Programma del Seminario
� 15.00: Analisi del patrimonio edilizio esistente in Italia
� Distribuzione del costruito e mappa di pericolosità sismica
� Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
� Criticità di intervento
� 15.40: Criteri prestazionali applicati agli edifici esistenti (Cap. 8 NTC)
� Concetti di rischio e pericolosità sismica
� Macro – zonazione e amplificazioni locali
� Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
� Analisi storico – critica e diversi livelli di conoscenza
� 16.00: Criteri per gli interventi di consolidamento strutturale – interventi sulle
partizioni orizzontali
� Solai in legno, acciaio e calcestruzzo
� Solai in laterizio armato – solai tipo SAP (incollaggi strutturali)
� Interventi volti a ridurre le carenze dei collegamenti
� Criticità nel comportamento dei sistemi voltati: rinfianco e riempimento
� Il vantaggio della leggerezza in copertura
Programma del Seminario
� 17.00: Pausa
� 17.15: Ruolo dei calcestruzzi strutturali leggeri (LWAC)
� Definizioni, criteri di progettazione e differenze con i calcestruzzi
tradizionali
� Opportunità nella nuova edificazione – vantaggi in zone ad alta sismicità
� Il ruolo della leggerezza in zona sismica
� 18.00: Soluzioni e sistemi oltre il consolidamento per l’alleggerimento dei solai
� L’isolamento termico e acustico dei solai
� L’isolamento termico controterra e le fondazioni compensate in argilla
espansa
� 18.45: Termine dei lavori
Analisi del Patrimonio
Edilizio Esistente in
Italia
Distribuzione del Costruito e Pericolosità
Sismica
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
PREVENZIONE!!
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
n. edifici, fonte Casaclima
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
Non solo edilizia storica
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
Fonte: rapporto Ispra
In molte zone alta
densità di
antropizzazione
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
Pericolosità Sismica = probabilità
che in una data area ed in un certo
intervallo di tempo si verifichi un
terremoto che superi una soglia di
intensità, magnitudo o accelerazione
di picco di nostro interesse (PGA).
Gli studi di pericolosità sono stati
impiegati, soprattutto negli ultimi, nelle
analisi territoriali e regionali finalizzate a
zonazioni (pericolosità di base) o
microzonazioni (pericolosità locale).
1.1 L’analisi del patrimonio edilizio italiano
1 Il patrimonio edilizio esistente
Ruolo degli orizzontamenti e diverse tipologie
costruttive
«Criticità di intervento»
PRESTAZIONI ANTISISMICHE
Miglioramento antisismico:
� miglioramento e controllo della
rigidezza nel piano
� miglioramento della connessione
alle murature portanti
� miglioramento della connessione
alle murature di controvento non
portanti
� miglioramento della distribuzione
dei carichi verticali
2.1 Il ruolo dei solai in zona sismica
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
2.1 Il ruolo dei solai in zona sismica
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
Meccanismi inibiti
mediante la
formazione dei
DIAFRAMMI DI PIANO E DI FALDA
2.1 Il ruolo dei solai in zona sismica – sistema diaframma
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
La funzione del SISTEMA DIAFRAMMA è quella di trasferire le
azioni orizzontali dell’azione sismica
dall’impalcato e murature di
competenza ai setti resistenti al sisma
(il diaframma dovrà essere opportunamente collegato)
Compiti che andranno suddivisi:
1) Azione tagliante al PANNELLO D’ANIMA (il diaframma)
2) Azione flettente ai CORRENTI(cordoli perimetrali)
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA DEGLI ORIZZONTAMENTI/SOLAI ESISTENTI
1) Solai in legno
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
In genere impiegati per luci non superiori ai
3 – 4 metri
Hanno l’inconveniente di scaricare il peso del solaio soltanto su due dei quattro muri
che costituiscono l’ambiente
Soffitto di solito costituito da stuoia di canne intonacata con malta di calce e gesso
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
