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Progetto di Ricerca “STUDIO CLINICO DEGLI EFFETTI PSICO ... · Risultati del Progetto di Ricerca...

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Progetto di Ricerca “STUDIO CLINICO DEGLI EFFETTI PSICO-FISICI DELL’USO DI SOSTANZE DOPANTI” Risultati del Progetto di Ricerca “STUDIO CLINICO DEGLI EFFETTI PSICO-FISICI DELL’USO DI SOSTANZE DOPANTI” Finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport mediante la Legge Regionale n° 17 art. 40
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Progetto di Ricerca “STUDIO CLINICO DEGLI EFFETTI PSICO-FISICI DELL’USO DI

SOSTANZE DOPANTI”

Risultati del Progetto di Ricerca “STUDIO CLINICO DEGLI EFFETTI PSICO-FISICI DELL’USO DI SOSTANZE DOPANTI”

Finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

mediante la Legge Regionale n° 17 art. 40

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Indice

Indice Pag. 3

Interventi di Saluto Pag. 4

Introduzione Pag. 6

Obiettivi della ricerca Pag. 8

Materiali e metodi Pag. 9

Descrizione del campione Pag. 10

Procedimento di inferenza statistica Pag. 11

Elaborazione statistica dei dati Pag. 13

Metodologia di intervento Pag. 14

Risultati Pag. 15

Analisi delle interviste qualitative Pag. 22

Conclusioni Pag. 24

Bibliografia Pag. 26

Staff di ricerca Pag. 27

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Interventi di Saluto

Gianfranco FARA

Presidente del CONI Regionale della Sardegna

Se avessi avuto dubbi, questo studio sul rap-porto tra doping e sport mi ha convinto che u-n'indagine di questo tipo era indispensabile. Per conoscere alcuni aspetti del nuovo modo di concepire l'attività fisica, per avere più infor-mazioni sui condizionamenti culturali che l' im-piego di sostanze adiuvanti va determinando nei nostri giovani e, purtroppo, non solo in essi. Lo studio condotto dal Professor Carlo Lai, car-

diologo con il cuore attento alle pulsazioni della società moderna, induce a riflessioni inquietanti. Basti pensare che, dall'indagine compiuta per realizzare questo lavoro, risulta che l'uso del doping viene diffuso non solo per aumentare le prestazioni di coloro che fanno sport per professione, ma anche tra coloro che svolgono atti-vità sportiva per dilettantismo e per spirito amatoriale (complessi-vamente, 35%). Non solo, ma esiste un 2% di sconsiderati che assu-me sostanze dopanti per migliorare le prestazioni durante lo svago. Non solo. C'è un 23% di persone che si dopa "per migliorare l'aspet-to fisico" mentre il 6% lo fa per curiosità. Che tutto questo sia il se-gno di una mentalità che cambia e che privilegia valori che poco hanno a che vedere con la salute, lo dimostra il fatto che il 22% degli intervistati ha dichiarato che coloro che prendono droghe "fanno bene perché fanno ciò che li fa star bene". Lo studio curato da Carlo Lai, che ringrazio di cuore, è ricco di notizie e apre una finestra importante su un fenomeno che merita una maggiore riflessione ed un ulteriore approfondimento. Da parte mia c'è la convinzione che, su questi aspetti, lo sport dovrà interrogarsi ancora ed esercitare un'attenzione più vigile. Perché lo sport non può venire meno all'obbligo di essere fonte di salute e di crescita culturale.

