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EDUCAZIONE LINGUISTICA E LETTERARIA IN UN’OTTICA PLURILINGUE B-10-FSE-2010-1 ©INDIRE 2014 - http://formazionedocentipon.indire.it Ut pictura di Donatella Vignola FASE 2 – MATERIALI 11 Un esempio di lettura semiotica in un percorso intertestuale: La Continentia di Scipione l’Africano”- Giulio Romano, Mantova, Palazzo Te.
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EDUCAZIONE LINGUISTICA E LETTERARIAIN UN’OTTICA PLURILINGUEB-10-FSE-2010-1

©INDIRE 2014 - http://formazionedocentipon.indire.it

Ut picturadi Donatella Vignola

FASE 2 – MATERIALI 11

Un esempio di lettura semiotica in un percorso intertestuale:

“La Continentia di Scipione l’Africano”- Giulio Romano, Mantova, Palazzo Te.

Giulio Romano (1492 - 1546): “La continenza di Scipione”. Mantova, Palazzo Te (Camera degli imperatori)

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1. Introduzione

L’episodio dell’atto di continenza e di moderazione di Scipione nei confronti di una giovane prigioniera, liberata e restituita inviolata al promesso sposo dopo la presa di Cartagena in Ispagna, è narrato in Polibio, X, 19 e in LIVIO XXVI, 49-50.

Da Livio derivano molte traduzioni intralinguistiche tra cui quelle di Valerio Massimo (Detti e fatti memorabili, IV,3,1) e di Petrarca(De viris illustribus, De Cornelio Scipione Majore, I,2,4-7).

Il racconto conobbe anche traduzioni iconografiche e musicali, dall’evo moderno al novecento, in contesti politici e culturali che si rifacevano ai principi e ai modelli della virtus romana. Ne è un esempio il dipinto di Giulio Romano (il Pippi) “La continenza di Scipione l’Africano” a Palazzo Te (Mantova) (cfr.: http://www.palazzote.it/pte/index.php?option=com_content&view=article&id=72&Itemid=236).

Si propone una lettura semiotica dell’opera che valorizzi accanto all’esito iconografico anche il ruolo del fruitore. L’analisi dei segni di un testo visivo (forme, colori, linee, testure, convenzioni iconografiche) permette allo spettatore di riconoscere nel linguaggio delle immagini il rapporto tra il testo che osserva e il proprio bagaglio di conoscenze (in questo caso le fonti letterarie); di ricostruire il processo traduttivo dell’artista, dalla fonte intenzionale al livello di traduzione consentito dal linguaggio iconico (parafrasi, sintesi, interpretazione, allusione); di pervenire a soluzioni interpretative misurandosi metacognitivamente con l’opera, con il contesto culturale che l’ha prodotta e con la distanza che la separa oggi da quello.

L’esempio del procedimento invita ad altri confronti tra testi sullo stesso tema, (traduzioni intra/interlinguistiche e intersemiotiche) assai stimolanti per la didattica della mediazione linguistica anche sull’asse dell’interculturalità; per illuminare concetti sottesi a parole come humanitas, virtus, sapientia, moderatio, constantia, continentia e alle iuncturae ripetute nelle fonti letterarie: continentia et integritas; continentia ac munificientia; mansuetudo ac liberalitas; romana clementia/ira; vir bonus; virginum verecondia/ pudicitia; benignitas ac beneficium; in populi Romani potestatem venire; per deditionem capere; beneficio quam metu obligare homines exterasque gentes malle; fide ac societate iunctas habere quam tristi subiectas seruitio malle.

2. Contestualizzazione del dipinto: la collocazione, la committenza, le fonti

Il tondo di Giulio Romano decora il lato lungo della volta della Camera degli Imperatori di palazzo Te a Mantova con altre raffigurazioni di virtù esemplari. Rappresenta l’atto di magnanimità di Scipione come emblema dell’humanitas cui s’ispirava la politica del committente, Federico II Gonzaga.

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Il racconto dell’ immagine si rifà a Petrarca che a sua volta rimanda a Livio e a Valerio Massimo. Nulla ha a che fare con Appiano che, pur frequentato da Giulio Romano per altre imprese dell’Africano, nel riferire la presa di Cartagena tralascia del tutto l’episodio (App. Rwmanikaé, VI, 20-23).

