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PRIMAVERA 2010

Date post: 08-Mar-2016
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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Un giorno senza sorriso è un giorno perso Primavera 2010
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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Primavera 2010 Insieme in cammino Un giorno senza sorriso è un giorno perso
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Page 1: PRIMAVERA 2010

Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme

Primavera 2010

Insieme in cammino

Un giorno senza sorriso

è un giorno perso

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l’ind

ice L’editoriale

Futuro assicusato?di don Daniele PAGINA 3

Capitelli e affreschiI capitelli del Bondone, di Cimone e...

a cura della redazione PAGINE 4-5

Vivere la domenicaLa luce della domenica

PAGINE 6-7-8

Benvenuti tra noiLa famiglia Chistè

PAGINE 9-10

L’intervistaLa famiglia Senegalese

a cura della redazione PAGINE 11-12-13

Le poesie di don ValerioFilò filodèl

PAGINA 14

I battezzati delle nostre parrocchiePAGINA 15

ProvocazioniRosarno e noi cristiani...

a cura del gruppo missionario PAGINE 16-17

L’intervistaL’intervista tripla ai gestori dei supermercati

PAGINE 18-19-20-21

News dal mondo cristianoPAGINA 22

Bollettino juniorAl.ci.ga., giochi, concorso a premi

PAGINE 23-24-25-26

I vizi capitaliQuando il computer fa male

PAGINA 27

I nostri consacratiSuor Agnese Maria Innocenti

PAGINE 28-29

33 trentini raccontano la cooperazioneQuando la Coop vendeva anche le fedi

PAGINE 30-31

La Sacra ScritturaChi era costui: Sansone

PAGINE 32-33

Il rosario perpetuoL’ora di guardia

PAGINA 34

Eventi PAGINE 35-36

Ostensione della Sacra SindonePellegrinaggio a Torino

PAGINA 37

PellegrinaggioA Lourdes e vestizione Claudia Dallago

PAGINA 38

L’approfondimentoA proposito di... solitudine

PAGINE 39-40

Il carnevale in parrocchiaPAGINE 41-42

I presepi nelle nostre comunitàPAGINE 43-44

I nostri defuntiPAGINE 45-46

Modulo d’iscrizione al campeggioPAGINA 47

Gli orariPAGINA 48

Insieme in camminoRedazione: Giovanna Frizzi, Giorgia Giaimo, Emanuela Groaz, Elisabetta Giovannini, Maura Mazzurana, don Daniele Morandini, Marco Moratelli, Barbara Scarpa.Hanno collaborato a questo numero:Sandro Bisesti, don Valerio Bottura, Sara Cimadon, Alma Osler, Maria Arici, MarcoChistè, Ierta Beozzo, Luisa Bottura, MarcelloEnderle e Mons. Luigi Bettazzi. Stampa: Grafiche Dalpiaz Ravina. (Tel. 0461/913545)Contatti:Tel. canonica: 0461/842514E-mail: [email protected]

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Futuro assicurato?

Definizione: “Lo sviluppo sostenibile è unaforma di sviluppo che non compromette lapossibilità delle future generazioni di per-

durare nello sviluppo preservando la qualità e laquantità del patrimonio e delle riserve naturali.L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economi-co compatibile con l’equità sociale e gli ecosiste-mi, operante quindi in regime di equilibrioambientale.”Capito poco? Anch’io a dire il vero! Più semplicemente credo che da queste righe siaimportante ricordare che nessuno di noi può per-mettersi di essere così egoista da rovinare il futu-ro del nostro mondo e delle generazioni future.Ognuno di noi può fare qualcosa di importante e,tra le mille cose che si potrebbero suggerire, mipermetto di accennarne due che considero fonda-mentali, oggi e per il futuro dei nostri paesi:rimettere al centro la persona e il bene comune.Parole vuote o fumose? Non direi, se si pensa che il cristianesimo riafferma da 2000anni che: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” e se si rammenta che Gesù, secon-do i vangeli, cerca sempre la singola persona. Allora vorrei suggerire e cercare di vive-re in prima persona queste semplici regole: dona il tuo tempo, le tue conoscenze e ituoi soldi agli altri: sentirai che il cuore si riempie di gioia. Non bloccare le iniziativedegli altri, appoggiale, sostienile, incoraggiale e ti accorgerai che sarà come un boo-merang: pensavi di aver fatto un’azione buona invece ti accorgi che il beneficio mag-giore è per te. Osserva gli altri con ammirazione, sottolinea sempre ciò che di buonofanno, eviterai di distruggere, comincerai a costruire insieme; preoccupati del benecomune, senza interessi personali, senza rivalse, senza preconcetti. Organizza, control-la, vigila fin che il risultato non viene raggiunto, fai quello che non fanno gli altri. Lecose non funzionano dove la colpa è sempre degli altri e si crede che siano sempre glialtri a dover fare. A Garniga Terme, a Cimone, a Aldeno c’è bisogno di te!

don Daniele

l’editoriale

LA VIGNETTA DI SARA CIMADON

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Il capitello del Bondone, quello al bivio per le frazioni alte

di Cimone e il capitello delle “case gemelle dei Piffer”

a Garniga Terme

Ancora nuove edicole da scoprire. Nonpassa inosservato, per coloro che si reca-no in Bondone, sul lato sinistro della

stretta strada che si inerpica nel bosco, un mas-siccio piedistallo in roccia nel quale è stato soli-damente conficcato un crocefisso in ferro. Neltempo invernale è decorato con fiori finti ma inestate non manca chi vi porta qualche fiore dimontagna di ritorno dai prati sovrastanti. Unarientranza nella strada consente anche di sostareper qualche minuto di raccoglimento e, viste ledimensioni della carreggiata, si è comunque ‘costretti’ a rallentare in caso si incrociqualcuno in senso contrario...Meno visibile (perché posto proprio a ridosso della fermata delle corriere) ma in unposto più trafficato è il capitello realizzato nel 1998 (come indica il masso adiacen-te) al bivio che porta alle frazioni alte dell’abitato di Cimone.Il capitello raccoglie un semplice crocefisso e venne realizzato in ricordo di CorradoBisesti, come suggerisce la piccola insegna posta ai piedi del manufatto. Al momen-to della realizzazione si è pensato anche ad un momento di preghiera, il crocefisso è

stato posto un po’ rientrante realizzando unpiccolo impiantito per poter sostare in relativasicurezza davanti al Cristo.Decisamente meno visibile il terzo capitello aGarniga Terme, questo va cercato e cercato nelprivato!In estate qualcuno se lo trova dinnanzi quando,intendendo raggiungere la antica chiesa di S.Osvaldo, sbaglia strada e si infila nel pratodelle “case gemelle dei Piffer”, in localitàEngherle, al termine della strada denominata“Salita al Doss”.Il cancello spalancato invita a proseguire ma,fatti quattro passi, ci si trova nel prato antistan-te le abitazioni. A questo punto, a sinistra, benprotetto dagli alberi, si scorge il capitello. Sitrova ai piedi di una breve china boscosa, duepanche in muratura con seduta in legno intro-ducono alla preghiera e ad un attimo di racco-

Il capitello a Cimone al bivio dellastrada che porta alle frazioni alte.

Il capitello dei Piffer a Garniga Terme.

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glimento verso la statua della MadonnaImmacolata.Tale manufatto è stato realizzato e fortementevoluto da Mario Piffer che in questo modo testi-monia la devozione che la famiglia dei “Luigioni”ha sempre avuto per la Madonna.L’idea di realizzare il capitello prese forma nel1989 a ridosso della costruzione delle case di vil-leggiatura.Mario, forte di abilità manuale, realizzò la nicchia,contornandola di muretti, con pratica seduta inlegno e di invito in lastricato di porfido. Il risulta-to è uno spazio racchiuso nel quale viene privile-giata e favorita la preghiera e l’intimità.La pietra grezza delimita il contorno della grottacreando un netto contrasto con il bianco dell’into-naco e concentrando lo sguardo verso l’Immaginedell’Immacolata che è protetta da un cancelletto inferro battuto.Ai lati della nicchia, ad abbellimento, sono state messe a dimora edere, eriche bian-che ed un cipresso cui la famiglia ha assegnato il compito di perenne guardia d’ono-re. In estate i fiori del prato fanno il resto.La statua della Madonna venne acquistata nell’estate del 1989 a Monte S. Angelopresso l’antichissimo santuario dell’Arcangelo Michele e venne consacrata il 01 otto-bre di quell’anno da don Ernesto Daz (che molti ricorderanno quale catechista delle

scuole elementari diAldeno).Il tutto si svolse inun clima di commo-zione ed intimità.Da qualche mese lanicchia ha accoltoun’altra statua,rispettosamente piùpiccola della prima:è una raffigurazionedi San Padre Pio daPietralcina, acqui-stata nell’estate del2009 nello stessoluogo della prima.Alla Madonna e alsanto i fiori delprato, i lumi accesi

nelle notti d’estate e le preghiere recitate sulle panche anche in ricordo di coloro chevidero la realizzazione di quest’opera e che ora non sono più tra noi.

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Il capitello sulla strada del Bondone.

Momento della consacrazione del capitello dei Piffer.

capitelli, edicole e cappelle dei nostri paesi

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La luce della DomenicaDalla diocesi di Bolzano-Bressanone raccogliamo una proposta

molto stimolante che costituisce per ogni famiglia della nostra comunitàuna buona occasione per approfondire la spiritualità della domenica.

Cara famiglia, è con grande gioia e vero affetto che bussiamo alla vostraporta per portarvi quest’iniziativa che di sicuro stimolerà la vostra fantasiae il modo di vivere la vostra festa. Una candela accesa, solo la domenica,sulla vostra tavola vi ricorderà che è il giorno del Signore, della comunitàcristiana, della famiglia. Insieme riusciremo a “salvare” la domenica per-

ché torni ad essere, per noi cristiani, veramente il giorno del Signore.Domenica: giorno dell’Eucarestia, della gioia e del riposo.

Il tempo libero necessita di un centro interioreTratto dall’omelia di sua santità Benedetto XVI il 9 settembre 2007 a Vienna

«Senza il Signore e il giorno che a lui appartiene non si realizza una vita piena.La domenica, nella società occidentale, si è mutata in un fine-settimana, in tempolibero. Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è una cosabella e necessaria; ciascuno di noi lo sa.Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamen-to per la vita nel suo insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rin-forza e non ricrea. Il tempo libero necessita di un centro: l’incontro con Colui cheè nostra origine e la nostra meta.»

Vivere la domenica consapevolmenteProposte simpatiche e concrete

Bacheca domenicaleAll’interno dell’appartamento può essere appesa unabacheca, su cui tutti i membri della famiglia possonoaffiggere i loro desideri domenicali (anche a lunga sca-denza)

A tavolaSarebbe bello che tuttii componenti della

famiglia si ritrovassero per mangiare insiemea colazione, a pranzo o a cena. Questo permet-terebbe di trascorrere insieme del tempo, dichiacchierare e creare un clima di condivisionee di confronto.

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Stare insiemePotremmo proporre di tanto in tanto a parenti ed amicidi stare insieme per fare una piacevole passeggiata o perchiacchierare davanti ad unasimpatica merenda oppure perandare insieme al cinema…

Il profumoSi potrebbe iniziare o introdurre, già da sabato sera, ladomenica con un profumo particolare che può esserequello di essenze, incenso o candele ma anche più sempli-cemente quello di una torta appena sfornata.

