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Povertà e diritti negati - Dante Alighieri Torino scuola ... · Partecipazione al pranzo dei...

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Povertà e diritti negati Percorso di approfondimento sulle ingiustizie sociali, sugli squilibri fra ricchezza e povertà e sui diritti negati ATTIVITÀ SVOLTE E ALLEGATI Classe III B, scuola secondaria di 1 grado Dante Alighieri, Torino A.S. 2009/2010
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Povertà

e diritti

negati

Percorso di approfondimento sulle ingiustizie sociali, sugli squilibri fra ricchezza e povertà e sui diritti negati

ATTIVITÀ SVOLTE E ALLEGATI

Classe III B, scuola secondaria di 1 grado

Dante Alighieri, Torino A.S. 2009/2010

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PROGETTO: POVERTA’ E DIRITTI NEGATI

Questo progetto propone un percorso di approfondimento sulle ingiustizie sociali,

sugli squilibri fra ricchezza e povertà e sui diritti negati.

Attività 1: Brain storming

Al fine di conoscere il problema della povertà è sembrato utile partire dall’esperienza

degli allievi, dalla percezione del fenomeno anche attraverso domande: “ti è mai

capitato di entrare in contatto con persone che vivono in condizione di povertà? Se si,

qual è la tua reazione emotiva (pietà, dolore, indifferenza, paura, rabbia). Racconta”.

Gli allievi sono stimolati alla riflessione.

Elaborazione del tema

Primo passo: informazione

attraverso:

il vissuto dell’allievo;

ricerca sui quotidiani;

riviste;

enti di volontariato;

organizzazioni governative e non.

La classe ha partecipato alla colletta alimentare nelle scuole ed è stata sensibilizzata

al problema della povertà nel territorio.

Gli allievi sono invitati dal docente a produrre un testo sull’esperienza ed

approfondire la conoscenza sulla tematica (1).

Attività 2: Ricerca di notizie sui quotidiani locali relativi alla dimensione del

fenomeno della povertà nel territorio piemontese a causa della perdita di posti di

lavoro.

Lettura di un articolo apparso sul quotidiano “La Stampa” il 14/03/2010: “Rapporto

Caritas diocesana” (2).

Attività 3: Può essere importante conoscere coloro che operano nei diversi ambiti di

difesa delle categorie più povere ed ultime della società a livello locale, nazionale ed

internazionale.

1 Vedi Allegato 1: Banco alimentare

2 Vedi Allegato 2: La povertà a Torino nel 2010.

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Enti di volontariato locali: Caritas – Sermig – Gruppo Abele.

Visita della classe all’Arsenale della Pace.

Partecipazione al pranzo dei popoli: Simulazione degli squilibri economici e sociali

tra i vari paesi del mondo. Ogni allievo rappresenta un paese e riceve una razione di

cibo proporzionale alla ricchezza dello stesso, di conseguenza i poveri riceveranno

una porzione minima ribellandosi per l’ingiustizia.

Questo gioco di ruolo dà un valido apporto alla presa di coscienza delle ingiustizie

sociali e li incoraggia alla discussione e al dibattito.

Nell’ambito della stessa attività un gruppo ha partecipato al Convegno sulla Povertà

tenutosi all’Arsenale della Pace di Torino nell’Aprile 2010 alla presenza della

dottoressa Mara Rossi, rappresentante italiana OCSE a Ginevra.

Nell’ambito di questo evento, gli stessi studenti hanno intervistato Ernesto Olivero,

fondatore del Sermig (3).

Attività 4: Approfondimento del ruolo delle carte degli Organismi Internazionali.

L’attività è finalizzata alla presentazione della storia, della struttura e dei contenuti

dei diritti umani.

Esame degli articoli 1 – 2 della dichiarazione universale dei diritti umani, che

stabiliscono i concetti basilari di libertà ed uguaglianza, e gli articoli 23 – 25 che

sanciscono i diritti economici, sociali e culturali (4,

5).

Presentazione dei principali organismi internazionali (6):

1. FAO;

2. BIRS;

3. OMS;

4. OCSE;

5. UNICEF

Secondo passo

Cause della povertà;

Analfabetismo;

Carenza di comunicazione;

Sovrappopolazione;

Disoccupazione.

3 Vedi Allegato 3: Intevista.

4 Vedi Allegato 4: enunciazione articoli.

5 Vedi Allegato 5: Dichiarazione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

6 Vedi Allegato 6: Organismi internazionali

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Attività 5: Approfondimento delle differenze socio-economiche tra le diverse aree

del mondo, individuando nella complessità territoriale l’interdipendenza di fatti e

fenomeni.

Analisi delle problematiche.

Analisi dell’economia globale, mettendo in evidenza le criticità.

Ricerche – mappe (7,

8).

Terzo passo ↓

Azione / Possibili soluzioni:

1. Aiuti economici;

2. Aiuti alimentari;

3. Aiuti culturali;

4. Alfabetizzazione;

5. Progetti d’investimenti (9,

10).

Attività 6: Gli obiettivi di sviluppo del millennio

Riflessione sugli obiettivi (11

, 12

).

Ricerca da parte degli allievi

Attività 7: Gioco di Ruolo

Simulazione seduta FAO (video)

Ogni allievo rappresentante di un paese povero espone la criticità e chiede

all’organismo preposto un intervento nei confronti di quella realtà economicamente

disagiata, contrassegnata da ingiustizie.

