+ All Categories
Home > Documents > Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo,...

Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo,...

Date post: 27-Sep-2018
Category:
Upload: vannguyet
View: 227 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
185
Prove di verifica finale M odulo 1 pag. 9 Le caratteristiche del testo narrativo M odulo 2 pag. 40 Riscrivere e analizzare un testo narrativo M odulo 3 pag. 45 Le forme della narrazione Soluzioni delle prove M odulo 1 pag. 137 M odulo 2 pag. 151 M odulo 3 pag. 155 A Narrativa
Transcript
Page 1: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Prove di verifica finale Modulo 1 pag. 9Le caratteristiche del testo narrativo

Modulo 2 pag. 40Riscrivere e analizzare un testo narrativo

Modulo 3 pag. 45Le forme della narrazione

Soluzioni delle prove Modulo 1 pag. 137

Modulo 2 pag. 151

Modulo 3 pag. 155

ANarrativa

Guida_A.indd 9 27/03/12 09.39

Page 2: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

A

Unità 2

C’è chi ascolta e chi narra

VERIFICA FINALEUnità 1: La struttura di un testo narrativo

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste due definizioni:

a. La fabula è l’insieme …………………………………………………, considerati nella loro …………………………

La fabula è dunque l’ordine ………………………………………

b. La sequenza è un blocco ……………………………………………………, diverso da quello precedente e da

quello seguente, che risulta quindi ……………………

2 Quali funzioni può avere il titolo di un testo?

3 Lo scioglimento che lascia volutamente la conclusione in sospeso si definisce …………………………………………

Lo scioglimento che non viene preparato da eventi precedenti si definisce …………………………………………

Lo scioglimento che presenta dei fatti ambigui ed enigmatici si definisce …………………………………………

Una storia zen Questa storiella è tratta da una raccolta molto particolare, intitolata 101 storie zen: si tratta di racconti brevi, ma assai significativi, ispirati alla filosofia zen, la scuola religiosa buddista originaria della Cina che tende a cogliere, attraverso la meditazione, l’identità dell’essere in ogni cosa ed esperienza.

Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’al-to. Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’ uomo scorse ac-canto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò1 la fragola. Com’era dolce!

Da N. Senzaki, P. Reps, 101 storie zen, Adelphi, Milano

1. Spiccò: colse.

11

Guida_A.indd 11 27/03/12 09.39

Page 3: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Comprensione

1 Chi sono i protagonisti di questa storia?

2 Dove è ambientata?

3 Perché l’ambientazione ha queste caratteristiche?

Analisi

1 In questa storiella la narrazione segue l’ordine in cui si sono svolti i fatti. Completa lo schema:

Un uomo che camminava per un campo ……………………………………………………………………

Si mise a correre, tallonato ……………………………

Giunto a un ………………, si afferrò ……………………………………… e si lasciò penzolare oltre l’orlo.

La tigre ……………………………………

Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, ………………………………………………………

Soltanto ………………… lo reggeva.

Due topi, ………………………………, cominciarono a ………………………………………………………

L’uomo scorse accanto a sé ……………………………………………………

Afferrandosi alla vite ……………………………………………, con l’altra spiccò la fragola e ………………

2 Si può dunque affermare che è una storiella basata su un intreccio …………………, particolarmente usato nella stesura di brevi racconti e favole.

3 Il testo è troppo breve per poter essere diviso in sequenze: al massimo, considerandolo un’unica sequen-

za…………………, possiamo identificare, al suo interno, numerose microsequenze. Indicale sul testo, spiegan-do perché le hai divise in questo modo e individua l’unica microsequenza che ha una tipologia diversa dalle altre.

4 Ora identifica situazione iniziale, evento che altera l’equilibrio esistente, peripezie, scioglimento.

5 Come può essere considerato l’esordio? Perché?

6 Perché lo scioglimento può essere ritenuto inaspettato e aperto?

Riflessione e produzione

1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

2 La fragola può rappresentare la speranza, che non deve morire mai, anche quando si è in grande difficoltà, oppure la necessità di cogliere l’attimo in ogni circostanza della vita: quale di queste due interpretazioni ti pare più convincente e per quale motivo?

12

Guida_A.indd 12 27/03/12 09.39

Page 4: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

A

Unità 2

C’è chi ascolta e chi narra

VERIFICA FINALEUnità 2: C’è chi ascolta e chi narra

Alunno Classe Data

Verifica della teoria1 Completa queste definizioni:

Il lettore reale è ………………………………………………………………………………

Il narratario è …………………………………………………………………………………

L’autore implicito è ……………………………………………………………………………

2 Che cos’è il patto narrativo?

3 Il narratore ………………… può introdurre un altro narratore, detto ………………………, a

cui lascia il compito di ………………………………………; l’introduzione può avvenire per

mezzo di ……………………………………… oppure con ……………………………………

narrativi (per esempio …………………………………………………………………………).

La morte deLL’impiegatoanton CeChov Il protagonista di questo racconto di Anton Cechov, uno dei più grandi scrittori russi del secondo Ot-tocento, è un impiegato di basso livello dell’amministrazione pubblica, abituato a essere sottomesso e rispettoso nei confronti dei potenti. Una sera egli si reca a teatro per assistere ad uno spettacolo, ma un improvviso starnuto trasforma la sua vita in dramma…

Una magnifica sera un non meno magnifico usciere, Ivàn Dmitric’ Cerviakòv, era seduto nella seconda fila di poltrone e seguiva col binocolo “Le campane di Corneville”. Guardava e si sentiva al colmo della beatitudine. Ma a un tratto... Nei racconti spesso s’incontra questo “a un tratto”. Gli autori han ragione: la vita è così piena d’imprevisti! Ma a un tratto il suo viso fece una smorfia, gli occhi si stralunarono, il respiro gli si fermò... egli scostò dagli oc-chi il binocolo, si chinò e... eccì!!! Aveva starnutito, come vedete. Starnutire non è vietato ad alcuno e in nessun posto. Starnutiscono i contadini, e i capi di polizia, e a volte perfino i consiglieri segreti. Tutti starnutiscono. Cerviakòv non si confuse per nulla, s’asciugò col fazzolettino e, da persona garbata, guardò intorno a sé: non aveva disturbato qualcuno col suo starnuto? Ma

13

Guida_A.indd 13 27/03/12 09.39

Page 5: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

qui, sì, gli toccò confondersi. Vide che un vecchietto, seduto davanti a lui, nella prima fila di poltrone, stava asciugandosi accuratamente la calvizie e il collo col guanto e borbottava qualcosa. Nel vecchietto Cerviakòv riconobbe il generale civile Brizzalov, in servizio al dicastero1 delle comunicazioni.«L’ho spruzzato!», pensò Cerviakòv. «Non è il mio superiore, è un estraneo, ma tuttavia è seccante. Bisogna scusarsi».Cerviakòv tossì, si sporse col busto in avanti e bisbigliò all’orecchio del generale:– Scusate, eccellenza, vi ho spruzzato... io involontariamente...– Non è nulla, non è nulla...– Per amor di Dio, scusatemi. Io, vedete... non lo volevo!– Ah, sedete, vi prego! Lasciatemi ascoltare!Cerviakòv rimase impacciato, sorrise scioccamente e riprese a guardar la sce-na. Guardava, ma ormai beatitudine non ne sentiva più. Cominciò a tormen-tarlo l’inquietudine. Nell’intervallo egli s’avvicinò a Brizzalov, passeggiò un poco accanto a lui e, vinta la timidezza, mormorò:– Vi ho spruzzato, eccellenza... Perdonate... Io, vedete... non che volessi...– Ah, smettetela... Io ho già dimenticato, e voi ci tornate sempre su! – disse il generale e mosse con impazienza il labbro inferiore.«Ha dimenticato, e intanto ha la malignità negli occhi», pensò Cerviakòv, get-tando occhiate sospettose al generale. «Non vuol nemmeno parlare. Bisogne-rebbe spiegargli che non desideravo affatto... che questa è una legge di natura, se no penserà ch’io volessi sputare. Se non lo penserà adesso, lo penserà poi!...».Giunto a casa, Cerviakòv riferì alla moglie il suo atto incivile. La moglie, come a lui parve, prese l’accaduto con troppa leggerezza; ella si spaventò soltanto, ma poi, quando apprese che Brizzalov era un “estraneo”, si tranquillò.– Ma tuttavia passaci, scusati, – disse. – Penserà che tu non sappia compor-tarti in pubblico!– Ecco, è proprio questo! Io mi sono scusato, ma lui in un certo modo strano... Una sola parola sensata non l’ha detta. E non c’era neppur tempo di discorrere.Il giorno dopo Cerviakòv indossò la divisa di servizio nuova, si fece tagliare i capelli e andò da Brizzalov a spiegare... Entrato nella sala di ricevimento del generale, vide là numerosi postulanti2, e in mezzo ai postulanti anche il generale in persona, che già aveva cominciato l’accettazione delle domande. Interrogati alcuni visitatori, il generale alzò gli occhi anche su Cerviakòv.– Ieri, all’Arcadia, se rammentate, eccellenza, – prese a esporre l’usciere, – io starnutii e... involontariamente vi spruzzai... Scus...– Che bazzecole... Dio sa che è! Voi che cosa desiderate? – si rivolse il gene-rale al postulante successivo.«Non vuol parlare!», pensò Cerviakòv, impallidendo. «È arrabbiato dun-que... No, non posso lasciarla così... Gli spiegherò...».Quando il generale finì di conversare con l’ultimo postulante e si diresse verso gli appartamenti interni, Cerviakòv fece un passo dietro a lui e prese a mormorare: – Eccellenza! Se oso incomodare3 vostra eccellenza, è precisamente per un senso, posso dire, di pentimento!... Non lo feci apposta, voi stesso lo sapete!Il generale fece una faccia piagnucolosa e agitò la mano.– Ma voi vi burlate semplicemente, egregio signore! – diss’egli, scomparendo dietro la porta.

1. Dicastero: mini-stero.

2. Postulanti: perso-ne che chiedono i favori più disparati.

3. Incomodare: infa-stidire.

14

Guida_A.indd 14 27/03/12 09.39

Page 6: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

A

Unità 2

C’è chi ascolta e chi narra

«Che burla c’è mai qui?», pensò Cerviakòv. «Qui non c’è proprio nessuna burla! È generale, ma non può capire! Quand’è così, non starò più a scusarmi con questo fanfarone! Vada al diavolo! Gli scriverò una lettera e non ci andrò più! Com’è vero Dio, non ci andrò più!».Così pensava Cerviakòv andando a casa. La lettera al generale non la scrisse. Pensò, pensò, ma in nessuna maniera poté concepire quella lettera. Gli toccò il giorno dopo andar in persona a spiegare.– Ieri venni a incomodare vostra eccellenza, – si mise a borbottare, quando il generale alzò su di lui due occhi interrogativi, – non già per burlarmi, come vi piacque dire. Io mi scusavo perché, starnutendo, vi avevo spruzzato... e a burlarmi non pensavo nemmeno. Oserei io burlarmi? Se noi ci burlassimo, vorrebbe dire allora che non c’è più alcun rispetto... per le persone...– Vattene! – garrì4 il generale, fattosi d’un tratto livido5 e tremante.– Che cosa? – domandò con un bisbiglio Cerviakòv, venendo meno dallo sgomento.– Vattene! – ripeté il generale, pestando i piedi.Nel ventre di Cerviakòv qualcosa si lacerò. Senza veder nulla, senza udir nulla, egli indietreggiò verso la porta, uscì in strada e si trascinò via... Arri-vato macchinalmente a casa, senza togliersi la divisa di servizio, si coricò sul divano e... morì.

Da A. Cechov, Racconti e novelle, Sansoni, Firenze

Comprensione1 Chi è il protagonista di questo racconto? Quali altri personaggi sono presenti?

2 Il protagonista dimostra la sua soggezione nei confronti del superiore anche nella scel-ta dell’abbigliamento: che cosa fa, infatti, prima di recarsi da lui?

3 La moglie appare sollevata, sapendo che Brizzalov è un estraneo, perché:

non potrà riconoscere il marito non potrà creargli problemi sul lavoro.

4 Com’è segnalato l’arco di tempo in cui si svolge la vicenda narrata?

Analisi1 Ricostruisci in modo schematico la fabula del racconto. L’esercizio è avviato:

• Una sera l’usciere Cerviakòv è a teatro• all’improvviso starnutisce • … continua tu

2 Fabula e intreccio possono essere ritenuti coincidenti non coincidenti, perché la narrazione rispetta non rispetta la fabula.

3 Quali caratteristiche ha l’esordio del testo?

4 In quale punto del testo si verifica l’evento che cambia la situazione iniziale?

4. Garrì: gridò con voce acuta, piena di rabbia.

5. Livido: violaceo, paonazzo dalla rabbia.

15

Guida_A.indd 15 27/03/12 09.39

Page 7: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

5 C’è, nel testo, una sequenza che può avere la funzione di Spannung? Se la risposta è affermativa, quale?

6 Il racconto può essere suddiviso in quattro macrosequenze, ognuna delimitata da un cambio di ambiente e di tempo:

la prima, dall’inizio a ……………………………………………… si svolge …………………

la seconda, da …………………………… a ………………………………… è ambientata

……………………

la terza, da ……………………………………… a ……………………………………… si

svolge dapprima ………………….………………… e poi in quella ………………………

la quarta, da ………………… a …………………… di nuovo nelle …………………………

7 Completa con attenzione le osservazioni che seguono, inserendo le risposte opportune e, dove ci sono le virgolette, i passi del testo che confermano quanto detto.

La narrazione avviene in ……………… persona, ad opera di un narratore che risulta ………

…………………… alla vicenda, perché ……………………………; il punto di vista scelto è

invece ………………………………: il narratore racconta infatti l’episodio, banalissimo, dello

starnuto, con la stessa amplificazione avvertita dal povero Cerviakòv, che ne fa una questione di

vitale importanza, chiara a lui solo (infatti “la moglie ………………………………………………

………………………………….…”); anche gli altri personaggi sono visti attraverso i suoi

occhi (l’espressione “…………………………………………………………………” è chiara-

mente frutto di un’osservazione del protagonista, a cui pare di scorgere, sul viso del generale,

una smorfia di autocommiserazione). Il narratore, grazie al tipo di focalizzazione scelto (che

può essere definita ………………, perché utilizzata per ……………………………) è in gra-

do di riferire anche le sensazioni del protagonista: egli sa che la musica e l’opera lo fanno

sentire “………………………………” e che, al contrario, l’improvviso starnuto determina in

lui la cessazione di quello stato, sostituito da una sensazione di “……………………”; l’ultima

scenata del generale lacera “………………………”, evento che prelude alla morte del povero

impiegato.

8 Il narratore comunica in modo chiaro il suo pensiero sull’accaduto, instaurando un

dialogo con il lettore, che diventa il ………………………………… del racconto: con quali

espressioni il narratore cerca di sollecitare la sua attenzione e la sua curiosità?

Riflessione e produzione

1 Perché, secondo te, il povero usciere se la prende così tanto per ciò che è accaduto?

2 Prova a raccontare brevemente la storia dello starnuto dal punto di vista del generale, con un narratore esterno e focalizzazione zero oppure con un narratore interno e fo-calizzazione interna.

16

Guida_A.indd 16 27/03/12 09.39

Page 8: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

I personaggi, le loro parole e i loro pensieri

A

VERIFICA FINALEUnità 3: I personaggi, le loro parole e i loro pensieri

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. Il personaggio è ………………………………………………………………………………

b. Il protagonista è ………………………………………………………………………………

c. Il flusso di coscienza riferisce …………….……………………………………………………

2 Perché si parla di sistema dei personaggi?

3 Un narratore esterno, di solito, preferisce riferire le parole e i pensieri dei personaggi con

………………………………………; in questo modo ………………………………………

La LUpa giovanni verga

La novella che ti proponiamo, intitolata La lupa, prende spunto da un fatto vero, l’omicidio di una donna compiuto dal genero, che era il suo amante. Giovanni Verga (1840-1922) trasforma questa sfortunata popolana catanese in una bellissima e intensa figura femminile, che tutti in paese chiamano La lupa…

Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna – e pure non era più giovane – era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai – di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell’andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d’occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso1, fossero stati davanti all’altare di Santa Agrippina2. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. – Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l’anima per lei3.

1. Satanasso: demo-nio.

2. Sant’Agrippina: proteggeva dai de-moni: è chiamata in causa perché la Lupa ha occhi da satanasso.

3. Aveva…lei: anche il sacerdote non e-ra rimasto insensi-bile al suo fascino.

17

Guida_A.indd 17 27/03/12 09.39

Page 9: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l’avrebbe tolta4 in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba5 nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio. Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse6 del notaro; ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno7 del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente col naso sui manipoli8, e le diceva: “O che avete, gnà Pina?”9. Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piom-bo, la Lupa affastellava10 manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita11, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando:“Che volete, gnà Pina?” Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell’aia, stan-chi della lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: “Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te!”“Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella” rispose Nanni ridendo. La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir paro-la, e se ne andò, né più comparve nell’aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano12 l’olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la faceva dormire tutta notte.“Prendi il sacco delle olive,” disse alla figliuola “e vieni con me.”Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava “Ohi!” alla mula perché non si arrestasse. “La vuoi mia figlia Maricchia?” gli domandò la gnà Pina. “Cosa gli date a vostra figlia Maricchia?” rispose Nanni. “Essa ha la roba di suo padre, e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella cucina, per stendervi un po’ di pagliericcio.”“Se è così se ne può parlare a Natale” disse Nanni.Nanni era tutto unto e sudicio dell’olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l’afferrò pe’ i capelli, davanti al focolare, e le disse co’ denti stretti: “Se non lo pigli, ti ammazzo!”

La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita13. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull’uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli pian-tava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l’abitino della Madonna per segnarsi14. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare15, a zappare, a governare16 le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto17, allorquando i muli lasciavano cader la testa a penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi18 a ridosso del muro a tramontana19. In quell’ora fra vespero e nona, in cui non ne

4. Tolta: presa.

5. La sua bella ro-ba: il suo corredo.

6. Nelle chiuse: ne-gli appezzamenti di terra.

7. Fustagno: velluto.

8. Manipoli: mazzi di spighe.

9. Gnà Pina: donna Pina. Gnà equivale a donna, Pina è il nome de la Lupa.

10. Affastellava: am-mucchiava.

11. Su la vita: in piedi.

12. Cavavano: spre-mevano.

13. Il diavolo… ere-mita: è un modo di dire popolare: il diavolo, quando invecchia, sta da solo.

14. L’abitino… se-gnarsi: un’im-magine della Ma-donna su stoffa che si portava sotto il vestito per devozione; Nanni lo usa per farsi il segno della croce (per tenere lonta-no il pericolo de-moniaco che vede nella Lupa).

15. Sarchiare: pulire il terreno dalle er-bacce.

16. Governare: si-stemare (pulire e dar da mangiare).

17. Fosse stato… agosto: quando soffiavano i freddi venti invernali o il caldo scirocco d’e-state.

18. Bocconi: in posi-zione prona.

19. A tramontana: a nord.

18

Guida_A.indd 18 27/03/12 09.39

Page 10: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

I personaggi, le loro parole e i loro pensieri

A

va in volta femmina buona20, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedes-se errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie21 riarse dei campi immensi, che si perdevano nell’afa, lontan lontano, verso l’Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava22 sull’orizzonte.“Svègliati!” disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. “Svègliati, che ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola”. Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela di-nanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani.“No! non ne va in volta femmina buona nell’ora fra vespero e nona!” sin-ghiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l’erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. “Andatevene! andatevene! non ci venite più nell’aia!”Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardan-do fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone. Ma nell’aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell’ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte; e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta:“Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell’aia!” Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch’essa, allorché la vedeva tornare da’ campi pallida e muta ogni volta.“Scellerata!” le diceva. “Mamma scellerata!”“Taci!”“Ladra! ladra!”“Taci!”“Andrò dal brigadiere, andrò!”“Vacci!”E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l’amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò di scolparsi.“È la tentazione!” diceva “è la tentazione dell’inferno!”Si buttò ai piedi del brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera.“Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! fatemi ammazzare, mandatemi in prigione, non me la lasciate veder più, mai! mai!”. “No!” rispose invece la Lupa al brigadiere. “Io mi son riserbato un cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia. Non voglio andarmene”.Poco dopo, Nanni s’ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire, ma il parroco ricusò di portargli il Signore23 se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene24 anche lui da buon cristiano; si confessò e comunicò25 con tali segni di pentimento e di con-trizione26 che tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo.

20. In quell’ora…buona: un al-tro modo di di-re popolare: in quell’ora tra le quindici e le di-ciotto, in cui le donne per bene non escono di casa.

21. Stoppie: gli steli del grano che re-stano nei campi dopo la mietitura.

22. Aggravava: in-combeva.

23. Ricusò… Signo-re: rifiutò di am-ministrargli il sa-cramento dell’e-strema unzione.

24. Andarsene: mo-rire.

25. Comunicò: fece la comunione.

26. Contrizione: ri-morso.

19

Guida_A.indd 19 27/03/12 09.39

Page 11: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il dia-volo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell’anima e nel corpo quando fu guarito.“Lasciatemi stare!” diceva alla Lupa “per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me …”Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne’ suoi gli facevano perdere l’anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall’incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasci-coni sui ciottoli del sacrato27 innanzi alla chiesa, in penitenza – e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:“Sentite!” le disse “non ci venite più nell’aia, perché se tornate a cercarmi, com’è vero Iddio, vi ammazzo!”“Ammazzami,” rispose la Lupa “ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci.”Ei28 come la scorse da lontano, in mezzo a’ seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall’olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di ma-nipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. “Ah! malanno all’anima vostra!” balbettò Nanni. Da G. Verga, Vita dei campi, Mondadori, Milano

Comprensione1 Che titolo è stato dato a questo racconto?

2 Chi è Maricchia?

3 Maricchia non vuole sposare Nanni perché: ama un altro ragazzo ha una prima brutta impressione su di lui non accetta un marito imposto dalla madre.

4 In quali luoghi si svolge la vicenda narrata?

Analisi

1 Evidenzia sul testo le parti che compongono il racconto.

2 Esso è stato diviso dall’autore in due macrosequenze per ………………………………

……………………………………………………………………………………………………

3 Quale focalizzazione è usata in questa sequenza: “La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri” ? Motiva la tua risposta in modo adeguato.

27. Fece… sacrato: in segno di pe-nitenza percorse sei palmi di ciot-toli del sagrato a carponi, toccan-do il terreno con la lingua.

28. Ei: egli.

20

Guida_A.indd 20 27/03/12 09.39

Page 12: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

I personaggi, le loro parole e i loro pensieri

A

4 Nel racconto sono presenti personaggi e comparse: indica il protagonista, il deute-ragonista, i personaggi secondari e le comparse.

5 Il protagonista è presentato da …………………………………………

6 La presentazione della Lupa è diretta costruita per indizi frutto di en-trambe le tecniche.

7 Traccia un ritratto completo della Lupa sulla base delle informazioni presenti nel testo.

8 La Lupa è un personaggio piatto o a tutto tondo? Per quale motivo?

9 La protagonista è frequentemente associata al demonio. Rintraccia, nel testo, le espressioni che vi fanno riferimento, in modo diretto o indiretto (sono cinque), e spiega il motivo di questo accostamento.

10 Nanni è un personaggio statico un personaggio dinamico, perché ……………

…………………………………………………………………………………………………

11 Spiega questo schema, che illustra il sistema dei personaggi della novella:

12 Qual è l’oggetto del desiderio?

13 Nella novella l’autore utilizza con frequenza tre modi di rappresentazione delle parole e dei pensieri dei personaggi: il discorso diretto, il discorso diretto libero e il discorso indiretto libero. Trascrivi un esempio per ciascuno di loro e spiega in che cosa consistono.

Riflessione e produzione

1 Avrai notato, nel testo, la predominanza di un colore: quale? Dove compare? Perché prevale sugli altri?

2 Perché la Lupa ha questo soprannome? E perché Maricchia in un punto della narrazio-ne è definita una lupacchiotta?

3 Come finisce, secondo te, la novella? Raccontalo in breve, facendo in modo che il tuo rac-conto si leghi all’ultima parte della novella verghiana e ne rispetti personaggi e contenuti.

GENTE DEL VILLAGGIO PADRE ANGIOLINO BRIGADIERE

LA LUPA

MARICCHIA NANNI

21

Guida_A.indd 21 27/03/12 09.39

Page 13: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

VERIFICA FINALEUnità 4: Il tempo

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. I tempi verbali commentativi sono………………………………………; il narratore li usa

quando ………………………………………………………………………………………

b. La digressione è………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

c. Il tempo del lettore ………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………

2 Che differenza c’è tra tempo della scrittura e tempo dello scrittore?

3 Quali sono i tempi esterni al racconto?

iL CoLombre dino bUzzati

Il colombre è uno dei racconti più famosi di Dino Buzzati (1906-1972): esso rispecchia la concezione della vita che ebbe quest’autore, convinto che il suo mistero debba essere indagato con coraggio ed energia prima che sia troppo tardi, perché potrebbe riservarci piacevoli sorprese…

Quando Stefano Roi compì i dodici anni, chiese in regalo a suo padre, capita-no di mare e padrone di un bel veliero, che lo portasse con sé a bordo.– Quando sarò grande – disse – voglio andar per mare come te. E comanderò delle navi ancora più belle e grandi della tua.– Che Dio ti benedica, figliolo – rispose il padre. E siccome proprio quel gior-no il suo bastimento doveva partire, portò il ragazzo con sé.Era una giornata splendida di sole; e il mare tranquillo. Stefano, che non era mai stato sulla nave, girava felice in coperta1, ammirando le complicate ma-novre delle vele. E chiedeva di questo e di quello ai marinai che, sorridendo, gli davano tutte le spiegazioni.

1. In coperta: sul ponte superiore della nave.

22

Guida_A.indd 22 27/03/12 09.39

Page 14: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il tempo

A

Come fu giunto a poppa2, il ragazzo si fermò, incuriosito, a osservare una cosa che spuntava a intermittenza in superficie, a distanza di due-trecento metri, in corrispondenza della scia della nave.Benché il bastimento già volasse, portato da un magnifico vento al giardi-netto3, quella cosa manteneva sempre la distanza. E, sebbene egli non ne comprendesse la natura, aveva qualcosa di indefinibile, che lo attraeva in-tensamente.Il padre, non vedendo Stefano più in giro, dopo averlo chiamato a gran voce invano, scese dalla plancia4 e andò a cercarlo.– Stefano, che cosa fai lì impalato? – gli chiese scorgendolo infine a poppa, in piedi, che fissava le onde.– Papà, vieni qui a vedere.Il padre venne e guardò anche lui, nella direzione indicata dal ragazzo, ma non riuscì a vedere niente.– C’è una cosa scura che spunta ogni tanto dalla scia – disse – e che ci viene dietro.– Nonostante i miei quarant’anni – disse il padre – credo di avere ancora una vista buona. Ma non vedo assolutamente niente.Poiché il figlio insisteva, andò a prendere il cannocchiale e scrutò la superficie del mare, in corrispondenza della scia. Stefano lo vide impallidire.– Cos’è? Perché fai quella faccia?– Oh, non ti avessi ascoltato – esclamò il capitano. – Io adesso temo per te. Quella cosa che tu vedi spuntare dalle acque e che ci segue, non è una cosa. Quello è un colombre. È il pesce che i marinai sopra tutti temono, in ogni mare del mondo. È uno squalo tremendo e misterioso, più astuto dell’uomo. Per motivi che forse nessuno saprà mai, sceglie la sua vittima, e quando l’ha scelta la insegue per anni e anni, per una intera vita, finché è riuscito a divo-rarla. E lo strano è questo: che nessuno riesce a scorgerlo se non la vittima stessa e le persone del suo stesso sangue.– Non è una favola?– No. Io non l’avevo mai visto. Ma dalle descrizioni che ho sentito fare tante volte, l’ho subito riconosciuto. Quel muso da bisonte, quella bocca che conti-nuamente si apre e chiude, quei denti terribili. Stefano, non c’è dubbio, pur-troppo, il colombre ha scelto te e fin che tu andrai per mare non ti darà pace. Ascoltami: ora noi torniamo subito a terra, tu sbarcherai e non ti staccherai mai più dalla riva, per nessuna ragione al mondo. Me lo devi promettere. Il mestiere del mare non è per te, figliolo. Devi rassegnarti. Del resto, anche a terra potrai fare fortuna.Ciò detto, fece immediatamente invertire la rotta, rientrò in porto e, col pre-testo di un improvviso malessere, sbarcò il figliolo. Quindi ripartì senza di lui.Profondamente turbato, il ragazzo restò sulla riva finché l’ultimo picco dell’al-beratura5 sprofondò dietro l’orizzonte. Di là dal molo che chiudeva il porto, il mare restò completamente deserto. Ma, aguzzando gli sguardi, Stefano riuscì a scorgere un puntino nero che affiorava a intermittenza dalle acque: il «suo» colombre, che incrociava6 lentamente su e giù, ostinato ad aspettarlo.Da allora il ragazzo con ogni espediente fu distolto dal desiderio del mare. Il padre lo mandò a studiare in una città dell’interno, lontana centinaia di chilometri. E per qualche tempo, distratto dal nuovo ambiente, Stefano non pensò più al mostro marino. Tuttavia, per le vacanze estive, tornò a casa e

2. Poppa: parte po-steriore della nave.

3. Già volasse… giardinetto: il ba-stimento navigava già molto veloce-mente, spinto da un magnifico ven-to sul fianco della nave, chiamato giardinetto per-ché un tempo era ornato con delle piante.

4. Plancia: la parte scoperta del ponte di comando di una nave.

5. Alberatura: della nave.

6. Incrociava: nuo-tava.

23

Guida_A.indd 23 27/03/12 09.39

Page 15: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

per prima cosa, appena ebbe un minuto libero, si affrettò a raggiungere l’e-stremità del molo, per una specie di controllo, benché in fondo lo ritenesse superfluo. Dopo tanto tempo, il colombre, ammesso anche che tutta la storia narratagli dal padre fosse vera, aveva certo rinunciato all’assedio.Ma Stefano rimase là, attonito, col cuore che gli batteva. A distanza di due-trecento metri dal molo, nell’aperto mare, il sinistro pesce andava su e giù, lentamente ogni tanto sollevando il muso dall’acqua e volgendolo a terra, quasi con ansia guardasse se Stefano Roi finalmente veniva.Così l’idea di quella creatura nemica che lo aspettava giorno e notte divenne per Stefano una segreta ossessione. E anche nella lontana città gli capitava di svegliarsi in piena notte con inquietudine. Egli era al sicuro, sì, centinaia di chilometri lo separavano dal colombre. Eppure egli sapeva che, di là dalle montagne, di là dai boschi, di là dalle pianure, lo squalo era ad aspettarlo. E, si fosse egli trasferito pure nel più remoto continente, ancora il colombre si sarebbe appostato nello specchio di mare più vicino, con l’inesorabile ostina-zione che hanno gli strumenti del fato.Stefano, ch’era un ragazzo serio e volonteroso, continuò con profitto gli stu-di e, appena fu uomo, trovò un impiego dignitoso e remunerativo7 in un emporio8 di quella città. Intanto il padre venne a morire per malattia, il suo magnifico veliero fu dalla vedova venduto e il figlio si trovò ad essere erede di una discreta fortuna. Il lavoro, le amicizie, gli svaghi, i primi amori: Stefano si era ormai fatto la sua vita, ciononostante il pensiero del colombre lo assil-lava come un funesto e insieme affascinante miraggio; e, passando i giorni, anziché svanire, sembrava farsi più insistente.Grandi sono le soddisfazioni di una vita laboriosa, agiata e tranquilla, ma anco-ra più grande è l’attrazione dell’abisso9. Aveva appena ventidue anni Stefano, quando, salutati gli amici della città e licenziatosi dall’impiego, tornò alla città natale e comunicò alla mamma la ferma intenzione di seguire il mestiere pater-no. La donna, a cui Stefano non aveva mai fatto parola del misterioso squalo, accolse con gioia la sua decisione. L’avere il figlio abbandonato il mare per la città era sempre sembrato, in cuor suo, un tradimento alle tradizioni di famiglia.E Stefano cominciò a navigare, dando prova di qualità marinare, di resistenza alle fatiche, di animo intrepido. Navigava, navigava, e sulla scia del suo ba-stimento, di giorno e di notte, con la bonaccia e con la tempesta, arrancava10 il colombre. Egli sapeva che quella era la sua maledizione e la sua condanna, ma proprio per questo, forse, non trovava la forza di staccarsene. E nessuno a bordo scorgeva il mostro tranne lui.– Non vedete niente da quella parte? – chiedeva di quando in quando ai compagni, indicando la scia.– No, noi non vediamo proprio niente. Perché?– Non so. Mi pareva...– Non avrai mica visto per caso un colombre – facevano quelli, ridendo; e toccando ferro.– Perché ridete? Perché toccate ferro?– Perché il colombre è una bestia che non perdona. E se si mettesse a seguire questa nave, vorrebbe dire che uno di noi è perduto.Ma Stefano non mollava. La ininterrotta minaccia che lo incalzava pareva anzi moltiplicare la sua volontà, la sua passione per il mare, il suo ardimento nelle ore di lotta e di pericolo.

10. Arrancava: nuo-tava a fatica.

7. Remunerativo: con un buon sti-pendio.

8. Emporio: grande magazzino.

9. L’attrazione… a-bisso: il richiamo del mistero.

24

Guida_A.indd 24 27/03/12 09.39

Page 16: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il tempo

A

Con la piccola sostanza11 lasciatagli dal padre, come egli si sentì padrone del mestiere, acquistò con un socio un piccolo piroscafo da carico, quindi ne di-venne il solo proprietario e, grazie a una serie di fortunate spedizioni, poté in seguito acquistare un mercantile sul serio, avviandosi a traguardi sempre più ambiziosi. Ma i successi, e i milioni, non servivano a togliergli dall’animo quel continuo assillo; né mai, d’altra parte, egli fu tentato di vendere la nave e di ritirarsi a terra per intraprendere diverse imprese.Navigare, navigare, era il suo unico pensiero. Non appena, dopo lunghi tra-gitti, metteva piede a terra in qualche porto, subito lo pungeva l’impazienza di ripartire. Sapeva che fuori c’era il colombre ad aspettarlo, e che il colombre era sinonimo di rovina. Niente. Un indomabile impulso lo traeva senza re-quie12, da un oceano all’altro.Finché, all’improvviso, Stefano un giorno si accorse di essere diventato vecchio, vecchissimo; e nessuno intorno a lui sapeva spiegarsi perché, ricco com’era, non lasciasse finalmente la dannata vita del mare. Vecchio, e amaramente in-felice, perché l’intera esistenza sua era stata spesa in quella specie di pazzesca fuga attraverso i mari, per sfuggire al nemico. Ma più grande che le gioie di una vita agiata e tranquilla era stata per lui sempre la tentazione dell’abisso.E una sera, mentre la sua magnifica nave era ancorata al largo del porto dove era nato, si sentì prossimo a morire. Allora chiamò il secondo ufficiale13, di cui aveva grande fiducia, e gli ingiunse di non opporsi a ciò che egli stava per fare. L’altro, sull’onore, promise.Avuta questa assicurazione, Stefano, al secondo ufficiale che lo ascoltava sgomento, rivelò la storia del colombre, che aveva continuato a inseguirlo per quasi cinquant’anni, inutilmente.– Mi ha scortato da un capo all’altro del mondo – disse – con una fedeltà che neppure il più nobile amico avrebbe potuto dimostrare. Adesso io sto per morire. Anche lui, ormai, sarà terribilmente vecchio e stanco. Non posso tradirlo.Ciò detto, prese commiato14, fece calare in mare un barchino e vi salì, dopo essersi fatto dare un arpione.– Ora gli vado incontro – annunciò. – È giusto che non lo deluda. Ma lotterò, con le mie ultime forze.A stanchi colpi di remi, si allontanò da bordo. Ufficiali e marinai lo videro scomparire laggiù, sul placido mare, avvolto dalle ombre della notte. C’era in cielo una falce di luna.Non dovette faticare molto. All’improvviso il muso orribile del colombre emerse di fianco alla barca.– Eccomi a te, finalmente – disse Stefano. – Adesso, a noi due! – E, racco-gliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire.– Uh – mugolò con voce supplichevole il colombre – che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente.– Perché? – fece Stefano, punto sul vivo.– Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo.E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente.Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata.

11. Sostanza: ere-dità.

12. Requie: sosta, riposo.

13. Secondo ufficia-le: il vice coman-dante della nave.

14. Prese commia-to: salutò.

25

Guida_A.indd 25 27/03/12 09.39

Page 17: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi.– Ahimè! – disse scuotendo tristemente il capo. – Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua.– Addio, pover’uomo – rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca15, un barchino approdò a una dirupata16

scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo.Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estrema-mente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti17 stranamente lo ignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Da D. Buzzati, La boutique del mistero, Mondadori, Milano

Comprensione

1 In quale epoca è ambientato questo racconto? E quale arco di tempo copre?

2 Che cosa è il colombre secondo gli scienziati?

3 E che cosa è, invece, per la gente di mare?

4 Che cosa desidera Stefano fin da bambino?

5 Egli realizza oppure no questo suo desiderio?

Analisi1 Dividi il testo nelle parti che lo compongono.

2 Che tipo di intreccio è stato usato?

3 Il narratore è esterno interno alla narrazione?

4 Egli interviene esplicitamente nel testo? Se la risposta è sì, dove?

5 Il narratore usa la focalizzazione ………………………………: conferma la tua risposta con un esempio tratto dal testo.

6 Ricostruisci il sistema dei personaggi del racconto (personaggi principali, secondari, comparse, oggetto del desiderio).

15. Risacca: le onde del mare.

16. Dirupata: sco-scesa.

17. I naturalisti: gli studiosi della na-tura.

26

Guida_A.indd 26 27/03/12 09.39

Page 18: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il tempo

A

7 Perché Stefano e il colombre possono essere definiti personaggi piatti e statici?

8 Indica con quali tecniche sono riferiti questi pensieri e queste parole:

a. – Perché? – fece Stefano, punto sul vivo. – Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti come pensavi. Dal re del

mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo.

b. Eppure egli sapeva che, di là dalle montagne, di là dai boschi, di là dalle pianure, lo squalo era ad aspettarlo.

c. E, si fosse egli trasferito pure nel più remoto continente, ancora il colombre si sarebbe appostato nello specchio di mare più vicino, con l’inesorabile ostinazione che hanno gli strumenti del fato.

9 Nel testo prevalgono i tempi verbali commentativi o quelli narrativi? Perché?

10 Trascrivi tutti i momenti del racconto in cui compaiono indicazioni relative allo scorrere del tempo.

11 In che rapporto sono tempo della storia e tempo del racconto?

12 Spiega che cos’è un’ellissi ed evidenziane un esempio.

13 Spiega che cos’è un sommario ed evidenziane un esempio.

14 Spiega che cos’è una scena ed evidenziane un esempio.

Riflessione e produzione

1 Il narratore ha proposto solo al termine del racconto le informazioni più significative sul colombre

perché poste all’inizio avrebbero tolto mistero al personaggio del colombre

perché ha voluto dare un’idea di razionalità al racconto, in modo che il lettore non lo ar-chivi come una semplice fiaba, ma ne mediti il messaggio

perché ha voluto chiudere il racconto senza emotività, in modo che il lettore non rimanga turbato dalla forte immagine dello scheletro nel barchino.

2 L’insegnamento di questo racconto si ricava da una frase: il «suo» colombre, che incro-ciava lentamente su e giù, ostinato ad aspettarlo. Per comprenderlo basta sostituire alla parola colombre il termine

destino

nemico

futuro.

Infatti il senso di questo racconto è che ……………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

27

Guida_A.indd 27 27/03/12 09.39

Page 19: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

VERIFICA FINALEUnità 5: Lo spazio

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. L’ambiente è …………………………………………………………………………………

b. I luoghi e gli ambienti possono essere reali, ……………………… o ……………………………

c. I topoi sono ……………………………………………………

iL CasteLLo di fratta e i sUoi dintorni ippoLito nievo

Questi due passi sono tratti dal più famoso romanzo di Ippolito Nievo (1831-1861), Le confessioni di un italiano. Il narratore-protagonista è Carlo Altoviti, che, ormai ottantenne, racconta le vicende della sua vita, dall’infanzia, trascorsa nel castello feudale di Fratta, fino alla prima guerra d’indipendenza.

Io vissi nei miei primi anni nel castello di Fratta1, il quale adesso è nulla di più d’un mucchio di rovine, donde i contadini traggono a lor grado sassi e rottami per le fonde dei gelsi2, ma era a quei tempi3 un gran caseggiato con torri e torricelle, con un gran ponte levatoio scassinato dalla vecchiaia, e i più bei finestroni gotici4 che si potessero vedere tra il Lèmene e il Tagliamento5. In tutti i miei viaggi non mi è mai accaduto di veder fabbrica6 che disegnasse sul terreno una più bizzarra figura; né che avesse spigoli, cantoni, rientrature e sporgenze da far meglio contenti tutti i punti cardinali ed intermedi della rosa dei venti. Gli angoli erano poi combinati con sì ardita fantasia, che non ne avea uno che vantasse il suo compagno; sicché ad architettarli o non s’era adoperata la squadra, o vi si erano stancate tutte quelle che ingombrano lo studio d’un ingegnere.

1. Castello di Fratta: situato presso Fos-salta, tra Veneto e Friuli.

2. Donde… gelsi: da dove i contadini prendono libera-mente sassi e rot-tami per riempire le fosse dei gelsi appena piantati.

3. A quei tempi: verso la fine del Settecento (il pro-tagonista è nato nel 1775).

4. Finestroni gotici: l’ arte gotica si dif-fuse in Europa dal XII secolo; è carat-terizzata dal pre-valere delle strut-ture verticali su quelle orizzontali.

5. Il Lèmene e il Ta-gliamento: due fiumi del Friuli.

6. Fabbrica: costru-zione.

28

Guida_A.indd 28 27/03/12 09.39

Page 20: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 5

Lo spazio

A

Il castello stava sicuro a meraviglia, tra profondissimi fossati dove pascevano7

le pecore, quando non vi cantavano le rane; ma l’edera temporeggiatrice8 era venuta investendolo per le sue strade coperte9; e spunta di qua e inerpica10 di là, aveva finito col fargli addosso tali paramenti d’arabeschi e di festoni, che non si discerneva più il colore rossigno delle muraglie di cotto11. Nessuno si sognava di por mano in quel manto venerabile dell’antica dimora signori-le, e appena le imposte sbattute dalla tramontana s’arrischiavano talvolta di scompigliarne qualche frangia cadente.Un’altra anomalia di quel fabbricato era la moltitudine dei fumaioli12, i quali alla lontana gli davano l’aspetto d’una scacchiera a mezza partita; e certo se gli antichi signori contavano un solo armigero13 per camino, quello doveva essere il castello meglio guarnito della cristianità14. Del resto i cortili dai gran-di porticati pieni di fango e di pollerie15 rispondevano col loro interno disor-dine alla promessa delle facciate; e perfino il campanile della Cappella por-tava schiacciata la pigna16 dai ripetuti saluti del fulmine17. Ma la perseveranza va in qualche modo gratificata, e siccome non mugolava mai un temporale senzaché la chioccia18 campanella del castello non gli desse il benarrivato, così era suo dovere il rendergli cortesia con qualche saetta. Altri davano il merito di queste burlette meteorologiche ai pioppi secolari che ombreggiava-no la campagna intorno al castello: i villani19 dicevano che, siccome lo abitava il diavolo, così di tratto in tratto20 gli veniva qualche visita de’ suoi buoni com-pagni; i padroni del luogo, avvezzi a veder colpito solamente il campanile, si erano accostumati21 a crederlo una specie di parafulmine, e così volentieri lo abbandonavano all’ira celeste, purché ne andassero salve le tettoie dei granai e la gran cappa del camino in cucina.Ma eccoci giunti ad un punto che richiederebbe di per sé una assai lunga descrizione. Bastivi il dire che per me che non ho veduto né il colosso di Rodi né le piramidi d’Egitto22, la cucina di Fratta e il suo focolare sono i monu-menti più solenni che abbiano mai gravato la superficie della terra. La cucina di Fratta era un vasto locale, d’un infinito numero di lati molto diversi in grandezza, il quale s’alzava verso il cielo come una cupola e si sprofondava dentro terra più d’una voragine; oscuro anzi nero d’una fuliggine secolare, sulla quale splendevano come tanti occhioni diabolici i fondi delle cazze-ruole, delle leccarde, e delle guastade23 appese ai loro chiodi; ingombro per tutti i sensi da enormi credenze, da armadi colossali, da tavole sterminate; e solcato in ogni ora del giorno e della notte da una quantità incognita di gatti bigi24 e neri, che gli davano figura d’un laboratorio di streghe. – Tutto ciò per la cucina. – Ma nel canto più buio e profondo di essa apriva le sue fauci un antro acherontico25, una caverna ancor più tetra e spaventosa, dove le tenebre erano rotte dal crepitante rosseggiar dei tizzoni e da due verdastre finestrel-le imprigionate da una doppia inferriata. Là un fumo denso e vorticoso, là un eterno gorgoglìo di fagiuoli in mostruose pignatte, là sedente in giro so-vra panche scricchiolanti e affumicate, un sinedrio di figure gravi26, arcigne e

7. Pascevano: pa-scolavano.

8. Temporeggia-trice: che cresce lentamente.

9. Investendolo…coperte: copren-dolo con le sue ramificazioni na-scoste dalle foglie.

10. Inerpica: arram-pica.

11 . Di cotto: di mat-toni.

12. Fumaioli: camini.

13. Armigero: uomo d’armi (soldato).

14. Guarnito… del-la cristianità: di-feso (da uomini armati) del mon-do cristiano.

15. Pollerie: pollai.

16. La pigna: la punta.

17. Dai ripetuti… fulmine: dai ri-petuti colpi dei fulmini.

18. Chioccia: roca.

19. I villani: i conta-dini.

20. Di tratto in tratto: di tanto in tanto.

21. Accostumati: a-bituati.

22. Il colosso… d’E-gitto: due delle sette meraviglie del mondo.

23. Cazzeruole… guastade: le caz-zeruole erano dei tegami fondi con il manico lungo; le leccarde dei recipienti usati per raccogliere il grasso che colava; le guastade delle caraffe.

24. Bigi: grigi.

25. A ch e r o n t i c o : buio come l’in-ferno dei pagani, attraversato dal fiume Acheronte.

26. Un sinedrio… gravi: un grup-po di persone dall’aspetto se-vero (come quelle che sedevano nel

“sinedrio”, il tri-bunale religioso degli Ebrei).

29

Guida_A.indd 29 27/03/12 09.39

Page 21: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

sonnolenti. Quello era il focolare e la curia domestica27 dei castellani di Fratta. Ma non appena suonava l’Avemaria della sera, ed era cessato il brontolio28 dell’Angelus Domini, la scena cambiava ad un tratto, e cominciavano per quel piccolo mondo tenebroso le ore della luce. La vecchia cuoca accendeva quattro lampade ad un solo lucignolo; due ne appendeva sotto la cappa del focolare, e due ai lati d’una Madonna di Loreto. Percoteva poi ben bene con un enorme attizzatoio i tizzoni che si erano assopiti nella cenere, e vi buttava sopra una bracciata di rovi e di ginepro. Le lampade si rimandavano l’una all’altra il loro chiarore tranquillo e giallognolo; il fuoco scoppiettava fumi-gante29 e si ergeva a spire vorticose fino alla spranga trasversale di due alari30

giganteschi borchiati31 di ottone, e gli abitanti serali della cucina scoprivano alla luce le loro diverse figure.

***

Perdendo a quel modo32 le prime ore del dopopranzo, si cominciò ad allar-garci fuori dalle vicinanze del castello, e a prender pratica delle strade, dei sentieri e dei luoghi più discosti. Le praterie vallive, dove s’erano aggirati i primi viaggi, declinavano a ponente33 verso una bella corrente di acqua, che serpeggiava nella pianura qua e là, sotto grandi ombre di pioppi, d’ontani e di salici, come una forosetta34 che abbia tempo da perdere, o poca voglia di lavorare. Là sotto si sentiva sempre un perpetuo cinguettio d’augelletti35; l’er-ba vi germinava fitta ed altissima, come il tappeto nel più segreto gabinetto di una signora36. Vi si avvolgevano fronzuti andirivieni37 di macchie spinose38

e d’arbusti profumati, e parevano preparare i più opachi ricoveri39 e i sedili più morbidi ai trastulli dell’innocenza40 e a colloqui d’amore. Il mormorio dell’acqua rendeva armonico il silenzio, o raddoppiava l’incanto delle nostre voci fresche ed argentine41. Quando sedevamo sulla zolla più verde e rigonfia, il verde ramarro fuggiva sull’orlo della siepe vicina, e di là si volgeva a guar-darci, quasi avesse voglia di domandarci qualche cosa o di spiare i fatti nostri. Per quelle pose42 tanto gradevoli noi sceglievamo quasi sempre una sponda della fiumiera43, dove essa, dopo un laberinto di giravolte sussurrevoli e ca-pricciose, si protende diritta per un buon tratto queta e silenziosa, come una matterella, che d’improvviso si sia fatta monaca.

Da I. Nievo, Le confessioni di un italiano, Mondadori, Milano

27. Curia domesti-ca: la corte casa-linga.

28. Brontolio: il reci-tare sommesso e monotono.

29. Fumigante: fu-mante.

30. Alari: attrezzi che tengono sollevata la legna nel cami-no.

31. Borchiati: ornati con borchie.

32. A quel modo: giocando (i prota-gonisti del passo sono due bambi-ni, Carlo e la sua cuginetta).

33. A ponente: ad ovest.

34. Forosetta: conta-dinella.

35. Augelletti: uccel-lini.

36. Nel più… signo-ra: nella stanza in cui una signora ha colloqui riser-vati o si veste.

37. Fronzuti andi-rivieni: intrichi disordinati.

38. Di macchie spi-nose: di arbusti ricchi di fronde.

39. I più… ricoveri: i nascondigli più segreti.

40. A i t r a s t u l l i dell’innocenza: ai giochi dei bam-bini.

41. Argentine: dal suono chiaro e limpido.

42. Pose: momenti di riposo.

43. Fiumiera: tor-rente.

30

Guida_A.indd 30 27/03/12 09.39

Page 22: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 5

Lo spazio

A

Comprensione

1 In che condizioni si trova, nel tempo della scrittura, il castello di Fratta?

2 Sicché ad architettarli o non s’era adoperata la squadra, o vi si erano stancate tutte quelle che ingombrano lo studio d’un ingegnere: spiega con le tue parole che cosa significa quest’espressione.

3 Che cosa succede nel castello dopo il suono dell’Avemaria della sera?

4 Per che cosa sembra adatta la natura che circonda il castello di Fratta?

Analisi

1 Nel primo passo il …………………-……………………, Carlo Altoviti, descrive il …………

in cui ha vissuto la sua infanzia, il castello di Fratta, soffermandosi soprattutto su un

………………, la cucina.

2 Il narratore dà giudizi espliciti sullo spazio che descrive? Se la risposta è sì, cita due esempi tratti dal testo.

3 Per sottolineare la lontananza del tempo della ……………………… dal tempo della

…………… (Carlo ha ormai ottant’anni), il narratore usa un tono che oscilla tra l’ironico e il fiabesco: cita un’espressione del testo che possa confermare questa affermazione.

4 La descrizione del castello è molto accurata: ogni elemento è infatti rappresentato e definito con abbondanza di dettagli e di particolari. Raccogli in questa tabella le espres-sioni che contribuiscono a presentare queste tre caratteristiche del castello:

VECCHIO DECISAMENTE BIZZARRO DISORDINATO

5 Queste caratteristiche non sono sottolineate a caso: il vecchio e strano castello sim-boleggia, infatti,

la stranezza, la decrepitezza e l’immobilità dei suoi abitanti

l’originalità, l’essere senza tempo e la mancanza di stile dei suoi oggetti.

6 Queste prerogative sono confermate e ribadite dalla descrizione della cucina: per quale motivo?

31

Guida_A.indd 31 27/03/12 09.39

Page 23: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

7 Nel primo passo risulta evidente la tendenza ad ingigantire la cucina e gli oggetti in essa contenuti, in modo da rappresentarli come apparivano al narratore-protagonista quando era bambino. Cita alcune affermazioni che possono confermare quanto appe-na detto.

8 Un’altra conseguenza di questa volontà è la tendenza a personificare le cose inani-mate, con un atteggiamento tipico dei bambini, che considerano dotato di vita tutto ciò che li circonda. Cita, anche in questo caso, un paio di esempi tratti dal testo che confermino quanto appena detto.

9 Nel secondo passo il narratore descrive i dintorni del castello con la stessa precisio-ne e abbondanza di dettagli che ha usato per presentare gli ambienti. La natura che circonda il castello di Fratta si presenta come un rigoglio di vita vegetale e animale, attraversata dall’elemento acqua, da sempre simbolo di fecondità e di purificazione,

ma, in questo caso, anche di ……………………………………………, rappresentati dal laberinto di giravolte sussurrevoli e capricciose della fiumiera.

10 In questo passo assistiamo ad un processo di umanizzazione dello spazio: la

corrente di una fiumiera è infatti paragonata prima a ……………………… e poi a

……………………; persino il ramarro sembra ……………………………………………

11 I sensi hanno, in queste descrizioni, un ruolo di fondamentale importanza: com-pleta questa tabella con espressioni tratte dal testo che possano confermare l’utilizzo dei sensi elencati.

VISTA UDITO OLFATTO TATTO

12 Che rapporto c’è tra descrizione dello spazio e focalizzazione usata?

Riflessione e produzione1 In questi passi le modalità di descrizione dello spazio sono condizionate dallo sguar-

do di un bambino, a cui tutto sembra enorme, maestoso e affascinante. Ricordi un ambiente o un luogo che ha colpito la tua fantasia di bambino? Prova a fornirne una breve descrizione, sottolineando perché esso ti sembrava imponente o spaventoso o meraviglioso o irraggiungibile…

32

Guida_A.indd 32 27/03/12 09.39

Page 24: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Le scelte stilistiche ed espressive

A

VERIFICA FINALEUnità 6: Le scelte stilistiche ed espressive

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste tre definizioni:

a. Il lessico medio usa …………………………………………………………………………

b. Lo stile nominale consiste ……………………………………………………………………

c. L’anacoluto è …………………………………………………………………………………

2 Un lieve lampo di sorriso: in questa espressione di D’Annunzio riconosci una …………

………………………, cioè ……………………………………………………… che si spie-

ga così: …………………………………………………………………………………………

L’inContro Con iL professor spenCer Jerome david saLinger

Holden, il giovane e scapestrato protagonista di un famoso romanzo di Jerome David Salinger (1919-2010), Il giovane Holden (1951), è stato espulso dalla scuola. Prima di andarsene, egli va a salutare il suo insegnante di storia, il professor Spencer.

Mi pentii d’essere andato nell’attimo stesso che entravo. Stava leggendo l’Atlantic Monthly1, e c’erano pillole e medicine dappertutto, e tutto aveva l’odore delle gocce Vicks contro il raffreddore. Era un po’ deprimente. Io non ho troppa simpatia per i malati. Del resto, cosa ancora più deprimente, il vec-chio Spencer aveva addosso quella vecchia, tristissima, logora vestaglia con la quale probabilmente era nato o qualcosa del genere. A me non mi va tanto, di vedere i vecchi in pigiama o in vestaglia, ad ogni modo. Il loro vecchio petto bitorzoluto2 sta sempre in mostra, e le gambe. Le gambe dei vecchi, sulla spiaggia e dappertutto, sono sempre così bianche e senza peli. - Salve, professore, - dissi. - Ho avuto il suo biglietto. Grazie mille -. Mi aveva scritto quel biglietto per chiedermi di passare da lui a salutarlo prima delle vacanze, visto che non sarei tornato. - Non c’era bisogno che si disturbasse tanto. Sa-rei venuto a salutarla lo stesso.

