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PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI … · del piacere letterario. ... Pur riconoscendo...

Date post: 15-Feb-2019
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PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016 TRACCIA: Analisi del testo ARGOMENTO: Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura. In Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano, 2016. a cura di Erika Favaro A che cosa serve la letteratura? In poche parole è questo che si chiede Umberto Eco nel suo saggio Su alcune funzioni della letteratura; un’analisi chiara e umanamente sentita con cui dimostra l’importanza della tradizione letteraria definita da subito come un “potere immateriale”. Eco parte dal presupposto che quando si parla di testi letterari non ci si riferisce a scritti materialmente utili come verbali di processi o a orari ferroviari, questo perché la letteratura non ha fini pratici, non deve assolvere funzioni precise. Ci sono decine di motivazioni che ci portano ad aprire un romanzo: si legge per divertirsi, per elevarsi spiritualmente, per conoscere, ma anche “semplicemente” per passare il tempo. Si potrebbe dunque dire che la letteratura è una forma d’arte tanto affascinante quanto splendidamente “inutile”, un’attività estranea alla concretezza e alle necessità del mondo, ma queste affermazioni non rendono certamente giustizia alla grandezza e all’importanza del piacere letterario. Identità linguistica e fedeltà interpretativa: sono questi i punti principali da cui parte l’autore per esporre quelle che secondo lui sono le funzioni principali della letteratura. È grazie alle opere letterarie che si sviluppa la lingua intesa come patrimonio collettivo, è grazie a Dante e Manzoni che oggi esiste un italiano unificato. Eco riflette dunque sul carattere mutevole e fondativo della lingua che non risponde a logiche di potere imposte dall’alto, che “va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura”. La seconda funzione è quella di guidarci nell’esercizio della fedeltà e del rispetto mentre esercitiamo la nostra libertà di interpretazione. Eco sfata il mito contemporaneo secondo cui il lettore può fare ciò che desidera di un’opera. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che la letteratura sia maestra di libero arbitrio, l’autore sostiene che ciò non autorizza chi legge a stravolgere il senso di un testo a proprio piacimento. Il saggio – così come tutta la produzione dell’autore – è caratterizzato da uno stile chiaro e da una struttura ben definita. “Siamo circondati da poteri immateriali”: grazie alla prima
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Page 1: PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI … · del piacere letterario. ... Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo ... Il saggio

persona plurale l’autore sceglie di chiamarsi in causa insieme al lettore, facilita l’immedesimazione di chi legge e rompe le barriere che spesso dividono la figura dell’accademico dal suo pubblico. Sta diventando quasi una frase fatta, ma è vero che definire Umberto Eco è un’impresa ardua. Semiologo, romanziere, docente universitario, teorico dei media: queste sono solo alcune delle sue attività, ma ciò che è certo è che l’autore de Il nome della rosa è sempre riuscito ad esporre le sue tesi nel modo più accessibile possibile. È riuscito a osservare fenomeni complessi trasmettendoli con erudizione e chiarezza, ha elevato argomenti che molti dei suoi colleghi reputavano “bassi” o di stampo popolare. In diverse occasioni Eco propone esempi per facilitare il lettore come quando – per definire gli usi pratici della scrittura – fa riferimento alla compilazione dei registri o all’annotazione delle formule scientifiche. Il testo, pur affrontando tematiche vicine alla critica letteraria e alle teorie della narrazione non presenta particolari tecnicismi. Eco parla di “patrimonio collettivo”, di “libertà nell’interpretazione”, concetti specifici ma comprensibili anche ad un pubblico di non studiosi; esprime anche un concetto in latino (gratia sui), ma è subito attento a fornirne il significato italiano. A livello sintattico il saggio presenta periodi non eccessivamente articolati e le argomentazioni sono organizzate in modo ordinato anche grazie all’uso di interrogative dirette (“A che cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura?”). In più di un’occasione l’autore sceglie di iniziare un periodo con la congiunzione “e” (“E se qualcuno oggi lamenta”), ciò contribuisce a dare un ritmo incalzante e diretto al testo la cui lettura è assolutamente piacevole e scorrevole.

Parlando di letteratura come strumento che crea identità e comunità, Eco fa riferimento a quell’italiano diffusosi attraverso la televisione che in molti ancora oggi criticano soprattutto per la sua pigrizia lessicale. L’autore ricorda come l’italiano “medio” possa avere anche un’accezione nobile e positiva, come quello promosso da Manzoni che nella sua revisione linguistica de I promessi sposi scelse di adottare una lingua piana e comprensibile pur non rinunciando al valore artistico-letterario. Manzoni – che nell’Ottocento diede un impulso fondamentale alla questione della lingua – non era l’unico sostenitore della “prosa piana e accettabile” e infatti Eco cita anche due scrittori a lui più vicini come Italo Svevo e Alberto Moravia, autori di capolavori della letteratura italiana del Novecento come La coscienza di Zeno (1923) e Gli indifferenti (1929).

PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016TRACCIA: Analisi del testo ARGOMENTO: Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura. In Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano, 2016.a cura di Erika Favaro

A che cosa serve la letteratura? In poche parole è questo che si chiede Umberto Eco nel suo saggio Su alcune funzioni della letteratura; un’analisi chiara e umanamente sentita con cui dimostra l’importanza della tradizione letteraria definita da subito come un “potere immateriale”. Eco parte dal presupposto che quando si parla di testi letterari non ci si riferisce a scritti materialmente utili come verbali di processi o a orari ferroviari, questo perché la letteratura non ha fini pratici, non deve assolvere funzioni precise. Ci sono decine di motivazioni che ci portano ad aprire un romanzo: si legge per divertirsi, per elevarsi spiritualmente, per conoscere, ma anche “semplicemente” per passare il tempo. Si potrebbe dunque dire che la letteratura è una forma d’arte tanto affascinante quanto splendidamente “inutile”, un’attività estranea alla concretezza e alle necessità del mondo, ma queste affermazioni non rendono certamente giustizia alla grandezza e all’importanza del piacere letterario.

Identità linguistica e fedeltà interpretativa: sono questi i punti principali da cui parte l’autore per esporre quelle che secondo lui sono le funzioni principali della letteratura. È grazie alle opere letterarie che si sviluppa la lingua intesa come patrimonio collettivo, è grazie a Dante e Manzoni che oggi esiste un italiano unificato. Eco riflette dunque sul carattere mutevole e fondativo della lingua che non risponde a logiche di potere imposte dall’alto, che “va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura”. La seconda funzione è quella di guidarci nell’esercizio della fedeltà e del rispetto mentre esercitiamo la nostra libertà di interpretazione.

Eco sfata il mito contemporaneo secondo cui il lettore può fare ciò che desidera di un’opera. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che la letteratura sia maestra di libero arbitrio, l’autore sostiene che ciò non autorizza chi legge a stravolgere il senso di un testo a proprio piacimento. Il saggio – così come tutta la produzione dell’autore – è caratterizzato da uno stile chiaro e da una struttura ben definita. “Siamo circondati da poteri immateriali”: grazie alla prima

Non è un caso che l’autore faccia riferimento alla televisione, un medium che da sempre l’ha incuriosito e affascinato. Eco infatti lavorò per diversi anni alla Rai facendo parte di quel gruppo di intellettuali noti per aver rinnovato l’ambiente televisivo, ma fu anche uno dei più attenti osservatori dei fenomeni mediatici tout court. Suo è il famoso saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, considerato uno dei primi esempi di critica televisiva. Quello della letteratura è definito un “potere immateriale”: essa fa parte di quei piaceri dell’anima, di quelle passioni che salvano la vita, ma che non risultano tangibili, i cui effetti “benefici” possono non essere immediati. Un altro potere immateriale a cui si fa riferimento è quello spirituale, ma è chiaro che per l’autore la tradizione letteraria ha un valore diverso. La letteratura non è una dottrina, nessuno la può imporre, è semplicemente una cosa che l’essere umano ha inventato per amore di se stesso.

La seconda funzione della letteratura si concentra sul rapporto tra libera interpretazione del testo e fedeltà a quest’ultimo. Si tratta di un rapporto che dev’essere basato sul rispetto del testo stesso, sulla consapevolezza da parte del fruitore dei propri diritti e dei propri limiti. Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo rispetto nei confronti di quella che, in un’altra opera (I limiti dell’interpretazione, 1990) Eco definisce “l’intenzione del testo”.È necessario prestare molta attenzione quando si decide di proiettare il proprio ego o i propri desideri su un testo letterario. Eco non impedisce al lettore di dare un’interpretazione inedita e personale a ciò legge, tiene però a cuore che non si stravolga la natura del testo. È importante quindi dare ascolto all’anima e alle intenzioni dell’opera, anche a costo di assumere una posizione di distacco, che riesca ad a prescindere dalle figure dell’autore e del lettore.

