immagine esplicative riguar-
danti i Simpson.
Nella seconda fase del percor-
so gli studenti sono stati gui-
dati nell’elaborazione di arti-
coli riguardanti temi differenti
a loro vicini, come il Presepe
vivente di Paravati, “Mamma
Natuzza”, il Carnevale e i carri
allegorici. I prodotti realizzati
sono stati raccolti all'interno
di un giornalino, che è stato
utile agli alunni per elaborare
meglio il testo e far emergere
l'interesse per il giornalismo
da parte degli studenti.
Il titolo scelto è stato “La
voce di Paravati”, per indicare
che anche per la frazione di
Mileto è giunta l’ora di “farsi
sentire”.
Martina Fogliaro
“Riscopriamo l'Italiano 2”: è
questo il titolo del progetto
avviato dall'Istituto Compren-
sivo di Mileto, finanziato con i
Fondi strutturali Europei per il
potenziamento delle compe-
tenze di base.
Si è trattato di un progetto
molto utile, che ha aiutato gli
alunni della scuola media ad
approfondire la grammatica
con spiegazioni ed esercizi
attraverso l'uso della lavagna
interattiva multimediale e
delle postazioni internet in
dotazione alla scuola.
Divertente e stimolante, il
percorso è stato guidato dalla
professoressa Maria Francesca
Durante, che è stata valida-
mente coadiuvata dalla profes-
soressa Caterina Leotta, do-
cente tutor.
Il successo del progetto è
stato confermato dall'assidua
frequenza degli studenti: ben
ventuno alunni provenienti
dalle classi terze della scuola
secondaria di primo grado di
Paravati, i quali hanno parteci-
pato attivamente alle lezioni,
prendendo parte a due incon-
tri settimanali della durata di
due ore ciascuno.
Nel corso delle cinquanta ore
di lezione i ragazzi hanno ap-
profondito la grammatica di
base, in particolare dei com-
plementi. Inoltre, gli stessi
hanno svolto alcune prove
INVALSI online ed hanno
creato un divertente opuscolo
di analisi logica, corredato da
“RISCOPRIAMO L’ITALIANO 2”
IL PROGETTO
I N E V I D E N Z A
Visita al Museo
diocesano
2
In ricordo di
Mamma Natuzza
3
L’orchestra d’Istitu-
to
4
Il Presepe vivente
Paravati
5
L’assurdo gioco
della Nek nomina-
12
P O N “ R I S C O P R I A M O
L ’ I T A L I A N O 2 ”
P A R A V A T I
LA VOCE DI PARAVATI 2 7 / 3 / 2 0 1 4 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
E S P E R T O
Maria Francesca
Durante
T U T O R
Caterina Leotta
A L U N N I
Fortunato Angillieri
Loubna Arif
Danilo Colloca
Mary Cullia
Nicolò Currà
Domenica Currà
Antonio Currà
Ilenia Dimasi
Martina Fogliaro
Rosario Galati
Fortunata Galati
Maria Pia Greco
Mariangela Greco
Fortunato Labate
Antonella Loiacono
Salvatore Lombardo
Stella Mazzeo
Cristina Nicolaci
Nicola Polito
Ilenia Solano
Ilenia Vardaro
Istituto Comprensivo “Taccone-Gallucci” di Mileto
DECISI
Un’imma-
gine del
gruppo
di redazio-
ne del
periodico
“L’ora di
Paravati”
in
occasione
dell’uscita
della sua
prima
edizione.
P A G I N A 2
“Il museo è uno
strumento
prezioso per la
lettura critica
della storia
millenaria e
nobile della città
di Mileto”
Leone Stiloforo
di anonimo
scultore meridionale
L A V O C E D I P A R A V A T I
Una giornata al Museo Diocesano E' stata una giornata diversa dalle
altre quella di venerdì 21 feb-
braio, perché le classi 3D e
3C della scuola secondaria
di primo grado di Paravati
hanno visitato il Museo Sta-
tale di Mileto.
All'ingresso, gli alunni e i
docenti sono stati accolti
dal signor Giuseppe Currà,
la guida del Museo, che li ha
accompagnati per tutto il
percorso, rendendo quella
visita davvero speciale.
Dalle sue parole è emerso
quanto il Museo sia uno
strumento prezioso per la
lettura critica della storia
millenaria e nobile della
città di Mileto. Una storia
molto particolare che ha
visto la città essere prima
sede episcopale del Meridio-
ne e divenire talmente importante
da avere persino una propria zec-
ca per il conio delle monete.
ll signor Giuseppe Currà,
infatti, ha parlato dell’i-
stituzione del Museo
Statale, voluta nel 1997
da monsignor Domenico
Tarcisio Cortese per la
necessità di sistemare e
valorizzare l’enorme pa-
trimonio artistico citta-
dino, ha poi raccontato
la storia di Mileto, sof-
fermandosi sul periodo Normanno,
e ha anche parlato della struttura del
museo, che si trova in un edificio otto-
centesco di fianco alla Cattedrale.
