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Presentazione standard di PowerPointLibri scritti sul tema del bullismo Mi occupo di bullismo dal...

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1 2

BEN ARRIVATI! COME VI SENTITE OGGI?

3 4

5 6 7

2

8

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Presentazione formatore

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Libri scritti sul tema del bullismo

Mi occupo di bullismo dal 1995 e di cyberbullismo ed educazione ai media dal 2006

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Libri in cui ho collaborato sul tema del bullismo e cyberbullismo

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Ultimi libri del 2017 e del 2019

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Presentazione reciproca dei partecipanti

7

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Argomenti primo incontro

1.Presentazione reciproca/programma 2. Analfabetismo emotivo 3.La rabbia 4. Aggressività 5. Violenza 6.Il bullismo : un po’ di storia 7.Teoria : che cos’è il bullismo? 8. Dati fenomeno in Italia

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IL MODULO DI 3-5 ORE

DI LAVORO VERRA’ SUDDIVISO

IN TRE PARTI

PRIMA

• ATTIVITA’ DI CONOSCENZA

• ATTIVITA’ DI APERTURA

SECONDA

• DIMENSIONE TEORICA DELL’ARGOMENTO

• ATTIVITA’ SUL TEMA PRINCIPALE DEL MODULO

TERZA • FEEDBACK FINALE

9

STRUTTURA DEL MODULO FORMATIVO

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IL PERCORSO UTILIZZA MODALITÀ

INTERATTIVE IN CUI SI LAVORA SUI 5

SENSI DEI SISTEMI RAPPRESENTAZIONALI

I 5 SENSI DEI SISTEMI RAPPRESENTAZIONALI

OGNUNO DI NOI FILTRA IL MONDO CON I PROPRI 5 SENSI, CHIAMATI ANCHE SISTEMI

RAPPRESENTAZIONALI.

V

VISIVO

Vista

A

UDITIVO AUDITIVO

Udito

K

CINESTETICO Gusto

Olfatto Tatto

Sensazione corporee

SEPPUR UTILIZZIAMO TUTTI I SENSI È STATO SCOPERTO CHE OGNUNO DI NOI INCONSCIAMENTE NE PREDILIGE UNO E CIÒ DIPENDE ANCHE DA COSA

STIAMO FACENDO; IL SENSO PRESCELTO VIENE CHIAMATO SISTEMA PRIMARIO 10

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OBIETTIVI

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• Migliorare le competenze emotive ; • Aumentare le competenze professionali;

STRUMENTI DIDATTICI

• Schede di lavoro

• Carte per esercizi

• Situazioni da esaminare

• Filmati video

• Ricordi di esperienze

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Presentazione

Esperienza pratica

Discussione - Teoria

Applicazione

1

2

3

4

MEDOLOGIA DIDATTICA

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MODALITÀ E METODOLOGIA DI LAVORO

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Psicologia positiva:

si occupa dello studio del

benessere personale, costrutto al

centro della qualità della vita .

Essa enfatizza il ruolo

fondamentale delle risorse e

potenzialità dell'individuo

Psicologia umanistica:

“potere dell’essere sull’avere”

L’ idea centrale di tale approccio è il

tentativo di definire un nuovo concetto di

"salute". L'individuo "sano", in questa

prospettiva, sarebbe colui che giunge alla

propria "autorealizzazione", al pieno

sviluppo delle proprie potenzialità, colui

che diventa ciò che è, e non un semplice

"adattato". Psicologia di comunità:

Temi imprescindibili ,di questo riferimento

teorico, sono il saper entrare

empaticamente in contatto con la persona

ed i gruppi cui fornire aiuto, il concetto di

Empowerment , l'attenzione alla

dimensione psicosociale dell'intervento

psicologico, la sensibilità alla dimensione

culturale, e l'implementazione di tecniche

di auto-mutuo aiuto 14

I RIFERIMENTI TEORICI

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PER FACILITARE L’ASCOLTO NEL GRUPPO TRA I PARTECIPANTI

REGOLE PER FACILITARE IL LAVORO DI GRUPPO

1.OGNI PERSONA SE VUOLE / DESIDERA HA UN PROPRIO SPAZIO / TEMPO PER POTER COMUNICARE IL PROPRIO VISSUTO

2. PER FAVORIRE UN CLIMA DI RISPETTO E ASCOLTO È INDISPENSABILE PARLARE UNO ALLA VOLTA

3. RISPETTARE IL SOGGETTO CHE COMUNICA MANIFESTANDOGLI UN VERO INTERESSE E CONSIDERAZIONE SENZA INTERVENIRE SUL VISSUTO.

4. CERCARE DI ESSERE CENTRATI SU CIÒ CHE VIVE IL SOGGETTO CHE COMUNICA E NON SUI FATTI CHE RACCONTA

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REGOLE PER FACILITARE IL LAVORO DI GRUPPO

PER COMPRENDERE IL RUOLO DEL CONDUTTORE

1. CONDURRE FEDELMENTE IL PROGRAMMA

2. FACILITARE UN CLIMA POSITIVO E DISTESO TRA I PARTECIPANTI

3. STIMOLARE LA COMUNICAZIONE ALL’INTERNO DEL GRUPPO.

4. ASCOLTARE IN MODO EMPATICO LE PERSONE

5. RISPETTARE IL VISSUTO DI OGNI PERSONA

6. FARE SPERIMENTARE ALLE PERSONE UNA MODALITÀ NUOVA DI COMUNICARE E ASCOLTARE.

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L’analfabetismo emotivo

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L’analfabetismo emotivo (o analfabetismo emozionale) è,

secondo U. Galimberti e D. Goleman, l’incapacità di

riconoscere e controllare le proprie emozioni. L’analfabeta

emotivo è vittima di un inaridimento del cuore, che lo

rende incapace di provare empatia e compassione; è

quindi freddo, imprevedibile.

L'ANALFABETISMO EMOTIVO

Oggi si parla di “analfabetismo emotivo”, nel senso che moltissimi (soprattutto tra i giovani) non sanno più decifrare le proprie emozioni ed i propri sentimenti.

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L'ANALFABETISMO EMOTIVO

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E’ bene anche chiarire che l’Analfabetismo emotivo è presente in eguale misura nei bambini, nei giovani e negli adulti a prescindere

dal loro quoziente di intelligenza, dal livello

culturale raggiunto e dalla professione esercitata, ma

se si vuole fare una rivoluzione è bene partire dalle nuove generazioni.

L'ANALFABETISMO EMOTIVO

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Perché è importante lavorare sulle emozioni?

