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popotus_20151022

Date post: 09-Feb-2016
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Prevenire è meglio che curare alle pagine 4 e 5 Gli americani sognano il nostro Paese a pagina 6 ome posso imparare a fare una rima? Dove ho la possibilità di trovare una bel paragone? In quale modo posso scoprire nuovi vocaboli o non fare errori di sintassi? Semplice: ascoltando una canzone. Un brano musicale non è soltanto un passatempo per il nostro orecchio. È una sorta di guida del “buon italiano” e un piccolo manuale di grammatica. Lo spiega l’Accademia della Crusca, la principale istituzione che vigila sulla nostra lingua e che ha il compito di proteggerla ma anche di capire come cambia. All’italiano proposto da un brano di musica leggera o da un’opera lirica ha dedica un libro uscito in questi giorni, in occasione della “Settimana della lingua italiana nel mondo” che si conclude sabato e che ha per tema “Italiano della musica, musica dell’italiano”. Secondo i professori della prestigiosa Accademia, l’«italiano cantato» può aiutare a scrivere e a parlare in modo corretto. In pratica è simile a un esercizio di grammatica che l’insegnante assegna come compito a casa. Facciamo qualche esempio. Ho bisogno di trovare un sinonimo della parola “chiesa”. Se ascolto un’opera lirica, sono in grado di individuarlo facilmente perché in molti libretti di opera la “chiesa” è chiamata “tempio”. Altro esempio. Ho bisogno di fare una rima con il vocabolo “cuore”. In tante canzoni la parola “cuore” fa rima con “amore” oppure con “valore”. Un ulteriore caso. L’insegnante mi ha detto di scrivere un paragone. Allora ascolto la canzone di Elisa che si intitola Gli ostacoli del cuore. A un certo punto Elisa canta: “È una notte da scartare come un pacco di Natale”. Si tratta proprio di un paragone perché la notte e il regalo di Natale hanno in comune la sorpresa che nascondono. C’è anche chi utilizza già le canzoni in classe per insegnare l’italiano. È un professore di Reggio Emilia che ha scritto un libro curioso intitolato Cantami o dj. C Musicisti ambasciatori di cultura a lingua italiana è famosa nel mondo anche grazie alla musica. Parole come soprano, tenore, contrabbasso o viola sono entrate nei vocabolari di numerose lingue e si ispirano proprio all’italiano. Inoltre nei teatri lirici di tutti i continenti la maggior parte delle opere che va in scena è in italiano. Poi ci sono le canzoni del nostro Paese che hanno fatto il giro del pianeta e che sono diventate famose in Europa, Asia e America. L’Accademia della Crusca ha stilato una hit-parade dei brani del “bell’italiano” che hanno conquistato il mondo: ci sono ’O sole mio, Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, La solitudine di Laura Pausini o Con te partirò di Andrea Bocelli, soltanto per citare qualche titolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA L L’Accademia della Crusca promuove la musica italiana sia classica sia leggera È scritta in un italiano da manuale. Da prendere a esempio anche a scuola Parla come canti 22 ottobre 2015 / Anno XX / Numero 1854
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Page 1: popotus_20151022

Supplemento di Avveniredel 22 ottobre 2015

Direttore responsabileMarco Tarquinioa cura diNicoletta MartinelliHanno collaboratoLucia Capuzzi, Umberto Folena, Giacomo Gambassi, Luigi Marsiglia,Emanuela Vinai, Marina LuzziIllustrazioniGraziano Bertelegni, Filippo Brunello, Stefano Misesti, Franca Trabacchi

GIORNALE DI ATTUALITÀ PER BAMBINI

IN CAMPEGGIOIn un campeggio inriva al mare, dueamici discutono:– Bella la tua nuovatenda! Ma tienel’acqua?– Benissimo! Quandoentra non esce più!Angelo Costante,Bolgare

INDOVINAChe differenza c’è traun’auto e una moto?Che l’auto si mette inmoto ma la motonon può mettersi inauto!Aldo Libutti,Partinico

are bambine, cari bambini,vi racconto una piccola storia.

Nel compito di matematica Martinaaveva preso 5 perché, come a voltecapita agli studenti, l’emozione, quellamattina della verifica, l’aveva tradita eaveva pasticciato non poco con inumeri. Valeria invece aveva ricevutodalla maestra un bel 10 e tuttaeccitata si volse raggiante verso ilbanco posto alle sue spalle e quasigridò: «Martina, Martina hai visto, hopreso dieci, come sono felice! E tuquanto hai preso?». Martina fece fintadi non sentire ma alle insistenzedi Valeria sbottò: «Non te lodico, che cosa ti importa?».Claudio, il compagno dibanco di Martinaintervenne: «Io lo so perchénon lo vuol dire, ho visto ilsuo voto, ha preso 5».Martina, al colmo dellatensione, proruppe in unpianto sommesso, silenzioso; avrebbevoluto gridare tutto il suo dispiacere,la sua delusione; si sentiva incapaceperché i suoi compagni avevanocapito quelle cose e lei invece avevasbagliato quasi tutto. Diceva a sestessa «ora penseranno che sonostupida e forse lo sono davvero». Manon osava neppure singhiozzare perpaura di attirare l’attenzione deicompagni mentre le lacrimescendevano sulle guance e finivanodritte dritte sul foglio in fondo alquale, con un forte segno rosso,campeggiava, gigantesco e inquietantequel numero 5. Qualche anno faavevo una classe in cui succedevanoproprio le cose della storia diMartina, Valeria e Claudio. Erano

C sempre li a confrontare i voti e atremare per la paura di prenderne dibrutti. Verso la fine dell’anno scolasticodissi loro: «A partire da settembre, chivorrà, potrà ricevere sulla verifica, alposto del voto, una lettera personale incui scriverò qualcosa del genere: CaroMario, hai saputo fare questo e quest’altroma non ci siamo ancora su queste altrecose. Non ti preoccupare perché te lespiegherò di nuovo. Comunque seimigliorato e continuerai a migliorare selavorerai di più sulla tua concentrazioneche a volte è un po’ scarsa, etc...».

All’inizio del nuovo annoscolastico ecco la grandedecisione: metà della classeaveva scelto la valutazionesotto forma di lettera e metàil voto tradizionale. Si dicesempre, lo dicono spesso gliinsegnanti e a volte anche i

genitori, che senza voto ibambini non sono invogliati a

studiare. Così alla fine dell’annoscolastico studiai, alunno per alunno, iprogressi fatti. Che grande sorpresa! Ibambini che avevano ricevuto la letteraerano migliorati più di quelli cheavevano ricevuto il voto! Come mai?Avevano forse meno paura diaffrontare le prove? Si preoccupavanopiù di imparare e meno di fare a garatra loro? Le conclusioni, care bambine ecari bambini, le lascio a voi; provate ascrivermele se ne avete voglia, vorreisapere cosa ne pensate. Vi dico soloche da allora tutti gli anni propongo aimiei allievi la stessa cosa e i risultatisono sempre gli stessi: chi lavora per sée non per il voto, impara di più.Il maestro Ferdinando

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POPOTUS Piazza Carbonari 3, 20125 Milano. Fax: 02.6780383. Email:[email protected]