La struttura ospita numerose
sale: quelle del piano terra con-
tengono manufatti litici e mar-
morei di età romana provenienti
dall'antica Hipponium, centro
romano nei pressi di Mileto, vi
sono poi manufatti medioevali
provenienti dall'ex abbazia bene-
dettina della Santissima Trinità
e dalla Vecchia Cattredale. Al
primo piano del museo si trova
una ricca sezione di argenti, ma
sono anche presenti numerosi
parati sacri, oltre a sculture e
dipinti che raccontano la storia
della città.
«Pur se molti manufatti sono
andati perduti o dispersi — ha
continuato la guida—
l'esposizione museale conferisce a
tutte le opere la massima rico-
noscibilità storico-culturale in riferi-
mento sia al contesto sia al significato
culturale ed artistico in senso stretto.»
Mary Cullia
Martina Fogliaro
Trifollaro coniato
nella zecca di Mileto
Un particolare
del sarcofago
Sanseverino
Maestro di
Mileto
(sec. XIV)
Vergine della
pace
G. naso
(sec. XIX)
Mamma Natuzza: una donna Mandata da Dio
P A G I N A 3 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
seconda mamma.
Già fin da piccola lei aveva delle
manifestazioni divine: nel periodi
della quaresima comparivano sul
suo corpo le stimmate e inoltre
poteva vedere angeli e santi.
La giovane Natuzza lavorava in
casa di un avvocato quando un
pomeriggio giunsero degli ospiti a
fare visita al suo datore di lavoro.
Servendo il caffè la donna si ac-
corse però che le tazzine preparate
non erano sufficienti per tutti, ma
queste altre persone non potevano
essere viste né dagli ospiti né dalla
padrona di casa. Per questo e per
altri motivi Natuzza venne ricove-
rata in un manicomio, e su di lei
furono effettuati numerosi esami
quando lei si assentava completa-
mente con la mente come se fosse
morta.
Quando è venuta a mancare è stato
come perdere qualcosa di molto
importante per la comunità. Lei ha
battezzato molti bambini di Para-
vati e questo aiuta a capire ancor
più quanto fosse vicina alla gente.
E’ andata via significativamente
nel giorno di Tutti i santi del 2011.
Al funerale c'erano moltissime
persone, anche straniere, nonostan-
te fosse una giornata piovosa. Ma
alla fine nel cielo è apparsa una croce,
forse il simbolo dell’accoglimento in
cielo di Natuzza.
Mariangela Greco
vi ricevo in questa casa brut-
ta?” Lei mi ha risposto:
“Non ti preoccupare, ci sarà
una nuova grande chiesa che
si chiamerà Cuore Immaco-
lato di Maria Rifugio delle
anime e una casa per allevia-
re le necessità di giovani,
anziani e di quanti altri so
troveranno nel bisogno”.»
La chiesa chiesta dalla Ver-
gine è attualmente in costru-
zione, ma è già stata realiz-
zata una cappella per la Fon-
Quando, nel corso di un’in-
tervista, chiesero a Natuzza
come mai avesse voluto far
costruire una grande chiesa
a Paravati lei rispose: «Non
è stata una mia volontà, io
sono la messaggera di un
desiderio manifestatomi
dalla Madonna nel 1944,
quando mi è apparsa nella
mia casa, dopo che ero an-
data sposa a Pasquale Nico-
lace. Quando l’ho vista le ho
detto “Vergine Santa, come
dazione, aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e
dalle 15.00 alle 19.00.
Lì è situata la tomba della mistica di Paravati.
Nicola Polito
Ilenia Vardaro
Natuzza Evolo
La richiesta della Vergine Maria: «Una chiesa per i fedeli»
Natuzza
C' era una donna mandata da Dio,
che aveva gli stessi segni di padre Pio.
Era Natuzza una donna amata e da tutti stimata.
Da paesi lontani arrivavano le persone ,
per avere solo un po' di consolazione .
Vedeva gli Angeli, Dio e la Madonna
anche se era una povera donna .
Grande era il suo cuore
capace di sostenere ogni dolore .
Persone piangenti andavano
per sapere dei loro parenti,
lei li accoglieva con tanta saggezza
ed era capace di rassicurare
con grande dolcezza.
Voleva bene a tutta la gente,
ai giovani specialmente.
Stimmate e piaghe le davan dolore
ma lei lo superava con amore.
Ora è in cielo con Gesù e la Madonna
e per noi il suo amore rimarrà eterno!
Mariangela Greco
Natuzza é una persona molto
importante per la comunità di
Paravati e tutti gli abitanti del
paese hanno avuto la fortuna di
conoscerla e di amarla.
E' sempre stata una donna sem-
plice e c'è stata per tutti anche se
aveva una grande famiglia.
