+ All Categories
Home > Documents > POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS · DISABILITÀ E ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: C’È UNA GUIDA...

POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS · DISABILITÀ E ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: C’È UNA GUIDA...

Date post: 16-Feb-2019
Category:
Upload: lekhue
View: 218 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
40
NUMERO 5 - 2018 Chiuso in redazione il 08/06/2018 *Copia ad uso interno POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS PERIODICO TELEMATICO A CURA DELL'UFFICIO POLITICHE PER LE DISABILITÀ CGIL CORSO D'ITALIA, 25 00198 ROMA E-MAIL [email protected] INZIATIVE 15 luglio 2018 DISABILITY PRIDE ITALIA CONVEGNO “Diritto al lavoro delle persone sorde: prospettive e sviluppo della Legge 68/99” Trani – 15 giugno 2015 (Pag. 39) NOTIZIE LAVORO: DA PAG. 4 SCUOLA: DA PAG. 7 WELFARE: DA PAG. 11 DAL TERRITORIO DA PAG. 14 INTERNAZIONALE: DA PAG. 23 VARIE DA PAG. 29
Transcript

NUMERO 5 - 2018Chiuso in redazione il 08/06/2018*Copia ad uso interno

1

POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS

PERIODICO TELEMATICO ACURA DELL'UFFICIO POLITICHE

PER LE DISABILITÀ CGIL

CORSO D'ITALIA, 25

00198 ROMA

[email protected]

INZIATIVE

15 luglio 2018

DISABILITY PRIDE ITALIA

CONVEGNO

“Diritto al lavoro delle personesorde: prospettive e sviluppo

della Legge 68/99”

Trani – 15 giugno 2015

(Pag. 39)

NOTIZIE

LAVORO: DA PAG. 4

SCUOLA: DA PAG. 7

WELFARE: DA PAG. 11

DAL TERRITORIO DA PAG. 14

INTERNAZIONALE: DA PAG. 23

VARIE DA PAG. 29

INDICE

LAVORO

LAVORATORI CON DISABILITÀ: PER 2 MANAGER SU 3 SONO UN'OPPORTUNITÀ PER

L'AZIENDA

4

COLLEGA NON VEDENTE RICEVE UNA LETTERA DI LICENZIAMENTO: LAVORATORI

IN SCIOPERO

6

SCUOLA PAGINA

SCUOLE POLO PER L'INCLUSIONE PREVISTE DAL DECRETO LEGISLATIVO N. 66/17 7

I DATI DEL MINISTERO SUGLI ALUNNI E LE ALUNNE CON DISABILITÀ 8

DISABILITÀ E ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: C’È UNA GUIDA OPERATIVA PER I

PRESIDI

10

WELFARE PAGINA

PATOLOGIE ONCOLOGICHE: PROTOCOLLO D'INTESA – SEMPLIFICAZIONE DELLE

PRATICHE D’INVALIDITÀ

11

NON CI SONO SERVIZI PER I DISABILI INTELLETTIVI 12

REDDITO D'INCLUSIONE, DAL 1° GIUGNO NON SERVIRANNO I REQUISITI FAMILIARI 13

DAL TERRITORIO

AD ASTI I DISABILI PSICHICI SPERIMENTANO L'AUTONOMIA CON ILVOLONTARIATO

14

PRATO, LA MAGGIORANZA DEI DISABILI VIVE CON ENTRAMBI I GENITORI 16

“PARMACCESSIBILE” E ANMIC, AL VIA IL CROWDFUNDING PER UN GUIDATURISTICA “OLTRE LE BARRIERE”

17

LAZIO, LE 9 RICHIESTE DELLE FAMIGLIE PER LE DISABILITÀ COMPLESSE 19

CON LA DISABILITÀ NON SI SCHERZA. SI GIOCA 20

LE NOVITÀ DI QUELLA CONVENZIONE PER L’ASSUNZIONE DI PERSONE CONDISABILITÀ

21

2

INTERNAZIONALE PAGINA

I DISABILITY MANAGER ITALIANI NEL REGISTRO EUROPEO PER LA TRASPARENZA 23

"I SERVIZI DI EMERGENZA SIANO ACCESSIBILI": APPELLO AL CONSIGLIO

D'EUROPA

25

TRASCORSI 10 ANNI DALL’APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO EUROPEO SUL

TRASPORTO AEREO PER LE PERSONE CON DISABILITÀ

27

VARIE PAGINA

E ARRIVA ANCHE UNA REGIONE AD ADOTTARE IL MANIFESTO DELLE DONNE CONDISABILITÀ

29

IL CONTRATTO DI GOVERNO E LE PERSONE CON DISABILITÀ 31

LORENZO FONTANA MINISTRO DELLA FAMIGLIA E DISABILITÀ: IL LEGHISTA CHE

COMBATTE LA "DERIVA NICHILISTA" DELLA SOCIETÀ

36

DISABILITY PRIDE, LAVORI IN CORSO: PER LA PRIMA VOLTA A ROMA 37

3

LAVORO

LAVORATORI CON DISABILITÀ: PER 2 MANAGER SU 3 SONO UN'OPPORTUNITÀPER L'AZIENDA

Secondo l'indagine condotta da AstraRicerche, avere dei colleghi di lavoro con disabilità determinaricadute positive e concrete su tutti i dipendenti. L'82,5% dei manager dice di non aver maiosservato fenomeni di esclusione dalla vita aziendale del disabile

ROMA - Avere dei colleghi di lavoro con disabilità determina ricadute e positive concrete su tutti idipendenti. Ne sono convinti i due terzi dei manager italiani (65,2%), che tra le motivazioni parlanodi "compiti distribuiti in modo più equo, spazi organizzati in modo più razionale, con interventimigliorativi in termini di arredo o illuminazione, e sviluppo di nuove forme organizzative di lavoro(dal telelavoro allo smartworking)". Non solo. La stragrande maggioranza dei manager (88,2%)ritiene che avere personale con disabilità produce un impatto positivo per le stesse capacitàmanageriali: 'Ho imparato a organizzare il lavoro in maniera più efficiente', 'Ho imparato asemplificare i processi', 'Ho imparato a valutare meglio le persone'.

È quanto emerge dall'indagine dal titolo "I manager e la gestione dei lavoratori condisabilità", condotta su mille manager aderenti a Manageritalia da AstraRicerche per conto di Aism,Prioritalia-Manageritalia e Osservatorio Socialis, e presentata oggi a Roma in occasione delconvegno "Disabilità & Lavoro - La sfida dei manager". "Le aziende di oggi hanno bisogno dinuove leve per uno sviluppo sostenibile - ha commentato Paolo Bandiera, direttore Affari GeneraliAism - e hanno compreso l'opportunità che può derivare dall'ascoltare le esigenze dei dipendenticon disabilità. Su questo terreno abbiamo costruito una serie di corsi di formazione dedicati, su temiquali la diversità come valore aziendale, la presa in carico e l'individuazione di soluzioniorganizzative, le clausole di flessibilità per la conciliazione vita-lavoro, le competenze necessarie aimedici del lavoro". I manager intervistati, dunque, affermano all'unanimità che abilitare la disabilitàsul lavoro è possibile e richiede un cambiamento organizzativo vantaggioso per tutti. "Èun'opportunità che va verso quel nuovo lavoro che serve per competere - ha proseguito MarioMantovani, vicepresidente Manageritalia - e deve mettere in campo una vera e nuova managerialità,così scarsa nel nostro Paese fatto di troppe piccole e medie imprese familiari, capace di coniugare inuovi modelli di business e organizzativi con empowerment e motivazione dei collaboratori, perfarli crescere e dare senso al loro lavoro".

Secondo l'indagine condotta da AstraRicerche, ancora, l'82,5% dei manager dice di non aver maiosservato fenomeni di esclusione dalla vita aziendale del disabile. La percentuale è confortante,anche se certifica che l'esclusione resta un problema in almeno un'azienda su cinque. I dirigentiintervistati ritengono quindi che l'assunzione e la presenza di disabili in azienda sia primariamenteda intendersi come parte del normale funzionamento organizzativo (43,6%), un valore aggiunto perla crescita dell'organizzazione (31,5%) e, solo come buon ultimo, l'adempimento di un obbligo(24,9%). Tant'è che metà degli intervistati (49,7%) ritiene che la gestione dei disabili sia molto(9,1%) o abbastanza (40,6%) strategica per l'organizzazione. E sempre per i dirigenti la gestionedella disabilità nei luoghi di lavoro è una questione che va affrontata organizzativamente eculturalmente, non tanto con una figura manageriale specifica e dedicata (51%), quanto con unafunzione manageriale più ampia (54,6%), come un 'diversity manager' o 'capability manager'.

Tra i miglioramenti e gli aiuti suggeriti per evolvere in questa direzione ci sono informazione,competenza e cultura: per il 74,8% degli intervistati è importante la promozione di momenti

4

informativi e formativi di tutto il personale sulla disabilità in azienda. Per il 76,2% dei manager èinoltre indispensabile la gestione delle tematiche legate alla disabilità in azienda, perché questeimpattano già oggi e ancor più in futuro sul miglioramento delle performance aziendali (65,2%).Infine, per un'ampissima maggioranza (82,6%) le competenze ed esperienze di associazioni no-profit che si occupano di persone con disabilità possono contribuire a "una maggiore conoscenza einformazione sulla gestione della disabilità in azienda". (DIRE)

(9 maggio 2018)Fonte: Redattoresociale.it

5

COLLEGA NON VEDENTE RICEVE UNA LETTERA DI LICENZIAMENTO:LAVORATORI IN SCIOPERO

Giornata di sciopero allo stabilimento Sirti di Genova Struppa, i lavoratori incrociano le bracciaper manifestare la propria solidarietà a un collega non vedente che ha ricevuto la lettera dilicenziamento

GENOVA - Giornata di sciopero allo stabilimento Sirti di Genova Struppa, realtà metalmeccanicache si occupata di progettazione, realizzazione e manutenzione delle infrastrutture di rete, managedservices, progetti speciali di system integration e smart solutions. I lavoratori incrociano le bracciaper manifestare la propria solidarietà a un collega non vedente che ha ricevuto la lettera dilicenziamento."Le motivazioni sono strumentali e costruite artificiosamente- scrive la Fiom Genova in una nota- illavoratore, a differenza dei suoi colleghi, non ha mai avuto una postazione lavorativa adeguata allesue necessità e solo quest'anno l'azienda ha iniziato in modo molto approssimativo a predisporreuna postazione in una struttura a oltre 30 chilometri dalla sede, in un sito più somigliante a unmagazzino che a un posto di lavoro per un non vedente". Secondo il sindacato, invece, la veramotivazione va ricercata nel fatto che "il lavoratore paga le sue posizioni spesso lontane dal coroma sempre coerenti e condivise con gli altri lavoratori. Il licenziamento è un atto gravissimo:chiediamo alle strutture nazionali di intervenire sull'azienda e chiediamo altresì che vengaproclamata un'iniziativa di lotta a livello nazionale contro un'azienda che a nostro parere ha toccatoil fondo".

(1 giugno 2018)Fonte: SuperAbile.it

6

SCUOLA

SCUOLE POLO PER L'INCLUSIONE PREVISTE DAL DECRETO LEGISLATIVO N.66/17

Nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sul ruolo delle scuole Polo perl'inclusione scolastica.

Con la Nota del 12 aprile 2018 n. 847 in allegato, il Ministero dell'istruzione fornisce delleprecisazioni in merito al ruolo delle scuole polo per l'inclusione, di cui al Decreto Legislativo 13aprile 2017 n. 66. L'individuazione della scuola polo è un processo importante di riconoscimentodel ruolo di impulso alla crescita di tutte le istituzioni presenti nell'ambito territoriale che terrà contodelle esperienze maturate in questi ultimi anni dai Centri Territoriali di Supporto (CTS) e dai CentriTerritoriali per l'Inclusione (CTI) presenti sul territorio anche confermandone il ruolo strategico perl'attuazione dei percorsi di inclusione, individuali e di sistema, a garanzia del successo formativo ditutti gli alunni e studenti.Il citato Decreto Legislativo n. 66/17 sull'inclusione, prevede la costituzione di scuole polo a livellodi ambito, che si affiancheranno ai 106 Centri di Supporto Territoriale (CTS), nei quali operanoalmeno due docenti formati e specializzati, che forniscono consulenza alle scuole sui temi delladisabilità, ma anche su nuove tecnologie e strumenti compensativi per la dislessia e gli altri disturbispecifici di apprendimento. Il decreto interviene nel quadro complesso dell'inclusione scolastica conimportanti innovazioni che interessano direttamente il minore con disabilità, ma anche i famigliari ele istituzioni che se ne occupano, in un'ottica di ricerca dell'uguaglianza sostanziale di opportunità,possibilità di scelta e pieno godimento dei diritti civili e sociali. In regime di sussidiarietà, ogniscuola polo per l'inclusione potrà organizzare al meglio la propria azione rendendola efficace e diqualità per il territorio di competenza e si relazionerà con i nuovi organismi istituiti dalla riforma,quali ad esempio il Gruppo di Inclusione territoriale (GIT) o il Gruppo di lavoro interistituzionaleregionale (GLIR).