ULTIMAPAGINA

Prevenireè meglioche curare

alle pagine 4 e 5

Gli americanisognanoil nostro Paese

a pagina 6

ome posso imparare a fare una rima?Dove ho la possibilità di trovare una

bel paragone? In quale modo possoscoprire nuovi vocaboli o non fare erroridi sintassi? Semplice: ascoltando unacanzone. Un brano musicale non èsoltanto un passatempo per il nostroorecchio. È una sorta di guida del “buonitaliano” e un piccolo manuale digrammatica. Lo spiega l’Accademia dellaCrusca, la principale istituzione chevigila sulla nostra lingua e che ha ilcompito di proteggerla ma anche dicapire come cambia. All’italiano propostoda un brano di musica leggera o daun’opera lirica ha dedica un libro uscitoin questi giorni, in occasione della“Settimana della lingua italiana nelmondo” che si conclude sabato e che haper tema “Italiano della musica, musicadell’italiano”. Secondo i professori dellaprestigiosa Accademia, l’«italianocantato» può aiutare a scrivere e a parlarein modo corretto. In pratica è simile a unesercizio di grammatica che l’insegnanteassegna come compito a casa. Facciamoqualche esempio. Ho bisogno di trovareun sinonimo della parola “chiesa”. Seascolto un’opera lirica, sono in grado diindividuarlo facilmente perché in moltilibretti di opera la “chiesa” è chiamata“tempio”. Altro esempio. Ho bisogno difare una rima con il vocabolo “cuore”. Intante canzoni la parola “cuore” fa rimacon “amore” oppure con “valore”. Unulteriore caso. L’insegnante mi ha detto discrivere un paragone. Allora ascolto lacanzone di Elisa che si intitola Gli ostacolidel cuore. A un certo punto Elisa canta: “Èuna notte da scartare come un pacco diNatale”. Si tratta proprio di un paragoneperché la notte e il regalo di Natale hannoin comune la sorpresa che nascondono.C’è anche chi utilizza già le canzoni inclasse per insegnare l’italiano. È unprofessore di Reggio Emilia che ha scrittoun libro curioso intitolato Cantami o dj.

C

Musicisti ambasciatori di culturaa lingua italiana è famosa nel mondo anche grazie alla musica.Parole come soprano, tenore, contrabbasso o viola sono

entrate nei vocabolari di numerose lingue e si ispirano proprioall’italiano. Inoltre nei teatri lirici di tutti i continenti la maggiorparte delle opere che va in scena è in italiano. Poi ci sono le canzonidel nostro Paese che hanno fatto il giro del pianeta e che sonodiventate famose in Europa, Asia e America. L’Accademia dellaCrusca ha stilato una hit-parade dei brani del “bell’italiano” chehanno conquistato il mondo: ci sono ’O sole mio, Nel blu dipinto di bludi Domenico Modugno, La solitudine di Laura Pausini o Con te partiròdi Andrea Bocelli, soltanto per citare qualche titolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L

L’Accademia della Crusca promuove la musica italiana sia classica sia leggeraÈ scritta in un italiano da manuale. Da prendere a esempio anche a scuola

Parla come canti

22 ottobre 2015 / Anno XX / Numero 1854

NO AI VOTI, SÌ ALLA COLLABORAZIONE

Basta una letterae il risultato migliora

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Risolvi il gioco e, poi, scrivi a Popotus: i primi tre a indovinaresaranno premiati (è necessario indicare nome, cognome, indirizzoe un recapito telefonico)I VINCITORI DEL QUIZ DI GIOVEDÌ 15 OTTOBRESara Tavani (San Pietro in Cerro), Simone Centi (Roma),Francesco Selmi (Modena).Potete inviare la soluzione dei giochi anche via mail all’[email protected]. Oppure potete usare il cellulare einviare un SMS al 3351829613. Naturalmente potete continuarea scriverci anche con i sistemi più classici usando la postatradizionale o il fax.

se lui fosse ilbello e lei la

bestia? I ruoli dellafavola sono invertitinel nuovo libro afumetti di Lorenza diSepio che raccontaagli adolescenti lesfide quotidiane della vita di coppiae, soprattutto che per arrivare al... evissero felici e contenti c’è bisogno dicostanza, impegno e una giusta dosedi ironia. Simple e Madama sono iprotagonisti de Il bello e la bestia(Magic Press Edizioni, 10 euro), lui èsempliciotto e mansueto, lei goffa ed

E egoista. Con il suo caratteraccio e lalingua tagliente Madama fa uscire daigangheri una fata che – indovinate? –la trasformata in una bruttabestiaccia. Solo l’amore, come nellafavola originale, potrà scioglierel’incantesimo. Non c’entra niente la magia nellastoria tenerissima della volpe che siinnamora della luna. La volpe,convinta di poter essere ricambiata,prende la luna e se la porta a casa,coccolandola come di più non sipotrebbe. Quella, gelida e immobile,resta impassibile. Non reagiscedavanti alla tavola imbandita con

tante leccornie, non fa una piegaquando volpe le dedica unastruggente serenata, non la degna diun sorriso neppure mentre posa peril ritratto. Solo una cosa continua afare la luna: cresce. E cresce ancora,senza smettere di brillare. Che fare?Scopritelo leggendo La luna e lavolpe, un’anticastoria persianariproposta ai piccolilettori da AnahitaTeymourian perValentina Edizioni(12 euro).

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PAGINA SETTEPAGINA DUE

Ha chiuso i battentiun’edicola su 4

quotidiani e i periodiciin generale sono in via

di estinzione. Ma leedicole – che queiprodotti li vendono –ancora di più. Colpa dellacrisi ma anche esoprattutto dellapossibilità di trovare suinternet ogni genere dinotizie (o presunte tali).Fatto sta che in dieci anniha chiuso i battenti il 25%delle edicole, cioè una suquattro: la rete degliedicolanti è passata da40mila punti vendita apoco meno di 30mila. Idati arrivano dalla Fenagi,l’associazione dicategoria che riunisce gliesercentidell’informazione. Oggi –spiega Fenagi – sivendono 3,3 milioni digiornali al giorno contro i5,4 del 2007.

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I

contri, attentati, morti e feriti.Israeliani e palestinesi sono ancora

una volta sull’orlo della guerra. Nemicigiurati? No. Un ristoratore israeliano,Kobi Tzafrir, proprietario dell’HummusBar di Kfar Vitkin (una città costiera enord della capitale Tel Aviv), ha avutouna pensata brillante: se ebrei epalestinesi pranzano allo stesso tavolo,hanno uno sconto del 50 per cento.«Avete paura degli arabi? Paura degliebrei? Da noi non ci sono arabi enemmeno ebrei, ma solo persone e uneccellente hummus arabo». E se alla finequalcuno ha ancora fame, «gliriempiamo il piatto gratis, arabo, ebreo,cristiano o indiano che sia».Un problema potrebbe essere la birra,che la religione ebraica permette ma lareligione musulmana no. Che fare, se unebreo e un arabo musulmano sonoseduti allo stesso tavolo? Kobi Tzafririnvita gli ebrei a un piccolo sacrificio e,in segno di amicizia, a ordinare unabevanda analcolicaRisultato? Il locale di Kobi Tzafrir èsempre pieno e la sua idea, in fondomolto semplice, ha fatto il giro delmondo, finendo pure su... Popotus. Ilristoratore, che ha dimostrato coraggioe fantasia, dice di essere sorpreso, mafino a un certo punto. Strizza l’occhio espiega: «Se qualcosa può unire ebrei epalestinesi, questo è l’hummus». E sedavvero la soluzione della guerra infinitastia, almeno in una piccola parte, nelprendersi per la gola, ma nel senso dellabuona cucina?