In genere travi principali di grandi dimensioni
ad interasse di 3 – 4 metri e travetti secondari
posti ad interasse di 30 – 60 cm
Scaricano il peso del solaio su tutti e quattro muri, anche se in corrispondenza delle travi
principali esistono concentrazioni di sforzo
Solai di alto spessore, a volte per ovviare a
questo l’orditura secondaria veniva realizzata
nello spessore di quella principale
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
Appoggio delle travi
maestre su un muro
rappresentano punto
critico
Per effetto degli sforzi di
taglio negli appoggi si
creano delle fessure
inclinate di 45°
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
2) Solai in acciaio
Voltine in «foglio» adatte
per carichi modesti (5 – 6
cm di spessore)
Voltine «ad una testa» adatte per
carichi più importanti (12 – 13 cm
di spessore)
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
I solai con tavelloni e volterrane non
differiscono molto da
quelli contemporanei
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
Bulzone inserito al
fine di prevenire lo
sfilamento dalla
muratura
Fondamentale ampiezza
della superficie di appoggio
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
3) Solai in latero – cemento e laterizi armati
I primi elementi laterizi impiegati per alleggeriresolai latero – cementizi
sono stati i classici mattoni forati nei primi decenni del
secolo scorso
In seguito sono stati
realizzati diversi blocchi di alleggerimento specifici e pezzi speciali sino arrivare
ai giorni nostri
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
Vecchi SOLAI STIMIP
Solaio idoneo a coprire
grandi luci e forti
sovraccarichi
Difetto di avere elevato peso proprio e complessità
di montaggio con banchinaggio mediante
assito completo
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
Vecchi SOLAI SAPAL
Solaio idoneo a coprire luci
da 4 sino a 10 metri
Pesi propri da 30 sino a 210 kg/mq
Esiste anche il solaio SAPAL BM con nervature
da 7 cm di larghezza
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
SOLAIO ADIGE
SOLAIO LISTEX
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
SOLAIO A TRAVI VARESESolaio idoneo a coprire luci da
4,5 sino a 10 metri
Travi sagomate a doppia armatura eseguite fuori opera
+ soletta di circa 3 cm di spessore che completa l’intero
sistema
Alleggerimento mediante tavelle di laterizio in duplice
ordine
Larga diffusione a partire dagli
anni 50’ del secolo scorso
Anche per questi solai
esistevano delle tabelle di
carico in funzione dell’altezza
del solaio ed interasse
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
SOLAIO TIPO SAPSolaio brevettato nel 1925 dalla
RDB di Piacenza conosciuto come
solaio S.A.P. (solaio auto portante)
Nervature di 2,5 cm poste ad interasse di 22,5 cm
Solai molto diffusi ed impiegati su intero territorio nazionale
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
DIFFUSIONE DEL LATERO – CEMENTO IN ITALIA
A partire dal dopoguerra (anni 40’) iniziò la diffusione di
solai a travetti di laterizio armati e prefabbricati il cui
dimensionamento faceva riferimento al Regio Decreto n.2229 del 16/11/1939 impiegato per oltre trent’anni sino
all’entrata in vigore della legge n.1086 del 5/11/1971
In particolare l’art. 25 del Regio Decreto 2229 diceva:
- Lo spessore di una soletta (che non sia di semplice copertura) non deve
essere inferiore ad 1/30 della portata ed in ogni caso non inferiore a 8 cm;
- Nei solai speciali con laterizi la soletta deve essere di almeno 4 cm;
- In tutti i solai con laterizi la larghezza delle nervature non deve essereinferiore a 7 cm ed il loro interasse non deve superare i 40 cm nei tipi a
nervature parallele e 80 cm in quelli incrociati;
- Di regola devono essere previste nervature trasversali per luci maggiori di 5
m in quelli a nervature parallele;
- È consentito l’uso di solai speciali con nervaturine in cemento armato elaterizi, senza soletta di conglomerato, purchè i laterizi, di provataresistenza, presentino rinforzi di conveniente spessore atti a sostituire lasoletta di conglomerato e rimangano incastrati tra le dette nervaturine.
