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Semestrale d’informazione arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici N. 25 7 Ottobre 2012 “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Commerciale Business Rimini n.80/2009.” come AMICI VIA CRUCIS INTERPRETAZIONE DEL PENSIERO DEL DISCEPOLO CHE EGLI AMAVA PASSEGGIATA DAL CANCELLO PRINCIPALE FINO ALL’USCITA DEL PICCOLO PAESE NEWS SEI MESI DI...
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Semestrale d’informazione arte e cultura dell ’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici

N. 25 7 Ottobre 2012

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RUBRICA

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4 PRESENTAZIONE

14 SEI MESI DI.. 14 Rassegna eventi

12 Testimonianze da San Giovanni Rotondo

14 Esercizi Spirituali - Bagheria (PA)

“La crudele parola morte è vita, gioia, amore”

23 Nomina Responsabile pastorale

24 Luca “il Vangelo per una comunità senza compromessi”

27 NEL PICCOLO PAESE.. 27 Un percorso di fede e ricordi

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Unione Stampa Periodica Italiana

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www.acomeamici.it

Editore e Redazione: Associazione Darevia Resistenza, 1 - 47833 Morciano di Romagna (RN)

Direttore responsabile: Rosanna Tomassini

Direzione:Walter Andreani - Maihri Arcangeli Carmen Cariddi - Rita Cataldo Anna De Persio - Vincenzo Lombardo Ciro Mennella - Stefano NataleVincenzo Occhipinti - Costantino Paganelli - Sauro Vitali

Redazione: Alessandra Maria Antonelli - Loriano Bianchini - Enzo Buttacavoli Samuela Cortini - Antonella Di Muoio Tommaso Di Pumpo - Giovanni Giannone - Roberto FerriFrancesco Troilo - Giacomo Zatti Marco Zavattadall’Estero:Ralph Flum (Amburgo)Sven Skinner (Lugano)

Stampa:Ramberti Arti Grafiche - Riminifinito di stampare il 6 ottobre 2012

Autorizzazione n° 21 del 25 Settembre 2000 Tribunale di Rimini

Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n. 17577

Copyright © 2012 by Associazione Dare.Riproduzione vietata. Tutti i diritti riservati.

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22Esercizi spirituali - Bagheria

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4 PRESENTAZIONE

14 SEI MESI DI.. 14 Rassegna eventi

12 Testimonianze da San Giovanni Rotondo

14 Esercizi Spirituali - Bagheria (PA)

“La crudele parola morte è vita, gioia, amore”

23 Nomina Responsabile pastorale

24 Luca “il Vangelo per una comunità senza compromessi”

27 NEL PICCOLO PAESE.. 27 Un percorso di fede e ricordi

SOMMARIO

C ari lettori, benvenuti! Quando conobbi Carlo Tedeschi lo feci per lavoro...per un’in-tervista. Poi il tempo è passato ed un gior-

no, Carlo parlava dell’importanza della Chiesa, io che venivo dalla mia esperienza professionale, (bella quanto volete ma dove si è costretti se vuoi essere considerato come giornalista ad essere sempre “sul pezzo” anche sotto il profilo esperien-ziale) pronta affermai:  “Ah Carlo ma io sono stata per anni in parrocchia a Pesaro, per anni ho fatto catechismo ai bambini della Comunione, cantavo nel coro, animavo l’oratorio ecc.). Lui mi rispose: “Ah, si? Dalla parrocchia vieni e alla parrocchia tornerai”!E si perchè dalla mia parrocchia io mi ero allon-tanata perchè come tutti i giovani vedevo com-portamenti, soprattutto tra i miei coetanei, che non erano proprio l’esempio della cristianità. A pensarci oggi, a vent’anni di distanza, con un po’ più di maturità e di scuola di comprensione, accettazione e dolcezza  (questo lo devo a Maria Di Gregorio e a mio marito Massimo) sono stu-

pidaggini e fanno quasi ridere...però i giovani cercano, cercano e vogliono risposte e vogliono corrispondenza a quanto viene a loro detto. Co-erenza per dirla tutta. Che trova compensazione nella comprensione, che non giudica, non indica, non puntualizza ma accetta e spiega, trova un punto di incontro comune in questo cammino verso l’Eternità. Allora questa mia esperienza è solo un’escamo-tage per sottolineare le due testimonianze che aprono il giornale “dei giovani” e “degli anziani”: Leggete, con il cuore aperto, senza giudicare e cercando di comprendere: scoprirete un mondo infinito, fatto di sentire e sensibilità. Niente di ec-cezionale, potrebbe dire qualcuno. Invece, qual-cosa di eccezionale c’è. Ascoltate, parla chi non è mai ascoltata, chi non trova posto nella confu-sione quotidiana, nel caos dei nostri giorni senza pace. Chi parla per bocca dei bambini, come ac-cade qualche volta a mia figlia Chiara.Silenzio, parla l’anima!

IL DIRETTORE

di Rosanna Tomassini

34Via Crucis a Bagheria (PA) di Carlo Tedeschi

45Un percorso di fede e ricordi

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RUBRICA

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PRESENTAZIONE

LETTERA APERTA DAL GRUPPO DI PREGHIERA DEI “GIOVANI”

Pensiamo che a chiunque farebbbe bene ascoltare Carlo quando parla di Gesù, del-la propria fede, della propria devozione

alla Chiesa che indica a tutti. Chiunque dovrebbe sentire come testimoniano i più piccoli dell’as-sociazione Dare, come cantano il loro amore per Gesù e come in loro non ci sia ribellione ma edu-cazione all’ascolto, all’obbedienza, al rispetto dei sacerdoti e all’accettazione di tutto ciò che viene tanto deriso e scartato dai nostri coetanei di oggi. L’umanità è peccatrice, anche quella che appar-tiene alla Chiesa, ma coloro che ci stanno osser-vando, interrogandosi ancora su di noi o su Leo Amici, dovrebbero contemporaneamente guar-dare questi fatti che non si possono ignorare o cancellare. Sono una realtà quotidiana che prose-gue da almeno trent’anni in ogni città.. discono-scendo tutto ciò come ci si potrebbe rispondere? Non ci sarebbe possibilità di dialogo. Carlo ci invita sempre a non protestare così, quel-le che seguono, sono solo riflessioni profonde che ci nascono sollecitati dall’esterno e che pub-blichiamo sperando sia cosa giusta: Carlo non parla mai in disparte ma dinanzi a grandi platee e alla luce del sole. Non ha nulla da nascondere, dunque. Pur non avendo nessun mandato, nessuna carica, perché dovrebbe par-lare della Chiesa, perché lo farebbe se non fosse verità? In virtù del dialogo interreligioso e del ri-spetto reciproco, Leo Amici, volendolo giudicare non cattolico, andrebbe rispettato comunque e dunque pensiamo che sia l’associazione Dare che la Fondazione Leo Amici abbiano il diritto di nominarlo, citarlo, ricordarlo, lasciando a nostro Signore di essere padrone e gestore indiscusso dei segni, delle guarigioni, delle evidenze di cui anche noi siamo testimoni, e di quant’altro per-mette che avvenga intorno alla sua figura. È da Leo Amici che sono nati gruppi di giovani dap-pertutto e migliaia di persone, indirizzate da lui, hanno scelto di considerare Dio nella loro vita e di amare il prossimo. Chi era già credente prati-cante è divenuto un cattolico ancor più vero ed attivo, chi era lontano si è avvicinato alla Chiesa in un percorso di docilità e di ascolto. Non abbia-mo mai sentito nessuno che come Carlo dicesse: “Frequenta la tua parrocchia, va in Chiesa, parti

da lì perché è lì che il Cristo si esprime, senza ma nè perché.” Non è dovuto che Carlo lo faccia, non è un sacerdote, non è stato incaricato da nessu-no, ma ha ascoltato la voce di Leo Amici e quella dentro il cuore della sua coscienza. Egli è un fiu-me in piena quando parla. È illuminato dalla fede e dallo Spirito. Non sono solo nostre analisi ma anche degli adulti, dei sacerdoti, delle persone, della gente di fede e cultura che lo hanno cono-sciuto. Non ripete frasi a memoria, né quelle di Leo Amici né quelle del catechismo. Se cita qual-che scritto o qualcuno è sempre e solo se sugge-rito dall’alto. Molti gli hanno chiesto di tacere, di mettersi da parte, di tirarsi indietro, ma egli ha sempre risposto: “Lo farò solo se me lo dirà Gesù nel mio cuore!” I suoi spettacoli parlano della vita dei santi, nel pieno rispetto delle fonti storiche, parlano di Gesù, parlano della sua fede che sanno trasmettere come veicolo in cui può passare l’a-more di Dio Padre. Egli si fa strumento e garante della presenza di Gesù nella nostra vita e dell’esi-stenza di Dio sforzandosi continuamente, nel sa-crificio gratuito, di realizzare tutto ciò che possa agevolare il suo prossimo nella ricerca e crescita spirituale. Vorremmo dunque che nessuno si an-gustiasse o ci parlasse con veemenza, per come è accaduto, anche contro Leo Amici. Pensiamo non ce ne sia bisogno. I fatti che hanno prodotto nel tempo sia l’Associazione Dare che la Fondazione Leo Amici raccontano e testimoniano al mondo l’appartenenza dei loro componenti sì alle radici di Leo Amici ma anche alla Chiesa. Naturalmen-te ciò non vale per coloro che sono ancora in un percorso di ricerca o sono giovani come noi. Il fu-turo ci vedrà liberi di partecipare nella misura che sceglieremo. All’Associazione Dare e alla Fondazione Leo Amici appartengono comunque anche persone di altre religioni e simpatizzanti uniti tutti, però, nei valori universali e cristiani di pace amore e fratellanza. Il Signore, nella Sua misericordia, ha nutrito, so-stenuto, mantenuto in vita nel tempo le loro ra-dici, la loro appartenenza alla Chiesa Cattolica, la loro fede in Gesù, proposte anche a noi giovani. Gesù che molti hanno incontrato dopo il lungo pellegrinaggio attraverso le foreste e i deserti dell’anima.

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RUBRICA

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PRESENTAZIONE

LETTERA APERTA DAL GRUPPO DI PREGHIERA DEGLI “ANZIANI”