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SHummus, che bontà!

ome spesso accade per lepietanze gustose e semplici,

in Medio Oriente molti dicono«l’abbiamo inventato noi!» emolte sono le varianti. L’hummusè una crema di ceci e tahina, unasorta di burro di sesamo, conuna punta di limone. Buonissimocon la pita, il pane piatto e tondotipico della Grecia e del MedioOriente; ma anche con leverdure crude. Buon appetito esoprattutto viva l’amicizia!

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C

Palestinesi e israelianiallo stesso tavolo

a vita le ha separate quando erano ancoramolto piccole e vivevano vicino a Seul, in

Corea del Sud. Due sorelle, entrambe finite inorfanotrofio, entrambe adottate da famiglieamericane, una in Virginia l’altra nello Stato diNew York. Per decenni, Eun-Sook (che oggi sichiama Meagan Hughes) e Pok-nam Shin(ribattezzata Holly Hoyle O’Brien) non hannopiù saputo niente l’una dell’altra, finché pochimesi fa, si sono incontrate all’ospedale diSarasota, in Florida, dove entrambe lavoranocome infermiere. Si sono subito piaciute, si sonosentite come sorelle. Troppe cose le avvicinavano,così hanno deciso di fare il test del dna che haconfermato la parentela. Uau!

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LLa sorella ritrovata

IN SALUTE E SORRIDENTE COSÌ È PAPA FRANCESCOIeri mattina Papa Francesco è uscito in PiazzaSan Pietro per la consueta udienza delmercoledì e, come al solito, ha sorriso a tuttiquelli che incontrava, ha baciato i bambini chele mamme gli porgevano, ha salutato i malati ericevuto i vescovi, ha dedicato la catechesi allafamiglia e alla promessa d’amore che in essarisiede. E pensare che il titolo di prima paginadei quotidiani del gruppo editoriale QN gli haattribuito, ieri mattina, un tumore al cervello:“Il Papa è malato” si leggeva nel titolone. Lanotizia è infondata, ha subito spiegato padreFederico Lombardi, il capo dell’ufficio stampadel Papa. E anche irresponsabile: una “bufala”che ha messo in allarme tutto il mondo.

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PAGINA TRE PAGINA SEI

Malato di sudokuel vero senso dellaparola: è il caso di un

giovanotto che, per staremeglio, ha dovuto rinunciarea risolvere il sudoku, il giocodi numeri. Tutto è cominciatocon un incidente: il ragazzo –25 anni – è rimasto sepoltosotto la neve per 15 minuti eal suo cervello è mancatol’ossigeno. Sembrava nonavere riportato seri danni,finché non si è dedicato alsuo passatempo preferito: ilsudoku. A quel punto, ilbraccio sinistro ha preso asussultare in preda aglispasmi. Smesso il gioco,smesso anche il disturbo. Ilcaso è raccontato su IflScienze, una rivistaspecializzata, dai medicitedeschi che hanno avuto incura il ragazzo.

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N

Per i “cartoneros”è l’ora dei diritti

l loro lavoro fa bene alla città. Non solola rendono più pulita raccogliendo i

rifiuti: i “cartoneros” provvedono anche ariciclare quanto può essere riutilizzato. Perquesto li chiamano comunemente“riciclatori”. Le autorità, però, nonriconoscono la loro attività, nata in modoinformale in America Latina persopravvivere in tempi di crisi. Nessunanorma, dunque, protegge i “cartoneros”.Almeno finora. I riciclatori hanno, infatti,deciso di organizzarsi e di stendere, conl’aiuto della cooperativa italianaArcobaleno, una “Carta dei diritti” che èstata presentata alle Nazioni Unite(l’organizzazione mondiale

I

Non è uno sportomporta un grandeimpegno mentale e

notevoli doti di strategia. Madefinirlo uno sport èesagerato: il bridge – hastabilito la suprema corte delRegno Unito – non puòessere considerato unadisciplina sportiva. Ladecisione ha suscitatoparecchia delusione tra gliappassionati britannici delgioco di carte, già reduci dalsecco rifiuto del comitatoolimpico che non includerà ilbridge negli sportdimostrativi alle Olimpiadi diTokyo del 2020.

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C

Ma quanto ci piace l’Italia!

La passione degli americani per il nostro PaeseUn giovane su quattro sogna di vivere qui

Ma guardatequanto è brutta!

ono oltre 14mila gliamericani che

risiedono attualmentein Italia, sparsi un po’ovunque nelle regionidella penisola. E ognianno sono sempre piùnumerosi i turistid’oltreoceano chescelgono il nostroPaese come luogodelle loro vacanze. Persfatare alcuni deiluoghi comuni negativiche, all’estero,accompagnano spessol’immagine dell’Italia,il sito americanoBuzzFeed, uno dei piùfrequentati al mondocon circa 200 milioni dicontatti al mese, hapubblicato un’ironicagalleria fotograficaintitolata “39 motiviper cui l’Italia è ilposto peggiore” che,in contraddizione conquanto promesso daltitolo, riporta immaginidavvero incantevolidel nostro Paese. Ed èstata la rivistaamericana “CondéNast Traveler” apresentare ai suoilettori, nel dicembrescorso, le dodicispiagge più belled’Italia: tra cui lacalabrese Marasusa,Monterosso ligure e lariserva siciliana delloZingaro.

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S

bevanda più diffusa. I giovani si tengonoaggiornati anche sulla situazione politica esulle vicende economiche dell’Italia. Ilpaesaggio e l’unicità del nostro patrimonioculturale rientrano tra le motivazioni allabase della loro scelta. L’italofilia (ossia lapassione per l’Italia) degli americani haradici solide, accomunando non solo lenuove generazioni ma gli stessi padrifondatori degli Stati Uniti, tra cui BenjaminFranklin e Thomas Jefferson. Infatti, neisecoli scorsi i giovani aristocratici inglesi,tedeschi e, ovviamente, americani,effettuavano almeno una volta il "GrandTour", un viaggio sia di piacere checulturale, avendo come meta proprio lebellezze mozzafiato della penisola.

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Questione di gustoemittente americana CNNha effettuato un sondaggio

su Facebook chiedendo ai propriutenti di stilare una classifica deidieci Paesi dove, secondo loro, simangia meglio al mondo. E se apredominare incontrastata alprimo posto, con ottomilapreferenze, appare l’esoticaTaiwan, seguita da un’altranazione orientale, le Filippine, il

’L terzo gradino sul podio loconquista l’Italia, primo tra i Paesieuropei a comparire in questaspeciale classifica che accoglie, alnono posto, soltanto la Grecia. Peri buongustai americaniparmigiano, spaghetti e salsa dipomodoro risultano di gran lungapreferibili ai manicaretti francesio alla paella spagnola. A spiegareall’America come si fa la pasta in

casa o i dolci tipici del Sud Italia,ci pensa Rosetta Costantino,calabrese originaria di un borgomontano, Verbicaro, trasferitasiall’età di 14 anni in California.Attraverso un blog e lapubblicazione di diversi libri dicucina, la signora Costantino èdiventata una delle ambasciatricidei sapori “made in Italy”.