La decorazioneLa casa può essere rallegrata festosamente con fiori freschicomprati per l’occasione oppure raccolti in giardino.

L’atmosferaSarebbe una bella idea introdurre qualche buon propositoche è stato deciso insieme, ad esempio il rinunciare allecritiche, cercando di non criticare né gli altri, né noi stessie neppure alcune circostanze o avvenimenti esterni.

La santa messaE perché non invitare amici e parenti a frequentareinsieme la Celebrazione Eucaristica?

Il brutto tempoSe poi domenica è brutto tempo si è costretti a casa,questa può essere l’occasione per giocare insieme,guardare vecchie foto, raccontarsi storie del passato oascoltare insieme buona musica.

La preghieraE perché non iniziare il pasto con una preghiera reci-tata insieme ad alta voce dopo aver acceso la “lucedella domenica”?

La luceSi potrebbe dedicare la luce dellacandela ad una persona cara, ad unamico che è in viaggio, o a chi nonè più con noi, a chi è costretto alavorare, a chi non sta bene…

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I ricordiUn’altra idea potrebbe esserequella del contenitore dei ricor-di –un vaso o un piccolo cesto- incui tutti possono inserire dei bigliet-ti che ricordano i momenti belli tra-scorsi insieme alla domenica. Dopo qualchetempo si tireranno fuori questi biglietti e ognunocercherà di ricordarsi e di ricordare all’altro un deter-minato avvenimento.

Meditazione e preghieraBeata la famiglia aperta alla vita,che accoglie i figli come un dono,valorizza la presenza degli anziani,è sensibile ai problemi di chi è povero e sofferente.Beata la famiglia che prega insieme,e affida a Dio problemi e speranze. Beata la famiglia che trova tempo per dialogare e far festa insieme. Beata la famiglia che non è schiava della televisione e sa scegliere pro-grammi costruttivi.

Beata la famiglia in cui i contrasti non sono un dramma, ma una palestra percrescere nel rispetto, nella benevolenza e nel perdono vicendevole.Beata la famiglia dove regna la pace: in essa si radica la pace del mondo.Beata la famiglia che, pur non trovandosi in queste beatitudini, decide che è possibile percorrerne almeno qualcuna.Beata la famiglia in cui vivere è gioia, allontanarsi è nostalgia, tornare è festa.

La conclusioneAlla domenica sera sarebbe bello che la famiglia si ritrovasse e si prepa-rasse insieme per la settimana che sta arrivando: quali avvenimenti aspet-tiamo con gioia? Che cosa possiamo organizzare e pianificare perché lasettimana riesca al meglio?

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La famiglia Chistèe la scelta

di Garniga Vecchia

Sono Marco Chistè (tecnicoall’Unifarm), Maria Arici(insegnante impegnata a

livello provinciale nel progettointercultura e nell’inserimento dibambini non di madre lingua ita-liana nelle classi elementari) e iloro figli Francesco e Tommaso. Fino a un anno e mezzo fa viveva-no a Povo, ora sono a Garniga Vecchia, hanno trasformato la casa in cui abitano inuna villa autosufficiente dal punto di vista energetico e hanno cambiato molti aspet-ti della loro vita. Ci hanno incuriosito le loro scelte e i valori che li hanno guidatie per questo con la redazione del bollettino ci siamo recati a casa loro per ascoltar-li e capire. Perché siete arrivati a Garniga vecchia?Marco: La nostra scelta parte dalla voglia di avere una casa singola, a contatto conla natura, che ci permettesse di essere più coerenti con i valori che cerchiamo divivere nel quotidiano. Fare questo nella collina est di Trento, zona Povo, ci risulta-va impossibile per i prezzi fuori di testa delle case. Fortuitamente abbiamo saputoche era in vendita una casa a Garniga Vecchia e, per farla in breve, eccoci qui. Eravate mai stai a Garniga prima di allora?Maria: mai. La prima volta è venuto Marco da solo per vedere la casa. Poi mentrelui scendeva per tornare a Povo ci siamo sentiti per telefono e mi ha colpito unafrase che lui mi ha detto: “ancor prima di vedere la casa mi sono sentito bene”.Marco: era l’una del pomeriggio, mi hanno portato al giardino che c’è sopra lacasa, era caldo, silenzioso, un falchetto mi girava sopra la testa e da dentro ho sen-tito che stavo bene.Maria: La seconda spinta forte per arrivare a Garniga è stata la possibilità che que-sta casa ci dava di realizzare un progetto di eco-compatibilità, o lo facevamo ora otutti i nostri pensieri e valori rimanevano chiacchiere. Per noi è molto impegnativoanche dal punto di vista economico, ma ci crediamo molto e siamo disposti a farei sacrifici necessari.In cosa si distingue la vostra casa dalle altre?Marco: Principalmente nel discorso dell’energia. Abbiamo una sonda geotermicache si basa sullo scambio del calore con la terra. Sotto casa è stata fatta una sondache ha perforato il terreno per 150 metri, una pompa spinge l’acqua verso il bassoe quando questa risale, in un grande boiler, viene catturato il calore che ha acqui-stato, questo permette di avere acqua calda per i sanitari e il riscaldamento. Perl’Italia è un progetto nuovo ma negli stai vicini (Austria e Svizzera) sono molto dif-

benvenuti tra noi

Marco e Maria con i figli Francesco e Tommaso

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fusi. Il fotovoltaico sul tetto produce l’energia per far funzionare la pompa e tutti inostri bisogni energetici. E’ una casa clima B. I materiali sono stati scelti con moltaoculatezza: cappotto in fibra di legno, pareti interne in argilla, pavimenti di pietrae legno. La casa è quasi tutta di terra, pietra e legno.Per chi, come voi, viene dalla città, quali vantaggi e svantaggi offre un paesecome Garniga?Maria: adesso è un anno che siamo qui e l’entusiasmo di aver realizzati questisogni ci permette di vedere quasi solo vantaggi. Ci piace tanto l’idea di poter vedercrescere liberi, ruspanti, a contatto con l’ambiente i nostri figli. Dal punto di vistasociale ci siamo sentiti subito accolti e le relazioni che abbiamo intrapreso, con lepersone del posto, sono molto spontanee e genuine. Abbiamo avuto la fortuna dirimanere per un anno sopra il negozio a Garniga paese, in affitto, in attesa dell’ul-

timazione dei lavori, e questo ci hapermesso di conoscere tante belle per-sone. Marco: anche la strada che in appa-renza è brutta e stretta non ci creaalcun problema, anzi rende l’ambientepiù tranquillo, meno trafficato e piùvivibile. Quale rapporto avete con la fede? Maria: come coppia siamo semprestati molto inseriti in vari gruppi par-rocchiali e tra l’altro ci siamo cono-sciuti da padre Carlo Carretto aSpello. Dopo molti anni di full immer-

sion nelle nostre parrocchie di origine, abbiamo avuto anni di stanca. Lavoro, altriimpegni, famiglia ecc.. ci hanno un po’ rallentato. Marco: Siamo in attesa di trovare un posto dove possa essere possibile realizzarequalche istanza che abbiamo dentro. Spesso il fine settimana siamo via quindianche la messa domenicale qui in paese è difficile frequentarla. Ci stavamo perden-do come pratica, ma ora si aprono nuove possibilità. Qualche suggerimento per il nostro paese?Marco: Abbiamo visto che ci sono delle belle iniziative proposte in paese e ancheserate interessanti, ma poco partecipa-te o addirittura fallite perché eravamotroppo pochi iscritti. Quindi invitiamotutti ad approfittare delle proposte chevengono offerte e viviamole comeproposte aggregative importanti.Penso che se ci sarà partecipazione cisarà anche più offerta. Concludiamo la serata con un’ottimacena, due sane risate e del pane fattoin casa.

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L’esterno della casa ripresa durante una nevicata

Una veduta di Garniga vecchia

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«Aprite le porte!» La famiglia Senegalese

La famiglia alla quale facciamo visita è quella di Yelly Sarr. Abita a Cimone da alcunianni, in un appartamento accogliente dove veniamo invitati ad accomodarci con unsorriso e una calorosa stretta di mano.

Sono presenti il capofamiglia, la moglie Die Niang e la figlia Fatou. È lei che parla l’italia-no meglio di tutti, essendo nata in Italiacome i suoi due fratelli, il maggiore Ablayee il piccolo di casa, Falilou.Subito cominciamo la nostra chiacchierata,mentre dalla cucina ci arriva il profuminodella cena che la mamma sta preparando…D: Partiamo da dove siete partiti voi… È difficile per me, lo è sempre stato, raccon-tare la mia storia… Sono nato in Senegal, inuna località vicino a Dakar. A sei anni misono trasferito nella capitale da mio nonno,che mi ha cresciuto. Lì ho frequentato lescuole francesi e mi sono diplomato in unistituto professionale.Sono arrivato in Italia nel 1986, ma dalla miaterra, il Senegal, ero partito già nel 1982. Hoattraversato il deserto algerino, la mia primameta è stata la Libia, dove ho vissuto e lavorato fino al 1985. Come potete immaginare,però, anche lì la situazione era piuttosto difficile, per cui sono ripartito, questa volta versol’Italia, più precisamente la Sicilia, nelle province di Catania ed Agrigento. All’epoca tra ilvostro e il mio Paese non era possibile ottenere alcun tipo di visto, ma, dimostrando di avereun lavoro e di poter mantenersi, ho potuto rimanere e cominciare la mia vita in Italia.

D: Poi cos’è successo?All’entrata in vigore della Legge Martelli hoottenuto il permesso di soggiorno. In Sicilia leopportunità di lavoro erano molto scarse, così,nel 1989, ho deciso di ripartire e sono arrivato aTrento. La mia prima casa è stata l’OperaBonomelli, il dormitorio pubblico. Fortu-natamente ho trovato subito lavoro in una ditta diMezzocorona che produceva prefabbricati, ilproprietario mi passava a prendere ogni mattina ela sera rientravo in corriera. Ora lavoro in unaditta a Spini di Gardolo.D: Cosa ti ha aiutato a superare le inevitabili

difficoltà di quel periodo?Ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste al momento giusto. Erano obiettori dicoscienza in servizio al Punto d’Incontro di don Dante, ero in difficoltà e loro mi hannoofferto aiuto e sostegno. Col tempo si è creato un vero rapporto di amicizia, i loro figlihanno l’età dei miei e ancora ci frequentiamo insieme alle nostre famiglie. È grazie a loroche ho trovato casa e ho risolto i molti piccoli e grandi problemi che la mia situazione com-