Naturalmente l’allievo ha già una conoscenza pregressa dei problemi attraverso un

accurato lavoro di ricerca.

7 Vedi Allegato 7: Ragioni della povertà

8 Vedi Allegato 8: Povertà e miseria.

9 Vedi Allegato 9: Microcredito.

10 Vedi Allegato 10: Commercio Equo e solidale.

11 Vedi Allegato 11: Gli obiettivi di Sviluppo del Millennio.

12

Vedi Allegato 12: Prefazione del Segretario generale ONU Ban Ki-Moon.

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VALUTAZIONE da parte degli allievi:

Il lavoro da noi svolto è stato molto interessante poiché ha consentito ad

ognuno di “rivelarsi”, di far conoscere le proprie risorse utilizzando i mezzi più

congeniali nell’apprendere (ricerche, utilizzo TIC, ecc.).

Attraverso l’apprendimento cooperativo, con la formazione di gruppi di

lavoro, ci siamo confrontati, abbiamo imparato ad accettare le opinioni degli altri, a

sentirci valorizzati, e ad accrescere la nostra autostima.

Abbiamo condiviso con gli altri il prodotto della creatività di ognuno.

Il confronto con realtà differenti dalla nostra ci ha indotto a riflettere

sull’egoismo umano e sulla difficoltà di attuare soluzioni possibili per superare il

problema della povertà mondiale.

Molto formativo è stato il “gioco di ruolo”, con la simulazione di una

conferenza della FAO, nel quale ognuno di noi è stato soggetto attivo e quindi

protagonista, immaginando di avere in pugno le sorti del proprio Paese.

Torino, 01/06/2010 Gli allievi della 3a B

VALUTAZIONE da parte del docente:

Il docente ha valutato positivamente il lavoro svolto dagli allievi, utilizzando la

metodologia, i mezzi e gli strumenti già esplicitati nel progetto iniziale.

Si è verificato lo sviluppo:

1) della consapevolezza rispetto agli ambiti trattati;

2) della capacità di analisi, di riflessione e di espressione linguistica;

3) della capacità di lavorare ed apprendere con i compagni in modo

collaborativo;

4) della metacognizione nell’area storico-geografica.

Le competenze sono state raggiunte a livelli differenti, comunque soddisfacenti e

rispondenti ai parametri già prefissati.

Documentazione 1) realizzazione video su simulazione Conferenza FAO;

2) allegato processo di realizzazione progetto;

3) documenti prodotti dagli allievi

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4) ALLEGATO 1:

Banco Alimentare

Da diversi anni la Scuola Media “Dante Alighieri”

aderisce all’iniziativa di solidarietà “Colletta

Alimentare”.

Quintali di derrate alimentari vengono offerte per poter

essere poi ridistribuite alle associazioni, parrocchie,

mense solidali, che ogni giorno fanno fronte alle

numerose richieste di persone che bussano alla porta

spinte dall’indigenza e dalla povertà. Gli anni precedenti

noi studenti eravamo quasi certi che lo nostre offerte

sarebbero state destinate a popolazioni in difficoltà

oppure alle mense i cui clienti abituali erano

extracomunitari o senzatetto, ora invece la realtà è

diversa. La povertà è presente anche a Torino, come nel resto dell’Italia, a causa del maggior costo

della vita e della perdita del lavoro del capofamiglia che tuttavia deve sostenere spese e sostentare i

figli. Questa situazione ci crea molte ansie e incertezze nel futuro ma allo stesso tempo ci rende più

disponibili e coinvolti in iniziative di solidarietà.

Nella sala riunioni della scuola allievi, genitori, nonni e professori hanno accolto le diverse classi

con il loro carico di prodotti e con la gioia di donare.

Questo progetto ha una grande importanza perché concorre a sensibilizzare i ragazzi ai problemi del

mondo attuale e alla cultura del dono.

La giornata è stata per noi il punto di partenza per elaborare un percorso di approfondimento sulle

ingiustizie sociali, sugli squilibri fra ricchezza e povertà e sui diritti negati.

La classe 3a B (A.S. 2009/2010) nel salone della scuola con il cibo che allievi

di tutta la scuola hanno donato nel giorno del banco alimentare.

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Oggi un torinese su

otto è alle soglie

della povertà!

ALLEGATO 2: La povertà a Torino nel 2010

IN 110.000 BUSSANO AI CENTRI DEL VOLONTARIATO

La povertà a Torino nel 2010

In ambito del progetto di informazione degli alunni sulla povertà nella classe 3B

della Scuola Media Statale “Dante Alighieri”.

Da un articolo de “La Stampa” del 14 Marzo 2010.

Dagli ultimi rapporti di questi ani risulta che è peggiorata la condizione dei poveri

torinesi: il numero è rimasto quasi stabile dal 2008, però 20000 persone che prima

erano considerate solo vulnerabili sono, adesso, poveri a tutti gli effetti.

La povertà “estrema”, invece conta 5-6 mila individui.

La situazione è gravemente peggiorata, quindi, dal punto di vista economico, spesso

come conseguenza di licenziamenti e cassa integrazione. Sempre più famiglie non

riescono a pagare l’affitto o il mutuo, e alcuni non possono garantirsi neanche

l’approvvigionamento alimentare, e sempre più persone si presentano ai centri del

volontariato a chiedere aiuti economici, o spesso anche posto di lavoro.