I suoi 5 figli hanno imparato a
accettare la situazione della ma-
dre e a non essere gelosi perché
oramai era per tutti come una
La chiesa di S. Maria Immacolata Rifugio delle anime
P A G I N A 4
gare ed invitandoci a non
preoccuparci del risultato,
perché in questo campo an-
che un'apparente sconfitta
può costituire una vittoria:
è sbagliando che si impara».
Molti sono gli strumenti
studiati: pianoforte, violino,
chitarra e flauto traverso.
Inizialmente le difficoltà ci
sono state, ma con il tempo
i piccoli aspiranti musicisti
hanno capito che senza co-
stanza non si ottengono
buoni risultati e così hanno
cominciato ad impegnarsi
sempre di più e ad ottenere
«Una vita senza musica è
come un corpo senz'anima»,
questa citazione, attribuita
al più celebre oratore
dell'antica Roma, è condivi-
sa pienamente dai ragazzi
che fanno parte dell'orche-
stra della Scuola Seconda-
ria di Primo Grado di Mileto.
L'orchestra, composta da
all'incirca settanta elemen-
ti, è nata nel 2007 e si riu-
nisce una volta alla settima-
na a Mileto per preparare
varie esibizioni.
Si tratta di occasioni impor-
tanti che consentono agli
alunni di «apprezzare il va-
lore della musica, vivendola
pienamente in tutti i suoi
aspetti».
«Tutto questo - spiegano i
giovani musicisti – è reso
possibile dai nostri maestri,
Antonella Curcio, Giancarlo
Colloca, Elisa Laureana e
Sebastiano Giosuè Morabi-
to, che ogni giorno riescono
a trasmetterci la loro pas-
sione e la loro voglia di fare.
Loro – aggiungono – ci invo-
gliano a continuare lo stu-
dio della musica facendoci
partecipare a concorsi e a
le prime soddisfazioni.
«Io studio violino - spie-
ga una delle piccole violi-
niste della scuola - ed è
uno strumento con il
suono molto dolce e de-
licato. Inizialmente lo
“detestavo”, ma grazie
alla mia professoressa
ho imparato ad amarlo.
Credo che la stessa cosa
sia accaduta anche a
molti altri miei compagni
e spero che continui ad
essere così per molto
molto tempo».
Cristina Nicolaci
La passione per la musica e l’orchestra d’Istituto
Adesso la parola passa agli studenti
La musica è uno strumento che mi fa sognare.
Lo strumento che al futuro mi fa pensare.
Se il passato a volte è stato ostile,
la musica è una medicina in grado di guarire.
Se la musica non esistesse
non saprei comunicare le mie gioie e le mie tristezze.
Ogni nota che noi possiamo suonare,
proviene da una musica che il cuore vuol cantare
Salvatore Lombardo
L’angolo della poesia: MUSICA MIA
L’orchesta d’ell’Istituto Comprensivo di Mileto
Un paese in piazza per ricordare
la nascita di Gesù
P A G I N A 5 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
Anche quest'anno a Paravati è sta-
to allestito il Presepe vivente
nell'ambito di una manifestazione
che da qualche anno è diventata un
appuntamento fisso. L’atteso even-
to è stato organizzato dal Gruppo
“Paravati insieme” ed ha visto
coinvolti numerosi cittadini, uniti
da un obiettivo comune: proseguire
nella realizzazione di quello che
era il sogno di Natuzza e comple-
tare la costruzione di Villa della
gioia e della chiesa del Cuore im-
macolato di Maria, Rifugio delle
anime. Così per alcuni giorni molti
paravatesi hanno vestito i panni di
artigiani, pastori e contadini e
hanno ricreato alcuni momenti le-
gati alla Natività nell’antica Bet-
lemme.
Il Presepe è stato allestito il 6
gennaio, giorno del battesimo di
Gesù, con la partecipazione folklo-
ristica e straordinaria della Befa-
na, che ha distribuito dolci e cara-
melle ai più piccoli e carbone ai più
grandi.
La manifestazione si è svolta tra
le antiche viuzze tanto care a
Mamma Natuzza e per l’occasione
la gente del paese ha vestito
i panni dei propri nonni, fa-
cendo apprezzare il valore e
la ricchezza culturale di me-
stieri antichi ma sempre at-
tuali.
Per la buona riuscita dell’e-
vento un ruolo importante
hanno avuto le donne di Para-
vati, che si sono impegnate
nella preparazio-
ne dei dolci tipici
del Natale, se-
guendo le ricette
delle loro nonne, per
poi vendere i loro ge-
nuini prodotti devol-
vendone il ricavato alla
fondazione Cuore Im-
macolato di Maria Rifu-
gio delle anime per la
costruzione della chie-
sa chiesta dalla Vergi-
ne a Natuzza nel lonta-
no 1944.
La manifestazione ha richiamato
fedeli da ogni parte della provin-
cia, comunicando loro un messag-
gio di pace, speranza e amore e
unendo ulteriormente nella spiri-
to del Natale l’intera comunità di
Paravati.
