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Anno IV - Marzo 2011.Chiuso in redazione il 19 marzo 2011.
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Francesco Martinelli p. 12Abbandonati gli studi di Giurisprudenza decide di vocarsi all’arte. Dirige la Scuola delle Arti della Comuni-cazione ed è attore e regista del Teatro delle Molliche. Si è diplomato attore e specializzato in regia lirica. Ha scritto numerosi testi teatrali tutti rappresentati. Da 12 anni si dedica alla pedagogia teatrale nelle Scuole. E’ maestro perché ha fede.
La corrispondenza p. 16
Lucia Lazzeri p. 14Musicronista o musicista cronica, pianista e cantante, di teatro simpatizzante, curiosa e stravagante. Pre-caria insegnante ed artista errante.. E’ diplomata in Pianoforte, Canto, Didattica generale e del Pianoforte, laureata in Pianoforte indirizzo maestro di sala e palcoscenico e Canto ramo concertistico. Ha vinto nume-rosi concorsi internazionali e nazionali ed eseguito in I assoluta brani inediti in Italia e all’estero. Collabora con Lucio Dosso con il quale si è costituita in duo Canto e Chitarra. Affianca all’attività concertistica quella didattica, insegnando canto e pianoforte nelle scuole di Carrara, Massa e La Spezia.
Alessandro De Benedittis p. 06Allievo attore della “Scuola delle Arti della Comunicazione”. Dopo aver conseguito la maturità classica è studente di Lingue e Letterature straniere presso l’università di Bari. Si dedica all’arte non per ambizione o per noia, ma perché crede che solo quando ama, l’uomo possa aspirare alla bellezza.
Michele Pinto p. 05Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarte-rapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica.
Gruppo Operativo
Alessandro De Benedittis, Danilo MacinaFrancesco Martinelli, Alessandra Mazzilli,Rosita Sciscioli
Graziani Arti Grafiche S.r.l.S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba)www.graziani.it
Stampa digitale a cura di:
In copertina:
Alessandra Mazzilli p. 02Diplomata presso la Scuola delle Arti della Comunicazione e studentessa di lingue e letteratura straniera. Curiosa osservatrice e appassionata di arte, si è talvolta messa alla prova anche nella musica e nella pittura. Ha provato a meglio definirsi ma in fin dei conti si è rivelata un’incognita anche per se stessa. E in fondo le piace così.
Dario Aggioli p. 11Nato a Roma il 19 dicembre 1977, è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo. Allievo di Cathy Marchand, Enrique Vargas e Claudio De Maglio. Assistente in Italia e allievo di Jean-Paul Denizon, attore e aiuto-regista storico di Peter Brook. Dal 2000 è autore e regista del Teatro Forsennato che basa il proprio lavoro sull’improvvisazione su canovaccio. Ha ricevuto il “Premio Carola Fornasini per il Percorso Formativo” per il Laboratorio Teatrale Integrato presso l’Istituto D’arte Roma 2. Per le Edizioni Ubusettete, ha pubblica-to il libro di estetica teatrale Autore chi guarda - 500 domande sul teatro.
2050: Madre Terra?Danilo Macina
Rosita Sciscioli p. 11Studentessa di Lettere, curriculum “Editoria e Giornalismo” presso l’Università degli Studi di Bari. Ha seguito i laboratori teatrali dell’Istituto Tecnico Commerciale Tannoia di Corato, ha partecipato a Rassegne teatrali studentesche ed ora è membro dell’associazione teatrale studentesca “La Compagnia del Canovaccio”.
Annika Strøhm p. 10Attrice e regista norvegese. Vive e lavora in Italia da 9 anni. Si è diplomata alla Nordic Theatre Academy del Prof. Jurij Alschitz e con lui ha lavorato in diversi spettacoliTra gli altri ha studiato/lavorato con J.P. Dénizon, A. Milenin, G. Borgia, G. Sneltvedt, T. Ludovico. Nel 2007 ha fondato l’associazione culturale Areté Ensemble insieme a Saba Salvemini.
Christofer James Shelton p. 02Nato e vissuto a Phoenix in Arizona, ha una grande fede religiosa; capo storico del Ringside Boxing Show e scrittore e ricercatore nel genere del cyber boxing.
Progetto grafico ed impaginazione
Danilo Macina
Alessia Vangi p. 01Laureata in lettere presso l’Università degli studi di Bari, curriculum “Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea”. Diplomata presso la “Scuola delle Arti della Comunicazione” in qualità di attrice. Aspirazioni: fare del teatro il mio mestiere in qualunque forma o manifestazione: “ESSERCI”.
Valeria Ines Valentina Tamborra p. 07Allieva attrice della Scuola delle Arti della Comunicazione. Completati gli studi classici, è laureanda in Psicologia presso l’Università degli Studi di Bari. Appassionata di fotografia e grafica ha realizzato diverse mostre in cui, attraverso i propri lavori ha espresso fortemente la sua concezione programmatica di arte come atto intellettuale e concettuale che poco ha a che vedere con la spontaneità selvatica. Ogni sua produzione creativa nasce dall’intento di sperimentare le linee di confine le zone d’ombra della condizione umana in ogni sua estrema forma.
Carmen de Pinto e Francesco Sguera p. 0425 anni l’una e 26 l’altro, condividono dal 2005 le loro esperienze di vita, arte e lavoro.Laureatisi entrambi in Lingua e Letteratura italiana presso l’università di Pisa con due tesi sull’onomastica letteraria del teatro napoletano dell’Ottocento.Attori di teatro napoletano, teatro popolare e teatro per bambini sono spesso autori e registi delle opere che interpretano. Con PiCoTeMò (Piccola Compagnia del Teatro Mobile) collaborano con Miranfù, Libreria per Giovani Lettori di Trani e con l’associazione di educatori Alipes di Pisa.Curiosi e sperimentatori per natura, si sono recentemente avvicinati alle tecniche del video partecipativo e alla didattica dell’italiano L2 attraverso la narrazione e metodologie ludiche e multimediali.
Alcuni passi... p. 15
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dimenticato quel luogo: un patrimonio
inestimabile di umanità. Teatro e colletti-
vità potevano diventare un’unica e impor-
tante realtà di fatto se solo si avesse avuto
più cura di un bene concesso da un uomo
politico in un momento di crisi. Ricordate?
Quel Patroni Griffi che dopo un’atroce epi-
demia di colera pensò bene di investire le
risorse per garantire momenti di svago alla
cittadinanza duramente provata da quella
tragedia.
Tattica politica? Direi anche strategia vin-
cente e sguardo profondo sul presente
come sul futuro.
La politica che ha permesso l’oblio di una
città ha pensato poco alla posterità o ha
pensato poco in generale. Il disinteresse
della politica ha come diretta conseguenza
il disinteresse del cittadino. Ecco che ine-
vitabilmente scatta quel sentimento che
viene definito ‘antipolitica’.
La politica poi ha un potere tale da poter
strumentalizzare un teatro chiuso 20 anni.
Ha la possibilità di accaparrarsi quel bene,
modificarlo dal profondo e ucciderlo nella
sua più intima essenza.
