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Pordenonelegge Quante storie dietro a tutte queste modelle · con il geologo Mario Tozzi. Mentre di...

Date post: 18-Feb-2019
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GIOVEDÌ 20 LUGLIO 2017 39 Saggio Gabriele Monti e il suo studio di taglio sociologico sulle indossatrici italiane dagli anni Cinquanta a oggi N el Paese dello sfolgoran- te Made in Italy, incom- prensibilmente manca un monumentale ed esaustivo museo dedica- to alla storia della moda italiana, al- meno novecentesca: dall’autarchica nazionalizzazione del Fascismo mus- soliniano al battesimo fiorentino dei primordiali défilé di Palazzo Pitti, alla presenza dei buyer americani e della stampa mondiale; fino alla contem- poranea glorificazione della commer- ciale serialità del prêt-à-porter, con creativi brand nostrani e la conse- guente celeberrima settimana mene- ghina. Un museo magari milanese (escludendo le esposizioni vestimen- tarie di Palazzo Morando, con colle- zioni perlopiù civiche e locali) dove serbare, per posteri e fruitori, gli ope- rosi prodotti della ferace fantasia dei designer italici, degli artigiani sarto- riali, dei setaioli comaschi, dei magi- strali fotografi, dei periodici di setto- re, etc. Per fortuna, all’osannata figu- ra della modella, ha parzialmente sopperito «In posa» (Marsilio, illu- strato a colori): scintillante saggio, as- sai sociologico e per nulla agiografico, analiticamente dedicato alle indossa- trici del nostro Stivale, dal boom degli anni Cinquanta ai fluidi giorni odier- ni. Il perito autore è Gabriele Monti: ricercatore presso l’Università Iuav di Venezia, dove insegna ai corsi di De- sign della moda; nonché curatore as- sociato di diverse mostre e relativi ca- taloghi, tra cui «Diana Vreeland after Diana Vreeland» (2012) e «Bellissi- ma. L’Italia dell’alta moda 1945-1968» (2014-2016). E, così, in questo patina- to album fashion, viene sviscerato l’o- bliato ruolo internazionale delle tri- colori mannequin d’atelier e sfilata prima e delle modelle da posa per ri- viste e pubblicità poi, ruoli professio- nali inizialmente separati e successi- vamente sovrapposti: tutte irreali creature trasformate dal sistema massmediologico in simboli femmi- nili, emblemi di un indelebile imma- ginario collettivo dell’italian beauty. Magnificamente affastellate in que- sto apparentemente frivolo atlante iconografico, svettano le avvenenti interpreti de l’esprit du temps della penisola mediterranea e le metamor- fiche protagoniste dell’evoluzione della cultura pop: bellezze da feno- menale furore – spesso supportate dalla potentissima agenzia Elite di New York e mitizzate da Vogue Usa, sotto la vulcanica egida della sulfurea Diana Vreeland - giudicate esotiche e selvagge, intrise di sensuale e anar- chica dolce vita, rispetto alle più pre- vedibili wasp americane, salubri si- gnorine bon ton sempre alquanto Le grandi bellezze Dall'alto, la sontuosa Ivana Bastianello, Isabella Rossellini, l'artica Isa Stoppi. Nella foto piccola, la copertina del libro. Quante storie dietro a tutte queste modelle Prima delle dive nate sul web, le mannequin sfilavano negli atelier e si potevano ammirare su «Vogue» di Serena Faganello sorridenti, come da visuale narrazio- ne statunitense. Ma, in realtà, le no- stre bandiere di beltà - androgine o giunoniche, a seconda del gusto epo- cale - sono, fin dagli aurorali albori, irreggimentate da corsi e scuole ad hoc e incorporate in una federazione lavorativa, con annessi decaloghi di buone