Fortunata Galati
Stella Mazzeo
Il Presepe vivente di Paravati: Natività
Sotto: antichi mestieri
P A G I N A 6
L A V O C E D I P A R A V A T I
Come è nato il Carnevale?
Bella domanda!
Nelle festività antiche, come ad
esempio nelle Dionisiache gre-
che o Saturnali romane, gli ob-
blighi sociali venivano meno e
anche le persone più umili orga-
nizzavano scherzi nei confronti
di quelle più in vista, sapendo
che in quel periodo nessuno
avrebbe potuto vendicarsi nei
loro confronti.
Attraverso l'uso delle maschere
anche i poveri si fin-
gevano ricchi e si
scambiavano i ruoli.
“A Carnevale ogni
scherzo vale”: questa
frase anche oggi mol-
te volte nel periodo
carnevalesco viene
utilizzata come una
specie di scusa per
fare scherzi e per
trascorrere delle
giornate in modo di-
verso.
Ma vi siete mai chiesti cosa si-
gnifica il termine “Carnevale”?
Nessun problema! Abbiamo la
risposta.
Il nome di questa festività deri-
va dal latino “carnem levare” e
vuol dire “eliminare la carne”.
Infatti il giorno di Carnevale si
tiene un banchetto a base di
carne di maiale e dopo inizia il
periodo della Quaresima, un pe-
riodo di quaranta giorni in cui biso-
gna astenersi dalla carne.
Adesso andiamo un po' a vedere
come viene svolto...
Pubbliche parate e sfilate sono i
modi più comuni per festeggiare
questa giornata. Si usa molto in-
dossare maschere divertenti e
girare per le vie del paese seguen-
do i carri allegorici, costruiti in
cartapesta, che trattano temi reli-
giosi, storici, politici, ma anche
attualità.
Per le strade, adulti e bambini si
divertono lanciando
stelle filanti e co-
riandoli, che sono al-
cuni dei simboli che
rappresentano il Car-
nevale.
Le stelle filanti sono
lunghe strisce di car-
ta colorata, i corian-
doli invece sono pic-
coli pezzi di carta
anch'essi di diversi
colori.
Proprio in questo pe-
riodo, anche nel mio paese, si fa
maggior consumo di dolci fritti,
perché vengono macellati i suini e
si ricava molto strutto.
Maria Pia Greco
Maschere veneziane
Alle origini del Carnevale
Il Carnevale è un giorno che consente a grandi e piccoli di dimenticare le fatiche quotidiane, per immergersi in un'atmosfe-ra più divertente. E’ stato così fin dai tempi antichi, anche a Paravati. In questo paese, infatti, nei giorni di Carnevale si potevano incontrare per le strade personaggi trave-stiti da Capitano, Medico, Pulcinella, Arlecchino, ma anche da Giangurgolo, una tipica maschera calabrese. Queste maschere corre-vano per le vie del paese e facevano divertire la gente improvvisando una parte e suscitando grasse risate. Il giorno di Carnevale era un giorno di festa: nelle settimane precedenti i contadini macellavano i suini che avevano allevato. Nell'ultimo giorno di Car-nevale si festeggiava man-giando polpette di suino e si appendevano ai balconi alcuni pupazzi che veniva-no messi da parte soltanto quaranta giorni dopo: era-no i quaranta giorni della Quaresima.
MPG
Maschere di
oggi e di ieri
Giangurgolo
I carri allegorici: storia di una passione
P A G I N A 7 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
Le ricette delle feste: la pignolata
I carri allegorici erano originariamente dei
carri, a volte anche a due piani, allestiti con
tendaggi su cui venivano dipinte scene che ri-
traevano racconti mitologici, personificazioni
di vizi e virtù umani e anche alcune divinità se-
dute in trono.
Questa usanza si è mantenuta fino ai giorni
nostri. Nel periodo di Carnevale, infatti, per le
vie dei vari paesi d'Italia vengono fatti sfilare
coloratissimi carri allegorici per intrattenere
le persone in una giornata diversa e fare un po'
di satira sulla realtà contemporanea. In molti
luoghi, inoltre, vengono organizzate vere e pro-
prie sfide tra i vari rioni per stabilire a quale
di essi appartenga il carro più bello, che vince-
ràil premio messo in palio dalla comunità di ap-
partenenza.
Oggi molto sentito è il Carnevale a Viareggio,
dove, nel 1873 venne costruito il primo carro
allegorico.
L’usanza dei carri allegorici è però ancora viva
in molte altre città italiane e in numerosi paesi
si organizzano feste che vedono impegnati l'in-
tera comunità, come nel caso di Mileto e Para-
vati.
