Date post: | 01-May-2015 |
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Pratiche, comunità e competenze
Cristina Zucchermaglio
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Alcune domande…..
• Cosa è il lavoro?
• Cosa è una pratica lavorativa?
• Perché serve una comunità?
• Dove sono le competenze?
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Workplace studies……
• Il lavoro non è:
– quello ipotetico e delle descrizioni formali e astratte (tecniche di task/ job analysis)
– una prestazione individuale ( (tutto dipende dalla adeguatezza/inadeguatezza individuale)
– la realizzazione, più o meno “corretta”, di compiti dati e assegnati (tutto dipende da procedure, norme e sanzioni)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Sistema di codifica delle competenze (Spencer e Spencer,2000)
Competenze realizzative (orientamento al risultato, attenzione all’ordine, iniziativa……)
Competenze di influenza (persuasività, costruzione di relazione, consapevolezza organizzativa…..)
Competenze manageriali (attitudine al comando, cooperazione, leadership…..)
Competenze cognitive (pensiero analitico, pensiero concettuale, expertise…)
Competenze di efficacia personale (autocontrollo, flessibilità, autocontrollo…..)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Sistema di codifica delle competenze (Spencer e Spencer,2000)
Iniziativa: disposizione ad agire anche senza indicazioni
Cooperazione: lavorare con altri piuttosto che da soli
Pensiero concettuale: riconoscere modelli astrattii e rapporti fra situazioni complesse
Autocontrollo: avere il controllo delle proprie emozioni ed evitare la reattività nel conflitto
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Workplaces studies…….
• Il lavoro come insieme di pratiche
– interattivamente realizzate – continuamente negoziate– modificate, situate e riconfigurate
dagli attori sociali
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Dall’”eseguire in astratto”(es. Orientamento al risultato)
al “costruire/performare localmente “ (decidere, discutere,, pianificare,,affrontare imprevisi)
Cosa è una pratica lavorativa?
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Dal “cognitivo e mentale”(es, pensiero concettuale)
alla conoscenza pratica, situata
”ancoraggio materiale”:• nei discorsi con altri • nel tempo e nello spazio• nelle infrastrutture• negli strumenti e nelle
tecnologie• nell’evoluzione storica-
culturale e istituzionale….
Cosa è una pratica lavorativa?
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Dal “chi fa”(individuo che ha inizativa, autocontrollo, sensibilità interpersonale…..)i
al“cosa si fa” (linee di attività
congiunta, coordinate,negoziae,
in evoluzione)
Cosa è una pratica lavorativa?
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Perché serve una comunità?
Le pratiche lavorative e le competenze:
* vengono create, diffuse e costudite nelle comunità
* sono distribuite nella organizzazione dell'attività
Le comunità sono “contenitori” sociali delle pratiche che li
costituiscono e definiscono (nel bene e nel male)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Le competenze distribuite nelle comunità
Orr, 1995: Condividere le conoscenze, celebrare l'identità. La memoria di comunità in un cultura di servizio.
Non uso della documentazione tecnica fornitadall'azienda
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Le competenze distribuite nelle comunità
• Storie di guerra "situate”( invece di albero decisionale astratto):
– incorporano un repertorio di pratiche lavorative efficaci nella soluzione di problemi (competenza pratica in azione)
– forma privilegiata di discorsoforma privilegiata di discorso attraverso cui i tecnici costruiscono e distribuiscono la competenza della comunità(““memoria di comunitàmemoria di comunità”).”).
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Le competenze distribuite nelle comunità
Ogni tecnico condivide narrativamente le informazioni con glialtri:
* per essere legittimato e riconosciuto come membro membro competentecompetente
* per contribuire allo sviluppo della competenza competenza espertaesperta della comunità. della comunità.
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Le competenze distribuite nelle comunità
Carattere non individualenon individuale della competenza esperta
CompetenzaCompetenza come una costruzione discorsiva e collaborativa di compiti, soluzioni e innovazioni
Micro-negoziazioni e di pratiche di interpretazione congiunta che costituiscono l’attività quotidiana delle comunità lavorative (Zucchermaglio, Alby, 2005)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Distribuzione delle competenze
Le comunità possono affrontare compiti più complessi (di cui non esiste un corrispettivo individuale)
Sistemi di cognizione distribuita (Hutchins, 1995):
centrale la distribuzione
delle competenze
nella comunità
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Distribuzione delle competenze
NON:
Tutti sanno fare tutto (sistema anti-economico)
OPPURE:
• Ognuno sa fare una cosa particolare (sistema poco sicuro e fragile )
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Distribuzione delle competenze
Per compiti più semplici competenze
ridondanti
Per compiti più complessi
competenze
meno ridondanti
(pochi le sanno
svolgere).
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Distribuzione delle competenze
Disomogenità e differenza tra le competenze anchecollegata alla produttività e capacità di innovazionedelle comunità (Dunbar, 1993)
L’interazione argomentativa permette di fare:
* meno errori ( che individui da soli)* ragionamenti più complessi e creativi (analogie, ipotesi, soluzioni, ecc)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Pratiche lavorative e lavori “sociali”
In molti lavori “sociali” (servizi sociali, comunità di minori ecc.) :
– tendenza a vedere solo il proprio lavoro individuale (senza contesto materiale e sociale)
– sottovalutazione complessità sociale lavoro
– distribuzione delle competenze? •
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Pratiche lavorative e lavori “sociali”
• Saglietti, M. (2006). Ricerca etnografica in una casa-famiglia:
[9] Ricercatrice: «Il vostro è un lavoro di gruppo o è essenzialmente solitario?».
– Barbara: «No, noi non lavoriamo mai in gruppo…tranne che in questi momenti».
• L’assistenza ai ragazzi come impresa individuale
• Non consapevolezza della dimensione sociale delle pratiche lavorative e organizzative
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Pratiche lavorative e lavori “sociali”
Non uso di risorse di sostegno alla costruzione, mentenimento e innovazione pratiche condivise:
• Spazi (non spazio privato per le operatrici)
• Tempi di lavoro (ambiguità e non coordinamento nelle responsabilità, momenti vuoti altri troppo pieni, turni poco “pensati”, supervisione svuotata)
C.Zucchermaglio, Padova, 10/5/2008
Pratiche lavorative e lavori “sociali”
Artefatti non negoziati e pensati (vuoti e ritualistici): riempire schede; agenda “confusa” (ambigua, causale)