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PMP Novembre/dicembre 2008 - N. 6 anno VII Periodico dei...

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PMP Novembre/dicembre 2008 - N. 6 anno VII Presenza Missionaria Passionista Periodico dei Religiosi Passionisti del Lazio Sud e Campania Sped. in. abb. post. - art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Napoli UN BIMBO CHE NASCE RINNOVA IL MONDO Editoriale L’invidia e l’accidia Avvenimenti Il Sinodo dei Vescovi Primo piano Israele, la targa è falsa Spiritualità La carità nelle lettere paoline Giovani Natale con i giovani e per i giovani Editoriale L’invidia e l’accidia Avvenimenti Il Sinodo dei Vescovi Primo piano Israele, la targa è falsa Spiritualità La carità nelle lettere paoline Giovani Natale con i giovani e per i giovani cop Passionisti :COPERTINA 10-11-2008 9:44 Pagina 1
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PMP Novembre/dicembre 2008 - N. 6 anno VII

Presenza MissionariaPassionista

Periodico dei Religiosi Passionisti del Lazio Sud e Campania

Sped. in. abb. post. - art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Napoli

UN BIMBO CHE NASCERINNOVA IL MONDO

EditorialeL’invidia e l’accidia

AvvenimentiIl Sinodo dei Vescovi

Primo pianoIsraele, la targaè falsa

SpiritualitàLa carità nelle letterepaoline

GiovaniNatale con i giovanie per i giovani

EditorialeL’invidia e l’accidia

AvvenimentiIl Sinodo dei Vescovi

Primo pianoIsraele, la targaè falsa

SpiritualitàLa carità nelle letterepaoline

GiovaniNatale con i giovanie per i giovani

cop Passionisti :COPERTINA 10-11-2008 9:44 Pagina 1

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OFFERTA

Il Periodico “Presenza Missionaria Passionista” è inviato agli amici ed estimatori dei religiosi

passionisti, che intendono condividere con loroil cammino della nuova evangelizzazione,

incentrato sul Vangelo della Passione.Anche tu, lettore carissimo, se vuoi, puoi partecipare a que-

sto progetto apostolico, con la tua generosità.

Versa la tua libera offerta, sul Conto corrente postale n.20479804 intestato a: Presenza Missionaria Passionista,

Via S. Maria ai Monti, 330 80141 Napoli

Con approvazione ecclesiasticaAutorizzazione del Tribunale di Napoli

n. 2298 del 18.2.1972

Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 3

Chiesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 4-5

Primo Piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 6-9

Avvenimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 10-11

Liturgia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 12-13

Spiritualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 14-15

Notizie Passioniste . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 16-17

Riflessione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 18-21

Giovani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 22-23

Testimoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 24

Storie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 25

Pedagogia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 26-27

Il missionario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 28

Lutto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 29

Saggezza e buonumore . . . . . . . . . . . . ” 30

Defunti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ” 31

Sommario

Presenza Missionaria PassionistaPeriodico religioso Anno VII - n. 6 - Nuova Serie

Novembre/Dicembre 2008Via S. Maria ai Monti, 330 - 80141 Napoli

Tel 081 7512781

Direttore ResponsabileCiro Antonio Rungi - Telefax 0823/978314

E-mail: [email protected] Ente Morale

Provincia dell’Addolorata dei Padri Passionistidi Napoli

Rappresentante legaleMario Caccavale

Consiglio di AmministrazionePresidente:

Salvatore Enzo Del Brocco (Superiore provinciale)Consiglieri: Mario Caccavale, Giuseppe Comparelli,

Amedeo De Francesco, Antonio MannaraResponsabile diffusione

Pierluigi MirraTel. e fax 0823/652217 - Calvi Risorta

Hanno collaborato a questo numeroGiovanni Cipriani, Luigi Donati, Valentino Orefice,Pierluigi Mirra, Antonio Rungi, Stefano Pompilio,

Giuseppe Comparelli, Carmine Manzi

Ufficio promozione e diffusioneCentro Redazione Calvi Risorta

Indirizzo web: www.passionisti.org

Progetto grafico, impaginazione e stampaArti Grafiche Italo Cernia S.r.l.

Via Capri 67, Casoria (NA)

SommarioPMP Novembre/dicembre 2008 - N. 6 anno VII

Presenza MissionariaPassionista

Periodico dei Religiosi Passionisti del Lazio Sud e Campania

Sped. in. abb. post. - art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Napoli

UN BIMBO CHE NASCERINNOVA IL MONDO

EditorialeL’invidia e l’accidia

AvvenimentiIl Sinodo dei Vescovi

Primo pianoIsraele, la targaè falsa

SpiritualitàLa carità nelle letterepaoline

GiovaniNatale con i giovanie per i giovani

Presenza

Missionaria

PassionistaAnno VII - N° 6

novembre/dicembre

2008

pag rivista- 2008:paginato 10-11-2008 9:26 Pagina 2

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3Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

Concludiamo gli editoriali di PMP del 2008 trattando gli ultimidue dei sette vizi capitali: l’invidia e l’accidia. In questo ambitocomportamentale e morale forse tutti siamo chiamati a fare unbuon esame di coscienza per analizzare bene la nostra situazio-ne spirituale. Partiamo dall’invidia che spesso assale le personedi qualsiasi condizione umana e sociale. Essa si caratterizzacome desiderio ambivalente: di possedere ciò che gli altri pos-siedono, oppure che gli altri perdano quello che possiedono. Sipuò considerare l’invidia come il peccato “opposto” alla super-bia, che enfatizza se stessi, mentre l’invidia è caratterizzata da unabassa autostima e da una concezione esagerata degli ostacoli edelle difficoltà. Spesso, infatti, il soggetto invidioso possiededelle buone qualità che possono anche essere riconosciute, ma nonle considera sufficienti e si ritiene un incapace. L’invidia può ave-re radici molto profonde nella personalità di un soggetto. Può esse-re stata causata da una mancanza di affetto in passato, daun’eccessiva competitività o da dei desideri che sono stati frustrati.Essendo le cause così rilevanti, spesso è difficile per un sogget-to riuscire a risolvere il proprio problema. Alla base dell’invidiac’è, generalmente, la disistima e l’incapacità di vedere le cose egli altri prescindendo da se stessi: in questo senso, si può affer-mare che l’invidioso è generalmente frustrato, ossessivo, mani-polatore, con pochi scrupoli e talvolta ipocrita. L’invidioso assu-me spesso atteggiamenti e comportamenti ben precisi e, quindi, riconoscibili. Tra i più tipici comportamenti del-l’invidioso c’è il disprezzo dell’oggetto invidiato. L’invidioso può rivolgere la propria invidia non solo verso ogget-ti materiali, ma anche verso presunte doti possedute dall’invidiato: avvenenza, intelligenza o capacità, uno spic-cato fascino; in tali casi, l’invidioso reagisce tentando di disprezzare o di sminuire l’invidiato, perché ai suoi occhiquesto è colpevole di evidenziare ciò che l’invidioso non ha. In un certo senso, è come se si sentisse sminuito dal-l’esistenza dell’invidiato e, in qualche modo, danneggiato da questo. L’invidia può provocare uno stato di profon-da prostrazione: in taluni casi, l’invidioso può assumere comportamenti molto aggressivi e il tentativo di sminui-re l’invidiato può raggiungere toni esasperati, arrivando anche al pubblico disprezzo e alla pubblica derisione.Altro vizio capitale molto grave e che investe sempre più persone è l’accidia. Il termine indica l’avversione all’o-perare mista a noia e indifferenza ed è sinonimo di indolenza. Nell’antica Grecia il termine acedia indicava, lette-ralmente, la mancanza di dolore, l’indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medie-vale, quale concetto teologico indicante il torpore malinconico che prendeva coloro che erano dediti a vita con-templativa. Si tratta di un vizio caratterizzato dall’indolenza nell’operare il bene.Nel linguaggio odierno il termine viene usato come sinonimo di noia e vita depressa; indica lo scoraggiamento,l’abbattimento e la stanchezza guardati dall’angolo visuale di chi pensa che si debba sempre fare, desiderare, meri-tare, conquistare qualcosa; rinvia, più che a questioni etiche, a questioni psicologiche, indicanti un’anomalia del-la volontà, è correntemente considerato, piuttosto che un peccato, un sintomo di depressione. D’altra parte, la coscien-za del peccato e del vizio si è molto attenuata nella mentalità di oggi.In poche parole, l’accidioso ha una personalità particolarmente incline all’ozio, che è considerato un peccatore anchedalla moderna società desacralizzata, in quanto la persona produce meno di quanto “dovrebbe“ verso Dio, versose stesso, verso gli altri e verso la società e comunità di cui fa parte.L’invidia e l’accidia si superano mediante una visione di amore, di vera carità e di servizio verso gli altri.Significativo al riguardo è l’inno alla carità di San Paolo Apostolo, della Prima lettera ai Corinzi, dove leggiamoche “la carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca dirispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma sicompiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1Cor 13,4-7).

Antonio Rungi

I VIZI CAPITALI: INVIDIA E ACCIDIA

editoriale

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La parola del Vangelo ci ricorda che il pane dato al pove-ro è dato a Gesù stesso. Egli lo riceve da noi, lo tra-sforma e ce lo ridona moltiplicato e arricchito di nuo-va forza: è il “pane quotidiano”, che il Signore ci ha inse-gnato a chiedere al Padre. I discepoli avevano implorato: “Signore, insegnaci a pre-gare” (Lc 11,1). La risposta di Gesù rivela il suo dia-logo profondo e concreto con il Padre: sintesi di una spi-ritualità incarnata, il Padre Nostro pone al centro larichiesta del “pane quotidiano”. Il dialogo dell’uomo con Dio passa anche attraverso larichiesta di un bene primario come il pane, così cometutta la vita di Cristo ha attinto dal mondo rurale, in tan-te sue dimensioni, ispirazione per annunciare il Regnodi Dio. La Chiesa, seguendo l’insegnamento del Vangelo, nonsolo prega “dacci oggi il nostro pane quotidiano” ma,sull’esempio del Signore che ha sfamato la folla mol-tiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi coninnumerevoli iniziative di promozione umana e di con-divisione, perché a nessuno manchi il necessario pervivere. È questo il motivo per cui oggi ci rivolgiamo al Padrefonte di ogni bene, anche di quelli offertici dalla terra,fiduciosi del suo intervento e del suo aiuto nell’impe-gnativa ricerca della via migliore per rendere giustiziaa ogni uomo, cui spetta la possibilità di sostenersi condignità attraverso l’accesso al cibo di cui ha bisogno pervivere. “Fondamentale è «sentire» la terra come «nostra casacomune» e scegliere, per una sua gestione a servizio ditutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioniunilaterali”. Questo invito, contenuto nel messaggiodel Santo Padre Benedetto XVI per la 41a GiornataMondiale della Pace, ci stimola a considerare anche que-st’anno la Giornata del Ringraziamento comeun’occasione di riflessione per contribuire alla realiz-zazione della pace attraverso la giustizia, con partico-lare riferimento alla destinazione universale delle risor-se alimentari. Questo richiamo si colloca in un periodo segnato da unfenomeno, manifestatosi negli ultimi anni con caratte-ristiche inedite e, per molti versi, drammatiche, che hacome risultante la crescita incontrollata dei prezzi dei

prodotti alimentari. L’umanità sta vivendo una crisialimentare non più limitata, come nel passato, a pochearee del pianeta, ma tendenzialmente estesa anche aquelle popolazioni da tempo considerate immuni da talerischio. È importante saper dar ragione di questa crisi, eviden-ziandone anzitutto le cause: mutamenti climatici, conil verificarsi di ripetuti fenomeni di siccità o inondazioniin aree importanti per la produzione di cereali, aumen-to della domanda di cereali e mangimi da parte di Paesiemergenti, minore investimento di cereali per alimen-tazione a beneficio di produzioni per biocarburanti,crescita del prezzo e speculazioni finanziarie sul petro-lio e sulle derrate alimentari. Questa situazione deter-mina una redistribuzione del reddito tanto più odiosa,quanto più penalizzante per i Paesi poveri. Risulta quindi necessario, dopo averne evidenziate lecause, lavorare per trovare gli strumenti idonei perrisolvere questa situazione di ingiustizia. Tali strumentidovranno necessariamente tenere conto dei valori ai qua-li fare riferimento, innanzitutto “il principio della desti-nazione universale dei beni che offre un fondamenta-le orientamento, morale e culturale, per sciogliere il com-plesso e drammatico nodo che lega insieme crisi ambien-tale e povertà” (Pontificio Consiglio della giustizia e del-la pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa,n. 482). Il segno compiuto da Gesù con la moltiplicazione deipani e dei pesci offerti da un ragazzo rimasto sconosciuto(cfr Gv 6,9) indica chiaramente la via della disponibi-lità alla condivisione come strada maestra per risolve-re nella giustizia il problema alimentare. Come altri settori che fanno riferimento alla convi-venza umana, anche l’agricoltura deve essere conside-rata una componente essenziale del “bene comune”.Come, infatti, abbiamo affermato nella Nota pastoraleFrutto della terra e del lavoro dell’uomo, “va ricono-sciuto che il problema della fame, con la sua dramma-tica rilevanza etica e politica, non dipende tanto dalladisponibilità complessiva di cibo a livello globale,quanto dalla distribuzione non equa delle capacità di pro-duzione e da fattori di arretratezza e ingiustizia econo-mica e sociale, per i quali troppi esseri umani non han-no ancora un adeguato accesso agli alimenti anche in

Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre 4

chiesa

MESSAGGIO PER LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO - 9 NOVEMBRE 2008

“HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE”

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chiesa

5Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

aree e Paesi del mondo autosufficienti quanto alla pro-duzione agricola” (n. 10). Con i mezzi di cui oggi l’umanità dispone, è moralmenteinaccettabile che vi siano ancora migliaia di persone chemuoiono di fame, restando insoddisfatto il loro bisognoprimario di accesso al cibo. Non meraviglia, perciò, cheil Santo Padre sia intervenuto a più riprese sul tema del-la crisi alimentare mondiale, considerandolo “un pro-blema sempre più grave che la comunità internaziona-le fa grande fatica a risolvere” (Angelus, 25 maggio2008). Nel messaggio alla Conferenza di alto livello sul-la sicurezza alimentare mondiale promossa dalla FAOa Roma dal 3 al 5 giugno scorso, Benedetto XVI haaffermato che “ogni persona ha diritto alla vita: pertanto,è necessario promuovere l’effettiva attuazione di talediritto e si debbono aiutare le popolazioni che soffro-no per la mancanza di cibo a divenire gradualmentecapaci di soddisfare le proprie esigenze diun’alimentazione sufficiente e sana”. Lo sviluppo dell’agricoltura e l’attenzione al mondorurale devono essere ben presenti a quanti sono chia-mati a compiere scelte politiche di lungo respiro. A que-sto proposito, ancora nel messaggio alla FAO, coglia-mo il monito del Santo Padre, il quale ci ricorda che“vanno elaborate nuove strategie di lotta alla povertà edi promozione rurale. Ciò deve avvenire anche attra-verso processi di riforme strutturali, che consentano diaffrontare le sfide della medesima sicurezza e dei cam-biamenti climatici; inoltre, occorre incrementare ladisponibilità del cibo valorizzando l’industriosità dei pic-coli agricoltori e garantendone l’accesso al mercato”. A partire dalla cosiddetta “sovranità alimentare” e dal

