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Pierròt. Marzo 2011

Date post: 13-Mar-2016
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La rivista d'arte e cultura. Il blog su http://pierrotweb.wordpress.com
20
03/2011 - AnnoIV paroleimmaginiemozionirealtàraccontiosservazionitesti
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03/2011 - AnnoIVparoleimmaginiemozionirealtàraccontiosservazionitesti

Il contenuto degli articoli riflette esclusivamente

il pensiero dell’Autore e non è necessariamente

condiviso dalla redazione di Pierròt. L'unico

responsabile è l’Autore che ha fornito i materiali, i

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Qualora il lettore riscontri errori o inesattezze è

pregato di rivolgersi a [email protected] che si

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riservati. Può essere pubblicato altrove, non per

usi commerciali, dandoci preavviso e comunque

citandone sempre la fonte.

Anno IV - Marzo 2011.Chiuso in redazione il 19 marzo 2011.

Chi volesse inviare articoli, foto, materiale,dare suggerimenti o semplicemente contattarci,può farlo scrivendo a:Pierròtc/o Teatro delle MollicheVia Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba)o inviando una e-mail a [email protected].

http://pierrotweb.wordpress.com

Francesco Martinelli p. 12Abbandonati gli studi di Giurisprudenza decide di vocarsi all’arte. Dirige la Scuola delle Arti della Comuni-cazione ed è attore e regista del Teatro delle Molliche. Si è diplomato attore e specializzato in regia lirica. Ha scritto numerosi testi teatrali tutti rappresentati. Da 12 anni si dedica alla pedagogia teatrale nelle Scuole. E’ maestro perché ha fede.

La corrispondenza p. 16

Lucia Lazzeri p. 14Musicronista o musicista cronica, pianista e cantante, di teatro simpatizzante, curiosa e stravagante. Pre-caria insegnante ed artista errante.. E’ diplomata in Pianoforte, Canto, Didattica generale e del Pianoforte, laureata in Pianoforte indirizzo maestro di sala e palcoscenico e Canto ramo concertistico. Ha vinto nume-rosi concorsi internazionali e nazionali ed eseguito in I assoluta brani inediti in Italia e all’estero. Collabora con Lucio Dosso con il quale si è costituita in duo Canto e Chitarra. Affianca all’attività concertistica quella didattica, insegnando canto e pianoforte nelle scuole di Carrara, Massa e La Spezia.

Alessandro De Benedittis p. 06Allievo attore della “Scuola delle Arti della Comunicazione”. Dopo aver conseguito la maturità classica è studente di Lingue e Letterature straniere presso l’università di Bari. Si dedica all’arte non per ambizione o per noia, ma perché crede che solo quando ama, l’uomo possa aspirare alla bellezza.

Michele Pinto p. 05Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarte-rapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica.

Gruppo Operativo

Alessandro De Benedittis, Danilo MacinaFrancesco Martinelli, Alessandra Mazzilli,Rosita Sciscioli

Graziani Arti Grafiche S.r.l.S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba)www.graziani.it

Stampa digitale a cura di:

In copertina:

Alessandra Mazzilli p. 02Diplomata presso la Scuola delle Arti della Comunicazione e studentessa di lingue e letteratura straniera. Curiosa osservatrice e appassionata di arte, si è talvolta messa alla prova anche nella musica e nella pittura. Ha provato a meglio definirsi ma in fin dei conti si è rivelata un’incognita anche per se stessa. E in fondo le piace così.

Dario Aggioli p. 11Nato a Roma il 19 dicembre 1977, è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo. Allievo di Cathy Marchand, Enrique Vargas e Claudio De Maglio. Assistente in Italia e allievo di Jean-Paul Denizon, attore e aiuto-regista storico di Peter Brook. Dal 2000 è autore e regista del Teatro Forsennato che basa il proprio lavoro sull’improvvisazione su canovaccio.  Ha ricevuto il “Premio Carola Fornasini per il Percorso Formativo” per il Laboratorio Teatrale Integrato presso l’Istituto D’arte Roma 2. Per le Edizioni Ubusettete, ha pubblica-to il libro di estetica teatrale Autore chi guarda - 500 domande sul teatro.

2050: Madre Terra?Danilo Macina

Rosita Sciscioli p. 11Studentessa di Lettere, curriculum “Editoria e Giornalismo” presso l’Università degli Studi di Bari. Ha seguito i laboratori teatrali dell’Istituto Tecnico Commerciale Tannoia di Corato, ha partecipato a Rassegne teatrali studentesche ed ora è membro dell’associazione teatrale studentesca “La Compagnia del Canovaccio”.

Annika Strøhm p. 10Attrice e regista norvegese. Vive e lavora in Italia da 9 anni. Si è diplomata alla Nordic Theatre Academy del Prof. Jurij Alschitz e con lui ha lavorato in diversi spettacoliTra gli altri ha studiato/lavorato con J.P. Dénizon, A. Milenin, G. Borgia, G. Sneltvedt, T. Ludovico. Nel 2007 ha fondato l’associazione culturale Areté Ensemble insieme a Saba Salvemini.

Christofer James Shelton p. 02Nato e vissuto a Phoenix in Arizona, ha una grande fede religiosa; capo storico del Ringside Boxing Show e scrittore e ricercatore nel genere del cyber boxing.

Progetto grafico ed impaginazione

Danilo Macina

Alessia Vangi p. 01Laureata in lettere presso l’Università degli studi di Bari, curriculum “Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea”. Diplomata presso la “Scuola delle Arti della Comunicazione” in qualità di attrice. Aspirazioni: fare del teatro il mio mestiere in qualunque forma o manifestazione: “ESSERCI”.

Valeria Ines Valentina Tamborra p. 07Allieva attrice della Scuola delle Arti della Comunicazione. Completati gli studi classici, è laureanda in Psicologia presso l’Università degli Studi di Bari. Appassionata di fotografia e grafica ha realizzato diverse mostre in cui, attraverso i propri lavori ha espresso fortemente la sua concezione programmatica di arte come atto intellettuale e concettuale che poco ha a che vedere con la spontaneità selvatica. Ogni sua produzione creativa nasce dall’intento di sperimentare le linee di confine le zone d’ombra della condizione umana in ogni sua estrema forma.

Carmen de Pinto e Francesco Sguera p. 0425 anni l’una e 26 l’altro, condividono dal 2005 le loro esperienze di vita, arte e lavoro.Laureatisi entrambi in Lingua e Letteratura italiana presso l’università di Pisa con due tesi sull’onomastica letteraria del teatro napoletano dell’Ottocento.Attori di teatro napoletano, teatro popolare e teatro per bambini sono spesso autori e registi delle opere che interpretano. Con PiCoTeMò (Piccola Compagnia del Teatro Mobile) collaborano con Miranfù, Libreria per Giovani Lettori di Trani e con l’associazione di educatori Alipes di Pisa.Curiosi e sperimentatori per natura, si sono recentemente avvicinati alle tecniche del video partecipativo e alla didattica dell’italiano L2 attraverso la narrazione e metodologie ludiche e multimediali.

Alcuni passi... p. 15

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pierròt p.01

dimenticato quel luogo: un patrimonio

inestimabile di umanità. Teatro e colletti-

vità potevano diventare un’unica e impor-

tante realtà di fatto se solo si avesse avuto

più cura di un bene concesso da un uomo

politico in un momento di crisi. Ricordate?