Nel Cinquecento l’ammirazione di Petrarca per le gesta di Scipione l’Africano (oltre che nel De Cornelio Scipione Majore è in molte pagine come: Afr. V 1-3; Mem. I 2; III 5; Fam. I 2, 21) influenzò la precettistica e la trattatistica che da quelle storie traevano i paradigmi del buon governo. Impressi come simboli nelle “imprese”, negli “emblemata” e nelle pitture delle corti come una sorta di educazione visiva, ammonivano a quei principi di moralità da cui solo Machiavelli avrebbe emancipato il potere del principe.

3. Lettura semiotica

- Scipione, il protagonista del racconto

Nella parte sinistra della campitura del tondo del Pippi, in primo piano, è raffigurata una tribuna a gradoni su cui sono disposti a livelli diversi tre personaggi; la figura in mezzo indossa la lorica; è seduta su uno scranno; le figure ai lati sono un giovane e una giovane; quest’ultima è inginocchiata al grado più basso davanti allo scranno. Nella parte destra del tondo di fronte alla tribuna, e vicino al giovane, altri personaggi sono rappresentati in piedi, più in ombra in secondo piano.

I colori e le linee prospettiche guidano l’occhio dello spettatore verso il personaggio loricato; è Scipione, centro della narrazione. Non è collocato al centro del tondo ma all’incrocio di tre assi (segnati dalla linea obliqua delle sue braccia, da quella orizzontale della trabeazione di un muro di sfondo, da quella verticale di un fascio di contrafforti murari), proprio nel punto in cui altri due segmenti obliqui (quelli segnati dalle teste dei personaggi in secondo piano) s’intersecano e demarcano una nuova profondità.

- Cartagena e i vinti

La scena è ambientata all’aperto in uno spazio cinto da mura. Davanti alla tribuna una delegazione di quattro uomini è vigilata da soldati in armi. Il primo dei delegati tiene lo sguardo sulla scena; ha un lungo bastone a significare autorità. Come gli altri ha capigliatura scomposta, barba, brache e abiti da barbaro; c’è contrasto tra il disordine del loro abbigliamento e delle loro capigliature e l’ordine dei soldati armati; la rappresentazione dei barbari asseconda lo stereotipo diffuso dalla convenzione iconografica dell’arte romana, quale appare già nella gemma augustea (cfr.: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/45/Kunsthistorisches_Museum_Vienna_June_2006_031.png) e poi nei celebri rilievi della colonna traiana (cfr.: http://signainferre.tripod.com/coltra.gif) e su tutti gli archi di trionfo che raccontano storie di sottomissione (cfr.:

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/9/92/Arco_di_costantino,_rilievo_aureliano,_05_dettaglio.jpg).

Tutto fa pensare al momento in cui il condottiero romano stabilisce condizioni con i vinti, sancisce patti e amministra la giustizia in un tribunale improvvisato entro le mura di una città da poco conquistata.

- Il discorso di Scipione

La destra di Scipione indica allo spettatore e agli astanti la donna inginocchiata più in basso: è lei l’oggetto del discorso che Scipione sta rivolgendo al giovane posandogli la mano sinistra sulla spalla e volgendo a lui lo sguardo. La mano sulla spalla esprime paternalismo, protezione, volontà di patteggiamento amicale.

Il ragazzo è un nobile: tiene con una mano il lembo di un manto rosso, simbolo di dignità.

- L’azione scenica e il coinvolgimento dello spettatore

Tutta la scena in primo piano è organizzata sulle categorie visive del tempo-movimento. Scipione è seduto ma non immobile: la torsione del busto a sinistra verso il giovane nobile contrasta con la posizione delle gambe rimaste in posizione frontale rispetto alla donna a sottolineare il continuo rimando del discorso alla prigioniera.

Non solo la mano del generale ma anche l’arco disegnato nel muro spinge lo sguardo dello spettatore sulla supplice; crea però una via di fuga dalla scena, verso lo squarcio di cielo aperto dalla nuova profondità prospettica, che già promette libertà.

