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Presentation Orfali

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Le Nazioni Unite: nascita e sviluppo di un modello di organizzazione internazionale Storia dell’Onu (Nascita della Società delle Nazioni, la sua evoluzione e la sua estinzione) L’organizzazione delle Nazioni Unite (Gli organi delle Nazioni Unite e loro funzionamento) Focus tematico sull’ingresso dell’Italia nell’Onu L’Onu alla prova della storia: successi e battute di arresto (analisi delle crisi nazionali e regionali maggiormente significative degli anni ’40, ‘50 e ‘60) Italian Diplomatic Academy© 1
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Le Nazioni Unite: nascita e sviluppo di un modello di organizzazione internazionale

• Storia dell’Onu (Nascita della Società delle Nazioni, la sua evoluzione e la sua estinzione)

• L’organizzazione delle Nazioni Unite (Gli organi delle Nazioni Unite e loro funzionamento)

• Focus tematico sull’ingresso dell’Italia nell’Onu• L’Onu alla prova della storia: successi e battute di

arresto (analisi delle crisi nazionali e regionali maggiormente significative degli anni ’40, ‘50 e ‘60)

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La nascita della Società delle Nazioni• L’ispirazione etica della politica estera del presidente

americano Woodrow Wilson trovò nella prima guerra europea occasione per maturare e proiettarsi in una dimensione mondiale. Il 2 aprile 1917, quando chiese al Congresso l’assenso alla dichiarazione di guerra contro la Germania, parlò di una “crusade for democracy”, con la volontà di realizzare un nuovo ordine internazionale.

• 18 gennaio 1918, discorso sullo Stato dell’Unione. Wilson enuncia i 14 punti, inizia la “New Diplomacy”.

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I 14 punti di Wilson• Punto I: open diplomacy, fine dei trattati segreti e

diplomazia aperta• Punto II e III: libertà dei mari e commercio internazionale• Punto IV e V: riduzione degli armamenti e focus sugli

interessi delle nazioni colonizzate• Punti da VI a XIII: assetto territoriale del dopoguerra,

autodeterminazione dei popoli e democrazia• Punto XIV: la necessità di costituire un’associazione

generale delle nazioni al fine di garantire l’indipendenza politica e l’integrità territoriale di grandi come piccoli stati Italian Diplomatic Academy©

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Hurst-Miller Draft• Progetto di Covenant comune affidato a due giuristi, l’americano David

Hunter Miller e il britannico Cecil Hurst• Organizzazione della Società delle Nazioni su tre organi: un’assemblea

dei delegati, un consiglio esecutivo e un segretariato permanente. • Gli Stati si impegnano a non ricorrere alla forza per la risoluzione delle

controversie, bensì ad arbitrato• Quale concetto di sicurezza collettiva? Si scontrano le visioni britannica

(balance of power), • americana (peace without victory), • francese (sicurezza dalla Germania).• Articolo 8: si scartava il disarmo completo e ci si limitava a imporre il

dovere della limitazione degli armamenti nazionali al minimo compatibile con la sicurezza nazionale

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Hurts-Miller draft• Settembre 1919, Woodrow Wilson viene colpito da

paralisi. • Marzo 1920, elezioni presidenziali con vittoria del

candidato repubblicano Harding. Gli Stati Uniti tornano alla politica storica di isolazionismo, e non ratificano il trattato istitutivo della Società delle Nazioni (motivo principale dato dall’ambiguità dell’art.10 del Patto e dal dubbio se l’impegno in esso previsto di proteggere l’indipendenza e l’integrità territoriale degli stati membri configurasse un obbligo “legale” o “morale”)

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La struttura della Società delle Nazioni• Tre organi: Assemblea, Consiglio e Segretariato. Assemblea e

Consiglio erano chiamati a deliberare su “ogni questione che rientri nella sfera di attività della Società o che minacci la pace nel mondo”.

• Il Consiglio era formato da 4 membri permanenti (UK, Francia, Italia e Giappone) e 4 non permanenti. Il Consiglio svolgeva funzioni maggiormente esecutive e amministrative e l’Assemblea funzioni più deliberative e di controllo.

• Art.16 “Se un membro della Società ricorre alla guerra, contrariamente agli impegni presi è “ipso facto” considerato come avente commesso un atto di guerra contro tutti gli altri membri della società.

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La crisi di Corfù• Il 27 agosto 1923 il generale italiano Enrico Tellini viene ucciso in un

attentato in territorio greco, vicino al confine albanese. • Mussolini inviò il 29 agosto un ultimatum in 7 punti ad Atene, ed il 30

agosto diede ordine alla marina italiana di occupare Corfù.• La Grecia si rivolse subito al Consiglio della Società, chiedendo

interventi concreti.• La Gran Bretagna definisce il gesto come “un’intollerabile

destabilizzazione dell’equilibrio navale dei Mediterraneo”, la Francia non si esprime ufficialmente

• Il 7 settembre la conferenza degli ambasciatori adotta un piano che quasi testualmente sottoscriveva i 7 punti di Mussolini. La Grecia pagò un’indennità e questo consentì l’evacuazione dell’isola che avvenne il 29 settembre

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La Crisi di Corfù

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La crisi di Corfù

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Isola di Corfù

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La crisi della Manciuria• Il 1 settembre 1931 l’esercito giapponese occupò Mukden (oggi Shenyang), città

della Manciuria, provincia cinese ma indipendente dal governo nazionale, a seguito di un’esplosione provocata dai cinesi che aveva danneggiato la ferrovia transmanciuriana.

• Gli Stati Uniti si dimostrano più ben disposti verso il Giappone, paese moderno, rispetto alla Cina, paese in rivoluzione.

• La Cina si rivolge al consiglio. Situazione di impasse.• Il delegato giapponese propone di inviare una commissione d’inchiesta,

proposta accettata dalla Cina e dai paesi neutrali.• Dottrina Stimson (dal nome del segretario di stato americano all’epoca in carica)

la quale enunciava il principio del non riconoscimento dei risultati di un’aggressione

• Primi mesi del 1932 i giapponesi bombardano Shangai. Migliaia di morti civili, l’attacco vuole arrivare a fondo all’interno della Cina. Gli interessi commerciali occidentali sono in pericolo

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La crisi della Manciuria• 11 marzo 1932, risoluzione della società volta a creare una

formale barriera contro ogni conquista militare.• In marzo il Giappone crea lo stato fantoccio del Manciukuò,

stato nominalmente cinese, riconosciuto in agosto dal Giappone e dallo stesso occupato in settembre.

