali degli impianti e conseguentemente di
ottimizzare i consumi energetici, tutte le funzioni di automazione e controllo devono essere tra
loro integrate, ovvero i sistemi che presiedono al controllo ed alla automazione dei diversi
impianti devono interoperare tra loro, scambiandosi informazioni sullo stato di funzionamento
e sulla modalità di conduzione e comprendere, possibilmente sotto un’unica piattaforma di
supervisione, tutti gli impianti presenti all’interno dell’edificio e in particolare: gli impianti di
controllo integrato dei singoli ambienti, di riscaldamento, raffrescamento, condizionamento e
ventilazione, di produzione di acqua calda sanitaria, gli impianti elettrici, di illuminazione, di
sicurezza e gli impianti speciali. La tecnologia attuale consente di equipaggiare caldaie,
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bruciatori, unità trattamento aria, refrigeratori con dispositivi di controllo che consentono un
ulteriore risparmio energetico e l’integrazione nativa nella piattaforma di supervisione.
12.3 Il controllo integrato ambiente Nei singoli ambienti degli edifici del terziario e del residenziale, sia di nuova costruzione sia
già esistenti, devono essere previsti prodotti e sistemi per il controllo, la regolazione e
l’automazione degli impianti di termoregolazione e illuminazione.
12.3.1 Controllo delle condizioni climatiche Il controllo della termoregolazione (riscaldamento e raffrescamento) deve essere effettuato il
più possibile adottando profili di temperatura e di occupazione differenti per i singoli ambienti
o zone allo scopo di ridurre i consumi energetici garantendo il comfort abitativo.
Il controllo dell’impianto di termoregolazione in ogni singolo ambiente deve prevedere sensori
di temperatura, sensori di presenza, contatti finestra che trasmettano al controllore le
condizioni di stato dell’ambiente ai fini regolare e controllare in modo automatico il
funzionamento delle singole unità terminali: ventilconvettori, radiatori, pannelli radianti a
parete o a pavimento, soffitti freddi, cassette VAV.
12.3.2 Controllo impianto di illuminazione Il controllo climatico dei singoli ambienti deve essere integrato a quello di controllo e
regolazione dell’impianto di illuminazione ai fini di ottimizzare i consumi. Sensori di presenza
e di luminosità dovranno essere previsti in ogni ambiente ai fini di controllare l’accensione e
lo spegnimento automatico dei differenti corpi luminanti regolando, sempre in modo
automatico, l’intensità del flusso luminoso.
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12.3.3 Controllo motorizzato delle tapparelle Ai fini di ottimizzare i consumi dell’impianto di termoregolazione e di quello di illuminazione
è necessario che le tapparelle siano controllate automaticamente attraverso il sensore di
luminosità e un opportuno azionamento.
12.3.4 Programmi di occupazione oraria Attraverso dispositivi o programmi di gestione oraria dovranno essere impostati i profili
occupazionali per singoli ambienti o gruppi di ambienti e/o programmi di occupazione di
edificio per quanto riguarda il settore del terziario.
I controllori che regolano le condizioni climatiche dei singoli ambienti devono disporre di una
o più modalità operative in base alla situazione climatica che deve essere impostata, ad
esempio:
��Comfort
��Stand by
��Economy
��Protezione edificio
��Protezione antigelo
La modalità operativa del controllore dipenderà sia dai programmi orari di occupazione
dell’edificio e dell’ambiente, sia dalle condizioni di stato dell’ambiente stesso rilevato dai
sensori di presenza, temperatura, e dai contatti finestra.
Esempio di regolazione e controllo di unità ventilconvettore di un’area uffici
Tramite l’implementazione dei programmi orari, sia a livello di edificio sia a livello di singolo
ambiente o di gruppi di ambienti, gli impianti vengono controllati in funzione dei differenti
periodi di presenza di personale all’interno dei singoli ambienti ottimizzando comfort e
consumi energetici.
Per gli edifici nell’ambito del terziario i singoli controllori di ambiente vengono integrati nel
livello superiore di automazione consentendo il coordinamento con gli impianti primari di
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termoregolazione e l’interoperabilità con gli altri impianti di edificio del sistema di controllo e
automazione integrato.
12.4 Termoregolazione e contabilizzazione negli impianti di riscaldamento centralizzati Negli ultimi dieci anni si è registrato un aumento di oltre il 10% dei consumi di combustibile
per riscaldamento.
Un sensibile contributo alla riduzione di tali consumi per gli impianti di riscaldamento di tipo
centralizzato è possibile installando, anche sugli impianti esistenti, contatori di calore che
rilevano l’energia assorbita di zona o di appartamento consentendone la ripartizione sul totale
dei consumi e dispositivi di regolazione quali valvole termostatiche, cronotermostati che
consentono all’utente di impostare il comfort desiderato.
La consapevolezza dell’utente di pagare per quello che effettivamente consuma crea
nell’utente stesso la “cultura del risparmio” educandolo a contenere gli sprechi.