1. Atlantic Monthly: un periodico ame-ricano.

2. Bitorzoluto: no-doso.

33

Guida_A.indd 33 27/03/12 09.39

Page 25: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

- Siediti là, figliolo, - disse il vecchio Spencer. Voleva dire sul letto.Mi sedetti là. - Come va la sua influenza, professore?- Figliolo, se mi sentissi un tantino meglio, dovrei chiamare il medico, - disse il vecchio Spencer. Questo lo mise fuori combattimento. Cominciò a ridacchiare come un matto. Poi finalmente si riprese e disse: - Com’è che non sei giù alla partita? Crede-vo che la grande partita fosse oggi. - Infatti. Ero lì. Ma è che sono appena tornato da New York con la squadra di scherma, - dissi. Ragazzi, quel letto sembrava un sasso.Lui cominciò a fare la faccia serissima. Me l’aspettavo.- Sicché ci lasci, eh? - disse.- Sì, professore. Mi sa proprio di sì.Lui attaccò il suo solito su e giù con la testa. Roba che in vita vostra non avete mai visto nessuno fare così su e giù con la testa come il vecchio Spencer. Uno non sapeva mai se muoveva tanto la testa perché stava pensando eccetera eccetera, o solo perché era un caro vecchiotto che non capiva un accidente. - Che cosa ti ha detto il dottor Thurmer3, figliolo? Se ho capito bene, avete fatto una bella chiacchierata.- Sì. Altroché. Sono stato nel suo ufficio un paio d’ore, come minimo.- Che cosa ti ha detto?- Oh... be’, che la vita è una partita e via discorrendo. E che va giocata se-condo le regole. È stato abbastanza gentile, però. Voglio dire, non ha perso le staffe né niente. Ha solo continuato a parlar della vita che è una partita e via discorrendo. Lei sa bene. - La vita è una partita, figliolo. La vita è una partita che si gioca secondo le regole. - Sì, professore. Lo so. Questo lo so. Partita un accidente. Una partita. È una partita se stai dalla parte dove ci sono i grossi calibri, tante grazie - e chi lo nega. Ma se stai dall’altra parte, dove di grossi calibri non ce n’è nemmeno mezzo, allora che accidente di partita è? Niente, non si gioca. - Il dottor Thurmer ha già scritto ai tuoi? - mi domandò il vecchio Spencer.- Ha detto che scriverà lunedì.- E tu hai dato tue notizie?- No, professore, non ho dato notizie perché probabilmente li vedrò merco-ledì sera quando arrivo a casa. - E come credi che prenderanno la faccenda? - Be’, saranno abbastanza seccati, - dissi - Non c’è dubbio. Sarà perlomeno la quarta volta che cambio scuola -. Scossi la testa. Scuoto la testa a tutto spia-no, io. - Ragazzi! - dissi. Dico anche “Ragazzi!” a tutto spiano. In parte per-ché ho un modo di parlare schifo, e in parte perché certe volte, per la mia età, mi comporto proprio come un ragazzino. Avevo sedici anni, allora, e adesso ne ho diciassette, e certe volte mi comporto come se ne avessi tredici. È pro-prio da ridere, perché sono alto un metro e ottantanove e ho i capelli grigi. Sul serio. Da un lato - il destro - sono pieno di capelli bianchi, milioni. Li ho sempre avuti, anche quand’ero bambino. Eppure certe volte mi comporto ancora come se avessi appena sì e no dodici anni. Lo dicono tutti, specie mio padre. E in parte è vero, ma non del tutto vero. La gente pensa sempre che le cose siano del tutto vere. Io me ne infischio, però certe volte mi secco quan-do la gente mi dice di comportarmi da ragazzo della mia età. Certe volte mi

3. Il dottor Thur-mer: il preside della scuola.

34

Guida_A.indd 34 27/03/12 09.39

Page 26: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Le scelte stilistiche ed espressive

A

comporto come se fossi molto più vecchio di quanto sono - sul serio - ma la gente non c’è caso che se ne accorga. La gente non si accorge mai di niente. Il vecchio Spencer ricominciò a fare su e giù con la testa. Cominciò pure a mettersi le dita nel naso. Faceva come se stesse soltanto pizzicandoselo, ma in realtà ci infilava dentro il suo vecchio pollice. Mi sa che pensava di poterlo fare tranquillamente perché nella stanza non c’ero che io. Non che me ne importasse, però è abbastanza stomachevole guardare uno che si mette le dita nel naso. Poi lui disse: - Alcune settimane fa, quando sono venuti a parlare col dottor Thurmer, ho avuto l’onore di conoscere il tuo papà e la tua mamma. Sono persone eccezionali. - Sì, certo. Sono molto in gamba. Eccezionali. Ecco una parola che detesto con tutta l’anima. È fasulla. Roba che vomiterei ogni volta che la sento. Poi, tutt’a un tratto, il vecchio Spencer ebbe l’aria di dovermi dire una cosa bellissima, acuta come una puntina da disegno. Si sedette un po’ più dritto sulla poltrona e si girò un poco. Era stato un falso allarme, però. Non fece altro che prendere l’Atlantic Monthly che teneva sulle ginocchia e tentar di gettarlo sul letto, vicino a me. Fece cilecca. Era a non più di cinque centimetri, ma fece cilecca lo stesso. Io mi alzai, lo raccolsi e lo posai sul letto. E tutt’a un tratto mi venne una voglia matta di andarmene da quella stanza. Sentivo arrivare una predica tremenda. Non che quell’idea mi sgomentasse molto, ma non mi sentivo in vena di sorbirmi una predica e di fiutare quell’odore di gocce Vicks e di guardare il vecchio Spencer in pigiama e vestaglia, tutto in una volta. Proprio no. E invece eccola. - Che cosa ti succede, figliolo? - disse il vecchio Spencer. E trattandosi di lui fu piuttosto secco, anche.- Quante materie hai portato, questo trimestre?- Cinque, professore.- Cinque. E in quante sei stato respinto?- In quattro -. Spostai un pochino il didietro sul letto. Non mi ero mai seduto su un letto così duro. - Sono passato in inglese, - dissi, perché tutta quella roba su Beowulf e Lord Randal4 figlio mio l’avevo già fatta a Whooton5. Voglio dire, in inglese non ho dovuto fare quasi niente, tranne un tema ogni tanto. Non stava nemmeno a sentire. Non stava quasi mai a sentire, quando uno gli diceva qualche cosa. - Io ti ho bocciato in storia per il semplice motivo che non sapevi assoluta-mente niente. - Lo so, professore. Ragazzi, lo so benissimo! Non poteva farne a meno. - Assolutamente niente, - ripeté. Ecco una cosa che mi fa perdere le staffe. Quando la gente dice le cose due volte, dopo che uno gli ha dato ragione la prima volta. Allora lui la disse tre volte. - Ma assolutamente niente. Sono quasi convinto che tu non hai aperto il libro nemmeno una volta durante tutto il trimestre. L’hai aperto? Di’ la verità, figliolo. - Be’, ci ho dato un’occhiata un paio di volte, - gli dissi. Non volevo ferire i suoi sentimenti. Lui era fissato, per la storia. - Ci hai dato un’occhiata, eh! - disse, molto sarcastico. - Il foglio del tuo... ehm... esame scritto sta lassù sul comò. In cima a quel mucchio. Portamelo, per piacere.

4. Beowulf e Lord Randal: due famo-si testi della lette-ratura inglese.

5. Whooton: una delle scuole fre-quentate da Hol-den.

35

Guida_A.indd 35 27/03/12 09.39

Page 27: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Era un tiro schifo, ma andai a prenderlo e glielo portai - non avevo scelta, niente. Poi tornai a sedermi su quel letto di cemento. Ragazzi, quanto rim-piangevo d’essere andato a salutarlo non potete nemmeno immaginarvelo. Lui si mise a maneggiare il mio compito come se fosse uno stronzo o che so io. - Abbiamo studiato gli egiziani dal 4 novembre al 7 dicembre - disse. - Per il tema facoltativo, sei stato tu stesso a scegliere quest’argomento. Ti interessa di sapere che cosa sei riuscito a dire? - No, professore, non molto, - dissi. Ma lui lo lesse lo stesso. Non puoi fermare un professore quando vuol fare una cosa. La fa, e basta. - “Gli egiziani erano un’antica razza caucasica e risiedevano in una delle re-gioni settentrionali dell’Africa. Questa, come tutti sappiamo, è il più vasto continente dell’emisfero orientale”. E io dovevo starmene seduto lì a sentire tutte quelle cretinate. Era proprio un tiro schifo. - “Gli egiziani, oggi, costituiscono per noi argomento di grande interesse per vari motivi. La scienza moderna vorrebbe ancora sapere quali fossero gli in-gredienti segreti che gli egiziani usavano quando fasciavano i morti, in modo da salvare dalla putrefazione i loro visi per innumerevoli secoli. Questo inte-ressante enigma è tuttora una vera sfida alla scienza moderna del ventesimo secolo”. Smise di leggere e posò il mio compito. Stavo cominciando a provare per lui una specie di odio. - Il tuo saggio, chiamiamolo così, finisce qua, - disse con quel tono molto sarcastico. Chi l’avrebbe mai pensato che un uomo così vecchio potesse essere tanto sarcastico e così via. - Però, - disse, - hai aggiunto una piccola nota in fondo alla pagina.- Lo so, - dissi io. Lo dissi molto in fretta, perché volevo fermarlo prima che si mettesse a leggere forte anche quella. Ma bravo chi lo fermava. Era partito in quarta.- “Egregio professor Spencer”, - lesse ad alta voce .- “Questo è tutto quello che so sugli egiziani. A quanto sembra, non riesco a provare un grande interesse per loro, benché le sue lezioni siano molto interessanti. Non ho niente da obiettare se mi boccia, perché tanto sarò bocciato in tutto fuorché in inglese. Con i miei ossequi, Holden Caulfield” -. Poi posò il mio maledetto compito e mi guardò come se mi avesse clamorosamente battuto a ping-pong o che so io. Credo che non gli perdonerò mai di avermi letto quelle cretinate ad alta voce. Se a scriverle fosse stato lui, io non gliele avrei mica lette ad alta voce, neanche per sogno. Tanto per cominciare, io quella dannata nota l’avevo scritta soltanto perché l’i-dea di bocciarmi non lo facesse restar troppo male. - Mi biasimi se ti ho bocciato, figliolo? - disse. - Ma no, professore, no davvero! - dissi. Avrei dato non so che cosa perché la smettesse di chiamarmi tutto il tempo “figliolo”. Ormai che aveva finito col mio compito, cercò di gettarlo sul letto. Ma fece cilecca anche stavolta, naturalmente. Dovetti alzarmi di nuovo, raccoglierlo e posarlo sopra all’Atlantic Monthly. Una bella seccatura, quella ginnastica ogni due minuti. - Come ti saresti regolato tu al posto mio? - disse. - Sii sincero, figliolo.

36

Guida_A.indd 36 27/03/12 09.39

Page 28: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Le scelte stilistiche ed espressive

A

Be’, era chiaro che in realtà l’idea di avermi bocciato lo faceva sentire un ver-me. Sicché per un poco mi misi a sparar balle. Gli dissi che ero un autentico lavativo eccetera eccetera. Gli dissi che se fossi stato al suo posto avrei fatto esattamente la stessa cosa, e che la maggior parte della gente non valuta quanto sia duro fare il professore. Eccetera eccetera. Le solite balle. La cosa buffa, però, è che mentre continuavo a raccontar balle pensavo a tutt’altro. Io abito a New York, e pensavo al laghetto di Central Park, vicino a Central Park South. Chi sa se quando arrivavo a casa l’avrei trovato gelato, mi domandavo, e se era gelato, dove andavano le anitre? Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era tutto gelato e col ghiaccio sopra. Chi sa se qualcuno andava a prenderle con un camion per portarle allo zoo o vattelap-pesca dove. O se volavano via. È una bella fortuna, però. Voglio dire, potevo sparare balle col vecchio Spen-cer e al tempo stesso pensare a quelle anitre. È buffo. Non occorre spremersi le meningi, quando si parla con un professore. Tutt’a un tratto, però, mentre continuavo a raccontare balle, lui m’interruppe. Non faceva che interrom-permi. - E tu, di fronte a tutto questo, cos’è che senti, figliolo? È una cosa che m’in-teressa molto. Proprio molto. - Parla della mia espulsione da Pencey con quel che segue? - dissi. Avevo il vago desiderio che si coprisse il petto bitorzoluto. Non era un bello spetta-colo. - Se non sbaglio, mi sembra che tu abbia avuto qualche difficoltà anche a Whooton e ad Elkton Hills - Stavolta il suo tono non era soltanto sarcastico, ma anche un po’ maligno.- A Elkton Hills non ho avuto troppe difficoltà, - gli dissi. - Non sono stato proprio espulso né niente. Me ne sono andato io, in un certo senso.- Perché, se non sono indiscreto?- Perché? Oh, be’, è una storia lunga, professore. Voglio dire che è un po’ complicata -. Non me la sentivo di rivangare tutta quella faccenda con lui. Tanto non l’a-vrebbe capita. Non era proprio pane per i suoi denti, Uno dei principali moti-vi per cui avevo lasciato Elkton Hills è che c’era pieno così di palloni gonfiati. Ecco tutto. Arrivavano a frotte da ogni parte. C’era quel preside, per esempio, il signor Haas, che era il pallone gonfiato più bastardo che avessi mai cono-sciuto in vita mia. Dieci volte peggio del vecchio Thurmer. La domenica, per esempio, il vecchio Haas faceva il giro per stringere la mano a tutti i genitori che venivano in visita a scuola. Sprizzava cordialità da tutti i pori. A patto che un ragazzo non avesse dei genitorucoli un po’ buffi. Dovevate vedere come faceva coi genitori del mio compagno di stanza. Voglio dire, se uno aveva una madre un po’ tracagnotta o mezza calzetta o vattelappesca o un padre di quelli con le giacche imbottite sulle spalle e le scarpe bianche e nere da contadino a festa, allora il vecchio Haas si limitava a scambiare con loro una stretta di mano, gli faceva un sorriso fasullo e poi se ne andava a parlare, ma-gari per mezz’ora, coi genitori di qualcun altro. Queste sono le cose che non posso sopportare. Ci divento matto. Mi deprimono talmente che ci divento matto. Lo odiavo, quel maledetto Elkton Hills.

Da J. D. Salinger, Il giovane Holden, Einaudi, Torino

37

Guida_A.indd 37 27/03/12 09.39

Page 29: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Comprensione

1 La vicenda narrata si svolge in un luogo in un ambiente.

2 Che caratteristiche ha questo posto?

3 Quali sentimenti prova Holden nei confronti del vecchio professore?

4 Perché il comportamento del signor Haas disgusta Holden?

Analisi

1 Fabula e intreccio coincidono? Perché?

2 Nel testo è presente un narratario: chi è? Qual è il motivo della sua presenza?

3 Chi racconta l’episodio: il protagonista il deuteragonista una comparsa?

4 Quale focalizzazione usa il narratore?

5 Be’, era chiaro che in realtà l’idea di avermi bocciato lo faceva sentire un verme. Sicché per un poco mi misi a sparar balle. Gli dissi che ero un autentico lavativo eccetera eccetera. Gli dissi che se fossi stato al suo posto avrei fatto esattamente la stessa cosa, e che la maggior parte della gente non valuta quanto sia duro fare il professore. Ec-cetera eccetera. Le solite balle. Che cosa puoi osservare, in questo punto del testo, a proposito di io narrante e io narrato?

6 Ricostruisci la figura del protagonista collocando gli indizi sparsi nel testo nelle sedi opportune di questa tabella:

ASPETTO FISICO CARATTERE E MODO DI COMPORTARSI

7 Holden è un personaggio piatto a tutto tondo? Per quale motivo?

8 Rintraccia e trascrivi un esempio di discorso indiretto libero.

38

Guida_A.indd 38 27/03/12 09.39

Page 30: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Le scelte stilistiche ed espressive

A

9 Qual è il tempo della storia? E quello della scrittura?

10 Trascrivi un sommario e una retrospezione.

11 Lo spazio è descritto oggettivamente soggettivamente? Perché?

12 Di che livello è il lessico usato?

13 Esso usa anche vocaboli colloquiali, espressioni gergali e volgari: trascrivi qual-che esempio per ogni tipologia indicata.

14 Nel testo sono presenti alcune parole enfatizzate: scegline due e spiega perché sono state messe in rilievo.

15 La sintassi cerca di riprodurre la parlata giovanile per mezzo di (cancella l’opzione sbagliata):

ipotassi / paratassi

frasi ben articolate / frasi non concluse

numerosi / scarsi costrutti nominali.

16 Definisci e spiega queste figure retoriche:

Nell’attimo stesso che entravo:

……………………………………………………………………………………………………

Roba che vomiterei:

……………………………………………………………………………………………………

Acuta come una puntina da disegno:

……………………………………………………………………………………………………

Quel letto di cemento:

……………………………………………………………………………………………………

Riflessione e produzione

1 Che idea ha della vita Holden? Attraverso quale figura retorica la esprime?

2 Holden considera la scuola un ambiente che diffonde un sapere inutile, acritico e ri-petitivo. Anche tu la pensi così? E, nel caso, il tuo giudizio riguarda l’istituzione-scuola o alcuni professori? Illustra e motiva il tuo pensiero in un breve testo, che faccia riferi-mento alle esperienze del tuo percorso scolastico.

39

Guida_A.indd 39 27/03/12 09.39

Page 31: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 2

Riscrivere e analizzare un testo narrativo

VERIFICA FINALEUnità 1: Il riassunto

Alunno Classe Data

NB: per lo svolgimento di questa prova di verifica è indispensabile l’uso del dizionario

Verifica della teoriaSegna con una crocetta le risposte esatte.

1 Il riassunto: può cambiare l’aspetto del testo di partenza non può cambiare l’aspetto del testo di partenza.

2 Quali di questi elementi devono essere presi in considerazione prima di scrivere un riassunto? La forma del riassunto la tipologia del testo da riassumere la forma del testo di partenza altri testi dello stesso genere

il tempo a disposizione l’epoca di stesura del testo di partenza la dimensione del riassunto lo scopo del testo di partenza

la dimensione del testo di partenza lo scopo del riassunto. il destinatario

3 In un riassunto sono generalmente considerate parti essenziali: quelle che si riferiscono direttamente al tema principale del testo le parti descrittive

le parti riflessive quelle che introducono qualcosa di nuovo

gli esempi i commenti personali

quelle che introducono un nuovo personaggio quelle che fanno affermazioni che il lettore sa già.

4 In un riassunto i dialoghi: vanno lasciati inalterati vanno riassunti

vanno riassunti e trasformati in discorsi indiretti.

40

Guida_A.indd 40 27/03/12 09.39

Page 32: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il riassunto

A

fUnghi in Città itaLo CaLvino

Marcovaldo, un manovale di origine contadina che vive, con la sua famiglia, in una città industriale fredda e squallida, è il protagonista di questo racconto, uno dei venti che compongono la raccolta Marcovaldo, ovvero le stagioni in città (1963) di Italo Calvino (1923-1985).

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accor-gono solo poche anime sensibili, come i raffreddati da fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. Un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo, che proprio lì prendeva ogni mattina il tram.Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alle vie di città: cartelli, se-mafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso di un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragiona-mento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.Così un mattino, aspettando il tram che lo portava alla ditta Sbav dov’era uomo di fatica, notò qualcosa d’insolito presso la fermata, nella striscia di terra sterile e incrostata che segue l’alberatura del viale: in certi punti, al cep-po degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là s’aprivano e lasciavano affiorare tondeggianti corpi sotterranei.Si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni fami-liari e il caropane. Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assimilavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. “Basterebbe una notte di pioggia, – si disse, – e già sa-rebbero da cogliere”. E non vedeva l’ora di mettere a parte della scoperta sua moglie e i sei figlioli.– Ecco quel che vi dico! – annunciò durante il magro desinare. – Entro la set-timana mangeremo funghi! Una bella frittura! V’assicuro!E ai bambini più piccoli, che non sapevano cosa i funghi fossero, spiegò con trasporto la bellezza delle loro molte specie, la delicatezza del loro sapore, e come si doveva cucinarli; e trascinò così nella discussione anche sua moglie Domitilla, che s’era mostrata fino a quel momento piuttosto incredula e di-stratta.– E dove sono questi funghi? – domandarono i bambini. – Dicci dove crescono!

41

Guida_A.indd 41 27/03/12 09.39

Page 33: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 2

Riscrivere e analizzare un testo narrativo

A quella domanda l’entusiasmo di Marcovaldo fu frenato da un ragiona-mento sospettoso: “Ecco che io gli spiego il posto, loro vanno a cercarli con una delle solite bande di monelli, si sparge la voce nel quartiere, e i funghi finiscono nelle casseruole altrui!” Così, quella scoperta che subito gli aveva riempito il cuore d’amore universale, ora gli metteva la smania del possesso, lo circondava di timore geloso e diffidente.– Il posto dei funghi lo so io e io solo – disse ai figli, – e guai a voi se vi lasciate sfuggire una parola.Il mattino dopo, Marcovaldo, avvicinandosi alla fermata del tram, era pieno d’apprensione. Si chinò sull’aiola e con sollievo vide i funghi un po’ cresciuti ma non molto, ancora nascosti quasi del tutto dalla terra. Era così chinato, quando si accorse d’aver qualcuno alle spalle. S’alzò di scat-to e cercò di darsi un’aria indifferente. C’era uno spazzino che lo stava guar-dando, appoggiato alla sua scopa. Questo spazzino, nella cui giurisdizione si trovavano i funghi, era un giovane occhialuto e spilungone. Si chiamava Amadigi e a Marcovaldo era antipatico da tempo, forse per via di quegli occhiali che scrutavano l’asfalto in cerca di ogni traccia naturale da cancellare a colpi di scopa. Era sabato; e Marcovaldo passò la mezza giornata libera girando con aria distratta nei pressi dell’aiola, tenendo d’occhio di lontano lo spazzino e i funghi, e facendo il conto di quanto tempo ci voleva a farli crescere. La notte piovve: come i contadini dopo mesi di siccità si svegliano e balzano di gioia al rumore della prime gocce, così Marcovaldo, unico in tutta la città, si levò a sedere nel letto, chiamò i famigliari: “È la pioggia, è la pioggia” e re-spirò l’odore di polvere bagnata e muffa fresca che veniva di fuori. All’alba – era domenica –, coi bambini, con un cesto preso in prestito, corse subito all’aiola. I funghi c’erano, ritti sui loro gambi, coi cappucci alti sulla terra ancora zuppa d’acqua.– Evviva! – e si buttarono a raccoglierli.– Babbo! guarda quel signore lì quanti ne ha presi! – disse Michelino, e il padre alzando il capo vide, in piedi accanto a loro, Amadigi anche lui con un cesto pieno di funghi sotto il braccio.– Ah, li raccogliete anche voi? – fece lo spazzino. – Allora sono buoni da mangiare? Io ne ho presi un po’ ma non sapevo se fidarmi… Più in là nel corso ce n’è nati di più grossi ancora… Bene, adesso che lo so, avverto i miei parenti che sono là a discutere se conviene raccoglierli o lasciarli… – e si al-lontanò di gran passo. Marcovaldo restò senza parola: funghi ancora più grossi, di cui lui non s’era accorto, un raccolto mai sperato, che gli veniva portato via così, di sotto il naso. Restò un momento quasi impietrito dall’ira, dalla rabbia, poi – come talora avviene – il tracollo di quelle passioni individuali si trasformò in uno slancio generoso. A quell’ora, molta gente stava aspettando il tram, con l’om-brello appeso al braccio, perché il tempo restava umido e incerto. – Ehi, voialtri! Volete farvi un fritto di funghi, questa sera? – gridò Marcovaldo alla gente assiepata alla fermata. – Sono cresciuti i funghi qui nel corso! Venite con me! Ce n’è per tutti! – e si mise alle calcagna di Amadigi, seguito da un codazzo di persone.Trovarono ancora funghi per tutti, e, in mancanza di cesti, li misero negli

42

Guida_A.indd 42 27/03/12 09.39

Page 34: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il riassunto

A

ombrelli aperti. Qualcuno disse: - Sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme! – Invece ciascuno prese i suoi funghi e andò a casa propria.Ma si rividero presto, anzi la stessa sera, nella medesima corsia dell’ospedale, dopo la lavatura gastrica che li aveva tutti salvati dall’avvelenamento: non grave, perché la quantità di funghi mangiati da ciascuno era assai poca.Marcovaldo e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.

Da Italo Calvino, Marcovaldo, RCS, Milano

Riflessione e produzioneDopo aver letto il testo, esegui le consuete operazioni: cerca eventuali termini che non conosci e segnane il significato dividi il testo in sequenze e sottolinea, in ciascuna, le informazioni essenziali stendi il riassunto del testo in due versioni: una di lunghezza media e l’altra nella forma più

breve possibile1.

1. Ti suggeriamo di utiliz-zare il primo riassunto come base per la ste-sura di un altro rias-sunto più breve.

43

Guida_A.indd 43 27/03/12 09.39

Page 35: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 2

Riscrivere e analizzare un testo narrativo

VERIFICA FINALEUnità 2: La scheda di lettura

Alunno Classe Data

NB: per questa unità non sono state preparate prova di verifica perché gli alunni non possiedono ancora le conoscenze letterarie necessarie per lavorare in modo autono-mo sul contesto e sulla produzione di un singolo autore. Sarà opportuno assegnare la compilazione di schede di lettura domestiche, cosicché essi abbiano la possibilità di avvalersi di materiale diverso, atto a compilare adeguatamente quanto richiesto.

44

Guida_A.indd 44 27/03/12 09.39

Page 36: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il mito e la leggenda

A

VERIFICA FINALEUnità 1: Il mito

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. Il mito è ………………………………………………………………………………………

b. Un mito eziologico spiega……………………………………………………………………

c. Il logos in Grecia era la………………………………………………………………………

iL fUoCo anonimo

La conquista del fuoco costituisce una tappa fondamentale per la storia dell’umanità. Ecco che cosa raccontano in proposito gli Indiani d’America…

In principio non c’era il fuoco e la terra era fredda. Poi gli Uccelli del Tuono man-darono il loro fulmine a un sicomoro1 su un’isola dove vivevano le Donnole. Le Donnole furono le uniche ad avere il fuoco, e non volevano darne a nessuno.Gli Uomini sapevano che c’era fuoco sull’isola, perché vedevano il fumo uscire dal sicomoro, ma l’acqua era troppo profonda da attraversare. Quando giunse l’inverno gli Uomini soffrivano tanto per il freddo che si riunirono a concilio2, al fine di trovare un modo per ottenere il fuoco dalle Donnole. Tutti gli animali che sapevano nuotare erano stati invitati.“Come potremo ottenere il fuoco?” si chiesero gli Uomini.La maggior parte degli animali temeva le Donnole perché erano sanguinarie e mangiavano topi e talpe e pesci e uccelli. Coniglio fu l’unico abbastanza coraggioso da tentare di rubare loro il fuoco. “So correre e nuotare più veloce delle Donnole” disse. “E sono anche un buon danzatore. Ogni notte le Don-nole fanno un gran fuoco e vi danzano intorno. Stasera attraverserò l’acqua a nuoto e mi unirò alle danze. Poi scapperò con un po’ di fuoco”.Considerò un po’ la faccenda, poi decise come si sarebbe comportato. Prima che il sole tramontasse, si strofinò la testa con resina di pino in modo da far star dritti i peli. Poi, al cadere delle tenebre, attraversò l’acqua a nuoto e rag-giunse l’isola.

1. Sicomoro: albero simile al fico dif-fuso in Africa e in Asia Minore.

2. A concilio: in as-semblea.

45

Guida_A.indd 45 27/03/12 09.39

Page 37: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Le Donnole accolsero Coniglio con gioia, poiché avevano sentito parlare del-la sua bravura come danzatore. Presto un gran fuoco brillò e tutte comin-ciarono a danzarvi intorno. Mentre danzavano, le Donnole si avvicinavano sempre più al fuoco, al centro del cerchio. Vi si inchinavano davanti e poi, sempre danzando, se ne allontanavano.Quando Coniglio entrò nel cerchio delle danzatrici, le Donnole gli gridaro-no: “Guidaci tu, Coniglio!”. Egli danzò in testa a tutte, facendosi sempre più vicino al fuoco. Si inchinò ad esso, abbassando sempre più la testa, come se avesse intenzione di prenderlo. Mentre le Donnole danzavano sempre più veloci tentando di stare al passo con lui, Coniglio all’improvviso si chinò così profondamente che la resina di pino sui suoi peli prese fuoco con un guizzo. Scappò con la testa in fiamme e le Donnole furiose lo inseguirono gridando: “Prendetelo! Prendetelo! Ha rubato il nostro fuoco sacro! Prendetelo e but-tatelo a terra!”Ma Coniglio corse molto più svelto di loro e si tuffò in acqua, lasciando le Donnole a riva. Nuotò attraverso l’acqua con le fiamme ancora vive sul capo. Le Donnole allora chiamarono gli Uccelli del Tuono perché facessero piovere in modo da spegnere il fuoco rubato da Coniglio. Per tre giorni la pioggia cadde violenta sulla terra e le Donnole erano sicure che non fosse rimasto alcun fuoco acceso oltre a quello nel loro sicomoro.Coniglio, tuttavia, aveva fatto un fuoco in un albero cavo e quando la pioggia fu cessata e tornò il sole, egli uscì e diede il fuoco a tutti gli Uomini. Da allora in poi, ogni volta che piove, gli uomini tennero il fuoco nei loro rifugi, e fu così che Coniglio portò il fuoco agli Uomini.

Da D. Brown, Attorno al fuoco, Mondadori, Milano

Comprensione

1 In che modo le Donnole ottengono il fuoco?

2 Quale occasione pensa di sfruttare Coniglio per rubarlo e perché?

3 Perché le Donnole sono lusingate dalla visita di Coniglio?

4 Per quanti motivi gli Uomini devono ringraziare Coniglio?

Analisi

1 Chi racconta questo mito?

2 Con quale focalizzazione? Cita un passo del mito che confermi la tua risposta.

3 Chi è il protagonista?

46

Guida_A.indd 46 27/03/12 09.39

Page 38: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il mito e la leggenda

A

4 Quali sono le sue principali qualità? Esse permettono di considerarlo un eroe? Perché?

5 Chi svolge, invece, la funzione di antagonista?

6 Quali sono le caratteristiche dell’antagonista?

7 Qual è l’oggetto del desiderio?

8 Illustra, con espressioni tratte dal testo, le caratteristiche del tempo della storia e mettilo in rapporto con il tempo tipico del mito.

9 Lo spazio di questo mito è reale simbolico perché ………………………………

…………………………………………………………………………………………………….

10 Analizza le caratteristiche dello stile:

il lessico è …………………………………………………………………………………

la sintassi è …………………………………………………………………………………

le figure retoriche …………………………………………………………………………

Illustra le affermazioni sullo stile con esempi tratti dal testo.

Riflessione e produzione

1 A quale tipologia appartiene questo mito e perché?

2 Esso ha a che fare con la religione? E potrebbe avere a che fare anche con la storia?

3 Quali valori positivi comunica questo mito? E quali atteggiamenti negativi biasima?

4 Perché l’azione di Coniglio, pur essendo a tutti gli effetti un furto, può essere giudicata positivamente?

5 Riassumi il mito che hai letto, riducendone la lunghezza almeno della metà.

47

Guida_A.indd 47 27/03/12 09.39

Page 39: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 1: La leggenda

Alunno Classe Data

Verifica della teoria1 Completa queste definizioni:

a. La leggenda è ………………………………………………………………………………

b. Una leggenda sovrannaturale racconta ……………………………………………………

c. Il Romanticismo considerò le leggende ……………………………………………………

san giorgio e iL drago JaCopo da varazze

Hai già avuto modo di conoscere alcuni episodi delle vite dei Santi: in questa leggenda, raccontata da Jacopo da Varazze, uno di loro, San Giorgio, sconfigge un terribile drago.

San Giorgio, originario della Cappadocia1 e tribuno nell’armata romana2, giunse una volta alla città di Silene, in Libia. Vicino a questa città vi era uno stagno grande come il mare in cui si nascondeva un orribile drago che più volte aveva messo in fuga il popolo intero armato contro di lui; quando poi si avvicinava alle mura della città uccideva col fiato tutti quelli in cui si im-batteva. I cittadini, per mitigare il furore del drago e impedire che appestasse l’aria causando la morte di molti, gli offrirono dapprima due pecore ogni giorno perché se ne cibasse; ma quando le pecore, di cui non avevano grande abbondanza, cominciarono a mancare, furono costretti a dargli da mangiare una pecora e un uomo. Si tirava dunque a sorte il nome della vittima scelta tra i giovani della città e nessuna famiglia era esclusa: già quasi tutti i giovani erano stati divorati quando l’unica figlia del re fu designata come la vittima da presentare al drago. Il re profondamente addolorato disse: “Prendetemi tutto l’oro e l’argento che ho e metà del mio regno ma rendetemi la figlia mia, onde non perisca di siffatta morte!”. Rispose il popolo infuriato: “O re, hai fatto tu stesso questo editto3! I nostri figli sono morti e tu vorresti salvare la figlia tua? Se tu non permetterai che questa muoia come gli altri, bruceremo te e la tua casa!”. Il re

1. Cappadocia: re-gione della Turchia.

2. Tribuno… roma-na: ufficiale dell’e-sercito romano.

3. Editto: legge.

48

Guida_A.indd 48 27/03/12 09.39

Page 40: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il mito e la leggenda

A

allora disse piangendo alla figlia: “Che cosa devo dirti, figlia mia dolcissima? Ormai non vedrò più le tue nozze!”. Rivolto poi al popolo esclamò: “Vi prego di darmi otto giorni di tempo per piangere la figlia mia!”. Il popolo acconsen-tì, ma dopo otto giorni così parlò al re: “ Non vedi che tutti muoiono per il pe-stifero soffio del drago?”. Il re vide che in nessun modo poteva salvare la fi-glia onde4 la vestì di vesti regali e abbracciandola disse fra le lacrime: “Ahimè! Figlia mia dolcissima, io credevo che nel grembo regale tu avresti allevato i tuoi figli, e invece diverrai preda del drago! Ahimè! Figlia mia dolcissima, io speravo di invitare i principi alle tue nozze, di ornare di perle il mio palazzo e di ascoltare l’allegro suono dei timpani e degli organi: invece tu diverrai la preda del drago!”. La figlia allora cadde ai piedi del padre chiedendogli la sua benedizione. Il re la benedisse con molte lacrime; dopodiché la giovinetta si incamminò verso il lago. Il beato Giorgio che per caso passava di là vide la fanciulla piangente e le chiese cosa avesse. E quella: “Buon giovane, risali subito sul cavallo se non vuoi morire con me”. E Giorgio: “Non temere, figlia mia, ma dimmi cosa fai qui in lacrime sotto gli occhi di tutto il popolo, che ti sta ad osservare dalle mura”. E quella: “Vedo che sei un giovane audace e generoso, ma perché vuoi morire con me? Fuggi, fuggi senza più aspettare!” E Giorgio: “Non me ne an-drò finché tu non mi abbia detto che cosa stai facendo”. Quando la fanciulla gli ebbe raccontato la sua storia disse Giorgio: “Figlia mia non temere, poiché io ti verrò in aiuto nel nome di Cristo”. E quella: “Buon soldato non voler morire, basta la mia morte!”. Mentre i due parlavano il drago sollevò la testa dall’acqua del lago onde la fanciulla tutta tremante gridò: “Fuggi, fuggi, mio buon signore!”. Giorgio al-lora salì sul cavallo e fattosi il segno della croce si gettò sul drago, vibrò con violenza la lancia e, raccomandandosi a Dio, gravemente lo ferì. Il drago cad-de a terra e Giorgio disse alla giovinetta: “Non aver più timore e avvolgi la tua cintura al collo del drago”. Così ella fece e il drago cominciò a seguirla mansueto come un cagnolino. Vedendola in tal guisa5 avvicinarsi alla città, tutto il popolo atterrito cominciò a gridare: “Ahimè, ora moriremo tutti!”. Ma il beato Giorgio disse loro: “Non abbiate timore poiché Iddio mi ha mandato a voi onde liberarvi da questo drago. Abbracciate la fede di Cristo, ricevete il battesimo e io ucciderò il mostro”. Allora il re con tutta la popolazione rice-vettero il battesimo; dopodiché Giorgio uccise il drago e comandò che fosse portato fuori della città con un carro tirato da quattro paia di bovi.Senza contare le donne e i bambini, in quel giorno furono battezzati venti-mila uomini. Il re fece costruire una gran chiesa in onore della Madonna e del beato Giorgio e dall’altare sgorgò una fonte viva6 per la cui acqua molti infermi recuperarono la salute. Il re offrì a Giorgio anche una gran somma di denaro ma questo ordinò che fosse distribuito tra i poveri. Infine Giorgio dette al re quattro ammaestramenti: di aver cura delle chiese, di onorare i sacerdoti, di ascoltare devotamente gli uffici divini7, di ricordarsi sempre dei bisognosi. Poi lo abbracciò affettuosamente e se ne andò da quella città.

Da Jacopo da Varazze, Legenda aurea, Einaudi, Torino

4. Onde: per cui.

5. In tal guisa: in questo modo.

6. Fonte viva: sor-gente.

7. Gli uffici divini: le cerimonie reli-giose.

49

Guida_A.indd 49 27/03/12 09.39

Page 41: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Comprensione

1 Dove accadono i fatti narrati?

2 Perché il popolo teme il drago?

3 Quale condizione pone il Santo per uccidere il mostro?

4 In che modo il Santo dimostra la sua grandezza morale?

Analisi

1 Identifica le parti che compongono la leggenda.

2 Chi racconta questa leggenda?

3 Egli usa la focalizzazione …………………… come si deduce dal fatto che ………………

……………………………………………………………………………………………………

4 Il narratore, per rendere la narrazione più vivace, ricorre a questo espediente: uso della paratassi inserimento di numerosi dialoghi diretti presenza di immagini crude.

5 Quali caratteristiche ha la figura di San Giorgio?

6 Egli può essere considerato un personaggio a tutto tondo un tipo perché

…………………………………………………………………………………………………

7 Quali caratteristiche ha la figlia del re?

8 Chi è l’antagonista?

9 Quali sono i temi ricorrenti di questa leggenda?

10 In quale tempo sono ambientati i fatti narrati? Esso è tipico della leggenda? Per quale motivo?

11 Commenta lo stile del testo che hai letto, citando alcuni esempi che possano con-fermare quanto affermi.

50

Guida_A.indd 50 27/03/12 09.39

Page 42: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 1

Il mito e la leggenda

A

Riflessione e produzione

1 Hai letto una leggenda sovrannaturale naturalistica storica, perché

…………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

2 Quali elementi di questa leggenda sono reali? E quali, invece, sono frutto di fantasia?

3 Questi due elementi della leggenda hanno un valore simbolico: scrivi, accanto a ciascu-no, che cosa può rappresentare.

Il santo: ………………………………………………………………………………………

Il drago: ………………………………………………………………………………………

4 Quale intento ha questa leggenda? Quali passi del testo lo esplicitano?

5 Quando, come e perché si diffusero leggende come questa? Spiegalo in un breve testo, in cui esporrai le tue conoscenze sull’argomento.

51

Guida_A.indd 51 27/03/12 09.39

Page 43: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 2: La fiaba

Alunno Classe Data

Verifica della teoria1 Completa queste definizioni:

a. La fiaba è ……………………………………………………………………………………

b. Il mandante è colui che ………………………………………………………………………

c. Il donatore è colui che ………………………………………………………………………

2 Che differenza c’è tra una fiaba classica e una fiaba popolare?

La ragazza meLa anonimo

Questa curiosa fiaba, intitolata La ragazza mela, è tratta dalla raccolta Fiabe italiane (1956). Leggila con attenzione.

C’era una volta un Re e una Regina, disperati perché non avevano figlioli. E la Regina diceva: - Perché non posso fare figli, così come il melo fa le mele? Ora successe che alla Regina invece dì nascerle un figlio le nacque una mela. Era una mela così bella e colorata come non se n’erano mai viste. E il Re la mise in un vassoio d’oro sul suo terrazzo.In faccia a questo Re ce ne stava un altro, e quest’altro Re, un giorno che stava affacciato alla finestra, vide sul terrazzo del Re di fronte una bella ragazza bianca e rossa come una mela che si lavava e pettinava al sole. Lui rimase a guardare a bocca aperta, perché mai aveva visto una ragazza così bella. Ma la ragazza appena s’accorse d’esser guardata, corse al vassoio, entrò nella mela e sparì. Il Re ne era rimasto innamorato. Pensa e ripensa, va a bussare al palazzo di fronte, e chiede della Regina: - Maestà, - le dice, - avrei da chiederle un favore. - Volentieri, Maestà; tra vicini se si può essere utili… - dice la Regina. - - Vorrei quella bella mela che avete sul terrazzo. - Ma che dite, Maestà? Ma non lo sapete che io sono la madre di quella mela, e che ho sospirato tanto perché mi nascesse?

52

Guida_A.indd 52 27/03/12 09.39

Page 44: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 2

La fiaba e la favola

A

Ma il Re tanto disse tanto insistette, che non gli si poté dir di no per mante-nere l’amicizia tra vicini. Così lui si portò la mela in camera sua. Le preparava tutto per lavarsi e pettinarsi, e la ragazza ogni mattino usciva, e si lavava e pettinava e lui la stava a guardare. Altro non faceva, la ragazza: non mangia-va, non parlava. Solo si lavava e pettinava e poi tornava nella mela.Quel Re abitava con una matrigna, la quale, a vederlo sempre chiuso in ca-mera, cominciò a insospettirsi: - Pagherei a sapere perché mio figlio se ne sta sempre nascosto! Venne l’ordine di guerra e il Re dovette partire. Gli piangeva il cuore, di la-sciare la sua mela. Chiamò il suo servitore più fedele e gli disse: - Ti lascio la chiave di camera mia. Bada che non entri nessuno. Prepara tutti i giorni l’acqua e il pettine alla ragazza della mela, e fa’ che non le manchi niente. Guarda che poi lei mi racconta tutto -. (Non era vero, la ragazza non diceva una parola, ma lui al servitore disse così). - Sta’ attento che se le fosse torto un capello durante la mia assenza, ne va della tua testa.- Non dubiti, Maestà, farò del mio meglio. Appena il Re fu partito, la Regina matrigna si diede da fare per entrare nella sua stanza. Fece mettere dell’oppio1 nel vino del servitore e quando s’addor-mentò gli rubò la chiave. Apre, e fruga tutta la stanza, e più frugava meno trovava. C’era solo quella bella mela in una fruttiera d’oro. - Non può essere altro che questa mela la sua fissazione! Si sa che le Regine alla cintola portano sempre uno stiletto2. Prese lo stiletto, e si mise a trafiggere la mela. Da ogni trafittura usciva un rivolo di sangue. La Regina matrigna si mise paura, scappò, e rimise la chiave in tasca al servitore addormentato. Quando il servitore si svegliò, non si raccapezzava3 di cosa gli era successo. Corse nella camera del Re e la trovò allagata di sangue. - Povero me! Cosa devo fare? - e scappò. Andò da sua zia, che era una Fata e aveva tutte le polverine magiche. La zia gli diede una polverina magica che andava bene per le mele incantate e un’altra che andava bene per le ragazze stregate e le mescolò insieme. Il servitore tornò dalla mela e le posò un po’ di polverina su tutte le trafitture. La mela si spaccò e ne uscì fuori la ragazza tutta bendata e incerottata. Tornò il Re e la ragazza per la prima volta parlò e disse: - Senti, la tua matri-gna mi ha preso a stilettate, ma il tuo servitore mi ha curata. Ho diciotto anni e sono uscita dall’incantesimo. Se mi vuoi sarò tua sposa. E il Re: - Perbacco, se ti voglio! Fu fatta la festa con gran gioia dei due palazzi vicini. Mancava solo la matri-gna che scappò e nessuno ne seppe più niente.

E lì se ne stiedero, e se la godiederoE a me nulla mi diedero.No, mi diedero un centesiminoE lo misi in un buchino.

Da ……………, Fiabe italiane, Einaudi, Torino

1. Oppio: derivato del papavero che induce forte son-nolenza.

2. Stiletto: piccolo pugnale dalla lama sottile e appuntita.

3. Si raccapezzava: riusciva a capire.

53

Guida_A.indd 53 27/03/12 09.39

Page 45: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Comprensione1 Come accolgono il Re a la Regina la nascita della mela?

2 Che cosa fa la ragazza mela quando si accorge di essere stata vista?

3 Perché la matrigna entra nella stanza del figliastro?

4 Perché colpisce la mela con lo stiletto?

Analisi1 Questa fiaba è classica popolare perché ……………………………………………

2 In che rapporto sono, nella parte centrale della fiaba, fabula e intreccio?

3 Chi racconta questa fiaba?

4 Con quale focalizzazione?

5 Chi è l’eroe della fiaba1?

6 Quali caratteristiche ha?

7 Chi è l’antagonista?

8 Quali caratteristiche ha?

9 Nella fiaba è presente un donatore? Se la risposta è affermativa, chi è?

10 Ognuna di queste funzioni indica una o più azioni dei personaggi della fiaba: scrivi, accanto a ciascuna, a che cosa si riferisce. L’esercizio è avviato.

Mancanza: il Re e la Regina non hanno figli.

allontanamento: …………………………………………………………………………

divieto: ……………………………………………………………………………………

tranello: ……………………………………………………………………………………

connivenza della vittima: …………………………………………………………………

infrazione del divieto: ………………………………………………………………………

investigazione dell’antagonista: ………………………………………………………….

danneggiamento: …………………………………………………………………………

partenza: …………………………………………………………………………………

conseguimento del mezzo magico: ……………………………………………………….

trasferimento nello spazio: ……………………………………………………………….

marchiatura: ………………………………………………………………………………

1. Ricorda, per rispon-dere correttamente a questa domanda che, a volte, in una fiaba, c’è più di un eroe…

54

Guida_A.indd 54 27/03/12 09.39

Page 46: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 2

La fiaba e la favola

A

vittoria: ……………………………………………………………………………………

ritorno: ……………………………………………………………………………………

punizione dell’antagonista: ……………………………………………………………….

nozze: ……………………………………………………………………………………

11 Quando si svolge la fiaba? Come sono i tempi verbali? Perché?

12 Dove si svolge la fiaba?

13 Trascrivi due espressioni del testo che possano dimostrare il tentativo dell’autore di riprodurre l’originale stile parlato e popolare di questa fiaba:

………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………

14 Spiega che cosa sono e che valore hanno i quattro versi che concludono la fiaba.

Riflessione e produzione1 Lo scioglimento di questa fiaba era prevedibile? Perché? E che rapporto ha questo tipo

di scioglimento con le probabili origini di questo genere narrativo?

2 Chi è l’autore della raccolta da cui è stata tratta questa fiaba? Perché ha deciso di rac-cogliere le fiabe italiane? Come ha fatto a mantenerne lo stile originale?

3 Noti qualche stranezza in questo regno a proposito della gestione del potere? Se la risposta è affermativa, quale? Come si può eventualmente giustificare?

55

Guida_A.indd 55 27/03/12 09.39

Page 47: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 2: La favola

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. La favola è ……………………………………………………………………………………

b. La morale è ……………………………………………………………………………………

2 Il genere della favola è ancora vivo?

La CiCaLa e Le formiChe esopo

La favola che stai per leggere è molto famosa: ti proponiamo la versione più antica, scritta dal greco Esopo.

D’inverno le formiche si davano un gran da fare, per conservare il cibo rac-colto nell’estate.Una cicala affamata s’accostò e chiese loro del cibo. Le formiche la interro-garono: - Che hai fatto d’estate? Perché non ti sei preparata il cibo?E la cicala rispose semplicemente: - D’estate non avevo tempo: infatti cantavo, godendo dei raggi del sole.Le formiche ridendo ribatterono:- Ma se d’estate cantavi, d’inverno balla!La cicala umiliata s’allontanò.In quel momento il vento, soffiando impetuoso, disperse tutto il cibo e ridus-se le formiche alla disperazione.La sorte della cicala dimostra che bisogna aver previdenza in ogni cosa; la sventura delle formiche che non bisogna essere crudeli contro gli sventurati.

Da Esopo, Favole, Rizzoli, Milano

56

Guida_A.indd 56 27/03/12 09.39

Page 48: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 2

La fiaba e la favola

A

Comprensione

1 Che cosa stanno facendo le formiche all’inizio della favola?

2 Come hanno trascorso l’estate?

3 Perché la cicala chiede loro aiuto?

4 Come reagiscono le formiche alla richiesta della cicala?

Analisi

1 Individua nel testo le tre parti che costituiscono la struttura tipica della favola.

2 Esopo riferisce solo le informazioni davvero necessarie per la comprensione del testo:

per fare in modo che l’attenzione del lettore non sia distolta dall’elemento più importante, l’insegnamento morale di cui esso si fa portavoce

per fare in modo che il testo non sia eccessivamente lungo, perché la favola ha una lun-ghezza limitata

per fare in modo di rispettare la struttura narrativa del genere, che prevede la scansione del testo in tre parti.

3 Quale tipo di narratore racconta la favola? E con quale focalizzazione? 4 Quali sono i protagonisti della favola?

5 Quali sono le caratteristiche della cicala? Di quale categoria di persone può essere simbolo?

6 Quali sono le caratteristiche della formica? Di quale categoria di persone può essere simbolo?

7 Come sono lo spazio e il tempo di questa favola?

8 Gli elementi che contribuiscono a rendere lo stile di questa favola fresco e spontaneo sono (indica con una crocetta quelli esatti):

lessico alto lessico colloquiale diminutivi vezzeggiativi

paratassi ipotassi discorsi diretti discorsi indiretti

similitudini iperboli metafore metonimie.

57

Guida_A.indd 57 27/03/12 09.39

Page 49: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Riflessione e produzione1 Analizza la forma della morale.

2 Perché la morale di questa favola può essere considerata doppia?

3 La formica di questa favola è simile al tipo animale reso noto dalla tradizione? Motiva la tua risposta.

4 Gianni Rodari ha riscritto questa favola così:

Chiedo scusa alla favola anticaSe non mi piace l’avara formica.Io sto dalla parte della cicala, Che il più bel canto non vende, regala.

Da G. Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Emme Edizioni, Torino

La pensi anche tu come lui? Esprimi il tuo parere motivandolo in modo adeguato.

58

Guida_A.indd 58 27/03/12 09.39

Page 50: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

La novella

A

VERIFICA FINALEUnità 3: La novella

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Completa queste definizioni:

a. La novella è ………………………………………………………………………………………

b. Le novelle d’azione sono quelle in cui …………………………………………………………

c. Le novelle d’analisi sono quelle in cui …………………………………………………………

2 Chi e perché può essere considerato il padre di questo genere letterario?

La roba giovanni verga

La novella che stai per leggere contiene temi e spunti che l’autore, Giovanni Verga, sviluppò in uno dei suoi più grandi romanzi, Mastro don Gesualdo: i protagonisti di entrambi i testi sono infatti vittime di una smania di possesso che non dà loro tregua.

Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini1, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse2 della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Pas-saneto e di Passanitello3, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco4 dal caldo, nell’ora in cui i campanelli della lettiga5 suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: - Qui di chi è? - sentiva rispondersi: - Di Mazzarò -. E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi6 accocco-late all’ombra del pozzo, e le donne che si mettevano la mano sugli occhi per vedere chi passava: - E qui? - Di Mazzarò -. E cammina e cammina, mentre la malaria vi pesava sugli occhi7, e vi scuoteva all’improvviso l’abbaiare di un cane, passando per una vigna che non finiva più, e si allargava sul colle e sul piano, immobile, come gli pesasse addosso la polvere, e il guardiano sdraia-

1. Biviere di Lenti-ni: lago di Lentini, che si trovava (oggi è prosciugato) tra Siracusa e Catania.

2. Stoppie riarse: re-sidui della mietitu-ra bruciati dal sole.

3. Francofonte… Passanitello: tutte località che si tro-vano tra Catania e Siracusa.

4. Fosco: offuscato.

5. Lettiga: una spe-cie di portantina formata da un abi-tacolo poggiato su stanghe sorrette da muli; veniva usata, un tempo, per tra-sportare le persone importanti nelle strade strette, in cui le carrozze non potevano passare.

