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Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di ...

Date post: 04-Feb-2022
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1 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena La qualità del paesaggio La qualità del paesaggio: definizione Il paesaggio senese è risultato di processi storici di relazione fra le strutture sociali e le risorse del territorio. La qualità del paesaggio è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme degli insediamenti e del paesaggio agrario, in ciascuna delle diverse condizioni che caratterizzano le componenti del territorio. Nelle condizioni attuali operano due fattori che mettono in crisi la leggibilità del paesaggio: da un lato i processi legati allo sviluppo urbano e alla riconversione produttiva, dall'altro i processi di abbandono delle aree marginali. Occorrono in sostanza nuove regole per conciliare: - ambiente e valori culturali - esigenze produttive e morfologia - patrimonio edilizio e qualità del paesaggio (Relazione: cap.I paragrafo 1) per il sistema urbano provinciale La Provincia di Siena ha conosciuto sinora in maniera molto limitata questi processi degenerativi, ed il suo sistema urbano si presenta ancora fondamentalmente incentrato sulla rete e sulla identità delle sue città storiche. […] Nello stesso tempo, non c'è dubbio che nuove polarità si sono costituite al di fuori del sistema urbano consolidato; insieme e accanto al permanere di una fittissima serie di micropolarità di matrice storica le quali continuano a costituire, in quanto abitate, sia un fondamentale valore di integrazione, anche a livello produttivo, dell'armatura urbana, sia una componente decisiva della struttura territoriale e della qualità paesistica. Tuttavia appare evidente come in rapporto ai livelli di qualità della vita urbana che si intendono promuovere e garantire, non si può assumere la serie pressochè infinita delle micropolarità come agenti di localizzazione di nuove quantità edilizie. Si ritiene infatti che, a meno di sancire una condizione di mobilità permanente per l'accesso ai servizi che non sembra auspicabile, sia necessario e opportuno definire una soglia minima, dimensionale e funzionale, tale da garantire l'accessibilità diretta ai servizi di base (servizi commerciali del quotidiano, centro di aggregazione sociale, verde sportivo elementare). (Relazione: cap.L paragrafo 1.1) per il paesaggio agrario La disciplina contenuta nel Capo M del PTCP ha come obiettivo fondamentale quello di assicurare la permanenza delle forme tradizionali del paesaggio agrario, che costituiscono uno dei perni fondamentali della qualità paesistica della provincia di Siena. Le ragioni della tutela della tessitura agraria sono di varia natura: - i valori estetico-formali inerenti alla forma e al disegno dei campi, alla permanenza delle colture arboree, della densità e varietà colturale, tipici dei paesaggi toscani e condizione anche, nell'intreccio virtuoso di luoghi e produzioni, del loro valore economico; - la stabilità del suolo e la difesa idraulica dovute alle sistemazioni fondiarie tradizionali, alla loro specifica capacità di invaso, a una rete scolante articolata e diffusa che comporta tempi di corrivazione lunghi, coefficenti di evapotraspirazione più alti dovuti alla permanenza delle colture arboree e a varietà di seminativi con tempi di semina differenziati; - condizioni favorevoli alla biodiversità e alla difesa biologica dai parassiti, dovute alla presenza di vegetazione arborea e arbustiva; - presenza significativa di forme di conduzione "non professionali", ma ricche di significato sul piano sociale e insediativo (ex mezzadri, pensionati, residenzialità rurale, ecc.); - valori etici inerenti al paesaggio come patrimonio collettivo, alla sua permanenza, riconoscibilità e identificazione, che devono accompagnare gli aspetti produttivistico-aziendali, evitando tuttavia i conflitti tramite possibili mediazioni in un quadro di politiche di sostegno. Nell'ambito delle più generali problematiche di gestione del paesaggio (la problematica principale è che, di fatto, non vi è attualmente un soggetto con responsabilità decisive di manutenzione del paesaggio), è evidente che la tutela delle emergenze del paesaggio agrario deve coniugarsi con le esigenze della agricoltura come attività produttiva; in tal senso appare utile e praticabile la via tracciata dalla L.R. 64/95, in quanto le indicazioni contenute nella disciplina del PTCP divengono strumenti per individuare, nell'ambito dei programmi di miglioramento agricolo ed ambientale (PMAA) gli interventi inerenti la tutela ambientale. (Relazione: capitolo M, paragrafo 1)
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Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di SienaLa qualità del paesaggio

La qualità del paesaggio: definizioneIl paesaggio senese è risultato di processi storici di relazione fra le strutture sociali e le risorse del territorio. La qualitàdel paesaggio è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme degli insediamenti e del paesaggioagrario, in ciascuna delle diverse condizioni che caratterizzano le componenti del territorio.Nelle condizioni attuali operano due fattori che mettono in crisi la leggibilità del paesaggio: da un lato i processi legatiallo sviluppo urbano e alla riconversione produttiva, dall'altro i processi di abbandono delle aree marginali.Occorrono in sostanza nuove regole per conciliare:- ambiente e valori culturali- esigenze produttive e morfologia- patrimonio edilizio e qualità del paesaggio(Relazione: cap.I paragrafo 1)

per il sistema urbano provincialeLa Provincia di Siena ha conosciuto sinora in maniera molto limitata questi processi degenerativi, ed il suo sistemaurbano si presenta ancora fondamentalmente incentrato sulla rete e sulla identità delle sue città storiche. […]Nello stesso tempo, non c'è dubbio che nuove polarità si sono costituite al di fuori del sistema urbano consolidato;insieme e accanto al permanere di una fittissima serie di micropolarità di matrice storica le quali continuano acostituire, in quanto abitate, sia un fondamentale valore di integrazione, anche a livello produttivo, dell'armaturaurbana, sia una componente decisiva della struttura territoriale e della qualità paesistica.Tuttavia appare evidente come in rapporto ai livelli di qualità della vita urbana che si intendono promuovere egarantire, non si può assumere la serie pressochè infinita delle micropolarità come agenti di localizzazione di nuovequantità edilizie.Si ritiene infatti che, a meno di sancire una condizione di mobilità permanente per l'accesso ai servizi che non sembraauspicabile, sia necessario e opportuno definire una soglia minima, dimensionale e funzionale, tale da garantirel'accessibilità diretta ai servizi di base (servizi commerciali del quotidiano, centro di aggregazione sociale, verdesportivo elementare). (Relazione: cap.L paragrafo 1.1)

per il paesaggio agrarioLa disciplina contenuta nel Capo M del PTCP ha come obiettivo fondamentale quello di assicurare la permanenza delleforme tradizionali del paesaggio agrario, che costituiscono uno dei perni fondamentali della qualità paesistica dellaprovincia di Siena.Le ragioni della tutela della tessitura agraria sono di varia natura:- i valori estetico-formali inerenti alla forma e al disegno dei campi, alla permanenza delle colture arboree, della

densità e varietà colturale, tipici dei paesaggi toscani e condizione anche, nell'intreccio virtuoso di luoghi eproduzioni, del loro valore economico;

- la stabilità del suolo e la difesa idraulica dovute alle sistemazioni fondiarie tradizionali, alla loro specifica capacitàdi invaso, a una rete scolante articolata e diffusa che comporta tempi di corrivazione lunghi, coefficenti dievapotraspirazione più alti dovuti alla permanenza delle colture arboree e a varietà di seminativi con tempi disemina differenziati;

- condizioni favorevoli alla biodiversità e alla difesa biologica dai parassiti, dovute alla presenza di vegetazionearborea e arbustiva;

- presenza significativa di forme di conduzione "non professionali", ma ricche di significato sul piano sociale einsediativo (ex mezzadri, pensionati, residenzialità rurale, ecc.);

- valori etici inerenti al paesaggio come patrimonio collettivo, alla sua permanenza, riconoscibilità e identificazione,che devono accompagnare gli aspetti produttivistico-aziendali, evitando tuttavia i conflitti tramite possibilimediazioni in un quadro di politiche di sostegno.

Nell'ambito delle più generali problematiche di gestione del paesaggio (la problematica principale è che, di fatto, non viè attualmente un soggetto con responsabilità decisive di manutenzione del paesaggio), è evidente che la tutela delleemergenze del paesaggio agrario deve coniugarsi con le esigenze della agricoltura come attività produttiva; in tal sensoappare utile e praticabile la via tracciata dalla L.R. 64/95, in quanto le indicazioni contenute nella disciplina del PTCPdivengono strumenti per individuare, nell'ambito dei programmi di miglioramento agricolo ed ambientale (PMAA) gliinterventi inerenti la tutela ambientale.(Relazione: capitolo M, paragrafo 1)

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Le unità di paesaggioCriteri perl’identificazione(Unità di paesaggio eTipi di paesaggio)