Quel Patroni Griffi che dopo un’atroce epi-

demia di colera pensò bene di investire le

risorse per garantire momenti di svago alla

cittadinanza duramente provata da quella

tragedia.

Tattica politica? Direi anche strategia vin-

cente e sguardo profondo sul presente

come sul futuro.

La politica che ha permesso l’oblio di una

città ha pensato poco alla posterità o ha

pensato poco in generale. Il disinteresse

della politica ha come diretta conseguenza

il disinteresse del cittadino. Ecco che ine-

vitabilmente scatta quel sentimento che

viene definito ‘antipolitica’.

La politica poi ha un potere tale da poter

strumentalizzare un teatro chiuso 20 anni.

Ha la possibilità di accaparrarsi quel bene,

modificarlo dal profondo e ucciderlo nella

sua più intima essenza.

Ripassare adesso vicino al Teatro comunale

di Corato ha un altro sapore. La struttura

restaurata ha un altro aspetto da quello

che io ho potuto vedere in immagini in

bianco e nero. Cosa esiste adesso? Che tipi

di sogni potranno materializzarsi lì dentro?

Osservo una cittadinanza che guarda al

‘suo’ teatro in modo curioso e strano. Noto

una gran folla di gente che desidera porre

al centro di quel palco restaurato un divo

dei nostri tempi. Mi chiedo se sia effettiva-

mente questa la funzione pensata dal suo

creatore e se sia questa la necessità prima-

ria della collettività.

Di certo l’assenza di una struttura specifica

come il teatro non ha significato l’assenza

del teatro. A Corato l’esistenza di resistenti

comunità spinte da intenti comuni ha

avvicinato la gente all’arte. E’ il caso della

realtà dalla quale proviene questo giornale

ad esempio.

Con un po’ di timore per quello che sarà

aspetto da tempo l’inaugurazione del

nuovo Teatro comunale e con vivace curio-

sità e sofferta partecipazione constaterò la

sorte che lo attende.

Alessia Vangi

Il 1987 è il mio anno di nascita. Ho quindi

23 anni. Nel 1985 il teatro comunale di

Corato è stato chiuso. Posso dire di essere

nata in una città senza Teatro. Forse per

essere più precisi è necessario parlare di

un teatro che esisteva, prima del fatidico

1985, e che godeva anche di una certa ri-

sonanza in Italia Meridionale. Badate bene

ho scritto Italia Meridionale. Corato, una

città della provincia di Bari come tante,

avrebbe ospitato all’interno del suo ele-

gante teatro nomi rilevanti dell’ambiente

dello spettacolo. Ebbene sì.

Cosa resta di quella folla, di quel profumo

di attrici, di quegli inventari della sceno-

grafia dell’epoca resta un mistero ed è dato

saperlo alla mia fantasia. Spesso passando-

ci davanti ho immaginato la curiosità degli

spettatori, i vestiti delle dive e i costumi

di scena degli attori. Ho dovuto creare un

mondo fittizio ugualmente affascinante

per sopperire ad una mancanza ingom-

brante.

E’come se ti fosse sempre mancata una

‘radice’. L’assenza indisturbata di questa ra-

dice ha pesato sulla Comunità. Per un lun-

ghissimo periodo Corato ha volutamente

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MORRISON: It does. That is some nasty shit.

I never felt sick until I started taking that

shit.

ME: What is your current weight?

MORRISON: Right now I weigh 222 pounds.

ME: That was your prime fighting weight.

MORRISON: That’s right. And I feel healthy

and I’m in great shape.

ME: What did you want to tell me about

HIV and false-positive results?

MORRISON: That it happens all the time.

I am in a documentary called House of

Numbers and that’s what it is all about.

Many people have been falsely diagnosed

as positive.

ME: What else did you want people to know

about HIV based on your perspective?

MORRISON: That it’s all a goddamned con-

spiracy and lie. HIV has never killed anybo-

dy, and that’s what people need to know.

You can be exposed 100,000 times to HIV

and not be infected.

ME: Why did you believe that the initial

HIV-positive diagnosis was accurate?

MORRISON: Well, it is no secret. I’ve told

lots of people. It’s because of needles. I’ve

admitted before that I used them to inject

steroids.

ME: If a boxer were to be diagnosed as

HIV-positive, should they be banned from

fighting professionally?

MORRISON: No. I don’t think an HIV-positi-

ve boxer should be banned from the ring.

All you are doing is being exposed to anti-

bodies. Nobody is going to die because

they are exposed to anti-bodies. We are

all exposed to HIV every day only nobody

knows it because they don’t become ill.

The scientific research is primitive and still

in its infancy. Truth and scientific facts are

what the public deserves and I’m not sure

they are always getting the truth.

ME: So I could have been HIV-positive or

the person reading this, but we never knew

it because our bodies cured it without our

feeling ill?

MORRISON: Yes. That’s what I am saying.

ME: I only want to clarify. So your refusal

to take another test is because you believe

Las Vegas has treated you unfairly or be-

cause you do not believe in the scientific

accuracy or the American scientific inter-

pretation of blood results?

MORRISON: I’ll take another test. I just

won’t do it for Vegas. They lost the results

of the last one. The one that supposedly

condemns me. I have asked to see the

results and they won’t show them to me.

I’ll take another test and it will come out

negative. I just won’t do it for them.

Françoise Barré-Sinoussi was the scientist

that discovered the HIV virus strain. She was

awarded the Nobel Prize, along with her

boss, Luc Antoine Montagnier, for an accom-

plishment that has saved millions of lives.

Barré-Sinoussi calls her 1983 HIV virus strain

discovery, “A good thing,” as she believes it

will continue to assist with detecting cancer

or lupus or many other immune related dise-

ases. She currently works at Institut Pasteur

(Paris). Their world leadership in this scien-

tific field would likely be the most accurate

source for information regarding this subject

matter. Thus far, Institut Pasteur has not pu-

blished an opinion regarding HIV & pugilism.

Christofer J. SheltonAlessandra Mazzilli

Tommy Morrison gained worldwide

fame as the nemesis of Sylvester

Stallone in “Rocky V”. He is a former hea-

vyweight champion that was diagnosed

HIV-positive. Morrison, aged 42, disputes

those results and the accuracy of American

science.

ME: Why do many people not believe your

initial HIV-positive test result was inaccura-

te?

MORRISON: Because I didn’t run to Las

Vegas and take the test again when they

wanted. Fuck Vegas! There’s a lot of politics

going on, and that’s what people don’t

understand. Yeah, I could take the HIV test

again, and it will come out negative, but

why should I jump because Vegas tells me

to jump?

ME: Do you take any sort of HIV medication

today?

MORRISON: No, no, no. I took that AZT shit

when I was in prison. All it did was make

me sick. I was throwing up all the time. I

had diarrhea so I was going to the can and

up and down all night long.

ME: You felt the medication was only ma-

king you sicker?

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pierròt p.03

VERSIONE IN ITALIANO

Tommy Morrison si è guadagnato fama

mondiale come la nemesi di Sylvester Stal-

lone in Rocky V . è un ex campione di pesi

massimi che è stato riconosciuto come HIV

positivo. Morrison, a quarantadue anni,

mette in discussione quei risultati e l’accu-

ratezza della scienza americana.