(14 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

7

I DATI DEL MINISTERO SUGLI ALUNNI E LE ALUNNE CON DISABILITÀ

Erano 254.366, nell’Anno Scolastico 2016-2017, gli alunni e le alunne con disabilità chefrequentavano le scuole italiane di ogni ordine e grado, un numero equivalente al 2,9% del totaledella popolazione studentesca, con una crescita dell’8,3% rispetto all’anno precedente. Tra di loro,inoltre, uno su due si era iscritto a un istituto professionale: questo e altro è quanto emerge da unapubblicazione prodotta in questi giorni dal Ministero dell’Inclusione, Università e Ricerca

Quasi una classe su due (il 43,3%) ha al proprio interno almeno un alunno con disabilità: sonoinfatti 254.366 le alunne e gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane di ogni ordinee grado, un numero che equivale al 2,9% del totale della popolazione studentesca. I dati siriferiscono all’Anno Scolastico 2016-2017 e sono contenuti nella pubblicazione sui Principali datirelativi agli alunni con disabilità per l’a.s. 2016/2017, prodotta in questi giorni dall’UfficioStatistica e Studi del Ministero dell’Inclusione, Università e Ricerca. Rispetto dunque allaprecedente rilevazione (Anno Scolastico 2014-5015), le studentesse e gli studenti con disabilitàrisultano saliti dell’8,3%, una crescita che il Ministero definisce come «decisamente ragguardevole,in particolare a fronte della diminuzione dell’1,6% del totale degli alunni frequentanti le scuoleitaliane, registrata tra i due anni». Nel 96,1% dei casi la disabilità è di tipo psicofisico. Nellospecifico il 67,9% presenta una disabilità intellettiva, il 3,4% una disabilità motoria e il 24,8% èportatore di un altro tipo di disabilità. L’1,5%, poi, ha una disabilità visiva e il 2,4% una disabilitàuditiva.

Gli alunni stranieri con disabilità sono il 12,5% del totale degli alunni con certificazione: essirappresentano quindi il 3,9% del totale degli alunni stranieri frequentanti le scuole italiane, un dato«che appare piuttosto elevato se confrontato con la percentuale degli alunni italiani con disabilitàsul totale degli alunni italiani pari al 2,8%». In termini assoluti, è la scuola primaria (scuoleelementari) a far registrare la presenza più elevata di alunni con disabilità, con 90.845 alunni,mentre la scuola secondaria di primo grado (scuole medie) ha la più alta incidenza di persone condisabilità sul totale della sua popolazione studentesca, con il 4%. Il 93% degli alunni con disabilitàfrequenta una scuola statale, dove quelli certificati sono il 3,1% del totale della propria popolazionestudentesca contro l’1,6% nelle scuole non statali.

Per quanto poi riguarda la scuola secondaria di secondo grado (scuole superiori), particolarmenteinteressante è analizzare la distribuzione degli studenti con disabilità nei diversi tipi di scuola. Neilicei la percentuale sul totale degli alunni è pari ad appena l’1,2% (percentuale contenuta rispettoalla media della scuola secondaria di secondo grado, prossima al 2,5%). Una maggiore presenza,invece, si registra negli istituti tecnici (2% del totale degli alunni), e ancor più negli istitutiprofessionali, dove la percentuale di alunni con certificazione raggiunge addirittura il 6,1% deltotale dei frequentanti. In termini di composizione percentuale, il 23,6% del totale degli alunni condisabilità frequenta un liceo, il 26,6% un istituto tecnico e circa il 50% un istituto professionale. Eancora, nello specifico, per la disabilità visiva appare molto elevata la percentuale che di alunni chefrequentano un liceo, giungendo al 46,8% del totale degli alunni con tale tipologia di disabilità.Relativamente invece alla disabilità uditiva la percentuale più elevata si trova invece negli istitutiprofessionali (con il 36,2%). Per la disabilità intellettiva estremamente alta è la presenza negliistituti professionali, con ben il 52,5% del totale degli alunni con tale tipo di disabilità. Infine, il35,7% degli alunni con disabilità motoria frequenta i licei, mentre il 48,8% degli alunni con altrotipo di disabilità gli istituti professionali.

A livello territoriale si evidenzia una distribuzione leggermente diversa di alunne e alunni condisabilità. Se infatti nel complesso, come detto, gli alunni con disabilità sono il 2,9% del totale, nelCentro Italia si sale al 3,1%, al Nord-Est si scende al 2,6%, mentre al Nord-Ovest sono il 3% e al

8

Sud il 2,9%. A livello regionale, la punta massima si registra in Abruzzo con una percentuale mediadel 3,6% e la minima in Basilicata con il 2,2%.

Infine, il rapporto numerico tra alunne/alunni con disabilità e posti di sostegno, che nell’AnnoScolastico 2016-2017 era di un insegnante di sostegno ogni 1,80 alunni, contro i 2,09 alunni del2010-2011 (e in diminuzione da allora). Notevoli le differenze su scala territoriale: mediamentenelle Regioni del Nord-Ovest il rapporto tra alunni con disabilità e posti per il sostegno è pari –sempre per l’Anno Scolastico 2016/2017 – a 2,05, nel Nord-Est a 2,17, nel Centro a 1,73 e nelMezzogiorno a 1,61. Guardando poi alle singole Regioni, si distinguono, in particolare la Campaniae il Molise, per i valori più contenuti del rapporto tra alunni con disabilità e posti di sostegno(entrambi pari a 1,41). Viceversa, in Liguria ed Emilia Romagna tale rapporto (rispettivamente 2,5 e2,3), presenta i valori più elevati.

La percentuale dei docenti di sostegno sul totale del corpo docente è passata dall’8,6% del 2001-2002 al 16,3% del 2016-2017: dei 139.554 docenti per il sostegno nell’Anno Scolastico 2016-2017,erano 87.605 quelli che avevano un contratto a tempo indeterminato e 51.949 un contratto a tempodeterminato.

(18 maggio 2018)

Fonte: Superando.it

9

DISABILITÀ E ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: C’È UNA GUIDA OPERATIVA PER IPRESIDIArrivano una serie di suggerimenti su come inserire i ragazzi con disabilità in uno dei percorsi piùcontroversi della legge 107 che ha riformato la scuola. Una guida offre ai dirigenti scolastici unsostegno nell'affrontare i dubbi "di una normativa complessa". E’ utile "individuare un docente cheoperi come figura di collegamento tra scuola e mondo del lavoro"

ROMA - Alternanza scuola-lavoro e disabilità. Ovvero come inserire ragazzi disabili in uno deipercorsi più controversi della legge 107. Di questo si è parlato al convegno dell'Associazionenazionale Presidi al Cnel di Roma durante il quale è stata presentata la 'guida’ operativa dedicata.Un serie di suggerimenti ad istituzioni, scuole e mondo delle imprese a cura dei dirigenti scolasticiper offrire loro "un sostegno" nell'affrontare le problematiche e i dubbi "di una normativacomplessa"."Con questa guida- afferma il dirigente Anp e ideatore del lavoro, Andrea Marchetti- ci siamoconcentrati sugli aspetti pratici e quindi sia la progettazione che l'elaborazione dell'intero percorsodi alternanza. Abbiamo voluto dare un contributo sia alle scuole che alle strutture che accolgono glistudenti con disabilità anche e soprattutto facendo un'analisi dell'ambiente di lavoro". è lì infatti che"è importante creare i rapporti più adeguati anche per quel che riguarda il settore lavorativo". Unambiente, "totalmente diverso che necessita di approfondimenti, conoscenze e studi diversi rispettoa quello scolastico". Tra gli altri punti fondamentali della guida c’è quello di "organizzare l'orario dilavoro dello studente con disabilità prestando attenzione alla capacità di quest'ultimo di sopportare iritmi di lavoro e di adattarsi al nuovo ambiente e alle persone adulte che svolgono la propria attivitàlavorativa".Inoltre, altro aspetto rilevante è "individuare collegialmente i criteri di valutazione dei livelli dicompetenze ed elaborare dei report di valutazione descrittivi dei risultati raggiunti". Strumenti cheservono quindi, ad elaborare una sintesi sull'efficacia dell'intero percorso di alternanza. Infine, silegge ancora nella Guida, "si suggerisce alle scuole di individuare un docente che operi come figuradi collegamento tra scuola e mondo del lavoro". Questa figura deve possedere competenzespecifiche sia del mondo del lavoro che del terzo settore. Ad oggi gli studenti impegnati in percorsidi Alternanza sono circa 1 milione e mezzo, il 3% di questi sono affetti da disabilità.

(22 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

10

WELFARE.....................................................................................................................

PATOLOGIE ONCOLOGICHE: PROTOCOLLO D'INTESA – SEMPLIFICAZIONEDELLE PRATICHE D’INVALIDITÀ

Regione Lazio e INPS: il protocollo sperimentale d’intesa, per la tutela della disabilità derivanteda patologie oncologiche, è stato presentato a Roma l’8 maggio 2018.

Si tratta di un protocollo sperimentale d’intesa, orientato a tutelare le persone affette da patologieoncologiche, presentato a Roma l’8 maggio 2018 dal Presidente INPS, dal Presidente della RegioneLazio e dal Presidente degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO). L’accordo permetteràl’attivazione tempestiva della pratica di invalidità presso l’INPS fatta dall’oncologo al momentodella diagnosi.Questo protocollo, che ha una durata di 18 mesi, permetterà ai medici di utilizzare il certificatooncologico introduttivo, grazie a cui sarà possibile acquisire tutti gli elementi necessari allavalutazione medico-legale già durante il ricovero o la cura presso le strutture sanitarie. In questomodo si velocizzeranno tutte le procedure, evitando ai malati ulteriori esami o accertamentispecialistici.Il protocollo, il primo del genere in ambito oncologico, rientra nell’obiettivo di Regione Lazio eINPS allo scopo di favorire le collaborazioni istituzionali e di migliorare il rapporto tra cittadino epubblica amministrazione.Questa convenzione in materia di accertamenti dell’invalidità civile (firmata tra l’Istituto e laRegione a dicembre 2017), consentirà agli interessati di essere sottoposti a un’unica visita INPS.Nei casi di documentata gravità della patologia, tuttavia, il giudizio medico per il rilascio delleprestazioni di invalidità potrà essere espresso agli atti con la certificazione specialistica oncologicadella struttura abilitata, evitando quindi anche la visita.

(16 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

11

NON CI SONO SERVIZI PER I DISABILI INTELLETTIVI

I servizi di salute mentale non dispongono, nella maggior parte dei casi, di strumenti adeguati per ladiagnosi, la presa in carico e il trattamento dei pazienti con disabilità intellettiva. Questa carenza ècollegata a una lacuna nella formazione dei professionisti e alla generale mancanza di progetti diintegrazione tra i servizi di neuropsichiatria infantile (che seguono i pazienti disabili prima delcompimento della maggiore età) e quelli di psichiatria dell'adulto.

È quanto risulta da una ricerca curata dall'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche(Inapp e Ambulatori) della Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze, diretto dallopsichiatra Marco Bertelli. Ed è Bertelli a notare che i risultati della ricognizione effettuata su tutto ilterritorio nazionale, se confermati, configurerebbero una vera e propria urgenza sanitaria,rappresentata dal fatto che le persone con disabilità sarebbero private del diritto alla salute mentale,sancito da una Convenzione Onu del 2006.