Le soluzioni possono essere applicate senza opere murarie a qualsiasi tipo di edificio: dai
tradizionali impianti a colonne montanti a quelli a distribuzione orizzontale.
12.5 Gestione carichi elettrici Il sistema di automazione consente la gestione automatizzata dei carichi. In base a liste di
priorità i carichi vengono disinseriti e inseriti automaticamente evitando di superare la potenza
massima contrattuale e l’intervento delle protezioni di sovracorrente a beneficio pertanto di
una continuità di esercizio e di un maggior risparmio energetico.
12.6 Conduzione e manutenzione programmata Un sistema di controllo, automazione e supervisione integrato, che integra sotto un’unica
piattaforma di supervisione tutti gli impianti elettrici e tecnologici dell’edificio, consente una
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conduzione efficiente di tutti gli impianti grazie ad un costante monitoraggio sia del
funzionamento dei singoli componenti sia dei consumi che vengono memorizzati e confrontati
nel tempo, al fine di individuare possibili interventi, rivolti ad aumentare l’efficienza
energetica ed eventuali anomalie che, viceversa, possono portare ad un aumento dei consumi.
La garanzia di continuità nel tempo delle prestazioni funzionali, in termini energetici, degli
impianti comporta, inoltre, che questi siano sottoposti ad una regolare e programmata
manutenzione da parte di un personale qualificato. Tale attività può essere eseguita con
efficacia solo in presenza di sistemi di controllo e supervisione che, integrando su piattaforme
di gestione unitarie tutte le informazioni provenienti dai differenti impianti dell’edificio,
consentono un processo continuo di monitoraggio, verifica e ottimizzazione del
funzionamento dei singoli impianti.
Il sistema di automazione e supervisione consente al personale di conduzione degli impianti
di:
1) conoscere in ogni istante la situazione dei consumi;
2) rilevare eventuali anomalie di funzionamento di tutti i componenti dell’impianto;
3) correggere situazioni di funzionamento anomale che possono compromettere il
bilancio energetico di base;
4) intervenire con una manutenzione programmata sui differenti componenti
dell’impianto ai fini di garantirne il corretto funzionamento anche in termini di
rendimenti energetici.
Sulla base di quanto precedentemente riportato è necessario pertanto adottare soluzioni di
building automation che svolgano le funzioni di controllo e supervisione con applicativi
gestionali in grado di svolgere tutte le attività di supporto e di analisi precedentemente
descritte.
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12.7 Incentivare i sistemi di automazione Al fine di promuovere l’adozione di sistemi di Home & Building Automation, sia per edifici
destinati ad uso civile sia commerciale, per la gestione ottimale dei consumi dovuti ad
illuminazione e riscaldamento, si propone:
• Per le nuove unità abitative dotate di sistema domotico – Residenziale, la
detrazione IVA sull’acquisto di nuove abitazioni dotate di impianto domotico.
• Per le ristrutturazioni in ambito residenziale - Nuovi edifici o ristrutturazioni in
ambito Commerciale/Terziario che adottano un sistema di automazione, la
detrazione del 36% in cinque anni sui costi sostenuti per dotare l’unità abitativa o
l’edificio di un sistema integrato di building automation
.
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13. AUTOMAZIONE AVANZATA DI PROCESSI CONTINUI Le tecnologie di controllo avanzato di processo hanno dimostrato in ambito internazionale di
essere in grado di migliorare, in maniera consistente, l’efficienza energetica delle industrie di
processo (chimiche e petrolchimiche, siderurgiche, cartarie, del cemento, etc.). Tali settori
industriali contribuiscono in maniera primaria al consumo di energia del paese, si richiede
quindi che anche tali tecniche e metodologie siano considerate tra le possibili concorrenti per
le politiche di incentivazione e supporto, previa analisi, come peraltro in corso con le varie
associazioni di categoria già coinvolte.
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14. ICT
L’industria dei prodotti di elettronica di consumo e dei sistemi IT ha perso ogni connotazione
nazionale.
Le politiche industriali vengono stabilite dalle aziende su scala continentale.
Le strategie aziendali legate all’incremento dell’ecocompatibilità dei prodotti si
orientano alla conformità ad un quadro normativo europeo.
L’Unione Europea ha già assunto un ruolo guida attraverso l’emanazione di specifiche
Direttive di settore (EuP, RoHS, RAEE).
Sul piano di possibili iniziative nazionali a favore del risparmio energetico nel settore IT e
consumer electronics, la promozione di campagne di comunicazione verso gli utenti finali è
lo strumento più adatto a ottenere risultati.
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15. SISTEMI DI PROPULSIONE
15.1 Risparmio Energetico, Misura dell’Energia e Marcia Economica nel Trasporto Ferroviario
Il risparmio energetico nel trasporto ferroviario a trazione elettrica e, indirettamente, la
riduzione delle emissioni di CO2 sono obiettivi di capitale importanza nella nostra era ove i
consumi energetici sono in continuo aumento. A tali problematiche di tipo generale sono
strettamente correlate sia l’attività di misurazione dell’energia consumata ai vari livelli della
catena che va dalla produzione, alla distribuzione e all’utilizzo, sia l’applicazione di procedure
di Marcia Economica del convoglio in movimento.