Le procedure di individuazione dei Tipi e delle Unità di paesaggio

Per l'individuazione dei Tipi e delle Unità di paesaggio si è proceduto alla mappaturadell'intera provincia di Siena sulla base di indicatori significativi delle condizioni originariedelle relazioni fra risorse e paesaggi umani e del grado di trasformazione. Il territorio è statosuddiviso in cellule elementari aventi una base geolitologica omogenea, per poi verificare lestrutture paesistiche considerando le forme d'uso del suolo (bosco, seminativo, colturearboree, incolto) e la maglia dell'insediamento poderale ereditata dalla fase mezzadrile.Con questa procedura si assicura una sistematica possibilità di confronto con le procedure dianalisi delle unità ambientali e degli ecosistemi (capo E), in quanto fondate sulle stessecategorie geolitologiche (piani alluvionali, ripiani e depositi eluviali, colline argillose,colline sabbiose e ciottolose, strutture dei rilievi a diversa composizione litologica comecalcari, arenarie, rocce silicee, vulcaniche, ofiolitiche), che corrispondono alle fondamentalisuddivisioni dei caratteri strutturali del paesaggio senese e ne mettono in rilievo lacomplessità e le articolazioni.Le cellule elementari sono quindi raggruppate per Unità di paesaggio e per Tipi dipaesaggio.Le Unità sono ambiti territoriali complessi e articolati per morfologia, forme d'uso del suoloe maglia insediativa, dotati di una specifica identità storico-culturale e caratterizzati daspecifiche problematiche in ordine alle risorse naturali e antropiche e ai temi dellariqualificazione del sistema insediativo e delle sviluppo sostenibile. In sede di quadroconoscitivo si è operata una suddivisione più analitica possibile, con il risultato di ottenere59 Unità di paesaggio (denominate "di studio" e successivamente ricondotte a 16 Unità dipiano), ciascuna delle quali è caratterizzata da un carattere prevalente e da un relativo gradodi omogeneità o di coerenza delle combinazioni morfologiche.L'articolazione per Unità di paesaggio consente invece di verificare la particolarecombinazione tipologica di ciascun insieme territoriale riconoscibile come individuo,semplice o complesso; ciascuna Unità è definita con un nome che ne caratterizza anche lal'individualità storica.Ai fini della disciplina delle dinamiche evolutive del paesaggio, le 16 Unità di paesaggiocorrispondono a insiemi complessi all'interno dei quali è possibile verificare la compatibilitàfra la gestione degli ecosistemi, dei sistemi urbani, delle reti e delle aree agricole incoerenza con gli obiettivi del governo del paesaggio. In questo senso sono state individuatele 16 Unità di piano, descritte nella tavola P04 e nel capo I delle norme.Ciascuna Unità paesistica di piano interessa più comuni, comprende più centri urbani, areeprotette, un determinato sistema viario, e si articola in sistemi ambientali e in Tipi dipaesaggio. In particolare è all'interno di ciascuna Unità di piano che si possonocoerentemente disciplinare le emergenze storico-architettoniche, centri storici, gli aggregati,agli edifici specialistici, in coerenza con le norme di cui ai capi L ed M.Le Unità paesistiche di piano, per il loro carattere sovracomunale (che prescinde dai limitiamministrativi di ciascun Comune) costituiscono inoltre l'ambito di riferimento per ilcoordinamento delle politiche comunali nel quadro dei Sistemi Locali cui si riferisce ildisegno di governo del PTCP.I Tipi di paesaggio corrispondono a sezioni del territorio provinciale relativamenteomogenee dal punto di vista della relazione fra la conformazione geolitologica e le formedel paesaggio. I sedici tipi litologici di partenza sono stati raggruppati in cinque categoriecorrispondenti alle condizioni morfologiche più facilmente riconoscibili (piani, ripiani,colline – argillose o sabbiose – e rilievi), mentre per le forme di paesaggio sono stateindividuate cinque classi, valutando la combinazione dei parametri dell'uso del suolo e dellamaglia insediativa: paesaggi del bosco e dell'incolto, paesaggi dei seminativi a magliapoderale larga, paesaggi dei seminativi a maglia poderale fitta, paesaggi delle coltureagrarie della montagna, paesaggi delle colture arboree con maglia poderale fitta. Nessunadelle categorie morfologiche presenta l'intera gamma delle forme di paesaggio, per cuirisultano in definitiva 18 Tipi di paesaggio, descritti nella tavola P03 (1:100.000) e negliarticoli I.20-I.24 delle norme.In ciascuno dei Tipi individuati a partire dai dati e dagli indicatori disponibili per l'interasuperficie provinciale, corrispondono in modo caratteristico una o più emergenze delpaesaggio agrario (dovute alla permanenza o all'alterazione della tessitura e degli assetti

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colturali), individuate a scala di dettaglio sulla base della fotointerpretazione e disopraluoghi, descritte nella cartografia P05-P08 (1:50.000) e nelle norme al capo M.L'articolazione in Tipi di paesaggio consente di valutare la significatività (o l'eccezionalità)delle diverse emergenze cartografate rispetto a un insieme di cui si conoscono alcunecaratteristiche dominanti, e quindi di disciplinare anche la parte del territorio provincialeche non è classificata fra le emergenze paesistiche, ma che ne costituisce il contesto.L'articolazione per Tipi consente inoltre di confrontare in una visione d'insieme il diversogrado di elaborazione dei paesaggi umani in zone della provincia aventi le stessecaratteristiche di base, ad esempio i rilievi del Chianti con quelli di Montalcino, le colline diSan Gimignano con quelle della Valdichiana, il fondovalle dell'Elsa con quello dell'Arbia odell'Orcia.(Relazione: capitolo I, Paragrafo 2)

Le unità di paesaggiodella Provincia di Siena

Art. I3.Unità di paesaggio delle Colline di San Gimignano

1.Comprende il Poggio del Comune e le colline di San Gimignano, per una superficie di 139,5 kmq. Comuniinteressati: San Gimignano (parte). Centri principali: San Gimignano, Badia a Elmi, Ulignano.2.É formata dal rilievo del Poggio del Comune, prevalentemente boscato (Tipo A, Art. I24), il versante orientale dicolline sabbiose, dominate dalle colture a vigneto (Tipo E, Art. I23), il versante occidentale a carattere misto epaesaggi estensivi (Tipi B e D, Art. I23 e I.24). Il versante occidentale presenta un mosaico di Tipi diversi, uniti dalcarattere marginale e dalla maglia larga, dove un ruolo importante assumono gli spazi aperti.3.L'area ha subito un intenso processo di trasformazione, con allargamento della maglia poderale, sostituzionecolturale (con abbandono dell'oliveto) e interventi edilizi impropri. L'introduzione di vigneti specializzati con filaria rittochino, pur nell'ambito di una maglia agraria media, ha prodotto notevoli problemi di stabilità dei versanti piùripidi. La permanenza di forme paesistiche originarie (emergenze del paesaggio agrario e storico-architettoniche) èlimitata ad alcuni crinali e ai ripiani.4.La gestione di questa Unità di paesaggio è orientata alla ricostituzione di un tessuto paesistico basato sulladiversificazione colturale (vigneto-oliveto-seminativi) tale da garantire la stabilità dei versanti e la riqualificazionedelle aree di pertinenza del patrimonio edilizio. Nell'area montana – disciplinata dalla tutela degli acquiferi (capoA) – e nel versante occidentale sono da salvaguardare gli spazi aperti a pascolo e a seminativo. É oggetto diattenzione anche l'impatto paesistico delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e delle casepoderali sulle immediate pertinenze e nelle vedute d'insieme.

Art. I4.Unità di paesaggio della Valdelsa

1.Comprende il fondovalle della Staggia, i ripiani intorno a Colle, Colle Val d'Elsa, le colline di Lilliano e Rencine,il bacino del Pian degli Strulli, il bacino dell'alta Elsa, per una superficie di 261,3 kmq. Comuni interessati: SanGimignano (parte), Poggibonsi, Castellina in Chianti (in parte), Monteriggioni (in parte), Colle d'Elsa, Casoled'Elsa (in parte). Centri principali: Poggibonsi, Bellavista, Staggia, Castellina Scalo, Colle d'Elsa, Campiglia deiFoci, Castel San Gimignano, Casole d'Elsa, Cavallano, Quartaia, Pievescola.2.É formata dai ripiani travertinosi a est e a ovest del solco dell'Elsa, alternati a deboli emergenze sabbiose,entrambi dominati dai seminativi intensivi (Tipo C, Art. I21 e I.23) con residui importanti di colture arboree, dallafascia collinare sabbioso-argillosa fino ai rilievi del Chianti, a seminativi intensivi o a colture arboree (Tipi C e E,Art. I22 e I.23), dai piani alluvionali antichi (Pievescola) e recenti (pian degli Strulli e bacino dell'Elsa) a carattereestensivo (Tipo B, Art. I20), oltre a una serie di emergenze composite di rilievi tanto a nord (Rencine) che a sud(Monte Vasone, Collalto, Poggio Pilleri) di carattere estremamente vario (Art. I24, Tipi A, B, D, E, questo nellavariante con minore percentuale di colture arboree).3.La parte centrale dell'Unità risente dello sviluppo urbano e industriale dei centri maggiori, i cui effetti incidonoprofondamente sui caratteri paesistici. Sui ripiani travertinosi e sulla fascia collinare si è verificato un vistosoallargamento della maglia colturale, sia nella forma dei seminativi che delle monocolture a vigneto. Tende ascomparire, anche nella forma più estensiva, la coltura dell'olivo.4.La gestione di questa Unità di paesaggio ha come primo obiettivo la riduzione dell'impatto negativo delleespansioni disseminate in particolare sui ripiani di travertino e nei piani alluvionali. In tal senso è favorita ladiversificazione delle tipologie paesistiche fondate sui caratteri strutturali, limitando gli effetti di omologazionedegli impianti di carattere puramente congiunturale. É inoltre oggetto di attenzione l'impatto paesistico dellevarianti stradali.5.Da segnalare il valore paesistico della via Volterrana (SS 68), che comprende un tratto segnalato come "tracciatodi interesse paesistico europeo".

Art. I5.Unità di paesaggio del Chianti

1.Comprende i poggi di Vagliagli, il crinale della Castellina e di Radda, il bacino della val di Pesa, i poggi diGaiole e i Monti del Chianti, per un totale di 333,9 kmq. Comuni interessati: Castellina (parte), Radda, Gaiole,Castelnuovo Berardenga (parte). Centri principali: Castellina, Radda, Gaiole.2.E' costituita dai rilievi che dai Monti del Chianti digradano verso la fascia collinare, inclusi i solchi vallivi dellaPesa e dell'Arbia. I Tipi di paesaggio prevalenti sono quelli delle colture arboree con appoderamento fitto (Tipo E,Art. I24), del bosco (Tipo A, Art. I24) e delle colture agrarie della montagna (Tipo D, Art. I24). Il tratto superioredell'Arbia ha carattere prevalentemente naturale (Tipo A, Art. I20), mentre quello della Pesa presenta unasituazione di tipo estensivo (Tipo B, Art. I20) con forti segni di degrado.3.Il tipico paesaggio dei rilievi appoderati (Art. I24) ha subito alterazioni sia per quanto riguarda la tessitura agrariache (più frequentemente) per la sostituzione ai coltivi tradizionali di vigneti specializzati e conseguentedemolizione dei tipici terrazzamenti. E' già in atto una riconfigurazione dei vigneti con maglia più fitta eintroduzione di filari olivati. I pascoli di crinale sono segnati dall'impatto negativo dei rimboschimenti a conifere.4.La gestione di questa Unità è legata nel complesso all'impatto del sistema produttivo del settore vinicolo con irelativi impianti di trasformazione. É essenziale la tutela delle forme di sistemazione del suolo non ancora

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modificate, mentre va incoraggiata la riconfigurazione dei vigneti. É oggetto di attenzione anche l'impattopaesistico delle espansioni edilizie dei centri e delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e dellecase poderali, sia sulle immediate pertinenze che nelle vedute d'insieme.5.Da segnalare il valore paesistico della via Chiantigiana e della SS 429, che comprendono tratti segnalati come"tracciati di interesse paesistico europeo".