Cristina Nicolaci
Domenica Currà
Ingredienti
-1 kg di farina
-7 uova
-poco zucchero (150-200)
-1 bicchiere d'olio
-1/2 bicchiere di latte
Se si vuole è possibile aggiungere anice
Un carro allegorico
Procedimento
Impastare lo zucchero con le
uova, aggiungere un bicchiere
d'olio, mezzo bicchiere di latte e
la farina e lavorare energica-
mente fino ad ottenere un impa-
sto omogeneo e morbido.
Filare la pasta, tagliarla a dadini
e friggerla in olio caldo per otte-
nere la “cicerata”.
Dopo, far sciogliere il miele a
bagnomaria e passarci dentro i
dadini di pasta fritta ottenuti.
Decorare con palline festone o
cioccolata sciolta e servire.
A piacere nell’impasto è possi-
bile aggiungere anice o un qua-
lunque liquore.
Cristina Nicolaci
P A G I N A 8 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
L’amore nei tempi antichi
San Valentino nacque nella città di
Terni nel 175. Dopo il suo martirio
venne fatto santo e divenne il pro-
tettore della città, ma anche di tut-
ti gli innamorati, perché fu il primo
a unire in matrimonio un centurione
convertito al cristianesimo, Sabino,
e una cristiana di Terni, Serapia.
San Valentino per far avvicinare le
persone a sé decise di dar vita al
matrimonio per unire per tutta la
vita due persone che si amavano.
Molte persone vollero sposarsi, ma
non si avvicinarono a lui solo gli
adulti: anche i bambini, i quali ama-
vano riunirsi nel suo giardino a gio-
care e lui li ospitava con grande
gioia.
Sono molte le leggende entrate a
far parte della cultura popolare su
episodi riguardanti la vita di san
Valentino.
Una di esse narra che Valentino,
graziato ed "affidato" ad una nobile
famiglia, abbia compiuto il miracolo
di ridare la vista alla figlia cieca del
suo "carceriere": Valentino, quando
stava per essere decapitato, tene-
ramente legato alla giovane, la salu-
tò con un messag-
gio d'addio che si
chiudeva con le
parole: «...dal tuo
Valentino...».
Un'altra leggenda
narra come un
giorno il vescovo,
passeggiando, vide
due giovani che
stavano litigando
ed andò loro in-
contro, porgendo
loro una rosa e
invitandoli a te-
nerla unita nelle
loro mani: i giovani
si allontanarono riconciliati.
La leggenda di Serapia e Sabino
narra che un giorno il centurione
Sabino, vedendo la bella Serapia, ne
rimase innamorato e così decise di
andare dalla sua famiglia e chieder-
la in matrimonio, ma la risposta fu
“no” perché lui era di religione paga-
na mentre Serapia era di religione
cristiana.
Allora Serapia gli consigliò di anda-
re dal vescovo Valentino per con-
vertirsi al Cristiane-
simo ed essere bat-
tezzato e così fece.
Nel frattempo, pe-
rò, Serapia era sta-
ta colpita da una
grave malattia, la
tisi, che a quel tem-
po era quasi incura-
bile; allora Sabino
chiese al Vescovo di
celebrare ugualmen-
te il matrimonio,
perché voleva rima-
nere con lei.
Valentino li unì in
matrimonio e subito
dopo entrambi i giovani caddero in
un sonno eterno.
Da quel momento tutti gli innamora-
ti il 14 febbraio si incontrano per
passare una giornata insieme e si
scambiano dei doni tra cui il più
grande è l'amore che li unisce .
San Valentino
il patrono degli innamorati
San Valentino
La società di Paravati antica non favoriva certo i rap-
porti d’amore, che si svolgeva spesso su percorsi abba-
stanza accidentali.
La fase più frastagliata e difficile da gestire era quella
dell'approccio. Non essendo consentito manifestare le
proprie intenzioni, l'innamorato doveva esternare i sen-
timenti attraverso i segni convenzionali che il codice
morale d'allora gli metteva a disposizione.
Un posto di rilievo era occupato dalla serenata che era-
quasi un atto pubblico, cioè messaggio non compromet-
tenteper per l'amata, da cui la fanciulla poteva trarre
motivo di vanto.
Il sentimento d'amore nell'antichità era manifestato in
maniera molto diversa rispetto ad oggi.
I genitori deci-
devano il mari-
to o la sposa
per i propri
figli.
La sera prima
del matrimonio
i maschi orga-
nizzavano la
serenata sotto
casa della futura sposa come festeggiamento, ballando
e cantando.
Ilenia Dimasi
L A V O C E D I P A R A V A T I
P A G I N A 9
Otto marzo: una ricorrenza firmata col sangue
Ogni anno l’ otto marzo è il giorno
dedicato alla donna .
Si tratta di una ricorrenza partico-
lare istituita da pochi decenni, con
la quale si intende ribadire l’impor-
tanza delle donne nella società e
r iconoscere loro un ruo lo
(fondamentale) che non ha nulla da
invidiare a quello degli uomini.