Ripassare adesso vicino al Teatro comunale
di Corato ha un altro sapore. La struttura
restaurata ha un altro aspetto da quello
che io ho potuto vedere in immagini in
bianco e nero. Cosa esiste adesso? Che tipi
di sogni potranno materializzarsi lì dentro?
Osservo una cittadinanza che guarda al
‘suo’ teatro in modo curioso e strano. Noto
una gran folla di gente che desidera porre
al centro di quel palco restaurato un divo
dei nostri tempi. Mi chiedo se sia effettiva-
mente questa la funzione pensata dal suo
creatore e se sia questa la necessità prima-
ria della collettività.
Di certo l’assenza di una struttura specifica
come il teatro non ha significato l’assenza
del teatro. A Corato l’esistenza di resistenti
comunità spinte da intenti comuni ha
avvicinato la gente all’arte. E’ il caso della
realtà dalla quale proviene questo giornale
ad esempio.
Con un po’ di timore per quello che sarà
aspetto da tempo l’inaugurazione del
nuovo Teatro comunale e con vivace curio-
sità e sofferta partecipazione constaterò la
sorte che lo attende.
Alessia Vangi
Il 1987 è il mio anno di nascita. Ho quindi
23 anni. Nel 1985 il teatro comunale di
Corato è stato chiuso. Posso dire di essere
nata in una città senza Teatro. Forse per
essere più precisi è necessario parlare di
un teatro che esisteva, prima del fatidico
1985, e che godeva anche di una certa ri-
sonanza in Italia Meridionale. Badate bene
ho scritto Italia Meridionale. Corato, una
città della provincia di Bari come tante,
avrebbe ospitato all’interno del suo ele-
gante teatro nomi rilevanti dell’ambiente
dello spettacolo. Ebbene sì.
Cosa resta di quella folla, di quel profumo
di attrici, di quegli inventari della sceno-
grafia dell’epoca resta un mistero ed è dato
saperlo alla mia fantasia. Spesso passando-
ci davanti ho immaginato la curiosità degli
spettatori, i vestiti delle dive e i costumi
di scena degli attori. Ho dovuto creare un
mondo fittizio ugualmente affascinante
per sopperire ad una mancanza ingom-
brante.
E’come se ti fosse sempre mancata una
‘radice’. L’assenza indisturbata di questa ra-
dice ha pesato sulla Comunità. Per un lun-
ghissimo periodo Corato ha volutamente
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MORRISON: It does. That is some nasty shit.
I never felt sick until I started taking that
shit.
ME: What is your current weight?
MORRISON: Right now I weigh 222 pounds.
ME: That was your prime fighting weight.
MORRISON: That’s right. And I feel healthy
and I’m in great shape.
ME: What did you want to tell me about
HIV and false-positive results?
MORRISON: That it happens all the time.
I am in a documentary called House of
Numbers and that’s what it is all about.
Many people have been falsely diagnosed
as positive.
ME: What else did you want people to know
about HIV based on your perspective?
MORRISON: That it’s all a goddamned con-
spiracy and lie. HIV has never killed anybo-
dy, and that’s what people need to know.
You can be exposed 100,000 times to HIV
and not be infected.
ME: Why did you believe that the initial
HIV-positive diagnosis was accurate?
MORRISON: Well, it is no secret. I’ve told
lots of people. It’s because of needles. I’ve
admitted before that I used them to inject
steroids.
ME: If a boxer were to be diagnosed as
HIV-positive, should they be banned from
fighting professionally?
MORRISON: No. I don’t think an HIV-positi-
ve boxer should be banned from the ring.
All you are doing is being exposed to anti-
bodies. Nobody is going to die because
they are exposed to anti-bodies. We are
all exposed to HIV every day only nobody
knows it because they don’t become ill.
The scientific research is primitive and still
in its infancy. Truth and scientific facts are
what the public deserves and I’m not sure
they are always getting the truth.
ME: So I could have been HIV-positive or
the person reading this, but we never knew
it because our bodies cured it without our
feeling ill?
MORRISON: Yes. That’s what I am saying.
ME: I only want to clarify. So your refusal
to take another test is because you believe
Las Vegas has treated you unfairly or be-
cause you do not believe in the scientific
accuracy or the American scientific inter-
pretation of blood results?
MORRISON: I’ll take another test. I just
won’t do it for Vegas. They lost the results
of the last one. The one that supposedly
condemns me. I have asked to see the
results and they won’t show them to me.
I’ll take another test and it will come out
negative. I just won’t do it for them.
Françoise Barré-Sinoussi was the scientist
that discovered the HIV virus strain. She was
awarded the Nobel Prize, along with her
boss, Luc Antoine Montagnier, for an accom-
plishment that has saved millions of lives.
Barré-Sinoussi calls her 1983 HIV virus strain
discovery, “A good thing,” as she believes it
will continue to assist with detecting cancer
or lupus or many other immune related dise-
ases. She currently works at Institut Pasteur
(Paris). Their world leadership in this scien-
tific field would likely be the most accurate
source for information regarding this subject
matter. Thus far, Institut Pasteur has not pu-
blished an opinion regarding HIV & pugilism.
Christofer J. SheltonAlessandra Mazzilli
Tommy Morrison gained worldwide
fame as the nemesis of Sylvester
Stallone in “Rocky V”. He is a former hea-
vyweight champion that was diagnosed
HIV-positive. Morrison, aged 42, disputes
those results and the accuracy of American
science.
ME: Why do many people not believe your
initial HIV-positive test result was inaccura-
te?
MORRISON: Because I didn’t run to Las
Vegas and take the test again when they
wanted. Fuck Vegas! There’s a lot of politics
going on, and that’s what people don’t
understand. Yeah, I could take the HIV test
again, and it will come out negative, but
why should I jump because Vegas tells me
to jump?
ME: Do you take any sort of HIV medication
today?
MORRISON: No, no, no. I took that AZT shit
when I was in prison. All it did was make
me sick. I was throwing up all the time. I
had diarrhea so I was going to the can and
up and down all night long.
ME: You felt the medication was only ma-
king you sicker?
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VERSIONE IN ITALIANO
Tommy Morrison si è guadagnato fama
mondiale come la nemesi di Sylvester Stal-
lone in Rocky V . è un ex campione di pesi
massimi che è stato riconosciuto come HIV
positivo. Morrison, a quarantadue anni,
mette in discussione quei risultati e l’accu-
ratezza della scienza americana.
IO: perché molti non credono che il risul-
tato iniziale che dimostra che tu sei HIV
positivo sia inaccurato?
MORRISON: Perché non corsi a Las Vegas a
rifare il test quando volevano loro. Fancu-
lo Las Vegas! C’è una politica bella grossa
dietro, è questo che la gente non capisce.
Sì, potrei rifare il test dell’HIV e verrebbe
fuori negativo, ma perché dovrei fare tutto
quello che mi dice di fare Las Vegas?
IO: Assumi qualche tipo di rimedio contro
l’HIV oggi?
MORRISON: No, no, no. Prendevo quella
merda di AZT quando ero in prigione.
