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quaderni di esoterismo # 2/2015...

Date post: 15-Feb-2019
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quaderni di esoterismo # 2/2015 COLLETTANEA INCANTAMENTA www.luciferomorker.it
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q u a d e r n i d i e s o t e r i s m o

# 2/2015

COLLETTANEA

INCANTAMENTAw w w . l u c i f e r o m o r k e r . i t

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Introduzione.............................AA. VV. Enciclopedia delle religioni diretta da Mircea Eliade. Edizione tematica Eu-ropea.Voce: Formule magiche..............Voce: Incantesimo......................Florilegio di incantesimi. Da Babilonia alla Neo Stregone-ria. Glifo di ABRACADABRA .......BabiloniaIncantesimo conto l’impotenza..Scongiuro per calmare un bam-bino............................................Egitto.Incantesimo per inviare un so-gno.............................................Libro dei Morti. Formula perché il defunto non sia morso dal ser-pente cobra nell’aldilà................Atharvaveda.Per far innamorare un uomo........Papiri Magici GreciFiltro d’amore miracoloso..........Roma.Tabellæ defixionumPer scoprire un ladro....................

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INCANTAMENTA

# 2/2015

Fattura d’amore..........................Maledizione su tavoletta plum-bea..............................................Nord Europa.KalevalaParole per placare gli esseri mal-vagi.............................................Medioevo.Matteuccia di Francesco.Incantesimo per allontanare le malattie personificate in fanta-smi.............................................Incantesimi per recarsi al sabba1500/1700.Ut aliquis fatear in somnio..........Ad essere amato da ogne perso-na...............................................Si vis habere spiritum familiare cum te alloquntur........................Incantesimo d’amore..................XIX secolo.Aradia, il Vangelo delle stre-ghe.Invocazione ad Aradia................XX secolo.Neo StregoneriaCanto protettivo.........................Amuleti e talismani...................

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IntroduzioneABRACADABRA! E alzi la mano chi non l’ha mai detto una volta nel-la vita! Magari ignorando che è una formula risalente allo gnosticismo. Così come il celeberrimo ABRAXAS.Questa seconda Collettanea diventa incantata e si propone un breve excursus lungo la storia delle formule magiche e degli incantesimi pas-sando dai succitati Abracadabra e Abraxas per arrivare ai classicissimi sangue di pipistrello, di drago e chi più ne ha più ne metta.La parte da leone è riservata ad un vero Maestro degli studi di Storia delle Religioni, Mircea Eliade con il suo Dizionario delle Religioni, dalla cui Eedizione Ttematica Europea traggo le definizioni di Formule Magiche e Incantesimo. Per le formule invece ho preferito in gran parte quelle del mondo antico, non trascurando però di dare un qualche esempio del nostro medioevo e perfino della moderna Neo Stregoneria. Il medioevo - in fondo - ce ne ha tramandate tante di formule e molte anche famose come la celebre filastrocca Eko, eko, azarak/eko, eko, zomelak/bagahi lacha bachahé/lamac cahi achabahé/karrellyos/lamac lamec bachalyas/cabahagi sabalyos/baryolas/lagozatha cabyolas/samahac et famyolas/hurrahya, con cui Salatin evoca il Diavolo nel Miracle de Teophile di Rutebeuf (XII sec.)1.Un’altra ampia parte è dedicata alla magia amatoria con un corposo estratto dall’Atharvaveda e dai Papiri Magici Greci con il classico rituale della dagida infilzata di aghi.La domanda che si faranno in molti è pure essa classica: funzionano? Non lo so. Non uso formule magiche di altri. Preferisco crearle. Perché non credo che sia la parola fissata su carta (o nella memoria) a dare potere all’atto magico, ma piuttosto il come la si pronuncia, come la si vibra. Come la si sente e vive. Resta il fatto che la determinazione mostrata dai maghi di un tempo può insegnare molto a proposito della Volontà Magica. Per questo ritengo importante la lettura delle formule e degli incantesimi della Tradizione.Ciò che mi ha colpito, in fase di ricerca, è l’estrema varietà di Numi invo-cati negli incantesimi. Non i soli demoni o spiriti, ma così come nel me-

1 Rutebeuf, Il miracolo di Teofilo, a cura di A. D’Agostino, Edizioni dell’Orso, Ales-samdria, 2000, p. 82-85; l’aggiunta di Eko, eko azarak, eko eko zomelak è postuma.

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dioevo cristiano si invocavano nel medesimo incanto tutti i santi e tutti i demonii, anche nell’antichità si accostano senza pudore Numi preposti alla reggenza degli Inferi e abitatori dell’Empireo. In questo gioco cao-tico gli incantesimi più ricchi sono sicuramente quelli dei Papiri Magici Greci cui tempo fa dedicai un lungo articolo sul blog. Peccato - come al solito - non averne un’edizione completa in italiano2...Dato che la prima Collettanea era nata per il web l’impaginazione ha seguito un proprio sviluppo differenziato da questa e da quelle che ver-ranno, sia nell’impaginazione che nei riferimenti bibliografici.Un’ultima cosa. Di recente è uscito un nuovo capitolo della collana Bi-blioteca del Mistero per Edizioni Mediterranee. Si tratta del bel volume di Massimiliano Kornmüller Magica Incantamenta, manuale teorico e pratico di magia romana, (Ed. Mediterranee, Roma, 2013, € 13,50) che vi consiglio caldamente!

***Brindiamo dunque all’uscita della seconda Collettanea dedicata agli in-cantesimi e alle formule magiche. In alto i calici! Previo, ovviamente, un incantesimo per rinnovare le proprietà rinvigorenti del vino tramandatoci dai Romani e recitato in occasione del Meditrinalia, la festa del vino: vetus novum vinum bibo/veteri novo morbo medeor.3

2 Critica poi... è impensabile per lo stato della nostra editoria.3 bevo vino vecchio e nuovo/pongo rimedio ad un male vecchio e nuovo

L. MörkerLuglio 2015

Sigillo magico di origine islandese. Anticamente era tracciato sulle navi per non perdere la rotta e l’orientamento in caso di tempo cattivo. È attestato nel manoscritto di Huld, redatto da Geird Vigfusson nel 1880, ma è probabile che

abbia origini molto più antiche.

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Appartengono al contesto genera-le del pensiero magico. Consisto-no in parole, o gruppi di parole, che impartiscono un ordine la cui efficacia dipende dal solo fatto di essere stato pronunciato. Le for-mule magiche rappresentano una delle numerose tecniche utilizzate per controllare la natura ed i mali che sorgono in una data società. Esse si trovano in tutto il mondo e sono probabilmente antiche come lo stesso linguaggio, esistendo sin dal Paleolitico inferiore.Il fondamento del potere attribuito alle formule magiche risiede nella concezione primitiva secondo la quale non esiste niente senza un nome, e per la quale conoscere il nome delle cose significa posse-derle. Così, impartire un ordine con le parole appropriate significa assicurarsi il successo, che vie-ne reso ancora più sicuro quando a pronunciarle è una strega, uno sciamano, un santo o chiunque al-tro la cui professione consista nel trattare con il mistero.Detto in altri termini, le formula magiche sono formule dotate di pieni poteri che vengono pronun-ciate, parole o espressioni di pote-

re. Esse sono definitive: una volta pronunciate, viene messa irrevo-cabilmente in moto la serie desi-derata di eventi. Ciascuna parola, dopo che è stata enunciata, ha un valore magico ed un peso che nes-suno può controllare.L’ordine dato nella formula magi-ca, rivolto alle divinità, agli spiriti o alle forze della natura, può esse-re creativo, distruttivo, protettivo, o medicinale; può domandare il trionfo sopra un nemico, od il con-seguimento di poteri o cose im-possibili. Può essere usato per far fallire delle formule magiche o per lanciarle o per ottenere l’amore.Condizioni delle formule magi-che. Secondo il pensiero magico, solo le preghiere possono essere dette da chiunque in qualsiasi tem-po e restano efficaci. Le formule magiche, al contrario, ed altre pra-tiche magiche simili, richiedono numerosi presupposti. Le formule magiche, in particolare, devono essere pronunciate da una persona iniziata ai misteri o dotata di poteri soprannaturali, e che sia sessual-mente, dieteticamente e social-mente pura. Chi lancia la formula deve conoscere con precisione le

AA. VV.Enciclopedia delle religioni diretta da Mircea Eliade.