maniere e altero portamento. Ecco, allora, le nostre indiscusse star del jet set internazionale. In primis, le cover girl dei servizi specializzati de- gli anni ‘50, ‘60, ‘70: l’elegante Isabel- la Albonico, la ieratica Benedetta Bar- zini, la sontuosa Ivana Bastianello, l’i- nossidabile Elsa Martinelli, l’enigma- tica Loredana Pavone, la duttile Mi- rella Petteni, la sofisticata Marina Schiano, l’artica Isa Stoppi, l’altera Alberta Tiburzi, l’irregolare Tilly Tiz- zani, etc. In secundis, le superbe su- permodel degli anni ‘80 e ‘90, indi- menticate interpreti di look e mood di sfarzo e minimalismo: la morbida Monica Bellucci, la funambolica Car- la Bruni, la magnetica Simonetta Gianfelici, la rassicurante Isabella Rossellini, etc. Infine, le carismatiche principesse del nuovo millennio, marchiate dello status visuale di per- sonaggi divinizzati anche dalla rete: la felina Bianca Balti, l’elfica Maria- carla Boscono, l’algida Eva Riccobo- no. E poi? Ora tallonano le sgambet- tanti starlette dei narcisistici social network, a sovvertire i codici estetici e stravolgere la comunicazione mul- timediale, tramutando rapidamente una ragazza next door in celebrity della blogosfera. Ed è tutta un’altra storia.u ® In posa. Modelle italiane dagli anni Cinquanta a oggi di Gabriele Monti Marsilio, pag. 192, A 25,00 II Centinaia di autori italiani e stranieri tra cui anche un premio Nobel: è il pro- gramma della diciottesima edizione di Pordenonelegge. «Il mondo - ha ricor- dato il direttore artistico Gianmario Vil- lalta - parla con molte voci e in molte forme, e i libri sono ancora il crocevia privilegiato del loro incontro. Pordeno- nelegge diventa quel luogo di convegno, perciò, dove l’idea di cultura che si pro- pone è quella della costruzione di un confronto ampio, vario e senza pregiu- diziali: dalle provocazioni letterarie alle discussioni d’accademia fino alle con- taminazioni con cinema e teatro». A Wole Soyinka sarà conferito il Pre- mio FriulAdria La storia in un romanzo, nato dalla collaborazione fra pordeno- nelegge con il Premio giornalistico in- ternazionale Marco Luchetta, e promos- so dalla Banca Crèdit Agricole FriulA- dria. Anche quest’anno al festival ci saranno grandi nomi della letteratura italiana e internazionale: l’inaugurazione sarà af- fidata allo spagnolo Carlos Ruiz Zafòn uno scrittore che ha regalato alcuni dei più importanti best seller degli ultimi anni. Per la letteratura italiana spiccano Domenico Starnone, Stefano Benni, Walter Siti, Gianrico Carofiglio, Giusep- pe Culicchia, Marcello Fois, Silvia Aval- lone, Mauro Covacich, Marco Malvaldi e il fresco vincitore dello Strega Paolo Co- gnetti. Di straordinaria rilevanza è an- che la presenza di autori stranieri, tra cui Luis Sepùlveda, Elizabeth Strout, Jen- nifer Niven, David Lodge, David Lager- crantz, Andrej Astvacaturov e Lawrence Osborne. Per il giornalismo e l’inchiesta di ap- profondimento ci sono Ferruccio De Bortoli, Beppe Severgnini, Alan Fried- man, Pietrangelo Buttafuoco, Maurizio Molinari e Gianfranco Pasquino. La ra- dio sarà invece protagonista degli in- contri con due celebri conduttori radio- fonici: Massimo Cirri, di «Caterpillar», e Antonello Dose, del «Ruggito del coni- glio». I toni catastrofici fuori luogo che spesso ci riservano le emergenze eco- logiche saranno al centro dell’incontro con il geologo Mario Tozzi. Mentre di un aspetto positivo, anche se a volte iper- bolico, del nostro rapporto con la natura si occuperà Guido Guerzoni: l'amore per gli animali domestici. E