1.La conoscenza e la gestione dei vissuti emotivi sono determinanti per l’equilibrio e il benessere psicofisico. Ogni volta che l’individuo prende coscienza del proprio stato interiore, conosce meglio se stesso poiché ha l’opportunità di entrare in contatto con la parte più intima di sé. 2.La riflessione sugli stati d’animo propri e altrui permette inoltre di incrementare la capacità empatica, che implica l'assunzione della prospettiva emotiva dell'altro, cioè la capacità di condividere le sue stesse emozioni. 3.L’educazione ai sentimenti risulta quindi un percorso significativo per capire meglio se stessi e gli altri.

LAVORARE SULLE EMOZIONI

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Emozioni non elaborate: quando non vieni aiutato

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Emozioni elaborate: quando vieni aiutato

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“ Insegnare l’alfabeto delle emozioni è un processo simile a quello in cui si impara a leggere, poiché comporta la promozione

della capacità di leggere e comprendere le proprie ed altrui emozioni e l’utilizzo di tali abilità per comprendere meglio se

stessi e gli altri ”.

(Kindlon e Thompson, 2000

Intelligenza emotiva per un bambino che diventerà uomo)

ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA

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“… Ovviamente nessun percorso è una risposta al problema. Ma data la crisi che i bambini si

trovano a fronteggiare, e data la speranza alimentata dai percorsi di alfabetizzazione

emozionale, non dovremmo, ora più che mai, insegnare ad ogni bambino queste abilità, che

sono essenziali per la vita? E se non ora, quando? ”

(Goleman, 1996)

ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA

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EMOZIONI PRIMARIE

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EMOZIONI PRIMARIE

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La rabbia

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La rabbia, o l’ira, sono

sentimenti intesi e primordiali.

La letteratura, la storia, i miti

antichi e la religione

associano spesso questa

emozione a figure potenti,

giuste, nobili o divine

(ricordiamo l’ira di Achille, la

furia di Orlando, l’ira di Dio…).

Arrabbiarsi è una condizione

che si lega al senso di

giustizia, alla violazione di

leggi e norme, è quindi idonea

reazione ai torti e alle offese.

La rabbia

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L’ ira come vizio capitale

Come eccessivo

senso di giustizia,

che degenera in

giustizia personale,

nonché in desiderio

di vendicare

violentemente un

torto subito

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Tecnicamente la rabbia può

essere definita come uno stato

emotivo-affettivo caratterizzato

da una crescente eccitazione

che si esprime a livello verbale

e-o motorio e che può culminare

in comportamenti aggressivi e

distruttivi nei confronti di oggetti,

altre persone o anche di se

stessi.

(Ellis, A. 1977)

La rabbia: definizione

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La rabbia non è né legittima né

illegittima, né significativa, né

inutile, ma come tutte le nostre

emozioni semplicemente esiste;

è la punta emergente di un

iceberg che cela sotto di sé

emozioni più profonde che

l’hanno generata (paura,

risentimento, frustrazione…).

E’ qualcosa che sentiamo

interiormente; esiste per un

motivo ben preciso e merita

sempre rispetto e attenzione da

parte nostra.

La rabbia

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L’iceberg della rabbia

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Dal punto di vista psicologico, la

rabbia è spesso provocata dalla

frustrazione, cioè dall’essere

ostacolati nel raggiungimento di un

nostro obiettivo, in modo temporaneo

o permanente. Possiamo essere

frustrati dal non aver ottenuto un

giocattolo, un aumento di stipendio,

dall’aver perso gara, dal non essere

stati capiti, dall’essere stati umiliati, e

così via. Inoltre ci si può anche arrabbiare

per un’ingiustizia (subita

personalmente o accaduta ad altri)

La rabbia

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Averill ha trovato che esistono tre tipi di rabbia, ciascuno dei

quali assolve a funzioni abbastanza diverse:

1. la rabbia malevola, che ha lo scopo di rompere o

peggiorare i rapporti con l'altra persona, di vendicarsi per

un torto subito e comunque per esprimere odio e

disapprovazione.

2. la rabbia costruttiva, che tende a modificare il

comportamento altrui, a rendere più stretta la relazione

con la persona con cui ci si arrabbia, ad asserire la propria

libertà e indipendenza, a ottenere che gli altri facciano

qualcosa di utile a se stessi;

3. la rabbia esplosiva, che serve principalmente per dare

sfogo alla tensione e manifestare l'aggressività, con le

probabili funzioni aggiuntive di rompere il rapporto o di

rivalersi per un torto subito

Tipologie di rabbia

Averill, J. R., (1982), Anger and aggression: An essay on emotion., Springer-Verlag, New York.

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Tipologie di rabbia

1. Rabbia esplosiva,

ovvero disinibita

2. 2. Rabbia

implosiva, ovvero

inibita

Secondo lo psicologo

statunitense Albert Ellis vi

sono due principali

tipologie di rabbia:

Terapia d'urto la cassiera

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Tipologie di rabbia 1.RABBIA DI FRUSTRAZIONE

La paura sottostante è la paura del fallimento.

Minaccia di non riuscire

2.RABBIA DI RANCORE / RISENTIMENTO

La paura sottostante è la paura di perdere la

propria posizione.

Minaccia di perdere

3.RABBIA DI SFIDA

La paura sottostante è quella di perdere la

propria identità

Minaccia di rinuncia

4.RABBIA DI INDIGNAZIONE/SDEGNO

La paura sottostante è la paura

dell’ingiustizia

Minaccia d’ingiustizia

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Cause che suscitano la rabbia Vi sono 4 tipi di situazioni che vengono

generalmente considerati come ragioni

legittime per arrabbiarsi;

1. Percezioni di situazioni sgradevoli di

tipo fisico o materiale : minacce

all’ntegrità personale e dei propri beni;

2. Disturbi o ostacoli alle proprie attività :

impedimento al conseguimento dei propri

scopi ;

3. Frustrazioni psicologiche :imposizione

di esperienze spiacevoli, interruzione o

privazioni di esperienze piacevoli , danni

alla dignità personale e dei propri cari ,

alla propria immagine pubblica e

dell’autostima;

4. Ingiustizie subite o prospettate per se

stessi o per altri.

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Cause che suscitano la rabbia Inoltre passando in rassegna i risultati delle ricerche

scientifiche sembra indubbio che ci si arrabbi in modo più o meno violento e manifesto a seconda:

- dell’umore; - dello stato di salute; - di chi siamo ; - di chi abbiamo davanti; Poi vi sono ragioni che sono legate agli eventi eterni: - la fretta - il rumore; - il calore; - la stanchezza; - la paura.

(caratteristiche psicologiche , sociali e fisiche)

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Con chi ci arrabbiamo ? La maggior parte delle arrabbiature ha per

bersaglio un’altro essere umano. Se non è

con gli altri, ci si arrabbia con gli animali,

con gli oggetti , con le istituzioni. Un caso a

parte è costituito dalla rabbia verso se stessi ,

che è una rabbia speciale nelle sue ragioni e

nelle sue forme.

