PROGETTO CONTINUITA’ ANNO SCOLASTICO 2014 - 2015
ISTITUTO COMPRENSIVO LUCCA 2
CLASSE 5^ - SCUOLA PRIMARIA SORBANO DEL VESCOVO
CLASSE 1^ E - SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO “LEONARDO DA VINCI”
A tutti noi, bambini e ragazzi, piace giocare . Amiamo i giochi da fare con gli amici o
da soli, di movimento, fuori all’aria aperta, o da tavolo comodamente seduti in casa
magari con un telefonino o un tablet in mano. Conosciamo bene i giochi che
facciamo oggi, ma poco sappiamo, o crediamo di sapere di quelli di una volta, dei
nostri nonni o addirittura dei bisnonni... Per conoscerli meglio e confrontarli
con i nostri abbiamo proposto un questionario a chi ha “ qualche anno più di noi”
ma, come noi, è stato bambino. Abbiamo intervistato pertanto i nostri nonni.
Nella pagina seguente sono state trascritte le domande che abbiamo loro rivolto.
QUESTIONARIO SUI GIOCHI DEI NONNI E DEI BISNONNI
1) Quali giochi facevi da piccolo?
2) Ti piacevano di più i giochi di movimento o quelli più tranquilli?
3) Quale gioco preferivi? Perché? Spiega il gioco e le sue regole.
4) Con chi facevi il tuo gioco preferito?
5) In quale luogo giocavi?
6) Per il gioco era necessario costruire degli strumenti oppure no?
7) Chi ti aveva insegnato questo gioco?
“Stava sempre sulla strada,
questa il suo salotto,
faceva il gioco della campana
che consisteva nel saltare
con un solo piede
delle righe segnate
col carbone sul selciato.
Danzava con la corda
e la faceva a precise cadenze
volteggiare sopra il capo.”
(Mario Tobino, ”Sulla strada e al di là del molo”, 1966)
LE FILASTROCCHE NEI GIOCHI Le filastrocche sono elementi spesso presenti nei giochi e sono le testimonianze della memoria orale dei popoli, tramandate di generazione in generazione…
C’ERA UNA VOLTA CECCO RIVOLTA che rivoltava i maccheroni se la fece nei calzoni la sua mamma lo picchiò povero Cecco s’ammalò. Lo portarono all’ospedale, povero Cecco ci stava male lo portarono a Viareggio povero Cecco ci stava peggio. Lo portarono al campo santo e lì ci stava come un santo. AMBARABA’ CICCI COCCO’ Tre civette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore Il dottore si ammalò ambarabà cicci coccò. QUESTA E’ LA DANZA DEL SERPENTE che scende giù dal monte per ritrovare la sua coda che aveva perso un dì. Sei forse tu,quel pezzettin’ del mio codin’? DISSE IL POLLICE : NON C’ E’ PANE Disse l’indice: come faremo? Disse il medio: lo troveremo! Disse l’anulare: ce n’è un pezzettino! Disse il mignolo: lo mangio io che sono il più piccino!
I GIOCHI DI UNA VOLTA (AL TEMPO DEI NONNI) Dalla lettura dei questionari sono emerse le seguenti osservazioni .
- Sono state intervistate principalmente le nonne e una bisnonna.
- I giochi più praticati erano:
* campana (mondo, settimana);
* nascondino;
* mamme, bambole, pentolini (le nonne);
* salto della corda;
* fazzoletto;
* bel castello;
* palla;
* mosca cieca;
* calcio, biglie, tappini (i nonni);
* elastico.
- Alcuni giochi si fanno ancora oggi, ma hanno cambiato nome.
- Sia i nonni che le nonne preferivano i giochi di movimento.
- Diversi giochi erano di abilità.
- Spesso i giochi erano accompagnati da filastrocche.
- Si giocava con amici, compagni di scuola, vicini di casa, ma soprattutto con fratelli.
