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POLITOLOGO R “Sono giovani nichilisti che cercano la morte” · scuola. Quando attaccano la Gran...

Date post: 15-Feb-2019
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10 . Primo Piano . LA STAMPA SABATO 19 AGOSTO 2017 Gli attentati in Spagna «È ora di dire basta» n «Provo tristezza per tutto ciò che è accaduto a Barcellona. Sono vicino alle famiglie delle vittime e ai feriti in questi mo- menti così duri. È ora di dire basta». Così la reazione del pilota di Formula 1 (ex Ferrari) Fernando Alonso (nella foto qui sopra). Sempre dallo sport dei motori il pilota della Ducati Jorge Lorenzo si dice «chocca- to e commosso per quello che è successo. Tutto il mio sostegno per la città di Barcel- lona e le fami- glie colpite». I L  POLITOLOGO  R OY “Sono giovani nichilisti che cercano la morte” “Non credono davvero al trionfo politico dell’islam Anche nei Paesi arabi ormai la religione è solo folklore” Il resto dell’anno insegna al- l’Istituto universitario euro- peo a Firenze. Adesso Olivier Roy, politologo, esperto d’islam e di terrorismo, è in vacanza nella sua Francia. Ma da giovedì si divide tra la radio e il computer per saperne di più sul profilo degli attentato- ri in Catalogna. Nel suo ultimo libro, «Generazione Isis» (Fel- trinelli), spiega come dietro a questi giovani ci siano il nichi- lismo e la ricerca della morte più che il desiderio del trionfo del loro islam. Vede confermate le sue teorie anche questa volta? «Non ho ancora tutti gli ele- menti necessari per valutarlo. Ma mi sembra di sì». Però, chi guidava il furgone omicida a Barcellona si è volu- to salvare… «È vero, ma i cinque terroristi di Cambrils si sono fatti ucci- dere. Avevano indosso false cinture esplosive. Non voleva- no farsi saltare in aria, ma è evidente che, quando la poli- zia li avrebbe visti, avrebbe sparato. Per il resto, non è an- cora chiaro se frequentassero delle moschee da anni o più assiduamente le discoteche, che è il caso di tanti dei jihadi- sti in azione in Europa». L’ha stupita che stavolta sia successo in Spagna ? «No. Si vuole troppo raziona- lizzare la strategia dell’Isis. Quando agiscono in Francia, si dice che è per la laicità e perché si proibisce il velo a scuola. Quando attaccano la Gran Bretagna, sarebbe per il multiculturalismo. In realtà Isis ha lanciato un appello ad agire ovunque in Europa. E lo fa dove esiste un serbatoio di candidati al radicalismo, que- sti giovani “deculturalizzati”, che non seguono le loro tradi- zioni religiose, ma sono affa- scinati dalla violenza. Ne esi- stono anche in Spagna». Gli ultimi attentati in Francia, facevano a pensare a lupi soli- tari. E stavolta ? «Da noi Isis sembra aver esaurito le truppe migliori e si affida a degli emarginati. In Catalogna, invece, c’era una re- te organizzata, una situazione più simile a quella del Bataclan e agli assalti del 13 novembre 2015. Si tratta di una cellula strutturata, di persone che con ogni probabilità si sono radica- lizzate insieme e rapidamente». Sono perlopiù di origini maroc- chine: ha un significato? «Molti musulmani in Spagna sono originari di quel Paese. Ma è vero che i marocchini sono so- vrarappresentati negli attenta- ti jihadisti in Europa. Sono sempre globalizzati: non vengo- no da un villaggio del Marocco profondo per fare la jihad da noi. Sono giovani occidentaliz- zati. Quando riscoprono l’islam, non è quello tradizionale dei lo- ro genitori, ma si reinventano forme radicali attraverso il sa- LEONARDO MARTINELLI PARIGI lafismo. Gli immigrati maroc- chini sono i più “deculturalizza- ti” anche nel loro Paese, dove l’islam tradizionale è in forte crisi, ridotto spesso a puro folklore». La lotta contro il jihadismo può