• Il rapporto della Commissione Lytton (commissione d’inchiesta proposta dallo stesso Giappone e accettata dalla Cina) dimostrava che il Giappone non aveva agito per autodifesa nel provocare gli incidenti a Mukden e che il nuovo stato del Manciukuò era stato reso possibile dalla presenza delle truppe giapponesi.

• Il 27 marzo 1933 il Giappone si ritira dalla Società.Italian Diplomatic Academy©

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La crisi della Manciuria• Il Giappone aveva realizzato i suoi obiettivi; una

conquista di carattere imperialistico era diventata, con l’esistenza della Società, una sfida a principi universalmente accettati; la Società mancava di forza materiale per imporre i suoi principi e le potenze in possesso di una flotta come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, erano fuori dalla Lega, la prima, e desiderosa di non impegnarsi la seconda.

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La Crisi della Manciuria: mappa del Manciukuò

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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia

• 1935, conclusione dell’amministrazione internazionale della Saar, che durava dal 1920. Organizzazione del plebiscito. Costituzione della prima forza e ultima forza internazionale della Lega, 3.300 uomini che permisero il regolare svolgimento delle elezioni.

• Il Territorio di Leticia ceduto dal Perù alla Colombia era in una posizione importante poiché permetteva alla Colombia l’accesso al rio delle Amazzioni. Benchè il diritto fosse dalla parte della Colombia, il Perù non voleva cedere. Un comitato della Lega ristabilì l’autorità della Colombia e lo stesso amministrò il territorio di Leticia per un anno

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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia

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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia

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La crisi etiopica: requiem per la Lega• Nel 1932 Mussolini faceva dell’Etiopia il punto di riferimento verso

cui avrebbe indirizzato le mire imperiali dell’Italia.• Il 5 dicembre 1934 presso i pozzi d’acqua di Ual Ual (conosciuta

anche come Walvel), nella zona contesa tra la Somalia italiana e l’Ogaden provincia dell’Etiopia, si verificò uno scontro tra le forza armate dei due stati.

• Francia ed Inghilterra inizialmente badarono a tenere buoni rapporti con l’Italia, avevano bisogno infatti del suo aiuto per respingere l’aggressività nazista.

• Gennaio 1935 Accordi di Roma fra la Francia e l’Italia, Etiopia contro Tunisia.

• L’Etiopia spinge il Consiglio della società affinché affronti il tema dell’aggressione portata dall’ItaliaItalian Diplomatic Academy©

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La crisi etiopica: requiem per la Lega

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La crisi etiopica• La commissione arbitrale, completata il 3 agosto 1935 si pronuncia il 3

settembre con una formula compromissoria: si attribuiva a entrambe le nazioni la responsabilità degli avvenimenti del 5 e 6 dicembre, mentre gli incidenti successivi erano di carattere accidentale e da essi non si poteva trarne alcuna responsabilità internazionale.

• Francia ed Inghilterra si dimostrarono disposte ad eventuali rettifiche territoriali fra l’Italia e l’Etiopia e a riconoscere alla prima uno speciale interesse nello sviluppo economico dello stato africano.

• Il 21 settembre l’Italia rifiuta, scatta l’embargo sulle armi e l’interruzione delle importazioni dall’Italia (con la mediazione della Francia le sanzioni sul petrolio furono rinviate di riunione in riunione): il 3 ottobre 1935 inizia la guerra

• Il 9 maggio del 1936 l’Italia proclama la fondazione dell’impero fascista, il re d’Italia viene proclamato imperatore d’Etiopia

• 13 dicembre 1937 l’Italia abbandona la SdNItalian Diplomatic Academy©

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Il collasso della Società delle Nazioni• La SdN non aveva mantenuto la pace, non aveva protetto uno

dei suoi membri, non aveva distolto né punito un aggressore e, a causa di questo fallimento, uscì dalla guerra italo-etiopica umiliata e sconfitta in quanto istituzione politica

• La crisi della SdN fu favorita dalla politica di appeasement verso la Germania, imboccata dall’Inghilterra già dal 1935 e accentuata nel 1938.

• Il problema Cecoslovacco non venne mai sollevato di fronte all’Assemblea (invasione nazista della Boemia e delle Rutenia sub carpatica)

• Ultimo atto: nel dicembre 1939 viene votata l’espulsione dall’organizzazione dell’Urss

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Dalla Carta Atlantica a San Francisco• Settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale• Marzo 1941, il Congresso Americano approva il Lend Lease Act, la legge

affitti e prestiti.• 11 agosto 1941, dichiarazione congiunta anglo-americana: Carta

Atlantica.• La Carta Atlantica rendeva noto che i due paesi rifiutavano

ingrandimenti territoriali, erano favorevoli a consultare i popoli sui cambiamenti territoriali, rispettavano il diritto dei popoli a scegliersi la forma di governo, desideravano realizzare l’uguaglianza di accesso alle materie prime, la collaborazione economica, la libertà dei mari, la garanzia della pace, la rinuncia all’impiego della forza

• La Carta Atlantica costituì un punto centrale all’interno del governo americano, per pianificare il ruolo che il paese doveva svolgere nel mondo nel dopoguerra. Italian Diplomatic Academy©

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Dalla Carta Atlantica a San Francisco• I “Four Policemen”: secondo Roosevelt solo i quattro

grandi alleati (USA, UK, URSS e Cina) avrebbero potuto detenere armamenti pesanti nel dopoguerra ed esclusivamente per proteggere il mondo.

• Conferenza di Teheran (28-11/1-12 1943), in un incontro privato Roosevelt presentò a Stalin la sua concezione dei quattro poliziotti come l’unica in grado di mantenere la pace dopo la guerra.