IO: perché molti non credono che il risul-

tato iniziale che dimostra che tu sei HIV

positivo sia inaccurato?

MORRISON: Perché non corsi a Las Vegas a

rifare il test quando volevano loro. Fancu-

lo Las Vegas! C’è una politica bella grossa

dietro, è questo che la gente non capisce.

Sì, potrei rifare il test dell’HIV e verrebbe

fuori negativo, ma perché dovrei fare tutto

quello che mi dice di fare Las Vegas?

IO: Assumi qualche tipo di rimedio contro

l’HIV oggi?

MORRISON: No, no, no. Prendevo quella

merda di AZT quando ero in prigione.

Tutto quello che ha fatto è stato farmi am-

malare. Vomitavo tutto il tempo. La diarrea

mi teneva sveglio tutta la notte per andare

avanti e dietro dal bagno.

IO: Credi che la cura ti stesse rendendo solo

più ammalato?

MORRISON: L’ha fatto. È una merda tal-

mente schifosa. Non mi sono mai sentito

malato fino a quando non ho cominciato a

prendere quella merda.

IO: Qual è il suo peso attuale?

MORRISON: Adesso peso cento chili.

IO: Quella è stata la categoria di peso mi-

gliore in cui sei stato quando combattevi.

MORRISON: Esatto. E mi sento in buona

salute e in forma smagliante.

IO: Che cosa vuoi dirmi sull’HIV e il falso

risultato positivo?

MORRISON: Che succede continuamente.

Sono in un documentario chiamato “Hou-

se of Numbers” e questo è quanto: molte

persone sono state riconosciute erronea-

mente come HIV positive.

IO: Che cos’altro credi che la gente debba

sapere riguardo l’HIV dal tuo punto di vi-

sta?

MORRISON: Che è tutta una maledetta

cospirazione e una bugia. L’HIV non ha

mai ucciso nessuno e questo è quello che

la gente ha bisogno di sapere. Puoi essere

esposto cento volte all’HIV e non essere

infetto.

IO: Perché credevi che l’iniziale diagnosi

che ti vedeva come HIV positivo fosse

esatta?

MORRISON: Beh, non è un segreto. È per

via degli aghi. Ho ammesso da tempo che

li usavo per iniettarmi gli steroidi.

IO: se ad un pugile accadesse che gli ve-

nisse diagnosticato l’HIV dovrebbe essere

bandito dal professionismo?

MORRISON: No. Non penso che un pugile

HIV positivo dovrebbe essere bandito dal

ring. Tutto quello che fa è essere esposto

ad anticorpi. Nessuno muore perché è

esposto ad anticorpi. Siamo esposti all’HIV

ogni giorno, semplicemente nessuno lo sa

perché non si ammalano. La ricerca scien-

tifica è primitiva e ancora nei suoi esordi.

La verità e i fatti scientifici sono quello che

il pubblico merita e non sono sicuro che

abbia sempre la verità.

IO. Quindi io o chi legge potremmo essere

stati HIV positivi ma non averlo mai saputo

perché il nostro corpo l’ha curato senza

che noi ci sentissimo malati?

MORRISON. Sì, è questo quello che sto

dicendo.

IO: Voglio solo chiarire: Quindi il tuo rifiuto

di rifare il test è perché credi che Las Vegas

ti ha imbrogliato o perché non credi nella

precisione scientifica o nell’interpretazione

scientifica americana dei risultati del san-

gue?

MORRISON: rifarò il test, semplicemente

non lo faccio per Las Vegas. Hanno perso i

risultati dell’ultimo, quello che presumibil-

mente mi condanna. Ho chiesto di vedere

i risultati e non me li hanno mostrati. Farò

un altro test e sarà negativo, semplicemen-

te non lo farò per loro.

Françoise Barré-Sinoussi è la scienziata che

ha scoperto il virus dell’HIV. Ha avuto il pre-

mio Nobel insieme al suo capo Luc Antoine

Montagnier per una conquista che ha salva-

to la vita a milioni di persone. Barré-Sinoussi

chiama la sua scoperta del virus dell’HIV nel

1983 “una buona cosa” , credendo che conti-

nuerà ad aiutare nella ricerca sul cancro, sul

lupus o su altre malattie relative al sistema

immunitario. Attualmente lavora all’Institut

Pasteur (Parigi). Il loro primato mondiale in

questo campo scientifico è probabilmente la

fonte più accurata per informazioni riguar-

danti questa materia. Fino ad ora l’Institut

Pasteur non ha pubblicato la sua opinione

riguardante l’HIV e il pugilato.

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p.04 pierròt

cartone animato ispirato alla poesia e

all’arte surrealista, i ragazzi sono entrati

talmente tanto in sintonia con lo spirito

onirico e ludico del Surrelismo, da creare

questi due testi, ispirati alla celeberrima

canzone, Nel blu dipinto di blu di D. Modu-

gno e ai quadri dei pittori Dalì, Magritte e

Folon, con soggetto il volo e l’azzurro.

Dallo scambio continuo di idee e sensa-

zioni sono nate una poesia e un dialogo

teatrale a due voci, testi entrambi dipinti

di blu...

Volare in blu

La mia anima sognante vola nel cielo blu,

distesa su un tappeto blu

sorretto da uccelli blu.

Ogni tanto sbircia nel blu

e tocca pianeti blu,

stelle blu

e un sole pazzamente blu,

che non brucia più.

E io mi tuffo lassù

mentre piovono fiori blu

Nel blu dipinto di blu lassù

Penso che un sogno così non ritorni mai

più.

[Dipinto di blu lassù]

Mi dipingevo le mani e la faccia di blu.

[Dipinto di blu lassù]

Poi, d’improvviso, venivo dal vento rapito

[Dipinto di blu lassù]

E incominciavo a volare nel cielo infinito.

[Dipinto di blu lassù]

Volare [volare]

Cantare [cantare]

Nel blu [dipinto di blu lassù]

Felice di stare [lassù]

Nel blu dipinto di blu.

[E volare], cantare, [giocare],

saltare, [ballare], ruotare,

[nuotare], sognare, [trovare]

Una gru,

[Lassù]

Dipinta di blu!\

[La TV]

Dipinta di blu?

[Lassù]

Un ragù

[Blu?]

Lassù!

[Nel blu dipinto di blu].

Un putipù

[in Perù],

Dipinto di blu

[Quaggiù]

E lassù?

[Il blu dipinto di blu]

E tu?

[Tutù]

Tu-tu (fischio del treno)

[Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu]

(treno che si muove in lontananza).

Se guardiamo un quadro surrealista, ci

appaiono immagini inconsuete, all’ap-

parenza irrelate e incompatibili tra loro,

che inaspettatamente si fondono, grazie

al potere creativo dell’immaginazione, che

associa immagini, suoni, colori, oggetti e

personaggi tanto distanti nel mondo re-

ale quanto vicini nel suo mondo, fatto di

sogni, sensazioni, emozioni ed interiorità.