Tutto quello che ha fatto è stato farmi am-
malare. Vomitavo tutto il tempo. La diarrea
mi teneva sveglio tutta la notte per andare
avanti e dietro dal bagno.
IO: Credi che la cura ti stesse rendendo solo
più ammalato?
MORRISON: L’ha fatto. È una merda tal-
mente schifosa. Non mi sono mai sentito
malato fino a quando non ho cominciato a
prendere quella merda.
IO: Qual è il suo peso attuale?
MORRISON: Adesso peso cento chili.
IO: Quella è stata la categoria di peso mi-
gliore in cui sei stato quando combattevi.
MORRISON: Esatto. E mi sento in buona
salute e in forma smagliante.
IO: Che cosa vuoi dirmi sull’HIV e il falso
risultato positivo?
MORRISON: Che succede continuamente.
Sono in un documentario chiamato “Hou-
se of Numbers” e questo è quanto: molte
persone sono state riconosciute erronea-
mente come HIV positive.
IO: Che cos’altro credi che la gente debba
sapere riguardo l’HIV dal tuo punto di vi-
sta?
MORRISON: Che è tutta una maledetta
cospirazione e una bugia. L’HIV non ha
mai ucciso nessuno e questo è quello che
la gente ha bisogno di sapere. Puoi essere
esposto cento volte all’HIV e non essere
infetto.
IO: Perché credevi che l’iniziale diagnosi
che ti vedeva come HIV positivo fosse
esatta?
MORRISON: Beh, non è un segreto. È per
via degli aghi. Ho ammesso da tempo che
li usavo per iniettarmi gli steroidi.
IO: se ad un pugile accadesse che gli ve-
nisse diagnosticato l’HIV dovrebbe essere
bandito dal professionismo?
MORRISON: No. Non penso che un pugile
HIV positivo dovrebbe essere bandito dal
ring. Tutto quello che fa è essere esposto
ad anticorpi. Nessuno muore perché è
esposto ad anticorpi. Siamo esposti all’HIV
ogni giorno, semplicemente nessuno lo sa
perché non si ammalano. La ricerca scien-
tifica è primitiva e ancora nei suoi esordi.
La verità e i fatti scientifici sono quello che
il pubblico merita e non sono sicuro che
abbia sempre la verità.
IO. Quindi io o chi legge potremmo essere
stati HIV positivi ma non averlo mai saputo
perché il nostro corpo l’ha curato senza
che noi ci sentissimo malati?
MORRISON. Sì, è questo quello che sto
dicendo.
IO: Voglio solo chiarire: Quindi il tuo rifiuto
di rifare il test è perché credi che Las Vegas
ti ha imbrogliato o perché non credi nella
precisione scientifica o nell’interpretazione
scientifica americana dei risultati del san-
gue?
MORRISON: rifarò il test, semplicemente
non lo faccio per Las Vegas. Hanno perso i
risultati dell’ultimo, quello che presumibil-
mente mi condanna. Ho chiesto di vedere
i risultati e non me li hanno mostrati. Farò
un altro test e sarà negativo, semplicemen-
te non lo farò per loro.
Françoise Barré-Sinoussi è la scienziata che
ha scoperto il virus dell’HIV. Ha avuto il pre-
mio Nobel insieme al suo capo Luc Antoine
Montagnier per una conquista che ha salva-
to la vita a milioni di persone. Barré-Sinoussi
chiama la sua scoperta del virus dell’HIV nel
1983 “una buona cosa” , credendo che conti-
nuerà ad aiutare nella ricerca sul cancro, sul
lupus o su altre malattie relative al sistema
immunitario. Attualmente lavora all’Institut
Pasteur (Parigi). Il loro primato mondiale in
questo campo scientifico è probabilmente la
fonte più accurata per informazioni riguar-
danti questa materia. Fino ad ora l’Institut
Pasteur non ha pubblicato la sua opinione
riguardante l’HIV e il pugilato.
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cartone animato ispirato alla poesia e
all’arte surrealista, i ragazzi sono entrati
talmente tanto in sintonia con lo spirito
onirico e ludico del Surrelismo, da creare
questi due testi, ispirati alla celeberrima
canzone, Nel blu dipinto di blu di D. Modu-
gno e ai quadri dei pittori Dalì, Magritte e
Folon, con soggetto il volo e l’azzurro.
Dallo scambio continuo di idee e sensa-
zioni sono nate una poesia e un dialogo
teatrale a due voci, testi entrambi dipinti
di blu...
Volare in blu
La mia anima sognante vola nel cielo blu,
distesa su un tappeto blu
sorretto da uccelli blu.
Ogni tanto sbircia nel blu
e tocca pianeti blu,
stelle blu
e un sole pazzamente blu,
che non brucia più.
E io mi tuffo lassù
mentre piovono fiori blu
Nel blu dipinto di blu lassù
Penso che un sogno così non ritorni mai
più.
[Dipinto di blu lassù]
Mi dipingevo le mani e la faccia di blu.
[Dipinto di blu lassù]
Poi, d’improvviso, venivo dal vento rapito
[Dipinto di blu lassù]
E incominciavo a volare nel cielo infinito.
[Dipinto di blu lassù]
Volare [volare]
Cantare [cantare]
Nel blu [dipinto di blu lassù]
Felice di stare [lassù]
Nel blu dipinto di blu.
[E volare], cantare, [giocare],
saltare, [ballare], ruotare,
[nuotare], sognare, [trovare]
Una gru,
[Lassù]
Dipinta di blu!\
[La TV]
Dipinta di blu?
[Lassù]
Un ragù
[Blu?]
Lassù!
[Nel blu dipinto di blu].
Un putipù
[in Perù],
Dipinto di blu
[Quaggiù]
E lassù?
[Il blu dipinto di blu]
E tu?
[Tutù]
Tu-tu (fischio del treno)
[Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu]
(treno che si muove in lontananza).
Se guardiamo un quadro surrealista, ci
appaiono immagini inconsuete, all’ap-
parenza irrelate e incompatibili tra loro,
che inaspettatamente si fondono, grazie
al potere creativo dell’immaginazione, che
associa immagini, suoni, colori, oggetti e
personaggi tanto distanti nel mondo re-
ale quanto vicini nel suo mondo, fatto di
sogni, sensazioni, emozioni ed interiorità.
Un’immaginazione sognante, capace di
credere nella fattibilità dei propri ideali,
nella genuinità delle proprie aspirazioni e
nella necessità di conoscere e migliorarsi,
una mente curiosa, positivamente ingenua
o meglio coraggiosa, che si lascia affascina-
re, coinvolgere e che esperimenta modi e
linguaggi estranei alla quotidianità e al
buon senso comune.
Una mente e un’immaginazione che non
appartengono a qualche celebre autore
del Novecento o a un promettente talento
estero, ma ai ragazzi della II G della scuola
secondaria di primo grado G. Rocca di Trani
della prof.ssa F. Saponara.