• La nuova organizzazione doveva essere dunque fornita di più poteri e autorità rispetto a quelli della Lega della Nazioni

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Dalla Carta Atlantica a San Francisco• Conferenza di Dumbarton Oaks, (21/08/1944-7/10/1944).• Obiettivi dell’organizzazione includevano sia il

mantenimento della pace e della sicurezza, che il perseguimento della cooperazione internazionale dei problemi internazionali economici, sociali e umanitari

• Organizzazione articolata in un’Assemblea ampiamente rappresentativa, un piccolo e selettivo Consiglio, una Corte di Giustizia e un Segretariato

• L’assemblea sarebbe stata considerata come un forum per discutere i problemi generali; le decisioni importanti sarebbero state prese a maggioranza dei 2/3

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Dalla Carta Atlantica a San Francisco• Consiglio di Sicurezza: una grande potenza avrebbe potuto porre il

veto contro qualsiasi azione le fosse stata intentata, l’autorità delle Nazioni Unite non avrebbe potuto essere usata contro una delle grandi potenze

• Conferenza di San Francisco (presenti 50 delegazioni), si aprì il 25 aprile 1945

• Aspetti fondamentali trattati:• Problema dell’amministrazione fiduciaria delle colonie• Approvazione degli artt.51 (legittima difesa) e 52 (possibilità per gli

stati di istituire accordi regionali) della Carta• Il CdS (su suggerimento cinese) autorizzato a prendere misure

provvisorie per gestire minacce alla pace prima che fosse raggiunta una decisione su una azione di imposizioneItalian Diplomatic Academy©

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L’Organizzazione delle Nazioni Unite: gli aspetti giuridici

• L’Onu è un ente dotato di soggettività internazionale, avente diritti propri sia nei rapporti con gli stati membri che con quelli ad essa estranei.

• L’Onu non è uno Stato o un super-stato, ma una persona del diritto internazionale, avente la capacità di essere titolare di diritti e doveri internazionali e di far valere tali diritti per mezzo di un reclamo internazionale. (vedi Corte Internazionale di Giustizia, parere del 19-4-1949 relativo al caso Riparazione per danni subiti al servizio delle Nazioni Unite)

• L’Onu è caratterizzata dal principio di specialità, è un’organizzazione dotata dagli Stati di competenze di attribuzione. Ha dunque capacità di concludere accordi internazionali.

• L’Onu gode nel territorio di ciascuno dei suoi membri della capacità giuridica necessaria all’esercizio delle sue funzioni e al perseguimento dei suoi fini (art.104) Italian Diplomatic Academy©

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Gli Organi principali dell’Onu: L’Assemblea Generale

• Tutti gli stati membri (193 paesi) fanno parte di diritto dell’Assemblea Generale, e ad ognuno di essi è attribuito un seggio e un voto (artt. 9, par.1, e 18, par.1).

• Le decisioni relative a questioni importanti (raccomandazioni in materia di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ammissione, sospensione e espulsione dei membri, bilancio) sono adottate a maggioranza qualificata dei due terzi dei membri presenti e votanti; le altre questioni sono adottate a maggioranza sempliceItalian Diplomatic Academy©

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L’Assemblea Generale

• Procedura del consensus (consolidata a partire dagli anni settanta): un’ampia convergenza di posizioni fra gli Stati membri che conduce all’adozione di delibere senza voto le quali, pur non essendo riflesso di unanimità, sono espressione di un accordo generalizzato fra gli Stati componenti l’organo e dell’assenza di opposizioni manifeste.

• “Is there any objection? If not, it is so approved”• L’Assemblea è dotata di potere auto-organizzativo (artt.21

e 22 della Carta), relativo alla creazione di organi sussidiari necessari all’espletamento delle sue funzioni. Italian Diplomatic Academy©

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L’Assemblea Generale• L’aspetto più rilevante del potere di auto-organizzazione

dell’Assemblea generale riguarda le sei grandi commissioni in cui essa è articolata:

• Commissione sul disarmo e la sicurezza internazionale• Commissione economica e finanziaria• Commissione sociale, umanitaria e culturale• Commissione sulla decolonizzazione e le questioni politiche speciali• Commissione amministrativa e di bilancio• Commissione giuridica• Le funzioni dell’Assemblea possono essere divise in funzioni di

studio, funzioni di indirizzo della condotta degli stati membri e funzioni operative Italian Diplomatic Academy©

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L’Assemblea Generale

• Tra le sue competenze troviamo il potere di discussione e di indirizzare raccomandazioni sia agli Stati, membri e non, che agli organi delle Nazioni Unite

• Art.11, par.2: “L’Assemblea generale può discutere ogni questione relativa al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale che le sia sottoposta da membri delle Nazioni Unite”.

• L’Assemblea è però tenuta a deferire al Consiglio di sicurezza qualsiasi questione del genere per cui si renda necessaria un’azione, prima o dopo la discussione.

• La Carta stessa attribuisce infatti alle risoluzioni dell’Assemblea il valore di mere raccomandazioni (artt.10-14). Le raccomandazioni hanno però limitata efficacia giuridica, esse autorizzano gli stati membri a tenere un dato contegno o a svolgere una determinata attività, e a favorire un analogo atteggiamento da parte di altri membri, richiamandosi al principio di cooperazione con l’organizzazione e al principio di buona fede.Italian Diplomatic Academy©

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Il Consiglio di Sicurezza

• Il Consiglio di Sicurezza è quello tra gli organi principali dell’Onu elencati nell’art.7, par.1, della Carta al quale è attribuita la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.

• Secondo l’art.23, par.1, dei quindici membri del Consiglio, cinque sono permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e dieci eletti dall’Assemblea generale a maggioranza dei due terzi. Vengono eletti (per un periodo di due anni e non sono rieleggibili) come membri non permanenti tre Stati dell’Africa, due dell’Asia, uno dell’Europa orientale, due dell’America Latina e due dell’Europa occidentale ed “altri” (espressione che, nel caso del Consiglio di sicurezza, comprende l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda)

• Attualmente i membri non permanenti sono Bosnia Erzegovina, Brasile, Gabon, Libano, Nigeria, Colombia, Germania, India, Portogallo e Sud Africa Italian Diplomatic Academy©

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Il Consiglio di Sicurezza• Ciascun membro del Consiglio ha un voto; il potere di veto dei membri

permanenti è motivato dalle speciali responsabilità di tali stati nel mantenimento della pace, alla luce delle vicende del secondo conflitto mondiale.

• I membri elettivi sono a loro volta dotati del cosiddetto potere di veto collettivo o di blocco, laddove almeno sette di essi si oppongano alla deliberazione che il Consiglio si accinge ad adottare

• Durante il periodo della guerra fredda, il ricorso al veto è stato molto frequente, inizialmente da parte dell’Urss in relazione alle proposte sull’ammissione dei nuovi membri o sull’adozione di misure di sicurezza collettiva.