Tra le persone con le quali ci arrabbia sono:

- 1/3 sono quelle che amiamo di più (con il

fidanzato, il coniuge, i genitori , i figli ecc…);

- 1/3 sono persone amiche e che ci

piacciono ;

- 1/5 sono gli estranei o semplici

conoscenti.

Le persone che odiamo ci fanno arrabbiare

pochissimo , non più del 10% delle volte.

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La rabbia subita o agita A volte succede che alcune persone sono arrabbiate con noi. Altre volte noi possiamo essere arrabbiati con qualcuno. Inserisci nelle forme intorno alla prima immagine alla tua sinistra i nomi delle persone che di solito si arrabbiano con te e i motivi. Nella seconda immagine , alla tua destra, inserisci nelle forme i nominativi delle persone con cui di solito ti arrabbi e i motivi.

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Manifestazioni della rabbia Da una ricerca condotta da

Hermina Van Collie, Iven

Van Mechelen, Eva

Ceulemans, dal titolo

“Multidimensional individual

differences in anger-related

behaviours” la tassonomica

della rabbia comprende :

- 3 modalità aggressive

(fisica, verbale e

autodiretta)

- 5 modalità non

aggressive (parlare,

allontanarsi, esprimere,

rilassarsi e sopportare).

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Il circolo vizioso della rabbia

EVENTO INNESCO

REAZIONE CHIMICA

TEMPESTA EMOTIVA

DECISIONI IMPULSIVE

AZIONI IMPULSIVE

REAZIONE DEL TUO

INTERLOCUTORE

CIRCOLO VIZIOSO DELLA

RABBIA

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Quando la rabbia diventa disfunzionale

Nello specifico la rabbia è

disfunzionale quando:

- è troppo intensa rispetto al

motivo che la scatena;

- non è collegabile ad un fattore

scatenante;

- è troppo persistente anche dopo

che è stato allontanato il motivo

scatenante;

- è accompagnata da pensieri ed

emozioni negativi, rimuginazioni;

- produce comportamenti

aggressivi e pericolosi verso sé,

gli altri e gli oggetti;

- fa allontanare le persone che ci

circondano.

Le caratteristiche disfunzionali rispecchiano un quadro di dis-

regolazione centrato sul discontrollo e sull’eccessività della rabbia.

Vendittelli n., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Risicarelli M.L., Polidori G, Morosini P. (.2003). L’intervento cognitivo-

comportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Centro Scientifico Editore, Torino

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Topo Tip - Sarà Arrabbiato Per Sempre

La rabbia distruttiva

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Quando la rabbia diventa disfunzionale

In questo secondo quadro, la rabbia

disfunzionale può essere

riconosciuta se:

- è troppo lieve o quasi inesistente

rispetto al motivo che la scatena;

- non permette di individuare il fattore

di danno/ingiustizia;

- produce comportamenti che non

predispongono alla protezione di sé

stessi e alla limitazione del

danno(evitamento);

- anche se motivata, è

accompagnata da emozioni e

pensieri negativi (ansia,

colpa,vergogna).

Tuttavia esiste una situazione diametralmente opposta caratterizzata da

una inibizione e soppressione della rabbia che si contraddistingue per

una ridotta o quasi inesistente percezione di questa emozione .

Berkowitz L. (1990). On the formation and regulation of anger and aggression: a

cognitiveneoassociationistic analysis. American Psychologist, 45, pp. 494-503.

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Quando la rabbia diventa disfunzionale

Simpson - Lisa « Nooo non sono arrabbiata.»

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Lo scudo di protezione Quando gli altri si arrabbiano con me come mi «proteggo»? Inserisci negli spicchi dello scudo i vari modi che utilizzi.

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L’aggressività invece

riguarda un

comportamento messo

in atto per colpire

qualcosa o qualcuno.

Innanzi tutto la rabbia

è un’emozione e può

essere provata in

differenti situazioni e

con diversi livelli di

intensità.

La rabbia è diversa dall’aggressività

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Non si può insegnare ad un bambino/ragazzo a non essere arrabbiato o aggressivo, perché sarebbe

come cercare d’insegnargli a non respirare!

CIO’ CHE RISULTA AGGRESSIVO E’ IL

“COMPORTAMENTO”

E NON IL “BAMBINO o IL RAGAZZO”

Rischio di etichettamento e di fissazione nel ruolo

ATTENZIONE

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La rabbia agonistica

La Haka è la danza

tipica del

popolo Māori, l'etnia

originaria della Nuova

Zelanda, spesso

considerata

semplicemente, ma

erroneamente, una

danza di guerra. È

stata resa celebre,

nello stile della Ka

Mate, dagli All

Blacks, la nazionale

di rugby a 15

neozelandese.

All Blacks - Haka Maori

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Il Krumpin' è una forma di

danza nata presso la

comunità afro-americana

del sud di Los

Angeles in California e si

può definire come una

forma relativamente nuova

di danza "urbana" nera. Le

sue principali caratteristiche

sono la libertà dei

movimenti, l'espressività e

l'energia necessaria, come

rappresentazione del

proprio io attraverso la

danza. Molti dei ballerini di

tale danza sono soliti

dipingersi il volto per

trasmettere meglio le

emozioni.

Krumpin'

La rabbia nella danza

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Rize è un documentario del 2005, diretto da David LaChapelle, distribuito in Italia nel 2006 col titolo Rize - Alzati e balla . Il film racconta due subculture di ballo di Los Angeles: clowning e krumping. La prima serie di interviste sviluppa l'idea del clowning; nella seconda vediamo invece l'idea del krumping. La terza parte del film mostra una sfida di ballo tra le due comunità. Una sequenza atipica del film usa il montaggio per comparare i film degli anni '40 sull'antropologia della danza rituale africana con le mosse contemporanee del clowning e del krumping.

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La rabbia con i film

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La rabbia nei bambini

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•I bambini che picchiano,

gridano, calciano, feriscono,

mordono.

•I bambini che hanno perso il

controllo di loro stessi.

•I bambini che hanno frequenti

scoppi di ira e di rabbia, senza

motivo.

•I bambini aggressivi che

agiscono senza riflettere sulle

proprie emozioni e azioni.

•I bambini che agiscono in modo

impulsivo.

•I bambini che non sono in

grado di tollerare le

frustrazioni.

Ma chi sono i bambini arrabbiati?

I bambini arrabbiati

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•quando l’amore o il bisogno vengono minacciati in modo continuo e

traumatico, molti bambini assumono un atteggiamento rabbioso nei

confronti della vita;

•la perdita di una persona amata, per abbandono o per morte, può

causare rabbia e irritabilità;

•un genitore a volte presente e affettuoso, a volte no, può suscitare

rabbia in quanto il bambino è costretto in uno stato di stimolazione

emotiva e corporea, dovuto alla speranza di una vicinanza futura, e poi

alla frustrazione della delusione;

•un bambino il cui genitore è sempre arrabbiato vive in continua

allerta, in attesa del prossimo scoppio di rabbia; essere impulsivi in un

ambiente abusivo è una vera e propria forma di adattamento;

•un’infanzia di botte, violenze verbali e grida può consolidare nel

bambino un circuito ininterrottamente attivato di rabbia;

• aver subito abusi sessuali ;

•l’essere testimone di violenze domestiche; un bambino che vede il

padre picchiare la madre (o viceversa) trattiene il proprio dolore e la

paura, assumendo un atteggiamento difensivo-aggressivo;

•modelli educativi che si basano sul far provare vergogna a un

bambino attivano circuiti rabbiosi e rancorosi.