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no dei sogni dei giovani americani èvivere in Italia: è quanto emerge da un

sondaggio compiuto su un gruppo distudenti universitari dalla Fondazione Italia-Usa e dalla John Cabot University. Unintervistato su quattro ha dichiarato che, sepotesse scegliere la nazione in cui vivere,tale scelta ricadrebbe sul nostro Paese. Uninteresse che nasce o da una visita giàcompiuta o da una conoscenza indiretta,grazie soprattutto a internet, delle bellezzedella penisola. I ragazzi americani appaionoinformati e sicuri di sé: oltre il 58% ritieneche Milano sia la capitale mondiale dellamoda e il 60% che il vino migliore sia quelloprodotto nelle regioni italiane. Pensano cheil nostro piatto più popolare sia la pizza, ilgelato sia il dessert più apprezzato, il caffè la

U

per la difesa della pace). La speranza è diessere inquadrati come operatoriecologici a tutti gli effetti. L’occasione perla consegna del documento si èpresentata a Torino, nell’ambito del Forummondiale sullo sviluppo economico locale.Là sono arrivate due delegazioni diraccoglitori informali da Argentina eMessico. Nel testo, in sei punti, icartoneros chiedono il riconoscimentopubblico del valore economico, sociale edambientale del loro lavoro, che leassociazioni da essi formate possanopartecipare agli appalti e che venganoascoltate dai legislatori in materia di rifiuti.

© RIPRODUZIO NE RISERVATA

Cade a pezzi: restauro per il Big Bena situazione è preoccupante: il Big Ben – laTorre dell’orologio, a Londra – cade a pezzi e

ha bisogno di un consistente restauro. I lavorisono indispensabili dopo 156 anni di storiagloriosa, con un preventivo di spesa che si aggiraintorno ai 40 milioni di sterline (circa 55 milioni dieuro). Ma, soprattutto, con tempi di chiusuramolto lunghi e che devono cominciare al piùpresto: il tetto perde e l’abitacolo dell’orologio ègravemente corroso, ci sono grandi ed evidenticrepe nella muratura. Non solo: le lancetteperdono i colpi e a poco servono gli interventitempestivi dei tecnici, pronti a mettersi al lavoro24 ore su 24. La campana del Big Ben resterà zittaper un pezzo!

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L

Vivere di rifiutil termine “cartonero” èdiventato famoso con

la crisi argentina del 2001,quando i disoccupati simisero a raccogliere irifiuti per vivere. In realtà,i raccoglitori informaliesistono da prima e sonoun prodotto della capacitàdei poveri di inventarsi unlavoro, come ha più voltedetto papa Francesco. Sitrovano in tutto il Sud delmondo, soprattutto inAmerica Latina, dove sichiamano in vari modi –“cartoneros”,“pepenadores”,“recolectores” – aseconda del Paese.

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I

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edici ed esperti hanno datol’allarme: nel nostro Paese,

sta calando il numero di genitoriche sottopone i figli allevaccinazioni obbligatorie eraccomandate. Se ne parla moltoin questi giorni: secondo i datidell’Istituto Superiore di Santità,l’ente che si occupa di monitorarela salute pubblica, è diminuito inmaniera preoccupante il numerodi bambini vaccinati sia contromalattie maligne come lapoliomielite, il tetano, la difteritesia per malattie più comuni manon meno pericolose come ilmorbillo, la parotite e la rosolia.Questo è accaduto perchésempre più genitori si sonoconvinti che i vaccini sianodannosi e preferiscono non farpiù vaccinare i propri figli.Attraverso il tam tam di internet sisono diffuse teorie che non hannonulla di scientifico: sostengono,per esempio, che le vaccinazionipossano essere la causa didisturbi molto gravi comel’autismo. Non c’è niente di piùfalso, si tratta di una convinzionesbagliata che però ha indottomolti genitori a non vaccinare ifigli. Ma la prevenzione resta lamigliore terapia ed evitare levaccinazioni si dimostracomunque una scelta molto menosicura: se si rifiutano levaccinazioni, si diminuisce lapopolazione resa immune eaumenta il rischio di esserecontagiati. Così, per evitare ildiffondersi delle malattie, si èanche pensato di tornare a unalegge in vigore fino a non moltianni fa: i bambini non vaccinatinon potevano frequentare lascuola. La verità è che i vaccinisono vittime del loro successo:proprio perché in questi decennihanno agito con successo edefficacia, si è persa la memoria diquanto fossero pericolose lemalattie che hanno sconfitto e cheora si ripresentano.

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M

l primo scopritore del vaccino èstato un medico inglese di

campagna, Edward Jenner, che nel1796, con il suo metodosperimentale, ha salvato il mondo dauna malattia spaventosa: il vaiolo.Jenner osservò che i contadini chemungevano le mucche spessovenivano colpiti da una forma moltopiù leggera della malattia, chiamatavaiolo vaccino, e a seguito di questo

erano protetti nei confronti di quelloumano, che era mortale e per cuinon c’erano cure. Così, dopo aver alungo studiato tutte le conseguenze,il dottor Jenner tentò un esperimentoche sembrava disperato: estrassedel siero da una donna che era statacolpita dal vaiolo vaccino e lo iniettòin un bambino sano di otto anni.Dopo una settimana il ragazzocominciò ad avere i primi sintomi

della malattia, ma nel giro diqualche giorno si ristabilì. Dopocirca un mese e mezzo, il medicoinoculò nello stesso ragazzo delsiero preso da una persona affettada vaiolo umano, ben più terribile equesta volta il ragazzo non presentòalcun sintomo della malattia. Jenneraveva appena trovato il modo disalvare la vita a milioni di persone.

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I

Diminuisce il numerodi genitori che sottopone i figli alle vaccinazioniobbligatorie e consigliate.Meno persone immunipiù rischio di contagio

Dedicato ai nonnion sono solo ibambini ad aver

bisogno del vaccino:serve anche ai nonni! Perchi ha superato i 65 anniun’influenza invernale puòdiventare un malanno piùgrave e difficile dasuperare. Così, contro ilrischio di fastidiosiacciacchi e polmonitipericolose, l’associazioneHappy Ageing (che silegge eppi eging esingifica “invecchiamentofelice”), formata dasocietà scientifiche eunioni di pensionati, hapromosso la campagna“Vacci. Vacci a vaccinarti”.L’obiettivo è spiegare aglianziani che non bisognapensare che vaccinarsi siauna cosa “da deboli”, alcontrario! È proprio permantenersi sani e attiviche serve la prevenzione:con il vaccino giusto ci siprotegge da malattie distagione che possonoavere serie conseguenze.