Bisognerebbe porre Leo Amici, pur essendo egli cattolico, al di sopra di ogni religione. Egli, infatti, non chiedeva né la tessera di un

partito né la religione ma quando, di fronte alla let-tura della propria anima, ci si sentiva a nudo, egli diceva: <<Non dirmi chi sei stato, dimmi chi sei!>> Siccome né l’associazione né la Fondazione han-no chiesto né per se stesse né per lui un ricono-scimento, la sua persona non dovrebbe essere al vaglio di nessuno, nemmeno al nostro, che lo rispettiamo come inizio della nostra realtà. In questi ultimi trent’anni abbiamo dimostrato am-piamente come seguiamo e ci sentiamo Chiesa. La maggior parte degli scritti, tratti dalle sue ri-sposte, corrispondono ai canoni della Chiesa Cat-tolica, ecco perché sono stati pubblicati, soprat-tutto dai giovani, purtroppo provocati a difendere la loro realtà dalle malelingue (anche diffuse dai mezzi di comunicazione) intorno al personaggio che ha dato vita al loro Lago di Monte Colombo. Esiste però una fotocopia, consegnataci dal Ve-scovo di Rimini, di un libretto di cui una parte del contenuto non corrisponde per nulla ai canoni della Chiesa. Maihri, che lo ha ricevuto dalle sue mani, non lo conosceva ma si è messa a disposizione per ve-rificarne la veridicità. Maihri è moglie di Stefano Natale, figlio di Maria Di Gregorio che è la signora della prima famiglia che ha accolto nella sua casa Leo Amici e che lo ha sostenuto nelle fondamenta dell’attuale realizzazione. Stefano è anche perso-naggio di spicco: è infatti l’autore di molte mu-siche degli spettacoli prodotti dall’Associazione Dare, ha realizzato recentemente un nuovo orato-rio con annessa casa di accoglienza, inaugurato dal Vescovo Mons. Seccia, a Colledoro di Castelli in Abruzzo.Ma al di là di questo spiacevole incidente Leo Ami-ci è stato battezzato, cresimato, si è unito in matri-monio in Chiesa della quale diceva così: <<Attuia-mo a fatti quello che Gesù ha lasciato e la Chiesa insegna. Non siamo contro nessuno, ma amiamo tutti. Non inganniamo nessuno perché non siamo falsi, sorridiamo pure a chi ci odia, a chi ci scaccia, svolgiamo tutto con amore anche quando lavo-riamo. Se ci insultano non scattiamo con violen-za perché comprendiamo: conosciamo il male e sappiamo che sono presi da quella materia. Perciò non abbiamo difficoltà con il male. Prima di por-gere l’altra guancia, tutto superiamo con l’arma

dell’amore. Proveniamo da diverse religioni, ma adesso professiamo un solo Dio che la Chiesa in-segna. Non manchiamo mai alla Messa>>.Come già hanno testimoniato in molti, invitava tutti alla preghiera (anche a costo di farlo dinanzi le Chiese già chiuse), al rosario. Leggeva il Vange-lo nelle case di questo o quel conoscente quan-do fraternamente ci si riuniva nelle loro case. In punto di morte chiese a Carlo di portare sempre alla Chiesa quel popolo che lui stava per lasciare. Egli, pur indicando tutto ciò, si poneva però com-prensivo e tollerante con ogni credo: <<La volon-tà è libera - diceva - Il primo verbo che rispetto è la libertà>>. Accettava ed amava tutti senza imporre il proprio pensiero filosofico e diceva an-cora: <<Non mi devi credere, se mi credessi non avrei fiducia in te, devi ricercare tu, devi toccare con mano tu, tu devi cercare Dio. Bussa ed Egli ti risponderà>>. I frutti del suo operato sono tangibili e il movi-mento da lui nato è cattolico, non “protestante” per come egli sottolineava invitandoci a non farlo dinnanzi a qualsiasi provocazione. Leo Amici non ha mai pensato di fondare una dottrina non con-forme alla Chiesa né una nuova dottrina, e non ha ideato e progettato il Piccolo Paese del Lago per questo. Il suo pensiero, quello che si dice non essere ca-nonico, non è mai stato indottrinato né da lui né da chi lo ha succeduto. Se si fa riferimento a lui è alla sua persona, ai suoi fatti. Crediamo che Dio, attraverso di lui, abbia tanto agito e operato. La prova è che seguendo le sue indicazioni, anche persone di altre religioni, culture e tradizioni di-verse, dopo averlo conosciuto, si sono battezzate e vivono e agiscono attraverso la fede all’interno della Chiesa. Le iniziative a cui lui ha dato vita, e che noi abbiamo proseguito, non sono dunque in virtù di un nuovo credo e non sono subordinate ad un suo libero pensiero ma ai valori universa-li di pace, amore e fratellanza che egli indicava a tutti, soprattutto ai giovani di allora, di cui face-vamo parte. Portava il crocifisso al collo, faceva il segno della croce invitandoci alla preghiera prima dei pasti, portava con sé, anche al bar, gli uccellini che cadevano dal nido e che egli imboccava, cre-sceva e cui insegnava a volare e di Gesù diceva: << Strappare il nome di Gesù dal mondo, signifi-cherebbe, per l’uomo, cadere in un abisso di male, Gesù trionferà!>>.

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2-3-4 Aprile BAGHERIA - AUDITORIUM

SEI MESI DI..

31 Marzo CALTANISSETTA - PALACARELLI

Incontro di conclusione della missione biblica. 6000 giovaniSu richiesta di Mons. Russotto intervento di Giacomo Zatti e Carlo TedeschiPerformance del gruppo di Santa Caterina e dei giovani del luogoPerformance del gruppo di CampofrancoSanta Messa

1 Aprile ASSISI - TEATRO METASTASIO

GMG diocesana.Intervento video di CarloTedeschiIn scena il ridotto del musical Chiara di DioMons. Sorrentino legge il messaggio del Santo PadreTutto esaurito

Esercizi spirituali “La crudele parola morte è vita, gioia, amore”500 persone ad ogni incontro

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SEI MESI DI..

6 Aprile BAGHERIA

Rappresentazione teatrale della Via Crucis Interpretazione del pensiero del “discepolo che Egli amava”1000 persone

21 Aprile ISOLA DEL GRAN SASSO – SANTUARIO DI SAN GABRIELE

Corale del Lago. 2000 persone

22-29 Aprile LAGO DI MONTECOLOMBO

Incontro di spiritualità “Educarci all’ascolto della “Parola”” - “La Salvezza” relatore Mons. Vittorio Peri

13 Maggio ALCAMO -TEATRO EURO

Incontro regionale GIFRA “Yes iù can”Incontro dibattito con Carlo Tedeschi e la sua CompagniaTutto esaurito

17 Maggio AVEZZANO - TEATRO DEI MARSI

Rappresentazione del musical “Chiara di Dio”Tutto esaurito

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SEI MESI DI..

19 Maggio POTENZA

2 Rappresentazioni del musical “Chiara di Dio”. Tutto esaurito. 2200 persone

16/27 Maggio CALTANISSETTA - TEATRO BEAUFREMONT

Festival della comunicazione.Rappresentazione del musical “Fremito d’ali”Tutto esaurito

18 Maggio CALTANISSETTA - CATTEDRALE SAN CATALDO

Rappresentazione del mini musical “Serenata a Maria”. 500 persone

20 Maggio CALTANISSETTA - TEATRO MARCONI

Rappresentazione del ridotto del musical “Chiara di Dio”.Mons. Russotto affida a Giacomo Zatti la riapertura di “Casa Betania”, da oggi nuovamente a disposizione dei giovani, e la gestione dell’accademia teatrale “Arte e luci”.Tutto esaurito

25 Maggio SUGANO - PARROCCHIA S. LUCIA

Rappresentazione del mini musical “Serenata a Maria”. 100 persone

27 Maggio MATTINATA (FG) - CASA DI ACCOGLIENZA

Inaugurazione dellla Casa di accoglienza (affidata da Mons. Castoro) e primo incontro con i giovani

Chiara- ballerinaGiovanni - pastorale giovanile

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SEI MESI DI..

26-27 Maggio LAGO DI MONTECOLOMBO

Incontro di spiritualità “Educarci all’ascolto della “Parola” - “Maria” relatore Mons. Vittorio Peri

1/3 Giugno LAGO DI MONTECOLOMBO

Lago di MontecolomboGruppo dalla diocesi di Padova con sacerdoteFormazione teatrale

15 Giugno ASSISI - SAN DAMIANO

Performance della Compagnia di Chiara di Dio

7/11 Luglio LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo di seminaristi dalla diocesi di Manfredonia con tre sacerdotiFormazione

22 Giugno PADOVA - PIAZZALE DELLA BASILICA DI S. ANTONIO

Rappresentazione del musical “Chiara di Dio”. Tutto esaurito

21 Giugno ISOLA DEL GRAN SASSO – SANTUARIO DI SAN GABRIELE

Corale del Lago. 1800 persone

31 Luglio GUBBIO - CARBONESCA

Rappresentazione del mini musical “Carismi in musica”

4 Agosto CADENAZZO - CASA DI ACCOGLIENZA

Inaugurazione non ufficiale. Visita di Mons. RussottoPreghiera sacerdotaleStesura della preghiera sacerdotale “È giovane il cuore di Dio”

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SEI MESI DI..

5 Agosto ISOLA DEL GRAN SASSO – SANTUARIO DI SAN GABRIELE

Corale del Lago. 1000 persone

11 Agosto ASSISI - PORZIUNCOLA

Inaugurazione del Chiostro S. Chiara. Performance. 200 persone

14 Agosto LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo della diocesi di Bergamo con sacerdoteSpettacolo.Dibattito e testimonianze con Carlo Tedeschi e gli artisti della compagnia teatrale.

14/19 Agosto LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo famiglie della diocesi di Bergamo con sacerdoteCampo scuola, Testimonianze, formazione teatrale

16/19 Agosto LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo della parrocchia di Rose con sacerdoteCampo scuola formativo

18/24 Agosto LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo della diocesi di Pompei con sacerdoteRitiro spirituale

17/19 Agosto MANFREDONIA

4° Campo formativo per educatori e giovaniRelazione di Carlo Tedeschi “I giovani e la loro appartenenza alla Chiesa”150 persone

PREGHIERA GMG RIO 2013“Andate e fate discepoli tutti i popoli”

Padre, hai inviato il Tuo Figlio Eterno per salvare il mondo E hai scelto uomini e donne affinché, per Lui, con Lui e in Lui, proclamassero la Buona Novella a tutti i popoli.Concedi le grazie necessarie perché risplendaSul volto di tutti i giovani la gioia di essere , mediante la forza dello Spirito,gli evangelizzatori di cui la Chiesa ha bisognonel Terzo Millennio.

Cristo, Redentore dell’umanità, la Tua immagine con le bracciaaperte sulla cima del Corcovado accoglie tutte le persone.Nella Tua offerta pasquale,ci hai condotto mediante lo Spirito Santoall’incontro filiale con il Padre.I giovani , che si nutrono dell’ Eucarestia,Ti ascoltano nella Parola e Ti incontrano nel fratello,hanno bisogno della Tua infinita misericordiaper percorrere le strade del mondocome discepoli-missionari della nuova evangelizzazione.

Spirito Santo , Amore del Padre e del Figlio,con lo splendore della Tua Verità e con il fuoco del Tuo Amore,effondi la Tua Luce su tutti i giovani affinchè,spinti dalla Giornata Mondiale della Gioventù,portino nei quattro angoli della terrala fede, la speranza e la carità,diventando grandi costruttori della cultura della vitae della pace e protagonisti di un mondo nuovo. Amen

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SEI MESI DI..

23 Agosto ISOLA DEL GRAN SASSO – SANTUARIO DI SAN GABRIELE

Corale del Lago. 1000 persone

26 Agosto ISOLA DEL GRAN SASSO – SANTUARIO DI SAN GABRIELE

Corale del Lago. 1500 persone

25 Agosto 1 Settembre LAGO DI MONTECOLOMBO

Gruppo Ai.Bi. “Gli amici dei Bambini”Convegno internazionale “Oltre l’aborto, la speranza nell’abbandono”IX Giornata di spiritualità dal tema “La consegna di Giuda, tradimento o compimento di salvezza”

29-30 Settembre LAGO DI MONTECOLOMBO

Incontro di spiritualità “Educarci all’ascolto della parola di Dio: Il Vangelo secondo Luca” “Il tempo... oltre il tempo”relatore Mons. Vittorio Peri

SAN GIOVANNI ROTONDO - CHIESA DI S.PIO DA PIETRELCINA

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SEI MESI DI..

TESTIMONIANZE DA SAN GIOVANNI ROTONDO

Caro Giovanni,mi chiamo Lucia, sono una di quei 13 “prescelti” che hanno visto il musical recitato per la prima volta il 2 di questo mese (giugno) a San Giovanni Rotondo. Chiedo scusa per il mio modo di scrivere. Non sono italiana e il mio italiano non è perfetto, però, con quel poco che Dio mi ha dato di conoscere la vostra lingua, cerco di spiegarmi al modo migliore, anche se penso che quello che ci avete fatto vivere è molto difficile da spiegare con le nostre parole umane e limitate. Comun-que, come ho detto, il 2 di questo mese io e il mio fidanzato stavamo a San Giovanni Rotondo. Per dire la verità l’idea era di andare a Cascia al santuario di Santa Rita. Non ho nien-te contro questa santa, anzi, però il mio desiderio che ho nel cuore già da due anni, era di andare da padre Pio... per non allungare troppo perché tutto questo nostro pellegrinaggio è stato guidato dallo Spirito Santo, e il vostro musical, recita-to per la prima volta quel giorno che noi stavamo lì, era una delle conferme più grandi.Quello che abbiamo visto, o meglio dire che abbiamo vissuto attraverso il vostro spettacolo è così grande e profondo che ogni parola sembra troppo superficiale per poter spiegare. Alla fine tu hai detto che quello che abbiamo visto non è uno spettacolo ma una preghiera. Per me è stato non solo come guardare e ascoltare una preghiera ma anche come un in-contro personale con lo stesso padre Pio. Un incontro forte, vivo, diretto. Posso dire solo grazie perché la vostra fede e la vostra preghiera ci ha portato nel cuore di padre Pio, e così anche nel Cuore del nostro Signore del quale lui era tanto in-namorato.Continuate sempre così, ovunque andate fate vedere il gran-de amore che Dio ha messo nei vostri cuori.Che Dio grande e buono vi benedica e la Madonna guidi ogni vostro passo.Tanti saluti e grazie ancora.