Le possibili cause

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1. Sintonizzarsi con l’intensità delle

emozioni del bambino, ovvero rispondere

all’intensità delle emozioni del bambino con

un’appropriata espressione del viso e il giusto

tono di voce, per mostrargli che si percepisce

limpidamente la qualità e la forza di quello che

prova.

2. Convalidare la sua esperienza, ovvero

offrire al bambino l’esperienza di una

comprensione profonda, un riconoscimento di

quello che lui è e di quello che prova.

3. Contenere il bambino e le sue

emozioni, ovvero riuscire ad essere

sufficientemente calmi, forti e gentili per andare

oltre le facoltà emotive del bambino di

elaborazione della sua sofferenza.

4. Calmare il bambino, ovvero

tranquillizzarlo con un tono morbido e un tocco

gentile.

Sunderland descrive quattro fondamentali funzioni regolatrici “adulto-

bambino”, per un bambino pieno di rabbia:

Come aiutarli ?

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La rabbia con i film

Nel film "Angry Birds"

scopriremo finalmente perchè i

famosi pennuti sono così

arrabbiati! La storia ci porta su

un'isola popolata da volatili

quasi tutti felici, anche se

incapaci di volare. In questo

paradiso, Red, un uccello con

problemi di controllo della

rabbia, il velocissimo Chuck e

l'esplosivo Bomb, sono sempre

stati emarginati. Ma quando

sull'isola arrivano dei terribili

maialini verdi, toccherà a loro

dimostrargli di che cosa sono capaci.

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La rabbia di Red Nel film Red manifesta diversi scatti di rabbia . Prova a inserire nelle varie forme i momenti in cui si è arrabbiato e per quali motivi.

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La rabbia negli adolescenti

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Gli scoppi di rabbia sono

comunque manifestazioni

tipiche, utilizzate

dall’adolescente sia come

forma di comunicazione

del proprio disagio, sia

come ribellione e

opposizione verso i

genitori dai quali cerca in

tutti i modi di separarsi e differenziarsi.

Gli adolescenti arrabbiati

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Gli adolescenti sono costretti a fare i conti con

una rabbia che devono imparare a gestire e

dominare per non farsi travolgere.

Conoscere i motivi che possono portare un

ragazzo a scoppi di ira anche violenti può essere

utile per imparare a controllarli.

Gli adolescenti arrabbiati

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Con chi si arrabbiano?

Per gli adolescenti la rabbia risulta assumere una connotazione prevalentemente relazionale, e in questo periodo della vita le relazioni interpersonali subiscono importanti modifiche. È nelle relazioni importanti :familiari, amicali (alla competizione amorosa, sportiva e scolastica), sentimentali.

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Per quanto riguarda gli antecedenti situazionali, sia nella prima adolescenza sia nella tarda adolescenza, la tipologia di antecedenti per l’esperienza di rabbia, le macrocategorie sono : - quelle delle relazioni; - dell’impegno verso un risultato e dei principi etici; - del rispetto delle regole.

Cosa li fa arrabbiare ?

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L’aggressività

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Storr (1968) definisce l’aggressività una parola-valigia, “entro la quale si può mettere di tutto”

Il fenomeno “aggressività” si riferisce ad un’ampia gamma di

comportamenti che possono svolgere funzioni diverse nell’adattamento dell’uomo alla realtà che lo circonda.

Il termine “aggressione” può descrivere sia l’adattamento all’ambiente in modo attivo, creativo e disponibile, sia il

comportamento negativo e distruttivo, socialmente deplorabile.

In realtà l’etimologia stessa del termine “aggressività” rivela una molteplicità di significati che indicano la complessità del

fenomeno. Il verbo latino “aggredior” infatti è composto di “ad” che significa

“verso”, “contro”, “allo scopo di”, e “gradior” che significa “andare”, “procedere”, “avanzare”,“aggredire”.

Aggressività: Definizione

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La pervasività dei comportamenti aggressivi ha portato ad una proliferazione di teorie interpretative, che tuttavia mancano spesso di solide basi

scientifiche.

• Approcci biologici: teorie etologiche, genetiche, ormonali • Approcci psicologici individuali: Teorie psicoanalitiche Teorie della frustrazione Teoria neoassociazionista Teoria apprendimento sociale: Il modeling Il modello del condizionamento operante Il modello cognitivo-comportamentale • Approcci situazionali: Teoria dell’obbedienza all’autorità Teoria della deindividuazione (dal testo Patrizi-DeGregorio)

Teoria della norma emergente (dal testo Patrizi-DeGregorio)

Aggressività: modelli teorici

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Allo stato delle conoscenze attuali, tre appaiono essere gli aspetti fondamentali che consentono di classificare un atto come aggressivo: l’intento, l’azione e lo stato emotivo.

Classificazione di un atto aggressivo

L’intento rappresenta la volontà di arrecare un danno o in modo diretto, o attraverso la burla o impedendo a qualcuno di compiere azioni piacevoli. L’intento può essere dedotto dalle dichiarazioni verbali, dall’osservazione delle azioni e dal contesto generale in cui il comportamento viene attuato.

All’intenzionalità deve fare seguito l’azione tesa a provocare un danno fisico con o senza aggressività verbale. In altri casi, tuttavia, vi possono essere solo aggressività verbale ed espressioni non verbali dell’intento di aggredire. Le espressioni non verbali dell’aggressività umana, come il fissare o lo stringere i pugni, sono presenti in tutti i primati.

La terza caratteristica fondamentale è lo stato emotivo. Se all’aggressività non concomita la “rabbia”, si parla di aggressività strumentale o “fredda”.

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Bandura: L’aggressività s’impara

Albert Bandura

Teoria apprendimento sociale

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Classificazione tipologie di aggressività

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Alcuni dati sul comportamento aggressivo

Tra i 4 e 18 anni circa il 10% dei soggetti presenta un’aggressività marcata: dopo l’età prescolastica l’aggressività è 2/3 volte più frequente nei maschi, diretta e fisica, legata soprattutto alla lotta per la dominanza nel gruppo.

Le bambine e le ragazze agiscono in maniera più coperta, manipolando i rapporti, hanno competenze sociali ed empatiche più sviluppate che costituiscono una barriera naturale per le aggressioni.

.