Spesso la diagnosi di disabilità intellettiva getta un'ombra su tutto il resto, impedendo aiprofessionisti, non adeguatamente formati, di riconoscere e trattare gli eventuali disturbi associati.Un centro di salute mentale orientato alle persone con disabilità dovrebbe, secondo Bertelli,facilitare l'accessibilità del servizio e adottare un approccio multidisciplinare centrato sulla personae sulla qualità di vita globale.

Psichiatra, Dipartimento di Salute Mentale, Viterbo

(22 maggio 2018)

Fonte: Repubblica.it

12

REDDITO D'INCLUSIONE, DAL 1° GIUGNO NON SERVIRANNO I REQUISITIFAMILIARIÈ stato pubblicato dall'Inps il nuovo modello di domanda, che recepisce le novità previste dallalegge di bilancio 2018. Si amplia la platea dei beneficiari: servono solo requisiti economici,indipendentemente dalla composizione familiare

ROMA – Si amplia la platea dei beneficiari del Rei, i Redito d'inclusione: per richiederlo basteràora dimostrare di avere un reddito basso, mentre non si terrà più conto della composizione delnucleo familiare. Vengono meno infatti i requisiti familiari, quali la presenza di un minorenne, diuna persona con disabilità. Di una donna di gravidanza, di un ultra 55enne disoccupato. A partiredal 1 giugno, potranno dunque presentare domanda tutti coloro che hanno un ISEE fino a 6milaeuro, un ISRE fino a 3mila euro e altri specifici requisiti economici, indipendentemente dallacomposizione familiare.L'Inps ha infatti pubblicato il nuovo modello di domanda, che recepisce le novità previste dallalegge di bilancio 2018. Il modello è allegato al messaggio 2120 del 24 maggio 2018, che fa seguitoal messaggio 1972 dell'11 maggio 2018, contenente alcuni chiarimenti sulle imminenti modifiche.Per esempio, si precisa che il nucleo familiare di riferimento per il calcolo dell'Isee non coincidenecessariamente con la famiglia anagrafica. Salvo casi particolari, la normativa Isee prevede infattiche i coniugi facciano parte dello stesso nucleo anche se con diversa residenza anagrafica; i figliminori di 18 anni fanno parte del nucleo del genitore con il quale convivono; i figli maggiorenni, senon sono coniugati e non hanno figli, fanno parte del nucleo familiare dei genitori anche se nonconviventi, se risultano a loro carico ai fini Irpef. A tal fine si chiarisce che sono consideratifiscalmente a carico se hanno redditi non superiori alla soglia di euro 2840,51, al lordo degli onerideducibili.L'Inps conferma che le domande presentate a partire dal 1° giugno saranno dunqueautomaticamente istruite senza la verifica dei requisiti familiari e che, di conseguenza, sono stateapportate le modifiche ai diversi canali di trasmissione delle istanze all'Istituto. Ha inoltre precisatoche tutte le domande presentate dal 1° gennaio 2018 al 31 maggio 2018, in possesso di Dsu 2018,rifiutate per la sola mancanza dei requisiti familiari, saranno riesaminate d'ufficio con verifica deirequisiti alla data del 1° giugno 2018.I “numeri” del Rei. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Inps alla fine di marzo, sono 110.138 inuclei beneficiari del Rei: oltre 316 mila le persone coinvolte, per un importo medio dell'erogazionemensile di 296,75 euro. I dati presentati riguardano le domande pervenute all’Inps dal 1° dicembre2017, data dalla quale i cittadini hanno potuto cominciare a richiederlo. Sono state le regioni delSud Italia a presentare il maggior numero di beneficiari, con il 72 per cento dei nuclei familiari e il76 per cento delle persone coinvolte. Sul totale, inoltre, i nuclei beneficiari con presenza di minorirappresentano circa la metà delle famiglie raggiunte, sono poco più di 57 mila (tra cui le piùnumerose sono quelle con 3 o 4 componenti). Le famiglie con presenza di disabili, invece sono piùdi 21 mila, circa una famiglia su cinque.

(30 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

13

NOTIZIE DAL TERRITORIO

AD ASTI I DISABILI PSICHICI SPERIMENTANO L'AUTONOMIA CON ILVOLONTARIATO

Dalla cura dei giardini alla gestione dei magazzini per le strutture caritative del territorio: grazieal progetto “Allarghiamo il cerchio” promosso dal Csv locale, 16 persone con disturbi mentalisono diventate volontari per una rete di 22 associazioni

Una sfida contro gli stereotipi sulla disabilità: è essenzialmente questo il senso del progetto“Allarghiamo il cerchio”, promosso dal servizio “Educativa territoriale disabilità” dell’assessoratoai servizi sociali del comune di Asti e sostenuto dal Csv locale. Sedici persone con disabilitàintellettiva sono stati introdotti al mondo del volontariato grazie ad una rete di associazioni che nelcorso degli anni si è rafforzata ed è cresciuta nel numero fino a raccogliere 22 sigle. Nato perfavorire e promuovere l’inclusione sociale, in 5 anni di attività il progetto ha smontato molti luoghicomuni.

“Grazie al coinvolgimento delle associazioni, abbiamo creato occasioni in cui le persone condisabilità intellettiva hanno potuto interagire con il territorio e sperimentarsi attivamente in diversiambiti. In questo modo la città ha riconosciuto nella persona disabile una risorsa, rompendo i muridel pregiudizio”, racconta Maurizia Giavelli, educatrice professionale, fondatrice ed anima delprogetto, insieme all’altra educatrice del comune, Mariangela Ortolan.

A testimoniare i risultati raggiunti le storie di Andrea e Simone (nomi di fantasia) – due dei sedicivolontari, che all’inizio del percorso avevano diverse difficoltà funzionali nella propria autonomiapersonale e sociale. Andrea ha poco più di 30 anni e la sindrome di Down. Una, in alcuni casi due,volte la settimana aiuta i volontari del Banco alimentare di Asti, nel magazzino dove vengonostoccati gli scatoloni di beni che servono per il sostegno di 40 strutture caritative del territorio. Daqui ogni anno partono oltre 240 tonnellate di alimenti. Quando ha iniziato, tre anni fa, si occupavadi mettere ordine nel magazzino, attività che gli riusciva molto bene, data la sua scrupolosità nelfare ogni cosa. Negli anni ha acquisito maggiore autonomia ed oggi ha imparato a condurre il transpallet per spostare gli scatoloni pesanti e si sta cimentando anche in lavori un po’ più burocratici,come il controllo scadenze della merce. Silvia, il suo tutor, è entusiasta di questa esperienza “I suoimiglioramenti sono visibili: non solo dal punto di vista dell’acquisizione di competenze, ma anchedal punto di vista relazionale, prima era molto taciturno adesso invece è come se si fosse sbloccato,chiacchiera, racconta, gira per la città in autonomia. È anche grazie al suo lavoro se riusciamo adaiutare tante famiglie in difficoltà.”

Simone ha 25 anni ed un ritardo intellettivo medio-grave. Dal 2015 trascorre la domenica mattinainsieme ai volontari di Casa scout Sessant, associazione di volontariato che gestisce un immobile incollina destinato all’accoglienza di gruppi giovanili, scout ma anche gruppi parrocchiali e gruppifamiglia. Lì svolge lavori di manutenzione e si occupa di tenere in ordine il giardino. “Simone haimparato in fretta a maneggiare correttamente gli attrezzi e gli strumenti che utilizziamo; oggisupporta gli altri volontari in tutte le attività: dal taglio dell’erba al carteggio degli infissi. La suabuona manualità ci è molto utile e lo rende autonomo in molti lavori; inoltre è un ragazzo affidabilee prudente, possiamo contare su di lui. È diventato ormai parte integrante del gruppo” racconta

14

Roberto, volontario e suo tutor. Non solo, negli anni ha superato resistenze e paure come quella diprendere l’autobus da solo, una conquista per l’autostima e un passo avanti verso l’autonomia, comelui stesso racconta “Da quando vado a Sessant la mia vita è cambiata, io sono felice. Adesso hotrovato un lavoro, ma continuo ad andare a Sessant”.

Queste le associazioni locali che hanno dato vita al progetto: Aisla-Associazione italiana sclerosilaterale amiotrofica; A.M.A. associazione missione autismo, Associazione nazionale Alpini, Apri-associazione retionopatici ed ipovedenti, Auser, Banco alimentare, Caritas, Casa del popolo, Casascout Sessant, Centro di aiuto alla vita, Cepim, Croce rossa, Croce verde Asti, Csvaa, Find the cure,Genitorinsieme, Gsh pegaso, L’arte del sorriso Vip, Libera, Progetto orti senza frontiere e Villapaolina, rete coordinata dall’Educativa territoriale del Comune di Asti (Lucia Andolina)

(3 maggio 2018)Fonte: Redattoresociale.it

15

PRATO, LA MAGGIORANZA DEI DISABILI VIVE CON ENTRAMBI I GENITORI

Indagine per misurare i bisogni presenti e futuri delle persone con disabilità. Emerge la necessitàdi nuovi supporti vista la progressiva diminuzione della capacità di genitori e fratelli di garantireassistenza ai figli e familiari disabili

PRATO – Da un lato un carico assistenziale crescente, dall’altro una prevedibile progressivadiminuzione, nei prossimi anni, della capacità di genitori e fratelli di garantire assistenza ai figli efamiliari disabili. È quanto emerge dall’indagine “Misurare i bisogni presenti e futuri del Dopo diNoi” presentata oggi pomeriggio a Prato nel corso dell’iniziativa “Dopo di noi nel territorio pratese”organizzata dall’Area Welfare di Legacoop Toscana. La ricerca, promossa su iniziativa di quattrocooperative sociali di Prato - CUI, Alice, Kepos e Pane&Rose - appartenenti all’Area Welfare diLegacoop Toscana, è stata condotta da IRIS - Idee e Reti per l’impresa sociale ed ha mappato ibisogni legati al Dopo di noi nel territorio pratese partendo dalle persone potenzialmente interessate,ovvero gli utenti dei servizi delle cooperative promotrici dell’indagine (97 i questionari elaborati).

Le persone disabili a cui si riferisce l’indagine condotta sul territorio pratese sono in prevalenza disesso maschile (64%) e nella fascia di età 41-60 anni. Il 68% è affetto da pluripatologie. Almomento il carico assistenziale richiesto è “medio” (52%) ma viene indicato un progressivoaumento di assistenza prevedibile tra 3 anni (“alto” 54%) e tra 5 anni (“alto” 66%).

Per circa il 20% delle persone disabili la rete di sostegno/caregiver è costituita da entrambi i genitoriinsieme a un fratello o una sorella; dai soli genitori o dal solo fratello/sorella nel 16% dei casi. Lamaggioranza dei disabili (41%) vive con entrambi i genitori; con un solo genitore nel 15% dei casi.Una percentuale non trascurabile vive con un parente o da solo. I dati indicano una prevedibileprogressiva diminuzione della capacità assistenziale dei caregiver che, quando specificato, siriferisce prevalentemente all’età, alla presenza di patologie, al carico psicologico.

Due terzi dei disabili coinvolti nell’indagine usufruiscono attualmente di più servizi, in prevalenzacentro diurno e accompagnamento/trasporti. Le risposte circa gli aspetti ritenuti più rilevanti dagarantire indicano quelli assistenziali (96%) e di inserimento sociale (69%), sanitari (57%) eabitativi (33%). Emerge infine una grande disponibilità a partecipare alla progettazione di serviziper il “Dopo di noi”: il 50% delle famiglie sarebbe disposta a partecipare con un contributoeconomico, il 35% metterebbe a disposizione un appartamento e il 43% sarebbe disposto a mettersiinsieme con altri genitori e famiglie.

“Il Dopo di Noi, ovvero come garantire l’autonomia e la qualità della vita delle persone disabili nelmomento in cui viene a mancare la rete di sostegno rappresentata dai familiari, è un argomento digrande attualità, come dimostrano le ultime disposizioni nazionali in materia - sostiene MarcoPaolicchi, responsabile Dipartimento Area Welfare di Legacoop Toscana - Questa indagine offreuno spaccato della realtà pratese, ma ritengo possa fornire indicazioni di carattere generale su untema sempre più rilevante non soltanto a livello delle singole famiglie ma dell’intera comunità”.