- La sentenza e il patto

Il discorso ha una durata ma il suo focus è nella sentenza di libertà infine pronunciata. L’attimo è colto con altri segni del movimento: il giovane, nell’atto di alzarsi, porta la mano sinistra al petto a garanzia di un patto. La giovane alza con un moto improvviso busto, braccia, mani e testa come fosse stata poco prima china per verecondia; dischiude la bocca ad esprimere lo stupore per la grazia inattesa. Uno dei barbari volge il capo incredulo a interrogare il vicino. L’espressione dei sentimenti è ottenuta con lo schema retorico del climax.

- L’intento comunicativo

Il linguaggio delle immagini sintetizza la magnanimità di Scipione: la coglie sia nel paternalismo del suo discorso sia nello stupore improvviso suscitato dalla grazia; ne anticipa gli effetti positivi dando garanzie sulla conquistata fedeltà dei vinti sia agli osservatori astanti sia ai fruitori di ogni tempo. Gli effetti di movimento scandiscono il tempo interno della narrazione ma la durata del racconto non è ancora conclusa: prosegue a imperituro monimento secondo il modello della storiografia moralistica latina inaugurato da Livio e continuato da Valerio Massimo e da Petrarca che portarono l’aneddoto ad exemplum.

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4. Input e output: Giulio Romano e le fonti letterarie

Che cosa si è perso nel passaggio dalla fonte scritta al testo visivo? La tabella mostra in colore le fonti privilegiate dall’artista e la selezione operata tra le sequenze narrative ricavate dai testi letterari.

Polibio, X, 19

(cfr.: La Continentia di Scipione - Polibio, Storie X, 19)

Livio, XXVI, 49-50

(cfr.: La Continentia di Scipione - Livio, Ab Urbe condita, XXVI, 50)

Valerio Massimo, IV, 3, 1

(cfr.: La Continentia di Scipione - Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium, IV, 3, 1)

Petrarca (De viris illustribus, De Cornelio Scipione Majore, I, 2, 4-7)

(cfr.: La Continentia di Scipione - Francesco Petrarca, De viris illustribus: de Cornelio Scipione Maiore, liber I, 2, 4-7)

La bella prigioniera di Cartagena

La bella prigioniera di Cartagena già sposa promessa ad Allucio capo dei Celtiberi

La bella prigioniera di Cartagena già sposa promessa ad Indibile capo dei Celtiberi

La bella prigioniera di Cartagena già sposa promessa a Luteio capo dei Celtiberi

Il breve discorso sulla moderazione rivolto ai giovinetti romani

Il lungo discorso al giovane: la liberazione della fanciulla come esempio di moderazione e in cambio dell’amicizia al popolo romano

Il discorso di Scipione al giovane e ai parenti: la liberazione della fanciulla come esempio di moderazione e in cambio dell’amicizia al popolo romano

L’oro offerto come riscatto dai parenti a Scipione

L’oro offerto come riscatto dai parenti a Scipione

L’oro offerto come riscatto dai parenti a Scipione

La restituzione della fanciulla al padre perché l’accasi

La restituzione dell’oro da Scipione ad Allucio come

La consegna della fanciulla ai parenti e allo sposo; la

La restituzione dell’oro a Luteio come dono dotale per la

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degnamente dono dotale per la fanciulla

restituzione dell’oro come dono dotale per la fanciulla

fanciulla

L’efficacia dell’esempio di moderazione per i subalterni; l’invio a Roma di prigionieri come prova del felice esito della spedizione in Ispagna

L’efficacia della moderazione di Scipione su Allucio e sui Celtiberi

L’efficacia della moderazione di Scipione su Indibile e sui Celtiberi

L’efficacia della moderazione di Scipione su Luteio e sui Celtiberi

Conclusione

Giulio Romano ha estrapolato da Livio e da Petrarca il momento del discorso di Scipione recependo l’importanza attribuitagli soprattutto da Livio; ha sintetizzato lo sviluppo narrativo nell’atto unico di un dramma; ha privilegiato la rappresentazione dei sentimenti perché emergesse l’evento saliente: è la sentenza della liberazione della bella prigioniera che esplicita la virtù del vir bonus romano e del buon principe. Poco o nulla avrebbe aggiunto alla categorizzazione della moderazione il particolare della restituzione del riscatto.