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N

sia pronto e all’erta in caso dipericolo. Ma si possono vaccinaretutti?Per tutelare la salute sarebbe bene che lofacessero tutti: le reazioni negative epesanti esistono, ma sono rarissime.Inoltre sono proprio pochi i casi di chinon si può vaccinare, per esempio ibambini che hanno malattie cheabbattono le loro difese immunitarie oche abbiano avuto una grave crisi allergicaa un primo vaccino. E se si ha un po’ di febbre?Se c’è solo una febbre leggera e nonassociata ad altri sintomi, oppure unsemplice raffreddore, non si corronorischi. Cosa succede se si smettono divaccinare i bambini? Se si abbassa la guardia e non si proteggetutta la popolazione, aumenta lapossibilità di contrarre malattie moltogravi che si credevano debellate.

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e vaccinazioni sono una delle piùimportanti scoperte che la

medicina abbia fatto e una delle maggioridifese che si possono offrire ai bambinicontro numerose malattie», spiega ilprofessor Pietro Ferrara, pediatradell’Università Cattolica del Sacro Cuore edel Campus Biomedico di Roma. «Quandonon esistevano i vaccini, tantissimi bambinimorivano per il morbillo o la pertosse –racconta il pediatra – ma dopo la scopertadel dottor Jenner, circa 200 anni fa, i medicisono riusciti a salvare le persone prima chesi ammalassero». Come funziona il vaccino? Si introduce nell’organismo l’agentepatogeno, ovvero un pezzo di malattia, cheè stato reso innocuo. Questo mette ilnostro corpo in condizione di riconoscereil nemico, cioè la malattia vera e propria, ecombatterlo efficacemente se dovessepresentarsi. Quindi attraverso la vaccinazione noifacciamo sì che il nostro organismo

Quando si morivaper una pertosse

PAGINA CINQUE PAGINA QUATTRO

Prevenire è meglio che curare

Jenner, le mucche, un bambino

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edici ed esperti hanno datol’allarme: nel nostro Paese,

sta calando il numero di genitoriche sottopone i figli allevaccinazioni obbligatorie eraccomandate. Se ne parla moltoin questi giorni: secondo i datidell’Istituto Superiore di Santità,l’ente che si occupa di monitorarela salute pubblica, è diminuito inmaniera preoccupante il numerodi bambini vaccinati sia contromalattie maligne come lapoliomielite, il tetano, la difteritesia per malattie più comuni manon meno pericolose come ilmorbillo, la parotite e la rosolia.Questo è accaduto perchésempre più genitori si sonoconvinti che i vaccini sianodannosi e preferiscono non farpiù vaccinare i propri figli.Attraverso il tam tam di internet sisono diffuse teorie che non hannonulla di scientifico: sostengono,per esempio, che le vaccinazionipossano essere la causa didisturbi molto gravi comel’autismo. Non c’è niente di piùfalso, si tratta di una convinzionesbagliata che però ha indottomolti genitori a non vaccinare ifigli. Ma la prevenzione resta lamigliore terapia ed evitare levaccinazioni si dimostracomunque una scelta molto menosicura: se si rifiutano levaccinazioni, si diminuisce lapopolazione resa immune eaumenta il rischio di esserecontagiati. Così, per evitare ildiffondersi delle malattie, si èanche pensato di tornare a unalegge in vigore fino a non moltianni fa: i bambini non vaccinatinon potevano frequentare lascuola. La verità è che i vaccinisono vittime del loro successo:proprio perché in questi decennihanno agito con successo edefficacia, si è persa la memoria diquanto fossero pericolose lemalattie che hanno sconfitto e cheora si ripresentano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

M

l primo scopritore del vaccino èstato un medico inglese di

campagna, Edward Jenner, che nel1796, con il suo metodosperimentale, ha salvato il mondo dauna malattia spaventosa: il vaiolo.Jenner osservò che i contadini chemungevano le mucche spessovenivano colpiti da una forma moltopiù leggera della malattia, chiamatavaiolo vaccino, e a seguito di questo

erano protetti nei confronti di quelloumano, che era mortale e per cuinon c’erano cure. Così, dopo aver alungo studiato tutte le conseguenze,il dottor Jenner tentò un esperimentoche sembrava disperato: estrassedel siero da una donna che era statacolpita dal vaiolo vaccino e lo iniettòin un bambino sano di otto anni.Dopo una settimana il ragazzocominciò ad avere i primi sintomi

della malattia, ma nel giro diqualche giorno si ristabilì. Dopocirca un mese e mezzo, il medicoinoculò nello stesso ragazzo delsiero preso da una persona affettada vaiolo umano, ben più terribile equesta volta il ragazzo non presentòalcun sintomo della malattia. Jenneraveva appena trovato il modo disalvare la vita a milioni di persone.

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I

Diminuisce il numerodi genitori che sottopone i figli alle vaccinazioniobbligatorie e consigliate.Meno persone immunipiù rischio di contagio

Dedicato ai nonnion sono solo ibambini ad aver

bisogno del vaccino:serve anche ai nonni! Perchi ha superato i 65 anniun’influenza invernale puòdiventare un malanno piùgrave e difficile dasuperare. Così, contro ilrischio di fastidiosiacciacchi e polmonitipericolose, l’associazioneHappy Ageing (che silegge eppi eging esingifica “invecchiamentofelice”), formata dasocietà scientifiche eunioni di pensionati, hapromosso la campagna“Vacci. Vacci a vaccinarti”.L’obiettivo è spiegare aglianziani che non bisognapensare che vaccinarsi siauna cosa “da deboli”, alcontrario! È proprio permantenersi sani e attiviche serve la prevenzione:con il vaccino giusto ci siprotegge da malattie distagione che possonoavere serie conseguenze.

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N

sia pronto e all’erta in caso dipericolo. Ma si possono vaccinaretutti?Per tutelare la salute sarebbe bene che lofacessero tutti: le reazioni negative epesanti esistono, ma sono rarissime.Inoltre sono proprio pochi i casi di chinon si può vaccinare, per esempio ibambini che hanno malattie cheabbattono le loro difese immunitarie oche abbiano avuto una grave crisi allergicaa un primo vaccino. E se si ha un po’ di febbre?Se c’è solo una febbre leggera e nonassociata ad altri sintomi, oppure unsemplice raffreddore, non si corronorischi. Cosa succede se si smettono divaccinare i bambini? Se si abbassa la guardia e non si proteggetutta la popolazione, aumenta lapossibilità di contrarre malattie moltogravi che si credevano debellate.

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e vaccinazioni sono una delle piùimportanti scoperte che la

medicina abbia fatto e una delle maggioridifese che si possono offrire ai bambinicontro numerose malattie», spiega ilprofessor Pietro Ferrara, pediatradell’Università Cattolica del Sacro Cuore edel Campus Biomedico di Roma. «Quandonon esistevano i vaccini, tantissimi bambinimorivano per il morbillo o la pertosse –racconta il pediatra – ma dopo la scopertadel dottor Jenner, circa 200 anni fa, i medicisono riusciti a salvare le persone prima chesi ammalassero». Come funziona il vaccino? Si introduce nell’organismo l’agentepatogeno, ovvero un pezzo di malattia, cheè stato reso innocuo. Questo mette ilnostro corpo in condizione di riconoscereil nemico, cioè la malattia vera e propria, ecombatterlo efficacemente se dovessepresentarsi. Quindi attraverso la vaccinazione noifacciamo sì che il nostro organismo

Quando si morivaper una pertosse

PAGINA CINQUE PAGINA QUATTRO

Prevenire è meglio che curare

Jenner, le mucche, un bambino

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PAGINA TRE PAGINA SEI

Malato di sudokuel vero senso dellaparola: è il caso di un

giovanotto che, per staremeglio, ha dovuto rinunciarea risolvere il sudoku, il giocodi numeri. Tutto è cominciatocon un incidente: il ragazzo –25 anni – è rimasto sepoltosotto la neve per 15 minuti eal suo cervello è mancatol’ossigeno. Sembrava nonavere riportato seri danni,finché non si è dedicato alsuo passatempo preferito: ilsudoku. A quel punto, ilbraccio sinistro ha preso asussultare in preda aglispasmi. Smesso il gioco,smesso anche il disturbo. Ilcaso è raccontato su IflScienze, una rivistaspecializzata, dai medicitedeschi che hanno avuto incura il ragazzo.