Lucia

Questo spettacolo, è una preghiera a Dio ed è stato un gran-de dono che oggi 2 giugno 2012, il Signore mi ha fatto.Eravamo in 13, le persone giuste, le persone a cui Dio voleva far arrivare, oggi, questo suo messaggio!Grazie, vi accompagno con la preghiera!

Raffaele

Chi interpreta P. Pio non deve essere solo un attore ma deve avere anche Dio dentro.

Grazie a voi abbiamo pregato due volte: una perché siete stati “perfetti” e bravi e la perfezione ci parla di Dio; due per-ché il messaggio di Padre Pio ci ha svelato l’amore di Dio.

Filomena

Molto, molto grazie per la bellissima preghiera.Sempre preghiera in santuario san Pio è per noi importante.Grazie per bello regalo per noi chi siamo nel santuario ades-so per la decima volta.

Polonia

No se viene a ver una obra de teatro ni de danza, se viene a ver a Dios en sus expresiones de Amor, de fraternidad y de Unidad. Gracias por pensar en todos los ragazzi del mundo. Gracias! Gracias!Padre Pio os siga guiando! Dora (Colombia)

Hemos venido de Colombia a vivir a Padre Pio y lo hemos en-contrado en cada corazòn, en el amor y servicio de los cora-zones qu nos han acogido.Hemos encontrado a Padre Pio en sus corazones, en su amor y en el escenario. Gracias por Servir al Sénor por medio de arte.Dios los Bendiga hoy siempre Eotan en nuotios corazones. Att Teresito del Bambino Gesù

Gracias por su espectaculo me ha ilegado al corazonha revivido en mi los palabras de Padre Pio sobre mi vido y he vivido la obra como si fuera yo mismo especialmente en la cancion “debo dire di si”. Att Javier Guevara Servidores del Servidor Colombia

Gracias por abrir el corazon a Dios y por entregar su amor a todos los hombres. Sandalia Colombia

Niente capita a caso!Siamo venuti a ringraziare Padre Pio e lui attraverso la sua Anima , ci ha suggerito di vedere il Musical “Un fremito d’ali”.Nulla è impossibile a Dio!Grazie.

Scolastica di Novara

We loved the show! Thank you – from USA

Bravissimi con tutto il cuore!!

Pace e bene. Nichole da Israele

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RUBRICA

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Mi ha fatto bene vedere questo Musical mi sono accorta che pregare è la cosa più importante del mondo.

Michele

E stato molto bello e ha trasmesso a tutti una preghiera e pensiero molto profondo. Bravi!

Aurora Stevanato

Grazie di tutto...un’emozione indescrivibile

Grazie di cuore per averci fatto vivere questo momento di emozione. Ci vorrebbero tante persone come voi per semina-re bene nel mondo. Italia, Ignazio Luisa ed Ignazio

Grazie per la competenza e il messaggio vivo della speranza. P. Franco

Grazie infinite. Ci avete fatto pregare e meditare. Ridere e piangere. Per me che ho conosciuto Padre Pio ed anche Pa-dre Alessio è stata un’esperienza grande.Ho una pena che le cose di carattere culturale hanno poco seguito. Penso che andrebbe pubblicizzato un po di più. E’ un vero peccato che tanto lavoro non è fruito anche dai pelle-grini di passaggio. Qualche annuncio registrato prima dello spettacolo al microfono e in più qualche gigantografia posta all’ingresso non sarebbe male. Grazie ancora. Italo Zilli

Siamo felici di aver assistito a questo emozionante spettaco-lo. Siamo dispiaciute per la poca partecipazione in sala, ma siamo certe che sarà presente nei prossimi spettacoli. Vivissi-mi complimenti! A presto. Francesca e Teresa

Bello; Charavelloso, Gracias por il chensaje. Dios huj Bendiga Charia Sofeù Vena hajo. Hema- Perù

Il messaggio che date in questo musical è molto toccante e in questo momento sto attraversando dei momenti molto par-ticolari e questo spettacolo mi sta aiutando a capire di più.Grazie. Continuate con questa missione. Malta

La bellezza della musica e della danza fa una dimensione più profonda dell’esperienza spirituale. Ringrazio quanti si sono prodigati per farmi vivere questo momento che sicuramente mi arricchisce.

Bellissimo spettacolo riassume benissimo la vita di Padre Pio e tocca il cuore degli spettatori.Grazie continuate così. Laura

E’ stato per me molto emozionante, mi sono sentita felice, il cuore mi batteva forte, perché attraverso di voi, ho visto e ho sentito l’Amore di Gesù...Che ci Ama di un Amore Eterno e ci chiama ad Amare...

Adriana Sapone

E’ stata un’esperienza meravigliosa...Mai come in questo momento ho capito quanto è grande l’amore di Dio e come Gesù ci ama...Grazie di tutto!!!

Adriana Dragano

E’ stato uno spettacolo davvero fantastico. Mi ha fatto emo-zionare tantissimo! Grazie!!

Caterina Fasanella

Quando si recita con il cuore, tutte le sensazioni arrivano a noi pubblico con una grande intensità.Il teatro può servire anche a ritrovare quella speranza nella fede.Vi auguro di continuare con la consapevolezza che l’arte del-la gioia ha unito tutti. Con stima Noemi

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estratto deregistrato

ESERCIZI SPIRITUALI“LA CRUDELE PAROLA MORTE È VITA, GIOIA, AMORE”

2-3-4 Aprile Bagheria (PA)

Padre Luciano - Siamo qui per accogliere chi oggi ci coinvolgerà spiritualmente in questa preparazione alla celebrazione della Santa Pasqua.Carlo Tedeschi si presenterà nella semplicità massima e quello che dovrei dire io sarebbe inutile, perché al di fuori dalla situazione vissuta da lui e i suoi ragazzi e da loro sperimentata, per come vivono e per come si donano.

Carlo - Insieme a questi ragazzi sono stato chiamato dal Signore per stare un insieme in questi tre giorni di esercizi spirituali. Penserete di dover seguire me, invece io seguirò voi, l’onda dei vostri pensieri e del vostro cuore. Come quando ero in scena da giovane attore, mi mettevo a servizio, quale strumento di qualcuno più grande (il re-gista) che conosceva le aspettative del pubblico. .. Noi siamo assetati di Dio, non lo possiamo vedere, ma ci ha donato Suo Figlio che è un modello da segui-re. Noi tutti abbiamo il dovere di diventare tanti altri Gesù. Quando è stato ucciso, gli uomini pensavano che il suo capitolo fosse chiuso e invece nonostante Pietro lo avesse tradito e Paolo avesse perseguitato i cristia-ni, essi diventarono un altro Gesù. Dopo di loro ce ne sono stati altri, fino ad arrivare a S. Francesco, a padre Pio, ad esempio..

Tutti i grandi santi della nostra storia diventarono altri Gesù....Leo Amici scrisse:<<La crudele parole morte, è vita, gioia, amore>>. La morte è la fine di tutto, è veramen-te crudele, è la cosa più crudele che possa accadere ad un essere umano. Pensate ad un bambino che nasce, ci dà il senso della bellezza, della vita futura, lo vedia-mo crescere, lo dobbiamo coccolare, curare... eppure già dal primo giorno della sua vita è un giorno in meno per lui. Tutti, indistintamente abbiamo questo unico destino di morte, dunque è difficile da accettare che questo per noi, sia vita, gioia e amore.

Cominciamo allora a guardare oltre noi stessi, oltre ciò che viviamo col nostro corpo, oltre il mondo visibile di questo momento. Dio ci ha dato un grande dono: quello del nostro corpo. Un altro dono è quello di mandarci Gesù, come modello perfetto da seguire.

.. La bellezza della nostra religione è che ogni cattolico diventi un altro Gesù, altrimenti ha fallito come catto-lico, come uomo.E come lo guardiamo Gesù che non c’è, che è invisibi-le? Non abbiamo vissuto accanto a lui! Allora voi guar-dando me vedrete Gesù, io guardando in ognuno di voi vedrò Gesù: questa è la cosa più bella!Dobbiamo considerare però che siamo abituati a guar-dare i difetti e dunque non vediamo più Gesù, vedia-mo il negativo e cominciamo ad odiarci, invidiarci, giudicarci: perché guardiamo la parte bassa. Se inve-ce riuscissimo a guardare la parte alta, quella che ri-guarda Dio, attraverso i Suoi occhi, allora vedremmo la nostra bellezza e dunque potremmo vedere Gesù. Vedremmo Dio in noi perché Lui ci ha fatto a Sua im-magine e somiglianza, anche nella persona più brutta, più malvagia per noi vedremmo una delle Sue espres-sioni, un’espressione del volto di Dio. I bambini ce lo insegnano, anche un fiore, i colori di un tramonto, sono tutte espressioni di Dio, dove Lui ci dice <<Io ci sono, io esisto>>, poi le calpestiamo per-ché ci fa comodo così.In ogni messa noi professiamo: <<Credo in un solo Dio... credo alle cose visibili e invisibili>>. Se ci pensia-mo bene questo momento è visibile, io potrei toccare voi e voi me, ci sembra tutto reale, vero, e invece non è vero nulla di tutto ciò, nel senso che tutto sfugge, tutto è sfuggente. Questo incontro tra un po’ sarà finito, così come quello che vivremo tra un’ora o domani, non ci sarà più, scivolerà.Tutto va via, sfugge tutto.La nostra vita, per quanto possa essere lunga, sarà sempre un’affacciata alla finestra, velocissima! Questa non è la vera vita, è un passaggio velocissimo però im-portantissimo perché in questo passaggio determinia-mo la nostra eternità! In questo passaggio noi sceglia-

PRIMO INCONTRO

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mo il bene o il male e, in base a ciò che noi scegliamo e a ciò che noi diventiamo, vivremo nell’eternità.Lì raccoglieremo, lì dove non calcoleremo più il tem-po. Mentre qui, invece, è utile calcolarlo. Nell’eternità il tempo si annulla, non esiste più, esiste solo un presente meraviglioso, che è il presente di Dio. Ecco perché, per chi crede, la crudele parola morte è vita, gioia, amore.Per crederci, però, dobbiamo vivere tutta la nostra vita, ricercando-cercandoLo, bussando a tutte le porte per trovarLo. Quante volte abbiamo bussato nei nostri pensieri, nei nostri ragionamenti, nel nostro cuore, per capire se Lui veramente esiste? Quante volte ci siamo ribellati o abbiamo dubitato quando le cose andavano male? Eppure Lui c’è. Purtroppo è invisibile ma, provate a pensare: se Lui si affacciasse dalle nuvole e si rendesse visibile ai nostri occhi, noi che cosa faremmo? Forse ci inginocchie-remmo tutti, sarebbe bellissimo, il Suo sguardo ci ri-empirebbe d’amore e rimarremmo tutti lì, fermi, a Sua disposizione. Molti santi ne davano dimostrazione, quando cadeva-no in estasi, vedendo qualcosa di grande. Ma, allora, tutto il male che c’è nel mondo chi lo toglie-rebbe? Se siamo qui c’è un motivo. Dio non ha mica fatto le cose a caso, come mai siamo qui? Come mai c’è tanto male? La nostra Chiesa ci insegna che Dio, quando ha creato e modellato l’universo, ha riversato lì tutto il male (i demoni). Tutto il male è qui prigioniero..