Edizione tematica Europea.Voce: Formule Magiche

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parole che vuole pronunciare, il momento nel quale devono esse-re dette, il punto cardinale verso il quale rivolgersi, se deve stare in piedi o seduto, come la sua perso-na deve essere sistemata, gli abiti, i colori, gli ornamenti e gli oggetti che userà, il numero di volte che deve ripetere le parole, e l’atteg-giamento psicologico e i modi che deve assumere. Ogni cosa deve es-sere precisa. Come parte di attivi-tà religiose e magiche, le formule talvolta richiedono dei sottofon-di musicali, sedi appositamente preparate, strumenti appropriati, prudente calcolo del tempo, ed attenzione ai tabu che potrebbero essere violati, come quello sessua-le, la mancanza dell’iniziazione o l’impurità.Le formule magiche possono es-sere utilizzate o per fini colletti-vi, come la vittoria in battaglia, l’eliminazione di piaghe o di epi-demie, la caduta della pioggia, oppure per scopi personali, come ottenere amore, salute, potere, ric-chezza, virilità, fertilità, scoprire chi ha rubato qualcosa o provoca-re danni ad un nemico. Le formule collettive citate per prime richie-dono una complessa cerimonia e partecipanti iniziati. Le seconde, che abitualmente si mettono in atto ad un livello popolare, soli-

tamente devono essere ripetute in continuazione o per un numero magico di volte.In generale, formule magiche ac-compagnano la preparazione di pozioni, amuleti, armi, strumenti magici, scettri ed oggetti per la stregoneria. Esse sono recitate so-pra persone ammalate, rivolte agli elementi naturali che si vogliono controllare, oppure mormorate sommessamente ed in continua-zione. Raramente sono ripetute da un vasto gruppo di persone, ben-ché questo possa avvenire occa-sionalmente.Suoni e parole dotati di potere. Numerosi studiosi hanno concen-trato la propria attenzione sullo studio della parola intesa come simbolo. Questi studiosi includo-no linguisti, sociologi, antropo-logi, filosofi, educatori, psichiatri ed occultisti. Molti di questi ri-cercatori sono inclini ad attribuire un valore onomatopeico ai suoni: per esempio, /m/ ed /n/ sarebbero in relazione alla madre in quanto suoni prodotti durante l’allatta-mento; /g/ è in relazione all’acqua, perché questo è il suono che essa produce quando viene inghiotti-ta; ed /a/ è un suono imperativo che serve a richiamare l’attenzio-ne. Sin dai tempi antichi, filosofi come Platone (nel suo dialogo

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Cratilo) hanno messo in rilievo come le parole talvolta prendano la forma dell’oggetto che indica-no. Tuttavia, una seria analisi ci presenta pochi suoni o parole che abbiano lo stesso valore in tutte le culture. Una maggiore universalità si può trovare, forse, nel linguag-gio dei gesti: assentire muovendo la testa in basso ed in alto, negare muovendola da destra a sinistra, far cenni con le braccia e le mani, indicare oggetti col dito indice o con gli occhi e le sopracciglia, o minacciare sollevando un pugno.Nella Qabbalah, l’interesse per la conoscenza dei suoni, delle lettere scritte dell’alfabeto e delle parole fu intensificato. Ad ogni segno fu attribuito un valore magico che aveva un significato religioso ed una relazione numerica. Per esem-pio, la lettera ebraica alef divenne il simbolo del genere umano ed il principio astratto degli oggetti ma-teriali; essa è la triplicità nell’unità ed il suo valore numerico è 1. An-che la massoneria produsse specu-lazioni in questo campo, ma essa attribuì numerosi significati alla stessa lettera. La lettera A divenne un emblema della prima delle tre facoltà della divinità — il potere creativo — oltre ad essere l’abbre-viazione della parola architetto. Questa associazione della parola

con la creazione si trova in nume-rosi popoli del mondo.La storia delle religioni ci ha for-nito molte parole o brevi espres-sioni che si ritenevano dotate di particolare potere. Gli Gnostici dell’Africa settentrionale, per esempio, fecero un uso abbon-dante di talismani e di incantesi-mi. Due parole in particolare sono sopravvissute sino ai nostri giorni: abraxas ed abracadabra. La paro-la abraxas rappresenta la divinità suprema ed il suo supremo potere. La somma numerica (a = 1, b = 2, r = 100, a = 1, x = 60, a = 1, s = 200) forma la cifra 365, il numero di giorni nell’anno solare, il ciclo dell’azione divina. La parola era incisa nella pietra come un tali-smano e pronunciata come mezzo protettivo. La parola abracadabra, derivata dall’espressione aramai-ca «Avreiq ‘ad havra» («Scaglia fulmini nelle [verso le?] tenebre») era usata per invocare l’aiuto dei sommi spiriti. Impressa come un triangolo invertito, con una lettera in meno su ogni linea successiva, era considerata un potente tali-smano.Gli Ebrei, popolo ricco di tradizio-ni esoteriche e magiche, furono gli inventori della Qabbalah, che in-clude una delle più importanti tec-niche per l’analisi numerologica

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delle parole e delle lettere, intesa a rivelare il loro significato eso-terico. Una menzione particolare meritano quattro parole. Adonai, che significa “Signore supremo», era pronunciata come infallibile invocazione di aiuto. Haleluyah, tradotta come «cantate inni al si-gnore», serviva anche come in-vocazione. Amen era un termine che dava un significato completo definitivo a qualsiasi cosa fosse espressa. Esso era inteso come «così sia», ma con il senso magico che le cose non potrebbero essere diverse. Alcuni ritengono che que-sto termine derivi dalle invocazio-ni ad Amun. Golem si riferiva alla sostanza di base dalla quale Dio creò l’uomo. Se è privata dell’ani-ma, essa potrebbe essere utilizzata per creare esseri maligni, che si potrebbero controllare solo pro-nunciando l’autentico e segreto nome di Dio.Nell’Islam, tre frasi sono ritenute da alcuni dotate di potere magi-co. La frase «Lā ilāha illā Allāh» («Non c’è altro dio all’infuori di Dio») è stata utilizzata per com-piere miracoli. La frase «Allāh akbar» («Dio è grande») serve da base per la magia bianca, e le parole «Ism al-a’ẓam» sono usate per soggiogare o asservire gli spi-riti malvagi.