È infine la clementia di Scipione che procura amicizie e fedeltà a Roma. Come strumento di buon governo Giulio la rappresenta nel rispetto delle fonti, della trattatistica morale del suo tempo, dei valori di riferimento del committente, dei “lettori” destinatari ieri come oggi in una sorta di educazione morale visiva.

5. Approfondimento: la fortuna del tema

In pieno Manierismo il Pippi rappresentò più volte i temi encomiastici delle virtù di Scipione con una serie fortunata di repliche.

Si sa per certo che tra il 1532 e il 1535 Francesco I re di Francia commissionò per il castello Fontainebleau l’esecuzione di 22 arazzi con le storie di Scipione l’Africano, “Gesta” e “Trionfi”, con le scene ideate tra il 1520 e il 1532 da Giulio Romano (Tonini,V.: 2009).

Gli arazzi francesi andarono irrimediabilmente perduti, ma le repliche realizzate sui disegni originali, gli affreschi ricavati da copie dei disegni e da incisioni fino a tutto il Seicento, hanno permesso di ricostruire l’ideazione originale degli arazzi e insieme la fortuna del tema. In particolare l’episodio della “Continentia di Scipione” che era compreso nel ciclo delle “Gesta”,

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continuò ad essere commissionato fino al settecento inoltrato; fu Leitmotiv reiterato in molte rivisitazioni con oli su tela anche da un medesimo artista.

È il caso:

- di Sebastiano Ricci (1659-1734): o http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sebastiano_Ricci_021.jpg o http://fe.fondazionezeri.unibo.it/foto/

160000/126800/126468.jpgo http://fe.fondazionezeri.unibo.it/foto/

160000/126800/126503.jpgo http://fe.fondazionezeri.unibo.it/foto/

160000/128000/127772.jpg

- di Antonio Molinari (1655-1704):o http://www.tornabuoniarte.it/schedaA_sc.php?

record_ID=122&categoria=dipinti&sc=Baroccoo http://images.arcadja.com/molinari_antonio-

la_clemenza_di_scipione~OM381300~10136_20120227_0125_659.jpg

o http://www.artericerca.com/pittori_italiani_seicento/molinari %20antonio/3.jpg

- di Giovanni Antonio Guardi (1698/99-1760):o http://images.arcadja.com/guardi_giovanni_antonio-

la_clemenza_di_scipione~OMb06300~10157_20100527_2520_136.jpg

o http://www.eosarte.it/images/Mostre%20Antiquarie/Amarcord %20Mostre%20Antiquarie/Venezia%201984/Foto-Galli.jpg

o http://www.cambiaste.com/photos/auctions/large/98884_7.jpg o http://www.cambiaste.com/it/asta-0116/giovanni-antonio-

guardi-1698991760.asp?pag=71

Contribuì alla fortuna dell’episodio anche il melodramma tra settecento e ottocento.

Bach compose l’opera intitolata “Clemenza di Scipione” (1770).

Il “Scipione in Cartagena” di Niccolò Piccinni con libretto di Alvise Giusti, fu rappresentato al Teatro di Corte di Modena, alla presenza del re, per il carnevale 1773.

Un “Scipione in Cartagena” compose anche Luigi Caruso su libretto di Serafino Bellini (ebbe la prima a Venezia nel 1779).

Un altro dramma sullo stesso tema fu composto in musica da Giuseppe Farinelli su versi di Luigi Andrioli (http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0004/bsb00046788/images/index.html?

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id=00046788&fip=eayaeneayawweayaxseayaxdsydeneaya&no=3&seite=5); fu rappresentato nel carnevale del 1815 a Torino alla presenza del re.

Nel 1937 all’indomani della guerra d’Etiopia, il cinema di regime giustificò l’impresa con il film di Carmine Gallone, Scipione l’Africano (1937) (http://www.youtube.com/watch?v=6jjZ9U-4nN4); l’aneddoto di Cartagena è citato in una sequenza del film (minuto 036.16) per propagandare al grande pubblico la clemenza di Roma in terre di conquista e come risposta alle polemiche suscitate dalla guerra.