inoltre Vandana Shiva, una delle più note attiviste in- ternazionali in tema di ecologia, raccon- terà del mondo che vorrebbe e di come costruirlo.u Saggio Un libro nato da una tesi di laurea discussa a Parma restituisce al poeta lucano un'immagine che spezza i luoghi comuni Scotellaro, un letterato poco naïf Camillo Bacchini II Di umili origini, considerato da una certa bibliografia soprattutto «il poeta dei contadini» - di cui ha messo in versi le rivendicazioni, le opere e i giorni in una terra povera e assetata - Rocco Sco- tellaro (lucano di Tricarico 1923-Portici 1953) è pure il «poeta-politico», sindaco del suo paese a soli ventitré anni. Ep- pure, non si può più oggi, e già da tempo, ricondurre la figura di Rocco Scotellaro nella stretta gabbia costituita da queste etichette; invecchiate, suonano ormai come luoghi comuni. Rocco Scotellaro è stato indubbiamente un poeta di sta- tura nazionale, non soltanto per l’in- trinseca qualità dei suoi versi, ma anche per la stratificazione culturale della sua opera e per la complessità non solo dei riferimenti cui si può ricondurre la sua esperienza letteraria, ma proprio per la costruzione linguistico espressiva della versificazione, nonché per una certa pluralità di tematiche e di ambienta- zioni. La sua figura emerge in contorni che diremmo più nitidi da quando Silvia Mele ne ha fatto oggetto di una tesi di laurea - relatore Paolo Briganti - nel- l’ambito dei propri studi letterari com- piuti nel nostro Ateneo. Queste pagine, da cui la poesia di Scotellaro esce netta come un cristallo, ora vedono la luce editoriale in un volume - «Io sono uno degli altri. La poesia di Rocco Scotel- laro» che Silvia Mele dà alle stampe per l’editore EditricErmes di Potenza, e di cui Briganti firma la prefazione. Il la- voro della Mele, la quale - sembra un segno del destino - è di Tricarico e dun- que lei stessa “compaesana” del poeta, in una analisi sinergica ripercorre da vicino le tappe della esperienza biogra- fica e letteraria di Scotellaro, dagli anni della sua formazione, attraverso le fasi di sviluppo della sua poesia e gli in- carichi politici, sino agli ultimi anni, tor- mentati dalla disillusione e dal carcere (la sua condanna, poi rivelatasi ingiusta, non aveva però convinto Carlo Levi, che continuò a credere attivamente in lui). Ne emerge una poesia progressivamen- te sempre più matura, e soprattutto cól- ta, riconducibile alla assimilazione pro- fonda di letture importanti, dalla Bibbia ai testi classici - come Omero e Catullo - ma non solo; penso alla frequentazione di riviste letterarie che, come sottolinea l’autrice, gli hanno fatto conoscere, ac- canto alle prove degli autori italiani da Gatto a Sinisgalli, da Quasimodo a Se- reni e Caproni, anche autori europei, e americani come Whitman, ponendo la sua voce ben al di sopra dei limiti del “naif” cui un certo serbatoio di opinione sembrerebbe averlo, seppure a fatica, trattenuto per un certo tempo, con il pretesto dell’orizzonte popolare e socia- le, geografico e topografico. Per inciso: anche la sua esperienza di traduttore gli ha permesso di entrare nel cuore del mestiere di poeta, del meccanismo del verso, in una lettura intrinseca, ben con- sapevole dell’autore con cui Rocco si an- dava confrontando. In Scotellaro, sia chiaro (e ciò è ancor più evidente dalla lettura della Mele), l’aneddoto della vita reale - dall’accadimento biografico alla sua risonanza psichica - sia esso sca- turito da una situazione sociale, pae- saggistica (oltre alla Lucania, anche il