(3 maggio 2018)Fonte: Redattoresociale.it

16

“PARMACCESSIBILE” E ANMIC, AL VIA IL CROWDFUNDING PER UN GUIDATURISTICA “OLTRE LE BARRIERE”

La raccolta fondi è stata lanciata da Jessica Borsi e Matteo Salini, ragazzi con disabilità motoria.Obiettivo: realizzare una guida della città con itinerari per tutti. “Noi non possiamo eliminare lebarriere, ma dire dove sono e come superarle: questo sì”

PARMA – Non tutte le barriere architettoniche si possono eliminare: ma sempre si possonosegnalare e, tante volte, anche superare. Magari con l'aiuto di chi se ne intende. Cme Jessica Borsi eMatteo Salini, due ragazzi con disabilità motoria, che vogliono dar vita a una guida turistica diParma accessibile,. E per questo hanno lanciato, in collaborazione con Anmic, la raccolta fondi“ParmAccessibile: itinerari accessibili di Parma e dintorni”.

Sarà una guida cartacea e digitale, in distribuzione gratuita già dall’inizio del 2019, grazie alla qualei turisti disabili (ma anche anziani o genitori col passeggino) potranno seguire percorsi turisticicompletamente accessibili, aiutati da tutte le informazioni utili per godere appieno della visita. Inparticolare, saranno mappati percorsi all’interno della Parma monumentale, tra i siti di interesseturistico più importanti, quali, per esempio, Cattedrale, San Giovanni, piazza Garibaldi, piazzaledella Pace, Teatro Regio, oppure nei dintorni di Parma, per dei tour accessibili immersi nella natura.

“In questi anni abbiamo sviluppato un format di sopralluogo, verifica e giudizio, con vari indicatori,per mappare l’accessibilità dei luoghi, degli eventi e delle strutture di un territorio, per favorire ilturismo delle persone con disabilità – spiega Matteo Salini - Il tutto è confluito nel sito web'Parmaccessibile', diventato in breve tempo un punto di riferimento per chi, con ridotta capacitàmotoria, vuole visitare il territorio parmense. Adesso alziamo l’asticella, per una guida con degliitinerari turistici ad hoc”.

Per contribuire a ParmAccessibile, è necessario registrarsi sulla piattaforma “Becrowdy”. I donatoriricevono in cambio, a seconda della cifra corrisposta, biro e maglietta di ParmAccessibile e guidadegli itinerari turistici accessibili, fino ad arrivare ad una visita su uno degli itinerari individuati,guidati da Jessica e Matteo, con una degustazione enogastronomica finale. E' stata pensata ancheuna modalità per la partecipazione delle aziende: donando 500 euro, sarà possibile trovare il logoaziendale sulla guida, alla voce “sponsor”.

“Realizzare questa guida ha dei costi: principalmente quelli di grafica, stampa e distribuzione, maanche per i sopralluoghi, per fare foto professionali, per mappare le criticità e le soluzioni – spiegaJessica Borsi - Da soli non abbiamo le forze, ma visto che pensiamo che sia un modo per rendere lanostra città per tutti e di tutti, crediamo nel contributo, anche minimo, dei nostri concittadini. Noinon possiamo eliminare le barriere, ma possiamo dire dove sono e dove no, talvolta anche comesuperarle. Questo sì”.

Accanto a Parmaccessibile, c'è Anmic: “Abbiamo sempre supportato Jessica e Matteo: sono duevulcani di idee che lavorano per chi ha le loro stesse difficoltà – riferisce Alberto Mutti, presidentedi Anmic Parma - Questo progetto è particolarmente importante, perché permetterà a tanti turisticon difficoltà motoria di godere della città con una guida con tutte le informazioni necessarie.Crediamo che questo progetto possa essere adottato dalla città, con tanti piccoli contributi. Speroche anche il Comune possa fare la sua parte in qualche modo per dare forza a questa lodevoleiniziativa”.

Sostegno anche dall'amministrazione locale: “Siamo grati a Jessica, Matteo ed Anmic per questoche sarà un dono prezioso per la città – dichiara Laura Rossi, assessora al Welfare del Comune di

17

Parma - Senza la loro idea, probabilmente non si sarebbe mai arrivati ad una iniziativa di questotipo, che dà qualcosa in più alla città. Sono molto sensibile al tema delle barriere architettoniche ecredo che insieme, con logica e intelligenza inclusiva, possiamo costruire un sistema forte per cui inogni cantiere di Parma, pubblico e privato, si costruisca senza barriere”.

Aggiunge e conclude Mattia Salati, delegato alla disabilità del Comune di Parma: “Balza subitoall’occhio come questa iniziativa sia l’emblema del 'mettersi al servizio degli altri' con gioia e conpassione, di vedere l’opportunità anche dove qualche volta qualcuno potrebbe vedere un limite. Allostesso modo il volersi sostenere tramite una campagna di raccolta fondi, il 'volersela cavare da soli',sottolinea non solo la forza di un’idea ma anche la capacità di 'tirarsi su le maniche' e mettersi ingioco in prima persona. In questo modo è nato un progetto che mette tutti gli abitanti in condizionedi godere, a pieno, quei luoghi che per alcuni rischierebbero di esistere solo a metà”.

(7 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

18

LAZIO, LE 9 RICHIESTE DELLE FAMIGLIE PER LE DISABILITÀ COMPLESSE

Incontro in Regione, per denunciare lo “stato di abbandono” dei giovani adulti con disabilitàcomplesse, dopo la conclusione del ciclo scolastico: dal vuoto di servizi all'inadeguatezza dellestrutture. I nove punti per migliorare la situazione

ROMA – I bisogni, i disagi, la solitudine dei giovani adulti con disabilità complesse e delle lorofamiglie, nel vuoto di servizi e di risposte adeguate: è quanto hanno denunciato con forza leassociazioni che, nei giorni scorsi, hanno incontrato i rappresentanti della Regione Lazio, dopo averindirizzato loro una lettera aperta. Tre le realtà associative presenti, in rappresentanza dellefamiglie: Elena Improta per Oltre lo sguardo onlus; Maria Cidoni per Age.Cem. onlus; LoredanaFiorini per Hermes onlus. Con loro,la delegazione di genitori soci delle rispettive associazione eUmberto Gialloreti, presidente della Consulta cittadina per l'handicap di Roma Capitale. Leassociazioni hanno ribadito lo stato di emergenza vissuto da queste famiglie e la richiesta dipolitiche sociali e sanitarie capaci di riabilitare, include, integrare i giovani con disabilità complessedopo la conclusione del percorso scolastico.Dopo aver ascoltato la voce dei genitori, gli interlocutori i istituzionali si sono impegnati a lavorarein 9 direzioni in particolare: primo, la modifica al decreto di accreditamento affinché si possaarrivare ad una rimodulazione che permetta l’accesso di utenti ad alto carico assistenziale conrapporto 1a 1; secondo, l'eventuale realizzazione di una lista unica di accesso, gestita direttamentedalle Asl; terzo, il supporto ai Centri residenziali in cui i giovani adulti con gravi disabilitànecessitano di un numero maggiore di operatori rispetto a quanto previsto dall’attuale decretosull’accreditamento; quarto, la valutazione di nuove forme di inclusione delle persone disabilicomplesse ad alto carico assistenziale, attraverso la promozione sui territori di centri occupazionalisocio educativi a carico del centro di costo del sociale; quinto, il potenziamento del controlloamministrativo sulla gestione dei centri diurni; sesto, la verifica dello stato di un finanziamento diun Ipab del comune di Roma a favore del municipio Roma 2 per l’apertura di un centro diurnosocio-occupazionale sperimentale; settimo, la verifica dell'iter di assegnazione di una casacantoniera di zona Anagnina; ottavo, il confronto con la Consulta regionale della disabilità per darevita ad un tavolo permanente sulle disabilità complesse ad alto carico assistenziale, all'interno dellastessa Consulta. Infine, le istituzioni si sono impegnate a convocare un nuovo incontro, anche allapresenza degli assessori competenti.

(7 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

19

CON LA DISABILITÀ NON SI SCHERZA. SI GIOCA.

Difficilmente quando ci troviamo davanti a un bambino con disabilità ci viene in mente di potergiocare con lui. Pensiamo che il bambino con disabilità non sia in grado, vediamo solo il suo limite.Pensiamo che non ci siano giochi e giocattoli adatti a lui.

Non è così. I bambini con disabilità devono giocare.

In molte situazioni il diritto al gioco è negato a un bambino con disabilità, perché gli occorre moltotempo per entrare nella dimensione del gioco, sono necessari materiali e giochi adeguati.

Ma non è solo una questione di divertimento, ma è fare esperienza, frequentare altri bambini,imparare nuove abilità.

L'abilità Onlus, nata a Milano nell'ottobre del 1998,

da vent'anni salvaguarda il gioco come diritto fondamentale per la crescita del bambino condisabilità: grazie al gioco il bambino supera il proprio limite sperimentando se stesso in nuoveconoscenze e scoprendo il mondo divertendosi.

Per favorire l'incontro tra il bambino con disabilità e un gioco possibile, l'abilità dal 2000 ha apertoLo Spazio Gioco, un servizio educativo dove i bambini con disabilità imparano a giocare, trovanomateriali e giochi adatti ai loro bisogni, uno spazio che è un continuo progetto educativo checoinvolge anche genitori e insegnanti per la condivisione e la formazione su gioco e disabilità.

Terminati i lavori di ristrutturazione, nell'autunno 2018 lo Spazio Gioco si trasferirà in una nuovasede pensata e disegnata sulle esigenze dei bambini: senza barriere architettoniche, con stanzeprogettate per specifiche attività di gioco e spazi per accogliere i genitori.

L'abilità ogni giorno si prende cura di 150 bambini con disabilità e delle loro famiglie e lavora perdefinire e gestire servizi innovativi che abbiano al centro il bambino con disabilità, il suo benesseree la sua famiglia, promuovendo una nuova cultura della disabilità e dell'inclusione.

Inserendo il codice fiscale di l'abilità nella dichiarazione dei redditi, si restituisce al bambino condisabilità e alla sua famiglia il diritto e il piacere del gioco.

(19 maggio 2018)

Fonte: Repubblica.it

20

LE NOVITÀ DI QUELLA CONVENZIONE PER L’ASSUNZIONE DI PERSONE CONDISABILITÀ

I numeri cospicui, il percorso di concertazione con le Associazioni di persone con disabilità el’apertura a posizioni per personale amministrativo e dirigenziale: sono queste le importanti novitàriguardanti la convenzione per l’assunzione di persone con disabilità presso il Comune di Torino,che verrà sottoscritta nei prossimi giorni, secondo la quale saranno ben settantacinque le personeiscritte alle cosiddette liste di “collocamento mirato”, che verranno inserite in un percorso diformazione, finalizzato appunto all’assunzione da parte del Comune, su diversi livelli di categorie

Verrà sottoscritta il 31 maggio a Torino una convenzione per l’assunzione di persone con disabilitàpresso il Comune del capoluogo piemontese, definita in questi giorni da Sergio Rolando, assessoreal Bilancio e al Personale, di concerto con una rappresentanza di Associazioni, tra le quali lecomponenti regionali di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e ANFFAS(Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale). In base atale accordo, saranno ben settantacinque le persone iscritte alle liste di “collocamento mirato”, comeda Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), che verranno inserite in un percorso diformazione, finalizzato all’assunzione da parte del Comune, per posizioni con categoria B, C e D. Ela novità più importante – oltreché nei numeri e nel percorso di concertazione con le Associazioni –sta nella ricerca di personale amministrativo e dirigenziale. «Non solo posizioni marginali –sottolinea infatti Pericle Farris, rappresentante dell’APRI (Associazione Pro Retinopatici eIpovedenti) e vicepresidente della FISH Piemonte – ma per la prima volta un’AmministrazioneComunale che prende coscienza delle potenzialità da valorizzare delle persone con disabilità. Sitratta di una scelta importante, politicamente forte e socialmente necessaria». «È una delle primevolte – conferma Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS Piemonte e della FISH Piemonte –che un Ente Pubblico coinvolge le Associazioni che si occupano di persone con disabilità nellosviluppo di un protocollo così importante, nel rispetto della Convenzione ONU sui Diritti dellePersone con Disabilità, che riconosce a tali Associazioni un ruolo politico e di rappresentanza.Ringraziamo pertanto il Comune di Torino, consapevoli che questo è un punto di partenza e noncerto di arrivo».