Art. I6.Unità di paesaggio della Montagnola

1.Comprende il Monte Maggio, i ripiani della Montagnola, il bacino di Pian del Lago, il bacino di Montarrenti e ilbacino del Pian di Rosia, per una superficie di 248,3 kmq. Comuni interessati (in parte): Monteriggioni, Siena,Sovicille, Chiusdino, Casole. Centri principali: Sovicille, Rosia, San Rocco a Pilli.2.E' costituita dai rilievi compositi e dai ripiani eluviali della Montagnola, dagli invasi lacustri bonificati di Pian delLago e di Pian di Rosia con rispettivi versanti orientali (incluso il margine delle colline argillose), dal solco diMontarrenti con i fondovalle di Elsa e Rosia, incluso il versante occidentale fino al Poggio Casalone e quellomeridionale fino agli aggregati di Frosini e Pentolina. I paesaggi dei seminativi estensivi (tipo B, Art. I20)prevalgono nei piani alluvionali, quelli dei seminativi a maglia fitta (Tipo C, Art. I21 e I.23) nei ripiani e nellecolline, quelli delle colture agrarie della montagna (Tipo D, Art. I24) e delle colture arboree (Tipo E, nella variantecon minore percentuale di colture arboree, Art. I24) sui rilievi.3.Al di fuori dei margini del Pian di Rosia, dove si fa sentire l'influenza della città di Siena, l'insieme subisce effettidi marginalizzazione e di abbandono, pur in presenza di un patrimonio culturale della massima importanza, tantonella qualità degli insediamenti che nelle sistemazioni agrarie di cui rimane traccia. L'espansione del bosco edell'incolto rischia di cancellare la qualità delle isole coltivate e dei castagneti. Le aree di piano conservano invecegran parte della maglia originaria.4.La gestione di questa Unità ha lo scopo di riqualificare tutto un insieme di valori storici e naturali di carattereeccezionale.5.Da segnalare il valore paesistico di una parte consistente del sistema viario e delle sistemazioni stradali con muria secco.

Art. I7.Unità di paesaggio delle Masse di Siena e della Berardenga

1.Comprende le Masse di Siena e i poggi e colline della Berardenga, per una superficie di 187,6 kmq. Interessaparte dei comuni di Siena e di Castelnuovo Berardenga. Centri principali: Siena, Quercegrossa, Pianella,Castelnuovo Berardenga.2.É costituita per la massima parte da colline sabbiose e sabbioso-argillose. Include parte dei fondovalle dellaTressa, del Bozzone, dell'Arbia, dell'Ombrone e dell'Ambra. Si estende sui rilievi del Chianti fino agli aggregati diVilla a Sesta e San Gusmè. Sulle colline si alternano paesaggi dei seminativi estensivi (Tipo B, Art. I22 e I.23) edelle colture arboree (Tipo E, Art. I22 e I.23), nei fondovalle prevale il seminativo a maglia fitta (Tipo C, Art. I20)e sui rilievi il paesaggio delle colture arboree appoderate (Tipo E, Art. I24).3.Il carattere paesistico è dato dalla netta differenza fra i crinali sabbiosi, sede di insediamenti e di coltureintensive, e le conche argillose a seminativi aperti. Tale carattere è riconoscibile anche dalla diversa tessituraagraria, in gran parte conservata. L'effetto dell'espansione urbana si diffonde dal capoluogo alla corona di piccolefrazioni esterne. Sia le forme di appoderamento tradizionale che quelle dell'agricoltura periurbana subisconotalvolta effetti di degrado incompatibili con la qualità del tessuto insediativo.4.É oggetto di attenzione l'impatto paesistico delle ristrutturazioni del patrimonio edilizio degli aggregati e dellecase poderali, sulle immediate pertinenze e nelle vedute d'insieme. La gestione dell'assetto paesistico è orientataalla riqualificazione delle forme di agricoltura periurbana anche attraverso la formazione di un progetto di recuperodel paesaggio delle Masse, da concertare con il Comune di Siena.5.Da segnalare il valore paesistico diffuso delle strade statali e della viabilità minore.

Art. I8.Unità di paesaggio del Pian del Sentino

1.Comprende Poggio Capanne, i ripiani di Rapolano e Asciano, il bacino del Pian del Sentino e il bacino dellaFoenna, per una superficie di 148,7 kmq. Interessa il comune di Rapolano e parte dei comuni di Asciano e diSinalunga. Centri principali: Rapolano, Serre, Asciano.2.É costituita per la metà dai rilievi che prolungano i Monti del Chianti, con paesaggi a bosco (Tipo A, Art. I24) oad appoderamento fitto (Tipo E, anche nella variante con minore percentuale di colture arboree, Art. I24), per ilresto da piani alluvionali a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20), da ripiani travertinosi a carattere intensivo (tipoC, Art. I21) e da colline argillose e sabbiose prevalentemente a maglia larga (Tipo B, Art. I22 e I.23).3.Il carattere composito è legato alla posizione di cerniera fra i paesaggi del Chianti, della Berardenga, delle Cretee della Valdichiana, dei quali l'area conserva alcuni caratteri strutturali. La maglia poderale e gli assetti colturalisono stati alterati soprattutto nelle aree delle colline sabbiose, mentre sui rilievi si verificano fenomeni diabbandono.4.É oggetto di attenzione l'impatto dello sviluppo urbano, delle attività estrattive e termali, della superstrada in fasedi raddoppio. É da promuovere la protezione o la ricostituzione delle colture arboree (oliveti) sui versanti dellaFoenna.

Art. I9.Unità di paesaggio delle Valli di Cecina e Feccia.

1.Comprende il bacino della val di Cecina, Poggio Casalone, la Contea di Elci, i poggi di Ciciano, il bacino delPian di Feccia, per un totale di 326,7 kmq. Interessa i comuni di Casole (parte), Radicondoli, Chiusdino (parte),Monticiano (parte). Centri principali: Radicondoli, Belforte, Chiusdino, Palazzetto, Monticiano.2.É costituita per oltre la metà della superficie di colline argillose e sabbioso-ciottolose, a carattere boscato (TipoA, Art. I22 e I.23) o a seminativi estensivi (Tipo B, Art. I22 e I.23). I piani alluvionali sono prevalentementeestensivi (Tipo B, Art. I20), i rilievi sono dominati dal bosco (Tipo A, Art. I24). Isole di paesaggi intensivi (Tipo Ce E, Art. I23) intorno ai centri storici, insediati sulle emergenze sabbiose.3.Il paesaggio è caratterizzato dall'unità visiva dell'ampio solco tettonico compreso fra i rilievi dei due versanti equelli che chiudono lo sbocco della Cecina e della Merse. Nelle fasce collinari è caratteristica l'alternanza di boschie di seminativi aperti, che intorno al bacino della Feccia assumono il carattere di sistemazioni "a campi chiusi". Lefasce a maglia agraria di tipo medio corrispondono agli affioramenti argillosi. Le risorse principali consistono nel

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patrimonio naturale (già parzialmente incluso nelle aree protette) e nel patrimonio culturale, storico e archeologico.4.La marginalità dell'area ha garantito permanenza di forme del paesaggio che richiedono una gestione unitaria conla promozione di iniziative di riqualificazione. La gestione delle aree protette deve essere coordinata con ilrecupero degli aggregati storici. Sono di particolare valore le isole appoderate intorno ai centri storici. É oggetto diattenzione l'impatto paesistico delle attività estrattive (cave di sabbia e ghiaia) e geotermiche.5.Da segnalare la qualità paesistica diffusa delle strade di collegamento con la Maremma.

Art. I10.Unità di paesaggio delle Crete dell'Arbia

1.Comprende le crete della Sorra, il fondovalle dell'Arbia, le crete di Asciano, le colline di Bibbiano, per unasuperficie di 321,6 kmq. Interessa i comuni di Siena (parte), Monteroni, Asciano (parte), Buonconvento, Murlo(parte), Montalcino (parte). Centri principali: Arbia, Taverne d'Arbia, Isola d'Arbia, Monteroni, Ponte d'Arbia,Buonconvento.2.É costituita per quasi tre quarti da colline argillose, a carattere estensivo (Tipo B, Art. I22), per quasi un quartoda piani alluvionali a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20) o intensivo (Tipo C, Art. I20) lungo il fiume principale.Piccole lenti sabbiose con paesaggi a carattere intensivo (Tipi C e E, Art. I23).3.Il paesaggio ha subito gli effetti dell'espansione urbana e produttiva intorno alla via Cassia, mentre le collineargillose risentono del degrado del patrimonio edilizio e degli interventi di rimodellamento artificiale, coneliminazione delle biancane e di altre emergenze naturali.4.Le emergenze naturali di interesse paesistico costituiscono un patrimonio essenziale da proteggere. Nellagestione di questa Unità assume inoltre un ruolo chiave la tutela del fondovalle dell'Arbia, nel quale si concentranotutte le iniziative urbane.5.Da segnalare il valore paesistico della via Lauretana (SS 438), che comprende un tratto segnalato come "tracciatodi interesse paesistico europeo".

Art. I11.Unità di paesaggio della Val di Merse.

1.Comprende le gole della Merse, la Val di Farma, il bacino della bassa Merse, i poggi di Murlo, i poggi diCastiglion del Bosco, per un totale di 293,3 kmq. Interessa i comuni di Monticiano (parte), Murlo (parte),Montalcino (parte). Centri principali: Vescovado, Casciano di Murlo. Viabilità: superstrada SI-GR, SS dellaMaremma, provinciali. Ferrovia Siena-Grosseto. Aree protette: Tocchi, Montepescini, Farma, Alto Merse, BassoMerse.2.É costituita per la gran parte da rilievi, di tipo omogeneo nella parte occidentale, dominata dal bosco (Tipo A,Art. I24), di tipo composito nella parte orientale, con forme di paesaggio agrario estensive (Tipo D, Art. I24) e acolture arboree (Tipo E, Art. I24). Il fondovalle ha carattere naturale (Tipo A, Art. I20) o dei seminativi a maglialarga (Tipo B, Art. I20). Colline argillose (anomale) a carattere boscato (Tipo A, Art. I22), colline sabbiose amaglia larga (Tipo B, Art. I23).3.Il paesaggio è dominato dal bosco. Fuori dalle aree boschive il paesaggio assume forme molto composite,segnate dalla presenza di aggregati storici, con sporadici fenomeni di ristrutturazione.4.La gestione del patrimonio naturale è affidata alle aree protette già costituite, il cui centro di coordinamento èlocalizzato a Monticiano. Da valorizzare le testimonianze storico-archeologiche, da tutelare le forme residue dicolture a maglia fitta disseminate.

Art. I 12.Unità di paesaggio delle Crete di Monteoliveto.