Trentino, Roma e la Campania), affet- tiva (come la morte del padre all’età di 19 anni) amorosa, politica persino, ha tut- tavia una vita letteraria che lo innalza ad orizzonti di tutt’altro respiro. Rimane, per noi di Parma, a latere, da sottoli- neare il legame sottile - ed estremo - che la sorte ha voluto tessere tra Rocco e la cultura letteraria della nostra città: co- me ricorda Briganti, Rocco ebbe a pub- blicare, pochi giorni prima della sua morte, una poesia su «Il Raccoglitore», grazie alla stima di cui godeva presso Mario Colombi Guidotti.u ® «Io sono uno degli altri. La poesia di Rocco Scotellaro» di Silvia Mele Ermes, pag. 270, A 18,00 Pordenonelegge ll Nobel Soyinka e Sepùlveda in Friuli Christian Stocchi U Ulisse, il viaggiatore per eccel- lenza, è alla base di una lun- ghissima tradizione letteraria in Occidente, che, dopo Omero, attraversa, da Dante a Joyce, fino alla letteratura del terzo millennio, poesia e prosa. Ora il poeta siciliano Valerio Mello, già autore di apprezzate opere, quali «Asfalto» (2014) e «Giardini pensili» (2015), ripren- de il motivo topico dell’eroe viaggiatore, attraverso una raccolta di frammenti li- rici in prosa. «Cercando Ulisse», volume edito da Italic, è infatti un viaggio con Ulisse, o, meglio, con il fantasma di Ulisse sempre accanto, interpretato come un punto di riferimento dell’anima. Perciò quello di Mello non è un viaggio fisico, quanto piuttosto di un itinerario mentale alla ricerca delle chiavi di lettura ne- cessaria a comprendere, ad analizzare, a sentire nel profondo l’esistenza e il suo palpito misterioso. E sono le parole a scandire il senso e le tappe di questo percorso, spesso dolorosamente comples- so. E la fede nelle parole appare evidente nell’approccio del poeta. «Il viaggio di cui mi parli, Odisseo, - scrive Mello program- maticamente - sorge dall’uso improprio di tutte le parole. La tua guida conduce dentro i focolai della materia, nelle in- tense fessure che trasformano l’acqua in terra bruna. Ecco perché chiedo che la tua parola possa parlarmi e che la parola possa definirti. Anche una parola ine- satta, schiacciata, frantumata. Il nostro essere comincia a vivere soltanto quando la parola può costruire l’essenza». La rac- colta si costruisce in sette sezioni, tra Milano, Bologna, Torino e Agrigento, ma anche Delos, Paros, La Gomera, Amster- dam. Si tratta di «Sala d’attesa», «Feste delie», «Primo intervallo», «Archivio», «Secondo intervallo», «Via Lattea», «Esposizioni e proiezioni». Fin dalle pri- me pagine, si coglie l’accostamento tra mappa e sogno, tra percorso reale e per- corso onirico, nell’unicità irripetibile del vissuto individuale. «I nomi – scrive il poeta - esercitano la voce al di là della mappa e più in là ancora dei confini, affinché i naufraghi possano onorare il ricordo della loro casa». E il sentimento del tempo che si coglie in queste pagine, come nel frammento «Terra», rende fino in fondo il senso di sospensione percepito dal poeta, calato in un equilibro delicato tra io e mondo.u ® Cercando Ulisse di Valerio Mello Italic, pag. 68, A 12,00 © RIPRODUZIONE RISERVATA Cultura A ORVIETO PRESENTAZIONE DEL «MERIDIANO» DI MALERBA Domani alle 17, a Orvieto presentazione del Meridiano Mondadori «Romanzi e racconti» di Luigi Malerba. Interventi di Guido Barlozzetti, Daniele Benati, Giuseppe Leonelli e Paolo Mauri. Saranno presenti i famigliari dello scrittore. IL LIBRO DI MELLO In viaggio con il fantasma di Ulisse
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GIOVEDÌ 20 LUGLIO 2017 39