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
4) Solai con struttura in C. A.Si diffusero molto rapidamente a partire dal
primo decennio del ‘900 perché univano i
pregi di rigidezza delle volte senza scaricare
azioni orizzontali sui muri perimetrali.
Inoltre erano monolitici, resistenti al fuoco
e prestazionali quanto i solai metallici.
Realizzati anche con elementi prefabbricati
Impiegati per luci non
superiori ai 6 – 7 metri in
ambienti rettangolari
molto allungati
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
5) Solai ad Arco, Volte e Cupole
Si possono distinguere due classificazioni:
- Classificazione tipologica- Classificazione in base alla curvatura
IMPORTANTE ANCHE L’ANALISI DELLETECNICHE COSTRUTTIVE STORICHE, SIA
DAL PUNTO DI VISTA DEI MATERIALIIMPIEGATI CHE LE TECNICHE ADOTTATE:
- Volte in laterizio;- Volte in pietra;- Volte in tubi fittili;- Volte in camorcanna.
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
VOLTE A
PADIGLIONE
VOLTE A
CROCIERA
VOLTE A
CUPOLA O
CATINOVOLTE A
BOTTE
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
VOLTE A
CONO
VOLTE
LUNETTATE
VOLTE A
VELA
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
VOLTE A
SPECCHIO O A
SCHIFO
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
VOLTE A BOTTE CON
TESTE DI PADIGLIONE
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
VOLTE A OMBRELLOVOLTE A VENTAGLIO
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
ARCHI
CLASSIFICAZIONE IN FUNZIONE DELLA CURVATURA
VOLTE
2.2 Diverse tipologie costruttive e alcune criticità di intervento
2 Ruolo degli orizzontamenti e le diverse tipologie costruttive
VOLTE IN LATERIZIO
CLASSIFICAZIONE IN FUNZIONE DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE
VOLTE IN TUBI FITTILI
VOLTE IN PIETRAVOLTE IN CAMORCANNA
Edifici esistenti:
«Criteri prestazionali
ed approccio
normativo»
Rischio, pericolosità sismica e risposta sismica
locale
Approccio di tipo prestazionale sotto azione sismica
3.1 Approccio prestazionale e concetto di rischio sismico
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Le NTC adottano un approccio di tipo prestazionale nella definizione dell’azione
sismica sia per le costruzioni nuove, sia per le costruzioni esistenti
OBIETTIVOControllo del livello di
danneggiamento a fronte di terremoti che possono verificarsi
I dati dello studio di pericolosità sismica di base del sito di
costruzione sono soddisfatti se vengono forniti:
� In termini di accelerazione massima ag
� In corrispondenza dei punti del reticolo di riferimento (nodi
vicini tra loro – non distanti più di 10 km – INGV)
� Per diverse probabilità di superamento per diversi periodi di
ritorno compresi in un intervallo tra 30 e 2475 anni
Probabilità di superamento nel
periodo di riferimento per lo
stato limite in esame
Approccio di tipo prestazionale sotto azione sismica
3.1 Approccio prestazionale e concetto di rischio sismico
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Prestazione attesa
Severità terremoto
Operatività AgibilitàImmediata
Riparabilità Salvaguardia della Vita
Prevenzione al collasso
Frequente(43 anni)
a b c Prestazione
inaccettabile
Prestazione
inaccettabile
Occasionale(72 anni)
d e f Prestazione
inaccettabile
Prestazione
inaccettabile
Raro(475 anni)
g h i l m
Molto Raro(975 anni)
n o p q r
Eccezionale(2475 anni)
s t u v z
Opere ordinarie Opere rilevanti Opere strategiche
3.1 Approccio prestazionale e concetto di rischio sismico
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Comportamento ingegneristico sotto azione sismica (Performance Based Design)
3.1 Approccio prestazionale e concetto di rischio sismico
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
3.1 Approccio prestazionale e concetto di rischio sismico
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Quando si effettua la verifica su una costruzione soggetta ad azione sismica
(nuova o esistente) si valutano le conseguenze che possibili terremotifuturi possono provocare sulla costruzione stessa in relazione allapericolosità sismica del sito in cui sorge (diverse classi di rischio)