• A partire dagli anni settanta, il potere di veto è stato esercitato quasi esclusivamente dagli Stati Uniti, soprattutto in relazione a proposte di condanna di Israele per i comportamenti nei territori arabi occupati e degli interventi statunitensi in America Centrale

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Il Consiglio di Sicurezza• Un membro permanente deve astenersi dal voto nel caso sia

parte di una controversia (anche di carattere locale); può astenersi poi su base volontaria e questo non impedisce l’adozione di una delibera consiliare

• Il Consiglio di sicurezza ha il potere di istituire gli organi sussidiari necessari all’adempimento delle sue funzioni (artt.7, par.2 e 29 della Carta). Appartengono alla categoria degli organi sussidiari operanti nel settore del mantenimento della pace e della sicurezza le missioni di fact-finding, le commissioni di inchiesta, le operazioni di peace-keeping, i tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia e il Ruanda, i comitati delle sanzioni istituiti per controllare l’applicazione delle decisioni implicanti misure coercitive di carattere economico.

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Il Consiglio di Sicurezza• Il sistema della Carta per il mantenimento della pace e della sicurezza

internazionali è basato su uno schema dualistico, del quale i capp.VI (soluzione pacifica delle controversie) e VII (azioni in caso di minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione) costituiscono i pilastri.

• Mentre il primo conferisce al CdS poteri di natura esclusivamente conciliativa rispetto alle controversie e situazioni che gli vengono sottoposte, il secondo prevede poteri coercitivi molto incisivi e attribuisce al Consiglio il monopolio dell’uso della forza nelle relazioni internazionali.

• Art.33, par.1, l’obbligo delle parti di una controversia la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali di perseguire una soluzione mediante negoziati, inchieste, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni o accordi regionali.

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Il Consiglio di Sicurezza• L’inchiesta consiste nell’accertamento degli elementi di fatto della

controversia ad opera di una commissione istituita dalle parti; oltre all’inchiesta vi è poi la mediazione, che comporta l’interposizione di un terzo. Essa si traduce sia in un’attività procedurale, sia nell’eventuale predisposizione di un piano da sottoporre alle parti

• La conciliazione è invece un procedimento per il quale la controversia è sottoposta ad una commissione incaricata di formulare una valutazione nel merito, in forma di raccomandazione alle parti. Seguono poi i mezzi giudiziari, l’arbitrato e il regolamento giudiziario, che consentono di pervenire alla soluzione della controversia mediante sentenza, con efficacia obbligatoria per le parti.

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Il Consiglio di Sicurezza• Fino agli anni ’80 il Consiglio effettuava per lo più

inchieste in modo diretto, inviando sui luoghi di crisi alcuni suoi membri.

• Nella prassi più recente, il Consiglio si avvale di commissioni create dal Segretario Generale di esperti, con il mandato di indagare su fatti specifici, acquisendo ed esaminando in primo luogo le informazioni provenienti da Stati e organizzazioni internazionali, nonché gli ulteriori dati che le commissioni riescano ad acquisire direttamente, attraverso attività ispettive

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Il Consiglio di Sicurezza• Con la Carta delle Nazioni Unite arriviamo al passo più decisivo verso

la messa al bando della guerra, vietando espressamente l’uso della forza e delineando, negli artt.42 e seguenti del cap.VII, un sistema istituzionalizzato di coercizione militare nei confronti degli Stati responsabili di minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione.

• Art.39: il Consiglio deve determinare l’esistenza di una minaccia alla pace o di un atto di aggressione prima di decidere un’azione coercitiva

• Art.40: al fine di prevenire l’aggravarsi di una situazione, il Consiglio potrà, prima di fare le raccomandazioni o decidere sulle misure previste dall’art.41, invitare le parti interessate ad ottemperare a quelle misure provvisorie che esso consideri necessarie o desiderabili

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Il Consiglio di Sicurezza• Art.41: misure non implicanti l’uso della forza adottate nei

confronti di uno Stato che, a giudizio del CdS, ha minacciato la pace, violato la pace o compiuto un atto di aggressione. (le cosidette sanzioni)

• Art.42: il CdS può intraprendere, con forze aeree, navali, e terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionali

• Art.43: tutti i membri delle Nazioni Unite dovrebbero mettere a disposizione del CdS, dietro richiesta di questo e in conformità ad accordi speciali, le forze armate e l’assistenza necessarie per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali

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Il Consiglio di Sicurezza• In base all’art.41 il Consiglio può chiedere a tutti gli Stati

membri di adottare misure coercitive, normalmente denominate sanzioni.

• A partire dagli anni ‘90 le misure short of war comprendono l’embargo generale e completo sul commercio di armi, di materie prime, di petrolio e prodotti petroliferi, la sospensione dei rapporti commerciali, il congelamento di beni o valori patrimoniali.

• Tra le condizioni fondamentali di applicabilità delle sanzioni c’è il principio di proporzionalità

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Il Consiglio di Sicurezza• Art. 51 della Carta: nessuna disposizione dello Statuto pregiudica

il diritto naturale di legittima difesa individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite, fintantoché il CdS non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionali

• Il diritto di legittima difesa viene legato a due vincoli procedurali: le misure adottate dagli Stati membri nell’esercizio della legittima difesa devono essere immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di sicurezza; in secondo luogo, tali misure possono avere luogo soltanto finché il Consiglio non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale

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Il Consiglio di Sicurezza• La prassi ha portato a due categorie di interventi: quelli

posti in essere in reazione a violazioni della pace (vedi risoluzione 678 “gli Stati membri che cooperano con il Kuwait”del 29-11-1990, a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq),

• quelli realizzati in connessione a minacce alla pace causate da emergenze di natura umanitaria all’interno dei paesi sconvolti da guerre civili (vedi risoluzione 836 del 04-06-1993, sulle misure per garantire la sicurezza a sei città mussulmane in Bosnia Erzegovina assediate dalle truppe serbe).

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Il Consiglio di Sicurezza• Lo strumento del peace keeping (nel decennio ‘90

vennero realizzati i due terzi del totale delle operazioni) è stato impiegato per promuovere la riconciliazione nazionale e il rispetto dei diritti umani, per l’organizzazione e la verifica delle elezioni

• Le truppe svolgono un ruolo di assistenza delle parti coinvolte in un conflitto armato, con obiettivi di mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.

• L’uso della forza durante le missioni di peace keeping può essere utilizzato solo in legittima difesa e rappresenta un’eccezione.

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Il Segretariato dell’Onu• Il Segretariato è l’organo che assicura la continuità dell’azione

amministrativa delle organizzazioni e che allo stesso tempo svolge un importante ruolo politico-diplomatico.

