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PUBBLICAZIONI DELL'O.N.U. SULLE EX COLONIE ITALIANE

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Page 1: PUBBLICAZIONI DELL'O.N.U. SULLE EX COLONIE ITALIANE

PUBBLICAZIONI DELL'O.N.U. SULLE EX COLONIE ITALIANEAfrica: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa el’Oriente, Anno 8, No. 10 (Ottobre 1953), p. 281Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756067 .

Accessed: 10/06/2014 02:50

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AFFRICA 281

Mill! PUBBLICAZIONI DELL'OJí.U. SUL-

LE EX COLONIE ITALIANE. Nella stragrande quantità di pub-

blicazioni dell'ONU concernenti i cosidetti tenitori non autonomi e i territori sotto tutela o amministra- zione fiduciaria (come la Somalia ex Italiana), nonché ex territori co- loniali divenuti sovrani, almeno dal lato formale, come la Libia, o po- sti dairONU in una particolare for- ma giuridica, come l'Eritrea, me- ritano una segnalazione quelle che si riferiscono appunto alle tre ex- colonie nostre.

Le pubblicazioni dell'ONU possono considerarsi più che altro fonti di studio e strumenti di lavoro per gli studiosi, che da esse traggono elementi per le proprie sistemazioni dottrinali, nonché preziose fonti di informazione per il gran pubblico. Per tale motivo, più che una re- censione in senso vero e proprio o una minuta analisi e critica del lo- ro contenuto, ci limitiamo qui ad una segnalazione.

E incominciamo da una pubblica- zione sulla Libia: « A General Economic Appraisal of

Libya», in 4o, pp. 56, New York, 1952, franchi svizzeri 2,50. Deliberata l'indipendenza della

Libia, l'Assemblea generale delle Na- zioni Unite si preoccupò di assicu- rare al nuovo stato un'adeguata as- sistenza tecnica e finanziaria. Una missione preparatoria si recò in Li- bia nel giugno 1950; questa com- missione raccomandò che, per poter determinare la quantità e qualità della assistenza da dare, era ne- cessaria una preventiva « stima eco- nomica generale». Sulla scorta di questa raccomandazione, l'ONU e la FAO, su richiesta dei governi in- glese e francese, inviarono una mis- sione di assistenza tecnica nella Li- bia, il cui capo, John Lindberg, pre- sentò nel giugno 1951 al Segretario generale dell'ONU un rapporto, che è appunto la pubblicazione di cui ci occupiamo.

Premesso un rapido cenno (pp. 1-8) sulla geografia, le popola- zioni e la struttura sociale-ammini- strativa della Libia al momento del- l'occupazione alleata, il Iindberg passa a compiere la « stima econo- mica generale» della Libia: lavoro difficile e complesso, se si pensa alla quantità dei dati statistici da raccogliere in un paese come la Li- bia e sopratutto alle operazioni di controllo e coordinamento dei dati stessi. Non mancano riferimenti al-

l'opera del governo italiano (che spese in Libia tra il 1912 e U 1942 oltre 10 miliardi, con esclusione del- le spese straordinarie militari) e dei cittadini italiani, riferimenti ora benevoli ora sfavorevoli

Nella sua conclusone, il Lindberg sostiene che la mancanza di molti dati non consente di formulare an- cora un piano preciso per lo svilup- po della Libia. Tuttavia l'agricoltu- ra costituisce la principale risorsa del paese, e a questa dovrà essere dedi- cata la maggiore assistenza, sia per fronteggiare l'esigenza di un miglio- ramento del tenore di vita della po- polazione, sia per incrementare l'e- sportazione dei prodotti agricoli, col cui ricavato procurarsi i prodotti non agricoli. Pastorizia, foreste e tu- rismo possono essere altre risorse importanti, mentre la mancanza di capitali, di materie prime e di ma- no d'opera specializzata ostacolerà, per lungo tempo, la nascita di una industria locale.

La stima economica del Lindberg fa seriamente riflettere se la imme- diata concessione della indipenden- za della Libia sia stata una soluzio- ne felice nell'interesse proprio del- la Libia stessa. Che se poi dal cam- po economico si passa a quello poli- tico e si pensa al recente accordo anglo-libico, che ha posto la Libia nella condizione materiale, se non giuridica, di un protettorato britan- nico, il dubbio aumenta ancora di più: valeva proprio la pena di estro- mettere integralmente l'Italia dalla Libia? Non si poteva trovare una soluzione diversa? Ma, evidentemen- te, le preoccupazioni dell'Inghilterra verso l'Italia e il desiderio di sosti- tuire alla base egiziana la base libi- ca ebbero il sopravvento sulla consi- derazione dei veri interessi della Libia.