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La sua evoluzione

Nei bambini piccoli l’aggressività si manifesta sotto forma di rabbia incontrollata, poi diventa più fisica o si esprime nella contravvenzione delle regole, norme e leggi sociali.

I bambini di 2/3 anni, soprattutto se posti in situazioni “a rischio”, come quelle caratterizzate dalla condivisione di spazi e attrezzature, tendono ad assumere atteggiamenti apparentemente prepotenti.

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Intorno ai 4-5 anni l’aggressività dovrebbe ridursi

e subentrare

il semplice gusto di giocare alla lotta

Durante la scuola primaria, l’aggressività può assumere le forme più allarmanti: a questa età sia maschi che femmine possono lottare o usare la forza fisica con obiettivi ben precisi ma anche mettere in atto strategie di isolamento di un compagno/a con la sola intenzione di escluderlo dal gruppo e, in qualche modo, provocarne la sofferenza.

I

La sua evoluzione

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In pre-adolescenza e adolescenza

La forza fisica dei ragazzi rende loro possibili azioni più incisive; inoltre il controllo dei Genitori e della Scuola diminuisce in favore della libertà personale.

A questo punto il ragazzo sa però distinguere tra azioni aggressive involontarie (dettate dalla rabbia o da provocazioni momentanee) da quelle volontarie utili a dominare, controllare, umiliare, far soffrire

La sua evoluzione

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Indicatori di rischio : la crudeltà verso gli animali

È opinione unanime che le crudeltà che i bambini mettono in atto verso gli animali possano preludere ad atteggiamenti e comportamenti antisociali da adulti. La crudeltà fisica sugli animali tra i sintomi del Disturbo della condotta.

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Una tassonomia dei comportamenti problematici

Livello 1.

Il ragazzo iperattivo

- Ha difficoltà a tollerare ed accettare divieti o limiti

- Mostra segni fisiologici di rabbia

- Formula verbalizzazioni aggressive, spesso autodirette

Livello 2.

Il ragazzo indisciplinato

- Rifiuta di seguire regole o prescrizioni

- Mostra aggressività verbale diretta verso altri

Livello 3.

Il ragazzo oppositivo

- Mostra frequentemente segni di rabbia intensa

- Formula minacce verbale dirette verso altri

- Può danneggiare piccoli oggetti senza valore e, spesso, involontariamente

Livello 4.

Il ragazzo aggressivo

- Minaccia verbalmente gli altri

- Danneggia volontariamente e gravemente oggetti di valore

- Può provocare lievi danni fisici ad altri, in maniera non intenzionale

Livello 5.

Il ragazzo violento

- Compie gravi atti aggressivi contro altri

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Aggressività scuola primaria

Predatori e prede e predisposizione biologia al crimine per alcune razze e

alcune etnie

Lilo viene dipinta come una bambina particolare, aggressiva con le amiche che non la accettano

Stitch, invece,è un alieno costruito per distruggere

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La violenza

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Definizione e forme Di Violenza

Secondo l’ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la violenza è “qualsiasi atto che provoca, o può provocare, danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione e la deprivazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”.

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Definizione e forme Di Violenza

Altra definizione complementare è quella dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) che delinea la violenza come “L’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro se stessi, un’altra persona, o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione”.

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Definizione e forme Di Violenza

1.VIOLENZA DOMESTICA La violenza domestica, cioè quella compiuta all’interno delle mura di casa da parte di un familiare, è, tra le diverse forme di violenza, quella che si verifica più frequentemente e con maggiori tragiche ripercussioni sulla salute psicofisica della vittima.

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Definizione e forme Di Violenza

2. VIOLENZA FISICA

La violenza fisica consiste in

qualsiasi forma di aggressività

e di maltrattamento contro le

persone, contro il loro corpo e

le cose che a loro

appartengono. Spesso è

esercitata con forza, per

determinare nella donna un

ruolo di sottomissione

Essa consiste ad esempio in: picchiare con o senza

l'uso di oggetti. Spintonare, tirare per i capelli, dare

schiaffi, pugni, dare calci, strangolare, ustionare, ferire

con un coltello, torturare, uccidere.

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Definizione e forme Di Violenza

3. VIOLENZA PSICOLOGICA

E VERBALE La violenza psicologica consiste in attacchi diretti a colpire la dignità personale, forme di mancanza di rispetto, atteggiamenti colti a ribadire continuamente uno stato di subordinazione e una condizione di inferiorità.

Essa consiste ad esempio in: minacciare, insultare,

umiliare, attaccare l'identità e l’autostima, isolarla,

impedire o controllare le sue relazioni con gli altri,

essere sbattuti fuori casa, essere rinchiusi in casa.

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Definizione e forme Di Violenza

4. VIOLENZA ASSISTITA

Per violenza assistita in ambito

familiare si intende il fare

esperienza da parte del minore di

qualsiasi forma di maltrattamento,

compiuto attraverso atti di

violenza fisica, verbale,

psicologica, sessuale ed

economica, su figure di

riferimento o su altre figure

affettivamente significative

adulte o minori.

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Definizione e forme Di Violenza

4. VIOLENZA SESSUALE

La violenza sessuale consiste

in qualsiasi imposizione di

coinvolgimento in attività e/o

rapporti sessuali senza il

consenso. Spesso la violenza

sessuale comporta aggressivo

fisiche quali lo stupro, il

tentativo di stupro, lo stupro di

gruppo in cui la persona viene

costretta ad avere rapporti

sessuali

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Definizione e forme Di Violenza

5. VIOLENZA ECONOMICA La violenza economica consiste in forme dirette ed indirette di controllo sull’indipendenza economica e limitano o impediscono di disporre di denaro, fare liberamente acquisti, avere un proprio lavoro.

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Definizione e forme Di Violenza

6. STALKING

La violenza psicologica può manifestarsi tramite vere e

proprie persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo

scopo di indurre la persona ad uno stato di allerta, di

emergenza e di stress psicologico. Comunemente

conosciuto con il termine “stalking” (appostarsi), questo

comportamento non è attivato solo da sconosciuti, ma

anche da familiari solitamente mossi dal risentimento o

dalla paura di perdere la relazione.

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Definizione e forme Di Violenza

7. MOBBING

Il mobbing è, nell’accezione più

comune in Italia, un insieme di

comportamenti violenti (abusi

psicologici, angherie, vessazioni,

demansionamento, emarginazione,

umiliazioni, maldicenza,

ostracizzazione, etc.) perpetrati da

parte di uno o più individui nei

confronti di un altro individuo,

prolungato nel tempo e lesivo della

dignità personale e professionale,

nonché della salute psicofisica dello

stesso.