“primario diritto al cibo”, desideriamo incoraggiaretutti coloro che, a livello istituzionale o associativo, comesingoli e come comunità, si adoperano per contribuirealla soluzione di questo problema, rafforzando il ruo-lo dei piccoli coltivatori nei Paesi in via di sviluppo,incoraggiando i mercati locali e regionali, denuncian-do le politiche monopolistiche delle grandi industrieagro–alimentari e infine promuovendo il benessere del-la famiglia rurale e in particolare delle donne. Non possiamo non concludere volgendo il nostro sguar-do adorante all’Eucaristia, “pane vivo, disceso dal cie-lo” (Gv 6,51). Essa è per noi cristiani modello e fontedi autentica solidarietà: chi si nutre del Pane di Cristonon può restare indifferente dinanzi a chi, anche ainostri giorni, è privo del pane quotidiano, nella sicurasperanza che la preghiera del giusto non rimarrà ina-scoltata, secondo le parole del salmista: “Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi” (Sal 146,6–9)

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE (CEI)

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E’ uscito in questi giorni in traduzione italiana un librodi Avraham Burg, deputato israeliano già presidentedella Knesset sull’“ossessione della Shoah”, con una pre-sentazione di Sergio Romano sul Corriere della Sera.Un altro caso di dissenso interno al mondo ebraico suquella “impresa della Shoah”, dice Burg, che vive di quo-tidiani martellamenti fatti di risarcimenti che hannoavuto ripercussioni negative nello stato israeliano.“Mentre tutto il mondo esprime solidarietà verso dinoi, noi diciamo che tutto il mondo è contro di noi”. Unalucida autoaccusa nell’ebraismo, di quel vittimismoche, tra l’altro, oscura l’estesa vicenda di carità che fula protezione cattolica agli ebrei perseguitati sotto il nazi-smo.Avraham Burg non è l’unico che si lamenta, e noi cat-tolici, sempre timorosi di varcare il politicamente cor-retto, in questo discorso cerchiamo di ribattere con vociebraiche contro quell’isolamento metafisico della Shoahche non ammette comparazioni con altri genocidi, nonammette la storia della solidarietà e dei soccorsi da par-te della Chiesa cattolica, ormai in un fiume di documenti.Noi rispondiamo a questa specie di monopolio nega-zionista per difendere Pio XII come sintesi, come sim-bolo e, soprattutto, come autore e mandante di quella retedi carità che salvò un immenso numero di ebrei in tut-ta Europa. Anche Burg dice che, dopo il caso Eichmann,la Shoah cominciò a diventare un affare. Una specie dicontrordine mutò la visione delle cose e la storia diquegli anni fu riscritta totalmente dall’egemonia cultu-rale del momento in Europa. Questo fu il primo revi-sionismo contro cui, da anni, va reagendo il restauro filo-logico di un’immagine falsificata. Ricordiamo Il vica-rio di Hochhut che, quando apparve in Italia, il laicoSpadolini definì un libello diffamatorio e nazionalista,e poi Cornwell, che scriveva senza archivi e senza sen-so dell’assurdo. Hochhut si rifece a testi sovietici, addi-rittura imposti nelle scuole russe, mischiati alla mitolo-gia di Stato.Allora diamo la parola a quegli ebrei che conobbero ilnazismo e non furono vaccinati da successivi allinea-menti ideologici. Il più celebre tra essi, che dallaGermania fuggì negli USA, A. Einstein, il 23/12/1940scriveva sul Times Magazine: “soltanto la Chiesa haosato opporsi alla campagna di Hitler. Sento grandeaffetto e ammirazione perché solo la Chiesa ha avuto ilcoraggio…”. M. Horkheimeir, tra i fondatori della scuo-la di Francoforte, promosse un’inchiesta con T. Mann sul-

la solidarietà agli ebrei durante il nazismo e concluse chenessuno li aiutò più dei cattolici. E. Levinas, ebreo litua-no, rifugiato in Francia, uno tra i grandi filosofi delnovecento, scriveva nel 1987: “ovunque appariva unatonaca nera, c’era rifugio per noi. Io devo la vita dellamia famiglia a un monastero”. H. Jonas, altro noto intel-lettuale ebreo, ugualmente ricordava negli scritti (e nel-le conferenze, fino alla commozione) la protezione datain Italia da cattolici ed ecclesiastici. Pinchas Lapide, stu-dioso ebreo, console onorario a Milano, scriveva nel1967: “la Chiesa cattolica, con Pio XII, ha salvato860.000 ebrei”. Il rabbino capo Zolli, nei giorni piùcrudi a Roma fu personalmente raggiunto e commossodalla sollecitudine di Pio XII sia per l’oro da dare ai nazi-sti, sia per le altre note forme di soccorso, al punto chesi convertì al cattolicesimo. Poi quegli 80 delegati ebreidei campi di concentramento tedeschi che il 29/11/1945,chiesero una speciale udienza al papa per ringraziarlo diquello che aveva fatto per loro. A qualcosa dovettero pureriferirsi, tutti costoro. A Roma, certamente incontraro-no gli ebrei salvati da papa Pacelli. Poi fu messo un tap-peto su questi fatti. Significativo il caso del ministro israe-liano Herzog, che oggi si oppone alla beatificazione diPio XII, mentre il nonno (anch’egli Herzog), a suo tem-

Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre 6

primo piano

Copertina del Time del 14 dicembre 1953

ISRAELE, LA TARGA E’ FALSA

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po, lo ringraziò. Nella stessa famiglia la gratitudine delnonno diventa offesa con il nipote.A cinquant’anni dalla morte di Pio XII gli ebrei delPave the way foundation, guidati da Gary Krupp sonovenuti a Roma per ripetere a papa Benedetto il loro cal-do ringraziamento. Anch’essi erano scettici su Pio XII,secondo la vulgata anticattolica, ma hanno mutato opi-nione studiando la vicenda di 11.000 ebrei imbarcati peri Caraibi con i visti di espatrio espressamente ordinatialla Segreteria di Stato vaticana da Pio XII. G. Krupp hapotuto ricostruire la vicenda raggiungendo in Franciamons. Ferrofino, allora nunzio nella RepubblicaDominicana. Con quei visti, gli ebrei europei raggiun-gevano Haiti, Cuba, il Messico e poi espatriavano ille-galmente negli USA, perché questi si opponevano allaloro accoglienza. A questo proposito mons. Ferrofinoricordava a Krupp l’amarezza di Pio XII nei confrontidi questa indisponibilità degli Stati Uniti. I registri di que-ste operazioni sono nella nunziatura della RepubblicaDominicana, assicura Ferrofino. I figli di quei rifugia-ti hanno rifatto l’esodo dei padri e hanno dedotto che illoro Mosé fu Pio XII. Su un altro versante fu chiamata la “tradotta di Pio XII”la vicenda di Bruno Kiniger, incaricato di affari inSvizzera per conto della Repubblica Sociale Italiana. Eglirispose a un appello di papa Pacelli mediante il nunzioa Berna, di far espatriare diecimila ebrei. La trattativa futra il segretario di stato Tardini e il nunzio Bernardini.Kiniger contattò gli alleati che gli consigliarono di coin-volgere l’arcivescovo di Milano, Schuster. Poi il pianofallì. Anche il rabbino André Zaoui, capitano e cappel-lano dei militari ebrei in Italia sapeva e scrisse il22/6/1944 a Pio XII per ringraziarlo – e la sua lettera ècomparsa fotografata sui giornali in questi giorni – par-lando di “immenso bene e carità incomparabile cheVostra Santità ha prodigato per gli ebrei d’Italia”.Chi e perché ha dimenticato? A tanto ha condotto, for-se, la semplificazione ideologica del museo dell’olo-causto Yad Vashem a Gerusalemme, che ha un angolo conla foto di Pio XII e una targa con un testo ingiusto neisuoi confronti: quella tattica che gli storici hanno inda-gato raccogliendo varie posizioni di condanna del nazi-smo che preferirono forme e canali adatti a tempi di guer-ra. Non il silenzio. Dopo la vicenda dei 40.000 ebrei olan-desi, e tra essi la santa Edith Stein, soppressi in segui-to alla protesta dei vescovi olandesi, Pio XII bruciòpersonalmente un testo di protesta che doveva compa-rire su L’Osservatore Romano. È quanto dice suorPasqualina Lehnert, che vide il manoscritto in cucina. Lostorico Andrea Riccardi ricorda la scaltrezza del papa perriguardo agli ebrei e ai 40 milioni di cattolici che eranonelle terre di Hitler. Del resto, un silenzio forzato, qua-

lora ci fosse, può interpretarsi come indifferenza? Nonerano anche Churchill e Roosevelt che consigliavano PioXII di non alzare la voce contro Hitler? Non bastaronoi radiomessaggi che avevano irritato il Führer, chemeditò un piano contro il papa? Nella commissionedell’istituzione del Yad Vashem non tutti devono pensarlaallo stesso modo se Nathan Ben Horin, oggi 88 anni, giàmembro autorevole della stessa commissione e in con-tatto istituzionale con la Santa Sede, non si ritrova neltesto di quella targa, pensando a quando era in Francia,alle proteste fatte leggere dal vescovo di Tolosa nellechiese contro la deportazione degli ebrei e pensando che,nel frattempo, la moglie si salvò in convento ad Assisi.Ma accostiamoci a Pio XII e vediamo quello che eglifaceva a casa sua per gli ebrei. Il prof. Philippe Chenaux,autorevole biografo di papa Pacelli, dice che quandocominciò il rastrellamento a Roma, il papa protestòconvocando l’ambasciatore tedesco Weizsäcker e “usòvari canali per far cessare subito la deportazione”. Mapiù che le parole servivano i fatti. Pio XII alloggiò subi-to in Vaticano e a Castel Gandolfo quanti più israeliti sipotesse. Il Laterano e il Seminario Romano erano affol-lati di rifugiati di ogni tipo: ebrei, disertori, comunisti,l’intero CLN di Roma, tutti al sicuro nei locali del papa,alcuni con la veste talare e con nomi falsi. C’erano icomunisti Roveda e Trombadori, il socialista Nenni,c’era Aladino Govoni, comunista, figlio del noto poeta,c’era Giuliano Vassalli, socialista, che poi avrà, come

7Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

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Nenni, un ruolo marcato nella vita nazionale, e tanti altri.Alcuni di questi erano stati condannati a morte, comeGiuliano Vassalli. In questi seminari e nelle 155 case reli-giose, reclutate per quest’opera, come in tante parroc-chie, c’erano soprattutto ebrei. Alcune di queste case ave-vano la clausura monastica e solo il papa poteva dero-gare a questa legge. All’inizio qualche madre superio-ra ebbe una comprensibile resistenza, ma quando sicomunicava che era ordine del papa, ogni porta si apri-va. Successe quel terribile 16 ottobre 1943 quando donL. Riganelli cercava affannosamente un rifugio per ungruppo di ebrei e mancava poco al coprifuoco. Questoscrive Fausto Coen in 16 ottobre 1943. Questo ed altrodicono autori di ogni estrazione: De Felice, Marchione,Forcella, Riccardi, Gaspari, Chenaux, Tornielli, Falifiglie, recentemente, Persico, per non dire di autori eccle-stiastici come Blet, Gumpel, Sale ecc. che parlano suidocumenti vaticani. Finanche nella guardia palatina PioXII nascose 1.700 persone. Nel 1942 erano trecentoeffettivi, l’anno dopo, quello a rischio, erano 2.000.Ricordiamo qualcuno di questi rifugi. A S. Maria inVallicella ebrei e antifascisti erano vestiti da seminari-sti. A san Bartolomeo all’isola tiberina furono salvato 400ebrei. Alla sede delle Compassioniste c’erano abiti dasuore pronti per le signore ebree, qualora fossero venu-ti i tedeschi. Le suore Agostiniane riuscirono a far par-torire in ospedale una signora ebrea falsandole l’identità.Qualche ispezione ci fu e andò male, ma il cartello, initaliano e in tedesco, su ognuno di questi luoghi chedichiarava: “proprietà della Santa Sede, non soggetta aispezione” funzionò. La superiora delle Figlie del SacroCuore, che era tedesca, non si fidava e dormiva in por-tineria per essere pronta a distogliere eventuali ricerche.Per questa operazione così estesa, così complessa erischiosa, Pio XII aveva intermediari all’altezza dello sco-po come mons. Montini e P. Pancrazio Pfeiffer. Su que-sto religioso, nel 2005, si è tenuto un convegno perricordare la sua opera a favore di ebrei e partigiani, perincarico di Pio XII. Ugualmente faceva a Milano ilcard. Schuster; a Genova il card. Boetto; i Palatucci,vescovo e nipote (questi, poi, ucciso a Dachau), tranord e sud, oltre a quello che si compiva a Roma traVaticano e Vicariato, dov’era il laboratorio centrale diuna rete di soccorso che oggi conosciamo meglio dagliarchivi. Ognuna di queste voci è un’epopea a parte.L’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri diguerra è a disposizione degli studiosi dal 2004 ed ha tremilioni di schede su cui hanno lavorato sette persone pertre anni. Né Hochhut, né Cornwell, né altri denigratorisi sono visti in quell’archivio. Eppure ancora si sente direche personalità israeliane auspicano “l’apertura degliarchivi”. Già Paolo VI, uno dei protagonisti del soccorso

di Pio XII agli ebrei, fece conoscere documentid’archivio. A questo proposito, è così abbondante ilmateriale a disposizione che è impossibile che possasmentirsi, in minima parte, l’opera e le convinzioni filoebraiche di Pio XII. È vero che resta ancora una partedi lavoro che terminerà tra sei/sette anni, ma è una que-stione tecnica di catalogazione, non pregiudiziale. Ci siaugura che poi, veramente, gli scrittori guardino i docu-menti e non i cartoni animati! Infatti la posizione anti-nazista di Pacelli è già documentata da quand’era car-dinale. L’enciclica Mit brennender Sorge contro il nazi-smo fu prevalente opera del card. Pacelli, dopo la con-sultazione dei tre vescovi antinazisti più noti in Germania:von Galen, Faulhaber, Pasing. Fu fatta pervenire segre-tamente in Germania e fatta leggere nelle chiese con gran-de smacco di Hitler, che fu furioso e inavvicinabile pertre giorni. Eguale protesta dal Vaticano fu per la notte deiCristalli, ben ricordata con dettagli personali da P.Gumpel. Il card. Pacelli fu anche l’ispiratore della con-danna delle tesi di A. Rosenberg, il cui libro di contenutorazzista fu messo all’indice. Ugualmente opera di Pacellifu un’istruzione ai seminari, università e facoltà catto-liche di tutto il mondo contro le tesi dello statalismo nazi-sta e il razzismo, con implicito avviso per Mussolini chestava prendendo la stessa piega. Gli storici ricordano purelo sdegno del card. Pacelli quando Hitler mostrò chia-ramente di non tener conto degli accordi presi con laSanta Sede. Hitler sapeva bene che tutte le posizioni anti-naziste del Vaticano facevano capo a Pacelli. Fu anche