Partendo da un percorso proposto da noi
e da Vincenzo Covelli ed Elisa Mantoni
(ass. PiCoTeMò) per la realizzazione di un
Carmen de PintoFrancesco Sguera
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Michele Pinto
DIVINA GRAECIA (1998)Politica e bellezza in passato hanno contribuito all’edificazione di una civiltà prospera, in continua crescita, ispiratrice di altre.Oggi politica e bellezza sono gli ingredienti fondamentali del decadimento della civiltà.
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EPILOGO
Dopo che ebbi narrato quell’intenso
lungo vagar di momento in momento
lo vidi lì, quel vecchio bianco Vagabondo
parlare ancor da Poeta di poesia,
di natura, dell’uomo, di Dio,
con voce antica; lo vidi che moriva
cadendo sotto suole di un’unica nazione,
senza spazio tempo né dimensione
di un vero e giusto esistere comune,
calpestato come carta che si getta.
Pronunciai allora queste parole:
“Vagabondo che troppo a lungo
hai errato in solitudine, qui
scaveranno le mie mani il tuo letto,
le mie mani spargeranno sul tuo corpo
il tuo fresco sudario di terra.
Non ci saranno marmi, monumenti,
torri: terra solo ci sarà, umida di pianto,
perché sopra la tua tomba nascano solo
i fiori pronunciati dalla tua bocca:
se le forme del tuo corpo riposano,
la grandezza del tuo spirito sia
un eterno rifiorir di verità e bellezza.
Vagabondo che troppo a lungo
hai errato in solitudine, sei stato
Vagabondo perché cercavi un Uomo che
dal tuo sguardo ha scelto di fuggire,
che Vagabondo, lui, ti ha fatto;
ora per continuare ad essere uomini
deve essere il tuo finire l’inizio
di un pellegrinare. Siano dunque
i fiori del tuo tumulo la meta,
la luce ed il profumo la strada
di chi vuol essere Pellegrino…”
Oggi, sopra la sua tomba (sola
tra folle di indifferenza e bruttura)
un piccolo solo fiore è sbocciato
e con esso la poesia, che ha
da cantare la bellezza
di quel fiore,
ad ascoltarla colui che è giunto e giunge
a questo rifiorire…
AlessandroDe Benedittis
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E’ un soleggiato giorno d’autunno, il
vento flette i sottili fili d’erba che rico-
prono la collina della nostra terra pugliese
arsa da un sole perenne; una donna, i suoi
capelli sconvolti dal vento, sorride all’uomo
che le sta di fronte. Il suo sorriso è leggero,
senza pensieri, semplice e dolce come solo
sulle labbra di una donna innamorata può
sorgere.
Quell’istante di spensierata gioia è tanto
prezioso quanto fugace, tanto intenso e
fragile che se lo porta via il vento in silen-
zio.
Gli esseri umani sperimentano un’infinità
di volte queste piccole morti, un’infinità
di sorrisi che svaniscono, di lacrime che si
asciugano, di baci che finiscono, abbracci
spezzati, treni che partono, dei quali alcuni
ritornano ed altri no, corpi che si separano,
passioni che si consumano e finiscono,
sguardi che s’incontrano e poi si perdono,
forse per sempre.
La fine tocca la nostra esistenza sin dall’ini-
zio; la stessa nascita è una fine, la fine del
calore protettivo della vita intrauterina, di
quel silenzio incosciente in cui cova la vita.
Il tempo sancisce inesorabilmente tutte le
morti della nostra esistenza e, da sempre,
l’uomo consuma con esso una guerra sen-
za fine per riuscire a fermare il suo scorrere
incessante soltanto, almeno per un po’. La
scrittura è stata inventata come una beffa
al tempo, per preservare dalla morte e
dall’oblio gli eventi, la conoscenza, e i pen-
sieri. L’arte tutta si prende beffa del tempo,
lo sfida, è una forma di ribellione violenta
ed incessante contro di esso.
Ma la più prodigiosa delle armi, che gli
uomini hanno costruito per neutralizzare
il tempo, è la macchina fotografica. Essa se
ne serve per generare qualcosa che sfugge
al suo scorrere che uccide, che sfugge alla
fine. La luce impressiona la pellicola crean-
do forme e colori di un istante di vita, una
piccolissima frazione di tempo che agisce
contro il tempo, che smette di scorrere, che
si lascia imprigionare per sempre nell’effi-
gie di un’emozione che non passa, un ab-
braccio che non si spezza, uno sguardo che
non si dimentica, un bacio che non finisce,
un treno che non partirà mai.
Quei sottili fili d’erba resteranno per sem-
pre flessi da un alito di vento cristallizzato,
la luce del sole lascerà per sempre la sua
impronta sulla terra e sulla pelle di quella
donna il cui sorriso innamorato e dolce
non svanirà e i suoi capelli resteranno
per sempre sospesi un po’ in volo, liberi
ed anarchici, il sentimento che si agita in
lei resterà per sempre ad illuminare il suo
sguardo giovane, perché l’uomo che le sta
di fronte la guarda attraverso l’obiettivo
di una macchina fotografica che renderà
eterno qualcosa che sta per morire.
Valeria Tamborra
AnnoIV 03/2011
p.10 pierròt
di energie interne, di vettori emozionali....e
chi più ne ha più ne metta.
Sintesi è anche capacità di distinguere
da che punto di vista sto osservando la
scena senza fare confusione nei piani, ma
operando separatamente da ogni punto di
vista. Emotivo, dell’azione, della messa in
scena, del senso del testo, delle relazioni,
dal punto di vista del pubblico..….
Più volte faccio questa operazione (quindi
più anni di vita teatrale ho) e più facile mi
sarà dipanare le trappole che si incontrano
di volta in volta sul percorso (o si potrebbe
anche dire, da un altro punto di vista, più
comprendo di me stesso gli inganni e le il-
lusioni che mi impediscono una lucidità…
.e così via).
Attenzione, ma tutti questi punti di vista da
dove nascono?
Tutto ciò che è stato scritto, pensato realiz-
zato non nasce forse dalla vita stessa, dalla
realtà stessa? Anche le più lontane fanta-
sticherie e i sogni più estremi non nascono
da un essere che affonda i suoi due piedi
sulla terra? L’opera dell’uomo non è, forse,
che una serie di punti di vista su quell’uni-
co oggetto. Quale oggetto?
Ossia quando vedo cosa vedo prima di
tutto?
La vita, la realtà chiamatela come volete…
da cui nascono tutte le possibili interpre-
tazioni che fanno del mondo un luogo
estremamente vario, piacevole e buffo.
Una realtà che racchiude in sé tutti i punti
di vista e/o che è mistero inesprimibile se
non attraverso altra realtà
Torniamo alla scena.
Posso:
Prima di trovare i diversi punti di vista
osservare quello che accade nella scena,
nella vita di quella scena, la vita;
Oppure come risultato della scoperta di
molti punti di vista potrò finalmente essere
quanto più oggettivo possibile e vedere la
vita di quella scena.
Scelgo e/o sono scelto dalla strada che
preferisco e mi riesce più piacevole (chia-
ramente ce ne sono molte altre).