1.Comprende le colline di Monteoliveto e le crete dell'Asso, per una superficie di 229,6 kmq. Interessa parte deicomuni di Asciano, Buonconvento, Trequanda, San Giovanni d'Asso, Montalcino. Centri principali: San Giovannid'Asso, Torrenieri.2.É costituito per tre quarti da colline argillose, di carattere estensivo (Tipo B, Art. I22), con un nucleo centrale acarattere prevalentemente sabbioso, con una importante presenza del bosco in una struttura insediativa a maglialarga (Tipo B, Art. I23). Sempre al Tipo B (Art. I20) è assegnato anche il fondovalle dell'Asso.3.Il carattere di questa Unità, rispetto alle altre sezioni del bacino delle crete, è dato dalla presenza di affioramentisabbiosi, concentrati intorno a Monteoliveto ma anche diffusi su tutti i rilievi collinari, che si distinguono per lapresenza significativa di aggregati storici e della vegetazione e delle colture arboree. I fondovalle conservano granparte del carattere originario, a parte le limitate espansioni urbane.4.La gestione di questo paesaggio tiene conto della stretta integrazione fra la maglia larga dei seminativi e quellafitta dei nuclei sabbiosi, nonché fra i piani alluvionali e i versanti collinari. La politica di tutela valuta l'impattodella diffusione delle attività pastorali.5.Da segnalare il valore paesistico diffuso del sistema viario. La SS 451 comprende un tratto segnalato come"tracciato di interesse paesistico europeo".

Art. I13.Unità di paesaggio della Dorsale sommersa

1.Comprende i poggi e le colline di Piazza di Siena. Con una superficie di 113,1 kmq., interessa parte dei comunidi Trequanda, San Giovanni d'Asso, Pienza, Torrita. Centri principali: Trequanda, Montisi, Castelmuzio, Petroio,Montefollonico, Monticchiello.2.É costituita dall'estensione compatta delle colline sabbiose che sommergono i rilievi della dorsale fra i Monti delChianti e il Cetona, di carattere prevalentemente a maglia larga (Tipo B, Art. I23).3.Le emergenze discontinue della dorsale, di carattere composito, formano insieme al tessuto insediativo ecolturale delle colline sabbiose, un insieme complesso di paesaggi agrari fortemente integrati con il patrimoniostorico. Il carattere di "dorsale" è dovuto, più che al fattore geolitologico, alla continuità della catena dei centristorici e della fascia delle colture di pregio che distinguono nettamente quest'area dal bacini dell'Asso e dellaChiana.4.La gestione di questa Unità è orientata alla riqualificazione dell'insieme di valori storici e naturali di carattereeccezionale. Di particolare rilevanza la tutela delle aree di pertinenza dei centri storici.5.Da segnalare il valore paesistico diffuso del sistema viario.

Art. I14.Unità di paesaggio della Valdichiana.

1.Comprende le colline di Sinalunga e Torrita, le colline di Montepulciano, le colline di Chianciano, le colline diChiusi, per una superficie di 321,6 kmq. Interessa i comuni di Sinalunga (in parte), Torrita (in parte),Montepulciano (in parte), Chianciano, Chiusi. Centri principali: Sinalunga, Guazzino, Bettolle, Torrita,

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Montepulciano, Abbadia, Gracciano, Acquaviva, Stazione di Montepulciano, Sant'Albino, Chianciano, Montallese,Chiusi2.É costituita in parti ugualmente rilevanti di colline sabbiose e di piani alluvionali, con una piccola componenteargillosa. I Tipi prevalenti sono di carattere intensivo, con presenza significativa di colture arboree (Tipo E, Art.I23) intorno a Montepulciano e a Chiusi, di seminativi (Tipo C, Art. I20 e I.23) nelle altre colline e nel pianobonificato della Chiana.3.Si verificano vistosi effetti di degrado dovuti all'espansione urbana e alla riconversione produttiva a maglia largain molte aree della piana, mentre nelle colline l'appoderamento tradizionale è talvolta sostituito da una magliamedia con fenomeni di estensivizzazione, quando non interviene la specializzazione monocolturale dellaviticoltura: in questi casi i problemi nascono dalla disposizione dei filari a rittochino e i conseguenti fenomeni diinstabilità dei versanti.4.Obiettivi di gestione sono la tutela e la ricostituzione del tessuto agrario della piana e delle sistemazioni agrariedella collina, il recupero delle aree degradate per effetto dell'espansione urbana diffusa. Nella riqualificazione dellearee vinicole si dovranno introdurre elementi di diversificazione colturale e ridurre le estensioni monocolturali.5.Deve essere valutata l'opportunità di elaborare un progetto speciale, a carattere interprovinciale in collaborazionecon la Provincia di Arezzo, per il recupero del patrimonio edilizio delle fattorie granducali.

Art. I15.Unità di paesaggio di Montalcino e Castiglion d'Orcia.

1.Comprende le colline di Sant'Angelo, i poggi di Montalcino, le gole dell'Orcia, per una superficie di 196,2 kmq.Interessa parte dei comuni di Montalcino, San Quirico e Castiglion d'Orcia. Centri principali: Montalcino,Sant'Angelo Scalo, Sant'Angelo in Colle, Castelnuovo dell'Abate, Castiglion d'Orcia.2.E' costituita da un insieme composito di rilievi, a carattere estensivo (Tipo B e D, Art. I24) o a colture arboree(Tipo E, Art. I24), di colline argillose e sabbioso-ciottolose a colture arboree (Tipo E, Art. I22 e I.23), oltre alpiano alluvionale a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20).3.Il carattere di questa Unità è dato dal fatto che il bosco è integrato con i paesaggi agrari di pregio e con i paesaggiestensivi della montagna, rispettivamente sul versante occidentale e su quello orientale dell'Orcia. Il solco fluviale,a sua volta, è unico per il carattere composito dei due versanti. Gli effetti non desiderati sul paesaggio derivanodall'eccessiva dimensione dei vigneti e dalla costruzione di cantine moderne di grande dimensione al di fuori degliaggregati storici4.La gestione di questa Unità è legata nel complesso all'impatto del sistema produttivo del settore vinicolo con irelativi impianti di trasformazione. Insieme alla tutela delle sistemazioni deve essere promossa la riconfigurazionedegli impianti a maglia larga, la riqualificazione dei paesaggi della montagna. e la tutela di aggregati e beniculturali di valore eccezionale.5.Da segnalare il valore paesistico diffuso della viabilità principale e secondaria. La SS 323 comprende un trattosegnalato come "tracciato di interesse paesistico europeo".

Art. I16.Unità di paesaggio della Val d'Orcia

1.Comprende il crinale di Pienza e San Quirico, il bacino dell'Orcia, il crinale di Radicofani, il bacino della val diPaglia, per una superficie di 380,1 kmq. Interessa i comuni di San Quirico (in parte), Pienza (in parte), Castigliond'Orcia (in parte), Radicofani, Abbadia San Salvatore (in parte), Piancastagnaio (in parte), San Casciano dei Bagni(in parte) Sarteano (in parte). Centri principali: San Quirico, Pienza, Gallina, Contignano, Radicofani, Celle sulRigo, San Casciano dei Bagni.2.É costituita per la massima parte da colline argillose. I due bacini e i fondovalle sono dominati dai paesaggiestensivi (Tipo B, Art. I22), mentre nel crinale di Pienza si incontrano lenti sabbiose e colture arboree (Tipo E, Art.I23) e su quello di Radicofani sono presenti forme consistenti di detriti e di incolti (Tipo A, Art. I22).3.Il carattere paesistico è legato all'effetto dominante dei due crinali di Pienza e di Radicofani e al sollevamentodelle argille fino all'emergenza vulcanica della rupe, dove le sistemazioni agrarie assumono la forma dei "campichiusi".4.Per la gestione di questa Unità è essenziale la tutela delle emergenze naturali di interesse paesistico, accanto agliindirizzi comuni alle aree delle crete.5.Da segnalare il valore paesistico della viabilità principale e secondaria. La via Cassia (SS 2) e la SS 478comprendono tratti segnalati come "tracciati di interesse paesistico europeo".

Art. I17.Unità di paesaggio del Monte Cetona

1.Comprende i poggi di Castelluccio e di Pietraporciana, le colline di Sarteano, il Monte Cetona, le colline diCetona e i poggi di Fighine, per una superficie di 168,9 kmq. Interessa i comuni di Sarteano, Cetona, San Cascianodei Bagni (in parte). Centri principali: Sarteano, Cetona, Piazze.2.E' costituita dai rilievi compositi della dorsale, dove prevale il paesaggio agrario della montagna (Tipo D, Art.I24), con al centro la massa calcarea e boscata del Cetona (Tipo A, Art. I24), e dal versante tiberino costituito daripiani travertinosi con prevalenza di colture arboree (Tipo E, Art. I21) e da colline argilloso-sabbiose conseminativi a maglia fitta (Tipo C, Art. I22). Il fondovalle dell'Astrone e degli affluenti presenta carattere estensivo(tipo B, Art. I20) con residui importanti di maglia fitta.3.L'unità risulta caratterizzata da una combinazione equilibrata di emergenze naturalistiche e storico-culturali.Effetti di abbandono segnano il paesaggio della dorsale, tanto negli assetti agrari che in quelli insediativi, mentre ilversante orientale, verso l'Astrone, presenta un notevole grado di conservazione degli assetti originari.4.La gestione dell'Unità dovrà tenere conto della presenza di episodi significativi tanto dal punto di vista naturaleche da quello storico, in assenza di fenomeni di degrado troppo vistosi.5.Da segnalare il valore paesistico diffuso della viabilità principale e secondaria.

Art. I18.Unità di paesaggio del Monte Amiata

1.Comprende i poggi di Campiglia d'Orcia e il cono dell'Amiata, per complessivi 136,7 kmq. Interessa parte deicomuni di Castiglion d'Orcia, Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio. Centri principali: Vivo d'Orcia, Campigliad'Orcia, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Saragiolo.2.É costituita dal versante senese del cono vulcanico, dominato dalla faggeta (Tipo A, Art. I24), dal basamentoargillitico, dominato dalle colture della montagna (castagneti: Tipo D, Art. I24), e dalla fascia dei conglomerati acarattere estensivo (Tipo B, Art. I23).3.Il paesaggio risente degli effetti dello sviluppo urbano e delle attrezzature turistiche. Nella fascia del basamento

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si verifica un processo di abbandono e inselvatichimento dei pascoli.4.É oggetto di attenzione l'impatto paesistico dei programmi di sviluppo turistico, che costituiscono una dellemaggiori risorse dell'area. Importante la tutela dei castagneti. Da promuoversi il coordinamento con la Provincia diGrosseto per una gestione unitaria del patrimonio paesistico.

(NTA articoli da I13 a I18)

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Tavola P04: Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: le unità e i tipi di paesaggio

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Tavola P04: Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: le unità e i tipi di paesaggiolegenda

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Le unità di paesaggio (Tavola 04)

nord

sud

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Tavole P05-P08. Il governo del sistema insediativo e del paesaggio: emergenze storico-architettoniche e del paesaggio agrario, emergenze naturali di interesse paesistico.