Ci sono dei corsi di qualificazione, ma allora sorge il problema del mantenimento

della famiglia per la durata del corso.

Inoltre, i nuovi poveri si aggiungono ai “poveri occulti”, cioè coloro che vogliono

mantenere la stessa immagine di se, e lo stesso stile di vita, ma che ora non possono

più permettersi per problemi economici.

In sintesi, quindi, la condizione dei poveri di Torino è

peggiorata, e moltissime persone si rivolgono ai centri

di volontari per un aiuto economico o alimentare, oppure

in cerca di un posto di lavoro.

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ALLEGATO 3: Intervista

Ernesto Olivero

Intervista ad Ernesto Olivero – Fondatore del Sermig nel 1964

D: Qual è stato il movente che l’ha indotto a fondare il

Sermig?

R: Il motivo principale è che non accettavamo la fame che

attanagliava il mondo e la povertà diffusa. Tutta la storia del

Sermig è partita con questo obiettivo: aiutare gli ultimi e

difendere soprattutto i bambini vittime della povertà e dare

loro l’istruzione.

D: Quali sono i progetti del Sermig per realizzare questi obiettivi?

R: Premetto che la soluzione la danno i giovani con la loro sensibilità. I giovani del

Sermig vivono con la certezza che il vero modo di accumulare non è il “prendere”,

ma il “dare”. É nata la voglia di essere con i giovani e con loro per i più poveri, non

solo quelli lontani, ma per i giovani di casa nostra: bambini, carcerati, malati, donne

e uomini del loro mondo.

D:Cosa pensa degli squilibri esistenti nelle

varie parti del mondo?

R:Bisogna combattere gli egoismi per

risolvere la fame, le malattie, la povertà e

l’ignoranza.

D:Dove si trovano gli arsenali del Sermig?

R: Il Sermig ha la sua sede a Torino.

L’Arsenale della Pace, l’Arsenale della

Speranza in Brasile dove sono stati attivati

1200 posti di scuola/lavoro e l’Arsenale

dell’Incontro a Madaba in Giordania dove esiste

una struttura solo per bambini disabili (musulmani

e cristiani).

D:Da chi arrivano i finanziamenti per le vostre

attività?

R: Tante persone di buona volontà ci hanno

aiutato a finanziare 2500 progetti di sviluppo ed

interventi in 173 nazioni dei 5 continenti; ci hanno

aiutato a realizzare 100 missioni di pace in Afghanistan, Bosnia, Iraq, Libano,

Palestina, Israele, Mozambico, Ruanda, Somalia e ad iniziare l’equivalente di 525

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aerei da carico con medicinali, alimenti, vestiti, attrezzature in zone povere gravate

da guerre e calamità naturali.

Il 92 % dei proventi del Sermig arriva dalla Solidarietà.

Visita all’Arsenale della Pace 11/12/2009

Convegno sulla povertà 05/05/2010

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in foto: Ernesto Olivero Fredo Olivero (presidente associazione Migrantes)

Chi bussa alla porta degli arsenali?

Alla porta degli arsenali bussano i poveri.

Donne e uomini che fuggono dai loro paesi per motivi politici e religiosi.

Mamme solo con bambini, donne ed uomini senza tetto bambini e disabili. Per loro

abbiamo aperto luoghi di accoglienza diurni e notturni, ambulatori medici mense

scuole di alfabetizzazione e di avviamento al lavoro perché tutti possano avere una

vita dignitosa.

dottoressa Mara Rossi,

Comunità Giovanni XXIII,

rappresentante OCSE per

l’Italia a Ginevra.

Conferenza sulla

Povertà presso

Sermig, 05/05/2010

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ALLEGATO 4: Enunciazione articoli

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Art. 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.

Art. 23: Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta del proprio lavoro, a

eque e favorevoli condizioni di lavoro, e alla protezione contro la disoccupazione.

Art. 25: Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute

ed il benessere per se e per la propria famiglia.

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ALLEGATO 5: Dichiarazione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Il 20 Novembre 1989 i rappresentanti di tutti gli stati del mondo si riunirono

nell’Assemblea Generale dell’ONU e New York e approvarono all’unanimità il testo

della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, allargata, in seguito,

anche ai Diritti dell’Adolescenza.

Quell’atto formale, solo una delle innumerevoli votazioni che avvengono nel Palazzo

di Vetro delle Nazioni Unite, racchiudeva in sé un significato storico, poiché per la

prima volta i diritti dei bambini e degli adolescenti entravano a pieno titolo nel

mondo giuridico internazionale, dopo aver fatto comparse piuttosto marginali, quale

la Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1959, ma che, peraltro, era stata piuttosto

trascurata dai governi e quindi poco efficace.

Ma venti anni fa è nata, così, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, che oggi

è il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato al mondo; infatti tutti gli stati del

mondo, eccetto due (ovvero Stati Uniti e Somalia), hanno ratificato il testo della

Convenzione nei rispettivi parlamenti nazionali, che di qui a qualche anno potrebbe

risultare il primo trattato “universalizzato” nella storia dell’umanità, poiché tutti gli

stati si accorderebbero per un obiettivo comune.