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per questi precedenti che il radiomessaggio del 1942 irritònuovamente Hitler contro il papa.Per certa parte della cultura ebraica Pio XII impediscequell’operazione di complicità del male assoluto cheavrebbe nella Shoah il suo picco e il suo simbolo. Hitler,Stalin, Mussolini, tutti antisemiti. Non dovrebbe man-care il capo della cristianità. La storia dei fatti non lo con-sente, ma non importa: quella figura ieratica, sicura,assertoria, quasi immateriale si presta bene ad essererubata alla sua reale missione e trapiantata in esilio dal-la verità. Sembra che non debba avere una biografia,eppure fin da piccolo, Pacelli familiarizzava con amiciebrei partecipando, da studente, alla cena dello Shabbatin casa di amici, quelli del Collegio Romano. Tra que-sti l’amico Mendes poi fu luminare della medicina. Il rab-bino americano David Dalin riporta che Pacelli, daSegretario di Stato, fece allontanare da una rubricaradiofonica negli Stati Uniti un prete che manifestavasentimenti antiebraici. Lo stesso rabbino Dalin si doman-da perché Pacelli non sia tra i giusti delle nazioni, essen-do stato quello che ha salvato più ebrei fra tutti.L’insostenibile astrazione ebraico-comunista del papaindifferente è stata costruita contro i fatti, in tempo di ege-monia culturale anticristiana, per tenere in piediun’impostura storiografica che finora è servita a piùscopi.Un calcolo che è rifluito anche in quell’operazione diricatto colossale che l’ebreo Finkelstein ha denunziatocon puntigliosa documentazione, anche senza risaltomediatico, perché tutti hanno paura di passare per anti-semiti. Finkelstein ha passato in rassegna il mercatomondiale della Shoah che ha fruttato somme vertigino-se dalla Germania e dalla Svizzera. Un olocausto cosìredditizio è finito nella plastificazione commerciale:dalla storia dei crimini contro l’umanità in quella degliaffari più lucrosi. Anche il male, paradossalmente, vuo-le un suo grado di purezza, oppure non è più assoluto.La Chiesa cattolica ha un suo posto in questa vicenda el’abbiamo notato in minima parte. Ma era tutto nasco-

sto. Con le discus-sioni su Pio XII èvenuto allo sco-perto, ed è stato unbene, un grandiosoracconto di gene-rosità con le suevittime, le suecifre, i suoi con-creti risultati. Tuttonel puro spessoredella gratuità. Avoler essere emo-

tivi, questa è anchestata una gaffe del-l’ideologia diffama-toria. Non si sarebbemai saputo questopoema di fraternità,spesso fino al donodella vita, se nonfosse stato per difen-dere quel papa: nonsi può premiare unsoldato vittorioso sesi offende il capitanoche lo comanda. Prima che una strategia di gesti, laprotezione cattolica agli ebrei è stata un pensiero, unacultura. Questo, per certa parte dell’ebraismo, è insop-portabile. Dopo quel triste 16 ottobre gli ebrei romanisi diressero come per istinto, in massa, verso le case reli-giose. Perché? E perché non altrove? Tanto è emerso daogni parte. Il mondo cattolico era il porto di salvezza:“dovunque c’era una tonaca nera”, direbbe Levinas.L’ebreo sapeva che il cattolico dava garanzie: dai mon-signori Ottaviani, Palazzini, Montini, poi cardinali, davescovi, parroci, suore fino a quei cattolici audaci eingegnosi come Gino Bartali, che era collaboratore del-la Delasen (documenti falsi per l’espatrio) con le can-ne della bicicletta zeppe di dati e foto, da smontare in unconvento. Tutto oscurato, adesso? È questo il silenzio col-pevole.Concludendo, che dire di quella targa ingrata allo YadVashem? Che toglie senso a quei “giusti” elencati comesalvatori. Afferma e nega. Una lacerazione nel cuore stes-so della memoria della Shoah. Si vogliono gli archiviaperti, allora perché la sentenza esce prima, da quelle par-ti? Certo, anche noi avevamo una certezza, ma da que-ste parti parlano pure le pietre. Quando A. Gasparilavorò al suo libro Nascosti in convento (1999) nonincontrò nessun ebreo, disse, che non fosse stato salva-to dalla Chiesa.Se un monumento alla Shoah deve essere eretto, abbiaanche la faccia dell’amore come una bifronte verità del-la storia. Ricordare solo con ostilità fa pensare aFinkelstein, a Burg ed altri che nutrono il sospetto diuna rendita mostruosa, innanzitutto di cultura accusa-toria. Quella targa è la spia di una lacerazione nell’animaebraica che ha cancellato la storia del bene per sentirsisola in un oceano di iniquità, e non ci riesce. Allorapotremmo rimettere i cartelli storici su quelle 155 casereligiose a Roma, con la scritta aggiornata: “questo edi-ficio è sottratto alle ispezioni della memoria”.

Giuseppe Comparelli

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Si è svolto dal 6 al 26 ottobre il Sinodo dei Vescovifinalizzato alla riscoperta della Parola di Dio nella

Chiesa e nel mondo d’oggi. Questo il tema preciso: “LaParola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.Quattrocento i partecipanti, tra i quali molti alla loroprima volta quali membri di diritto, esperti o osservatori.Tre settimane di lavori con 24 Congregazioni generali,scandite da quattro grandi celebrazioni presiedute dalPapa. Questa è la cronaca, la storia e la sintesi della XIIAssemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi,che è stato aperto ufficialmente domenica 5 ottobre2008, alle ore 9,30 con la Messa presieduta da PapaBenedetto XVI nella Basilica di San Paolo fuori leMura, a sottolineare la concomitanza dell’Assembleacon l’Anno Paolino. Relatore generale del Sinodo è statoil cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Quebec, esegretario speciale l’arcivescovo di Kinshasa LaurentMonsengwo Pasinya.

All’Assemblea hanno partecipato 253 Padrisinodali, 51 dei quali provenienti dall’Africa, 9

dall’Oceania, 62 dall’America, 90 dall’Europa e 41dall’Asia. Tra i Padri sinodali, 173 sono stati eletti, 38hanno partecipato ex officio, 32 sono stati nominati dalPapa e dieci sono stati eletti dall’Unione dei Superiorigenerali. Sono stati otto i patriarchi, 52 cardinali, duearcivescovi maggiori, 79 arcivescovi, 130 vescovi; perquanto attiene il loro ufficio, 10 sono stati i capi diChiese orientali sui iuris, 30 presidenti di Conferenzeepiscopali, 24 capi di dicasteri della Curia romana,185 vescovi ordinari e 17 ausiliari. Ad affiancare iPadri sinodali ci sono stati poi 41 «esperti» e 37«uditori». Non sono mancati, secondo una tradizioneormai consolidata, i «delegati fraterni», che in questaXII Assemblea hanno rappresentato dieci Chiese ecomunità ecclesiali, tra le quali i Patriarcati ortodossidi Costantinopoli, di Mosca, di Serbia e di Romania,la Comunione anglicana, la Federazione luteranamondiale e il Consiglio ecumenico delle Chiese. E dicarattere ecumenico è la seconda «prima volta» propostada questo Sinodo, col patriarca ecumenico di

Costantinopoli Bartolomeo I che sabato 18 ottobre haguidato con Benedetto XVI la recita dei vespri e, altermine, ha rivolto, dopo quello del Papa, un suodiscorso al Sinodo. La terza delle «prime volte» èinfine legata a uno dei tre invitati speciali del Papa, ilrabbino capo di Haifa, Shear Yashyv Cohen. E’ statolui, primo rabbino e primo non cristiano, a rivolgersiai vescovi per presentare come il popolo ebraico leggee interpreta la Scrittura, sollevando la questione di PioXII, che a suo giudizio, non avrebbe aiutato gli Ebreidurante la seconda guerra mondiale. Argomento sucui ci sono state puntualizzazioni da parte della SantaSede, anche in vista del processo di beatificazione inatto. Gli altri due invitati speciali sono stati A. MillerMilloy, segretario generale dell’United Bible Societies,e frére Alois, priore della Comunità di Taizé. Quantoalle novità metodologiche, la principale è statasenz’altro lo spazio di «discussione libera», introdottoper la prima volta ad experimentum per decisione diBenedetto XVI nel Sinodo del 2005 e recepita dalRegolamento aggiornato nel 2006. Lo stesso Papa èintervenuto con suoi scritti durante le sessioni,conferma della sua partecipazione attiva e direttaall’assemblea, di cui è presidente. Questo spazio, chesi è affiancato agli interventi programmati scritti, haavuto una durata di cinque minuti per ogni interventoed a conclusione della sessione serale. Momenti didiscussione libera si sono avuti inoltre dopo le cinquerelazioni, tenute il primo giorno del Sinodo vero eproprio, il 6 ottobre, con le quali – altra novità –altrettanti vescovi hanno illustrato come il tema dellaParola di Dio è percepito nei cinque continenti. Nelcorso dei lavori è stata presentata anche una relazionesulla ricezione dell’Esortazione apostolica postsinodaleSacramentum caritatis (la prima a firma di BenedettoXVI, a cura del cardinale Angelo Scola, che di quelSinodo è stato relatore generale). Il 16 ottobre è statoinoltre proiettato un film sulla persona e l’opera diGiovanni Paolo II, nel 30° anniversario della suaelezione. Il 9 invece, con una celebrazione in SanPietro presieduta da Benedetto XVI, è stato invece

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avvenimenti

Un Sinodo dei Vescovi per riscoprirela centralità della Parola di Dio

nella nostra vita

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ricordato il 50° anniversario della mortedi Pio XII. Sempre il Papa, infine, hapresieduto le altre due celebrazioni inseritenell’agenda sinodale: la canonizzazionedei beati Gaetano Errico, Maria BernardaBüttler, Alfonsa dell’ImmacolataConcezione e Narcisa di Gesù, MartilloMorán, avvenuta in Piazza San Pietro inVaticano, domenica 12 ottobre e la Messadi chiusura di domenica 26. Ciò che iPadri Sinodali hanno deciso sarà oggettodi specifico intervento pontificio comesempre avviene in queste circostanze, conun’esortazione post-sinodale che saràoggetto di approfondimento nelle singolechiese locali e nelle comunità parrocchiali. Certamente,l’aver proposto il tema della Parola di Dio al centro diquesto Sinodo è segno evidente che da parte del governodella Chiesa c’è la coscienza che bisogna fare molto dipiù è meglio nel campo dell’annuncio e dellaproclamazione della parola di Dio nel mondo d’oggi,con la coscienza che siamo di fronte ad un mondolontano da questa parola e sordo agli insegnamentiche vengono da essa e che la Chiesa è chiamata atrasmettere in modo fedele ed autentico in ogni angolodella Terra. La validità del Sinodo è ben nota allacoscienza dei cristiani e la storia di essi, in oltre 40 anni,dopo l’esperienza del Concilio Vaticano II, vieneconfermata anche in questa circostanza. Fu Paolo VIa pensare e a decidere in tal senso nel contesto delConcilio Vaticano II, nel discorso i naugurale dell’ultimoperiodo del Concilio Vaticano II il 14 settembre 1965.Il giorno successivo, 15 settembre 1965, venivaannunciata la promulga zione del motu proprio«Apostolica sollici tudo» con cui il Sinodo vedevaufficialmente la luce. Si tratta di una «riunione», standoall’eti mologia greca del vocabolo il cui significatooriginario è quello di «camminare insie me».«Espressione particolarmente frut tuosa», l’avevadefinita Giovanni Paolo II, per dare l’immaginedell’incontro dei pa stori intorno al Papa e dello scambiodi e sperienze indirizzate alla ricerca di solu zionipastorali valide per l’intera Chiesa.

La prima assemblea sinodale si svolse il 29settembre al 29 ottobre 1967 e a veva avuto come

te ma «la preservazio ne e il rafforzamen to della fedecattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo,la sua coerenza dot trinale e storica». La seconda (nel1971) era stata incentrata su sacerdozio ministeriale egiustizia nel mondo. Dopo la ter za assemblea del 1974

dedicata all’evange lizzazione nel mondo moderno, fulo stes so Paolo VI che, ricevendo le proposizioniapprovate e le relazioni finali, pubblicò l’e sortazioneapostolica «Evangelii nuntian di». Dalla quar taassemblea del 1977 sulla «cateche si nel nostro tempo»è scaturita la «Cate chesi tradendae»; dal quintoappunta mento (nel 1980) dedicato alla famiglia cri -stiana è nata la «Familiaris consortio»; dal la sestaassemblea (nel 1983) su penitenza e riconciliazionenella missione della Chie sa è giunta la «Reconciliatioet paenitentia». Nel 1987 le con clusioni della settimaassemblea sul tema della vocazione e della missionedei laici so no servite da fondamenta per la «Christifi -deles laici». L’ottava, quella del 1990 incen trata sullaformazione dei sacerdoti, si è tra dotta nella «Pastoresdabo vobis» e la nona, che nel 1994 portò i padrisinodali a con frontarsi sulla vita consacrata, si tradussenella «Vita consecrata». Per la decima as semblea (nel2001) Papa Wojtyla scelse il tema del «vescovoservitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza delmondo» che portò all’esortazione «Pastores gregis».L’ultima in ordine di tempo, che si è tenuta nel 2005,ha avuto al centro l’«Eucaristia fonte e culmine dellavita e della missione della Chiesa» e ha portatoall’esortazione a postolica di Benedetto XVI«Sacramentum caritatis».

Alle assemblee ordinarie ne van no aggiunte duestraordinarie (nel 1969 su cooperazione tra Santa

Sede e Conferenze episcopali e nel 1985 per ilventennale del la conclusione del Vaticano II), il Sinodopar ticolare per i Paesi Bassi (1980) e le assem bleespeciali per l’Europa (1991 e 1999), l’A frica (1994),il Libano (1995), l’America (1997), l’Asia (1998) el’Oceania (1998).

Antonio Rungi

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Presenza Missionaria Passionista, 4/2008 Luglio/Agosto 12

liturgia

LE LETTURE BIBLICHE– Ascoltare le letture bibliche –

Il recente sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dioha riportato al centro della liturgia e dellavita della Chiesa le letture bibliche. In questi

ultimi tempi si sono moltiplicate le iniziative pro-prio per ridare significato e importanza a quantoascoltiamo durante le celebrazioni liturgiche pro-prio attingendo dai testi sacri. MonsignorGianfranco Ravasi recentemente su l’OsservatoreRomano del 5 ottobre scorso ha pubblicatoun’interessante riflessione su questo tema, chenoi riportiamo in parte, anche in considerazionedella ricchezza dei contenuti e delle indiscusse qua-lità del noto biblista cattolico.