Die Niang e Yelly Sarr

l’intervista a cura della redazione

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portava.D: E tua moglie? Nel 1990 ho presentato la richiesta di ricongiungimento, eravamo già sposati a quell’epo-ca. Appena ottenuto il permesso, Die Niang mi ha raggiunto e, con la nascita dei nostri trefigli, siamo finalmente diventati una vera famiglia. Anche lei, piano piano, ha imparato l’i-taliano, in questo l’ha aiutata molto seguire le trasmissioni televisive.D: Quando siete arrivati a Cimone?Era il 1998. Da allora abitiamo qui, dove i nostri figli hanno frequentato la scuola dell’in-

fanzia e le elementari. Falilou frequenta ora la terza media adAldeno, Fatou la terza al liceo linguistico e Ablaye sempre la terzaal liceo di scienze sociali.D: E il pensiero al Senegal c’è? Com’è la situazione nel vostroPaese?Questo pensiero c’è sempre. Con i risparmi di tutti gli anni di lavo-ro in Italia siamo già riusciti a costruirci casa laggiù ed è là che tor-nerò. Non so se i ragazzi ci seguiranno, per loro è diverso, ma io emia moglie torneremo a casa un giorno. Ho una mia opinione a que-sto proposito: ogni storia di emigrazione, ogni sacrificio compiutolontano dalla propria terra, hanno senso solo se servono a renderemigliore la vita là dove si è nati, altrimenti non ne vale la pena. Nonsono qui per avere una bella macchina, mangiare bene… Per quanto riguarda il Senegal, la situazione là non è semplice, levicende politiche sono contorte e non aiutano certo il Paese a crea-re condizioni migliori. Le risorse ci sarebbero: speriamo…D: Cosa pensi della colonizzazione francese?Non tutti gli aspetti sono stati negativi, è la storia… Siamo indipen-denti ormai dal 1960, ora ci vogliono onestà, coscienza e lavoro,

valori che cerco di onorare ogni giorno e trasmettere ai miei figli.D: Posso fare una domanda a Fatou? Come ti senti tu? Italiana o senegalese?Sento di essere un po’ l’una e un po’ l’altra e non avverto disagio per questo. In famiglia par-liamo la lingua dei miei genitori, il wolof, e seguiamo alcune tradizioni del Senegal, con leamiche a scuola parlo italiano, non è un problema. A me poi le lingue piacciono molto, stostudiando inglese, francese e anche un po’ di spagnolo, spero da grande di poter diventareinterprete o traduttrice.D: Ma dove sarà il tuo futuro? Qui o in Senegal?In Senegal sono già stata, mi piace… non saprei rispondere… sarebbe bello un po’ qui e unpo’ là…D: Torniamo al papà: cosa pensa dell’ambivalenza nelle parole di sua figlia?Per me è importante trasmettere ai miei figli la mia cultura, le mie tradizioni. So bene chequando non ci sarò più loro taglieranno il legame con il nostro Paese, per questo sento forteil compito di insegnare loro il più possibile della nostra cultura, sono pronto a qualsiasisacrificio per questo. Una volta adulti, saranno liberi di decidere quale strada seguire, ma ècompito di un padre, e lo dice la nostra stessa religione islamica, insegnare ai propri figli ipropri valori religiosi e culturali. E questo naturalmente significa anche insegnare il rispet-to verso le altre culture e religioni.D: Il bollettino parrocchiale entra in tutte le case dei nostri tre paesi. Come spieghe-rebbe in poche parole i valori di un buon musulmano?È molto semplice: un buon musulmano non farebbe mai agli altri quello che non vorrebbeche gli altri facessero a lui. Da quando sono qua, mi sono sempre comportato bene, ho sem-

Fatou

l’intervista

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pre rispettato le leggi e le regole della buona convivenza, comese l’Italia fosse il mio Paese. Faccio una vita tranquilla, lavoroe casa, esco molto poco. Ma sarei pronto ad uscire subito di quise sapessi che qualcuno ha bisogno d’aiuto, così come altri misono venuti incontro quando io ero in difficoltà.D: E se dovesse dare un giudizio sui cristiani?Penso che il gesto buono verrà sempre ripagato, non importache tu sia cristiano, musulmano, buddista ecc. . Importante èfare del bene. Io sono stato aiutato da cristiani, sono musulma-no e mi sono venuti incontro ugualmente. Se ne avrò la possi-bilità, sono pronto ad aiutare anch’io. Anche nei confronti dei simboli e delle ricorrenze della confes-sione cattolica non mi trovo in difficoltà: i miei figli hannosempre partecipato alle attività scolastiche relative al Natale,

alla Pasqua ecc. . Ho fortidentro di me i principi e i valori che il Corano mi ha inse-gnato, il crocefisso appeso non mi mette a disagio, nonoffende la mia coscienza musulmana.D: Respirate mai aria di razzismo?Quando sono arrivato in Italia la situazione era diversa,erano gli anni ottanta, ero tra i primi, tutti ci guardavanomale. Ora i miei figli vivono in un ambiente più aperto, nonavvertono pregiudizi così forti nei loro confronti. Capitaancora, alle volte, di incontrare persone contrarie allanostra presenza, ma sono sicuro che capiranno anche lorocol tempo che chi, come me, si è rotto la schiena nel loroPaese, merita di essere rispettato come tutti gli altri.D: Dopo 10 anni di vita a Cimone, siete riusciti ad inte-grarvi con le persone del Paese? I figli hanno le loro amicizie, sono integrati bene. Io e miamoglie usciamo poco, ma cerchiamo di comportarci come“ambasciatori del nostro Paese“, il desiderio è quello didimostrare che anche noi africani siamo belle persone.

Speriamo di esserci riusciti… .D: Ci sono altri vostri parenti in Italia?Ho un fratello a Bergamo e un nipote a Milano che ha sposato una ragazza italiana. Tutti glialtri parenti sono in Senegal, riusciamo ad andarli a trovare ogni tre, quattro anni. Miamoglie partirà proprio martedì prossimo, andrà a trovare la madre per un mese.D: Domanda leggera: sei tifoso di calcio?Diciamo Inter… ma se ci fosse Senegal-Italia… .

Ablaye

Falilou

l’intervista

Gita parrocchiale 2010Quest’anno è prevista in pullman per fine maggio,

sarà con destinazione Roma e Costa Amalfitana. Maggiori informazionisaranno comunicate prossimamente alle Messe domenicali.

Iscrizioni presso Cecilia Schir (0461/842643)

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le p

oesie

di d

on V

aler

io B

ottu

ra Filò filodèl Quande che gh'era le vache e i bòi, tute le sere dai Santi a S. Giuseppe,

se feva 'n le stale el filò. Le familie le se trovava ensema

come al mercà.

Quande l'autum tornava co le so sere longhe,e 'l sol mez malandàfredot el tramontava,

e quande la vendemasfoiava zo le vignee i popi tuti 'nsemai neva driti a scola,

e basta a péi descolzi a nar al terzo 'n cesa (1)

perché ghe vòl le sgalmereco' l'umit che fea presa,

alora dopo tut,fioi cari, mi no so,no gh'era meio tempche nar a far filò.

Filò, filodèl,la sera per scaldarse

e 'nsema per contarsele baie d'en paesèl.

Filò, filodèl,che ciacere 'n la stalasentài spala a spalasu 'n secio o su 'n scagnel.

Matele, done e veci,matei de mez'etàscoltar che i dis de guera,braure de soldà.

Po' gh'era chi saévade ogni novitàe i te portava fòrale bagole de ca'.

La Meri la se sposa,la tòl quel orbo zopo,la Nina la g'à 'n popo,o za l'è lì che 'l vegn.

El Toni ghe cogn venderLa casa e 'n tòc de ort;l'è piem fin chì de debiti,ancòi l'è 'n omo mort.

La bianca no i la paga, (2)

la fam ancor la cresse,i prezi i va a le stele,le steore sempre istesse.

Filò, filodèl,al calt en la staletal'è come na gazetade tante novità.

Filò, filodèl,ancòi no ghe n'è pù;gh'è radio, gh'è Ti Vù,ma ne manca 'l pù bel. (3)

1) al terzo (o terzet) =rosariodi ottobre

2) la bianca = l’uva bianca3) ‘l pù bel = il bello dello star

insieme.

PANORAMICA DELLE VIOTE DALLA ROSTA

RIFUGIOVIOTE

CIMAPALON

CENTRODEL FONDO

MARZOLAPORTULE VIGOLANA

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i battezzati delle nostre parrocchie

VETTORAZZI GRETAbattezzata il 28/11/2009

a Garniga Terme figlia di Andrea e Maddalena Tomasi

MICHELETTI GIOVANNIbattezzato il 31/10/2009

ad Aldeno figlio di Mattia e Marica Piffer

TOMASI MARTINObattezzato l’8/12/2009

ad Aldeno figlio di Michele e Chiara Moratelli

TOMASELLI SOFIAbattezzata il 7/02/2010

ad Aldeno figlia diMarco e Aurora Bernardi

MAISTRI ANNAbattezzata l’8/12/2009

ad Aldeno figlia diRoberto e Laura Manica

OLIVER GIULIAbattezzata l’8/12/2009

ad Aldeno figlia di Tiziano e Cinzia Tonini

CIMA VERDEM. 2102

DOSS D’ABRAMOM. 2140

CORNETTOM. 2180

BOCCADI VAIONA

MONTESTIVO

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Ifatti di Rosarno (paese vicino a Reggio Calabria) ci interpellano tutti, noi cristiani perprimi. Da un'automobile, restata anonima, partono fucilate contro lavoratori neri,impegnati nella raccolta di agrumi, ma trattati come schiavi, sia per l'ammontare della

paga giornaliera che viene loro consegnata, sia per le condizioni di alloggio, miserrime,a cui sono condannati. E questi reagiscono distruggendo e incendiando. Reazione dacondannare, certamente, che fra l'altro ha portato alla fuga di quasi tutti gli immigrati; eforse era questa la cosa che si voleva.Ma chi, anche tra i governanti che hanno condannato - giustamente - la rabbia distrutti-va, ha anche solo fatto cenno a quanto l'ha provocata? E non parlo solo delle fucilate, cheresteranno anonime, bensì degli anni in cui tutti sapevano (e tutti vedevano) le condizio-ni di lavoro e di vita dei migranti. E poi si parla di politica dell'amore e della libertà. Inrealtà si tratta di "amore di sé" (cioè egoismo) e di "libertà nostra" (pagata con la schia-vitù di altri).

Mi chiedo quale debba essere la nostra reazione come cri-stiani?! Perché è vero che chi ha soccorso questi poveracci èstata la Chiesa, con qualche aiuto materiale, prima, poi conl'offerta provvidenziale degli automezzi di fuga. Ma è anchevero che la prima carità è la giustizia, e il rispetto della lega-lità. L'impressione invece è che, pronti alla carità come ele-mosina, non lo siamo altrettanto alla prima carità, appuntoalla giustizia. Si parla tanto - e giustamente - di principi irri-nunciabili, applicandoli in primo luogo alla salvaguardiadella vita, dal suo sbocciare al suo tramonto; ma non si riescea puntualizzare che la vita va salvaguardata anche nella suapienezza, e non solo in quella della "nostra", ma in quella diogni nostro fratello, di ogni essere umano. Il vero antagoni-

smo a Dio è "mammona", parola aramaica che noi traduciamo oggi con "ricchezza", mache implica anche il "potere": "Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno eamerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio ela ricchezza" (Mt 6,24). Perché questa porta poi a diffondere la mentalità in cui ognuno

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Rosarno... e noi cristiani

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cerca solo i propri interessi, manipolando leleggi (o creandosene a proprio uso e consu-mo) e frodandole con tutti gli espedienti pos-sibili. Poi ci lamentiamo se i giovani fanno "ifurbi" o i "bulli", se non hanno più veri idea-li, né civili né religiosi: glielo abbiamo inse-gnato noi adulti!Credo che di fronte alle chiusure dell'indivi-dualismo e dell'egoismo, manifestazioni delpeccato originale, il primo principio irrinun-ciabile del cristianesimo sia proprio "amareanche i diversi" (il Vangelo dice: "Amate i vostri nemici" Mt 5,44), sia "farsi prossimo"di chi si trova in difficoltà (v. il buon samaritano, Lc 10,36). Se no, il dirsi cristiani puòdiventare un'etichetta per coprire i propri interessi, magari difendendo il crocifisso dopoaver "giocato" con le religioni antiche e dopo aver oppresso e umiliato tanti sventurati.Già Gesù ammoniva: "Non chiunque mi dice 'Signore, Signore' entrerà nel Regno deicieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio" (Mt 7,21); ed il "comandamento", il "pre-cetto" di Dio è proprio che "ci amiamo gli uni gli altri" (1 Gv 3,23).Il Papa ha ammonito fortemente, il Vaticano ha espresso chiaramente la sua condanna eanche la Cei ha parlato. Tocca alla Chiesa che è in Italia, cioè alle nostre comunità, a cia-scuno di noi - clero in testa - testimoniare questo irrinunciabile principio della solidarie-tà, proprio a cominciare dalla giustizia del rispetto per ogni vita umana. Contro la ten-denza alla chiusura dell'egoismo occorre rendere evidente al mondo cosa intendiamo noiper cristianesimo.