Questa rappresenta pertanto solo un fattore che compone il rischio sismico
VULNERABILITA’ = probabilità che per effetto di un evento di una
determinata intensità si produca un livello di danno fisico agli elementi
esposti
ESPOSIZIONE = valutazione probabilistica delle conseguenze sociali ed
economiche prodotte dal raggiungimento di determinati livelli di danno
negli elementi esposti, anche in relazione alla presenza di persone e beni
RISCHIO SISMICO
3.2 Macro – zonazione e risposta sismica locale
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Dalla macro – zonazione alla
risposta sismica locale
DIVERSI SCENARI DI RISPOSTA SISMICA LOCALE
3.2 Macro – zonazione e risposta sismica locale
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
RISPOSTA SISMICA LOCALE: FONDAMENTI TEORICI
Sottosuolo rigido con presenza di piano di
campagna orizzontale
Sottosuolo generico con presenza di piano di
campagna orizzontale
3.2 Macro – zonazione e risposta sismica locale
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
RISPOSTA SISMICA LOCALE: FONDAMENTI TEORICI
In funzione delle caratteristiche morfologiche e stratigrafiche dei depositi di
terreno e degli ammassi rocciosi superficiali e delle proprietà fisico –meccaniche dei materiali che li costituiscono, è possibile distinguere i seguenti:
EFFETTI
LOCALI DI SITO
3.2 Macro – zonazione e risposta sismica locale
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
RISPOSTA SISMICA LOCALE: UN ESEMPIO «FAMOSO»
Il terremoto di Umbria e Marche del 1997: il caso di Cesi (TR)
3.2 Macro – zonazione e risposta sismica locale
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
RISPOSTA SISMICA LOCALE: UN ESEMPIO «FAMOSO»
Danni corrispondenti al IX della scala MCS
CESI BASSADanni corrispondenti al VII della scala MCS
CESI VILLA
Le costruzioni si trovano alla distanza di qualche centinaio di
metri, pertanto non presentano differenze di vulnerabilità tali
da giustificare differenze di due gradi di intensità evidenziate
Valutazione della sicurezza e conoscenza
del costruito (cap. 8 NTC)
Aspetto di estrema importanza nella Valutazione nella Sicurezza è distinguere la progettazione
degli interventi, che potranno essere pensati in termini di condizioni ultime (SLU) e/o in
condizioni di esercizio (SLE/SLS).
L’incremento del livello di sicurezza si persegue operando sulla concezione strutturale
globale con interventi anche locali.
Alcune condizioni nelle quali sarà
sempre necessaria la Valutazione
della Sicurezza secondo il Cap. 8
delle Norme Tecniche delle
Costruzioni (N.T.C. 2008) del 2008.
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Per gli edifici esistenti verifiche
nei confronti dei soli SLU (SLV
– SLC), tranne edifici in classe IV
Classificazione degli Interventi
1. Interventi di ADEGUAMENTO
2. Interventi di MIGLIORAMENTO
3. Interventi di RIPARAZIONE O LOCALI
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Verifiche del livello di sicurezza nei
confronti delle azioni sismicheƺE = a,max sopportabile/a,max nuova costruzione
Verifiche nei confronti della restrizione
sull’uso (sull’i – esima porzione di edificio)ƺV,i = q,max sopportabile/q,max nuova costruzione
Necessario
collaudo statico
Interventi di Adeguamento
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Interventi di Adeguamento
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
ƺE = a,max sopportabile/a,max nuova costruzione
= 1.0 in tutti i casi
≥ 0.8 nel caso di incremento del 10%
Interventi di Miglioramento
Tutti gli interventi finalizzati ad accrescere il livello di sicurezza
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
ƺE = a,max sopportabile/a,max nuova costruzione
≥ 0.4 classe IV
≥ 0.1 classe III e II
Quelli che riguardano singole parti e/o elementi della struttura, in particolare hanno le
seguenti finalità:
� Ripristino delle caratteristiche iniziali di parti e/o elementi danneggiati;
� Migliorare RESISTENZE e/o DUTTILITA’ di elementi e parti anche non
danneggiati;
� Impedire MECCANISMI LOCALI DI COLLASSO;
� Modificare un elemento o porzione limitata della struttura.