Saggio Gabriele Monti e il suo studio di taglio sociologico sulle indossatrici italiane dagli anni Cinquanta a oggi

Nel Paese dello sfolgoran-te Made in Italy, incom-prensibilmente mancaun monumentale edesaustivo museo dedica-

to alla storia della moda italiana, al-meno novecentesca: dall’autarchicanazionalizzazione del Fascismo mus-soliniano al battesimo fiorentino deiprimordiali défilé di Palazzo Pitti, allapresenza dei buyer americani e dellastampa mondiale; fino alla contem-poranea glorificazione della commer-ciale serialità del prêt-à-porter, concreativi brand nostrani e la conse-guente celeberrima settimana mene-ghina. Un museo magari milanese(escludendo le esposizioni vestimen-tarie di Palazzo Morando, con colle-zioni perlopiù civiche e locali) doveserbare, per posteri e fruitori, gli ope-rosi prodotti della ferace fantasia deidesigner italici, degli artigiani sarto-riali, dei setaioli comaschi, dei magi-strali fotografi, dei periodici di setto-re, etc. Per fortuna, all’osannata figu-ra della modella, ha parzialmentesopperito «In posa» (Marsilio, illu-strato a colori): scintillante saggio, as-sai sociologico e per nulla agiografico,analiticamente dedicato alle indossa-trici del nostro Stivale, dal boom deglianni Cinquanta ai fluidi giorni odier-ni. Il perito autore è Gabriele Monti:ricercatore presso l’Università Iuav diVenezia, dove insegna ai corsi di De-sign della moda; nonché curatore as-sociato di diverse mostre e relativi ca-taloghi, tra cui «Diana Vreeland afterDiana Vreeland» (2012) e «Bellissi-ma. L’Italia dell’alta moda 1945-1968»(2014-2016). E, così, in questo patina-to album fashion, viene sviscerato l’o-bliato ruolo internazionale delle tri-colori mannequin d’atelier e sfilataprima e delle modelle da posa per ri-

viste e pubblicità poi, ruoli professio-nali inizialmente separati e successi-vamente sovrapposti: tutte irrealicreature trasformate dal sistemamassmediologico in simboli femmi-nili, emblemi di un indelebile imma-ginario collettivo dell’italian beauty.Magnificamente affastellate in que-sto apparentemente frivolo atlanteiconografico, svettano le avvenentiinterpreti de l’esprit du temps dellapenisola mediterranea e le metamor-fiche protagoniste dell’evoluzionedella cultura pop: bellezze da feno-menale furore – spesso supportatedalla potentissima agenzia Elite diNew York e mitizzate da Vogue Usa,sotto la vulcanica egida della sulfureaDiana Vreeland - giudicate esotiche eselvagge, intrise di sensuale e anar-chica dolce vita, rispetto alle più pre-vedibili wasp americane, salubri si-gnorine bon ton sempre alquanto

Le grandi bellezze Dall'alto, la sontuosa Ivana Bastianello, Isabella Rossellini,l'artica Isa Stoppi. Nella foto piccola, la copertina del libro.

Quante storiedietro a tuttequeste modellePrima delle dive nate sul web, le mannequin sfilavanonegli atelier e si potevano ammirare su «Vogue»di Serena Faganello