Mons. Luigi Bettazzi - Vescovo emerito di Ivrea

provocazione

Marchi Stefano e Bello Eleonora24/10/2009 a Garniga Terme - S. Osvaldo

Cestari Claudio e Partez Serena11/07/2009 a Cimone

I MATRIMONI

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Intervista tripla ai gestori dei supermercati

Onorio

Zanlucchi

71 (da 38 anni gestisceil negozio + sei annicome dipendente della Cooperativa).

Sudafrica.

una volta sciavo e viag-giavo, ora ho smesso el’uno e l’altro per l’età.

è talmente tanto tempofa che “no me ricordognanca”.

nessuna.

no sen tant da frasi dolcicomunque “bella gioia”ghel digo spes.

Francesco

Marchi

57 da 28 anni direttore + 4 da apprendista.

Non mi è mai piaciutoviaggiare… forse quelloin Sicilia a visitare FeudoArancio.

Troppi impegni per aver-ne, una volta andavo apesca.

ero un bocia: “Il giornopiù lungo” del 1962 sullasbarco in Normandia.

Milanista senzaimpegno.

“Giarolina del miocuore” lo ripeto spesso.

Andrea

Cont

27Dal prossimo anno saràdirettore.

Quest'anno in Brasile dal24 gennaio al 9 febbraio2010 (in effetti è moltoabbronzato, ndr).

No.

The Millionaire di DannyBoyle.

Milan.

Alla fidanzata la frase piùbella è sempre quella chele dirò domani…

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Nome:

Cognome:

Età:

Il viaggio più bello che ha mai fatto:

Ha qualche hobby:

Ultimo film visto al cinema:

Fede calcistica:

La frase più bella che ha mai detto a sua moglie:

Andrea ContAldeno

Francesco MarchiCimone

Onorio ZanlucchiGarniga Terme

l’intervista

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gli attori comici in parti-colare Totò.

Il matrimonio.

Quando è morto miopapà.

Mia moglie Elsa.

In genere cerca cortesia,cordialità e solarità,è difficile capirlo e spesso non ha tempo e vuole essere servito infretta.

Devo dire di si, siamotutti in famiglia anchese non sempre è la cosa migliore.

Marcello Mastroianni.

Bisogn che diga el mematrimonio.

La morte dei genitori.

Maria Teresa che mi hasposato.

Sono cordiali e spontanei.

Nel tempo ne sono passati 20 e direi chetutti hanno lavorato.

Jim Carrey.

Ce ne sono stati tanti,ogni giorno mi presentauna belle sorprese.

Quando ho ricevuto lalettera per andare milita-re, mi ha rovinato tutti ipiani.

La mia Mamma Silvanainsieme a tante altre.

Desidera sentirsi impor-tante e considerato.

Si.

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Attore o attrice preferita:

Il giorno più bello della sua vita:

… e il più brutto:

La persona a cui deve di più:

Quali caratteristiche ha il cliente medio:

I suoi dipendenti lavorano?

Onorio a sinistra assiemealla mamma Giuseppina

e la sorella GraziosaFrancesco il giorno

della prima comunione

Andrea in braccio alla mamma Silvana e al papà Beppino

l’intervista

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Fino agli anni ’60 il diri-gente stava fermo in uffi-cio, oggi è molto impor-tante anche per lui starein mezzo ai clienti e aisuoi dipendenti.

Lavorare.

Il nostro massimo impe-gno è per il servizio, laqualità e il prezzomigliore possibile.

Si deciso! È un lavorobellissimo in mezzo alla gente.

Una volta era riverente esi accontentava di tutto,chiedevano per piacere lecose, oggi il cliente esigee richiede più qualità eservizio.

Lavorare.

Bisogna essere affeziona-ti al negozio del paese ericordarsi sempre che è ilnegozio della comunità.“Tegnighe de pù”.

Si anche se oggi è un po’più duro di una volta,avevo provato a fare ilfalegname ma… questolavoro è la mia vita, mipiace il rapporto con lagente, non controllo maile ore che faccio…

Non posso saperlo sonoancora all'inizio.

Meglio la pensione maapprezzo il fatto di avereun lavoro.

Servizio e qualità sono lasoddisfazione del socio.

Si, mi piace molto.

Come è cambiato negli anni il rapporto tra dirigente e cliente:

Meglio lavorare o andare in pensione:

Un messaggio pubblicitario:

Se potesse tornare indietro rifarebbe questo lavoro?

20

l’int

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Francesco con i bambini dell’asilo davanti alla «sua» Cooperativa;a destra, in una foto d’epoca, assieme alla mamma e la sorella

L’interno della Coop di Aldeno

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Onestà e trasparenza, mipiacerebbe che i clientitrovassero "ordine, puli-zia e disciplina".

Sono credente, ma fre-quento poco.

Tante, tra queste riuscirea vedere e capire ilmondo.

Siate tutti più sereni ecercate sempre quelloche unisce.

Serietà, onestae trasparenza.

Credente medio, vivouna fede senza fronzoli.

Mi sarebbe piaciutoampliare a costruire.

Siate più legati al vostropaese, senza chiusure!Abbiamo tutti da guadagnarci.(ndr: le luganeghedell’Onorio sono le più buone del mondo).

Onestà, riservatezzae fiducia nel cliente.

Abito di fronte alla chiesa, “no tiro zo alta-ri”, ma sono credente.

Realizzare la banca del tempo.

Rispettate e riscoprite ivalori della cooperazioneche ci rendono più uomini. Venite a trovarmi in negozio,vi aspetto con il sorriso!

I valori più importante per chi gestisce un negozio come il suo:

Quale è il suo rapporto con la fede:

Una cosa che non ha mai fatto e vorrebbe fare:

Un consiglio per chi legge:

A sinistra, Onorio assieme ai suoifamiliari davanti al negozio diGarniga Terme. Sopra, Onorio (ilprimo a destra) in una foto d’altritempi assieme ai genitori, la sorel-la e il fratello più piccolo

l’intervista

Il piccolo Andrea

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CITTA’ DEL VATICANO - La pace «incomincia dauno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto del-l’altro una persona, qualunque sia il colore dellapelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religio-ne»: lo ha detto papa Benedetto XVI nell’omelia dellamessa per la solennità di Maria Madre di Dio e la43/ma Giornata mondiale della pace.Benedetto XVI ha voluto sottolineare più volte, nellasua omelia, lo stretto nesso che lega la fede in Dio alrispetto per l’altro, specie se ‘’segnato dalla durezzadella vita’’. A GERUSALEMME LA BIOETICA UNISCE LERELIGIONI – Alcuni esperti di bioetica appartenen-ti alle tre grandi religioni monoteiste si sono incontra-ti a Gerusalemme, il 13 e il 14 dicembre 2009 pressoil Pontifical Institute Notre Dame of Jerusalem Center,diretto dai Legionari di Cristo in due congressi internazionali intitolati “Cultura dellavita e religione” e “Bioetica, legge e religione nei problemi di fine vita”. Sono statiaffrontati le convinzioni e gli orientamenti di ognuna delle tre religioni sui problemiriguardanti la vita umana nelle sue fasi.Dall’insieme delle conferenze e tavole rotonde è emerso con chiarezza un ricco panora-ma di elementi profondamente condivisi: la vita umana è sacra, creata e donata all’uo-

mo da parte di Dio e pertanto ogni singoloessere umano gode di una dignità intrinseca emerita profondo rispetto; il valore inerente diogni vita umana ci impedisce di danneggiarlao distruggerla; solo Dio, creatore della vita, èsovrano nelle decisioni sul tempo dell’inizio ela fine degli essere umani e quindi causareintenzionalmente la morte, anche con la finali-tà di porre fine alla sofferenza, è moralmenteinaccettabile; prolungare la vita ricorrendo adinterventi sproporzionati non è ammissibile esi può interrompere simili interventi lasciandoche il processo naturale della morte segua ilproprio corso; le cure palliative sono di granvalore e devono essere ulteriormente incorag-giate e migliorate.

NELL’ANNO 2009 SONO STATI UCCISI 37 OPERATORI PASTORALI - E’quanto si legge nel dossier stilato dall’agenzia della Congregazione vaticana perl’Evangelizzazione dei Popoli, Fides, secondo cui “sono quasi il doppio rispetto al pre-cedente anno 2008, ed è il numero più alto registrato negli ultimi dieci anni”. L’elencostilato porta al primo posto l’America, seguono l’Africa, l’Asia. Il conteggio di Fidesriguarda tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Fides chiarisce che a questoelenco provvisorio deve comunque essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti cherimarranno nell’anonimato, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche conla vita la loro fede in Cristo.

Benedetto XVI durante la celebra-zione della S.Messa del 01 gennaio2010

Gerusalemme

news

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l’intervista ai sindaci

Sofia Dallago 3 anni - Garniga Terme Alessia Dallago 8 anni - Garniga Terme

Ilaria Dallago 6 anni - Garniga TermeAaron Bisesti 10 anni e Luca 7 anni - Cimone

AL. CI. GA. Aldeno, Cimone, Garniga Terme

Alcune foto del concorso «La luce di Natale»

CRUCIVERBA CIFRATO

OCCHIO AI PUNTINI

IL FAROLE SOLUZIONI DEI GIOCHI

DEL NUMERO PRECEDENTE

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La Pasqua nel mondoLa Pasqua cade nello stesso periodo dell’annosia per la religione Ebraica che per quella

Cristiana. Per i primi, la Pasqua celebra la fugadegli Ebrei dall’Egitto, verso la terra promessa,guidati da Mosè. Per i Cristiani ricorda la pas-

sione e la resurrezione di Cristo. Ecco perché si donano uova, sia vereche di cioccolato, come simbolo di rinascita e di prosperosa fecondità.