“Non è straordinario che la Bibbia e il suo lin-guaggio parlino a tutti e dappertutto? Perché que-ste parole remote non annoiano mai? Dove potrem-mo trovare una storia tanto antica di un piccolopopolo in terra straniera, alla quale è bastato solodi essere scritta per ottenere il dono dell’ubi-quità?”. Non è un autore spirituale ad evocarel’inesausto e inesauribile messaggio dell’Esodobiblico in modo tanto appassionato, ma un filosofodi matrice marxista, Ernst Bloch, in un saggio daltitolo apparentemente provocatorio, Ateismo nelcristianesimo (1968). È vero, però, che egli aggiun-geva anche: “O meglio, le sue parole annoianosempre e soltanto quando se ne parla per sentitodire”.

Ecco, forse sta proprio qui, in questo “sentitodire”, ossia in una conoscenza pallida e banale,sacralmente aspersa di mediocre polvere di incen-so o secolaristicamente verniciata di sarcasmo dibassa lega, a rendere la Bibbia noiosa e simile adun ferro vecchio. In verità, ad accostarsi affer-randola tra le mani si corre il rischio di scoprire cheè un ferro rovente che brucia le mani, come ammo-niva Bernanos. A conclusione del Sinodo deiVescovi, dedicato proprio alla Parola di Dio, in for-

ma molto semplificata e libera, vorremmo proporreuna sorta di lessico dei verbi biblici decisivi (natu-ralmente non secondo i criteri lessicografici del-le loro occorrenze testuali o dello spettro dei lorovalori semantici). Ne uscirà un pentagramma capa-ce di far intuire l’”estro armonico” divino ed uma-no di quelle pagine. Pagine, sì, di un libro, in gre-co Biblìa, cioè i “libri” per eccellenza, che peròsono narrazione di una storia che, col famoso sag-gio Il grande codice di Northrop Frye, potremmoscandire in un settenario di atti: creazione (spa-zio e cosmo), esodo (tempo e storia), legge (mora-le e peccato), sapienza (esistenza, amore e male),profezia (verità e giustizia), Vangelo (Cristo,Apostoli, Chiesa) e Apocalisse (risurrezione edescatologia). Prima del Libro, allora c’è l’Evento,c’è la Parola-Atto che squarcia il silenzio del nul-la. Il primo nostro verbo sarà, perciò, il “dire”divino: l’‘amar ebraico della Genesi: “Dio dis-se: Sia la luce! E la luce fu” (1, 3), il Lògos delprologo giovanneo: “In principio era il Verbo” (1,1). Un parlare efficace, creatore e redentore, tant’èvero che il Dio dei profeti suggella così i suoioracoli: dibbartî we ‘asîtî, “ho detto e ho fatto”

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liturgia

(Ezechiele, 37, 14). Dabar, in ebraico, non è solo“parola” ma significa anche “atto, fatto, evento”.Sul Sinai, ci ricorda Mosè, “Dio vi parlò di mez-zo al fuoco: voce di parole voi ascoltaste, imma-gine alcuna non vedeste, solo una voce”(Deuteronomio, 4, 12). Il Signore è per eccellen-za Voce che parla anche nel silenzio, se è vero cheal Sinai Elia scoprirà la presenza divina in una“voce di silenzio sottile” (1 Re, 19, 12). La Bibbia,quindi, prima (e anche dopo) di esseregraphè/graphaì, “Scrittura/Scritture”, è “procla-mazione” di una parola, miqra’, come la definiscela tradizione giudaica, usando la stessa radice chedarà il nome al Qur’an, il Corano, la “lettura pro-clamata” dell’islam. È il kèrygma cristiano, vocedell’araldo evangelico che deve gridare dalle ter-razze ciò che ha imparato nelle chiese (Matteo, 10,27). Ecco perché, prima che “mala dizione” è una“maledizione” la trasandata e strascicata letturaliturgica fatta talora dai nostri amboni. È una paro-la viva, tagliente come una spada e incombentecome un martello, che esige di avviarsi anche sul-le nuove arterie informatiche, che è pronta a migra-re dalle pagine cartacee ai fogli elettronici, dallaselce delle cattedrali al silicio della nuova comu-nicazione.

Le sue grandi narrazioni devono risuonare, colsontuoso apparato delle loro storie, delle loroparabole e dei simboli, in una società senza memo-ria e memorie, affidata spesso solo a “messaggi-ni” vacui. Usando un po’ liberamente un’immagineplatonica (il filosofo prediligeva il “dire” auten-tico del maestro, allo “scrivere” dell’erudito), sia-mo in un tempo di “conchiglie di Adone”, ove sicoltivano semi in poco terriccio così da far ger-mogliare solo esili e tisici fuscelli. La Parola bibli-ca è, sì, un seme microscopico come quello dellasenape, ma ambisce a crescere in albero maesto-so nel cielo della storia. Non per nulla questaParola ha alimentato per secoli la cultura occi-dentale divenendone quasi il “codice” di riferi-mento artistico ed etico (si pensi solo ai dieci filmdel Decalogo di Kieslowski); è il “grande atlan-te iconografico”, il primo lessico simbolico,“l’alfabeto colorato in cui hanno intinto il loro pen-nello i pittori” (per usare una gloriosa confessio-

ne di Chagall), lo strumento “ben temperato” del-la più alta musica europea.

Shema’ Jisra’el, “Ascolta, Israele!”, è il grandeappello del Deuteronomio (6, 4) che pervadecostantemente la vita del fedele il cui motto ènelle parole stesse del Cristo del quarto vangelo:“Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; se voi nonascoltate, è perché non siete da Dio” (8, 47). Lafigura emblematica del credente è in Maria che,come nota Luca (2, 19), “custodiva meditandolenel suo cuore” le parole-eventi che si aprivanodavanti a lei, meritandosi così la beatitudine di suoFiglio: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dioe la custodiscono” (Luca, 11, 28). Come il “dire”divino e umano è efficace, per cui “una parola det-ta non è una parola morta ma pronta proprio allo-ra a vivere” - come scriveva la poetessa america-na Emily Dickinson - così anche l’ascoltare diDio che “porge l’orecchio” alla supplica del suofedele e lo stesso ascoltare dell’uomo devonoessere attivi ed operativi. Non per nulla in italia-no l’”assurdità” di una situazione nasce dalla “sor-dità” dell’intelligenza umana, rivelando chel’ascolto è decisivo.

Per questo un’altra poetessa, la tedesca ebreaNelly Sachs, invitava a schiudere l’orecchio, libe-randolo dalle ostruzioni delle chiacchiere, perlasciare che la Parola profetica eserciti efficace-mente la propria capacità offensiva di sommuovereil terreno della superficialità e dell’abitudine: “Sei profeti irrompessero per le porte della notte, / inci-dendo ferite nei campi della consuetudine, / se iprofeti irrompessero per le porte della notte, / cer-cando un orecchio come patria, / orecchio degliuomini, ostruito di ortiche, / sapresti ascoltare?”.Educare all’ascolto - attività intellettuale e affet-tiva tutt’altro che semplice, soprattutto in un mon-do come il nostro fatto di immagini, di impressioniforti, di rumori distraenti e del brusio di fondo del-la comunicazione informatica - diventa un eser-cizio imprescindibile. Solo così si attua il sognodivino tratteggiato dal profeta Amos: “Verrannogiorni in cui manderò la fame nel paese, non famedi pane né sete di acqua, ma di ascoltare la paro-la del Signore” (8, 11).

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1. La centralità della caritàLa vita cristiana consiste soprattutto nella carità.Lo ha ricordato il papa Benedetto XVI nell’enci-clica “Deus caritas est” e lo prova san Paolo conla sua autorità. “Al di sopra di tutto poi vi sia lacarità che è il vincolo della perfezione” (Ef 3,14).La carità è l’elemento più importante e specificodella vita cristiana, perché ci unisce direttamentea Dio, ultimo fine soprannaturale ed è anche lamisura della perfezione. Nella vita spirituale coluiche ha raggiunto la perfezione dell’amore di Dioe del prossimo può essere chiamato “perfetto”.Molti testi delle lettere paoline ribadisconol’insegnamento di Gesù Cristo: dall’amore di Dioe del prossimo dipende tutta la legge e i profeti (cfMt 22, 35-40; Mc 12,28-31). Eccone qualcuno, peresemplificare: “…pieno compimento della leggeè l’amore” (Rm 13,10); “Queste dunque le trecose che rimangono: la fede, la speranza e lacarità; ma di tutte più grande è la carità!” (1 Cor13,13); “…radicati e fondati nella carità, siate ingrado di comprendere con tutti i santi l’ampiezza,la lunghezza, l’altezza e la profondità, e cono-scere l’amore di Cristo …” (Ef 3,17-18). Le altre virtù senza la carità sono un nulla (cf 1 Cor13,1-3). La stessa fede riceve valore dalla carità:“ la fede opera per mezzo della carità”(Gal 5,6).La carità soltanto ci unisce a Dio come fine sopran-naturale, mentre le altre virtù dispongono a que-sta unione. La fede e la speranza ci fanno con-templare Dio e ci orientano a lui, primo principio:lafede ci dà di lui una conoscenza oscura ed imper-fetta, la speranza è pure radicalmente imperfettacome attesa della beatitudine eterna. La carità lesupera in dignità e perfezione, perché ci unisce aDio, ci dà il possesso reale di Dio. In questo sen-so la carità è inseparabile dalla grazia, ma mentrela grazia connota l’essere della vita divina, la

carità le dà il dinamismo.La carità nelle lettere paoline è un discorso mol-to ampio: riguarda l’amore di Dio e di Gesù Cristoper noi e l’amore nostro verso Dio e il prossimo.Ed è espressa col termine “agape”.Nel presente articolo mi limito a trattare soltantodell’amore di Dio verso di noi e dell’amore nostroverso Dio. Rimando al prossimo articolo la caritàverso il prossimo.

2. L’amore di Dio verso gli uominiLa vita cristiana scaturisce dalla carità di Dio ver-so gli uomini. “ Dio è colui che ci ama” (Rm 8, 37);“i cristiani sono amati da Dio” (1 Tess 1,4; 2 Tess2, 13-16). Sono due passi luminosi e alati dell’a-postolo Paolo.All’ amore di Dio Padre Paolo unisce la carità diCristo; anzi afferma nella lettera ai Romani: “Lacarità di Dio si manifesta in Cristo Gesù nostroSignore” (Rm 8,39).L’amore del Padre è espresso in questa sublimeesclamazione: “Se Dio è per noi, chi sarà controdi noi? Egli non ha risparmiato il proprio Figlio,ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ognicosa insieme con lui?” (Rm 8, 31-32).Questo amore di Dio Padre e di Gesù Cristo pernoi raggiunge il vertice nell’opera della reden-zione di Gesù Cristo: “… Dio dimostra il suoamore verso di noi perché, mentre eravamo anco-ra peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8).Paolo parla di preferenza della carità di Cristo, per-ché è il mediatore, perché ci ha riconciliati colPadre. Lo dice con enfasi e usa il singolare per direche Gesù ha sofferto per ciascuno personalmen-te: “ …mi ha amato e ha dato se stesso per me”(Gal 2,20). Questa verità dell’amore di Cristo loaffascina, è fondamentale e consolante. Infatti laripete anche al plurale nella lettera agli Efesini per

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spiritualità

LA CARITÀ NELLE LETTERE PAOLINE

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due volte: “… Cristo vi ha amato e ha dato se stes-so per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soaveodore “(5,2); Cristo ha amato la Chiesa e ha datose stesso per lei …” (5,25).Quando Paolo parla della passione di Cristo spie-ga che il movente è stato l’amore: “ha dato sestesso per i nostri peccati” (Gal 1,4). Lo ripeteanche in altre lettere: “Egli ha dato se stesso pernoi, per riscattarci da ogni iniquità” (Tt 2,14);“ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tim 2,6).Lo ha sottolineato con forza anche il papaBenedetto XVI in un passaggio dell’enciclicaDeus caritas est: “dal cuore trafitto del Crocifissoscaturisce l’amore di Dio” (cf Gv 19,34 – 1a par-te, n.7). E’ nella passione di Gesù – prosegue ilPapa – il vertice del suo amore. Con lo sguardo alfianco squarciato di Cristo … partendo da lì devedefinirsi cosa sia l’amore” (ivi, n. 13).Ora questo amore di Dio in Cristo Gesù è stato lar-gamente diffuso nei nostri cuori dallo SpiritoSanto (Rm 5,5) – dice Paolo - nel battesimo checi ha resi “figli di Dio” (Gal 4,5-6; Rm 8, 14-15;Ef 1,4-5), membri della Chiesa (Ef 2,19) e ci dà lacapacità di rivolgerci a Dio e di invocarlo comeGesù “Abbà-Padre”(Gal 4,6).E’ un “dono ineffabile” (2 Cor 2,9), un dinami-smo nuovo che il Padre ci dona per mezzo delFiglio nello Spirito Santo, perché possiamo amar-lo con tutto il cuore e amare il prossimo come noistessi.

3. La risposta dell’uomo all’amore di Dio“L’amore del Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14-15).Noi amiamo Dio, perché egli ci ha amati per pri-mo e ha infuso nei nostri cuori il suo amore. Loafferma Paolo nella 1a lettera ai Corinti: “Chi amaDio è da lui conosciuto” (8,3).“Siccome Dio ci ha amati per primo (cf 1Gv 4,10),l’amore adesso non è più solo un “comandamen-to”, ma è la risposta al dono dell’amore, col qua-le Dio ci viene incontro” (Deus caritas est, intro-duzione).Questo amore di Dio per l’uomo - dice Paolo –supera ogni conoscenza e nessuno può immaginarequello che Dio ha preparato per “ quelli che lo ama-no” (1 Cor 2,9). Paolo spesso invita i cristiani a

ricambiare tanto amore specialmente con la caritàverso il prossimo: “Camminate nella carità nelmodo che anche Cristo vi ha amato e ha dato sestesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soa-ve odore” (Ef 5,2).L’apostolo è convinto che l’amore di Cristo è lavera forza del cristiano, capace di sfidare tutte ledifficoltà della vita: “Chi ci separerà dunque dal-l’amore di Cristo? …” ( Rm 8,35). Se “tutto coo-pera al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28),c’è la preghiera e l’augurio di Paolo per i suoi cri-stiani: “Il Signore diriga i vostri cuori nell’amo-re di Dio e nella pazienza di Cristo” (“ Tess 3,5).Ma c’è anche una minaccia per chi rifiuta tantoamore: “Se qualcuno non ama il Signore (Gesù)sia anatema!” (1 Cor 16,22).

Mi piace chiudere queste riflessioni con il salutodi Paolo agli Efesini: “La grazia sia con tutti quel-li che amano Gesù Cristo con cuore incorruttibi-le” (Ef 6,24).