“La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità”: questo è un altro passaggio importantissimo del saggio.La lingua infatti è il primo segno di riconoscimento di un popolo, quell’elemento che crea legami e costruisce ponti. L’evoluzione della lingua italiana è l’esempio più chiaro di come la letteratura sia un’utile palestra per la creazione di un’identità e di una cultura. Dante, Bembo, Manzoni sono solo alcuni degli autori che hanno contribuito a forgiare l’italiano che poi è stato adottato dalla popolazione della Penisola; basti pensare che prima dell’Unità di Italia era impossibile immaginare un’unità che fosse non solo territoriale, ma anche linguistica e culturale.

La lingua è quindi uno dei primi passi con cui prende vita una civiltà, ma è anche il primo strumento che permette l’integrazione.

Il saggio Su alcune funzioni della letteratura è la trascrizione di una lectio che Umberto Eco tenne al Festival della letteratura di Mantova nel 2000. È abitudine abbastanza comune per gli autori interrogarsi sulla natura della letteratura e uno dei testi fondamentali del Novecento è sicuramente Lezioni Americane di Italo Calvino. Anche in questo caso si tratta di una raccolta di lezioni e interventi che lo scrittore avrebbe dovuto tenere ad Harvard e nelle quali espone le sue idee sul futuro della sua arte. Umberto Eco sarà sempre molto sensibile al rapporto che lega il lettore al testo e tra le sue opere dedicate alla teoria e critica letteraria ricordiamo sicuramente Lector in fabula e Sei passeggiate nei boschi narrativi. Su alcune funzioni della letteratura è un omaggio a quella passione che ci solleva dalla mediocrità, è la dichiarazione d’amore a quel bene immateriale che finisce per migliorarci la vita, esattamente come le parole di Umberto Eco hanno sempre saputo fare.

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persona plurale l’autore sceglie di chiamarsi in causa insieme al lettore, facilita l’immedesimazione di chi legge e rompe le barriere che spesso dividono la figura dell’accademico dal suo pubblico. Sta diventando quasi una frase fatta, ma è vero che definire Umberto Eco è un’impresa ardua. Semiologo, romanziere, docente universitario, teorico dei media: queste sono solo alcune delle sue attività, ma ciò che è certo è che l’autore de Il nome della rosa è sempre riuscito ad esporre le sue tesi nel modo più accessibile possibile. È riuscito a osservare fenomeni complessi trasmettendoli con erudizione e chiarezza, ha elevato argomenti che molti dei suoi colleghi reputavano “bassi” o di stampo popolare. In diverse occasioni Eco propone esempi per facilitare il lettore come quando – per definire gli usi pratici della scrittura – fa riferimento alla compilazione dei registri o all’annotazione delle formule scientifiche. Il testo, pur affrontando tematiche vicine alla critica letteraria e alle teorie della narrazione non presenta particolari tecnicismi. Eco parla di “patrimonio collettivo”, di “libertà nell’interpretazione”, concetti specifici ma comprensibili anche ad un pubblico di non studiosi; esprime anche un concetto in latino (gratia sui), ma è subito attento a fornirne il significato italiano. A livello sintattico il saggio presenta periodi non eccessivamente articolati e le argomentazioni sono organizzate in modo ordinato anche grazie all’uso di interrogative dirette (“A che cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura?”). In più di un’occasione l’autore sceglie di iniziare un periodo con la congiunzione “e” (“E se qualcuno oggi lamenta”), ciò contribuisce a dare un ritmo incalzante e diretto al testo la cui lettura è assolutamente piacevole e scorrevole.

Parlando di letteratura come strumento che crea identità e comunità, Eco fa riferimento a quell’italiano diffusosi attraverso la televisione che in molti ancora oggi criticano soprattutto per la sua pigrizia lessicale. L’autore ricorda come l’italiano “medio” possa avere anche un’accezione nobile e positiva, come quello promosso da Manzoni che nella sua revisione linguistica de I promessi sposi scelse di adottare una lingua piana e comprensibile pur non rinunciando al valore artistico-letterario. Manzoni – che nell’Ottocento diede un impulso fondamentale alla questione della lingua – non era l’unico sostenitore della “prosa piana e accettabile” e infatti Eco cita anche due scrittori a lui più vicini come Italo Svevo e Alberto Moravia, autori di capolavori della letteratura italiana del Novecento come La coscienza di Zeno (1923) e Gli indifferenti (1929).

PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016TRACCIA: Analisi del testo ARGOMENTO: Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura. In Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano, 2016.a cura di Erika Favaro

A che cosa serve la letteratura? In poche parole è questo che si chiede Umberto Eco nel suo saggio Su alcune funzioni della letteratura; un’analisi chiara e umanamente sentita con cui dimostra l’importanza della tradizione letteraria definita da subito come un “potere immateriale”. Eco parte dal presupposto che quando si parla di testi letterari non ci si riferisce a scritti materialmente utili come verbali di processi o a orari ferroviari, questo perché la letteratura non ha fini pratici, non deve assolvere funzioni precise. Ci sono decine di motivazioni che ci portano ad aprire un romanzo: si legge per divertirsi, per elevarsi spiritualmente, per conoscere, ma anche “semplicemente” per passare il tempo. Si potrebbe dunque dire che la letteratura è una forma d’arte tanto affascinante quanto splendidamente “inutile”, un’attività estranea alla concretezza e alle necessità del mondo, ma queste affermazioni non rendono certamente giustizia alla grandezza e all’importanza del piacere letterario.

Identità linguistica e fedeltà interpretativa: sono questi i punti principali da cui parte l’autore per esporre quelle che secondo lui sono le funzioni principali della letteratura. È grazie alle opere letterarie che si sviluppa la lingua intesa come patrimonio collettivo, è grazie a Dante e Manzoni che oggi esiste un italiano unificato. Eco riflette dunque sul carattere mutevole e fondativo della lingua che non risponde a logiche di potere imposte dall’alto, che “va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura”. La seconda funzione è quella di guidarci nell’esercizio della fedeltà e del rispetto mentre esercitiamo la nostra libertà di interpretazione.

Eco sfata il mito contemporaneo secondo cui il lettore può fare ciò che desidera di un’opera. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che la letteratura sia maestra di libero arbitrio, l’autore sostiene che ciò non autorizza chi legge a stravolgere il senso di un testo a proprio piacimento. Il saggio – così come tutta la produzione dell’autore – è caratterizzato da uno stile chiaro e da una struttura ben definita. “Siamo circondati da poteri immateriali”: grazie alla prima

Non è un caso che l’autore faccia riferimento alla televisione, un medium che da sempre l’ha incuriosito e affascinato. Eco infatti lavorò per diversi anni alla Rai facendo parte di quel gruppo di intellettuali noti per aver rinnovato l’ambiente televisivo, ma fu anche uno dei più attenti osservatori dei fenomeni mediatici tout court. Suo è il famoso saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, considerato uno dei primi esempi di critica televisiva. Quello della letteratura è definito un “potere immateriale”: essa fa parte di quei piaceri dell’anima, di quelle passioni che salvano la vita, ma che non risultano tangibili, i cui effetti “benefici” possono non essere immediati. Un altro potere immateriale a cui si fa riferimento è quello spirituale, ma è chiaro che per l’autore la tradizione letteraria ha un valore diverso. La letteratura non è una dottrina, nessuno la può imporre, è semplicemente una cosa che l’essere umano ha inventato per amore di se stesso.

La seconda funzione della letteratura si concentra sul rapporto tra libera interpretazione del testo e fedeltà a quest’ultimo. Si tratta di un rapporto che dev’essere basato sul rispetto del testo stesso, sulla consapevolezza da parte del fruitore dei propri diritti e dei propri limiti. Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo rispetto nei confronti di quella che, in un’altra opera (I limiti dell’interpretazione, 1990) Eco definisce “l’intenzione del testo”.È necessario prestare molta attenzione quando si decide di proiettare il proprio ego o i propri desideri su un testo letterario. Eco non impedisce al lettore di dare un’interpretazione inedita e personale a ciò legge, tiene però a cuore che non si stravolga la natura del testo. È importante quindi dare ascolto all’anima e alle intenzioni dell’opera, anche a costo di assumere una posizione di distacco, che riesca ad a prescindere dalle figure dell’autore e del lettore.

“La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità”: questo è un altro passaggio importantissimo del saggio.La lingua infatti è il primo segno di riconoscimento di un popolo, quell’elemento che crea legami e costruisce ponti. L’evoluzione della lingua italiana è l’esempio più chiaro di come la letteratura sia un’utile palestra per la creazione di un’identità e di una cultura. Dante, Bembo, Manzoni sono solo alcuni degli autori che hanno contribuito a forgiare l’italiano che poi è stato adottato dalla popolazione della Penisola; basti pensare che prima dell’Unità di Italia era impossibile immaginare un’unità che fosse non solo territoriale, ma anche linguistica e culturale.

La lingua è quindi uno dei primi passi con cui prende vita una civiltà, ma è anche il primo strumento che permette l’integrazione.