«Secondo la Legge 68/99 – ricordano dall’ANFFAS di Torino -, gli Enti Pubblici, così come leaziende private, che raggiungono la soglia dei quindici dipendenti sono obbligati ad assumerepersone iscritte alle cosiddette liste di “collocamento mirato” in impieghi compatibili con lecondizioni di salute e capacità lavorative, in modo tale da realizzare un inserimento proficuo, chesoddisfi da un lato le necessità del soggetto, dall’altro le esigenze produttive del datore di lavoro.Per ottenere questi obiettivi, dunque, il Comune di Torino proporrà delle posizioni aperte per lecategorie B (impiegati in possesso della terza media, circa una trentina di posti), C (diplomati, perposizioni tecniche e amministrative) e D (personale laureato, per carriere funzionariali). Le personeindicate dai Centri per l’Impiego in base alle graduatorie affronteranno un tirocinio formativo di tremesi (categorie C e D) o sei mesi (categoria B), al termine del quale potranno essere assunte,secondo una logica di “corso-concorso”. La possibilità di essere assunti dal Comune di Torinoriguarderà le persone con disabilità fisica, intellettiva e sensoriale, ma in quote non proporzionali».«Abbiamo voluto favorire – spiega a tal proposito Pericle Farris – le categorie che di fatto hannomeno opportunità lavorative, ovvero quella delle disabilità intellettive. Ma rifuggiamo la logicaassistenzialista e lo dico con una frase brutta, ma che rende l’idea: una persona con disabilità èmeglio sfruttata che assistita! In altre parole, tante più persone con disabilità vanno a lavorare inmodo certo e produttivo, tante più risorse rimangono per assicurare un’assistenza idonea a chi ne hadavvero la necessità».

«Questo dev’essere solo l’inizio – ribadisce ancora Giancarlo D’Errico – perché sono tantissimi gli

21

Enti Pubblici ancora scoperti rispetto alle prescrizioni della Legge 68/99. Se aprissimo altri tavoli diconcertazione e stipulassimo altre convenzioni come questa, potremmo creare tantissimi posti dilavoro produttivi per le persone con disabilità».

«È stato un percorso lungo e tortuoso – commenta dal canto suo Franco Lepore, presidentedell’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), altra organizzazione coinvoltanella concertazione – ma alla fine abbiamo raggiunto un importante risultato, nel primario interessedelle persone con disabilità. Da sempre la nostra Associazione si batte per il riconoscimento deldiritto al lavoro e questo protocollo d’intesa ci sembra un’opportunità preziosa». Riguardo poi alfatto che alcune delle assunzioni riguarderanno ruoli dirigenziali, secondo Lepore «ciò significa cheuna persona con disabilità, se messa nelle giuste condizioni, può lavorare al pari degli altri colleghied essere una risorsa per la Pubblica Amministrazione. Auspichiamo per altro che questo sia solo ilpunto di partenza di una collaborazione costruttiva e speriamo che il prossimo passo del Comune diTorino sia l’introduzione del disability manager, figura che potrà giocare un ruolo fondamentalenella piena inclusione sociale delle persone con disabilità».

(25 maggio 2018)

Fonte: Superando.it

22

INTERNAZIONALE

I DISABILITY MANAGER ITALIANI NEL REGISTRO EUROPEO PER LATRASPARENZA

Con la recente iscrizione al Registro Europeo per la Trasparenza, la SIDIMA (Società ItalianaDisability Manager) potrà intensificare i propri rapporti di collaborazione con le IstituzioniEuropee, ma anche con i vari Paesi Membri dell’Unione, allo scopo di mettere in campo pratichevirtuose in favore e a sostegno delle persone con disabilità. E in tal senso, nelle prossime settimaneproporrà la creazione della rete europea dei disability manager e la disseminazione dei corsi diperfezionamento in Disability Management in altri Paesi europei

Un nuovo importante traguardo è stato ottenuto dalla SIDIMA (Società Italiana DisabilityManager), con la recente iscrizione al Registro Europeo per la Trasparenza. «Si tratta – spiegaRodolfo Dalla Mora, presidente della SIDIMA – dello strumento che indica le organizzazioni cheinteragiscono fattivamente con la Commissione Europea per influenzarne positivamente il processolegislativo e decisionale, relativamente alle decisioni sulle politiche dell’Unione. Con particolareriferimento alla nostra Associazione, il Registro specifica quali sono gli interessi da noi perseguiti,ponendoci in tal modo quale interlocutore qualificato delle Istituzioni Comunitarie».

Grazie dunque a questo passaggio, la SIDIMA potrà intensificare i propri rapporti di collaborazionecon le Istituzioni Europee, ma anche con i vari Paesi Membri dell’Unione, allo scopo di mettere incampo pratiche virtuose in favore e a sostegno delle persone con disabilità. In tal senso, già il 24maggio prossimo, Barbara Rizzi, responsabile della Commissione Rapporti Istituzionali eInternazionali della SIDIMA – alla quale vanno i più sentiti ringraziamenti di Dalla Mora per ilprezioso lavoro svolto – avrà un incontro con la Direzione Generale del Commissario Europeo peril Lavoro e gli Affari Sociali, per proporre la creazione della rete europea dei disability manager eanche la disseminazione dei corsi di perfezionamento in Disability Management negli altri Paesidell’Unione. (S.B.)

Disability manager

Si tratta di professionisti che lavorano nel campo della disabilità, figure introdotte in Italia nel 2009,con il Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana, a cura del Tavolo Tecnico istituito tra ilComune di Parma, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quello della Salute. Più cheuna professione in sé, quella del disability manager è una “competenza aggiuntiva” che puòintegrare una professionalità preesistente: architetto, avvocato, assistente sociale, terapistaoccupazionale e così via. Il suo ruolo, quindi, può cambiare molto, anche in base ai diversi contestidi lavoro: Enti Locali, Ospedali, Aziende. Per diventare disability manager non vi è un unico unpercorso formativo, né esiste attualmente un Albo Professionale. Per alcuni anni, l’UniversitàCattolica di Milano ha attivato uno specifico Corso di Perfezionamento, esperienza propostarecentemente anche dall’Università del Piemonte Orientale (con sede ad Alessandria). Dal cantosuo, anche la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) organizza e promuove occasioniformative sul tema.

Attualmente, come accennato, i disability manager sono stati assunti da Ospedali (come quello di

23

Motta di Livenza, in provincia di Treviso), Aziende e Comuni (come Parma e Alessandria).L’Associazione SIDIMA lavora costantemente per promuovere la conoscenza di questa figura efavorirne l’assunzione nelle diverse istituzioni.(Notizie attinte dal sito della SIDIMA)

Disability Management

Per Disability/Diversity Management si intende un’organizzazione flessibile del rientro dellavoratore con disabilità o diversità in azienda, modulato da interventi e azioni specifiche di tiporiabilitativo, ergonomico, organizzativo, in relazione alle concrete necessità, professionalità e con icicli produttivi aziendali.

Si tratta di un processo ormai consolidato in altri Paesi, dove numerosi studi hanno dimostrato cheesso è vantaggioso per tutti gli attori in campo: prevede infatti un contenimento delle spese per iGoverni; il risparmio economico e l’aumento della produttività per i datori di lavoro; una migliorprotezione dell’occupazione dei lavoratori.

Teorizzato per la prima volta negli Anni Ottanta, il Disability/Diversity Management può anche piùsemplicemente essere definito come un modo per conciliare il diritto all’inclusione lavorativa dellepersone con disabilità e dei malati cronici con le esigenze di efficienza delle imprese. Una necessitàeconomica, dunque, ma anche un modo per soddisfare l’insopprimibile bisogno di identità einclusione attraverso e nel lavoro.

(4 maggio 2018)

Fonte: Superando.it

24

"I SERVIZI DI EMERGENZA SIANO ACCESSIBILI": APPELLO AL CONSIGLIOD'EUROPA

Appello delle associazioni al Consiglio europeo, che propone di includere e applicare i requisiti diaccessibilità ai servizi di emergenza, attualmente per lo più inaccessibili a molte persone condisabilità. Le organizzazioni: “Chiedere aiuto è un diritto”

ROMA – Chiedere aiuto è un diritto e tutti devono avere la possibilità di rivolgersi ai servizi chegestiscono le chiamate d'emergenza: per questo non può essere accolta la proposta del Consigliod'Europa, che esclude questo tema dall'Accessibility Act. La denuncia arriva da un gruppo diorganizzazioni, tra cui lo European Disability Forum, che rivolgono un appello al Consiglio,chiedendogli di includere e applicare i requisiti di accessibilità ai servizi di emergenza, attualmenteper lo più inaccessibili a molte persone con disabilità.

“Diversi paesi hanno sviluppato soluzioni ad hoc, come specifiche applicazioni mobili che gli utentidevono scaricare o registrare in anticipo – spiegano i promotori dell'appello - Ciononostante, moltepersone con disabilità non possono ancora contare su un sistema accessibile per contattare i servizidi emergenza (come il 112) che funzionano in tutta l'Ue. L'Accessibility Act potrebbe finalmenteaffrontare e risolvere questa situazione discriminatoria, che mette in pericolo milioni di vite”.

La Commissione europea ha pubblicato la sua proposta di legge europea sull'accessibilità (EAA)alla fine del 2015. Una volta adottata, la legge stabilirà i requisiti di accessibilità per diversi prodottie servizi, compresi appunto i servizi di emergenza. E' un'attenzione che la proposta dellaCommissione ha avuto, prevedendo di applicare a questi servizi i requisiti di accessibilità giàprevisti in molti settori della comunicazione: comunicazione vocale, testo (inclusi testo in temporeale e comunicazione video), da soli o in combinazione, per venire incontro alle esigenze dellepersone che non possono comunicare oralmente, alle persone sorde, ipoudenti e sordocieche. Questirequisiti di accessibilità vengono dettati, nella proposta di legge, a tutti gli operatori economici. Lestesse modalità dovrebbero dunque essere applicate ai servizi di risposta alle richieste di emergenza,i cosiddetti “Public Safety Answering Points”, per renderli capaci di ricevere, rispondere e gestireadeguatamente tali comunicazioni. “Questo è tecnicamente fattibile – precisano i promotori –Sfortunatamente però – denunciano - il Consiglio ha deciso di escludere tutti i requisiti per i Psap,nella sua relazione sull'Accessibility Act”.

Di qui l'appello delle organizzazioni: “Esortiamo gli Stati membri a riconsiderare questa posizione.Non ha senso richiedere ai produttori di smartphone e agli operatori di rete di supportare mezzi dicomunicazione accessibili nei servizi di emergenza, se non è previsto anche che i Psap sianoattrezzati per gestire e rispondere ad essi. Escludere questa possibilità significherebbe romperecatena di comunicazione, letteralmente vitale”. La richiesta è che dunque siano accolti gliemendamenti 187, 292 e 300 alla legge presentati dal Parlamento europeo. Tuttavia, se ciò nonfosse possibile, sosterremmo una soluzione simile a quella presentata dalla presidenza maltesedell'Ue, che stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di designare uno o più Psap addetti a ricevere,rispondere e gestire queste comunicazioni”.

Se queste richieste non saranno accolte, “le vite di coloro che non possono comunicare verbalmentee di oltre 52 milioni di cittadini sordi, sordomuti e sordociechi continueranno a essere a rischio.Innumerevoli altre persone sono indirettamente interessate, perché tutti possono trovarsi in unasituazione in cui non sono in grado di chiamare i servizi di emergenza utilizzando la comunicazioneverbale. In breve, tutti gli europei trarranno enormi benefici da modalità più accessibili per

25

contattare i servizi di emergenza. Invitiamo pertanto le istituzioni dell'Ue, in particolare ilConsiglio, ad adottare il nostro emendamento all'Accessibility Act, per garantire l'accessibilità deiservizi di emergenza. Questo salverà letteralmente vite umane”.