minare alla base la democrazia europea? «Si possono conciliare l’antiter- rorismo e la democrazia. E in Europa sono sessant’anni che abbiamo a che fare con il terro- rismo, sotto varie forme, basti pensare alle Brigate Rosse in Italia. Il problema è la coesione sociale». In che senso? «Il terrorismo rappresentereb- be un vero problema se fosse il sintomo della rivolta di una par- te della popolazione. Ma non è così. L’integralismo islamico non esprime il reale sentimento della maggioranza dei musul- mani che vivono in Europa. Ne- gli Anni Settanta si poneva lo stesso problema, se il terrori- smo dell’estrema sinistra po- tesse coinvolgere la classe ope- raia. Ma anche le Brigate Rosse non ci riuscirono». A proposito d’Italia, potrebbe essere il prossimo obiettivo dei jihadisti ? «Strutturalmente è meno fragi- le perché c’è poca seconda ge- nerazione d’immigrati e perché l’immigrazione è più individua- lizzata. Non ci sono quartieri- ghetto come le banlieue in Francia. Ma, se Isis può fare un attentato in Italia, lo farà. C’è il Vaticano, sarebbe simbolico. Apparentemente hanno diffi- coltà a reclutare terroristi». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI «Si tratta di ragazzi occidentalizzati e de-culturalizzati. Se riscoprono la religione, non è quella tradizionale dei loro genitori, ma reinventata attraverso il salafismo» «Il terrorismo sarebbe un problema se fosse il sintomo di una rivolta generalizzata. Ma non è così, non esprime il reale sentimento della maggioranza dei musulmani» Tra le conseguenze degli at- tentati di questi giorni c’è anche la sospensione della festa del quartiere di Gra- cia. È ovviamente un effetto marginale rispetto al san- gue versato sulla Rambla, ma in questa zona a forte identità (è stata autonoma da Barcellona per anni e se ne vanta ancora) cancellare o anche solo congelare le se- rate attese per un anno vuol dire che è successo qualcosa di terribile. Tra i tavolini della piazza della Vila c’è Pep Puig, scrittore, che con il romanzo «La vita senza Sara Amat» (in Italia tra- dotto da Marsilio) ha vinto nel 2015 il premio Sant Jor- di, il massimo riconosci- mento della letteratura ca- talana. Per voi di Barcellona cosa vuol dire colpire la Rambla? «Fa molto effetto. Un posto così civilizzato, è diventato un teatro di guerra. Alcuni di noi evitano quella zona perché è completamente piena di turisti. Ma io ci vado spesso». Perché? «È un modo per andare al- l’estero e per sentirsi stra- niero facendo pochi chilo- metri da casa. Un’espe- rienza straordinaria e non lo dico con ironia. Io scen- do da piazza Catalogna e arrivo fino al mercato della Boqueria, mangio lì e mi sento straniero. Mi sono reso conto che è esattamente il per- corso che ha fatto il ter- rorista. E mi fa molta impressione». Al di là del centro, nei quartieri della Barcellona profonda che sensazioni si provano? «La gente di Barcellona è tranquilla, attonita e tri- ste». Sono sentimenti molto diversi. DALL’INVIATO A BARCELLONA «Che Dio conforti le famiglie delle vittime di questa strage» Neymar Ex calciatore del Barcellona (ora al Psg) «Contro questo attacco terroristico sii forte Barcellona» Lionel Messi Calciatore argentino del Barcellona Generazione Isis Olivier Roy è un politologo francese esperto d’islam e di terrorismo, Nel suo ultimo libro, «Generazione Isis» (Feltrinelli), spiega che dietro a questi giovani ci sono il nichilismo e la ricerca della morte più che il desiderio del trionfo dell’islam Il premio Con il romanzo «La vita senza Sara Amat» (Marsilio) Pep Puig ha vinto il premio Sant Jordi 2015, massimo riconoscimento della letteratura catalana
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10 .Primo Piano .LA STAMPASABATO 19 AGOSTO 2017