Stefano Pompilio

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notizie passioniste

DALL’ITALIA E DAL MONDO

S. Zenone degli Ezzelini. Inizio anno di Noviziatoper otto giovani ed adultiLa Congregazione della Santissima Passione di NostroSignore Gesù Cristo si è arricchita di otto novizi, i qua-li, a partire dal 7 settembre 2007, a S.Zenone degliEzzelini hanno iniziato l’anno di noviziato, durante ilquale saranno aiutati a conoscere meglio il significa-

to della vocazione passionista, a sperimentare lo stiledi vita della Congregazione, ad assimilarne lo spiritoe la dedizione apostolica. Insieme al padre maestro MaxAnselmi e a tutta la comunità dei religiosi attualmen-te residente presso il convento “s. Gabriele”, gli ottogiovani sono chiamati a vivere un’esperienza di Dio,imparando a conoscere il carisma e la spiritualità del-la congregazione della passione. Essi sono: MarcoErmano, della provincia del Cuore Immacolato diMaria, Salvatore Frascina, Piero Berti e MarcoStaffolani, della provincia della Pietà, Anthony MariaChidi Iyiegbu, della provincia della Presentazione,Daniele Curci, Vincenzo Serpe e Massimo Parisi, del-la provincia dell’Addolorata.

Calvi Risorta. Anno paolino.In occasione del bimillenario della nascita di san PaoloApostolo, i padri passionisti di Calvi Risorta (Ce),

diocesi di Teano-Calvi, hanno organizzato un corso diformazione annuale per far conoscere Paolo di Tarso,nell’anno giubilare a lui dedicato. “Accostarsiall’Apostolo delle Genti per conoscere la sua vita, lesue avventure apostoliche, il fondamento della suapredicazione, la sua ansia per le anime”, è questo il pro-gramma e il progetto per l’intero anno iniziato con ilprimo incontro, tenuto presso il Convento dei PadriPassionisti di Calvi Risorta (una volta ScuolaApostolica, nella quale si sono formati alla missiona-rietà migliaia di passionisti o ex-alunni passionisti) ilgiorno lunedì 6 ottobre, nella sala del Seminario, alleore 19.00, sul tema “Da Tarso a Damasco: cambia-mento di rotta”. A guidare la riflessione è padre PierluigiMirra, ex-consultore all’Apostolato della Provincia esuperiore della Comunità di Calvi Risorta, nostro vali-do collaboratore. Gli altri incontri e tematiche sono: 3novembre (L’incompreso alla ricerca di Cristo e dei fra-telli); 1 dicembre (Un Apostolo senza barriere); 12gennaio 2009 (Dal fallimento di Atene al terreno fer-tile di Corinto); 2 febbraio (Io, Paolo, scrivo a voi); 2marzo (Cristo, centro e fondamento del Vangelo diPaolo); 6 aprile (L’Inno alla Carità e il Comandamentodi Gesù); 4 maggio (Da Cesarea a Roma: l’iter versoil martirio); 1 giugno (Linee ascetiche per un cammi-no paolino nella comunità cristiana).

Ordinazioni sacerdotali nel nostro Vicariato bra-silianoIl giorno 28 settembre 2008 nella parrocchiadell’Immacolato Cuore di Maria, in Colatine (MinasGerais – Brasile) per la preghiera e l’imposizione del-le mani di monsignor Decio Zandonadi, SDB, è stato

ordinato sacerdote ilnostro confratello delVicariato di NostraSignora della Vittoria,padre Paulo SergioMiranda. Successiva -mente, il giorno 18 otto-

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notizie passioniste

bre 2008, nel santuariodi san Paolo della Crocein Belo Horizonte, è sta-to ordinato sacerdote,per la preghiera el’imposizione dellemani del CardinaleDom Serafim Fernandesde Araujo, vescovo

emerito di Belo Horizonte, il nostro confratello padreVanderlan Gomez da Paz. Ad entrambi i giovani novel-li sacerdoti brasiliani i nostri più sentiti auguri per unservizio alla Chiesa e alla Congregazione nel delicatocompito di sacerdoti di Cristo.

Grazzanise (Ce). Professioni perpetueIl giorno 25 ottobre 2008 nella Chiesa della Madonnadi Montevergine di Grazzanise (Ce) nelle mani delSupriore provinciale della Provincia dell’Addolorata,padre Salvatore Enzo Del Brocco, hanno emesso la pro-fessione perpetua confratel Pasquale Gravante, origi-nario di Grazzanise e confr. Aurelio Miranda, originariodi Belo Horizonte – Brasile. La cerimonia è stata pre-ceduta da una settimana missionaria, predicata, dal

19 al 25 ottobre, da padre Aniello Migliaccio e padreAntonio Coppola, della comunità passionista delSantuario della Civita. Ai due novelli professi perpe-tui gli auguri di PMP.

Roma. Nuovo gruppo di studenti passionisti nellaCasa generaliziaSono dodici gli studenti passionisti, di varie provincereligiose dei passionisti italiani che hanno iniziato ilnuovo anno di studio, sotto la guida di padre GiovanniCipriani (Direttore) e dei padri Matteo Nonini e PatricioManosalvas, nella casa generalizia dei Santi Giovannie Paolo in Roma. Si tratta di religiosi professi incam-minati verso il sacerdozio e che devono ultimare gli stu-di teologici. Lo studentato interprovinciale deiPassionisti italiani assicura questa formazione unita-ria da diversi anni a Roma, data anche il limitatonumero degli studenti teologi. Questi i loro nomi:

Agapitus Milandrino, Andrea Redaelli, AntonioCosuccia, Davide Spennato, Filippo Pisciotta, GiuseppeCascardi, Hermanus Beda Koten, Lorenzo Pantanetti,Luigi Imbastari, Mikael Darmi, Rafal Pujsza, RosarioFontana.

Mondragone. Festa di San Paolo della Croce.Preceduta da una settimana eucaristica, predicata dapadre Luigi Donati, superiore e parroco dei passioni-sti di Mondragone, il 19 ottobre 2008 si è svoltal’annuale festa in onore di San Paolo della Croce, fon-datore dei passionisti, nella Chiesa parrocchiale diSan Giuseppe Artigiano. La festa è stata resa più bel-la e sentita con la presenza del novello sacerdote,padre Benedetto Manco, che ha presieduto la santa mes-sa solenne delle ore 18,30 ed ha tenuto l’omelia. Conpadre Benedetto hanno concelebrato, padre LuigiDonati e padre Antonio Rungi.La festa di San Paolo della Croce ha visto comunquetutte le comunità passioniste della Provinciadell’Addolorata impegnate nel dare massimo risalto allacelebrazione liturgica annuale del loro fondatore, nono-stante la domenica. Airola, Calvi Risorta, Casamicciola,Ceccano, Falvaterra, Forino, Itri, Napoli, Paliano,Pontecorvo, Sora, Santuario della Civita ovunque SanPaolo della Croce è stato degnamente festeggiato ericordato dai suoi figli spirituali. La sua immagine ostatua è stata esposta all’interno e all’esterno dellechiese dei passionisti.

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Qualche giorno fa, indaffarato a porre in ordine unavecchia biblioteca, mi è capitato tra le mani unodei tanti libri del vescovo americano Mons. FultonSheen, dal titolo “Ancore sull’Abisso”. Mi è tor-nato in mente tutto un passato, vissuto tra gli annicinquanta-sessanta, quando i testi del vescovoamericano tenevano banco. Chi era Mons. Fulton Sheen? Era per gli americanie poi lo fu per tanti quello che diventerà per noiitaliani, tra gli anni sessanta –settanta, il P. Marianoda Torino, il cappuccino della TV, ora Venerabile. In America era il vescovo più famoso e ascoltato:Un biografo scrive: “E’ un prete che riceve fino a100.000 lettere al mese; ha una media di 50 casimatrimoniali da risolvere al giorno; ha scritto unatrentina di libri, ha quattro lauree; è stato presidedella grande facoltà di filosofia alla cattedrale diWashington; predica sin dal 1925 nelle cattedra-li di Londra e New York e ogni tanto sbalordisceil gran mondo con delle schiere di convertiti chebattezza in S.Patrizío, nel cuore della più grandecittà della terra”. Ritorniamo al testo. Sono anda-to a guardare all’indice dei capitoli e vi ho trova-to le tematiche di sempre: la ricerca della verità nel-l’amore di Gesù; la regalità di Cristo, provata manon mai affossata; la Chiesa; il giorno del Signore;il senso della felicità; il peccato; Maria nostraMadre e, infine, la resurrezione di Cristo, sorpre-sa e prova contro chi aveva lanciato l’idea che Dioera morto e la religione s’appressava alla fineRealtà che come “ancore tengono ferma la spe-ranza sull`abisso” che spesso l’uomo si è scava-to sotto i piedi e nel quale sembra voler precipi-tare. Ho tentato di rileggere il testo e portarlo alla dina-mica spirituale dei nostri giorni. Cosa direbbe

Mons. F. Sheen, oggi, proponendo tali tematichecome ancore sull’abisso? Ho osato, forse con presunzione (per questo miperdonerete..) di riprendere tali dinamiche e pro-porle come ancore da gettare, perché il nostromondo, che sembra andare a rotoli, fermi la cor-sa incosciente e la nostra società, privata dei valo-ri duraturi si ricordi che senza tali ancore la naveandrà verso l’ignoto. La prima ancora da gettare è il senso della verità.Si propone il discorso della molteplicità dellaverità, secondo opinioni e idee che vanno e ven-gono come le mode. C’è chi si attacca ad esse esi fa trasportare; ma spesso, quando si riprendecoscienza, il ritorno diventa difficile. E ci sonomolti che non volendo essi bere alla fonte dellaverità si adoperano perché nessuno vi beva.Nonostante tutto, su questa linea, che sembra truc-cata e senza futuro, si staglia la figura di Cristo,il quale ancora e per sempre afferma: “lo sono laverità!”. La sua verità è luce, perciò senza di luici sono le tenebre...La sua verità è amore, perciòogni uomo è mio fratello...La sua verità è speranza,perciò il cammino di ogni uomo ha la sua meta.La seconda ancora da gettare è che Dio non abban-dona mai l’uomo. Dio non è morto e anche se lofosse stato, come recitava una canzone di Guccini,lo è stato per ‘tre giorni”. Oltre a non essere mor-to è vivo e presente accanto all’uomo. Ne penetrai fili della storia e ne riempie il tempo di eternità.“Non vi lascerò orfani..”, afferma categoricamenteGesù ai suoi discepoli” .. ma sarò con voi fino allaconsumazione dei secoli!”. Il cielo sopra di noi siè aperto e non si è mai più chiuso. E’ pur vero che se gli occhi non sono lubrificati dalcollirio della fede si possono avere levati verso

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riflessione

Ancore sull’abisso

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l’alto e non vedere il cielo e non sentire l’amoreche scende da lassù e rompe ogni solitudine. Un’altra ancora da gettare è conoscere il senso del-la felicità. Vi esorto a leggere, senza ansia, le“Confessioni” di S. Agostino. L’iter di ricercadella felicità di questo uomo rispecchia il camminodi ognuno di noi. Vediamo l’assolutizzazione del-la cultura, la mania di novità nella moda dellevarie credenze, l’affogamento nelle eresie e nel-la lussuria, poi l’incontro con la verità nella Paroladi Dio, e con Qualcuno con la croce sulle spalle,ma dal volto che ti rassicura, e tu ti inginocchi aisuoi piedi, e, come Tommaso, non hai che dire:“Signore mio e Dio mio”. E poi ti rialzi e senti neltuo cuore la pace. E S. Agostino, alla fine della suaricerca appagata, non ha che da confessare: “Inostri cuori sono fatti per te, Signore, e sarannoinquieti finché non riposeranno in te”.Altra ancora è la coscienza del peccato. ScriveMons. F.Sheen: “La coscienza del peccato in uncristiano praticante è una ferita aperta;l’incoscienza del peccato è simile ad un cancro”.Non possiamo negare che l’uomo pecca, che eglisia “peccatore” (ricordi l’episodio dell’Adultera deiVangelo?), ma, come affermava molti anni fa PioXII, il grande male è la perdita della coscienza delpeccato. Il relativismo morale che viene iniettato conti-nuamente nel cuore dell’uomo attraverso discor-si, gesti, atteggiamenti di ogni tipo, portal’individuo (non sono esenti i cristiani..) a sotto-valutare il peccato in se stesso, alla luce dell’ognuno è libero di fare ciò che vuole”. Ritrovareil senso del peccato non vuole dire perdere lalibertà, ma ritrovare i giusti equilibri nell’agire,tenuto conto non solo dell’amore di Dio, negatoe offeso, ma della dignità stessa dell’uomo cal-pestata. Veniamo all’ultima ancora che conclude il testo diMons. F. Sheen, ed è Maria nostra Madre. Scriveil vescovo: “C’è una sola donna nella storia delmondo di cui gli uomini abbiano detto male.Nessuno ha mai sentito una parola offensiva con-tro la madre di Maometto o di Confucio o di Hitlero di Stalin, e nessuno ha mai pronunziato unaparola di disprezzo verso la madre di Giuda. Ma

quante lingue hanno diffamato e quante pennehanno macchiato questa dolce Madre di Gesù”.Che cosa ha fatto mai questa povera donna peressere così maltrattata, cosi odiata, cosi bestem-miata?... Eppure questa donna ci ama di un amo-re immenso! Da quanto sotto la Croce, là sulGolgota, Cristo ci ha affidati a lei, non ci ha maiabbandonati. Ed è sempre accanto a noi, anchequando, a volte, l’offendiamo e non ci compor-tiamo da figli. Lei è forse carica di tristezza, maè sempre pronta a tenderci la mano quando cadia-mo. Ancora più che forte, la Vergine Maria, sul-l’abisso di questo strano nostro mondo, che sirivolta contro colui che lo ha disegnato e creato conamore, ed è Maria, con le sue mani imploranti dimadre, a reggere forte le mani del Figlio, perchénon venga meno la sua misericordia. Queste anco-re (ognuno può averne altre..) dobbiamo gettare pernon essere travolti come fuscelli dal vento impe-tuoso del male.