.. Oltre l’universo c’è il regno di Dio. Se potessimo spin-gerci, in futuro, con un mezzo, oltre i confini dell’u-niverso, ad un certo punto esso finirebbe e da quel momento in poi esisterebbe il regno di Dio che è con-creto, non è astratto, non è tra le nuvole, anche se è così nel nostro immaginario. E’ veramente un Paradi-so. Gesù vi è salito con tutto il corpo quindi in Paradiso fa come noi, cammina, si metterà pure delle scarpe! Ci sarà pure una moda in Paradiso.. chissà! Allora se potessimo usare questo ipotetico mezzo, an-dremmo oltre le soglie dell’universo, attraverseremmo forse un po’ di tenebre dove la luce non è arrivata, ma da lontano vedremmo una luce meravigliosa, come spiega tanta gente che è stata in coma e che senza co-noscersi lo ha descritto così, allo stesso modo. Quella luce è il Regno di Dio! Un posto stupendo dove avre-mo la nostra casa, la nostra famiglia, le nostre persone care.Come fa allora la crudele parola morte a non essere ve-ramente vita, gioia, amore? Bisognerebbe cominciare a guardare questo invisibile, cosa che difficilmente facciamo perché ci fermiamo con i nostri occhi a quel-lo che vediamo in quel momento. Ora, ad esempio, ognuno di noi ha il suo angelo custode, che non vede, che non occupa un posto, ma c’è. E forse sono loro che ci suggeriscono la parola da dire, una parola che colpi-sce il cuore di quella signora, perché le serve. Oppure, mentre vi distraete un attimo, di colpo vi sentite atten-ti perché magari sono stati loro che vi hanno spinto. Questo mondo meraviglioso, invisibile lo sentiamo, perché la nostra anima è sensibile, sente che c’è qual-cuno.

<<Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro>>. Dun-que Gesù c’è. Io credo in Lui e penso che anche voi crediate in Lui, se siete qui.Gesù ci dice anche:<<Dovete essere buoni come buono è il Padre mio che è nei cieli>>. Ci sembra impossibile. Siamo così pic-coli, impauriti, fragili, insicuri e pieni di dubbi che sbagliamo continuamente. Ma dovremmo comunque essere tanto docili, aprire il nostro cuore, cercare di non pensare a noi stessi, togliere il no-stro io, quello dei principi senza apertu-ra, per poter fare entrare la bontà di Dio. Non siamo noi che diventiamo buoni come Dio, ma è la bontà di Dio che entra in noi e Lui sa in che misura ne abbiamo bisogno. Come facciamo ad essere certi che sia veramente la bontà di Dio? Per-ché quando facciamo un gesto buono ci stupiamo di noi, è Lui che vive dentro di noi, se noi rimaniamo puliti. E per rima-

ANDREA MANTEGNA - Cristo morto

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nere puliti bisogna considerare questo mondo invisi-bile.Noi nasciamo con tanti bei componenti, siamo gli uni-ci esseri viventi che sanno ridere, piangere, sviluppa-re l’intelligenza, sanno unire il pollice e l’indice della mano, un movimento semplicissimo che solo noi sappiamo fare, ma che ci permette, ad esempio, di co-struire le case. Gli altri animali, da secoli, restano così come sono. Noi invece ci evolviamo, cresciamo, co-struiamo gli apparecchi, andiamo sulla luna, ragionia-mo, diventiamo santi, scienziati, facciamo purtroppo le guerre. Cresciamo e siamo consapevoli della nostra intelligenza, dei nostri doni, delle nostre possibilità, e le possiamo sfruttare. Siamo curiosi e questo ci spinge a sviluppare l’intelligenza, utile a tutti, perché la scien-za serve ad ognuno di noi. Cosa sono questi compo-nenti? Il premio Nobel Francis Collins (vedi AcomeAmici n°23), qualche anno fa si presentò da Bill Clinton e annunciò al mondo che aveva decifrato il genoma umano. Da questo momento la scienza e la medicina hanno fatto passi da gigante. Il presidente Bill Clinton ringraziò Dio per questa scoperta ma non il genetista statunitense Collins, perché ateo.Inoltrandosi negli studi, però, lo scienziato scoprì una cosa incredibile, che gli fece credere in Dio: nel DNA abbiamo stampato un codice morale, genetico, che gli animali non hanno e che trasmettiamo di padre in figlio. Questo fa in modo che noi sorridiamo e siamo contenti quando diamo qualcosa al nostro prossimo, quando amiamo il nostro prossimo. Gli animali seguo-no un ritmo che è il meccanismo che ha messo Dio nei loro corpi, e lo seguono ripetendolo alla stessa manie-ra. Ognuno ha il suo giro di chiave che gli ha dato Dio. Noi no. Abbiamo, invece, stampato nel nostro DNA questo codice morale. Quando egli vide questo si ar-rese, perché stava conoscendo la logica con cui Dio aveva creato l’uomo.

.. Noi consideriamo solo ciò che vediamo e ciò che riu-sciamo a toccare. Ma se in questo momento ascoltas-simo con la nostra anima, ascolteremmo una certa ar-monia, una certa onda. Potremmo anche sentire Gesù, non sapremmo dov’è seduto, forse in prima fila, forse in qualcuno di noi è più presente che in qualcun’altro; tuttavia, se ci ascoltassimo, magari con gli occhi chiu-si, per non farci distrarre, sentiremmo che c’é qualcosa di grande. È l’invisibile di cui siamo fatti.

.. Abbiamo dei componenti, cresciamo con l’intelli-genza, ma l’intelligenza dov’è? Si esprime con il no-stro cervello, ma dov’è? Quando amiamo così inten-samente i nostri figli, dov’è il nostro amore? In quale parte del corpo? Che cos’è questa cosa invisibile che ci fa unire gli uni agli altri? Che ci fa gioire quando amiamo gli altri, quando siamo ricambiati nell’amo-re? Dov’è? Non lo vediamo, però si esprime col corpo: tutto ciò che è invisibile diventa visibile attraverso la grandezza che Dio ha messo nel nostro corpo. Noi viviamo di invisibile: l’amore, che è invisibile, di-venta visibile quando ci accostiamo ad un essere umano e lo amiamo, con delle parole, con un gesto, con un dono. Il nostro io, quello che ci impedisce di fare il vuoto dentro di noi e di far entrare Gesù, è invisibile. Spes-so ci confondiamo e pensiamo che il nostro io sia la nostra personalità, invece questo io è solo il nostro carattere, il condizionamento che la vita ha portato nei nostri cuori. Quando pensiamo di essere nervosi, ansiosi o allegri, ciò non è altro che una nostra reazio-ne istintiva; come certi fiori, che quando li accarezzi si ritirano e quando lasci la mano si rilasciano. Così le piante che prendono il sole, che crescono più rigo-gliose, più colorate e così via. È una reazione istintiva, dunque il nostro carattere è solo la nostra reazione al papà, alla mamma, al bene ricevuto, alla scuola, alle maestre, al mondo, alle paure, ai dubbi: quello è solo il nostro carattere, non vale niente, non è nulla. Quando moriremo il carattere lo lasceremo qui con tutto il corpo, quello che porteremo via è la sostanza, è quello che avremo costruito nella nostra vera perso-nalità. E la nostra vera personalità è quel mondo invi-sibile che c’è dentro di noi, nel profondo, dove dob-biamo andare a pescare la nostra essenza, ciò che noi vogliamo veramente. Lì c’è Dio, la voce di Dio, c’è la nostra coscienza. Lì siamo stati fatti a Sua immagine e somiglianza. Lì c’è la nostalgia di Dio, perché è Lui che ci ha creato. Noi lo sappiamo, non c’è lo ricordiamo con questo cervello, ma la nostra anima lo ricorda che siamo il suo soffio di vita, la nostra anima lo sa. Se noi ci ascoltassimo sentiremmo la nostalgia di Dio.Quando noi desideriamo amare, essere amati o essere ricambiati, quando noi desideriamo il bene; quando noi sentiamo una passione versoqualcuno; quando noi sentiamo la voglia di fare un atto di coraggio e lo facciamo, tutto accade perché andiamo a pescare in quel profondo, dove c’è la Sua mano che ha creato il nostro essere. Andiamo a pesca-re lì perché sentiamo la Sua nostalgia.

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SECONDO INCONTRO

Padre Luciano - Ieri sera ho sentito la vostra gioiosità, contentezza, soddisfazione, l’essere stati raggiunti con semplicità e con naturalezza. Ma la semplicità di Carlo è una semplicità complessa. Mi ha colpito molto pensare che il nostro DNA sia di-vino perché è la legge morale nel nostro essere, è co-niugare il visibile e l’invisibile, è rifarci anche al credo. Spesso biascichiamo su queste preghiere, simbolo della fede cristiana, senza a volte capirne veramente il significato. Stasera siamo qui per ascoltare la Parola calda, sincera nella sua semplicità complessa.

Carlo - Buonasera! Quanti bellissimi volti! La terra della Sicilia è piena di sole, il sole bacia i belli!Ritornando al Credo diciamo che crediamo alla comu-nione dei santi e i santi vivono in un mondo invisibile. Quando dissi di sì a realizzare un musical su santa Chiara, cominciò un percorso di comunicazione con questo mondo invisibile e con la comunione dei santi. Presi Maihri e le dissi: <<Sento di avere tutto il copio-ne nella testa. Scrivi al computer!>> E in quattro ore io dettai il copione. Di lei e di Francesco ho letto le fonti storiche, mi ci

sono ispirato ma, quando abbiamo cominciato le pro-ve, questi due giovani si sono evidenziati. Molti erano gli artisti che venivano da me commossi e mi diceva-no: <<Carlo, ma è possibile che io li senta vicino? Ma è possibile che li senta entrare dentro di me? È possibile che io pensi con i loro pensieri?>>. Di fronte a questi fenomeni quella volta chiesi l’aiuto di Padre Vittorio Viola che, di fronte a questi racconti straordinari, rispondeva sempre di sì con la testa: <<Sì è tutto vero, è tutto vero!>>. Io mi sono commosso all’infinito nel pensare a questi due ragazzi che intraprendono un’avventura meravi-gliosa nel loro secolo. Francesco vuole diventare cava-liere, si fa comprare una corazza, ha un ideale: andare a combattere per Dio e per la propria dama: la pover-tà, che lui sposerà, la chiamerà: Signora Povertà, Dama Povertà. Questo ragazzo parte a cavallo, va in guerra e scopre quanto male ci sia nel mondo. Scappa, lo incarcerano per aver disertato e lì trova un Vangelo insanguinato: il condannato lo aveva tradotto dal latino al volgare e così lui riesce a leggerlo. Quando lo legge s’innamora di Gesù e comincia a voler essere come Gesù. Cambia totalmente vita, comincia ad occuparsi dei poveri e poi coinvolge anche Chiara. È impossibile pensare che Chiara non si sia innamora-ta di Francesco e Francesco non si sia innamorato di Chiara perché Chiara aveva visto Gesù in Francesco e Francesco aveva visto Maria in Chiara, la mamma di Gesù. Difatti lei si consacrerà a Dio attraverso Francesco e, anziché esprimere il loro amore umanamente, terre-namente, senza volerlo direttamente il loro amore cambierà le sorti della Chiesa e del mondo. Dopo la loro morte non si sono fermati: come potrebbe un santo che ha vissuto di Dio fermarsi nella bellezza del paradiso? Come potrebbe farlo quest’anima che è ri-uscita a combattere il male, a superare tutti gli osta-coli, anche l’innamoramento pur di arrivare alla cer-tezza di Dio? Ecco perché si fanno ancora presenti. Ed è stato sufficiente il mio piccolo sì!