Attualmente, 191 Stati hanno ratificato la Convenzione, e Somalia e Stati Uniti sono

gli unici a non averlo ancora fatto.

La Somalia, uno degli stati più poveri al mondo, situato nel Corno orientale

dell’Africa, non ha ancora un governo centrale riconosciuto da tutte le fazioni in lotta,

e quindi non può materialmente ratificare un accordo internazionale a causa di motivi

politici interni.

Molto diverso è invece il discorso per gli Stati Uniti, che pure hanno firmato

l’accordo nel Febbraio 1995, ma tardano a ratificarlo a causa della tradizionale

lentezza dell’iter di ratifica per i trattati internazionali e a causa della politicizzazione

del dibattito interno. L’ala più conservatrice dell’opinione pubblica statunitense

accusa infatti la Convenzione di minare l’autorità dei genitori sui figli e concedere

troppi privilegi ai bambini. Il comitato statunitense dell’UNICEF ha quindi promosso

una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per invitare i cittadini a

scrivere ai rappresentanti del proprio partito, in modo che si attuino delle riforme a

favore dell’UNICEF e della Convenzione.

Il 20 Novembre 2009 è il ventennale della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia

e dell’Adolescenza, del 1989, ma sono anche i cinquant’anni, lo ricordiamo, della

Dichiarazione del diritti del Fanciullo, del 1959.

Gli articoli della Convenzione sono complessivamente 54, di cui i primi 41 si

riferiscono ai diritti dei bambini degli adolescenti nel particolare, mentre dal 42 al 54

si riferiscono al modo in cui i governi degli stati e tutti gli adulti in generale devono

rapportarsi con i minori e il modo di applicare i principi espressi dalla Convenzione.

L’UNICEF, che da anni è la principale istituzione che si occupa dei bambini e della

loro salute e formazione, promuove l’idea stessa della Convenzione, e ad essa si

riferisce per tutto il proprio operato, al fine di tutelare i diritti dei bambini di tutto il

mondo.

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ALLEGATO 6: Organismi internazionali

Interventi Internazionali

Per aiutare i paesi in difficoltà intervengono organismi internazionali:

FAO. Agenzia dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura: si occupa della

sicurezza alimentare e delle condizioni di vita delle popolazioni rurali, ma

soprattutto della lotta alla fame nel mondo.

BIRS. Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo detta anche

Banca Mondiale: concede prestiti e assistenza tecnica ai paesi in via di

sviluppo per ridurre la povertà e promuovere la crescita economica.

OMS. Organizzazione Mondiale della Sanità: ha il compito di promuovere la

cooperazione internazionale per la lotta contro le epidemie e il miglioramento

della salute dei popoli.

OCSE. Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico:

raccoglie 29 membri (tra cui l’Italia), si riunisce periodicamente per favorire lo

sviluppo economico dei paesi in via di industrializzazione, accrescere il livello

di benessere dei loro abitanti, eliminare gli ostacoli agli scambi commerciali,

erogare aiuti e assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo.

UNICEF. Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia.

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ALLEGATO 7: Povertà

Il progresso economico che caratterizza la nostra epoca non si è manifestato allo

stesso modo in tutte le regioni del mondo.

Vi sono “aree” dove si vive realmente in maniera dignitosa e “aree deboli” dove si

muore di fame.

L’espressione comunemente usata per indicare lo squilibrio nella distribuzione delle

ricchezze del nostro pianeta è “Nord e Sud del mondo”.

Le 225 persone più ricche del mondo possiedono da sole più di 1000 miliardi di Euro,

mentre 1,2 miliardi di esseri umani vivono con meno di 1 € al giorno.

Quei 225 è originario e vive al Nord, mentre la stragrande maggioranza dei

poverissimi si trova al Sud.

Gli abitanti del Nord sono 1/5 della popolazione mondiale, consumano i 4/5 delle

risorse della Terra, mentre quelli del Sud (che sono i 4/5) ne consumano 1/5.

Gandhi un giorno scrisse: “Nel Mondo c’è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non

abbastanza per l’avidità di ognuno”.

Le persone sottoalimentate nel mondo

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Analfabetismo, Malnutrizione, Povertà

Nel mondo:

1 bambino su 5 soffre di malnutrizione

Su 30 nazioni nel mondo la disponibilità di calorie per singolo abitante è

persino diminuita in questi ultimi dieci anni.

Sulla Terra un’abitazione su 4 non è dotata di servizi igienici.

Malattie (come la lebbra) ed epidemie continueranno a mietere vittime, perché

i fondi necessari per sconfiggerle non sono stanziati o vengono deviati per altri

scopi.

L’analfabetismo dilaga tra le fasce di popolazione povera e i bambini non

hanno la possibilità di frequentare la scuola.

Il grafico mostra il divario esistente tra la percentuale di analfabeti della Gran Bretagna e quella di tre sue ex colonie

(Tanzania, Suda, India).

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80%

Tanzania

Sudan

India

Gran Bretagna

Analfabetismo e sfruttamento

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ALLEGATO 8: Povertà e miseria

La povertà è la condizione di singole persone o collettività umane nel loro

complesso, che si trovano ad avere, per ragioni di ordine economico, un limitato (o

del tutto mancante nel caso della condizione di miseria) accesso a beni essenziali e

primari ovvero a beni e servizi sociali d'importanza vitale. La povertà diventa

pauperismo quando riguarda masse che non riescono più ad assicurarsi i minimi

mezzi di sussistenza: è questo un fenomeno collegato a una particolare congiuntura

economica che porta al di sotto del minimo di sussistenza una gran parte della

popolazione.