6. A stormi: a schiere.

7. La malaria… oc-chi: la malaria pro-voca una forte son-nolenza.

59

Guida_A.indd 59 27/03/12 09.39

Page 51: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

to bocconi8 sullo schioppo, accanto al vallone, levava il capo sonnacchioso, e apriva un occhio per vedere chi fosse: - Di Mazzarò -. […] Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo9 nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia. - Invece egli era un omiciattolo, diceva il lettighiere, che non gli avreste dato un baiocco10, a vederlo; e di grasso non aveva altro che la pancia, e non si sapeva come facesse a riempirla, perché non mangiava altro che due soldi di pane; e sì ch’era ricco come un maiale; ma aveva la testa ch’era un brillante11, quell’uomo.Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba, dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; col sole, coll’ac-qua, col vento; senza scarpe ai piedi, e senza uno straccio di cappotto; che tutti si rammentavano di avergli dato dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell’eccellenza, e gli parlavano col berretto12 in mano. Né per questo egli era montato in superbia, adesso che tutte le eccellenze del paese erano suoi debitori; […] ma egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, era la sua sola grandezza, e da ultimo era anche arrivato a mettere il cappello di feltro, perché costava meno del berretto di seta. Della roba ne possedeva fin dove arrivava la vista, ed egli aveva la vista lunga - dapper-tutto, a destra e a sinistra, davanti e di dietro, nel monte e nella pianura. Più di cinquemila bocche, senza contare gli uccelli del cielo e gli animali della terra, che mangiavano sulla sua terra, e senza contare la sua bocca la quale mangiava meno di tutte, e si contentava di due soldi di pane e un pezzo di formaggio, ingozzato in fretta e in furia, all’ impiedi, in un cantuccio del ma-gazzino grande come una chiesa, in mezzo alla polvere del grano, che non ci si vedeva, mentre i contadini scaricavano i sacchi, o a ridosso di un pagliaio, quando il vento spazzava la campagna gelata, al tempo del seminare, o colla testa dentro un corbello13, nelle calde giornate della mèsse. Egli non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, e sì che del tabacco ne producevano i suoi orti lungo il fiume, colle foglie larghe ed alte come un fanciullo, di quel-le che si vendevano a 95 lire. Non aveva il vizio del giuoco, né quello delle donne. Di donne non aveva mai avuto sulle spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12 tarì14, quando aveva dovuto farla portare al camposanto.Era che ci aveva pensato e ripensato tanto a quel che vuol dire la roba, quan-do andava senza scarpe a lavorare nella terra che adesso era sua, ed aveva provato quel che ci vuole a fare i tre tarì della giornata, nel mese di luglio, a star colla schiena curva 14 ore, col soprastante15 a cavallo dietro, che vi piglia a nerbate16 se fate di rizzarvi un momento. Per questo non aveva lasciato pas-sare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato a fare della roba; e adesso i suoi aratri erano numerosi come le lunghe file dei corvi che arri-vavano in novembre; e altre file di muli, che non finivano più, portavano le sementi; le donne che stavano accoccolate nel fango, da ottobre a marzo, per raccogliere le sue olive, non si potevano contare, come non si possono conta-re le gazze che vengono a rubarle; e al tempo della vendemmia accorrevano dei villaggi interi alle sue vigne, e fin dove sentivasi cantare, nella campagna, era per la vendemmia di Mazzarò. Alla messe17 poi i mietitori di Mazzarò sembravano un esercito di soldati; […] quando andava a cavallo dietro la fila

8. Bocconi: a pancia in giù.

9. Assiolo: un picco-lo uccello notturno simile al gufo.

10. Baiocco: moneta di rame di scarso valore.

11. Aveva la testa… brillante: aveva un’intelligenza finissima.

12. Il berretto: il copricapo tipico della gente co-mune.

13. Corbello: piccola cesta di vimini.

14. Tarì: antica mo-neta siciliana d’o-ro o d’argento.

15. S o p r a s t a n t e : sorvegliante.

16. Nerbate: frusta-te.

17. Alla messe: al tempo della mie-titura.

60

Guida_A.indd 60 27/03/12 09.39

Page 52: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

La novella

A

dei suoi mietitori, col nerbo18 in mano, non ne perdeva d’occhio uno solo, e badava a ripetere: - Curviamoci, ragazzi! - Egli era tutto l’anno colle mani in tasca a spendere, e per la sola fondiaria19 il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta.Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi come chiese si riempivano di grano che bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire20 tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d’argento, ché lui non ne voleva di carta sudicia21 per la sua roba, e andava a comprare la carta sudicia soltanto quando aveva da pagare il re, o gli altri; e alle fiere gli armenti22 di Mazzarò coprivano tutto il campo, e ingombravano le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il santo23, colla banda, alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo.Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll’af-faticarsi dall’alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule - egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch’era tutto quello ch’ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba.Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone di Mazzarò, e l’aveva raccolto per carità nudo e crudo24 ne’ suoi campi, ed era stato il padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli armenti, che quando veniva nelle sue terre a cavallo coi campieri25 dietro, pareva il re, e gli preparavano anche l’alloggio e il pranzo, al minchione26, sicché ognuno sapeva l’ora e il momen-to in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. - Costui vuol essere rubato27 per forza! - diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani, borbottando: - Chi è minchione se ne stia a casa, - la roba non è di chi l’ha, ma di chi la sa fare -. Invece egli, dopo che ebbe fatta la sua roba, non mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la messe, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all’improvviso, a piedi o a cavallo alla mula, senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi co-voni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe.In tal modo a poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui uscì28 prima dall’uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi dalle fattorie e infine dal suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate, e Mazzarò ci metteva sotto la sua brava croce. Al barone non era rimasto altro che lo scudo di pietra29 ch’era prima sul portone, ed era la sola cosa che non avesse voluto vendere, dicendo a Maz-zarò: - Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te -. Ed era vero; Mazzarò non sapeva che farsene, e non l’avrebbe pagato due baiocchi. Il barone gli dava ancora del tu, ma non gli dava più calci nel di dietro.- Questa è una bella cosa, d’avere la fortuna che ha Mazzarò! - diceva la gen-te; e non sapeva quel che ci era voluto ad acchiappare quella fortuna: quanti pensieri, quante fatiche, quante menzogne, quanti pericoli di andare in ga-lera, e come quella testa che era un brillante avesse lavorato giorno e notte,

18. Nerbo: frusta.

19. Fondiaria: l’im-posta sui terreni.

20. Capire: entrare.

21. Carta sudicia: c a r t a m o n e t a (deteriorabile, al contrario delle monete).

22. Gli armenti: le greggi.

23. Il santo: la statua del santo patrono, portata in proces-sione nei giorni di festa.

24. Nudo e crudo: modo di dire po-polare: povero in canna.

25. Campieri: sorve-glianti dei campi; di solito erano armati.

26. Al minchione: allo sciocco.

27. Rubato: deruba-to.

28. Uscì: fu costretto a rinunciare.

29. Lo scudo di pie-tra: lo stemma del casato.

61

Guida_A.indd 61 27/03/12 09.39

Page 53: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

meglio di una macina del mulino, per fare la roba […] E quante seccature Mazzarò doveva sopportare! - I mezzadri30 che venivano a lagnarsi delle ma-lannate31, i debitori che mandavano in processione le loro donne a strapparsi i capelli e picchiarsi il petto per scongiurarlo di non metterli in mezzo alla strada, col pigliarsi il mulo o l’asinello, che non avevano da mangiare.- Lo vedete quel che mangio io? - rispondeva lui, - pane e cipolla! e sì che ho i magazzini pieni zeppi, e sono il padrone di tutta questa roba -. E se gli domandavano un pugno di fave, di tutta quella roba, ei diceva: - Che, vi pare che l’abbia rubata? Non sapete quanto costano per seminarle, e zapparle, e raccoglierle? - E se gli domandavano un soldo rispondeva che non l’aveva.E non l’aveva davvero. Ché in tasca non teneva mai 12 tarì, tanti ce ne vole-vano per far fruttare tutta quella roba, e il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa. Del resto a lui non gliene importava del denaro; diceva che non era roba, e appena metteva insieme una certa somma, comprava subito un pezzo di terra; perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed esser meglio del re, ché il re non può né venderla, né dire ch’è sua.Di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov’era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi logo-rata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla! E stava delle ore seduto sul corbello, col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli oliveti che velavano la mon-tagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava il suo bastone fra le gambe, per invidia, e borbottava: - Guardate chi ha i giorni lunghi32! Costui che non ha niente! –Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzan-do a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: - Roba mia, vientene con me! –

Da G. Verga, Tutte le novelle, Mondadori, Milano

Comprensione

1 Chi è Mazzarò?

2 Egli vive in …………………………, nella zona di …………………………

3 Quale lusso si concede, nel suo abbigliamento, dopo essere diventato ricco?

4 Perché Mazzarò non ama il denaro?

5 Spiega il gesto finale di Mazzarò.

30. Mezzadri: con-tadini che colti-vano un podere facendo a metà del guadagno con il proprietario.

31. Malannate: cat-tivi raccolti.

32. Chi ha ... lunghi!: chi ha ancora molto da vivere!

62

Guida_A.indd 62 27/03/12 09.39

Page 54: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 3

La novella

A

Analisi1 Questa novella può essere considerata d’azione di carattere d’analisi? Per-

ché?

2 Com’è il narratore della novella?

3 Quale focalizzazione usa per descrivere, nella lunga sequenza iniziale, tutti i possessi di Mazzarò? Perché è stata scelta questa focalizzazione?

4 La focalizzazione usata per descrivere Mazzarò è invece quella …………………… al lettighiere. Perché è stata scelta proprio questa focalizzazione?

5 I comportamenti di Mazzarò sono descritti con un terzo tipo di focalizzazione, quella

…………………… Sai giustificare il motivo di questa scelta?

6 Descrivi il carattere di Mazzarò: egli può essere ritenuto un personaggio statico o dinamico? Per quale motivo?

7 Spiega, con opportuni riferimenti al testo, da dove nasce la sua smania di roba.

8 Il contrasto tra il borghese Mazzarò e il nobile barone è uno degli aspetti più in-teressanti di questa novella: evidenzia le principali differenze che esistono tra i due personaggi completando questo schema.

BARONE

Non è abituato a …………………………………… le mani, non sa

……………………… con attenzione i suoi beni ed è geloso – inu-

tilmente – dei ………………… del suo potere

MAZZARÒ

È un ………………… instancabile, un ………………………… am-

ministratore dei suoi beni ed è poco interessato ai simboli del potere

(infatti………………………………………………)

9 Che funzione hanno, nella novella, il lettighiere e il viandante?

10 Chi ha, nel testo, il ruolo di antagonista del protagonista?

11 Perché Verga usa molte retrospezioni?

12 Il lessico e la sintassi cambiano secondo la focalizzazione usata? Se la risposta è affermativa, come?

13 Con quale metafora è evidenziata l’intelligenza di Mazzarò?

14 Sottolinea tre iperboli (cioè tre espressioni esagerate) che sono state usate per de-scrivere l’enorme vastità dei possessi di Mazzarò.

15 Con quale tecnica sono riferite queste parole di Mazzarò: Ché lui non ne voleva di carta sudicia per la sua roba?

63

Guida_A.indd 63 27/03/12 09.39

Page 55: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Riflessione e produzione

1 In tutto il testo aleggia lo spettro della morte, che segnerà inesorabilmente la fine del possesso della roba: quali riferimenti a questo tema sono presenti fin dall’inizio della novella?

2 Alcuni critici hanno usato, per questa novella, l’espressione “la religione della roba” dal momento che

Mazzarò è ateo Mazzarò ha, per la roba, la stessa venerazione che si ha per Dio Mazzarò onora e rispetta il dovere del lavoro e i suoi frutti.

Indica quali punti del testo confermano l’opzione scelta.

3 Questa novella descrive un uomo dell’Ottocento che, in realtà, non ha tempo, perché anche oggi molte persone collegano la serenità al possesso di beni materiali. È così anche per te? Illustra il tuo parere e spiega perché la figura di Mazzarò ti è sembrata lontana / vicina al tuo modo di vedere.

64

Guida_A.indd 64 27/03/12 09.39

Page 56: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il racconto

A

VERIFICA FINALEUnità 4: Il racconto realistico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di racconto realistico.

2 Elenca gli scopi che si possono perseguire con la scrittura di un racconto realistico.

3 Dopo la lettura spiega perché, in base alle due risposte che hai appena dato, questo racconto può essere considerato realistico.

La sposa bambina beppe fenogLio

In questo racconto, intitolato La sposa bambina, Beppe Fenoglio tratteggia uno spaccato di vita conta-dina ambientato nelle Langhe piemontesi, una zona collinare tra Asti e Cuneo che egli conosce molto bene, perché è la sua terra d’origine.

Catinina1 del Freddo era di quella razza che da noi si marchia col nome di mezzi zingari perché mezza la loro vita la passano sotto l’ala del mercato2.Proprio sotto l’ala si trovava, a tredici anni giusti, a giocare coi maschi a tocco e spanna3, quando sua madre le fece una chiamata straordinaria4.– Lasciami solo più giocare queste due bilie! – le gridò Catinina, ma sua ma-dre fece la mossa di avventarsi e Catinina andò, con ben più di due bilie nella tasca del grembiale. A casa c’era suo padre e sua sorella maggiore, tra i quali vennero a mettersi lei e sua madre, e così tutt’insieme fronteggiavano un vecchio che Catinina conosceva solo di vista, con baffi che gli coprivano la bocca e nei panni un cattivo odore un po’ come quello dell’acciugaio5. I suoi di Catinina stavano come sospesi6 davanti al vecchio, e Catinina cominciò a dubitare che fosse venuto per farsi rendere ad ogni costo del denaro imprestato e i suoi l’aves-sero chiamata perché il vecchio la vedesse e li compatisse.Invece il vecchio era venuto per chiedere la mano di Catinina per un suo nipote che aveva diciotto anni e già un commercio suo proprio.

1. Catinina: diminu-tivo di Caterina.

2. L’ala… merca-to: la tettoia della piazza in cui si fa il mercato.

3. A tocco… spanna: con le biglie (qui con la grafia meno consueta bilie).

4. Straordinaria: i-naspettata.

5. Acciugaio: vendi-tore di acciughe.

6. I suoi…sospesi: i parenti di Catinina stavano come in attesa.

NB: Proponiamo due prove di verifica sul racconto, una sul racconto realistico e l’altra sul racconto fan-tastico; la verifica sul racconto psicologico è rimandata alla trattazione del romanzo psicologico.

65

Guida_A.indd 65 27/03/12 09.39

Page 57: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Sua madre si piegò e disse a Catinina: – Neh7 che sei contenta di sposare il nipote di questo signore?Catinina scrollò le spalle e torse8 la testa. Sua madre la rimise in posizione: – Neh che sei contenta, Catinina? Ti faremo una bella veste nuova, se lo spo-si. Allora Catinina disse subito che lo sposava e vide il vecchio calar pesan-temente le palpebre sugli occhi. – Però la veste me la fate rossa, – aggiunse Catinina. – Ma rossa non può andare in chiesa e per sposalizio. Perché ti faremo una gran festa in chiesa. Avrai una veste bianca, oppure celeste. A Catinina la gran festa in chiesa diceva poco o niente, quella veste non rossa già le cambiava l’idea, per lo scoramento9 si lasciò piombare una mano in tasca e fece suonare le bilie.Allora la sorella maggiore disse che le avrebbero portato tanti confetti; a sen-tir questo Catinina passò sopra alla veste non rossa e disse di sì su tutto. Anche se quei confetti non finivano in bocca a lei.Si sposarono alla vicaria di Murazzano10, neanche un mese dopo. Lo sposo dava alla vista meno anni dei suoi diciotto dichiarati, aveva una corona di pustole11 sulla fronte, più schiena che petto, e certi occhi grigi duretti.Fecero al Leon d’Oro il pranzo di nozze, pagato dal vecchio, e dopo vespro12 partirono. C’era tutto il paese a salutar Catinina, e perfino i signori ai loro da-vanzali. Lo sposo, che era padrone di mula e carretto, aveva giusto da andare fino a Savona a caricar stracci, che era il suo commercio, e ne approfittava per fare il viaggio di nozze con Catinina.Alla sposa venne da piangere quando, salita sul carretto, dominò di lassù tutta quella gente che rideva, ma le levò quel groppo un cartoccio di mentini che le offrì una donna anche lei della razza dei mezzi zingari.Alla fine partirono, ma ancora a San Bernardo avevano il tormento di quei bastardini13 che fino a ieri giocavano alle bilie con la sposa. Quantunque14 lo sposo non tardasse a girare la frusta.Viaggiavano sulla pedaggera15 e ne avevano già ben macinata di ghiaia16, e Catinina non aveva ancora aperto bocca se non per infilarci quei mentini uno dopo succhiato l’altro, e lo sposo le sue quattro parole le aveva dette alla mula.Ma passato Montezemolo lo sposo si voltò e le disse: – Voi adesso la smettete di mangiare quei gommini verdi –, e Catinina smise, ma principalmente per lo stupore che lo sposo le aveva dato del voi.Veniva su la luna, e dopo un po’ fu un mostro di vicinanza, di rotondità e giallore, navigava nel cielo caldo a filo del greppo della langa17, come li voles-se accompagnare fino in Liguria.Catinina toccò il suo sposo e gli disse: – Guarda solo un momento che luna.Ma quello le si rivoltò e quasi le urlò: – Voi avete a darmi18 del voi, come io lo do a voi!Catinina non rifiatò, molto più avanti disse semplicemente che il listello di legno19 l’aveva tutta indolorita dietro, dopo ore che ci stava seduta. E allora lui parlò con una voce buona, le disse che al ritorno sarebbe stata più comoda, lui l’avrebbe aggiustata20 sugli stracci. Arrivarono a Savona verso mezzogiorno.Lo sposo disse: – Quello lì davanti è il mare, – che Catinina già ci aveva af-fogati gli occhi.

7. Neh: espressione tipica del dialetto piemontese e lom-bardo, con cui si chiede conferma di ciò che si sta dicen-do (equivale, quin-di, a “vero che?”).

8. Torse: voltò.

9. Scoramento: de-lusione.

10. Alla vicaria di Murazzano: nel-la chiesa principa-le di Murazzano, un paese in pro-vincia di Cuneo.

11. Pustole: brufoli.

12. Vespro: tramon-to.

13. Bastardini: bim-betti.

14. Quantunque: anche se.

15. Pedaggera: stra-da di campagna che si poteva per-correre solo pa-gando una tassa.

16. E ne… ghiaia: e ne avevano già percorso un lun-go tratto.

17. A filo… langa: parallelamente al pendio della col-lina.

18. Avete a darmi: dovete darmi.

19. Il listello di le-gno: il sedile del carretto.

20. Aggiustata: si-stemata.

66

Guida_A.indd 66 27/03/12 09.39

Page 58: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il racconto

A

– Che bestione, – diceva Catinina del mare, – che bestione! […]Ora se lo stava godendo da due passi il mare, ma lo sposo le calò una mano sulla spalla e si fece accompagnare a stallare21 la bestia. Ma poi le fece vedere un po’ di porto e poi prendere un caffellatte con le paste di meliga22. Dopo-diché andarono a trovare un parente di lui.Questo parente stava dalla parte di Savona verso il monte e a Catinina rin-cresceva il sangue del cuore distanziarsi dal mare fino a non avercene nem-meno più una goccia sotto gli occhi.Ce ne volle, ma alla fine trovarono quel parente. Era un uomo vecchiotto ma ancora galante23, e quando si vide alla porta i due ragazzi sposati fece subito venire vino bianco e paste alla crema ed anche dei vicini, ridicoli come lui.Mangiarono, bevettero e cantarono. Catinina in quel buonumore prese a snodarsi e a rider di gola e ad ammiccare24 come una donna fatta, e teneva bene testa al parente galante ed ai suoi soci; lo sposo le era uscito di mente ed anche dagli occhi, non lo vedeva, seduto immobile, che pativa a bocca stretta e col bicchiere sempre pieno posato in terra fra i due piedi.Quando si ritirarono per la notte in una stanza trovata dal parente, allora riempì di schiaffi la faccia a Catinina. E nient’altro, tanto Catinina non era ancora sviluppata25.Al mattino Catinina aveva per tutto il viso delle macchie gialle con un’ombra di nero, lo sposo venne a sfiorargliele con le dita e poi scoppiò a piangere. Proprio niente disse o fece Catinina per sollevarlo, gli disse solo che voleva tornare a Murazzano. E sì che si sarebbe fermata un altro giorno tanto vo-lentieri per via di quel parente così ridicolo, ma ora sapeva cosa le costava il buonumore, e poi il mare le diceva molto meno. Lo sposo caricò in fretta i suoi stracci, la fece sedere sul molle26 e tornarono.La mattina dopo, il panettiere di Murazzano, che si levava sempre il primo di tutto il paese, uscito in strada a veder com’era il cielo di quel nuovo giorno, trovò Catinina seduta sul selciato e con le spalle contro il muro tiepido del suo forno. – Ma sei Catinina? Sei proprio Catinina. E cosa fai lì, a quest’ora della mattina? Lei gli scrollò le spalle.– Cosa fai lì, Catinina? E non scrollarmi le spalle. Perché non sei col tuo uomo?– Me no di sicuro!– Perché te no? Allora Catinina alzò la voce. – Io non ci voglio più stare con quello là che mi dà del voi!– Ma come non ci vuoi più stare? Invece devi stargli insieme, e per sempre. È la legge.– Che legge?– O Madonna bella e buona, la legge del matrimonio!Catinina scrollò un’altra volta le spalle, ma capiva anche lei che scrollar le spalle non bastava più, e allora disse: – Io non ci voglio più stare con quello là che mi dà sempre del voi. E poi che casa mi ha preparata che io c’entrassi da sposa? Una casa senza lume a petrolio e senza il poggiolo27!L’uomo sospirò, la fece entrare nel suo forno […] e uscì.Quando tornò, c’era con lui l’uomo di Catinina. Col panettiere testimone, le promise il lume a petrolio per subito e di farle il poggiolo, tempo sei mesi.

21. Stallare: mettere nella stalla.

22. Meliga: farina di granoturco.

23. Galante: gentile, soprattutto con le donne.

24. Prese a… am-miccare: comin-ciò a sentirsi a proprio agio, a ri-dere e a fare l’oc-chiolino.

25. Non era… svi-luppata: la ra-gazzina era anco-ra troppo piccola per avere rapporti sessuali.

26. Sul molle: sugli stracci, come a-veva promesso all’andata.

27. Poggiolo: balco-ne.

67

Guida_A.indd 67 27/03/12 09.39

Page 59: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Catinina il lume a petrolio l’ebbe subito, e poi anche il poggiolo, ma dopo un anno buono, che lei aveva già un bambino sulle braccia. Perché Catinina non era la donna che per aver la grazia dei figli deve andarsi a sedere sulla santa pietra alla Madonna del Deserto e pregare tanto.Questo primo figlio, dei nove che ne comprò nella sua stagione28, l’addor-mentava alla meglio in una cesta e poi subito correva sotto l’ala a giocare a tocco e spanna con quei maschi di prima. Dopo un po’ il bambino si sveglia-va e strillava da farsi saltare tutte le vene, finché una vicina si faceva sull’uscio e urlava a Catinina:– O disgraziata, non senti la tua creatura che piange? Vieni a cunarlo29, o mezza zingara!– Lasciatemi solo più giocare questa bilia!

Da B. Fenoglio, Un giorno di fuoco, in Opere, Einaudi, Torino

Comprensione

1 Perché Catinina è una mezza zingara?

2 Quali sono le condizioni economiche della sua famiglia?

3 Lo sposo è violento con lei perché non la ama è geloso è possessivo.

4 Che cosa manca, a Catinina, per essere felice?

Analisi

1 Chi racconta la vicenda?

2 Il narratore usa la focalizzazione interna al personaggio di Catinina: citane un esempio.

3 Elenca i comportamenti che dimostrano che Catinina è ancora una bambina.

4 Traccia un breve ritratto dello sposo: egli è un uomo o un bambino?

5 Quale dei due personaggi è più dinamico? E per quale motivo?

6 Illustra l’atteggiamento della madre e del panettiere nei confronti di Catinina.

7 Rintraccia, nel testo, due esempi di ellissi: perché il narratore è intervenuto in questo modo sul tempo del racconto?

8 Nella parte finale del testo è presente un’anticipazione: dove? Quale funzione ha?

9 In quale spazio è ambientata la vicenda? Spiega perché esso ha le caratteristiche tipi-che dello spazio del racconto realistico.

28. Nella sua stagio-ne: nel periodo in cui poté averne.

29. Cunarlo: cullarlo.

68

Guida_A.indd 68 27/03/12 09.39

Page 60: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il racconto

A

10 Il lessico usato da Fenoglio ha delle caratteristiche ben precise: quali?

11 Trascrivi un esempio di discorso indiretto e spiega perché, nel racconto, esso è stato utilizzato meno di quello diretto.

Riflessione e produzione

1 Le Langhe sono la terra d’origine dell’autore: ti pare che in questo testo prevalga il desiderio di ricordare e descrivere dei luoghi amati oppure la volontà di documentare una situazione di disagio?

2 Fenoglio richiama l’attenzione del lettore sul problema dei matrimoni combinati, in particolare su quelli che avvengono quando gli sposi sono troppo giovani: ti sembra che egli prenda una posizione in proposito? Se la risposta è affermativa, in quali punti del testo?

3 Quale visione della vita emerge da questo racconto?

69

Guida_A.indd 69 27/03/12 09.39

Page 61: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 4: Il racconto fantastico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria1 Scrivi la definizione di racconto fantastico.

2 Elenca gli scopi che si possono perseguire con la scrittura di un racconto fantastico.

3 Dopo la lettura spiega perché, in base alle due risposte che hai appena dato, questo racconto può essere considerato fantastico.

iL CavaLiere deL seCChio franz KafKa

Questo breve racconto in prima persona è stato scritto nel 1917; il suo punto di partenza, come dice Italo Calvino, è evidentemente “una situazione ben reale in quell’inverno di guerra […]: la mancanza di carbone.”

Tutto il carbone consumato; vuoto il secchio; assurda la paletta1; la stufa che manda freddo; la stanza gonfia di gelo; davanti alla finestra alberi irrigiditi dalla brina; il cielo uno scudo d’argento2 contro colui che gli chiede soccorso. Devo trovare il carbone; non dovrò mica gelare; dietro di me la stufa spietata, davanti a me il cielo nelle stesse condizioni, perciò devo barcamenarmi3 e cercare aiuto dal carbonaio. Questi però è già insensibile alle mie solite pre-ghiere; devo dimostrargli con precisione che non ho più neanche una briciola di carbone, e che pertanto egli è per me addirittura il sole del firmamento. Devo presentarmi come il mendico che rantolando dalla fame sta per morire sulla soglia, sicché la cuoca dei signori si risolve4 a versargli i fondi dell’ul-timo caffè; nello stesso modo il negoziante, sia pure furibondo, ma sotto la minaccia del comandamento “Non ammazzare!”, dovrà gettare una palata nel mio secchio.Il mio stesso arrivo deve decidere: perciò vado da lui a cavallo del secchio. Cavalcando attaccato al manico, briglie semplicissime, giro scendendo fati-

1. Assurda la palet-ta: inutile la paletta (perché non c’è più carbone).

2. Il cielo… d’ar-gento: il cielo si oppone come uno scudo, con il suo grigiore, a chi chie-de aiuto.

3. Barcamenarmi: arrangiarmi.

4. Si risolve: si deci-de.

70

Guida_A.indd 70 27/03/12 09.39

Page 62: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il racconto

A

cosamente le scale; laggiù però il secchio rimonta stupendo e magnifico; non sono più belli i cammelli quando, coricati per terra, si alzano scrollandosi sotto il bastone del cammelliere. Lungo la via gelata si va a trotto regolare; più volte mi sento sollevato fino all’altezza dei primi piani; non scendo mai fino alla porta di casa. E a insolita altezza mi libro5 davanti alla bottega sotter-ranea nella quale il venditore sta rannicchiato davanti al deschetto6 e scrive: per sfogare il caldo eccessivo tiene la porta aperta. “Carbonaio!” chiamo con voce arsa e scavata dal freddo, avvolto nel vapo-re del mio respiro, “per piacere, carbonaio, dammi un po’ di carbone. Il mio secchio è così vuoto che ci posso cavalcare. Fammi il piacere. Appena potrò ti pago.”Il bottegaio porta la mano all’orecchio. “Sento bene?” domanda girandosi verso la moglie, che lavora a maglia presso la stufa, “Sento bene? Un cliente.”“Io non sento nulla”, dice la donna, respirando tranquillamente sopra i ferri da maglia col calduccio nella schiena.“Sì, sì”, esclamo, “sono io, un vecchio cliente, fedele e devoto, ma in questo momento senza un soldo.”L’uomo dice: “Sì, moglie mia, c’è qualcuno; non posso ingannarmi fino a questo punto; dev’essere un vecchio, vecchissimo cliente, se mi tocca il cuore così. ““Che hai, marito mio?” dice la donna premendosi il lavoro al petto per ripo-sare un istante. “Non c’è nessuno, la strada è deserta, tutti i nostri clienti sono provvisti; potremmo chiudere bottega per qualche giorno e riposare.”“Ma io sono seduto qui sul secchio” grido, mentre crudeli lacrime di freddo mi velano gli occhi. “Guardate quassù, per favore, mi vedrete subito; vi chiedo una palata di carbone, e se me ne date due, mi farete quanto mai felice. Già tutti gli altri clienti sono provvisti. Oh, lo sentissi sbatacchiare nel secchio!”“Vengo”, risponde il carbonaio e fa per salire con le gambe corte la scala del-lo scantinato, quando la moglie lo raggiunge, lo prende per un braccio e gli intima: “Tu rimani qui. Se continui nella tua testardaggine, salgo io. Ricorda come hai tossito stanotte. Si sa, per un affare, sia pure immaginario, abban-doni moglie e figli e sacrifichi i polmoni. Vado io.” “Allora digli tutte le qualità che abbiamo in deposito: i prezzi te li suggerisco io.” “Bene”, dice la donna, e sale sulla via. Naturalmente mi vede subito.“Signora carbonaia”, esclamo, “i miei ossequi. Soltanto una palata di car-bone; qui direttamente nel secchio; me la porto a casa da me; una palata del peggiore. S’intende che lo pago per buono, ma non subito, non subito.” Quale squillo di campana sono le due parole “non subito”, e come si unisco-no inebrianti alle campane della sera che suonano dal campanile vicino!“Che cosa vuole, dunque?” chiede il carbonaio. “Niente”, risponde la moglie, “non c’è niente; non vedo nulla, non sento nul-la; suonano le sei e noi chiudiamo. C’è un freddo terribile; domani avremo probabilmente ancora molto da fare.”Ella non vede niente e non sente niente; tuttavia si slega il grembiule e con esso cerca di cacciarmi via. Purtroppo ci riesce. Il mio secchio ha tutti i pregi di una buona cavalcatura, ma non ha alcuna forza di resistenza; è troppo leggero, un grembiule femminile gli fa alzare le gambe.

5. Mi libro: volo

6. Deschetto: ban-chetto

71

Guida_A.indd 71 27/03/12 09.39

Page 63: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

“Perfida!” grido, mentre lei volgendosi verso il negozio agita le mani nell’aria tra sprezzante e soddisfatta. “Perfida! Ti ho chiesto una palata del più scaden-te e tu non me l’hai data.” Così dicendo salgo nelle regioni delle Montagne di ghiaccio e mi sperdo per non più ritornare.

Epilogo per Il cavaliere del secchio

Fa più caldo, quassù, che sulla terra gelata dall’inverno? Le alture intorno son tutte bianche, l’unica cosa scura è il mio secchio. Se prima ero in alto ora sono in basso, per alzare lo sguardo alle montagne mi slogo il collo. Una bianca superficie di ghiaccio, solcata a righe dalle tracce di pattinatori scom-parsi. Sull’alta neve che non affonda di un pollice seguo le orme dei piccoli cani artici. La mia cavalcata non ha più senso, perciò sono smontato e porto il secchio su una spalla.

Da F. Kafka, Tutti i racconti, Mondadori, Milano

Comprensione

1 In quale stagione è ambientato il racconto?

2 Perché il carbonaio vorrebbe accontentare il cliente?

3 E perché la moglie, al contrario, lo caccia via?

4 Dove va il cliente, dopo che la donna lo ha cacciato via?

Analisi

1 Suddividi il racconto nelle parti che lo compongono (situazione iniziale, evento che altera l’equilibrio esistente, peripezie, Spannung, scioglimento1) e riassumine breve-mente il contenuto.

2 Chi racconta la vicenda?

3 Con quale focalizzazione? Citane un esempio.

4 Quali elementi della vicenda raccontata sono reali?

5 Quali elementi della vicenda raccontata sono fantastici?

6 In quale punto preciso del racconto si passa da una situazione realistica a una fantastica?

7 Traccia un breve ritratto del protagonista.

8 Traccia un breve ritratto della moglie del carbonaio.

1. Ricorda che l’Epilogo non era presente nel-la versione originale del racconto; esso fu trovato tra le carte dello scrittore dopo la sua morte.

72

Guida_A.indd 72 27/03/12 09.39

Page 64: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 4

Il racconto

A

9 Qual è l’oggetto del desiderio del protagonista?

10 Chi si pone come antagonista, impedendo al protagonista di ottenere il suo oggetto del desiderio?

11 L’espressione il cielo uno scudo d’argento è una figura retorica e precisamente

una similitudine una metafora una metonimia.

Perché?

12 Perché l’esordio del racconto ha una sintassi ……………………, in certi punti addi-

rittura ……………………?

Riflessione e produzione

1 Nel racconto hanno molta importanza l’alto e il basso. Prova a spiegare tutti i punti del testo in cui si accenna a queste due dimensioni.

2 Che cosa potrebbero rappresentare, secondo te, le Montagne di ghiaccio?

3 E che cosa significa, a tuo giudizio, l’epilogo?

4 Che cosa può fare il lettore, secondo Todorov, al termine della lettura di questo rac-conto?

5 Il racconto affronta il tema della solitudine dell’uomo: tenendo presente la lettura sim-bolica più ovvia del racconto (che non è l’unica), per cui

cavaliere → uomo contemporaneo carbone → desiderio d’amore fuoco → calore umano

spiega se ti è mai capitato di sentirti come il povero protagonista del racconto.

73

Guida_A.indd 73 27/03/12 09.39

Page 65: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 6: Il romanzo epistolare

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo epistolare.

2 Dove e quando nasce questo sottogenere di romanzo?

3 Oggi ha ancora fortuna? Per quale motivo?

Le ULtime Lettere di JaCopo ortis Ugo fosCoLo

Le lettere che compongono il romanzo permettono di ricostruire gli ultimi mesi di vita di Jacopo Ortis. Egli, esule sui colli Euganei per motivi politici, conosce Teresa, già promessa in sposa a un ricco bor-ghese, Odoardo. Jacopo, nonostante ciò, s’innamora della ragazza e arriva persino a baciarla; poi, però, resosi conto dell’assurdità e dell’irrealizzabilità del suo amore, decide di allontanarsi e di viaggiare per l’Italia. Una volta tornato, apprende che Teresa si è sposata: non potendo più sopportare il peso della delusione politica e delle sofferenze d’amore, Jacopo sceglie di morire.

Teresa e la musica

3 DicembreStamattina io me n’andava un po’ per tempo1 alla villa, ed era già presso alla casa T***2, quando mi ha fermato un lontano tintinnio d’arpa. Oh! io mi sento sorridere l’anima, e scorrere in tutto me quanta mai voluttà3 allora m’infondeva quel suono. Era Teresa - come poss’io immaginarti, o celeste fanciulla, e chiamarti dinanzi a me in tutta la tua bellezza, senza la dispe-razione nel cuore! Pur troppo! tu cominci a gustare i primi sorsi dell’amaro calice della vita, ed io con questi occhi ti vedrò infelice, né potrò sollevarti se

1. Un po’… tempo: sul far del giorno.

2. Casa T***: la casa in cui vive Teresa, la ragazza di cui è innamorato.

3. Voluttà: piacere.

74

Guida_A.indd 74 27/03/12 09.39

Page 66: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Il romanzo e l’io: il romanzo epistolare e il romanzo autobiografico

A

non piangendo! io; io stesso ti dovrò per pietà consigliare a pacificarti con la tua sciagura4.Certo ch’io non potrei né asserire5 né negare a me stesso ch’io l’amo; ma se mai, se mai! - in verità non d’altro che di un amore incapace di un solo pensiero: Dio lo sa!6 - Io mi fermava, lì lì, senza batter palpebra, con gli occhi, le orecchie, e i sensi tutti intenti per divinizzarmi7 in quel luogo dove l’altrui vista non mi avrebbe costretto ad arrossire de’ miei rapimenti. Ora ponti nel mio cuore8, quand’io udiva cantar da Teresa quelle strofette di Saffo9 tradotte alla meglio da me con le altre due odi, unici avanzi delle poesie di quella amorosa fanciulla, immortale quanto le Muse10. Balzando d’un salto, ho tro-vato Teresa nel suo gabinetto11 su quella sedia stessa ove io la vidi il primo giorno, quand’ella dipingeva il proprio ritratto. Era neglettamente12 vestita di bianco; il tesoro delle sue chiome biondissime diffuse su le spalle e sul petto, i suoi divini occhi nuotanti nel piacere, il suo viso sparso di un soave languore13, il suo braccio di rose, il suo piede, le sue dita arpeggianti molle-mente, tutto tutto era armonia: ed io sentiva una nuova delizia nel contem-plarla. Bensì Teresa parea confusa, veggendosi d’improvviso un uomo che la mirava così discinta, ed io stesso cominciava dentro di me a rimproverarmi d’importunità e di villania: essa tuttavia proseguiva ed io sbandiva tutt’altro desiderio14, tranne quello di adorarla, e di udirla. Io non so dirti, mio caro, in quale stato allora io mi fossi: so bene ch’io non sentiva più il peso di questa vita mortale. S’alzò sorridendo e mi lasciò solo. Allora io rinveniva15 a poco a poco: mi sono appoggiato col capo su quell’arpa e il mio viso si andava bagnando di lagrime - oh! mi sono sentito un po’ libero. […]

Il bacio

14 MaggioSì; ho baciato Teresa; i fiori e le piante esalavano in quel momento un odore soave; le aure16 erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tut-te le cose s’abbellivano allo splendore della Luna che era tutta piena della luce infinita della Divinità. Gli elementi e gli esseri esultavano nella gioia di due cuori ebbri di amore – ho baciata e ribaciata quella mano – e Teresa mi abbracciava tutta tremante, e trasfondea17 i suoi sospiri nella mia bocca, e il suo cuore palpitava su questo petto: mirandomi co’ suoi grandi occhi languenti17, mi baciava, e le sue labbra umide, socchiuse mormoravano su le mie – ahi! che ad un tratto mi si è staccata dal seno19 quasi atterrita: chiamò sua sorella e s’alzò correndole incontro. Io me le sono prostrato20, e tendeva le braccia come per afferrar le sue vesti – ma non ho ardito di rattenerla21, né richiamarla. La sua virtù – e non tanto la sua virtù, quanto la sua passione, mi sgomentava: sentiva e sento rimorso di averla io primo eccitata nel suo cuore innocente. Ed è rimorso – rimorso di tradimento22! Ahi mio cuore co-

4. Io… sciagura: io dovrò consigliarti, per pietà, di sposa-re Odoardo.

5. Asserire: afferma-re.

6. In verità… lo sa!: in verità solo di un amore casto e puro, come sa Dio, che può leggere nel cuore degli uo-mini.

7. D iv i n i z z a r m i : provare un senso di beatitudine.

8. Ponti… cuore: mettiti nei miei panni.

9. Saffo: una poe-tessa greca famosa per le sue liriche che parlano d’a-more.

10. Muse: le dee del-la poesia.

11. Gabinetto: stan-zetta privata.

12. Neglettamente: semplicemente.

13. Languore: pal-lore.

14. Sbandiva… de-siderio: allonta-navo ogni altro desiderio.

15. Rinveniva: mi ri-prendevo.

16. Le aure: i venti.

17. Trasfondea: in-fondeva.

18. Mirandomi… languenti: guar-dandomi con i suoi grandi occhi languidi.

19. Dal seno: dal petto.

20. Io me... prostra-to: mi sono getta-to ai suoi piedi.

21. Rattenerla: trat-tenerla.

22. Tr a d i m e n t o : nei confronti del

padre di Teresa, che lo considera come un figlio, e di Odoardo, il fidanzato, di cui è diventato amico.

75

Guida_A.indd 75 27/03/12 09.39

Page 67: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

dardo! – Me le sono accostato23 tremando. – Non posso essere vostra mai! – e pronunciò queste parole dal cuore profondo e con una occhiata con cui parea rimproverarsi e compiangermi. Accompagnandola lungo la via, non mi guardò più; né io avea più cuore di dirle parola. Giunta alla ferriata24 del giardino mi prese di mano la Isabellina25 e lasciandomi: – Addio, diss’ella; e rivolgendosi dopo pochi passi, – addio.Io rimasi estatico: avrei baciate l’orme de’ suoi piedi: pendeva un suo braccio, e i suoi capelli rilucenti al raggio della Luna svolazzavano mollemente: ma poi, appena appena il lungo viale e la fosca ombra degli alberi mi concede-vano di travedere26 le ondeggianti sue vesti che da lontano ancor biancheg-giavano; e poiché l’ebbi perduta27, tendeva l’orecchio sperando di udir la sua voce. – E partendo28, mi volsi con le braccia aperte, quasi per consolarmi, all’astro di Venere29: era anch’esso sparito.

Da U. Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Einaudi, Torino

Comprensione

1 Che cosa sta facendo Teresa durante l’incontro descritto nella prima lettera?

2 Che cosa non osa né affermare né negare a se stesso Jacopo nella prima lettera?

3 Di che cosa sente rimorso Jacopo, dopo il bacio?

4 Che cosa sembra provare Teresa dopo il bacio? Come si comporta?

Analisi

1 Chi è il mittente di queste due lettere?

2 E chi è il destinatario?

3 In quali punti del testo il destinatario è direttamente chiamato in causa? Per quale motivo?

4 In queste lettere è stata usata la focalizzazione interna esterna zero? Cita un esempio per ogni lettera.

5 Traccia un breve ritratto di Jacopo sulla base delle affermazioni che egli fa in queste due lettere.

6 Quali aspetti di Teresa colpiscono maggiormente Jacopo?

7 In che rapporto è la natura con il protagonista nella seconda lettera?

23. Me le… accosta-to: mi sono avvi-cinato a lei.

24. Ferriata: cancel-lata.

25. Isabellina: la sua sorellina.

26. Travedere: intra-vedere.

27. Perduta: di vista.

28. Partendo: allon-tanandomi.

29. Astro di Venere: la stella Venere.

76

Guida_A.indd 76 27/03/12 09.39

Page 68: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Il romanzo e l’io: il romanzo epistolare e il romanzo autobiografico

A

8 Quali caratteristiche ha il lessico di queste lettere?

9 E la sintassi?

10 Che cosa caratterizza la forma del primo capoverso della prima lettera?

Riflessione e produzione

1 Quale immagine dell’amore emerge dalla prima lettera?

2 Il sentimento d’amore ha grande spazio nel romanzo epistolare

perché è un tema gradito dal pubblico femminile, a cui questo tipo di romanzo è desti-nato

perché è un tema che è apprezzato dal pubblico borghese, a cui questo tipo di romanzo è destinato

perché è un tema caro all’ideologia romantica, che si diffonde verso al fine del Settecen-to/primi dell’Ottocento (epoca di massima diffusione del romanzo epistolare).

3 Prova a metterti nei panni di Lorenzo, l’amico a cui Ortis invia le sue lettere, e rispondi a una delle due lettere. Naturalmente fai in modo che la tua risposta sia adeguata, per forma e contenuto, alla lettera di riferimento.

77

Guida_A.indd 77 27/03/12 09.39

Page 69: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 6: Il romanzo autobiografico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo autobiografico.

2 Che cosa differenzia un romanzo autobiografico da un’autobiografia?

3 In quale momento della vita si sceglie, di solito, di scrivere un romanzo autobiografico e perché?

CasaLinghitUdine CLara sereni

Clara Sereni (1946 – viv.) è l’autrice di un’originale autobiografia intitolata Casalinghitudine, uscita nel 1987: la narrazione e la descrizione dei fatti e delle persone più importanti della sua vita (tra cui spicca il padre, lo studioso Emilio Sereni) sono accompagnate da ricette di cucina che fanno rivivere sapori e profumi familiari.

Gnocchi di semolino

Faccio scaldare il latte con il sale, quando bolle aggiungo – a pioggia – il se-molino. Dopo una decina di minuti, quando il semolino è più o meno cotto, tolgo dal fuoco e aggiungo gli altri ingredienti mescolando bene: e in fret-ta, perché l’uovo non diventi frittata. Quindi verso il composto sul tavolo di marmo, in uno strato alto al più mezzo centimetro, che pareggio con una lama di coltello bagnata. Lascio freddare bene, taglio a quadrati o a tondini con una tazzina da caffè, dispongo in due o tre strati in una pirofila che infor-no al caldo (250 gradi) per un quarto d’ora, o comunque finché non ottengo una crosticina dorata. Naturalmente, porto in tavola nella stessa pirofila. Maestra elementare, ex dama di compagnia della regina, pianista, enigmi-sta frenetica, poliglotta, vedova senza figli, con dei bellissimi capelli bianchi pettinati all’antica e una gamba malata che le consentiva di sfoggiare son-

78

Guida_A.indd 78 27/03/12 09.39

Page 70: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Il romanzo e l’io: il romanzo epistolare e il romanzo autobiografico

A

tuosi bastoni da passeggio, zia Ermelinda viveva nell’appartamento attiguo1 al nostro e mangiava con noi, sempre attenta a controllare come tenevo le posate, o se stavo abbastanza eretta. La chiamavo zia Mela per le sue guan-ce, tese e fresche malgrado gli ottant’anni: accarezzarle era un piacere di cui conservo una precisa memoria. Come il suo odore, fatto di colonia, sapone di Marsiglia, orgogliosa vecchiaia. Per ogni generazione zia Mela si era scelto un nipote preferito, da tirar su con ogni cura e di cui fare – possibilmente – un genio. La generazione di mio padre, dei suoi fratelli, dei suoi cugini fu certo in questo senso la più fruttuosa; in seguito la fiamma del genio andò via via affievolendosi nella guerra, nelle persecuzioni razziali, nell’emigrazione, in una vita troppo diversa da quella a cui era preparata. Non mostrò sconcerti2: votava socialista, ricamava cuscini per le fiere di beneficenza della Comunità ebraica. Anche l’assenza di maschi cui affidare i destini italiani della famiglia non sembrò preoccuparla: scelse me, assumendosi il compito di trasmetter-mi tutte le conoscenze atte a rendermi geniale. Dicono che da piccola ero stonata, zia Ermelinda mi mise al pianoforte quando avevo tre anni: bloccò lo sgabello girevole che avrebbe potuto costituire un elemento di pericolo o di distrazione, e cominciò a farmi fare giorno dopo giorno – nelle ore peggiori, quelle del pomeriggio in cui tutti i bambini del palazzo giocavano in cortile – scale solfeggi esercizi, Burgmuller Clementi e poi Beethoven. Al ritorno dai viaggi mio padre veniva a sentirmi suonare, si sedeva sul divano di velluto con aria assorta a controllare se avevo fatto progressi o no. [...] Doveva fare di me un genio, dunque mi rendeva partecipe: della sua toilette, porgendole forcine e fermagli; del suo farsi bella, e ogni tanto, mi faceva accarezzare la seta antica dei suoi kimono3 giovanili; della sua eleganza, fatta di zibellini4, volpi argentate, perle matte5 e broches6 di rubini; del suo passato, immorta-lato in lastre di vetro da inserire in un apparecchio strano (qualcosa come un view-master7 in legno, regale e delicato) o da rintracciare nei vecchi carnets8 dei balli di corte; delle nostre radici, inscritte nell’albero genealogico appeso accanto al suo letto. Molti riti, ciascuno con una sua funzione. Mio padre era uscito dalla Comunità, zia Ermelinda era osservante. Se mai contrasti vi furono su questo terreno io non ebbi mai a soffrirne: si lasciò che nella mia educazione entrassero senza polemiche un costume di Purim9, alcune can-zoni ebraiche, la storia dei fratelli Maccabei10, eroi recenti e avite glorie rabbi-niche11. Il mondo della religione mi appariva esotico e favoloso, senza che ciò mi desse un desiderio particolare di entrarvi. [ ... ] Per Kippur12 zia Ermelinda, che non cucinava quasi mai, si preparava una cena eccezionale. Dovevano esserci varie leccornie, ma il fascino maggiore era esercitato dalle olive: nere, molto grosse, tutte diverse dalle olivette smunte di cui mi saziavo a Formia. Seduta a capotavola nel suo abito più elegante, zia Ermelinda si circondava allora di piatti, piattini, bicchieri e posate in gran numero: la nostra cena nor-male si illuminava un po’ della sua cerimonia, e qualche oliva per me c’era sempre. Nella sarabanda13 domestica che precedeva i pranzi importanti di cui esigeva la supervisione, zia Ermelinda si ritagliava inflessibilmente lo spazio degli gnocchi di semolino. Ce ne andavamo a prepararli nella sua cucina, noi due mentre di là fervevano i preparativi. Imburrava la teglia e ritagliava i dischetti con una cura quasi religiosa: e l’oro della crosticina era la garanzia che nemmeno fra gli ospiti di riguardo, nemmeno nel cuore di discussioni

1. Attiguo: confinan-te.

2. Sconcerti: per-plessità.

3. Kimono: la veste tradizionale giap-ponese.

4. Zibellini: pellicce molto pregiate.

5. Perle matte: perle dalle forme irrego-lari.

6. Broches: fermagli.

7. View-master: vi-sore per diaposi-tive.

8. Carnets: quader-netti su cui in pas-sato le dame pre-notavano i balli con i diversi cavalieri.

9. Un costume di Pu-rim: il costume del carnevale ebraico.

10. La storia… Mac-cabei: sette fratel-li, il cui martirio è raccontato nel libro omonimo.

11. Avite… rabbini-che: antiche glo-rie tramandate dai rabbini, i maestri del culto ebraico.

12. Kippur: la festa del pentimento.

13. Sarabanda: con-fusione.

79

Guida_A.indd 79 27/03/12 09.39

Page 71: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

accalorate in lingue incomprensibili avrebbe dimenticato di controllare se ero seduta convenientemente, o di aggiustarmi il fermaglio nei capelli. La memoria familiare tramanda di Ermelinda Pontecorvo-Sereni un’immagine di donna dura, avara, dispotica14 complessivamente poco simpatica. Insop-portabilmente frivola: non aveva rinunciato ai suoi gioielli sontuosi neanche con la guerra (li indossava con totale naturalezza, il valore che avevano di-pendeva dalla loro storia e non dal prezzo; glieli rubarono e poco dopo morì, sradicata, senza neanche più uno zaffiro a mantenerle fermo lo scialle). Per me zia Mela resta un profumo, la musica, dei gesti eleganti, la sensazione di qualcuno che chiede molto ma molto è disposto a dare, il calore di sentirmi prediletta e unica.

Da C. Sereni, Casalinghitudine, Einaudi,Torino

Comprensione

1 Quale ricetta viene data?

2 Perché essa ha a che fare con zia Mela?

3 Chi è zia Mela?

4 Perché ha questo soprannome?

Analisi

1 Chi racconta la vicenda?

2 La focalizzazione usata è quella ……………………: essa è tipica del romanzo autobio-

grafico perché …………………………………………………………………………………

3 Descrivi il carattere della protagonista usando le informazioni presenti nel testo.

4 Chi si occupa dell’educazione della protagonista?

5 Illustra ogni aggettivo attribuito a zia Ermelinda nella sua descrizione finale (dura, avara, dispotica, poco simpatica, insopportabilmente frivola, disposta a dare molto) con un episodio, un comportamento, un atteggiamento presenti nella narrazione.

6 Quali fatti storici sono citati nella narrazione?

7 Tempo della scrittura e tempo della storia sono molto lontani tra loro: l’io narrante, perciò, comprende alcune cose che l’io narrato non poteva sapere. Quali, per esempio?

8 Nel testo sono presenti vocaboli tecnici che appartengono a due ambiti diversi: quali?

14. Dispotica: auto-ritaria.

80

Guida_A.indd 80 27/03/12 09.39

Page 72: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 6

Il romanzo e l’io: il romanzo epistolare e il romanzo autobiografico

A

9 La narratrice è molto attenta ai sensi, soprattutto al tatto e all’olfatto: evidenzia le espressioni che dimostrano quest’affermazione.

Riflessione e produzione

1 II mondo della religione mi appariva esotico e favoloso, senza che ciò mi desse un desiderio particolare di entrarvi: spiega, con le tue parole, questa considerazione della protagonista.

2 Anche tu, probabilmente, come Clara, associ un piatto a una persona, una circostanza o un evento: prova a scrivere la ricetta di questo piatto e a raccontare chi o che cosa ti ricorda.

81

Guida_A.indd 81 27/03/12 09.39

Page 73: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 7: Il romanzo storico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo storico.

2 Quale romanzo può essere considerato il capostipite di questo sottogenere?

3 Il romanzo storico oggi ha ancora fortuna? In quale forma?

4 Che cosa s’intende per “espediente del manoscritto” e quali funzioni ha?

i promessi sposi aLessandro manzoni

Renzo, appena guarito dalla peste, decide di andare a cercare Lucia, che si trova a Milano, ospite di due coniugi, don Ferrante e donna Prassede: lo incontriamo al suo arrivo in città, mentre osserva, in preda allo sconforto, i devastanti effetti dell’epidemia.

La peste a Milano

Quale città! e cos’era mai, al paragone, quello ch’era stata l’anno avanti, per cagion della fame1!Renzo s’abbatteva2 appunto a passare per una delle parti più squallide e più desolate: quella crociata di strade che si chiamava il carrobio di porta Nuova. (C’era allora una croce nel mezzo, e, dirimpetto ad essa, accanto a dove ora è san Francesco di Paola, una vecchia chiesa col titolo di sant’Anastasia). Tanta era stata in quel vicinato la furia del contagio, e il fetor de’ cadaveri la-sciati lì, che i pochi rimasti vivi erano stati costretti a sgomberare: sicché, alla mestizia3 che dava al passeggiero quell’aspetto di solitudine e d’abbandono, s’aggiungeva l’orrore e lo schifo delle tracce e degli avanzi della recente abi-tazione. Renzo affrettò il passo, facendosi coraggio col pensare che la meta

1. Per cagion… fa-me!: a causa della carestia! Il narrato-re sottolinea che le condizioni di Mi-lano in preda alla peste sembrano a Renzo peggiori di quelle, che già gli sembrarono ter-ribili, in cui vide la città durante la ca-restia.

2. S’abbatteva: si ac-cingeva.

3. Mestizia: tristezza.

82

Guida_A.indd 82 27/03/12 09.39

Page 74: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 7

Il romanzo e la realtà: il romanzo storico, naturalista e verista.

A

non doveva essere così vicina, e sperando che, prima d’arrivarci, troverebbe mutata, almeno in parte, la scena; e infatti, di lì a non molto, riuscì4 in un luogo che poteva pur5 dirsi città di viventi; ma quale città ancora, e quali viventi! Serrati, per sospetto e per terrore, tutti gli usci di strada, salvo quelli che fossero spalancati per esser le case disabitate, o invase; altri inchiodati e sigillati, per esser nelle case morta o ammalata gente di peste; altri segnati d’una croce fatta col carbone, per indizio ai monatti6, che c’eran de’ morti da portar via […]. Per tutto cenci7 e, più ributtanti8 de’ cenci, fasce marciose, strame ammorbato9, o lenzoli buttati dalle finestre; talvolta corpi, o di perso-ne morte all’improvviso, nella strada, e lasciati lì fin che passasse un carro da portarli via, o cascati da’ carri medesimi, o buttati anch’essi dalle finestre: tan-to l’insistere e l’imperversar del disastro aveva insalvatichiti gli animi, e fatto dimenticare ogni cura di pietà, ogni riguardo sociale! Cessato per tutto ogni rumor di botteghe, ogni strepito di carrozze, ogni grido di venditori, ogni chiacchierìo di passeggieri, era ben raro che quel silenzio di morte fosse rotto da altro che da rumor di carri funebri, da lamenti di poveri, da rammarichio10 d’infermi, da urli di frenetici11, da grida di monatti. All’alba, a mezzogiorno, a sera, una campana del duomo dava il segno di recitar certe preci12 assegna-te dall’arcivescovo: a quel tocco rispondevan le campane dell’altre chiese; e allora avreste veduto persone affacciarsi alle finestre, a pregare in comune; avreste sentito un bisbiglio di voci e di gemiti, che spirava una tristezza mista pure di qualche conforto.Morti a quell’ora forse i due terzi de’ cittadini, andati via o ammalati una buona parte del resto, ridotto quasi a nulla il concorso13 della gente di fuori, de’ pochi che andavan per le strade, non se ne sarebbe per avventura, in un lungo giro, incontrato uno solo in cui non si vedesse qualcosa di strano, e che dava indizio d’una funesta mutazione di cose. Si vedevano gli uomini più qualificati, senza cappa14 né mantello, parte allora essenzialissima del vestia-rio civile; senza sottana i preti, e anche de’ religiosi in farsetto15; dismessa16 in somma ogni sorta di vestito che potesse con gli svolazzi toccar qualche cosa, o dare (ciò che si temeva più di tutto il resto) agio agli untori17. E fuor di questa cura d’andar succinti e ristretti il più che fosse possibile, neglet-ta18 e trasandata ogni persona; lunghe le barbe di quelli che usavan portarle, cresciute a quelli che prima costumavan19 di raderle; lunghe pure e arruffate le capigliature, non solo per quella trascuranza che nasce da un invecchia-to abbattimento, ma per esser divenuti sospetti i barbieri, da che20 era stato preso e condannato, come untor famoso, uno di loro, Giangiacomo Mora: nome che, per un pezzo, conservò una celebrità municipale d’infamia21, e ne

4. Riuscì: sbucò.

5. Pur: finalmente.

6. Monatti: erano gli addetti alla sepol-tura dei morti di peste e al trasporto degli ammalati nel Lazzaretto, una struttura del XV secolo in cui essi erano tenuti in iso-lamento e assistiti. I monatti annuncia-vano il loro arrivo con dei campanelli, affinché la gente potesse evitarli.

7. Per tutto cenci: dappertutto stracci.

8. Ributtanti: disgu-stosi.

9. Strame ammor-bato: paglia sudicia e infetta.

10. Rammarichìo: lamenti.

11. Frenetici: uomini impazziti a causa della peste.

12. Preci: preghiere.

13. Ridotto… con-corso: a causa del-la peste nessuno si recava più in città dalle campagne circostanti.

14. Gli uomini… cappa: gli uomini di più alta condi-zione sociale sen-za il loro abituale mantello corto.

15. Farsetto: giub-botto imbottito tipico dell’abbi-gliamento della gente più povera.

16. Dismessa: ab-bandonata.

17. Dare... agli un-tori: dare agli untori la possi-bilità di diffon-dere il contagio agli untori. La virulenza dell’e-pidemia, infatti, aveva fatto sup-porre che alcuni

uomini (chiamati, appunto, untori) un-gessero con sostanze infette le porte delle case o gli oggetti per diffondere il contagio.