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Ll film è dedicato al tema dell'uso delle armi in America, facendo riferimento alle stragi nelle scuole americane, in particolare al massacro della Columbine High School, avvenuto nell'aprile 1999 a Littleton, nel Colorado, nella quale due ragazzi armati di fucile entrarono nella loro scuola e uccisero 13 studenti e un insegnante per poi suicidarsi. La realizzazione del documentario ha portato l'autore in giro per gli Stati Uniti, fino alla finale intervista all'ex-attore Charlton Heston, presidente della National Rifle Association (Associazione Nazionale Fucili). Spostatosi in Canada per approfondire il tema dell'uso delle armi, Moore giunge alla conclusione che non è l'arma in sé a creare il crimine, ma la paura del crimine stesso, che negli Stati Uniti, attraverso i suoi mezzi d'informazione e l'uso politico delle differenze sociali, porta chiunque a diffidare del prossimo, trascinando questi contrasti a forme di difesa personale eccessiva.

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Nella Svezia anni '50, Erik, adolescente inquieto, subisce le angherie del patrigno, e, per la proprietà transitiva, picchia a sangue un compagno di scuola e viene espulso dall'istituto. L'unica via per fare il liceo è quella del collegio, luogo in cui la vita ha regole ben diverse. Diventato molto amico del compagno di stanza Tanguy, Erik si impone di non reagire al nonnismo degli anziani che si approfittano pesantemente degli studenti, sottoponendoli a ogni sorta di vergogna. Meglio la via del controllo o quella della violenza? Il regista svedese Mikael Hafstrom affronta una vicenda autobiografica dello scrittore Jan Guillou, mettendo in luce i valori dell'uomo, opposti al mero istinto animale. Lo sport è democratico dirà l'insegnante di educazione fisica a Erik, e lui come risposta vince la gara di nuoto del collegio. Ma le cose non cambiano. E'comunque l'interpretazione intensa di Andreas Wilson a dare al film uno spessore. I suoi occhi di ghiaccio, magnetici, ci conquistano e ci seducono, dimostrando che la sua scelta sarà quella giusta, ma noi che lo osserviamo lo avevamo già capito.

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Interpretato da Morgan Freeman nel ruolo di Geel Piet, e da Stephen Dorff nel ruolo di Peekay, mette in luce il duro regime dell'apartheid iniziato nel 1948 (anno in cui viene ambientato questo film) in Sudafrica. Peekay, ormai diciottenne, fa la conoscenza di Gideon Duma (Alois Moyo) che lo persuade a combattere pacificamente il regime appena instaurato. Peekay incontra Maria (Fay Masterson), figlia del Politico Daniel Marais, di cui si innamora perdutamente; durante un blitz della polizia Maria perde la vita e Gideon un occhio, ma questo non scoraggia Peekay e Gideon nella loro missione.

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Nella periferia parigina, a causa del pestaggio che Abdel Ichah, ha subìto durante un interrogatorio in prigione, si è scatenata una guerriglia. Due amici, Vinz e Said, l'uno ebreo e l'altro arabo, raggiungono il nero Hubert. I tre gironzolano per il quartiere, scacciano una troupe televisiva che vuole intervistarli; tentano di consolare l'amico ricettatore Upim, cui nei disordini è andata distrutta l'automobile. Vinz ha trovato la pistola che un poliziotto ha perduto e minaccia di usarla contro un agente...

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Un po’ di storia sul bullismo

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IL BULLISMO è ….

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Ijime

Bullying Mobbing

Faits de Violence

Bullismo Prepotenza

Violenca na escola Victimisation

IL BULLISMO è ….

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IL BULLISMO è ….

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IL BULLISMO è ….

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IL BULLISMO è ….

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IL BULLISMO è ….

Dan Olweus

Nei primi anni 1970, il dottor Dan Olweus avviato la prima sistematica

ricerca del mondo bullismo. I risultati dei suoi studi sono stati pubblicati in

un libro svedese nel 1973 e negli Stati Uniti nel 1978 sotto il titolo

L'aggressività nelle scuole: bulli e capri espiatori.

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IL BULLISMO è …. IL BULLISMO è ….

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IL BULLISMO è ….

Nel 2006 alcuni studenti filmarono l'aggressione ad un disabile durante le lezioni e inserirono il filmato su

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Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione

e la lotta al bullismo

Costituzione Commissione Nazionale

sul bullismo

Roma, 5 febbraio 2007

IL BULLISMO è ….

Roma, Aprile 2015

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IL BULLISMO è ….

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Teoria Che cos’è il bullismo?

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Compilare la scheda «Scherzo , bullismo , litigio , reato»

Per ogni situazione si possono

dare anche più risposte e non solo una.

PARTIAMO PRIMA DA UNA COMPILAZIONE DI UNA SCHEDA

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BULLISMO ?

Tra poco vi leggerò un tema di un ragazzo di terza media.

Mentre leggo (e voi seguite il racconto sul foglio) vi chiedo di sottolineare con

la biro/penna nel racconto le caratteristiche o gli elementi principali

che costituisco il fenomeno del bullismo descritte dal ragazzo.

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TEMA DI UN RAGAZZO DELLE SCUOLE MEDIE Al giorno d’oggi c’è molto bullismo, soprattutto a scuola, e questo non va bene.

Ci sono gli incontri tra genitori e psicologi per cercare di risolvere questi problemi, e questo va bene.

Ma ci sono domande a cui nessuno può rispondere: per esempio capire le motivazioni di questa

persecuzione

Io a scuola vedo qualche persona che se la prende con dei ragazzi o ragazze, ma sempre gli stessi.

Una delle caratteristiche principali dei bulli è che girano sempre in branco, mai da soli e, in questo

caso, abbassano la cresta. Giocano sporco perché di solito le loro “prede principali” sono gli indifesi,

quelli che non reagiscono oppure, le loro preferite, quelli con dei problemi in famiglia, o addirittura

con problemi mentali, e invece di aiutarli infieriscono su di loro fino allo sfinimento, perché veri e

propri sadici!

Conosco molte vittime che non hanno il coraggio di ribellarsi, perché al giorno d’oggi vige la legge

del più forte, come nella preistoria: non c’è più democrazia tra i ragazzi. E questo non va bene.

Conosco molto bene le loro “tattiche” e i loro motivi: ne facevo parte anche io! Ma per fortuna ci ho

litigato e i miei compagni di classe e i miei veri amici mi hanno graziato, accogliendomi a braccia

aperte, nonostante tutte le cattiverie che hanno subito da parte mia. Adesso mi sono alleato a loro

contro i bulli. I bulli in questa scuola saranno si o no una decina e noi, unendo le nostre forze,

proteggendoci a vicenda, ignorandoli, oppure ripagandoli della stessa moneta, potranno farcela. E

questo va bene.