• L’art.7, par.1, della Carta qualifica il Segretario come organo principale delle Nazioni Unite; egli è tenuto a non sollecitare né ricevere istruzioni da alcun governo o da alcuna autorità estranea all’Organizzazione e deve astenersi da qualunque azione che possa compromettere la sua posizione di funzionario internazionale.

• Art.100, gli obblighi a cui deve attenersi il Segretario sono: imparzialità e indipendenza rispetto agli interessi nazionali; incompatibilità totale con funzioni e doveri statali

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Il Segretariato dell’Onu• Il Segretario svolge inoltre funzioni di depositario

delle convenzioni multilaterali concluse sotto gli auspici delle Nazioni Unite; svolge ancora funzioni politico-diplomatiche (buoni uffici, mediazione, inchiesta) e di organizzazione e direzione delle operazioni di mantenimento della pace

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La Corte Internazionale di Giustizia• La Corte Internazionale di Giustizia è l’organo

giurisdizionale delle Nazioni Unite (art.92), avente competenza contenziosa per la soluzione di controversie internazionali fra Stati e consultiva per la formulazione di pareri richiesti dagli organi a ciò autorizzati.

• La Corte è formata da quindici giudici, essi durano in carica nove anni e sono rieleggibili

• Con l’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite, tutti gli Stati membri dell’Onu sono diventati ipso facto parti dello Statuto della Corte.

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La Cooperazione Economica e Sociale• Tra i fini dell’Organizzazione rientrano la soluzione dei problemi

internazionali di carattere economico, sociale, culturale e umanitario (art.1, par.3)

• Parlando degli scopi dell’Onu elencati dalla Carta abbiamo quello di “conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione di problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale e umanitario”

• Il cap.X della Carta disciplina la composizione e il funzionamento del Consiglio economico e sociale, organo a composizione ristretta del quale fanno parte 54 membri (art.61, par.1)

• Tra le principali funzioni del Consiglio economico e sociale vi è quella di fare raccomandazioni al fine di promuovere l’osservanza dei diritti dell’uomo (art.62); un’importante funzione collegata, sviluppata a partire dagli anni ’70, riguarda il controllo del rispetto dei diritti dell’uomo da parte degli Stati membri dell’OnuItalian Diplomatic Academy©

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• Il 14 dicembre 1955 l’Italia veniva ammessa nell’Organizzazione delle Nazioni Unite assieme ad altri 15 paesi; erano trascorsi 10 anni dalla Conferenza di San Francisco iniziata il 25 aprile 1945 con la partecipazione di cinquanta stati, la quale aveva ufficialmente dato vita alle discussioni per la stesura dello Statuto della nuova organizzazione internazionale e 8 dalla prima richiesta dell’Italia (7 maggio 1947) di aderire all’Onu.

• L’obiettivo primario che i “decision makers” italiani volevano raggiungere era quello di inserire l’Italia nella coalizione delle Nazioni Unite per porre immediatamente fine al regime armistiziale e dare il via alla elaborazione di un mite trattato di pace Italian Diplomatic Academy©

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• La linea che il Dipartimento di Stato americano intendeva perseguire per facilitare la “rapida indipendenza politica e la ripresa economica” della penisola era quella di una immediata ammissione alle Nazioni Unite; la dichiarazione di guerra italiana al Giappone (15 luglio 1945) veniva vista come l’occasione propizia per manifestare le intenzioni di appoggiare l’ingresso dell’Italia alle Nazioni Unite agli altri due partners, Gran Bretagna e Unione Sovietica.

• Sottoscritto il trattato di pace, il Governo italiano il 7 maggio 1947 si affrettava a presentare la domanda ufficiale di ammissione all’Organizzazione delle Nazioni Unite senza attendere la ratifica da parte dell’Assemblea Costituente

• Quali le motivazioni di tanta fretta?Italian Diplomatic Academy©

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• La motivazione era data dal fatto che il paese poteva essere sottoposto a atti di aggressione e azioni di forza senza che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, potesse sindacarne la legittimità.

• L’Italia sperava poi che, con l’ingresso nelle Nazioni Unite, ci sarebbe stata la revisione del trattato di pace, prospettata ancora dal leader socialista Pietro Nenni nell’ottobre 1946, all’atto del suo insediamento al ministero degli Esteri; che avrebbe potuto far valere le sue opinioni sulla nomina del governatore del Territorio Libero di Trieste; e avrebbe potuto inoltre condizionare le decisioni dei Grandi sul destino delle sue colonie.

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• La ratifica del trattato di pace italiano, veniva ribadito dall’Urss, non significava ammissione all’Onu. Il 21 agosto 1947 l’Urss poneva il veto, mettendo sul piatto della bilancia l’ingresso di Romania, Bulgaria e Ungheria.

• L’interesse del governo italiano nei primi mesi del 1948 andava focalizzandosi su altri argomenti: l’Italia partecipava su un piede di parità alle trattative per l’inserimento nel piano Marshall.

• Il 4 aprile 1949 l’Italia veniva inserita nel Patto nordatlantico, risolvendo il problema della sicurezza e confermando il paese come membro alla pari della comunità occidentale Italian Diplomatic Academy©

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• 23-26 settembre 1951: viaggio di De Gasperi (ministro degli esteri) negli Stati Uniti. Reazioni: il 26 settembre veniva diramata una dichiarazione congiunta anglo-franco-americana su una revisione ristretta del trattato di pace, che non toccasse diritti acquisiti di terzi, governi e individui, tendente all’abolizione di limiti o di discriminazioni unilaterali che riguardassero la sovranità italiana.

• L’11 ottobre l’Urss dichiara di non aver obiezioni alla revisione del trattato di pace con l’Italia, all’ammissione della stessa all’Onu a condizione di analoga revisione dei trattati di pace con la Bulgaria, l’Ungheria, la Finlandia e la Romania, e la loro ammissione all’Onu.

• La Francia, il 19 dicembre, faceva notare l’ambiguità data dal fatto che l’Italia svolgeva l’azione di amministrazione fiduciaria in Somalia (mandato che sarebbe durato dal 1 gennaio 1950 al 1 luglio 1960), con la conseguente anomalia di una potenza amministratrice non membro del Consiglio di amministrazione fiduciaria.

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Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite

• Il 20 settembre 1955 il Canada, per sbloccare la situazione, proponeva l’ammissione simultanea di 18 Stati richiedenti, tra cui l’Italia. Il principio della universalità, imponeva agli Stati membri l’obbligo di accettare tutti i richiedenti senza discriminazione.