18. Negletta: trascu-rata.

19. Costumavan: e-rano soliti.

20. Da che: da quan-do.

21. Celebrità… d’in-famia: rimase fa-moso in tutta Mi-lano come quello di un criminale.

83

Guida_A.indd 83 27/03/12 09.39

Page 75: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

meriterebbe una ben più diffusa e perenne di pietà22. I più tenevano da una mano un bastone, alcuni anche una pistola, per avvertimento minaccioso a chi avesse voluto avvicinarsi troppo; dall’altra pasticche odorose, o palle di metallo o di legno traforate, con dentro spugne inzuppate d’aceti medicati; e se le andavano ogni tanto mettendo al naso, o ce le tenevano di continuo. Portavano alcuni attaccata al collo una boccetta con dentro un po’ d’argento vivo, persuasi che avesse la virtù d’assorbire e di ritenere ogni esalazione pe-stilenziale23; e avevan poi cura di rinnovarlo ogni tanti giorni. I gentiluomini, non solo uscivano senza il solito seguito, ma si vedevano, con una sporta in braccio24, andare a comprar le cose necessarie al vitto25. Gli amici, quando pur due s’incontrassero per la strada, si salutavan da lontano, con cenni taciti e frettolosi. Ognuno, camminando, aveva molto da fare, per iscansare gli schi-fosi e mortiferi inciampi di cui il terreno era sparso e, in qualche luogo, anche affatto ingombro26: ognuno cercava di stare in mezzo alla strada, per timore d’altro sudiciume, o d’altro più funesto peso che potesse venir giù dalle fi-nestre; per timore delle polveri venefiche che si diceva esser spesso buttate da quelle su’ passeggieri; per timore delle muraglie, che potevan esser unte. Così l’ignoranza, coraggiosa e guardinga alla rovescia27, aggiungeva ora an-gustie all’angustie, e dava falsi terrori, in compenso de’ ragionevoli e salutari che aveva levati da principio28.Tal era ciò che di meno deforme e di men compassionevole si faceva vedere intorno29, i sani, gli agiati: ché, dopo tante immagini di miseria, e pensando a quella ancor più grave, per mezzo alla quale dovrem condurre il lettore, non ci fermeremo ora a dir qual fosse lo spettacolo degli appestati che si strasci-cavano o giacevano per le strade, de’ poveri, de’ fanciulli, delle donne. […]In mezzo a questa desolazione aveva Renzo fatto già una buona parte del suo cammino, quando, distante ancor molti passi da una strada in cui doveva voltare, sentì venir da quella un vario frastono, nel quale si faceva distinguere quel solito orribile tintinnio.Arrivato alla cantonata30 della strada, ch’era una delle più larghe, vide quattro carri fermi nel mezzo; e come, in un mercato di granaglie31, si vede un andare e venire di gente, un caricare e un rovesciar di sacchi, tale era il movimento in quel luogo: monatti ch’entravan nelle case, monatti che n’uscivan con un peso su le spalle, e lo mettevano su l’uno o l’altro carro: alcuni con la divisa rossa, altri senza quel distintivo, molti con uno ancor più odioso, pennacchi e fiocchi di vari colori, che quegli sciagurati portavano come per segno d’al-legria, in tanto pubblico lutto. Ora da una, ora da un’altra finestra, veniva una voce lugubre: – qua, monatti! – E con suono ancor più sinistro, da quel tristo brulichìo32 usciva qualche vociaccia che rispondeva: – ora, ora –. Ovvero eran pigionali33 che brontolavano, e dicevano di far presto: ai quali i monatti rispondevano con bestemmie.

22. Ne meritereb-be… pietà: per-ché non fu colpe-vole di nulla, ma una vittima della superstizione po-polare.

23. Ritenere… pe-stilenziale: trat-tenere ogni ema-nazione di vapore in grado di dif-fondere la peste.

24. Con una… in braccio: con in mano la borsa della spesa.

25. Vitto: sostenta-mento.

26. Affatto ingom-bro: del tutto pie-no. La descrizio-ne è molto forte: tra poco si parle-rà addirittura di cadaveri gettati dalle finestre (al-tro più funesto… finestre).

27. Coraggiosa… rovescia: corag-giosa e sospetto-sa quando non serve (gli uomini sono stati impru-denti all’inizio dell’epidemia, fin troppo scrupolosi una volta diffuso il contagio, ma con paure e cre-denze del tutto irrazionali e prive di fondamento).

28. In compenso… principio: al po-sto delle paure, ragionevoli e u-tili, che invece aveva eliminato quando il conta-gio cominciava a diffondersi.

29. Tal… intorno: ciò che di meno brutto si poteva incontrare per le strade erano…

30. Cantonata: an-golo.

31. Mercato di gra-naglie: il mercato in cui si commer-ciano grano e ce-reali.

32. Tristo brulichio: triste andirivieni.

33. Pigionali: affit-tuari.

84

Guida_A.indd 84 27/03/12 09.39

Page 76: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 7

Il romanzo e la realtà: il romanzo storico, naturalista e verista.

A

Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar que-gl’ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguar-do s’incontrò in un oggetto34 singolare di pietà, d’una pietà che invogliava l’animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo.Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascor-sa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta35, da una gran passione, e da un languor36 mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito37 ne’ cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata38, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di39 cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza40, e il capo posava sull’omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non n’avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento.Un turpe41 monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, - no! - disse: - non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete -. Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa42, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: - promettetemi di non levarle un filo d’intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così.Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi os-sequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affaccendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: – Addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch’io pregherò per te e per gli altri -. Poi vol-tatasi di nuovo al monatto, - Voi, - disse, - passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola.Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra, te-nendo in collo un’altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersela accanto per mori-re insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.- O Signore! - esclamò Renzo: - esauditela! tiratela a voi, lei e la sua creatu-rina: hanno patito abbastanza! hanno patito abbastanza!

34. Oggetto: scena.

35. Guasta: rovinata.

36. Da una… lan-guor: da una grande sofferenza e da un pallore.

37. Stracco e am-mortito: stanco e indebolito.

38. Accomodata: si-stemata.

39. A guisa di: come.

40. Inanimata gra-vezza: inanimata pesantezza.

41. Turpe: ignobile.

42. Una borsa: che contiene, ovvia-mente, del dena-ro.

85

Guida_A.indd 85 27/03/12 09.39

Page 77: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Riavuto da quella commozione straordinaria, e mentre cerca di tirarsi in mente l’itinerario per trovare se alla prima strada deve voltare, e se a diritta o a mancina43, sente anche da questa venire un altro e diverso strepito, un suono confuso di grida imperiose, di fiochi lamenti, un pianger di donne, un mugolìo di fanciulli.Andò avanti, con in cuore quella solita trista e oscura aspettativa. Arriva-to al crocicchio, vide da una parte una moltitudine confusa che s’avanzava, e si fermò lì, per lasciarla passare. Erano ammalati che venivan condotti al lazzaretto; alcuni, spinti a forza, resistevano in vano, in vano gridavano che volevan morire sul loro letto, e rispondevano con inutili imprecazioni alle bestemmie e ai comandi de’ monatti che li guidavano; altri camminavano in silenzio, senza mostrar dolore, né alcun altro sentimento, come insensati44; donne co’ bambini in collo; fanciulli spaventati dalle grida, da quegli ordini, da quella compagnia, più che dal pensiero confuso della morte, i quali ad alte strida imploravano la madre e le sue braccia fidate, e la casa loro. Ahi! e forse la madre, che credevano d’aver lasciata addormentata sul suo letto, ci s’era buttata, sorpresa tutt’a un tratto dalla peste; e stava lì senza sentimento, per esser portata sur un carro al lazzeretto, o alla fossa, se il carro veniva più tardi. Forse, o sciagura degna di lacrime ancor più amare! la madre, tutta occupata de’ suoi patimenti, aveva dimenticato ogni cosa, anche i figli, e non aveva più che un pensiero: di morire in pace. Pure, in tanta confusione, si vedeva anco-ra qualche esempio di fermezza e di pietà: padri, madri, fratelli, figli, consorti, che sostenevano i cari loro, e gli45 accompagnavano con parole di conforto: né adulti soltanto, ma ragazzetti, ma fanciulline che guidavano i fratellini più teneri46, e, con giudizio e con compassione da grandi, raccomandavano loro d’essere ubbidienti, gli assicuravano che s’andava in un luogo dove c’era chi avrebbe cura di loro per farli guarire.

Da A. Manzoni, I promessi sposi, Einaudi, Torino

Comprensione1 Che cos’è il Lazzaretto?

2 Chi sono i monatti?

3 E gli untori?

4 Chi è Giangiacomo Mora? Quale sentimento meriterebbe secondo il narratore? Per quale motivo?

43. E se… mancina: a destra o a sini-stra.

44. Insensati: privi di coscienza.

45. Gli: li.

46. Teneri: piccoli.

86

Guida_A.indd 86 27/03/12 09.39

Page 78: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 7

Il romanzo e la realtà: il romanzo storico, naturalista e verista.

A

Analisi

1 Che tipo di narratore descrive Milano in preda alla peste?

2 A tratti questo narratore adotta il punto di vista di Renzo: rintraccia nel testo un esempio che possa dimostrare quest’affermazione.

3 Quali sono gli elementi storici presenti nel suo racconto?

4 E quali, invece, quelli di fantasia?

5 Traccia un ritratto della madre di Cecilia.

6 Questo personaggio è presentato per mezzo di un artificio retorico: si tratta di

un’accumulazione

una ripetizione

un’iperbole.

Motiva la tua risposta facendo riferimento al passo letto.

7 Nella descrizione di Cecilia e di sua madre prevale un colore: quale? Perché Manzoni ha scelto proprio questo colore?

8 Perché il narratore descrive accuratamente il modo di vestire dei monatti?

9 Il narratore esprime un giudizio sui monatti: quale? Questo giudizio vale per tutti o c’è qualche eccezione? Per quale motivo?

10 Il narratore cerca di chiarire al lettore il percorso compiuto da Renzo a Milano: indi-ca un passo in cui questo tentativo appare particolarmente evidente e spiega perché tale genere di precisazioni è tipico del romanzo storico.

11 Nelle lunghe sequenze descrittive che presentano Milano in preda alla peste il nar-ratore crea spesso, implicitamente o esplicitamente, delle contrapposizioni. Rispondi a queste domande:

a. Che cosa si oppone ai rumori tipici della città?b. E al modo di vestire proprio di ogni classe sociale? c. E alla pietà che gli uomini dovrebbero mostrare verso i propri simili?

12 Per fare in modo che la descrizione di Milano sia realistica e completa, Manzoni usa tre sensi: riporta, accanto a ciascuno, qualche espressione tratta dal testo che vi sia riconducibile.

VISTA: ………………………………………………………………………………………

OLFATTO: …………………………………………………………………………………

UDITO: ……………………………………………………………………………………

87

Guida_A.indd 87 27/03/12 09.39

Page 79: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

13 A che cosa sono paragonate la madre e la sua bambina? Perché l’autore ha scelto proprio questo paragone?

14 Identifica e spiega la figura retorica contenuta in questa descrizione: un suono confuso di grida imperiose, di fiochi lamenti, un pianger di donne, un mugolio di fanciulli.

Riflessione e produzione

1 Quali figure del testo sono proposte come modelli di comportamento positivo?

2 Manzoni ha scelto di isolare, nella descrizione su base storica di Milano in preda alla peste, un episodio di fantasia come quello della madre di Cecilia e lo ha posto in chiara contrapposizione al resto della descrizione. Infatti

ingombri ↔ oggetto singolareiscansarli ↔ contemplarlo

Spiega questo schema narrativo e perché l’autore ha ritenuto opportuno isolare que-sto episodio.

3 Riassumi l’episodio della madre di Cecilia.

88

Guida_A.indd 88 27/03/12 09.39

Page 80: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 7

Il romanzo e la realtà: il romanzo storico, naturalista e verista.

A

VERIFICA FINALEUnità 7: Il romanzo verista

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo verista.

2 Elenca le principali differenze che esistono tra romanzo naturalista e romanzo verista.

3 Cita un romanzo naturalista e un romanzo verista e i rispettivi autori. Se lo conosci, riferisci anche un breve riassunto di ciascuna delle due opere.

i maLavogLia giovanni verga

Siamo nel quindicesimo e ultimo capitolo de I Malavoglia di Giovanni Verga: Alessi ha riscattato la casa del nespolo, ma ormai il nonno ’Ntoni è morto in ospedale. ’Ntoni il giovane ritorna al paese, dopo aver provato la vita del contrabbandiere, che gli è costata cinque anni di carcere.

Il ritorno a casa di ’Ntoni

Una sera, tardi, il cane si mise ad abbaiare dietro l’uscio del cortile, e lo stes-so Alessi, che andò ad aprire, non riconobbe ’Ntoni il quale tornava colla sporta1 sotto il braccio, tanto era mutato, coperto di polvere, e colla barba lunga. Come fu entrato e si fu messo a sedere in un cantuccio, non osavano quasi fargli festa. Ei non sembrava più quello e andava guardando in giro le pareti, come non le avesse mai viste; fino il cane gli abbaiava, ché non l’ave-va conosciuto mai. Gli misero fra le gambe la scodella, perché aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore serrato. Poi ’Ntoni, quando si fu sfamato e ripo-sato alquanto, prese la sua sporta e si alzò per andarsene.Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si sentì balzare il cuore dal petto, e Mena gli disse tutta smarrita: - Te ne vai?

1. Sporta: fagotto.

89

Guida_A.indd 89 27/03/12 09.39

Page 81: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

- Sì! – rispose ’Ntoni.- E dove vai? – chiese Alessi.- Non lo so. Venni per vedervi. Ma dacché son qui la minestra mi è andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, ché tutti mi conoscono, e per-ciò son venuto di sera. Andrò lontano, dove troverò da buscarmi2 il pane, e nessuno saprà chi sono.Gli altri non osavano fiatare, perché ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. ’Ntoni continuava a guardare dap-pertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi3 ad andarsene.- Ve lo farò sapere dove sarò; - disse infine, e come fu nel cortile, sotto il ne-spolo, che era scuro, disse anche:- E il nonno?Alessi non rispose; ’Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto:- E la Lia, che non l’ho vista?E siccome aspettava inutilmente la risposta, aggiunse colla voce tremante, quasi avesse freddo: - È morta anche lei?Alessi non rispose nemmeno; allora ’Ntoni che era sotto il nespolo, colla sporta in mano, fece per sedersi, poiché le gambe gli tremavano, ma si rizzò di botto, balbettando:- Addio addio! Lo vedete che devo andarmene?Prima d’andarsene voleva fare un giro per la casa, onde vedere se ogni cosa fosse al suo posto come prima; ma adesso, a lui che gli era bastato l’animo4 di lasciarla, e di dare una coltellata a don Michele5, e di starsene nei guai, non gli bastava l’animo di passare da una camera all’altra se non glielo dicevano. Alessi che gli vide negli occhi il desiderio, lo fece entrare nella stalla, col pre-testo del vitello che aveva comperato la Nunziata6, ed era grasso e lucente; e in un canto c’era pure la chioccia coi pulcini; poi lo condusse in cucina, dove avevano fatto il forno nuovo, e nella camera accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei7. ’Ntoni guardava ogni cosa, e approvava col capo, e diceva: - Qui pure il nonno avrebbe voluto metterci il vitello; qui c’erano le chioccie, e qui dormivano le ragazze, quando c’era anche quell’altra8 … - Ma allora non aggiunse altro, e stette zitto a guar-dare intorno, cogli occhi lustri9. In quel momento passava la Mangiacarrubbe, che andava sgridando Brasi Cipolla per la strada, e ’Ntoni disse: - Questa qui l’ha trovato il marito; ed ora, quando avranno finito di quistionare10, andran-no a dormire nella loro casa.Gli altri stettero zitti, e per tutto il paese era un gran silenzio, soltanto si udiva sbattere qualche porta che si chiudeva; e Alessi a quelle parole si fece coraggio per dirgli:- Se volessi anche tu ci hai la tua casa. Di là c’è apposta il letto per te.- No! – rispose ’Ntoni, - Io devo andarmene. Là! c’era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lacrime quando volevo andarmene. Ti rammenti le belle chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma e la Lia, tutti lì, al chia-ro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene.In quel momento parlava con gli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle spalle. Allora Alessi gli buttò le braccia al collo.

2. Buscarmi: guada-gnarmi.

3. Risolversi: deci-dersi.

4. A lui che… l’ani-mo: a lui che aveva avuto il coraggio.

5. Dare… don Mi-chele: il brigadiere che l’ha sorpreso nei suoi loschi traf-fici.

6. La Nunziata: sua moglie.

7. Coi bambini… lei: Mena non ha potuto sposarsi perché ha perso la dote per l’affare dei lupini e perché si vergogna della sorella Lia, che fa la prostituta in cit-tà: per questo cura i nipotini come fos-sero figli suoi.

8. Quell’altra: Lia.

9. Lustri: pieni di la-crime.

10. Quistionare: li-tigare.

90

Guida_A.indd 90 27/03/12 09.39

Page 82: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 7

Il romanzo e la realtà: il romanzo storico, naturalista e verista.

A

- Addio, - ripetè ’Ntoni. - Vedi che avevo ragione d’andarmene! qui non pos-so starci. Addio, perdonatemi tutti.E se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi quando fu lontano, in mez-zo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi, si fermò ad ascol-tare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro, e gli diceva col suo abbaiare che era solo in mezzo al paese. Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascol-tare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.Allora ’Ntoni si fermò in mezzo alla strada a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni cosa, e sedette sul muricciuolo della vigna di massaro Filippo.Così stette un gran pezzo pensando a tante cose, guardando il paese, nero, e ascoltando il mare che gli brontolava lì sotto. E ci stette fin quando comin-ciarono ad udirsi certi rumori ch’ei conosceva e delle voci che si chiamavano dietro gli usci, e sbatter d’imposte, e dei passi per le strade buie. Sulla riva, in fondo alla piazza, cominciavano a formicolare dei lumi. Egli levò il capo a guardare i Tre Re11 che luccicavano e la Pùddara12 che annunziava l’alba, come l’aveva vista tante volte. Allora tornò a chinare il capo sul petto, e a pensare a tutta la sua storia. A poco a poco il mare cominciò a farsi bianco, e i Tre Re ad impallidire, e le case spuntavano ad una ad una nelle vie scure, cogli usci chiusi, che si conoscevano tutte, e solo davanti alla bottega di Pizzuto13 c’era il lumicino, e Rocco Spatu colle mani nelle tasche che tossiva e sputacchiava.- Fra poco lo zio Santoro aprirà la porta, - pensò ’Ntoni, - e si accoccolerà sull’uscio a cominciare la sua giornata anche lui. - Tornò a guardare il mare, che s’era fatto amaranto14, tutto seminato di barche che avevano cominciato la loro giornata anche loro, riprese la sua sporta e disse: - Ora è tempo d’an-darmene, perché fra poco comincerà a passar gente. Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è stato Rocco Spatu15.

Da G. Verga, I Malavoglia, Mondadori, Milano

11. I Tre Re: le tre stelle centrali del-la costellazione di Orione, formata da sette stelle.

12. La Pùddara: la costellazione del-le Pleiadi.

13. Pizzuto: il barbie-re del paese.

14. Amaranto: color rosso cupo.

15. Rocco Spatu: è un fannullone. La sua menzione da parte di ‘Ntoni sottolinea ulte-riormente la sua sconfitta: perfino il fannullone del paese comincerà legittimamente la sua giornata ad Aci Trezza, un luogo da cui egli è ormai escluso per sempre.

Comprensione

1 Alessi è il …………………… di Mena ed entrambi sono ………………… di ’Ntoni; Lia, la

loro …………………, fa la ………………………… in città; il loro padre, …………………,

è morto durante il naufragio della …………………………….

2 Da dove torna ’Ntoni?

3 Perché Alessi e Mena, pur desiderandolo, non insistono per convincere ’Ntoni a restare con loro?

4 Chi è Rocco Spatu?

91

Guida_A.indd 91 27/03/12 09.39

Page 83: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Analisi1 Chi racconta la vicenda?

2 Quale focalizzazione usa? Citane due esempi.

3 Quali indizi sottolineano l’estraneità di ’Ntoni dal resto della famiglia?

4 Che cosa lo accomuna, invece, al mare? E che rapporto ha ora ’Ntoni con il mare di Aci Trezza?

5 ’Ntoni è un personaggio statico dinamico: per quale motivo?

6 Nell’ultima parte del testo è presente una vistosa ellissi. Che cosa riguarda? E perché è presente?

7 Nell’ultima parte del testo si nota anche l’opposizione tra il tempo imperfetto, che riferisce le azioni del paese, e il passato remoto, usato per indicare quelle del perso-naggio. Che cosa vuole evidenziare questa scelta stilistica?

8 Quali elementi che compongono il paesaggio di Aci Trezza sono citati nel testo? Come vengono presentati al lettore?

9 Quali caratteristiche ha la congiunzione “che” nella lingua di Verga? Spiega che fun-zione ha in queste tre frasi:

Nella camera accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della Nunziata: …………

…………………………………………………………………………………………………

e la mamma e la Lia, tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il pa-

ese: ……………………………………………………………………………………………

Quando fu lontano, in mezzo alla piazza oscura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi:

…………………………………………………………………………………………………

10 Lo stile utilizzato dall’autore impone la scelta di figure retoriche semplici: trascrivi due esempi di metafora in grado di dimostrare quest’affermazione.

Riflessione e produzione1 Perché nell’ultima parte del testo l’autore ha insistito sul verbo cominciare?

2 Perché Alessi è un vincitore? E perché ’Ntoni è un vinto?

3 Il senso dell’intero romanzo può essere racchiuso in questa frase di ’Ntoni: Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andar-mene. Che cosa significa?

4 Ti senti più vicino a ’Ntoni o ad Alessi? Motiva in modo adeguato la tua risposta, aggiun-gendo, se credi, qualche riferimento agli altri personaggi del romanzo.

92

Guida_A.indd 92 27/03/12 09.39

Page 84: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 8

Il romanzo e l’amore: il romanzo d’appendice e il romanzo rosa

A

VERIFICA FINALEUnità 8: Il romanzo d’appendice

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo d’appendice.

2 Spiega, in breve, dove e quando è nato questo sottogenere del romanzo.

3 Quali forme di narrazione possono essere considerate le eredi di questo sottogenere?

La sepoLta viva CaroLina invernizio

La sepolta viva, il romanzo di Carolina Invernizio da cui è tratto questo passo, uscì nel 1896 ed ebbe un enorme successo. La protagonista, Giulia Ricca, è una pessima madre e moglie, che si redime solo nel momento in cui è costretta a provare la terribile esperienza della catalessi (la morte apparente).

Il pentimento della morta

Il dottor Carlo1 non trovò a casa né la baronessa, né Luigi2. Il portinaio avvertì il medico che un quarto d’ora prima era venuto un domestico di casa Ricca tutto sconvolto ed aveva chiesto di parlare alla giovane baronessa, che aveva subito dato ordine di far venire una vettura. E pochi minuti dopo era uscita con il marito e con lo stesso domestico. Carlo conservava abbastanza padro-nanza su se stesso per non mostrare il suo turbamento3. - Forse la signora contessa non starà bene, - disse - e avrà desiderato di aver vicina la figlia. Ritornerò più tardi. Si allontanò, deciso a recarsi egli pure in casa Ricca. Sulla porta della palazzina s’incontrò con un domestico che ne usciva e appena lo vide gettò un’esclama-zione, che si sarebbe detta di gioia: - Dottore, dottore, venivo in cerca di voi!- Di me? - Sì, la baronessa Maria mi mandava a cercarvi per sua madre. - Carlo provò un sussulto: - La contessa non sta bene? - Oh! signore, io credo che sia morta! -

1. Il dottor Carlo: il cognato della baronessa Maria Ricca, la figlia di Giulia.

2. Luigi: il marito della baronessa Maria.

3. Carlo... turba-mento: Carlo ha appena scoperto un orribile delitto.

93

Guida_A.indd 93 27/03/12 09.39

Page 85: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Il viso di Carlo s’infiammò: - Morta?... che dici? II domestico scosse la testa. - Credo di non ingannarmi, riprese. - La contessa deve aver ricevuto un gran colpo stanotte. - Racconta, presto... - Ecco: ieri sera il signor conte4 non tornò a casa per l’ora del pranzo; poco dopo la contessa uscì in carrozza, si recò fuori la barriera di Francia5 e disse a Marco6 di aspettarla ad un certo punto, dove ella discese. Marco fece cam-minare un po’ il cavallo perché non soffrisse sotto la pioggia, poi si fermò e sonnecchiava a cassetta7 allorché fu risvegliato dalla voce del conte. Egli die-de ordine di condurlo alla palazzina, e siccome Marco gli fece osservare che aspettava la contessa, gli disse che sarebbe tornato più tardi a riprenderla. Giunti al palazzo, il conte fece svegliare il bambino, lo fece vestire, preparò una valigia per sé e per il figlio, dicendo che doveva partir subito per recarsi da uno zio che stava per morire e desiderava conoscere il contino Guelfo, e si fece accompagnare alla stazione. Poco dopo arrivò la contessa in una vettura pubblica, e la cameriera asserisce di non aver mai veduto la signora in tale stato. I suoi abiti erano bagnati, tremava e batteva i denti. Chiese del figlio e del marito: le fu ripetuto quanto il conte aveva detto. La contessa balbettò con una voce che spaventò la cameriera: «- Troppo tardi, troppo tardi. -». Quindi sembrò perdere la conoscenza... e dovettero spogliarla; metterla a letto, cercare di farla riavere con dei sali. La cameriera voleva mandare in cerca di voi, signore, ma la contessa le fece cenno di no. «- Lasciami sola, -» disse poi a stento «- ho tanto desiderio di riposo! -». L’ob-bedirono, nondimeno due o tre volte la cameriera si recò in punta di piedi a vederla. E sembrandole che la contessa dormisse placidamente finì con andar-sene a letto. Ma stamani è tornata presso la contessa ed è rimasta spaventata di vederla cogli occhi spalancati, fissi, di sentirla fredda come il marmo. Ha gridato, ha dato l’allarme, si è cercato ogni mezzo per farla riavere, ma inu-tilmente. Siamo subito corsi in cerca di voi, ma non eravate in casa. Allora si è pensato ad avvertire la baronessa Maria, ed infatti essa si trova già con suo marito presso la contessa. II signor Luigi ha pur egli tentato ogni mezzo per richiamare in vita la contessa, ma senza riuscirvi. Intanto la baronessa Maria asserisce che sua madre non è morta, ed ha dato l’ordine di venirvi a cercare. - Speriamo che giunga in tempo e che la baronessa non s’inganni! esclamò Carlo. Entrò nella camera, richiuse l’uscio e si avvicinò al letto dove era distesa la contessa. Girò e rigirò il corpo di Giulia in tutti i sensi, le mise a nudo il petto, stette a lungo coll’orecchio sul cuore di lei. Maria e Luigi l’osservarono ansiosi, aspettando una spiegazione. Carlo era divenuto molto serio. - Me lo figuravo8, - disse. - La contessa ha ingerito un veleno terribile, ful-minante, propinatole forse dalla stessa Rosalia9. Ma non credo che sia morta; si trova nello stesso stato di catalessi in cui vi siete trovata voi, Maria; certo è che Rosalia ha versato il veleno, sperando sbarazzarsi della contessa, con-dannandola ad una orribile morte. - Sei proprio sicuro di non ingannarti? - chiese Luigi. - Eppure per quanto io l’abbia esaminata non ho riscontrato alcun segno di vita.

4. Il signor conte: il conte Arnaldo, il secondo marito di Giulia; egli le ha appena chiesto il divorzio e ha por-tato via con sé il loro figlio, Guelfo.

5. La barriera di Francia: uno dei quartieri di Torino, la città in cui è am-bientata la vicenda.

6. Marco: il cocchie-re.

7. A cassetta: sul se-dile.

8. Figuravo: imma-ginavo.

9. Rosalia: una maga che ha aiutato la contessa a com-piere dei delitti (la contessa, infatti, ha ucciso il primo ma-rito e ha tentato di uccidere anche la figlia Maria).

94

Guida_A.indd 94 27/03/12 09.39

Page 86: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 8

Il romanzo e l’amore: il romanzo d’appendice e il romanzo rosa

A

- Tu, caro Luigi, non hai fatto, al pari di me, lunghissimi studi su queste morti apparenti; ti spiegherò in qual modo io mi accorga che la contessa vive, men-tre gli stessi sintomi sfuggono a te, e sfuggirebbero anche a qualche grande luminare. Mentre Carlo intratteneva Maria e Luigi, la contessa si trovava sotto un’im-pressione atrocissima, spaventosa, ma che non bastava a rianimare il suo corpo irrigidito come quello di un cadavere. Giulia provò uno di quegli spaventevoli terrori che fanno diventar bianchi i capelli, in pochi minuti. Come avrebbe voluto gridare a tutti ch’era viva, che l’aiutassero, la salvassero! E non poteva. Le sue labbra avevano la rigidità del marmo: il pensiero si dibatteva feroce dentro di lei, ma il corpo era immobile. Che facevano sua figlia, Luigi e Carlo? Ella non udiva più il bisbiglio delle loro voci. Se n’erano dunque andati lasciandola sola sola?Come i ricordi si affollavano in quell’istante nel cervello lucido della contes-sa, accrescendo le sue torture! Gli avvenimenti più lontani, quelli che credeva dimenticati, le ritornavano alla mente. Rivedeva la scena della morte di sua madre, la cui impressione si era ben presto cancellata. Si rivedeva in collegio, dove era amata e felice, e dove la vita sarebbe continuata così dolce se il padre non l’avesse richiamata presso di sé, se non le avesse posto al fianco Rosalia. Arnaldo aveva avuto ragione di dire che il suo stesso amore per lui non era che una febbre dei sensi, una follia, non una di quelle passioni nobili, vere, come egli doveva aver provato per Maria10, alla quale avrebbe sacrificato la stessa sua vita. Ed Arnaldo era fuggito maledicendola, portando seco11 il figlio, che essa non avrebbe più riveduto. Era stata una cattiva moglie, una cattiva madre. Ah! sì, sua figlia, la povera perseguitata, aveva pianto: sentendo dire che era morta, aveva esclamato che sarebbe stata pronta a dare la sua vita per quella di lei... Lo meritava? Che ne aveva fatto di quella nobile, virtuosa figlia? Non contenta di averla straziata, torturata in mille modi, aveva tentato anche di farla passare per assassina12. Ma Dio non aveva permesso un altro delitto. E Maria adesso la rimpiangeva, soffriva per lei! Per la prima volta nel cuore di questa madre egoista, feroce, insensibile si ri-svegliò come una specie di rimorso, di pentimento per il male fatto alla figlia. Per la prima volta sentì il bisogno di chiederle perdono, di umiliarsi innanzi a lei. Ma era troppo tardi troppo tardi. Dio non lo permetteva; puniva in tal modo la cattiva, la perversa madre. Le ore passavano. E nulla, sempre nulla! La contessa sentiva come se il cuore le si torcesse, ma era certa che all’ester-no non se ne sarebbero udite le vibrazioni. Ben si ricordava di aver posto l’orecchio sul corpo inanimato di Maria e di non aver sentito alcuna palpita-zione. Se tale sensazione fosse durata a lungo, ella sarebbe morta davvero. L’uscio del salotto si aprì, e nella camera entrarono Maria e Lisa13 portando degli abiti che deposero sul divano. Poi si avvicinarono al letto. II viso soave infantile di Lisa era pallidissimo. Maria piangeva. - Non sembra che dorma? - disse con accento soffocato Maria. - Io non vo-levo credere fosse morta, ma Luigi e tuo marito l’hanno assicurato e hanno rilasciato il permesso di seppellimento. Nel suo terrore, Giulia non pensò che tale permesso non poteva essere dato che dal medico condotto. Per lei era chiaro che Carlo aveva fatto tutto da sé, per vendetta. Ogni speranza di salvezza era svanita.

10. Come... Maria: Giulia ha tentato di uccidere Maria perché crede-va che il marito, Arnaldo, si fosse innamorato di lei.

11. Seco: con sé.

12. Per assassina: Giulia ha tentato di far assassinare il genero, Luigi, per addossare la colpa a Maria.

13. Lisa: la moglie di Carlo.

95

Guida_A.indd 95 27/03/12 09.39

Page 87: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

- Credi sia morta di dolore? - mormorò Lisa. - Sì, io sono certa che la povera mamma è stata colpita al cuore dalla partenza del conte con Guelfo. Nella camera erano stati accesi diversi lumi, le finestre, come le imposte, si trovavano ermeticamente chiuse. Più tardi vennero Luigi e Carlo. Essi avevano il capo scoperto, ma il loro volto non era atteggiato a dolore. Si avvicinarono entrambi al letto della contessa, vicino al quale stavano Maria e Lisa. - Avete voluto affaticarvi, - disse Carlo - e vi farà male. - Potevamo lasciar compiere da altri questo ufficio14? - esclamò Maria. - Voi siete una santa: - aggiunse il dottore - ma credete che se vostra madre rinvenisse, vi ringrazierebbe? Io sono certo che vi odierebbe più di prima. « No, no,» avrebbe voluto gridare la contessa; «salvatemi, e vi giuro che pas-serò il resto della mia vita ad espiare! ». Ma la sua voce non poteva essere intesa: le labbra rimanevano mute. - Eppure - esclamò la giovane donna - preferirei il suo odio al vederla morta. E pensare che ella non ha potuto avere l’ultimo bacio da suo figlio, e che Ar-naldo è partito maledicendola! - Ebbene, Maria, per voi, per voi sola dimentichiamo tutto e perdoniamo! - risposero - i due uomini. E si chinarono riverenti dinanzi a quel corpo irrigidito, sfiorarono colle lab-bra le mani giunte della contessa. Poi uscirono tutti, in silenzio, dalla stanza. Giulia rimase di nuovo sola. Era certa ormai che anche Carlo la credeva morta, altrimenti dopo il suo per-dono non l’avrebbe lasciata seppellire. No, non sarebbe stato così crudele. Le ore passavano; nessuno più veniva. Ad un tratto sembrò alla contessa di sen-tirsi avvolgere la faccia con una benda ed un fazzoletto di seta, impedendole così di poter scorgere quanto avveniva intorno a sé. Sentì solo che l’alzavano di peso: poi le parve che la deponessero dentro una cassa e alcune voci d’uo-mini, che non riconobbe, arrivarono alle sue orecchie. - Pesa molto, - dice l’uno. - Hai notato che non aveva il viso scomposto? - Lo credo: è morta improvvisamente, senza soffrire. - Peccato! E il marito, è lontano? - Sembra che andassero poco d’accordo. - Per colpa del conte? - Chi dice dell’uno chi dell’altra; intanto la contessa è morta. - È più fortunata lei di sua figlia, che piange e si dispera da far pietà. - Voleva mettere lei stessa il cadavere nella cassa. - Hanno fatto bene a impedirglielo. - Raccogli un po’ più l’abito, altrimenti il coperchio non si chiude. - Ecco fatto. - Parve a Giulia sentir ricadere quel coperchio sulla testa; in pochi minuti aveva sofferto tutto quello che una creatura umana può soffrire in una vita intera, e l’ultima sensazione fu così forte e terribile, che ella finì col perdere ogni conoscenza, smarrire completamente i sensi.

Da C. Invernizio, La sepolta viva, Editrice Lucchi, Milano

14. Ufficio: compito (di vestire la mor-ta).

96

Guida_A.indd 96 27/03/12 09.39

Page 88: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 8

Il romanzo e l’amore: il romanzo d’appendice e il romanzo rosa

A

Comprensione1 Maria è la ……………… di Giulia e la moglie di ………………

Giulia ha sposato in seconde nozze ……………… e ha avuto da lui il figlio ……………….

Carlo è ……………………….; Lisa è ………………………….

2 Perché Giulia è creduta morta?

3 Chi l’ha aiutata nei suoi crimini?

4 Dove si trova Giulia al termine del passo che hai letto?

Analisi1 Che tipo di narratore racconta la vicenda? Documenta la tua risposta con un esempio

tratto dal testo.

2 Traccia il ritratto di Giulia e spiega perché, alla luce del suo carattere, la sua improvvisa conversione al bene risulta credibile solo in questo tipo di narrazione.

3 Quale figura si contrappone a quella della contessa? Per quale motivo?

4 Completa le parti mancanti di questo schema sugli altri personaggi del testo:

PERSONAGGI POSITIVI

PERSONAGGI NEGATIVI

COMPORTAMENTI CHE PERMETTONO LA CLASSIFICAZIONE

………………………è la complice …………………………………………………

…………………………………………………………………

Carloall’inizio ………………………………………… poi approfitta

…………………………………………………………………

………… e …………manifestano un sincero dolore per la morte di Giulia, nonostante

…………………………………………………………………

………………………la …………………… e le toglie…………………, ma agisce

così solo per ……………………………………………………

Lisamanifesta ………………………………………………………

…………………………………………………………………

5 Quale avvenimento è raccontato con l’artificio del flashback?

6 Dove e quando si svolge la vicenda narrata? L’ambientazione è curata oppure no? Per quale motivo?

97

Guida_A.indd 97 27/03/12 09.39

Page 89: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

7 Lo stile del passo è quello tipo del sottogenere: trascrivi

un esempio d’iperbole: ………………………………………………………………………

una ripetizione: ………………………………………………………………………………

una similitudine: ………………………………………………………………………………

un’esclamazione: ………………………………………………………………………………

Riflessione e produzione

1 Quale caratteristica tipica del romanzo d’appendice presenta il finale?

2 Quali altri elementi tipici del sottogenere hai riconosciuto nel testo?

3 Quale valore è posto al centro del passo? In che modo esso è messo in luce tramite la figura della protagonista?

98

Guida_A.indd 98 27/03/12 09.39

Page 90: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 8

Il romanzo e l’amore: il romanzo d’appendice e il romanzo rosa

A

VERIFICA FINALEUnità 8: Il romanzo rosa

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo rosa.

2 Chi è Liala?

3 Spiega che differenza c’è tra un romanzo rosa di consumo e uno d’autore.

iL perdUto amore mario tobino

Il perduto amore (1979), il romanzo di Mario Tobino (1910-1991) da cui è tratto il passo che ti pro-poniamo, è ambientato in un ospedale militare in Libia, nel corso della seconda guerra mondiale. I protagonisti sono una crocerossina, Romana Augusta Ludovisi, e un tenente medico, Alfredo.

Febbre d’amore

Il tenente Alfredo di continuo pensava alla crocerossina Ludovisi. Quando non erano insieme – nella tenda Onori1 o alla mensa, uno di fronte all’altro – lui allora intensamente la immaginava e la rivedeva, le domandava, le sorri-deva; d’un tratto gli si ingrandiva un particolare del viso, la fronte, gli occhi, la linea del naso e se qualche punto gli sfuggiva, non l’aveva con esattezza presente, si riprometteva appena l’avesse avuta di nuovo davanti di rubare, appropriarsi anche di quel particolare. A far così, a parlare con lei dentro di sé, in solitudine, il tenente Alfredo pro-vava un intenso piacere, un particolare godimento quasi questo esercizio lo facesse più leggero e più forte. Ancora mai si era detto se l’amava e tanto meno se ne era ricambiato. Nei primi giorni che Alfredo era arrivato al 1292, alle bianche tende contorna-te dal bosco, intensi erano stati i ricordi sui suoi soldati, rievocava la vita della sezione di sanità, l’accampamento sotto l’implacabile calore, le buche infisse nel deserto marmarico3, i morti, i feriti.

1. Nella tenda O-nori: la tenda che ospita l’ospedale militare.

2. 129: il numero che indica l’ospedale da campo.

3. Marmarico: della Marmarica, regio-ne situata tra l’E-gitto e la Libia.

99

Guida_A.indd 99 27/03/12 09.39

Page 91: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Con l’arrivo della Ludovisi alla sua tenda Onori, con un moto accelerato, il volto della ragazza aveva preso campo ed ora spadroneggiava. Quando la notte col capitano Trenta e il tenente Gianfigliazzi nella 9 × 114 si spogliava-no e poi salivano sulle brandine, si coricavano e c’era scambio di frasi, ultimi commenti sui fatti giornalieri, prima di augurare la buonanotte, il tenente Alfredo si divideva in due, una parte era pronta a una risposta, ma l’altra parte era già con la crocerossina e già tutto se stesso pregustava il piacere quando, spento il Petromax5, fattosi buio e silenzio, avrebbe potuto abbando-narsi sfrenatamente alla rappresentazione, esserle vicino, vicinissimo, con-templarla, ammirare i suoi occhi grigi argentei, la sua pelle così delicata che nemmeno il petalo di una bianca rosa. E quando il capitano cominciava a russare, per niente Alfredo se ne accorgeva. Questa febbre immaginativa si dovette trasmettere al corpo perché uno di quei giorni il tenente Alfredo ebbe brividi, si sentì avvampare, infine si mise il termometro, che segnò trentanove. Il capitano Trenta dimostrò qui un’altra sua dote; visitò il tenente, avvertì che c’era un inizio di polmonite e, premurosamente, mandò uno a Barce6 a prendere i sulfamidici7 che in quell’anno e in Libia non erano nient’affatto di facile reperibilità. Intanto obbligò al letto il tenente Alfredo, dispose per la dieta, insomma lo curò come un fratello minore, dimostrandosi uomo di molte nascoste qualità. Alfredo si trovò dunque nella brandina, solo, in quella grande tenda 9 × 11, all’interno tinta di celeste, la terra rossa per pavimento. La luce del giorno che vi filtrava, la trasformava in un luogo strano, come appaiono nei sogni. Passò la mattina, venne mezzogiorno e l’aiutante di sanità gli portò una mi-nestra e se ne andò. Da leggere non aveva niente; e la fantasia non batte sempre il tamburo8. II tenente sperò di guarire in fretta e ritornare al suo solito posto. Verso le quattro del dopopranzo si sentì la soave voce: «Posso entrare?» Una mano alzò il telo da tenda che faceva da porta. Era lei. Nel turbine di pensieri che attraversò la testa di Alfredo ci fu anche quello, apparentemente piccolo: «Meno male che pochi minuti fa mi sono messo la nuova camicia, ho tolto quel pigiama da malaticcio». La crocerossina – sembrava più pallida del solito – si avvicinò alla branda. Nel gran tendone aleggiava quella luce di acquario. La Ludovisi prese una sedia, di quelle pieghevoli, che c’era a lato del letto, e si sedette. Si misero a parlare; vicendevolmente si domandavano e rispon-devano, e si guardavano fissi negli occhi. In realtà le parole non contavano, erano tutte smemorate, suoni senza significato. E c’era invece continua la domanda, a volte esaltante, a volte dolorosa, c’era in tutti e due la domanda: «Mi ama? ha per me qualcosa?». E bastava un fermarsi della voce, un chinare d’occhi, una breve apparente distrazione, per far cadere nella triste sconso-lazione, sentire irraggiungibile l’altro. Oppure, a un luccichio, a un sorriso trionfare nella sicurezza. Così, di fronte, se ne stettero quasi tre ore, presso che immobili, lui eretto sulla branda – e la febbre, la malattia doveva essersi dileguata – lei eretta sul fragile scanno9. Si avvicinavano le sette di sera, la crocerossina doveva passare dalla tenda-

4. 9 × 11: sono le mi-sure della tenda usata dagli ufficiali.

5. Petromax: la lam-pada da campo.

6. Barce: la sede del comando italiano in Libia.

7. Sulfamidici: far-maci per curare le malattie infettive.

8. Non batte... tam-buro: non funzio-na sempre.

9. Scanno: sedile.

100

Guida_A.indd 100 27/03/12 09.39

Page 92: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 8

Il romanzo e l’amore: il romanzo d’appendice e il romanzo rosa

A

ricovero per le possibili novità, e presto avrebbe echeggiato il richiamo della mensa. «Debbo andare.» «Mi dispiace.» E poi, con chiarezza, quasi scandendo le sillabe: «Grazie di essere venuta. » La crocerossina Ludovisi, già in piedi, ebbe un fugace sorriso, e si avviò alla porticina costituita dal piccolo telo, che alzò, si volse. «Arrivederci, e guarisca presto.» «Sono già guarito.» La crocerossina sparì. Il tenente Alfredo fu solo nella tenda, che aveva sem-pre più la luce velata di tramonto. Era rimasto nella stessa posizione, a mezzo seduto sulla brandina, e sorrise, rise, e percorso da una gioia infrenabile, ora sperava, era sicuro, e continuò a parlare alla crocerossina Ludovisi e la chia-mava per la prima volta col suo vezzeggiativo Dedé, così come lei gli aveva detto: «Mi chiamo Romana Augusta ma in casa da bambina mi chiamavano tutti Dedé e così mi è rimasto; se mi si rivolgessero col mio vero nome in un primo momento non capirei.» Poi arrivò il soldato con un po’ di cibo. Si mise il termometro, si sentiva fre-sco; infatti la febbre era scomparsa. «Forse il capitano è stato troppo allarmistico, niente polmoni, un febbrone occasionale o forse questi sulfamidici, la nuova tedesca medicina, sono mi-racolosi.»

Da M. Tobino, Il perduto amore, Mondadori, Milano

Comprensione1 Dove è ambientato il romanzo?

2 Chi è Alfredo?

3 Chi è Dedè?

4 Perché i due protagonisti s’incontrano, di solito, nella tenda Onori?

Analisi1 Il narratore che racconta la vicenda è

esterno con focalizzazione esterna esterno onnisciente interno con focalizzazione interna.

Per quale motivo?

101

Guida_A.indd 101 27/03/12 09.39

Page 93: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

2 Quale sua affermazione fa comprendere al lettore che, nonostante lo scenario di guer-ra, in questo romanzo si parla d’amore?

3 Quale aspetto del carattere di Alfredo è tipico di questo sottogenere del romanzo?

4 Traccia un breve ritratto della crocerossina Ludovisi, sottolineando gli elementi del suo aspetto fisico e del suo carattere che sono tipici della protagonista di questo sot-togenere del romanzo.

5 I due devono essere considerati personaggi a tutto tondo o tipi? Per quale motivo?

6 Quali elementi dello spazio si addicono a questo sottogenere?

7 Quando si svolge la vicenda? Perché questo sfondo storico risulta particolarmente adatto per questo sottogenere del romanzo?

8 Quali caratteristiche ha il lessico usato?

Riflessione e produzione1 L’elemento più significativo di questo passo è sicuramente la ricostruzione del modo

in cui si manifesta il sentimento d’amore nel protagonista. Prova a riassumerne le sensazioni, le emozioni e gli atteggiamenti descritti, facendo ampi riferimenti al testo.

2 Riassumi ora, invece, l’intero brano.

102

Guida_A.indd 102 27/03/12 09.39

Page 94: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 9

Il romanzo e la crescita: il romanzo di formazione e il romanzo d’avventura

A

VERIFICA FINALEUnità 9: Il romanzo di formazione

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo di formazione.

2 Dove e quando nasce questo sottogenere del romanzo?

3 Spiega che differenza c’è tra un romanzo di formazione dell’Ottocento e uno del No-vecento.

La missione teatraLe di WiLheLm meister Johan WoLfgang goethe

Wilhelm Meister, il protagonista di questo romanzo di Johan Wolfgang Goethe (1749-1832), ama sopra ogni cosa il teatro, perché lo considera la somma di tutte le arti. In questo passo lo incontriamo in un momento particolarmente importante della sua esistenza: egli deve infatti decidere se dedicarsi o meno in modo esclusivo all’attività teatrale, rinunciando per sempre ai valori materiali (e agli agi) del mondo borghese di cui fa parte.

La decisione di Wilhelm

È proprio dell’animo umano risollevarsi tanto più presto quanto più profon-do è stato il suo abbattimento.Agli affanni che gravavano sullo spirito del nostro amico, stringendolo man mano come in una morsa, si aggiungeva ora la morte del padre, la sorte dei suoi, e la sua anima ne era oppressa a tal punto da obbligarlo a cercare in qualche modo una via d’uscita.Rimpianto e dolore per la perdita del buon vecchio, la cui esistenza fin dai primi anni era stata strettamente legata alla sua, un certo senso d’ostilità che provava verso la madre, il poco interesse che portava all’attività del cognato, i suoi propri errori, la sua storia, tutto ciò si aggirava e si rivolgeva nella sua mente, spesso in una grande confusione.

103

Guida_A.indd 103 27/03/12 09.39

Page 95: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Finalmente ritrovò tutta l’energia della sua gioventù, si riscosse e affrontò con sguardo libero e coraggioso il presente, di là dal quale incalzavano liete visioni del futuro.«Eccomi qui» si diceva «non già al bivio, bensì alla meta; e non oso fare l’ul-timo passo per conquistarla».«Certo, se una vocazione, una missione è mai stata palese ed esplicita, è pro-prio la mia. Tutto avviene come per caso, senza il mio intervento, eppure tutto è come me l’ero immaginato, come me l’ero proposto. Che strano! Si direbbe che l’uomo non conosca nulla di meglio delle speranze e delle aspirazioni che conserva e coltiva a lungo nel cuore; e invece, quando se le trova dinanzi e quasi gli s’impongono, non le riconosce e indietreggia. Tutto ciò che avevo potuto sognare prima di quell’infelice notte che mi separò da Mariane1, mi sta davanti agli occhi e mi si offre. Volevo rifugiarmi qui, e invece vi sono stato condotto pian piano; ho cercato lavoro da Serlo2, ed ora è lui che mi cerca, proponendomi condizioni che come principiante non potevo davvero aspet-tarmi. Era solo l’amore per Mariane che mi avvinceva3 al teatro? o era l’amore per l’arte che mi legava strettamente a lei? La prospettiva, la scappatoia del teatro non era che un pretesto ben accetto a un essere disordinato e inquieto, smanioso di continuare a vivere in un modo condannato dal mondo borghe-se, oppure era tutt’altro, qualcosa di più puro, di più degno? E se un tempo la pensavi così, che motivo hai avuto di cambiare idea? e non è ora molto più plausibile questo tuo passo4, privo com’è di secondi fini che possano destare sospetti di ambiguità?». Esaminò ad una ad una le circostanze che lo invita-vano, lo incitavano, lo stimolavano, e infine concluse che non gli rimaneva altro da fare. [...]E tuttavia, come suole avvenire in questi casi, una volta che tutto il peso delle buone ragioni è stato posto su un piatto della bilancia, tutto il contrappeso si riversa sull’altro e impedisce di risolversi5. Così fu per lui, ma ciò pure si volse a vantaggio della situazione: «La prima volta che calcai le scene» si disse «fu perché ero stato preso alla sprovvista e trascinato dalla necessità, e si trattò soltanto di un tentativo fuggevole; adesso che la cosa è destinata a durare per la vita, ho tempo e agio di esaminare e di pesare il pro e il contro».Mentre stava rimuginando fra sé questi pensieri, la porta si aprì ed entrarono, inattesi, Aurelia, Philine6 e Serlo. L’idea era stata di Philine e Serlo vi aveva aderito volentieri; Aurelia si era lasciata rimorchiare dal fratello, benché ve-desse chiaramente che cosa si celava dietro quella trovata e ne odiasse l’au-trice di tutto cuore. I tre lo salutarono con grande effusione, e Philine disse scherzosa: «Siamo venuti per sentire un sì». Wilhelm fece per replicare, ma lei: «Un sì» ripeté «o nient’altro; le permettiamo piuttosto di tacere, ma se aprirà la bocca dovrà essere per farci felici tutti quanti». – «Io non ho alcun diritto» disse Aurelia «di chiederle un così grande favore, ma se io lo avessi me ne varrei per aggiungere peso ai motivi d’ogni sorta che devono indurla a decidersi; ci dica dunque un sì, se possibile» – «Un sì», disse Serlo «solo una piccola parola! L’indecisione non serve a nulla, è la peggior perdita di tempo! Una volta che si è fatto un proposito, tutto il resto viene da sé».«Un piccolo sì» disse Philine insinuante. – «Ebbene, sì» rispose Wilhelm. Au-relia strinse con umile e sincera gioia la sua destra ancora fasciata7, Philine s’impadronì della sinistra, si chinò portandosela rapida alle labbra e v’im-presse un bel bacio, prima che lui lo potesse impedire; Serlo lo abbracciò con

1. Mariane: un’at-trice di cui si era innamorato e che aveva lasciato per un sospetto tradi-mento.

2. Serlo: un impresa-rio teatrale.

3. Mi avvinceva: mi legava.

4. Questo tuo passo: la scelta di dedicar-si completamente al teatro.

5. Di risolversi: di decidersi.

6. Aurelia, Philine: Aurelia è la sorel-la di Serlo, l’im-presario; Philine è un’attrice della compagnia.

7. Ancora fasciata: per la ferita ripor-tata in seguito a u-no scontro con dei banditi.

104

Guida_A.indd 104 27/03/12 09.39

Page 96: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 9

Il romanzo e la crescita: il romanzo di formazione e il romanzo d’avventura

A

allegro calore. Egli non riuscì a ricambiare nulla: se ne stava come stordito in mezzo a loro, e quasi dimentico della loro presenza cadde in una tacita meditazione. I suoi pensieri vagavano qua e là, e ad un tratto tutta la sua immaginazione fu invasa dalla visione della radura nel bosco. In sella a un cavallo bianco la cortese amazzone uscì dai cespugli, gli si avvicinò, scese a terra, si affaccendò intorno a lui, spinta da umana sollecitudine; poi si fermò, il mantello le cadde dalle spalle e ricoprì il ferito, il suo viso, tutta la sua figura rifulse ancora una volta, e disparve8.

Da J.W. Goethe, La missione teatrale di Wilhelm Meister, in Romanzi, Mondadori, Milano

Comprensione1 Quale decisione deve prendere Wilhelm?

2 Perché egli ha calcato le scene, la prima volta?

3 Chi è Serlo?

4 Che cosa sogna a occhi aperti Wilhelm?

Analisi1 Completa questi indizi, che dimostrano che questo passo è tratto da un romanzo di

formazione:

il fatto che il protagonista faccia un ……………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

il fatto che egli si senta arrivato …………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

il fatto che valuti gli errori ………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………

2 Il passo proposto può essere diviso in due macrosequenze: in quale punto? E per quale motivo?

3 Che tipo di narratore racconta la vicenda?

4 Quale focalizzazione usa? Citane un esempio.

8. In sella… dispar-ve: la compagnia teatrale con cui viaggiava Wilhelm è stata assalita dai banditi in un bo-sco ed egli è stato ferito. Una mi-steriosa ragazza a cavallo (la cortese amazzone), appar-sa all’improvviso, l’ha curato e poi è scomparsa.

105

Guida_A.indd 105 27/03/12 09.39

Page 97: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

5 Che tipo di rapporto instaura con il narratario? Per quale motivo?

6 Traccia un breve ritratto del carattere di Wilhelm sulla base delle informazioni presenti nel testo.

7 Nel passo sono presenti delle retrospezioni: in quali punti? E perché?

8 Con quale tecnica sono riferiti i pensieri del personaggio?

Riflessione e produzione1 Trascrivi una frase del testo che possa confermare questo giudizio che Goethe ha dato

del suo lavoro: “In fondo il Meister non vuol dire altro che questo: che l’uomo, nono-stante le sue follie ed errori, guidato da una mano più alta, riesce tuttavia sempre a un fine felice”.

2 Ti sarà senz’altro capitato di dover prendere una decisione analoga a quella di Wilhelm: a proposito di che cosa? Hai scelto il sì oppure il no? Racconta brevemente l’accaduto, illustrando, in particolare, le motivazioni che ti hanno guidato nella scelta.

106

Guida_A.indd 106 27/03/12 09.39

Page 98: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 9

Il romanzo e la crescita: il romanzo di formazione e il romanzo d’avventura

A

VERIFICA FINALEUnità 9: Il romanzo d’avventura

Alunno Classe Data

Verifica della teoria1 Scrivi la definizione di romanzo d’avventura.

2 Qual è lo scopo principale del romanzo d’avventura? Quali altri scopi può avere?

3 Quali caratteristiche ha, di solito, lo stile di questo sottogenere del romanzo?

robinson CrUsoe danieL defoe

Questo romanzo di Daniel Defoe (1660-1731) è uno tra i più celebri del sottogenere. Robinson Crusoe, un giovane di buona famiglia amante dell’avventura, fa naufragio in un’iso la sconosciuta e deserta: la sua intelligenza, il suo coraggio, il suo spirito d’iniziativa e di adattamento gli consentono di superare ogni difficoltà e di sopravvivere sull’isola per quasi trent’anni, fino al sospirato ritorno a casa.

Il bilancio di Robinson

Incominciai allora a meditare seriamente sulla situazione in cui mi trovavo, sullo stato in cui ero ridotto; e redassi per scritto un bilancio dei miei affa-ri, non tanto perché prevedessi di lasciarlo a chicchessia destinato a venire dopo di me, giacché non vedevo la probabilità di avere degli eredi, quanto per liberarmi dall’incubo delle idee fisse, e dalle quali ero afflitto senza posa1. E siccome la ragione cominciava a prevalere sullo sconforto, m’ingegnai a consolarmi come meglio potevo, e a contrapporre il bene al male, in modo da elaborare qualche argomento che mi consentisse di distinguere la mia sorte da altre peggiori; e così stabilii nel seguente modo, con assoluta imparzialità, quasi fossero il dare e l’avere di un libro contabile, le consolazioni di cui go-devo e le afflizioni che avevo sofferto:

1. Senza posa: senza tregua.

107

Guida_A.indd 107 27/03/12 09.39

Page 99: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

DARE AVERE

Sono stato scelto io, fra tutti gli uo-mini, per esser separato da tutti e condurre una vita infelice.