Passando all'Eritrea, è da segnala- re il Rapport final du Commissaire des

Nations Unies en Erithrée, in 4o, pp. 96, New York, 1952. Questo rapporto, dovuto a E. Anze

Matienzo, commissario delle Nazioni Unite, può definirsi, senza tema di esagerazione, un documento storico, sia perché contiene la cronistoria del- la nascita della « unità autonoma fe- derata » eritrea (strano termine, in- vero, per nasondere una situazione ibrida), sia perché l'unione federale eritreo-etiopica è il primo esempio del genere in terra d'Africa. H com- pito del Matienzo non fu facile, per- ché egli doveva mettere d'accordo le direttive ricevute dall'Assemblea del- l'ONU con le vedute delle popolazio- ni eritree e del Negus, oltre che con quelle della potenza amministratrice (la Gran Bretagna). In un anno e mezzo di paziente e delicato lavoro, bisogna ammetterlo, il Matienzo riu- scì a portare a termine la sua missio- ne, redigendo un testo di costituzio- ne che ebbe l'approvazione di tutte le parti interessate. Gli studiosi di diritto costituzionale e diritto inter- nazionale potranno sbizzarrirsi nel- l'esame del testo, ma solo l'esperien- za potrà dire se la costituzione fun- zionerà regolarmente e risponderà ef- fettivamente al grado di evoluzione storica dell'Eritrea e se l'unione

tra l'Eritrea e r Abissínia è stata una felice soluzione delle con- trastanti opinioni prevalenti in Eri- trea. Lo stesso Matienzo, nelle sue conclusione, ammette che per il funzionamento della costituzione e della unione federale occorre qualcosa di più dei testi legi- slativi, occorre sopratutto la buona fede di entrambe le parti. Di questa buona fede il Matienzo si mo- stra sicuro, ma è evidente che saran- no i fatti a dare un giudizio sulla va- lidità delle decisioni dell'ONU, che, in Eritrea, ha- registrato una delle più notevoli affermazioni dei propri alti principi e delle sue tendenze an- ticolonialistiche. Sia comunque con- sentito ricordare che se le popolazio- ni eritree hanno raggiunto il grado di maturità necessario per ottenere o darsi una costituzione democratica di tipo occidentale, gran parte del merito va alla grande e generosa ope- ra di incivilimento svolta dall'Italia in cinquantacinque anni di dominio. Sulla Somalia, abbiamo importan-

ti rapporti. H primo ha il titolo: Rapport du conseil consultatif des

Nations Unies pour le territoire sous tutelle de la Somalie sous ad- ministration italienne (1 aprile 1952-31 marzo 1953), Copia a ciclo- stile. La Somalia ex italiana, affidata al-

l'Italia in amministrazione fiducia- ria, a differenza della Libia e del- l'Eritrea (e le « concrete » ragioni di questa disparità di soluzioni potreb- bero costituire argomento di una in- teressante e penetrante indagine) ha, tra i suoi organi, anche un « Consi- glio consultivo», costituito dai rap- presentanti di tre Stati membri del- l'ONU (nel caso presente, la Colom- bia, l'Egitto e le Filippine) col com- pito di « aiutare e consigliare » lità- lia in Somalia. La lettura del rap- porto da l'impressione - se la real- tà risponde allo scritto - che i tre membri del Comitato Consultivo han- no preso molto sul serio il loro in- carico; ma, sia detto francamente, il rapporto da anche l'impressione che, con le loro lamentele per man- cate consultazioni e con le loro osser- vazioni su questo o quel provvedi- mento, i tre membri del Comitato Consultivo hanno fatto talvolta qual- cosa di diverso dalT« aiutare e consi- gliare ». Sia ben chiaro, non è un ap- prezzamento che qui si vuoi dare; si esprime semplicemente l'impres- sione che un lettore, lontano dalla Somalia, riceve dalla scorsa delle pa- gine del rapporto stesso. L'esperienza concorrerà a migliorare il funziona- mento della necessaria cooperazione tra amministrazione fiduciaria e Co- mitato Consultivo. Tuttavia, il rap- porto, pur nella freddezza burocrati- ca della sua esposizione, è un alto attestato di riconoscimento della opera civilizzatrice dell'Italia in quel- la che forse è la più povera parte del continente africano.

Maggiore interesse del rapporto pre- cedente presenta quest'altro dal titolo: The trust Territory of somauiana

under Italian administration (New York, 1953, pp. 344, franchi svizze- ri 14, a ciclostile),

«rapporto preparato per il governo

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