sorridenti, come da visuale narrazio-ne statunitense. Ma, in realtà, le no-stre bandiere di beltà - androgine ogiunoniche, a seconda del gusto epo-cale - sono, fin dagli aurorali albori,irreggimentate da corsi e scuole adhoc e incorporate in una federazionelavorativa, con annessi decaloghi dibuone maniere e altero portamento.Ecco, allora, le nostre indiscusse stardel jet set internazionale. In primis, lecover girl dei servizi specializzati de-gli anni ‘50, ‘60, ‘70: l’elegante Isabel-la Albonico, la ieratica Benedetta Bar-zini, la sontuosa Ivana Bastianello, l’i-nossidabile Elsa Martinelli, l’enigma -tica Loredana Pavone, la duttile Mi-rella Petteni, la sofisticata MarinaSchiano, l’artica Isa Stoppi, l’alteraAlberta Tiburzi, l’irregolare Tilly Tiz-zani, etc. In secundis, le superbe su-permodel degli anni ‘80 e ‘90, indi-menticate interpreti di look e mooddi sfarzo e minimalismo: la morbidaMonica Bellucci, la funambolica Car-la Bruni, la magnetica SimonettaGianfelici, la rassicurante IsabellaRossellini, etc. Infine, le carismaticheprincipesse del nuovo millennio,marchiate dello status visuale di per-sonaggi divinizzati anche dalla rete:la felina Bianca Balti, l’elfica Maria-carla Boscono, l’algida Eva Riccobo-no. E poi? Ora tallonano le sgambet-tanti starlette dei narcisistici socialnetwork, a sovvertire i codici esteticie stravolgere la comunicazione mul-timediale, tramutando rapidamenteuna ragazza next door in celebritydella blogosfera. Ed è tutta un’altrastoria.u

®In posa. Modelle italiane daglianni Cinquanta a oggidi Gabriele MontiMarsilio, pag. 192, A 25,00

II Centinaia di autori italiani e stranieritra cui anche un premio Nobel: è il pro-gramma della diciottesima edizione diPordenonelegge. «Il mondo - ha ricor-dato il direttore artistico Gianmario Vil-lalta - parla con molte voci e in molteforme, e i libri sono ancora il croceviaprivilegiato del loro incontro. Pordeno-nelegge diventa quel luogo di convegno,perciò, dove l’idea di cultura che si pro-pone è quella della costruzione di unconfronto ampio, vario e senza pregiu-diziali: dalle provocazioni letterarie allediscussioni d’accademia fino alle con-taminazioni con cinema e teatro».

A Wole Soyinka sarà conferito il Pre-mio FriulAdria La storia in un romanzo,nato dalla collaborazione fra pordeno-nelegge con il Premio giornalistico in-ternazionale Marco Luchetta, e promos-so dalla Banca Crèdit Agricole FriulA-dria.

Anche quest’anno al festival ci sarannograndi nomi della letteratura italiana einternazionale: l’inaugurazione sarà af-fidata allo spagnolo Carlos Ruiz Zafònuno scrittore che ha regalato alcuni deipiù importanti best seller degli ultimianni. Per la letteratura italiana spiccanoDomenico Starnone, Stefano Benni,Walter Siti, Gianrico Carofiglio, Giusep-pe Culicchia, Marcello Fois, Silvia Aval-lone, Mauro Covacich, Marco Malvaldi eil fresco vincitore dello Strega Paolo Co-gnetti. Di straordinaria rilevanza è an-che la presenza di autori stranieri, tra cuiLuis Sepùlveda, Elizabeth Strout, Jen-nifer Niven, David Lodge, David Lager-crantz, Andrej Astvacaturov e LawrenceOsborne.

Per il giornalismo e l’inchiesta di ap-profondimento ci sono Ferruccio DeBortoli, Beppe Severgnini, Alan Fried-man, Pietrangelo Buttafuoco, MaurizioMolinari e Gianfranco Pasquino. La ra-dio sarà invece protagonista degli in-contri con due celebri conduttori radio-fonici: Massimo Cirri, di «Caterpillar», eAntonello Dose, del «Ruggito del coni-glio». I toni catastrofici fuori luogo chespesso ci riservano le emergenze eco-logiche saranno al centro dell’incontrocon il geologo Mario Tozzi. Mentre di unaspetto positivo, anche se a volte iper-bolico, del nostro rapporto con la naturasi occuperà Guido Guerzoni: l'amore pergli animali domestici. E inoltre VandanaShiva, una delle più note attiviste in-ternazionali in tema di ecologia, raccon-terà del mondo che vorrebbe e di comecostruirlo.u