..Lo stesso è accaduto per la vita di padre Pio, con Un fremito d’ali. Nello spettacolo io faccio uscire da pa-dre Pio la sua anima perché, in estasi, parlava anche con il suo angelo custode. Lui ha sempre testimonia-to di questa presenza alla quale chiedeva: <<Ti pre-go, va da questa mia figlia spirituale! Dì al suo angelo custode che…>>. Il suo angelo custode nello spetta-colo è impaurito perché non sa se Padre Pio riuscirà

DOMENICO VENEZIANO - Madonna povertà

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ad arrivare fino in fondo: la sua volontà è libera. Ma quando lo vede morente è felice, lo abbraccia e grida: <<Sono arrivato qui per stare con te… ed ora vivo un emozione… la tua santità… non ti sei perso per stra-da e adesso io potrò condurre la tua anima alla corona che quell’Uomo Maestoso, apparso quando eri giovin-cello, ti promise se avessi combattuto un mostro terri-bile: il male>>..

..Il primo ricordo che ho di una morte che mi toccò moltissimo è la morte di un mio cuginetto, che morì con un tumore al cervello. Quando nacque, io gli die-di la mia catenina d’oro con un crocifisso. Tornando a casa il mio piede inciampò in qualcosa, luccicava, mi chinai ed era una catenina con una croce d’oro. Con l’intemperanza della gioventù avrei potuto far finta di niente o dare una qualsiasi spiegazione, invece pen-sai: <<Mi è stata restituita perché non serve più! Quel bambino è morto! Non deve indossare più questa ca-tenina. Adesso vedrà ben altro, sarà in un luogo mera-viglioso, il Paradiso…>>

..Nel 1948 un certo scienziato, Kirlian, fotografò in Rus-sia un alone di luce che usciva da un fiore, mentre ve-niva strappato dal prato. Continuò gli esperimenti e quando cominciò a fotografare le persone in agonia, che stavano per morire, l’allora governo russo, che era ateo, interruppe questi esperimenti. C’è da presuppo-re che se avesse continuato forse avrebbe anche foto-grafato un qualcosa di luminoso che usciva dal nostro corpo al momento della nostra morte, invisibile ai no-stri occhi, visibile ad una telecamera sensibile, di con-seguenza un mondo invisibile che è concreto e che è vero, ecco perché un cieco in una stanza sa, anche se non sente nessun rumore, se in quella stanza c’è qual-cuno, avverte questo mondo invisibile e sa se quella persona è buona o cattiva...

Daniela - Io ho sempre ammirato Carlo per il suo modo di testimoniare la fede. Fin da ragazzo lui non si è mai vergognato di mostrare la sua fede, di parlare di Dio, dell’amore che sentiva per Dio e dell’amore che sen-tiva provenire da Dio per sé e per ognuno di noi. Non lo ha mai fatto per insegnare ma sempre per testimo-niare. Quando ha dovuto scrivere il copione su santa Chiara, mi ha dato dei testi da leggere e mi ha detto: <<Sot-tolinea le cose che secondo te devo valutare>>. Io scelsi le frasi in base alla mia vita vissuta, alle cose che anch’io conoscevo, che avevo visto. E di che cosa si po-trebbe parlare di santa Chiara, se non della sua fede e del suo amore per Dio? L’aver visto, ricercato, trovato

in San Francesco un’espressione di Dio, di Gesù? Ed è quello che io ho fatto, sto facendo e farò nella mia vita: trovare nell’uomo, nel marito, attraverso il sacramen-to del matrimonio, un’immagine di Dio, perché Dio ha fatto l’uomo a Sua immagine e somiglianza ed è quin-di nell’uomo, che è una creatura di Dio, che possiamo trovarlo. Noi donne sposate possiamo trovare un’im-magine di Dio ed amare in quel modo. Io vivo così la mia vita, scegliendo l’utilità e in questa utilità si diven-ta grandi e indispensabili agli occhi di un uomo e quin-di anche agli occhi di Dio. Voi giovani sentite queste parole ma mi rivolgo alle ragazze: noi vediamo tante pubblicità in televisione, i film o i videoclip ci mostrano come una donna deve comportarsi o mostrarsi in certi atteggiamenti, se voi puntate su questo ce ne saran-no altre mille di donne che attireranno l’uomo in quel modo che non dura nel tempo. Invece la vera fede, la vera sostanza della donna è quando c’è l’amore vero e l’amore vero c’è solo in Dio.

Carlo - ..Pensate che solamente tre settimane prima dello spettacolo “Chiara di Dio” c’è stata una notizia nuova che nessuno prima conosceva: l’ultimo deside-rio di santa Chiara, una ciliegia! Quanta umanità! Eppu-re era una donna abituata ai digiuni! Prima di morire grida alla sorella: <<Ma lo vedi tu il Cristo della gloria, che io vedo?>> E la sorella e le altre consorelle rispon-devano di no con la testa. <<No, noi non vediamo niente! Ma dove Chiara?>>. E lei: <<Voi non lo vedete, ma io lo vedo!>>Mentre viveva queste cose, contemporaneamente, desidera una ciliegia. Francesco invece desiderava i mostaccioli e, nella sua santità, nella sua comunicazione con Gesù, sape-va quando sarebbe morto, tant’è vero che scrive una lettera e la manda alla signora “Iacopa dei sette soli”: <<Oggi è giovedì, tu scappa subito da Roma e se vuoi vedermi ancora vivo vieni qui, perché sabato già non ci sarò più e portami i mostaccioli per piacere!>>. Quan-ta umanità, ma anche grandezza in questa umanità, e non solo: <<Porta anche un lenzuolo e anche delle candele, per piacere>>. La lettera non arriva, ma Iacopa sente che Francesco sta per morire e senza avere ricevuto la lettera, parte e porta il lenzuolo, i mostaccioli e le candele. Nella no-stra umanità c’è la grandezza di Dio! Avete visto come io immagino il mondo invisibile che si fa visibile e che sarà reale dopo la nostra morte.. ..Anche la morte di Maria è stata particolare. Erano le nove di sera quando il dottore venne a dirci: <<E’ entrata nel coma premorte>>. Quel pomeriggio, prima che Maria entrasse in questo stadio, eravamo

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intorno al suo letto. C’erano Stefano, Maihri, oggi sua moglie, allora sua fidanzata, Daniela ed io. Stefano disse: <<Mamma guarda che Maihri, un gior-no, sarà la mia sposa>>. Lei guardò il figlio e disse: <<Sì, lo so, lo so, e io ci sarò>> . Poi disse alcune cose a Daniela e mi salutò chiamandomi amore mio. Alle nove il dottore aveva detto: <<Vi chiamo quando sarà il momento>> e ci chiamò alle undici. Stefano mi chie-se: <<Ma adesso la mia mamma dov’è?>>.Mi sono appoggiato a tutta la mia fede, al mondo in-visibile e mi è sembrato di vederla correre nell’aria, nel cielo, in attesa di essere raccolta. Pochi mesi dopo Stefano e Maihri si sposano ad Assisi e Maihri dice: <<Adesso questo mio bouquet lo voglio regalare ad una ragazza che si fa suora>>. Così insieme a Padre Vittorio e Teresa, Maihri dà questo bouquet alle suore di clausura del proto-monastero di Assisi. Un mese dopo scriverà una ragazza a Maihri, dicendo: <<Mi hanno portato il suo bouquet il giorno in cui mi sono consacrata a Dio. Era una cosa che io desideravo tantissimo ma poiché avevo fatto anche voto di pover-tà, non mi ero neanche presa il lusso di comprarmene uno e il Signore me l’ha mandato!>>.

.. La madre badessa, suor Daniela, chiama tutte le con-sorelle per cantare una canzone per gli sposi. Noi co-minciamo a guardarci di nascosto, ma nell’intesa di udire la voce di Maria che cantava insieme alle suore. Noi lo avevamo dimenticato ma nel momento della morte aveva detto: <<Io ci sarò e canterò per voi.>>. Tuttavia siamo rimasti in silenzio e finita la canzone è stato Padre Vittorio a dire: <<Ma l’avete sentita la voce

di vostra madre?>>. Questa è la morte di Maria! Testi-monianza del mondo invisibile.

.. Ora vorrei fare una domanda a bruciapelo a France-sco: <<Tu che sei giovane che cosa pensi della morte? Adesso, adesso che hai cominciato a conoscere Dio. Che cosa vivi o che cosa ti hanno scaturito le parole che abbiamo detto da ieri fino a questo momento?>

Francesco - Adesso che ho tante risposte nella testa, che sto ricercando Dio, io credo che dopo la morte non è finita. Ho assistito alla morte di mia nonna, ero tredicenne e io ricordo quanti pianti ho fatto perché immaginavo soltanto di non vederla mai più. Tre mesi dopo invece che mi sono trasferito al Lago morì un mio zio caro e mia madre mi chiamò piangendo, non ebbi alcun esito di dolore perché sapevo cosa l’aspet-tava e che era uscito dal suo dolore fisico, che aveva trovato la pace.

Carlo - .. Quando una persona parla con un bimbo gli parla con la semplicità di un bimbo ma la semplicità di un bimbo e proprio la semplicità di Dio. Quando i no-stri figli sono piccoli ci dicono delle cose meravigliose e noi non ce ne accorgiamo, loro vedono, loro sento-no, capiscono, ce lo dicono, poi noi ci ridiamo su, non li teniamo in considerazione e loro si fermano ma quan-do sono piccoli, sono spesso in contatto con questo mondo invisibile..

TERZO INCONTRO

Padre Luciano – Questo momento è forte perché le testimonianze, il parlare.. non sono una passeggiata! Questa sera sarà un altro momento di servizio alla verità, al bene, alla testimonianza.Loro già avevano avuto delle esperienze forti: a Cal-tanissetta dove il vescovo,Sua Eccellenza Mario Rus-sotto, ha sposato questa collaborazione inserendo-la nella pastorale giovanile; ad Assisi con il musical Chiara di Dio, che ha portato noi stessi, a volerlo qui a Bagheria. Purtroppo non era stato possibile per tanti motivi, ma si è aperta una breccia: desidererei tanto che loro potessero aiutarci attraverso il veicolo dell’arte, della musica, del canto, della danza, a co-noscere il Signore. Vorrei tanto da parte loro un im-pegno pastorale nella comunità per i vostri figli, per i nostri ragazzi.

La prima volta che hanno presentato Chiara di Dio, io sono andato dietro le quinte dove mi hanno chiesto: <<Vuol pregare con noi?>>. Non capita tutti i giorni che le compagnie di teatro abbiano l’attenzione di iniziare un’attività invocando lo Spirito Santo!È stato molto bello ieri affrontare la dimensione gio-iosa della morte, in un tempo in cui si esorcizza la morte e nessuno vuol più morire. Ma la morte non esiste..Ecco la comunione dei santi, la morte di Chiara, il suo incontro gioioso con Francesco, quel Cristo che si rivela, quel rantolo profondo di padre Pio. Io ringrazio Carlo e tutto il gruppo che hanno colto generosamente il nostro invito.

Carlo - Grazie padre Luciano e buonasera!

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Ieri sera, abbiamo parlato, della comunione dei san-ti. Abbiamo visto, nei video degli spettacoli, morire Chiara, Francesco, padre Pio: una morte che loro at-tendevano, anelavano. C’è un altro santo particolare nel mio cuore, Gabriele dell’Addolorata, patrono dei giovani. Presso il san-tuario di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo, mi chiesero di scrivere un musical sulla vita di S. Ga-briele. Io dissi di sì, anche perché per la famiglia di Maria era un santo cui era devota.