La Pasqua in alcuni stati del mondoGermania – Ostern Il termine tedesco che indica la Pasqua deriva dal nome dell’anti-ca divinità germanica della primavera: Eostre. Nel periodo pasquale le finestre delle casevengono abbellite con disegni di coniglietti, uova e altri motivi; nei vasi

si mettono alcuni rami che vengono poi addobbati.Francia – Pâques Le campane delle chiese sono silenziose dalvenerdì fino alla domenica di Pasqua, come segno di dolore peril Cristo crocifisso. Le mamme dicono ai loro bambini che «le

campane sono volate via a Roma». Svezia – Påsk Un’antica credenza popolare voleva che

nel periodo immediatamente precedente alla Pasqua le streghevolassero verso la montagna di «Blakulla», per trovare il diavolo. Olanda - Pasen o Pasen Zontag In tutta la nazione la Pasqua viene cele-

brata come una festa primaverile. La maggior parte della gente appen-de una corona decorata alla porta di casa. Si pitturano le uova che poivengono appese ad un albero nel giardino. Russia – Paskha Per la Chiesa ortodossa la Pasqua è la festa piùimportante dell’anno e la si celebra con grande solennità, in una datadiversa da quella cattolica. Grecia – Paskha In Grecia si festeggia la Pasqua con i riti greco-ortodossi. Con il suono delle campane nella notte di Pasqua e la cele-brazione del rito della Resurrezione, termina la Quaresima. Ogni fedeleaccende nella chiesa la candela che ha con sé e che porterà a casa ancora acce-

sa. Inghilterra – Easter In Gran Bretagna il Giovedì Santo è tradizio-nalmente giorno di elemosine: nell’abbazia di Westminster, dopo lacerimonia religiosa, vengono donate ai poveri borse di denaro,distribuite dal sovrano su di un vassoio d’argento. Romania - Pastele Anche in Romania si sono sovrapposti antichiriti pagani alle celebrazioni religiose. Con l’avvicinarsi dellaPasqua finiscono le feste popolari invernali ediniziano quelle di primavera. Il Giovedì Santo

è per i rumeni il giorno dei morti ed è chiamato il «gioia mare» (initaliano «giovedì grande»). In questo giorno si portano in chiesadolci fatti con farina o con grano bollito ricoperto di zucchero enoci, del vino e della frutta, che sono offerti in memoria dei morti edistribuiti ai vecchi e ai poveri.

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bollettino junior - giochi

Le soluzioni dei giochi saranno pubblicate sul prossimo numero

CRUCIVERBA

BINARIO DEL SOLE

ORIZZONTALI1. Il punto dove nasce il sole - 3. Uomo meccanico -5. Inizia una ipotesi - 6. Messo fra 3 e 4 fa 12 - 7. Lapunta della puntura - 8. Articolo del cappello - 10.Nascosto dal cofano dell'auto - 12. Dieci è il massi-mo - 13. Animale del prosciutto - 15. Figura a sini-stra - 16. Ci si va sulla neve - 18. Compito d'italiano- 19. Il fiume dell'egitto - 20. Dà il miele - 22. Mostradegli animali - 24. Può unire due piazze - 25. Come

dopo - 26. La nostra regione - 29.Insieme ai - 30. Serve per volare -31. Prima persona singolare.

VERTICALI2. Il gatto ci gioca - 3. Marito dellaregina - 4. Bevanda calda - 7. Sidice per fermare - 8. Il primo numerocon due cifre - 9. Va dal lunedì alladomenica - 10. Il contrario di sempre- 11. Punto dove tramonta il sole -14. Hanno quattro ruote - 17. Il fratel-lo della mamma - 19. Io e te - 21. Laprima donna - 23. Figura a destra -27. Non accompagnati - 28.Arrivederci tra amici.

NOTA:Data la prima definizione, le successive si ottengonocambiando una lettera della parola precedente. DEFINIZIONI

1. Lo è anche lo zio. 2. Documento indispensabile per mettersi alla guida di

un'auto. 3. Poderoso, energico. 4. L'occidente. 5. Pietanze tipiche del Nord Italia. 6. Triste, sofferente. 7. Insegnante. 8. Pulito e decoroso.9. Avvenuto da poco tempo.

10. Liberate dal peccato. 11. Come un volo che lambisce il suolo. 12. Gioioso, gradevole.

REBUS (5, 3, 1, 8)

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Il concorso: "RicostrUNIAMO"…AlCiGa!

In questo numero del bollettino hai trovato una busta con una tes-sera di un puzzle… è la prima di tante tessere che potresti collezio-nare e che ti daranno la possibilità di "ricostruire e unire" i nostri

tre paesi in un unico grande paese! Come? Raccogliendo il maggiornumero di tessere bussando di casa in casa, anche in quelle di perso-ne che non conosci e che certamente saranno contente di donarti la"propria" parte di Aldeno, di Cimone, di Garniga Terme! Al termine della raccolta faremo tre classifiche separate… i tre bam-bini dei tre paesi che raccoglieranno e porteranno il maggior numerodi tessere in Canonica entro Pasqua 2010 saranno i vincitori del con-corso di questa edizione del Bollettino Junior! E allora… buon diver-timento e buona raccolta!

bolle

ttino

juni

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gioc

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i vizi capitali

Quando il computerfa male

Prova a rispondere alle seguenti doman-de: Passi più di due ore al giorno davan-ti al computer (non per motivi di lavo-

ro)? Hai più amici virtuali che reali? Tinascondi quando sei connesso, cioè ti presen-ti per quello che non sei? Soffri se non puoi

usare il computer? Se hai risposto di sì anche a una sola di queste domande credo siaimportante che tu legga tutto il resto dell'articolo.Un articolo di "Civiltà cattolica" si pone una domanda che sembra molto interessante:in questi anni sono nati nuovi vizi? La risposta è Sì! Due gli aspetti della stessa meda-glia: l'indifferenza e l'incapacità di portare a termine ciò che si è iniziato. Oggi si fannole cose senza esserne coinvolti: è difficile innamorarsi della propria professione. Da unlato si diventa sempre più indifferenti nei confronti degli altri oppure si riserva grandeattenzione verso i prossimi per pura logica di clan, ma nelle relazioni sociali si affermala maleducazione: sintomatici sono il poco rispetto verso gli altri e molti i fatti di dan-neggiamento delle cose pubbliche da parte dei giovani. Nelle nuove generazioni si concentra il maggior tasso di pigrizia spirituale: "Voglionoessere attivi e così iniziano tante cose, ma le lasciano a metà: prima provano con ilnuoto, poi passano all'equitazione, che mollano quando questa si fa impegnativa: pernon parlare dell'università! Insomma, la vita diventa un bricolage. Internet poi è diven-tato un modo per chattare a vuoto: un modo moderno di essere accidiosi, cioè semprestanchi e indifferenti a tutto". I giovani hanno paura dei 'tempi morti', dei momenti passati magari sul divano a pensa-re e riflettere, o in un bosco a passeggiare nel verde; preferiscono connettersi con unmondo virtuale che li imprigiona nell'inganno delle chat e di Facebook, collegati con ilvuoto e lontani da una relazione vera. La loro è l'accidia del nulla, l'impegno inutile ariempire il tempo vuoto. Può il cristianesimo rimediare a questa debolezza morale? Certo che sì, perché insegnala perseveranza come atteggiamento dello spirito. Punta a far rispettare la Legge e segui-re Cristo anche quando tutto ciò diventa impegnativosecondo la società. La fede insegna a rispettare le promes-se, a prendere un impegno e portarlo a termine: tutt'altrorispetto all'accidia, che è distrazione, lentezza e infedeltàanche a se stessi. Di fronte a questa pigrizia collettiva che colpisce soprattut-to i giovani ai quali non viene trasmessa né la fede in Dioné la fiducia nella vita né la fede nell'uomo né tanto menola fiducia nel futuro, Enzo Bianchi, il monaco di Bose,rilancia la capacità incisiva della fede cristiana: "Il cristia-nesimo porta la sua fiducia nell'uomo creato a immagine diDio e nell'amore. Ma noi cristiani crediamo davvero all'a-more? L'amore il miglior antidoto all'accidia".

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Suor AgneseMaria Innocenti

Suor Agnese comincia la suatestimonianza precisando lasua ‘nuova’ identità: «Mi chia-

mavo Maria Grazia quando abitavoad Aldeno; ora mi chiamo Sr. AgneseMaria» e la sua ‘casa’: l’Ara Crucisa Ravenna è un monastero di vitacontemplativa fondato dal domeni-cano P. Domenico Galluzzi, morto nel 1992, appartiene all’Ordine domenicano, ed è statafondata col preciso scopo della preghiera per la santificazione dei sacerdoti.La giornata e la vita intera delle consacrate si svolge avendo presente questo ideale, dallaS. Messa del mattino fino alla Compieta della sera. Suor Agnese, ricordando che quest’an-no è dedicato ai sacerdoti ammette che lei e le sue consorelle si sentono ancora più impe-gnate a donare tutto e tutte per questo ideale.La vocazione della nostra conterranea è nata nella “Casa del Sacro Cuore” di via Chini aTrento, allora sede della scuola apostolica per aspiranti al sacerdozio.Così racconta: «Avevo sedici anni quando per necessità della mia famiglia dovetti andarea lavorare. Rimasi nella suddetta casa tre anni, cioè fino al mio ingresso in monastero. Queitre anni furono molto belli per me, ricchi di esperienze che hanno cambiato totalmente lamia vita. Eravamo una decina di ragazze, tutte molto giovani, impegnate nei vari lavori dicucina, guardaroba e lavanderia. Si viveva come in un convento: S. Messa tutte le mattine,confessione settimanale, rosario in comune, visita in chiesa tutte le sere prima del riposo.Io ne ero entusiasta anche se le visite a casa avvenivano di rado (una giornata ogni duemesi). Anche il contatto con quei ragazzi, che si chiamavano comunemente “apostolini”,ha influito positivamente sulla mia vocazione».La vocazione di Suor Agnese fu fin dall’inizio «incline alla totalità del dono...dentro di mesentivo che dovevo dare di più, anche se allora capivo poco della vita di consacrazione.Dicevo a me stessa: o in clausura o in missione. Ne parlai con un sacerdote ed egli mi mise

in contatto con una persona che conosceva benel’Ara Crucis. Da allora il mio desiderio era tuttoproteso verso l’Ara Crucis».A fronte di tanta determinazione vi era però ilpensiero della famiglia, quella famiglia che vive-va anche del lavoro di questa giovane e che, perquanto profondamente cristiana, avrebbe potutodire un sì stretto per penuria di mezzi: “la diffi-coltà finanziaria rimaneva però l’ostacolo piùgrande». A quei tempi la solidarietà tra le perso-ne era molto più sentita e quella vocazione vennesostenuta anche grazie ad «una persona che siimpegnò a dare ogni mese un piccolo aiuto allamia famiglia di modo che non sentissero subito lamia assenza».Suo Agnese prosegue: «io ero la figlia maggiore,la sola che guadagnava qualcosa. A casa rima-

Comunità Ara Crucis. Suor Agnese è insecondo piano, a partire da destra, la primavicino alla colonna.

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Suor Agnese è la sesta, partendo da sinistra, con l'abitoscuro, che ha la mano appoggiata sul cane.