Io non capisco perché tutti hanno paura di dieci ragazzini con 2 braccia, 2 gambe, una testa (senza

cervello); proprio uguali a noi! Forse in 3 anni di medie di cui 2 da bullo, io ci sono arrivato: è per la

loro popolarità! Chiamarla popolarità mi sembra esagerato; popolarità negativa mi sembra il termine

più adatto. Si credono molto “ganzi” per essere stati bocciati o per le note prese, per non parlare dei

voti; addirittura si vantano! Però sono vestiti alla moda, con cellulari di ultima generazione. Io per

guadagnarmi i miei vestiti ho sudato, me li sono davvero guadagnati, e per il mio cellulare sono

andato avanti a furia di “BUONO”. Questo dovrebbe dimostrare che loro sono dei bambini viziati. Ma

la cosa che mi dà più fastidio è che di minacciarti, picchiarti, prenderti in giro, usarti per farsi vedere

migliori sono sempre capaci, ma poi per farsi suggerire un compito o passargli un bigliettino,

cambiano faccia e fanno gli amiconi e tu devi fare l’indifferente, come se non fosse successo niente;

MA STIAMO SCHERZANDO. Spero di essere ancora vivo quando ci sarà “LA RIVOLTA

ANTIBULLISTICA”, o magari la organizzerò io, chi lo sa.

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Con i termini Bulli , vittime , Astanti ….si utilizzano definizioni tecniche Nessuno nasce bullo o vittima

SONO RUOLI CHE SI ASSUMONO ALL’INTERNO DI UN GRUPPO

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

Il bullismo è un abuso di potere. E’ una relazione asimmetrica

«Una delle caratteristiche principali dei bulli è che girano sempre in branco, mai da soli e, in questo

caso, abbassano la cresta. Giocano sporco perché di solito le loro

“prede principali” sono gli indifesi, quelli che non reagiscono oppure, le

loro preferite, quelli con dei problemi in famiglia, o addirittura

con problemi mentali»

Qualcuno è più forte o sul piano fisico o

psicologico…non c’è parità nella relazione…è diverso

dal litigio.

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«………la cosa che

mi dà più fastidio è

che di minacciarti,

picchiarti, prenderti in

giro, usarti per farsi

vedere migliori sono

sempre capaci……»

BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

1 - Si verificano comportamenti di

prevaricazione diretta o indiretta

Attenzione …anche l’isolamento (anche all’interno di certe chat) o diffondere dicerie sono una forma di bullismo

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

Attenzione …a volte certi atti anche singoli possono ferire profondamente la persona

2 - Queste azioni sono reiterate nel tempo

«….invece di aiutarli infieriscono su di loro fino allo sfinimento»

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

3 - Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed

uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

«Una delle caratteristiche principali dei bulli è che girano sempre in branco, mai da soli ….»

Tra gli attori di prepotenze si

distingue:

- il BULLO LEADER, ideatore delle

prepotenze (non sempre perpetratore)

- i GREGARI, che partecipano alle

prepotenze sotto la sua guida

- i SOSTENITORI, coloro che assistono

senza prendere parte all’azione ma

sostenendola attivamente con

incitamenti, risolini e via di seguito.

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

3 - Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed

uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

«…..invece di aiutarli infieriscono su di loro fino allo sfinimento, perché veri e propri sadici!»

IL BULLO:

Una caratteristica distintiva dei

bulli, implicita nella loro stessa

definizione, è l’aggressività verso i

coetanei, ma i bulli, sono spesso

aggressivi anche verso gli adulti,

sia genitori che insegnanti.

I bulli sono spesso caratterizzati da

impulsività e da un forte bisogno di

dominare gli altri, in concomitanza

con una scarsa empatia nei

confronti delle vittime, e ad

un’opinione relativamente positiva

di se stessi.

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

3 - Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed

uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

« Giocano sporco perché di solito le loro “prede principali” sono gli indifesi, quelli che

non reagiscono oppure, le loro preferite, quelli

con dei problemi in famiglia, o addirittura

con problemi mentali…»

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

3 - Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed

uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

3 - Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui

uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed

uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

Tra le vittime si parla di:

- VITTIMA PASSIVA, che

subisce le prepotenze

senza riuscire a reagire

- VITTIMA PROVOCATRICE,

che stuzzica e provoca ,

fino a quando qualcuno non

risponde con un’azione di

prepotenza.

-VITTIMA –BULLO ,che

riveste il doppio ruolo

subisce e poi agisce su altri

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BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

4. avvengono frequentemente alla presenza di altri compagni,

spettatori o complici, che possono assumere un ruolo di

rinforzo del comportamento o semplicemente sostenerlo e

legittimarlo

CHI COLLUDE:

I problemi relativi al fenomeno del

bullismo sono anche legati

all’atteggiamento generale della

società verso la violenza e

l’oppressione.

Per colludere non è necessario

condividere, infatti l’insegnante che

non vede, il genitore che non dice,

il compagno che non soccorre, tutti

in vario modo colludono con la

ridicolizzazione, la prevaricazione e

l’emarginazione ai danni di chi ha

più difficoltà degli altri a farsi

accettare, di chi non sa come

difendersi.

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TIPOLOGIE DI BULLISMO

La prima distinzione importante operata da

Olweus, è quella tra:

- il bullismo diretto: attacchi rivolti alla vittima,

quali aggressioni fisiche, insulti, gesti, smorfie e

minacce. Si suddivide in due sottocategorie:

1.bullismo fisico: commesso usando la forza

fisica per colpire con calci e pugni la vittima, per

spingerla, rovinarle o rubarle oggetti personali,

estorcerle soldi o la merenda,

2.bullismo verbale: si esplica attraverso l’uso

di delle parole, per esempio insultare, deridere,

prendere in giro ripetutamente, inventare dei

nomignoli;

-il bullismo indiretto: consiste nell’isolamento

sociale: esclusione dal gruppo e dai giochi,

diffusione di pettegolezzi, rifiuto di esaudire le

richieste del compagno.

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TIPOLOGIE DI BULLISMO .

Sono presenti altre sottocategorie quali:

-il bullismo digitale: azioni ripetute di molestia nei confronti della

vittima tramite l’uso di strumenti elettronici;

-il bullismo verso i compagni più dotati :ossia una forma di

ostracismo e di pressione negativa da parte del gruppo dei pari nei

riguardi di chi è particolarmente dotato in ambito scolastico e non;

- il bullismo sessista : basato sugli stereotipi negativi connessi al

genere

-il bullismo omofobico: persecuzione e molestia verso soggetti ritenuti

omosessuali;

- il bullismo etnico: rivolto a persone provenienti da paesi di etnia e

culture differenti (per il colore della pelle, le tradizioni culturali , la

religione , il linguaggio , la nazionalità ecc…)

-il bullismo verso i diversamente abili: rivolto a persone disabili, con

handicap fisico o mentale o che hanno difficoltà di apprendimento;

- il bullismo a sfondo sessuale: riscontrato soprattutto tra adolescenti

e preadolescenti, avviene attraverso molestie sessuali, cioè attenzioni

sessuali (di natura verbale, psicologica e fisica) non desiderate dal

soggetto.