Il saggio Su alcune funzioni della letteratura è la trascrizione di una lectio che Umberto Eco tenne al Festival della letteratura di Mantova nel 2000. È abitudine abbastanza comune per gli autori interrogarsi sulla natura della letteratura e uno dei testi fondamentali del Novecento è sicuramente Lezioni Americane di Italo Calvino. Anche in questo caso si tratta di una raccolta di lezioni e interventi che lo scrittore avrebbe dovuto tenere ad Harvard e nelle quali espone le sue idee sul futuro della sua arte. Umberto Eco sarà sempre molto sensibile al rapporto che lega il lettore al testo e tra le sue opere dedicate alla teoria e critica letteraria ricordiamo sicuramente Lector in fabula e Sei passeggiate nei boschi narrativi. Su alcune funzioni della letteratura è un omaggio a quella passione che ci solleva dalla mediocrità, è la dichiarazione d’amore a quel bene immateriale che finisce per migliorarci la vita, esattamente come le parole di Umberto Eco hanno sempre saputo fare.

Page 3: PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI … · del piacere letterario. ... Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo ... Il saggio

persona plurale l’autore sceglie di chiamarsi in causa insieme al lettore, facilita l’immedesimazione di chi legge e rompe le barriere che spesso dividono la figura dell’accademico dal suo pubblico. Sta diventando quasi una frase fatta, ma è vero che definire Umberto Eco è un’impresa ardua. Semiologo, romanziere, docente universitario, teorico dei media: queste sono solo alcune delle sue attività, ma ciò che è certo è che l’autore de Il nome della rosa è sempre riuscito ad esporre le sue tesi nel modo più accessibile possibile. È riuscito a osservare fenomeni complessi trasmettendoli con erudizione e chiarezza, ha elevato argomenti che molti dei suoi colleghi reputavano “bassi” o di stampo popolare. In diverse occasioni Eco propone esempi per facilitare il lettore come quando – per definire gli usi pratici della scrittura – fa riferimento alla compilazione dei registri o all’annotazione delle formule scientifiche. Il testo, pur affrontando tematiche vicine alla critica letteraria e alle teorie della narrazione non presenta particolari tecnicismi. Eco parla di “patrimonio collettivo”, di “libertà nell’interpretazione”, concetti specifici ma comprensibili anche ad un pubblico di non studiosi; esprime anche un concetto in latino (gratia sui), ma è subito attento a fornirne il significato italiano. A livello sintattico il saggio presenta periodi non eccessivamente articolati e le argomentazioni sono organizzate in modo ordinato anche grazie all’uso di interrogative dirette (“A che cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura?”). In più di un’occasione l’autore sceglie di iniziare un periodo con la congiunzione “e” (“E se qualcuno oggi lamenta”), ciò contribuisce a dare un ritmo incalzante e diretto al testo la cui lettura è assolutamente piacevole e scorrevole.

Parlando di letteratura come strumento che crea identità e comunità, Eco fa riferimento a quell’italiano diffusosi attraverso la televisione che in molti ancora oggi criticano soprattutto per la sua pigrizia lessicale. L’autore ricorda come l’italiano “medio” possa avere anche un’accezione nobile e positiva, come quello promosso da Manzoni che nella sua revisione linguistica de I promessi sposi scelse di adottare una lingua piana e comprensibile pur non rinunciando al valore artistico-letterario. Manzoni – che nell’Ottocento diede un impulso fondamentale alla questione della lingua – non era l’unico sostenitore della “prosa piana e accettabile” e infatti Eco cita anche due scrittori a lui più vicini come Italo Svevo e Alberto Moravia, autori di capolavori della letteratura italiana del Novecento come La coscienza di Zeno (1923) e Gli indifferenti (1929).

PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016TRACCIA: Analisi del testo ARGOMENTO: Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura. In Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano, 2016.a cura di Erika Favaro

A che cosa serve la letteratura? In poche parole è questo che si chiede Umberto Eco nel suo saggio Su alcune funzioni della letteratura; un’analisi chiara e umanamente sentita con cui dimostra l’importanza della tradizione letteraria definita da subito come un “potere immateriale”. Eco parte dal presupposto che quando si parla di testi letterari non ci si riferisce a scritti materialmente utili come verbali di processi o a orari ferroviari, questo perché la letteratura non ha fini pratici, non deve assolvere funzioni precise. Ci sono decine di motivazioni che ci portano ad aprire un romanzo: si legge per divertirsi, per elevarsi spiritualmente, per conoscere, ma anche “semplicemente” per passare il tempo. Si potrebbe dunque dire che la letteratura è una forma d’arte tanto affascinante quanto splendidamente “inutile”, un’attività estranea alla concretezza e alle necessità del mondo, ma queste affermazioni non rendono certamente giustizia alla grandezza e all’importanza del piacere letterario.