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Carlo LAI

Direttore Struttura Complessa di Cardiologia UTIC PO SS. Trinità -

Cagliari

Presidente della Scuola Regionale dello Sport della Sardegna

L’esasperazione agonistica frutto di enormi in-teressi economici e politici, ha favorito nel cor-so degli anni la diffusione di massacranti tecni-che di allenamento e l’utilizzo di sostanze o metodi illeciti, i soli ritenuti capaci di consentire il raggiungimento del massimo beneficio bio-meccanico o psicologico tra gli atleti professio-nisti. L’insoddisfacente rendimento atletico, la di-

pendenza psicologica, l’ignoranza su effetti collaterali o dannosi, le pressioni ambientali da parte di allenatori, colleghi, medici, manager e media sono i motivi più frequenti della larga diffusione del doping tra gli sportivi d’elite. Il doping è un fenomeno eterogeneo non solo nelle modalità di pra-tica e nella diffusione, ma anche per categorie di atleti che rischia ulteriormente di coinvolgere. E anche se i numeri al momento at-tuale sono piccoli, è infatti crescente la sua diffusione tra gli sportivi amatoriali e soprattutto fra i giovani che sfuggono totalmente ad ogni controllo istituzionalizzato. Per avere un’idea sul fenomeno del doping nella popolazione di sportivi che frequentano le palestre, si è effettuata un’indagine co-noscitiva su un campione residente a Cagliari e nel suo hinterland cercando di appurare le loro conoscenze sul doping, su come si rap-portano o su come si rapporterebbero di fronte alle normali circo-stanze alle quali li sottopone la pratica sportiva.

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Introduzione

Questa ricerca muove da una semplice osservazione quotidiana: il numero delle persone che praticano con regolarità un’attività fisica è in costante e progressivo aumento. Il fenomeno, che riguarda tutti i paesi occidentali, è di portata così vasta da avere indotto gli stu-diosi delle scienze sociali a coniare un termine per definirlo: si parla infatti di “sportivizzazione della società”, comprendendo sotto que-sta etichetta non soltanto la diffusione sempre più ampia della pra-tica sportiva ma anche una serie di tendenze correlate, che genera-no riflessi nel campo del costume, della moda, dell’alimentazione, della salute, della percezione di sé, dei rapporti interpersonali, delle relazioni tra i sessi. Il sospetto, già avanzato del resto da diversi stu-diosi, è che a questo movimento di “sportivizzazione della società” corrisponda un movimento simmetrico di trasformazione, se non addirittura di svuotamento, dei valori e delle motivazioni che sono stati fin qui alla base delle discipline sportive: un movimento, se-condo la definizione ideata dal sociologo belga Paul de Knop, di “de-sportivizzazione dello sport”. Sarebbe cioè in atto un processo di emancipazione dalle regole organizzative, rigide e uguali per tutti, che hanno contrassegnato l’evoluzione delle discipline sportive dagli ultimi decenni del XIX secolo e lungo il corso dell’intero Novecento. I nuovi praticanti mirano a un’attività sportiva più libera sia nelle forme prescelte sia nelle modalità espressive, più connotata a livello locale e personale, diretta a soddisfazioni e gratificazioni più imme-diate. Ma, al di là di queste tendenze superficiali, è forse in atto una trasformazione ben più profonda che mette in causa il modo stesso di intendere la pratica sportiva per effetto di tre potenti fattori: le motivazioni salutistiche, il bisogno di socializzazione, il sempre più accentuato desiderio di emergere. Questi impulsi sembrano sosti-tuirsi progressivamente a quelli tradizionali, relegando la compo-nente agonistica a un ruolo marginale sia sotto il profilo delle moti-vazioni (mettersi alla prova) sia sotto quello degli obiettivi o dei fini (giocare per vincere, correre per migliorare un tempo, combattere per atterrare l’avversario, e così via).

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Il prevalere, nella gerarchia degli impulsi motivanti, degli aspetti le-gati al benessere psicofisico e alla socialità ha provocato, da una parte, il sorgere di nuove discipline, spesso derivate da quelle tradi-zionali ma con un profondo sovvertimento delle regole formali e or-ganizzative (caso tipico il calcio a cinque), e dall’altra il diffondersi di una pratica amatoriale sempre più slegata da ogni inquadramento istituzionale (federazioni, associazioni, club). In questo quadro di forte personalizzazione di un’attività sportiva che tende a emanciparsi da regole e controlli, l’indagine che qui si presenta ha deciso di privilegiare un settore dove l’elemento narci-sistico assume particolare rilievo e dove la diffusione del fenomeno del doping merita certamente un approfondimento e un primo ten-tativo di quantificazione: il mondo delle palestre, della pesistica e del bodybuilding.