Un’immaginazione sognante, capace di

credere nella fattibilità dei propri ideali,

nella genuinità delle proprie aspirazioni e

nella necessità di conoscere e migliorarsi,

una mente curiosa, positivamente ingenua

o meglio coraggiosa, che si lascia affascina-

re, coinvolgere e che esperimenta modi e

linguaggi estranei alla quotidianità e al

buon senso comune.

Una mente e un’immaginazione che non

appartengono a qualche celebre autore

del Novecento o a un promettente talento

estero, ma ai ragazzi della II G della scuola

secondaria di primo grado G. Rocca di Trani

della prof.ssa F. Saponara.

Partendo da un percorso proposto da noi

e da Vincenzo Covelli ed Elisa Mantoni

(ass. PiCoTeMò) per la realizzazione di un

Carmen de PintoFrancesco Sguera

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pierròt p.05

Michele Pinto

DIVINA GRAECIA (1998)Politica e bellezza in passato hanno contribuito all’edificazione di una civiltà prospera, in continua crescita, ispiratrice di altre.Oggi politica e bellezza sono gli ingredienti fondamentali del decadimento della civiltà.

AnnoIV 03/2011

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EPILOGO

Dopo che ebbi narrato quell’intenso

lungo vagar di momento in momento

lo vidi lì, quel vecchio bianco Vagabondo

parlare ancor da Poeta di poesia,

di natura, dell’uomo, di Dio,

con voce antica; lo vidi che moriva

cadendo sotto suole di un’unica nazione,

senza spazio tempo né dimensione

di un vero e giusto esistere comune,

calpestato come carta che si getta.

Pronunciai allora queste parole:

“Vagabondo che troppo a lungo

hai errato in solitudine, qui

scaveranno le mie mani il tuo letto,

le mie mani spargeranno sul tuo corpo

il tuo fresco sudario di terra.

Non ci saranno marmi, monumenti,

torri: terra solo ci sarà, umida di pianto,

perché sopra la tua tomba nascano solo

i fiori pronunciati dalla tua bocca:

se le forme del tuo corpo riposano,

la grandezza del tuo spirito sia

un eterno rifiorir di verità e bellezza.

Vagabondo che troppo a lungo

hai errato in solitudine, sei stato

Vagabondo perché cercavi un Uomo che

dal tuo sguardo ha scelto di fuggire,

che Vagabondo, lui, ti ha fatto;

ora per continuare ad essere uomini

deve essere il tuo finire l’inizio

di un pellegrinare. Siano dunque

i fiori del tuo tumulo la meta,

la luce ed il profumo la strada

di chi vuol essere Pellegrino…”

Oggi, sopra la sua tomba (sola

tra folle di indifferenza e bruttura)

un piccolo solo fiore è sbocciato

e con esso la poesia, che ha

da cantare la bellezza

di quel fiore,

ad ascoltarla colui che è giunto e giunge

a questo rifiorire…

AlessandroDe Benedittis

03/2011 AnnoIV

pierròt p.07

E’ un soleggiato giorno d’autunno, il

vento flette i sottili fili d’erba che rico-

prono la collina della nostra terra pugliese

arsa da un sole perenne; una donna, i suoi

capelli sconvolti dal vento, sorride all’uomo

che le sta di fronte. Il suo sorriso è leggero,

senza pensieri, semplice e dolce come solo

sulle labbra di una donna innamorata può

sorgere.

Quell’istante di spensierata gioia è tanto

prezioso quanto fugace, tanto intenso e

fragile che se lo porta via il vento in silen-

zio.

Gli esseri umani sperimentano un’infinità

di volte queste piccole morti, un’infinità

di sorrisi che svaniscono, di lacrime che si

asciugano, di baci che finiscono, abbracci

spezzati, treni che partono, dei quali alcuni

ritornano ed altri no, corpi che si separano,

passioni che si consumano e finiscono,

sguardi che s’incontrano e poi si perdono,

forse per sempre.

La fine tocca la nostra esistenza sin dall’ini-

zio; la stessa nascita è una fine, la fine del

calore protettivo della vita intrauterina, di

quel silenzio incosciente in cui cova la vita.

Il tempo sancisce inesorabilmente tutte le

morti della nostra esistenza e, da sempre,

l’uomo consuma con esso una guerra sen-

za fine per riuscire a fermare il suo scorrere

incessante soltanto, almeno per un po’. La

scrittura è stata inventata come una beffa

al tempo, per preservare dalla morte e

dall’oblio gli eventi, la conoscenza, e i pen-

sieri. L’arte tutta si prende beffa del tempo,

lo sfida, è una forma di ribellione violenta

ed incessante contro di esso.

Ma la più prodigiosa delle armi, che gli

uomini hanno costruito per neutralizzare

il tempo, è la macchina fotografica. Essa se

ne serve per generare qualcosa che sfugge

al suo scorrere che uccide, che sfugge alla

fine. La luce impressiona la pellicola crean-

do forme e colori di un istante di vita, una

piccolissima frazione di tempo che agisce

contro il tempo, che smette di scorrere, che

si lascia imprigionare per sempre nell’effi-

gie di un’emozione che non passa, un ab-

braccio che non si spezza, uno sguardo che

non si dimentica, un bacio che non finisce,

un treno che non partirà mai.

Quei sottili fili d’erba resteranno per sem-

pre flessi da un alito di vento cristallizzato,

la luce del sole lascerà per sempre la sua

impronta sulla terra e sulla pelle di quella

donna il cui sorriso innamorato e dolce

non svanirà e i suoi capelli resteranno

per sempre sospesi un po’ in volo, liberi

ed anarchici, il sentimento che si agita in

lei resterà per sempre ad illuminare il suo

sguardo giovane, perché l’uomo che le sta

di fronte la guarda attraverso l’obiettivo

di una macchina fotografica che renderà

eterno qualcosa che sta per morire.

Valeria Tamborra

AnnoIV 03/2011

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di energie interne, di vettori emozionali....e

chi più ne ha più ne metta.

Sintesi è anche capacità di distinguere

da che punto di vista sto osservando la

scena senza fare confusione nei piani, ma

operando separatamente da ogni punto di

vista. Emotivo, dell’azione, della messa in

scena, del senso del testo, delle relazioni,

dal punto di vista del pubblico..….

Più volte faccio questa operazione (quindi

più anni di vita teatrale ho) e più facile mi

sarà dipanare le trappole che si incontrano

di volta in volta sul percorso (o si potrebbe

anche dire, da un altro punto di vista, più

comprendo di me stesso gli inganni e le il-

lusioni che mi impediscono una lucidità…

.e così via).

Attenzione, ma tutti questi punti di vista da

dove nascono?

Tutto ciò che è stato scritto, pensato realiz-

zato non nasce forse dalla vita stessa, dalla

realtà stessa? Anche le più lontane fanta-

sticherie e i sogni più estremi non nascono

da un essere che affonda i suoi due piedi

sulla terra? L’opera dell’uomo non è, forse,

che una serie di punti di vista su quell’uni-

co oggetto. Quale oggetto?

Ossia quando vedo cosa vedo prima di

tutto?

La vita, la realtà chiamatela come volete…

da cui nascono tutte le possibili interpre-

tazioni che fanno del mondo un luogo

estremamente vario, piacevole e buffo.

Una realtà che racchiude in sé tutti i punti

di vista e/o che è mistero inesprimibile se

non attraverso altra realtà

Torniamo alla scena.