• Stati Uniti e Francia si astennero nella votazione della mozione canadese.

• L’accettazione da parte degli Stati Uniti della tesi sovietica del “package deal” fu l’unico modo per soddisfare la richiesta del governo italiano.

• 15 stati ammessi contemporaneamente (Giordania, Islanda, Portogallo, Austria, Finlandia, Ceylon, Nepal, Libia, Cambogia, Laos, Spagna, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania) per far entrare l’Italia

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L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto

• Sia a Yalta che a San Francisco si era notato che l’avvicinarsi della fine del conflitto e della vittoria sull’Asse aveva accentuato le divergenze tra Usa e Urss su punti non marginali della Carta.

• Il sogno di Roosevelt dei “Four Policemen” finì a Postdam, alla conferenza (17 luglio, 2 agosto 1945) convocata dai tre alleati per affrontare i problemi territoriali e politici rimasti nel vago a Yalta.

• Il risultato pratico di Postdam fu l’inizio di un processo che divise l’Europa in due sfere di influenza, proprio lo scenario che i leader del tempo di guerra erano ben determinati a evitare; la divisione si trasferì immediatamente nella nuova organizzazione, facendola diventare oggetto della politica, luogo dove le tensioni esplodevano

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L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto

• Gli Stati Uniti disponevano della maggioranza dei due terzi sia al CdS che all’Assemblea (due seggi non permanenti al CdS all’America Latina, uno per l’Europa Occidentale e uno per quella Orientale, uno per il Commonwealth e uno per le poche nazioni asiatiche presenti)

• L’Urss di conseguenza ricorreva al veto con frequenza e su questioni marginali, allo scopo di difendersi dall’inferiorità numerica nella quale si trovava nell’organizzazione

• Per i primi dieci anni la guerra fredda dominò e condizionò le Nazioni Unite

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L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto

• Problema numero uno: i contingenti di truppe per dotare l’organizzazione di reali poteri d’intervento.

• Divergenze Usa – Urss: numero di forze, tempi di intervento, luogo dove localizzare le truppe.

• Problema numero due: la questione del disarmo nucleare.

• 24 gennaio 1946, istituzione di una commissione per l’energia atomica, composta dai membri del CdS più il Canada. Viene proposto un piano di controllo e distruzione degli armamenti nucleari esistentiItalian Diplomatic Academy©

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L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto

• Piano criticabile sotto molteplici punti di vista: la proprietà di materiali atomici e di produzione atomica veniva data a un organismo delle Nazioni Unite sotto il controllo della maggioranza occidentale; questo avrebbe mantenuto di fatto il monopolio nucleare statunitense e impedito il libero sviluppo dell’energia atomica per scopi pacifici.

• I sovietici si dichiararono favorevoli solamente ad affidare ogni problema riguardante l’energia atomica a una commissione Onu che avrebbe dovuto operare secondo le regole del CdS, dunque con l’uso del veto.

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L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto

• Nonostante il clima di guerra fredda si raggiunse all’Assemblea un importante risultato, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo.

• Inizialmente gli Stati Uniti proposero di proclamare solamente i diritti civili e politici, tralasciando quelli economici e sociali. Di fronte all’ostilità dei paesi socialisti e su mediazione dei paesi latino americani, i diritti economici e sociali furono accolti nel dibattito preparatorio della Dichiarazione universale.

• La Dichiarazione finale poggiò su quattro pilastri: • diritti delle persone, • diritti che spettano all’individuo nei suoi rapporti coi gruppi sociali ai

quali partecipa, • diritti politi • diritti economici e sociali.

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Le crisi nazionali e regionali: la crisi greca• 21 gennaio 1946: l’Urss chiede al CdS di aprire un dibattito

sulla questione greca. • Febbraio 1945: accordi di Varzika firmati dall’arcivescovo

di Atene Damaskinos e le forze di resistenza di sinistra, che prevedevano l’adozione di metodi democratici, la liberazione degli ostaggi, la fusione dei partigiani in un solo esercito e un plebiscito

• Conseguenza degli accordi: guerra civile, combattuta in modo aperto dal governo greco e dagli inglesi da una parte e dalla direzione del partito comunista greco dall’altra. Italian Diplomatic Academy©

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La crisi greca• Il ministro degli esteri britannico Ernst Bevin sosteneva che in

coincidenza con l’arrivo in Grecia delle truppe britanniche, pur inviate in accordo con Stalin, era iniziata una guerra civile scatenata dai comunisti allo scopo di costituire un governo di minoranza.

• Il 3 dicembre 1946 la Grecia stessa si appella al CdS: chiede di esaminare una situazione che stava mettendo in pericolo l’ordine e l’integrità territoriale del paese, minacciava la pace e la sicurezza internazionale e generava discordia fra la Grecia e i suoi vicini

• Su proposta americana la risoluzione n.15 del 19 dicembre 1946, approvò all’unanimità una commissione di inchiesta per accertare i fatti relativi alle violazioni di confine lungo le frontiere greche

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La crisi greca

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La crisi greca

• Gli Stati Uniti si impegnavano ad appoggiare “i popoli liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione da parte di minoranze armate o di pressioni esterne”.

• La dottrina Truman rese noto a tutti la conseguenza della guerra fredda, l’adozione della politica di containment, continuata in giugno con l’avvio del piano Marshall e la divisione dell’Europa

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La crisi di Corea• A Yalta, nel 1945, si stabilì che in un primo tempo la

penisola venisse posta sotto l’occupazione militare russa e americana in attesa di un accordo; in seguito all’entrata in guerra dell’Urss contro il Giappone (8 agosto), la Corea fu divisa all’altezza del 38° parallelo

• Il 17 settembre 1947 la delegazione statunitense all’Onu propose per l’ordine del giorno della seconda sessione dell’Assemblea generale il problema dell’indipendenza coreana.

• 10 maggio 1948 elezioni democratiche in Corea del Sud convalidate dalla Commissione Onu

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La crisi di Corea

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La crisi di Corea• Giugno 1949: gli Stati Uniti ritirano le loro truppe di

occupazione dalla penisola, quelle sovietiche erano state ritirate già nel 1948

• 25 giugno 1950: le forze armate della Corea del Nord oltrepassano il 38° parallelo e iniziano l’invasione della Corea del Sud.

• 7 luglio 1950: il CdS adotta la proposta anglofrancese di creazione di un comando unificato diretto dagli Stati Uniti, il generale Mac Arthur viene designato comandante della forza internazionale.