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Obiettivi della ricerca Il fenomeno del doping è ormai arrivato a interessare tutte le cate-gorie di sportivi, dai professionisti ai dilettanti fino ai semplici ama-tori, e pressoché tutte le discipline, anche se alcune (come il cicli-smo, l’atletica e la pesistica) con evidenza mediatica ben superiore a quella di altre (come ad esempio il calcio e il tennis), dove presumi-bilmente i controlli sono meno sistematici, estesi ed efficaci. E’ dunque incontestabile che si presenti la necessità di valutare quanto diffuso sia l’utilizzo delle sostanze dopanti a livello di movi-mento sportivo di base e quale sia il livello di informazione in mate-ria, così da poter progettare e intraprendere le più adeguate azioni di prevenzione principalmente sul piano educativo. Per riuscire a formarsi un’idea quantitativa sulla diffusione (e sulla percezione) del fenomeno del doping nella popolazione di sportivi che frequentano le palestre, si è effettuata un’indagine conoscitiva su un campione di giovani residenti a Cagliari e nel suo hinterland. Lo scopo era naturalmente quello di appurare le loro conoscenze concrete in materia di uso di sostanze dopanti e di integratori, ma anche quello di verificare quale fosse tra loro l’atteggiamento di pensiero prevalente nei confronti del doping e dell’ammissibilità del suo uso. La costruzione, la distribuzione e l’analisi di un questionario costrui-to ad hoc ha consentito di avere una visione più ampia e realistica del fenomeno doping e della sua diffusione tra gli sportivi che fre-quentano le palestre. Una più completa analisi del fenomeno metterebbe nelle condizioni di comprendere come intervenire nel modo più corretto per entrare in comunicazione non soltanto con gli atleti ma anche con allenatori e gestori di palestre, così da poter fornire a tutti questi soggetti una formazione professionale ed etica adeguata in materia di doping.

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Materiali e metodi La ricerca è stata realizzata grazie all’utilizzo di un questionario co-struito ad hoc da un gruppo multidisciplinare. Lo scopo era quello di misurare il consumo di sostanze dopanti e di integratori e di valuta-re i relativi atteggiamenti nei confronti del loro uso. Il questionario (riportato in allegato) si compone di tre sezioni, la prima delle quali volta a ottenere informazioni di tipo anagrafico, la seconda incentrata sulla raccolta di dati legati alla tipologia di sport praticato, al livello di impegno richiesto dalla pratica di questa attivi-tà sportiva, all’accettazione del proprio corpo, ai bisogni cui si cerca soddisfazione attraverso la pratica sportiva, e la terza concepita per indagare sulle conoscenze e sulle tipologie di consumo degli integra-tori e delle sostanze dopanti. Le diverse aree poste in relazione tra loro possono dare un quadro generale dell’atteggiamento del sog-getto rispetto all’uso delle sostanze dopanti. Il questionario è composto da sole domande chiuse per una maggio-re semplicità di codifica dato l’alto numero di intervistati. I questionari sono stati distribuiti in varie palestre private di Cagliari e del suo hinterland e presso due grossi rivenditori di prodotti per palestre e di integratori alimentari. La distribuzione è stata preceduta da riunioni informative rivolte ai gestori delle palestre, durante le quali sono state evidenziate le fina-lità della ricerca e le modalità di somministrazione del questionario. Questa modalità ha cercato di avviare un processo di standardizza-zione della somministrazione offrendo una traccia univoca al som-ministratore e un punto di riferimento stabile al rilevatore. In fase di somministrazione sono state lette ai soggetti le istruzioni poste all’inizio del questionario, garantendo così l’anonimità del questionario e il suo utilizzo per scopi prettamente scientifici.