Pierluigi Mirra

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riflessione

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riflessione

Si prega si invoca, si chiede tutto a Lui, perché Egliè l’Onnipotente, non c’è cosa che non possa, ma poinon tutti si ricordano di Lui, che ritorna ogni anno afarsi Bambino per iniziare daccapo il suo cammino.Ormai la festa s’avvicina, si respira già l’aria dimuschio e siamo ancora a novembre, l’11 è SanMartino, le giornate si accorciano e si allungano lenotti. Dico a me stesso: quasi ci siamo, Natale sta pertornare, ma che cosa quest’anno scriverò di nuovo cheio già non abbia detto? Ma no, ce l’ho un profilodiverso, una immagine nuova: Gesù Bambino che lan-cia dalla sua reggia, che è poi una stalla, un mes-saggio ai Grandi della Terra per invitarli a seguirli nel-la lotta contro la violenza.E noi che credevamo di non avere più speranza,all’improvviso ci sentiamo rincuorati e mobilitatidall’ascolto della voce di Colui che si è fatto suo por-tavoce sulla Terra, il nostro Papa Benedetto XVI. E’Cristo che si è fatto ancora una volta Bambino anchequest’anno, col suo grande proposito, ma non nuo-vo, di amore e di pace. E noi forse ancora non loabbiamo ringraziato. Ma siamo sinceri, noi Lo rin-graziamo proprio sempre, ogni giorno, tutte le vol-te, nostro Signore? Quando la vita ci sorride e quan-do la vita ci abbandona? Quando ci sorride nel cuo-re la pace e quando l’andiamo cercando per le stra-de del mondo e non riusciamo ad incontrarla? Quandonon ci manca il pane quotidiano e quando la soffe-renza ci priva anche del necessario per vivere? Nonpossiamo ringraziare il Signore nella gioia e nonricordarci di Lui nel dolore, perché bisogna saper con-vivere con la vita nelle sue varie manifestazioni. Ecome è diversa la vita! Certamente non è uguale pertutti, c’è a chi dona e a chi toglie: e quindi la nostragrandezza sta nell’accettarla, nell’accoglierla comeun dono e come una pena, senza fare distinzioni.Non possiamo rifiutare e rinnegare la vita. Già lanostra nascita è un miracolo, un miracolo d’amore,e mai come in questi lunghi giorni dell’Avvento noiabbiamo l’occasione per intrecciare dei colloqui inprofondo con la nostra anima e con noi stessi. Sonogiorni fatti anche per la meditazione! E dalle nostreriflessioni vengono fuori tante verità nascoste e ci ren-diamo conto e ne prendiamo atto che molto spessonoi ci dimentichiamo di Lui, ci dimentichiamo di Luiche è nostro Padre… e noi che siamo le sue creatu-

re, non sempre ci ricordiamo di elevare al cielo, ilnostro ringraziamento per aver avuto il dono della vitae di go dere le bellezze di questo mondo, che è mera-viglioso, nonostante le brutture, che in alcuni casi neappannano lo sguardo. Siamo, di quelli che si ricor-dano del loro Signore non tanto nella gioia ma nel-le av versità, quando la tempesta si avvicina anche alnostro porto e ce ne ricordiamo, per impetrare auto,vediamo, in Lui l’ultimo scoglio a cui ancorarci, inattesa che torni il primo raggio di sole.E’ allora che cì sentiamo soli ed andiamo in cerca diaiuto, ma il ringraziamento al Signore non deve esse-re solo per una grazia ricevu ta, per una necessitàsoddisfatta per un male guarito. E poi si ringrazia ilSignore non solo per noi, ma anche per gli altri,anche per chi non sa ringraziare o non vuole ringra-ziare, forse, perché non è abituato o forse perché èconvinto che la vita sia fatta solo di- entrate e nonanche di uscite.Dicevo che mai come in questo tempo, dell’Avventonoi sentiamo vicino e nostro il miracolo deII’Amore.E quindi, se mi domandassi che cos’è il Natale, dopoche ne ho tanto parlato: ogni anno, forse direi sem-plicemente che non c’è avvenimento più grande delNatale. E voglia mo percorrere l’evento così straor-dinario, anche se ad ogni anno si rinnova, in com-pagnia di Papa Benedetta, XVI, che ai pellegrini

Grazie, Gesù Bambino

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dell’Alta Austria riuniti a Roma, in Piazza San Pietro,per accompagnare il dono dell’Albero di Natale (eral’anno 2005) dice che a Natale riecheggia in ogni par-te del globo il lieto, annuncio della nascita delRedentore. Ed una considerazione sorge subito inognuno di noi sul perché Gesù si è fatto uomo e sulperché Egli è venuto in mezzo a noi. Ed anche que-sto clima così particolare che ci avvolge, quasi adovattare anche í nostri pensieri e rende i giorni pie-ni di un’attesa che ci penetra nell’animo, ma chetuttavia non riusciamo a manifestare intera mentecon le nostre parole, racchiude un significato chePapa Benedetto riesce molto bene a sintetizzare:“Con la sua luminosa presenza, Gesù ha dissipato letenebre dell’errore e del peccato ed ha recato all’u-manità la gioia della sfolgorante luce divina, di cuil’albero natalizio è segno e richiamo”.La storia, per lo meno negli anni passati, non ha regi-strato mai una grande cordialità di rapporti tral’albero ed il presepio, segno di due tradizioni diver-se e rappresentative di due stati d’animo diversi. IlPapa ha saputo, anche con la sensibilità del suo lin-guaggio, operare questa conciliazione tra i due sim-boli, mettendo sullo stesso piano l’albero e ilPresepio, come una unica manifestazione di fede ed’amore nella simbologia del Natale, anche perché,completandosi a vicenda, nel giorno che tutti acco-muna, grandi e piccini, intorno al mistero della Nottedella Luce.Tanti Natali sono passati per ognuno di noi, ognunodiverso dall’altro, ed ognuno ha lasciato ricordi nelnostro cuore, ricordi e rimpianti, forse rimpianti piùche ricordi. Ma non eravamo riusciti ad entrare nel-la pienezza del mistero quasi mai, ci voleva proprioquella omelia di Papa Benedetto alla Messa diMezzanotte (ci riferiamo sempre all’anno 2005),significativa, lapidaria nella sua eloquenza, era neces-sario quel suo inno di ringraziamento, alato, sponta-neo, per fermare definitivamente in noi la grandez-za del mistero della Natività: “Dio è così buono darinunciare al suo splendore divino e discendere nel-la stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché cosìla sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi econtinui ad operare per nostro tramite”.Ma è così che bisogna guardare il Natale, a questomondo che diventa tutto un grande Tempio per can-tare gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agliuomini di buona volontà. Perché non è soltanto lafesta esteriore ad interessare con i suoi canti e con lesue luminarie, le ciaramelle che fanno sentire la lorovoce dai monti alle valli, i comignoli che fumano,dove ancora ci sono, e segnano nel tripudio genera-

le dei cuori le ore dell’attesa. Natale non è soltan-to fuori ma è dentro ognuno di noi. Natale sul vol-to dei bambini che esultano di una gioia nuova, e nonsoltanto, ma anche in quel clima da sogno, di aria rare-fatta, dove danzano fiocchi di neve che forse non cisono nemmeno ma che noi vediamo coi nostri occhida bambini che non sanno rinunziare al miracolo diNatale che copre di un manto di bianco tutte le case,delle città e dei paesi nascosti nelle gole delle mon-tagne, ma dove ancora di più si sente la poesia ed ilprofumo del Natale.Ma sentiamo ancora il nostro Papa Benedetto che cipresenta il Bimbo nel Presepe come un segno dellanostra pace e della nostra redenzione: “Dio è diven-tato uno di noi, affinché noi potessimo essere con Lui,diventare simili a Lui”. Ma se dalla poesia del Natalenella Chiesa, passiamo al Natale nella Letteratura,quanta festa è anche nelle Librerie, dove quasi nonc’è più posto per i libri di liturgia e di spiritualità: maquanti e quanti, per raccontare ai bambini, e nonsolo ai bambini, la storia di Gesù, dal viaggio diMaria e di Giuseppe verso Betlemme a Gesù nelpresepio, riscaldato dal fiato del bue e dell’asinello.Mai visti tanti libri, per stabilire un colloquio ravvi-cinato, a tu per tu con Gesù, … ed intanto senti uncanto che si diffonde nell’aria, da tutte le Chiese, ilsuono festoso delle campane, mentre si leva dalle stra-de il profumo del muschio e ti riempie il cuore…Tra tanti suoni, tiene il campo e, naturalmente, la piùantica “Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso M. De’Liguori, il poeta del secolo dei Lumi. Ricordiamoquello che disse in proposito Giuseppe Verdi, quan-do affermò che senza “Tu scendi dalle stelle” non èNatale, questo momento più bello dell’anno – scri-ve Paolo Saturno su “L’Osservatore Romano” – edaggiunge che “tra le mille note che cantano il Nataleforse le alfonsiane sono quelle che giungono piùdirettamente al cuore dell’uomo, trasportandolo inquelle stelle da cui discende il Re del Cielo”.Guardiamo tutti insieme a quella scia di luce, diamore e di verità che, come ammonisce il SantoPadre, a partire da Betlemme pervade i secoli ed inun mondo ch’è ancora offuscato da nubi, dove cisembra che ad ogni giorno si facciano dei passi indie-tro sulla strada della bontà e dell’amore, continuia-mo a rinnovare la nostra fiducia in Dio, che opponecontro ogni sorta di violenza la sua bontà, invitandoa seguire Gesù Bambino. Nella Notte Santa del 2005, la prima del suoPontificato, Papa Benedetto faceva questa professionedi fede.

Carmine Manzi

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riflessione

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NATALE CON I GIOVANIE PER I GIOVANI

Siamo nel periodo di preparazione immediata al SantoNatale e il sentimento più profondo che incominciamoa provare è quello della gioia. Sono tanti i sentimentiche attraversano il nostro cuore in questi santi giorni,anche tra i tanti giovani che sentono profondamente ilmistero del Natale e la Festa del Natale, nonostante ilconsumismo e l’edonismo imperante nella cultura ateae laica del nostro tempo. Chissà che magnifica giornata natalizia ci aspetta di tra-scorrere, per chi ha la fortuna di averli ancora, con ivostri genitori, con i vostri fratelli, con i parenti e congli amici! E’ tempo di preparare il presepio e si pen-sa ad organizzare la Notte Santa tra il cenone in fami-glia e la Messa di mezzanotte alla quale già pensiamodi partecipare, per tradizione o profonda esigenza delcuore. Forse in questo tempo molti giovani sentiran-no, anche loro il bisogno di cantare i suggestivi cantinatalizi in casa oppure mettendo un sottofondo musi-cale con tali canti al presepe o all’albero di Natale. Sipensa pure a confessarsi e a comunicarsi nella Nottedi Natale, appuntamento importante per tanti giovaninon molto amanti della Chiesa, della confessione, del-la messa e della Comunione. E’ da questi atti liturgici fondamentali che nasce la gioiaa Natale, che si percepisce soprattutto dove ci sonobambini, ragazzi e giovani ancora carichi di senti-menti di bontà e letizia natalizia. Qualche anno fa pro-prio durante le feste di Natale, il Servo di Dio GiovanniPaolo II, ricevendo in Udienza i ragazzi, tra cui una fol-ta rappresentanza della Diocesi di Caserta, diceva:“Ma da dove nasce tutta questa gioia così pura, così dol-ce, così misteriosa? Nasce dal fatto che Gesù è venu-to su questa terra, che Dio stesso si è fatto uomo e havoluto inserirsi nella nostra povera e grande storiaumana. Gesù è il dono più grande e più prezioso cheil Padre ha fatto agli uomini e per questo i nostri cuo-ri esultano di gioia”. Valorizzando l’insegnamento del Papa, ci esaminiamosul senso del Natale anche in questo anno 2008.Sappiamo bene che anche durante le feste natalizie cisono state e rimangono tuttora lacrime e amarezze; mol-

ti bambini forse lo trascorreranno anche quest’anno nelfreddo, nella fame, nel pianto, nella solitudine... Eppure,nonostante il dolore che talvolta penetra nella nostravita, il Natale è un raggio di luce per tutti, perché ci rive-la l’amore di Dio e ci fa sentire la presenza di Gesù contutti, specialmente con coloro che soffrono. Proprio perquesto motivo Gesù ha voluto nascere nella povertà enell’abbandono di una grotta ed essere posto in unamangiatoia. Il secondo sentimento che ci auguriamosgorga spontaneo nel prossimo Natale è quello dellariconoscenza.C’è da domandarsi davanti a questa grotta che si aprenuovamente per noi e che espone la sacra famiglia alsuo completo chi è Gesù Bambino? Chi è quel picco-lo fanciullo, povero e fragile, nato in una grotta edeposto in una mangiatoia? Noi sappiamo che è ilFiglio di Dio fatto uomo! “E il Verbo si fece carne eabitò fra di noi” (Gv 1,14). La dottrina cristiana ci inse-gna che la Seconda Persona della Santissima Trinità,ossia l’Intelligenza Infinita del Padre (il Verbo), nel senodi Maria Santissima e per opera dello Spirito Santo, haassunto in sé la “natura umana”, prendendo un corpoe un’anima come noi. Ecco la nostra certezza: noi sap-piamo che Gesù è uomo come noi, ma in pari tempoè il “Verbo Incarnato”, è la Seconda Persona dellaSantissima Trinità diventata uomo; e perciò in Gesù lanatura umana, e quindi tutta l’umanità, è redenta, sal-vata, nobilitata fino al punto di diventare partecipedella “vita divina” mediante la Grazia. In Gesù ci siamo tutti; la vera nostra nobiltà e dignitàha la sua sorgente nel grande e sublime avvenimentodel Natale. Perciò è spontaneo e logico un senso diprofonda e gioiosa riconoscenza a Gesù che è nato perognuno di noi, per nostro amore e per la nostra salvezza.Rileggete e meditate personalmente le pagine delVangelo di Matteo e di Luca; riflettete sul mistero diBetlemme per comprendere sempre più il vero valoredel Natale e non lasciarlo mai decadere in una festa con-sumistica, o solo esterna. Un terzo sentimento che siricava dall’episodio dei pastori. L’angelo avverte ipastori, completamente ignari, che un grande avveni-

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giovani

NATALE CON I GIOVANIE PER I GIOVANI

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mento è accaduto aBetlemme: è nato ilSalvatore e lo troverannoavvolto in fasce e postoin una mangiatoia. Checosa fecero i pastori?“Andarono e trovaronoMaria e Giuseppe e ilBambino che giacevanella mangiatoia” (Lc2,16). Avete compreso la lezio-ne dei pastori? Essiascoltano la voce del-l’angelo, si mettono subi-to alla ricerca e alla finetrovano Gesù. È un fattostorico molto eloquente esignificativo, e simbo-leggia la ricerca chel’uomo deve compiereper trovare Dio. L’uomoè l’essere che cerca Dio,perché cerca la felicità.Tutti dobbiamo cercare Gesù. Lo devono cercare pic-coli e grandi, giovani ed anziani. Tutti dobbiamo farenostro l’appello più volte rivolto proprio da GiovanniPaolo II ai giovani; aprite le porte a Cristo, andateverso la grotta di Betlemme, perché lì c’è Qualcuno chevi aspetta da sempre. Cercare Gesù e cercarlo sempre.Molte volte bisogna cercarlo perché non lo si conosceancora o abbastanza; altre volte perché lo si è smarri-to; altre volte invece lo si cerca per conoscerlo meglio,per amarlo di più e per farLo amare.Si può dire che tutta la vita dell’uomo e tutta la storiaumana è una grande ricerca di Gesù. A volte la ricer-ca può essere ostacolata da difficoltà intellettuali, damotivi esistenziali, vedendo tanto dolore e tanto maleintorno a noi e dentro di noi; e anche da problemimorali, dovendo poi cambiare mentalità e modo divivere. Non bisogna lasciarsi bloccare dalle difficoltà; macome i pastori di Betlemme si deve con coraggio par-tire e mettersi alla ricerca. Tutti gli uomini devonoavere il diritto e la libertà di cercare Gesù! Tutti gliuomini devono essere rispettati nella loro ricerca, inqualunque punto del cammino si trovino. Tutti devo-no anche avere la buona volontà di non girovagare diqua e di là, senza impegnarsi a fondo, ma di puntaredecisamente su Betlemme.