Saggio Un libro nato da una tesi di laurea discussa a Parma restituisce al poeta lucano un'immagine che spezza i luoghi comuni

Scotellaro, un letterato poco naïfCamillo Bacchini

II Di umili origini, considerato da unacerta bibliografia soprattutto «il poetadei contadini» - di cui ha messo in versile rivendicazioni, le opere e i giorni inuna terra povera e assetata - Rocco Sco-tellaro (lucano di Tricarico 1923-Portici1953) è pure il «poeta-politico», sindacodel suo paese a soli ventitré anni. Ep-pure, non si può più oggi, e già da tempo,ricondurre la figura di Rocco Scotellaronella stretta gabbia costituita da questeetichette; invecchiate, suonano ormaicome luoghi comuni. Rocco Scotellaro è

stato indubbiamente un poeta di sta-tura nazionale, non soltanto per l’in -trinseca qualità dei suoi versi, ma ancheper la stratificazione culturale della suaopera e per la complessità non solo deiriferimenti cui si può ricondurre la suaesperienza letteraria, ma proprio per lacostruzione linguistico espressiva dellaversificazione, nonché per una certapluralità di tematiche e di ambienta-zioni. La sua figura emerge in contorniche diremmo più nitidi da quando SilviaMele ne ha fatto oggetto di una tesi dilaurea - relatore Paolo Briganti - nel-l’ambito dei propri studi letterari com-

piuti nel nostro Ateneo. Queste pagine,da cui la poesia di Scotellaro esce nettacome un cristallo, ora vedono la luceeditoriale in un volume - «Io sono unodegli altri. La poesia di Rocco Scotel-laro» che Silvia Mele dà alle stampe perl’editore EditricErmes di Potenza, e dicui Briganti firma la prefazione. Il la-voro della Mele, la quale - sembra unsegno del destino - è di Tricarico e dun-que lei stessa “compaesana” del poeta,in una analisi sinergica ripercorre davicino le tappe della esperienza biogra-fica e letteraria di Scotellaro, dagli annidella sua formazione, attraverso le fasi

di sviluppo della sua poesia e gli in-carichi politici, sino agli ultimi anni, tor-mentati dalla disillusione e dal carcere(la sua condanna, poi rivelatasi ingiusta,non aveva però convinto Carlo Levi, checontinuò a credere attivamente in lui).Ne emerge una poesia progressivamen-te sempre più matura, e soprattutto cól-ta, riconducibile alla assimilazione pro-fonda di letture importanti, dalla Bibbiaai testi classici - come Omero e Catullo -ma non solo; penso alla frequentazionedi riviste letterarie che, come sottolineal’autrice, gli hanno fatto conoscere, ac-canto alle prove degli autori italiani da

Gatto a Sinisgalli, da Quasimodo a Se-reni e Caproni, anche autori europei, eamericani come Whitman, ponendo lasua voce ben al di sopra dei limiti del“naif”cui un certo serbatoio di opinionesembrerebbe averlo, seppure a fatica,trattenuto per un certo tempo, con ilpretesto dell’orizzonte popolare e socia-le, geografico e topografico. Per inciso:anche la sua esperienza di traduttore gliha permesso di entrare nel cuore delmestiere di poeta, del meccanismo delverso, in una lettura intrinseca, ben con-sapevole dell’autore con cui Rocco si an-dava confrontando. In Scotellaro, siachiaro (e ciò è ancor più evidente dallalettura della Mele), l’aneddoto della vitareale - dall’accadimento biografico allasua risonanza psichica - sia esso sca-turito da una situazione sociale, pae-

saggistica (oltre alla Lucania, anche ilTrentino, Roma e la Campania), affet-tiva (come la morte del padre all’età di 19anni) amorosa, politica persino, ha tut-tavia una vita letteraria che lo innalza adorizzonti di tutt’altro respiro. Rimane,per noi di Parma, a latere, da sottoli-neare il legame sottile - ed estremo - chela sorte ha voluto tessere tra Rocco e lacultura letteraria della nostra città: co-me ricorda Briganti, Rocco ebbe a pub-blicare, pochi giorni prima della suamorte, una poesia su «Il Raccoglitore»,grazie alla stima di cui godeva pressoMario Colombi Guidotti.u