Gli attentatiin Spagna

«È oradi direbasta»

n«Provo tristezza per tutto ciò che è accadutoa Barcellona. Sono vicino alle famiglie delle vittime e ai feriti in questi mo­menti così duri. È ora di dire basta». Così la reazione del pilota di Formula 1 (ex Ferrari) FernandoAlonso (nella foto qui sopra). Sempre dallo sport dei motori il pilota della Ducati Jorge Lorenzosi dice «chocca­to e commosso per quello che è successo. Tutto il mio sostegno perla città di Barcel­lona e le fami­glie colpite».

IL POLITOLOGO ROY

“Sono giovani nichilistiche cercano la morte”“Non credono davvero al trionfo politico dell’islamAnche nei Paesi arabi ormai la religione è solo folklore”

Il resto dell’anno insegna al-l’Istituto universitario euro-peo a Firenze. Adesso OlivierRoy, politologo, espertod’islam e di terrorismo, è invacanza nella sua Francia. Mada giovedì si divide tra la radioe il computer per saperne dipiù sul profilo degli attentato-ri in Catalogna. Nel suo ultimolibro, «Generazione Isis» (Fel-trinelli), spiega come dietro aquesti giovani ci siano il nichi-lismo e la ricerca della mortepiù che il desiderio del trionfodel loro islam.

Vede confermate le sue teorieanche questa volta?

«Non ho ancora tutti gli ele-menti necessari per valutarlo.Ma mi sembra di sì».

Però,  chi  guidava  il  furgoneomicida a Barcellona si è volu­to salvare…

«È vero, ma i cinque terroristidi Cambrils si sono fatti ucci-dere. Avevano indosso falsecinture esplosive. Non voleva-no farsi saltare in aria, ma èevidente che, quando la poli-zia li avrebbe visti, avrebbesparato. Per il resto, non è an-cora chiaro se frequentasserodelle moschee da anni o piùassiduamente le discoteche,che è il caso di tanti dei jihadi-sti in azione in Europa».

L’ha  stupita  che  stavolta  siasuccesso in Spagna ?

«No. Si vuole troppo raziona-lizzare la strategia dell’Isis.Quando agiscono in Francia,si dice che è per la laicità e perché si proibisce il velo ascuola. Quando attaccano laGran Bretagna, sarebbe per ilmulticulturalismo. In realtàIsis ha lanciato un appello adagire ovunque in Europa. E lofa dove esiste un serbatoio dicandidati al radicalismo, que-sti giovani “deculturalizzati”,che non seguono le loro tradi-zioni religiose, ma sono affa-scinati dalla violenza. Ne esi-stono anche in Spagna».

Gli ultimi attentati in Francia,facevano a pensare a lupi soli­tari. E stavolta ?

«Da noi Isis sembra averesaurito le truppe migliori e siaffida a degli emarginati. In

Catalogna, invece, c’era una re-te organizzata, una situazionepiù simile a quella del Bataclane agli assalti del 13 novembre2015. Si tratta di una cellulastrutturata, di persone che conogni probabilità si sono radica-lizzate insieme e rapidamente».

Sono perlopiù di origini maroc­chine: ha un significato?

«Molti musulmani in Spagnasono originari di quel Paese. Maè vero che i marocchini sono so-vrarappresentati negli attenta-ti jihadisti in Europa. Sonosempre globalizzati: non vengo-no da un villaggio del Maroccoprofondo per fare la jihad danoi. Sono giovani occidentaliz-zati. Quando riscoprono l’islam,non è quello tradizionale dei lo-ro genitori, ma si reinventanoforme radicali attraverso il sa-

LEONARDO MARTINELLIPARIGI

lafismo. Gli immigrati maroc-chini sono i più “deculturalizza-ti” anche nel loro Paese, dovel’islam tradizionale è in fortecrisi, ridotto spesso a purofolklore».