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Furti ripetuti, estorsioni, ricatti

sui compiti da copiare…

Di esclusione 2

di tipo utilitaristico

Meccanismo del capro

espiatorio (il rapporto è tra il/i

bullo/i e la vittima passiva

percepita come debole e

diversa dagli altri).

Di esclusione 1

di tipo espressivo

Scambio di “attenzioni” tra bullo

e vittima provocatrice Di inclusione 2

Riti di iniziazione ai “primini” (il

“battesimo”) Di inclusione 1

ESEMPIO FUNZIONE

TIPOLOGIE DI BULLISMO

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«Io non capisco perché tutti

hanno paura di dieci

ragazzini con 2 braccia, 2

gambe, una testa (senza

cervello); proprio uguali a noi!

Forse in 3 anni di medie di

cui 2 da bullo, io ci sono

arrivato: è per la loro

popolarità! Chiamarla

popolarità mi sembra

esagerato; popolarità

negativa mi sembra il termine più adatto.»

BULLISMO: LA DEFINIZIONE SCIENTIFICA

Chi compie prepotenze di solito è più popolare di chi la subisce

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I LUOGHI DEL BULLISMO

PER QUANTO RIGUARDA IL

LUOGO PREDILETTO DELLA

PREVARICAZIONE TRA

COMPAGNI È RISULTATA

LA SCUOLA.

I RISCHI MAGGIORI, PERÒ, SI

CORRONO NEL CORTILE, A

MENSA, IN CLASSE DURANTE IL

CAMBIO DELL’ORA, NEL

TRAGITTO DI RITORNO A CASA,

QUESTO A CAUSA DEL MINOR

CONTROLLO DA PARTE

DELL’ADULTO.

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Si suggerisce di:

- monitorare lo scherzo per prevenirne gli eccessi;

- individuare i limiti di rispetto per impedire che lo scherzo si trasformi in umiliazione/prepotenza;

- individuare quei limiti che consentano di chiarire come l’umiliazione e la prepotenza contengono

in sé caratteristiche che possono configurarsi facilmente come reati per i quali si entra nel circuito

penale.

scherzo da monitorare

eccesso

limite

Bullismo Umiliazione

prepotenza

limite reato

illegalità da denunciare

Al compimento dei 14 anni il minore è punibile

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E COINVOLGE TUTTO IL SISTEMA CLASSE E SCUOLA

GRUPPO CLASSE

VITTIME BULLO

ASTANTI ALTRI ALUNNI DOCENTI

FAMIGLIE

ALUNNNI

FAMIGLIE

ALUNNI

FAMIGLIE

ALUNNI

FAMIGLIE

ALUNNI

DIRIGENTE

SCOLASTICO

COLLEGIO DOCENTI

CONSIGLIO DI

CLASSE

PERSONALE

NON DOCENTE

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Post su Facebook di J-Ax del 4 maggio 2016

A 13 anni pensavo di essere il più grande perdente della terra.

La TV mi aveva detto che per essere un figo avrei dovuto possedere vestiti firmati,

guidare moto e vivere in case di lusso. Io mi vestivo con ciò che mia madre trovava al

mercato, non avevo neanche una bici e abitavo in periferia a Milano. Quello che avevo

erano dei ragazzi che mi tormentavano ogni singolo giorno proprio perché mi mancava

tutto ciò.

Quando passavo per strada, da solo, si accanivano in gruppo con me. Non passava

un giorno senza che mi ricordassero quanto fossi uno sfigato solo perché esistevo.

Ancora oggi, quando vedo un gruppo di ragazzi su una strada ogni singola cellula del

mio corpo mi dice di attraversare per mettermi in salvo. Anche se ho 44 anni. Anche se

sento l’affetto di tutti voi che mi fa da scudo.

Ma, quello che ignoravano, è che ogni singolo insulto, ogni giorno passato a

bullizzarmi era benzina per me. Il loro odio è stata la mia salvezza.

Sarà anche un cliché, ma il dolore è energia. Se state male in questo momento, se

non siete soddisfatti della vostra vita, se vi sentite soffocare non vi lasciate andare. E,

soprattutto, non lasciatevi consumare dalla rabbia, ma utilizzatela a vostro favore.

Perché la rabbia, quando è inespressa, diventa depressione — ma quando utilizzate

questa energia negativa in modo propositivo si trasforma in arte. Diventa creatività.

Diventano idee che vi cambiano l’esistenza.

Sono convinto che un modo per liberarci dalle nostre prigioni esiste sempre, sta a noi

trovare la forza per farlo.

È l’unico modo per zittire tutti quei bulli che ci davano per sconfitti.

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Dati del fenomeno in Italia

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CAMPIONE NAZIONALE

Indice di presenza reale

Primarie Secondarie di primo grado Secondarie di secondo grado

VITTIME VITTIME VITTIME

40% 26% 19%

BULLI BULLI BULLI

27% 20% 17%

IL BULLISMO ..

DATI DEL 1994 IN ITALIA

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BULLISMO DATI DAL 2002 AL 2007 IN ITALIA

Il quinto Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, dal quale si evince che su un campione rappresentativo di 3800 adolescenti di età compresa fra i 12

ed i 18 anni, quasi un terzo ha

dichiarato che nella propria scuola si verificano continui atti di prepotenza da parte dei compagni.

Interessante anche la ricerca condotta nel 2002 dal dottor Nicola Iannacone per conto dell’Asl di Milano e della Regione Lombardia. Lo studio ha rivelato che, su un campione di 10.513 studenti(5.426 maschi e 5.087 femmine), dei quali 4.406 delle scuole elementari e 6.107 delle medie, il 64% degli alunni delle scuole elementari e il 50% di quelli delle medie hanno avuto a che fare, come vittime o come aggressori, con il fenomeno del bullismo.

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Doxa Kids su 1500 giovani fra gli

11 e i 19 anni su tutto il territorio

italiano: il 35% degli intervistati ha

rivelato di essere stato vittima di

atti di violenza da parte di altri ragazzi.

Analizzando gli interventi di Telefono

Azzurro su questo tipo di

problematiche si evidenzia un

raddoppio, in termini di percentuale,

dell’incidenza del fenomeno sul

totale delle chiamate: se nel 2012

chi chiedeva aiuto per atti di bullismo

rappresentava solamente l’8,4% del

totale, nel 2013 la percentuale è salita al 13,1%, nel 2014 al 16,5%.

BULLISMO

DATI DEL 2013 IN ITALIA

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BULLISMO DATI ISTAT DEL 2014 IN ITALIA

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UN AGGETTIVO , UNA PAROLA , UNA IMMAGINE

PER DESCRIVERE L’INCONTRO FORMATIVO

FEEDBACK FINALE PER CONCLUDERE L’INCONTRO

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Spero di non avervi ridotto così?


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