Nomade

mendicante in una via di Roma

Nel cartello esibito sono indicate le situazioni

interconnesse alla condizione di povertà: malattia,

abbandono, fame, mancanza di un lavoro, della casa

La povertà in linea generale tende ad essere di grado più elevato nelle aree rurali che

in quelle urbane dove vi sono maggiori opportunità di fonti di reddito: inoltre nelle

zone rurali, la povertà si accompagna ad un isolamento sociale maggiore di quello

che la povertà di per sé determina. In genere però la povertà urbana può causare

maggiori problemi rispetto a quella rurale: si vedano ad esempio i problemi sanitari

che caratterizzano le baraccopoli o gli slums nei paesi in via di sviluppo.

La durata della povertà è un elemento molto importante per quanto riguarda la

posizione sociale delle persone che non viene intaccata in casi di durata breve della

situazione d'indigenza.

Le famiglie povere sono di norma quelle più numerose con un numero elevato di figli

e di persone conviventi nello stesso ambito famigliare. La numerosità della famiglia

assolve ad un compito di assistenza per la vecchiaia dei genitori. Una funzione

analoga di assistenza e di mutuo soccorso vengono svolte dalla “famiglia allargata”.

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Il lavoro minorile è una fonte di reddito spesso essenziale per le famiglie povere, ma

spesso causa un difetto dell’istruzione determinando una sorta di circolo vizioso della

povertà.

La posizione della donna riguardo alla situazione di povertà è spesso svantaggiata

rispetto a quella dell'uomo, in termini sia di cultura e partecipazione alla vita sociale

sia di carichi di lavoro e, talvolta, di disponibilità di cibo e altri beni essenziali.

Povertà ed emarginazione Slum (Delhi, 1973)

La povertà costituisce la principale

causa, ma non l'unica, di esclusione

sociale o emarginazione: la

peculiarità è che l'estromissione

dall'accesso a beni e servizi

essenziali deriva (quasi sempre "de

facto", in rari casi anche "de iure")

dalla scarsità di mezzi economici.

Ciò vale a distinguerla da altre situazioni in cui la privazione ha origini diverse come

i casi di discriminazione su base etnica, religiosa, sessuale, etc... (pur esistendo

situazioni in cui tali condizioni si sovrappongono ed aggravano fra loro). Si parla di

povertà anche in termini "relativi", con riferimento alle situazioni di rilevante

disparità di reddito e potere d'acquisto fra singoli e gruppi sociali nella stessa

comunità nazionale o locale.

Povertà e miseria

Il termine "povertà" può comunque assumere molteplici significati ed essere

impiegato con diverse accezioni. Quando la povertà assume connotazioni estreme di

assenza di beni materiali primari si parla allora di miseria, termine che assume oltre a

quello economico e sociale, come quello di povertà, anche un valore immateriale

indicante sia un’estrema infelicità sia una condizione spirituale di grettezza e

meschinità morale.

Il più delle volte nei vari significati i due termini vengono comunemente indicati

come equivalenti essendo la differenza genericamente indicata in una accentuazione

delle caratteristiche negative della miseria rispetto a quelle della povertà.

Mentre esiste un termine di riferimento che si vuole oggettivo, un criterio in effetti

puramente normativo, per caratterizzare una situazione di povertà rifacendosi alla

cosiddetta soglia di povertà , per cui chi vive in condizioni tali da non raggiungere il

minimo per la sopravvivenza (che secondo la Banca mondiale viene indicato

nell'avere due dollari per persona al giorno) può essere indicato in condizioni di

povertà non vi sono indicatori certi dello stato di miseria che del resto ha un aspetto

molto più evidente dello stato di povertà che può, entro certi limiti, essere mascherato

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come quando si parla ad esempio di "una dignitosa povertà" mentre una "dignitosa

miseria" è un'espressione improponibile.

La storia della povertà coincide evidentemente con quella dell'umanità. Uomini dalle

condizioni disagiate rispetto ad altri in una situazione sociale per vari motivi più

favorevole, sono stati presenti in tutte le società organizzate. È evidente che il

concetto di povertà è un concetto relativo nel senso che in una ipotetica società di

poveri il meno povero assume la dignità di ricco. La povertà quindi come tale è in

connessione con il concetto di ricchezza per cui ad esempio sociologi ottocenteschi

hanno sostenuto la tesi che è la stessa ricchezza nell'ambito dell'economia industriale

a produrre la povertà.

La povertà nello Stato della Bolivia

La Bolivia è uno dei paesi più poveri dell’America Meridionale, insieme al Paraguay,

alla Colombia e alla Guyana.

Dati generali.

Questo stato presenta una superficie di 1.098.581 km, pari a più di tre volte l’Italia.

La popolazione è di otto milioni e mezzo di abitanti e la capitale ufficialmente è La

Paz, una città che conta solo 216.000 abitanti all’incirca.

Questo paese, assieme al Paraguay, è l’unico dell’America Latina a non avere

sbocchi sul mare. È infatti situato nell’entroterra del subcontinente. A Est la Bolivia

presenta una vasta pianura poco popolata e a Ovest sorgono invece le aspre montagne

della Cordigliera Andina.