.. Allora chiamai tutta la compagnia teatrale, feci ta-gliare i capelli di una parrucca con il taglio di Gabrie-le e cominciai a metterla in testa a tutti i ragazzi che avevo a disposizione. Mi servivano quattro di S. Ga-briele, per mettere in scena le varie fasce d’età fino alla morte. E c’era un ragazzo, Deno, biondo, con i capelli molto lunghi, bello, ammirato dalle ragazze. Egli si mise per ulti-mo. Lo faceva perché quella parrucca non gli piaceva affatto, ma costretto, la mise in testa. Tornando a casa era nervosissi-mo perché gli avevo detto: <<Assomigli agli altri tre, dunque se vuoi ti do questo ruolo>>. A casa mol-to turbato e innervo-sito si addormentò e quella notte sognò, pur non conoscen-dolo, San Gabriele un ragazzo che lo guarda e gli dice: <<Sono S. Gabriele, non capisco perché tu non mi voglia interpretare, guarda che io sono come te!>> Nel sogno Deno si spaventa e dice: <<Va bene, va bene, allora ti interpreto>> e viene catapultato sul palcoscenico, dove io gli insegno come S. Gabriele era morto tossendo ed espellendo sangue. Quando si svegliò, turbato, andò subito su Internet e scoprì che veramente questo ragazzo era morto tossendo... Ecco guardate come il mondo invisibile ci insegue continuamente e come Dio voglia parlarci e come anche Gabriele ancora viva e agisca!La paura della morte era ben presente nella vita di San Gabriele infatti, quando partecipò ad una pro-cessione con l’icona di Maria, questo mondo invisi-bile di nuovo apparve nella sua vita: l’icona gli parla e nasce la sua vocazione!

.. Quando camminava nei prati, presso il convento di Isola del Gran Sasso, dopo il suo passaggio fiorivano fiori! Scientificamente hanno scoperto che le piante sono sensibili non solo al sole, all’acqua, all’aria, ma anche all’affetto che noi portiamo loro. Questo ci fa capire che l’amore, che è invisibile, se non nelle sue espressioni, attraverso le quali si rende visibile, è av-vertito anche da loro, che non hanno un’anima ma solo l’essenza di vita.. Pensate ai nostri bambini, a quanto siano sensibili all’amore e quanto siamo sensibili all’amore noi che abbiamo un’anima e che siamo consapevoli e co-scienti! Ecco perché quando S. Gabriele camminava, forse è vero che i fiori crescevano più colorati, più belli, perché, in effetti, lui era pieno d’amore!

..S. Gabriele venne a contatto con la morte più dolo-rosa per lui, quella della sorella Luisa. Nello spettaco-

lo si evidenzia che dentro di lui c’è una lotta tra l’idea della <<morte bianca>> e quella della <<morte nera>>. Tuttavia avendo Gesù dentro di sé, non ne aveva paura, per lui era una luce meravigliosa!La <<morte nera>> rap-presenta la paura della morte, l’angoscia e il dolo-re che la morte della sorel-la Luisa gli aveva procura-to. La <<morte bianca>>, in-vece, assumerà il volto di

Maria e gli parlerà. Gabriele la chiama “Signora”, s’innamora di questa immagine e per tutta la vita la porterà con sé fino al momento della morte in cui questa signora verrà a prenderlo..

.. È opinione comune, parlando di questo mondo invisibile, che nonostante molti vadano in coma, quando si risvegliano raccontano la stessa identica visone: un tunnel in fondo al quale c’è una luce me-ravigliosa. I più coraggiosi ci si inoltrano ma vengo-no fermati prima della luce da qualche figura. Basta la loro presenza e le anime di chi è in coma si blocca-no e parlano con loro. È comune alla testimonianza di tutti che tutto brilli di luce propria. È come se i fio-ri, la terra, l’erba, emanino luce. Perché accade una cosa simile? Questa domanda fu fatta a suo tempo, a Leo Amici, il fondatore del Piccolo Paese del lago, e lui rispose: << Quando tu sei su una macchina e sei

VINCENT VAN GOGH - Vento- Chi ha paura della morte si offenda

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in autostrada e la macchina ti si rompe, tu che cosa fai? Dipende da te, dal tuo carattere e così anche l’a-nima! C’è chi aspetta i soccorsi, chi s’inoltra a piedi a cercarli! Quando il corpo, che è il motore dell’anima non funziona più, l’anima fa un po’ quello che gli pare.. È la nostra anima che sente il dolore, non è il nostro corpo! Se pugnaliamo un morto non reagi-sce>>..

.. Molti si stupiscono nel vedersi in quella dimensio-ne perché solitamente vediamo il nostro volto che è quello del nostro corpo, ma chissà la nostra anima che aspetto avrà! Secondo me non ha alcun aspet-to, però prende la forma dell’involucro in cui entra..

.. Dio forse permette determinate esperienze pro-prio per lasciare segni di questo mondo invisibile..

.. Mi colpì, poco tempo fa, un testimonianza in tele-visione di una signora che aveva vissuto tutte que-ste cose e che non intendeva tornarsene indietro. Allora due angeli le fecero vedere tutta la sua vita e lei per la prima volta, al di fuori di sé stessa, la vide: si commosse e si addolorò perché vide che era stata una vita inutile, che non aveva prodotto né bene né amore. Ma nonostante ciò non voleva più tornare indietro, allora le due entità le fecero vedere il volto del figlio e lei uscì dal coma improvvisamente. Lei sapeva perché ne era uscita: voleva rivedere suo fi-glio e voleva amarlo ancora!Pensate, Dio ci fa provare l’amore attraverso una creatura che nasce da noi, e quindi bisognosa di noi che ci permette di vivere l’amore! Se non avessimo queste meraviglie di perfezione nella nostra vita e nel nostro corpo, se il Signore non ce lo facesse provare con questo meccanismo che sì interrom-perà nel regno di Dio, dove non ci sarà bisogno di occasioni per amare perché lì è uno stato di fatto, noi non riusciremmo nemmeno a capire che cosa sia l’amore!

.. Abbiamo iniziato parlando del mondo invisibile e del Credo. Durante la messa, noi diciamo: <<Credo nelle cose invisibili, credo nella comunione dei san-ti, credo nella risurrezione dei corpi>>.

..Adesso affronteremo la morte che più di tutte ci tocca in questa settimana santa: la morte di Gesù. La morte in cui si accolla tutto il male del mondo che passa dal suo corpo, e che lui accetta per amore, per amicizia, perché essendo stato anche lui uomo sa, ha visto, ha constatato di persona che noi uo-

mini siamo condizionati dal male. Così elimina tut-to il condizionamento che esso può procurare alle nostre anime per farci diventare veramente liberi di scegliere. Non credo che esista un solo essere uma-no che non abbia sentito vibrare il suo cuore nell’u-dire il nome di Gesù, perché questo nome ha un’eco nel cuore di Dio e Dio è presente nel suo respiro. Certo, noi non possiamo vederlo, ma il suo nome dà tremore al nostro cuore in quanto dà tremore al cuore di Dio. La sua morte ha decretato la sua vit-toria: è da duemila anni che ogni giorno ci ricordia-mo di Lui (ad esempio nel calendario) e Lui è ancora vivo nonostante la sua morte. Il nostro dovere è fare come lui, portare la nostra croce senza lamentarci. Le nostre croci ci sembrano sempre le più pesanti, ma non è mai vero. La nostra croce è quella giusta per noi, è quella che sappiamo sopportare. Il Signo-re è misericordioso ed è giusto. Non ci darà mai nul-la che sia superiore alle nostre forze. Il male non è la nostra rovina, è la nostra fortuna, perché solo qui sapremo dimostrare quanto lo amiamo, portando con dignità la nostra croce. Il senso della nostra vita è soffocare il male, distrug-gerlo.. Una buona mamma quando trasmette pace, sa fermare il suo uomo se intemperante. Così un bravo marito che protegga la propria moglie pla-cherà le ansie e le paure di lei. Ma anche i nostri figli, se sapremo trasmettere loro la pace che deriva dalla fede, cresceranno sani, sereni, tranquilli..

.. Il male è prigioniero dell’universo. È presente nella nostra vita: la fortuna che abbiamo è quella di po-terlo combattere. Lui ci lascia scegliere come ha la-sciato libero Gesù di scegliere. Seguiamo anche noi nel nostro piccolo il suo esempio! È questo il senso della nostra vita, dunque! Allora guardiamo la mor-te di Gesù perché ci insegna che cos’è la vera vita! Dobbiamo essere come tanti Gesù.Amarlo significa riscaldare l’inverno del mondo, del nostro prossimo. Se noi scaldiamo con Lui, in Lui, per Lui, gli avremo tolto qualche sofferenza. Leo Amici mi diceva: <<Se noi eliminiamo il male che c’è dentro di noi diventiamo degli anticorpi e lo guariamo dalle sue ferite che si rimargineranno! L’abbandono, la solitudine, il nostro peccato, che è entrato nelle vene di Gesù e ne è anche uscito con la sua crocifissione, nonchè le piaghe, sono quel ri-cordo che ancora vive! Ma quelle piaghe io voglio che guariscano! Non deve più rimanere neanche il segno di quelle piaghe nella nostra eternità così che Lui possa accarezzarci a mano piena!Grazie se lo farete insieme a me!

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VIA CRUCIS - BAGHERIA

La Sua obbedienza lo ha reso gestore indiscusso di ogni coscienza umana, la Sua devozione al Padre, il Suo inchinarsi ed accostarsi a Lui, la Sua preghiera continua e costante, la Sua fusione in Lui, contenitore perfetto di divinità, la Sua bontà conseguente all’accoglienza dell’amore di Dio, la rivoluzione del proprio amore per i figli del Padre Suo per i quali ha donato anima e corpo, lo hanno reso Signore di ogni moto o sguardo verso il cielo. La Sua gloria della fine dei tempi è la gloria dell’umanità alla quale Egli porgerà il Suo essere glorioso affinché attorno a Suo Padre ogni figlio possa fondersi in Lui.

Tu, Cristo, porta per la casa del Padre, Tu passaggio e soccorso, Tu, soffio e respiro che alita la Sua vita, Tu, umile e semplice Ti presenti inerme come un agnello, come neonato, come vittima immolata, come silenzioso custode persino nel nostro peccato, d’ogni pur piccolo sguardo verso il bene di chi guarda, pur nell’attimo, verso il Padre Tuo. Tu, unico e modello gradito a Lui e da Lui indicato e segnalato, Tu, mite e docile ancora guidi, nel silenzio, i tuoi passi nel mondo. Noi proclameremo il Tuo nome affinché si spalanchino gli ingressi del grande regno dell’eternità e trovino in noi, anche qui, case e dimore del nostro Dio.

Carlo Tedeschi

Interpretazione del panno con cui Veronica asciugò il volto di Cristousato dagli artisti nella rappresentazio-ne della via Crucis a Bagheria.Velo dipinto – acrilico – 40x40

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Mons. Russotto affida a Giacomo Zatti la riapertura di “Casa Betania” e lo nomina tra i responsabili diocesani dell’Ufficio di Pastorale Giovanile.

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Siamo dinanzi al Terzo Vangelo per ordine di scrittu-ra redatto probabilmente tra il 70 e l’80 dopo la morte di Cristo. Per comprenderlo bene dobbiamo ricordare come e perché sono nati i Vangeli, e quali la differen-ze tra essi. Gli evangeli nascono per l’esigenza di una comunità, la Chiesa, di narrare le gesta, gli eventi e le parole del Maestro. La Chiesa si riuniva, e per sentire sempre più forte l’appartenenza necessitava di scritti. Il Vangelo “crea” appartenenza alla Chiesa. Esso è bella notizia, gioiosa, che cambia i cuori perché è un evento nella storia del mondo, degli uomini, nel mondo e nella storia di ciascuno. Oggi come comunità dobbiamo recuperare questa dimensione della Chiesa primitiva originale, dobbiamo riscoprire la nostra ap-partenenza. Molto spesso si punta nei giovani a creare appartenenza alla Chiesa, facciamo attività per trasci-narli nelle nostre comunità. Occorre creare maggior appartenenza al vangelo, farlo desiderare con fascino, che già gli appartiene. Da esso nascerà appartenenza alla Chiesa.