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Invarianti strutturali"In coerenza con il sistema di relazioni fra il livello provinciale e quello comunale si è da una parte previsto unulteriore grado di elasticità agli indirizzi e alle misure pianificatorie del PTCP (non agli obiettivi di gestione e tuteladelle risorse che di fatto costituiscono le “invarianti” del PTCP) e, dall'altra, si è previsto un procedimento rinforzato(a livello delle valutazioni tecniche) in cui intervengono sia il pianificatore comunale sia il pianificatore provinciale,così come previsto dall'Art, Z4, comma 2." (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena, Relazione,Cap. 2)

"La disciplina del PTC è definita in funzione della realizzazione degli obiettivi di tutela e uso corretto delle risorsenaturali ed essenziali, così come previsto dalla LR n. 5/95, quali risultano dal PTC medesimo, nel rispetto degliindirizzi e delle prescrizioni previste dagli Atti regionali di programmazione e di indirizzo territoriale vigenti ai sensidella LR 5/95.Si dà atto che le previsioni del PTC sono state oggetto di verifica di coerenza, ai sensi della LR 5/95, con i contenutidel PIT regionale." (Piano di Coordinamento della Provincia di Siena, Norme Tecniche di Attuazione art.Z1, commi 3e 4)

Gli obiettivi di gestione e tutela delle risorse sono contenuti nelle norme tecniche, agli articoli di seguito elencati:

Gli obiettivi di gestione delle reti di trasporto (Art. S1)Obiettivi di governo del sistema insediativo provinciale (Art. L2)Obiettivi in materia di equipotenzialità urbana (Art N1)Gli obiettivi della riorganizzazione degli insediamenti produttivi (Art. P1)Obiettivi del P.T.C. in materia di attività commerciali (Art.P6)Obiettivi territoriali in materia di turismo ed attività culturali (Art. R1)Gli obiettivi di gestione degli acquiferi (Art. A1)Obiettivi del PTC in materia di rischio idraulico (Art. B1)Obiettivi della disciplina in materia di erosione e dissesti (Art. C1)Obiettivi di gestione del servizio idrico integrato (Art. D1)Obiettivi della conservazione dinamica e funzionale degli ecosistemi vegetali (Art. E1)Obiettivi di gestione della fauna selvatica (Art. E10)Obiettivi di gestione venatoria (Art. E11)Obiettivi di gestione della fauna ittica (Art. E12)Obiettivi di gestione dell’attività di pesca (Art. E13)Obiettivi sottesi alla istituzione delle aree protette (Art. F1)Obiettivi generali della disciplina paesistica (Art. H1)Obiettivi della disciplina delle Unità di Paesaggio (Art. I2)La tutela della tessitura agraria: obiettivi e definizioni (Art. M1)Obiettivi del PTC in materia di attività estrattive (Art. O1)Obiettivi della disciplina delle zone con esclusiva funzione agricola (Art. Q1)

In particolare, in merito alla qualità del paesaggio:

Art. H1.Obiettivi generali della disciplina paesistica

1.Il PTC persegue i seguenti obiettivi generali di manutenzione e gestione del paesaggio:-assicurare in modo dinamico la riproducibilità delle condizioni socioeconomiche, urbanistiche e produttive favorevolialla permanenza degli elementi strutturali della identità del paesaggio senese;-assicurare la permanenza delle relazioni percettive storicamente determinatesi tra contesto agricolo e componenti delsistema insediativo quali centri storici, aggregati, ville ed edifici specialistici.-assicurare in modo dinamico la permanenza della tessitura agraria del paesaggio agricolo e del capitale cognitivotradizionale, anche orientando i contenuti dei "Programmi di miglioramento agricolo ambientale" (PMAA) disciplinatidalla LR 64/95;-orientare verso forme di riqualificazione percettiva le ristrutturazioni radicali del paesaggio agrario avvenute in tempirecenti.

Art. I2.Obiettivi della disciplina delle Unità di Paesaggio

1.Gli indirizzi per le Unità di paesaggio sono riferiti alla valorizzazione della specifica identità storica e ambientale diciascuna delle 16 Unità di paesaggio, la cui gestione viene fatta oggetto di azioni coordinate da parte di soggettipubblici e privati.2.Tali indirizzi costituiscono riferimento:-per l'orientamento e la valutazione degli strumenti urbanistici comunali, per quanto concerne la valenza paesisticanella gestione degli assetti insediativi e delle reti;

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-per la gestione degli assetti agrari tramite la redazione ed attuazione dei Piani di Miglioramento Agricolo Ambientaledisciplinati dalla LR 64/95.3.Le Unità di paesaggio costituiscono l'ambito di riferimento per la gestione delle risorse paesistiche a livello comunalee per il coordinamento sovracomunale, sia di iniziativa dell'Amministrazione Provinciale che dei Comuni interessati.

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Indirizzi di tutela e valorizzazioneGli indirizzi di tutela e valorizzazione del paesaggio sono contenuti all’interno della disciplina del sistema insediativo enella disciplina delle emergenze del paesaggio agrario oggetto dei capi L ed M delle Norme tecniche attuazione.Disciplina delle dinamiche evolutive del sistema insediativo e dei beni storico architettonico del territorio aperto(NTA capo L), in particolare in merito alla qualità del paesaggio:

Art. L1.Articolazione del sistema insediativo provinciale

1.Il PTC articola il sistema insediativo della Provincia in tre componenti con funzioni territoriali differenziate:- il sistema urbano provinciale, costituito dalla rete dei capoluoghi di comune e delle frazioni maggiori, intendendocome tali quelle che presentano attualmente un peso demografico o specificità funzionali (terme) ed una dotazione diservizi sufficienti ad assicurare connotati urbani; il sistema urbano provinciale è disciplinato dagli Artt. L3, L4, L5, L6ed L7.- i centri minori, aggregati e nuclei (di seguito "aggregati") che costituiscono la trama insediativa intermedia trasistema urbano e case sparse. Negli aggregati, a causa della limitata consistenza demografica e della scarsa dotazione diservizi, non sono riscontrabili connotati propriamente urbani. L'Art. L8 delle presenti Norme disciplina le dinamicheevolutive degli aggregati e delle loro pertinenze, così come individuate negli "Atlanti comunali" (Schede "A") di cuiall'Art. X1.-i beni storico architettonici del territorio aperto (ville, giardini, castelli, fattorie ed edifici specialistici quali chiese,pievi, monasteri e mulini); le aree di pertinenza dei beni storico-architettonici censiti dal PTC, graficizzate negli"Atlanti comunali" di cui all'Art. X1 (Schede "V" e "ES") sono disciplinate dagli Artt. L9, L10 ed L11 delle presentiNorme.2.Il sistema insediativo provinciale è completato dalle case sparse, la cui disciplina è contenuta negli strumentiurbanistici comunali.

Art. L2.Obiettivi di governo del sistema insediativo provinciale

1.Con riferimento alle articolazioni di cui al precedente Art. L1, il PTC adotta per il sistema insediativo provinciale iseguenti obiettivi di governo:-assicurare la persistenza e la riproducibilità di tutte le componenti del sistema insediativo senese, così comeconfigurato dalla sua lunga evoluzione storica, perseguendo elevati livelli di qualità insediativa per tutti i cittadini emantenendo la qualità architettonica e paesaggistica degli insediamenti;-mantenere e, ove possibile, rafforzare i nodi del sistema urbano provinciale così come configurato nell'Art. L3 dellepresenti norme, equilibrando funzioni residenziali, commerciali e di servizio;-subordinare la crescita degli abitati alla reale possibilità di assicurare ai nuovi insediati una dotazione sufficiente diservizi essenziali e comunque tempi e condizioni ragionevoli di accesso ai servizi non presenti né programmati negliabitati medesimi;-assicurare la persistenza delle relazioni storicamente consolidate tra insediamenti e contesto agricolo circostante,garantendo in particolare la permanenza delle coltivazioni a maglia fitta circostanti gli abitati;-contrastare l'affermazione della città diffusa e degli agglomerati lineari lungo le strade;-privilegiare il completamento e la ricucitura delle espansioni esistenti rispetto all'apertura di nuovi fronti di costruito;-commisurare le aree di espansione alla attività edilizia ed alle dinamiche demografiche più recenti, privilegiando lasoddisfazione della domanda abitativa attraverso il recupero dei centri storici, la riqualificazione ed il consolidamentodell'esistente, la ristrutturazione urbanistica;-promuovere la tutela dei complessi edilizi censiti nel PTC e dai comuni: ville, giardini, castelli, fattorie ed edificispecialistici quali chiese, pievi, monasteri, mulini ed altri beni di interesse storico-architettonico;-mantenere i rapporti storicamente consolidati tra i beni storico-architettonici e le loro pertinenze, intese come contestofigurativo agricolo ed ambientale, tramite le conservazione di tutti gli elementi dell'organizzazione degli spazi aperti(viali alberati, viabilità poderale, case rurali, piantate residue, piante arboree e siepi), da ripristinare nelle parti alterate operdute, se documentate dall'iconografia storica o dal Catasto Lorenese.

Art. L5.Disciplina delle aree di pertinenza dei centri appartenenti al sistema urbano provinciale

1.Ai sensi dell'Art.16 comma 2 lett. d) della LR 5/95 si attribuisce valore di disciplina paesistica alla disciplina chesegue, inerente la tutela del rapporto esistente tra i centri urbani nella loro configurazione attualmente consolidata (ocomunque pianificata da strumenti efficaci alla data di approvazione del PTC) e l'intorno territoriale contiguo definitocome area di pertinenza.A tale area di pertinenza il PTC attribuisce valore sia di natura figurativa (rapporto e fruizione visiva tra formeconsolidate), che strutturale (morfologia del sito e suo rapporto con la tipologia urbana, configurazione dei campi, della

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vegetazione, dei percorsi e delle sistemazioni agrarie).2.I margini esterni delle aree di pertinenza dei centri urbani, definiti sia in rapporto al valore intrinseco dellaconfigurazione edilizia sia in rapporto al ruolo paesaggistico del centro, derivante dalla sua localizzazione più o menodominante e più o meno aperta alle visuali e ai punti di vista esterni, sono rappresentati in scala 1:10.000 negli "Atlanticomunali" ed in particolare nella scheda "C - centri urbani, disciplina della tutela paesistica".Sono da considerarsi aree di pertinenza dei centri urbani esclusivamente le aree classificate agricole negli strumentiurbanistici comunali vigenti alla data di approvazione del PTC ricomprese nei perimetri di cui al precedente paragrafo.3.L'area di pertinenza è da farsi oggetto di specifica disciplina da parte degli strumenti urbanistici comunali, al fine digarantire, con apposita normativa, il perseguimento degli obiettivi di cui al precedente Art. L2, anche attraverso ilrecupero dei manufatti di valore architettonico/documentario, la manutenzione e/o il ripristino delle colture agrarietradizionali, della vegetazione non colturale, dei percorsi campestri e dei sentieri. Nel definire la propria disciplina, icomuni tengono conto degli obiettivi, prescrizioni ed indirizzi contenuti nei Capi I, L ed M delle presenti norme.In tale sede applicativa delle previsioni del PTC, i comuni provvedono alla esatta perimetrazione delle aree dipertinenza in funzione dei citati obiettivi.Nelle pertinenze dei centri dei Comuni ove abbiano sede impianti geotermici (pozzi, reti e centrali) già esistenti oprevisti dalle intese di cui alla L.R. 5/95, art. 16, comma 6, è considerata la possibilità di consentire l'esercizio, lamodifica, la realizzazione degli impianti geotermici previa verifica delle compatibilità ambientali secondo le proceduredefinite dalle normative nazionali e regionali vigenti e nel rispetto dei criteri che il PTC individua al fine di perseguirela tutela delle risorse essenziali, con particolare riferimento ai contenuti dell'art. G5.