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N

Per i “cartoneros”è l’ora dei diritti

l loro lavoro fa bene alla città. Non solola rendono più pulita raccogliendo i

rifiuti: i “cartoneros” provvedono anche ariciclare quanto può essere riutilizzato. Perquesto li chiamano comunemente“riciclatori”. Le autorità, però, nonriconoscono la loro attività, nata in modoinformale in America Latina persopravvivere in tempi di crisi. Nessunanorma, dunque, protegge i “cartoneros”.Almeno finora. I riciclatori hanno, infatti,deciso di organizzarsi e di stendere, conl’aiuto della cooperativa italianaArcobaleno, una “Carta dei diritti” che èstata presentata alle Nazioni Unite(l’organizzazione mondiale

I

Non è uno sportomporta un grandeimpegno mentale e

notevoli doti di strategia. Madefinirlo uno sport èesagerato: il bridge – hastabilito la suprema corte delRegno Unito – non puòessere considerato unadisciplina sportiva. Ladecisione ha suscitatoparecchia delusione tra gliappassionati britannici delgioco di carte, già reduci dalsecco rifiuto del comitatoolimpico che non includerà ilbridge negli sportdimostrativi alle Olimpiadi diTokyo del 2020.

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C

Ma quanto ci piace l’Italia!

La passione degli americani per il nostro PaeseUn giovane su quattro sogna di vivere qui

Ma guardatequanto è brutta!

ono oltre 14mila gliamericani che

risiedono attualmentein Italia, sparsi un po’ovunque nelle regionidella penisola. E ognianno sono sempre piùnumerosi i turistid’oltreoceano chescelgono il nostroPaese come luogodelle loro vacanze. Persfatare alcuni deiluoghi comuni negativiche, all’estero,accompagnano spessol’immagine dell’Italia,il sito americanoBuzzFeed, uno dei piùfrequentati al mondocon circa 200 milioni dicontatti al mese, hapubblicato un’ironicagalleria fotograficaintitolata “39 motiviper cui l’Italia è ilposto peggiore” che,in contraddizione conquanto promesso daltitolo, riporta immaginidavvero incantevolidel nostro Paese. Ed èstata la rivistaamericana “CondéNast Traveler” apresentare ai suoilettori, nel dicembrescorso, le dodicispiagge più belled’Italia: tra cui lacalabrese Marasusa,Monterosso ligure e lariserva siciliana delloZingaro.

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S

bevanda più diffusa. I giovani si tengonoaggiornati anche sulla situazione politica esulle vicende economiche dell’Italia. Ilpaesaggio e l’unicità del nostro patrimonioculturale rientrano tra le motivazioni allabase della loro scelta. L’italofilia (ossia lapassione per l’Italia) degli americani haradici solide, accomunando non solo lenuove generazioni ma gli stessi padrifondatori degli Stati Uniti, tra cui BenjaminFranklin e Thomas Jefferson. Infatti, neisecoli scorsi i giovani aristocratici inglesi,tedeschi e, ovviamente, americani,effettuavano almeno una volta il "GrandTour", un viaggio sia di piacere checulturale, avendo come meta proprio lebellezze mozzafiato della penisola.

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Questione di gustoemittente americana CNNha effettuato un sondaggio

su Facebook chiedendo ai propriutenti di stilare una classifica deidieci Paesi dove, secondo loro, simangia meglio al mondo. E se apredominare incontrastata alprimo posto, con ottomilapreferenze, appare l’esoticaTaiwan, seguita da un’altranazione orientale, le Filippine, il

’L terzo gradino sul podio loconquista l’Italia, primo tra i Paesieuropei a comparire in questaspeciale classifica che accoglie, alnono posto, soltanto la Grecia. Peri buongustai americaniparmigiano, spaghetti e salsa dipomodoro risultano di gran lungapreferibili ai manicaretti francesio alla paella spagnola. A spiegareall’America come si fa la pasta in

casa o i dolci tipici del Sud Italia,ci pensa Rosetta Costantino,calabrese originaria di un borgomontano, Verbicaro, trasferitasiall’età di 14 anni in California.Attraverso un blog e lapubblicazione di diversi libri dicucina, la signora Costantino èdiventata una delle ambasciatricidei sapori “made in Italy”.

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no dei sogni dei giovani americani èvivere in Italia: è quanto emerge da un

sondaggio compiuto su un gruppo distudenti universitari dalla Fondazione Italia-Usa e dalla John Cabot University. Unintervistato su quattro ha dichiarato che, sepotesse scegliere la nazione in cui vivere,tale scelta ricadrebbe sul nostro Paese. Uninteresse che nasce o da una visita giàcompiuta o da una conoscenza indiretta,grazie soprattutto a internet, delle bellezzedella penisola. I ragazzi americani appaionoinformati e sicuri di sé: oltre il 58% ritieneche Milano sia la capitale mondiale dellamoda e il 60% che il vino migliore sia quelloprodotto nelle regioni italiane. Pensano cheil nostro piatto più popolare sia la pizza, ilgelato sia il dessert più apprezzato, il caffè la

U

per la difesa della pace). La speranza è diessere inquadrati come operatoriecologici a tutti gli effetti. L’occasione perla consegna del documento si èpresentata a Torino, nell’ambito del Forummondiale sullo sviluppo economico locale.Là sono arrivate due delegazioni diraccoglitori informali da Argentina eMessico. Nel testo, in sei punti, icartoneros chiedono il riconoscimentopubblico del valore economico, sociale edambientale del loro lavoro, che leassociazioni da essi formate possanopartecipare agli appalti e che venganoascoltate dai legislatori in materia di rifiuti.

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Cade a pezzi: restauro per il Big Bena situazione è preoccupante: il Big Ben – laTorre dell’orologio, a Londra – cade a pezzi e

ha bisogno di un consistente restauro. I lavorisono indispensabili dopo 156 anni di storiagloriosa, con un preventivo di spesa che si aggiraintorno ai 40 milioni di sterline (circa 55 milioni dieuro). Ma, soprattutto, con tempi di chiusuramolto lunghi e che devono cominciare al piùpresto: il tetto perde e l’abitacolo dell’orologio ègravemente corroso, ci sono grandi ed evidenticrepe nella muratura. Non solo: le lancetteperdono i colpi e a poco servono gli interventitempestivi dei tecnici, pronti a mettersi al lavoro24 ore su 24. La campana del Big Ben resterà zittaper un pezzo!