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nevano due fratellini molto piccoli e inoltre mio papà,anche se ancora giovane, era molto malato. Parlaiprima di tutto con la mamma, la quale disse subito disì. Una sera mi decisi a parlarne col papà. Sapevoche gli avrei dato un grosso dispiacere, per questoprima di parlare con lui pregai a lungo. Papà midisse: “Se è quella la tua strada, va’ pure”. Ma quel-la sera parlò poco e andò a letto presto. Il mattinodopo la mamma mi disse: “Senti, pensaci bene, per-ché papà ha pianto tutta la notte…”. Con me non neparlò più e anch’io cercavo di evitarlo». Le cose dovevano fare il loro corso e Suor Agneseentrò in clausura il 23 settembre 1962 all’età didiciannove anni.Quel giorno è ancora impresso nella sua memoria ericorda che era felice «anche se nel mio cuore rima-neva il dolore per la mia famiglia».Dal 1962 la sua vita è cambiata radicalmente ma nelleparole di Suor Agnese non ci sono rimpianti, anzi,appena può riconosce che «in questa nuova famiglia ho trovato gli affetti familiari cheavevo lasciato: delle Madri veramente materne e tante sorelle che mi hanno aiutato a cre-scere nella gioia della mia donazione. Ora voglio parlare della mia Ara Crucis ... mi sentomolto felice nella mia Ara Crucis. È una gioia profonda, intima, forte, che resiste anche difronte a qualche difficoltà che può capitare».A distanza di tanto tempo nulla è cambiato nello spirito di suor Agnese, le impressioni checi trasmette sono proprio quelle di una persona che ha trovato piena realizzazione di sè: «misento profondamente realizzata, sento che per questa mia vocazione vivo nel cuore dellaChiesa. Appartenere totalmente a Dio, vivere in comunione con Lui nell’intimità dell’amo-re mi riempie di gioia e di pace. Sento che è una gioia vera che col passare del tempoaumenta, che col passare degli anni si fa più profonda. Sì, gli anni passano, ma l’amorerimane sempre giovane e può trasformare totalmente una persona».Quando si pensa alla clausura si è spesso sgomenti, le parole della nostra consacrata sonodi tutt’altra inclinazione: «sono convinta che questa vita è coinvolgente anche per unaragazza di oggi (abbiamo una novizia) assetata di autenticità, di verità, dell’unica veritàche può saziare la nostra sete di felicità: Dio».Questa sua straordinaria ‘sete di felicità’ viene appagata nel suo lavoro di tutti i giorni in cui«tutto mi piace tanto perché si svolge in un clima semplice, con tempi di silenzio che aiu-tano a restare alla presenza di Dio. L’orario è suddiviso tra preghiera e lavoro, riposo ericreazione… e il tempo passa sempre troppo in fretta».Il richiamo di un silenzio che permetta l’incontro con Dio era già maturato tanto tempoaddietro quando a 12 anni fece un ritiro con altre ragazze presso le Suore di Maria Bambinaa Trento e nella chiesa di questo istituto sentìì dentro di sè un qualche cosa che diceva:«come deve essere bella una vita tutta per Dio, tutta nel silenzio…».

I rapporti che suor Agnese ha con il paese e la comu-nità sono evidentemente limitati, quantomeno fisica-mente, ma non ha dimenticato le sue origini e confi-da: «porto sempre nel cuore il mio paese e la miacara comunità». Quindi ci saluta con queste parole:A tutti vorrei dire: vi voglio bene! Un saluto affettuo-so per tutti».

Suor Agnese nell'orto con il trattore.

Suor Agnese con le consorelle nell'or-to-giardino, tra gli ulivi. (è in secondopiano al centro).

i nostri consacrati

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Quando la Famiglia Cooperativavendeva anche le fedi

La rivista Cooperazione trentina dedica dal novembre 2006 ai protagonisti del movi-mento un ritratto ogni mese, è il racconto della loro vita, delle loro idee e del corag-gio di metterle in pratica. Tra questi due nostri parrocchiani. Pubblichiamo ampi

stralci di quella fatta a Marcello Enderle.

La mattina il tono di mia madre non lascia-va spazio a repliche. "Guai a tardare". Cosìmi faceva alzare con un'ora di anticipo.

Tutti i santi giorni. Avevo 16 anni e quello era ilmio primo lavoro, alla Famiglia Cooperativa diAldeno. Mi sentivo fortunato, perchè lei conti-nuava a ripetere che era una grazia.La famiglia aveva bisogno di me. Papà lavoravanell'edilizia; allora non c'era la cassa integrazio-ne per l'inverno. Alcuni mesi rientrava profu-mando di calce. Ancora oggi, che ho 72 anni,associo quell'odore pungente alla serenità. Neglialtri la cinghia non bastava, in qualsiasi modo lasi stringesse. Con l'arrivo del freddo diventavo io

l'uomo di casa, quello che guadagnava i soldi per saldare il libretto della spesa.Il primo giorno di lavoro il signor direttore mi spiegò che dovevo prendere uno straccio epulire tutto il pavimento. "Quando arrivi in fondo - declamò - ricomincia da principio".Man mano che mi spostavo nel negozio, con lo scopone, allungavo il collo per guardarecosa c'era dentro quei grandi sacchi di iuta. Farina, zucchero, pasta, sapone, verdura, frut-ta. Tutto era sciolto, senza confezioni, senza imballaggi.Dopo qualche settimana il direttore mi insegnò la cosa più difficile. Se ci penso oggi,quando impacchetto un regalo di Natale, sorrido. Lo scotch, che preziosa invenzione! Inquegli anni (e per molti altri ancora) tutto veniva incartato a mano, senza aiuti. Il segretostava nascosto nelle pieghe della carta: dovevano essere talmente fisse da non far uscireneanche un granello di farina. Quello era il terreno dove dimostrare la bravura. Mia madrelo sapeva bene e la sera mi daceva fare esercizio a casa, sulla tavola della cucina. [...]Il venerdì era il giorno del baccalà. Ne preparavamo 40-50 chili. Poi c'era il macello. Illunedì uccidevamo il maiale e il negozio si riempiva a festa. Veniva venduto tutto. Ossa,musetto, piedini, pelle interiora, orecchie. I più poveri aspettavano gli scarti, perchè cipotevi comunque fare un buon borodo", con umiltà e pazienza.In Famiglia Cooperativa ci occupavamo anchedella stagionatura del formaggio. Allora nonc'era il Trentingrana. Per grattuggiare si usava unVezzena stagionato. Ne tenevamo quasi milleforme nella cantina. Dovevamo girarle ogni gior-no e ungerle ogni due settimane. Dopo il lavoro. Ero giovane. Per arrivare a girare la manovelladel registratore di cassa dovevo usare il cassettopiù basso come scala.Dopo un anno il presidente della Famiglia

Marcello in pellegrinaggio

Una foto di Marcello quando aveva 19 annidavanti al bancone della cooperativa

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Cooperativa chiese se ero in gamba. Al cennosoddisfatto del direttore, egli sentenziò: "Bene,allora dagli un paio di scarpe". Fu la paga delmio primo anno di lavoro. Il secondo guada-gnai 3.300 lire al mese.La sera salivo in sella alla bici e pedalavo finoa Trento. Lì seguivo i corsi dell'Enalc (l'istitu-to serale per il commercio) dove si tenevanolezioni di ragioneria, merceologia, vetrinistica,fisco. [...]Nel 1960 mi proposero di diventare "signordirettore", alla Famiglia Cooperativa di Canal San Bovo. Avevo 25 anni. Mi madre senten-ziò che la vespa non sarebbe stata sufficiente per il viaggio (erano 120 chilometri) e cosìacquistai la mia prima macchina: una cinquecento. (vedi foto)Come prima cosa feci l'inventario e trovai una scatola piena di ganci per le tende. Pensavo.Invece erano fedi. Allora la Famiglia Cooperativa vendeva anche fedi e occhiali da vista,che venivano "misurati" con la lettura del giornale. [...]Presto tornai in Villalagarina e divenni direttore della Famiglia Cooperativa di Besenello.Lì si vendevano anche materiale per l'edilizia e scorte agrarie. Allora la Cooperativa aiu-tava i soci a costruire la casa. Qualche anno dopo fu la volta degli elettrodomestici. Decisi di proporre stufe a carosene,frigo, gas. Poi lavatrici. Le donne non le guardavano neanche. Credo sia stato l'elettrodo-mestico più difficile da vendere, perchè percepito come minaccia e, in qualche caso, addi-rittura offesa. Era come dir loro che non erano brave mamme.Il consiglio di amministrazione si riuniva in magazzino. I consiglieri giravano le cassettevuote delle patate che diventavano sedie. Le riunioni diventavano occasioni per affronta-re i problemi del paese, per capire cosa potevamo fare. Parlavamo dei clienti in difficoltà,e decidevamo di sostenere l'anticipo dei beni per l'edilizia. Non lo abbiamo mai rifiutato,neanche nei casi più delicati. Quelli dove nessuno avrebbe concesso credito. Ma laFamiglia Cooperativa non poteva tirarsi indietro con i soci nel momento della costruzionedella casa. Era un passo troppo importante. Non si poteva fare altrimenti.I consiglieri si davano da fare in mille altri modi. ... Per spirito di cooperazione, null'altro.Oggi gli amministratori prendono un compenso, talvolta alto, ed è sempre più difficilecapire quanto siano mossi dalla convinzione personale e quanto dall'interesse.Una volta in settimana facevo i conti. Avevo un librone per la partita doppia. Stavo sve-glio fino a notte fonda per fare e rifare quei calcoli. Non c'era la calcolatrice. Mia mogliemi portava il caffè e mi diceva: "Te la do io la lira che ti manca".

Quando mi dicono che oggi si sta peggio di ieri, che lapovertà avanza, mi torna in mente la corsa per accapar-rarsi i resti degli animali, le famiglie che mandavano inFamiglia Cooperativa i ragazzini con una pentolina perprendere il sugo degli sgombri (solo il sugo) per potercipocciare il pane. La fame, la miseria. Io ho le prove chenon è così, immobili come statue nella mia memoria.di Marcello Enderle (racconto raccolto da DircePradella) da "33 Trentini raccontano la cooperazione" acura di Federazione Trentina della Cooperazione(dicembre 2009).

Marcello con la sua cinquecento 33 trentini raccontano la cooperazione

Marcello oggi assieme alla moglie Gabriella e ai nipoti

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Sansone (in ebraico Shimshon, che significa «pic-colo sole»), è uno dei giudici di Israele.

La sua storia e le sue imprese straordinarie, dai trattifantastici, sono raccontate nel libro dei Giudici aicapitoli 13 e seguenti; qui descriviamo solo alcuniepisodi invitando, chi vuole, ad approfondire sul testobiblico.Anche la nascita di Sansone ha del miracoloso: gliIsraeliti per quarant’anni restano in balia dei Filistei acausa dei loro peccati. Il padre di Sansone, Manoache la moglie non erano riusciti ad avere figli. Quandooramai disperavano, un angelo appare alla donna e leannuncia la nascita di un figlio. L’angelo le impone diastenersi da cibi impuri e bevande inebrianti e di nontagliare i capelli del bambino perché sarà un nazireo,

consacrato a Dio fin dalconcepimento. Quel figliosarebbe stato un uomo caroa Dio e avrebbe salvatoIsraele dalla minaccia Filistea. Il bambino cresce e il Signore lobenedice.

Nazireato: è un voto biblico descritto nella Legge Mosaica(Numeri 6) e custodito dalla Cristianità dalla sola tradizioneetiope. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione delproprio capo e dunque l’astensione dalla tonsura e dalla petti-natura, generando naturalmente le celebri trecce; implica inol-tre una dieta vegetariana e l’astensione da tutto ciò che che siaimpuro (quali alcool e tabacco).