La mimosa che ogni uomo o ragazzo
dona all’amica del cuore rappresenta
la grande considerazione che lo
stesso nutre nei suoi confronti per
i tanti sacrifici sostenuti, mentre i
cioccolatini simboleggiano la dolcez-
za che il cuore femminile sa river-
sare su ogni persona che ama.
Oggi questo può sembrare scontato,
eppure basterebbe tornare indietro
nel tempo di pochi decenni per ren-
dersi conto che l’attuale posizione
raggiunta dalle donne è il frutto di
anni e anni di durissime lotte contro
una società estremamente maschili-
sta, che le voleva rinchiuse - pro-
prio come Penelope — tra le pareti
domestiche ad attendere paziente-
mente il ritorno del marito, spesso
vittime silenziose, schiave legalizza-
te senza alcun diritto.
Ma da cosa deriva la
"festa" della donna?
Questa ricorrenza nasce
da un terribile avvenimen-
to umano e sociale, del
quale le donne furono pro-
tagoniste nell'ambito lavo-
rativo.
Secondo la tradizione l’i-
stitutizione di questa cele-
brazione sarebbe infatti
legata ad un tragico even-
to verificatosi a New York
nel 1908.
Qui alcune lavoratrici
dell'indutria tessile Cotton diedero
inizio ad una serie di scioperi per
ottenere orari di lavoro inferiori e
tutele maggiori: in sotanza condizio-
ni di vita più umane e dignitose, ma
questa protesta si trasformò presto
in una tragedia.
L'otto marzo del 1908, infatti,
all0’interno del malsicuro luogo di
lavoro, all’interno del quale le lavora-
trici erano state rinchiuse per evi-
tare che per protesta decidessero
di tornare a casa, divampò un terri-
bile incendio e ben 129 operaie fu-
rono arse vive dalle fiamme.
Questo triste accadimento ha dato
il via negli anni successivi ad una
serie di celebrazioni che, i primi
tempi, erano circoscritte agli Stati
Uniti e avevano come unico scopo il
ricordo della terribile fine fatta
dalle operaie morte nella fabbrica.
In seguito, la data dell'otto marzo
ha assunto un'importanza mondiale,
diventando, grazie alle associazioni
femministe, il simbolo delle vessa-
zioni che la donna dovette subire nel
corso dei secoli. Mary Cullia
Fortunato Angillieri
La mimosa in fiore. Foto: Mary Cullia
La mimosa
La mimosa è un albero festoso
dal colore giallo paglierino
che sembra il pelo di un pulcino.
Ha tante palline
che sembrano piccole caramelline.
Si regala in un giorno particolare
per ricordare la strage
di molte donne lavoratrici,
forse non è un giorno
così felice da ricordare...!
Ma un giorno in cui bisogna solo
pregare...!
Fortunata Galati
V O L U M E 1 , N U M E R O 1
P A G I N A 1 0
“Gli abitanti
del villaggio di
Jalpaiguiri
pensano che
Chandre sia il
dio
dell’Induismo
Hanuman”
La strana storia dell’uomo con la coda
Chandre Oraon è un giovane
di trentacinque anni che vive
in un piccolo paese dell'India.
La sua è una storia molto
particolare, infatti il suo po-
polo ritiene che sia la rein-
carnazione del dio-scimmia
dell'Induismo Ha-
numan.
Ma cosa rende
Chandre così im-
portante per il suo
popolo?
Semplice: la sua
coda.
Sì, perché Chan-
dre ha alla base della schiena
una peluria lunga 37 centime-
tri che non ha alcuna inten-
zione di far rimuovere, per-
ché questa particolare carat-
teristica lo rende diverso da
tutti gli altri uomini ed è per
lui motivo di orgoglio.
La gente del paese si reca
spesso da lui per ricevere del-
le benedizioni perché per l’In-
duismo onorare i rappresen-
tanti delle divinità in terra è
un modo per avvici-
narsi a loro. Così
Chandre è conside-
rato un uomo specia-
le, anche se è solito
ripetere di essere
come tutti gli abi-
tanti del villaggio di
Jalpaiguri: è sposa-
to, ha un bambino e non è per
nulla preoccupato dalla sua
particolarità, perché anche
per lui quella coda è un dono
divino.
Salvatore Lombardo
Sopra: Chandre Oreon che
fa vedera la particolarità che
lo rende unico.
Sotto: il dio scimmia
dell’Induismo Hanuman
Anche questa è una storia
molto particolare, perché
riguarda un un uomo e il suo
migliore amico: un pappagal-
lo. Un pappagallo che, se da
un lato ha causato al suo
padrone un danno, facendo
scattare per lui una salata
multa, da un altro gli ha po-
tenzialmente salvato la vita,
impedendogli di guidare in
stato di ebbrezza.
I due amici si trovavano in
macchina quando sono stati
fermati da una pattuglia dei
Carabinieri per un controllo
nel sangue la presenza di un
tasso alcolemico superiore alla
norma.