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L

Vivere di rifiutil termine “cartonero” èdiventato famoso con

la crisi argentina del 2001,quando i disoccupati simisero a raccogliere irifiuti per vivere. In realtà,i raccoglitori informaliesistono da prima e sonoun prodotto della capacitàdei poveri di inventarsi unlavoro, come ha più voltedetto papa Francesco. Sitrovano in tutto il Sud delmondo, soprattutto inAmerica Latina, dove sichiamano in vari modi –“cartoneros”,“pepenadores”,“recolectores” – aseconda del Paese.

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Risolvi il gioco e, poi, scrivi a Popotus: i primi tre a indovinaresaranno premiati (è necessario indicare nome, cognome, indirizzoe un recapito telefonico)I VINCITORI DEL QUIZ DI GIOVEDÌ 15 OTTOBRESara Tavani (San Pietro in Cerro), Simone Centi (Roma),Francesco Selmi (Modena).Potete inviare la soluzione dei giochi anche via mail all’[email protected]. Oppure potete usare il cellulare einviare un SMS al 3351829613. Naturalmente potete continuarea scriverci anche con i sistemi più classici usando la postatradizionale o il fax.

se lui fosse ilbello e lei la

bestia? I ruoli dellafavola sono invertitinel nuovo libro afumetti di Lorenza diSepio che raccontaagli adolescenti lesfide quotidiane della vita di coppiae, soprattutto che per arrivare al... evissero felici e contenti c’è bisogno dicostanza, impegno e una giusta dosedi ironia. Simple e Madama sono iprotagonisti de Il bello e la bestia(Magic Press Edizioni, 10 euro), lui èsempliciotto e mansueto, lei goffa ed

E egoista. Con il suo caratteraccio e lalingua tagliente Madama fa uscire daigangheri una fata che – indovinate? –la trasformata in una bruttabestiaccia. Solo l’amore, come nellafavola originale, potrà scioglierel’incantesimo. Non c’entra niente la magia nellastoria tenerissima della volpe che siinnamora della luna. La volpe,convinta di poter essere ricambiata,prende la luna e se la porta a casa,coccolandola come di più non sipotrebbe. Quella, gelida e immobile,resta impassibile. Non reagiscedavanti alla tavola imbandita con

tante leccornie, non fa una piegaquando volpe le dedica unastruggente serenata, non la degna diun sorriso neppure mentre posa peril ritratto. Solo una cosa continua afare la luna: cresce. E cresce ancora,senza smettere di brillare. Che fare?Scopritelo leggendo La luna e lavolpe, un’anticastoria persianariproposta ai piccolilettori da AnahitaTeymourian perValentina Edizioni(12 euro).

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PAGINA SETTEPAGINA DUE

Ha chiuso i battentiun’edicola su 4

quotidiani e i periodiciin generale sono in via

di estinzione. Ma leedicole – che queiprodotti li vendono –ancora di più. Colpa dellacrisi ma anche esoprattutto dellapossibilità di trovare suinternet ogni genere dinotizie (o presunte tali).Fatto sta che in dieci anniha chiuso i battenti il 25%delle edicole, cioè una suquattro: la rete degliedicolanti è passata da40mila punti vendita apoco meno di 30mila. Idati arrivano dalla Fenagi,l’associazione dicategoria che riunisce gliesercentidell’informazione. Oggi –spiega Fenagi – sivendono 3,3 milioni digiornali al giorno contro i5,4 del 2007.

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contri, attentati, morti e feriti.Israeliani e palestinesi sono ancora

una volta sull’orlo della guerra. Nemicigiurati? No. Un ristoratore israeliano,Kobi Tzafrir, proprietario dell’HummusBar di Kfar Vitkin (una città costiera enord della capitale Tel Aviv), ha avutouna pensata brillante: se ebrei epalestinesi pranzano allo stesso tavolo,hanno uno sconto del 50 per cento.«Avete paura degli arabi? Paura degliebrei? Da noi non ci sono arabi enemmeno ebrei, ma solo persone e uneccellente hummus arabo». E se alla finequalcuno ha ancora fame, «gliriempiamo il piatto gratis, arabo, ebreo,cristiano o indiano che sia».Un problema potrebbe essere la birra,che la religione ebraica permette ma lareligione musulmana no. Che fare, se unebreo e un arabo musulmano sonoseduti allo stesso tavolo? Kobi Tzafririnvita gli ebrei a un piccolo sacrificio e,in segno di amicizia, a ordinare unabevanda analcolicaRisultato? Il locale di Kobi Tzafrir èsempre pieno e la sua idea, in fondomolto semplice, ha fatto il giro delmondo, finendo pure su... Popotus. Ilristoratore, che ha dimostrato coraggioe fantasia, dice di essere sorpreso, mafino a un certo punto. Strizza l’occhio espiega: «Se qualcosa può unire ebrei epalestinesi, questo è l’hummus». E sedavvero la soluzione della guerra infinitastia, almeno in una piccola parte, nelprendersi per la gola, ma nel senso dellabuona cucina?

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SHummus, che bontà!

ome spesso accade per lepietanze gustose e semplici,

in Medio Oriente molti dicono«l’abbiamo inventato noi!» emolte sono le varianti. L’hummusè una crema di ceci e tahina, unasorta di burro di sesamo, conuna punta di limone. Buonissimocon la pita, il pane piatto e tondotipico della Grecia e del MedioOriente; ma anche con leverdure crude. Buon appetito esoprattutto viva l’amicizia!

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C

Palestinesi e israelianiallo stesso tavolo

a vita le ha separate quando erano ancoramolto piccole e vivevano vicino a Seul, in

Corea del Sud. Due sorelle, entrambe finite inorfanotrofio, entrambe adottate da famiglieamericane, una in Virginia l’altra nello Stato diNew York. Per decenni, Eun-Sook (che oggi sichiama Meagan Hughes) e Pok-nam Shin(ribattezzata Holly Hoyle O’Brien) non hannopiù saputo niente l’una dell’altra, finché pochimesi fa, si sono incontrate all’ospedale diSarasota, in Florida, dove entrambe lavoranocome infermiere. Si sono subito piaciute, si sonosentite come sorelle. Troppe cose le avvicinavano,così hanno deciso di fare il test del dna che haconfermato la parentela. Uau!

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LLa sorella ritrovata

IN SALUTE E SORRIDENTE COSÌ È PAPA FRANCESCOIeri mattina Papa Francesco è uscito in PiazzaSan Pietro per la consueta udienza delmercoledì e, come al solito, ha sorriso a tuttiquelli che incontrava, ha baciato i bambini chele mamme gli porgevano, ha salutato i malati ericevuto i vescovi, ha dedicato la catechesi allafamiglia e alla promessa d’amore che in essarisiede. E pensare che il titolo di prima paginadei quotidiani del gruppo editoriale QN gli haattribuito, ieri mattina, un tumore al cervello:“Il Papa è malato” si leggeva nel titolone. Lanotizia è infondata, ha subito spiegato padreFederico Lombardi, il capo dell’ufficio stampadel Papa. E anche irresponsabile: una “bufala”che ha messo in allarme tutto il mondo.