Divenuto adulto Sansone vede una figlia dei Filistei e se neinnamora. Tornato a casa, la chiede in sposa ai genitori. Questi,davanti alla risolutezza del figlio, accettano di imparentarsi conuna straniera. “Suo padre e sua madre non sapevano che que-sto veniva dal Signore, Sansone infatti cercava un’occasione dicontesa da parte dei Filistei. In quel tempo, i Filistei domina-

vano Israele” (Gc 14:4). Sansone si mette in viaggio con i genitori per andare a chiederela mano della sposa. Giunti presso le vigne di Timna, un leone attacca Sansone. Investitodallo spirito del Signore, Sansone squarcia a mani nude il leone come si squarcia uncapretto. Va quindi dalla donna, le parla e la chiede in sposa. Dopo qualche tempo, tornan-do per prendere la donna, esce dalla strada per vedere la carcassa del leone: tra i suoi restitrova un alveare. Prende del miele, ne mangia e poi lo offre ai genitori. Tutti raggiungonola casa della donna e Sansone offre un banchetto ai trenta invitati della sposa. Sansoneallora propone un indovinello agli invitati: «Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte èuscito il dolce». Se riusciranno a risolverlo entro i sette giorni del banchetto, avranno tren-

Francesco Hayez, Sansonee il Lione, 1842. Galleriad'Arte Moderna, Firenze

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a Chi era costui: Sansone

La copertina di un libro

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ta ricche tuniche; ma se nessuno indovinerà la solu-zione, allora saranno i Filistei a donare altrettanto aSansone. I filistei non intendono perdere la scom-messa e quindi minacciano la sposa affinchè scoprala soluzione. Per i sette giorni del banchetto lamoglie tormenta Sansone con continui piagnistei.Il settimo giorno Sansone cede e le spiega la solu-zione. Nel settimo giorno, prima del tramonto, iFilistei risolvono l’enigma: «Che c’è di più dolcedel miele? Che c’è di più forte del leone?».Sansone capisce di essere stato raggirato. Alloradecide di vendicarsi: uccide 30 uomini e brucia ilraccolto dei nemici che, nonostante i tentativi nonriescono a catturarlo.Sansone diventa giudice di Israele per venti anni. In seguito Sansone si innamora di Dalila,una donna della valle di Sorek. I capi dei Filistei le offrono mille e cento sicli d’argentociascuno per sedurlo e farsi rivelare il segreto della sua forza in modo da poterlo legare.Ad ogni incontro Dalila interroga Sansone su come può essere legato, ma Sansone lainganna: la prima volta parla di sette corde d’arco fresche, la seconda di funi nuove, laterza di tessere le sue sette trecce nell’ordito e di fissarle al pettine del telaio. Di volta involta Dalila esegue le sue indicazioni, ma Sansone si libera facilmente dai legami. Dalila

allora lo tormenta fino alla noia e alla fineSansone le rivela il suo segreto: se il suo capofosse rasato, perderebbe tutta la forza. Lanotte Dalila, approfittando del sonno gli faradere le sette trecce. Persa la forza, Sansoneviene sopraffatto dai Filistei: gli cavano gliocchi, lo portano a Gaza, lo legano con cate-ne di rame e lo mettono a girare la macinadella prigione.Mentre i capelli cominciano a ricrescergli, iFilistei celebrano un grande sacrificio inonore del loro dio Dagon e portano Sansonein pubblico perché tutti possano vederlo cosìin catene. Al fanciullo che lo tiene per mano

chiede di lasciarlo e di fargli toccare le colonne portanti della casa per appoggiarvisi. Nellacasa vi sono tutti i capi dei Filistei e sulla terrazza assistono allo spettacolo tremila perso-ne. Allora Sansone invoca il Signore per vendicarsi dei suoi occhi, si mette tra le duecolonne portanti e gridando «Che io muoia insieme con i Filistei!» con tutta la forza facrollare la casa. Con lui muoiono più persone di quante ne ha uccise in tutta la sua vita.

Cosa ci suggerisce questa figura?Il Creatore è generoso con Sansone per la sua integrità, e gli dona assieme alla limpi-dezza d’animo, anche una forza spropositata, ma solo fino al momento in cui egli obbe-disce al Suo comando. La figura finale di Sansone pelato, cieco, incatenato, è dunqueun esempio di ciò che può accadere a chi usa il metallo di Babilonia e disubbidisce icomandi divini.

Pieter Paul Rubens, Sansone e Dalila,1609 National Gallery, Londra

Hedy Lomarr e Victort Mature in una scenadell film Sansone e Dalila del 1949

la Sacra Scrittura

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Il Rosario è composto di venti «misteri» (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù edi Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone. Laprima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (gio-vedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

MISTERI DEL ROSARIO

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L’ora di guardia

Una volta al mese alla bacheca della chiesa di Aldeno sitrova un piccolo avviso, scritto con molta cura, che invi-ta a pregare l’ora di guardia in chiesa la domenica pome-

riggio. Forse non tutti sanno che esiste anche nei nostri paesi ungruppo di persone che si rifà all’associazione del RosarioPerpetuo, approvata ufficialmente da Papa Leone XIII il 28marzo del 1901, e fondata già nel 1630 mentre in Italia infuria-va la peste. Padre Timoteo de Ricci istituì il rosario perpetuo:cioè una lode perenne alla santa Vergine, tributata nell’arco delle24 ore. L’associazione ha la sua sede nella chiesa di santa MariaNovella in Firenze. Secondo l’intenzione del suo fondatore,

l’impegno fondamentale di coloro che aderiscono è quello di dedicare alla Vergine un’ora almese, recitando il Santo Rosario (appunto ora di guardia). Ogni gruppo ha una sua zelatriceche si mantiene in contatto con la direzione di Firenze. Per tanti anni ad Aldeno questo com-pito è stato rivestito dalla signora Erminia Piffer in Maistri, alla quale va il ringraziamentodi tutta la comunità essendo stata lei a promuovere per prima questo gruppo nella parrocchiadi san Modesto. Oggi il gruppo conta questi iscritti: Baldo Flavia, Battisti Nave Elena, Beozzo Palma,Bottura Luisa (nuova zelatrice), Dallago Rosetta, Bernardi Loredana, Baldo Francesca,Coser Vittoria, Fioretti Severina, Zorzi in Piffer Annamaria, Vitti Mariarosa, Folladori MariaLuisa, Coser Ada Zanotti, Gottardi Maria, Prada Marisa, Maistri Silvia Mosna e MaseraBaldo Maria. Ognuna di questa persone ha una propria ora mensile fissa in cui recita personalmente ilsanto rosario e l’impegno dell’ora di preghiera in Chiesa. Se volete farne parte anche voichiedete informazioni alle aderenti al gruppo che vi accoglieranno molto volentieri.

Gaudiosi1) L’Annunciazione

dell’Angelo a Maria Vergine

2) La Visita di MariaSantissima a Santa Elisabetta

3) La Nascita di Gesù 4) Gesù viene

presentato al Tempioda Maria e Giuseppe

5) Il Ritrovamento diGesù nel Tempio

Luminosi1) Il Battesimo nel

Giordano2) Le Nozze di Cana

3) L’annuncio del Regno di Dio

4) La Trasfigurazione

5) L’Eucaristia

Dolorosi1) L’agonia di Gesù

nel Getsemani2) La flagellazione

di Gesù

3) L’incoronazionedi spine

4) Il viaggio al Calvario di Gesùcarico della croce

5) Gesù è crocifissoe muore in croce

Gloriosi1) La risurrezione

di Gesù2) L’ascensione

di Gesù al cielo3) La discesa dello

Spirito Santo 4) L’Assunzione

di Maria al cielo5) L’Incoronazione

di Maria Reginadel cielo e della terra

Madonna, chiesa di Cimone

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Alcune immagini dei bambini dell’oratorio men-tre prepararno i disegni di Natale assieme ainonni, animatrici e parenti.

In chiesa con il coro la Gagliarda

Le prove del coro dei piccoli ad Aldeno

Coro e banda in chiesaad Aldeno per santa Cecilia

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ti

Le catechiste con alcuni alunni in visita al campanile

La Santa messa la notte di Natale ad Aldeno

Nuovo LogoAnche il grup-po missiona-rio di Aldenosi è dotato diun propriologo.L’intenzione èdi esprimere inimmagine il sensodel ritrovarsi alavorare per unmondo con logi-che diverse. Il disegno rappresenta una famiglia unitache su un carrello porta il mondo. Ad unosguardo attento non sfuggirà che il globo èappositamente rovesciato per rendere l’i-dea che non esiste un sopra e un sotto, unmondo ricco e uno povero, esistono even-tualmente sfruttati e sfruttatori. Il mondo èdi tutti e quindi ad ognuno il compito diportarlo e di salvarlo.

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Pellegrinaggio martedì 20 aprile 2010 alla Sacra Sindone

Cosa è la Sindone? Un lenzuolo di lino che misura 437 cm in lunghezza e cm 111 inlarghezza, compresa una striscia cucita longitudinalmente larga circa cm 8. LaSindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone, è conservata nel Duomo di

Torino, sulla quale è visibile l'immagine di un uomo, di cui è identificabile non solo la con-dizione di morte ma anche la causa della morte, per crocifissione. Nonostante l'immaginepresenti qualche difficoltà di lettura, a causa di un'inversione di toni chiaro-oscuri simili aquelli del negativo fotografico, se ne distinguono alcuni caratteri, come quello della rigiditàcadaverica e dell'assenza di qualsiasi segno di putrefazione del cadavere. Si notano inoltresul corpo numerosissimi segni di ferite da flagellazione, la presenza alle mani e ai piedi dibuchi da ferita di corpo acuminato (i chiodi), i segni di numerose punture sul cuoio capellu-to, una grande ferita al fianco sinistro. Questi elementi concorrono alla definizione di unavicenda misteriosa ma ben caratterizzata, di cui non è segnalato il protagonista e l'epoca del-l'evento. La tradizione identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello che fu usato peravvolgerne il corpo quando egli, morto, fu deposto nel sepolcro. Il lenzuolo sarà visibile dal 13 aprile al 20 maggio 2010 nel Duomo di Torino. L'ultimaostensione risale al giubileo del 2000 e non è dato sapere quando sarà la prossima.

Per chi desidera partecipare al pellegrinaggio il Martedì 20 aprile il costo è di euro 25 daversare al momento dell'iscrizione (compilando e riconsegnando il modulo sottostante).Il programma prevede la partenza alle 6 del mattino dalla piazza diAldeno, arrivo a Torino verso le 11 e visita al Duomo alle ore 12 (con unbreve tempo per la preghiera personale). Pranzo al sacco nei pressi del cen-tro di Torino e spostamento a Superga dove sarà celebrata l'Eucarestia evisitato il santuario. Per le ore 23 è previsto il ritorno ad Aldeno.

Nome e cognome

Eventuali altre persone

Verso Euro: n° di tel.

PELLEGRINAGGIO A TORINO - 20 APRILE 2010

Massimo 100 persone - SCRIVERE IN STAMPATELLO LEGGIBILE

RITAGLIARE LUNGO LA LINEA TRATTEGGIATA

ostensione della Sacra Sindone

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Vestizione di Claudia Dallago

Martedì 8 dicembre 2009, con una semplice quantointensa cerimonia, si è svolta presso il monastero

Trappista di Valserena (si trova vicino a Pisa) la vestizio-ne di Claudia Dallago. Si tratta di un primo passo impor-tante nel cammino verso la con-sacrazione, il vestito bianco e ilvelo indicano il desiderio dellacandidata di consacrarsi total-mente al Signore. In modo parti-colare la comunità di GarnigaTerme ha pregato e ricordatoquesto evento. Alla celebrazioneerano presenti i familiari diClaudia.

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Un giorno a Lourdes15 settembre 2010Dopo l'esperienza molto positiva delPellegrinaggio di un giorno aLourdes fatta con 70 parrocchiani loscorso anno, riproponiamo il viag-gio, per quanti lo desiderano, per ilmercoledì 15 settembre 2010.La partenza sarà al mattino prestodalla piazza di Aldeno, si raggiunge-rà l'aeroporto Catullo di Verona e, inaereo, Lourdes.