- Alcune di queste amicizie d’infanzia si sono mantenute ancora oggi.
- I luoghi dei giochi erano la casa, il cortile, le corti, i campi, le strada secondarie, le piazze, le mura (per chi abitava in centro). Evidentemente all’ epoca c’erano meno problemi di traffico.
- Spesso per giocare non occorreva costruire strumenti, quando era necessario si usavano materiali di recupero (carta, cartone, legno, stoffa ecc …).
- Molti giochi venivano insegnati dagli amici, dai fratelli maggiori o dai genitori.
LA CULTURA DEL GIOCO
Conosciuti un po’ meglio i giochi di una volta, abbiamo voluto approfondire
l’argomento e, visto che tutti da piccoli, animali compresi, giocano, ci siamo chiesti:
“Perché il gioco è così importante, tanto da diventare, oltre che un divertimento,
un’esigenza per crescere?”
Ci siamo documentati e queste sono le informazioni ricavate dalla consultazione di
libri, di Internet e le nostre riflessioni sull’argomento.
Ogni gioco è espressione di un vissuto culturale e di un territorio sociale che lo ha
maturato.
Ogni civiltà o popolo ha elaborato forme ludiche che nascevano dai bisogni, dalle
necessità e dall’appartenenza a un gruppo.
Alcune caratteristiche generali si ritrovano, però, comuni in ogni gioco,
indipendentemente dal paese o dal momento storico: la presenza dell’altro, l’uso
dello spazio, la competizione, il mantenimento di regole di base, ecc.
I giochi tradizionali sono una ricchezza da sostenere e da promuovere, perché
costituiscono un tesoro di valori umani e sociali, sono luogo d’incontri, di scambi ed
esperienze fra le diverse generazioni, sono una fonte di arricchimento generale e
collettivo.
Il fatto stesso di giocare consente di sentirsi bene e di diventare diversi.
Il gioco spesso è ritenuto simbolo d’infanzia, però giocare non è soltanto fare un
gioco, ma prendere parte attiva con entusiasmo e con reciproco rispetto a quanto la
vita ci propone.
In tutte le civiltà i giochi sono nati dal bisogno e dal desiderio di stare insieme. “Il
gioco è un linguaggio e come tale riesce a collegare le persone tra loro”.(Daniele
Novara)
I giochi sviluppano la fantasia, la creatività e l’immaginazione oltre a garantire
periodi di autentico divertimento.
In molti giochi di movimento, inoltre, si attua la simulazione di realtà e di
personaggi, come in “Guardie e ladri” o in “Pecora e lupo”.
Recuperare per esempio la memoria dei “Giochi di strada” aiuta a capire meglio
anche la nascita e l’evoluzione degli sport moderni con la conseguente
trasformazione del gioco in disciplina sportiva.
Molti esperti autorevoli hanno espresso pareri sul gioco…
“Già nelle sue forme più semplici e nella vita animale il gioco è qualcosa di più di un
fenomeno puramente fisiologico.”
“Il gioco è una funzione che contiene un senso. Ogni gioco significa qualcosa.”
“La competizione in sé non fa male, ma l’uso che se ne fa può essere negativo. La
competizione è come il sale nella minestra. Quando ce n’è troppo la minestra è
guastata.” (S. Loos)
CURIOSITA’ STORICHE SUL GIOCO
“La storia del gioco è la storia del mondo, delle sue diverse realtà umane, dei
territori che le ospitarono, della vita di ogni giorno, delle guerre, delle religioni. Ogni
gioco ha radici profonde che si perdono nelle viscere della terra. Molti giochi dei
bambini hanno lasciato tracce ancora visibili nella memoria e la loro sopravvivenza si
deve alla trasmissione orale tra generazioni”.
Circa settecento anni fa, il re di Castiglia, Alfonso X, redasse il primo libro sui giochi
della letteratura europea.