Fra i cristiani, i nomi Cristo e Gesù servono ad allontanare il male. I cattolici possono cercare una triplice rassicurazione col no-minare tutti e tre i membri della sacra famiglia: «Gesù, Giuseppe e Maria».Per i buddhisti tibetani, la fra-se «Oṃ ṃaṇi padme hūṃ» con-tiene molti significati occulti. Si crede che la prima parola, oṃ, emani dalla vibrazione cosmica essenziale alla creazione. Alcuni studiosi affermano che essa equi-valga all’Amin dei musulmani ed all’Amen degli Ebrei. È il nome fondamentale del dio creatore. La frase completa esprime il deside-rio di essere puri e di essere parte dello spirito universale.Le formule magiche nella storia delle religioni. Sin dai tempi an-tichi gli uomini hanno pronuncia-to e scritto parole, frasi e formule che si credevano dotate di qualche potere magico o di irresistibile in-flusso. Le formule magiche che servono ad allontanare ciò che è male o indesiderabile e ad ottene-re ciò che è buono o desiderabile sono conosciute in tutte le culture.Egitto. L’attività esoterica fonda-mentale degli antichi Egizi era co-stituita dalla preparazione alla vita dopo la morte. Per questo motivo, essi raggiunsero un alto livello

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artistico, magico e religioso. La preparazione di uno scarabeo, in-tagliato in una pietra semipreziosa per sostituire il cuore del defunto, richiedeva che l’artigiano recitas-se la formula seguente: «lo sono Thoth, l’inventore ed il fondato-re della medicina e delle lettere; vieni a me, tu che dimori sotto la terra, sorgi fino a me, grande spirito». Questa frase doveva es-sere pronunciata senza errori per un determinato numero di giorni dopo la luna nuova. Sappiamo che sono state utilizzate molte formule simili, di solito a scopo apotropai-co. Inoltre, l’egizio Libro dei cam-mino diurno riporta formule che dovevano essere usate per ogni momento seguente alla morte di una persona.Mesopotamia. Le più antiche culture della Mesopotamia han-no lasciato poche testimonianze del loro pensiero magico-religio-so. Dalle posteriori traduzioni as-siro-babilonesi sembra che una delle preoccupazioni principali di queste popolazioni fosse il ma-locchio, il male che circonda gli uomini da ogni parte e che li dan-neggia specialmente sotto forma di invidia dei nemici. Una formula contro il malocchio suonava come segue: “Punta il dito contro i desi-deri malvagi, la parola del cattivo

presagio. Maligno è l’occhio, l’oc-chio nemico, l’occhio della donna, l’occhio dell’uomo, l’occhio di un rivale, l’occhio di chiunque. Occhio, tu ti sei inchiodato alla porta ed hai fatto tremare la soglia della porta. Tu sei penetrato nella casa [...] Distruggi quell’occhio! Scaccia quell’occhio! Respingilo! Blocca il suo cammino! Spezza l’occhio come una zolla di terra!”Le antiche formule magiche usa-te nella medicina assira avevano un certo carattere mitico. Si veda, per esempio, questa formula per il mal di denti: “Dopo che Anu fece i cieli, i cieli fecero la terra, la terra fece i fiumi, i fiumi fecero i canali, i canali fecero le paludi, e le pa-ludi, a loro volta, fecero il Verme. Il Verme, gridando, si avvicinò a Šamaš, ed egli si avvicinò ad Ea, versando lacrime: «Che cosa mi darai da mangiare e che cosa mi darai da distruggere?». «Ti darò fichi secchi e albicocche». «A che cosa mi servono? Mettimi tra i tuoi denti e lasciami vivere nel-le tue gengive, così che io possa distruggere il sangue dei denti e rodere il midollo delle gengive [...]» «Poiché tu hai parlato così, o Verme, Ea ti distrugga con il suo pugno potente».Questa frase veniva ripetuta sino alla scomparsa del dolore.

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Grecia. I Greci immaginavano i loro dei con forma e carattere umano, ed a volte ordinavano loro di aiutare chi aveva necessità per mezzo di formule magiche come la formula seguente, indirizzata ad Ecate: “Vieni, tu che sei inferna-le, terrestre e celeste [...] dea dei crocicchi, becchina della luce, re-gina delle tenebre, nemica del sole amica e compagna delle tenebre; tu che ti rallegri con l’abbaiare dei cani e con lo spargimento di san-gue, e che vagli nelle tenebre, vici-no alle tombe, assetata di sangue, il terrore dei mortali, Gorgone, Mormone, luna dalle mille forme, accetta il mio sacrificio”.Europa medievale. In Euro-pa, coloro che praticavano le arti magiche svilupparono numerose formule di difesa contro i nemici, spesso precedute dal nome di Dio e degli arcangeli. Troviamo an-che formule terribili che cercano di controllare i nemici. Nell’ano-nimo lavoro medievale Clavicola Salomonis (Piccola chiave di Sa-lomone), si legge: «Uomo o don-na! Giovane o vecchio! Chiunque possa essere la persona maligna che cerca di farmi del male, sia direttamente che indirettamente, con il corpo o con lo spirito [...] MALEDICTUS ETERNAM EST, per i sacri nomi di Adonai, Elohim

e Semaforas. Amen». Dopo aver recitato questa formula magica, veniva spenta una candela, come segno del carattere definitivo della maledizione.Sudan. Il Sudan copre un territo-rio tra l’Egitto e l’Etiopia, dove le concezioni magiche dell’antico Egitto e quelle del successivo pe-riodo musulmano si sono mesco-late con la primitiva magia ani-mistica. Abbondano gli stregoni popolari ed i maghi, che offrono apertamente i loro servizi. Di fre-quente essi esaltano i loro poteri, che ottengono per mezzo delle loro formule magiche. Per esem-pio, quando un cacciatore assume un mago per ottenere successo nella caccia, questi dice: «Io sono un mago, tutto è potente nelle for-mule magiche. Quello che io dico si avvera. Io dico: “Dai vittoria a questa persona”. Essa otterrà vit-toria in tutte le cose». In seguito, il mago si mette al lavoro pieno del desiderio che accadano gli eventi che daranno successo al cacciato-re ed al guerriero. Questa formula è accompagnata da suoni simili ad un sibilo e dal rivolgersi ver-so i differenti punti cardinali. Il mago fischia tre volte in ciascuna direzione mentre tiene in mano un recipiente d’acqua. I Sudanesi credono che le formule magiche

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siano più potenti se pronunciate sopra dell’acqua che scorre.I Sudanesi hanno formule magi-che anche per conferire potere a certe foglie che vengono usate per la preparazione di medicine. Le formule sono recitate sopra le fo-glie un numero specifico di volte per apportare gli effetti desiderati.Per ottenere l’amore dell’altro ses-so, il mago traccia un cerchio ma-gico all’interno del quale prepara-re una pozione di erbe e di piume. Per dare alla pozione la necessaria potenza sessuale, egli ripete la for-mula seguente: «Io sono un mago, o vaso, tu contieni le medicine dell’amore, la formula dell’amore, della passione. Il mio cuore batte come un tamburo, il mio sangue ribolle come acqua». Questa frase è ripetuta tre volte. poi ne viene intonata un’altra: «Conduci a me il mio desiderio, il mio nome è così e così, ed il mio desiderio è quello che io amo». Questa formu-la richiede solennità e precisione. Per renderla più efficace, si devo-no aprire e chiudere gli occhi per quattro volte, lentamente, mentre la si pronuncia.Alcune formule non si possono insegnare ai profani. ma solo agli iniziati. Per essere in grado di pro-nunciarle, è necessario sottoporsi ad una serie di purificazioni, come

l’astensione dal cibo e dai rapporti sessuali per un periodo che varia dai quaranta ai sessanta giorni.India. Il semplice numero di for-mule magiche usate m India nei libri sacri è di per se stesso note-vole. L’Atharvaveda in modo par-ticolare ne è pieno. Da quest’ope-ra menzionerò solo una formula, dedicata ad ottenere l’amore di un uomo: «Per mezzo del potere e delle leggi di Varuna, io invoco la bruciante forza dell’amore, in te, per te. Il desiderio, il potente spirito dell’amore che tutti gli dei hanno creato nelle acque, questo io invoco, questo io adopero, per assicurarti a me».Cina. Una conseguenza dell’uso cinese degli ideogrammi è che la sua magia produce soprattutto ta-lismani scritti, benché abbondino le formule, grandemente influen-zate dal loro passato storico. Una formula scritta sulla lama di una spada poteva renderla invincibi-le: «Io brandisco la grande spada del Cielo per abbattere gli spettri nelle loro cinque forme; un colpo di questa lama divina disperde una miriade di questi esseri».America centrale. Come nel-la maggior parte delle culture, la magia nel Messico prima della Conquista era altamente specia-lizzata, permessa solo agli iniziati.