La lotta contro il jihadismo puòminare alla base la democraziaeuropea?

«Si possono conciliare l’antiter-rorismo e la democrazia. E inEuropa sono sessant’anni cheabbiamo a che fare con il terro-rismo, sotto varie forme, bastipensare alle Brigate Rosse inItalia. Il problema è la coesionesociale».

In che senso?«Il terrorismo rappresentereb-be un vero problema se fosse ilsintomo della rivolta di una par-te della popolazione. Ma non ècosì. L’integralismo islamiconon esprime il reale sentimentodella maggioranza dei musul-mani che vivono in Europa. Ne-gli Anni Settanta si poneva lostesso problema, se il terrori-smo dell’estrema sinistra po-tesse coinvolgere la classe ope-raia. Ma anche le Brigate Rossenon ci riuscirono».

A  proposito  d’Italia,  potrebbeessere il prossimo obiettivo deijihadisti ?

«Strutturalmente è meno fragi-le perché c’è poca seconda ge-nerazione d’immigrati e perchél’immigrazione è più individua-lizzata. Non ci sono quartieri-ghetto come le banlieue inFrancia. Ma, se Isis può fare unattentato in Italia, lo farà. C’è ilVaticano, sarebbe simbolico.Apparentemente hanno diffi-coltà a reclutare terroristi».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«Si tratta di ragazzi occidentalizzatie de­culturalizzati. Se riscoprono la religione, non è quella tradizionale dei loro genitori, ma reinventata attraverso il salafismo» 

«Il terrorismo sarebbe un problema se fosse il sintomo di una rivoltageneralizzata. Ma non è così, non esprime il reale sentimento della maggioranza dei musulmani» 

Tra le conseguenze degli at-tentati di questi giorni c’èanche la sospensione dellafesta del quartiere di Gra-cia. È ovviamente un effettomarginale rispetto al san-gue versato sulla Rambla,ma in questa zona a forteidentità (è stata autonomada Barcellona per anni e sene vanta ancora) cancellareo anche solo congelare le se-rate attese per un anno vuoldire che è successo qualcosadi terribile. Tra i tavolinidella piazza della Vila c’èPep Puig, scrittore, che conil romanzo «La vita senzaSara Amat» (in Italia tra-dotto da Marsilio) ha vintonel 2015 il premio Sant Jor-di, il massimo riconosci-mento della letteratura ca-talana.

Per voi di Barcellona cosa vuoldire colpire la Rambla?

«Fa molto effetto. Un postocosì civilizzato, è diventatoun teatro di guerra. Alcunidi noi evitano quella zonaperché è completamentepiena di turisti. Ma io ci vadospesso».

Perché?«È un modo per andare al-l’estero e per sentirsi stra-niero facendo pochi chilo-metri da casa. Un’espe-rienza straordinaria e nonlo dico con ironia. Io scen-do da piazza Catalogna earrivo fino al mercatodella Boqueria, mangiolì e mi sento straniero.Mi sono reso conto cheè esattamente il per-corso che ha fatto il ter-rorista. E mi fa moltaimpressione».

Al di  là del  centro,  neiquartieri della Barcellonaprofonda che sensazioni siprovano?

«La gente di Barcellona ètranquilla, attonita e tri-ste».

Sono sentimenti moltodiversi.

DALL’INVIATO A BARCELLONA

LORENZO CENDAMO

«Che Dio confortile famiglie delle vittimedi questa strage»NeymarEx calciatoredel Barcellona (ora al Psg)

«Contro questo attacco terroristicosii forte Barcellona»Lionel MessiCalciatore argentinodel Barcellona

Generazione IsisOlivier Roy è un politologo francese 

esperto d’islam e di terrorismo,Nel suo ultimo libro, «Generazione Isis» (Feltrinelli), spiega che dietro

a questi giovani ci sono il nichilismoe la ricerca della morte più che

il desiderio del trionfo dell’islam

Il premioCon il romanzo

«La vita senza Sara Amat» (Marsilio)