L'uomo è stato così multato e
gli sono stati tolti anche alcu-
ni punti dalla patente.
Quanto al pappagallo...il suo
padrone non sarà certamente
stato particolarmente com-
prensivo con lui, almeno in un
primo momento, salvo poi ren-
dersi conto del grande favore
ricevuto dal proprio piccolo
amico, che potenzialmente gli
ha salvato la vita.
Fortunato Labate
di routine. Vedendo l'uomo
apparentemente solo, gli
agenti hanno chiesto di con-
trollare patente e libretto e
lo avrebbero lasciato andar
via se non avessero sentito
una voce proveniente
dall'interno del veicolo che
ripeteva “è ubriaco, è ubria-
co”. Dopo una prima fase di
ilarità seguita alla strana
scoperta, gli agenti dell'Ar-
ma hanno deciso di dare
ascolto al pappagallo, sotto-
ponendo il suo padrone all'e-
tilometro, da cui è risultato
Guidava ubriaco: incastrato dal...pappagallo
CURIOSITÀ
L A V O C E D I P A R A V A T I
P A G I N A 1 1 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
topo parlante
giunse nella
mente di Walt
Disney duran-
te un viaggio
in treno nel
marzo 1928.
Walt Disney,
giovane regi-
sta alle prime
armi,ebbe l'i-
dea di creare
Topolino è un personaggio
immaginario dei fumetti e
dei cartoni animati che è
stato creato nel 1928 da
Walt Disney.
Topolino è il cartone anima-
to più conosciuto al mondo
ed è un topo antropomorfo
che indossa dei pantaloni
rossi, guanti bianchi e gran-
di scarpe gialle.
L'idea di creare un piccolo
un nuovo
personaggio,
che inizial-
mente chia-
mò Mortimer
Mouse, ma
siccome il
nome sem-
brava maca-
bro e non
adatto a dei
bambini
CURIOSITÀ
Topolino, storia di un mito sempre giovane
Topolino
LE CALENDE
Con il termine calenda-ae gli
antichi latini indicavano il primo
giorno del mese, che coincideva
anche con il sorgere della luna
nuova. Da qui deriva il nome di
“calendario”.
ANDARE ALLE
CALENDE GRECHE
Quella delle calende era un’in-
dicazione unicamente latina,
per cui oggi l’espressione
“andare alle calende greche”
viene utilizzata per indicare
una cosa che non si avvererà
mai. Loubna Arif
decise poi di ribattezzarlo
con il nome Mickey Mouse.
A Walt Disney nel 1932
venne assegnato uno spe-
ciale Oscar per la creazio-
ne del personaggio di To-
polino e così, nel Natale
1932 questo personaggio
fece il suo ingresso nelle
edicole italiane.
Antonio Currà
Chi sa da cosa deriva il calendario?
Beh, tutti ritengono di saperlo, pe-
rò quasi nessuno è in grado di spie-
gare da cosa derivino i nomi dei
mesi.
Si tratta di una storia molto inte-
ressante, che rimanda all'antica
Roma, il cui protettore era Marte,
dio della guerra. Proprio a Marte,
infatti, era dedicato il mese di
marzo (Martius), che per i Romani
era il primo mese dell'anno, mentre
aprile era dedicato alla dea dell'a-
more Afrodite, che faceva sboccia-
re (“aperire”) i fiori.
Giugno deriva, poi, da Giunone, che
era la dea della maternità e della
procreazione, mentre gli altri nomi
derivano dalla posizione che ogni
mese assumeva nel calendario: quin-
tilis deriva da quinque, sextilis da
sex, september da septem, october
da octo, november da novem e de-
cember da decem.
Due di questi mesi col passare del
tempo cambiarono però nome: quin-
tilis divenne “iulius” perché venne
dedicato a Giulio Cesare, mentre
sextilis divenne “augustus”, in ri-
cordo dell’imperatore Augusto.
Il calendario romano durava dieci
mesi, questo venne creato da Romo-
lo, il fondatore di Roma. La durata
dell’anno allora era di 304 giorni e
di inverno c'erano circa 61 giorni
che non rientravano in alcun mese,
così i latini, prima di riprendere a
contare i mesi, attendevano che
giungesse nuovamente marzo.
Solo in un secondo momento venne-
rovennero aggiunti “ianuarius”, de-
dicato al dio Giano, e “februarius”,
il mese della “februa”, ossia delle
febbre che purifica dalle malattie;
vi era poi un ulteriore mese: il mer-
cedonio, che durava 27 giorni.
Il calendario giuliano (chiamato così
perché riformato da Giulio Cesare)
venne utilizzato fino al 1582, quan-
do poi venne sostituito da quello
gregoriano, tutt'oggi in vigore.