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Lo dimostrano le stesse formule, poiché il loro linguaggio era com-prensibile solo agli occultisti del tempo; per esempio, una formula destinata ad alleviare i dolori inte-stinali — molto comuni nei paesi tropicali —fu riportata nel XVII secolo da Jacinto de la Serna: “Ea, serpente bianco, serpente giallo, considera che tu stai danneggian-do la cassa [...] i tendini di carne [...] Ma l’aquila bianca già avanza, ma non è mia intenzione farti del male o distruggerti, io voglio solo far cessare il male che tu causi fa-cendoti allontanare [...] fermando le tue potenti mani e i tuoi piedi. Ma se sarai ribelle e disobbedirai, io chiamerò in mio aiuto lo spiri-to protettore Huactzin e chiamerò anche il nero chichimeco, che è anche affamato ed assetato e che strapperà via i suoi intestini, per inseguirti. Io chiamerò anche mia sorella, quella con la gonna di gia-da, che sporca e mette in disordi-ne rocce ed alberi, e in compagnia della quale giungerà il leopardo protettore che verrà e farà chiasso nel luogo delle pietre preziose e di tesori: anche lo scheletrico leopar-do verde la accompagnerà.I serpenti menzionati all’inizio sono le malattie intestinali (ver-mi intestinali, ossiuri, tenie) che danneggiano lo stomaco e gli in-

testini. Essi sono minacciati con l’aquila, che rappresenta l’ago per trafiggere lo stomaco per il salas-so. Essi sono minacciati anche con lo spirito delle piante e dei liquidi medicinali.Formule magiche moderne. Con lo sviluppo della scienza speri-mentale, ci si aspetterebbe il de-clino della magia e della religio-ne. Di fatto, tutte e tre rimangono attive, benché la magia abbia cer-tamente perso terreno. (La magia tende ad acquisire terreno nei mo-menti di crisi). Ritroviamo for-mule magiche antiche e moderne dissimulate nelle favole popolari raccolte dai fratelli Grimm, come la tradizionale: «Bacchetta magi-ca, per il potere che tu possiedi, io ti comando di rendermi [ricco, invisibile, ecc.]”.Il Messico offre un interessan-te esempio della sopravvivenza di antiche formule magiche. Nel Messico prima della Conquista, la morte era considerata un mu-tamento di vita, e si pensava che il dio degli Inferi, Mictlantecuht-li, fosse un essere privo di corpo, scheletrico, insieme al quale chi moriva per cause naturali era uni-to nel sepolcro. Dopo la Conquista spagnola, la figura fu assimilata, finendo col diventare un essere che presta aiuto quando la richie-

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sta è fatta in modo appropriato. Così oggi, all’ingresso delle mille chiese diffuse in tutto il Messico, si possono comprare preghiere e formule magiche dedicate «Alla santissima Morte». La più comu-ne di queste tenta di ottenere l’a-more di una persona indifferente e dice: «Morte, cara al mio cuore, non privarmi della tua protezione; non lasciarlo un momento tran-quillo, tormentalo ogni istante, spaventalo, preoccupalo in modo che egli pensi sempre a me». Que-sta formula è ripetuta il più spesso possibile, con l’interposizione di preghiere cattoliche.La nuova mitologia si sente perfi-

no in cucina. Per esempio, quando si ha qualche timore che la cot-tura non venga bene, si recita la seguente formula magica: «Santa Teresa, tu che hai trovato Dio nel-lo stufato, aiuta il mio stufato a non essere [salato, bruciato, trop-po cotto, ecc.]». Si deve ammet-tere, tuttavia, che questa e molte altre formule magiche sono dette di solito per abitudine, non per la certezza che le parole, per mezzo del loro intrinseco potere, daranno i risultati desiderati. Nondimeno, una credenza nel potere delle for-mule si può ancora oggi trovare presso gruppi marginali, come si è trovata in passato.

AA. VV.Enciclopedia delle religioni diretta da Mircea Eliade.

Edizione tematica Europea.Voce: Incantesimo

La pratica dell’incantesimo (latino incantatio, da incantare, “cantare una formula religiosa”) presenta notevoli differenze da una cultu-ra all’altra. Tuttavia, per i fini di questo studio generale dell’incan-tesimo nei diversi ambiti culturali, l’incantesimo può essere definito come l’uso autorizzato di parole dotate di potere e ordinate ritmica-mente, che vengono cantate, pro-nunciate o scritte allo scopo di re-

alizzare un determinato desiderio obbligando potenze spirituali ad agire in modo favorevole. Poiché l’incantesimo usa delle parole per mettere in moto potenze spiritua-li e per portare a compimento un risultato desiderato, questa pratica è in relazione con altri usi del lin-guaggio sacro come la preghiera, l’invocazione, la benedizione e la maledizione. Formule verbali as-sociate alla preghiera supplicano

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le potenze spirituali perché com-piano determinate azioni oppuremantengono il rapporto con la lode e la sottomissione. Tuttavia, le for-mule verbali associate all’incante-simo sono destinate a compiere il risultato che si desidera ottenere “obbligando” (latino ob-ligare, “legare”) potenze spirituali. L’in-vocazione, la benedizione e la maledizione sono usate sia con la preghiera che con l’incantesimo.Il potere dell’incantesimo. An-che se le pratiche dell’incantesimo differiscono ampiamente da una cultura all’altra, il suo valore o la sua efficacia sembrano dipendere dal consenso culturale su un cer-to numero di fattori primari, cioè il potere della formula verbale pronunciata, l’autorità, dell’in-cantatore, la ricettività delle forze spirituali sia buone che cattive, la relazione con la tradizione religio-sa o mitologica ed il potere del ri-tuale di accompagnamento.Il potere della formula. Le so-cietà che utilizzano gli incantesi-mi li considerano come performa-tivi, ossia essi compiono quello che dicono. L’atto di pronunciare la formula verbale stessa è dotato di potere. Gli studiosi hanno of-ferto diverse spiegazioni dell’ef-fetto che gli incantesimi hanno per il popolo. Le teorie più anti-

che consideravano l’incantesimo una forma di magia, un tentativo di controllare e manipolare le for-ze della natura. Teorie più recenti hanno suggerito che gli incantesi-mi esprimano bisogni e desideri o simboleggino un risultato deside-rato, oppure che essi abbiano l’ef-fetto psicologico di ristrutturare la realtà nella mente delle persone. Benché queste spiegazioni possa-no offrire elementi per la compren-sione del significato dell’incante-simo, è necessario ricordare che, per le persone coinvolte, la giusta intonazione della formula stessa ha poteri performativi. Per loro essa non esprime o simboleggia nessun’altra azione – essa compie l’azione. Quando per esempio, gli esperti di incantesimi delle Isole Trobriand cantano sopra le radici di igname piantate di recente, “In-nalza il tuo stelo, O taytu, fallo di divampare, fallo estendere da un capo all’altro!” , il popolo sa che l’udire questi comandi da parte dei tuberi è ciò che li farà germoglia-re e crescere. Tuttavia, non tutte le parole hanno questo potere. Gli in-cantesimi sono particolari formule verbali che in varietà di modi, di-pendenti dalla particolare tradizio-ne culturale, attingono al potere sacro. Esse possono, per esempio, contenere potenti espressioni bi-