Una volta che comincio a vedere quello
che c’è (per quanto mi è possibile) allora
posso realmente COSTRUIRE. Mettere pez-
zo dopo pezzo cose concrete, che esistono
e non pezzi di pensieri e punti di vista che
sono volatili come i tempi. Una volta qui....
posso pure fottermene e assemblare (o
ritrovare) tutto come mi pare, come mi fa
stare bene e fa stare bene anche gli altri....
Parole, parole…solo una serie di contrad-
dizioni; la cosa in sé è semplice e diver-
tente… ma si fa così giusto per far due
chiacchiere, la si complica, così per aver
una ragione in più per star assieme, per
separarsi un poco più tardi.
Nessuna delle affermazioni qui pre-
senti intende essere e può essere
assoluta. Leggete così…per piacere…e se
vi stufate non leggete più…
Brevità e sintesi sono indispensabili. La
sintesi la ottengono, tra le altre vie, attra-
verso una lucida visione dell’oggetto in
questione. L’oggetto può essere una sce-
na, un testo, un monologo…..La brevità,
essenzialità, arriverà di conseguenza. La
strada per arrivare all’essenza è costellata
di nebulose. Mano a mano che uno le at-
traversa apprende a distinguerle e a non
rimanervi invischiato la volta successiva.
Insomma la strada si fa più chiara.
La questione è: quando vedo, cosa vedo?
Su cosa pongo l’attenzione? E sono consa-
pevole di star ponendo la mia attenzione
su un oggetto da un punto di vista e non
che ciò che vedo è vero in assoluto.
Famo un esempio che sennò ci si impa-
strocchia. Prendo una scena (oggetto), la
osservo….
Posso vederla sotto l’aspetto delle relazio-
ni, della vita (un aspetto diciamo “realisti-
co”); sotto l’aspetto del suo significato psi-
canalitico, iniziatico, meramente corporeo,
Annika StrøhmSaba Salvemini
03/2011 AnnoIV
pierròt p.11
Dario Aggioli
ricerca di una lingua volgare che rappre-
sentasse un modello per la letteratura di
tutta Italia. È facile, infatti, essere indotti
in equivoco, perché Dante non pensava
ad un’Italia unita e la sua opera così come
il suo pensiero appaiono sfumati, per uti-
lizzare le sue parole, Dante era alla ricerca
di una lingua “illustre, aulica, cardinale e
curiale”. Nemmeno nel cinquecento si è
giunti a stabilire una norma linguistica,
infatti, si sono state posizioni diverse tra
cui troviamo la tendenza arcaicizzante
della lingua di Pietro Bembo, il quale pre-
diligeva la lingua letteraria trecentesca
rappresentata da Petrarca per la lirica e da
Boccaccio per la prosa. Altri proponevano
gli apporti linguistici dotti provenienti
dalla corte, Nicolò Machiavelli invece
nell’opera “Principe” propone il fiorentino
contemporaneo. L’operazione di Manzoni
assume una posizione fondamentale e
lo diventa ancora di più se associata alle
circostanze storiche che fanno da sfondo.
Nell’ottocento ci si interroga sull’esistenza
di un modello linguistico unico per tutta
l’Italia, in particolare nell’edizione del
1840 dei Promessi Sposi Manzoni prende
a modello il fiorentino medio- alto del suo
tempo allontanandosi da una lingua trop-
po arcaica ricca di fronzoli retorici, ne viene
fuori una lingua che riconosciamo come il
nostro italiano. Sicuramente l’operazione
di Manzoni non bastò alla creazione di una
lingua nazionale, perché questa richiedeva
l’utilizzo di altri mezzi, tra questi gli ope-
ratori diretti della cultura, mi riferisco alla
stampa e alla scuola attraverso cui questa
mediazione tra lingua della tradizione let-
teraria e lingua parlata ha avuto diffusione.
Rosita Sciscioli
Si è parlato molto della festa dei 150°
anniversario dell’Unità d’Italia, si sono
ricordati gli aspetti storici della vicenda,
però non si è parlato abbastanza di un
aspetto fondamentale che ha riguardato
la storia del nostro Paese: la lingua italiana.
Stiamo parlando dell’ottocento, quando
Alessandro Manzoni con i Promessi Sposi
ha segnato la storia della linguistica ita-
liana. L’operazione compiuta da Manzoni
è stata ben diversa da quella compiuta
nei tempi passati da Dante, Petrarca e
Boccaccio: l’autore ottocentesco ha spo-
stato il piano della disputa da un ambito
strettamente letterario ad un piano so-
ciale e civico. L’esigenza delle tre corone
della letteratura italiana era più legata alla
ricerca di una lingua all’altezza del latino:
Dante col De Vulgari Eloquentia si poneva
come il primo intellettuale interessato alla
che è contemporaneo?
Il contemporaneo si riferisce all’artista o al
pubblico o a tutti e due?
Cosa grido se nessuno mi sente?
Perché grido in una lingua che nessuno
comprende?
Se molti non mi capiscono, perché grido
per pochi?
Perché chi mi capisce mi sgrida per come
ho gridato e non pensa che molti non
mi comprenderebbero anche se sussurras-
si?
Dobbiamo trovare una nuova lingua o la
lingua che ora tutti parlano?
Mi capisci se parlo un’altra lingua?
Tu me comprends si je parle une autre
langue ?
Se parlo oggi, tu che nascerai tra quattro-
cento anni, mi potrai capire?
Perché mi dovrebbe ascoltare chi non mi
comprende?
Perché fugge chi mi sente urlare e non
capisce ne cosa dico e ne perché lo faccio?
Perché il pubblico non viene a teatro?
Perché io non parlo per il pubblico?
Perché parlo la mia lingua ad un pubblico
che ne parla un’altra?
Cosa è il teatro di ricerca?
Cosa è il teatro alternativo?
A cosa è alternativo il teatro?
A cosa è alternativo il teatro alternativo?
Chi fa arte ricerca?
Chi fa arte deve ricercare?
Cosa è nuovo?
Cosa è contemporaneo?
La ricerca che cerca? Ciò che è nuovo? Ciò
AnnoIV 03/2011
p.12 pierròt
Facile pensare.
Potrebbe tornare un capitalismo fon-
diario voluto da un sistema che vuole ac-
caparrarsi l’unico bene investibile: la terra?
Se la maggior parte della classe egemone
di oggi è legata al mercato immobiliare e
all’edilizia, la tendenza potrebbe essere
quella di scendere dai grattacieli per torna-
re alla terra brulla. La stessa classe egemo-
ne potrebbe acquistare a poco prezzo le
terre dei piccoli proprietari ignari di quan-
to accade. E voi venderete, perché non solo
vi mancherà il fiuto per gli affari ma sarete
oggettivamente costretti ad optare per
questa soluzione spinti dalla mancanza
di oggettiva convenienza rispetto al man-
tenimento della proprietà e rispetto alla
bassa redditività. Avrete bisogno di denaro
per sopravvivere e la prima cosa di cui vi
priverete è del “bene inutile”: la terra. Se
non l’avete già fatto, lo farete, perché l’edu-
cazione e il sistema in cui siete cresciuti
ha prospettato come “bene egemone”: la
proprietà immobiliare.