Il gioco degli scacchi per esempio, si era sviluppato nelle Indie alcuni secoli prima.
Il Backgammon, era la derivazione evoluta della tabula dei Romani.
Il tiro alla fune è una drammatizzazione della sfida tra oracoli; la campana ha
qualche riferimento con gli antichi miti dei labirinti.
I giochi come i dadi e gli astragali, nei quali si tira a sorte, consentivano agli uomini
di interrogare gli dei per ottenere aiuto nel prendere gravi decisioni.
I giochi di puro ragionamento hanno interessato uomini e donne fin dalla notte dei
tempi. Giocare agli indovinelli è un passatempo che quasi certamente fu praticato
dagli uomini delle caverne seduti attorno al fuoco.
Potremmo continuare e raccontare molte altre curiosità, perché tante cose sono
state dette e scritte sul gioco … ma, questi semplici esempi, possono bastare per
farci capire quanto sia importante il gioco per il genere umano.
CONCLUSIONI
Il gioco è un fattore determinante nella vita di ogni individuo, ecco perché popoli di
ogni parte del mondo, a diverse latitudini, sentono il bisogno di giocare, sia da
piccoli che in età adulta.
Per terminare il nostro lavoro riportiamo le parole del poeta Pablo Neruda, perché ci
sembrano le più adatte a completare il percorso, intrapreso quest’anno da noi
alunni dei due ordini di scuola, sulla cultura e l’importanza del gioco per Il genere
umano.
“ll bambino che non gioca
non è un bambino,
ma l’adulto che non gioca
ha perso per sempre
il bambino che
ha dentro di sé.”
(Pablo Neruda)
Lavoro svolto dagli alunni della classe 5^ della scuola primaria di Sorbano del
Vescovo e dagli alunni della classe 1^ E della scuola secondaria di primo
grado”Leonardo da Vinci”
Storia:
Negli anni '70/'80 il gioco dell'elastico era tra i giochi più amati dalle bambine. Dalla
ricreazione a scuola alla merenda del pomeriggio: ogni momento era buono per
metterlo intorno alle caviglie e saltare.
Materiale:
Un elastico di 2/3 m.
Come si gioca:
Servono almeno 2-3 giocatori. Lo scopo è calpestare l’elastico, creando una propria
sequenza di movimento, senza lasciarselo sfuggire, nè sbagliare mossa, fino ad
altezze sconsiderate.
Due giocatori tengono l’elastico, mettendosi in mezzo ad esso e tenendolo allargato
con il corpo. L’altro giocatore cerca di pestarlo e di completare il gioco.
Le altezze sono: – caviglia: chi tiene l’elastico, lo fa passare attorno alle caviglie; – polpaccio: l’elastico viene tenuto ad altezza polpaccio; – ginocchio: l’elastico viene tenuto ad altezza ginocchio; – coscia: l’elastico viene tenuto ad altezza coscia; – sedere: l’elastico viene tenuto ad altezza dell’osso sacro; – vita: l’elastico viene tenuto ad altezza della vita; – ascelle: l’elastico viene tenuto sotto le ascelle; – collo: l’elastico viene tenuto con il collo; braccia: l’elastico viene le braccia alzate e dritte.
Come si gioca? La ‘pestata’ varia da una massima complicatezza a una minima. Si aggiunge zigzag con le gambe, pestate doppie o singole, giri su se stesse… ma la pestata classica, , si svolgeva così:
– entra con la destra nell’elastico; – pesta gli elastici con entrambi i piedi; – esci con la destra, mentre la sinistra resta dentro gli elastici; – esci con la sinistra.
Lo scopo del gioco è riuscire a calpestare l’elastico fino alla fine, pena il passare il turno e iniziare da capo.
La mosca cieca è un tradizionale gioco di gruppo solitamente praticato da bambini,
diffuso in molti paesi del mondo. Lo si gioca all'aperto o in una stanza abbastanza
grande e vuota. Il giocatore scelto, tirando a sorte, viene bendato e diventa la
"mosca cieca". Deve riuscire a toccare gli altri giocatori, che possono muoversi
liberamente all'intorno.