Pep Puig ha vintoil premio Sant Jordi 

2015, massimo riconoscimento della letteratura catalana

LA STAMPASABATO 19 AGOSTO 2017 .Primo Piano .11

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IL ROMANZIERE ARAMBURU

“Non è come con l’Eta ora c’è la lotteria della morte”“Nessun criterio nell’uccidere, neanche il più assurdoMa l’esperienza coi baschi ci ha attrezzato a questa lotta”

Il terrorismo in Spagna loconoscono bene. La strage diAtocha, certo, ma anchequalcosa di molto più radica-to e duro a morire, come gliattentati dell’Eta. Una sta-gione finita, forse, con l’ab-bandono della lotta armata dei terroristi baschi e con laconsegna (sebbene contro-versa) delle armi lo scorsoaprile.

L’eredità di quella stagio-ne lunga più di quarant’anniè stata al centro di «Patria»,il romanzo di FernandoAramburu, vero fenomenoletterario degli ultimi mesi,che ha venduto più di 300mila copie in Spagna, è statoappena tradotto in italiano, ea settembre sarà nelle no-stre librerie, grazie anche auna bella intuizione dell’edi-tore Guanda.

Aramburu, lei ha impiegatocentinaia di pagine  intenseper raccontare come si vivenell’epoca del terrorismo e isegni che una stagione cosìpuò lasciare. Ha una chiaveper raccontare questi giornidrammatici per Barcellona?

«Una premessa va fatta: ci sono molte differenze con lastagione dell’Eta. Lì i terro-risti avevano obiettivi preci-si e uccidevano o sequestra-vano tutti quelli che si frap-ponevano ai loro scopi. Sem-plice, ma terribile».

Qui invece?«In questo caso siamo da-vanti a un fenomeno diverso:le vittime non vengono scel-te, ma sono idealmente sor-teggiate in una macabra lot-teria. Non c’è un criterio,nemmeno quello più assur-do. D’altronde dire che è laSpagna ad essere stata col-pita è vero solo in parte. Ba-sta vedere i precedenti degliultimi tempi in tutta Euro-pa».

Anche Eta ha commesso del­le stragi.

«Certo, restando a Barcello-na si può citare il caso del su-permercato Hipercor, con 21morti, esattamente quaran-t’anni fa. Ma non a caso quel-

la strage causò forti divisioniall’interno della banda terro-ristica basca».

Differenze enormi, certo, maqualche somiglianza con il ter­rorismo di Eta la intravede?

«Quella di generare dolore.Un dolore che, ripeto, non è universale, ma per lo menocontinentale, europeo».

La reazione del Paese come lesembra?

«Per ora vedo molto unità. Leimmagini del minuto di silen-zio di Piazza Catalogna a Bar-cellona sembrano molto elo-quenti. Ma la Spagna non è laGermania».

Questo è sicuro. Ma a quali dif­ferenze si riferisce in questo ca­so?

«Loro sono un Paese coeso ve-

FRANCESCO OLIVOINVIATO A BARCELLONA

ramente. Lo dimostrano ognivolta che vengono colpiti. Noino. Già vedo le prime divisioniin embrione, anche se siamotroppo a caldo per farle emer-gere. Ma la polemica, vedrà, èdietro l’angolo».

Le prime polemiche in effettigià si intravedono e riguarda­no gli investigatori: è sfuggitauna cellula organizzata. Se nepuò fare una colpa al sistemadi sicurezza del Paese?

«Vedremo i risultati delle inda-gini. Ma, in ogni caso, credoche proprio dal punto di vistainvestigativo la Spagna sia molto ben attrezzata. Gli annipassati a combattere la violen-za dell’Eta non sono passati in-vano. Le strutture create al-l’interno dei corpi di polizia non sono state smantellate eoggi risultano essere moltoutili. C’è una conoscenza delfenomeno terroristico moltosofisticata. Il coordinamento funziona bene. E, al contrariodi quello che si inizia a dire, ladimostrazione sta proprio ne-gli attentati di questi giorni: larisposta è stata immediata èmolto efficace, i terroristi sonostati eliminati prontamente».