(9 maggio 2018)Fonte: Redattoresociale.it

26

TRASCORSI 10 ANNI DALL’APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO EUROPEO SULTRASPORTO AEREO PER LE PERSONE CON DISABILITÀ

Il Regolamento (CE) n. 1107/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereoha avuto la sua completa applicazione nel 2008

Il regolamento ha definito “le regole comuni” di accesso al trasporto aereo per le persone condisabilità e ridotta mobilità attraverso indicazioni che omogeneizzano i servizi e le procedure offerteai vari livelli. Per ottemperare agli obiettivi indicati sono state emanate norme e predisposti, neglianni, ulteriori documenti, nazionali ed europei, utili ad indirizzare e chiarire le modalità diapplicazione del regolamento.

Gli elementi cardine, che ripercorriamo, intorno al quale è incentrato il regolamento, sono: l’ambitodi applicazione, i soggetti coinvolti, le condizioni di accessibilità delle strutture aeroportuali, iservizi offerti e la tutela del passeggero.

I principi fondamentali a cui si inspira il regolamento sono quelli già dettati dalla Carta dei DirittiFondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01) che sono:

nel trasporto aereo le persone con disabilità e le persone a mobilità ridotta hanno gli stessidiritti di tutti altri cittadini alla libera circolazione, alla libertà e alla non discriminazione; la possibilità di accesso al trasporto e non esclusione per la loro disabilità o mancanza dimobilità; l’inclusione sociale si realizza non applicando tariffe aggiuntive per l’assistenza.

Il regolamento si applica in tutti gli aeroporti comunitari e prevede l’assistenza obbligatoria egratuita per le persone con disabilità e alle persone a mobilità ridotta che utilizzano voli in partenza,in arrivo o in transito da questi aeroporti (tra gli aeroporti sono compresi anche quelli di Paesi Terzi:Norvegia, Islanda e Svizzera). È applicato, inoltre, ai voli in partenza da un aeroporto noncomunitario con destinazione un aeroporto comunitario, quando la compagnia aerea che effettua ilvolo è comunitaria (oppure per compagnie aeree norvegesi, islandesi e svizzere) (nota).

Le persone con disabilità o le persone a mobilità ridotta (PRM E PD) sono coloro la cui mobilità èridotta a causa di:

qualsiasi disabilità fisica (sensoriale o motoria, permanente o temporanea); disabilità mentale; qualsiasi altra condizione che causi disabilità.

Il regolamento è attuato attraverso il coordinamento di tutti gli attori che partecipano al trasportoaereo della PRM e PD, che sono: gli agenti, agli operatori turistici, i gestori aeroportuali con i loroservizi di assistenza, con il personale e le attrezzature. La sua applicazione presuppone la verificadelle condizioni di accessibilità degli spazi e delle attrezzature, anche al fine di predisporre leinformazioni utili al viaggiatore. Questo unitamente alla formazione del personale consentel’erogazione dei servizi in ogni momento del viaggio. Nello specifico il regolamento elenca glielementi che creano condizioni utili alla mobilità nel trasporto aereo:

la realizzazione di soluzioni progettuali che rispondano alle esigenze delle persone conridotta mobilità, sia negli aeroporti che negli aeromobili; le informazioni fornite in formati alternativi accessibili, almeno nelle lingue disponibili pergli altri passeggeri; la fornitura di assistenza;

27

l’impiego del personale e delle attrezzature necessarie, negli aeroporti e a bordo degliaeromobili.

La mobilità deve essere garantita attraverso la predisposizione di “punti”, ubicati almeno:

agli ingressi principali del terminal; ai banchi di accettazione; presso le stazioni ferroviarie, le ferrovie urbane, le metropolitane, gli autobus, i taxi ed iparcheggi.

Presso i punti individuati deve essere assicurata l’accoglienza:

dal punto di arrivo ad aeromobile; dall’aeromobile a punto di partenza dall’aeroporto; compreso l’imbarco e lo sbarco.

I servizi devono essere forniti senza ritardi ed interruzioni di servizio sia per le PRM e PD, che pergli altri passeggeri. Il trasporto di una PRM e PD non può essere rifiutato, né nell’accettazione dellaprenotazione né nell’imbarco. Queste condizioni devono essere garantite, cioè il gestoreaeroportuale ed il vettore aereo deve fare ogni ragionevole sforzo, anche quando la persona noneffettua la richiesta, come specificato, 48 ore prima del volo. Le uniche deroghe consentite definiteall’articolo 4 del regolamento sono:

per rispettare gli obblighi in materia di sicurezza stabiliti dalla normativainternazionale(…) se le dimensioni dell’aeromobile o dei suoi portelloni rendono fisicamente impossibilel’imbarco o il trasporto della persona con disabilità o a mobilità ridotta.

Gli obblighi in materia di sicurezza sono riferiti anche alle condizioni di salute del passeggero, chenon devono essere mai causa di pericolo per se o/e per gli altri passeggeri.L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile - ENAC - è l’ente designato dallo Stato italiano, persoprintendere alla adozione del regolamento. ENAC in considerazione della evoluzione normativaintercorsa e degli ulteriori documenti emanati a livello europeo dalla entrata in vigore delregolamento, ha redatto nel 2014 la Circolare Gen - 02A – Applicazione del Regolamento (CE) n.1107/2006 e qualità dei servizi erogati alle persone con disabilità e a mobilità ridotta nel trasportoaereo – che sostituisce la Circolare Gen - 02 dell’8/07/2008 - Attuazione del REGOLAMENTO(CE) n. 1107/2006 del 5 luglio 2006 -.Questa era stata redatta con la collaborazione delle associazioni di rappresentanza delle personecon disabilità e con i rappresentanti del settore fornendo gli strumenti per sensibilizzaresull’argomento ed adottare le disposizioni previste dal regolamento.Nella Circolare-Gen-02A - sono fornite le “Linee guida per la standardizzazione della qualità deiservizi di assistenza” e dettagliati i contenuti della la formazione del personale, già introdotti dallacircolare precedente, oltre alla procedura per l'applicazione della disciplina sanzionatoria previstain caso di violazione del regolamento introdotta dal D.Lgs. 24/2009.Nel sito web di ENAC è presente una specifica sezione dedicata ai passeggeri con disabilità eridotta mobilità con la raccolta dei documenti di riferimento: www.enac.gov.it

(11 maggio 2018)Fonte: Superabile.it

28

VARIE

E ARRIVA ANCHE UNA REGIONE AD ADOTTARE IL MANIFESTO DELLE DONNECON DISABILITÀ

Dopo le importanti adesioni di altre Associazioni (AIAS Bologna, AISM Nazionale, FederazioneFIRST), assume un rilevante peso politico il fatto che, per la prima volta, un soggetto istituzionale,come la Regione Emilia Romagna, abbia adottato il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne edelle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, come riferimento per integrare la variabile delgenere nella programmazione delle proprie politiche sulla disabilità. In tal senso, la specificaRisoluzione votata in Emilia Romagna potrà anche servire da modello per tante altre Regioni

Dopo le nuove, importanti adesioni delle scorse settimane al Secondo Manifesto sui diritti delleDonne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea, provenienti dal mondo delleAssociazioni, ed esattamente da AIAS Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici), AISMNazionale (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno eTutela dei diritti delle persone con disabilità), il 2 maggio la Commissione Assembleare per laParità e per i Diritti delle Persone della Regione Emilia-Romagna, ha approvato all’unanimità deipresenti, con 29 voti favorevoli, la Risoluzione 5844 che «impegna la Giunta: a riconoscere un pesosempre crescente alle differenze di genere e alla questione della “discriminazione multipla”, checolpisce le donne con disabilità, nella programmazione nelle proprie politiche sulla disabilità, ancheavvalendosi degli spunti offerti dal “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze conDisabilità nell’Unione Europea”. A diffondere la conoscenza del suddetto Manifesto fra i cittadini e,soprattutto, fra le associazioni regionali operanti nel settore, affinché si diffonda l’ottica di generenell’approccio alle problematiche legate alla disabilità. A proseguire nell’impegno a tutto tondocontro la violenza sulle donne, che merita di essere affrontata e debellata in ogni sua forma ecircostanza, avendo con ciò riguardo ad un approccio che sappia tenere in debito conto anchel’eventuale condizione di disabilità della vittima [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]».

La Risoluzione presentata alla Commissione per la Parità, presieduta da Roberta Mori, prende lemosse dalla seguente considerazione sulla violenza di genere: «Quando all’essere donna si aggiungel’essere disabile, la violenza si alimenta di una doppia discriminazione, se possibile ancora piùbecera e odiosa perché perpetrata ai danni di una persona che ha ancora meno possibilità dicontrastarla».Il testo evidenzia inoltre come ancora oggi l’approccio ai bisogni delle persone con disabilità siaasessuato, e non tenga conto delle diversi bisogni degli uomini e delle donne con disabilità, «legatialle medesime peculiarità di genere che sono tipiche anche delle persone normodotate». In tal senso,i dati ISTAT – secondo i quali il 36% delle donne con disabilità ha subito violenza ed è doppio,rispetto alle altre donne (10% contro il 4,7%), il rischio di subire stupri o tentati stupri – inducono a«porsi pressanti domande […] che necessitano di celeri ed efficaci risposte». Un fronte, questo, sulquale l’Italia ha ancora molta strada da fare, specie se si considera che nel 2016 è stata richiamatadal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità proprio per la mancanza di unaprospettiva di genere nelle politiche della disabilità.

«Questo è un fenomeno complesso – osserva la consigliera della Regione Emilia RomagnaFrancesca Marchetti, prima firmataria della Risoluzione – che richiede un’integrazione tratematiche di genere e disabilità nell’agenda politica della nostra Regione. C’è spesso difficoltà a

29

fare emergere il sommerso e a intraprendere percorsi di fuoriuscita dalla violenza, è necessario unpercorso specifico. Spero che da parte di questa Commissione arrivi un messaggio univoco perintervenire in questo àmbito ancora molto oscuro in termini di studio e ricerca». La Risoluzione si èarricchita anche del contributo della consigliera Giulia Gibertoni, che ha presentato unemendamento – accolto all’unanimità – teso a sottolineare e rafforzare il concetto di“discriminazione multipla”. Come confermato dalla presidente Mori, «la Commissione vigilerà emonitorerà l’azione della Giunta affinché dia piena attuazione ai contenuti della Risoluzione chesancisce l’adesione sostanziale della Regione Emilia-Romagna ai contenuti del SecondoManifesto».

A questo punto non si può non cogliere il rilevante peso politico del fatto che, per la prima volta, unsoggetto istituzionale abbia adottato il Secondo Manifesto come riferimento per integrare lavariabile del genere nella programmazione delle proprie politiche sulla disabilità, e si sia impegnataa divulgarlo. Un’attenzione, quella dell’Emilia-Romagna, che merita tutto l’apprezzamentopossibile.Ci sono poi due ulteriori aspetti da porre in evidenza. La circostanza che la Risoluzione sia statavotata all’unanimità, mostra ancora una volta come alcuni temi – le politiche per la disabilità, quelledi genere, il contrasto alla discriminazione e alla violenza, e, più in generale, il rispetto dei dirittiumani – debbano essere affrontati in modo trasversale, al di là degli orientamenti partitici. L’altroelemento guarda al futuro. Da oggi chiunque può stampare una copia della Risoluzione e una delSecondo Manifesto, e presentarsi – individualmente o in forma associata – negli uffici della propriaRegione con una semplice richiesta: «Voglio anch’io che la mia Regione integri le politiche per ladisabilità con quelle del genere e viceversa». Dovrebbero farlo le donne con disabilità, perché è nelloro interesse, e anche perché la rivendicazione delle istanze che le riguardano non può prescinderedal loro coinvolgimento. Dovremmo supportarle tutte e tutti, perché, in quanto esseri umani, ilrispetto dei diritti umani è un tema che ci chiama in causa personalmente.