Qualcuno ha raccontatola storia e l’itinerario delsuo cammino e del suoincontro con Gesù in libriassai interessanti chemeritano di essere letti. Igiovani lo possono farebenissimo nel temponatalizio quando gliimpegni di studio e lavo-rativi si attenuano e siriducono di gran lunga. Ipiù invece tengononascosto nel loro intimoquesta stupenda avven-tura spirituale. L’essenziale è cercare pertrovare, ricordando lafamosa frase che il gran-de filosofo e matematicofrancese Blaise Pascal fadire a Gesù: “Tu non micercheresti affatto, se nonmi avessi già trovato”

(Pascal, Pensées, 553: “Il mistero di Gesù”). Per que-sto Natale 2008, il nostro e vostro primo fondamenta-le compito è quello di cercare davvero il Signore.Sappiamo come andò a finire per coloro che lo cerca-rono allora con cuore sincero come i pastori ed i magi;mentre ben diverso fu l’atteggiamento di Erode che locercò per sopprimerlo fisicamente dopo averlo uccisonella sua folle mente e portando ad esecuzione il suoprogetto con la strage degli innocenti.I pastori trovarono Gesù e “se ne tornarono glorificandoDio per tutto quello che avevano udito e visto, com’e-ra stato detto loro” (Lc 2,16-20). Fortunati noi che davvero incontreremo e troveremoGesù anche in questo Natale non senza drammi e pro-blemi mondiali. Non perdiamo mai di vista Gesù! Macerchiamo con tutte le nostre energie e forze propriocolui nel quale è riposta ogni fiducia e speranza perl’oggi e per il domani. Come i pastori, diventiamotestimoni del suo amore! Natale non è altro che ama-re ed amare con lo stesso cuore del Redentore delMondo. E voi giovani avete un potenziale di amore chenon sempre si indirizza sui binari giusti. Natale 2008 può essere una valida occasione per rico-minciare o per riprendere un cammino interrotto enon più seguito.

Antonio Rungi

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giovani

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testimoni

Nicola era orgoglioso di avere finalmente vestito l’abito dei figli di S.Camillo De Lellis, sul quale spiccava, posta sul petto, la grande croce. Erail 6 ottobre 1969 quando iniziava l’anno di noviziato. Aveva dovuto un pòfaticare per arrivare a quel giorno tanto desiderato. La proposta fattagli dalcompaesano P.Santino lo attirava, ma in famiglia non la pensavano allo stes-so modo. Forse un po’ di egoismo genitoriale: il lavoro, l’eredità, la lonta-nanza, ecc... Ma poi, perché non prete?.. Difficoltà sofferte che servono arendere il sentiero tracciato da Dio carico degli alberi fioriti della gioia con-quistata. Attesa vissuta nella preghiera e nello studio, fino a quando, cadu-te le barriere, era entrato il 3 ottobre 1955, nel Seminario dei Camilliani diRoma. Il papà non si arrenderà ancora, ma tenterà altre mosse per riportar-lo indietro, ma vincerà sempre la costanza di Nicola. Era nato a Villamagna (Chieti), il 24 marzo 1943, mentre l’Italia era in pie-na guerra. Suo padre, Giovanni D’Onofrio e sua madre Virginia Ferrara, appar-tenevano a quegli abruzzesi sani e veraci, ma profondamente cristiani. Il papà,a dire dei testimoni, era abbastanza austero ma molto pio. La mamma, dol-ce e forte nello stesso tempo, seppe infondere in Nicola quel seme di religiositàche arriva al cuore. E poi a Villamagna arrivava il profumo forte della spiri-tualità camilliana che partiva da Bucchianico, patria di S.Camillo De Lellis.Famiglia, scuola, parrocchia: i tre fulcri sui quali Nicola fondava la sua vitaspirituale tanto che la chiamata del Signore trovò in lui terreno fertile già arato dallo Spirito Santo. Ora è al novi-ziato, ed è talmente deciso nel suo cammino che scrive: “Se un giorno dovrò buttare il santo abito, fai che io muoiaprima di riceverlo!». E dal noviziato accompagnerà il suo cammino spirituale una sorte di Diario, attraverso il qua-le conosciamo la sua intimità. Emette i voti il 7 ottobre 1961, e da questo momento si sentirà pronto per “essere carità”per tutti, in particolare per gli infermi, secondo il carisma del suo Istituto. E tra libri conditi di preghiera inizia il suocammino di formazione che lo porterà ad essere Sacerdote e ministro degli infermi. Latino, Matematica, Filosofia ealtro devono entrare nella mente e nel cuore perché egli un giorno sia pronto ad essere “misericordia e grazia” di Dioper i fratelli. Ma in ogni cosa, spesso, i disegni di Dio sono diversi dai progetti degli uomini. Un giovane religiosotende con tutto se stesso al Sacerdozio, ma ecco che Cristo l’invita ad un appuntamento particolare e privato sul Golgota,accanto a Lui. Nel 1962 Nicola si sente male, è operato, ma il responso non è umanamente felice: si tratta di un tera-tosarcoma. Inizia per Nicola la Via Crucis tra cobaltoterapia e simili, e il via vai per gli ospedali. E Lui?... Un bio-grafo scrive: “Il suo comportamento in questo tempo è di grande esempio a tutti per la forza che ha nel sopportare idolori e la disponibilità che manifesta di fare la volontà di Dio. Qualunque essa sia!”. E il tema della “volontà di Dio” ritorna spesso nei suoi scritti: “Voglio fare la volontà di Dio; voglio farla sempre;voglio farla per amore”. Egli è cosciente del suo male, perché sarà il P. Provinciale, messo alle strette, a rivelarglila verità, senza per questo chiudere la via della speranza in un possibile miracolo del cielo. Nicola vuole la guari-gione? “Ma se il mio Dio volesse qualcosa di differente da me, sia benedetto il Signore”, scrive ancora. Ai genito-ri scrive: “Santa Teresina (era un pò la sua guida spirituale) è la santa che mi piace di più. Anche lei si ammalò,soffrì molto e, a 24 anni, mori. Pregate affinché il Signore mi faccia rimettere in forze, così potrò diventare sacer-dote!”. La malattia avanza e fa il suo percorso distruttivo, ma lui vuole legarsi per sempre alla sua amataCongregazione. Con una particolare dispensa, il 28 maggio 1964, emette la sua Professione Perpetua e diventa “camil-liano” per sempre. E ora?... I superiori vogliono il miracolo, ed ecco che, il 10 maggio 1964, è stato a Lourdes e aLisieux. Ma è avvenuto soltanto il miracolo della pace dell’anima, perché saranno la Vergine Immacolata e Teresadi Lisieux a scendere per cogliere questo fiore profumato di Dio e portarlo innanzi all’Eterno. Nicola muore il 12giugno 1964: ha 21 anni! Quaggiù è rimasto lo stelo reciso, ma il fiore profumato è immerso nel cuore di Dio. UnaVita perduta, un fiore reciso?.. No, un angelo partito in volo verso il cielo, che, come Teresa di Lisieux, fa cadereda lassù, una pioggia di petali di rose sulla terra.Ora quest’angelo appartiene alla Chiesa! Nicola riposa, dopo una parentesi nella tomba di famiglia, in un monu-mento nella cripta del Santuario di S. Camillo De Lellis, a Bucchianico. Ed è in corso la causa di beatificazione.

Pierluigi Mirra

“VIVERE E MORIRE D’AMORE.”NICOLA D’ONOFRIO

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E così Nadia se ne è andata! Quasi in punta di piedi, senza fare rumore, equasi chiedendo scusa del fastidio dato, perché la malattia, negli ultimi seimesi, le aveva tolto la vista e la possibilità di camminare. L’hanno sepolta accanto al suo Eugenio, il marito morto giovane per un inci-dente alla fabbrica di gomme. E al primo piano dell’ isolato B, interno 4,la porta si è chiusa e tutto è caduto nel silenzio. Ma, a volte, è proprio il silen-zio che grida forte voci nascoste. C’era tanta gente al funerale, e Don Aldo, un prete amico di famiglia,all’omelia ha detto belle cose, toccando le corde del cuore e l’emozione haavuto i suoi effetti. «Salutiamo- ha detto tra l’altro- una donna forte, unamamma che si è donata senza riserve alla famiglia, una donna tenace cheha saputo guardare in faccia il dolore e affrontare con coraggio e da sola ilcammino di una famiglia da gestire, delle figlie da crescere e da aprire alfuturo. Una donna la cui memoria rimane nel nostro cuore, come l’immaginedella serenità e della gioia. Ringraziamo Dio di avercela data!..” Le figlie di Nadia, Serena e Matilde, erano impegnata nella vita dellaParrocchia. Le conoscevo da sempre, avendole avute alunne al Liceo, e, inquel momento di sofferenza, cercai di essere loro vicino. Mi chiesero di celebrare il trigesimo di Nadia nella chiesa del convento, conil permesso del buon Don Luigi, per un momento di maggiore familiaritàe intimità, forse come la stessa Nadia avrebbe voluto i suoi funerali. Una sera, la settimana dopo la morte di Nadia,vidi arrivare in convento Serena e Matilde. Avevano gli occhi lucidi e leggevo un non so che sui loro volti. Allemie domande risposero con un singhiozzo e mi porsero un foglio scritto con mano incerta: ‘Padre- disse Serena,la più grande- stavamo cercando tra le cose di mamma una foto per il “ricordino funebre” e abbiamo travato unabusta chiusa con l’intestazione “Alle mie figlie Serena e Matilde”. Ecco a noi sembra il testamento spirituale dimamma. Aprii il foglio con una certa emozione e cominciai a leggere: “Alle mie bambine di sempre Serena e Matilde.Ho deciso di scrivervi, anche se la vista comincia a perdere luce e prima che essa si spenge del tutto. Voglio dir-vi ancora una volta che mamma vi vuole bene! ... Non prendetevela con il Signore se il dolore ancora una voltavi sta provando.... Quando mi portarono vostro padre morto, gridai, sì, gridai forte verso il cielo con tutta la miadisperazione, ma poi una luce si accese nel mio cuore e quella luce l’ho vista splendere sempre nei vostri occhimentre crescevate. Ora che la prova arriva per voi, vi prego, siate forti. Non chiudetevi nella tristezza, ma rin-graziate Dio del cielo di avervi dato una mamma. Ora che anche voi due siete mamme, sapete che grande donodel Signore è la maternità. Io ringrazio mille volte Dio di avermi dato due meravigliose creature. Forse inmomenti particolari e di preoccupazioni sono stata un po’severa con voi, non sempre ho esaudito i vostri, forselegittimi, desideri: perdonatemi!... Però in quei momenti vi amavo più di sempre e avevo paura che il mondo potes-se farvi del male.. Voi siete state la mia unica consolazione in questi anni insieme al pensiero di Dio, il quale pro-va, ma non abbandona!. Quanto prima vi lascerò... Sento che la malattia avanza e non da proroga... Non dispe-rate, ma ricordatevi sempre della vostra mamma, la quale, da lassù, continuerà a vegliare su voi e sulle vostre fami-glie. Quando mi chiamerete io sarò accanto a voi!.. Vogliatevi sempre bene! Siate unite! Abbiate sempre fiducianel Signore, amatelo sempre e ringraziatelo anche nei momenti di prova. Delle mie cose fatene opere di bene, per-ché Dio mi usi misericordia. E vi raccomando: amate i poveri, non rimandate mai nessuno che bussa alla vostraporta a mani vuote! Aprite il vostro cuore sempre a chi ha bisogno: Dio ve lo renderà. Ed ora, care figlie mie, visaluto e ringrazio voi e chi ha pregato il Signore per me: accettiamo con serenità il disegno di Dio! Vivete la vitacome un grande dono, perché la vita è bella. Arrivederci in Paradiso”. Confesso che, chiudendo il foglio, m’accorsi che anche i miei occhi erano umidi di pianto. Nadia se ne era anda-ta , a 58 anni, per un tumore al fegato, ma aveva lasciato, non solo alle figlie, la testimonianza della sua serenitàinteriore di una donna dinanzi al disegno di Dio.

Pierluigi Mirra

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LA VITA È BELLA

storie

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Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre 26

pedagogia

Un signore molto ricco, giunto in punto di morte,prese carta e penna e scrisse:

«Lascio i miei beni a mia sorella non a mionipote giammai sarà pagato il debito al for-naio nulla do ai poveri».

Morì prima di mettere la punteggiatura. A chiaveva lasciato i suoi beni?I contendenti erano quattro, ognuno deciso adavere la meglio sull’altro.Arrivò per prima la sorella, lesse il testamento emise la seguente punteggiatura:

«Lascio i miei beni a mia sorella. Non a mionipote. Giammai sarà pagato il debito al for-naio. Nulla do ai poveri».

Poco dopo arrivò il nipote e punteggiò così:

«Lascio i miei beni a mia sorella? No! A mionipote. Giammai sarà pagato il debito al for-naio. Nulla do ai poveri».

Arrivò anche il fornaio, chiese la copia origina-le e, tirando l’acqua al proprio mulino, così cor-resse:

«Lascio i miei beni a mia sorella? No! A mionipote? Giammai! Sarà pagato il debito alfornaio. Nulla do ai poveri».

Per ultimi si presentarono i poveri della città. Unodi loro, più astuto, punteggiò così:

«Lascio i miei beni a mia sorella? No! A mionipote? Giammai! Sarà pagato il debito alfornaio? Per nulla! Do ai poveri».

Così è la vita. Può essere interpretata

e vissuta in tanti modi diversi.

Siamo noi che mettiamo la “punteggiatura”.

Qui sta tutta la differenza!!!

C’è ancora chi pensa che la sua vita dipenda daldestino! Questa storia, invece, ci presenta tantiesempi che confermano che la vita dipende uni-camente dalle scelte che facciamo e dalla volontànel portarle avanti. In alcuni momenti le circo-stanze possono spingerci a prendere delle decisioniche non sono quelle che noi avremmo voluto, masaper approfittare di esse per viverle in positivodipende solo da noi.Dipende da noi essere decisi nel costruire il pro-prio destino e progettare il futuro, trasformando isogni in mete. Dipende da noi essere persone chenon temono i cambiamenti ma sanno ricavare pro-fitto da essi, persone che sanno fare del propriolavoro un’occasione di piacere e di realizzazionepersonale. Dipende da noi avere dignità, vivere concoerenza sia in pubblico sia in privato, criticare,solo se necessario, essere desiderosi di dare ilproprio contributo alla ricerca della verità. Dipendeda noi essere al tempo stesso felici del passato eproiettati verso il futuro, coraggiosi nell’aprirecammini nuovi, nell’affrontare nuove sfide, conprudenza ma senza timore di sbagliare. Dipendeda noi essere persone che sanno creare intorno aloro un ambiente di entusiasmo, di responsabilità,di determinazione, di rispetto e di amicizia, per-sone che si inorgogliscono per i risultati raggiun-ti, ma che sanno anche gioire per i risultati rag-giunti dagli altri.