• 15 settembre 1950: le truppe Onu si avvicinano al 38° paralleloItalian Diplomatic Academy©

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La Crisi di Corea• 27 settembre: Truman ordina a Mac Arthur di

distruggere le forze nord coreane. Le operazioni non dovevano sconfinare in territorio cinese, né in Manciuria o in territorio sovietico

• Novembre: le forze Onu si scontrano con unità cinesi e nordcoreane e vengono respinte su tutta l’estensione del fronte.

• 1 febbraio 1951: l’Assemblea Generale approva una risoluzione sulla necessità di continuare la resistenza all’aggressione. Il governo cinese viene accusato di aggressione alla Corea

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La Crisi di Corea• L’11 aprile 1951 Truman destituisce Mac Arthur dalla guida

del contingente Onu• Dopo due anni di estenuanti trattative, il 27 luglio 1953 si

giunse alla firma dell’armistizio. Si concludeva senza vincitori né vinti la prima e per certi versi unica guerra fino al 1991, considerata da molti osservatori un successo per l’Onu. Quali le particolari condizioni che portarono a questo?

• L’assenza dell’Urss al seggio del Cds nei momenti delle votazioni cruciali (avrebbe posto il veto)

• Il numero limitato di stati che parteciparono all’azione (16).• Il dominio esercitato dagli Stati Uniti sull’intera operazione

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La crisi in Palestina• 1917: il ministro degli esteri inglese Lord Balfour dichiara al

banchiere inglese Edmon Rotschild che il governo di sua Maestà considerava con favore l’istituzione in Palestina di un focolare nazionale ebraico (National home)

• Accordo Sykes Picot (il primo alto diplomatico britannico, il secondo diplomatico francese di stanza a Beirut) firmato a Mosca nel 1917 cedeva alla Francia il protettorato sulla Siria, in precedenza promessa alle popolazioni arabe

• Nuovo atteggiamento del governo inglese: per mantenere la sua posizione privilegiata in Medio Oriente assume una politica filo-araba, patrocinando il patto istitutivo della Lega araba, firmato al Cairo il 23 marzo 1945, al quale aderirono Egitto, Siria, Libano, Arabia saudita, Yemen e Transgiordania.

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La crisi in Palestina• 16 novembre 1944 assassinio di Lord Moyne, ministro inglese per il Medio

Oriente, al Cairo. • 22 luglio 1946 attentato all’hotel King David di Gerusalemme, quartier

generale dell’amministrazione britannica, da parte del gruppo indipendentista ebraico Irgun (91 morti)

• Primavera del 1947, viene istitutito l’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine), il quale propone due soluzioni per la regione: un piano di maggioranza che suggeriva la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e l’altro arabo e una zona internazionale sotto giurisdizione dell’Onu per le città di Gerusalemme e Betlemme e un piano di minoranza che prevedeva una soluzione di tipo federale, attraverso la creazione di uno stato indipendente arabo-ebraico con Gerusalemme come capitale.

• Gli ebrei si dichiarano favorevoli al piano di maggioranza,le popolazioni arabe lo rifiutano

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L’accordo Sykes Picot

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La crisi in Palestina• Sessione speciale dell’Assemblea dal 16 aprile al 14

maggio 1948. Con una risoluzione esonera dalle sue funzioni la commissione per la Palestina e nomina un mediatore delle Nazioni Unite, con i compiti di esercitare i buoni uffici presso le autorità palestinesi per organizzare i comuni servizi necessari alla sicurezza, cooperare con la commissione di tregua delle Nazioni Unite, assicurare la protezione dei luoghi Santi.

• Accetta l’incarico il conte svedese Folke Bernadotte, presidente della Croce Rossa del suo paese.Italian Diplomatic Academy©

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La crisi in Palestina• Il 14 maggio 1948, alla scadenza del mandato britannico

sulla palestina veniva proclamato lo stato d’Israele riconosciuto da Mosca in primis, poi da Washington.

• Inizia la guerra: il 15 maggio gli eserciti regolari di Siria, Egitto, Transgiordania, Arabia Saudita, Iraq e Libano invadono la Palestina.

• Il 17 settembre 1948 il conte Bernadotte ed il colonnello Sérot osservatore delle Nazioni Unite vennero assassinati ad opera di estremisti ebrei nella città nuova di Gerusalemme, posta sotto controllo ebraico

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La Crisi in Palestina• Gennaio 1949, termine del primo conflitto arabo-

israeliano. Israele non solo riconquista tutti i territori ad esso assegnati dal piano di spartizione dell’Onu, ma aveva anche esteso il suo controllo su altre zone arabe, per un 77,40% del territorio palestinese invece del 56,40% assegnato dal piano di spartizione.

• Come valutare l’azione delle Nazioni Unite?• Certamente gli sforzi per mettere fine alla guerra e dare un

assetto definitivo furono intensi e continui, e portarono ad una (sia pure fragile ed incerta) pacificazione. L’uso del mediatore e della commissione di conciliazione facilitarono i risultati e diedero prestigio all’Onu.Italian Diplomatic Academy©

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I nuovi confini al termine del conflitto

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La crisi del Kashmir• India 1946, elezioni politiche. Successi per il Partito

del Congresso (favorevole all’unità indiana) e la Lega Musulmana (che reclamava la creazione di un Pakistan indipendente).

• 19 aprile 1947 il partito del Congresso accetta di dividere l’India britannica in due parti, nei Dominions dell’India e del Pakistan.

• Non viene decisa la sorte del Kashmir, regione di montagna con popolazione musulmana, ma con maharajah indù

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La crisi del Kashmir

• Kashmir: posizione strategica rilevante, tra le sue montagne nasceva il fiume Indo, vitale per l’irrigazione del Pakistan

• 20 febbraio 1948, creazione dell’UNCIP (United Nations Commission on India and Pakistan), con fini di inchiesta e mediazione.

• 1 gennaio 1949 il Pakistan accetta un accordo sul cessate il fuoco e l’Onu crea lo United Military Observer Group in India and Pakistan

• Il mediatore Onu, sir Owen Dixon, propose una spartizione del territorio, l’ovest al Kashmir, l’est all’India e un plebiscito per la parte centraleItalian Diplomatic Academy©

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La crisi del Kashmir

• Nessuno sviluppo e nomina di un nuovo mediatore, l’americano Frank Graham.

• Nel 1954 il Pakistan divenne alleato degli Stati Uniti attraverso i patti di Baghdad e Manila, mentre l’India si avvicinava all’Urss.