Che se ne farà la plutocrazia della terra?
Facile pensarlo.
Oggi gli investimenti verso le fonti di ener-
gia alternative inducono a pensare che si
ritornerà al latifondo. Il latifondo servirà
per produrre energia e venderla, l’energia
sarà il bene più vendibile del futuro. Serve
terra per realizzare un parco fotovoltai-
co o eolico. E se si scoprisse la coltura di
qualche vegetale combustibile? Quanta
terrà occorrerà per coltivarlo e renderlo
redditizio? Tra i potenziali investitori ci
potrebbero essere i ricchi “forestieri” che
si muoveranno alla conquista della nostra
terra, diventando una colonia di qualcuno.
La Puglia ha distese pianeggianti (Tavolie-
re) o semipianeggianti (Murgia) ottime per
le installazioni; il sole e il vento sono nostri
alleati.
Facile pensare.
Oggi le risorse economiche sono principal-
mente nella disponibilità di una generazio-
ne arricchita. Che fine farà questa ricchez-
za? E’ patrimonio che passerà di padre in
figlio? I figli dei figli potranno ereditare dai
padri? I padri ricchi hanno sempre più la
certezza che ciò che è loro è loro. L’eredità
che hanno ricevuto l’hanno considerata
poca cosa rispetto a quanto sono riusciti
ad avere. Sono loro l’inizio e non la conti-
nuazione. Sono convinti di avere un potere
sulla povera gioventù che ha da dare solo
una risorsa: la forza fisica (uomo nerboru-
to). Non è un problema generazionale ma
di distribuzione delle risorse.
Facile pensare.
I padri diventeranno anziani e il pensiero
della morte e della malattia li affliggerà,
dovranno cancellarlo con lo strumento che
sino ad ora ha risolto i problemi: il denaro.
La fabbrica dei morituri diventerà proficua.
I padri possidenti si affideranno alle farao-
niche strutture assistenziali. I gerontocomi
si moltiplicheranno assorbendo ricchezze
gerontee.
Facile pensare che una ulteriore solu-
zione in favore della ricca generazione
potrebbe essere una sciagurata guerra
Francesco Martinelli
03/2011 AnnoIV
pierròt p.13
extraterritoriale, una guerra lontana dalla
propria casa (per chi ce l’ha!), soluzione
che potrebbe dare occupazione a molti
giovani e riavviare la vecchia economia
bellica.
Facile pensare che la gerontocrazia che
potrebbe decidere per la guerra, non ci
va in guerra! L’energia, l’anziano, la guerra
possono interessare a chi ha come unico
obiettivo l’accumulare ricchezze e potere.
Facile pensare che occorre seguire la via
della diffusa solidarietà sociale, credere
fermamente nella comunità. Scardinare il
patronato a favore di un vivere solidale. Se
due di noi minacciano di togliersi la vita sa-
lendo sul piano più alto del “palazzo della
rappresentanza pubblica”, sta a noi capirli,
è nostro dovere e diritto. Non è questo il
tempo del disprezzo, dell’indifferenza,
questo è il tempo di capire. Non affidiamo
i “mostri” alle capacità di “esorcismo” di un
individuo che rivendica il potere di risolu-
zione. Risolviamo insieme i problemi, da
comunità sana e vitale. Non due orecchie
devono ascoltare, non uno deve decidere
ma tutti. Riconosciamo senza riserve al
rappresentante la solo responsabilità di
rappresentare. Se perdiamo la volontà di
essere solidali perderemo la libertà.
E’ facile pensare che la sensazione di essere
autosufficienti affidandosi a qualcuno è
logicamente sbagliata. La comunità deve
essere l’organismo vitale in cui gli uomi-
ni si incontrano e trovano le risorse per
crescere. La comunità deve riconoscersi
nel confronto interno ed esterno e deve
saldarsi secondo principi di solidarietà.
Occorre distruggere tutto il sistema che si
consolida sempre di più intorno alla figura
del potente, di colui che ha il potere di di-
struggerti.
Facile pensare che la dipendenza ad un
potente è meno rischiosa della dipenden-
za ad una comunità. La dipendenza ad una
comunità non è da intendersi come suddi-
tanza ma come circostanza irrinunciabile
per attuare il buon vivere sociale. La comu-
nità è la negazione dell’autosufficienza se
pur ne è principio fondante.
Quale rivoluzione volete? La rivoluzione
animata da rabbia verso altri esseri umani?
Gli uomini di pace e di ragione devono
continuare ad essere calpestati e perire
per la storia? Fermatevi, altrimenti doma-
ni non ci saranno uomini ma esseri privi
delle conquiste evolutive; né selvaggi, né
barbari ma solo primitivi. Il bambino che
sparisce sotto la coperta ha paura, o gioca
ad avere paura? Basta scoprirlo per capirlo.
Che ne farà delle proprie paure non è facile
pensare.
Se alcuni pensieri sono facili da pensare
non sono altrettanto facili da comunicare
e renderli comprensibili.
“Non bisogna aspettarsi che i re filosofeg-
gino o che i filosofi divengano re, e non c’è
neppure da desiderarlo, perché l’esercizio
del potere corrompe inevitabilmente il
libero giudizio della ragione. Ma che re o
popoli sovrani non facciano scomparire o
tacere la classe dei filosofi, e li lascino pub-
blicamente parlare, è indispensabile a en-
trambi per essere illuminati sui loro affari.”
( “Per la pace perpetua” di Immanuel Kant)
AnnoIV 03/2011
p.14 pierròt
si separano, divergendo, una verso l’alto e
l’altra (la curva di intensità) verso il basso,
a simboleggiare l’allontanamento dall’og-
getto ambito. Freud, che ha conosciuto
ed apprezzato la teoria di Darwin, vede
nelle emozioni, la ripetizione di esperienze
ancestrali traumatizzanti. Per dimostrare
questa rispondenza di emozioni e tratti
prosodici, indipendentemente dal signifi-
cato delle parole, Fonàgy esamina le rea-
zioni del corpo e della voce in un accesso
di rabbia in francese, in ungherese ed in
inglese. La differenza tra le lingue ( per
quelle di ceppo neo-latino anche nell’ac-
centuazione: accento tonico che cade
prevalentemente sull’ultima sillaba per la
lingua francese, sulla prima per l’unghere-
se) non prescinde da alcuni tratti comuni: il
modo di parlare è rapido, il ritmo staccato,
gli accenti violenti, la linea melodica rigida
con bruschi salti di intervalli (di quarta o
di quinta) che creano una linea melodica
parallela altrettanto rigida che quella di
base. Nella collera i muscoli espiratori sono
in tensione, come del resto l’epiglottide e il
faringe, tutto il corpo (non solo la lingua e
la mandibola) è contratto, pronto a scatta-
re. Al contrario la tenerezza predispone il
corpo ad una rilassatezza degli arti e delle
cavità fonatorie ed articolatorie, la curva
melodica si ammorbidisce, l’emissione del-
la voce è senza sforzo. Si nota dunque un
perfetto parallelismo tra movimenti artico-
latori reali e movimenti melodici virtuali. In
laboratorio, con l’aiuto di un sintetizzatore
Moog è stato provato che, per passare da
un tipo di vocalità rabbioso ad uno tene-
ro, era sufficiente ammorbidire le curve di
intonazione.