ATTENZIONE ALLA PUNTEGGIATURA!

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27Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

pedagogia

Questa mattina (16 settembre), nella preghieradella ‘Liturgia delle Ore’, Ufficio delle Letture, holetto questa bella testimonianza di Cipriano, vesco-vo di Cartagine, che scrive a Cornelio, vescovo diRoma: «Siamo a conoscenza, fratello carissimo,della tua fede, della tua fortezza e della tua aper-ta testimonianza. Tutto ciò è di grande onore perte e a me arreca tanta gioia». Un fratello che sa gioire per il bene del fratello.Non bisogna scoraggiarsi di fronte alle diffi-coltà. Un giorno in Brasile incontrai una signora che ave-va avuto un parto trigemino e le dissi: «... non èfacile portare in braccio nello stesso tempo que-sti tre bambini!». «Mancano le braccia ma nonmanca il cuore» rispose lei.

Come possiamo allora raggiungere questi obiettivi,all’apparenza così difficili? Con un piccolo sug-gerimento: fermarsi ogni tanto e riflettere!Abbiamo bisogno di pensare. L’errore ai nostri

giorni è la mancanza di riflessione. Leggiamo e sia-mo informati su tutto; Internet ci aiuta a conoscerein tempo reale tutto quello che accade nel mondo,leggiamo fatti e opinioni di altri.Ma leggere spesso rischia di diventare un ‘pensareil pensiero degli altri’. E, come sostenevaSchopenhauer, chi passa tutto il tempo a pensareil pensiero degli altri rischia di dimenticare dipensare i suoi propri pensieri. È utile a questo proposito ricordare l’interessantelibro del brasiliano Rubem Alves, A leitura dos jor-nais nos torna estúpidos? (La lettura dei giorna-li ci fa diventare stupidi?).

Ecco, in conclusione, la terapia da seguire:

È necessario sapere quello che pensiamoe ripensare quello che sappiamo.

Giovanni Cipriani, [email protected]

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Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre 28

il missionario

Con queste parole, una povera mamma ini-ziava con me un dialogo umano e spiritualee giù, scendevano tante lacrime da vera-

mente impressionarmi. Calma, Signora, un po’ dicalma... ma non riusciva a frenarsi tanta era la rab-bia , la tristezza , l’angoscia (…). Pensavo tra me,e non mi sbagliavo… “povere mamme!” Signora,su.. un po’ di coraggio. Padre, iniziò. “Come èdifficile oggi guidare una famiglia… esortare avivere bene, dare consigli sani, evitare il male cheregna sovrano, la stampa, il cattivo esempio,l’immoralità e quanto altro!... E’ difficile, non cela faccio più”… Signora, su, con calma mi dica ciòche è successo”… “Una mia figlia di 24 anni si èallontanata da casa, e vive con un uomo sposato.E’ diventata il mio tormento, l’incubo del mio vive-re, il disonore della mia casa, della mia famiglia.E’ cambiata tanto che non riesco a capirla(…)eppure, fino a poco tempo fa frequentava la chie-sa, i sacramenti, pregava…E qui, lacrime e.. rab-bia… Qualche giorno fa è arrivata a dirmi: “Mamma, devi lasciare la casa e andartene via, tene devi andare via, altrove, dove vuoi perchél’uomo, col quale oramai io convivo da tempo, edè inutile che mi dici di lasciarlo, perché non lolascerò mai,non ha casa e vuol vivere con menella casa che mi appartiene. Avete capito,padre?...Che debbo fare?... A quale santo mi deb-bo rivolgere? La casa , la vuole per sè e per il suoamante ed io me ne debbo andare via di casa(…).Ma come è successo? perché è arrivata a tanto?perché?... perché Signore Dio l’hai permesso?...e piangeva, piangeva disperatamente, povera mam-ma! Signora, l’avete detto già voi il perché; aveteenumerato bene le cause che sono tante: la stam-pa cattiva, il facile permissivismo,i cattivi esempi, il rifiuto di Gesù e della religione. Nelle famigliemanca Gesù, non si frequenta più la chiesa, nonsi praticano tanto più i sacramenti , non si chie-dono più consigli. Non da tutti per carità, perchègente buona e timorata di Dio ce n’è ancora tan-ta e ce ne sarà sempre(…) E la Signora: “E chedebbo fare? Me ne debbo andare via e lasciare lacasa a loro due?...No! Risposi secco. Questo non

sarà mai Signora; non le rimane altro che pre-gare… pregare con fede e costante fiducia rac-comandando sua figlia a Gesù… Non si disperi,non veda tutto nero. Una preghiera fatta con verafede, con il coraggio di una mamma che vuole soloil bene spirituale dei figli porterà un sicuro effet-to e la grazia da Gesù… Forza, Signora,coraggioe fede….” Insieme dicemmo una preghiera per lafiglia e la benedissi di tutto cuore. Cari amici che leggete, credetemi, non vi spaven-tate per quanto segue e per quanto è successo poi,dico la verità. “ Qualche domenica dopo, notavouna ragazza che girava per la chiesa , nel Santuariodel Volto Santo a Capodimonte . Incedeva con unpasso incerto, il volto tirato e in preda ad unagrande agitazione e preoccupazione. Gira e rigi-ra e finalmente mi si avvicina e chiede di parlar-mi…Aveva gli occhi umidi di pianto. “ Padre, sonouna povera sventurata, nella vita ho sbagliatotutto… Per carità,mi aiuti, mi ascolti. Coraggio,figliola, che succede, abbi fiducia nel buon Dio. emi dica tutto sicuramente il Signore l’aiuterà. “Misono messa con un uomo sposato non ascoltan-do i consigli di nessuno neanche quelli di mam-ma. Pensavo di aver trovato tutta la mia felicità,invece ho trovato solo amarezze e incomprensio-ne; ma quello che è più grave, avevo minacciatomia madre ad andarsene di casa per lasciarmilibera con l’uomo che amavo”. Non credevo aimiei orecchi, credetemi, trasecolato, mi sembravadi sognare. Questa è la figlia della mamma (di cuisopra) o è un’altra ? Lettrici e lettori non ve lo sodire. Cercai solo di contenermi e in cuor mio rin-graziavo il Signore, tanto buono, che sa aspettareil ritorno dei suoi figli traviati e smarriti; che vie-ne in aiuto dei genitori che soffrono per i lorofigli, che dirige i passi dei suoi ministri verso i pec-catori e coloro che cercano la pace. “ Una volta,padre, frequentavo la chiesa, proseguiva lei, face-vo la comunione, vivevo tanto bene la miavita(…)ero tanto felice… E qui, gli occhi non era-no solo umidi, ma grondavano lacrime di conso-lazione. Era lei?

Valentino Orefice c.p.

“Via, te ne devi andare via!. . .”

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29Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

lutto

Quante domande ci facciamo, quando qualcuno che ci cammina accanto, quasi all’im-provviso, ci lascia e si imbarca con Dio, abbandonando la riva del tempo per approdare aquella dell’eternità. Nascono spesso dentro di noi sentimenti di angoscia, di sgomento e diprofonda solitudine. Però quando la fede ci dice che a condurre il viaggio è Dio, ecco chenel nostro cuore nascono sentimenti di speranza e di fondata certezza che è iniziata per coluio colei che è partita una vita beata. Ed è in questa ottica che vogliamo leggere la dipartitadal tempo della nostra cara Anastasia, la dottoressa Guerriero, all’età di 57 anni. In un messaggio, tra i tanti arrivati, ho letto: “Solo adesso abbiamo saputo dell’esistenzadi questa donna straordinaria!..”.Straordinaria perché?.. La risposta è contenuta in altro messaggio: “Straordinaria non soloper la scienza, ma anche per la sua dolcezza che incantava chi le stava accanto, e per i suoialtissimi valori umani, donna unica, persona che si porta nel cuore per tutto la vita. La imma-gino negli spazi celesti, dove Nostro Signore le ha certo destinato un posto speciale per lasua bontà e per ciò che su questa terra ha rappresentato!.“Chi scrive non ha conosciuto direttamente Anastasia, ma ha appreso di lei attraverso le parole e l’amore del-lo zio passionista, P. Giulio Mezzacapo che gli narrava di lei, della sua umanità, delle sue ricerche scientifi-che, della sua carriera, e, ultimamente, della sua malattia. E, guardando la foto scelta per il “ricordino”, ionon posso non condividere le parole dello zio, e dire che nel suo volto si legge una grande serenità, una paceinteriore, e nei suoi occhi uno scrutare con rispetto e amore il cuore di chi l’avvicinava. Anastasia è stata dav-vero una protagonista della propria vita, ritrovandosi, alla fine della vita, “madre” del piccolo Kevin, che hasoltanto assaggiato l’amore di quel cuore grande di donna. Giovanissima, laureata in medicina, il suo amo-re per i bambini la porta a specializzarsi in pediatria. Approdata poi al Gemelli, si specializza in ematologiae in oncologia. Già professionista affermata, la notizia della sua professionalità arriva oltre i confini italiani,e le piovano proposte di lavoro dalla Germania e dall’America. Opta per l’ospedale pediatrico di Filadelfia,poi passa ricercatrice dell’Università di Atalanta, sempre negli USA e poi all’Università di Pennsylvania. Alcunesue pubblicazioni sull’oncologia pediatrica mettono in luce le sue grandi capacità, e arriva la proposta da par-te di una multinazionale che la nomina responsabile dei centri di ricerca oncologica. Il suo è uno spessore scien-tifico di talento, tanto che le autorità degli USA le conferiscono la cittadinanza onoraria. Ma il male che leicercava in tutti i modi di combattere, sembra essersi vendicato proprio su di lei. E così, a 57 anni, la cara Anastasiaha dovuto porre fine alla sua ricerca, anche se siamo certi che il suo lavoro fatto con tanta passione rimarràeredità di coloro che vorranno continuare il suo cammino. La dottoressa Guerriero è stata ancora una donna che ha saputo coniugare insieme scienza e fede! La sua reli-giosità “semplice e profonda, alieno da ogni forma di esibizionismo” animava il suo lavoro e la rendeva “sama-ritana di speranza” nell’offrire a larghe mani la sua disponibilità professionale, cercando di vincere con laforza dell’amore le sfide della sofferenza umana. E la sua sofferenza?.... Ella l’ha vissuta con dignità, comesi addice a donne forti come lei, sentendo forse l’unica preoccupazione per il piccolo Kevin, da lei adottatoda qualche anno, e a cui voleva dare tutto il suo amore di “madre!”.Mi piace chiudere con alcune parole poste sul “ricordino”, parole messe in bocca ad Anastasia, arrivata all’al-tra riva: “Prega, sorridi, pensami....Ritroverai il mio cuore e ne ritroverai la tenerezza purificata.Rassicurati, va tutto bene!.. Asciuga le tue lacrime e non piangere se mi ami; il tuo sorriso è la mia pace. Carissima dottoressa Guerriero, Dio ti accolga tra i suoi santi, tra i samaritani che, nel tempo, si sono china-ti sulle ferite umane.... E, da lassù, il tuo sorriso, ci sia di conforto!

P. GBM

E DISSE GESÙE, venuta la sera, Gesù disse: “Passiamo all’altra riva”

Ricordando la dott.ssa Anastasia Guerriero

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Il ProverbioIl mondo è come il mare: vi affoga chi non sanuotare.

Hanno detto....“Il vero cristiano è forzatamente ottimista; i pes-simisti vedono difficoltà in tutte le occasioni; gliottimisti vedono occasioni in tutte le difficoltà”.

(Card. Tisserant)

In BibliotecaSolas Antonio: Paolo e il suo Vangelo, Ed. S.Paolo, Milano 2000, pp. 169, C.8,78.Una biografia di Paolo un po’ allargata al suopensiero, alla sua spiritualità, alle sue gesta mis-sionarie e all’attualizzazione del suo messaggio.

Vanni Ugo: L’ebbrezza dello spirito, Ed. AdP. (IIed.) Roma 2008, pp. 238, C. 13,00.Il sottotitolo esplicita il contenuto del testo: “Unaproposta di spiritualità paolina”. Accostarsiall’Apostolo per capire fino in fondo e trovarsiarricchiti di una forza prepotente che invita a cam-minare con lui.

Il SantoSanta Edvige - (sec.XIII)Bavarese di origine, la sua vita si svolse tra la cor-te e i numerosi lutti. Conobbe forte la sofferenza,specialmente nella morte dei figli. L’unica figliarimasta, Geltrude, diventata abbadessa, accolse

la madre nella pace e nella preghiera. Morì l’anno1243.

Curiosando nell’Orto....La zuccaÈ la “cucurbita maxima”, nelle sue varie forme especie matura in autunno. Contiene grande quan-tità di carotene e potassio. Molto consigliata nel-le diete. Cura emorroidi, infiammazione delle vieurinarie. Molto diuretica, sedativa e rinfrescante.E’ vietata nelle infiammazioni intestinali.

RIDERE PER .. . RIDEREL’ultimo ... desiderio!Il boia chiede al condannato a morte:- Qual è il suo ultimo desiderio?..- Voglio imparare a suonare il violino!....

Tra detenuti...Caro - fa uno - la verità scotta. Non è vero - risponde l’altro - lo l’ho detta alprocesso ed ora mi trovo al ... fresco!

Insonnia...Un signore, preoccupato, dice al dottore: la nottenon riesco a dormire, cosa devo fare?- Il dottore: la guardia notturna.

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rubrica

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31Presenza Missionaria Passionista, 6/2008 novembre/dicembre

defunti

�INFORMAZIONI - Ricordiamo ai nostri lettori di:inviare i luttini al Centro Diffusione P. Pierluigi Mirra - Piazza S. Paolo della Croce81042, Calvi Risorta (Ce), Tel. 0823/651121 - Email: [email protected]

N.B. Si possono iscrivere i propri defunti all'opera del “Perpetuo Suffragio” con l'offertadi Euro 15 (iscrizione perpetua).

INVIA LA TUA OFFERTA “2008” A PRESENZA MISSIONARIA

PASSIONISTAUSA IL CCP 20479804

GRAZIE !

DEFUNTI

Florida Sciarettan. 1921m. 2007

Basco Margheritan. 18-06-29m. 30-07-08

Perillo Francescon. 24-04-55m. 17-04-07

Marco Sciaccan. 11-06-84m. 25-06-08

Maria Vanacoren. 21-11-39m. 04-07-08

Sr. M. Carmela De Marcon. 28-10-15m. 12-07-08

Ruggiero Antonian. 15-02-13m. 13-09-08

Guido Vanacoren. 03-01-17m. 27-07-08

Frascogna Marian. 11-07-72m. 21-07-08

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Buon Natale 2008 e Felice Anno 2009

Auguri a tuttidal profondo del nostro cuore

La direzione e la redazione PMP

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