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La compilazione del questionario è stata effettuata da ciascun sog-getto in maniera autonoma e senza limiti di tempo.

Descrizione del campione Il campione potenziale in esame è costituito da soggetti che fre-quentano le palestre di Cagliari e del suo hinterland per praticarvi prevalentemente bodybuilding e discipline di lotta. Sono stati distribuiti 200 questionari con l’obiettivo di riceverne compilati almeno il 30%. Ne sono stati in effetti ricevuti e analizzati 60. Per ciò che concerne la variabile età, il campione ha un’età media di 33 anni mentre il titolo di studio più rappresentato è il diploma di istituto superiore (i laureati sono invece il 20%).

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Per ciò che concerne la variabile sesso il campione è così distribuito: TABELLA 1

MASCHI 48 80%

FEMMINE 12 20%

Distribuzione per sesso

MASCHI

FEMMINE

Procedimenti di inferenza statistica L’analisi dei risultati è stata realizzata tramite procedimenti di stati-stica descrittiva e inferenziale. Per poter generalizzare a un’intera popolazione le conclusioni tratte dall’esame di alcuni parametri dei gruppi considerati si utilizzano procedimenti di inferenza statistica, alla base della quale stanno alcuni concetti fondamentali della teo-ria matematica delle probabilità. L’inferenza statistica ci ha permes-so, dall’esame delle variabili del campione, di arrivare a talune con-clusioni sulla distribuzione delle variabili osservate. Ciò significa che le informazioni (i dati) ottenute sul campione possono essere este-se, entro certi limiti, all’intera popolazione. Il livello di probabilità prescelto per la nostra ricerca è dello 0.05; quando la probabilità di verificarsi dell’evento ottenuto in un esperimento è inferiore (o u-guale) al livello di significatività prescelto, si decide di rifiutare “l’ipotesi nulla” e di accettare “l’ipotesi alternativa”.

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L’ipotesi nulla sta a indicare che non esiste nessuna differenza tra le medie dei campioni considerati; l’ipotesi alternativa considera che il parametro di una certa popolazione ha un valore diverso da quello indicato nell’ipotesi nulla. Quindi l’ipotesi alternativa non è altro che l’espressione operativa dell’ipotesi di ricerca dello sperimentatore.

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Elaborazione statistica dei dati La prima fase della ricerca ha naturalmente richiesto l’inserimento e la codifica delle domande del questionario; successivamente i dati sono stati trattati con opportune elaborazioni statistiche per avere un quadro generale dell’uso di sostanze dopanti e della percezione del rischio relativo. Una seconda elaborazione dei dati attraverso il test del chi quadro ha permesso di individuare la presenza di differenze significative nella distribuzione delle risposte nelle diverse tipologie di risposta. L’analisi statistica è stata effettuata elaborando i dati con il pacchet-to statistico SPSS vs 10.0. In particolare ci si è serviti delle seguenti analisi:

• calcolo delle frequenze e dei valori percentuali

• chi quadro (livello di significatività: P = 0.05)

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Metodologia di intervento L’intervento è stato articolato in quattro momenti principali:

− Costruzione ed elaborazione del questionario conoscitivo;

− Incontri preliminari con responsabili delle palestre per la pre-sentazione e illustrazione della ricerca e dei suoi obiettivi;

− Diffusione del questionario;

− Recupero delle schede e relativa elaborazione.

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Risultati In questo paragrafo vengono riassunti e analizzati i risultati dell’indagine relativi alla seconda sezione (motivazione della pratica sportiva, livello d’impegno e altro) e alla terza sezione (conoscenze sul doping, atteggiamento relativo al consumo di integratori e di so-stanze dopanti) del questionario distribuito. POPOLAZIONE ESAMINATA: 60 SOGGETTI

SEZIONE N. 2 LIVELLO DI PRATICA

A) LIVELLO AGONISTICO 35 58%

B) LIVELLO AMATORIALE 25 42%

58%

42%

livello agonistico livello amatoriale

In questa prima tabella sono riassunti i risultati relativi alla prima domanda della Sezione 2, riguardante il livello di pratica sportiva.