Ma è anche vero che sono stato io, di tutto l’equipaggio, a scampare alla morte. E colui che mi ha mi-racolosamente salvato dalla morte può anche salvarmi da questa con-dizione.

Sono stato separato dal genere umano, per vivere reietto, al bando dal consorzio civile2.

Ma non sono ridotto alla fame su una terra sterile, priva di qualsiasi possibilità di sostentamento.

Non ho indumenti per coprirmi. Ma il clima è caldo, e non potrei in-dossare alcun vestito, anche se ne avessi.

Non ho strumenti di difesa per proteggermi dall’attacco di uomini o animali.

Ma in quest’isola non vedo bel-ve feroci che possano aggredirmi, come ne avevo viste sulla costa dell’Africa. Che cos’avrei fatto se fossi finito laggiù?

Non ho nessuno con cui parlare e dal quale avere conforto.

Ma per miracolo divino la nave è andata ad arenarsi a breve distan-za dalla riva, cosicché ho potuto cavarne3 tante cose utilissime, che mi serviranno per soddisfare le mie necessità o per mettermi in grado di soddisfarle finché avrò vita.

Si trattava, nell’insieme, di una incontestabile dimostrazione che in tutto il mondo non ci fosse condizione più miseranda della mia, ma che il mio stato comportava qualcosa di positivo e di negativo che sollecitava la mia grati-tudine. Sia questo dunque l’insegnamento che si può trarre dall’aver spe-rimentato la più infelice condizione del mondo: che noi possiamo sempre cogliervi qualcosa cui attingere conforto, e che, nel bilancio del bene e del male, abbiamo il dovere di metterlo all’attivo del conto.Pertanto, avendo indotto il mio spirito ad apprezzare un poco la mia con-dizione, e avendo rinunciato a tener gli occhi sempre fissi sul mare nella speranza di scorgervi qualche nave, rinunciando insomma a queste cose co-minciai a darmi da fare per apportare miglioramenti al mio regime di vita, cercando di agevolare la mia situazione per quanto mi era possibile.Ho già descritto la mia abitazione, costituita da una tenda che avevo allestito al riparo di una balza rocciosa4 e protetto per mezzo di una solida palizzata, o meglio da un muro, perché sul lato esterno l’avevo rafforzata innalzando a ridosso del recinto una parete fatta di zolle sovrapposte, dello spessore di circa due piedi5; e più tardi – credo sia stato un anno e mezzo dopo – siste-mai delle travi in diagonale, che partendo da questa parete si appoggiavano

2. Reietto… civile: abbandonato da tutti ed escluso dalla società degli uomini.

3. Cavarne: prende-re.

4. Balza rocciosa: pendio roccioso.

5. Piedi: misura an-glosassone; 1 pie-de = 30,48 cm.

108

Guida_A.indd 108 27/03/12 09.39

Page 100: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 9

Il romanzo e la crescita: il romanzo di formazione e il romanzo d’avventura

A

alla roccia, e le coprii di rami e altre cose idonee6 che riuscii a procurarmi, in modo da farne una specie di tetto a protezione dalla pioggia, che in certi periodi dell’anno cadeva con estrema violenza.Ho già descritto il modo in cui portai tutti i miei beni all’interno di questo recinto e dentro la caverna che avevo scavato sul retro della tenda. Tuttavia non ho ancora detto che in un primo momento avevo ammucchiato caotica-mente ogni cosa alla rinfusa, cosicché ingombrava tutto lo spazio disponibile ed io non avevo modo di rigirarmi; perciò mi misi ad allargare la caverna riprendendo a scavare in profondità, perché la roccia era un’arenaria7 molto friabile e non opponeva resistenza alla fatica che le dedicavo. Quando mi parve che offrisse un rifugio abbastanza sicuro contro gli animali da preda, cominciai a scavare sul lato destro entro la roccia; poi ancora a destra verso l’alto, aprendomi così un passaggio per uscire e trovarmi all’esterno della palizzata o fortificazione.Questo lavoro non soltanto mi fornì di un’uscita e di un’entrata, cioè di un ingresso sussidiario8 e retrostante alla mia tenda e al mio magazzino, ma anche ulteriore spazio per sistemarvi la mia roba.Allora cominciai ad applicarmi alla fabbricazione di alcuni oggetti oltremodo necessari, e di cui sentivo maggiormente il bisogno, a cominciare da una sedia e da un tavolo; poiché senza di essi non potevo fruire dei pochi agi che avevo al mondo. Senza un tavolo non potevo né scrivere né mangiare, né fare qualsiasi altra cosa con lo stesso piacere.Mi misi dunque al lavoro. E qui debbo osservare che, come la ragione è la sostanza e l’origine della matematica, così, inquadrando ogni problema per mezzo della ragione, e giudicandolo nel modo più razionale, col tempo ogni uomo può diventare padrone di qualsiasi arte meccanica9. Io non avevo mai maneggiato un utensile in tutta la mia vita, eppure col tempo, a costo di molta fatica, perseveranza e ingegnosità, mi resi conto che non c’era cosa, fra quan-te mi mancavano, che non sarei riuscito a fabbricarmi da solo, soprattutto disponendo degli strumenti adatti; ma riuscii a fabbricarmi tante cose anche senza disporre di arnesi appropriati, servendomi solo dell’ascia e dell’accetta, secondo una tecnica che forse non era mai stata usata prima di allora e mi causò indicibili fatiche. Per esempio, se avevo bisogno di un’asse di legno, non potevo far altro che abbattere un albero, mettermelo davanti poggiando-lo su un rialzo del terreno e spianarlo a colpi di scure dall’una e dall’altra parte fino a renderlo sottile come una tavola, per poi levigarlo col semplice ausilio dell’ascia. È vero che con questo non avevo altro rimedio che la pazienza, così come non c’era modo di ovviare10 all’incredibile spreco di tempo e fatica che comportava il fabbricarmi una tavola o un’asse. Ma laggiù il tempo e la fatica valevano ben poco, e usarli in un modo o in un altro era tutt’uno.Ad ogni modo cominciai col fabbricarmi, come ho detto dianzi11, una sedia e un tavolo, utilizzando quei monconi12 di assi che avevo prelevato sulla nave e portato a terra con la zattera; ma dopo aver ricavato qualche tavola nel modo testé13 descritto, ne feci delle scansie14 larghe un piede e mezzo, che disposi l’una sull’altra lungo un intero lato della caverna per riporvi gli attrezzi, i chiodi, le ferramenta varie: insomma, per dare un posto ad ogni cosa, onde15 poterla trovare più facilmente. Piantai dei ganci nella roccia per appendervi i fucili e tutte le altre cose che si potevano appendere. Così la mia caverna,

6. Idonee: adatte allo scopo.

7. Un’arenaria: roc-cia di granelli di quarzo.

8. Sussidiario: di ri-serva.

9. Arte meccanica: lavoro manuale.

10. Ovviare: trovare rimedio.

11. Dianzi: prima.

12. Monconi: parti spezzate.

13. Testé: appena.

14. Scansie: ripiani.

15. Onde: per.

109

Guida_A.indd 109 27/03/12 09.39

Page 101: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

se qualcuno avesse potuto visitarla, sarebbe sembrata il magazzino generale di tutti i generi di prima necessità. Tutto era a posto, a portata di mano, e provavo la massima soddisfazione nel vedere la mia roba in perfetto ordine, e soprattutto nel constatare che disponevo di una ricca riserva di tutte le sup-pellettili indispensabili.

Da D. Defoe, Robinson Crusoe, Garzanti, Milano

Comprensione1 Qual è la causa della presenza di Robinson Crusoe su un’isola deserta?

2 Perché egli ritiene di essere stato fortunato?

3 Di quali oggetti egli avverte un particolare bisogno e per quali necessità?

4 Per quanto tempo egli resterà sull’isola?

Analisi1 Chi racconta la vicenda?

2 L’autore ha scelto questo tipo di narratore

perché è tipico del romanzo d’avventura perché era di moda all’epoca perché conferisce al romanzo un’apparenza di realtà.

3 Quale vantaggi comporta questa scelta per la comprensione della vicenda?

4 Descrivi il carattere di Robinson: dal momento che la sua presentazione è fatta per

………………………, illustra ognuna delle qualità che riscontri in lui con un’azione che

ha compiuto.

5 Elenca tutte le conquiste di Robinson sull’isola, che dimostrano il suo carattere intra-prendente e il suo spirito d’iniziativa.

6 Se Robinson è l’eroe, chi è il suo antagonista?

7 Quale facoltà diventa, invece, il suo aiutante?

8 Riconosci una retrospezione e un’anticipazione presenti nel testo e spiega perché esse si trovano frequentemente nello schema narrativo del romanzo d’avventura.

9 Trascrivi una frase del testo che appartenga al tempo della scrittura.

110

Guida_A.indd 110 27/03/12 09.39

Page 102: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 9

Il romanzo e la crescita: il romanzo di formazione e il romanzo d’avventura

A

10 Lo spazio dell’isola è lontano, chiuso, misterioso, ma presenta anche degli elementi di realismo, per rendere il racconto più credibile: per quale motivo, per esempio, Robinson non ha difficoltà a crearsi uno spazio abitativo più grande?

11 Nel primo capoverso emerge in modo chiaro la mentalità pratica del protagonista, che si esprime, non a caso, con il lessico dei mercanti: quali vocaboli sono ricondu-cibili a questo tipo di lessico?

Riflessione e produzione1 Elenca gli insegnamenti che Robinson ha tratto dalla sua avventura.

2 Prova a tracciare un bilancio, come quello di Robinson, su un aspetto della tua vita (il rapporto con i tuoi genitori, la tua vita di studente… o quello che vuoi tu). Vince il dare o l’avere? Per quale motivo?

111

Guida_A.indd 111 27/03/12 09.39

Page 103: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 10: Il romanzo psicologico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo psicologico.

2 Spiega il concetto di tempo misto.

3 La descrizione dei personaggi del romanzo psicologico del Novecento s’ispira spesso a una disciplina: quale? Per quale motivo?

gLi indifferenti aLberto moravia

Il romanzo da cui è tratto il passo che proponiamo, Gli indifferenti, uscito nel 1929, è uno specchio fe-dele della crisi della borghesia italiana del primo Novecento, ormai priva di valori e apatica nei confronti della realtà che la circonda. La protagonista, Mariagrazia, una ricca vedova con due figli, ha da qualche tempo una relazione con Leo, un uomo che cerca, in realtà, solo di impossessarsi del suo patrimonio. Un giorno Michele, il figlio di Mariagrazia, scopre che Leo ha rivolto le sue attenzioni anche a sua sorella, Carla: egli decide, pertanto, di vendicare l’onore della famiglia uccidendo Leo.

Fallimentari propositi di vendetta

Un freddo, mortale disagio gli gelò il sangue; “Ecco, ci siamo” pensò. La strada era veramente quella che cercava; case nuove, candide, giardini ancor vuoti, qua e là costruzioni cariche d’impalcature, marciapiedi senza selciato1; la campagna non doveva essere lontana; poca gente passava; nessuno si vol-tava per guardarlo, nessuno l’osservava. “Eppure vado ad uccidere un uomo” pensò; frase inverosimile; mise la mano in tasca, toccò la rivoltella; uccidere Leo significava ucciderlo veramente, toglierlo dal numero dei vivi, farne scor-rere il sangue: “Bisogna ucciderlo” pensò febbrilmente. “Ucciderlo … così … senza troppo rumore … così … ecco: mirare al petto … egli cade … cade in terra … mi chino, senza far rumore, con lentezza, lo finisco”. La scena che

1. Selciato: pietre levigate con cui si pavimentano le strade.

112

Guida_A.indd 112 27/03/12 09.39

Page 104: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 10

Il romanzo e l’indagine: il romanzo psicologico e il romanzo poliziesco

A

doveva essere fulminea, gli appariva lunghissima, disgregata nei suoi gesti, silenziosa; un mortale malessere lo vinceva: “Bisognerebbe ucciderlo senza accorgersene” pensò; “allora sì, tutto andrebbe bene”.Il cielo era grigio; poca gente passava; un’automobile; ville; giardini; la rivol-tella in fondo alla tasca; il grilletto; il calcio. Si fermò un istante a guardare il numero del portone: in quel momento la propria tranquillità lo spaventò: “Se continuo con questa calma” pensò atterrito “non se ne fa nulla…: biso-gna essere sdegnati, furiosi…”. Riprese il cammino; il numero ottantatré era più lontano. “Bisogna montarsi2”, pensò febbrilmente, “vediamo … vediamo le ragioni che ho di odiare Leo … mia madre … mia sorella … era pura pochi giorni fa … ora in quello stesso letto … nuda … perduta … Leo l’ha presa … posseduta … mia sorella … posseduta … mia sorella … posseduta … mia sorella … mia sorella … trattata come una donnaccia … distesa in quel sudicio letto … orribile … orribile … nuda tra quelle braccia … la mia anima freme al solo pensiero … piegata al vizio di quell’uomo … mia sorella … orribile”. Si passò una mano sul collo, si sentiva la gola secca. “Al diavolo mia sorella” pensò disperato ritrovandosi nella stessa calma di prima; tutte quelle fantasie non l’avevano scosso; guardò un portone; era già il numero sessantacinque; un’atroce paura l’invase di non sapere agire; mise la mano in tasca, strinse nervosamente la rivoltella: “Al diavolo tutti … cosa importano le ragioni … ho deciso di ucciderlo e lo ucciderò”. Affrettò il passo; le case sfilavano, una dopo l’altra, più presto, più presto … bisognava ucciderlo e l’a-vrebbe ucciso … ecco tutto; il numero settantacinque, settantasei, una strada, settantasette, settantotto; improvvisamente si mise a correre, la rivoltella gli sbatteva contro la coscia; osservò sul marciapiedi una bambina di forse dieci anni che tenendo per mano un bimbo più piccolo gli veniva incontro; pensò d’incrociarli; ma raggiunse prima di loro il portone di Leo, ed entrò col rim-pianto di non averli almeno sfiorati. “E ora” pensò arrampicandosi su per la scala “il più bello sarebbe non trovarlo in casa”. Fece di corsa due rampe, al secondo pianerottolo, a destra, trovò la porta del suo nemico; una targa di ottone portava la scritta: Cav. Leo Merumeci.Non suonò; voleva entrare col respiro tranquillo ed era ansante; aspettò dritto, immobile davanti quella porta chiusa, che l’ansito3 e i battiti del cuo-re si fossero calmati; ma non si calmavano; il cuore pulsava, saltava con fracasso nel suo petto, i polmoni gli si sollevavano contro volontà in un respiro doloroso. “O cuore, o respiro!” pensò con dispetto triste e nervoso, “anche voi vi mettete contro di me?” Premette con una mano il fianco, tentò di dominarsi; quanto tempo sarebbe stato necessario perché il corpo fosse stato pronto come la sua anima? Contò da uno a sessanta, ridicolmente, immobile contro quella porta silenziosa; ricominciò ... finalmente stanco, s’interruppe e suonò.Udì il campanello echeggiare nell’appartamento vuoto; silenzio; immobili-tà: “Non è in casa” pensò con una gioia e un sollievo profondo. “Suonerò ancora una volta per scrupolo … e poi me ne andrò” e già, apprestandosi a premere di nuovo il bottone, già immaginava di ridiscendere nella strada, andarsene per la città, libero, distrarsi; già dimenticava i suoi propositi di vendetta, quando dei passi pesanti risuonarono sul pavimento, al di là dalla porta; poi questa si aprì e Leo apparve.

2. Montarsi: cari-scarsi di tensione, adirarsi.

3. Ansito: il respiro affannoso.

113

Guida_A.indd 113 27/03/12 09.39

Page 105: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Indossava una veste da camera, aveva la testa arruffata e il petto nudo; squa-drò dall’alto in basso il ragazzo.- Tu qui - esclamò con faccia e voce assonnate, senza invitarlo ad entrare; - e cosa vuoi? Si guardarono: “Cosa voglio?” avrebbe voluto gridare Michele; “Lo sai bene, spudorato, cosa voglio”. Ma si trattenne.- Nulla - disse in un soffio, ché ora il respiro di nuovo gli mancava; - soltanto parlarti.Leo alzò gli occhi; un’espressione impudente e stupita gli passò sul volto:- Oh bella, parlare? a me? a quest’ora? - disse con stupore esagerato; si teneva sempre nel bel mezzo della soglia: - E cosa vuoi dirmi? … Senti, senti caro - soggiunse cominciando a chiudere la porta, - non sarebbe meglio un altro giorno? Stavo dormendo, non ho la testa abbastanza chiara… per esempio domani.La porta si chiudeva. “Non è vero che stavi dormendo” pensò Michele, e ad un tratto gli scaturì quest’idea: “Carla è di là… in camera sua”, e gli parve di vederla nuda, seduta sul bordo del letto, in atto di ascoltare ansiosamente questo dialogo tra l’amante e lo sconosciuto visitatore; diede una spinta alla porta ed entrò: - No - disse con voce ferma e turbata, - no, oggi stesso ho da parlarti… ora. Un’esitazione: - E sia - profferì4 l’altro come chi è al termine della sua pazienza; Michele entrò: “Carla è di là” pensava e un turbamento straordinario lo possedeva. - Di’ la verità - profferì al fine con sforzo mentre quello chiudeva la porta, posandogli una mano sulla spalla; - di’ la verità, che ho turbato qualche dolce colloquio… c’è qualcheduno di là non è vero?… eh, eh! … qualche bella ragazza …Vide l’uomo voltarsi e schermirsi5 con un sorriso odioso di malcelata vanità:- Assolutamente nessuno… dormivo. - Capì di aver colto nel segno.Mise la mano in tasca e strinse la rivoltella. - Dormivo proprio - ripeté Leo senza voltarsi, precedendolo nell’anticamera: dormivo profondamente e fa-cevo dei sogni bellissimi.- Ah! sì!- Sì… e tu sei venuto a destarmi.“No, colpirlo alle spalle no” pensò Michele; trasse di tasca la rivoltella e tenendo la mano contro il fianco la puntò nella direzione di Leo… appena questi si sarebbe voltato, avrebbe sparato.Leo entrò per primo nel salotto, andò alla tavola, accese una sigaretta: avvolto nella veste da camera, come un lottatore, a gambe larghe, con la testa, arruffata e tozza, china verso l’invisibile fiammifero, egli dava l’impressione di un uomo sicuro di sé e della sua vita; poi, si voltò, allora, non senza odio, Michele alzò la mano e sparò. Non ci fu né fumo né fracasso; alla vista della rivoltella Leo spaventatissimo si era gettato con una specie di muggito dietro una sedia: poi il rumore secco del grilletto. “S’è inceppata” pensò il ragazzo; vide Leo urlante: “Sei matto!” e alzare una sedia in aria mostrando tutto il corpo: si protese in avanti e sparò daccapo; nuovo rumore del grilletto. “È scarica” comprese al-fine atterrito, “e le palle l’ho in tasca io”. Fece un salto da parte, per evitare la seggiola di Leo, corse all’angolo opposto; la testa gli girava, aveva la gola secca, il cuore in tumulto: “Una palla” pensò disperatamente “soltanto una palla”.

4. Profferì: disse.

5. Schermirsi: assu-mere un atteggia-mento di difesa.

114

Guida_A.indd 114 27/03/12 09.39

Page 106: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 10

Il romanzo e l’indagine: il romanzo psicologico e il romanzo poliziesco

A

Frugò, arraffò con le dita febbrili alcuni proiettili, alzò la testa, tentando, cur-vo colle mani impazzate6, di aprire il tamburo e cacciarci la carica; ma Leo scorse il suo gesto ed egli ricevette di sbieco un colpo di seggiola sulle mani e sulle ginocchia, così forte che la rivoltella cadde in terra; dal dolore chiu-se gli occhi, poi una rabbia indicibile lo invase; si gettò su Leo tentando di stringerlo al collo; ma fu preso, scagliato prima a destra poi a sinistra, e alfine respinto con tanta violenza che dopo aver ciecamente urtato e rovesciato una sedia, cadde sul divano… L’altro gli fu sopra e lo prese per i polsi.Silenzio; si guardarono; rosso, ansante, costretto in malo modo dentro il di-vano, Michele fece uno sforzo per liberarsi; Leo gli rispose torcendogli i polsi; altro sforzo; altra torsione; alfine il dolore e la rabbia vinsero il ragazzo: gli parve oscuramente che la vita non fosse mai stata così aspra come in questo momento nel quale, così brutalmente oppresso, gli tornava un lamentoso desiderio di certe lontanissime carezze materne: gli occhi gli si empirono di lacrime; allentò i muscoli doloranti, si abbandonò. Per un istante l’uomo lo guardò: la veste da camera era aperta; il petto nudo e peloso gli si sollevava in un respiro che ogni tanto si sfogava per le narici frementi in una specie di soffio ferino7: guardava, guardava e tutta la sua persona esprimeva un minac-cioso furore a stento trattenuto. - Sei matto! - profferì alfine con forza scrollando la testa; e lo liberò. Michele si alzò fregandosi i polsi indolenziti: vedeva Leo dritto, immobile nel mezzo della stanza, la sedia rovesciata e là, nell’angolo, quella cosa nera, la rivoltel-la... veramente tutto era finito… tutto era stato fatto… ma non gli riusciva di capire… non sapeva se doveva mostrarsi ancora indignato o invece timoro-so… guardava Leo e macchinalmente continuava a fregarsi i polsi.- E ora - disse alfine l’uomo voltandosi verso la porta, - ora fammi il santis-simo piacere di andartene. - Avrebbe voluto proferire qualche violenza ma si trattenne. - E di questa tua sciocchezza - soggiunse - parlerò con tua madre.

Da A. Moravia, Gli indifferenti, Bompiani, Milano

Comprensione1 Chi è Carla?

2 Perché Michele è convinto che si trovi a casa di Leo?

3 Perché Michele non riesce a uccidere Leo?

Analisi1 Il narratore è ………………………… e utilizza, per il suo racconto, la focalizzazione

…………………………

2 Trascrivi un passo che dimostri in modo chiaro l’utilizzo di questo tipo di focalizza-

zione.

6. Impazzate: agitate.

7. Ferino: animale-sco.

115

Guida_A.indd 115 27/03/12 09.39

Page 107: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Per quale motivo l’autore ha scelto questo tipo di narratore e con queste precise caratteristiche?

4 Cita le espressioni che ti sembrano più significative per dimostrare l’inautenticità del proposito di Michele.

5 Quale suo gesto ne è la più evidente conferma?

6 ……………………………………………………………, l’inventore della psicanalisi, cioè

…………………………………………………………, avrebbe definito questo suo gesto un atto mancato: sai spiegare il perché?

7 Qual è il vero motivo dell’odio di Michele per Leo?

8 Qui di seguito ti forniamo un elenco di caratteristiche: attribuisci a ciascuno di questi due personaggi quelle che gli sono proprie.

Mancanza d’interessi – corruzione morale – volontà debole – arroganza – egoismo – slealtà – senso di sconfitta – inettitudine – meschinità – mancanza di determinazione – difesa dei propri interessi.

Leo: ……………………………………………………………………………………………

Michele: ………………………………………………………………………………………

9 Quali caratteristiche ha lo spazio del racconto? Perché, a parer tuo, ha proprio queste caratteristiche?

10 Quali caratteristiche ha il lessico usato? Cita qualche esempio per confermare la tua risposta.

11 In che modo la sintassi aiuta a creare una concitazione che, in realtà, Michele non ha?

Riflessione e produzione1 Perché Michele può essere considerato un inetto? In che cosa assomiglia a tanti perso-

naggi del romanzo novecentesco?

2 L’indifferenza che dà il titolo al romanzo è ormai un atteggiamento comune nell’uomo contemporaneo: nei confronti di che cosa sei indifferente? E per quale motivo?

116

Guida_A.indd 116 27/03/12 09.39

Page 108: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 10

Il romanzo e l’indagine: il romanzo psicologico e il romanzo poliziesco

A

VERIFICA FINALEUnità 10: Il romanzo poliziesco

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo poliziesco.

2 Descrivi brevemente le principali caratteristiche della detective story e cita il nome di un autore che ha usato questo modello narrativo.

3 Descrivi brevemente le principali caratteristiche del romanzo poliziesco americano e cita il nome di un autore che ha usato questo modello narrativo.

La fiera di san pietro eLLis peters

Questo passo ha come protagonista fratello Cadfael, il monaco detective nato dalla penna di Ellis Peters. Qui egli è alle prese con uno spietato assassino che ha insanguinato la Fiera di San Pietro dell’anno del Signore 1139.

Fratello Cadfael indaga

Si chinò a scostare il ruvido cappuccio che copriva a mezzo il viso scarno del guantaio, da un sopracciglio alla guancia sull’altro lato. Una ferita poco sopra la tempia sinistra indicava il punto in cui era stata vibrata con la mano destra una bastonata, non appena Euan1 aveva aperto la porta, probabilmente con l’intenzione di stordirlo quanto bastava per infilargli il cappuccio sopra la te-sta e imbavagliarlo, come era stato fatto con Warin2. Ma qui l’aggressore si era trovato davanti a un uomo robusto e ben sveglio, non a un pavido coniglio addormentato.

1. Euan: è il nome del guantaio.

2. Warin: il guardia-no di un espositore della fiera: anch’e-gli è stato vittima di un’aggressione.

117

Guida_A.indd 117 27/03/12 09.39

Page 109: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

«Lo stesso metodo in entrambi i casi», commentò Cadfael. «E forse nemme-no qui c’era l’intenzione di uccidere, ma non deve essere stato facile ridurre all’incoscienza questo qui. Ha lottato. E ha il collo spezzato. A giudicare dalle apparenze, si direbbe che qualcuno gli sia girato alle spalle per assicurargli il cappuccio sul viso e, nella lotta che ne è derivata, gli abbia dato uno strattone all’indietro con troppa forza. Euan era forte e agile, ma le sue ossa comin-ciavano a invecchiare, erano diventate fragili e non hanno resistito al colpo. Non credo che vi sia stata premeditazione in questo senso. Se Euan non si fosse ribellato, lo avremmo trovato imbavagliato e legato come Warin, ma vivo come lui. Come si sono accorti che era morto, hanno rovistato in fretta e furia dappertutto, lasciando poi la merce così, dov’era caduta.»Beringar3 sgombrò il leggero intrico delle pelletterie, cinture, cinghie e guan-ti, sparse sul pavimento e sopra il corpo di Euan. L’avambraccio destro del guantaio era coperto da un lembo della sua lunga veste che l’aggressore aveva scostato con un calcio. Quando lo ebbe messo allo scoperto, Hugh si lasciò sfuggire un fischio di sorpresa. La mano del morto stringeva ancora un lungo pugnale dalla lama scanalata, con guarniture dorate sotto l’impu-gnatura. Alla sua cintura, ora mezzo nascosta sotto la coscia rialzata, c’era una guaina vuota.«Un uomo in gamba! E guardate, ha ferito qualcuno!» Sulla punta del pu-gnale c’era sangue, che era scorso per alcuni centimetri lungo le scanalature, in due linee sottili color cremisi4 che ora, asciugandosi, si stavano facendo più scure.«Rhodri ap Huw5», rammentò Cadfael, «ha detto che era un’anima solitaria che non si fidava di nessuno... nemmeno del suo facchino e del suo stesso guardiano! Portava sempre un’arma, ha aggiunto, e sapeva servirsene». Si inginocchiò accanto al corpo e vi fece scorrere sopra le mani, dalla testa ai piedi, palpandolo e osservando con cura ogni particolare.«Lo farete portare al castello, suppongo, o all’abbazia per esaminarlo meglio, ma credo che non abbia ferite, oltre a quella sulla fronte. Il sangue sul pu-gnale non è suo.»«Se potessimo dire con altrettanta facilità di chi è!» mormorò Hugh, accovac-ciandosi all’altro lato del corpo, con l’agilità della gioventù. Fratello Cadfael, che si era inginocchiato con uno scricchiolio di tutte le sue vecchie ossa, pro-vò un barlume d’invidia. Beringar sollevò un braccio già irrigidito del morto e tastò le dita ripiegate sul pugnale.«Lo tiene ben stretto!» Dovette fare un certo sforzo per stenderle quanto bastava a liberare l’impugnatura dalla stretta convulsa. Nella luce obliqua che entrava dall’imposta aperta, qualcosa brillò per una frazione di secondo, ondeggiando sulla punta della lama, poi svanì, così come fanno i granelli di polvere che creano fugaci scintille dorate in un raggio di sole. Su un lato della lama c’era anche qualcosa che a prima vista poteva sembrare un’esile incro-stazione di sangue. Cadfael si protese, accennando con un dito. «Un capello biondo!» esclamò. «Eccolo di nuovo!» Il lampo dorato ondeggiò curvandosi e torcendosi mentre Hugh rigirava nella mano il pugnale.«Non è un capello, è un filo sottile, giallastro. Un filo di lino non ancora sbiancato. Il solco nella lama ha strappato un minuscolo brandello di stoffa e il sangue lo ha incollato. Guardate!»Niente più che un minuscolo bioccolo6 di materiale bruno, una lieve fran-

3. Beringar: Hugh Beringar è il vice sceriffo della con-tea in cui si svolgo-no i fatti.

4. Color cremisi: di un colore rosso ac-ceso.

5. Rhodri ap Huw: un mercante di la-na e miele.

6. Bioccolo: fiocco di cotone prima della filatura.

118

Guida_A.indd 118 27/03/12 09.39

Page 110: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 10

Il romanzo e l’indagine: il romanzo psicologico e il romanzo poliziesco

A

gia lungo la scanalatura della lama. Sottile come un filo d’erba, ma quan-do Cadfael strinse il filo che sporgeva a un capo e lo tirò, il bioccolo risultò lungo quanto la sua mano. Il colore, benché scurito dal sangue essiccato, si mostrava ancora intatto a un margine, un pallido color ruggine e a un capo fluttuava allegramente il lungo, sottile filo di lino che si incurvava come un capello ondulato.«Una strisciolina di stoffa lunga un palmo», mormorò il monaco. «E che ter-minava a un orlo, perché senza dubbio questo è il filo di una cucitura che la lama ha strappato per la lunghezza di qualche punto.» Socchiuse gli occhi raffigurandosi la scena di Euan che apriva la porta, la fulminea bastonata che non era riuscita ad abbatterlo, il veloce movimento della sua mano che estrae va il pugnale e vibrava il colpo. Quasi a faccia a faccia e petto contro petto, un uomo bravissimo con la mano destra e il cuore del suo aggressore come un bersaglio scoperto.«Ha cercato di colpirlo al cuore», disse, convinto. «Come avrei fatto io, o quanto meno come avrei fatto un tempo. L’altro, senza dubbio, gli è scivola-to dietro e ha evitato il colpo, ma l’intenzione di Euan era stata certamente quella. Qualcuno, da qualche parte, ora ha un giubbetto strappato, forse sulla sinistra del petto o forse sulla manica. L’aggressore dovrebbe avere alzato le braccia, cercando di agguantare Euan, perciò oserei dire alla manica sinistra, dall’orlo fino a metà avambraccio. Il filo della cucitura sarebbe rimasto impi-gliato nella lama e strappato per la lunghezza di alcuni punti.»Hugh rifletté per qualche momento, con un senso di rispetto, su quell’ipo-tesi e la trovò impeccabile. «Più o meno un graffio, direste? Non ha lasciato tracce di sangue sulla porta, non dovrebbe nemmeno avere avuto bisogno di tamponarlo.»«Potrebbe averlo trattenuto la manica. Sì, probabilmente soltanto un graffio, ma molto lungo. Dovrebbe essere ben visibile.»«Sì, se sapessimo dove guardare!» Hugh fece una risatina secca all’idea di mandare i suoi sergenti in giro per quell’affollatissima fiera, chiedendo a tutti gli uomini di rimboccarsi la manica sinistra e mostrare il braccio. «Semplice come l’acqua! Tuttavia non v’è motivo perché voi e io e gli uomini che potrò avere a mia disposizione e che siano fidati, non abbiamo a tenere gli occhi aperti per tutta la giornata alla ricerca di una manica strappata, o di una ap-pena rammendata.»

Da E. Peters, La fiera di San Pietro, TEA, Milano

Comprensione

1 Chi è Euan?

2 Che cosa stringe tra le mani la vittima?

3 Raccogli e ordina tutte le informazioni ricavate da fratello Cadfael sull’omicidio.

119

Guida_A.indd 119 27/03/12 09.39

Page 111: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Analisi1 Chi racconta la vicenda?

2 Il narratore interviene spesso nella narrazione con osservazioni e commenti; fai un esempio e spiega lo scopo di questi interventi.

3 Com’è la struttura tipica del romanzo poliziesco?

4 A quale parte di questa struttura puoi ricondurre il passo che hai letto? Per quale motivo?

5 Attribuisci un nome a

investigatore: ………………………………………………

vittima: ………………………………………………

aiutante dell’investigatore: ………………………………………………

e poi spiega quali caratteristiche di ciascun personaggio sono tipiche del ruolo rico-perto.

6 Descrivi il metodo d’indagine di fratello Cadfael.

7 La descrizione dei luoghi e degli oggetti è molto precisa: fai un esempio per ciascuno dei due e spiega il motivo di questa precisione.

8 Nella luce obliqua che entrava dall’imposta aperta, qualcosa brillò per una frazione

di secondo, ondeggiando sulla punta della lama, poi svanì, → è un esempio di sce-

na-…………; così come fanno i granelli di polvere che creano fugaci scintille dorate in

un raggio di sole → è una …………………. Entrambe hanno il compito di …………

……………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………………………………………………

Riflessione e produzione1 Spiega per quale motivo questo passo (e il romanzo di cui fa parte) può essere ricon-

dotto al modello francese.

2 Prova a improvvisarti cronista di cronaca nera e trasforma questa pagina di romanzo in un articolo per un ipotetico giornale dell’epoca: descrivi le condizioni del cadavere, illu-stra le prime ipotesi dell’investigatore, appellati al senso di collaborazione dei cittadini per individuare al più presto il misterioso uomo dalla manica strappata…

120

Guida_A.indd 120 27/03/12 09.39

Page 112: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 11

Il romanzo e la paura: il romanzo horror

A

VERIFICA FINALEUnità 11: Il romanzo horror

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo horror.

2 Quale differenza c’è tra il romanzo horror del ’700-’800 e quello del Novecento?

3 Che cosa indica il termine splatter?

draCULa bram stoKer

Il conte Dracula è uno dei personaggi più popolari del romanzo horror: la sua storia è stata raccontata dallo scrittore irlandese Abraham (Bram) Stoker (1847-1912) in un romanzo del 1897 che ebbe (e ha tuttora) molto successo.

A casa di Dracula

dal diario di Jonathan harker1

5 maggio. Sì, devo aver dormito, perché, se fossi stato del tutto sveglio, non avrei potuto non notare l’approccio a un luogo così singolare. Nella semi-oscurità, la corte2 pareva di notevoli dimensioni, e siccome parecchi anditi3 bui se ne dipartivano da sotto grandi archi a tutto sesto4, forse sembrava più spaziosa di quanto non fosse in realtà.Ancora non ho avuto modo di vederla di giorno. Fermatosi il calesse, il cocchiere ne è balzato a terra, porgendomi la mano per aiutarmi a scendere, e una volta ancora mi sono meravigliato della sua prodi-giosa forza: una mano che sembrava in realtà una morsa d’acciaio che, a suo capriccio, avrebbe potuto stritolare la mia. Poi ha preso il mio bagaglio, met-tendolo a terra ai miei piedi, di fronte a un grande portone, antico e guarnito di grosse borchie di ferro, incastonato in un portale aggettante5 di pietra mas-siccia. Potevo vedere, nonostante la poca luce, che il portale era tagliato in un solo pezzo, ma che i rilievi erano assai consunti dal tempo e dalle intemperie.

1. Jonathan Harker: è stato inviato in Transilvania, a casa del conte Dracula, dallo studio legale per cui lavora, per trattare l’acquisto di un appartamen-to a Londra, dove il conte intende tra-sferirsi.

2. La corte: il cortile interno al castello.

3. Anditi: stretti cor-ridoi.

4. Se ne… sesto: partivano dal cor-tile sotto grandi ar-chi semicircolari.

5. Aggettante: spor-gente.

121

Guida_A.indd 121 27/03/12 09.39

Page 113: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Mentre me ne stavo lì, il cocchiere è rimontato a cassetta6 e ha scosso le redini; i cavalli sono ripartiti, e il veicolo e quant’altro sono scomparsi in un buio andito. Sono rimasto in silenzio dov’ero, non sapendo che fare. Non vi era traccia né di campanello né di picchiotto7 ed era improbabile che la mia voce riuscisse a farsi udire di là da quelle arcigne8 mura e da quelle negre aperture di finestre. Il tempo che sono rimasto in attesa mi è parso interminabile, e mi sentivo assediato da dubbi e paure. A che razza di luogo ero mai approdato, e tra che gente? Che tetra avventura era quella in cui mi ero imbarcato? Dovevo con-siderarlo un episodio corrente9 nella vita dell’impiegato di uno studio legale spedito a delucidare a uno straniero l’acquisto di una proprietà a Londra? […] Ho cominciato a fregarmi gli occhi e a pizzicottarmi, per vedere se ero davvero sveglio. […] Ero proprio sveglio, e tra i Carpazi10, e altro non mi re-stava che pazientare e attendere l’arrivo del mattino.Ero appena giunto a questa conclusione, quando ho udito un passo pesante venire alla mia volta di là dal gran portone e, attraverso le fessure, è filtrato il raggio di una luce che s’avvicinava. Poi, lo strepito di catene, il clangore11 di pesanti catenacci tirati. Una chiave ha girato con l’acuto stridore di un lungo disuso12, e il grande battente si è spalancato.Dentro, stava un vecchio alto, accuratamente sbarbato a parte i lunghi baffi bianchi, e nerovestito da capo a piedi, senza una sola macchia di colore in tutta la persona. In mano reggeva una vetusta13 lucerna d’argento […] Con la destra, il vecchio m’ha rivolto un cortese cenno d’invito, dicendo in un ottimo inglese, ancorché14 di singolare cadenza:«Benvenuto nella mia casa! Entrate libero e franco15!» Non ha accennato a venirmi incontro ma è rimasto immobile, come una statua, quasi che il gesto di benvenuto l’avesse pietrificato. Tuttavia, non appena ho varcato la soglia, si è mosso d’un subito e, stendendo la mano, ha afferrato la mia con un vigore tale da farmi sobbalzare, risultato nient’affatto sminuito dal sembrare essa fredda come ghiaccio – più la mano di un morto che di un vivo. E ha ripetuto:«Benvenuto nella mia casa! Entrate libero e franco. Andatevene poi sano e salvo, e lasciate alcunché16 della felicità che arrecate!». La forza della stretta di mano era talmente simile a quella del cocchiere, di cui non avevo scorto il volto, che per un istante mi ha assalito il dubbio che si trattasse della stessa persona; onde accertarmene, ho chiesto:«Il Conte Dracula?» Quegli ha abbozzato un compito17 inchino, rispondendo:«Sono Dracula; e vi dò il benvenuto, signor Harker, in casa mia. Entrate; l’aria notturna è fredda, e avrete bisogno di mangiare e di riposarvi». Così dicendo, ha collocato la lucerna su un braccio portalampada e, uscito, ha preso il mio bagaglio, che ha portato dentro prima che potessi impedirglielo. E alle mie proteste ha replicato:«Orsù, signore, siete mio ospite. È tardi, e la mia servitù si è già ritirata. La-sciate che mi occupi io stesso di voi». Ha insistito per portare il mio bagaglio lungo il corridoio e poi su per uno scalone a spirale, e lungo un altro ampio corridoio, sul cui pavimento di pietra i nostri passi echeggiavano cupi. In fondo a questo, ha aperto un uscio pesante, e mi sono rallegrato alla vista di una stanza bene illuminata in cui era una tavola apparecchiata con la cena, e nell’immenso camino della quale fiammeggiava e splendeva un gran fuoco di ceppi rincalzati18 di fresco.

6. A cassetta: sul suo sedile.

7. Picchiotto: bat-tente (un grosso anello metallico per battere sulla porta).

8. Arcigne: di aspet-to severo.

9. Corrente: del tutto normale.

10. Carpazi: una ca-tena montuosa dell’Europa O-rientale.

11. Il clangore: il suono metallico.

12. Di un lungo di-suso: di una lun-ga inattività.

13. Vetusta: vecchia.

14. Ancorché: seb-bene.

15. Libero e franco: senza timore.

16. Alcunché: un po’.

17. Compito: edu-cato.

18. Rincalzati: siste-mati.

122

Guida_A.indd 122 27/03/12 09.39

Page 114: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 11

Il romanzo e la paura: il romanzo horror

A

Il Conte si è fermato, ha posato le mie valigie, ha chiuso l’uscio, ha attra-versato la stanza, ha aperto un’altra porta che dava in una piccola camera ottagonale illuminata da una sola lampada, in apparenza senza finestra di sorta. Attraversata anche questa, ha aperto una seconda porta, facendomi cenno di entrare. Una vista che mi ha rallegrato: una grande camera da letto bene illuminata e riscaldata da un altro fuoco di legna – questo però acceso solo di recente, perché i ceppi non erano consumati – che mandava un cavo19 ruggito su per l’ampia cappa. Il Conte ha portato dentro il mio bagaglio e si è ritirato, dicendo, prima di richiudere l’uscio:«Avrete bisogno, dopo il vostro viaggio, di rinfrescarvi e di rassettarvi. Spero che troverete tutto quanto vi occorre. Quando siete pronto, favorite20 nell’al-tra stanza, dove troverete la cena che v’aspetta».La luce e il calore, uniti al cortese benvenuto del Conte, sembravano aver fugato ogni mio dubbio e paura; e così, ritrovato il mio solito equilibrio, ho scoperto di essere letteralmente morto di fame; e, fatta una frettolosa toletta, sono tornato di là.La cena era già servita. Il mio anfitrione21, in piedi a un angolo del grande camino, appoggiandosi alla spalletta22, con un aggraziato cenno della mano mi ha indicato la tavola, dicendo:«Accomodatevi, vi prego, e mangiate a vostro piacimento. Vorrete scusarmi, spero, se non vi faccio compagnia; ma ho pranzato, e non ceno mai». [...]Nel frattempo avevo terminato il pasto e, obbedendo al desiderio dell’anfi-trione, avevo avvicinato una seggiola al fuoco, accendendomi un sigaro of-fertomi dal Conte, che però ha chiesto scusa di non fumare a sua volta. Ora avevo modo di osservarlo bene e di costatare che aveva una fisionomia dai tratti assai salienti23.Il volto era grifagno24, assai accentuatamente tale, sporgente l’arco del naso sottile con le narici particolarmente dilatate; la fronte era alta, a cupola, e i capelli erano radi attorno alle tempie, ma altrove abbondanti. Assai folte le sopracciglia, quasi unite alla radice del naso, cespugliose tanto che i peli sem-bravano attorcigliarvisi. La bocca, per quel tanto che mi riusciva di vederla sotto i baffi folti, era dura, d’un taglio alquanto crudele, con bianchi denti segnatamente25 aguzzi, i quali sporgevano su labbra la cui rossa pienezza rivelava una vitalità stupefacente in un uomo così attempato. Quanto al re-sto, orecchie pallide, assai appuntite all’estremità superiore; mento marcato e deciso, guance sode ancorché affilate. L’effetto complessivo era di uno stra-ordinario pallore.Finora avevo notato solo il dorso delle sue mani posate sulle ginocchia, alla luce del fuoco: sembravano piuttosto bianche e fini; ma, trovandomele ades-so proprio sott’occhio, ho costatato che erano invece piuttosto grossolane – larghe, con dita tozze. Strano a dirsi, peli crescevano in mezzo al palmo. Le unghie erano lunghe e di bella forma, e assai appuntite. Come il Conte si è chinato verso di me e le sue mani mi hanno sfiorato, non ho potuto repri-mere un brivido. Può darsi che il suo alito fosse fetido, certo è che un’orribile sensazione di nausea mi ha invaso e, per quanto facessi, mi è stato impossi-bile celarla. Il Conte, evidentemente accortosene, si è ritratto; e, con una sorta di tetro sorriso, che gli ha messo in mostra più che mai i denti prominenti, è tornato a sedersi dall’altra parte del camino. Per un po’, entrambi abbiamo taciuto; e, volgendo lo sguardo alla finestra, ho scorto la prima, pallida striscia

19. Cavo: cupo.

20. Favorite: reca-tevi.

21. Anfitrione: pa-drone di casa.

22. Spalletta: para-petto in muratu-ra.

23. Salienti: partico-lari.

24. Grifagno: simile a quello di un uc-cello rapace.

25. Segnatamente: particolarmente.

123

Guida_A.indd 123 27/03/12 09.39

Page 115: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

dell’alba nascente. Uno strano silenzio sembrava posare su ogni cosa; ma, tendendo l’orecchio, ho udito, come se provenisse dal fondovalle, l’ululare di molti lupi. Gli occhi del Conte hanno avuto un lampo, ed egli ha detto:«Ascoltateli, i figli della notte. Che musica fanno, eh?» Colta sul mio viso, così suppongo, un’espressione che gli riusciva strana, ha soggiunto:«Ah, signore, voi cittadini non potere far vostri i sentimenti del cacciatore».Quindi, levandosi:«Ma dovete essere stanco. La vostra camera da letto è pronta, e domani po-trete dormire quanto vorrete. Io dovrò assentarmi sino al pomeriggio; e così, dormite bene e sogni propizi!» E, con un cortese inchino, mi ha aperto l’uscio dello stanzino ottagonale, e io sono entrato nella mia camera...Sono immerso in un mare di interrogativi. Dubito; temo; penso cose strane, che non oso confessare allo stesso mio cuore. Dio mi protegga, non fosse che per l’amore di coloro che mi sono cari!

7 maggio. È di nuovo mattina presto, ma ho riposato e nelle ultime ventiquat-tr’ore mi sono rinfrancato. Ho dormito fino a tardi, ieri, svegliandomi spon-taneamente. Vestitomi, sono andato nella stanza dove avevo cenato e dove ho trovato apparecchiata una colazione fredda, il caffè tenuto al caldo in una cuccuma26 posta sul focolare. Sulla tavola, un biglietto: «Devo assentarmi per qualche ora. Non aspettatemi. D.» Mi sono seduto e ho preso a mangiare di gusto. Finito il pasto, ho cercato un campanello con cui informare i domestici che avevo terminato, ma di campanelli neppure uno. [...]

8 maggio. [...] V’è qualcosa di così strano, in questo luogo e in quanto vi si trova, che non posso non sentirmi a disagio. Vorrei essere via di qui, al sicuro, vorrei non esserci mai venuto.[...] Coricatomi, ho dormito solo poche ore e, con la sensazione di non poter dormire dell’altro, mi sono alzato. Avevo appeso lo specchietto alla finestra e ho cominciato a radermi. E d’un tratto, mi sono sen-tito una mano sulla spalla e ho udito la voce del Conte che mi diceva: «Buon-giorno». Ho sussultato, stupito com’ero di non averlo visto, dal momento che lo specchio rifletteva l’intera stanza alle mie spalle. Nel sobbalzo, m’ero fatto un piccolo taglio, ma non l’ho notato subito. Dopo aver risposto al saluto del Conte, ho girato lo specchio per rendermi conto di come non lo avessi notato. Ma questa volta, impossibile l’errore: mi stava vicino, lo vedevo da sopra la spalla, ma nello specchio egli non si rifletteva! Scorgevo l’intera stanza dietro di me, ma in essa non v’era traccia di creatura umana, a parte me. Era sorpren-dente e, aggiungendosi a tante altre stranezze, non faceva che accrescere quel-la vaga sensazione di disagio che avevo sempre provato in presenza del Conte; e proprio in quella mi sono accorto che dalla ferita era uscita qualche goccia di sangue, e che questo mi colava sul mento. Ho deposto il rasoio, volgendomi a mezzo alla ricerca di un cerotto. Come il Conte ha scorto il mio volto, eccone gli occhi accendersi di una sorta di demoniaco furore, eccolo fare un gesto, come per afferrarmi alla gola. Mi sono ritratto, e la sua mano ha sfiorato il ro-sario cui è appeso il crocifisso. Un subitaneo mutamento si è verificato in lui: il furore è scomparso con tanta rapidità, da farmi dubitare che ci fosse stato.«Attento» mi ha detto «attento a non tagliarvi! È più pericoloso di quan-to non crediate, in questo paese». Quindi, dato di piglio27 allo specchio, ha soggiunto: «È questo dannato oggetto che ha combinato il misfatto. È un lurido strumento di umana vanità. Via!» E, aprendo la pesante finestra con

26. Cuccuma: caffet-tiera.

27. Dato di piglio: af fer ra to con prontezza.

124

Guida_A.indd 124 27/03/12 09.39

Page 116: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 11

Il romanzo e la paura: il romanzo horror

A

uno strattone solo della mano possente, ha lanciato fuori lo specchio che è andato a frantumarsi in mille pezzi laggiù, sul selciato del cortile. Quindi, senza aggiungere verbo28, se n’è andato. [...] Quando sono entrato in sala da pranzo, la colazione era pronta; ma del Conte, nessuna traccia. Ho man-giato da solo. Strano, ma finora non ho visto il Conte né mangiare né bere. Dev’essere un uomo assai singolare! Dopo colazione, mi sono dedicato a una piccola esplorazione del castello. Sono uscito sul pianerottolo e ho tro-vato una stanza che guarda a sud. Un panorama stupendo, che dal punto in cui mi trovavo potevo scorgere in tutta la sua magnificenza. Il castello si erge proprio sull’orlo di un orrido precipizio: una pietra gettata dalla finestra cadrebbe per mille piedi prima di toccar fondo! Fin dove giunge lo sguardo, null’altro che un mare di verdi cime d’alberi, interrotto di quando in quando da una profonda fenditura, ov’è un abisso. Qua e là, si scorgono argentei fili, e sono i fiumi che serpeggiano in ime29 gole per le foreste.Ma non sono dell’umore più adatto a descrivere la bellezza. Ché, ammirato il panorama, ho proseguito nelle mie esplorazioni: porte, porte, porte dapper-tutto, e tutte chiuse e sbarrate. Nelle mura del castello, eccezion fatta per le finestre, non esistono vie d’uscita praticabili.Il castello è un vero e proprio carcere, e io ne sono prigioniero!

Da B. Stoker, Dracula, Mondadori, Milano

Comprensione1 Dove si trova il castello di Dracula?

2 Perché Jonathan Harker vi si è recato?

3 Chi lo ha accolto nel castello?

4 Che cosa e perché viene lanciato dal conte Dracula dalla finestra?

Analisi1 La vicenda è raccontata in ……………… persona da un …………………………… della

vicenda, che usa la focalizzazione ……………………

2 In quale tipo di testo è inserito il racconto del narratore?

3 Perché questo tipo di testo (e, di conseguenza, il tipo di focalizzazione usato) risulta particolarmente indicato per un romanzo horror?

4 Traccia un breve ritratto di Jonathan Harker sulla base delle informazioni che puoi ricavare dal testo.

5 Traccia un breve ritratto di Dracula, dividendo gli aspetti della sua figura che rimandano all’idea di un morto vivente da quelli che ne sottolineano, invece, l’aspetto animalesco.

28. Verbo: parola.

29. Ime: profonde.

125

Guida_A.indd 125 27/03/12 09.39

Page 117: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

6 Nel passo proposto c’è una comparsa, ……………………, una figura anch’essa in-quietante: per quale motivo? Harker ha capito chi è realmente? Che cosa ha permesso questa identificazione?

7 Quali caratteristiche ha l’abitazione del conte Dracula?

8 Quali caratteristiche diverse hanno, invece, la sala da pranzo e la camera di Harker?

9 Questo contrasto rappresenta, simbolicamente, il contrasto tra

bene e male brutto e bello morte e vita.

Motiva adeguatamente la tua risposta.

10 Com’è la natura che circonda il castello?

11 L’ espressione porte, porte, porte dappertutto, e tutte chiuse e sbarrate è un esempio

di stile ……………………………; in essa sono inoltre riconoscibili due figure reto-

riche, l’………………… e l’………………………

Riflessione e produzione1 Il clima di tensione che caratterizza il racconto è creato con diversi espedienti: qui di se-

guito te ne elenchiamo alcuni, che illustrerai con un esempio a tua scelta tratto dal testo.

2 Conoscevi già la figura di Dracula? In che modo l’hai conosciuta? Che cos’altro sai sui vampiri?

ESPEDIENTE USATO PER CREARE TENSIONE ESEMPIO

Insistenza sulle porte

Allusione alla solitudine del palazzo

Insistenza su particolari strani

Insistenza su particolari raccapriccianti

Presenza di rumori sinistri

Alterazione dei normali ritmi di vita

Fatti inspiegabili

Ripetizione di vocaboli che appartengono all’area semantica della paura e dell’orrore

Ripetizione di vocaboli che appartengono all’area semantica dell’oscurità e del buio

126

Guida_A.indd 126 27/03/12 09.39

Page 118: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 12

Il romanzo e la fantasia: il romanzo fantasy, il realismo magico e il romanzo di fantascienza

A

VERIFICA FINALEUnità 12: Il realismo magico

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di realismo magico.

2 Quali caratteristiche ha l’ambientazione dei romanzi che s’ispirano al realismo magico?

3 Dov’è particolarmente diffuso il realismo magico? Per quale motivo?

Cent’anni di soLitUdine gabrieL garCía márqUez

Macondo è l’immaginario villaggio colombiano in cui lo scrittore Gabriel García Márquez ambienta le vicende della famiglia Buendía: esso è descritto nel passo che presentiamo.

Macondo e i suoi dintorni

José Arcadio Buendía, che era l’uomo più intraprendente che si fosse mai visto nel villaggio, aveva disposto in modo tale la posizione delle case, che da ognuna si poteva raggiungere il fiume e far rifornimento di acqua con uguale sforzo, e tracciate le strade con tanto buonsenso che nessuna casa riceveva più sole delle altre nell’ora della calura. In pochi anni, Macondo fu un vil-laggio più ordinato e laborioso di quanti ne avessero conosciuto fin lì i suoi trecento abitanti. Era veramente un paese felice, dove nessuno aveva più di trent’anni e dove non era morto nessuno. Fin dai primi tempi della fondazione, José Arcadio Buendía aveva costruito trappole e gabbie. In breve riempì di trupiali, canarini, turchinetti e pettirossi1 non soltanto la sua ma anche tutte le case del villaggio. Il concerto di tanti uccelli diversi diventò così assordante che Ursula2 finì per tapparsi le orecchie con la cera per non perdere il senso della realtà. La prima volta che arrivò la tribù di Melquíades3, venuta a vendere palle di vetro contro il mal di testa, tutti si meravigliarono che avesse potuto trovare quel villaggio perduto nel

1. Trupiali… petti-rossi: sono tipi di uccelli.

2. Ursula: la moglie di José Arcadio Buendía.

3. Melquíades: uno zingaro dotato di poteri magici.

NB: Proponiamo due prove di verifica sull’unità intitolata “Il romanzo e la fantasia”, una sul realismo magico e l’altra sul romanzo di fantascienza; la verifica sul romanzo fantasy può infatti essere sostituita (o ritenersi esaurita) con quella sul racconto fantastico, che ne ha le medesime caratteristiche.