Differenze tra i Vangeli:

Marco: è il primo, redatto intorno al 70 (anche se prece-duto da una parte del Vangelo di Matteo). Esso punta la sua attenzione sul rispondere a due domande: Chi è Gesù? Chi è il discepolo? È il più breve, senza trop-po sfumature, va al nocciolo delle questioni. È definito il Vangelo di chi vuole accostarsi per la prima volta a Gesù. Narra le parole e le gesta di Gesù in terra sua, in Palestina. A metà dei 16 capitoli, all’8, la domanda di Gesù “la gente chi dice che io sia?”, come una presa di coscienza a metà di un cammino.

Matteo: il secondo vangelo, anche se si presume l’e-sistenza di una prima parte, in aramaico, già presente nel 40 da cui lo stesso Marco ha attinto. È un Vangelo “dedicato” agli Ebrei, molto più lungo. È una sorta di ponte tra l’Antico Testamento ed il Nuovo, un portare a compimento le imprese. Costruito su 5 grandi discorsi che si rifanno ai cinque libri del Pentateuco. Gesù è il Maestro che porta a compimento l’insegnamento del Maestro Mosé.

Giovanni: l’origine è fissata dopo l’80, ultimo dei Van-geli, differente dai tre Sinottici (Marco, Matteo e Luca). Un racconto dal testo difficile, potremmo dire filosofi-

co in alcuni passaggi. Contiene miracoli e racconti dif-ferenti ed inediti. Punta a far capire che Cristo esiste da sempre insieme al Padre, quasi a sconfiggere e dia-logare con il mondo dei filosofi greci e del politeismo.

LUCA: Ha un’impostazione molto particolare. È il Van-gelo più lungo, ed assieme agli Atti degli Apostoli è il materiale scritto maggiore. Non punta a parlare di co-munità, di discepoli. Luca mira a qualcosa di più alto e radicale: parla di Gesù, di come si muove, parla, nasce, le sue intenzioni del cuore, i suoi atteggiamenti. Sta-re davanti al Vangelo di Luca è come stare davanti ad un dipinto di Gesù visibile da più tratti. Si dice sia lo scrittore della bontà di gesù. Dante lo definisce “scri-ba mansuetudini Christhi”. Non dice chi è il discepolo e chi è la comunità, cosa devono fare. Dice chi è Gesù, cosa fa, cosa dice, come si comporta. Il discepolo e la Comunità devono solo imitarlo. Per Luca dire Gesù e dire Chiesa è la stessa cosa. Un tema più che mai attua-le oggi. Noi puntiamo ad attirare i giovani in parrocchia ma forse non lasciamo che Gesù li affascini, in noi non è impressa l’immagine di Gesù, il “Maestro mansueto” descritto da Luca. Gesù diventa fascino per coloro che ancora non cre-dono e modello per coloro che hanno già aderito alla fede.

È l’unico che riporta i racconti della nascita, si presu-me che abbia trascorso del tempo con Maria, da cui ha ascoltato bene dell’infanzia di Gesù, e da cui ha appre-so i tratti del Gesù umano, dolce, radicale, visto dal te-nero sguardo di una madre.

Inizio del Vangelo di Luca: “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti suc-cessi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero mini-stri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Luca stesso si presenta affermando che ha letto altri, e vuole scrivere ciò che non è stato ancora detto. Parla di solidità, forse era nata qualche disputa sul Gesù che annunciava ai pagani, o gli stessi pagani avevano dottrine differenti e distorte.

LUCA“il Vangelo per una comunità senza compromessi”

17/19 Agosto MANFREDONIA

Massimiliano Arena

ARCIDIOCESI DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO4° CAMPO FORMATIVO PER EDUCATORI E GIOVANI

“I GIOVANI E LA LORO APPARTENENZA ALLA CHIESA”

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Inizio degli Atti: “ Nel mio primo libro ho già trattato, o Téofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo”. Il tema della Chiesa, dopo aver par-lato di Gesù nel vangelo ora si parla della Chiesa,del tema dello Spirito, della Missione, della profezia, del coraggio. Teofilo si ipotizza sia il lettore, l’amante di Dio che viene dipinto nel Vangelo.

• GESU’ CHE AMA TUTTI…UNA CHIESA CHE PROFU-MA DEL MONDO: Lc vuol dimostrare l’universali-smo della salvezza nella continuità della volontà di Dio: il cristianesimo si apre al mondo, la Chiesa deve sganciarsi da una cultura chiusa e deve esse-re capace di parlare tutte le lingue.Molto simile a Paolo, con cui si ritrovano espressioni simili, nella concezione della salvezza aperta a tutti e non solo ai pagani. Lo dice bene in un versetto degli Atti: “in realtà sto rendendomi conto che Dio non fa prefe-renze di persone” (At 10,34)

• UN GESU’ SULLA STRADA DEGLI UOMINI… UNA CHIESA CHE NON AMA IL CHIUSO: Ci prepariamo alla GMG di Rio de Janeiro, sul tema della Missione, Luca ha come fondo l’idea di un Gesù (una Chiesa) missionaria. La maggior parte delle scene avvengo-no per strada, quasi a dire che la Chiesa vive se è sulla strada, alla ricerca dell’uomo. Spesso ci sono avvenimenti di Gesù che incrocia l’uomo, anche per caso. Una Chiesa meno formale è più umana. La lettera pastorale di Mons. Castoro nel capitolo sull’appartenenza alla Chiesa cita: “Siate gregge che non chiude mai il cancello dell’ovile per tener-si solo per sé la luce che emana dal volto del bello e buon pastore, perché nella conta della sera pos-siate sempre accorgervi delle pecore che non sono tornate, o di quelle che sono andate via per la catti-va testimonianza di noi rimasti nel recinto. Gregge che abbatte ogni forma di steccato che, con il pro-prio linguaggio, crea incomunicabilità, o che lega i pesi sulle spalle degli altri senza che però esso per primo ne sposti uno con un dito. Siate gregge che sappia guardare sempre fuori e lontano, come il Pa-dre misericordioso. Anche se siete gregge, la vostra appartenenza alla Chiesa non sia vissuta come un privilegio, come motivo per stare al riparo dai flutti dei cambiamenti, o come esperienza per la vostra sola salvezza, ma, al contrario, sia vissuta come vo-cazione da cui nasce una missione che vi vede figli di una Madre – la Chiesa – che vi affida tutti i fratelli che incontrerete negli ambiti di vita in cui vivete, per farvi loro compagni di viaggio” (pag. 41)

• UN GESU’ ATTENTO AD OGNI UOMO ACCANTO… UNA CHIESA CHE RISPETTA L’UOMO: Lc, più degli altri, scava nella psicologia dei personaggi, i quali appaiono tormentati e ragionano sempre ad alta

voce (il ricco stolto: 12, 17-20; il figlio prodigo: 15, 17-19; l’amministratore fedele: 16, 3-4; il pubblica-no: 18,13). È un modo per far capire al lettore che si parla di lui. L’uomo, il giovane di oggi, può ricono-scersi facilmente in qualcuno dei personaggi e sen-tire la dolce voce di gesù che lo affianca e li guarisce il cuore. Il discepolo, l’educatore, imita questa voce di Gesù e la dice al cuore di coloro che incontra.

TEMI DEL VANGELO DI LUCA PER UNA CHIESA SENZA COMPROMESSI

• UN GESU’ CORAGGIOSO SINO ALLA FINE… UNA CHIESA PERSEVERANTE: Per Lc non basta credere in Gesù, egli parla ai lontani, a coloro che sono pec-catori senza precedenti. La vita è lotta, il peccato, quello da cui ci si allontana dopo avere conosciuto il Maestro, è sempre alle porte. Lc insiste sul tema della perseveranza: egli vuol mostrare come la se-quela vada vissuta ogni giorno. Mentre Mc vuol portare il lettore all’atto della fede, Lc vuole accom-pagnare il lettore nel conservare, nel salvaguarda-re la fede, per questo insiste sulla perseveranza. In alcune traduzioni si trova “pazienza”, ma non è esatto. La pazienza indica rassegnazione, ciò che Luca vuol dire è coraggio di lottare e andare avanti anche con le difficoltà. È un Gesù coraggioso, duro, che ha fiducia del Padre, sa abbandonarsi al Padre. Dobbiamo vivere da ciò una comunità coraggiosa, capace di leggere i segni dei tempi, dare risposte in carità, azioni, progetti che diano agli uomini gli esempi di perseveranza e fiducia. (Lc 22,28; Lc 8,15; Lc 21,19; At 15,32; At 11,23-24; 13,43; At 16,5; At 14,22; At 2,42).

• UN GESU’ ALLA RICERCA DEL PECCATORE… UNA CHIESA CHE SA FARE FESTA SENZA GIUDICARE: Qui basterebbe ricordare il capitolo 15, del figliolo pro-digo forse tra i centrali di Luca, che merita un tema a parte. Il tema di un Dio che cerca il figlio peccato-re, che si è smarrito, lo attende, mette in atto tutte le forze. Fa festa quando lo trova. Quali sono i “piani pastorali” che mettiamo in atto per raggiungere i lontani? Si sentono cercati o abbandonati, o peg-gio ancora giudicati? Quando un fratello, un giova-ne, o un adulto torna, dopo aver commesso anche gravi colpe, facciamo sentire che è festa per noi oppure gli mettiamo addosso per sempre l’etichet-ta che dovrà faticare a togliere per recuperare la medaglia di bravo ragazzo? Come comunità spes-so siamo tremendamente anti-evangelici nel non accogliere, lasciar liberi, attendere il ritorno senza giudizio, ma accogliendo e festeggiando. Più che braccia misericordiose le parrocchie sembrano veri feudi in cui o ci sei e rispetti le regole o è meglio che tu vada via.

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• UN GESU’ POVERO… UNA CHIESA CHE RISPETTA I POVERI: Lc è molto concreto. Elgi più che della po-vertà parla dei poveri. Un vangelo dedicato ai po-veri ed ai peccatori. Oltre a contenere gli insegna-menti esù sui beni terreni, presenti in Mc 10,17-31, Lc aggiunge la parabola del ricco insensato (12,13-21), il c. 16 dedicato al buon uso dei beni terreni (parabola dell’amministratore disonesto, la para-bola del ricco epulone, ecc); 14,28-33: la parabola della torre e del re che parte per la guerra. Nelle beatitudini ricorre “Guai a voi” (Lc 4,24-26): questa espressione non è una maledizione, quanto piut-tosto una constatazione fatta con rammarico; si dovrebbe tradurre con “infelici voi”. Questi versetti si riferiscono ai ricchi, ai sazi, a coloro che ridono e a quanti hanno una buona reputazione. Esalta-zione e difesa dei poveri perché Gesù era povero. È la vita nascosta di Gesù nella povertà che la stessa Chiesa ha dimenticato. Luca ci insgena che oggio come comunità dobbiamo recuperare lo stile del-la sobrietà e della povertà. Non possiamo scadere nella sola carità ed elemosina senza testimonianza di una vita povera, sobria, di una condivisione della povertà. È una rivoluzione che la Chiesa può avere in questo tempo di crisi. Una comunità che fa scelte sobrie, economiche per non spendere offendendo i poveri. In questa ottica la povertà non è un ideale ascetico, per essere bravi, ma è attenzione ai poveri cioè una povertà informata dalla carità: “Va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri”. Si rinunzia ai propri beni per una esigenza di carità. A questa motivazione orizzontale, Lc ne aggiunge una ver-ticale: la ricchezza può essere incompatibile con la fede e può chiudere a Dio, ai fratelli. Ricordiamo l’evento del ricco epulone che ha il povero in casa e non si rende conto, oppure la colletta di Gerusa-lemme degli Atti degli Apostoli (At 11,27-30). Po-vertà è condivisione un esempio che dovremmo dare ai giovani. Il Vangelo non è comunismo, ma comunione. (Lc 2,24; Lc 8,1-3; Lc 9,58; Lc 6,20-23; Lc 4,18; Lc 7,22; Lc 14,12-14; Lc 5,11; Lc 5,28; Lc 6,30; Lc 12,33; Lc 18,22; Lc 16,13; Lc 6,30-34; 14,12-14; Lc 11,41; Lc 12,33)

• UN GESU’ CHE AMA IL SILENZIO…UNA CHIESA MA-ESTRA DEL SILENZIO: Lc ci mostra un Gesù oran-te. In Mc Gesù prega in 1,35; 6,36;nel Getsemani e sulla croce; in Mt Gesù prega anche per i bambini che gli vengono presentati. In Lc Gesù prega nei momenti forti del suo ministero. Quasi a dire che nessuna azione della Chiesa vale se non parte dalla preghiera. Lc parla di un atteggiamento abituale di Gesù alla preghiera (Lc 4,42; 5,16). Gesù è Maestro di preghiera. E la Chiesa deve essere tale. Si tratta di una scelta, ormai “controcorrente”. Noi siamo divenuti troppo attivisti e poco oranti. Don Tonino Bello rimproverava una Chiesa troppo attiva e poco contemplativa, richiamando alla contemplattività.