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Il campione esaminato ha messo in evidenza che l’attività sportiva viene svolta prevalentemente con finalità agonistiche, ma è certo interessante notare come la percentuale dei soggetti che la svolgo-no a livello amatoriale sia molto significativa (oltre il 40%), a con-ferma delle tendenze in atto esposte nel corso dell’introduzione. Questo dato andrà tenuto presente nel valutare le risposte alle suc-cessive domande della seconda e della terza sezione.

QUANTE ORE TI DEDICHI ALLO SPORT SETTIMANALMENTE?

A. 1 ORA A SETTIMANA 2 4%

B. DA 1 A 3 ORE LA SETTIMANA 15 25%

C. DA 4 A 7 ORE A SETTIMANA 30 50%

D. PIÙ DI 7 ORE A SETTIMANA 13 21%

TOTALE RISPOSTE 60 100%

1 ora a

week

da 1 a 3

ore week

da 4 a 7

ore week

più di 7

ore week

Nel terzo quesito si è voluto indagare sull’impegno dedicato all’attività sportiva in termini di tempo. Dai dati osservati si evince che più della metà degli intervistati dimostra una notevole costanza nella pratica dell’attività sportiva e una percentuale importante (21%) la pratica con un’assiduità elevata (più di 7 ore la settimana).

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Possiamo dire nel complesso che oltre i due terzi del campione (il 71%) dedicano all’attività sportiva un impegno costante e una quan-tità di tempo significativa. Poiché questo dato è nettamente supe-riore a quello relativo alla percentuale di praticanti a livello agonisti-co, se ne può dedurre che il mondo della palestra costituisce un centro di attrazione importante anche per una quota considerevole (non meno del 30%) dei praticanti a livello amatoriale.

PERCHÉ PRATICHI SPORT?

A. PER MIGLIORARE LA SALUTE FISICA 16%

B. PER MIGLIORARE L’ASPETTO FISICO 38%

C. PER CONOSCERE NUOVE PERSONE 14%

D. PERCHÉ VOGLIO CONFRONTARMI CON GLI ALTRI 20%

E. ALTRO 12%

In questa domanda vengono indagate le motivazioni che spingono alla pratica sportiva e i bisogni di cui si cerca soddisfazione attraver-so questa attività. Il dato che salta subito agli occhi è quello relativo all’alta percentuale di intervistati che dichiara di praticare lo sport in vista di un miglioramento del proprio aspetto fisico: ben il 38%. Sommando a questa motivazione che potremmo definire narcististi-ca quella salutista (migliorare la salute fisica: 16%), possiamo dedur-re che oltre la metà del campione (54%) è spinta alla pratica sporti-va da un bisogno di cura del corpo. Questo dato conferma sostan-zialmente quanto atteso in questo campione e si trova in concor-danza con le storiche ricerche di Gill e Gross(1983) e con quella da noi realizzata in Provincia di Cagliari nel 2006. Analizzando gli altri dati, lo sport rappresenta un modo per socializzare solo per il 14% del nostro campione. Sicuramente rilevante è, ai fini della nostra in-dagine, anche il dato (20%) in cui gli intervistati dichiarano di fare sport “per confrontarsi con l’altro”.