127

Guida_A.indd 127 27/03/12 09.39

Page 119: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

sopore4 della palude, e gli zingari confessarono di essersi guidati col canto degli uccelli.Quello spirito di iniziativa sociale sparì in poco tempo, travolto dalla febbre della calamita, dai calcoli astronomici, dai sogni di trasmutazione e dalle an-sie di conoscere le meraviglie del mondo. Da intraprendente e pulito, José Arcadio Buendía si trasformò in un uomo dall’aspetto ciondolone, trascu-rato nel vestire, con una barba selvatica che Ursula riusciva a regolare solo a grande fatica con un coltello da cucina. Non mancò chi lo considerasse vittima di qualche strano sortilegio. Ma perfino i più convinti della sua pazzia abbandonarono lavoro e famiglia quando egli si buttò in spalla i suoi utensili per disboscare e chiese il concorso5 di tutti per aprire una via che mettesse Macondo in contatto con le grandi invenzioni.José Arcadio Buendía ignorava completamente la geografia della regione. Sapeva che verso oriente c’era la sierra6 impenetrabile e al di là della sierra l’antica città di Riohacha, dove in epoche remote – come gli aveva raccontato il primo Aureliano Buendía, suo nonno – Sir Francis Drake7 si dava allo sport di cacciare i caimani a cannonate; poi li faceva rammendare e riempire di paglia per portarli alla regina Isabella. Nella sua gioventù, lui e i suoi uomini, con donne e bambini e animali e ogni sorta di utensili domestici, avevano attraversato la sierra in cerca di uno sbocco sul mare, e dopo ventisei mesi avevano abbandonato l’impresa e fondato Macondo per non dover intra-prendere il cammino di ritorno. Era, quindi, una via che non gli interessava, perché poteva condurlo soltanto al passato. Verso sud c’erano i pantani, co-perti da una eterna crema vegetale, e il vasto universo della palude grande, che secondo la testimonianza degli zingari non aveva confini.La palude grande si confondeva a occidente con una distesa acquatica senza orizzonti, dove c’erano cetacei8 dalla pelle delicata con testa e busto di donna, che perdevano i naviganti con la malìa delle loro tette madornali9. Gli zin-gari navigavano per sei mesi su quella rotta prima di raggiungere il nastro di terraferma sul quale passavano le mule della posta. In base ai calcoli di José Arcadio Buendía, l’unica possibilità di contatto con la civiltà era il cammino del nord. Perciò munì di utensili per disboscare e di armi da caccia gli stessi uomini che lo avevano accompagnato nella fondazione di Macondo: buttò in uno zaino i suoi strumenti di orientamento e le sue mappe, e intraprese la temeraria avventura.Durante i primi giorni non incontrarono seri ostacoli. Scesero lungo la pie-trosa sponda del fiume fino al luogo in cui anni prima avevano trovato l’ar-matura del guerriero10, e lì penetrarono nel bosco per un sentiero di aranci silvestri. Alla fine della prima settimana, uccisero e arrostirono un cervo, ma si accontentarono di mangiarne la metà e di salare il resto per i prossimi giorni. Con questa precauzione cercavano di rimandare la necessità di con-tinuare a nutrirsi di pappagalli, la cui carne bluastra aveva un aspro odore di muschio. Poi, per più di dieci giorni, non rividero il sole. La terra diventò molle e umida, come cenere vulcanica, e la vegetazione fu sempre più insi-diosa e si fecero sempre più lontani i trilli degli uccelli e lo schiamazzo delle scimmie, e il mondo diventò triste per sempre. Gli uomini della spedizione si sentirono oppressi dai loro ricordi più antichi in quel paradiso di umidità e di silenzio, anteriore al peccato originale, dove gli stivali affondavano in pozze

4. Sopore: dormive-glia.

5. Il concorso: l’aiu-to.

6. Sierra: catena montuosa. È la Sierra Nevada di Santa Marta, una catena montuosa che arriva quasi a seimila metri d’al-tezza.

7. Sir Francis Drake: famoso corsaro in-glese del Cinque-cento.

8. Cetacei: mammi-feri acquatici.

9. Perdevano… ma-dornali: distraeva-no i marinai dalla navigazione con il fascino del loro e-norme seno.

10. L’armatura del guerriero: una misteriosa arma-tura ritrovata da José Arcadio du-rante la sua prima esplorazione di quei luoghi.

128

Guida_A.indd 128 27/03/12 09.39

Page 120: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 12

Il romanzo e la fantasia: il romanzo fantasy, il realismo magico e il romanzo di fantascienza

A

di oli fumanti e i machetes11 facevano a pezzi gigli sanguinosi e salamandre12

dorate. Per una settimana, quasi senza parlare, avanzarono come sonnambuli in un universo di afflizione, appena illuminati dal tenue riverbero di insetti luminosi e coi polmoni oppressi da un soffocante odore di sangue. Non po-tevano ritornare, perché il sentiero che andavano aprendo al loro passaggio tornava a chiudersi in poco tempo, con una vegetazione nuova che vedevano crescere quasi sotto i loro occhi. «Non importa» diceva José Arcadio Buendía. «L’essenziale è non perdere l’orientamento.» Affidandosi sempre alla busso-la, continuò a guidare i suoi uomini verso il nord invisibile, finché pervennero a uscire dalla regione incantata.Era una notte fonda, senza stelle, ma l’oscurità era impregnata di un’aria nuova e pulita. Sfiniti per la lunga traversata, appesero le amache e dor-mirono profondamente per la prima volta dopo due settimane. Quando si svegliarono, già col sole alto, rimasero stupefatti. Davanti a loro, circondato da felci e palme, bianco e polveroso nella silenziosa luce del mattino, c’era un enorme galeone spagnolo. Leggermente piegato a tribordo13, dalla sua alberatura intatta pendevano i brandelli squallidi della velatura, tra sartie14 adorne di orchidee. Lo scafo, coperto da una nitida corazza di remora15 pie-trificata e di musco tenero, era fermamente inchiavardato16 in un pavimento di pietre. Tutta la struttura sembrava occupare un ambito proprio, uno spazio di solitudine e di dimenticanza, vietato ai vizi del tempo e alle abitudini degli uccelli. Nell’interno, che la spedizione esplorò con un prudente fervore, non c’era altro che un fitto bosco di fiori. Il ritrovamento del galeone, indizio della vicinanza del mare, frantumò l’impeto di José Arcadio Buendía. Riteneva una burla del suo avverso destino l’aver cercato il mare senza trovarlo, a costo di sacrifici e patimenti incalcolabili, e trovarlo adesso che non l’aveva cercato, messo lì sulla loro strada come un ostacolo inevitabile.Molti anni dopo, il colonnello Aureliano Buendía17 percorse di nuovo la re-gione quando era ormai un regolare tragitto di posta, e l’unica cosa che trovò della nave fu l’ossatura carbonizzata in mezzo a un prato di papaveri. Final-mente convinto che quella storia non era stata un prodotto dell’immagina-zione di suo padre, si chiese come mai quel galeone avesse potuto addentrar-si fino a quel punto in terraferma.Ma José Arcadio Buendía non si prospettò quella preoccupazione quando tro-vò il mare, al termine di altri quattro giorni di viaggio, a dodici chilometri di di-stanza dal galeone. I suoi sogni terminarono davanti a quel mare color cenere, schiumoso e sudicio, che non meritava i rischi e i sacrifici della sua avventura.

Da G. García Márquez, Cent’anni di solitudine, Mondadori, Milano

11. Machetes: grossi coltelli da taglio.

12. S a l a m a n d r e : grosse lucertole.

13. A tribordo: il bordo destro del-la nave.

14. Sartie: corde che sostengono gli al-beri dei velieri.

15. Remora: pesce che si attacca alle chiglie delle navi per mezzo di una ventosa adesiva.

16. Inchiavardato: inchiodato.

17. Il colonnello… Buendía: uno dei figli di José Arca-dio.

Comprensione

1 Quanti abitanti ha Macondo? Come giudicano il loro paese?

2 Macondo è caratterizzato da numerosi elementi positivi: quali?

129

Guida_A.indd 129 27/03/12 09.39

Page 121: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 I dintorni di Macondo sono, invece, decisamente più cupi: quali elementi li caratteriz-zano?

4 Quali altri due elementi del paesaggio sono palesemente in contrasto tra loro? Per quale motivo?

Analisi

1 In che rapporto sono tra loro fabula e intreccio? Quali sono le conseguenze di questa scelta narrativa?

2 Che tipo di narratore racconta la vicenda? Conferma la tua risposta con un esempio tratto dal testo.

3 Il protagonista di questo passo, José Arcadio Buendía, ha un ruolo importante per Macondo, nel bene e nel male. Per quale motivo?

4 Questo personaggio può essere considerato

statico dinamico.

Motiva in modo adeguato la tua risposta.

5 Il villaggio di Macondo è descritto con un’originale commistione di realtà e di fan-tasia. Quali elementi di questa descrizione possono essere considerati reali? E perché essi diventano fantastici?

6 Anche la presentazione della foresta che circonda Macondo mescola finzione e real-tà: lo spazio, assolutamente di fantasia, in cui sorge la foresta, è infatti descritto come se fosse vero. Con quale espediente?

7 Perché quest’originale modo di descrivere lo spazio prende il nome di “realismo ma-gico”?

8 Il tempo del racconto presenta il tempo della storia con numerosi espedienti. Indica un esempio di

scena – azione: ………………………………………………………………………………

retrospezione: …………………………………………………………………………………

anticipazione: …………………………………………………………………………………

9 Durante i primi giorni non incontrarono… aranci silvestri: queste righe costituiscono

…………………………, perché ………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………; affidando-

si sempre… finché pervennero è invece …………………, perché …………………………

……………………………………………………………………………………………………

130

Guida_A.indd 130 27/03/12 09.39

Page 122: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 12

Il romanzo e la fantasia: il romanzo fantasy, il realismo magico e il romanzo di fantascienza

A

10 Una lunga sequenza del testo può essere considerata una vera e propria pausa de-scrittiva: quale? E perché?

Riflessione e produzione

1 Ogni elemento del paesaggio assume, nella narrazione, un chiaro valore simbolico. Completa adeguatamente, sulla base delle informazioni ricavabili dal testo, questo passo, che ti aiuta a scoprire quale.

Il galeone è il simbolo di un passato misterioso (Aureliano Buendía non sa spiegarsi

…………………………………………………………………) ma felice (esso è, infatti, vietato

…………………… e coperto da ……………………………………………… ).

Il mare è simbolo dell’inutilità del tentativo di José Arcadio di mettere Macondo

………………………………………………………

Macondo, simbolo della felicità perfetta nata dalla concordia dei suoi abitanti, si oppone allo

spazio esterno, che, facendo conoscere il progresso al villaggio – e a José Arcadio in particola-

re –, determina …………………………………………………………… Nel proseguimento

del romanzo, infatti, il villaggio di Macondo sarà coinvolto in interminabili guerre civili; alla fine,

sfruttato fino al completo inaridimento da una compagnia bananiera nordamericana, sarà

invaso dalla vegetazione tropicale.

2 SCRITTURA CREATIVA. Racconta brevemente la storia del galeone spagnolo: perché si trova lì? Qual è il suo misterioso passato?

131

Guida_A.indd 131 27/03/12 09.39

Page 123: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

VERIFICA FINALEUnità 12: Il romanzo di fantascienza

Alunno Classe Data

Verifica della teoria

1 Scrivi la definizione di romanzo di fantascienza.

2 In che cosa differiscono fantascienza e fantastico?

3 Quando e perché si diffonde il romanzo di fantascienza?

JUrassiK parK miChaeL CriChton

Michael Crichton è uno dei più apprezzati scrittori contemporanei: da questo suo romanzo, uscito nel 1990 e intitolato Jurassik Park, è stato tratto anche un film che ha avuto grande successo e che ha fatto nascere in molti l’interesse per i dinosauri.

Il tirannosauro

Tim1 udì il rumore di una porta che si apriva e, distolti gli occhi dal tiranno-sauro2 – gli occhiali per la vista notturna si spostarono di lato – fece appena in tempo a vedere Ed Regis3 uscire a testa bassa nella pioggia.«Ehi», disse Lex4 «dove sta andando?»Ed Regis si voltò e corse nella direzione opposta al tirannosauro, scomparen-do tra le piante. La porta della Land Cruiser5 rimase aperta, la pannellatura cominciò a bagnarsi.«È fuggito!», disse Lex. «Dov’è andato? Ci ha lasciati soli!»«Tim, che sta succedendo?» Era Grant6, alla radio.«Tim?»Tim si sporse e cercò di chiudere la porta. Dal sedile posteriore non poteva raggiungere la maniglia. Si voltò a guardare il tirannosauro mentre il fulmine lampeggiò di nuovo, profilando per un istante l’enorme sagoma nera contro il cielo scintillante di bianco.«Tim, che succede?»

1. Tim: è il nipote del miliardario ameri-cano che ha creato il Jurassik Park.

2. Tirannosauro: un dinosauro bipede, che poteva essere alto sei metri e lun-go quindici. Aveva denti aguzzi ed enormi mascelle, perché era un car-nivoro, forse il più feroce e pericoloso mai esistito sulla terra.

3. Ed Regis: il re-sponsabile del parco.

4. Lex: la sorellina di Tim.

5. Land Cruiser: il fuoristrada su cui viaggiavano i tre.

6. Grant: è stato convocato con il dottor Malcolm dal nonno di Tim per risolvere alcu-ni problemi che si sono verificati nel parco.

132

Guida_A.indd 132 27/03/12 09.39

Page 124: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 12

Il romanzo e la fantasia: il romanzo fantasy, il realismo magico e il romanzo di fantascienza

A

«Ci ha lasciati, ci ha lasciati.»Tim sbatté le palpebre per recuperare la vista. Quando guardò di nuovo, il ti-rannosauro se ne stava ritto là, esattamente come prima, immobile ed enorme. La pioggia gli gocciolava dalle mascelle. Gli arti anteriori afferravano il recinto...Allora Tim capì: il tirannosauro stava afferrando il recinto! Il reticolato non era più elettrificato!«Lex, chiudi la porta!»La radio gracchiò. «Tim!»«Sono qui, dottor Grant»«Che sta succedendo?»«Regis è scappato», disse Tim.«Cosa?»«È scappato. Penso abbia capito che il recinto non è più elettrificato», disse Tim.«Il reticolato non è più sotto tensione?», disse Malcolm alla radio. «Hai detto che il reticolato non è elettrificato?»«Lex», disse Tim, «chiudi la porta». Ma Lex stava gridando: «Ci ha lasciati, ci ha lasciati!», in un ininterrotto, monotono piagnisteo e a Tim non restò che arram-picarsi fuori dalla porta posteriore, nella pioggia sferzante e nel fango, e chiu-dere lui la porta. Il tuono rombò e il fulmine lampeggiò di nuovo. Tim guardò in su e vide il tirannosauro abbattere il recinto col gigantesco arto posteriore.«Timmy!»Risaltò dentro e sbatté la porta. Il rumore si perse nel tuono.«Tim! Sei lì?», chiedeva la radio.Afferrò la radio. «Sono qui.» Si girò verso Lex. «Blocca la porta. Vai nel centro dell’auto. E sta’ zitta».Fuori, il tirannosauro roteò la testa e fece un incerto passo in avanti. Gli ar-tigli s’erano impigliati nella rete del recinto abbattuto. Lex finalmente vide il tirannosauro, e ammutolì immobile. Guardò con gli occhi spalancati.Crepitio della radio. «Tim!»«Sì, dottor Grant.»«Resta in macchina. Mettiti giù. Stai tranquillo. Non muoverti e non far ru-more.»«Va bene.»«Dovreste essere al sicuro. Non penso possa aprire l’automobile.»«Va bene.»«State solo tranquilli, così non richiamate la sua attenzione più del necessa-rio.»«Va bene.» Tim chiuse la radio. «Sentito, Lex?»Sua sorella annuì, in silenzio, senza togliere gli occhi dal dinosauro. Il tiran-nosauro ruggì. Nel bagliore del fulmine, lo videro sbrogliarsi dal reticolato e fare un pesante passo in avanti.Ora se ne stava ritto tra le due auto. Tim non poteva più vedere l’auto del dot-tor Grant, poiché l’enorme corpo gli bloccava la visuale. La pioggia correva in rivoli giù per la pelle zigrinata7 dei muscolosi arti posteriori. Non poteva vedere la testa che era alta sopra la linea del tetto.Il tirannosauro girò intorno alla fiancata della macchina. Giunse nel punto dove Tim era uscito dall’automobile, dove Ed Regis era uscito dall’automobi-le. L’animale sostò là.

7. Zigrinata: ruvida.

133

Guida_A.indd 133 27/03/12 09.39

Page 125: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

La grande testa si piegò all’ingiù, verso il fango.Tim si voltò a guardare Grant e Malcolm nell’auto dietro. I loro volti erano tesi mentre fissavano avanti attraverso il parabrezza.L’enorme testa si girò indietro formando un arco, mascelle aperte, e poi si fermò vicino ai finestrini laterali. Nel bagliore del fulmine, videro muoversi nell’incavo il luccicante occhio inespressivo di rettile.Stava guardando dentro l’automobile.Il respiro della sorella stava uscendo in striduli, terrorizzati singulti8. Tim si distese e le strinse il braccio, sperando di calmarla. Il dinosauro continuò a guardare a lungo. Forse non poteva davvero vederli, pensò. Poi la testa si sollevò nuovamente, fuori dalla visuale.«Timmy...», sussurrò Lex.«Va tutto bene», sussurrò Tim. «Non penso possa vederci.»Stava per voltarsi a guardare Grant quando un poderoso, secco impatto fece vacillare la Land Cruiser e infranse il parabrezza in una fitta ragnatela. La testa del tirannosauro aveva cozzato contro il cofano. Tim cadde riverso sul sedile. Gli occhiali per la visione notturna gli scivolarono via dalla fronte.Si rialzò velocemente, cieco nell’oscurità. La bocca era calda per il sangue.«Lex?»Non riusciva a vedere la sorella da nessuna parte.Il tirannosauro rimase immobile vicino alla parte anteriore della Land Crui-ser. Tim poteva vedere il torace muoversi mentre il dinosauro respirava e gli arti superiori che graffiavano nell’aria.«Lex!», sussurrò. E allora udì il suo gemito. Giaceva da qualche parte sul fon-do sotto il sedile anteriore.Poi la grande testa si chinò, bloccando interamente il parabrezza frantumato. Il tirannosauro colpì di nuovo la parte anteriore del cofano della Land Crui-ser. Tim afferrò il sedile per sorreggersi. L’auto vacillò sulle ruote. Il tiranno-sauro colpì ancora due volte, addentando il metallo.Poi si mosse attorno alla fiancata dell’auto, verso la parte posteriore. La gran-de coda bloccava la visuale all’esterno dei finestrini. Dietro, il grande animale sbuffò un profondo ruggito assordante che si mescolò al tuono. Affondò le fauci nella ruota di scorta montata sul retro della Land Cruiser e con una scrollata della testa la strappò via. La parte posteriore della Land Cruiser venne sollevata in aria per un istante, poi ricadde con un tonfo giù nel fango.«Tim!», disse Grant, a voce bassa. «Tim, sei lì?»Tim afferrò la radio. «Stiamo bene», disse. Ci fu uno stridulo graffio metallico di artigli che rastrellavano il tetto dell’auto. A Tim, il cuore batteva all’impaz-zata nel petto.Non riusciva a vedere nulla fuori dai finestrini di destra, eccetto una parete di carne rivestita di pelle zigrinata. Il tirannosauro si appoggiò alla macchina che oscillò avanti e indietro, a ogni respiro le sospensioni e il metallo cigola-vano rumorosamente.Sua sorella gemette di nuovo. Tim mise giù la radio, e cercò di avanzare len-tamente verso il sedile anteriore. Il tirannosauro ruggì e all’improvviso il tetto metallico si piegò in basso. Tim sentì un dolore acuto sulla testa e ruzzolò sul fondo sopra la copertura dell’albero di trasmissione9. Era proprio vicino a Lex e restò scioccato nel vedere che gran parte della sua testa era ricoperta di sangue. Pareva svenuta.

8. Singulti: singhioz-zi.

9. Albero di tra-smissione: l’ele-mento meccanico posto sotto il pa-vimento dell’auto che trasmette il movimento del motore alle ruote.

134

Guida_A.indd 134 27/03/12 09.39

Page 126: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Unità 12

Il romanzo e la fantasia: il romanzo fantasy, il realismo magico e il romanzo di fantascienza

A

Ci fu un altro secco impatto, e pezzetti di vetro gli caddero intorno. Sentì la pioggia.Guardò in su e vide che il parabrezza era distrutto. C’era solo un bordo se-ghettato di vetro, e più in là la grande testa del dinosauro.Guardava giù, verso di lui.Tim ebbe un brivido improvviso, poi la testa si spinse in avanti verso di lui, le mascelle aperte. Ci fu lo stridio del metallo contro i denti, e sentì l’alito caldo, nauseabondo, dell’animale e una spessa, grossa lingua infilarsi nella macchi-na attraverso il parabrezza aperto.La lingua leccò umidamente intorno all’interno dell’auto – sentì la calda schiuma della saliva – poi il tirannosauro ruggì ancora... un suono assordante all’interno dell’automobile.Poi la testa si allontanò bruscamente.Tim s’inerpicò oltre il grande squarcio nel tetto. C’era ancora spazio per se-dersi sul sedile anteriore vicino al portello. Il tirannosauro stava nella pioggia vicino al paraurti anteriore. Pareva confuso per ciò che gli era accaduto. Il sangue gli gocciolava abbondantemente dalle fauci.Il tirannosauro guardò Tim, piegando indietro la testa per fissarlo col suo grande occhio. La testa si mosse vicino alla macchina, di lato, e scrutò all’in-terno. Il sangue si spargeva sul cofano squarciato della Land Cruiser, mi-schiandosi alla pioggia.Non può raggiungermi, pensò Tim. È troppo grande.Poi la testa si allontanò, e nel chiarore del fulmine il ragazzo vide la grande zampa posteriore sollevarsi. E il mondo s’inclinò in modo pazzo mentre la Land Cruiser andava ad adagiarsi sul fianco, con i finestrini nel fango. Vide Lex cadere indifesa contro il finestrino laterale, e lui cadde di fianco a lei, sbattendo la testa. Tim si sentì stordito. Poi le fauci del tirannosauro si serrarono sul bordo del finestrino, e tutta la Land Cruiser venne sollevata in aria, e scossa.«Tim!», strillò Lex, talmente vicino al suo orecchio che gli fece male. S’era svegliata improvvisamente e lui la afferrò, mentre il tirannosauro sbatté di nuovo giù l’auto. Tim sentì un dolore lancinante al fianco, e la sorella gli cad-de sopra. L’auto si alzò di nuovo, inclinandosi follemente. Lex urlò: «Timmy!» ed egli vide la porta dell’auto aprirsi e lei cadere fuori, nel fango. Ma Tim non poteva rispondere poiché nell’istante successivo ogni cosa girò in maniera folle, vide i tronchi delle palme scivolargli al di sotto, muoversi di lato attra-verso l’aria; sotto intravide la terra molto lontana, vide il tirannosauro, vide l’occhio fiammeggiante, le cime delle palme...Poi con un sonoro stridio metallico l’auto venne lasciata e cadde dalle fauci del tirannosauro. Una caduta disgustosa, e lo stomaco di Tim rigettò un mo-mento prima che il mondo divenisse totalmente nero e silenzioso.

Da M. Crichton, Jurassik Park, Garzanti, Milano

Comprensione

1 Che cos’è il Jurassik Park?

2 Perché Tim e Lex si trovano lì?

135

Guida_A.indd 135 27/03/12 09.39

Page 127: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Perché il tirannosauro è riuscito a uscire dal recinto in cui si trova?

4 Perché i due bambini sono soli all’interno dell’auto?

Analisi

1 Chi racconta la vicenda?

2 Con quale focalizzazione? Da che cosa lo deduci?

3 Descrivi Tim e Lex; spiega, poi, se ti sembrano personaggi a tutto tondo o dei tipi.

4 Su quali elementi fisici del dinosauro si concentra l’attenzione del narratore? Per quale motivo?

5 Il dinosauro è reso più temibile da alcuni atteggiamenti che sembrano essere frutto di una vera e propria strategia di caccia: quali sono?

6 La ricostruzione dell’aspetto e dei comportanti di questo animale ti sembra avere o no una base scientifica? In caso di risposta affermativa, quali elementi contribuiscono, secondo te, a dare quest’impressione?

7 Ed Regis è una semplice ……………………; tuttavia il suo comportamento è tratteg-giato con cura: come può essere definito?

8 La ricostruzione dello spazio in cui avviene la fuga del dinosauro è

precisa precisa ma poco credibile poco accurata.

Spiega il motivo della tua risposta con riferimenti al testo; ipotizza poi la causa di que-sta scelta descrittiva.

9 Quale caratteristica hanno i dialoghi del racconto? Sai spiegarne il motivo?

10 Il lessico utilizzato nel brano ha le caratteristiche tipiche del lessico della fantascien-za? Per quale motivo?

Riflessione e produzione

1 Quale potrebbe essere, a parer tuo, il messaggio legato a questa vicenda?

2 Immagina che degli scienziati possano davvero riportare in vita i dinosauri: credi che sarebbe giusto farlo oppure no? Motiva adeguatamente la tua opinione in proposito.

136

Guida_A.indd 136 27/03/12 09.39

Page 128: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

SOLUZIONIModulo 1: Le caratteristiche del testo narrativo

Unità 1: LA STRUTTURA DI UN TESTO NARRATIVO

Verifica della teoria1 a. La fabula è l’insieme degli avvenimenti e delle azioni che compongono la vicenda rac-

contata, considerati nella loro successione temporale, logica e causale. La fabula è dunque l’ordine naturale dei fatti narrati.b. La sequenza è un blocco di informazioni su un argomento, diverso da quello precedente

e da quello seguente, che risulta quindi autonomo.

2 Un titolo può avere tre funzioni: identificare un testo, dare un’idea (anche generica) del suo contenuto (o tema), incuriosire il lettore.

3 Lo scioglimento che lascia volutamente la conclusione in sospeso si definisce aperto. Lo scioglimento che non viene preparato da eventi precedenti si definisce inaspettato. Lo scioglimento che presenta dei fatti ambigui ed enigmatici si definisce ambiguo.

Comprensione1 I protagonisti di questa storia sono un uomo, due tigri e due topi.

2 La storia è ambientata in un luogo non ben definito: ci sono un campo, un precipizio e della vegetazione, tra cui spicca una vite selvatica.

3 Perché le favole e i racconti come questo devono avere valore universale: ecco perché l’am-bientazione è, di solito, molto generica.

Analisi1 Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre.

Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo.

137

Guida_A.indd 137 27/03/12 09.39

Page 129: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola e la mangiò.

2 Zero.

3 Narrativa.Prima microsequenza: da Un uomo a dalla tigre. Racconta che cosa fa l’uomo.Seconda microsequenza: da Giunto a oltre l’orlo. Cambia il luogo.Terza microsequenza: da La tigre a dall’alto. Cambia il protagonista.Quarta microsequenza: da Tremando a reggeva. Cambia il protagonista.Quinta microsequenza: da Due topi a la vite. Vengono introdotti due nuovi personaggi.Sesta microsequenza: da L’uomo a spiccò la fragola. Racconta che cosa fa l’uomo.Settima microsequenza: Com’era dolce! Contiene una riflessione.L’ultima microsequenza è l’unica non narrativa: essa contiene, infatti, la riflessione da cui si ricava il senso del racconto.

4 Situazione iniziale: un uomo cammina in un campoevento che altera l’equilibrio esistente: l’uomo si imbatte in una tigreperipezie: l’uomo si lascia penzolare su un precipizio, in fondo al quale c’è un’altra tigre;

due topi cominciano a rosicchiare la vite a cui è appesoscioglimento: l’uomo mangia una fragola che ha visto lì vicino.

5 L’esordio può essere considerato in medias res: la storia comincia subito, con un uomo che cammina in un campo e viene inseguito da una tigre. Non sappiamo chi egli sia né dove si trovi il campo in cui sta camminando: del resto questi particolari sono assolutamente insigni-ficanti per il messaggio di cui si fa portavoce la storiella.

6 Lo scioglimento può essere ritenuto inaspettato, perché ci aspettiamo di tutto tranne che un uomo, in quelle condizioni, abbia voglia di assaggiare una bellissima fragola; aperto, perché non sappiamo che cosa gli sia successo dopo.

Riflessione e produzione1 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, l’originalità, la pertinenza e le motivazioni di ogni

titolo proposto.

2 Non è possibile, per ovvi motivi, fornire una traccia di correzione di questa risposta.

138

Guida_A.indd 138 27/03/12 09.39

Page 130: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Unità 2: C’È CHI ASCOLTA E CHI NARRA

Verifica della teoria1 a. Il lettore reale è il lettore che legge realmente il testo.

b. Il narratario è il destinatario esplicito del racconto del narratore.c. L’autore implicito è l’immagine di se stesso e del suo modo di essere che l’autore

consegna al testo che ha scritto.

2 Il patto narrativo viene stretto tra lettore e testo narrativo: se la storia che il testo racconta è interessante e avvincente, il lettore si fa coinvolgere sempre di più, fingendo di credere che quanto viene raccontato sia vero, identificandosi nei personaggi e immedesimandosi nella vicenda.

3 Il narratore di primo grado può introdurre un altro narratore, detto di secondo grado, a cui lascia il compito di raccontare al suo posto; l’introduzione può avvenire per mezzo di un discorso diretto oppure con stratagemmi narrativi (per esempio l’inserimento di una lettera o di un brano di diario, il ritrovamento di un manoscritto…).

Comprensione1 Il protagonista di questo racconto è un usciere umile e sottomesso che si chiama Ivàn

Dmitric’ Cerviakòv. Nel racconto compaiono anche un generale dispotico, presuntuoso e arrogante, che si chiama Brizzalov, la moglie di Cerviakòv e dei postulanti.

2 Cerviakòv, prima di recarsi da Brizzalov, indossa una divisa di servizio nuova e si fa tagliare i capelli, in segno di rispetto per il suo superiore.

3 Non potrà creargli problemi sul lavoro.

4 Con precise indicazioni temporali: il giorno dopo… il giorno dopo…

Analisi1 … si accorge di aver inavvertitamente spruzzato la testa e il collo del generale Brizzalov, a cui

porge le sue scuse Cerviakòv è preoccupato, perché pensa che Brizzalov non abbia accettato le sue scuse Cerviakòv rinnova le sue scuse a Brizzalov, che manifesta un certo fastidio Cerviakòv si confida con la moglie, che gli consiglia di andare ancora a scusarsi Il giorno dopo Cerviakòv si reca nell’ufficio di Brizzalov e tenta ancora di scusarsi Cerviakòv tenta di scusarsi anche mentre Brizzalov si dirige nel suo appartamento Mentre torna a casa, Cerviakòv pensa di inviare una lettera di scuse a Brizzalov, ma poi

cambia idea Il giorno dopo va ancora da Brizzalov e inizia a scusarsi, ma è cacciato in malo modo dal

generale, esasperato dal suo comportamento Cerviakòv torna a casa, si siede sul divano e muore.

139

Guida_A.indd 139 27/03/12 09.39

Page 131: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

2 Fabula e intreccio possono essere ritenuti coincidenti, perché la narrazione rispetta la fa-bula.

3 L’esordio è di tipo narrativo-descrittivo: esso, infatti, presenta il protagonista, il luogo in cui si svolgono i fatti e descrive l’atmosfera in cui essi cominciano (Una magnifica sera un non meno magnifico usciere, Ivan Dmitric’ Cerviakov, era seduto nella seconda fila di poltrone…).

4 La serena atmosfera iniziale del racconto è subito turbata da un Ma a un tratto, che determi-na la rottura dell’equilibrio e l’inizio del vero e proprio racconto.

5 La sequenza che può avere la funzione di Spannung è l’ultima sequenza dialogica del testo (da ieri venni a incomodare a pestando i piedi): in quest’ultimo dialogo, infatti, la tensione è massima, perché il generale, livido e tremante, inveisce contro il povero usciere, provocando la rottura di qualcosa nel suo ventre che lo porterà alla morte.

6 La prima dall’inizio a Se non lo penserà adesso, lo penserà poi!…” si svolge a teatro la seconda da Giunto a casa a tempo di discorrere è ambientata a casa dell’usciere la terza da Il giorno dopo a andando a casa si svolge dapprima a casa dell’usciere e

poi in quella del generale la quarta da La lettera al generale alla fine del racconto di nuovo nelle case dei due

protagonisti. 7 La narrazione avviene in terza persona, ad opera di un narratore che risulta esterno alla

vicenda, perché non coinvolto nei fatti narrati; il punto di vista scelto è invece interno al personaggio: il narratore racconta infatti l’episodio, banalissimo, dello starnuto, con la stessa amplificazione avvertita dal povero Cerviakòv, che ne fa una questione di vitale importanza, chiara a lui solo (infatti “la moglie, come a lui parve, prese l’accaduto con troppa legge-rezza”); anche gli altri personaggi sono visti attraverso i suoi occhi (l’espressione “il generale fece una faccia piagnucolosa” è chiaramente frutto di un’osservazione del protagonista, a cui pare di scorgere, sul viso del generale, una smorfia di autocommiserazione). Il narratore, grazie al tipo di focalizzazione scelto (che può essere definita fissa, perché utilizzata per tutto il racconto), è in grado di riferire anche le sensazioni del protagonista: egli sa che la musica e l’opera lo fanno sentire “al colmo della beatitudine” e che l’improvviso starnuto determina in lui la cessazione di quello stato, sostituito da una sensazione di “inquietudine”; l’ultima scenata del generale lacera “qualcosa nel ventre di Cerviakòv”, evento che prelude alla morte del povero impiegato.

8 Narratario; il narratore cerca di sollecitare la sua attenzione e la sua curiosità con espressioni come nei racconti spesso si incontra questo “a un tratto” e, in modo più diretto, aveva star-nutito, come vedete.

Riflessione e produzione1 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, la pertinenza delle motivazioni addotte.

2 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, il racconto prodotto.

140

Guida_A.indd 140 27/03/12 09.39

Page 132: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Unità 3: I PERSONAGGI, LE LORO PAROLE, I LORO PENSIERI

Verifica della teoria1 a. Il personaggio è una figura fittizia, inventata dall’autore, che parla e agisce all’interno

di un racconto.b. Il protagonista è il personaggio più importante del racconto; è presente in molte se-

quenze; anche quando è assente il discorso narrativo verte su di lui.c. Il flusso di coscienza riferisce i pensieri del personaggio nell’esatto modo in cui si pre-

sentano alla sua coscienza.

2 Perché i personaggi di un testo sono sempre in relazione tra loro: essi possono essere per-tanto inseriti in un sistema in cui ciascuno compie azioni, ha rapporti con gli altri, ricopre ruoli ben definiti.

3 Discorso diretto, discorso indiretto libero; in questo modo la narrazione risulta distac-cata e oggettiva, come la visione delle cose sottesa a questo modo di rappresentare la realtà.

Comprensione1 Il racconto ha, come titolo, il soprannome della protagonista: in questo modo l’autore attira

subito l’attenzione del lettore su di lei.

2 Maricchia è la figlia della Lupa: è una ragazza buona e brava, che si vergogna del comporta-mento della madre. Anche se il marito le è stato imposto, diventa una brava moglie, che si dedica alla cura dei figli; per salvare il suo matrimonio, cerca di opporsi alla madre, andando persino dal brigadiere.

3 Ha una prima brutta impressione su di lui (Nanni era tutto unto e sudicio dell’olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto).

4 La vicenda narrata si svolge nel villaggio in cui abita la Lupa; altrettanto importanti sono gli spazi aperti dei campi, in cui avvengono gli episodi più significativi (il tradimento di Nanni, l’ultimo incontro tra i due).

141

Guida_A.indd 141 27/03/12 09.39

Page 133: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Analisi1 Esordio: dall’inizio a altra ragazza del villaggio: presentazione dell’ambiente e del personaggio.

Evento che altera l’equilibrio iniziale: da Una volta a rispose Nanni ridendo: la Lupa s’innamora.Peripezie: da La Lupa si cacciò a senza di te non voglio starci”: vicende dell’innamoramento.Scioglimento: da Ei come la scorse a balbettò Nanni: fine della vicenda.

2 Il racconto è stato diviso in due macrosequenze per separare i fatti accaduti prima del matrimonio da quelli che si sono verificati in seguito.

3 La focalizzazione interna al personaggio della Lupa.

4 Protagonista: la Lupa: è il personaggio più importante del raccontoDeuteragonista: Nanni: è quasi sullo stesso piano della Lupa, perché corresponsabile dei

tradimenti e di ciò che accade in seguitoPersonaggi secondari: Maricchia e il brigadiere: entrambi hanno un ruolo secondario, ma

comunque importante per lo svolgimento della vicendaComparse: Padre Angiolino e gli uomini e le donne del villaggio: essi non hanno alcun tipo di

caratterizzazione; servono solo a completare la descrizione dell’ambiente umano in cui si svolge la vicenda

5 Il protagonista è presentato dal narratore.

6 È frutto di entrambe le tecniche: alcune informazioni, infatti, inerenti soprattutto all’aspetto fisico, sono enunciate esplicitamente (alta, magra, con un seno fermo e vigoroso, bruna, pallida, labbra fresche e rosse…), altre, invece, perlopiù inerenti ai comportamenti, sono rica-vabili dalle azioni o dalle parole della protagonista (andare randagio e sospettoso della lupa affamata; si spolpava i figlioli e i mariti; l’afferrò pe’ capelli e le disse co’ denti stretti: “Se non lo pigli, ti ammazzo!”; andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo…).

7 Pina, detta La Lupa, è alta, magra, bruna, pallida, con un seno vigoroso, occhi da satanasso e neri come il carbone, labbra fresche e rosse: è, insomma, una donna ancora molto bella, nonostante non sia più giovane. Ella vive con la figlia Maricchia in un villaggio e lavora nei campi; non è ben vista dai suoi compaesani, che la guardano con sospetto per il suo carattere forte e rude (è capace di lavorare come un uomo, senza fermarsi mai), per i suoi compor-tamenti spregiudicati (non è mai sazia di nulla; cammina e si muove con un andamento randagio e sospettoso; insidia i mariti e i figli delle altre) e per il suo atteggiamento verso la religione, in aperto contrasto con il loro (essi infatti ritengono la frequentazione della chiesa una garanzia di correttezza morale).

8 La Lupa è un personaggio a tutto tondo: è una donna priva di scrupoli e di morale, abituata

a prendersi ciò che vuole e a badare a sé stessa, proprio l’esatto contrario di sua figlia, che, sottomessa agli eventi e chiusa in casa a badare ai figli, rappresenta il tipo della donna meri-dionale di quegli anni.

9 Occhi da satanasso; la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremi-ta; occhi da spiritata; tentazione dell’inferno; prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell’anima. L’accostamento è determinato dal modo di fare e di comportarsi della Lupa, una donna che prende, senza remore, tutto ciò che vuole e si dimostra indifferente alle regole religiose, morali e civili della comunità.

142

Guida_A.indd 142 27/03/12 09.39

Page 134: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

10 Nanni è un personaggio dinamico: all’inizio, infatti, egli è in grado di gestire il rapporto con la Lupa (quando incontra i suoi occhi bacia il santino della Madonna e si segna, scoppiando a ridere), poi, invece, con il passare del tempo, diventa sempre più debole nei suoi con-fronti, fino a ridursi a una vera e propria vittima (la implora di lasciarlo stare e non sa più che fare per liberarsi di lei). Solo verso la fine recupera un po’ dell’antico vigore e coraggio, arrivando, forse, a commettere un omicidio.

11 Relazioni di incontro: la Lupa per Nanni (amore); Maricchia per Nanni (amore); la gente del villaggio per Nanni moribondo (pietà); Padre Angiolino per la Lupa (amore)

Relazioni di scontro: la Lupa per Maricchia e Maricchia per la Lupa (gelosia); Nanni per la Lupa (odio); la gente del villaggio per la Lupa (odio)

Relazione di tangenza (incontro occasionale): il brigadiere con gli altri personaggi.

12 L’oggetto del desiderio è Nanni: è lui, infatti, a mettere in moto la vicenda con il suo ritorno e il conseguente innamoramento della protagonista.

13 DISCORSO DIRETTO: il narratore decide di lasciare spazio alla voce dei personaggi, che riferisce in modo diretto: per esempio “Se è così se ne può parlare a Natale” disse Nanni

DISCORSO DIRETTO LIBERO: il narratore lascia spazio alla voce dei personaggi omettendo i verbi dichiarativi e gli elementi di contestualizzazione: per esempio “Taci!” “Ladra! Ladra!” “Taci!” “Andrò dal brigadiere, andrò!”

DISCORSO INDIRETTO LIBERO: il narratore riferisce la voce dei personaggi in modo indiret-to, ma conservando le parole e le espressioni del discorso diretto: per esempio su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse che vi mangiavano.

Riflessione e produzione1 Il rosso (labbra fresche e rosse, con le sue labbra rosse, manipoli di papaveri rossi); è stato

scelto perché è il simbolo dell’amore e della passione che divorano la Lupa, ma anche del sangue, che probabilmente scorrerà alla fine del racconto.

2 Perché i suoi comportamenti e istinti sono simili a quelli di un animale selvatico (non era sa-zia giammai; la vedevano passare sola come una cagnaccia; andare randagio e sospettoso della lupa affamata): anche Maricchia, nel momento in cui prova a ribellarsi e a comportarsi come un animale che difende la sua preda, denunciando la madre, è definita lupacchiotta.

3 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, il racconto prodotto.

143

Guida_A.indd 143 27/03/12 09.39

Page 135: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

Unità 4: IL TEMPO

Verifica della teoria1 a. I tempi verbali commentativi sono presente, passato prossimo e i due futuri; il narratore

li usa quando è vicino a ciò che racconta, anche soltanto dal punto di vista emotivo.b. La digressione è il racconto di fatti che non riguardano direttamente la vicenda nar-

rata, ma che possono risultare utili per la sua contestualizzazione o per il suo appro-fondimento. È una pausa narrativa, perché ferma comunque, anche quando riferisce una vicenda, il racconto della storia principale.

c. Il tempo del lettore è il tempo della lettura del testo da parte del lettore reale.

2 Il tempo della scrittura è il momento di tempo in cui si colloca la voce narrante del testo; il tempo dello scrittore è il periodo storico in cui l’autore ha scritto la sua opera.

3 I tempi esterni al racconto sono il tempo dello scrittore e il tempo del lettore.

Comprensione1 Il racconto, che è ambientato in un passato indefinito, copre un arco di tempo assai esteso:

seguiamo le vicende di Stefano Roi da quando ha dodici anni fino alla sua morte, avvenuta quando egli è vecchio, vecchissimo.

2 Secondo gli scienziati il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. Esso cambia nome a seconda dei luoghi; per alcuni non esiste.

3 Secondo i marinai il colombre è il pesce più pericoloso di tutti; è uno squalo tremendo e misterioso, più astuto dell’uomo, con muso da bisonte, una bocca che continuamente si apre e chiude, denti terribili. Per motivi che nessuno sa, sceglie la sua vittima, e quando l’ha scelta la insegue per anni e anni, per una intera vita, finché è riuscito a divorarla. Nessuno riesce a scorgerlo se non la vittima stessa e le persone del suo stesso sangue.

4 Stefano, fin da bambino, ha un sogno: andare per mare come il padre e comandare delle navi ancora più belle e grandi della sua.

5 Stefano non realizza il suo sogno. Anche se passa la sua vita in mare e comanda navi sem-pre più belle, non si gode quello che fa, perché terrorizzato dalla paura del colombre, che lo insegue e non lo perde mai di vista.

Analisi1 SITUAZIONE INIZIALE: dall’inizio fino a gli davano tutte le spiegazioni: Stefano riesce a

coronare il suo sogno di andare per mareEVENTO CHE ALTERA LA SITUAZIONE INIZIALE: da come fu giunto a poppa a osti-

nato ad aspettarlo: Stefano incontra il colombre

PERIPEZIE: da da allora a non dovette faticare molto: peripezie per mare di Stefano, sem-pre seguito dal colombre

144

Guida_A.indd 144 27/03/12 09.39

Page 136: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

SPANNUNG: da all’improvviso a per sempre: drammatico incontro con il colombre SCIOGLIMENTO: da due mesi dopo a sasso rotondo: triste finale del racconto.

2 L’intreccio è lineare; nel testo c’è una sostanziale coincidenza con la fabula.

3 Il narratore è esterno alla narrazione.

4 Egli interviene nel testo con riflessioni personali (per esempio: grandi sono le soddisfazioni di una vita laboriosa, agiata e tranquilla, ma ancora più grande è l’attrazione dell’abisso) e per fornire, in modo impersonale, alcune informazioni scientifiche sul colombre.

5 Zero; egli conosce perfettamente stati d’animo e pensieri dei personaggi: per esempio sa che i successi, e i milioni, non servivano a togliere dall’animo di Stefano quel continuo assillo e che egli non fu mai tentato di vendere la nave e di ritirarsi a terra per intraprendere diverse imprese.

6 I personaggi principali della vicenda sono Stefano Roi e il colombre: il primo è il protagonista, il secondo ha la duplice veste di antagonista (nella prima parte del racconto) e di aiutan-te (nella seconda) del protagonista. Quest’ultimo, infatti, ha, nell’esordio del racconto, che avviene in medias res, un oggetto del desiderio, costituito dal mare: il colombre, però, si oppone al suo progetto, inducendo il padre, un personaggio secondario, a distogliere il figlio dalla vita marinara con ogni espediente. Completano il sistema dei personaggi la madre e i marinai, che hanno la funzione di comparse, perché servono semplicemente a caratterizzare l’ambiente in cui Stefano vive.

7 Perché non sono approfonditi nella dimensione interiore: Stefano è vittima dell’attrazione dell’abisso, che lo induce a comportarsi per anni nello stesso modo, senza cercare alcun tipo di confronto diretto con il suo nemico; il colombre è prigioniero del suo ruolo di terribile mostro marino.

8 a. Discorso diretto; b. discorso indiretto; c. discorso indiretto libero.

9 Nel testo prevalgono i tempi verbali narrativi, perché il racconto, simile a una fiaba, si situa in un passato lontano e indefinito, che il narratore sente lontano da sé.

10 Quando Stefano Roi compì i dodici anni…Siccome proprio quel giorno il suo bastimento doveva partire… Da allora il ragazzo con ogni espediente…Per qualche tempo, distratto dal nuovo ambiente, Stefano non pensò più al mostro mari-no… Tuttavia, per le vacanze estive, tornò a casa…Anche nella lontana città… Appena fu uomo…Intanto il padre venne a morire… Passando i giorni…Aveva appena ventidue anni… Navigava, navigava…Grazie a una serie di fortunate spedizioni…Finché, all’improvviso, Stefano un giorno si accorse di essere diventato vecchio, vecchissi-mo… Una sera… si sentì prossimo a morire…Aveva continuato a inseguirlo per quasi cinquant’anni… Due mesi dopo… un barchino approdò…

11 Il tempo della storia copre circa cinquant’anni (dal momento in cui Stefano ha dodici anni a quello in cui egli ha più di sessant’anni): il tempo del racconto concentra dunque in poche

145

Guida_A.indd 145 27/03/12 09.39

Page 137: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

pagine un’intera vita, che viene illustrata soprattutto per mezzo delle tecniche narrative che consentono di velocizzare il ritmo della narrazione, ovvero il sommario e l’ellissi.

12 Nell’ellissi il tempo del racconto non presenta un momento (anni, mesi, giorni oppure ore) del tempo della storia: è un’ellissi, per esempio, il ritorno di Stefano nella lontana città dopo il rientro a casa per le vacanze estive.

13 Nel sommario il tempo del racconto è accorciato rispetto al tempo della storia: è un som-mario, per esempio, l’espressione Navigare, navigare, era il suo unico pensiero… da un oceano all’altro, che ricostruisce in poche righe i cinquant’anni di viaggi per mare.

14 Nella scena il tempo della storia coincide con quello del racconto: è una scena, per esem-pio, lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosfo-rescente. Stefano la prese fra le dita e guardò, perché il tempo impiegato per eseguire le azioni descritte è più o meno uguale a quello che occorre per la lettura.

Riflessione e produzione1 Perché ha voluto dare un’idea di razionalità al racconto, in modo che il lettore non lo

archivi come una semplice fiaba, ma ne mediti il messaggio.

2 Destino. Buzzati vuole dimostrare che spesso l’uomo, vittima dei suoi pregiudizi, non prova nemmeno a cambiare idea o a confrontarsi in modo costruttivo con la realtà che lo circonda, per provare a vivere a pieno, godendo quel poco o quel tanto che la vita è in grado di offrirgli.

Unità 5: LO SPAZIO

Verifica della teoria1 a. L’ambiente è lo spazio interno in cui è ambientata la vicenda narrata.

b. I luoghi e gli ambienti possono essere reali, realistici o immaginari.c. I topoi sono dei modelli convenzionali di descrizione.

Comprensione1 Al tempo della scrittura il castello è nulla più di un mucchio di rovine, donde i contadini trag-

gono a lor grado sassi e rottami per le fonde dei gelsi.

2 Questa affermazione vuol dire che gli angoli erano talmente irregolari che o non erano stati progettati con le squadre oppure ne erano state usate troppe.

3 Dopo il suono dell’Avemaria la cucina si illuminava: la cuoca accendeva quattro lampade e ravvivava il fuoco del caminetto. Gli abitanti della cucina potevano così scoprire alla luce le loro diverse figure.

146

Guida_A.indd 146 27/03/12 09.39

Page 138: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

4 La natura che circonda il castello di Fratta pare offrire i più opachi ricoveri e i sedili più morbidi ai trastulli dell’innocenza e a colloqui d’amore.

Analisi1 Narratore-protagonista; il luogo; un ambiente.

2 Il narratore commenta e giudica esplicitamente il luogo e gli ambienti che descrive, per esempio quando dice In tutti i miei viaggi non mi è mai accaduto di veder fabbrica che disegnasse sul terreno una più bizzarra figura oppure bastivi il dire che per me che non ho veduto né il colosso di rodi né le piramidi d’Egitto, la cucina di Fratta e il suo focolare sono i monumenti più solenni che abbiano mai gravato la superficie della terra.

3 Storia; scrittura. Ma nel canto più buio e profondo di essa apriva le sue fauci un antro acherontico, una caverna ancora più tetra e spaventosa, dove le tenebre erano rotte dal crepitante rosseggiar dei tizzoni e da due verdastre finestrelle imprigionate da una doppia inferriata.

4

VECCHIO DECISAMENTE BIZZARRO DISORDINATO

un gran ponte levatoio scassinato dalla vecchiaia

dell’antica dimora signorile

pioppi secolari che ombreggiavano la campagna intorno al castello

una più bizzarra figura

gli angoli erano poi combinati con sì ardita fantasia

un’altra anomalia di quel fabbricato era la moltitudine dei fumaioli

rispondevano col loro interno disor-dine alla promessa delle facciate

5 La stranezza, la decrepitezza e l’immobilità dei suoi abitanti.

6 Perché anche in questo ambiente le persone e gli utensili sembrano fermi in abitudini e collocazioni secolari.

7 La cucina di Fratta e il suo focolare sono i monumenti più solenni che abbiano mai gravato la superficie della terra.La cucina di Fratta era un vasto locale, d’un infinito numero di lati molto diversi in grandez-za, il quale s’alzava verso il cielo come una cupola e si sprofondava dentro terra più d’una voragine.Enormi credenze, armadi colossali, tavole sterminate… mostruose pignatte… alari gigan-teschi.

8 Non mugolava mai un temporale senzaché la chioccia campanella del castello non gli desse il benarrivato; i saluti del fulmine.

9 Volubilità e capriccio.

10 Ad una contadinella oziosa; ad una matterella rinsavita; voler parlare con i due bam-bini.

147

Guida_A.indd 147 27/03/12 09.39

Page 139: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

11

12 Il narratore-protagonista ha usato, per descrivere lo spazio, la focalizzazione interna: in que-sto modo egli ha creato descrizioni soggettive e personali, perché ha presentato luoghi e ambienti secondo il proprio punto di vista.

Riflessione e produzione1 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, la descrizione prodotta.

Unità 6: LE SCELTE STILISTICHE ED ESPRESSIVE

Verifica della teoria1 a. Il lessico medio usa vocaboli quotidiani, molto diffusi e comprensibili a tutti.

b. Lo stile nominale consiste nell’uso insistito di frasi prive di verbo (sostituito da nomi e aggettivi).

c. L’anacoluto è un brusco cambio di costrutto sintattico.

2 Un lieve lampo di sorriso: in questa espressione di D’Annunzio riconosci una metafora, cioè la sostituzione di un termine con un altro che abbia un rapporto di somiglianza (non esplicitato) con il termine sostituito, che si spiega così: il sorriso che compare sulle labbra è veloce come un lampo.

Comprensione1 La vicenda narrata si svolge in un ambiente: la stanza del professor Spencer.

2 La stanza è molto disordinata: ci sono pillole e medicine dappertutto, e tutto ha l’odore delle gocce Vicks contro il raffreddore. Holden resta colpito, in particolare, dal letto durissimo (quel letto sembrava un sasso…quel letto di cemento…).

3 Holden dice apertamente di non voler ferire i sentimenti del vecchio professore: per questo motivo scrive la nota in fondo al compito (perché l’idea di bocciarmi non lo facesse restar troppo male) e gli racconta molte bugie (Gli dissi che ero un autentico lavativo…). Dunque, nonostante in un altro punto del testo egli affermi che sta cominciando a provare per lui una specie di odio, comprendiamo che Holden è affezionato al vecchio professore.

VISTA UDITO OLFATTO TATTO

non mi è mai accaduto di veder fabbrica

paramenti d’arabeschi e di festoni

zolla più verde

verde ramarro

cantavano le rane

il brontolio dell’Angelus Do-mini

cinguettio

mormorio

voci fresche ed argentine

il fuoco scoppiettava fumi-gante

arbusti profumati

fumo denso

sedili più morbidi

148

Guida_A.indd 148 27/03/12 09.39

Page 140: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

4 Perché fa differenze tra gli alunni che hanno genitori semplici e umili e quelli che hanno ge-nitori facoltosi: dedica ai primi una rapida stretta di mano e un sorriso di circostanza, mentre con gli altri s’intrattiene a lungo. Holden, che tra i tanti difetti non ha la falsità, non sopporta l’ipocrisia di quest’uomo.

Analisi1 No, perché nel passo sono presenti alcune retrospezioni e dei riferimenti al tempo della

scrittura che alterano il naturale scorrere del tempo.

2 Holden si rivolge a un narratario non esplicito, che egli chiama in causa con un generico “Ra-gazzi!”; questo espediente serve a rendere la narrazione più coinvolgente e diretta.

3 L’episodio è raccontato dal protagonista.

4 La focalizzazione interna.

5 L’io narrante dice che l’io narrato a un certo punto si mise a sparar balle: egli dà dunque un giudizio sul proprio comportamento, ricordando anche che nel frattempo pensava ad altro.

6

ASPETTO FISICO CARATTERE E MODO DI COMPORTARSIÈ alto un metro e ottantanoveHa i capelli grigi, soprattutto sul lato destro

Non ha simpatia per i malatiNon gli piace vedere i vecchi in pigiama o in vestagliaScuote la testa a tutto spianoDice spesso: “Ragazzi!”A volte si comporta come un ragazzino; altre volte, invece, come se fosse molto più grande della sua etàDice una cosa e ne pensa un’altra Odia le predicheSi prende le sue colpePerde le staffe quando la gente ripete inutilmente le cose due volte Rispetta il vecchio professore e la sua passione per la materia che insegnaDice bugie Ama gli animaliNon sopporta le ingiustizie

7 Holden è un personaggio a tutto tondo: egli, al contrario di coloro che lo circondano, è un ragazzo privo d’ipocrisia, che si pone di fronte alle cose in modo diretto, con attenzione e disponibilità a capire ciò che accade intorno a lui (La gente pensa sempre che le cose siano del tutto vere… la gente non si accorge mai di niente).

8 Partita un accidente. Una partita. È una partita se stai dalla parte dove ci sono i grossi cali-bri, tante grazie – e chi lo nega. Ma se stai dall’altra parte, dove di grossi calibri non ce n’è nemmeno mezzo, allora che accidente di partita è? Niente. Non si gioca1.

9 Il tempo della storia è il momento in cui Holden ha sedici anni; il tempo della scrittura è l’anno successivo.

1. Dove viene richiesto un esempio, non so-no state indicate tutte le possibili risposte.

149

Guida_A.indd 149 27/03/12 09.39

Page 141: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 1

Le caratteristiche del testo narrativo

10 Sommario: Gli dissi che ero un autentico lavativo eccetera eccetera. Gli dissi che se fossi stato al suo posto avrei fatto esattamente la stessa cosa, e che la maggior parte della gente non valuta quanto sia duro fare il professore. Eccetera eccetera.Retrospezione: Mi aveva scritto quel biglietto per chiedermi di passare da lui a salutarlo prima delle vacanze, visto che non sarei tornato.