Di Luca è l’episodio di Marta e Maria, la donna del fare e la donna dell’ascolto. Cosa facciamo passa-re ai nostri giovani? Organizziamo oratori, grest, campi, musical.. ma in tutti questi si parla di pre-ghiera? sono anticipati da essa? I giovani vedono i preti e gli educatori pregare? Viviamo una sobrie-tà delle parole? Si riprendono molti atteggiamenti dei Salmi. Per Luca esiste la preghiera di fiducia, di invocazione, di ringraziamento, di pianto, di per-dono, di affidamento, educhiamoci come comu-nità, ed educhiamo i giovani, a vivere nella Chiesa, trasformandoli in preghiera, i propri sentimenti, le passioni, i bisogni. La Liturgia delle ore va donata ai giovani, vanno educati ad essa. È una palestra di vita, sentimenti, emozioni davanti a Dio. (Lc 3,21; Lc 6,12; Lc 9,18; Lc 9,28; Lc 22,32; Lc 23,34; Lc 23,46; Lc 11,1; Lc 22,40-46; Lc 21,36)

• UN GESU’ PROFETA…una chiesa che non ha paura di esporsi:Lc più di altri attribuisce a Gesù questo titolo quindi lo è anche la Chiesa. La comunità deve abituarsi a vivere la profezia, il coraggio dell’annun-cio, il coraggio del profeta non è accettato forse dalla sua stessa famiglia nel vivere la fede, il profeta lotta perché fa cose coraggiose che nessuno capi-sce, va con quelli con cui nessuno andrebbe. Non affascina questo Gesù profeta? È una Chiesa che non sta zitta, che prende parola, posizione, per di-fendere i deboli? Non parliamo di Chiesa come ge-rarchia, ma di Chiesa parrocchia, educatori, sacer-doti, gruppi giovani, che parlano ed alzano la voce nel quartiere per richiamare alla giustizia ed alla carità. (Lc 4,24; Lc 7,16; Lc 7,39; Lc 9,19; Lc 13,33; Lc 24,19; Lc 4,25-26; Lc 7,11-17; Lc 9,8-19; Lc 9,51)

• UN GESU’ AMANTE DELLO SPIRITO…UNA CHIESA CHE SI FIDA E RISCHIA: Lo Spirito è molto diffuso nel Vangelo di Lc al punto che il terzo Vangelo è detto Vangelo dello Spirito. Vangelo dell’infanzia. Lo Spirito è presente nella vita del Battista (1,15-80); in Elisabetta e in Zaccaria (1,41-67). Lo Spirito abilita alla profezia e alla lode, non è considerato, come in Paolo, come fonte di Grazia santificante, ma come legame profondo con il Padre. È unito alla preghiera, alla povertà, alla profezia, per vivere tut-to ciò devi essere innamorato dello Spirito, pregar-lo, invocarlo, credere che Dio non abbandona. Una comunità innamorata dello Spirito è una comunità che ha fiducia di Dio, che rischia. I giovani amano il rischio, se c’è una comunità che rischia nei progetti, nelle relazioni, nelle idee anche nelle innovazioni, fidandosi di Dio, dei tempi, delle stesse persone che operano come dono dello Spirito…allora è no-vità fascino, nuova Pentecoste. Noi manchiamo di coraggio perché manchiamo di fiducia in Dio e nel-lo Spirito. (Lc 3,21-22; Lc 4,1; Lc 4,14-18; Lc 10,21; Lc 11,13; Lc 12,12; Lc 24,49; At 2,1ss)

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NEL PICCOLO PAESE..

Quando si en-tra dal cancello principale, dopo

pochi metri, una statua dedicata a Leo Ami-ci pare accoglierti. Era stata voluta da Maria Di Gregorio e realizzata da un famoso scultore di Fi-renze.Accanto ad essa un’al-tra, dedicata a Maria, ag-giunta dopo la sua mor-

te, ricorda ai più anziani ciò che accadeva nella realtà: lui accogliente e sorridente tendeva le braccia a chiunque oltrepassasse quel cancello e lei, seduta, leggeva… ma-gari qualche pagina del suo diario dove scriveva: “questa sera, in riunione dirò alle persone nuove per primo i miei difetti e poi potrò parlare loro della mia fede”.Sono ricordi vivi… compresa la piccola piramide che ospita una mostra artigianale. L’avevamo costruita trent’anni fa, quando eravamo giovani: volevamo acco-starla ad altre copie dei grandi monumenti, patrimonio dell’umanità, che segnalano le antiche civiltà che ci han-no preceduto. Li avremmo dovuti edificare in seguito ma è rimasta solo quella piramide… infatti, dopo il primo entusiasmo, avevamo preferito spendere il denaro per i ragazzi tossicodipendenti ed al primo sorgere delle no-stre realizzazioni ed opere umanitarie. Più avanti, scendendo, ti accarezza gli occhi la celletta votiva con il crocifisso dove sta scritto: “Dammi i tuoi chiodi, e la tua croce sarà ali di luce”. È la sintesi dei nostri sentimenti per Gesù: “Dai anche a me qualche sofferen-za così quei “chiodi” saranno per Te Gesù ristoro e, per i miei fratelli, ali per volare nella luce!”Ancora scendendo si incontrano un’infinità di statue intorno al lago che ricordano quel lontano intento di riprodurre le ope-re dell’origine del-la nostra civiltà. Sono, infatti, copie di statue greche o romane rese più belle dalla patina del tempo e qual-che residuo di co-lore con cui le ave-vamo dipinte. Le altre cellette votive che si incon-

trano sono dedicate a padre Pio, San Francesco, la Vergine Maria senza contare il busto di legno bianco, nella mensa, che riproduce il profilo di Papa Giovanni XXIII.Continuando il cammino balza agli occhi anche un crocifisso antico e prezio-so appeso da Leo Amici ad un ulivo. Sotto di esso ci si riuniva per parlare a cuore aperto e dunque pregare...La seconda statua dedicata a Leo Amici è bianca, era stata realizzata da un altro scultore di Viareggio ed è stata posta all’uscita del paese mentre la prima, già incontrata, è al suo ingres-so. Maria e Carlo anni fa, l’avevano posta al cimitero nell’edicola funeraria, ma la cosa aveva sollevato un polverone di chiacchiere a Mon-te Colombo così, sia per obbedienza che per sedare gli animi e non fomentare altre discordie nella nostra par-rocchia e nel parroco di allora, l’avevamo tolta dal cimi-tero e trasferita lì.Un’altra statua è all’interno, a grandezza naturale ed è posta sul balcone da dove Leo Amici ci parlava o gettava qualche pacchetto di sigarette in regalo. Lo scultore l’ha modellata nella stessa posa in cui si affacciava al balcone. Anche questo ci ricorda la sua umanità e tutto ciò che egli ha dato per realizzare questo luogo, quanto egli ab-bia amato e sognato il progetto del Lago, oggi realtà. Un luogo dedicato al prossimo, allora come oggi, ed al fu-turo che ci sta raggiungendo a passi veloci dando spazi,

strutture e possibilità ai giovani.Infine, nel parco dell’oratorio, una seconda statua della Vergine Maria ci ricorda Marjia, una delle sei veggenti di Medjugorie che, a centinaia, abbiamo attorniato quando per due volte, dopo aver pregato con lei, reci-tato il rosario, abbiamo posto le nostre sup-pliche ai piedi della statua, prima e dopo l’apparizione. Naturalmente non abbiamo visto nulla ma di quei momenti di preghie-ra è esperienza comune che ci siamo sentiti inebriati dalla natura, che in quei momenti si è fermata dando spazio ad un silenzio este-

Un percorso di fede e ricordi

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NEL PICCOLO PAESE..

riore, divenuto interiore, ed al conforto della sensazione di esserci sentiti ascoltati dal cielo.

Tutto ciò che abbiamo descritto scendendo dal cancello principale fino all’uscita del paese, è stato allestito e cu-rato con armonia, tutto ha mantenuto il proprio pudore e quel tutto circonda, per finire, l’enorme statua bianca del Cristo accogliente, l’unica che si vede dalla Provincia-le. È stata posta nell’immenso giardino della preghiera, circondata dai quadri olio su tela dei giovani pittori del Lago che hanno dipinto le 14 stazioni della Via Crucis, commentandola con gli scritti di San Francesco, quasi un proseguimento di quelli più piccoli, intorno al lago, tratti dal diario di Maria, e di quelli di Leo Amici che, nel bosco, descrivono bene la natura nello stile francescano. Questo allestimento, che è di ornamento alle costruzio-ni, è stato sempre gradito sia dai giovani che dai clienti delle strutture che sono pubbliche e così è dolce rivivere, come trenta anni fa, la rassicurante presenza di Leo Ami-ci, quella di Maria, che ci è stata d’esempio per come dare espressioni ogni giorno alla fede. È dolce la presenza di Gesù, vivo, vero, amico, il Suo Santo Spirito ci avvolge anche nella cappella dedicata all’abbraccio di Dio, ed in quella dell’oratorio che ci illumina nell’immagine dipinta

del Cristo risorto voluta da Mons. De Nicolò. È dolce la comunione dei Santi che avvertiamo vera e delicata.Siamo consapevoli, è certo, che tutto è temporaneo, che in una prospettiva futura tutto si distruggerà, che tutto finirà, ma oggi non è vano, né vacuo perché è utile alla nostra vita, compresa l’ultima immagine, che ci eravamo dimenticati e che sembra fare l’occhiolino: è la statua di Gesù, quella più piccola, voluta dai giovani all’ingresso dell’oratorio. Sollecitati nel percorso all’interno del pae-se da queste immagini, in noi riaffiorano antichi ricordi, negli altri il gradimento dell’armonia, della bellezza e dell’intervento dell’uomo nel rispetto della natura. Non fanno male a nessuno, né le immagini né questi ricordi. Ci farebbe del male chi non volesse accogliere e com-prendere perché sono state offerte con purezza e inno-cenza, come le Bibbie e il Vangelo tradotto nelle varie lingue in ogni camera dell’hotel, dell’agriturismo, dei residence e delle case di accoglienza, come le immagini sacre, anche quelle antiche, così artistiche e ricolme dei sentimenti di fede ormai passati di moda, su ogni testata di letto, come i crocifissi in ogni camera e luogo pubblico, lo stesso crocifisso che, pur non facendo alcun male, è stato tolto dalle aule scolastiche...

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Sono venuti a mancare la signora Colonna Maria Livia, della casa famiglia per anziani La Meta, Giuseppe Sottile,

Giovanni Sarnicola, Arcifa Maria Catena, don Ottavio Corbellotti.

Nei prossimi numeri dedicheremo delle pagine a queste persone, tanto care ai nostri cuori.

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CARLO TEDESCHI

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