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Analisi della: SEZIONE N. 3

Questa terza sezione indaga sulle conoscenze in materia di doping e sulle tipologie di consumo degli integratori e delle sostanze dopanti da parte del nostro campione. E’ questa la sezione più articolata, ma anche la più complessa e inte-ressante, che ci ha permesso di evidenziare il consumo dichiarato di integratori e sostanze dopanti. L’analisi dei risultati ci consente di affermare che esiste un’altissima diffusione degli integratori alimen-tari (78%) a fronte di un livello di informazione decisamente basso in materia (il 56% sbaglia nel riconoscerli). L’attendibilità delle rispo-ste sul consumo è stata infatti valutata con un controllo incrociato sulla conoscenza dei prodotti in questione. Decisamente più basse, seppure fin troppo significative in valori as-soluti, le percentuali riscontrate nell’uso dichiarato di sostanze do-panti (31%), nei confronti delle quali il campione ha dimostrato un livello di conoscenza nettamente superiore: la percentuale di errore nel riconoscerle scende infatti al 34%. Circa l’opportunità di assumere gli uni (integratori) e le altre (so-stanze dopanti), il campione afferma prevalentemente che “possa essere giusto in alcune circostanze”, con una maggiore convinzione per ciò che riguarda gli integratori (55% contro il 46%). In questa sezione viene inoltre indagato l’atteggiamento del cam-pione circa la visione sociale dell’uso di doping. Vengono riassunte di seguito le percentuali di risposta relative.

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DOV'È DIFFUSO IL DOPING?

1. IN TUTTE LE ATTIVITÀ DI LAVORO E DI SVAGO 2%

2. NELLO SPORT A LIVELLO PROFESSIONALE 60%

3. NELLO SPORT A LIVELLO DILETTANTISTICO 18%

4. NELLO SPORT A LIVELLO AMATORIALE 17%

5. NON SO 3%

2%

60%

18% 17%

1. In tutte le attività

di lavoro e di svago

2. Nello sport a

livello

professionale

3. Nello sport a

livello

dilettantistico

4. Nello sport a

livello amatoriale

PERCHÉ, SECONDO TE, UNA PERSONA DECIDE DI FAR USO DI DOPING?

1. PER MIGLIORARE LE PRESTAZIONI ATLETICHE 32%

2. PER NON ESSERE TAGLIATO FUORI DALLA SQUADRA 12%

3. PER NON ESSERE INFERIORE AGLI ALTRI 27%

4. PER MIGLIORARE L'ASPETTO FISICO 23%

5. PER CURIOSITÀ 6%

6. ALTRO 0

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20

32%

12%

27%

23%

6%

0

1

1. Per migliorare le

prestazioni

atletiche2. Per non essere

tagliato fuori dalla

squadra3. Per non essere

inferiore agli altri

4. Per migliorare

l'aspetto fisico

5. Per curiosità

6. Altro

COSA PENSI DEGLI ATLETI CHE SI DOPANO?

1. FANNO BENE PERCHÉ FANNO CIÒ CHE LI FA STAR BENE 22%

2. NON DOVREBBERO DOPARSI PERCHÉ L'ORGANISMO NE RISENTE 35%

3. DOVREBBERO VINCERE LE GARE CON LE LORO CAPACITÀ 25%

4. NON SO, NON MI INTERESSA 18%

22%

35%

25%

18%

1. Fanno bene

perché fanno ciò

che li fa star bene

2. Non dovrebbero

doparsi perché

l'organismo ne

risente

3. Dovrebbero

vincere le gare con

le loro capacità

4. Non so, non mi

interessa

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COSA PENSI DELLE SOSTANZE DOPANTI CHE GIRANO IN ALCUNE PALESTRE?

1. BISOGNEREBBE LIBERALIZZARLE PERCHÉ NON SONO DANNOSE 12%

2. DOVREBBERO ESSERE UTILIZZATE SOLO SOTTO IL CONTROLLO ME-

DICO 28%

3. NON DOVREBBERO CIRCOLARE PERCHÉ NUOCIONO ALLA SALUTE 50%

4. NON SO, NON MI INTERESSA 10%

12%

28%

50%

10%

1. Bisognerebbe

liberalizzarle

perché non sono

dannose2. Dovrebbero

essere utilizzate

solo sotto il

controllo medico3. Non dovrebbero

circolare perché

nuociono alla

salute4. Non so, non mi

interessa

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Analisi delle interviste qualitative L’indagine delle 8 interviste qualitative realizzate ha messo in evi-denza una serie di motivazioni che, a parere del nostro campione, possono indurre gli atleti all'uso di sostanze dopanti. Queste moti-vazioni sono state raggruppate in 3 categorie:

• Cause psicofisiologiche

A questa categoria appartengono le aspettative legate alla sostanza dopante come farmaco in grado di venire in soccorso dell’atleta in circostanze di particolare difficoltà: queste aspettative riguardano la riabilitazione dopo un infortunio, la riduzione del dolore, il controllo del peso, l’aumento dell’attivazione di energia muscolare. Appare chiaro che, in questi casi, la sopravvalutazione del beneficio appor-tato dal farmaco e, ancor più, la sottovalutazione del rischio connes-so al suo utilizzo sono fortemente influenzate non soltanto dall’insufficiente informazione al riguardo, ma anche e forse soprat-tutto dalla pressione dell’ambiente: altri sportivi, allenatori, prepa-ratori atletici. Questa categoria viene così in qualche modo ad appa-rentarsi a quella delle “cause sociali” elencate più sotto.

• Cause psicologiche ed emotive

Questa categoria di motivazioni comprende le aspettative più legate alla psicologia individuale e ai bisogni di soddisfazione narcisistica che sono spesso alla base della pratica sportiva. Sono aspettative che riguardano, da una parte, il desiderio di scongiurare esperienze negative (la paura del fallimento, l’insicurezza nei propri mezzi) e, dall’altra, quello di ottenere risultati gratificanti (la ricerca del suc-cesso a ogni costo, il mito della perfezione del corpo). Da quest’ultimo punto di vista l’analisi ha evidenziato che il ricorso a steroidi anabolizzanti (di particolare interesse per il mondo delle pa-lestre che costituisce l’oggetto della nostra indagine) è tipicamente motivato dall’attesa di benefici a breve termine: incremento della forza muscolare e del rendimento atletico, miglioramento dell’aspetto fisico. In generale, fra gli utilizzatori di steroidi, come

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era lecito attendersi, gli sportivi di livello agonistico sono più pro-pensi a usarli per motivi legati al rendimento atletico, mentre i pra-ticanti amatoriali sono motivati soprattutto da preoccupazioni rela-tive all’aspetto.

• Cause sociali

In quest’ultima categoria vengono a ricadere le motivazioni più for-temente condizionate dall’ambiente che circonda lo sportivo: più che di vere aspettative (come quella un po’ ingenua di cercare di emulare atleti di alto livello assunti a modello), si tratta di vere e proprie pressioni psicologiche cui il soggetto si trova esposto con continuità: pressioni esercitate non soltanto da istituzioni e figure istituzionali, come le federazioni, lo staff, gli sponsors, ma anche dai compagni di allenamento e perfino dall’ambiente familiare. Rispetto a queste tre macrocategorie nelle quali sono state inserite le risposte degli atleti sulle cause e le motivazioni che possono in-durre all’uso di sostanze dopanti, non bisogna dimenticare che, in generale, le persone decidono in base al valore atteso di ogni deci-sione, facendo un’analisi dei costi e benefici di ciascuna delle alter-native possibili di un’azione. La presa di decisione, però, non è un processo totalmente razionale. Lo sportivo si trova esposto in realtà, come si è visto, a una serie di condizionamenti ambientali, prove-nienti sia dall’ambiente a lui più vicino (il mondo dello sport con la sua filosofia della performance) sia da quello più vasto in cui è im-merso (il mondo nel suo insieme, con i suoi valori socio-culturali, i suoi miti, la sua filosofia della bellezza e della forza).