• Il Kashmir diventava un problema di guerra fredda.

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La crisi del Kashmir

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La crisi del Kashmir

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La crisi di Suez• 1954: il generale Nasser prende il potere in Egitto.• Ottobre 1955 stipula da parte dell’Egitto di un patto di mutua difesa

assieme a Siria e Arabia Saudita, militarmente diretto contro Israele.• 1956: Nasser riconosce la Cina comunista.• Per risposta gli Stati Uniti e la Gran Bretagna decidono di ritirare la

loro offerta per la costruzione della Diga di Assuan (attualmente in grado di provvedere a metà del fabbisogno energetico nazionale egiziano)

• Il 26 luglio, una settimana dopo il ritiro dell’offerta, Nasser nazionalizza tramite legge dello stato la Compagnia Universale del Canale di Suez, giustificando l’iniziativa col fatto che i proventi incassati annualmente dalla Compagnia avrebbero finanziato la costruzione della diga

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La crisi di Suez

• Conferenza di Londra il 16 agosto 1956: approvazione di una dichiarazione comune che prevedeva l’istituzione di un regime per l’uso del Canale e la stipulazione di una nuova convenzione per dare la gestione del canale a un Consiglio del Canale di Suez amministrato dall’Onu

• Seconda Conferenza di Londra 19-21 settembre, il Segretario di Stato Americano John Foster Dulles propone la creazione di una Suez Canal’s User’s Association, costituita dai diciotto stati fruitori del Canale di Suez che avrebbe dovuto operare in concorrenza con l’ente egiziano.

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La crisi di Suez• Nasser rifiuta, i francesi e gli inglesi sono pronti all’azione militare,

il tutto da attuare prima della discussione della crisi all’Onu.• Accordo con Israele: lo stato ebraico avrebbe fatto il “lavoro

sporco” attaccando l’Egitto e sarebbe stato coperto in ambito Onu dai veti francesi e britannici. (fonte David Ben Gurion, Diari)

• Il 29 ottobre le truppe israeliane entrano in Egitto.• La risoluzione del 5 novembre istituisce lo United Nations

Emergency Force (UNEF), stabiliva le regole che anche in seguito avrebbero caratterizzato le misure di peacekeeping: necessità del consenso delle parti, il non uso della forza se non per autodifesa, il contributo volontario delle forze da parte di paesi neutrali, l’imparzialità e il non intervento, il controllo da parte del Segretario Generale

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La crisi di Suez• Le Nazioni Unite svolsero un ruolo positivo nel

ripristinare la pace; in maniera efficace la presenza delle truppe lungo il confine tra Israele ed Egitto evitò fino al 1967 scontri tra i due eserciti ed impedì anche l’attività dei fedayn che prima del ‘56 operavano con il sostegno dell’autorità di confine.

• Il merito maggiore fu l’invenzione del peacekeeping

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La crisi in Congo• Il Belgio concede l’indipendenza al Congo il 30 giugno

1960.• 11 luglio Moise Ciombé, leader del Katanga (regione

ricca di giacimenti minerari) proclama l’indipendenza della provincia dal governo congolese.

• Il segretario Onu, Dag Hammarskioeld, porta la crisi di fronte al CdS. Formazione di un contingente Onu di 11.000 soldati da inviare in luogo.

• Con l’arrivo delle truppe Onu abbiamo il ritiro delle truppe belghe, resta il problema del Katanga

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La crisi in Congo• Contestualmente il premier congolese, Lumumba,

viene deposto da Joseph Kasavubu. Il 13 dicembre Antoine Gizenga, vice primo ministro, si autoproclamava unico e legittimo rappresentante del governo congolese e stabiliva la capitale del paese a Stanleyville

• Nel Congo c’erano così tre governi in competizione tra loro con sedi a Stanleyville (oggi Kisangani), Léopoldville (oggi Kinshasa) e Elisabethville (oggi Lubumbashi).

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La crisi in Congo

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La crisi in Congo

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La crisi in Congo

• 21 febbraio 1961, il Cds approva una bozza di risoluzione presentata da Ceylon, Liberia e RAU (Repubblica araba unita)

• Nella prima parte si prevedeva l’uso della forza, qualora fosse altrimenti impossibile evitare lo scatenarsi di una guerra civile; si chiedeva inoltre l’immediata espulsione dei mercenari belgi (che combattevano nelle file dell’esercito katanghese) o di altra nazionalità e un’inchiesta sulla morte di Lumumba.

• 13 settembre 1961, i caschi blu sono posti sotto il fuoco del personale militare belga e di gendarmeria katanghese

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La crisi in Congo• 18 settembre. Dag Hammarskioeld, mentre si recava ad

un colloquio con Ciombé, precipitò con l’aereo su cui viaggiava nella foresta, vicino alla città rhodesiana di N’Dola.

• 31 luglio 1962, a seguito dell’ennesimo incidente contro i caschi blu, il neo segretario Onu U Thant si appella ai membri delle Nazioni Unite invitandoli ad aderire alle sanzioni economiche (in primis l’embargo delle esportazioni del rame) contro il Katanga.

• Le forze Onu rimasero ancora in Congo fino al 30 giugno 1964

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La crisi in Congo• Successo o fallimento delle Nazioni Unite?• Esse dovettero certamente svolgere un compito

frustrante e superiore alle loro capacità; probabilmente si può concordare con il segretario U Thant quando, alla fine della crisi, disse che l’organizzazione aveva adempiuto il suo compito, attuando il ritiro delle forze belghe, eliminando l’intervento straniero, mettendo fine alla secessione del Katanga, favorendo il ritorno della legge e dell’ordine.

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Bibliografia generale• Pasquale Villani, Trionfo e crollo del predominio europeo, Bologna , Editore

Il Mulino, 1983• L’Italia e L’Onu. Esperienze e prospettive (a cura di Anna Bedeschi Magrini),

Padova, CEDAM, 1997• Sergio Marchisio, L’Onu. Il diritto delle Nazioni Unite, Bologna, Editore Il

Mulino, 2000• Ennio Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica

internazionale nel XX secolo, Roma-Bari, Editori Laterza, 2002• Carla Meneguzzi Rostagni, L’organizzazione internazionale tra politica di

potenza e cooperazione, Padova, CEDAM, 2004• Antonio Papisca, Marco Mascia, Le relazioni internazionali nell’era

dell’interdipendenza e dei diritti umani, Padova, CEDAM, 2004• Giuseppe Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo dal 1848

ad oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004Italian Diplomatic Academy©


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