Posso:

Prima di trovare i diversi punti di vista

osservare quello che accade nella scena,

nella vita di quella scena, la vita;

Oppure come risultato della scoperta di

molti punti di vista potrò finalmente essere

quanto più oggettivo possibile e vedere la

vita di quella scena.

Scelgo e/o sono scelto dalla strada che

preferisco e mi riesce più piacevole (chia-

ramente ce ne sono molte altre).

Una volta che comincio a vedere quello

che c’è (per quanto mi è possibile) allora

posso realmente COSTRUIRE. Mettere pez-

zo dopo pezzo cose concrete, che esistono

e non pezzi di pensieri e punti di vista che

sono volatili come i tempi. Una volta qui....

posso pure fottermene e assemblare (o

ritrovare) tutto come mi pare, come mi fa

stare bene e fa stare bene anche gli altri....

Parole, parole…solo una serie di contrad-

dizioni; la cosa in sé è semplice e diver-

tente… ma si fa così giusto per far due

chiacchiere, la si complica, così per aver

una ragione in più per star assieme, per

separarsi un poco più tardi.

Nessuna delle affermazioni qui pre-

senti intende essere e può essere

assoluta. Leggete così…per piacere…e se

vi stufate non leggete più…

Brevità e sintesi sono indispensabili. La

sintesi la ottengono, tra le altre vie, attra-

verso una lucida visione dell’oggetto in

questione. L’oggetto può essere una sce-

na, un testo, un monologo…..La brevità,

essenzialità, arriverà di conseguenza. La

strada per arrivare all’essenza è costellata

di nebulose. Mano a mano che uno le at-

traversa apprende a distinguerle e a non

rimanervi invischiato la volta successiva.

Insomma la strada si fa più chiara.

La questione è: quando vedo, cosa vedo?

Su cosa pongo l’attenzione? E sono consa-

pevole di star ponendo la mia attenzione

su un oggetto da un punto di vista e non

che ciò che vedo è vero in assoluto.

Famo un esempio che sennò ci si impa-

strocchia. Prendo una scena (oggetto), la

osservo….

Posso vederla sotto l’aspetto delle relazio-

ni, della vita (un aspetto diciamo “realisti-

co”); sotto l’aspetto del suo significato psi-

canalitico, iniziatico, meramente corporeo,

Annika StrøhmSaba Salvemini

03/2011 AnnoIV

pierròt p.11

Dario Aggioli

ricerca di una lingua volgare che rappre-

sentasse un modello per la letteratura di

tutta Italia. È facile, infatti, essere indotti

in equivoco, perché Dante non pensava

ad un’Italia unita e la sua opera così come

il suo pensiero appaiono sfumati, per uti-

lizzare le sue parole, Dante era alla ricerca

di una lingua “illustre, aulica, cardinale e

curiale”. Nemmeno nel cinquecento si è

giunti a stabilire una norma linguistica,

infatti, si sono state posizioni diverse tra

cui troviamo la tendenza arcaicizzante

della lingua di Pietro Bembo, il quale pre-

diligeva la lingua letteraria trecentesca

rappresentata da Petrarca per la lirica e da

Boccaccio per la prosa. Altri proponevano

gli apporti linguistici dotti provenienti

dalla corte, Nicolò Machiavelli invece

nell’opera “Principe” propone il fiorentino

contemporaneo. L’operazione di Manzoni

assume una posizione fondamentale e

lo diventa ancora di più se associata alle

circostanze storiche che fanno da sfondo.

Nell’ottocento ci si interroga sull’esistenza

di un modello linguistico unico per tutta

l’Italia, in particolare nell’edizione del

1840 dei Promessi Sposi Manzoni prende

a modello il fiorentino medio- alto del suo

tempo allontanandosi da una lingua trop-

po arcaica ricca di fronzoli retorici, ne viene

fuori una lingua che riconosciamo come il

nostro italiano. Sicuramente l’operazione

di Manzoni non bastò alla creazione di una

lingua nazionale, perché questa richiedeva

l’utilizzo di altri mezzi, tra questi gli ope-

ratori diretti della cultura, mi riferisco alla

stampa e alla scuola attraverso cui questa

mediazione tra lingua della tradizione let-

teraria e lingua parlata ha avuto diffusione.

Rosita Sciscioli

Si è parlato molto della festa dei 150°

anniversario dell’Unità d’Italia, si sono

ricordati gli aspetti storici della vicenda,

però non si è parlato abbastanza di un

aspetto fondamentale che ha riguardato

la storia del nostro Paese: la lingua italiana.

Stiamo parlando dell’ottocento, quando

Alessandro Manzoni con i Promessi Sposi

ha segnato la storia della linguistica ita-

liana. L’operazione compiuta da Manzoni

è stata ben diversa da quella compiuta

nei tempi passati da Dante, Petrarca e

Boccaccio: l’autore ottocentesco ha spo-

stato il piano della disputa da un ambito

strettamente letterario ad un piano so-

ciale e civico. L’esigenza delle tre corone

della letteratura italiana era più legata alla

ricerca di una lingua all’altezza del latino:

Dante col De Vulgari Eloquentia si poneva

come il primo intellettuale interessato alla

che è contemporaneo?

Il contemporaneo si riferisce all’artista o al

pubblico o a tutti e due?

Cosa grido se nessuno mi sente?

Perché grido in una lingua che nessuno

comprende?

Se molti non mi capiscono, perché grido

per pochi?

Perché chi mi capisce mi sgrida per come

ho gridato e non pensa che molti non

mi comprenderebbero anche se sussurras-

si?

Dobbiamo trovare una nuova lingua o la

lingua che ora tutti parlano?

Mi capisci se parlo un’altra lingua?

Tu me comprends si je parle une autre

langue ?

Se parlo oggi, tu che nascerai tra quattro-

cento anni, mi potrai capire?

Perché mi dovrebbe ascoltare chi non mi

comprende?

Perché fugge chi mi sente urlare e non

capisce ne cosa dico e ne perché lo faccio?

Perché il pubblico non viene a teatro?

Perché io non parlo per il pubblico?

Perché parlo la mia lingua ad un pubblico

che ne parla un’altra?

Cosa è il teatro di ricerca?

Cosa è il teatro alternativo?

A cosa è alternativo il teatro?

A cosa è alternativo il teatro alternativo?

Chi fa arte ricerca?

Chi fa arte deve ricercare?

Cosa è nuovo?

Cosa è contemporaneo?

La ricerca che cerca? Ciò che è nuovo? Ciò

AnnoIV 03/2011

p.12 pierròt

Facile pensare.

Potrebbe tornare un capitalismo fon-

diario voluto da un sistema che vuole ac-

caparrarsi l’unico bene investibile: la terra?

Se la maggior parte della classe egemone

di oggi è legata al mercato immobiliare e

all’edilizia, la tendenza potrebbe essere

quella di scendere dai grattacieli per torna-

re alla terra brulla. La stessa classe egemo-

ne potrebbe acquistare a poco prezzo le

terre dei piccoli proprietari ignari di quan-

to accade. E voi venderete, perché non solo

vi mancherà il fiuto per gli affari ma sarete

oggettivamente costretti ad optare per

questa soluzione spinti dalla mancanza

di oggettiva convenienza rispetto al man-

tenimento della proprietà e rispetto alla

bassa redditività. Avrete bisogno di denaro

per sopravvivere e la prima cosa di cui vi

priverete è del “bene inutile”: la terra. Se

non l’avete già fatto, lo farete, perché l’edu-

cazione e il sistema in cui siete cresciuti

ha prospettato come “bene egemone”: la

proprietà immobiliare.