11 Lo spazio è descritto soggettivamente, attraverso gli occhi del personaggio, come accade sempre quando si usa la focalizzazione interna.

12 Il lessico usato è di livello medio-basso.

13 Vocaboli colloquiali: a me non mi… fece cilecca… … cretinate… era partito in quarta… vattelapesca… non era proprio pane per i suoi denti… palloni gonfiati… tracagnotta …mezza calzettaespressioni gergali (proprie del linguaggio giovanile): non capiva un accidente… era un tiro schifo… un modo di parlare schifo… ragazzi!… mi misi a sparar balleespressioni volgari: spostai il didietro… come se fosse uno stronzo… il pallone gonfiato più bastardo.

14 Allora lui la disse tre volte: Holden odia sentirsi ripetere le cose due volte: figuriamoci cosa prova nel sentirsi dire tre volte la stessa cosa!Sei stato tu stesso a scegliere quest’argomento: l’elaborato è un fallimento: la scelta dell’argo-mento lascia intendere che questo era il tema su cui egli era… meglio preparato!

15 Cancellare: ipotassi, frasi ben articolate, scarsi.

16 Le figure retoriche sono:

Nell’attimo stesso che entravo: un anacoluto, perché c’è un brusco cambio di co-strutto sintattico (l’espressione corretta è: nell’attimo stesso in cui entravo).

Roba che vomiterei: un’iperbole, perché esprime un comportamento esagerato.

Acuta come una puntina da disegno: una similitudine, perché esprime un paragone.

Quel letto di cemento: è una metafora, perché esprime un paragone abbreviato: quel letto di (= duro come il) cemento.

Riflessione e produzione1 Holden esprime la sua concezione della vita con una metafora: la vita è come una partita. Egli,

però, a differenza del preside e del professor Spencer, non pensa che la vita sia una partita da giocare secondo le regole: egli crede, infatti, che la vita possa essere considerata una partita solo se si sta dalla parte in cui ci sono i grossi calibri; in caso contrario non ci può essere partita, perché non c’è gioco. Fuor di metafora, questo significa che per risultare vincenti nella vita occorre avere i mezzi necessari per affrontare in modo adeguato ogni difficoltà.

2 L’Insegnante valuterà, a sua discrezione, il testo prodotto.

150

Guida_A.indd 150 27/03/12 09.39

Page 142: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

SOLUZIONIModulo 2: Riscrivere e analizzare un testo narrativo

Unità 1: IL RIASSUNTO

Verifica della teoria1 Il riassunto:

può cambiare l’aspetto del testo di partenza non può cambiare l’aspetto del testo di partenza.

2 Quali di questi elementi devono essere presi in considerazione prima di scrivere un riassunto? La forma del riassunto la forma del testo di partenza

il tempo a disposizione la dimensione del riassunto

la dimensione del testo di partenza il destinatario la tipologia del testo da riassumere altri testi dello stesso genere

l’epoca di stesura del testo di partenza lo scopo del testo di partenza lo scopo del riassunto.

3 In un riassunto sono generalmente considerate parti essenziali: quelle che si riferiscono direttamente al tema principale del testo le parti descrittive

le parti riflessive quelle che introducono qualcosa di nuovo

gli esempi i commenti personali quelle che introducono un nuovo personaggio quelle che fanno affermazioni che il lettore sa già.

4 In un riassunto i dialoghi: vanno lasciati inalterati vanno riassunti vanno riassunti e trasformati in discorsi indiretti.

151

Guida_A.indd 151 27/03/12 09.39

Page 143: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 2

Riscrivere e analizzare un testo narrativo

Riflessione e produzioneIl vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati da fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. |Un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. | Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo, che proprio lì prendeva ogni mattina il tram.|Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alle vie di città: cartelli, semafori, vetrine, in-segne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso di un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.|Così un mattino, aspettando il tram che lo portava alla ditta Sbav dov’era uomo di fatica, notò qualcosa d’insolito presso la fermata, nella striscia di terra sterile e incrostata che segue l’albera-tura del viale: in certi punti, al ceppo degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là s’aprivano e lasciavano affiorare tondeggianti corpi sotterranei.Si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! | A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circon-dava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni familiari e il caropane. |Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assi-milavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. “Basterebbe una notte di pioggia, – si disse, – e già sarebbero da cogliere”. E non vedeva l’ora di mettere a parte della scoperta sua moglie e i sei figlioli.|– Ecco quel che vi dico! – annunciò durante il magro desinare. – Entro la settimana mangeremo funghi! Una bella frittura! V’assicuro!E ai bambini più piccoli, che non sapevano cosa i funghi fossero, spiegò con trasporto la bellez-za delle loro molte specie, la delicatezza del loro sapore, e come si doveva cucinarli; e trascinò così nella discussione anche sua moglie Domitilla, che s’era mostrata fino a quel momento piuttosto incredula e distratta.|– E dove sono questi funghi? – domandarono i bambini. – Dicci dove crescono!A quella domanda l’entusiasmo di Marcovaldo fu frenato da un ragionamento sospettoso: “Ecco che io gli spiego il posto, loro vanno a cercarli con una delle solite bande di monelli, si sparge la voce nel quartiere, e i funghi finiscono nelle casseruole altrui!” Così, quella scoperta che subito gli aveva riempito il cuore d’amore universale, ora gli metteva la smania del possesso, lo circon-dava di timore geloso e diffidente.– Il posto dei funghi lo so io e io solo – disse ai figli, – e guai a voi se vi lasciate sfuggire una parola.|Il mattino dopo, Marcovaldo, avvicinandosi alla fermata del tram, era pieno d’apprensione. Si chinò sull’aiola e con sollievo vide i funghi un po’ cresciuti ma non molto, ancora nascosti quasi del tutto dalla terra. |Era così chinato, quando si accorse d’aver qualcuno alle spalle. S’alzò di scatto e cercò di darsi un’aria indifferente. C’era uno spazzino che lo stava guardando, appoggiato alla sua scopa. |Questo spazzino, nella cui giurisdizione si trovavano i funghi, era un giovane occhialuto e spi-lungone. Si chiamava Amadigi e a Marcovaldo era antipatico da tempo, forse per via di quegli

152

Guida_A.indd 152 27/03/12 09.39

Page 144: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

occhiali che scrutavano l’asfalto in cerca di ogni traccia naturale da cancellare a colpi di scopa. |Era sabato; e Marcovaldo passò la mezza giornata libera girando con aria distratta nei pressi dell’aiola, tenendo d’occhio di lontano lo spazzino e i funghi, e facendo il conto di quanto tempo ci voleva a farli crescere.| La notte piovve: come i contadini dopo mesi di siccità si svegliano e balzano di gioia al rumore della prime gocce, così Marcovaldo, unico in tutta la città, si levò a sedere nel letto, chiamò i famigliari: “È la pioggia, è la pioggia” e respirò l’odore di polvere bagnata e muffa fresca che veniva di fuori.| All’alba – era domenica – , coi bambini, con un cesto preso in prestito, corse subito all’aiola. I funghi c’erano, ritti sui loro gambi, coi cappucci alti sulla terra ancora zuppa d’acqua. – Evviva! – e si buttarono a raccoglierli.|– Babbo! guarda quel signore lì quanti ne ha presi! – disse Michelino, e il padre alzando il capo vide, in piedi accanto a loro, Amadigi anche lui con un cesto pieno di funghi sotto il braccio.|– Ah, li raccogliete anche voi? – fece lo spazzino. – Allora sono buoni da mangiare? Io ne ho presi un po’ ma non sapevo se fidarmi… Più in là nel corso ce n’è nati di più grossi ancora… Bene, adesso che lo so, avverto i miei parenti che sono là a discutere se conviene raccoglierli o lasciarli… – e si allontanò di gran passo. |Marcovaldo restò senza parola: funghi ancora più grossi, di cui lui non s’era accorto, un raccolto mai sperato, che gli veniva portato via così, di sotto il naso. Restò un momento quasi impietrito dall’ira, dalla rabbia, poi – come talora avviene – il tracollo di quelle passioni individuali si trasfor-mò in uno slancio generoso. | A quell’ora, molta gente stava aspettando il tram, con l’ombrello appeso al braccio, perché il tempo restava umido e incerto. – Ehi, voialtri! Volete farvi un fritto di funghi, questa sera? – gridò Marcovaldo alla gente assiepata alla fermata. – Sono cresciuti i funghi qui nel corso! Venite con me! Ce n’è per tutti! – e si mise alle calcagna di Amadigi, seguito da un codazzo di persone.|Trovarono ancora funghi per tutti, e, in mancanza di cesti, li misero negli ombrelli aperti. Qual-cuno disse: – Sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme! – Invece ciascuno prese i suoi funghi e andò a casa propria.|Ma si rividero presto, anzi la stessa sera, nella medesima corsia dell’ospedale, dopo la lavatura gastrica che li aveva tutti salvati dall’avvelenamento: non grave, perché la quantità di funghi mangiati da ciascuno era assai poca.|Marcovaldo e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.

Primo riassunto

Un mattino, aspettando il tram, Marcovaldo, disattento ai particolari della città ma accorto su quelli della natura, notò presso la fermata, in una striscia di terra sterile, dei piccoli funghi. La scoperta lo riempì di gioia: al lavoro fu distratto più del solito, perché non vedeva l’ora di co-municare la novità alla moglie e ai figli. A pranzo disse che presto avrebbero mangiato funghi; spiegò cosa fossero ai bambini più piccoli, ma si rifiutò di rivelare dove si trovassero, per paura che qualcun altro potesse portarli via prima di lui.Il mattino dopo, mentre controllava che i funghi fossero cresciuti, si accorse che lo spazzino, Amadigi, lo stava guardando. Era sabato: Marcovaldo passò la mezza giornata libera girando nei pressi dell’aiola, tenendo d’occhio di lontano lo spazzino e i funghi. La notte piovve: all’alba corse subito all’aiola coi bambini e con un cesto, e si buttarono a raccoglierli. Marcovaldo vide che anche Amadigi era lì, con un cesto pieno di funghi sotto il braccio: egli disse di essere contento, perché, ora che vedeva anche Marcovaldo raccoglierli, lui e i suoi parenti avrebbero raccolto più sicuri i grossi funghi che erano cresciuti più in là. Marcovaldo dapprima restò senza parole: poi, smaltita la rabbia, in un impeto di generosità gridò alla gente assiepata alla fermata

153

Guida_A.indd 153 27/03/12 09.39

Page 145: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 2

Riscrivere e analizzare un testo narrativo

di andare con lui a raccogliere i funghi. Trovarono funghi per tutti: ognuno se ne andò con il suo carico a casa propria.Si rividero la stessa sera, in ospedale, dopo la lavatura gastrica: Marcovaldo e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.

Secondo riassunto

Un mattino, aspettando il tram, Marcovaldo notò presso la fermata dei piccoli funghi. La scoper-ta lo riempì di gioia. Il mattino dopo, mentre li controllava, si accorse che lo spazzino, Amadigi, lo stava guardando. Era sabato: Marcovaldo passò la mezza giornata libera girando nei pressi dell’aiola, tenendo d’occhio di lontano lo spazzino e i funghi. La notte piovve: all’alba Marcoval-do corse subito all’aiola e cominciò a raccogliere i funghi. Presto vide che anche Amadigi era lì, con un cesto pieno di funghi sotto il braccio: egli disse di essere contento, perché, ora che vedeva anche Marcovaldo raccoglierli, lui e i suoi parenti avrebbero raccolto più sicuri i grossi funghi che erano cresciuti più in là. Marcovaldo passò dalla rabbia a un impeto di generosità: così, gridò alla gente assiepata alla fermata di andare con lui a raccogliere i funghi. Trovarono funghi per tutti. Si rividero la stessa sera, in ospedale, dopo la lavatura gastrica: Marcovaldo e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.

NB: questa seconda parte della prova di verifica è suscettibile di varianti e modifiche, che spetterà all’Insegnante valutare adeguatamente.

154

Guida_A.indd 154 27/03/12 09.39

Page 146: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

SOLUZIONIModulo 3: Le forme della narrazione

Unità 1: IL MITO

Verifica della teoria1 a. Il mito è una narrazione che spiega la realtà attraverso l’immaginazione.

b. Un mito eziologico spiega le cause e i motivi di un rituale, di un culto, di una festa, di un’usanza…

c. Il logos in Grecia era la spiegazione razionale e scientifica della realtà.

Comprensione1 Le Donnole ottengono il fuoco grazie a un fulmine mandato dagli Uccelli del Tuono sull’isola

in cui vivono.

2 Coniglio sa che ogni notte le Donnole fanno un fuoco e vi danzano intorno: egli pensa di sfruttare quest’occasione perché sa nuotare (e dunque può raggiungere l’isola) e sa danzare (e dunque può distrarre le Donnole).

3 Le Donnole sono lusingate della visita di Coniglio perché hanno sentito parlare della sua bravura come danzatore: esse sono contente perché credono sia venuto per vederle danzare.

4 Perché ha rubato il fuoco per loro, ma anche perché lo ha salvato dalla pioggia e ha insegnato agli Uomini a proteggerlo nel cavo degli alberi.

Analisi1 Il mito è raccontato da un narratore esterno alla vicenda.

2 È onnisciente, perché conosce ciò che pensano i personaggi: le Donnole erano sicure che non fosse rimasto alcun fuoco acceso oltre a quello nel loro sicomoro.

3 Il protagonista è Coniglio.

155

Guida_A.indd 155 27/03/12 09.39

Page 147: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

4 Le principali qualità di Coniglio sono la velocità e la furbizia; Coniglio può essere considerato un eroe perché, dato che i personaggi protagonisti del mito sono animali che si comportano esattamente come gli uomini (danzano intorno al fuoco, invocano gli dei…), egli appare superiore agli altri proprio grazie a queste sue qualità.

5 L’antagonista è costituito dalle Donnole.

6 Le Donnole hanno solo difetti: esse, infatti, si distinguono per egoismo e cattiveria.

7 L’oggetto del desiderio è costituito dal fuoco.

8 Il tempo della storia non è ben definito: la vicenda si svolge, infatti, al principio del mondo, quando giunse l’inverno, in una sera al cadere delle tenebre. Questa vaghezza è perfettamente in linea con le caratteristiche del tempo del mito, che si colloca sempre in un passato vago e indefinito, descritto con i tempi verbali narrativi.

9 Lo spazio di questo mito è reale, perché descritto in modo realistico: ne è un esempio la vegetazione (in particolare il sicomoro) che rispecchia quella dei luoghi in cui il mito è nato e si è diffuso.

10 Il lessico è semplice (i vocaboli, infatti, sono di uso quotidiano; le eccezioni sono rare: per esempio concilio al posto del più frequente assemblea)

La sintassi è prevalentemente paratattica (come dimostra il primo capoverso) Le figure retoriche sono assenti; è presente solo una semplice accumulazione (e man-

giavano topi e talpe e pesci e uccelli).

Riflessione e produzione1 È un mito d’origine, perché racconta l’origine del fuoco, un mistero che da sempre affascina

l’umanità.

2 C’è un senso di religiosità, anche se gli dei tradizionali sono sostituiti dagli Uccelli del Tuono; esso potrebbe nascondere una verità storica, perché è probabile che il fuoco sia giunto sulla terra con un fulmine che ha incendiato della legna e che gli uomini abbiano imparato a con-servarlo nel cavo dei tronchi.

3 I valori positivi sono l’amore e il rispetto per la natura e la collaborazione tra uomini e animali; i comportamenti negativi da biasimare sono l’egoismo e il disinteresse per gli altri.

4 Perché egli agisce in modo scorretto dopo che gli dei, per primi, sono stati scorretti: essi, in-fatti, hanno dato il fuoco solo alle Donnole e hanno ascoltato solo la loro preghiera. Dunque Coniglio è scorretto con chi si è dimostrato, a sua volta, poco corretto e capriccioso, perché ha favorito alcune creature a scapito di altre.

5 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il riassunto prodotto.

156

Guida_A.indd 156 27/03/12 09.39

Page 148: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Unità 1: LA LEGGENDA

Verifica della teoria1 a. La leggenda è un racconto che trasforma, con l’aggiunta di elementi fantastici, un

fatto storico, un’azione o un momento della vita di una persona o di un popolo.b. Una leggenda sovrannaturale racconta vicende ed episodi miracolosi e magici, sempre

inseriti, però, in un contesto reale.c. Il Romanticismo considerò le leggende non solo divertenti, ma anche depositarie della

saggezza popolare.

Comprensione1 I fatti narrati accadono nella città di Silene, in Libia.

2 Il popolo teme il drago perché appare invincibile (più volte aveva messo in fuga il popolo intero armato contro di lui) e perché uccide con il fiato tutti coloro in cui si imbatte.

3 Il Santo, per uccidere il mostro, chiede al popolo di abbracciare la fede di Cristo e di ricevere il battesimo.

4 Il Santo dimostra la sua grandezza morale rifiutando la gran somma di denaro che gli viene offerta dal re e chiedendo che essa venga distribuita tra i poveri.

Analisi1 Situazione iniziale: dall’inizio a una pecora e un uomo.

Evento che altera l’equilibrio esistente: da Si tirava dunque a presentare al drago.Peripezie: da Il re profondamente a basta la mia morte!Spannung: da Mentre i due a paia di boviScioglimento: da Senza contare alla fine.

2 Questa leggenda è raccontata da un narratore esterno alla vicenda.

3 Egli usa la focalizzazione esterna, come si deduce dal fatto che il narratore, in qualità di testimone, si limita a presentare i fatti nel loro svolgimento, riferendo i dialoghi e de-scrivendo le azioni.

4 Inserimento di numerosi dialoghi diretti (tra il re e il popolo, tra il Santo e la figlia del re, tra il Santo e il popolo della città).

5 San Giorgio è un Santo guerriero (è un tribuno dell’armata romana), forte, sicuro di sé, intrepido e coraggioso. È anche altruista (vuole aiutare a tutti i costi la fanciulla in difficoltà) e generoso (fa distribuire ai poveri il denaro che gli viene donato); non dimentica mai che la sua forza deriva da Dio (Non temere, dice alla figlia del re, perché io ti verrò in aiuto nel nome di Cristo).

157

Guida_A.indd 157 27/03/12 09.39

Page 149: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

6 Egli è chiaramente un tipo, perché è simile a molti altri santi protagonisti di analoghe leggen-de: questi personaggi, infatti, che hanno solo la funzione di esemplificare alcuni comporta-menti, non richiedono alcun approfondimento psicologico.

7 Anche la figlia del re ha molte caratteristiche positive: accetta il suo destino con coraggio e rassegnazione, ama il padre e cerca di salvare Giorgio dal pericolo rappresentato dal drago.

8 L’antagonista è il drago, un’orribile bestia che uccide con il suo pestifero soffio.

9 I temi ricorrenti sono: la comparsa di un pericolo che minaccia una città; la lotta contro questo male; la felice soluzione finale ad opera di un santo.

10 Il tempo è lontano ma non indefinito (Giorgio è un tribuno nell’armata romana); esso è tipico della leggenda, che predilige il racconto di fatti accaduti in un tempo molto lontano.

11 Il lessico è semplice, caratterizzato da espressioni ricorrenti (per esempio E quella, e Gior-gio, e quella… utilizzate per introdurre le battute dei personaggi).La sintassi è prevalentemente ipotattica (Vicino a questa città vi era uno stagno grande come il mare in cui si nascondeva un orribile drago che più volte aveva messo in fuga il popolo intero armato contro di lui; quando poi si avvicinava alle mura della città uccideva col fiato tutti quelli in cui si imbatteva) perché il testo è stato scritto in latino; le frasi, però, sono chiare e comprensibili, anche perché abbondano i discorsi diretti.Le figure retoriche sono semplici: sono presenti, in particolare, due similitudini (stagno grande come il mare; mansueto come un cagnolino) e un’iperbole (in quel giorno furono battezzati ventimila uomini).Lo stile è dunque sostanzialmente semplice ma curato, perché mantiene alcune caratteri-stiche proprie del genere della leggenda ma le rielabora per creare una prosa adatta a un testo di letteratura.

Riflessione e produzione1 Hai letto una leggenda storico-naturalistica, perché

riguarda un personaggio storico tra i suoi protagonisti c’è una creatura di fantasia: un drago.

2 Sono reali (o dati come tali) l’appartenenza di S. Giorgio all’esercito romano e il suo viaggio a Silene, in Libia.Sono chiaramente elementi di fantasia la presenza di un drago; il sacrificio di giovani per mi-tigare il suo furore; la figlia del re che conduce con sé il drago come se fosse un cagnolino; la vittoria del santo sul drago ottenuta con un solo colpo di lancia; il battesimo di più di ventimila persone in un solo giorno; la presenza di una sorgente dall’acqua miracolosa.

3 Il santo rappresenta il Bene, perché agisce ed opera per conto di Dio.Il drago rappresenta, invece, il Male e il peccato, che sarà sconfitto dalla forza di Dio.

158

Guida_A.indd 158 27/03/12 09.39

Page 150: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

4 La leggenda ha un intento educativo esplicitato dai continui riferimenti a Dio (“Io ti verrò in aiuto nel nome di Cristo”… fattosi il segno

della croce… raccomandandosi a Dio… “Iddio mi ha mandato a voi onde liberarvi…), che evidenziano che la forza del Santo è una chiara manifestazione della potenza di Dio

dai quattro insegnamenti che Giorgio dà al re e al suo popolo, che valgono per tutti i cristiani.

5 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il materiale presentato, la sua qualità e la sua espo-sizione.

Unità 2: LA FIABA

Verifica della teoria1 a. La fiaba è un racconto fantastico, in cui il meraviglioso e il magico hanno una parte

essenziale.b. Il mandante è colui che assegna un compito all’eroe.c. Il donatore è colui che offre all’eroe i mezzi (il dono) per superare le prove.

2 La fiaba popolare, generalmente anonima, è frutto della fantasia di gente comune e si trova pertanto diffusa in un certo contesto sociale o geografico; la fiaba classica è invece scritta da un autore che si è ispirato alle fiabe popolari.

Comprensione1 Il Re e la Regina accolgono la nascita della mela, bella e colorata come non se n’erano mai

viste, con gioia: il Re la mette su un vassoio d’oro sul suo terrazzo.

2 La ragazza mela, quando si accorge di essere stata vista, corre al suo vassoio, entra nella mela e sparisce.

3 La matrigna entra nella stanza del figliastro perché vuole scoprire perché egli se ne sta sem-pre chiuso in camera sua.

4 La matrigna colpisce la mela con lo stiletto perché vuole distruggere la fissazione che tiene lontano da lei il figliastro.

Analisi1 Questa fiaba è di origine popolare, perché non ha un autore noto ed ha avuto una dif-

fusione regionale.

2 Nella parte centrale della fiaba fabula e intreccio coincidono perché le vicende sono narrate in ordine cronologico.

159

Guida_A.indd 159 27/03/12 09.39

Page 151: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Questa fiaba è raccontata da un narratore esterno alla vicenda.

4 Egli è onnisciente (usa la focalizzazione zero).

5 Gli eroi sono il Re vicino di casa e il suo servo.

6 Il Re è sensibile (s’innamora della ragazza al primo sguardo), corretto (chiede con educa-zione di avere la mela), coraggioso (parte per la guerra); il servo è obbediente e fedele al suo padrone e, quando lo delude, non per sua colpa, cerca subito di porre rimedio al danno provocato.

7 La matrigna.

8 È curiosa (vuole conoscere a tutti i costi il segreto del figlio), disonesta (droga il servo fedele), cattiva (cerca di distruggere la mela senza un perché).

9 Sì: la Fata, zia del servo fedele.

10 Mancanza: il Re e la Regina non hanno figli allontanamento: il Re parte per la guerra divieto: nessuno deve entrare nella camera del Re durante la sua assenza tranello: la matrigna droga il servo fedele connivenza della vittima: il servo beve il vino drogato infrazione del divieto: la matrigna entra nella camera investigazione dell’antagonista: la matrigna fruga in tutta la stanza del figlio danneggiamento: la mela è gravemente ferita partenza: il servo scappa dalla zia Fata conseguimento del mezzo magico: la zia Fata regala al servo le polverine magiche trasferimento nello spazio: il servo torna dalla mela marchiatura: la ragazza mela è bendata e incerottata vittoria: la ragazza esce per sempre dalla mela, rompendo l’incantesimo ritorno: il Re torna dalla guerra punizione dell’antagonista: la matrigna scappa nozze: il Re accetta di sposare la ragazza

11 La fiaba si svolge in un tempo lontano e indefinito (C’era una volta). I tempi verbali usati sono narrativi; essi hanno la funzione di allontanare la narrazione nel tempo.

12 La fiaba si svolge in uno spazio generico e impreciso: due castelli di un regno non nominato descritti in modo vago.

13 Ora successe che alla Regina invece di nascerle un figlio le nacque una mela; (Non era vero, la ragazza non diceva una parola, ma lui al servitore disse così): entrambe le espres-sioni sono sintatticamente poco corrette, tipiche del parlato.

14 Sono una filastrocca; non hanno senso compiuto e servono solo per far capire che è arrivato il momento di uscire dal mondo della fantasia per tornare in quello della realtà.

160

Guida_A.indd 160 27/03/12 09.39

Page 152: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Riflessione e produzione1 Lo scioglimento era prevedibile perché, quando i protagonisti di una fiaba sono un bel gio-

vane e una bella ragazza, il lieto fine più scontato è il loro matrimonio. Se, come sostiene lo studioso russo V. J. Propp, la fiaba conserva il ricordo dei riti di iniziazione all’età adulta delle popolazioni primitive, questo tipo di scioglimento va messo in relazione con il matrimonio, che costituiva il premio per i giovani che superavano le prove.

2 L’autore è Italo Calvino: egli ha raccolto queste fiabe per ordinarle e per farne conoscere il valore culturale (esse forniscono, infatti, a parer suo, “una spiegazione generale della vita”). Lo stile originale è stato mantenuto grazie alla scelta di un lessico semplice, all’inserimento di modi di dire popolari e all’uso di una sintassi per lo più paratattica.

3 Sì: ci sono due re per un solo regno. Questo, probabilmente, perché una figlia di Re può sposare solo un figlio di Re, che, in questo caso, per vederla, doveva essere per forza il suo vicino di casa.

Unità 2: LA FAVOLA

Verifica della teoria1 a. La favola è un racconto fantastico che ha un intento moraleggiante o educativo.

b. La morale è una breve riflessione che riassume e condensa in una battuta l’insegna-mento della narrazione.

2 Questo genere è stato quasi completamente abbandonato, perché si continuano a leggere favole ma se ne scrivono sempre di meno.

Comprensione1 Le formiche, all’inizio della favola, stanno dandosi da fare per conservare il cibo raccolto

d’estate.

2 Le formiche hanno trascorso l’estate facendo provvista di cibo per l’inverno.

3 La cicala chiede il loro aiuto perché ha fame e vuole avere un po’ di cibo.

4 Le formiche la interrogano sul modo in cui ha trascorso l’estate e poi la prendono in giro ridendo.

161

Guida_A.indd 161 27/03/12 09.39

Page 153: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Analisi1 La favola ha una struttura regolarmente tripartita in: presentazione della situazione iniziale

(il primo capoverso), svolgimento della vicenda (che coincide con la fabula; da Una cicala affamata a disperazione) ed enunciazione della morale (ultimo capoverso).

2 Esopo riferisce solo le informazioni davvero necessarie per la comprensione del testo per fare in modo che l’attenzione del lettore non sia distolta dall’elemento più importante, l’insegnamento morale di cui esso si fa portavoce.

3 Il narratore è esterno alla vicenda e usa la focalizzazione zero (conosce, infatti, gli stati d’ani-mo, le sensazioni e i sentimenti dei personaggi: una cicala affamata… la cicala umiliata…).

4 La favola ha come protagonisti degli animali, che parlano e agiscono come se fossero degli uomini.

5 La cicala è oziosa e spensierata; essa può essere simbolo di tutti coloro che vivono alla gior-nata, non preoccupandosi del domani e chiedendo aiuto agli altri per cercare di risolvere i loro problemi.

6 La formica è operosa, accorta, lavoratrice, ma anche intransigente; essa può essere simbolo di coloro che si dedicano al lavoro con spirito di sacrificio e previdenza, anche se a volte questo li fa essere un po’ troppo duri con chi vive in modo diverso dal loro.

7 La favola è ambientata in un tempo e in uno spazio generici e indefiniti: la vicenda si svolge, infatti, d’inverno in un luogo non specificato.

8 lessico alto lessico colloquiale diminutivi vezzeggiativi paratassi ipotassi discorsi diretti discorsi indiretti

similitudini iperboli metafore metonimie

Riflessione e produzione1 La morale è proposta (al termine della narrazione e dopo un a capo che la mette in risalto)

con una breve formula introduttiva (La sorte della cicala dimostra che…).

2 Essa è in parte pessimistica (poiché ricorda che nella vita bisogna sempre essere previdenti, aspettando il peggio) e in parte propositiva, perché invita a non essere crudeli contro coloro che, anche se per colpa loro, sono sventurati.

3 No, perché di solito la formica ha solo qualità positive: essa è, infatti, laboriosa e previdente.

4 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

162

Guida_A.indd 162 27/03/12 09.39

Page 154: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Unità 3: LA NOVELLA

Verifica della teoria1 a. La novella è un componimento narrativo di medie dimensioni che racconta episodi

e vicende realistici e verosimilib. Le novelle d’azione sono quelle in cui il racconto dei fatti prevale sul ritratto dei per-

sonaggic. Le novelle d’analisi sono quelle in cui la vicenda costituisce solo un pretesto per ana-

lizzare e descrivere la realtà interiore del personaggio o dell’ambiente in cui egli vive e opera.

2 Il padre della novella è Giovanni Boccaccio: egli, infatti, ne fissò le caratteristiche fondamen-tali, rendendola un vero e proprio genere letterario. Per questo la sua opera più importante, il Decamerone, è diventata un modello per tutta la produzione successiva, italiana e straniera.

Comprensione1 Mazzarò è un ricco possidente siciliano, che ha il culto della roba, perché non si stanca mai

di accumulare terreni e possedimenti.

2 Egli vive in Sicilia, nella zona di Catania.

3 Portare un berretto di seta nera (sostituito, da ultimo, da un cappello di feltro, che costa di meno).

4 Perché non è roba.

5 Mazzarò, quando si rende conto che non gli resta molto da vivere, come impazzito prova a distruggere la roba: egli, infatti, che ha vissuto solo per la roba, non può lasciare che essa gli sopravviva.

Analisi1 Di carattere, perché le azioni sono poco rilevanti e servono esclusivamente a mettere in luce

il comportamento e la mentalità del protagonista.

2 È un narratore esterno.

3 La focalizzazione interna a un viandante che percorre la piana di Catania. Egli vede questo paesaggio in modo soggettivo: è colpito, per esempio, soprattutto dal senso di tristezza e di malinconia che emanano questi luoghi (suonano tristamente nell’immensa campagna). Questa scelta è stata fatta per comunicare al lettore non le caratteristiche del paesaggio reale (che peraltro sono accuratamente descritte), ma il modo in cui esso appare a un osservatore esterno, che, davanti all’enormità dei possessi di Mazzarò, arriva a concludere, con una visio-ne materialistica dell’esistenza che accomuna uomini e cose, che pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia.

163

Guida_A.indd 163 27/03/12 09.39

Page 155: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

4 La focalizzazione interna al lettighiere: è lui, infatti, a dire, con i suoi modi spicci, che Mazzarò è un omiciattolo a cui non si darebbe un baiocco, che è ricco come un maiale e che ha la testa che è un brillante; è sempre il lettighiere a sottolineare il contrasto tra la sua ricchezza e la sua parsimonia. Questa scelta è stata fatta perché il narratore vuole farci conoscere il giudizio dei concittadini su Mazzarò: essi, infatti, non capiscono il suo esagerato attaccamento alla roba.

5 La focalizzazione usata per spiegare i comportamenti di Mazzarò è quella zero: il narratore, infatti, motiva i modi di fare del proprietario terriero con la logica dell’arricchimento, che sem-bra conoscere bene e condividere.

6 Mazzarò è un grande lavoratore, parsimonioso non solo nell’abbigliamento (indossa il cappel-lo di feltro perché costa meno di quello di seta) ma anche nel cibo (si accontenta di pane e formaggio o di pane e cipolla). È furbo, perché non esita a servirsi di qualsiasi mezzo, lecito o illecito, per conquistare quello che gli interessa; è, però, anche un uomo solo, perché non ha tempo da dedicare agli altri e perché rinuncia a ogni rapporto umano in nome del freddo calcolo e del possesso (non rimpiange tanto la madre quanto i soldi spesi per il suo fune-rale). Questo comportamento non cambia per tutta la novella, anzi, si esaspera nella tragica conclusione: per questo Mazzarò deve essere ritenuto un personaggio statico.

7 Mazzarò, quando era un bracciante, ha provato che cosa significa avere fame, essere sfruttati per poco denaro e conoscere solo la fatica (dove prima veniva da mattina a sera… dei calci nel didietro; quando andava senza scarpe a lavorare nella terra… rizzarsi un momento; e l’aveva raccolto nudo e crudo ne’ suoi campi; quando il barone gli dava dei calci nel didietro): tutto ciò ha creato in lui un intenso desiderio di rivalsa, per fare in modo che nessuno possa trattarlo ancora così. Il suo traguardo ideale è diventare come il re, anzi, più del re, per non es-sere più infastidito nemmeno da lui (perché voleva arrivare ad avere… esser meglio del re).

8

BARONENon è abituato a sporcarsi / usare le mani, non sa amministrare con attenzione i suoi beni ed è geloso – inutilmente – dei simboli / segni del suo potere

MAZZARÒÈ un lavoratore instancabile, un accorto / abile amministratore dei suoi beni ed è poco interessato ai simboli del potere (infatti non sa cosa farsene dello stemma del barone)

9 La funzione del lettighiere e del viandante è quella di introdurre nella novella la descrizione dei possessi di Mazzarò, sottolineandone, con le proprie impressioni, l’enorme vastità.

10 Il barone, il re e, soprattutto, la morte.

11 Per contrapporre un passato fatto di fatica e di povertà a un presente di benessere e di ricchezza.

12 Sì: quando parla il viandante i periodi sono lunghi, articolati e caratterizzati da qualche scelta lessicale ricercata (galline a stormi… e cammina e cammina… che rimanda alla fiaba, col volo breve…); quando parlano il lettighiere e il narratore popolare i periodi sono più brevi e il lessico più vicino al parlato (come un maiale; uno straccio di cappotto).

13 Con la metafora del brillante (aveva la testa ch’era un brillante), prezioso come le idee che vengono a Mazzarò.

164

Guida_A.indd 164 27/03/12 09.39

Page 156: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

14 Fattoria grande quanto un paese; magazzini che sembrano chiese; galline a stormi.

15 È stata usata la tecnica del discorso indiretto libero.

Riflessione e produzione1 Il lago di Lentini è come un pezzo di mare morto, le stoppie sono riarse, i pascoli deserti, il

cielo fosco: persino le campanelle suonano tristamente e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria, che richiama quello della morte.

2 Alcuni critici hanno usato, per questa novella, l’espressione “la religione della roba” dal mo-mento che Mazzarò ha, per la roba, la stessa venerazione che si ha per Dio: non a caso i magazzini di Mazzarò… sembrano chiese e il santo gli cede il passo durante le processioni, quasi riconoscendone la superiorità.

3 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 4: IL RACCONTO REALISTICO

Verifica della teoria1 Il racconto realistico descrive personaggi, ambienti, situazioni e vicende in modo fedele alla

realtà.

2 Il racconto realistico può: a. descrivere la realtà senza interpretarla, per fornire un documento oggettivo b. descrivere la realtà per provare a cambiarla c. evidenziare le ingiustizie sociali d. denunciare la situazione di miseria delle classi più deboli.

3 Questo racconto può essere considerato realistico perché descrive in modo fedele alla realtà personaggi (i mezzi zingari), ambienti (le Langhe), situazioni (i matrimoni combinati in giova-ne età); il suo scopo è fornire un documento oggettivo della vita nella campagna piemontese, con i suoi usi e le sue miserie.

Comprensione1 Catinina è una mezza zingara perché appartiene alla razza di coloro che la gente delle Langhe

chiama con questo nome, poiché passano buona parte della loro vita sotto l’ala del mercato.

2 Le condizioni economiche della sua famiglia non sono certo buone: i suoi genitori, oppressi e incalzati dai debiti, sono costretti a darla in sposa a un creditore.

165

Guida_A.indd 165 27/03/12 09.39

Page 157: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Lo sposo è violento con lei perché è geloso per come si è comportata con i suoi parenti.

4 A Catinina manca la spensieratezza dell’infanzia, che la miseria le ha tolto troppo presto.

Analisi1 La vicenda è raccontata da un narratore esterno, che però fa capire (quella razza che da noi

si marchia…) di conoscere in prima persona la realtà che sta narrando.

2 Ne è un esempio il modo in cui ella vede la luna, che dopo un po’ fu un mostro di vicinanza, di rotondità e giallore, e il mare, che le sembra un bestione.

3 Catinina ha tredici anni: per questo motivo si comporta ancora come una bambina. Gli esempi sono numerosi: quando le viene chiesto di sposarsi, accetta solo dopo la promessa di una veste nuova, proprio come una bambina capricciosa accetta di fare qualcosa che non le va solo dopo che le è stato promesso un bel regalo; Catinina è golosa come una bambina, visto che dice di sì al matrimonio quando viene a sapere che le porteranno i confetti e che per consolarsi mangia una dopo l’altra le mentine che le ha regalato la vicina; ella si stupisce quando il marito le dà del voi, perché si sente ancora troppo piccola per fare la moglie (prova ne sia che si rivolge al marito con il tu, come fa con i compagni di gioco); proprio come un bambino, guarda con stupore l’immensità del mare e la rotondità della luna piena; infine non riesce a staccarsi, nemmeno da madre, dai suoi adorati giochi, a riprova di un’infanzia precocemente e forzatamente finita.

4 Il marito di Catinina ha una corona di pustole sulla fronte, più schiena che petto, e certi occhi grigi duretti; sa essere gentile (quando le promette di farla viaggiare più comoda, le compra il caffelatte con le paste di meliga, la porta a vedere il porto…), ma anche duro (quando la rimprovera perché non gli da del voi) e cattivo (quando la picchia per il suo comportamento). A dimostrare il fatto che anch’egli è ancora un bambino basta, oltre il suo aspetto (dava alla vista meno anni dei suoi diciotto dichiarati), il pianto in cui scoppia quando vede gli ematomi che ha provocato sul viso della moglie: il pianto conferma, infatti, che egli si comporta da adulto (le percosse alla moglie sono un discutibile segno dell’autorità che una certa mentalità attribuiva al marito), ma che è ancora un bambino.

5 Catinina non riesce a smettere di essere una bambina anche dopo la maternità; il marito, invece, si cala nel suo ruolo, facendo alla moglie rimproveri e scenate di gelosia, ma anche cercando di accontentarla nei suoi desideri (il lume a petrolio e il poggiolo). Dunque tra i due è lo sposo a dimostrarsi un personaggio dinamico, perché prova a crescere mettendo in atto i comportamenti (discutibili o meno) che la sua nuova condizione gli impone.

6 La madre sembra poco preoccupata per il matrimonio che impone alla figlia: le sue doman-de alla bambina (Neh che sei contenta di sposare il nipote di questo signore?) e le sue promesse (una veste nuova) sembrano volte più a rassicurare il vecchio sulla buona riuscita dell’affare che a rincuorare la figlia. Il panettiere le ricorda che la vita è fatta di rassegnazione e di sopportazione: egli, infatti, non le parla d’amore, ma di obbedienza a un destino che, anche se non è stato scelto, va asse-condato (devi stargli insieme, e per sempre. È la legge).

7 Il mese che passa tra la promessa di matrimonio e il matrimonio vero e proprio e il tempo che

166

Guida_A.indd 166 27/03/12 09.39

Page 158: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

trascorre tra la partenza e il ritorno del panettiere (e uscì. Quando tornò…). In questo modo il narratore omette i momenti della storia che hanno poca importanza ai fini della narrazione.

8 Questo primo figlio, dei nove che ne comprò nella sua stagione…; l’anticipazione ha lo scopo di illustrare la vita futura di Catinina, che si trasformerà in una delle tante donne delle Langhe, tutta casa e famiglia.

9 La vicenda è ambientata nelle Langhe (la zona collinare tra Asti e Cuneo), nel sentiero che va da Murazzano a Savona e nella città di Savona. Tutti i luoghi, dunque, sono reali, come sempre nel racconto realistico: lo sfondo, infatti, non può essere un paesaggio qualsiasi o di fantasia, perché condiziona i comportamenti e il modo di vivere dei personaggi.

10 Il lessico appare caratterizzato dalla presenza di numerosi vocaboli del dialetto piemontese (per esempio pedaggera, poggiolo, greppo, l’espressione Neh!…) e di modi di dire attinti dal parlato (mezza la loro vita la passano; i suoi di Catinina… ). Con questo tipo di lessico il racconto sembra ancora più vero, perché i personaggi risultano maggiormente credibili.

11 E allora lui parlò con una voce buona, le disse che al ritorno sarebbe stata più comoda, lui l’avrebbe aggiustata sugli stracci. Il discorso diretto è usato con maggior frequenza perché consente di far emergere meglio la personalità dei personaggi, non filtrata da quella del narratore.

Riflessione e produzione1 L’assoluta mancanza di espressioni emotivamente intense conferma il fatto che l’autore os-

serva e descrive il paesaggio non con l’intento di rievocare i luoghi della sua giovinezza ma con quello di presentare (e documentare) uno spaccato di vita reale, in cui si muovono e vivono persone “reali” e non personaggi trasfigurati dai suoi ricordi.

2 L’autore condanna quest’abitudine: il suo giudizio è facilmente desumibile dall’espressione E nient’altro, tanto Catinina non era ancora sviluppata (che evidenzia che la ragazzina non è ancora fisicamente pronta per il matrimonio) e dall’insistenza sul tema del gioco (che sotto-linea la fine prematura e forzata dell’infanzia).

3 Dal racconto emerge una visione della vita piuttosto pessimistica, perché nel mondo ritratto prevalgono la miseria, la necessità di inventarsi espedienti (come i matrimoni combinati) per tirare a campare e l’impossibilità di vivere in modo sereno i propri sentimenti e la propria età.

Unità 4: IL RACCONTO FANTASTICO

Verifica della teoria1 Il racconto fantastico presenta vicende, situazioni e atmosfere che partono dalla realtà per

raccontarne gli aspetti più inquietanti e misteriosi.

167

Guida_A.indd 167 27/03/12 09.39

Page 159: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

2 Il racconto fantastico può: a. far evadere da una realtà storica negativa b. esaltare la fantasia come strumento per conoscere la realtà e per creare opere d’arte c. rappresentare il lato più nascosto dell’animo umano d. stupire il lettore.

3 Questo racconto può essere considerato fantastico perché parte da una realtà concreta (le difficili condizioni in cui si viveva nell’inverno del 1917 a causa della guerra) per presentare una vicenda che ha dei tratti fantastici (un uomo vola con un secchio alla ricerca di carbone); lo scopo è aiutare il lettore a evadere dalla realtà negativa che lo circonda ed esaltare la fan-tasia come strumento per conoscere la realtà e per creare opere d’arte.

Comprensione1 Il racconto è ambientato in un gelido inverno.

2 Il carbonaio vorrebbe aiutarlo perché si sente toccare il cuore dalle parole supplichevoli dell’uomo.

3 La moglie lo caccia perché è avara ed egoista, e non vuole dare il carbone senza essere pagata.

4 Il cliente si dirige nelle regioni delle Montagne di ghiaccio.

Analisi1 Situazione iniziale: dall’inizio a una palata nel mio secchio; è inverno e non c’è nulla da bru-

ciare: il protagonista esce con il secchio vuoto alla ricerca di carbone.Evento che altera l’equilibrio esistente: da il mio stesso arrivo a fino alla porta di casa; il secchio vuoto solleva l’uomo e lo trasporta fino alla bottega del carbonaio.Peripezie: da E a insolita altezza ad ancora molto da fare.”; il protagonista cerca di ottenere del carbone; il carbonaio non lo sente e la moglie lo scaccia.Spannung: da Ella non vede niente a gli fa alzare le gambe; la moglie del carbonaio scaccia il pover’uomo a cavallo del secchio.Scioglimento: da “Perfida!” grido, alla fine; l’uomo si allontana verso le regioni montuose da cui non tornerà mai più.

2 La vicenda è raccontata, in prima persona, direttamente dal protagonista.

3 La focalizzazione è interna al protagonista: è lui, per esempio, a intendere il cielo come uno scudo d’argento, perché lo sente ostile come la realtà che lo circonda.

4 Sono reali la penuria di carbone, che rimanda ai disagi economici causati dalla prima guerra mondiale; la condizione “agiata” di alcune categorie di lavoratori (in questo caso i carbonai) rispetto alla gente comune; l’egoismo e il disinteresse nei confronti dei più deboli da parte di alcuni membri delle classi sociali più agiate.

168

Guida_A.indd 168 27/03/12 09.39

Page 160: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

5 Sono elementi fantastici il secchio che diventa una cavalcatura e la regione delle Montagne di ghiaccio.

6 Il momento esatto è descritto nell’espressione: il mio stesso arrivo deve decidere: perciò vado da lui a cavallo del secchio.

7 Il protagonista è un uomo povero, ma determinato ad affrontare le avversità della vita; egli è cor-retto, onesto e riconoscente, tant’è che si dice disposto a pagare il peggior carbone per buono.

8 La donna è egoista (se ne sta con la schiena al caldo – addirittura eccessivo, tanto che deve lasciare la porta di casa aperta – e non ha pietà per chi è al gelo), ipocrita (finge di preoccu-parsi per la salute del marito, ma in realtà non vuole che sia lui a parlare con il cliente, perché potrebbe lasciarsi impietosire), avara (gli affari sono andati bene: una palata di carbone non la manderebbe di certo in rovina!).

9 L’oggetto del desiderio è il carbone.

10 Gli antagonisti sono il carbonaio e sua moglie: in realtà, però, è solo quest’ultima la vera antagonista, perché il carbonaio ha un cuore generoso (deve essere un vecchio, vecchissi-mo cliente, se mi tocca il cuore così) e probabilmente, se la moglie non l’avesse ingannato, avrebbe aiutato il povero uomo infreddolito.

11 L’espressione il cielo è uno scudo d’argento è una figura retorica e precisamente una meta-fora: essa, paragonando in modo implicito il cielo a uno scudo, evidenzia l’ostilità che esiste tra gli uomini, che si trattano come nemici.

12 Perché l’esordio del racconto ha una sintassi paratattica, in certi punti addirittura nomi-nale? La scelta di questo stile sintattico si spiega con il desiderio di rendere più intenso e incalzante il ritmo della narrazione, per sottolineare meglio il disagio e le difficoltà del protagonista.

Riflessione e produzione1 Il cavaliere vola in alto (a insolita altezza mi libro) perché è una figura positiva; la donna,

invece, vive in basso, in una bottega sotterranea, la dimensione che più si adatta alla sua bassezza morale. Nell’epilogo il protagonista dice che per alzare lo sguardo alle montagne si sloga il collo: la bianca superficie di ghiaccio rappresenta, dunque, la grigia quotidianità; la cima della monta-gna il desiderio di evadere dalla realtà.

2 e 3 Data la natura di queste domande non è possibile indicare una sola risposta: tra le più frequenti possiamo citare, per la domanda n. 2, la morte, l’egoismo, la parte più alta del cielo…, per la domanda n. 3, la delusione delle aspettative riposte nel dopo morte, anch’esso senza senso come la vita dell’uomo.

4 Credere che quanto è stato raccontato corrisponda a verità (tutto, compreso ciò che appare fantastico o soprannaturale); pensare che quanto è stato raccontato sia frutto di alterazioni mentali dovute all’alcool, al consumo di stupefacenti, al sogno, alla confusione tra ciò che è reale e ciò che non lo è…

169

Guida_A.indd 169 27/03/12 09.39

Page 161: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

5 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 6: IL ROMANZO EPISTOLARE

Verifica della teoria1 È un tipo di romanzo in cui la narrazione avviene tramite lettere che si scambiano i perso-

naggi.

2 Questo sottogenere di romanzo nasce in Inghilterra nel 1700, favorito dagli scambi epistolari che caratterizzarono un’epoca di grandi viaggi.

3 Oggi il romanzo epistolare non ha molta fortuna, perché si è esaurito il gusto, tipicamente romantico, per l’analisi dei sentimenti dei personaggi. Esso sopravvive nella forma di brani epistolari inseriti in altri sottogeneri del romanzo per analizzare meglio la psicologia dei per-sonaggi o per introdurre colpi di scena.

Comprensione1 Teresa sta suonando l’arpa e cantando delle strofette di Saffo.

2 Di essere innamorato di Teresa.

3 Jacopo avverte rimorso perché ha suscitato la passione nel cuore di una ragazza virtuosa.

4 Teresa, dopo il bacio, sembra avvertire rimprovero per sé e compianto per Jacopo, perché sa di averlo inutilmente illuso. Per questo si allontana in fretta, dicendo a Jacopo che non potrà mai essere sua.

Analisi1 Il mittente è Jacopo Ortis, un giovane veneziano in esilio sui Colli Euganei.

2 Il destinatario è un suo amico, Lorenzo.

3 Ora ponti nel mio cuore; Io non so dirti, mio caro. Egli è chiamato direttamente in causa per-ché la sua partecipazione emotiva – e, di conseguenza, quella del lettore – risulti più intensa.

4 In queste lettere è stata usata la focalizzazione interna allo scrivente, cioè a Jacopo Ortis: nella prima lettera si legge, infatti, so bene ch’io non sentiva più il peso di questa vita mortale; nella seconda, la natura è descritta con gli occhi di Jacopo, perdutamente innamorato di Tere-sa e quindi incline a vedere solo cose belle (i fiori e le piante esalavano in quel momento… della luce infinita della Divinità).

170

Guida_A.indd 170 27/03/12 09.39

Page 162: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

5 Jacopo è un giovane dall’animo sensibile: egli, infatti, ama la musica (quanta mai voluttà allora mi infondeva quel suono) e la poesia (le strofette di Saffo che canta Teresa sono state tradotte da lui); il suo amore per Teresa è puro (di un amore incapace di un solo pensiero: Dio lo sa!… io sbandiva tutt’altro desiderio, tranne quello di adorarla, e di udirla), tanto che egli è pronto a rinunciare alla ragazza per il suo bene (io stesso ti dovrò per pietà consigliare a pacificarti con la tua sciagura) e prova vergogna e rimorso per averla baciata (Ed è rimorso – rimorso di tradimento!).

6 Jacopo rimane colpito dalla bellezza di Teresa (chiamarti dinanzi a me in tutta la tua bellez-za… vestita di bianco; il tesoro delle sue chiome biondissime diffuse su le spalle e sul petto, i suoi divini occhi nuotanti nel piacere, il suo viso sparso di soave languore, il suo braccio di rose, il suo piede, le sue dita arpeggianti mollemente…), dalla sua sensualità (e le sue labbra umide, socchiuse, mormoravano su le mie), dalla sua passionalità (e non tanto la sua virtù, quanto la sua passione, mi sgomentava), ma anche dalla sua ritrosia (Teresa pareva confusa, veggendosi d’improvviso un uomo che la mirava così discinta).

7 La natura sembra essere in piena sintonia con Jacopo: nel momento del bacio, infatti, essa emana un profumo più soave, diffuso da venti tranquilli, e splende di una luce divina; nel momento dell’addio di Teresa la luna sparisce, proprio come la ragazza.

8 Il lessico è caratterizzato da vocaboli alti (come voluttà, neglettamente, aure, travedere…), che dimostrano la cultura di Jacopo, e ripetuti (se mai! Se mai!… Tutto tutto era armonia… rimorso – rimorso di tradimento), che evidenziano il suo stato di eccitazione dovuto alla visione di Teresa e al bacio.

9 La sintassi è caratterizzata dalla presenza di proposizioni brevi e paratattiche, con prevalenza di esclamative e interrogative, che evidenziano uno stato d’animo alterato, incurante della forma dello scritto.

10 La presenza massiccia del pronome personale di prima persona singolare (nelle forme io, me) perché la partecipazione emotiva del mittente a ciò che scrive è particolarmente intensa.

Riflessione e produzione1 L’amore è avvertito come un sentimento molto forte, che ha un effetto estremamente po-

sitivo: la visione di Teresa, infatti, “divinizza” Jacopo, lo rende, cioè, sereno come un dio, fa-cendogli dimenticare i dolori della sua esistenza, anche se per poco tempo (mi sono sentito un po’ libero).

2 L’opzione corretta è la numero 3.

3 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

171

Guida_A.indd 171 27/03/12 09.39

Page 163: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Unità 6: IL ROMANZO AUTOBIOGRAFICO

Verifica della teoria1 Il romanzo autobiografico racconta, in prima persona, delle vicende vissute dal protagonista.

2 Il romanzo autobiografico può raccontare anche vicende di fantasia: l’autobiografia, invece, riferisce solo fatti reali.

3 Di solito si avverte l’esigenza di scrivere un romanzo autobiografico quando si ritiene di essere giunti a un momento importante della propria vita (il conseguimento di una meta, una svolta decisiva, la sensazione dell’avvicinarsi della morte…), in cui è bene fare un bilancio.

Comprensione1 Viene data la ricetta degli gnocchi di semolino.

2 Essa ha a che fare con la zia perché la protagonista, Clara Sereni, li preparava sempre con lei in occasione dei pranzi importanti.

3 Zia Ermelinda Pontecorvo-Sereni.

4 Ermelinda è detta “zia Mela” per le sue guance tese e fresche malgrado gli ottant’anni.

Analisi1 La vicenda è raccontata dalla protagonista, come sempre in un romanzo autobiografico.

2 La focalizzazione usata è quella interna; essa è tipica del romanzo autobiografico perché i fatti sono sempre raccontati in prima persona.

3 Clara Sereni è una bambina affettuosa (accarezza le guance di zia Mela con compiacimento), ubbidiente (si sottopone agli esercizi di pianoforte senza discutere e fa sempre ciò che gli altri le chiedono senza ribellarsi), curiosa (asseconda le manie della zia, che le lascia toccare pellicce e gioielli), poco interessata alla religione (che ritiene un mondo favoloso in cui, però, non ha voglia di entrare) e amante della cucina.

4 La zia per quanto riguarda l’abbigliamento, il comportamento, l’educazione musicale e la reli-gione; il padre segue i progressi in campo musicale e non si oppone all’educazione religiosa, anche se non fa più parte della comunità ebraica.

5 Zia Ermelinda è: dura: perché non mostra sconcerti di fronte alla confusa situazione storico-politica del tempoavara: perché mangia sempre dai parentidispotica: perché decide di far eseguire alla nipotina gli esercizi di musica mentre gli altri

bambini giocano in cortilepoco simpatica: perché è sempre attenta a controllare come la bimba tiene le posate o sta

seduta a tavola

172

Guida_A.indd 172 27/03/12 09.39

Page 164: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

insopportabilmente frivola: perché ama i gioielli e le pellicce, sfoggia sontuosi bastoni da passeggio, si profuma di colonia, si veste e si pettina con cura

disposta a dare molto: perché si dedica all’educazione della nipote con impegno e dedizione

6 La seconda guerra mondiale e le persecuzioni razziali di nazismo e fascismo.

7 Il fatto che la zia scelga un nipote da educare; il fatto che non resti delusa dalle minori sod-disfazioni delle nuove generazioni; il fatto che ognuno dei gesti che fa compiere alla nipote sia un rito con un preciso significato (per esempio le fa toccare stoffe preziose perché impari a riconoscere le cose belle); il fatto che tra zia e padre potrebbero esserci stati dei contrasti sull’educazione religiosa della bambina; il fatto che la zia chieda molto, ma che sia anche disposta a dare molto.

8 L’ambito culinario (a pioggia, freddare, a tondini, pirofila…) e religioso (in particolare del-l’ebraismo: Purim, Kippur, Maccabei…).