La povertà in Bolivia.

La situazione economica della Bolivia attualmente è molto difficile. Il fenomeno

della povertà è dilagante in tutto il territorio, a causa di diversi avvenimenti storici

che hanno segnato la storia di questo paese fin dalla nascita.

I principali motivi della grave situazione in questo paese sono:

L’indipendenza, che è stata raggiunta nel 1825 a seguito di un periodo di

frequenti rivolte, ben presto scaturite in una durissima lotta per l’indipendenza

dalla Spagna colonizzatrice. In questo periodo si erano formati numerosi stati

effimeri che hanno poi dato vita allo Stato attuale.

Le numerose Guerre di Confine, in cui la Bolivia affrontò, negli anni tra il 1825 e

il 1900, con diverse guerre il Cile, il Paraguay, il Brasile e il Perù. La Bolivia,

però, riuscì a non farsi coinvolgere nella Prima Guerra Mondiale.

La Guerra del Chaco, che la Bolivia scatenò contro il Paraguay dal 1932 al 1935,

e vinta dal Paraguay, e che contribuì all’attuale condizione d’inferiorità di questo

paese in ambito internazionale. Questa guerra, come tutte le altre guerre di

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confine, ha danneggiato gravemente il Paese sia livello economico che a livello

sociale.

Dal 1964 a oggi una serie di frequenti colpi di stato, anche di sinistra, ha portato

una perenne instabilità politica nel paese, con l’apparire anche di alcuni regimi

dittatoriali, che hanno provocato numerose rivolte e sommosse.

Nel 2005, con l’insediamento come presidente di Evo Morales, per il paese si è

aperto un nuovo spiraglio di speranza nel cammino verso la democrazia, soprattutto

con l’approvazione della nuova Costituzione democratica promossa dallo stesso

presidente.

Negli ultimi anni la Bolivia è divenuta una terra di emigranti. Inizialmente le mete

principali dell'emigrazione boliviana erano i paesi vicini, principalmente Brasile e

Argentina (dove si creda vivano due milioni di boliviani, tra immigrati e discendenti)

e dove essa ha assunto caratteri illegali ed ha provocato tendenze xenofobe. Dalla

crisi economica della fine degli anni novanta, e con il progressivo estremo

restringimento all'emigrazione negli Stati Uniti, la migrazione boliviana ha assunto

caratteri di esodo massiccio verso l'Europa.

Sistema sanitario

Il sistema sanitario pubblico è altamente carente, sia in mezzi che nelle risorse

umane. Gli aventi diritto a questo sistema devono comunque, nella maggior parte dei

casi, pagare tutte le medicine anche durante il ricovero ospedaliero. Non esistono

medici curanti convenzionati e le visite vengono effettuale solo all'interno delle

strutture sanitarie pubbliche. Durante il secondo governo di Sanchez de Lozada venne

introdotta l'assicurazione pubblica materna e infantile.

Economia

Prodotto Nazionale Lordo: 970 $ pro capite (91º posto della classifica

mondiale).

Bilancia dei pagamenti: -715 milioni di $.

Inflazione: 4,7%.

Disoccupazione: 10%. Questo dato è puramente indicativo giacché in Bolivia

il commercio e le attività definite informali, completamente al di fuori anche

del debolissimo sistema impositivo boliviano, sono difficilmente

quantificabili.

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Secondo i dati della tradizionale statistica mondiale, la Bolivia ha uno dei

redditi pro-capite tra i più bassi del continente. Questo dato contrasta con la

grande ricchezza di risorse naturali e la scarsa densità della popolazione, che

potrebbe far pensare ad una maggior disponibilità economica per gli abitanti.

Le ragioni sono evidentemente da individuarsi nell'arretratezza del sistema

produttivo e sociale.

Ordinamento scolastico

Tasso di alfabetizzazione: 84%.

Studenti universitari: 109.503.

Obbligo scolastico fino a 14 anni.

Risorse

Produzione di energia elettrica: 805.000 kW.

Pesca: 6.300 tonnellate l'anno.

Petrolio: 20.631 barili al giorno.

Allevamento: pecore 8,4 milioni, capre 1,5 milioni, bovini 6,4 milioni, suini

2,6 milioni.

Minerali: stagno, zinco, antimonio, tungsteno, piombo, litio, oltre a oro e

argento. Inoltre sono presenti importanti giacimenti di petrolio e di gas

naturale.

La Bolivia, la regione più ricca della colonia spagnola durante i secoli XVI e XVII, è

oggi il paese più povero dell'America del Sud, nonostante l'indubbia abbondanza di

materie prime e l'alto potenziale di sviluppo.

Esportazioni

USA 20%, Argentina 13%, Perù 12%, Regno Unito 11%, Svizzera 9%.

Importazioni

USA 23%, Argentina 15%, Giappone 12%, Brasile 11%, Cile 6%, altri 33%.

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ALLEGATO 9: MICROCREDITO

Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico che

permette l'accesso ai servizi finanziari alle persone in

condizioni di povertà ed emarginazione.

Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con i

proventi delle loro piccole imprese agricole e delle

cooperative nell'ambito di quella che è stata definita

economia informale. La difficoltà di accedere al prestito

bancario a causa dell'inadeguatezza o della mancanza di

garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle

banche tradizionali, non consente a queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi

libere dall'usura.