Art. L8.Disciplina delle aree di pertinenza degli aggregati

1.Le aree di pertinenza degli aggregati, in analogia alle aree di cui ai commi 1 e 2 dell'Art. L5, sono state individuatedal PTC sia in rapporto al valore intrinseco della struttura edilizia, sia in rapporto al ruolo paesaggistico dell'aggregato,derivante dalla sua localizzazione più o meno dominante e più o meno aperta alle visuali ed ai punti di vista esterni.Sono da considerarsi aree di pertinenza degli aggregati esclusivamente le aree classificate agricole negli strumentiurbanistici comunali vigenti alla data di approvazione del PTC, ricomprese nei perimetri di cui al precedente paragrafo.2.Le aree di pertinenza degli aggregati sono definite in scala 1:10.000 negli "Atlanti comunali" ed in particolare nella"Analisi delle struttura insediative: Schede" (Scheda "A": Aggregati).Con valore indicativo, le aree di pertinenza degli aggregati sono riportate in scala 1:50.000 nelle tavole da P05 A P08.3.L'area di pertinenza degli aggregati è da farsi oggetto di specifica disciplina da parte degli strumenti urbanisticicomunali, redatta con riferimento agli elementi di cui al comma 2 dell'Art. L5 delle presenti norme. Al fine di garantireil perseguimento degli obiettivi di cui al precedente Art. L2, i comuni provvedono alla esatta perimetrazione di dettearee in funzione dei citati obiettivi.Nelle pertinenze degli aggregati dei Comuni ove abbiano sede impianti geotermici (pozzi, reti e centrali) già esistenti oprevisti dalle intese di cui alla L.R. 5/95, art. 16, comma 6, è considerata la possibilità di consentire l'esercizio, lamodifica, la realizzazione degli impianti geotermici previa verifica delle compatibilità ambientali secondo le proceduredefinite dalla normative nazionali e regionali vigenti e nel rispetto dei criteri che il PTC individua al fine di perseguirela tutela delle risorse essenziali, con particolare riferimento ai contenuti dell'art. G5.4.I Comuni, attraverso i propri strumenti urbanistici, disciplinano le aree di pertinenza degli aggregati secondo diversemodalità corrispondenti sia alla classificazione di valore di cui alle Schede "A - aggregati" degli "Atlanti comunali", siaalla presenza di alterazioni ed al diverso rapporto con l'intorno e con le attività agricole, nonché in una logica dicoerenza con le prescrizioni contenute nei commi 5, 6 e 7 del presente articolo.5.Nelle aree di pertinenza degli aggregati compresi nel seguente elenco, in ragione della compiutezza e integrità dellaconfigurazione urbanistica ed edilizia, della coerenza del rapporto di integrazione strutturale e percettiva con gli spaziaperti all'intorno nonché della dominanza del sito nel paesaggio circostante, i comuni predispongono apposita disciplinache risponda all'obiettivo di tutelare la conservazione dei luoghi con esclusione di ogni forma di nuova edificazione,salvo specifiche situazioni di compatibilità risultanti da documentate valutazioni.I Comuni valutano la possibilità di realizzare nuovi annessi agricoli, escludendo nuovi edifici ad uso abitativo, la cuinecessità è comprovata dal PMAA con valore di piano attuativo ai sensi della LR 64/95, Art. 4, comma 5, nel rispettodegli obiettivi di cui ai Capi I, L ed M delle presenti norme, accertata la impossibilità e/o inopportunità di collocazionedei manufatti in altro luogo della proprietà fondiaria, esterno all'area di pertinenza.

[…]

Art. L9.Disciplina dei beni storico-architettonici e delle loro pertinenze

1.La disciplina paesistica dei beni storico-architettonici esterni ai centri abitati ed agli aggregati, da applicarsi da partedegli strumenti urbanistici comunali sia ai complessi censiti dal PTC sia a quelli da fare oggetto di schedatura da partedei comuni ai sensi dell'Art. L10, persegue gli obiettivi di cui all'Art. L2 delle presenti norme.2.I beni storico-architettonici esterni ai centri abitati censiti nel PTC e le relative aree di pertinenza (in scala 1:10.000)sono descritti nelle "Schede di analisi delle strutture insediative" contenute negli "Atlanti Comunali", ed in particolare

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nelle Schede "V" relative a ville, giardini, castelli e fattorie e nelle Schede "ES" relative ad edifici specialistici qualichiese, pievi, monasteri e mulini.3.Le aree di pertinenza sono riportate, con valore indicativo, anche nelle tavole da P05 a P08 e rappresentano l'intornopercettivo che i Comuni provvedono, con i propri strumenti urbanistici, a perimetrare in maniera puntuale ed adisciplinare in modo unitario al fine di perseguire gli obiettivi di cui all'Art. L2, tenendo conto delle prescrizioni di cuiai seguenti commi 4, 5 e 6.4.Per le aree di pertinenza dei beni storico-architettonici, i comuni predispongono specifica disciplina che rispondaall'obiettivo di tutelare la conservazione dei luoghi con esclusione di ogni forma di nuova edificazione, limitandola aicasi di cui ai seguenti commi 5 e 6, nonché alla realizzazione di sistemazioni a terra ed elementi accessori quali piccoleattrezzature sportive, piscine che non comportino rilevanti opere di sistemazione del terreno, aree di parcheggiorealizzate con pavimentazioni permeabili.5.Nel caso in cui l'area di pertinenza appartenga ad una villa che svolge anche funzioni di azienda agricola, èconsiderata la possibilità, tramite valutazioni di cui al capo U delle presenti norme, di realizzare nuovi annessi agricoli,dimostrando l'impossibilità e/o l'inopportunità di realizzare gli annessi al di fuori dell'area di pertinenza stessa.6.Nelle pertinenze di beni storico-architettonici ove abbiano sede servizi pubblici inerenti l'istruzione, la cultura, lasanità ed il termalismo, è considerata la possibilità di realizzare nuovi edifici o addizioni agli edifici esistenti di recentecostruzione, fermo restando il rispetto degli obiettivi di cui all'articolo L2 e previa effettuazione delle valutazioni di cuial capo U delle presenti norme.7.Nelle pertinenze dei beni storico-architettonici dei Comuni ove abbiano sede impianti geotermici (pozzi, reti ecentrali) già esistenti o previsti dalle intese di cui alla L.R. 5/95, art. 16, comma 6, è considerata la possibilità diconsentire l'esercizio, la modifica, la realizzazione degli impianti geotermici previa verifica delle compatibilitàambientali secondo le procedure definite dalla normative nazionali e regionali vigenti e nel rispetto dei criteri che ilPTC individua al fine di perseguire gli obiettivi delle risorse essenziali, con particolare riferimento ai contenuti dell'art.G5.

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Disciplina delle emergenze del paesaggio agrario (NTA capo M).

Art. M1.La tutela della tessitura agraria: obiettivi e definizioni

1.Il PTC considera come tessitura agraria l'insieme degli elementi fisici e vegetazionali che compongono il disegno delsuolo e del paesaggio agrario, ovvero:-sistemazioni idraulico-agrarie (terrazzamenti, ciglionamenti, sistemazioni di piano, argini longitudinali e trasversali,ecc.);-forma e dimensione dei campi;-rete scolante, solcature;-colture arboree;-piante arboree non colturali e siepi vive-viabilità campestre.2.Il PTC assume la tessitura agraria come risorsa sia sotto il profilo paesaggistico che sotto quello della difesa delsuolo, e quindi propone la sua tutela e il controllo delle sue trasformazioni, anche ai fini di nuovi assetti urbanistici,come obiettivo da estendere agli strumenti urbanistici comunali con propria disciplina. Tale disciplina considera latessitura agraria non solo come struttura del paesaggio ma in quanto condizione e investimento storico operato per lastabilità e la difesa della risorsa suolo, come sistema articolato e progettato per la regimazione delle acque (regolazionedei tempi di corrivazione, capacità d'invaso della rete scolante e delle solcature, coefficienti di evapotraspirazioneconnessi alla vegetazione arborea e arbustiva) e come condizione ecologica della biodiversità (habitat dell'avifauna edella micro-fauna, ecc.).Il PTC individua con valore indicativo le emergenze del paesaggio agrario nelle tavole da P05 a P08 (in scala 1:50.000)e ne disciplina la gestione nel presente capo, che costituisce riferimento, unitamente a quella contenuta nel capo Q, perla redazione e la valutazione dei programmi di miglioramento agricolo ed ambientale (PMAA) di cui alla LR 64/95 esuccessive modificazioni.I comuni, in sede applicativa delle previsioni del PTC, provvedono attraverso i propri strumenti urbanistici alla esattaperimetrazione della tessitura agraria e delle emergenze del paesaggio agrario e ne predispongono la specificadisciplina al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi di cui ai capi A, B, C, E, H, I, L, M, P, Q del PTC.3.Il PTC disciplina la tessitura agraria secondo tre forme significative (maglia fitta, maglia media, maglia larga),corrispondenti a tre stadi di trasformazione e di capacità decrescente, soprattutto in zone acclivi, di difesa del suolo e diregimazione delle acque.Si intendono per tessiture agrarie:-a maglia fitta quelle caratterizzate dalla permanenza di associazioni colturali tradizionali - vite/ulivo/seminativi - dellaforma e dimensione dei campi, della viabilità poderale e dei confini, in genere coincidenti con la rete scolanteprincipale;-a maglia media quelle caratterizzate dalla eliminazione delle colture arboree, orientamenti a seminativi o prato-pascolo, accorpamento e semplificazione dei campi, mantenendo tuttavia elementi della viabilità poderale e la formadei confini più ampi con permanenza di siepi e di presenze arboree;-a maglia larga quelle caratterizzate dalla ristrutturazione totale della maglia dei campi, della rete scolante e dellaviabilità poderale, con accorpamenti su grandi dimensioni dei campi, in genere superiori all'ettaro, nonchè eliminazionetotale delle colture arboree tradizionali e di ogni forma di vegetazione arborea e arbustiva.4.Nelle zone a maglia fitta deve essere perseguita la massima tutela delle sistemazioni idraulico-agrarie e dellavegetazione non colturale, con possibilità di limitati accorpamenti dei campi che non comportino rimodellamenti delsuolo e che non riducano la capacità di invaso della rete scolante: possono essere eliminate le piantate residue posteall'interno dei campi con eccezione di quelle di bordo o poste in fregio alla viabilità campestre. É inoltre da tutelare laviabilità campestre e il disegno esterno dei campi derivanti da accorpamenti.Eventuali trasformazioni anche sostanziali potranno essere ammesse purchè corredate da un'analisi progettuale che nedimostri le caratteristiche migliorative dal punto di vista idraulico, tecnico-agronomico e paesisitico-ambientale, e checomunque garantiscano il perseguimento degli obiettivi di cui ai capi A, B, C, E, H, I, L, M, Q, P delle Norme del PTC.5.Nelle zone a maglia media deve essere garantita la tutela nella condizione attuale - risultante da estesi processi diaccorpamento, semplificazione ed eliminazione delle colture arboree - evitando ulteriori accorpamenti e rimodellamentidel suolo.Le eventuali trasformazioni rilevanti sono corredate da un'analisi progettuale che ne dimostri le caratteristichemigliorative dal punto di vista idraulico, tecnico-agronomico e paesisitico-ambientale.6.Nelle zone a maglia larga, eventuali ulteriori trasformazioni della tessitura agraria riconsiderano gli esiti dei radicaliprocessi di accorpamento, semplificazione ed eliminazione della vegetazione arborea, mediante progetti che prevedanola reintroduzione di solcature tra i campi e il conseguente incremento della capacità di invaso, di elementi dirinaturazione quali filari arborei e siepi lineari. Devono inoltre essere conservate le ormai limitatissime tracce dellatessitura agraria precedente (presenze arboree, fossi bordati da vinchi, salici e gelsi, viabilità campestre).Eventuali trasformazioni rilevanti sono corredate da un'analisi progettuale che ne dimostri le caratteristiche migliorativedal punto di vista idraulico, tecnico-agronomico e paesisitico-ambientale.7.I PMAA che comportino modifiche della maglia agraria nelle forme ammesse dai punti precedenti, devono contenere