® «Io sono uno degli altri. Lapoesia di Rocco Scotellaro»di Silvia MeleErmes, pag. 270, A18,00

Pordenonelegge

ll NobelSoyinkae Sepùlvedain Friuli

Christian Stocchi

UUlisse, il viaggiatore per eccel-lenza, è alla base di una lun-ghissima tradizione letteraria in

Occidente, che, dopo Omero, attraversa,da Dante a Joyce, fino alla letteratura delterzo millennio, poesia e prosa. Ora ilpoeta siciliano Valerio Mello, già autoredi apprezzate opere, quali «Asfalto»(2014) e «Giardini pensili» (2015), ripren-de il motivo topico dell’eroe viaggiatore,attraverso una raccolta di frammenti li-rici in prosa. «Cercando Ulisse», volumeedito da Italic, è infatti un viaggio conUlisse, o, meglio, con il fantasma di Ulisse

sempre accanto, interpretato come unpunto di riferimento dell’anima. Perciòquello di Mello non è un viaggio fisico,quanto piuttosto di un itinerario mentalealla ricerca delle chiavi di lettura ne-cessaria a comprendere, ad analizzare, asentire nel profondo l’esistenza e il suopalpito misterioso. E sono le parole ascandire il senso e le tappe di questopercorso, spesso dolorosamente comples-so. E la fede nelle parole appare evidentenell’approccio del poeta. «Il viaggio di cuimi parli, Odisseo, - scrive Mello program-maticamente - sorge dall’uso impropriodi tutte le parole. La tua guida conducedentro i focolai della materia, nelle in-

tense fessure che trasformano l’acqua interra bruna. Ecco perché chiedo che la tuaparola possa parlarmi e che la parolapossa definirti. Anche una parola ine-satta, schiacciata, frantumata. Il nostroessere comincia a vivere soltanto quandola parola può costruire l’essenza». La rac-colta si costruisce in sette sezioni, traMilano, Bologna, Torino e Agrigento, maanche Delos, Paros, La Gomera, Amster-dam. Si tratta di «Sala d’attesa», «Festedelie», «Primo intervallo», «Archivio»,«Secondo intervallo», «Via Lattea»,«Esposizioni e proiezioni». Fin dalle pri-me pagine, si coglie l’accostamento tramappa e sogno, tra percorso reale e per-

corso onirico, nell’unicità irripetibile delvissuto individuale. «I nomi – scrive ilpoeta - esercitano la voce al di là dellamappa e più in là ancora dei confini,affinché i naufraghi possano onorare ilricordo della loro casa». E il sentimentodel tempo che si coglie in queste pagine,come nel frammento «Terra», rende finoin fondo il senso di sospensione percepitodal poeta, calato in un equilibro delicatotra io e mondo.u

®Cercando Ulissedi Valerio MelloItalic, pag. 68, A 12,00

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CulturaA ORVIETO PRESENTAZIONE DEL «MERIDIANO» DI MALERBADomani alle 17, a Orvieto presentazione del Meridiano Mondadori «Romanzi eracconti» di Luigi Malerba. Interventi di Guido Barlozzetti, Daniele Benati,Giuseppe Leonelli e Paolo Mauri. Saranno presenti i famigliari dello scrittore.

IL LIBRO DI MELLO

In viaggiocon ilfantasmadi Ulisse

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