(15 maggio 2018)Fonte: Superando.it

30

IL CONTRATTO DI GOVERNO E LE PERSONE CON DISABILITÀ

Leggendo la bozza del “Contratto per il Governo di Cambiamento” fra Lega e Movimento 5 Stelle,che dovrebbe guidare l’azione del prossimo Esecutivo, concentriamo la nostra attenzione suipassaggi che riguardano la disabilità. Non sono poche le incertezze, le incongruenze e le lacuneche si sarebbero potute evitare su un tema che riguarda milioni di persone e su cui già esistono variprovvedimenti che attendono di essere applicati

Abbiamo sott’occhio una delle ultime redazioni – sarà l’ultima o sarà l’ennesima bozza? – del“Contratto per il Governo del cambiamento”, frutto di una stesura condivisa fra la Lega e ilMovimento 5 Stelle nelle ultime convulse giornate. In realtà, per chi aveva certosinamentecompulsato i programmi elettorali [se ne legga sulle nostre stesse pagine, N.d.R.], non ci sonoelementi di particolare sorpresa in questo nuovo documento, che rappresenta largamente unasedimentazione di entrambe le proposte elettorali delle due forze politiche a vocazione governativa,pur con alcune evidenti elisioni: è scomparso dall’orizzonte, ad esempio, l’aumento delle pensionidi invalidità, promessa espressa formalmente in campagna elettorale. Il fatto però che questoContratto voglia rappresentare la traccia di azione e di impegno per la prossima Legislatura imponeuna maggiore attenzione, e forse anche una maggiore dovizia di analisi, sugli aspetti operativi chequesto documento esprime. E ciò a prescindere da ogni valutazione politica altra.

L’attenzione non può che essere rivolta a due assi: quello che sta scritto ed è espresso apertamente equello che invece è assente. Su questo secondo asse ovviamente dobbiamo tenere in considerazionesolo gli elementi più rilevanti, già espressi dal movimento delle persone con disabilità e da moltianalisti negli ultimi anni. La prima impressione, che ci auguriamo venga smentita dai fatti e dallecircostanze, è che i redattori del Contratto abbiano perso “qualche puntata” di ciò che è avvenutonel Paese in tema di disabilità negli ultimi anni. E ci riferiamo non solo al dibattito e al confrontopolitico, ma anche ad atti concreti – pur incompiuti, in alcuni casi – che hanno assunto la veste dinorme e di indirizzo. L’esempio più patente è la totale assenza di riferimenti, anche indiretti, alSecondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle personecon disabilità, un atto che è stato approvato nella veste di Decreto del Presidente della Repubblica,firmato nell’ottobre 2017 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre successivo. Quelprogramma, che si articola in otto linee di intervento, impegna Governo, Ministeri, IstituzioniCentrali, Regioni ed Enti Locali in specifiche azioni che investono tematiche rilevantissime, comela salute la scuola, il lavoro, la mobilità, la cooperazione internazionale, il monitoraggio dellepolitiche, i nuovi criteri di riconoscimento della disabilità… Quel documento è il risultato di unanno e mezzo di confronto vivo all’interno dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione dellePersone con Disabilità, organismo che ha visto la partecipazione attiva di organizzazioni di personecon disabilità, organizzazioni sindacali, istituzioni centrali e locali, ministeri. Ignorare a piè pariquel documento programmatorio assume, sia voluto o meno, un significato politico di svalutazionedel lavoro svolto, e anche delle modalità di confronto, condivisione, concertazione adottate. Inoltrelascia parecchio perplessi, soprattutto leggendo poi alcuni passaggi del Contratto, che sono trattatiin modo molto più approssimativo e superficiale rispetto al Programma di Azione stesso. Icontraenti hanno dunque perso l’opportunità di riprenderne gli elementi essenziali. Questa lacunainduce anche altre preoccupazioni: verosimilmente le previste 47 azioni del Programma di AzioneBiennale, articolate in 194 azioni specifiche, rimarranno, ancora una volta, lettera morta. Vieneconseguentemente da chiedersi quale sarà il ruolo effettivo futuro dell’Osservatorio Nazionale sulleCondizioni delle Persone con Disabilità, organismo previsto dalla stessa Legge di ratifica dellaConvenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Legge 18/09).

Ma vi sono anche altri passaggi che tradiscono quell’amnesia – preferiamo chiamarla così – rispettoad altri accadimenti degli ultimi anni. Ad esempio, nell’agosto del 2016 il Comitato ONU sui Diritti

31

delle Persone con Disabilità, nelle sue Osservazioni Conclusive al primo Rapporto sull’applicazionedella Convenzione ONU in Italia, aveva espresso una lunga serie di preoccupazioni sulle condizionidi vita delle persone con disabilità, formulando congruenti raccomandazioni al nostro Paese.Nemmeno di questo atto internazionale c’è traccia nel Contratto. Evidenti lacune vi sono poi sutemi di centrale rilevanza politica e culturale. Solo per citarne alcuni: il contrasto alla segregazionee all’isolamento; il rischio di impoverimento derivante dalla condizione di disabilità; il contrastoalla discriminazione, al linguaggio dell’odio, alla violenza e all’abuso sulle persone con disabilità,in particolare sulle donne e su chi vive la discriminazione multipla; e ancora: la questione dei nuovicriteri e delle modalità di riconoscimento della condizione di disabilità. Su tali aspetti non sirinviene cenno né diretto né indiretto. Ciascuno di essi non richiede certo solo mere espressioni diprincipio, ma azioni concrete. Ad esempio sulla segregazione ci si aspetterebbe, anche dal prossimoGoverno, l’individuazione netta e perentoria di criteri che impediscano, già in sede diaccreditamento istituzionale delle strutture, la riproposizione di contesti segreganti.

Ma veniamo compiutamente alla bozza del contratto (15 maggio 2018, ore 18). I riferimenti alladisabilità sono pressoché tutti all’interno del paragrafo 15, denominato Ministero per le disabilità.Anche la scelta del titolo, che ha una valenza non solo semantica, richiama quanto espresso incampagna elettorale soprattutto dalla Lega. Il paragrafo inizia già con un’incongruenza con laConvenzione ONU: Uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbiauna disabilità. La disabilità, secondo la Convenzione, non è una condizione esclusivamentesoggettiva, non è sinonimo di minorazione, ma il risultato della sua interazione con varie barriere,che possono impedire la piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianzacon gli altri (come per altro richiama lo stesso contratto qualche capoverso più in basso). Se ciò èassodato – e non è capziosa questione di lana caprina – la persona non «ha una disabilità», ma «viveuna condizione di disabilità». Uno “Stato civile”, quindi, non deve solo «proteggere o tutelare» lapersona, ma, ancora prima, rimuovere ostacoli e barriere che impediscono la partecipazione su basedi uguaglianza. Quindi: riconoscere e contrastare la discriminazione.

Si prevede un generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza […]. Non èben chiaro ed esplicito il senso di “rafforzamento”. L’intento sembra essere di proseguirenell’impostazione degli ultimi Governi, e cioè mantenere e rendere strutturali i Fondi, in particolareil richiamato Fondo per la Non Autosufficienza. Nessun accenno alla programmazione e allaredazione di una specifica pianificazione (ricordiamo che esiste già un Tavolo per la NonAutosufficienza che dovrebbe redigere quel Piano).

Inoltre è necessario intervenire affinché i trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari,incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche, qualora attinentia condizione di disabilità, siano esclusi “tassativamente” dal calcolo dell’ISEE o di altri indicatorireddituali, necessari per accedere ad agevolazioni o benefici. Anche in questo caso i contraentisembrano avere perso qualche passaggio. L’intervento legislativo auspicato, infatti, è già statoapprovato con la Legge 26 maggio 2016, n. 89 che ha recepito le sentenze del Consiglio di Stato(Sezione IV), nn. 00841, 00842 e 00838 del 2016. La norma in questione già prevede che nell’ISEEnon siano considerati: «i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte didebito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche in ragione della condizione didisabilità».

Bisogna dare completa attuazione alla Convenzione O.N.U. sul diritto alle persone con disabilità[così nel testo, N.d.R.] procedendo ad una completa revisione delle leggi esistenti e garantendo cheogni scelta del legislatore si collochi sempre nell’ambito di una piena consapevolezza che «lepersone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali osensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena edeffettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri». Dichiarazione diprincipio apprezzabile, per altro già sottoscritta dall’Italia all’atto della ratifica della citata

32

Convenzione ONU. Quindi nulla di nuovo rispetto alle precedenti compagini governative. Mancanoperò le indicazioni attuative, i tempi, le modalità. In questo passaggio sarebbe stato molto calzante erisolutivo il richiamo al Programma di Azione biennale e l’adesione alle citate Raccomandazioni(2016) del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Per assicurare protezione e inclusione ai soggetti con disabilità o non autosufficienti è necessariosuperare la frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale, attraverso una governancecoordinata e condivisa sugli interventi e la messa in rete degli erogatori degli interventi.Un’affermazione interessante e a tratti condivisibile: frammentazione e governance sono aspettisicuramente da aggredire, ma ciò impone di affrontare due aspetti invece sottaciuti: i LivelliEssenziali di Assistenza anche in àmbito sociale (ancora grandi assenti) e un “problemino”costituzionale riconducibile alle competenze esclusive lasciate alle Regioni. Non è ben chiaro, poi,se la «messa in rete degli erogatori degli interventi» sia mirata all’appropriatezza degli stessi oppureall’ottimizzazione o ancora alla libertà di scelta. (Nota sul linguaggio: le persone con disabilitàdiventano soggetti).

Bisogna assicurare il tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l’acquisto di beni e ausiliper le persone con disabilità. Passaggio piuttosto vago e scollegato dal resto. Le agevolazioni noteper l’acquisto di beni e ausili per le persone con disabilità riguardano l’ambito delle agevolazioniIVA e le detrazioni IRPEF (queste ultime, per altro, escludono gli incapienti). Non è ben chiaroquale sia l’intento. Ampliarle? Restringerle? Ottimizzarle? Oppure è un riferimento espressoscorrettamente riguardo alla fornitura di ausili?

Deve essere garantita l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, attraverso una «realespecializzazione» degli insegnanti per il sostegno e l’implementazione della loro presenza in aula.Si dovranno individuare percorsi di aggiornamento per i docenti curricolari e per tutte le figurepresenti nella scuola. Anche in questo caso i contraenti sembrano non essere a conoscenza deicontenuti del Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 66 (Norme per la promozione dell’inclusionescolastica degli studenti con disabilità), applicativo della Legge 13 luglio 2015, n. 107(cosiddetta La Buona Scuola). E ancora del Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 59 (Formazioneiniziale e in ruolo). Affermazione simile è ripresa nel paragrafo relativo alla scuola. Nessunriferimento invece all’assistenza all’autonomia e alla comunicazione, nonché al trasporto scolastico,cioè quegli aspetti organizzativi che incidono sulla reale inclusione scolastica.

Bisogna fare una ricognizione dello stato di attuazione della Legge 68/99 sul collocamento allavoro delle categorie protette, con una particolare attenzione per le disabilità gravi,assicurandone il rispetto nel pubblico e incentivando il privato e, se necessario, contemplandopercorsi lavorativi specifici per disabilità fisiche o psichiche. Ritorna l’amnesia. Si dimenticano iprimi 15 articoli del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151 (attuativo del Jobs Act) e inparticolare l’articolo 8 che istituisce la Banca Dati del Collocamento Mirato opportunamenteincardinata nella Banca Dati Politiche Attive e Passive. E in àmbito di comparto pubblico si scordala “Riforma Madia” (Legge 7 agosto 2015, n. 124, in particolare l’articolo 17, comma 1, lettera n) eil Decreto Legislativo 25 maggio 2017, n. 75 (in particolare l’articolo 10), che hanno già impostogran parte delle misure ritenute futuribili e perseguibili dal contratto.

È necessario garantire l’accessibilità di luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimentodelle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di operepubbliche.Non è ben chiaro come si intenda garantire questa condizione, per altro già ampiamente previstadalla normativa vigente. Il richiamo all’abbattimento delle barriere architettoniche apparesemanticamente un po’ datato. Non che l’eliminazione di ostacoli fisici, l’adozione di segnalazionee accorgimenti che consentano la mobilità in sicurezza e in autonomia non siano importanti, ma ilconcetto e il principio di Universal Design è ormai pregnante in tutta la normativa di origine

33

internazionale e di àmbito comunitario. Ci si sarebbe poi attesi da questi contraenti un riferimento alCodice degli Appalti, che oltre a un forte richiamo alla trasparenza, impone il rispetto di tutta lanormativa tecnica sull’accessibilità nella sua accezione più ampia.

Occorre implementare una politica per l’abitare che favorisca l’accesso delle persone condisabilità ad abitazioni di recente concezione/costruzione. Servono politiche di housing sociale checoinvolgano il privato e introducano negli oneri di urbanizzazione delle quote da riservarsi allepersone con disabilità. Si tratta di un passaggio alquanto oscuro. Non è chiaro se ci si stia riferendoall’accessibilità e disponibilità di alloggi (e quindi alla loro riserva) o a qualcosa di diverso.