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Conclusioni Questa ricerca si è risolta in una preziosa esperienza poiché ci ha permesso, da un lato, di raccogliere un insieme articolato, coerente e significativo di dati e, dall’altro, di verificare la disponibilità degli attori del mondo sportivo a lasciarsi coinvolgere in prima persona su un argomento delicato come il doping. Attraverso le interviste e la conseguente analisi dei risultati si è po-tuto constatare che una percentuale consistente degli sportivi ha un atteggiamento piuttosto permissivo nei confronti del ricorso a so-stanze dopanti. In particolare, se si esaminano le risposte alla do-manda “Cosa pensi delle sostanze dopanti che girano in alcune pa-lestre?”, si può facilmente osservare che, mentre la metà esatta de-gli intervistati le considera nocive e dunque da proibire, la restante metà si divide tra indifferenti (10%), favorevoli all’uso sotto control-lo medico (28%) e fautori della totale liberalizzazione (12%). Sono indubbiamente cifre piuttosto inquietanti, che ci devono far riflettere sul peso delle pressioni socio-culturali esercitate dall’ambiente: soprattutto in chi pratica lo sport a livello agonistico la spinta, così tipica dei nostri tempi, ad abbattere qualsiasi ostacolo allo scopo di emergere, di avere successo, di dimostrarsi i migliori, può certamente essere individuata come un fattore che non si op-pone affatto, e anzi incoraggia a fare uso del doping. Si tratta di pressioni ambientali che provengono sia, in generale, dal “brodo” culturale circostante, con la sua smania del successo ad ogni costo, sia, in particolare, dalla mentalità predominante nel mondo dello sport di oggi, che privilegia i risultati a scapito degli aspetti di benes-sere fisico, socialità ed etica. Si può anzi dire che, in presenza di pressioni così forti e convergenti, la consapevolezza, ancora diffusa in circa metà del campione, che la competizione – caratteristica in-trinseca dello sport – debba rispondere a criteri di lealtà e di etica può essere considerata a conti fatti incoraggiante. Un altro dato allarmante, già sottolineato in sede di presentazione e commento dei risultati, è offerto dalla diffusione davvero eccessiva

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degli integratori alimentari (78% degli intervistati), non soltanto fra gli atleti che praticano lo sport a livello agonistico, ma anche tra i semplici amatori. E’ il segno inconfutabile che questi composti, veri e propri farmaci dagli effetti non sempre innocui, sono considerati nell’ambiente delle palestre con troppa leggerezza. Ed è anche il se-gno palpabile di una confusione di fondo tra cura estetica del corpo e cura della salute e del benessere psicofisico. Da questi come da altri dati raccolti nel corso della ricerca emerge in tutta evidenza che il problema del doping coinvolge la nostra socie-tà e il mondo dello sport in tutti i loro aspetti e in tutti gli attori, dal Coni alle federazioni, dalla scuola alle famiglie e ai mezzi di informa-zione, dai gestori delle palestre ai dirigenti e allenatori delle società sportive, fino naturalmente agli atleti, che costituiscono l’ultimo a-nello della catena. Di conseguenza appare inconfutabile che il nodo non può essere sciolto con interventi isolati e settoriali: occorrono, specie in materia di prevenzione, azioni integrate e sinergiche, che tocchino tutti gli aspetti del problema e coinvolgano una molteplici-tà di attori. In conclusione possiamo trarre dalla ricerca che qui si presenta indi-cazioni preziose, anche se non ancora operative. La sfida consiste appunto in questo: calarle nell’azione, lavorando su più fronti. Anche dalla letteratura e dalle raccomandazioni della Comunità Eu-ropea emerge che il doping può essere sconfitto soltanto da un’efficace azione preventiva, lavorando con i giovani, ponendo l’accento sui fattori educativi e socializzanti, sugli scambi tra pari e tra paesi diversi e proponendo iniziative ed esperienze alternative agli sport di massa.

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Staff di ricerca

Responsabile Scientifico Prof. Carlo Lai

Coordinatore della Ricerca

D.ssa Monica Messina

Responsabile analisi ed elaborazione dei dati

D.ssa Monica Messina

Rilevatori Dati D.ssa Ilaria Boselli, D.ssa Marianna Manca

Dott. Daniele Pisu, D.ssa Alessandra Storari.


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