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Problemi di una filosofia dell’immaginazione 2011/3

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Problemi di una filosofia dell’immaginazione 2011/3. Il Lonfo (di Fosca Maraini, da La gnosi delle fanfole ) Il Lonfo non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta , ma quando soffia il bego a bisce bisce sdilenca un poco e gnagio s' archipatta . - PowerPoint PPT Presentation
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Problemi di una filosofia dell’immaginazione 2011/3
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Il Lonfo(di Fosca Maraini, da La gnosi delle fanfole)

Il Lonfo non vaterca né gluiscee molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce biscesdilenca un poco e gnagio s'archipatta.

E' frusco il Lonfo! E' pieno di lupignaarrafferia malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupignase lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio Lonfo ammargellutoche bete e zugghia e fonca nei trombazzi

fa lègica busìa, fa gisbuto;e quasi quasi in segno di sberdazzi

gli affarferesti un gniffo. Ma lui zutot' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.

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L’immaginazione e il suo rapporto

con l’origine dal mondo

Alternative al reale

Immaginazione contestuale

Immaginazioneassoluta

Finzioni del possibile Fantasticherie Finzioni

narrative

Modificazioni del reale

Immaginazione tecnologica Figuratività Finzione

ludica

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Era l'alba quando disse: -Sire, ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco. - Ne resta una di cui non parli mai. 

Marco Polo chinò il capo. - Venezia, - disse il Kan. 

Marco sorrise. - E di che altro credevi che ti parlassi? 

L'imperatore non batté ciglio. - Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome. 

E Polo: - Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. 

- Quando ti chiedo d'altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia. - Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia.

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E fieramente mi si stringe il core,A pensar come tutto al mondo passa,E quasi orma non lascia. Ecco è fuggitoIl dì festivo, ed al festivo il giornoVolgar succede, e se ne porta il tempoOgni umano accidente. Or dov'è il suonoDi que' popoli antichi? or dov'è il gridoDe' nostri avi famosi, e il grande imperoDi quella Roma, e l'armi, e il fragorioChe n'andò per la terra e l'oceano?Tutto è pace e silenzio, e tutto posaIl mondo, e più di lor non si ragiona.Nella mia prima età, quando s'aspettaBramosamente il dì festivo, or posciaCh'egli era spento, io doloroso, in veglia,Premea le piume; ed alla tarda notteUn canto che s'udia per li sentieriLontanando morire a poco a poco,Già similmente mi stringeva il core.

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Due diversi modi di di intendere la lontananza. In Ghirlandaio la lontananza parla del corso ciclico dell’esistenza, del suo essere disposta lungo il cammino tortuoso del diventare da giovani vecchi.

In Leopardi la lontananza è lo sprofondare nel silenzio, e il silenzio è la cifra della dimenticanza. Il silenzio è sovrumano ed è vuoto. Ed è lo sfondo su cui si eleva per un istante rumoroso la presenza degli uomini.

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immagini

Dinamiche materiali

Dinamiche soggettive

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Lo sguardo di Gregorio passò allora alla finestra e il cielo coperto - si sentivano gocce di pioggia picchiettare sulla lamiera del davanzale - finì d'immalinconirlo. "Se dormissi ancora un po',e dimenticassi tutte queste stupidaggini?" pensò; ma la cosa era impossibile, perché abituato a dormire sul fianco destro, e nello stato in cui si trovava, non era in grado di assumere quella posizione. Per quanta forza impiegasse nel cercare di buttarsi sulla destra, ricadeva sempre sul dorso. Provò cento volte, chiusegli occhi per non vedere le sue zampine annaspanti e smise solo quando cominciò a sentire sul fianco un dolore leggero, sordo, mai provato prima.

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