Identità linguistica e fedeltà interpretativa: sono questi i punti principali da cui parte l’autore per esporre quelle che secondo lui sono le funzioni principali della letteratura. È grazie alle opere letterarie che si sviluppa la lingua intesa come patrimonio collettivo, è grazie a Dante e Manzoni che oggi esiste un italiano unificato. Eco riflette dunque sul carattere mutevole e fondativo della lingua che non risponde a logiche di potere imposte dall’alto, che “va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura”. La seconda funzione è quella di guidarci nell’esercizio della fedeltà e del rispetto mentre esercitiamo la nostra libertà di interpretazione.

Eco sfata il mito contemporaneo secondo cui il lettore può fare ciò che desidera di un’opera. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che la letteratura sia maestra di libero arbitrio, l’autore sostiene che ciò non autorizza chi legge a stravolgere il senso di un testo a proprio piacimento. Il saggio – così come tutta la produzione dell’autore – è caratterizzato da uno stile chiaro e da una struttura ben definita. “Siamo circondati da poteri immateriali”: grazie alla prima

Non è un caso che l’autore faccia riferimento alla televisione, un medium che da sempre l’ha incuriosito e affascinato. Eco infatti lavorò per diversi anni alla Rai facendo parte di quel gruppo di intellettuali noti per aver rinnovato l’ambiente televisivo, ma fu anche uno dei più attenti osservatori dei fenomeni mediatici tout court. Suo è il famoso saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, considerato uno dei primi esempi di critica televisiva. Quello della letteratura è definito un “potere immateriale”: essa fa parte di quei piaceri dell’anima, di quelle passioni che salvano la vita, ma che non risultano tangibili, i cui effetti “benefici” possono non essere immediati. Un altro potere immateriale a cui si fa riferimento è quello spirituale, ma è chiaro che per l’autore la tradizione letteraria ha un valore diverso. La letteratura non è una dottrina, nessuno la può imporre, è semplicemente una cosa che l’essere umano ha inventato per amore di se stesso.

La seconda funzione della letteratura si concentra sul rapporto tra libera interpretazione del testo e fedeltà a quest’ultimo. Si tratta di un rapporto che dev’essere basato sul rispetto del testo stesso, sulla consapevolezza da parte del fruitore dei propri diritti e dei propri limiti. Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo rispetto nei confronti di quella che, in un’altra opera (I limiti dell’interpretazione, 1990) Eco definisce “l’intenzione del testo”.È necessario prestare molta attenzione quando si decide di proiettare il proprio ego o i propri desideri su un testo letterario. Eco non impedisce al lettore di dare un’interpretazione inedita e personale a ciò legge, tiene però a cuore che non si stravolga la natura del testo. È importante quindi dare ascolto all’anima e alle intenzioni dell’opera, anche a costo di assumere una posizione di distacco, che riesca ad a prescindere dalle figure dell’autore e del lettore.

“La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità”: questo è un altro passaggio importantissimo del saggio.La lingua infatti è il primo segno di riconoscimento di un popolo, quell’elemento che crea legami e costruisce ponti. L’evoluzione della lingua italiana è l’esempio più chiaro di come la letteratura sia un’utile palestra per la creazione di un’identità e di una cultura. Dante, Bembo, Manzoni sono solo alcuni degli autori che hanno contribuito a forgiare l’italiano che poi è stato adottato dalla popolazione della Penisola; basti pensare che prima dell’Unità di Italia era impossibile immaginare un’unità che fosse non solo territoriale, ma anche linguistica e culturale.

La lingua è quindi uno dei primi passi con cui prende vita una civiltà, ma è anche il primo strumento che permette l’integrazione.

Il saggio Su alcune funzioni della letteratura è la trascrizione di una lectio che Umberto Eco tenne al Festival della letteratura di Mantova nel 2000. È abitudine abbastanza comune per gli autori interrogarsi sulla natura della letteratura e uno dei testi fondamentali del Novecento è sicuramente Lezioni Americane di Italo Calvino. Anche in questo caso si tratta di una raccolta di lezioni e interventi che lo scrittore avrebbe dovuto tenere ad Harvard e nelle quali espone le sue idee sul futuro della sua arte. Umberto Eco sarà sempre molto sensibile al rapporto che lega il lettore al testo e tra le sue opere dedicate alla teoria e critica letteraria ricordiamo sicuramente Lector in fabula e Sei passeggiate nei boschi narrativi. Su alcune funzioni della letteratura è un omaggio a quella passione che ci solleva dalla mediocrità, è la dichiarazione d’amore a quel bene immateriale che finisce per migliorarci la vita, esattamente come le parole di Umberto Eco hanno sempre saputo fare.