Interventi di riparazione e/o locali
3.3 Valutazione della sicurezza e categorie di intervento
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Necessario in ogni caso produrre una relazione
che dovrà documentare le carenze strutturali
riscontrate, risolte e/o persistenti ed indicare
eventuali limitazioni all’uso della costruzione per le
singole parti interessate.
Valutazione anche dell’incremento del livello di
sicurezza locale.
3.4 Analisi Storico – Critica e Livelli di Conoscenza
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Analisi storico – critica dell’edificio
Opportuno svolgere delle considerazioni sullo sviluppo storico dell’edificio isolato e/o
del quartiere nel quale l’edificio si trova.
� Testi specialistici
� Acquisire informazioni sugli aspetti urbanistici e storici
� Quanti terremoti ha già subito l’edificio in questione
� Modifiche e rimaneggiamenti subiti nel corso del tempo
3.4 Analisi Storico – Critica e Livelli di Conoscenza
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Rilievo geometrico – strutturale
Opportuno svolgere il rilievo delle geometria complessiva, sia dello
costruzione che degli elementi costruttivi
Rilevare i dissesti, quadri fessurativi e meccanismi di danno
Caratterizzazione meccanica dei materiali
Acquisire adeguata conoscenza delle caratteristiche dei materiali e
del loro degrado mediante documentazione già disponibile (anche se
non esaustivo, riferirsi alle norme di costruzione dell’epoca
dell’edificio)
Verifiche visive ed indagini in situ
3.4 Analisi Storico – Critica e Livelli di Conoscenza
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Livelli di conoscenza e fattori di confidenza
Dalle operazioni e fasi conoscitive dell’edificio saranno individuati dei «livelli di
conoscenza» ai quali vengono correlati dei «fattori di confidenza» da
impiegarsi nelle verifiche di sicurezza
Si distinguono tre differenti livelli di conoscenza (in termini di GEOMETRIA,
DETTAGLI COSTRUTTIVI E PROPRIETA’ DEI MATERIALI)
• LC1 (conoscenza limitata)
• LC2 (conoscenza adeguata)
• LC3 (conoscenza accurata)
• FC = 1.35 (LC1)
• FC = 1.20 (LC2)
• FC = 1.00 (LC3)
INFORMAZIONE CRESCENTE
Fattori di confidenza impiegati per il
calcolo dei parametri meccanici dei
materiali e verifiche di sicurezza
3.4 Analisi Storico – Critica e Livelli di Conoscenza
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Edifici in muratura
3.4 Analisi Storico – Critica e Livelli di Conoscenza
3 Edifici esistenti: criteri prestazionali ed approccio normativo
Edifici in C. A.
Per gli edifici esistenti in C. A.
fd = fm/(FC*gm) per verifiche fragili
fd = fm/FC per verifiche duttili
fd = valore di progetto
fm = valore medio di resistenza
gm = coefficiente di sicurezza
Consolidamento
strutturale delle
partizioni orizzontali
PRESTAZIONI ANTISISMICHE
4.1 Perché consolidare i solai esistenti
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
Un solaio può essere considerato come
diaframma rigido se soddisfa le seguenti
caratteristiche come da N. T. C. 2008:
• In latero – cemento con soletta superiore in
calcestruzzo armato (spessore minimo 40
mm);
• In struttura mista, con soletta in calcestruzzo
armato (spessore minimo 50 mm) collegata
agli elementi strutturali in acciaio o in legno
da connettori a taglio opportunamente
dimensionati.