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il rilievo degli elementi di cui al primo comma, una relazione sulle condizioni di efficacia del sistema scolante e unarelazione di progetto nella quale sia dimostrata la pari o maggiore efficacia della nuova sistemazione in ordine allaregimazione delle acque e alla difesa del suolo.8.Indipendentemente dalla loro collocazione (maglia fitta, media o larga) le sistemazioni idraulico-agrarie(terrazzamenti, ciglionamenti, muri di contenimento lungo le strade), da individuare e perimetrare all'interno deglistrumenti urbanistici comunali, sono da conservare integralmente anche attraverso il risarcimento nelle parti crollate,fatta salva la possibilità, nei casi di crolli totali, di realizzare soluzioni diverse purchè ambientalmente compatibili sulpiano delle tecniche costruttive e dei materiali impiegati, e di pari o maggiore efficacia sul piano della difesa del suolo edella regimazione delle acque.9.Per tutti gli ambiti dei seminativi disciplinati dagli Artt. da M4 a M6, la conservazione delle piantate residue èoggetto privilegiato dei PMAA, che dovranno individuare quelle esistenti di valore strutturale nel disegno delpaesaggio agrario, da conservare, e quelle marginali o in via di esaurimento sul piano vegetativo che potranno esseresostituite anche con altre specie arboree autoctone e/o con alberi da frutto.10.Con provvedimenti da definire entro sei mesi dalla approvazione del presente piano, la Provincia incentiva, tramitefinanziamenti diretti od indiretti, le opere di manutenzione delle opere d'arte stradali realizzate in materiali tradizionali(pietra, mattoni, etc.) nonché le opere di ricostituzione/manutenzione degli elementi fisici e vegetazionali checompongono il disegno del paesaggio agrario, così come individuati nel comma 1 del presente articolo.

Art. M2.Tessuto agrario tradizionale a maglia fitta con prevalenza dell'olivo e del promiscuo

1.Corrisponde a permanenze di tessuto agrario tradizionale a maglia fitta, di norma localizzate in stretto rapporto dicontiguità e di integrazione funzionale e paesistica col sistema insediativo di antica formazione, del quale costituisconocomponente strutturale, figurativa e documentaria degli assetti originari.Situazioni e localizzazioni tipiche sono:–a corona di ville-fattoria isolate in siti cacuminali, con valore di basamento figurativo dei complessi architettonici e didistacco rispetto ai coltivi ristrutturati sottostanti;–come sistemi lineari di spessore variabile lungo strutture insediative di crinale, organizzate come sequenza di ville,nuclei e case coloniche (es. area delle Masse senesi);–come insule diradate, ma sempre connesse al sistema insediativo, lungo i crinali ad insediamento rado (es. area delleCrete);–a corona di nuclei e aggregati isolati.L'assetto agrario di queste zone è incentrato sull'uliveto allevato secondo modalità tradizionali, con permanenze dipiccoli vigneti a sostegno morto e di piantate tradizionali con aceri allevati a spalliera.2.Si applicano le norme generali di cui al comma 4 dell'Art. M1 (zone a maglia fitta); gli indirizzi colturali favorisconola destinazione ad oliveto (anche attraverso il recupero degli oliveti abbandonati e la eliminazione delle forme invasivedel bosco) o a colture arboree, laddove esse siano compatibili con le carattteristiche eco-stazionali e con l'indirizzoproduttivo aziendale.3.Nelle parti interessate dalla presenza di edifici di civile abitazione gli strumenti urbanistici comunali devonoconsiderare l'obiettivo della ricontestualizzazione mediante la riqualificazione delle recinzioni, dei caratteriarchitettonici, la riconduzione della vegetazione arborea ornamentale alle essenze arboree locali e la eliminazione degliannessi impropri.

Art. M3.Tessuto agrario tradizionale a maglia fitta tipico del frazionamento periurbano

1.Corrisponde alle aree prossime alle città e ai maggiori aggregati, nelle quali in parte si è conservata la maglia agrariafitta e le colture arboree tradizionali e dove, in parte, si sono manifestati processi di destrutturazione, tipici della frangiaurbana, con diffusione di recinzioni, orti famigliari, annessi di vario tipo, campi abbandonati in attesa edificatoria,commistione di funzioni improprie. La caratteristica dominante è data dalla frammentazione fondiaria corrispondente apiccole proprietà e micro-aziende non appoderate, rapportate a figure miste di agricoltori abitanti nei centri, che sonoalla base della maglia agraria molto fitta e segnata da varietà di colture arboree, con prevalenza dell'olivo, in generefinalizzate all'autoconsumo.2.Al loro interno i comuni, con i propri strumenti urbanistici, favoriscono processi di riqualificazione tramite:-la tutela della maglia fitta, con le modalità di cui al comma 4 dell'Art. M1;-il restauro degli elementi del paesaggio agrario tradizionale in stato di abbandono;-la formazione di orti famigliari consortili con annessi concentrati e/o unificati;-unificazione delle recinzioni da realizzare con siepi vive;-la ricontestualizzazione dell'edilizia periferica, da riqualificare sul piano architettonico, degli annessi, dellavegetazione arborea di corredo, delle recinzioni;-il riordino della viabilità di servizio, da unificare nelle sezioni e da arredare mediante filari arborei.

Art. M4.Seminativi di fondovalle con permanenze del tessuto agrario della bonifica

1.Corrispondono alle aree agricole contigue ai corsi d'acqua, nelle quali la conformazione e l'orientamento dei campi,della rete scolante e delle eventuali piantate sono state strettamente relazionate al fiume, sulla base di assetti di bonifica

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che risultano oggi, spesso, modificati e di carattere residuale.2.É da perseguirsi il mantenimento in efficienza, laddove ancora esistenti, delle sistemazioni della bonifica degli arginilongitudinali e trasversali, dei canali pensili delle "acque alte" con la relativa vegetazione di ripa non interagente conl'efficienza idraulica, la viabilità e i manufatti di antica formazione, della viabilità campestre, dell'orientamentomonodirezionale dei campi, delle piantate residue che mantengono un valore strutturale di organizzazione delpaesaggio agrario , delle siepi, delle siepi alberate, delle alberature a filari, a gruppi e isolate.3.All'interno di queste aree le nuove residenze ed i nuovi annessi agricoli sono da collocarsi preferibilmente incontiguità con i complessi rurali esistenti.

Art. M5.Seminativi di pianura con permanenze del tessuto agrario della bonifica: tessuti agrari a maglia fitta e amosaico delle aree di piana

1.I seminativi di pianura con permanenze del tessuto agrario della bonifica corrispondono alle aree di pianura delterritorio provinciale il cui perimetro esterno si evidenzia sulla base del disegno territoriale: percorsi pedecollinari,orditura tipica dei campi, boschi di margine, ecc.. Esse comprendono al loro interno anche due aree particolari, ovvero:–i territori delle Fattorie granducali della Valdichiana, individuata per la particolarità del tessuto insediativo progettatoe per gli estesi processi di estensivizzazione agraria,–alcuni piani di elevato valore percettivo (Pian del Lago, Piano dell'Isola, Pian degli Strulli), che risultano tali sia per lepermanenze del paesaggio agrario che per la contiguità con emergenze rilevanti del tessuto insediativo di anticaformazione.2.I tessuti agrari a maglia fitta e a mosaico delle aree di piano corrispondono alle aree di piano nelle quali si èmaggiormente conservata la trama fondiaria (forma e dimensione dei campi, rete scolante, viabilità poderale), anche inrapporto alla prevalenza di aziende medio-piccole e alla contiguità col sistema insediativo concentrato.Al loro interno la distinzione in due sottozone, che non ha effetti normativi, ha un valore puramente descrittivo,evidenziando la particolarità di tessuti territoriali morfologicamte distinti:–quello a maglia fitta di campi rettangolari , stretti e lunghi, con piantate sui lati lunghi e rete scolante gerarchizzata difossi e capofossi, tipico delle sistemazioni di piano ottocentesche;–quello "a mosaico", corrispondente a un intreccio complesso di campi di forma irregolare, dovuto o a interventi disistemazione idraulica precedenti a quelli classici ottocenteschi o alla conformazione irregolare e altimetricamentecomplessa (invasi a imbuto) dell'area oggetto della sistemazione.3.I Comuni, nell'attuazione del PTC, perseguono, valutando modalità e forme compatibili con lo sviluppo e la tutela ditali zone, pratiche di gestione atte ad assicurare il mantenimento della rete scolante, della forma dei campi, dellepiantate residue di valore strutturale, degli alberi a filari a gruppi e isolati, della viabilità campestre.4.Stante il loro elevato pregio storico-architettonico, gli strumenti urbanistici comunali promuovono il restauro e lamanutenzione delle Fattorie granducali della Val di Chiana, dei manufatti della bonifica e delle case rurali, comprese leaie e le pertinenze.5.La Provincia di Siena promuove, di concerto con i Comuni del sistema territoriale locale della Val di Chiana e con laProvincia di Arezzo iniziative coordinate per la rinaturazione dell'area tramite la ricostituzione di siepi, alberate,macchie di campo.6.Eventuali nuovi annessi ed abitazioni rurali sono da prevedersi in contiguità con i centri aziendali esistenti e secondoforme architettoniche e tipologie compatibili con le preesistenze.7.Nei piani di Pian del Lago, Piano dell'Isola, Pian degli Strulli, i Comuni perseguono, valutando modalità e formecompatibili con lo sviluppo e la tutela di tali zone, la inibizione di nuove costruzioni; è fatta salva la possibilità, perquanto riguarda Pian del Lago, di riorganizzare e predisporre strutture ricreative.La Provincia di Siena, di concerto con Comuni interessati, promuove interventi di ridisegno e di rinaturazione degliassetti agricolo ambientali di Piano dell'isola.