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bliche, mantra o nomi sacri. Di so-lito sono organizzate in modo rit-mico e cantate ripetutamente. Esse possono utilizzare espedienti par-ticolari come parole straniere od inintelligibili, “abracadabra”, frasi senza senso. Il trattato anglosasso-ne Lacnunga, che contiene incan-tesimi medici, ci offre un esempio poiché utilizza nomi dotati di po-tere e parole impressionanti prive di senso:“Canta questa preghiera sopra le nere vescicole cutanee nove volte: primo, Paternoster. Tigath, tigath, tigath, calicet, aclu, clues, sedes, adclocles, acre, earcre, arnem, nonabiuth, aer, aernem, nidren, arcum, cunath, arcum, arctua, fli-gara, uflen, binchi, cutern, nicu-param, raf, afth, egal, uflen, arta, arta, arta, trauncula, trauncula [In latino:] Cerca e troverai. Io ti scongiuro per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che tu non cresca di più ma che ti asciughi comple-tamente [...] Croce di Matteo, cro-ce di Marco, croce di Luca, croce di Giovanni”.Si dovrebbe notare che, benché il potere principale incantesimo risieda nella sua presentazione orale, una volta che queste formu-le siano state messe per iscritto, il chirografo (manoscritto) stesso contribuisce potenza dell’incante-

simo. Da prima del 600 d.C. pro-vengono i testi in aramaico degli incantesimi, scritti da esperti su bocce e destinati ad allontanare diversi generi di male. Questo po-tere si potrebbe estendere ora per-sino al regno dei morti, come nel caso degli incantesimi del Medio Regno egizio iscritti sulle pareti interne dei sarcofaghi, per mezzo dei quali i diversi dei e demoni in-contrati dall’anima sarebbero co-stretti ad agire in modo benefico.L’autorità dell’incantatore. Strettamente connessa al potere della formula verbale è l’autorità degli incantatori. Questi possono essere esperti dal punto di vista della conoscenza o dell’autorità ecclesiastica, come i sacerdoti ta-oisti o come i monaci cristiani; pos-sono essere persone che sono state particolarmente iniziate all’uso di tale potere, come i diversi generi di sciamani; possono essere santi carismatici che osservano speciali regole o pratiche che sanzionano la loro autorità. Nello stesso in-cantesimo, l’incantatore spesso si riveste dell’aura dell’autorità e del potere divino. Uno sciamano della Malesia, che trae la sua autorità sia dall’Induismo che dall’Islamismo, grida al temporale: “Om! Vergine dea, Mahadewi! Om! Io sono un cucciolo di una forte tigre! Filo di

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‘Ali discendi attraverso di me! La mia voce è il rombo del tuono […] Per la virtù del mio incanto rice-vuto da ‘Ali e della confessione islamica di fede”.Recettività delle forze spirituali. Il potere dell’incantesimo deriva inoltre dalla conoscenza condivi-sa dal popolo della natura e della recettività delle potenze spirituali ad essere mosse e obbligate dalle parole potenti. Questa entità spi-rituale può essere semplicemente un oggetto o una persona che deve operare in un certo modo. Altre volte, l’incantesimo invoca, con attenta menzione dei nomi, spiriti o dei che controllano aspetti del-la natura e della vita, conferendo loro dei poteri od obbligandoli ad agire in modo benefico. Gli spe-cialisti del rito di Giava, quando seppelliscono il cordone ombeli-cale di un neonato, intonano le se-guenti parole: “Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassio-nevole! Padre Terra, Madre Terra, io affido alla vostra cura il cordo-ne della nascita del bambino. […] Non molestate il bambino. Questo è necessario a causa di Allah. Se voi lo molesterete, sarete puniti da Dio”.Un grande numero di incantesimi è indirizzato a spiriti maligni o demoni, scongiurandoli di andare

via o di stare lontano. È estrema-mente importante che l’incanta-tore nomini e identifichi l’origine e le caratteristiche della potenza maligna allo scopo di obbligarla. Gli incantesimi maya anteriori alla Conquista spagnola, per esempio, elencano in modo particolareg-giato le conoscenze relative allo spirito maligno delle malattie, descrivono dettagliatamente la sua stirpe, l’impulso sensuale che ispirò la sua vergognosa nascita, e tutte le sue caratteristiche; essi quindi procedono a consegna-re lo spirito all’aria nauseabonda del mondo sotterraneo o a gettar-lo nel vento perché cada oltre il cielo. Un incantesimo aramaico diventa molto preciso nel nomina-re uno dei numerosi demoni: “Io ti scongiuro, Lilith Hablas, nipote di Lilith Zarnai […] quella che ri-empie i luoghi profondi, percuote, colpisce, getta giù, soffoca, ucci-de e getta giù ragazzi e ragazze, embrioni maschili e femminili”, mentre un altro testo scongiura per nome quasi ottanta demoni e spiri-ti del male o della malattia, dimo-strando che, occasionalmente, un incantesimo nominerà un’intera serie di spiriti maligni e di demoni solo per essere sicuro che vi è in-cluso quello giusto.Relazione del canto con la tradi-

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zione. Il successo dell’azione pro-vocata dall’incantesimo dipende dal suo rapporto con la tradizione religiosa o mitica del popolo. In un modo o nell’altro, l’incantesi-mo si adatta alle particolari circo-stanze umane all’interno del più ampio modello dell’esistenza e del potere sacri come sono conosciu-ti nella religione del popolo. Gli incantesimi nei quali tali modelli sono resi espliciti possono essere chiamati incantesimi narrativi. Per esempio, gli incantesimi scozze-si sono regolarmente fondati su storie o leggende che riguardano Cristo e i suoi discepoli, come nel caso seguente: “Cristo viaggiava sopra un’asina, / essa prese una storta a una zampa / Egli smontò / e guarì la sua zampa; / come Egli guarì quella, / possa Egli guarire questo, / e qualcosa di più grande di questo, / se Egli lo vorrà fare”. Un antico incantesimo narrati-vo egizio, raccontando per esteso come Iside salvò suo figlio Horus dalla puntura di uno scorpione, conclude con l’argomento princi-pale: “Questo significa che Horus vive grazie a sua madre – e che allo stesso modo chi soffre vive grazie a sua madre; questo veleno è inefficace!”Le azioni rituali di accompagna-mento. Sebbene gli incantesimi

possano essere utilizzati soli, sen-za nessuna azione di accompagna-mento, nella maggior parte delle culture il canto degli incantesimi è di solito associato con il potere di altre azioni rituali. L’incantesimo può essere messo in relazione con un oggetto rituale che esso dota di potenza con una forza sacra. Per curare un bambino con i vermi, il dottore giavanese canta sopra un’erba particolare: “Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Com-passionevole! Spirito della nonna, spirito del nonno […] I vermi no-civi – possano tutti morire. I buoni vermi – possano rimanere per l’in-tera durata della vita del bambi-no”. Gli specialisti cherokee quasi sempre cantano i loro incantesimi sopra il tabacco, “rifacendolo” o dotandolo di potere perché operi il beneficio desiderato. Un sacerdote taoista canta questo incantesimo sopra un piccolo pupazzo mentre lo strofina sopra un paziente: “So-stituiscilo, sii tu nel luogo della parte anteriore del corpo[…] sii tu nel luogo delle parti posterio-ri[…] sii tu sul fianco sinistro, che la salute possa essere assicurata a lui per anni ed anni”. I testi degli incantesimi sono spesso accompa-gnati dalle istruzioni per le azioni rituali. Per esempio, un antico in-cantesimo della Mesopotamia per