La giornata sarà dedicata alla preghiera, alle celebrazioni religiose (Via Crucis almattino appena arrivati, santa Messa in Basilica e processione eucaristica alle ore17), ci sarà inoltre la possibilità di andare alle piscine, alla grotta e di visitare i

luoghi della vita della veggente santa Bernardetta. La quota di partecipazione è di euro 320 com-prendente viaggio, pranzo in ristorante, assicura-zione e pullman (Verona-Aldeno e Aereoporto diLourdes-Santuario). Ci si può preiscrivere telefonando in canonica adAldeno (0461-842514), la quota va versata dal 1aprile in poi. È necessaria la Carta d'Identità vali-da. Massimo 80 posti.

Il giorno della vestizione, 8 dicembre 2009

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l’approfondimento

A proposito di...solitudine

“Nessun uomo è un’isola a sé stante,ognuno è parte di un continente”

(dal calendario Insegnaci la sapienza del cuore)

Solitudine: patologia, condizionesubìta o scelta consapevole?

Veniamo al mondo perché qualcuno ciha desiderato, ci ha fatto nascere e ci haaccolto, collocandoci in una rete di relazioni indispensabili. Siamo al mondo eabitiamo nel mondo, ricopriamo una posizione nella società ed intessiamo relazio-ni interpersonali. Di base non siamo fatti per stare e vivere da soli: accettiamo leregole di una comunità civile e le interpretiamo autonomamente, rivendicando lanostra individualità al suo interno. “L’uomo è un animale sociale” dichiaravaAristotele nel IV sec. a.C. e questa affermazione è quanto mai attuale: come esse-ri umani abbiamo la necessità di stringere legami, che poi possiamo decidere diallentare o addirittura spezzare, ma non possiamo fare a meno degli altri.La solitudine è una condizione innaturale dell’uomo: implica isolamento, man-canza di affetti, di contatti, di sostegno, di equilibrio psicologico. E’ uno stato diprivazione o di auto-privazione. Nella società contemporanea è spesso giudicatadagli scienziati sociali come una “disfunzione” da correggere; in casi estremi sitrasforma in patologia. In tali circostanze la solitudine esprime una sensazione diinadeguatezza, di scontro o di lacerazione tra individuo e famiglia, comunità osocietà. “L’animale sociale” si sforza invece di trovare un equilibrio fra la “per-sona” e la “comunità”, una stabilità tra l’individuo e la società, per evitare il fortepericolo dei nostri tempi di iper-valorizzare l’Io rispetto al bene della collettività.Oggigiorno esiste anche una solitudine subìta. E’ quella dell’anziano abbandona-to, che non ha le risorse economiche per sostentarsi, che non ha più stimoli e pro-getti e che si sente d’intralcio, o tale viene fatto sentire. E’ quella del giovane chenon trova ascolto all’interno della famiglia, che non riesce ad inserirsi nel gruppodei coetanei o che è spaventato dall’incertezza associata ad ogni decisione per ilfuturo. E’ quella del lavoratore lasciato precocemente a casa, estraniato improvvi-samente dalle logiche del mondo produttivo e che deve reinventarsi la propriaquotidianità. E’ quella sensazione di isolamento che ognuno di noi ha provatoalmeno una volta nella vita confrontandosi con un mondo che corre veloce, chepretende il problem-solving immediato, che impone ritmi, che detta valori e, tal-volta, disvalori. Sicuramente le città frenetiche e convulse del mondo contempo-raneo non facilitano le relazioni sociali e qualche volta le proposte di solidarietàe di coinvolgimento risultano un’utopia sociologica. Lo sviluppo economico sem-

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bra aver forgiato un tipo d’uomo la cuipsicologia ruota attorno alla propriaristretta cerchia familiare, quando serena,e al proprio interesse. La chiusura relazio-nale è tangibile nei rapporti di vicinato,praticamente inesistenti nei condomini enelle palazzine che troneggiano nellenostre città e che ben rappresentano situa-zioni di disagio e drammi di solitudinechiusi dietro porte anonime. La poca

conoscenza reciproca nega ai più la possibilità di creare comunità, momenti didialogo, attimi di convivialità.La solitudine può dunque essere una patologia o una condizione subìta, ma nonsolo.Sicuramente tutte le attività umane che impegnano le facoltà intellettive necessi-tano anche di momenti di solitudine: l’ispirazione e la creazione artistica, la lettu-ra di un buon libro, l’ascolto di musica oppure lo studio. E’ però un tipo di solitu-dine differente, voluta come opportunità di riflessione, di concentrazione, dibenessere interiore, un’intima parentesi nella trama del tessuto sociale. Una soli-tudine ricercata, che la realizzazione personale, l’equilibrio maturo e la consape-volezza di sé permettono di vivere e gustare serenamente. L’incapacità di rimane-re un attimo soli, riempiendo la quotidianità con continui stimoli, contatti e atti-vità, è infatti spia altrettanto allarmante di malessere interiore e di inadeguatezza.Prima una persona riesce a star bene da sola, prima e meglio apprezzerà la com-pagnia degli altri. Per stare bene anche da soli si deve amare incondizionatamen-te ciò che si fa, perché non è detto che fare una cosa senza compagnia debba perforza essere frustrante. Siamo noi con i nostri pensieri negativi a decretare l’acce-zione della nostra solitudine, a far calare ilbuio sulle nostre relazioni e sulla nostrainteriorità.

l’approfondimento

SolitudineHa una sua solitudine lo spazio,solitudine il maree solitudine la morte – eppuretutte queste son follain confronto a quel punto più profondo,segretezza polare,che è un’anima al cospetto di se stessa: infinità finita.

Emily Dickinson

Il crocifisso della sacrestia a Cimone

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il carnevale in parrocchia

2 euro

Dalmata

Giulio Cesare

Foto di gruppo

Picasso

Supereroi

La tv

Orso bau

Pippi

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eventi

Thè

Viva gli animatori

Cucu

Zorro

Orsetto

Farfalle

Famiglia di nobili

Cuoco pasticciere

Wow

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i presepi nelle nostre comunità

Il telo esposto in chiesaNicole Baldo mentre preparara ilpresepe della chiesa di Aldeno

Presepe della animatrice Angela Toller

... e quello della famiglia di Mario Piffer

Martina Baldo conil suo presepe

...e quello di Giulia Forti, nel riquadro un particolare

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i pre

sepi

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ostre

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unità

Presepe della animatrice Angela Toller

Presepe vivente a Cimone Un piccolo presepe

Due immagini del presepe in movimento della famiglia Innocenti

Raffaella tiene in mano il più antico dei suoi presepi, nell’altra foto molti altri suoi presepi

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I nostri defunti

Marchi Corneliodi anni 86 Cimone

31/10/2009

Cont Floriodi anni 90 Aldeno

14/11/2009

Prada Vandav. Cramerotti

di anni 72 Aldeno16/11/2009

Coser Sylvadi anni 83 Aldeno

18/11/2009

Falzin Ugodi anni 93 Aldeno

28/11/2009

Munari Pierinav. Cramerotti

di anni 86 Aldeno01/12/2009

Pescador Luigidi anni 82 Aldeno

04/12/2009

Pescador Robertodi anni 90 Aldeno

08/12/2009

Innocenti Carmela n. Cristellidi anni 66 Aldeno 21/11/2009

Mauro ti ha teso la manoe tu non sei stata capace di dire no.Ma noi sappiamo, siamo sicuri cheora sei con lui e stai preparandola casa per tutti noi, per stare insiemeper sempre, per accoglierci come sempre hai fatto qui.Grazie mamma per tutto quelloche ci hai fatto, che ci hai insegnato,che ci hai dato.

E scusaci se nonsiamo riusciti a faredi più. Ciao mamma, nonna, Carmela.Proteggici sempre e non esserepreoccupata per noiperché ci aiuteremotutti insieme uniticome tu ci haiinsegnato. Ti amiamo tanto

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Peterlini Annadi anni 8202/01/2010

Cont Lina in Merlerdi anni 7212/01/2010

Endrighi Nelladi anni 8712/01/2010

Zanlucchi Carmeladi anni 9807/02/2010

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Scrutare l'orizzonteveder spuntare il soletendere le maniper sentire il suo calore.

Guardare il mare azzurropoterlo sorvolarecome un gabbiano in voloche libera le sue ali.

Alzare al cielo il voltospaziare tutto intornofino in cima alla montagnadove brilla una croce.

Chiudere gli occhisentire una voceinebriarsi del suo amoredi te, Signore.

SPERANZE di Ierta Beozzo

I nostri defunti

Beozzo Annav. Rossi

di anni 77 Aldeno01/01/2010

Sisti Liviadi anni 89 Aldeno

03/01/2010

Coser Liddadi anni 86 Aldeno

03/02/2010

Piffer Rosalbain Coser

di anni 57 Garniga T.04/02/2010

Carpentari Alfredodi anni 78 Aldeno

07/02/2010

Rossi Pierinadi anni 79 Cimone

08/02/2010

Scarinzi Almadi anni 66 Aldeno

13/02/2010

I DEFUNTIDA FUORI PAESE

Cristo pensante. CimaCastellazzo a passo Rolle.La statua è a 2.333 metri slm.

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i moduli d’iscrizione

Nome e cognome

classe frequentata

nato il

via paese

n° di tel

firma di un genitoreo di un responsabile

MODULO DI ISCRIZIONE

All’iscrizione versa un accontodi Euro 50

Il saldo dovrà essere effettuatoentro fine maggio 2010

TROVI ALTRI TAGLIANDI IN CHIESA

RITAGLIARE

Proposte estate 2010Campeggio per i mignonTerza asilo, prima e secondaelementare a Garniga TermeDa lunedì 7 a giovedì 10 giugnoEuro 60Campeggio per le elementariDalla terza alla quinta elementarea Tiarno di SottoDa martedì 13 a martedì 20 luglio Euro 170 Campeggio per le mediea Tiarno di SottoDa giovedì 22 a venerdì 30 luglio. Euro 180Animatori all’isola d’ElbaDa da lunedì 2 a lunedì 9 agosto

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gli o

rari

FESTIVOAldeno ore 08.00

ore 10.30ore 20.00

Cimone ore 09.30Garniga T. ore 10.30

1° venerdì di ogni mesea Garniga Vecchia alle ore 18.00

GIORNI FERIALIAldeno: lunedì ore 17.30

martedì ore 08.00mercoledì ore 17.30giovedì ore 08.00venerdì ore 08.00

Cimone: giovedì ore 18.00

Garniga T.: martedì ore 18.00

ORARIO SANTE MESSE IN VIGOREFINO AL 6 GIUGNO 2010

GIOVEDI’ SANTOSanta Messa in «Cena Domini» con la lavanda

dei piedi alle ore 20 ad Aldeno

VENERDI’ SANTOPassione del Signore alle ore 15 ad Aldenoalle ore 20.00 Via Crucis a Garniga Terme

SABATO SANTOSolenne veglia Pasquale

alle 22.00 ad AldenoDOMENICA DI PASQUA

Come festivo (senza la Messa alle ore 20.00)

PASQUETTACimone Ore 9.30Garniga Terme Ore 10.30Aldeno Ore 10.30

ORARI PARTICOLARI PER LA SETTIMANA SANTA

In quaresima ad Aldeno ogni sabato dalle ore 17.00 alle 18.00

CONFESSIONI


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