Art. M6.Seminativi con presenza significativa dell'arborato a vite

1.Corrispondono ad aree di piano nelle quali permangono forme diverse di allevamento della vite, sia tradizionale ( apiantata, a sostegno morto), che moderno, caratterizzate dalla rilevante dimensione lineare e dalla scarsa densità deifilari. Si tratta di aree rappresentative del "seminativo vitato" più che del vigneto specializzato, con caratteristiche cheimprimono un forte valore strutturante al contesto paesistico.2.Oltre a quanto disciplinato all'Art. M5 commi 2, 3 e 5, è auspicabile, valutando modalità e forme compatibili con losviluppo e ela tutela di tali zone, il mantenimento del "seminativo vitato" con possibilità di rinnovo e di modificazionedei filari.

Art. M7.Tessuto agrario a maglia fitta a coltura mista dei ripiani travertinosi

1.Corrispondono ad aree di pregio paesistico per la permanenza, per quanto parziale, della tessitura agraria a magliafitta, delle forme del promiscuo (alberate), di campi ad ulivi e di piccoli vigneti di podere, connessi anche allacontiguità col sistema insediativo concentrato.2.Si applicano le norme generali di cui al comma 4 dell'Art. M1.Gli elementi del paesaggio agrario richiamati sono da mantenersi soprattutto limitando accorpamenti e ristrutturazionidel disegno dei campi.

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Art. M8.Insule coltivate della Montagnola con permanenza di alberi, isolati o a gruppi, e di resti di promiscuo

1.Si tratta di insule coltivate all'interno dei boschi continui, nelle quali il processo di ristrutturazione e disemplificazione non è stato radicale e totalizzante, consentendo la permanenza di tracce significative del promiscuo(piantate con aceri allevati a spalliera), e, soprattutto, di piante arboree di notevoli dimensioni, isolate o a gruppi, checonferiscono a queste aree una inedita e specifica qualità paesistica.2.Dato il rilevante valore paesistico e ambientale della Montagnola, si persegue il mantenimento, la cura e il restaurodegli elementi richiamati al comma 1, evitando la ulteriore semplificazione della maglia dei campi e l'avanzamento delbosco nelle radure.

Art. M9.Seminativi e pascoli a maglia fitta e a campi chiusi

1.Questi ambiti corrispondono a uno dei grandi tipi del paesaggio agrario europeo, quello dei "campi chiusi" di originemedioevale. Il paesaggio è caratterizzato dal sistema insediativo concentrato per piccoli aggregati di antica formazione(con limitata presenza della casa sparsa) e dal disegno strutturante delle folte siepi alberate, coincidenti in genere con larete minuta degli impluvi che circonda gli appezzamenti a prato-pascolo alternato ai seminativi.2.Si applicano le norme generali di cui al comma 4 dell'Art. M1.3.Da tutelare integralmente il sistema delle siepi, peraltro di carattere residuale a seguito di vaste ristrutturazioni equindi di rilevante valore documentario, così come la struttura insediativa concentrata, evitando la dispersione dellenuove costruzioni rurali da localizzare in contiguità ai nuclei o ai complessi rurali esistenti.

Art. M10.Prati pascoli con alberi isolati o a gruppi

1.Corrispondono ad aree caratterizzate dal processo di accorpamento dei prati-pascoli e di semplificazione della magliadei campi chiusi.2.Sono da tutelare, in quanto rappresentativi degli assetti preesistenti, gli elementi residuati dalla ristrutturazione, legrandi querce isolate o a gruppi nei campi aperti, la vegetazione arborea lineare lungo gli impluvi, le siepi alberatelungo le strade di antica formazione. É inoltre da favorire il recupero dei pascoli abbandonati.

Art. M11.Pascoli e arbusteti dei crinali principali

1.Corrispondono a forme residuali dell'utilizzazione originaria a pascolo, tipica delle zone di crinale, sopravvissute,anche in ragione di usi parziali e temporanei, nel generale processo naturale di espansione del bosco. La lorosopravvivenza è da assicurare, oltre che per ragioni documentarie relative a un'articolazione di usi e forme paesisticheche si sta semplificando a causa delle trasformazioni più recenti, anche al fine di favorire attività ricreazionali-escursionistiche, che trovano nei crinali in oggetto i luoghi più significativi per la visione del paesaggio circostante(punti panoramici).2.In tali aree è da escludersi qualsiasi trasformazione edilizia che alteri il profilo dei crinali.

Art. M12.Vigneti meccanizzati di grande estensione con ridisegno integrale della maglia agraria

1.Le aree in oggetto ricomprendono gli ambiti ove una serie di condizioni concomitanti (rilevanti dimensioni, ridisegnointegrale della maglia agraria, formazione di un sistema viario di servizio geometrizzato e di scala impropria,rimodellamento integrale del suolo, orientamento dei filari a rittochino, ecc.), configurano un paesaggio concaratteristiche strutturalmente differenti da quello tradizionale.2.In questi casi, in occasione dei futuri rinnovi degli impianti, dovranno essere riconsiderate:-l'estensione e la continuità del vigneto, da non riproporre, introducendo cesure sia tramite altre colture sia tramitevegetazione non colturale;-l'orientamento dei filari, in relazione alla pendenza (compreso il rittochino nei casi di necessità), all'esposizione e alleesigenze di meccanizzazione del vigneto;-il rimodellamento del suolo, anche tramite l'introduzione delle forme tradizionali dei terrazzi e dei muri a retta;-la viabilità di servizio e la forma dei campi, da organizzare secondo tracciati più aderenti alle forme del suolo, laddovequeste non costituiscano ostacolo alla stabilità dei versanti o al regolare deflusso delle acque.

Art. M13.Seminativi a maglia larga con eliminazione integrale della vegetazione arborea e arbustiva

1.Corrispondono alle aree di pianura, fondovalle e pedecolle nelle quali il processo di accorpamento dei campi, laristrutturazione della maglia scolante, l'estensivizzazione delle colture agrarie, la cancellazione integrale delle presenzearboree e arbustive, colturali e non, hanno configurato, anche in ragione della estensione e della continuità di questearee un paesaggio estraneo ai caratteri peculiari della Provincia, con conseguenze negative in ordine alla regimazionedelle acque e alla difesa del suolo.2.Si applicano le norme di cui al comma 6 dell'Art. M1.3.Al fine della ricostituzione, sia pure parziale, degli elementi del paesaggio agrario e della dotazione di elementi, lagestione di queste aree è orientata:-alla conservazione di tutte le alberature esistenti, dei filari e delle piantate residue;-alla introduzione di siepi.4.Le nuove residenze ed annessi rurali sono da collocarsi in contiguità con gli aggregati consolidati, con forme

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architettoniche compatibili con le presistenze.

Art. M14.Aree di riqualificazione paesistica

1.Comprendono aree residenziali di frangia, villaggi-strada e formazioni a nebulosa recenti, orti urbani, strettamenteintegrate con le zone agricole contigue, caratterizzate dalla ridotta dimensione aziendale, dalla maglia agraria fitta edalla policoltura in genere di autoconsumo (oliveto, vigneto, colture ortive).2.I Comuni, nell'ambito dei propri strumenti urbanistici, disciplinano le aree di riqualificazione paesistica perseguendo:-il riordino urbanistico complessivo, esteso alla viabilità;-la ridefinizione delle regole edilizie (aumenti di volume, trasformazioni, nuova edificazione);-la regolamentazione degli annessi agricoli ("annessini") per le aziende inferiori alle superfici fondiarie minime perl'applicazione della LR 64/95 (Capo Q);-la tutela delle colture arboree tradizionali e la definizione del margine urbano, rispetto alla campagna, anche tramitesistemi di vegetazione arborea e di aree verdi con funzione ricreazionale ed ecologica.

Art. M15.Emergenze naturali di interesse paesistico: calanchi, biancane, balze ed impluvi

1.Le biancane e i calanchi sono elementi geomorfologici che nel contesto senese assumono valore di elementocaratteristico del paesaggio.2.Le biancane e gli impluvi limitrofi a copertura arbustiva sono da tutelare integralmente nelle loro dinamiche naturali;sono da evitarsi manomissioni di qualsiasi natura (rimodellamenti, attività di escavazione, rimboschimenti, manufattiedilizi, etc.) ed è promosso, tramite specifiche pratiche di gestione e opportune politiche di sostegno, il mantenimentodelle formazioni arbustive e della vegetazione erbacea.3.I calanchi e le balze sono da mantenere nelle loro dinamiche naturali, ad eccezione dei casi ove i processi di erosioneminacciano attività, insediamenti ed infrastrutture. Gli interventi sono comunque da eseguirsi avendo come riferimentole direttive contenute nella deliberazione C.R. n. 155 del 20.05.97 – Direttive sui criteri progettuali per l'attuazionedegli interventi in materia di difesa idrogeologica.4.Il quadro conoscitivo dei PRG redatti ai sensi della LR 5/95 contiene l'individuazione, la perimetrazione e laclassificazione dei calanchi, delle biancane, delle balze e degli impluvi nonché delle emergenze geologiche in sensolato, da intendersi anche come documenti della cultura materiale della struttura geologica e della storia del territorio.Le Tav. da P05 a P08 contengono una individuazione preliminare, in scala 1:50.000, delle aree interessate dallapresenza di calanchi, biancane, balze ed impluvi.


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