Page 4: PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI … · del piacere letterario. ... Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo ... Il saggio

persona plurale l’autore sceglie di chiamarsi in causa insieme al lettore, facilita l’immedesimazione di chi legge e rompe le barriere che spesso dividono la figura dell’accademico dal suo pubblico. Sta diventando quasi una frase fatta, ma è vero che definire Umberto Eco è un’impresa ardua. Semiologo, romanziere, docente universitario, teorico dei media: queste sono solo alcune delle sue attività, ma ciò che è certo è che l’autore de Il nome della rosa è sempre riuscito ad esporre le sue tesi nel modo più accessibile possibile. È riuscito a osservare fenomeni complessi trasmettendoli con erudizione e chiarezza, ha elevato argomenti che molti dei suoi colleghi reputavano “bassi” o di stampo popolare. In diverse occasioni Eco propone esempi per facilitare il lettore come quando – per definire gli usi pratici della scrittura – fa riferimento alla compilazione dei registri o all’annotazione delle formule scientifiche. Il testo, pur affrontando tematiche vicine alla critica letteraria e alle teorie della narrazione non presenta particolari tecnicismi. Eco parla di “patrimonio collettivo”, di “libertà nell’interpretazione”, concetti specifici ma comprensibili anche ad un pubblico di non studiosi; esprime anche un concetto in latino (gratia sui), ma è subito attento a fornirne il significato italiano. A livello sintattico il saggio presenta periodi non eccessivamente articolati e le argomentazioni sono organizzate in modo ordinato anche grazie all’uso di interrogative dirette (“A che cosa serve questo bene immateriale che è la letteratura?”). In più di un’occasione l’autore sceglie di iniziare un periodo con la congiunzione “e” (“E se qualcuno oggi lamenta”), ciò contribuisce a dare un ritmo incalzante e diretto al testo la cui lettura è assolutamente piacevole e scorrevole.

Parlando di letteratura come strumento che crea identità e comunità, Eco fa riferimento a quell’italiano diffusosi attraverso la televisione che in molti ancora oggi criticano soprattutto per la sua pigrizia lessicale. L’autore ricorda come l’italiano “medio” possa avere anche un’accezione nobile e positiva, come quello promosso da Manzoni che nella sua revisione linguistica de I promessi sposi scelse di adottare una lingua piana e comprensibile pur non rinunciando al valore artistico-letterario. Manzoni – che nell’Ottocento diede un impulso fondamentale alla questione della lingua – non era l’unico sostenitore della “prosa piana e accettabile” e infatti Eco cita anche due scrittori a lui più vicini come Italo Svevo e Alberto Moravia, autori di capolavori della letteratura italiana del Novecento come La coscienza di Zeno (1923) e Gli indifferenti (1929).

PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016TRACCIA: Analisi del testo ARGOMENTO: Umberto Eco, Su alcune funzioni della letteratura. In Sulla letteratura, IV edizione Tascabili Bompiani, Milano, 2016.a cura di Erika Favaro

A che cosa serve la letteratura? In poche parole è questo che si chiede Umberto Eco nel suo saggio Su alcune funzioni della letteratura; un’analisi chiara e umanamente sentita con cui dimostra l’importanza della tradizione letteraria definita da subito come un “potere immateriale”. Eco parte dal presupposto che quando si parla di testi letterari non ci si riferisce a scritti materialmente utili come verbali di processi o a orari ferroviari, questo perché la letteratura non ha fini pratici, non deve assolvere funzioni precise. Ci sono decine di motivazioni che ci portano ad aprire un romanzo: si legge per divertirsi, per elevarsi spiritualmente, per conoscere, ma anche “semplicemente” per passare il tempo. Si potrebbe dunque dire che la letteratura è una forma d’arte tanto affascinante quanto splendidamente “inutile”, un’attività estranea alla concretezza e alle necessità del mondo, ma queste affermazioni non rendono certamente giustizia alla grandezza e all’importanza del piacere letterario.