E’ evidente che la Marcia Economica è applicabile con efficacia allorché il “driver” del
convoglio possa essere incentivato legando la condotta del treno alla riduzione di energia
rispetto a un valore prefissato come limite massimo.
In tale modo sarà possibile associare l’energia consumata nella singola tratta e durante le varie
sezioni del viaggio ai risparmi ottenuti nella “zona ferroviaria” così da identificare con
certezza il treno e il “driver” che hanno operato sulla tratta medesima.
Ulteriore efficacia si raggiunge creando una continua correlazione in tempo reale tra la
velocità del convoglio, la sua situazione anticipi/ritardi rispetto alla tabella di marcia e il
consumo dell’energia, nonché il tutto confrontato con lo stato di movimentazione della rete
che con il convoglio interagisce.
A tal fine la locomotiva deve essere dotata necessariamente di uno strumento di misura
dell’energia, della posizione, del tempo e della velocità. I dati provenienti da tali strumenti,
inviati a terra in tempo reale e confrontati con il programma di marcia prefissato e con
l’andamento del traffico, può aiutare il macchinista a ottimizzare il profilo di marcia.
Oltre all’esigenza di risparmio energetico e di riduzione dell’emissioni di CO2 dettate in
ambito Europeo per soddisfare le richieste del protocollo di Kyoto, l’impiego a bordo del treno
del Contatore di Energia Normalizzato si fa sempre più indispensabile a causa della crescente
globalizzazione del trasporto.
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Infatti sempre più frequentemente un convoglio, nel suo percorso, attraverserà più nazioni e
più reti nazionali nelle quali interagiscono vari produttori/fornitori dell’energia, reti ferroviarie
ed enti di distribuzione.
Pertanto l’uso del contatore di Energia a bordo del treno permette a ogni utilizzatore della rete
di pagare l’energia veramente consumata.
Inoltre associare all’energia consumata altre grandezze tra le quali la tensione della catenaria e
la localizzazione del convoglio, permette il calcolo della ripartizione delle perdite di energia
sulla rete. Tali perdite risultano dalla differenza tra l’energia misurata nelle sottostazioni che
alimentano la rete ferroviaria e il consumo effettivo del convoglio/i.
Queste esigenze, comune ai diversi Stati dell’Unione Europea, hanno spinto il CENELEC a
generare la norma EN50463 che verrà votata a fine Giugno 2007. Essa definisce le
caratteristiche di un contatore di energia ad uso ferroviario, allo scopo di assicurare
l’interoperabilità delle Loco dotate di tale dispositivo.
L’interesse dei diversi stati su tale argomento, che nel Dicembre 2002 risultava essere
abbastanza tiepido, allorché il WG11 iniziò i lavori, è via via cresciuto, con l’accentuarsi delle
esigenze sopra esposte. Di conseguenza prossimamente il CENELEC avvierà una seconda fase
per affrontare in modo globale anche le problematiche di trasmissione dei dati rilevati e della
fatturazione (Energy billing) nell’ottica di una sempre più efficace interoperabilità.
Puntualizzazioni ulteriori:
• In Italia il consumo di energia elettrica per trasporto ferroviario è circa il 6% del
consumo totale di energia elettrica.
• L’applicazione della Marcia Economica nel trasporto ferroviario potrebbe portare a un
risparmio sino al 20% dell’energia, come emerso da un progetto pilota in atto già da
diverso tempo da parte di Trenitalia
• Valutazioni analoghe sono state fatte anche da SNCF con sperimentazioni su alcuni
convogli
• I contatori di energia sono già applicati in Germania, Danimarca e Paesi Scandinavi sui
convogli che interagiscono in questi Paesi.
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• Considerando che la catena di fornitura dell’energia è: “Produttore�Rete
nazionale�Distribuzione pubblica�Rete di Infrastruttura ferroviaria”, e che si sta
andando verso un processo di liberalizzazione sia della Generazione dell’energia sia
della sua Distribuzione, diviene più impellente la misura capillare per ogni Locomotiva
dell’energia consumata tramite il Contatore.
• I carrier della rete, sia nazionali che internazionali, chiedono chiarezza nella
Fatturazione dell’energia consumata, considerando l’uso promiscuo delle infrastrutture
fatto da utenti sia pubblici che privati
• I carrier manifestano in modo sempre più pressante l’acquisto dell’energia sul libero
mercato.
• Nella visione di “risparmio energetico” si fa sempre più impellente sia il recupero
dell’energia in fase di frenatura del convoglio sia il controllo dello sfasamento del
carico sia la limitazione dei picchi di assorbimento. Il contatore di energia permette di
coprire tali esigenze.