I programmi di microcredito propongono soluzioni alternative per queste

microimprese e in un certo senso sono paragonabili ai prestiti d'onore.

In considerazione dell'efficienza dimostrata in moltissimi casi, le Nazioni Unite

hanno dichiarato il 2005 l'Anno Internazionale del Microcredito.

Negli ultimi anni, inoltre, sono in corso tentativi di diffusione del microcredito (con

gli adattamenti opportuni) anche nelle economie avanzate a sostegno dei cosiddetti

"nuovi poveri", cioè non solo coloro che nei paesi sviluppati vivono sulla soglia della

sussistenza o al di sotto di essa e che possono trovarsi in gravi difficoltà di fronte a

spese improvvise anche di piccola entità; ma soprattutto per la piccola impresa e gli

artigiani che dai canali tradizionali non possono accedere e si devono rivolgere quindi

al social lending o prestiti peer-to-peer. Questa area del microcredito può essere

definita come sostegno al fabbisogno finanziario indistinto (oltre il 70% delle attività

e dei programmi promossi). Sempre nell'ambito dei paesi sviluppati, esistono altre

dimensioni sostenute dal microcredito: avvio e sostegno di attività economiche (oltre

il 20% dei programmi promossi in Italia nel 2006 con una probabilità di restituzione

del credito relativamente alta), definibile come "lotta all'esclusione finanziaria".

sostegno durante gli studi universitari (9,5% dei programmi promossi in Italia nel

2006).

Antecedenti storici

Il microcredito non è un istituto solo moderno. Un antecedente storico infatti può

essere trovato nei Monti di Pietà.

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Muhammad Yunus

È ideatore e realizzatore del microcredito. Yunus consegue la

Laurea in Economia presso l’Università di Chittagong,e in seguito

il Dottorato di Ricerca in economia. Verso la metà del 1974 il

Bangladesh fu colpito da una violenta inondazione, a cui seguì

una grave carestia che causò la morte di centinaia di migliaia di

persone. Il paese è periodicamente devastato da calamità naturali

e presenta una povertà strutturale in cui il 40% della popolazione

non arriva a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri, e così Yunus decise di

mettere la scienza economica al servizio della lotta alla povertà, inventando il

microcredito.

La Grameen Bank

Nel 1976 Yunus fondò la Grameen Bank, prima banca al mondo ad effettuare prestiti

ai più poveri tra i poveri basandosi non già sulla solvibilità, bensì sulla fiducia.

Da allora, la Grameen Bank ha erogato più di 5 miliardi di dollari ad oltre 5 milioni

di richiedenti. Per garantirne il rimborso, la banca si serve di gruppi di solidarietà,

piccoli gruppi informali destinatari del finanziamento, i cui membri si sostengono

vicendevolmente negli sforzi di avanzamento economico individuale ed hanno la

responsabilità solidale per il rimborso del prestito.

Premi ricevuti per la sua invenzione:

1978 - Vincitore del President's Award, Bangladesh

1984 - Vincitore del Ramon Magsaysay Award, Filippine

1985 - Vincitore del Bangladesh Bank Award, Bangladesh

1987 - Vincitore del Shwadhinota Dibosh Puroshkar (Independence Day Award),

Bangladesh

1989 - Vincitore del Aga Khan Award For Architecture, Svizzera

1993 - Vincitore del CARE Humanitarian Award

1994 - Vincitore del World Food Prize

1996 - Vincitore del Simón Bolívar Prize dell'UNESCO

1998 - Riceve il Prince of Asturias Award

1998 - Vincitore del Sydney Peace Prize

2004 - Laurea Honoris Causa dall'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

2004 - Vincitore del premio del giornale The Economist per l'innovazione sociale ed

economica.

2006 - Riceve un dottorato onorario dalla American University of Beirut

2006 - Vincitore del Mother Teresa Award, Kolkata, India

2006 - Vincitore dell'ottavo Seoul Peace Prize

2006 - Vincitore del Premio Nobel per la pace, assieme alla Grameen Bank

2008 - Laurea honoris causa conferita dalla facoltà di Scienze Politiche, indirizzo

Cooperazione e Sviluppo, dell'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

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ALLEGATO 10: Commercio equo e solidale

Nel sud del mondo esistono piccoli produttori locali impegnati soprattutto in

agricoltura e artigianato. Questi imprenditori non solo hanno difficoltà a trovare il

denaro sufficiente per avviare e mantenere viva la loro attività ma riscontrarono

molte difficoltà a esportarle. L’organizzazione internazionale del commercio equo e

solidale è noto per offrire aiuto hai produttori del Sud:

Al fine di raggiungere i mercati ricchi.

Acquistare merci trattando direttamente coi produttori ad un prezzo equo.

Dare le possibilità di comprare e vendere a un giusto prezzo, in modo che gli

abitanti di molte regioni povere del mondo possano continuare a vivere nel

luogo in cui sono nati.