Che se ne farà la plutocrazia della terra?

Facile pensarlo.

Oggi gli investimenti verso le fonti di ener-

gia alternative inducono a pensare che si

ritornerà al latifondo. Il latifondo servirà

per produrre energia e venderla, l’energia

sarà il bene più vendibile del futuro. Serve

terra per realizzare un parco fotovoltai-

co o eolico. E se si scoprisse la coltura di

qualche vegetale combustibile? Quanta

terrà occorrerà per coltivarlo e renderlo

redditizio? Tra i potenziali investitori ci

potrebbero essere i ricchi “forestieri” che

si muoveranno alla conquista della nostra

terra, diventando una colonia di qualcuno.

La Puglia ha distese pianeggianti (Tavolie-

re) o semipianeggianti (Murgia) ottime per

le installazioni; il sole e il vento sono nostri

alleati.

Facile pensare.

Oggi le risorse economiche sono principal-

mente nella disponibilità di una generazio-

ne arricchita. Che fine farà questa ricchez-

za? E’ patrimonio che passerà di padre in

figlio? I figli dei figli potranno ereditare dai

padri? I padri ricchi hanno sempre più la

certezza che ciò che è loro è loro. L’eredità

che hanno ricevuto l’hanno considerata

poca cosa rispetto a quanto sono riusciti

ad avere. Sono loro l’inizio e non la conti-

nuazione. Sono convinti di avere un potere

sulla povera gioventù che ha da dare solo

una risorsa: la forza fisica (uomo nerboru-

to). Non è un problema generazionale ma

di distribuzione delle risorse.

Facile pensare.

I padri diventeranno anziani e il pensiero

della morte e della malattia li affliggerà,

dovranno cancellarlo con lo strumento che

sino ad ora ha risolto i problemi: il denaro.

La fabbrica dei morituri diventerà proficua.

I padri possidenti si affideranno alle farao-

niche strutture assistenziali. I gerontocomi

si moltiplicheranno assorbendo ricchezze

gerontee.

Facile pensare che una ulteriore solu-

zione in favore della ricca generazione

potrebbe essere una sciagurata guerra

Francesco Martinelli

03/2011 AnnoIV

pierròt p.13

extraterritoriale, una guerra lontana dalla

propria casa (per chi ce l’ha!), soluzione

che potrebbe dare occupazione a molti

giovani e riavviare la vecchia economia

bellica.

Facile pensare che la gerontocrazia che

potrebbe decidere per la guerra, non ci

va in guerra! L’energia, l’anziano, la guerra

possono interessare a chi ha come unico

obiettivo l’accumulare ricchezze e potere.

Facile pensare che occorre seguire la via

della diffusa solidarietà sociale, credere

fermamente nella comunità. Scardinare il

patronato a favore di un vivere solidale. Se

due di noi minacciano di togliersi la vita sa-

lendo sul piano più alto del “palazzo della

rappresentanza pubblica”, sta a noi capirli,

è nostro dovere e diritto. Non è questo il

tempo del disprezzo, dell’indifferenza,

questo è il tempo di capire. Non affidiamo

i “mostri” alle capacità di “esorcismo” di un

individuo che rivendica il potere di risolu-

zione. Risolviamo insieme i problemi, da

comunità sana e vitale. Non due orecchie

devono ascoltare, non uno deve decidere

ma tutti. Riconosciamo senza riserve al

rappresentante la solo responsabilità di

rappresentare. Se perdiamo la volontà di

essere solidali perderemo la libertà.

E’ facile pensare che la sensazione di essere

autosufficienti affidandosi a qualcuno è

logicamente sbagliata. La comunità deve

essere l’organismo vitale in cui gli uomi-

ni si incontrano e trovano le risorse per

crescere. La comunità deve riconoscersi

nel confronto interno ed esterno e deve

saldarsi secondo principi di solidarietà.

Occorre distruggere tutto il sistema che si

consolida sempre di più intorno alla figura

del potente, di colui che ha il potere di di-

struggerti.

Facile pensare che la dipendenza ad un

potente è meno rischiosa della dipenden-

za ad una comunità. La dipendenza ad una

comunità non è da intendersi come suddi-

tanza ma come circostanza irrinunciabile

per attuare il buon vivere sociale. La comu-

nità è la negazione dell’autosufficienza se

pur ne è principio fondante.

Quale rivoluzione volete? La rivoluzione

animata da rabbia verso altri esseri umani?

Gli uomini di pace e di ragione devono

continuare ad essere calpestati e perire

per la storia? Fermatevi, altrimenti doma-

ni non ci saranno uomini ma esseri privi

delle conquiste evolutive; né selvaggi, né

barbari ma solo primitivi. Il bambino che

sparisce sotto la coperta ha paura, o gioca

ad avere paura? Basta scoprirlo per capirlo.

Che ne farà delle proprie paure non è facile

pensare.

Se alcuni pensieri sono facili da pensare

non sono altrettanto facili da comunicare

e renderli comprensibili.

“Non bisogna aspettarsi che i re filosofeg-

gino o che i filosofi divengano re, e non c’è

neppure da desiderarlo, perché l’esercizio

del potere corrompe inevitabilmente il

libero giudizio della ragione. Ma che re o

popoli sovrani non facciano scomparire o

tacere la classe dei filosofi, e li lascino pub-

blicamente parlare, è indispensabile a en-

trambi per essere illuminati sui loro affari.”

( “Per la pace perpetua” di Immanuel Kant)

AnnoIV 03/2011

p.14 pierròt

si separano, divergendo, una verso l’alto e

l’altra (la curva di intensità) verso il basso,

a simboleggiare l’allontanamento dall’og-

getto ambito. Freud, che ha conosciuto

ed apprezzato la teoria di Darwin, vede

nelle emozioni, la ripetizione di esperienze

ancestrali traumatizzanti. Per dimostrare

questa rispondenza di emozioni e tratti

prosodici, indipendentemente dal signifi-

cato delle parole, Fonàgy esamina le rea-

zioni del corpo e della voce in un accesso

di rabbia in francese, in ungherese ed in

inglese. La differenza tra le lingue ( per

quelle di ceppo neo-latino anche nell’ac-

centuazione: accento tonico che cade

prevalentemente sull’ultima sillaba per la

lingua francese, sulla prima per l’unghere-

se) non prescinde da alcuni tratti comuni: il

modo di parlare è rapido, il ritmo staccato,

gli accenti violenti, la linea melodica rigida

con bruschi salti di intervalli (di quarta o

di quinta) che creano una linea melodica

parallela altrettanto rigida che quella di

base. Nella collera i muscoli espiratori sono

in tensione, come del resto l’epiglottide e il

faringe, tutto il corpo (non solo la lingua e

la mandibola) è contratto, pronto a scatta-

re. Al contrario la tenerezza predispone il

corpo ad una rilassatezza degli arti e delle

cavità fonatorie ed articolatorie, la curva

melodica si ammorbidisce, l’emissione del-

la voce è senza sforzo. Si nota dunque un

perfetto parallelismo tra movimenti artico-

latori reali e movimenti melodici virtuali. In

laboratorio, con l’aiuto di un sintetizzatore

Moog è stato provato che, per passare da

un tipo di vocalità rabbioso ad uno tene-

ro, era sufficiente ammorbidire le curve di

intonazione.