Maria Pia Greco
Alla ricerca delle nostre origini: il calendario
P A G I N A 1 2
“Essere forti
significa
essere capaci
di uscire dalla
massa e dire
anche di no”
L’assurdo gioco della Nek nomination
La nek nomination è l'ultima assurda fol-
lia che si sta diffondendo tra i giovani
sul web.
Si tratta di una sfida alcolica: “nek” in-
dica il collo della bottiglia d'alcol mentre
“nomination” è la designazione che fa il
protagonista invitando i suoi amici ad
imitare il suo gesto.
La regola è semplice: un ragazzo nomina-
to deve filmare se stesso mentre beve
qualcosa di alcolico, postare il video su
Facebook e rilanciare la sfida a un ami-
co, che avrà 24 ore di tempo per fare lo
stesso o, se rifiuterà, dovrà
pagare da bere a chi lo ha
nominato.
Questo gioco è quindi una
sorta di catena di sant'An-
tonio, ma molto più pericolo-
sa perché i ragazzi assumono
alcolici senza controllo, chiu-
si nella loro camera, davanti
a uno smartphone o un computer in atte-
sa di ricevere un “mi piace”.
Questa moda è nata in Australia all'ini-
zio dall'anno e in poco tempo si è diffuso
in tutta Europa, provocando già la morte
di una decina di ragazzi.
La Nek nomination è molto pericolosa
perché rischia di far aumentare la dif-
fusione di alcol tra gli adolescenti, ma la
cosa più assurda è che molti giovani si
sfidano non solo sulla quantità e sulla
velocità con chi ingurgitano alcolici, ma
anche sul modo di bere. Così c'è chi beve
la vodka con dentro dei pesciolini rossi e
chi invece si prepara un drink con gin e
topi frullati o, ancora, si filma mentre
mostra la sua “abilità” e la sua resisten-
za all’alcol bevendo persino dalla tazza
del water.
Così, per salvare gli adolescenti in preda
a questo “gioco”, il web si è ribellato e
sono stati postati i primi video girati dai
genitori di questi ragazzi, in cui si inci-
tano i nominati a non rispondere alla pro-
vocazione, spiegando che il più forte non
è colui che segue la massa, ma chi sa di-
re anche un “no”.
Un’altra iniziativa molto interessante è
stata poi quella di alcuni studenti, che
alla nek nomination hanno contrapposto
la book nomination, sfidando i loro com-
pagni su un campo molto più sicuro e più
meritevole di interesse: la cultura.
Antonella Loiacono
Danilo Colloca
Nicolò Currà
L A V O C E D I P A R A V A T I
P A G I N A 1 3 V O L U M E 1 , N U M E R O 1
«La costituzione italiana è
come una macchina» diceva
Piero Calamandrei, uno dei
padri costituenti, «il carbu-
rante è la nostra responsabi-
lità con il nostro impegno nei
suoi confronti. La vera ma-
lattia è un'indifferenza e la
libertà è come l'aria: ci si ac-
corge di quanto vale quando
comincia a mancare»
E l'aria venne a mancare du-
rante il regime fascista,
quando gli Italiani vennero
privati di diritti fondamen-
tali: quella la libertà, quella
giustizia e quella democrazia
a cui nessuno mai dovrebbe
rinunciare.
Tante persone iniziarono così
a lottare per riconquistare i
loro diritti, e figlia di queste
lotte è la Costituzione italia-
na, che è la legge fondamen-
tale dello Stato.
Essa fu approvata dall'As-
semblea Costi-
tuente il 22
dicembre 1947
e promulgata
dal capo prov-
visorio dello
Stato Enrico De
Nicola il 27 di-
cembre 1947.
In quella stessa data la carta
costituzionale fu pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana n. 298,
edizione straordinaria, per
entrare in vigore il primo
gennaio del 1948.
La Costituzione italiana si
compone di 139 articoli più
18 disposizioni transitorie.
La sua struttura è tripartita:
dall'articolo 1 all'articolo 12
sono enunciati i principi fon-
damentali, gli articoli dal 13
al 54 riguardano i diritti e i
doveri dei cittadini, mentre
gli articola da 55 a 139 ri-
guardano l'ordinamento della
Repubblica.
Gli uomini che vennero scelti
per scrivere la Costituzione
misero da parte le loro riva-
lità politiche per lavorare in-
sieme per scrive-
re un documento
che esprimesse
in pieno i bisogni
e i desideri del
popolo italiano.
Quindi conoscere
la Costituzione è
un dovere per-
sonale e civile di ogni cittadi-
no. Ciascuno di noi deve im-
pegnarsi responsabilmente
nella società in cui viviamo,
solo così il sacrificio dei nostri
padri per la libertà non sarà
vano.
Maria Pia Greco
La Costituzione
è la legge
fondamentale
dello Stato
La carta costitu-
zionale italiana fu
promulgata dal
capo provvisorio
dello stato Enri-
co de Nicola il 27
dicembre 1947
ed entrò in vigo-
re il primo gen-
naio 1948.
La legge fondamentale dello Stato italiano
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