9 Le espressioni sono: TATTO: accarezzarle era un piacere di cui conservo una precisa memoria… mi faceva acca-rezzare la seta antica dei suoi kimono giovaniliOLFATTO: Come il suo odore, fatto di colonia, sapone di Marsiglia, orgogliosa vecchiaia… per me zia Mela resta un profumo

Riflessione e produzione1 La protagonista è affascinata dai contenuti e dai rituali della religione, che le appaiono eso-

tici, perché inconsueti, e favolosi, perché hanno un’idea di mistero, ma il suo approccio alla religione resta a questo livello epidermico, senza che lei avverta un reale desiderio di cono-scenza e di partecipazione a questo mondo.

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 7: IL ROMANZO STORICO

Verifica della teoria1 Il romanzo storico racconta una vicenda, reale o di fantasia, ambientata in un’epoca storica,

antecedente a quella dell’autore, che è descritta con precisione e che condiziona lo svolgi-mento della vicenda e il carattere dei personaggi.

2 Il romanzo storico nasce nel 1800 con lo scozzese Walter Scott: il suo romanzo intitolato Ivanhoe, del 1819, può infatti essere considerato il capostipite di questo sottogenere.

3 Oggi il romanzo storico gode di una rinnovata fortuna nella forma di biografia romanzata di un personaggio o di racconto romanzato di grandi storie d’amore e di avventura del passato.

173

Guida_A.indd 173 27/03/12 09.39

Page 165: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

4 L’espediente del manoscritto (o metodo editoriale) consiste nel presunto ritrovamento, da parte di un autore di romanzi storici, di un antico manoscritto, in cui è raccontata una storia del passato. Tale finzione narrativa ha lo scopo di dare veridicità alla storia raccontata, ma può servire, all’occorrenza, anche per prenderne le distanze, per farci delle riflessioni attribuendole a chi ha scritto il manoscritto, per introdurre presunte testimonianze storiche…Hanno fatto ricorso a questo espediente W. Scott, A. Manzoni, M. de Cervantes, U. Eco, S. Vassalli…

Comprensione1 Il Lazzaretto è una struttura del XV secolo in cui erano isolati e assistiti gli appestati.

2 I monatti sono gli addetti alla sepoltura dei morti di peste e al trasporto degli ammalati nel Lazzaretto.

3 Gli untori erano le persone sospettate di diffondere il contagio con sostanze infette.

4 Giangiacomo Mora fu un barbiere milanese accusato di essere un untore: secondo il narratore egli meriterebbe una perenne pietà, perché è stato vittima della superstizione popolare.

Analisi1 Un narratore esterno onnisciente.

2 La frase iniziale del passo (Quale città! … della fame), che presenta il punto di vista del personaggio sulle condizioni della città di Milano.

3 La grande pestilenza del 1630, le condizioni della città di Milano, i monatti e i loro compiti, la vicenda di Giangiacomo Mora e la paura degli untori, l’assistenza fornita agli ammalati nel Lazzaretto…

4 L’arrivo di Renzo in città e l’episodio della madre di Cecilia.

5 La madre di Cecilia è una donna ancora giovane, di una bellezza – tipicamente lombarda – che la malattia e la sofferenza velano ma non guastano. Il suo amore per la figlia traspare dal viso e dalla cura con cui l’ha preparata per il suo ultimo viaggio; il suo enorme dolore è sopportato con grande dignità.

6 Nella descrizione l’autore ha fatto ricorso alla ripetizione della congiunzione ma (una giovi-nezza avanzata ma non trascorsa … una bellezza velata e offuscata ma non guasta… gli occhi non davan lacrime ma portavan…) per creare dei forti contrasti che mettano in risalto le caratteristiche positive della sua figura: lei, infatti, ha un ruolo molto importante, perché deve insegnare al lettore il valore della dignità, del decoro e dell’amore materno.

7 Nella descrizione prevale il bianco, che è stato scelto perché è il colore della purezza e dell’innocenza.

174

Guida_A.indd 174 27/03/12 09.39

Page 166: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

8 Per dare maggiore veridicità al racconto (le descrizioni sono ricavate da documenti dell’epo-ca) e per dimostrare la loro assoluta mancanza di rispetto nei confronti di chi soffre, visto che hanno scelto, per il loro abbigliamento, colori vivaci e pennacchi: l’abbigliamento e il modo di fare (caricano i cadaveri come sacchi in un mercato di granaglie) qualificano la loro brutalità e la mancanza di rispetto per il prossimo.

9 Il narratore li giudica molto negativamente: essi sono preannunciati da un orribile tintinnio e sono definiti sciagurati. Questo giudizio non vale però per tutti: il turpe monatto che s’imbat-te nella madre di Cecilia, infatti, rimane soggiogato da un sentimento di pietà nei confronti della donna e della sua bambina, dimostrando che Manzoni si confronta con tipi umani, ma che, tra di loro, c’è sempre un individuo su cui concentrare l’attenzione.

10 All’inizio del passo proposto Manzoni precisa che il Carrobio di porta Nuova aveva, allora, un aspetto diverso rispetto ai suoi tempi: questo genere d’indicazioni serve a dare concretezza e veridicità alla ricostruzione storica dei luoghi in cui si svolgono le vicende narrate.

11 a. I rumori tipici della città (rumor di botteghe, strepito di carrozze, grido di venditori, chiac-chierio di passeggeri…) sono stati sostituiti dal “rumore” della malattia e della morte (rumor di carri funebri, lamenti di poveri, rammarichio di infermi, urli di frenetici, grida di monatti). L’unico rumore positivo è quello delle campane che invitano alla preghiera, il solo conforto in tutta questa sofferenza.

b. Al modo di vestire si oppongono la mancanza degli abiti consueti (uomini più qualifi-cati senza cappa né mantello, preti senza sottana, religiosi in farsetto…), il disordine, la trasandatezza e l’equipaggiamento medico composto di pasticche odorose, spugne, argento vivo…

c. La pietà, infine, manca quasi del tutto: gli uomini, inselvatichiti, non solo pensano soltanto a se stessi, ma non hanno più pietà né per i vivi né per i morti, che sono addirittura gettati dalle finestre.

12 VISTA: cenci… fasce marciose… strame ammorbato… lenzuoli buttati dalle finestre… OLFATTO: fetor de’ cadaveri… spugne inzuppate di aceti medicati… UDITO: lamenti… rammarichio… urli

13 La madre e la figlia sono paragonate a un fiore già rigoglioso sullo stelo che cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato. L’au-tore ha scelto proprio questo paragone perché esso da un lato è molto poetico e delicato, visto che assimila madre e figlia a due fiori, dall’altro è molto forte, perché evidenzia che la falce della morte, quando si abbatte sugli uomini, non conosce la pietà.

14 Si tratta di un climax discendente. Essa è stata usata per creare un clima di attesa, perché si passa dalla confusione al silenzio, che prepara la visione di questi poveri infelici condotti al Lazzaretto.

Riflessione e produzione1 La madre di Cecilia e i ragazzini condotti al lazzaretto, che si occupano con amore e dedizione

dei fratelli più piccoli.

2 Tra i tanti ingombri della peste Manzoni ha voluto isolare un oggetto singolare, che non invita

175

Guida_A.indd 175 27/03/12 09.39

Page 167: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

a fuggire ma a contemplare: con questo schema narrativo l’autore vuol far capire al lettore che l’animo umano si ritira inorridito di fronte al dolore dei molti, per una sorta di autodifesa da una compassione troppo grande; la vicenda del singolo genera, invece, partecipazione umana, permettendo sentimenti di solidarietà. Manzoni ha voluto introdurre questa figura in questo modo particolare anche perché essa è portavoce di un importante messaggio: la madre di Cecilia, infatti, è l’incarnazione di va-lori positivi (come la dignità, il decoro, l’amore) e, soprattutto, un modello di fede cristiana, perché non perde la speranza e la fiducia in Dio, la certezza che la vita e la morte hanno un senso perché coloro che soffrono saranno accolti in cielo.

3 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto.

Unità 7: IL ROMANZO VERISTA

Verifica della teoria1 Il romanzo verista descrive e racconta la realtà sociale contemporanea all’autore.

2 Il romanzo naturalista ha un narratore esterno, che ricerca l’oggettività ma non rinuncia al suo punto di vista, mentre nel romanzo verista il narratore si eclissa dietro i personaggi, ri-nunciando completamente al suo punto di vista; il romanzo naturalista verifica tutte le leggi di Darwin nel proletariato e nel sottoproletariato delle grandi città, mentre il romanzo verista verifica solo alcune leggi di Darwin (la lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale) nei contadini e nei pescatori che abitano nell’Italia meridionale; il romanzo naturalista denuncia una situazione negativa per cercare di cambiarla, mentre il romanzo verista prende atto di una situazione negativa ma non ha alcuna speranza di cambiarla.

3 L’Insegnante valuterà a sua discrezione la risposta fornita.

Comprensione1 Alessi è il fratello di Mena ed entrambi sono fratelli di ’Ntoni; Lia, la loro sorella fa la pro-

stituta in città; il loro padre, Bastianazzo, è morto durante il naufragio della Provvidenza.

2 Dal carcere, dove è stato rinchiuso per cinque anni per contrabbando e per aver ferito un brigadiere.

3 Perché sanno che chi ha tradito i valori della tradizione non può più tornare a fare la vita di prima: egli, infatti, rimanendo, non solo non sarebbe più accettato nel borgo, ma determine-rebbe anche l’esclusione dei fratelli.

4 Il fannullone del paese.

176

Guida_A.indd 176 27/03/12 09.39

Page 168: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Analisi1 Un narratore esterno.

2 La focalizzazione interna al personaggio di ’Ntoni: è lui, infatti, a pensare che il cane gli dica, con il suo abbaiare, che è solo in mezzo al paese e a sentire il mare che gli brontola la solita storia.

3 Il mancato riconoscimento da parte del fratello Alessi, l’abbaiare del cane, che vede in lui un estraneo, le porte chiuse e il fatto che lo stesso ’Ntoni si va a sedere in un cantuccio.

4 Il mare non ha paese nemmeno lui: è questo l’elemento che accomuna ’Ntoni al mare. Il mare di Aci Trezza è ora considerato un amico, che ha un modo tutto suo di brontolare e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe.

5 ’Ntoni è un personaggio dinamico, perché impara dalle sue vicende: egli, infatti, ha capito, anche se troppo tardi, che il miraggio del benessere economico che ha seguito non è in grado di garantire la felicità.

6 L’ellissi riguarda i pensieri di ‘Ntoni, che il narratore, che non è onnisciente, non può ovvia-mente conoscere.

7 L’imperfetto è un tempo di sfondo, mentre il passato remoto è un tempo di primo piano: il primo sottolinea il ripetersi delle abitudini degli abitanti di Aci Trezza, che risultano, proprio per questo, estremamente rassicuranti; il secondo è usato per sottolineare l’unicità dei gesti del personaggio, escluso per sempre dalla ciclicità della vita del paese.

8 La piazza scura e deserta, gli usci chiusi, i faraglioni, il muricciolo della vigna di massaro Filip-po, la bottega di Pizzuto… tutti presentati con un’aggettivazione minima (la piazza è scura e deserta, come ci si aspetta, visto che è notte!), o del tutto assente, giacché il narratore, che si comporta come un abitante di Aci Trezza, non ha alcun bisogno di presentare e di descrivere dei luoghi dati per noti.

9 Il “che” serve a dare alla lingua di Verga un colorito siciliano (perché equivale al “ca” di questo dialetto) e può avere moltissime funzioni, proprio come accade nel parlato: in queste frasi, per esempio,

… nella camera accanto, che vi dormiva la Mena: ha il valore di pronome relativo: in cui … al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese: ha il valore di congiun-

zione consecutiva: cosicché … che tutti gli usci erano chiusi: ha valore di congiunzione causale: poiché.

10 La minestra mi è andata tutta in veleno; cuore stretto in una morsa, due metafore semplici e dirette, che fanno parte del linguaggio quotidiano.

Riflessione e produzione1 Perché vuole sottolineare la ripresa ciclica di una vita a cui ormai ’Ntoni non appartiene più: le

stelle brillano come al solito, le porte si aprono, si sentono le prime voci… ma nulla di tutto ciò riguarderà più ’Ntoni.

177

Guida_A.indd 177 27/03/12 09.39

Page 169: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

2 Alessi va considerato un vincitore perché è riuscito a riscattare, con un duro lavoro e con spirito di sacrificio, la casa del nespolo, simbolo dell’unità della famiglia, rimanendo fedele all’ideale dell’ostrica; ’Ntoni, invece, è un vinto perché ha abbandonato il nucleo familiare e sociale originario per affrontare il mondo, che l’ha oppresso e umiliato.

3 ’Ntoni ha scelto di non restare ad Aci Trezza perché rifiutava l’ideale dell’ostrica proposto dal nonno: ora, invece, dopo l’esperienza del carcere, ha capito la bellezza di una vita semplice e tranquilla, il valore degli affetti e l’importanza di svolgere un lavoro onesto. Ma ormai è troppo tardi: ‘Ntoni non ha più possibilità di scelta, deve andarsene per forza, perché le leggi della comunità impongono l’allontanamento di chi ha deciso di non seguire la via tracciata dagli antichi.

4 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 8: IL ROMANZO D’APPENDICE

Verifica della teoria1 Il romanzo d’appendice è pubblicato a puntate sulle pagine di un giornale; racconta una storia

complessa, generalmente d’amore o di avventura.

2 Questo sottogenere del romanzo è nato in Francia verso il 1830, quando alcuni giornali, per aumentare la tiratura, hanno cominciato a pubblicare in appendice (cioè nella parte bassa della pagina, feuilleton in francese) dei romanzi a puntate.

3 Le eredi sono la fiction, la soap opera e la telenovela, che trattano gli stessi contenuti e usano i medesimi meccanismi narrativi di questo sottogenere del romanzo.

Comprensione1 Maria è la figlia di Giulia e la moglie di Luigi.

Giulia ha sposato in seconde nozze Arnaldo e ha avuto da lui il figlio Guelfo.Carlo è il cognato di Maria; Lisa è sua moglie.

2 Perché, essendo vittima di un attacco di catalessi (morte apparente), è completamente para-lizzata e non riesce in alcun modo a far capire agli altri di essere viva.

3 Giulia è stata aiutata dalla maga Rosalia.

4 Giulia è appena stata deposta nella bara.

Analisi1 Un narratore esterno onnisciente, perché conosce i pensieri e le sensazioni dei personaggi:

178

Guida_A.indd 178 27/03/12 09.39

Page 170: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

la contessa si trovava sotto un’impressione atrocissima, spaventosa, ma che non bastava a rianimare il suo corpo irrigidito come quello di un cadavere. A tratti egli adotta, però, la focalizzazione interna al personaggio, come quando descrive le sensazioni della contessa mentre sta per essere chiusa nella bara: Sentì solo che l’alzavano di peso: poi le parve che la deponessero dentro una cassa e alcune voci d’uomini, che non riconobbe, arrivarono alle sue orecchie.

2 Giulia è una donna cattiva, una pessima moglie e madre (lo deduciamo dal fatto che il marito ha deciso di lasciarla e di portarle via il figlio, ma è lei stessa ad ammetterlo esplicitamente – Era stata una cattiva moglie, una cattiva madre –). Sappiamo, inoltre, che ha commesso dei delitti (ha ucciso il primo marito e ha tentato di uccidere la figlia e il genero) e che si fida di una maga, sua complice in questi crimini. Per questo motivo la sua improvvisa conversione al bene risulta poco credibile: ma nel romanzo d’appendice tutto è possibile!

3 La figura che si contrappone a Giulia è la figlia Maria, che è il suo esatto opposto: Maria, infatti, è buona, generosa, pronta a perdonare la madre nonostante le terribili cattiverie che ha rice-vuto da lei. Il sincero dolore che manifesta per la sua morte testimonia la sua bontà d’animo.

4

PERSONAGGI POSITIVI

PERSONAGGI NEGATIVI

COMPORTAMENTI CHE PERMETTONO LA CLASSIFICAZIONE

Rosaliaè la complice dei delitti di Giulia e tenta di ucciderla con il veleno

Carloall’inizio è sinceramente preoccupato per Giulia e poi ap-profitta della catalessi per farla pentire dei suoi crimini

Maria e Luigimanifestano un sincero dolore per la morte di Giulia, nono-stante le cattiverie che hanno subito da lei

Arnaldola abbandona e le toglie il figlio, ma agisce così solo per proteggere il bambino

Lisa manifesta un sincero dolore per la morte della contessa

5 La partenza del conte e del figlio, che è raccontata al dottore dal domestico.

6 Nella Torino di fine ’800: l’ambientazione, come sempre nel romanzo d’appendice, non è molto curata, dal momento che essa non ha particolare importanza per lo svolgimento della vicenda. L’unico luogo citato nel passo, infatti, è la barriera di Francia, uno dei quartieri di Torino.

7 Iperbole: spaventevoli terrori… pochi minuti ripetizione: era troppo tardi, troppo tardi similitudine: fredda come il marmo esclamazione: E Maria adesso la rimpiangeva, soffriva per lei!

179

Guida_A.indd 179 27/03/12 09.39

Page 171: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Riflessione e produzione1 L’interruzione della narrazione nel momento culminante del racconto, cioè la deposizione

della contessa, ancora viva, nella bara.

2 Le altre caratteristiche tipiche sono: l’utilizzo di uno schema convenzionale di opposizione tra il bene e il male; la narrazione di temi ricorrenti (omicidi, tradimenti, magie…); scarsa at-tenzione ai luoghi e al tempo della vicenda; i personaggi non hanno alcun approfondimento psicologico e rivestono ruoli precisi: la madre cattiva, la figlia buona e dolce, che perdona ogni torto subito, la perfida maga….; lo stile è estremamente semplice.

3 Il valore della famiglia, che è infranto da Giulia con la complicità della maga Rosalia: proprio il male compiuto in qualità di madre e di moglie in contrapposizione al bene senza confini della figlia dimostra la gravità di questa infrazione.

Unità 8: IL ROMANZO ROSA

Verifica della teoria1 Il romanzo rosa racconta una storia d’amore complicata da diversi eventi che si conclude,

generalmente, con un lieto fine.

2 Liala (1897-1995) è la più famosa autrice italiana di romanzi rosa; ella ha scritto un’ottantina di testi tra romanzi, racconti e ricordi d’amore, ispirati da una vicenda personale (il giovane pilota di cui era innamorata, che morì tragicamente in un incidente aereo).

3 Il romanzo rosa d’autore si differenzia da quello di consumo per una fabula più articolata e meno prevedibile, per il modo attento di tratteggiare i personaggi e per uno stile più ricer-cato; esso mantiene, però, tutte le principali caratteristiche del sottogenere (parla d’amore, ne sono protagonisti due innamorati, si svolge in luoghi che condizionano lo sviluppo della vicenda…).

Comprensione1 Il romanzo è ambientato in un ospedale militare in Libia.

2 Alfredo, il protagonista maschile del romanzo, è un tenente medico, che esercita la sua pro-fessione nell’ospedale militare.

3 La protagonista femminile del romanzo, la crocerossina Romana Augusta Ludovisi, sopranno-minata Dedè dai suoi famigliari.

4 Perché lavorano entrambi all’ospedale militare, che è situato, appunto, nella tenda Onori.

180

Guida_A.indd 180 27/03/12 09.39

Page 172: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Analisi1 Il narratore che racconta la vicenda è esterno onnisciente, perché conosce i pensieri e le

sensazioni dei personaggi.

2 L’affermazione che apre il passo: il tenente Alfredo di continuo pensava alla crocerossina Ludovisi, che mette in primo piano il tema dell’amore.

3 Alfredo è un giovane tenente medico, che è stato trasferito dal fronte a questo ospedale. Egli, come tutti i protagonisti dei romanzi rosa, è un sognatore: lo dimostra l’ansia con cui aspetta che venga spenta la lampada da campo per abbandonarsi sfrenatamente alla rappresenta-zione della sua amata.

4 La crocerossina Ludovisi ha la tipica bellezza delle eroine del romanzo rosa: ella, infatti, ha occhi grigi argentei e una pelle così delicata come nemmeno il petalo di una bianca rosa. Anche la sua voce, come sempre, è soave; il suo pallore è un’altra costante della bellezza delle protagoniste del romanzo rosa. Per quanto concerne il suo carattere, risulta altrettanto scontata la timidezza, che la rende, agli occhi di Alfredo, ancora più affascinante.

5 Sulla base della descrizione contenuta in questo passo, Alfredo è sicuramente una figura a tutto tondo, di cui l’autore indaga con estrema attenzione la psicologia e il carattere; la croce-rossina è, invece, il tipo dell’eroina di cui il protagonista si innamora perdutamente.

6 Questo spazio costituisce lo scenario ideale per una storia d’amore: il paesaggio, infatti, è molto suggestivo, con le bianche tende contornate dal bosco; la luce crea nella tenda dei piacevoli giochi, per cui il luogo diventa strano, come appaiono nei sogni.

7 Durante la seconda guerra mondiale, uno sfondo particolarmente adatto per far risaltare, tra le brutture della guerra, la bellezza del sentimento d’amore.

8 Il lessico usato è tendenzialmente quotidiano, ma non mancano termini tecnici del mondo militare (9 × 11 per indicare la tenda degli ufficiali, Petromax per indicare la lampada da campo…) e della medicina (polmonite, sulfamidici).

Riflessione e produzione1 Al suo arrivo nell’ospedale tutti i pensieri di Alfredo sono concentrati sul suo recente passato

di guerra (intensi erano stati i ricordi sui suoi soldati… la vita della sezione di sanità, l’accam-pamento sotto l’implacabile calore, le buche infisse nel deserto marmarico, i morti, i feriti): quando arriva la crocerossina Ludovisi, però, il volto della ragazza non solo prende campo, ma addirittura spadroneggia nei suoi pensieri. Alfredo, infatti, comincia a pensare continuamente a lei, riportandone alla mente i tratti del volto, il colore degli occhi, la delicatezza della pelle oppure immagina di parlarle e di sorriderle, ricavandone la sensazione di sentirsi più leggero e più forte. Se pensa alla crocerossina Ludovisi, Alfredo non si rende nemmeno più conto della realtà che lo circonda: persino il russare del capitano non riesce a distrarlo. Quando finalmente i due si incontrano a tu per tu, il primo pensiero (piccolo per un uomo qualunque, ma fondamentale per un innamorato) è la fortuna di essere in ordine; poi non contano le parole (che diventano smemorate, suoni senza significato), ma i gesti, i pensieri

181

Guida_A.indd 181 27/03/12 09.39

Page 173: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

nascosti, i piccoli dettagli (il fermarsi della voce, il chinare gli occhi, una breve apparente distrazione), che possono far sentire irraggiungibile l’altro oppure far trionfare nella sicurez-za: contano, insomma, il piacere e la sensazione di benessere che si provano accanto alla persona amata, sensazioni che sono persino in grado di guarire la febbre del protagonista.

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto.

Unità 9: IL ROMANZO DI FORMAZIONE

Verifica della teoria1 Il romanzo di formazione descrive e racconta il percorso di formazione umana, sentimentale,

intellettuale e morale di un personaggio attraverso il rapporto con il mondo che lo circonda.

2 Questo sottogenere del romanzo è nato in tempi molto antichi: secondo alcuni critici letterari il primo esempio di romanzo di formazione è infatti L’asino d’oro del romano Apuleio (II secolo d. C.). Il romanzo di formazione moderno, invece, è nato in Germania nel Settecento.

3 Il romanzo di formazione dell’Ottocento presenta quasi sempre un percorso positivo, perché il protagonista riesce, anche se spesso con difficoltà, a integrarsi nella società adulta che lo circonda; il romanzo di formazione del Novecento, invece, a causa della crisi dei valori tradi-zionali che caratterizza questo secolo, propone percorsi di formazione più tortuosi, destinati a concludersi con un insuccesso o addirittura con la morte del protagonista.

Comprensione1 Wilhelm deve decidere se dedicarsi o no in modo esclusivo all’attività teatrale.

2 Perché era stato preso alla sprovvista e trascinato dalla necessità.

3 Serlo è un impresario teatrale che vorrebbe avere Wilhelm nella sua compagnia.

4 Wilhelm sogna a occhi aperti la cortese amazzone che si è presa cura di lui quando è stato ferito dai banditi nel bosco.

Analisi1 Il fatto che il protagonista faccia un bilancio di ciò che gli è capitato fino a questo

momento (tutto ciò si aggirava e si rivolgeva nella sua mente, spesso in una grande confusione)

il fatto che egli si senta arrivato a una meta (al momento, cioè, in cui deve decidere del suo futuro)

il fatto che valuti gli errori compiuti positivamente, come un modo per imparare e migliorare.

182

Guida_A.indd 182 27/03/12 09.39

Page 174: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

2 Dall’inizio a di pesare il pro e il contro”; da Mentre stava rimuginando a e disparve. La prima macrosequenza presenta, infatti, una serie di sequenze riflessive, in cui il protagonista fa il bilancio delle sue esperienze; la seconda è invece narrativa, perché racconta l’arrivo degli amici, che lo induce a prendere la sospirata decisione.

3 Un narratore esterno alla vicenda.

4 La focalizzazione zero, perché conosce i pensieri e le sensazioni dei personaggi (Rimpianto e dolore… tutto ciò si aggirava e si rivolgeva nella sua mente).

5 Il narratore instaura con il narratario un rapporto di complicità: egli, infatti, parla con lui del pro-tagonista, definendolo il nostro amico. In questo modo egli ne ottiene la fiducia e l’interesse, che agevoleranno la comprensione degli insegnamenti che la vicenda di Wilhelm può dare.

6 È lo stesso Wilhelm a definirsi: egli, infatti, afferma di essere un essere disordinato e inquieto, smanioso di continuare a vivere in un modo condannato dal mondo borghese. Egli, però, si dimostra anche molto riflessivo (esamina a una a una le circostanze e pesa il pro e il contro di questa decisione, perché sa che sarà per tutta la vita) e poco incline all’entusiasmo, perché, quando finalmente prende la sua decisione, anziché gioire o lasciarsi vincere dall’emozione, preferisce chiudersi in una tacita meditazione.

7 Il personaggio cita numerosi avvenimenti passati (la morte del padre, i cattivi rapporti con la madre, la rottura con Mariane, i contatti di lavoro con Serlo, l’assalto dei banditi e le cure della cortese amazzone…) perché, seguendo i suoi pensieri, riflette su ciò che gli è accaduto per valutarlo alla luce del presente.

8 Con il discorso diretto che, nella prima parte, forma una sorta di lungo monologo.

Riflessione e produzione1 “Tutto avviene come per caso, senza il mio intervento, eppure tutto è come me l’ero imma-

ginato, come me l’ero proposto. Che strano!”

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 9: IL ROMANZO D’AVVENTURA

Verifica della teoria1 Il romanzo d’avventura racconta vicende insolite, pericolose, esotiche, ricche di azione e di

colpi di scena.

2 Il suo scopo principale è divertire il lettore; può anche fargli conoscere realtà sconosciute e indurlo a riflettere sulla vita e sul mondo che lo circonda.

183

Guida_A.indd 183 27/03/12 09.39

Page 175: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Generalmente lo stile è semplice ed emotivamente intenso, per coinvolgere un ampio pub-blico.

Comprensione1 Il naufragio della nave su cui viaggiava.

2 Perché è l’unico a essere sopravvissuto al naufragio e, anche se si trova in una condizione miseranda, ha con sé molte cose utilissime.

3 Egli sente la necessità di avere un tavolo e una sedia, perché senza di essi non può fruire dei pochi agi che ha a disposizione.

4 Robinson resterà sull’isola per quasi trent’anni.

Analisi1 Il racconto, in prima persona, è narrato dal protagonista della vicenda.

2 L’autore ha scelto questo tipo di narratore perché conferisce al romanzo un’apparenza di realtà, che avvince il lettore e lo induce a riflettere in modo più profondo sul contenuto del testo.

3 Il narratore valuta diversamente ciò che gli è capitato, perché la distanza di tempo trascorsa gli consente di vedere le cose in modo più sereno e distaccato: di conseguenza anche il lettore sarà in grado di valutare l’accaduto con spirito critico.

4 Per mezzo di indizi.

Robinson è: razionale: quando si accorge di avere troppe idee fisse, dalle quali è afflitto senza posa,

stende un bilancio per fare in modo che la ragione prevalga definitivamente sullo sconforto

pieno di spirito d’iniziativa: costruisce gli oggetti di cui ha bisogno inventandosi modalità di lavoro alternative

educato: costruisce un tavolo e una sedia, senza i quali non potrebbe fruire dei pochi agi che ha

operoso: esegue lavori manuali anche quando essi comportano fatiche e sforzi notevoli ordinato: dispone tutto ciò che possiede nella grotta in modo che sia in perfetto ordine.

5 La costruzione di una casa, costituita da una tenda allestita al riparo di una balza rocciosa la costruzione di una parete fatta di zolle sovrapposte dello spessore di circa due piedila costruzione di una tettoia per mezzo di travi poste in diagonale, rami e altre cose idoneel’allargamento della casa, in modo da avere più spazio per sé e per il materiale accumulatola creazione di un ingresso sussidiariola fabbricazione di un tavolo e di una sediala fabbricazione di scansie per riporre gli attrezzi.

6 Il suo antagonista sono l’isola deserta, la mancanza di generi di prima necessità, la totale solitudine e la natura che lo circonda, che lo aiuta offrendogli materiali (rami, foglie…) e cibo,

184

Guida_A.indd 184 27/03/12 09.39

Page 176: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

ma che lo mette anche in difficoltà (per esempio con la pioggia, che in certi periodi dell’anno cadeva con estrema violenza).

7 Il ruolo dell’aiutante è svolto dalla ragione, che, permettendo di giudicare le cose in modo razionale, consente all’uomo di migliorare il suo stato d’animo e di trovare sempre una solu-zione ai problemi che gli si presentano.

8 Retrospezione: ho già descritto la mia abitazione… anticipazione: e più tardi – credo sia stato un anno e mezzo dopo –… Esse sono generalmente presenti nel romanzo d’avventura per complicare l’intreccio, in modo che risulti più avvincente e interessante.

9 Sia dunque questo l’insegnamento che si può trarre… metterlo all’attivo del conto.

10 Robinson non ha difficoltà a crearsi uno spazio abitativo più grande perché la roccia del terreno è un’arenaria friabile, che non oppone resistenza alla fatica che egli le dedica.

11 Bilancio, affari, dare, avere, libro contabile.

Riflessione e produzione1 Che si può sempre cogliere, anche nella più infelice condizione del mondo, qualcosa a cui

attingere conforto e che, nel bilancio del bene e del male, abbiamo il dovere di metterlo all’attivo del conto

che inquadrando ogni problema per mezzo della ragione e giudicandolo nel modo più razionale, col tempo ogni uomo può diventare padrone di qualsiasi arte meccanica.

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 10: IL ROMANZO PSICOLOGICO

Verifica della teoria1 Il romanzo psicologico mette in primo piano le emozioni, i sentimenti e le idee dei perso-

naggi.

2 Il tempo misto è il tempo dell’animo del personaggio, in cui presente, passato e futuro si fondono tra loro e sono posti sullo stesso piano.

3 La psicanalisi, usata per presentare ritratti umani credibili, completi e ben strutturati: essa, infatti, permette di addentrarsi in zone mai esplorate dell’animo umano.

185

Guida_A.indd 185 27/03/12 09.39

Page 177: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Comprensione1 Carla è la sorella del protagonista del passo, Michele.

2 Michele è convinto che si trovi a casa di Leo perché ha scoperto che i due hanno una rela-zione.

3 Michele non riesce a portare a termine il suo piano perché ha dimenticato di caricare la pistola.

Analisi1 Il narratore è esterno e utilizza, per il suo racconto, la focalizzazione interna al personaggio

(in questo caso Michele).

2 Gli parve oscuramente che la vita non fosse mai stata così aspra come in questo momento nel quale, così brutalmente oppresso, gli tornava un lamentoso desiderio di certe lontanis-sime carezze materne.

3 Il racconto assomiglia a una semplice registrazione dei fatti, da cui rimane estraneo ogni giudi-zio del narratore sia sugli aspetti esterni del racconto (la minuziosa descrizione dello sfondo: la strada, la gente, il cielo; l’aspetto fisico dei personaggi; il rallentato svolgimento del tentativo di omicidio) sia sulla personalità dei personaggi (le fantasticherie di Michele; il richiamo alla memoria della vicenda della sorella; i pensieri all’atto dell’ingresso in casa di Leo). Il narratore si comporta così perché vuole limitarsi a presentare uno spaccato il più possibile oggettivo della vita di una famiglia borghese italiana del primo Novecento.

4 Egli agisce solo per seguire un codice d’onore che non condivide (Al diavolo tutti … Cosa importano le ragioni … ho deciso di ucciderlo e lo ucciderò), tanto che vorrebbe poter ucci-dere Leo senza accorgersene e ha bisogno di cercare di montarsi per cancellare la calma che lo caratterizza; anche il suo stesso corpo manda dei chiari segnali per dissuaderlo dal gesto che intende compiere (O cuore, o respiro! … anche voi vi mettete contro di me). Il pensiero che Leo non sia in casa gli dà, inoltre, una gioia e un sollievo profondo, perché così potrà rinunciare, seduta stante, ai suoi inautentici propositi di vendetta.

5 Il fatto che egli dimentichi di caricare l’arma del delitto.

6 Sigmund Freud, l’inventore della psicanalisi, l’analisi della psiche, cioè del complesso delle funzioni della mente umana. Egli avrebbe definito questa dimenticanza un atto man-cato perché essa, suggerita dall’inconscio, dimostra che Michele non ha mai realmente avuto l’intenzione di uccidere Leo.

7 Il suo odio emerge da un complesso d’inferiorità, dalla consapevolezza (perdente) di trovarsi di fronte ad un uomo a lui superiore: egli, infatti, osserva che Leo dà l’impressione di un uomo sicuro di sé e della sua vita.

8 Leo: corruzione morale, arroganza, egoismo, slealtà, meschinità, difesa dei propri interessi. Michele: mancanza d’interessi, volontà debole, senso di sconfitta, inettitudine, mancanza

di determinazione.

186

Guida_A.indd 186 27/03/12 09.39

Page 178: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

9 Lo spazio in cui è ambientata la vicenda è una periferia fredda, con case e giardini ancora vuoti e un cielo grigio. Esso appare in perfetta sintonia con lo stato d’animo del personaggio, di cui riproduce l’indifferenza, la solitudine e il senso di vuoto.

10 Il lessico è volutamente quotidiano (con vocaboli come fracasso e donnaccia, oppure modi di dire come gelare il sangue, cogliere nel segno…), anche se non mancano espressioni di chiara origine letteraria (per esempio il ripetuto profferì usato al posto di disse).

11 La sintassi è caratterizzata, nei punti più intensi dell’azione, da brevi proposizioni paratattiche unite dal punto e virgola, che simulano la concitazione che manca al protagonista. Anche il frequente uso dei puntini di sospensione ha lo scopo di dare l’idea dell’accavallarsi dei pensieri nella mente del personaggio.

Riflessione e produzione1 Michele è in grado di comprendere lo squallore della realtà che lo circonda, ma è, al contem-

po, assolutamente incapace sia di reagire sia di adeguarsi alla situazione: il suo proposito di uccidere Leo si configura, infatti, come un costruito tentativo di sembrare indignato, al fine di salvare le apparenze. Le sue fantasticherie iniziali (che presuppongono il desiderio che tutto avvenga senza accorgersene) e la sua consapevolezza di essere troppo calmo (bisogna essere sdegnati furiosi... Bisogna montarsi) dimostrano tutta la falsità della sua tensione mo-rale, che approda, anche dopo l’inutile tentativo di pensare all’immagine della sorella violata, alla stessa calma di prima. Michele, inoltre, è un essere fragile, che nel momento del pericolo rivela la sua psicologia infantile, perché ha bisogno delle carezze materne per quietarsi: non a caso Leo lo congeda con la frase E di questa tua sciocchezza parlerò con tua madre, che dimostra chiaramente il giudizio dell’”adattato” sul suo puerile tentativo di difendere l’onore della famiglia. Insomma Michele, come molti antieroi del Novecento, è insoddisfatto, in preda a dubbi e tormenti, alla ricerca della propria identità, privo di valori di riferimento e, soprattut-to, incapace di agire.

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 10: IL ROMANZO POLIZIESCO

Verifica della teoria1 Il romanzo poliziesco racconta un crimine (generalmente un delitto) e la conseguente inve-

stigazione per la scoperta del colpevole.

2 DETECTIVE STORY: ha una struttura tripartita in delitto – indagine – soluzione del mistero; l’indagine è condotta da un investigatore attraverso il metodo logico-deduttivo, che prevede la raccolta d’indizi, interrogatori, supposizioni da verificare. Uno dei più grandi autori di detec-tive story è Arthur Conan Doyle.

3 MODELLO AMERICANO: ha a che fare con il mondo della malavita; narra storie pericolose, in

187

Guida_A.indd 187 27/03/12 09.39

Page 179: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

cui l’investigatore è attivamente coinvolto, rischiando la vita in prima persona. La narrazione dei fatti procede, di solito, al contrario di quella del modello inglese, dalle cause agli effetti. Il linguaggio è spesso crudo e gergale. Uno degli autori che si sono dedicati a questo sottoge-nere è Raymond Chandler.

Comprensione1 Euan è un guantaio che espone la sua mercanzia a una fiera; è stato ucciso da un misterioso

aggressore.

2 Un lungo pugnale dalla lama scanalata, a cui è rimasto attaccato un minuscolo bioccolo di materiale bruno.

3 L’uomo è morto dopo aver ricevuto un colpo di bastone, inferto senza l’intenzione di ucci-dere: la morte è sopraggiunta in seguito al suo tentativo di resistenza, che ha determinato la rottura dell’osso del collo. L’uomo, prima di morire, ha ferito lievemente il suo aggressore al braccio sinistro: lo dimostrano del sangue trovato su un pugnale dalla lama scanalata che la vittima ha ancora in mano e un minuscolo bioccolo strappato, probabilmente, dalla manica sinistra di un giubbetto.

Analisi1 La vicenda è raccontata da un narratore esterno.

2 Per esempio il narratore commenta, a proposito dell’aggressione a Euan: ma qui l’aggressore si era trovato davanti a un uomo robusto e ben sveglio, non a un pavido coniglio addor-mentato. Lo scopo di questi interventi è presentare i fatti al lettore in modo attento e preciso, perché egli possa avere a disposizione gli stessi elementi dell’investigatore, per gareggiare con lui nella soluzione del caso.

3 La struttura tipica del romanzo poliziesco è tripartita in crimine – inchiesta – soluzione.

4 Questa parte del testo può essere ricondotta al crimine, perché è appena avvenuta la sco-perta del cadavere. Di qui a poco cominceranno le vere e proprie indagini per la scoperta del colpevole.

5 Attribuisci un nome a investigatore: fratello Cadfael vittima: Euan aiutante dell’investigatore: Hugh Beringar.Fratello Cadfael ha un temperamento forte e combattivo, come dimostra la battuta che si lascia sfuggire nel momento in cui comprende il tentativo di difesa della vittima (Come avrei fatto io, o quanto meno come avrei fatto un tempo): questa determinazione è un tratto ricorrente degli investigatori del romanzo poliziesco, sempre decisi a portare a termine (e con successo!) l’indagine che hanno cominciato. Cadfael, come tutti gli investigatori, è anche molto attento e preciso, perché nota dettagli, ricorda informazioni importanti, ricostruisce dinamiche…Euan: come tutte le vittime del romanzo poliziesco ha delle connotazioni positive: è un uomo robusto e sveglio, forte e agile, che si è difeso con coraggio dal suo aggressoreHugh Beringar: è un uomo giovane e agile ma, poiché il suo ruolo è proprio quello di far

188

Guida_A.indd 188 27/03/12 09.39

Page 180: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

risaltare al massimo le qualità dell’investigatore, è superiore solo in questo a Cadfael: per il resto, infatti, ascolta il monaco con rispetto e trova impeccabili le sue ipotesi.

6 Il metodo di lavoro di Cadfael è basato su un’attenta analisi di persone, oggetti e circostanze (per esempio: si inginocchiò accanto al corpo e vi fece scorrere sopra le mani, dalla testa ai piedi, palpandolo e osservando con cura ogni particolare) e sulla riflessione e rielaborazione dei dati in suo possesso (socchiuse gli occhi raffigurandosi la scena di Euan che apriva la porta, la fulminea bastonata che non era riuscita ad abbatterlo, il veloce movimento della sua mano…).

7 LUOGO: Sgombrò il leggero intrico delle pelletterie, cinture, cinghie e guanti, sparse sul pavimento e sopra il corpo di Euan.

OGGETTO: Il pugnale di Euan ha la lama scanalata, con guarniture dorate sotto l’impugna-tura. Le descrizioni del romanzo poliziesco sono sempre molto precise, perché devono fornire particolari importanti per le indagini.

8 Nella luce obliqua che entrava dall’imposta aperta, qualcosa brillò per una frazione di se-condo, ondeggiando sulla punta della lama, poi svanì, → è un esempio di scena-azione; così come fanno i granelli di polvere che creano fugaci scintille dorate in un raggio di sole

→ è una similitudine. Entrambe hanno il compito di descrivere con attenzione e chiarire al lettore i dettagli della scoperta, in modo che egli abbia a disposizione le stesse infor-mazioni dell’investigatore, fornite in modo chiaro ed estremamente preciso.

Riflessione e produzione1 Perché lascia spazio all’analisi psicologica dei personaggi (Ha cercato di colpirlo al cuo-

re…) perché l’investigatore cerca di capire i comportamenti delle persone (Rhodri ap Huw ha

detto che era un’anima solitaria che non si fidava di nessuno… nemmeno del suo fac-chino e del suo stesso guardiano!)

perché si lascia spazio alla descrizione di luoghi e ambienti (Il leggero intrico delle pellet-terie, cinture, cinghie e guanti, sparse sul pavimento e sopra il corpo di Euan…).

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

Unità 11: IL ROMANZO HORROR

Verifica della teoria1 Il romanzo horror racconta storie misteriose, inquietanti, spaventose e raccapriccianti.

2 Il romanzo horror del Novecento indaga la natura del male e le pulsioni più inconfessabili dell’uomo, scelta narrativa che ha notevolmente cambiato l’ambientazione del sottogenere, trasferendola dai castelli medioevali alle città del giorno d’oggi, in cui il male non compare più sotto forma di creature misteriose ma come manifestazione della violenza e della cattiveria che caratterizzano gli uomini.

189

Guida_A.indd 189 27/03/12 09.39

Page 181: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Questo termine è usato, dagli anni Ottanta del Novecento, per indicare, in letteratura e, so-prattutto, nei fumetti, una forma dell’horror che lascia grande spazio alla descrizione di scene particolarmente raccapriccianti, con macabri spargimenti di sangue e crudeltà di vario genere.

Comprensione1 Il castello di Dracula si trova in Transilvania, tra i Monti Carpazi.

2 Per trattare l’acquisto di un appartamento a Londra per conto dello studio legale in cui lavora.

3 Il conte Dracula.

4 Il Conte lancia uno specchio, considerato un lurido strumento di umana vanità.

Analisi, riflessione e produzione 2

1 La vicenda è raccontata in prima persona da un personaggio della vicenda, che usa la fo-calizzazione interna.

2 Jonathan Harker scrive un diario.

3 Questo tipo di testo è particolarmente indicato per un romanzo horror, perché la scrittura in prima persona facilita l’identificazione del lettore con il narratore, di cui egli può condividere a pieno i pensieri, le emozioni, i dubbi e i timori.

4 Jonathan Harker è impiegato in uno studio legale. Egli è una persona educata (non vuole che l’anziano padrone di casa si affatichi portando le sue borse) ed equilibrata: lo dimostra il fatto che, quando si trova di fronte a situazioni strane, prova a pizzicarsi per scoprire se sogna. Con il passare delle ore, però, Harker non può fare a meno di lasciarsi prendere dall’emozione e dalla paura, anche se cerca sempre di razionalizzare ciò che lo circonda (per esempio quan-do fa esperimenti con lo specchio per cercare di comprendere come sia stato possibile non vedere il conte).

5 Dracula è descritto con estrema precisione da Harker nel suo diario: egli è un vecchio alto, accuratamente sbarbato a parte i lunghi baffi bianchi, ha il volto grifagno, fronte alta, capelli e sopracciglia folti, una bocca dura e dal taglio crudele, denti aguzzi, labbra di una rossa pienezza in chiaro contrasto con l’età, orecchie appuntite e uno straordinario pallore, eviden-ziato dal fatto che è vestito di nero da capo a piedi. Harker si sofferma, in particolare, sulle sue mani, grossolane – larghe, con dita tozze, unghie appuntite, peli che crescono in mezzo al palmo; esse sono vigorose ma fredde come il ghiaccio. Il conte, infine, non mangia, non fuma, non ha servitori e scompare durante le ore del giorno.Nella descrizione possiamo dunque notare ASPETTI CHE RIMANDANO ALL’IDEA DI UN MORTO VIVENTE: lo straordinario pallore, le

mani fredde come il ghiaccio, il fatto che il conte non mangia e non si riflette negli specchi. ASPETTI ANIMALESCHI: il volto grifagno, i denti aguzzi, le unghie appuntite e i peli che

crescono in mezzo al palmo della mano.

2. Viene fornita una pro-posta di correzione solo per le domande che lo consentono.

190

Guida_A.indd 190 27/03/12 09.39

Page 182: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

6 Il cocchiere. La sua figura è inquietante perché ha una forza prodigiosa nelle mani: poiché anche Dracula ha questa caratteristica, Harker, che non ha visto il cocchiere in volto, pensa che i due possano addirittura essere la stessa persona.

7 L’abitazione del conte Dracula si erge sull’orlo di un orrido precipizio, è buia, tetra, molto gran-de (ci sono scaloni a spirale, ampi corridoi e numerose porte sbarrate) e segnata dalle intem-perie. Le porte chiuse e il cigolio delle serrature dimostrano che non è visitata di frequente.

8 Queste due stanze sono invece ben illuminate e riscaldate da un caminetto.

9 Questo contesto rappresenta simbolicamente il contrasto tra morte e vita. Questo perché il buio e il gelo, che sono segni di morte, si oppongono alla luce e al calore, che sono segni di vita.

10 Selvaggia ma affascinante: Harker vede, infatti, davanti ai suoi occhi, un panorama stupen-do, fatto di verdi cime di alberi e fiumi che serpeggiano in ime gole per le foreste.

11 L’ espressione porte, porte, porte dappertutto, e tutte chiuse e sbarrate è un esempio di stile nominale; in essa sono inoltre riconoscibili due figure retoriche, l’iterazione e l’accu-mulazione.

Unità 12: IL REALISMO MAGICO

Verifica della teoria1 Il realismo magico è una tendenza di scrittura nata nella seconda metà del Novecento che

ispira storie in cui si fondono realtà e magia.

2 I romanzi ispirati al realismo magico presentano una continua mescolanza di reale e irreale: i luoghi, per esempio, riconducibili in questo caso a quelli della realtà sudamericana, sono co-stantemente trasfigurati dalla magia, dall’occulto e dalla superstizione; il tempo scorre lineare, ma, essendo continuamente interrotto da ricordi e profezie, appare come “sospeso”.

3 Il realismo magico è particolarmente diffuso in ambito sudamericano e caraibico: in queste zone, infatti, il senso del magico è molto radicato, al punto da sopravvivere persino nei secoli moderni, grazie alla trasmissione – soprattutto orale – di leggende, fiabe e racconti.

Comprensione1 Macondo ha trecento abitanti, che ritengono di vivere in un paese felice.

2 Il canto e la varietà degli uccelli, la perfetta organizzazione strutturale e il clima sereno.

3 I pantani, delle creature misteriose dal corpo di donna, la foresta silenziosa e lugubre.

4 Il galeone spagnolo (bellissimo, anche perché coperto di felci, palme, orchidee) e il mare color cenere, schiumoso e sudicio che José e i suoi raggiungono quattro giorni dopo.

191

Guida_A.indd 191 27/03/12 09.39

Page 183: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

Analisi1 La narrazione della fondazione di Macondo e della spedizione nella foresta non segue la

fabula: l’intreccio mescola, infatti, presente, passato e futuro, in una commistione di piani temporali che determina il clima sospeso di tutto il racconto.

2 Il narratore è onnisciente, perché conosce presente, passato e futuro di ogni personaggio: per esempio sa che il figlio di José Arcadio Buendía passerà, molti anni dopo, nel luogo in cui è appena avvenuta la scoperta del galeone.

3 José Arcadio, come tutti gli abitanti di Macondo, è un personaggio piuttosto strano. Ai tempi della fondazione di Macondo egli organizza con estremo scrupolo la struttura del villaggio, che gli deve anche il suo tratto più originale, il fatto di essere pieno di uccelli di ogni tipo; è però proprio il suo desiderio di aprire una via che mettesse Macondo in contatto con le grandi invenzioni a determinare la spedizione nella foresta, e quindi, in ultima analisi, l’inizio delle sventure di Macondo, che sarà distrutto proprio dal progresso.

4 Un personaggio dinamico, perché, con il passar del tempo, cambia notevolmente: egli, infat-ti, dopo aver perso il suo spirito di iniziativa sociale, da intraprendente e pulito, si trasformò in un uomo dall’aspetto ciondolone, trascurato nel vestire, con una barba selvatica.

5 Nella descrizione di Macondo possono essere considerati particolari reali le caratteristiche del villaggio e la posizione delle case; questi elementi diventano però fantastici nel momento in cui viene detto che nessuna casa riceveva più sole delle altre nell’ora della calura.

6 Esso è presentato con tanto di coordinate geografiche (a oriente di Macondo c’è una sierra impenetrabile, e al di là della sierra l’antica città di Riohacha, un porto sul mar dei Carabi; a sud ci sono invece i pantani e il vasto universo della palude grande).

7 Perché i luoghi e gli ambienti sono solo apparentemente reali: essi risultano infatti sospesi tra verosimile e inverosimile, reale e irreale, verità e fantasia.

8 scena-azione: la scoperta del galeone retrospezione: la fondazione di Macondo anticipazione: Molti anni dopo, il colonnello Aureliano Buendía…

9 Durante i primi giorni non incontrarono… aranci silvestri: queste righe costituiscono un sommario, perché riassumono in poche battute gli eventi di un discreto periodo di tempo; affidandosi sempre… finché pervennero è invece un’ellissi, perché non sappiamo che cosa succede nel frattempo.

10 La sequenza che descrive il galeone, perché ferma per un po’ la narrazione degli eventi.

Riflessione e produzione1 Il galeone è il simbolo di un passato misterioso (Aureliano Buendìa non sa spiegarsi come

possa essere arrivato fino a lì) ma felice (esso è, infatti, vietato ai vizi del tempo e coperto da un fitto bosco di fiori).

192

Guida_A.indd 192 27/03/12 09.39

Page 184: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Soluzioni

A

Il mare è simbolo dell’inutilità del tentativo di José Arcadio di mettere Macondo a contatto con le invenzioni di una civiltà più avanzata.Macondo, simbolo della felicità perfetta nata dalla concordia dei suoi abitanti, si oppone allo spazio esterno, che, facendo conoscere il progresso al villaggio – e a José Arcadio in parti-colare –, determina la cessazione di questo stato di grazia. Nel proseguimento del romanzo, infatti, il villaggio di Macondo sarà coinvolto in interminabili guerre civili; alla fine, sfruttato fino al completo inaridimento da una compagnia bananiera nordamericana, sarà invaso dalla vegetazione tropicale.

2 Scrittura creativa. L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’esposizione del contenuto.

Unità 12: IL ROMANZO DI FANTASCIENZA

Verifica della teoria1 Il romanzo di fantascienza racconta una storia ambientata in un mondo lontano o in senso

spaziale o in senso cronologico, in cui la scienza e la tecnologia hanno un ruolo molto im-portante.

2 Nella narrazione di fantascienza esiste sempre una spiegazione razionale (scientifica o data come tale) per tutto ciò che accade.

3 Il romanzo di fantascienza si è diffuso soprattutto negli Stati Uniti negli anni Venti del Nove-cento (grazie a riviste del settore vendute a basso prezzo) e negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, quando la scienza ha dato prova delle sue potenzialità, sia positive che negative.

Comprensione1 Il Jurassik Park è un parco in cui sono custoditi degli esemplari di dinosauro.

2 Essi si trovano lì perché sono i nipoti del miliardario americano che ha creato il Jurassik Park.

3 Il tirannosauro è riuscito a uscire perché il reticolato del recinto in cui si trova non è più elet-trificato.

4 I due bambini sono da soli perché il responsabile del parco, che li accompagnava, è fuggito e li ha abbandonati.

Analisi1 Un narratore esterno.

2 Egli è onnisciente, perché conosce i pensieri e i sentimenti dei personaggi (Non può rag-giungermi, pensò Tim).

193

Guida_A.indd 193 27/03/12 09.39

Page 185: Prove di verifica finale M - trevisini.itautoreABC/Guida... · 1 Dai un titolo a questo testo, spiega perché hai fatto questa scelta e illustra quale funzione hai voluto privilegiare.

Modulo 3

Le forme della narrazione

3 Tim e Lex sono due ragazzini: Tim è intraprendente, deciso, pronto all’azione, Lex, invece, è piagnucolosa e incapace di reagire con prontezza alle situazioni che le si presentano (per esempio, non riesce nemmeno a chiudere la portiera del fuoristrada quando glielo chiede il fratello). Proprio per questa loro caratterizzazione i due devono essere considerati dei tipi, perché il maschietto corrisponde al tipo del ragazzino sveglio e in gamba, la femmina a quello della ragazzina fragile e facile alle lacrime.

4 Sulla sua grandezza (l’enorme sagoma nera… immobile ed enorme… col gigantesco arto posteriore… una parete di carne), sulla pelle rugosa (zigrinata), sull’occhio che scruta inda-gatore e sulla bocca, munita di terribili denti, che viene descritta fin nei particolari, con l’ausilio di tutti i sensi (sentì l’alito caldo… della saliva), per dare una chiara idea della pericolosità di quest’animale.

5 Egli sembra cercare le sue vittime con un inespressivo occhio indagatore; quando si accorge che non può afferrarle nell’automobile, decide di farle uscire sollevandola da terra e scuo-tendola con forza.

6 La cura e la precisione della descrizione (la zigrinatura della pelle, la muscolosità degli arti posteriori, la grandezza della coda, la grossezza della lingua…) sono sicuramente dovute a uno studio attento delle immagini dei dinosauri, che si trovano in libri e riviste di scienza fa-cilmente accessibili (e quindi noti) anche al grande pubblico. Esso, che conosce i modelli di riferimento, ha dunque l’impressione di trovarsi di fronte a una descrizione scientificamente corretta.

7 Comparsa; certamente vigliacco, perché egli pensa solo a mettersi in salvo, senza prendersi cura dei ragazzini che gli sono stati affidati.

8 La ricostruzione dello spazio in cui avviene la fuga del dinosauro è poco accurata.Il narratore si sofferma, infatti, solo su dettagli marginali e generici: il fango, la forte pioggia, i tuoni e i fulmini del temporale, le palme della foresta. Questa scelta descrittiva è dovuta al fatto che lo spazio della vicenda è poco importante (basta un semplice temporale in una foresta per creare un clima di terrore!), perché tutta l’attenzione è concentrata sul terribile animale e sulle sue azioni.

9 Essi, quasi tutti diretti e non introdotti da verbi di dire, sono molto brevi e incalzanti, per ren-dere evidenti la tensione e la drammaticità del momento.

10 Il lessico (a differenza del tipico linguaggio della fantascienza, pensato per un pubblico di appassionati) è semplice, perché questo romanzo mira a raggiungere il maggior numero possibile di lettori; i vocaboli più significativi sono scritti in corsivo per avere maggior risalto.

Riflessione e produzione1 Che l’uomo deve essere molto attento alle leggi della Natura, perché egli non deve violare

i limiti che gli sono imposti: in questo romanzo, infatti, il desiderio di riportare alla vita degli animali che la Natura ha destinato a scomparire per sempre determina terribili conseguenze.

2 L’Insegnante valuterà a sua discrezione il testo redatto, tenendo conto della qualità e dell’e-sposizione del contenuto.

194

Guida_A.indd 194 27/03/12 09.39


Recommended