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la potenza sessuale ordina: “Lascia che l’asino si ingrossi! Lascialo montare la femmina! Lascia che il caprone abbia un’erezione! Lascia che egli ancora ed ancora monti la giovane capra!”; quindi seguono le indicazioni rituali: “Minerale di ferro magnetico polverizzato met-ti in olio puro; recita l’incantesimo sopra di esso sette volte; l’uomo frizioni il suo pene, la donna la sua vagina con l’olio quindi possono avere il rapporto”. Incantesimo e rituale insieme compiono l’effetto desiderato.Forme di indirizzo. All’interno della grande differenza di forme presa dalle formule di incantesimo nelle differenti culture ed anche nella stessa cultura, possiamo di-stinguere un certo numero di tipi fissi nel modo con cui ci si rivol-ge alle potenze spirituali. Molti operano con la forma del coman-do, usando imperativi o dichiara-zioni di obbligo per costringere le potenze spirituali a compiere l’azione desiderata. Altri incante-simi usano il modo declamatorio per ottenere il risultato sperato. Vi sono anche altri incantesimi che si avvicinano al modo della preghie-ra, supplicando o affascinando le potenze spirituali perché compia-no l’azione vantaggiosa. Molte volte, naturalmente, gli incantesi-

mi utilizzano una combinazione di queste tre forme. La forma del comando, nel suo tipo più sem-plice consiste nel nominare la po-tenza spirituale e nell’obbligarla a compiere l’azione desiderata con un imperativo. L’incantesimo alto tedesco “Pro Nessia” del IX seco-lo d.C., che scaccia lo spirito del verme che causa le malattie, è un chiaro comando: “Va’ via, nesso, con i nove piccoli, via dal midollo nelle vene, dalle vene nella carne, dalla carne nella pelle, dalla pelle in questa freccia. Tre paternoster”.In Birmania, un esorcista si rivol-ge a numerose potenze del mondo soprannaturale con un Incantesi-mo allo scopo di far convergere il suo potente comando sull’oukta-zaun (spirito minore) che possiede il suo cliente: “A tutti i samma ed i brahma deva del paradiso celeste; a tutti gli spiriti, i mostri, e le altre creature maligne; agli orchi della terra; alle principali streghe ed ai principali stregoni; ai maligni nat e agli agouktazaun: io vi ordino di partire. Lo ordino per la gloria del-le Tre Gemme (Buddha, Dhamma e Sangha)”.Molto spesso gli incantesimi usa-no un modo declamatorio per ot-tenere il risultato desiderato, ossia obbligare le forze del male o for-zare quelle del bene, dichiarando

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che lo stato desiderato è una re-altà nel presente o nel futuro. Un incantesimo cherokee destinato a dividere una coppia felicemente sposata, a beneficio di un amante dimenticato, dichiara semplice-mente che il risultato sarà così:“Ora! Molto presto poserete il vostro capo sopra lo Spirito del Cane, fuori, dove c’è la solitudine!Il vostro nome è (nome delle vit-time). Nel punto più centrale dei vostri due corpi la solitudine sta per venire a pensare. Voi dovete essere divisi nel Sentiero. Ora! Dove è l’unione è sul punto di es-sere divisa. Le vostre due anime stanno per essere divise in qualche luogo nella Valle. Senza infrange-re la vostra anima, io dovrò solo istupidirvi con il Fumo del Tabac-co Blu”.Quando lo stregone delle Tro-briand gira peri i giardini con le foglie per l’innesto, egli intona, “L’igname cresce e aumenta come un cespuglio-nido di gallina. L’i-gname cresce a aumenta come un mucchio di pane nel forno […] Perché questi sono i miei ignami, ed i miei parenti li mangeranno sino all’ultima briciola. Mia ma-dre morirà per la sazietà, ed io stesso morirò di pienezza”. È in questo modo declamatorio che le benedizioni e le maledizioni sono

spesso formulate, focalizzandosi sulla persona o sulla cosa che deve essere coinvolta e dichiarando che lo stato favorevole o sfavorevole è una realtà.Un terzo modo di espressione in numerosi incantesimi consiste nel supplicare o nell’affascinare le potenze sacre perché agiscano con benevolenza. Questa forma si avvicina a quella della preghie-ra e, a volte, è indistinguibile da essa. Tuttavia le tipiche espres-sioni, “Tu puoi”, “Dio, permetti”, “Ti domando”, e simili, si posso-no intendere anche come formule destinate a costringere o ad obbli-gare le potenze spirituali, non solo come implorazione a loro rivolta. Un dottore birmano canta una pre-ghiera-formula magica sopra una ragazza ammalata, ripetendola tre volte mentre egli dà pieni poteri a molti esseri spirituali perché com-piano l’azione: “Possano i cinque Buddha, i nat ed i Brahma posarsi sulla fronte (della paziente); possa Sakka posarsi sugli occhi e sulle orecchie, Thurasandi Devi sulla bocca, e Matali sulle mani, sui pie-di e sul corpo […] e possano essi proteggere e custodire me”.E l’incantatore malese si rivolge persino a Iblīs (Satana) e agli al-tri spiriti e diavoli richiedendo in modo fermo un’azione immediata

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a vantaggio di un suo cliente ma-lato d’amore: “Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassio-nevole! Amico mio, Iblīs! E tutti voi spiriti e diavoli che amate af-fliggere l’uomo! Io vi chiedo di andare e di entrare nel corpo di questa ragazza, bruciando il suo cuore come brucia questa sabbia, infiammata d’amore per me”.Scopi degli incantesimi.I motivi per l’uso degli incante-simi differiscono grandemente e coprono l’intera gamma di bisogni della vita degli individui e delle società. È possibile, tuttavia, clas-sificare gli incantesimi, in base ai loro scopi, in tre categorie genera-li: difensivi, produttivi e, malevo-li.Incantesimi difensivi. Per quanto riguarda gli incantesimi difensivi, il loro scopo principale è preven-tivo o apotropaico, ossia servono a respingere gli spiriti maligni e le sofferenze che provocano, spe-cialmente nei passaggi critici della vita. Classici tra gli incantesimi apotropaici sono quelli diffusi nel Vicino Oriente antico, diretti con-tro potenze demoniache chiamate lilith (spiriti amanti degli uomini), che attaccano le donne durante i loro periodi e al momento del par-to, e che divorano i bambini. Una sfera incantatoria obbliga questi

demoni: “Io vi scongiuro, Lilith di ogni specie, nel nome della vostra discendenza che demoni e Lilith hanno generato [...] Siate male-detti, voi che calpestate, flagellate, mutilate, spezzate, disturbate, op-primete, imbavagliate e dissolvete come acqua [...] Voi siete timorosi, spaventati e legati dal mio esorci-smo, voi che apparite ai figli degli uomini – agli uomini in sembianze di donne e alle donne in sembian-ze di uomini – voi che vi trovate con la gente durante la notte e du-rante il giorno”.Un incantesimo vedico dall’anti-ca India è diretto contro i demoni che causano l’aborto alle donne incinte: “Il demone succhia-san-gue e colui che tenta di rubare la salute, Kanva, il divoratore dei no-stri figli, distruggilo, o Prisniparni (pianta medicinale), e vinci!”I testi dei sarcofagi egizi testimo-niano la necessità di incantesi-mi per allontanare le potenze del male che minacciano l’anima nel passaggio della morte.L’altro uso principale degli incan-tesimi difensivi consiste nell’e-spulsione di potenze maligne che hanno preso possesso di un corpo. Uno sciamano musulmano della Malesia esorcizza il demone della malattia, recitando prima la storia della creazione e poi cantando:

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“Dov’è questo genio che entra e si ripara? […] Genio! Se tu sei nei piedi di questo paziente, Sai che questi piedi sono mossi da Allah e dal Suo profeta; Se tu sei nel ven-tre di questo paziente, il suo ventre è il mare di Dio, il mare, anche, di Maometto [...]”. La malattia può essere anche la conseguenza di un attacco da parte di rivali umani e quindi la misura appropriata è un contro-incantesimo. Il sacerdote Atharva dell’antica India canta so-pra una particolare pianta rituale: “La formula magica che essi abil-mente preparano [...] noi la scac-ciamo! [...] Con quest’erba possa io distruggere tutte le formule ma-giche [...] Sia male a chi prepara del male, la maledizione si ritorca contro colui che pronuncia male-dizioni: noi la rigettiamo indietro contro di lui, che possa ammaz-zare colui che foggia la formula magica”.Incantesimi produttivi. Un se-condo scopo degli incantesimi è benefico, ossia essi promuovo-no la crescita, la salute, e la feli-cità sia premendo sulle potenze responsabili della situazione, sia causando interferenze benefiche per mezzo delle potenze divine. Un guaritore di Giava usa un mas-saggio ed uno sputo rituale con questo incantesimo: “Nel nome di

Dio, il Misericordioso, il Compas-sionevole! Possa il Profeta Adamo riparare (la persona), Possa Eva ordinare (la persona). Districate le vene aggrovigliate. Raddrizza-te le ossa slogate. Fate che i fluidi del corpo sentano piacere […] La salute scenda con il mio bianco sputo. Bene, bene, bene, secondo il volere di Dio”.Un gran numero di incantesimi del tipo produttivo hanno a che fare con l’amore e l’attrazione sessua-le, il matrimonio, la casa e la fa-miglia, la potenza sessuale, la fe-lice nascita, e simili. 1 Cherokee, per esempio, hanno una grande varietà di incantesimi d’amore, per suscitare il senso di solitudine nella persona desiderata, per con-servare l’affetto di un compagno indifferente, per inserire nella fa-miglia una moglie appena sposata, oppure per costringere un coniuge fuggitivo a tornare. Gli uomini e le donne cherokee possono usare incantesimi per “abbellirsi” e così diventare attraenti per un poten-ziale compagno: “Ora! Io sono affascinante come gli stessi fio-ri perfetti! Io sono un uomo, voi siete belle, voi donne dei Sette Clan! […] Tutte voi dovete guar-dare intensamente me solo, il più bello. Ora! Voi donne bellissime, già solo io ho preso le vostre ani-

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me! Io sono un uomo! Voi donne vivrete nel punto più centrale del-la mia anima. Per sempre io sarò affascinante come i risplendenti, rossi fiori”.Col tempo, gli incantesimi pro-duttivi sono stati richiesti per ri-manere incinta, come questo che proviene dall’antica India: “Nel tuo grembo entrerà un germe ma-schile, come una freccia in una fa-retra! Possa qui nascere un uomo, un figlio di dieci mesi!”Incantesimi malefici. Un terzo scopo degli incantesimi è connes-so alla necessità di danneggiare e di punire nemici o rivali oppure di vendicarsi di loro. Una donna ab-bandonata può bersagliare il suo innamorato precedente con questa feroce imprecazione: “Come la migliore delle piante tu sei ritenu-ta, o erba; trasforma per me oggi quest’uomo in un eunuco che ha i capelli decorati! […] Poi Indra con un paio di pietre rompa en-trambi i suoi testicoli! O eunuco, io ti ho trasformato in un eunuco; o castrato, io ti ho trasformato in un castrato!”Il Cherokee risoluto a vendicarsi impara dallo sciamano a recitare il nome del suo avversario, ripeten-do il seguente incantesimo quat-tro volte e soffiando contro di lui dopo ogni recita: “I tuoi sentieri

sono neri: era un bosco, non un essere umano! Gli escrementi del cane ti si attaccheranno in modo disgustoso. Tu vivrai in modo in-termittente [...] Le tue nere viscere giaceranno tutte attorno [...] Il tuo sentiero si trova verso il Paese del-la Notte!”Conclusione. Gli incantesimi, in quanto parole ritmiche o formu-lari dotate di potere che vengono utilizzate per raggiungere un de-terminato scopo obbligando po-tenze spirituali, sono state a volte considerate come magia piuttosto che religione, o come una forma di pratica religiosa inferiore alla preghiera. È vero che l’incantesi-mo obbliga le potenze a compie-re l’azione mentre la preghiera la richiede. Ed è anche vero che gli incantesimi hanno a che fare con l’interesse personale e a volte a spese degli altri. Tuttavia, essi rap-presentano un modo religioso di essere nel mondo, benché un mo-do di aggressione piuttosto che di semplice sottomissione alle potenze spirituali. Il potere delle formule di incantesimo si adat-ta agli eventi della vita umana all’interno del modello delle realtà sacre, che sono soggiacenti all’e-sperienza umana e la sostengono. Lungi dall’essere insignificanti, gli incantesimi offrono un aiuto

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Florilegio di incantesimida Babilonia alla Neo Stregoneria.

A B R A C A D A B R AA B R A C A D A B R

A B R A C A D A BA B R A C A D A

A B R A C A DA B R A C A

A B R A CA B R A

A B RA B

A Per il significato cfr. p. 7

Babilonia.Incantesimo contro l’impotenza. Intreccio insieme un filo di lana rossa e un filo di lana bianca, met-to uno specchio e una conocchia nelle mani del paziente. Costui

passerà sotto la porta; mentre esce dalla porta io gli prenderò di mano specchio e conocchia e gli darò arco e frecce. Nel fare ciò dirò: “Ecco, io ti ho tolto la femminili-tà e ti ho conferito la mascolinità!

per qualsiasi cosa affligga profon-damente o riguardi gli uomini: sa-lute, nascita, amore, matrimonio, famiglia, prosperità, morte. L’e-sistenza umana è intesa come un dramma che comprende l’intera-zione di molte forze Spirituali, e, attraverso il potere della formula di incantesimo, viene compiuta una ristrutturazione di queste po-

tenze in modo che la vita possa di-ventare più sana, sicura, prospera e felice.(Da: Enciclopedia delle religioni. Vol. 2: Il rito. Oggetti, atti, cerimonie. Au-tori: AA.VV. Direzione: Mircea Eliade. Curatore: Dario M. Cosi, Luigi Saibene, Roberto Scagno. Editore: Jaca Book in coedizione con Marzorati Editore, Mila-no, 1994. Da un primo progetto di Tema-tizzazione di Ioan P. Couliano)

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Hai gettato via il comportamento femminile. mostra ora il compor-tamento maschile!”(Da: Mario Liverani, La concezione dell’Universo, in L’alba della Civiltà. Società, economia e pensiero nel Vicino oriente Antico, a cura di Sabatino Mo-scati, Utet, Torino, 1976; Vol. 3 p.487

Scongiuro per calmare un bam-bino. Bimbo, che abitavi nella casa buia, tu sei venuto fuori, hai veduto la luca del sole! Perché ora piangi? Perché gridi? Perché non hai pianto là! Il Dio della casa hai disturbato, il Kusarikku è sveglio: “Chi mi ha disturbato? Chi mi ha svegliato?” Il bimbo ti ha disturba-to, il bimbo ti ha impaurito. Così come su un bevitore, così come su un frequentatore di bettole, possa il sonno cadere su di esso. Scon-giuro per calmare un bimbo.(Da: Giovanni Pettinato, Angeli e de-moni a Babilonia, Mondadori, Milano, 2003, p. 291).