Musica della parola o musica nella
parola?
Nel corso del mio insegnamento mi è capi-
tato di notare che allievi che avessero avu-
to esperienze motorie (soprattutto ginna-
stica artistica o danza) avessero più facilità,
oltre che di coordinazione, di riconosci-
mento melodico. Anche il loro comunicare
verbale era più vario, come se l’esperienza
corporea avesse stimolato una proprio-
cezione a livello vocale. La voce quindi è
legata al movimento. A questo proposito
vorrei citare un saggio di Fonàgy, appunto
dal titolo: Musica nella parola. Egli parte da
un’interessante premessa: tra i tratti proso-
dici, quello dell’altezza, (che corrisponde
alla melodia in musica) viene esperito sot-
to forma di movimento spaziale. Come si
compie questa metamorfosi che trasforma
i cambiamenti di frequenza in movimenti
spaziali? Si spiega dai cambiamenti che
la glottide assume a seconda dell’altezza
dell’intonazione: i movimenti interni della
glottide riflettono movimenti immaginari
del corpo. La glottide appare come il tota-
lizzatore dei movimenti del corpo intero. In
una prima fase, i movimenti corporali sono
ridotti alle dimensioni della glottide e delle
cavità faringo-boccali per riapparire in una
seconda fase sotto forma di larghi movi-
menti virtuali udibili. Questa teoria è molto
interessante perché ci dimostra come la
voce sia legata alla musica e al movimento.
“La musica del linguaggio” è un saggio suddiviso in tre pubblicazioni che troverete su Pierrot rispettivamente suddivise in tre numeri. Questa è la seconda pubblicazione dal titolo “La lingua delle emozioni”.
R. Plutchik individuava otto emozioni
primarie: paura, sorpresa, tristezza,
disgusto, rabbia, aspettativa, gioia, accet-
tazione e li spiegava in base ad una sorta
di linguaggio comportamentale, comune
alla specie umana e ad alcuni esseri viventi
superiori, che si esprime a livello mimico-
espressivo gestuale, posturale e vocale.
Le emozioni dunque intervengono nella
prosodia e rivestono di musica il linguag-
gio. Le emozioni dunque hanno un riflesso
sulla voce. Da sempre l’uomo ha consi-
derato le emozioni imponderabili ed ine-
sprimibili: Ippocrate riteneva fossero delle
anomalie fisiche non ben identificate; Kant
un riflesso di malattie mentali; bisognerà
aspettare fino a metà dell’Ottocento quan-
do C. Darwin e Spencer ritrovarono nelle
espressioni dello stato d’animo umano una
eco di azioni primordiali: nella rabbia, la
preparazione al combattimento ed il com-
battimento stesso, che predispongono il
corpo a tutta una serie di movimenti ed
azioni pronte alla lotta; nel desiderio trat-
tenuto un atteggiamento contraddittorio,
manifestato da una tensione verso l’og-
getto, espresso dalla crescente intensità
e dall’elevazione della linea melodica, che
Lucia Lazzeri
03/2011 AnnoIV
pierròt p.15
comprendere a fondo se stesso, la propria
vocazione e la propria missione.
> Non tutti sono chiamati ad essere artisti
nel senso specifico del termine. Secondo
l’espressione della Genesi, tuttavia, ad ogni
uomo è affidato il compito di essere artefi-
ce della propria vita: in un certo senso, egli
deve farne un’opera d’arte, un capolavoro.
> L’artista è capace di produrre oggetti, ma
ciò, di per sé, non dice ancora nulla delle
sue disposizioni morali. Qui, infatti, non si
tratta di plasmare se stesso, di formare la
propria personalità, ma soltanto di mettere
a frutto capacità operative, dando forma
estetica alle idee concepite con la mente.
Importante è la connessione tra la morale
e l’artista. Si condizionano reciprocamente
in modo profondo. Nel modellare un’ope-
ra, l’artista esprime di fatto se stesso a tal
punto che la sua produzione costituisce un
riflesso singolare del suo essere, di ciò che
egli è e di come lo è. L’artista, infatti, quan-
do plasma un capolavoro, non soltanto
chiama in vita la sua opera, ma per mezzo
di essa, in un certo modo, svela anche la
propria personalità. Nell’arte egli trova
una dimensione nuova e uno straordinario
canale d’espressione per la sua crescita
spirituale. Attraverso le opere realizzate,
l’artista parla e comunica con gli altri. La
storia dell’arte, perciò, non è soltanto storia
di opere, ma anche di uomini.
> Chi avverte in sé questa sorta di scintil-
la divina che è la vocazione artistica – di
poeta, di scrittore, di pittore, di scultore,
di architetto, di musicista, di attore…-
avverte al tempo stesso l’obbligo di non
sprecare questo talento, ma di svilupparlo,
per metterlo a servizio del prossimo e di
tutta l’umanità.
> Un artista sa di dover operare senza
lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fa-
tua e dalla smania di una facile popolarità,
ed ancor meno dal calcolo di un possibile
profitto personale. C’è dunque un’etica,
anzi una “spiritualità” del servizio artistico,
che a suo modo contribuisce alla vita e alla
rinascita di un popolo.
> L’arte continua a costruire una sorta di
ponte gettato verso l’esperienza religiosa.
In quanto ricerca del bello, frutto di un’im-
maginazione che va al di là del quotidiano,
essa è, per sua natura, una sorta di appello
al Mistero. Persino quando scruta le pro-
fondità più oscure dell’anima o gli aspetti
più sconvolgenti del male, l’artista si fa in
qualche modo voce dell’universale attesa
di redenzione.
Alcuni passi dalla LETTERA DEL PAPA
GIOVANNI PAOLO II AGLI ARTISTI.
(4 Aprile 1999).
A quanti con appassionata dedizione
cercano nuove “epifanie” della bellezza
per farne dono al mondo nella creazione
artistica.
> Nessuno meglio di voi artisti, geniali co-
struttori di bellezza, può intuire qualcosa
del pathos con cui Dio, all’alba della crea-
zione, guardò all’opera delle sue mani.
> Nella creazione artistica l’uomo si rivela
più che mai immagine di Dio, e realizza
questo compito prima di tutto plasmando
la stupenda “materia” della propria uma-
nità e poi anche esercitando un dominio
creativo sull’universo che lo circonda.
> L’artista, quanto più consapevole del suo
dono, tanto più è spinto a guardare a se
stesso e all’intero creato con occhi capaci
di contemplare e ringraziare, elevando a
Dio il suo inno di lode. Solo così egli può
Alcuni passi...
AnnoIV 03/2011
p.16 pierròt
Hanno comunicato con entusiasmo la
loro adesione: l’Istituto Tecnico Com-
merciale “Tannoia” di Corato, il Liceo
Scienze Umane e Linguistico “Fiore” di
Terlizzi, il Liceo Scientifico “Tedone” di
Ruvo di Puglia, il Liceo Scientifico “Nuz-
zi” di Andria. Riportiamo alcune consi-
derazioni espresse nelle lettere inviate
in risposta alla comunicazione.