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Supplemento di Avveniredel 22 ottobre 2015

Direttore responsabileMarco Tarquinioa cura diNicoletta MartinelliHanno collaboratoLucia Capuzzi, Umberto Folena, Giacomo Gambassi, Luigi Marsiglia,Emanuela Vinai, Marina LuzziIllustrazioniGraziano Bertelegni, Filippo Brunello, Stefano Misesti, Franca Trabacchi

GIORNALE DI ATTUALITÀ PER BAMBINI

IN CAMPEGGIOIn un campeggio inriva al mare, dueamici discutono:– Bella la tua nuovatenda! Ma tienel’acqua?– Benissimo! Quandoentra non esce più!Angelo Costante,Bolgare

INDOVINAChe differenza c’è traun’auto e una moto?Che l’auto si mette inmoto ma la motonon può mettersi inauto!Aldo Libutti,Partinico

are bambine, cari bambini,vi racconto una piccola storia.

Nel compito di matematica Martinaaveva preso 5 perché, come a voltecapita agli studenti, l’emozione, quellamattina della verifica, l’aveva tradita eaveva pasticciato non poco con inumeri. Valeria invece aveva ricevutodalla maestra un bel 10 e tuttaeccitata si volse raggiante verso ilbanco posto alle sue spalle e quasigridò: «Martina, Martina hai visto, hopreso dieci, come sono felice! E tuquanto hai preso?». Martina fece fintadi non sentire ma alle insistenzedi Valeria sbottò: «Non te lodico, che cosa ti importa?».Claudio, il compagno dibanco di Martinaintervenne: «Io lo so perchénon lo vuol dire, ho visto ilsuo voto, ha preso 5».Martina, al colmo dellatensione, proruppe in unpianto sommesso, silenzioso; avrebbevoluto gridare tutto il suo dispiacere,la sua delusione; si sentiva incapaceperché i suoi compagni avevanocapito quelle cose e lei invece avevasbagliato quasi tutto. Diceva a sestessa «ora penseranno che sonostupida e forse lo sono davvero». Manon osava neppure singhiozzare perpaura di attirare l’attenzione deicompagni mentre le lacrimescendevano sulle guance e finivanodritte dritte sul foglio in fondo alquale, con un forte segno rosso,campeggiava, gigantesco e inquietantequel numero 5. Qualche anno faavevo una classe in cui succedevanoproprio le cose della storia diMartina, Valeria e Claudio. Erano

C sempre li a confrontare i voti e atremare per la paura di prenderne dibrutti. Verso la fine dell’anno scolasticodissi loro: «A partire da settembre, chivorrà, potrà ricevere sulla verifica, alposto del voto, una lettera personale incui scriverò qualcosa del genere: CaroMario, hai saputo fare questo e quest’altroma non ci siamo ancora su queste altrecose. Non ti preoccupare perché te lespiegherò di nuovo. Comunque seimigliorato e continuerai a migliorare selavorerai di più sulla tua concentrazioneche a volte è un po’ scarsa, etc...».

All’inizio del nuovo annoscolastico ecco la grandedecisione: metà della classeaveva scelto la valutazionesotto forma di lettera e metàil voto tradizionale. Si dicesempre, lo dicono spesso gliinsegnanti e a volte anche i

genitori, che senza voto ibambini non sono invogliati a

studiare. Così alla fine dell’annoscolastico studiai, alunno per alunno, iprogressi fatti. Che grande sorpresa! Ibambini che avevano ricevuto la letteraerano migliorati più di quelli cheavevano ricevuto il voto! Come mai?Avevano forse meno paura diaffrontare le prove? Si preoccupavanopiù di imparare e meno di fare a garatra loro? Le conclusioni, care bambine ecari bambini, le lascio a voi; provate ascrivermele se ne avete voglia, vorreisapere cosa ne pensate. Vi dico soloche da allora tutti gli anni propongo aimiei allievi la stessa cosa e i risultatisono sempre gli stessi: chi lavora per sée non per il voto, impara di più.Il maestro Ferdinando

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POPOTUS Piazza Carbonari 3, 20125 Milano. Fax: 02.6780383. Email:[email protected]

ULTIMAPAGINA

Prevenireè meglioche curare

alle pagine 4 e 5

Gli americanisognanoil nostro Paese

a pagina 6

ome posso imparare a fare una rima?Dove ho la possibilità di trovare una

bel paragone? In quale modo possoscoprire nuovi vocaboli o non fare erroridi sintassi? Semplice: ascoltando unacanzone. Un brano musicale non èsoltanto un passatempo per il nostroorecchio. È una sorta di guida del “buonitaliano” e un piccolo manuale digrammatica. Lo spiega l’Accademia dellaCrusca, la principale istituzione chevigila sulla nostra lingua e che ha ilcompito di proteggerla ma anche dicapire come cambia. All’italiano propostoda un brano di musica leggera o daun’opera lirica ha dedica un libro uscitoin questi giorni, in occasione della“Settimana della lingua italiana nelmondo” che si conclude sabato e che haper tema “Italiano della musica, musicadell’italiano”. Secondo i professori dellaprestigiosa Accademia, l’«italianocantato» può aiutare a scrivere e a parlarein modo corretto. In pratica è simile a unesercizio di grammatica che l’insegnanteassegna come compito a casa. Facciamoqualche esempio. Ho bisogno di trovareun sinonimo della parola “chiesa”. Seascolto un’opera lirica, sono in grado diindividuarlo facilmente perché in moltilibretti di opera la “chiesa” è chiamata“tempio”. Altro esempio. Ho bisogno difare una rima con il vocabolo “cuore”. Intante canzoni la parola “cuore” fa rimacon “amore” oppure con “valore”. Unulteriore caso. L’insegnante mi ha detto discrivere un paragone. Allora ascolto lacanzone di Elisa che si intitola Gli ostacolidel cuore. A un certo punto Elisa canta: “Èuna notte da scartare come un pacco diNatale”. Si tratta proprio di un paragoneperché la notte e il regalo di Natale hannoin comune la sorpresa che nascondono.C’è anche chi utilizza già le canzoni inclasse per insegnare l’italiano. È unprofessore di Reggio Emilia che ha scrittoun libro curioso intitolato Cantami o dj.

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Musicisti ambasciatori di culturaa lingua italiana è famosa nel mondo anche grazie alla musica.Parole come soprano, tenore, contrabbasso o viola sono

entrate nei vocabolari di numerose lingue e si ispirano proprioall’italiano. Inoltre nei teatri lirici di tutti i continenti la maggiorparte delle opere che va in scena è in italiano. Poi ci sono le canzonidel nostro Paese che hanno fatto il giro del pianeta e che sonodiventate famose in Europa, Asia e America. L’Accademia dellaCrusca ha stilato una hit-parade dei brani del “bell’italiano” chehanno conquistato il mondo: ci sono ’O sole mio, Nel blu dipinto di bludi Domenico Modugno, La solitudine di Laura Pausini o Con te partiròdi Andrea Bocelli, soltanto per citare qualche titolo.

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L

L’Accademia della Crusca promuove la musica italiana sia classica sia leggeraÈ scritta in un italiano da manuale. Da prendere a esempio anche a scuola

Parla come canti

22 ottobre 2015 / Anno XX / Numero 1854

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