Bisogna favorire il cohousing e organizzare corsi di formazione specifica, tenuti da personalesanitario e tramite incontri di automutuoaiuto, per aumentare conoscenze e competenze deicaregivers.Questa è un’indicazione piuttosto abborracciata che mescola temi come quelli del co-housing[abitazione condivisa, N.d.R.] con quello dei caregiver (familiari?). Circa il primo non si intendeperché dovrebbe essere favorito il co-housing al posto di più generali e concreti servizi di sostegnoall’abitare in autonomia, soprattutto tenuto conto delle indicazioni dell’articolo 19 dellaConvenzione ONU («Diritto a scegliere dove vivere e con chi vivere»). Sui caregiver, poi, non sipossono che nutrire perplessità. Usciamo da una Legislatura che ha visto un’ampia discussione suquesto tema. Al Senato erano giacenti tre Disegni di Legge che recavano la firma di oltre la metàdei Senatori, molti iscritti alla Lega o al Movimento 5 Stelle. Si è giunti ad un, pur discusso, TestoUnificato, senza giungere all’approvazione nemmeno in Commissione. Questo per dire che èun’istanza nota, con richieste forti e diversificate, che vanno ben al di là della mera organizzazionedi forme di automutuoaiuto o di formazione sanitaria. In molti rimarranno assai delusi per comequeste istanze vengono liquidate.

È necessario garantire la completa accessibilità dei contenuti e documenti della PA [PubblicaAmministrazione, N.d.R.], in ottemperanza alla Direttiva UE 2016/2102 del Parlamento Europeo edel Consiglio del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobilidegli enti pubblici. I riferimenti che impongono l’accessibilità di servizi, contenuti e documentidella Pubblica Amministrazione sono ben precedenti alla, pur rilevantissima, Direttiva Europea2016/12. Ancora una volta, poi, manca un riferimento, anche minimo, all’operatività che consentadi non annoverare quel periodo fra le mere espressioni di principio.

Inoltre, al fine di dare adeguata rappresentanza alla disabilità nell’agenda politica, ci impegnamoad istituire un dicastero dedicato. Si dovrà infine garantire un’adeguata rappresentanzanell’ambito della compagine governativa oltreché il Garante regionale quale figura di riferimentoal quale rivolgersi in caso di inadempienze e violazioni dei diritti delle persone con disabilità. Sullascelta strategica di istituire un Dicastero specifico (che sarà senza portafoglio) ci sarà molto dadiscutere e riflettere. In linea di principio (non tanto di chi scrive, ma della stessa ConvenzioneONU) la prospettiva della disabilità dovrebbe permeare tutte le politiche e i servizi. Qualcuno usavaun azzeccato slogan: «La disabilità non è un mondo a parte, ma una parte del mondo». Il senso delDicastero qual è quindi? Una cabina di regia? Con quali poteri e con quali margini di azione?Oppure sarà un Dipartimento nel quale confinare alcune politiche? È davvero necessario, al di làdella valenza politica dello stesso, istituire un Ministero vero e proprio? Rimane poi il dubbio,operativo e ancora una volta politico, delle relazioni che questo Ministero manterrà con altridipartimenti e organismi già funzionanti: dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione dellePersone con Disabilità, a quello per l’Inclusione Scolastica, ai diversi Tavoli di Lavoro su variàmbiti, e con i Dipartimenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In sintesi: quale saràil suo effettivo peso specifico? Sorvoliamo invece sulla figura del Garante regionale. Trattandosi diun’istituzione incardinata nelle singole Regioni, abbiamo molti dubbi che possa essere imposta oprevista da una disposizione nazionale.

34

In tutto questo manca completamente il riconoscimento e la partecipazione delle organizzazionidelle persone con disabilità nella definizione (mainstreaming) delle politiche e delle azioni cheriguardano le persone. Anche questo rappresenterebbe un vulnus, oltre che una violazione, deiprincìpi e delle indicazioni della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.Abbiamo ragione di ritenere che questo contratto sarà oggetto di specifiche ulteriori elaborazioni,anche se non è dato immaginare quali direzioni o gemmazioni potranno generare. Per ora restiamoin attesa degli sviluppi politici e propositivi.

(17 maggio 2018)

Fonte: Superando.it

35

LORENZO FONTANA MINISTRO DELLA FAMIGLIA E DISABILITÀ: IL LEGHISTACHE COMBATTE LA "DERIVA NICHILISTA" DELLA SOCIETÀ

Veronese, 38 anni, una figlia, è vicesegretario della Lega e vicepresidente della Camera deiDeputati. Ha detto: "Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale si arriva adaberrazioni"

i autodefinisce, nel profilo Twitter, "veronese, cattolico, attualmente Vicesegretario federale dellaLega". Lorenzo Fontana, 38 anni, sarà il ministro per la Famiglia e le disabilità del governo Conte atrazione Lega e M5s. È anche - per ora - vicepresidente della Camera dei deputati ed eurodeputato,ma questo non lo scrive su Twitter.

Fontana ha una figlia e una laurea in Scienze politica. E' un leghista di lungo corso, iscritto alCarroccio da quando ha la maggiore età. Il suo essere cattolico lo pone contrario nettamenteall'aborto e schierato per politiche più incisive per la famiglia, quindi l'incarico di governorispecchia fedelmente le sue battaglie.

In un'intervista a Vita diceva: "La politica deve occuparsi della famiglia, non possiamo perdere altrotempo. I figli sono l’investimento del futuro. Ogni anno è come se perdessimo una città delledimensioni di Padova, il calo demografico è paragonabile a quello provocato fra il 1918 e il 1920dalla febbre Spagnola". La sua posizione sulla difesa della vita e della famiglia finirà direttamente nelle priorità del suoministero: "Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale si arriva ad aberrazionicome quelle di cui siamo stati e siamo testimoni. E’ tipico delle dittature: il nazismo omologava perrazza, il comunismo per classe sociale e oggi si tenta di omologare per interessi economici o perconcezioni di vita. L’anziano non autosufficiente? 'Un peso per la sanità, dunque un peso per loStato… che muoia' dicono". Sul tema disabilità, sempre il sito Vita riporta un'affermazione in campagna elettoralesull'abbattimento delle barriere architettoniche: "Sappiamo quanti anziani ci sono che hannobisogno di aiuto, sappiamo quanti disabili hanno problemi con le barriere architettoniche, sappiamoquanti problemi ci sono all’interno delle famiglie causati ad esempio dalla ludopatia". E ancora "inEuropa stiamo cercando di intercettare i fondi destinati all'abbattimento delle barrierearchitettoniche".È intervenuto anche sul caso Alfie, il bambino inglese malato terminale e morto in una clinicaingelse: "Una vicenda allucinante e purtroppo anche un segno premonitore di quello che potràaccadere in tutta Europa se la deriva nichilista dovesse continuare. Fa venire i brividi il fatto che untribunale decida di far morire una persona, in questo caso un bambino di 23 mesi, perdipiù contro lavolontà ferrea, eroica dei suoi genitori. Quello che sta succedendo ci permette di capire ancorameglio in che tempi viviamo oggi in Europa".

(31 maggio 2018)

Fonte: Repubblica.it

36

DISABILITY PRIDE, LAVORI IN CORSO: PER LA PRIMA VOLTA A ROMA

È in programma per il 15 luglio il corteo, che sarà accompagnato da una serie di spettacoli.L'evento “rivendica con orgoglio il diritto di essere cittadini tra i cittadini”. Zanardi: “Lamentarsinon basta, ecco perché bisogna esserci”

ROMA – Sfilerà per la prima volta a Roma il “Disability Pride Italia”, l'evento nato nel 2016 sullascia del del Disability Pride New York, per celebrare anche in Italia le nuove conquiste e ribadire idiritti delle persone disabili, che la Convenzione Onu ha sancito nei suoi 50 articoli. “Siamo già allavoro – spiegano gli organizzatori – per realizzare questa nuova edizione, che per la prima voltasarà ospitata nella capitale. Il corteo e gli spettacoli si terranno, in contemporanea con gli altri Paesidel mondo, il 15 luglio. Ci daremo appuntamento nel tardo pomeriggio vicino al Colosseo, da dove,in corteo, raggiungeremo Piazza del Popolo. La storica piazza sarà lo straordinario scenario in cui siterrà uno spettacolo di intrattenimento, accessibile e fruibile da tutti, che saprà conciliare ilmomento di festa con la riflessione”.Sul sito dell'iniziativa, è stato già pubblicato il “Manifesto 2018”, che evidenzia le finalitàdell'iniziativa, riferendole ai principi sanciti dalla Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone condisabilità. “Attraverso i suoi 50 articoli, la Convenzione indica la strada che gli Stati devonopercorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini condisabilità – si legge – Ma, poiché le persone con disabilità sono da sempre considerate un mondo aparte rispetto al resto della società, non è certo sufficiente approvare un codice di leggi affinchéquesta ormai sedimentata situazione cambi, ma è necessario intraprendere un percorso che siainsieme istituzionale e culturale. Per promuovere questo cambiamento – si legge ancora – nasce ilDisability Pride, che si propone di portare la disabilità nella sua interezza e complessità tra la gentecomune, rivendicando con orgoglio il diritto di essere cittadini tra i cittadini, ovvero'sostanzialmente' persone che chiedono di avere le stesse opportunità degli altri”.Il Manifesto riferisce poi che “l'iniziativa si è svolta negli Stati uniti, in Inghilterra e in Italia, ma èauspicabile che col tempo ci sia l'adesione di altri Paesi. Ogni nazione decide di agire come megliocrede per raggiungere l'obiettivo, fermo restando l'appuntamento annuale, che si tiene inconcomitanza temporale. Questo appuntamento, che avviene nel mese di luglio, in Italia rappresentaattualmente un'importante iniziativa fra quelle adottate nel corso dell'anno in favoredell'integrazione, per celebrare questo impegno e per portarlo a conoscenza del grande pubblico”.Il Manifesto ricorda poi che “il Parlamento italiano, con la legge n. 18 del febbraio 2009, determinal'impegno ad adeguare la sua legislazione ai principi della Convenzione”. Tuttavia, da allora, “pocoo niente è cambiato nel nostro Paese: le barriere architettoniche e senso-percettive sono imperantinelle nostre città, l'assistenza per avere una vita autonoma è spesso carente quando non èinesistente, troppo esigua è la percentuale delle persone con disabilità impiegate nel mondo dellavoro, irrilevante il numero di quelle coinvolte nelle compagini politico-amministrative. Insomma,risulta evidente che gli impegni assunti nella redazione di tutte le leggi a favore delle persone condisabilità, sia prima che dopo la Convenzione Onu, non vengono di fatto attuati. Perciò anchequest'anno – conclude il Manifesto – col sostegno di molte importanti realtà della società civile, cisi prepara per la nuova edizione del Disability Pride Italia. L'uguaglianza e l'inclusione sociale sonodiritti di tutti”.Le esibizioni artistiche saranno intervallate dalla lettura di alcuni articoli della Convenzione Onu suidiritti delle persone disabili. Quest'anno l'iniziativa è frutto di una sinergia tra tante diverse realtà:accanto a Disability Pride onlus, ci sonola fondazione Anmil “Sosteniamoli subito”, FederTrek,Oarent Project onlus, Cgil nazionale (Ufficio politiche per la disabilità), Caris (Commissione diAteneo Tor Vergata), Habilia onlus, Emergenza Sordi, Gift, Aisa Lazio onlus. Sulla paginaFacebook dedicata, tutti gli aggiornamenti su organizzazione e programma.

37

“È una circostanza importante per tutti coloro che si lamentano, rivendicando diritti che non sonostati riconosciuti – afferma Alex Zanardi, in uno degli spot di lancio dell'iniziativa – Ora bisognafare qualcosa: esserci. È un'occasione per stare insieme e iniziare a fare qualcosa per cambiare lecose”.

(3 giugno 2018)Fonte: Superabile.it

38

39

Rassegna stampa realizzata daUfficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale

A cura di Valerio Serinocon la collaborazione di Gea Minerva Massimi

Tel.: 06.8476514E-mail: [email protected]

40


Recommended