Musica della parola o musica nella

parola?

Nel corso del mio insegnamento mi è capi-

tato di notare che allievi che avessero avu-

to esperienze motorie (soprattutto ginna-

stica artistica o danza) avessero più facilità,

oltre che di coordinazione, di riconosci-

mento melodico. Anche il loro comunicare

verbale era più vario, come se l’esperienza

corporea avesse stimolato una proprio-

cezione a livello vocale. La voce quindi è

legata al movimento. A questo proposito

vorrei citare un saggio di Fonàgy, appunto

dal titolo: Musica nella parola. Egli parte da

un’interessante premessa: tra i tratti proso-

dici, quello dell’altezza, (che corrisponde

alla melodia in musica) viene esperito sot-

to forma di movimento spaziale. Come si

compie questa metamorfosi che trasforma

i cambiamenti di frequenza in movimenti

spaziali? Si spiega dai cambiamenti che

la glottide assume a seconda dell’altezza

dell’intonazione: i movimenti interni della

glottide riflettono movimenti immaginari

del corpo. La glottide appare come il tota-

lizzatore dei movimenti del corpo intero. In

una prima fase, i movimenti corporali sono

ridotti alle dimensioni della glottide e delle

cavità faringo-boccali per riapparire in una

seconda fase sotto forma di larghi movi-

menti virtuali udibili. Questa teoria è molto

interessante perché ci dimostra come la

voce sia legata alla musica e al movimento.

“La musica del linguaggio” è un saggio suddiviso in tre pubblicazioni che troverete su Pierrot rispettivamente suddivise in tre numeri. Questa è la seconda pubblicazione dal titolo “La lingua delle emozioni”.

R. Plutchik individuava otto emozioni

primarie: paura, sorpresa, tristezza,

disgusto, rabbia, aspettativa, gioia, accet-

tazione e li spiegava in base ad una sorta

di linguaggio comportamentale, comune

alla specie umana e ad alcuni esseri viventi

superiori, che si esprime a livello mimico-

espressivo gestuale, posturale e vocale.

Le emozioni dunque intervengono nella

prosodia e rivestono di musica il linguag-

gio. Le emozioni dunque hanno un riflesso

sulla voce. Da sempre l’uomo ha consi-

derato le emozioni imponderabili ed ine-

sprimibili: Ippocrate riteneva fossero delle

anomalie fisiche non ben identificate; Kant

un riflesso di malattie mentali; bisognerà

aspettare fino a metà dell’Ottocento quan-

do C. Darwin e Spencer ritrovarono nelle

espressioni dello stato d’animo umano una

eco di azioni primordiali: nella rabbia, la

preparazione al combattimento ed il com-

battimento stesso, che predispongono il

corpo a tutta una serie di movimenti ed

azioni pronte alla lotta; nel desiderio trat-

tenuto un atteggiamento contraddittorio,

manifestato da una tensione verso l’og-

getto, espresso dalla crescente intensità

e dall’elevazione della linea melodica, che

Lucia Lazzeri

03/2011 AnnoIV

pierròt p.15

comprendere a fondo se stesso, la propria

vocazione e la propria missione.

> Non tutti sono chiamati ad essere artisti

nel senso specifico del termine. Secondo

l’espressione della Genesi, tuttavia, ad ogni

uomo è affidato il compito di essere artefi-

ce della propria vita: in un certo senso, egli

deve farne un’opera d’arte, un capolavoro.

> L’artista è capace di produrre oggetti, ma

ciò, di per sé, non dice ancora nulla delle

sue disposizioni morali. Qui, infatti, non si

tratta di plasmare se stesso, di formare la

propria personalità, ma soltanto di mettere

a frutto capacità operative, dando forma

estetica alle idee concepite con la mente.

Importante è la connessione tra la morale

e l’artista. Si condizionano reciprocamente

in modo profondo. Nel modellare un’ope-

ra, l’artista esprime di fatto se stesso a tal

punto che la sua produzione costituisce un

riflesso singolare del suo essere, di ciò che

egli è e di come lo è. L’artista, infatti, quan-

do plasma un capolavoro, non soltanto

chiama in vita la sua opera, ma per mezzo

di essa, in un certo modo, svela anche la

propria personalità. Nell’arte egli trova

una dimensione nuova e uno straordinario

canale d’espressione per la sua crescita

spirituale. Attraverso le opere realizzate,

l’artista parla e comunica con gli altri. La

storia dell’arte, perciò, non è soltanto storia

di opere, ma anche di uomini.

> Chi avverte in sé questa sorta di scintil-

la divina che è la vocazione artistica – di

poeta, di scrittore, di pittore, di scultore,

di architetto, di musicista, di attore…-

avverte al tempo stesso l’obbligo di non

sprecare questo talento, ma di svilupparlo,

per metterlo a servizio del prossimo e di

tutta l’umanità.

> Un artista sa di dover operare senza

lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fa-

tua e dalla smania di una facile popolarità,

ed ancor meno dal calcolo di un possibile

profitto personale. C’è dunque un’etica,

anzi una “spiritualità” del servizio artistico,

che a suo modo contribuisce alla vita e alla

rinascita di un popolo.

> L’arte continua a costruire una sorta di

ponte gettato verso l’esperienza religiosa.

In quanto ricerca del bello, frutto di un’im-

maginazione che va al di là del quotidiano,

essa è, per sua natura, una sorta di appello

al Mistero. Persino quando scruta le pro-

fondità più oscure dell’anima o gli aspetti

più sconvolgenti del male, l’artista si fa in

qualche modo voce dell’universale attesa

di redenzione.

Alcuni passi dalla LETTERA DEL PAPA

GIOVANNI PAOLO II AGLI ARTISTI.

(4 Aprile 1999).

A quanti con appassionata dedizione

cercano nuove “epifanie” della bellezza

per farne dono al mondo nella creazione

artistica.

> Nessuno meglio di voi artisti, geniali co-

struttori di bellezza, può intuire qualcosa

del pathos con cui Dio, all’alba della crea-

zione, guardò all’opera delle sue mani.

> Nella creazione artistica l’uomo si rivela

più che mai immagine di Dio, e realizza

questo compito prima di tutto plasmando

la stupenda “materia” della propria uma-

nità e poi anche esercitando un dominio

creativo sull’universo che lo circonda.

> L’artista, quanto più consapevole del suo

dono, tanto più è spinto a guardare a se

stesso e all’intero creato con occhi capaci

di contemplare e ringraziare, elevando a

Dio il suo inno di lode. Solo così egli può

Alcuni passi...

AnnoIV 03/2011

p.16 pierròt

Hanno comunicato con entusiasmo la

loro adesione: l’Istituto Tecnico Com-

merciale “Tannoia” di Corato, il Liceo

Scienze Umane e Linguistico “Fiore” di

Terlizzi, il Liceo Scientifico “Tedone” di

Ruvo di Puglia, il Liceo Scientifico “Nuz-

zi” di Andria. Riportiamo alcune consi-

derazioni espresse nelle lettere inviate

in risposta alla comunicazione.