L’adesione alla Rassegna viene supportata
da un giudizio estremamente positivo che il
Liceo esprime sull’iniziativa: avendo parteci-
pato già a precedenti edizioni, infatti, è stata
molto apprezzata, oltre alla competenza
ed efficienza organizzativa, la motivazione
educativa e culturale della manifestazione
che, superando la consueta logica del con-
corso e delle classifiche, punta soprattutto
sul presentare i percorsi formativi, realizzati
in forma teatrale, delle varie scuole del terri-
torio.
Il docente referente prof. Michele Palumbo(dirigente scolastico: prof Michelangelo Filannino)
Credo che sia un vanto per il Comune di
Corato l’aver avviato una esperienza qualifi-
cante che ha stimolato ragazzi e giovani ad
assumere le vesti di attori i cui frutti si sono
riscontrati anche nella crescita professionale
del settore, fino ad altissimi livelli. L’invito che
mi sento di proporre è quello di investire ade-
guatamente in questa Rassegna, proprio in
coincidenza dell’anniversario della undicesi-
ma edizione, garantendo sia una adeguata
visibilità della stessa, sia assicurando una
comprovata direzione artistica che rappre-
senta, in ogni manifestazione teatrale, il
valore aggiunto dell’iniziativa. Nella nostra
esperienza di partecipazione a tante rasse-
gne abbiamo potuto confermare il convin-
cimento che dove c’è una direzione artistica
ed una organizzazione di alto livello, che
fungono da supporto estetico e tecnico per
la buona riuscita degli spettacoli, i risultati di
pubblico e di indotto commerciale, come an-
che visibilità territoriale, sono stati eccellenti.
Il dirigente scolastico prof. Biagio Pellegrini
La corrispondenza
Il maestro Francesco Martinelli ha cura-
to la direzione artistica e organizzativa
per dieci anni della Rassegna di Teatro
Studentesco “Città del Dolmen” di Co-
rato. Procedendo all’organizzazione
dell’undicesima edizione ha inviato una
comunicazione ai Dirigenti Scolastici di
alcune Scuole Secondarie di Secondo
Grado.
Egr. Preside,
sono lieto di invitare la Sua Scuola ad ade-
rire alla 11° Rassegna di Teatro Studentesco
“Città del Dolmen” del Comune di Corato
che si svolgerà presumibilmente dal 23 al 28
Maggio. L’adesione formale mi consentirà di
colloquiare con l’Amministrazione comunale
prevedendo i costi di gestione e la forma or-
ganizzativa più consona alle esigenze delle
Scuole che intendono partecipare. In seguito
alle risposte fornite dagli Enti patrocinanti
e finanziatori, sarò in grado di procedere, in
collaborazione con le Scuole aderenti, alla
presentazione ufficiale del Programma.
Confidando in una proficua collaborazione,
invio cordiali saluti.
la Bacheca
Link utili, corsi, spettacoli, concerti, mostre ed eventi di particolare interesse selezionati per voi.Articoli, recensioni, servizi fotografici, video e i numeri precedenti di “Pierròt “ da leggere direttamente sul vostro PC.
O.E.T. SCUOLE (Osservatorio Educazione Teatrale nelle Scuole)
http://pierrotweb.wordpress.com il blog di Pierròt
PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALEEsibizioni teatrali e attività rivolte alle Scuole Primarie e Secondarie di Secondo Grado, studiate dal Teatro delle Molliche per sensibilizzare i bambini e i ragazzi alle tematiche ambientali rappresentati presso il Parco Naturale Selva Reale di Ruvo di Puglia.Per informazioni e adesioni contattare 080.8971001
PROGETTI
LABORATORILaboratorio teatrale per bambini da 6 a 10 anni condotto da Mariangela Graziano presso la libreria Diderot di Andria.Per informazioni e adesioni contattare il 0883.550932
Progetti di formazione ed educazione teatrale svolti da esperti del Teatro delle Molliche presso le Scuole Pubbliche.Scuola Primaria “Fornelli” di Corato - POF “Laboratorio teatrale”Scuola Primaria “Tattoli” di Corato - PONScuola Secondaria di 1° grado “Fieramosca” di Barletta - PON “Teatrando”Scuola Secondaria di 1° grado “Vaccina” di Andria - PON “Teatro...che passione”Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” di Corato - POF “Laboratorio teatrale” e PON “Il viaggio continua, treatro in lingua”Liceo Scienze Umane e Linguistico “Fiore” di Terlizzi - PON “Teatrando”
Gli allievi dell’Istituto Tecnico “Tannoia” di Corato che hanno seguito il Laboratorio teatrale sono stati selezionati per partecipare:I° Festival Voci del Mediterraneo di BisceglieXIII° Festival Pulcinellamente di Caserta
Spettacoli teatrali per le Scuole Primarie:
“L’Usignolo e la rosa” da O. Wildecon Alessandra Mazzilli, Alessandra Sciancalepore,Mariangela Graziano, Antonio Marzolla, Roberto PorcelliTesto e Regia: Francesco Martinelli
“Il pescatore e la sua anima” da O. Wildecon Mariangela Graziano, Roberto PorcelliTesto e Regia: Francesco Martinelli
PROGETTO SCUOLA TEATRO
Spettacoli per le Scuole Secondarie di Secondo Grado:
“L’imbecille” di Pirandello e “Dolore sotto chiave” di De Filippocon Alessandra Mazzilli, Alessia Vangi, Mariangela Graziano,Francesco Martinelli, Roberto PorcelliRegia: Francesco Martinelli
Per informazioni e prenotazioni contattare il 3384234106
SEMINARI DI STORIA DEL TEATRONel mese di Marzo e Aprile la Scuola delle Arti della Comunicazione ha programmato quattro seminari di studio di autori, opere e regie riservati agli allievi: 5 e 6 marzo - DAL TEATRO DELL’ASSURDO AL TEARO DELL’IMMAGINE a cura di Franco Vangi;20 marzo - TEATRO NAPOLETANO DEL ‘800 E ‘900, IL CARATTERE DEL NOME a cura di Carmen de Pinto e Francesco Sguera;26 e 27 marzo - MEDEA DI EURIPIDE a cura di Saba Salvemini e Annika Strohm;2 e 3 aprile - VITA DI GALILEO DI BRECHT a cura di Rolando Macrini.
Diderot Via Lorenzo Bonomo, 27 - AndriaGuglielmi Via G. Bovio, 76 - AndriaOompa Loompa Via Cardinale Dell'Olio, 18 - BisceglieAmbarabacicicocò Via Monte Di Pietà, 55 - CoratoIl Ghigno Via Salepico, 47 - Molfetta
Ritira la copia di Pierròt nelle seguenti librerie:
L'Agorà Corso Cavour, 46 - Ruvo di PugliaLe città invisibili Largo La Ginestra, 14 - TerlizziLa Maria del Porto Via Statuti Marittimi, 42 - TraniMiranfù Via G.Bovio, 135 - Trani