Nella variante più comune, se la "mosca" tocca un giocatore, quest'ultimo prende il
suo posto. Alcune varianti prevedono che la "mosca" debba riconoscere il giocatore
catturato (senza togliersi la benda) affinché la cattura abbia effetto.
Giocatori
Possono partecipare al gioco da un minimo di dieci ad un massimo di trenta bambini.
Strumenti
Per giocare a mosca cieca non si necessitano particolari strumenti solo un fazzoletto con cui bendare il bambino in conta ed uno spazio ampio possibilmente all’aperto.
Scopo
Lo scopo del gioco è prevalentemente il divertimento in quanto non ci sono nè vinti nè vincitori in esso.
Storia
La mosca cieca nasce come gioco di intrattenimento di gruppo negli anni del dopo guerra in Italia. Ancora oggi è molto praticato sopratutto negli oratori, durante le feste dei bambini, o nelle scuole durante la ricreazione.
1. Si assegna un punto, valevole per la vittoria della gara, ogni qualvolta un
giocatore presente nel campo dei giocatori liberi è colpito dalla palla lanciata da
un giocatore avversario che si trova all’interno del campo dei giocatori liberi
opposto.
2. Il giocatore colpito deve recarsi nel campo dei prigionieri e ha diritto a un tiro per
tentare di liberarsi colpendo un giocatore avversario presente nel campo dei
giocatori liberi.
3. Il prigioniero che si libera non fa acquisire un punto alla propria squadra.
4. Se tutti i giocatori di una squadra sono fatti prigionieri prima dello scadere del
tempo previsto, tutti i prigionieri rientrano in campo e il gioco continua per il
tempo restante.
5. L’area del campo dei prigionieri è compresa tra le linee esterne (laterali e di
fondo) del campo di pallavolo e il muro.
6. Il campo dei prigionieri di una squadra circonda su tre lati quello dei giocatori
liberi della squadra avversaria.
7. I giocatori appartenenti al gruppo che non sta giocando si posizionano al fondo
del campo dei prigionieri della propria squadra e non possono giocare la palla.
8. I giocatori liberi possono recuperare la palla quando questa si trova nel campo
dei prigionieri dalla propria parte a patto che non vi siano prigionieri presenti.
9. I prigionieri non possono giocare la palla che si trova nel campo dei giocatori
liberi.
10.Un giocatore colpito dalla palla dopo che questa ha fatto uno o più rimbalzi a
terra non è fatto prigioniero e il gioco continua.
11.Se la palla lanciata da un avversario, colpisce un giocatore e un suo compagno di
squadra intercetta la palla prima che questa tocchi il suolo o qualsiasi altro
oggetto o parete, il giocatore colpito non è fatto prigioniero e il gioco continua.
12.Se un giocatore tenta di colpire un avversario ma questi intercetta la palla al volo,
il primo è fatto prigioniero e la squadra avversaria conquista un punto.
13.Allo scadere del tempo a disposizione si sommano i punti ottenuti da ciascuno
dei due gruppi e si determina il risultato della gara
Attribuzione dei punti in classifica:
Prigione sq. A Prigione sq. B P
a
n
c
hi
n
a
S
q
B
P
a
n
c
hi
n
a
S
q
A
Gioc. Liberi
Squadra B
Gioc. Liberi
Squadra A
1. Per la vittoria saranno assegnati 3 pt.
2. Per il pareggio sarà assegnato 1 pt.
3. Per la sconfitta 0 pt.
In caso di parità di punti in classifica al termine della prima fase, il piazzamento sarà
determinato dall’esito degli scontri diretti; in caso di ulteriore parità si terrà conto
della differenza tra la somma dei punti fatti e subiti negli incontri disputati.