L’adesione alla Rassegna viene supportata

da un giudizio estremamente positivo che il

Liceo esprime sull’iniziativa: avendo parteci-

pato già a precedenti edizioni, infatti, è stata

molto apprezzata, oltre alla competenza

ed efficienza organizzativa, la motivazione

educativa e culturale della manifestazione

che, superando la consueta logica del con-

corso e delle classifiche, punta soprattutto

sul presentare i percorsi formativi, realizzati

in forma teatrale, delle varie scuole del terri-

torio.

Il docente referente prof. Michele Palumbo(dirigente scolastico: prof Michelangelo Filannino)

Credo che sia un vanto per il Comune di

Corato l’aver avviato una esperienza qualifi-

cante che ha stimolato ragazzi e giovani ad

assumere le vesti di attori i cui frutti si sono

riscontrati anche nella crescita professionale

del settore, fino ad altissimi livelli. L’invito che

mi sento di proporre è quello di investire ade-

guatamente in questa Rassegna, proprio in

coincidenza dell’anniversario della undicesi-

ma edizione, garantendo sia una adeguata

visibilità della stessa, sia assicurando una

comprovata direzione artistica che rappre-

senta, in ogni manifestazione teatrale, il

valore aggiunto dell’iniziativa. Nella nostra

esperienza di partecipazione a tante rasse-

gne abbiamo potuto confermare il convin-

cimento che dove c’è una direzione artistica

ed una organizzazione di alto livello, che

fungono da supporto estetico e tecnico per

la buona riuscita degli spettacoli, i risultati di

pubblico e di indotto commerciale, come an-

che visibilità territoriale, sono stati eccellenti.

Il dirigente scolastico prof. Biagio Pellegrini

La corrispondenza

Il maestro Francesco Martinelli ha cura-

to la direzione artistica e organizzativa

per dieci anni della Rassegna di Teatro

Studentesco “Città del Dolmen” di Co-

rato. Procedendo all’organizzazione

dell’undicesima edizione ha inviato una

comunicazione ai Dirigenti Scolastici di

alcune Scuole Secondarie di Secondo

Grado.

Egr. Preside,

sono lieto di invitare la Sua Scuola ad ade-

rire alla 11° Rassegna di Teatro Studentesco

“Città del Dolmen” del Comune di Corato

che si svolgerà presumibilmente dal 23 al 28

Maggio. L’adesione formale mi consentirà di

colloquiare con l’Amministrazione comunale

prevedendo i costi di gestione e la forma or-

ganizzativa più consona alle esigenze delle

Scuole che intendono partecipare. In seguito

alle risposte fornite dagli Enti patrocinanti

e finanziatori, sarò in grado di procedere, in

collaborazione con le Scuole aderenti, alla

presentazione ufficiale del Programma.

Confidando in una proficua collaborazione,

invio cordiali saluti.

la Bacheca

Link utili, corsi, spettacoli, concerti, mostre ed eventi di particolare interesse selezionati per voi.Articoli, recensioni, servizi fotografici, video e i numeri precedenti di “Pierròt “ da leggere direttamente sul vostro PC.

O.E.T. SCUOLE (Osservatorio Educazione Teatrale nelle Scuole)

http://pierrotweb.wordpress.com il blog di Pierròt

PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALEEsibizioni teatrali e attività rivolte alle Scuole Primarie e Secondarie di Secondo Grado, studiate dal Teatro delle Molliche per sensibilizzare i bambini e i ragazzi alle tematiche ambientali rappresentati presso il Parco Naturale Selva Reale di Ruvo di Puglia.Per informazioni e adesioni contattare 080.8971001

PROGETTI

LABORATORILaboratorio teatrale per bambini da 6 a 10 anni condotto da Mariangela Graziano presso la libreria Diderot di Andria.Per informazioni e adesioni contattare il 0883.550932

Progetti di formazione ed educazione teatrale svolti da esperti del Teatro delle Molliche presso le Scuole Pubbliche.Scuola Primaria “Fornelli” di Corato - POF “Laboratorio teatrale”Scuola Primaria “Tattoli” di Corato - PONScuola Secondaria di 1° grado “Fieramosca” di Barletta - PON “Teatrando”Scuola Secondaria di 1° grado “Vaccina” di Andria - PON “Teatro...che passione”Istituto Tecnico Commerciale “Tannoia” di Corato - POF “Laboratorio teatrale” e PON “Il viaggio continua, treatro in lingua”Liceo Scienze Umane e Linguistico “Fiore” di Terlizzi - PON “Teatrando”

Gli allievi dell’Istituto Tecnico “Tannoia” di Corato che hanno seguito il Laboratorio teatrale sono stati selezionati per partecipare:I° Festival Voci del Mediterraneo di BisceglieXIII° Festival Pulcinellamente di Caserta

Spettacoli teatrali per le Scuole Primarie:

“L’Usignolo e la rosa” da O. Wildecon Alessandra Mazzilli, Alessandra Sciancalepore,Mariangela Graziano, Antonio Marzolla, Roberto PorcelliTesto e Regia: Francesco Martinelli

“Il pescatore e la sua anima” da O. Wildecon Mariangela Graziano, Roberto PorcelliTesto e Regia: Francesco Martinelli

PROGETTO SCUOLA TEATRO

Spettacoli per le Scuole Secondarie di Secondo Grado:

“L’imbecille” di Pirandello e “Dolore sotto chiave” di De Filippocon Alessandra Mazzilli, Alessia Vangi, Mariangela Graziano,Francesco Martinelli, Roberto PorcelliRegia: Francesco Martinelli

Per informazioni e prenotazioni contattare il 3384234106

SEMINARI DI STORIA DEL TEATRONel mese di Marzo e Aprile la Scuola delle Arti della Comunicazione ha programmato quattro seminari di studio di autori, opere e regie riservati agli allievi: 5 e 6 marzo - DAL TEATRO DELL’ASSURDO AL TEARO DELL’IMMAGINE a cura di Franco Vangi;20 marzo - TEATRO NAPOLETANO DEL ‘800 E ‘900, IL CARATTERE DEL NOME a cura di Carmen de Pinto e Francesco Sguera;26 e 27 marzo - MEDEA DI EURIPIDE a cura di Saba Salvemini e Annika Strohm;2 e 3 aprile - VITA DI GALILEO DI BRECHT a cura di Rolando Macrini.

Diderot Via Lorenzo Bonomo, 27 - AndriaGuglielmi Via G. Bovio, 76 - AndriaOompa Loompa Via Cardinale Dell'Olio, 18 - BisceglieAmbarabacicicocò Via Monte Di Pietà, 55 - CoratoIl Ghigno Via Salepico, 47 - Molfetta

Ritira la copia di Pierròt nelle seguenti librerie:

L'Agorà Corso Cavour, 46 - Ruvo di PugliaLe città invisibili Largo La Ginestra, 14 - TerlizziLa Maria del Porto Via Statuti Marittimi, 42 - TraniMiranfù Via G.Bovio, 135 - Trani

Teatro delle Molliche


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