Identità linguistica e fedeltà interpretativa: sono questi i punti principali da cui parte l’autore per esporre quelle che secondo lui sono le funzioni principali della letteratura. È grazie alle opere letterarie che si sviluppa la lingua intesa come patrimonio collettivo, è grazie a Dante e Manzoni che oggi esiste un italiano unificato. Eco riflette dunque sul carattere mutevole e fondativo della lingua che non risponde a logiche di potere imposte dall’alto, che “va dove vuole ma è sensibile ai suggerimenti della letteratura”. La seconda funzione è quella di guidarci nell’esercizio della fedeltà e del rispetto mentre esercitiamo la nostra libertà di interpretazione.

Eco sfata il mito contemporaneo secondo cui il lettore può fare ciò che desidera di un’opera. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che la letteratura sia maestra di libero arbitrio, l’autore sostiene che ciò non autorizza chi legge a stravolgere il senso di un testo a proprio piacimento. Il saggio – così come tutta la produzione dell’autore – è caratterizzato da uno stile chiaro e da una struttura ben definita. “Siamo circondati da poteri immateriali”: grazie alla prima

Non è un caso che l’autore faccia riferimento alla televisione, un medium che da sempre l’ha incuriosito e affascinato. Eco infatti lavorò per diversi anni alla Rai facendo parte di quel gruppo di intellettuali noti per aver rinnovato l’ambiente televisivo, ma fu anche uno dei più attenti osservatori dei fenomeni mediatici tout court. Suo è il famoso saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, considerato uno dei primi esempi di critica televisiva. Quello della letteratura è definito un “potere immateriale”: essa fa parte di quei piaceri dell’anima, di quelle passioni che salvano la vita, ma che non risultano tangibili, i cui effetti “benefici” possono non essere immediati. Un altro potere immateriale a cui si fa riferimento è quello spirituale, ma è chiaro che per l’autore la tradizione letteraria ha un valore diverso. La letteratura non è una dottrina, nessuno la può imporre, è semplicemente una cosa che l’essere umano ha inventato per amore di se stesso.

La seconda funzione della letteratura si concentra sul rapporto tra libera interpretazione del testo e fedeltà a quest’ultimo. Si tratta di un rapporto che dev’essere basato sul rispetto del testo stesso, sulla consapevolezza da parte del fruitore dei propri diritti e dei propri limiti. Pur riconoscendo l’esistenza dei diversi piani di lettura, è importante avere profondo rispetto nei confronti di quella che, in un’altra opera (I limiti dell’interpretazione, 1990) Eco definisce “l’intenzione del testo”.È necessario prestare molta attenzione quando si decide di proiettare il proprio ego o i propri desideri su un testo letterario. Eco non impedisce al lettore di dare un’interpretazione inedita e personale a ciò legge, tiene però a cuore che non si stravolga la natura del testo. È importante quindi dare ascolto all’anima e alle intenzioni dell’opera, anche a costo di assumere una posizione di distacco, che riesca ad a prescindere dalle figure dell’autore e del lettore.

“La letteratura, contribuendo a formare la lingua, crea identità e comunità”: questo è un altro passaggio importantissimo del saggio.La lingua infatti è il primo segno di riconoscimento di un popolo, quell’elemento che crea legami e costruisce ponti. L’evoluzione della lingua italiana è l’esempio più chiaro di come la letteratura sia un’utile palestra per la creazione di un’identità e di una cultura. Dante, Bembo, Manzoni sono solo alcuni degli autori che hanno contribuito a forgiare l’italiano che poi è stato adottato dalla popolazione della Penisola; basti pensare che prima dell’Unità di Italia era impossibile immaginare un’unità che fosse non solo territoriale, ma anche linguistica e culturale.

La lingua è quindi uno dei primi passi con cui prende vita una civiltà, ma è anche il primo strumento che permette l’integrazione.

Il saggio Su alcune funzioni della letteratura è la trascrizione di una lectio che Umberto Eco tenne al Festival della letteratura di Mantova nel 2000. È abitudine abbastanza comune per gli autori interrogarsi sulla natura della letteratura e uno dei testi fondamentali del Novecento è sicuramente Lezioni Americane di Italo Calvino. Anche in questo caso si tratta di una raccolta di lezioni e interventi che lo scrittore avrebbe dovuto tenere ad Harvard e nelle quali espone le sue idee sul futuro della sua arte. Umberto Eco sarà sempre molto sensibile al rapporto che lega il lettore al testo e tra le sue opere dedicate alla teoria e critica letteraria ricordiamo sicuramente Lector in fabula e Sei passeggiate nei boschi narrativi. Su alcune funzioni della letteratura è un omaggio a quella passione che ci solleva dalla mediocrità, è la dichiarazione d’amore a quel bene immateriale che finisce per migliorarci la vita, esattamente come le parole di Umberto Eco hanno sempre saputo fare.


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