6. Attività

6.1. Il confronto tra più “traduzioni” di segno diverso dello stesso tema, o della stessa fonte, può offrire agli studenti opportunità di lavoro diverse e interessanti, utili a:

- la comprensione dei testi storiografici in lingua originale;- la ricostruzione di un procedimento interpretativo/ traduttivo;- lo studio della ricezione dei classici nel tempo;- l’interpretazione degli scopi comunicativi di una traduzione;- l’attualizzazione del testo per nuovi lettori di altro contesto.

Il docente scegliendo o integrando la rosa dei “testi” proposti sul tema della “Continenza di Scipione l’Africano” elabori un percorso didattico su una delle finalità indicate.

6.2. Giulio Romano e le sue fonti: il docente elabori un dossier di esercizi che guidino gli studenti a:

- riconoscere nei testi in lingua originale le corrispondenze tra segni verbali e segni non verbali;

- a ricostruire in moviola il processo traduttivo dell’artista; - a raccogliere dai racconti in lingua un repertorio lessicale per campi

semantici relativi al tema, ad apprenderlo e ad utilizzarlo per parafrasare l’evento rappresentato in pittura.

6.3. Webquest per un lavoro di gruppo: sulla stessa traccia proposta per Giulio Romano, il docente guidi gli studenti nella lettura semiotica di altre traduzioni iconografiche dello stesso racconto e nel confronto con:

- le fonti letterarie in lingua originale;- il tondo di Giulio Romano;- i diversi scopi comunicativi.

6.4. Il docente progetti esercizi per facilitare con la LIM il confronto tra le fonti letterarie su “La continenza di Scipione”: tra Livio e Petrarca; tra Polibio e Livio; tra Livio e Valerio Massimo. Siano rilevati:

- aspetti tematici e analisi delle varianti (che cosa si perde nel passaggio dalla fonte alla nuova riscrittura? Che cosa si aggiunge? Con quale efficacia comunicativa? Perché?);

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- aspetti linguistici e narratologici (quali sono le parole – chiave nei diversi racconti? Com’è organizzato il flusso narrativo (ordine delle sequenze, tempo della narrazione-anticipazioni/ellissi/rallentamenti con discorsi diretti, inserti descrittivi o argomentativi, interventi autoriali, ecc.)? Quali sono i segnalatori testuali?

- aspetti comunicativi (a quale lettore è destinata la “traduzione”? Qual è lo scopo comunicativo del nuovo traduttore/interprete? Quale rapporto instaura il nuovo lettore con la traduzione? A quale contesto esperienziale, a quale bagaglio culturale fa ricorso per comprenderlo e interpretarlo?).

6.5. Il gioco del “se tu fossi”: partendo dalle fonti letterarie il docente inviti gli studenti ad ideare dialoghi (in italiano o in altra lingua moderna), personaggi, azioni, colonne sonore, scenografie, costumi improvvisandosi a scelta nei ruoli di regista, sceneggiatore, scenografo, attore, costumista, disegnatore di storyboard, ecc., per una rappresentazione dell’episodio, teatrale o cinematografica o a fumetti.

6.6. Per ideare percorsi interculturali; ecco alcune tracce:- La nuova humanitas nel racconto della continentia di Scipione: dal

mos maiorum a Petrarca.- I valori dell’humanitas: quanto di essi ha colto Polibio parlando

della“continentia” di Scipione? - Si rintracci nel Principe di Machiavelli la confutazione dell’efficacia

della clementia del princeps nei confronti dei sudditi.

Bibliografia/Sitografia

Tonini,V., Gli arazzi di Scipione l’Africano ideati da Giulio Romano: modelli iconografici per alcuni affreschi genovesi. Nuovi Studi di Storia delle Arti,13 marzo 2009. (http://www.stoa.unige.it/IMG/pdf/tonini_01.pdf)

Eugeni, R., (1999), Analisi semiotica dell'immagine. Pittura, illustrazione, fotografia. EDUCatt Università Cattolica, Milano 2004.

http://www.comunicazionidimassa.net/Comunicazione-Visiva/appunti- comunicazione-visiva.html


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