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ALLEGATO 11: Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio derivano da un impegno politico che i leader

mondiali riuniti presso la sede delle Nazioni Unite, nel settembre del 2000, al fine di liberare gli

esseri umani dalle abiette e disumane condizioni della povertà estrema e a liberare l’intera umanità

della morsa della fame e rendere il diritto allo sviluppo una realtà per tutti. Al primo posto è la

diminuzione del numero di affamati. A 10 anni dalle firme della dichiarazione molti passi avanti

sono stati fatti. Alcuni dei paesi più poveri del Africa hanno raggiunto obiettivi intermedi e se

continueranno cosi riusciranno a raggiungere gli obiettivi entro il 2015.

Purtroppo e scandaloso constatare che e paesi che sono più indietro sono proprio quelli che

avrebbero le risorse per essere per essere i primi nella lotta alla povertà! Molti dei paesi più ricchi

tra cui l’Italia non stanno rispettando gli impegni soprattutto in termini di efficacia dagli aiuti e di

regole commerciali l’Italia si e impegnata a dare lo 0,7% del PIL in Aiuto Pubblico allo sviluppo

entro il 2015. Attualmente dovrebbe essere allo 0,5%. Questo risultato appare sempre più lontano

sebbene l’impegno che il nostro paese ha assunto nel 2000 e ribadito più volte in riunioni

internazionali negli ultimi anni. Lo 0,7% non è solo un numero, è una promessa fatta ai più deboli,

un impegno rispettarlo e una questione di credibilità nazionale.

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e i Diritti Umani hanno essenzialmente un fine

comune, ovvero preservare e proteggere la dignità umana attraverso il raggiungimento di una vasta

gamma di diritti civili, culturali, economici, politici e sociali.

ELIMINARE LA POVERTA’ ESTREMA E LA FAME

OB

IET

TIV

O 1

Target 1.A: Ridurre della metà la percentuale di

popolazione che vive con meno di un dollaro al

giorno (fra il 1990ed il 2015)

Diritto standard di vita

adeguati.

Diritto alla previdenza

sociale

Dichiarazione universale dei

diritti umani: art. 22, 25

ICESCR13

, art. 6, 9, 11

Target 1.B: Garantire una piena e produttiva

occupazione ed un lavoro dignitoso per tutti,

compresi donne e giovani

Diritto al lavoro ICESCR, art. 6

Target 1.C: Ridurre della metà la percentuale di

popolazione che soffre la fame (tra il 1990 ed il

2015)

Diritto al cibo Dichiarazione universale dei

diritti umani, art. 25 (1)

ICESCR, art. 11

GARANTIRE L’ISTRUZIONE PRIMARIA UNIVERSALE

OB

IET

TIV

O 2

Target 2.A: Assicurare, entro il 2015, tutti i

bambini, sia maschi che femmine, possano

terminare un ciclo completo di scuola primaria

Diritto alla educazione Dichiarazione

universale dei diritti

umani: art. 25 (1)

ICESCR, art. 13, 14

CRC14

, art. 28 (1)(a)

CEDAW15

, art. 10

ICERD16

, art. 5(e)

13

Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali 14

Convenzione Diritti dei Bambini 15

Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro la donna. 16

Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

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ALLEGATO 12: Prefazione del Segretario generale ONU Ban Ki-Moon

al Progress Report

“A metà strada dal 2015, termine ultimo per il

raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ci

troviamo di fronte a una situazione di emergenza. Milioni

di persone sono ancora intrappolate nella morsa della

povertà estrema e della fame.

Visto che celebriamo il 60° anniversario della

Dichiarazione Universale dei diritti umani, dobbiamo

ricordarci che lo sviluppo non dovrebbe essere un

privilegio di pochi, ma un diritto di tutti”

Ban Ki-Moon

Segretario Generale delle Nazioni Unite

Prefazione del Segretario generale ONU Ban Ki Moon al Progress Report.

Dalla loro adozione, nel 2000, da parte di tutti gli Stati Membri, la dichiarazione del

Millennio e relativi obbiettivi di Sviluppo sono diventati una piattaforma di lavoro

per i paesi in via di sviluppo e loro partner per il raggiungimento di un futuro

condiviso per tutti . Il risultato è controverso. Alcuni miglioramenti ci sono stati ed è

possibile raggiungere altri obbiettivi in alcune forti del mondo,ma rimane ancora

tanto da fare

è necessario che:

1) i leader politici lancino un’azione rapida e concentrata

2) assonanza di governo

3) maggior crescita di investimenti statali

4) migliorata capacità produttiva e crescita di posti di lavoro dignitosi

per raggiungere gli obbiettivi, le strategie di sviluppo a carico dello stato e le risorse

disponibili devono essere allineate ad essi. E' indispensabile che tutte parti interessate

nelle loro interessi mantengano le promesse formulate nella simulazione del

millennio.

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Bibliografia e sitografia

Allegato 2: “La Stampa” del 14 Marzo 2010

Allegato 4: http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=itn

Allegato 5: http://www.unicef.it/doc/599/il-testo-della-convenzione-sui-diritti-

dellinfanzia.htm

Allegato 6: www.onuitalia.it

Allegato 7: S. Calzone, “Cittadinanza e attualità”, Petrini Editore, Novara, 2008,

pag. 259 – 264.

Allegato 8: L. Fabbri, “Geoscoperta – Problemi del mondo attuale”, Bulgarini,

Firenze, pag. 110 – 114.

Allegato 9: http://www.muhammadyunus.org/

Allegato 11: http://www.onuitalia.it/events/mdg_ob_08.php

Allegato 12: http://www.un.org/millenniumgoals/


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