Quali conseguenze avrà sul Pa­ese?

«Preferisco ragionare in chia-ve europea. Tanto più che levittime sono di tutto il mondo.I terroristi vogliono dividere.E invece l’effetto è contrario: ilsenso di appartenenza euro-peo aumenta. Voglio pensarein positivo, anche davanti aquesto sangue».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«È vero, anche quarant’anni faci fu una strage indiscriminataMa non a caso quei 21 morticausarono una crisi di coscienza nella banda terroristica di allora»

«Purtroppo la Spagna non è coesaNel Paese cominciano ad affiorare polemiche e divisioniIn compenso a livello europeo registro una compatta solidarietà»

«So che noi siamo un po’ con-traddittori. Ma posso spiega-re. Tranquilli perché in fondonon possiamo sorprenderci:Barcellona è il centro del turi-smo mondiale, con tutti gli ec-cessi che comporta, ed è nor-male che diventi un obiettivoper chi vuole è in cerca di riso-

nanza. Attonita perché infondo siamo una piccolanazione e quindi, pur nonessendo immuni, pensia-

mo a noi come comunità».E la tristezza?

«Quella è enorme. Guardi quiintorno questi festoni che nonfanno più da sfondo a una festa.A questi bar aperti ma senzal’energia della nostra “festamajor”, la gente è comunque instrada ma con una tristezza in-finita».

Sta dicendo che le feste andreb­bero fatte comunque?

«Assolutamente no. Due stradepiù in là è accaduta una trage-dia inaudita. Cosa c’è da festeg-giare?».

A questi sentimenti si può ag­

giungere la paura?«Credo di no. La paura impedi-sce di provare il vero dolore. Equesto è quello che invece bi-sogna provare adesso. Biso-gna sfuggire alla logica dellapaura».

Tv e radio accese con un unico te­ma tutto il giorno: che effettofa?

«Io credo che il racconto deimezzi di comunicazione non la-sci spazio alle contraddizioniche sono tipiche di questi mo-menti. Il discorso ufficiale, i mi-nuti di silenzio, prendono il po-sto della spontaneità».

Finita la cerimonia di Piazza Ca­talogna però la gente ha comin­ciato a gridare «io non ho pau­ra». Un’espressione autentica?

«Quella sì. È il grido di chinon è disposto a rinunciarealla propria vita. Ma piutto-sto che “Non ho paura” credoche lo slogan di questi giornidebba essere “Non voglioaver paura”, c’è una bella dif-ferenza».

Barcellona cambierà dopo que­sti giorni terribili?

«Per qualche tempo magari sì.Ci guarderemo intorno sospet-tosi. Ma non durerà molto, ladiffidenza non è una caratteri-stica che ci appartiene, andatea fare un giro nei quartiere evedete».

Siete diventati vulnerabili?«Non mi sconvolgo: lo siamosempre stati». [FRA. OLI.]

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«Un posto così civilizzatoè diventato una zona di guerraHanno rovinato i giornidella nostra “festa major”che aspettiamo per tutto l’anno»

LO SCRITTORE PUIG

“Ci scopriamo vulnerabiliperò lo siamo da sempre”“La gente è già tornata ad affollare le stradecon una tristezza infinita, ma senza paura”

LORENZO CENDAMO

Doloree orgoglio

Una folladi cittadini

di Barcellona(e anche

di personedi altra prove­

nienza)sfila per le vie 

della cittàtestimonian­do la volontà di non cedere

«Sono distruttoper quelloche è successo»Rafa NadalCampione spagnolodi tennis

«Senza parole davanti a questa incredibile tragedia» Alberto ContadorCiclistaspagnolo

Best sellerFernando Aramburu è 

autore di «Patria», romanzoche ha venduto 300 mila 

copie in Spagna e a settembre sarà pubblicato 

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