Diaframma rigido
4.1 Perché consolidare i solai esistenti
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
A – il solaio è rigido e in grado di ripartire le azioni orizzontali fra i muri di controvento (supposti qui uguali)
B – il solaio non è sufficientemente rigido e ripartisce le azioni orizzontali fra i muri di controvento in modo non congruente (supposti qui uguali)
AUMENTO DELLA PORTATA DEI SOLAI
4.1 Perché consolidare i solai esistenti
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
Cambio
destinazione
d’uso
Solai di copertura
e sottotetti
MIGLIORAMENTO DEL COMPORTAMENTO FLESSIONALE
(CONTROLLO DEFORMAZIONI E VIBRAZIONI)
4.1 Perché consolidare i solai esistenti
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
MIGLIORAMENTO DEGLI ASPETTI DI COMFORT ABITATIVO
4.2 Tecnica della sezione composta: soletta collaborante
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
L’utilizzo di calcestruzzi strutturali
leggeri per la realizzazione della
soletta collaborante e di massetti e
sottofondi leggeri per gli strati
complementari, permette risparmi di
peso fino al 40%
Un ridotto carico permanente
strutturale consente di disporre di
maggiori carichi utili, in questo caso
pari a 80 kg/m2, a tutto favore di un
aumento dei carichi permanenti
portati o accidentali di esercizio
altrimenti non possibile
4.3 Il vantaggio del consolidamento leggero
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
Soluzione leggera. Soluzione tradizionale.
140 ton 250 ton
Esempio:
� Edificio di 4 piani, 300 m2/piano.
� Massetto: sp. 5 cm.
� Calcestruzzo (consolidamento): sp. 5 cm.
Vantaggi soluzione leggera:
� Carichi inferiori sulle fondazioni
e sulle murature perimetrali.
� Migliore comportamento del solaio
in fase di getto (fondamentale in
assenza di sostegno).
� Contenimento dei carichi
permanenti, determinante per
evitare il progetto dell’intero
edificio e collaudo finale.
-110 ton
(-43%)
4.3 Il vantaggio del consolidamento leggero
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
• Murature spesso frutto di varie operazioni di rimaneggiamento e cuci e scuci,
che contengono vuoti, canne fumarie, ecc.
• Strutture fondali con ridotta superficie di appoggio
4.3 Il vantaggio del consolidamento leggero
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
Solai in legno, acciaio e latero – cemento
CONNESSIONE MECCANICA
4.4 Tipologie di connessioni meccaniche
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
4.4 Tipologie di connessioni meccaniche
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
4.4 Tipologie di connessioni meccaniche
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
La particolare conformazione a cuneo del
prisma di base del connettore centro storico
permette di disporre di un’ampia superficie
verticale di contatto tra connettore e
calcestruzzo, che permette un’ottimale
trasmissione delle azioni di taglio.
Innovazione tecnica sostanziale rispetto ai
sistemi a piolo o a barre piegate
4.4 Tipologie di connessioni meccaniche
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
legno / cls
acciaio / cls
NTC2008: rinvio a EC
EC 5: appendice B dedicata alle travi giuntate
meccanicamente (teoria di Möhler)
EC 2: per cls, sezione 11 per cls leggeri
NTC2008: capitolo 4.3 per strutture composite, ampia
trattazione (come da EC4)
EC 4: tutto dedicato
EC 2: per cls, sezione 11 per cls leggeri
cls / cls
connessione
meccanica
non c’è normativa strutturale specifica per l’unione
EC 2: per cls, sezione 11 per cls leggeri
4.4 Tipologie di connessioni meccaniche
4 Consolidamento strutturale delle partizioni orizzontali
QUADRO NORMATIVO PER IL RINFORZO DI
SOLAI ESISTENTI – SEZIONI COMPOSTE