Egitto.Incantesimo per inviare un so-gno. O Venerato, appellati al cie-lo! Parla alla Duat (l’oltretomba)!Fa’ cessare che Osiri dorma con la testa separata da sé stesso, finché sia fatto venire uno spirito potente che non dorma di notte e incom-ba sopra a (Nome) nella forma del Dio Grande di cuore e che gli parli

dicendo: “Alzati è fa’ (la tale cosa) per la richiesta d’oracolo (del tale) Fa’ tutto quello che desidera! Vieni da me, o spirito Divino che Anubi ha mandato per (intenzione), di-cendo: Esegui tutte le domande oracolari che (nome) desidera. Nel caso tu non lo faccia, o nobile Spirito, non sarà permesso alla tua anima di volare in cielo”.Il giorno 25 del quarto mese del-la stagione Akhet, fino all’alba del giorno 26 (la festa di Sokari), quando si svegliano gli spiriti ec-cellenti.Recitare sopra uno sciacallo di ar-gilla pulita, (raffigurato) sdraiato, col corpo impastato di latte e di li-quame di sciacallo imbalsamato e con (il disegno dell’occhio) Ugiat sulla zampa.Scrivi le tue formule su un papiro nuovo e mettilo nella bocca dello sciacallo e lascia (la statuina del-lo) sciacallo sopra una lucerna di bronzo con un manico. Accendila e recitaci sopra le formule di notte, toccando terra coi piedi (cioè sen-za sandali, toccando direttamente la terra coi piedi).(Da Edda Bresciani, Testi religiosi dell’Antico Egitto, Mondadori, Milano, 2001, p. 310)

Libro dei Morti. Formula per-ché il defunto non sia morso dal serpente cobra nell’aldilà. O co-

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bra! Io sono la fiamma (uréo) che brilla sulla fronte del Signore dei milioni di anni, lo stendardo del-le piante verdi. Tienti lontano da me, perché io sono Mefedet (Dea rappresentata sotto forma di feli-no, o forse una genetta mangusta, animale nemico dei serpenti).(Da Edda Bresciani, Testi religiosi dell’Antico Egitto, Mondadori, Milano, 2001, p. 536)

Atharvaveda.Per far innamorare un uomo (VI, 130)1) Questo è l’amore delle Apsaras, ammaliatrici tra le ammaliatrici. O Déi infondetegli amore: che (nome) arda d’amore per me;2) Questa è la mia preghiera: che (nome) mi ami. O Déi infondetegli amore: che (nome) arda d’amore per me;3) Affinché (nome) ami me, ma io mai lui, o Déi infondetegli amore: che (nome) arda d’amore per me;4) rendetelo pazzo d’amore, o Ma-rut. Rendilo pazzo d’amore o At-mosfera. Rendilo pazzo d’amore tu, o Agni. Che (nome) arda d’a-more per me;

(VI, 131)1) Dalla testa ai piedi ti pervado di desiderio. O Déi infondetegli amore: che (nome) arda d’amore per me;

2) O consenso (Anumati) accon-senti a ciò: o Desiderio, approva la sua sottomissione a me. O Déi in-fondetegli amore: che (nome) arda d’amore per me;3) Anche se correrai lontano per tre yojana (circa 9 miglia), per cinque yojana, quanti in un giorno può farne un cavallo, di la tu ri-tornerai, tu sarai il padre dei nostri figli.

(VI, 132)1) L’amore che gli Déi riversarono dentro le acque, che divampa in-sieme col desiderio, questo io ac-cendo in te, per ordine di Varuṇa.2) L’amore che tutti gli Déi river-sarono dentro le acque, che di-vampa insieme col desiderio, que-sto io accendo in te, per ordine di Varuṇa.3) L’amore che Indrāṇī riversò dentro le acque, che divampa in-sieme col desiderio, questo io ac-cendo in te, per ordine di Varuṇa.4) L’amore che Indra e Agni ri-versarono dentro le acque, che di-vampa insieme col desiderio, que-sto io accendo in te, per ordine di Varuṇa.5) L’amore che Mitra e Varuṇa riversarono dentro le acque, che divampa insieme col desiderio, questo io accendo in te, per ordine di Varuṇa.

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(VII, 38[37])1) Ti avvolgo con la mia veste cre-ata da Manu perché tu sia solo mio e tu non ti metta a parlare con le altre donne.(Da: Atharvaveda, inni magici, a cura di Chatia Orlandi e Saverio Sani, Utet, Torino, 1992, p. 407-409).

Papiri Magici Greci.Filtro d’amore miracoloso. Con cera (o argilla) che ti sarai procura-to dalla ruota di un vasaio plasma due figure, una maschile e una fem-minile. Forgia la figura maschile a forma di Ares armato che brandi-sce con la mano sinistra una spada puntata alla regione sottoclavico-lare destra della figura femminile; la donna terrà le braccia dietro la schiena e sarà inginocchiata. At-taccherai il materiale magico alla testa o al collo. Sul capo della sta-tuetta che rappresenta la donna che vuoi sedurre scrivi: ÏSEĒ IAŌ ITHI OUNE BRIDŌ LŌTIŌN NEBOUTOSQUALĒTH, sull’o-recchio destro: OUER MĒCHAN, sul sinistro: LIBABA ŌÏMA-THOTHO, sulla zona oculare: AMOUNABREŌ, sull’occhio de-stro: ŌRORMOTHIO, sull’altro: CHOBOUE, sulla clavicola de-stra: ADETA MEROU, sul braccio destro: ENE PSA ENESGAPH, sull’altro: MELCHIOU MEL-CHIEDIA, sulle mani: MELCHA-

MELCHOU AĒL; sul petto scrivi il nome della donna che vuoi se-durre e il nome di sua madre, sul cuore: BALAMIN THŌOUTH, sull’addome: AOBĒS AŌBAR, sugli organi sessuali: BLICHIA-NEOI OUŌÏA, sulle natiche: PIS-SADARA, sulla pianta del piede destro: ELŌ, sull’altro: ELŌAI-OE. Prendi tredici aghi di ferro e mentre ne conficchi uno nel cer-vello pronuncia: “Infilzo il tuo cervello, o [nome della donna]”. Infila due aghi nelle orecchie, due negli occhi, uno nella bocca, due negli ipocondri, uno nelle mani, due nei genitali, due nelle piante dei piedi e ogni volta ripeti: “In-filzo questa parte di [nome della donna], perché il suo pensiero non si rivolga a nessun altro, ma solo a me [nome]”. Prendi una lamina di piombo, incidi su di essa la stessa formula, recitala e lega la lamina alle due statuette con un filo di telaio con trecentosessantacinque nodi, pronunciando la formula che conosci: “Afferra, Abrasax”. Al tramonto deponi il tutto pres-so la tomba di un individuo mor-to di morte prematura o di morte violenta, ponendovi accanto anche fiori di stagione. La formula che deve essere scritta e pronunciata:“A voi affido questo groviglio di nodi, o dei sotterranei YESE.

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MIGADŌN, e a Core Persefo-ne Ereschigal, e ad Adone Bar-baritha, ad Ermes sotterraneo Thouth PHŌKENTAZEPSEU AERCHTATHOU MISONKTAI KALBANACHAMBRĒ e al po-tente Anubi PSIRINTH che tiene le chiavi del regno di Ade, agli dèi e ai demoni sotterranei, a uomini e donne morti prematuramente, a giovani uomini e a giovani donne, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Scongiuro tutti i demoni di questo luogo di assistere questo demo-ne. In mio aiuto svegliati, chiun-que tu sia, sia tu maschio o sia tu femmina, e insinuati in ogni luo-go, in ogni strada, in ogni casa, guida e costringi: guida [nome della donna], la figlia di [nome], di cui tu hai il materiale magico, e falla innamorare di me [nome], figlio di [nome della madre]. Che [nome della donna] non consenta né subisca unioni carnali, né trag-ga piacere con altro uomo, ad ec-cezione di me solo [nome]. Che [nome della donna] non possa né bere né mangiare, né amare, né essere forte, né essere sana; che [nome della donna] non trovi son-no senza di me [nome], perché io ti scongiuro in nome di colui te-mibile e spaventoso, A cui nome pronunciato farà squarciare la

terra, il cui terrificante nome pro-nunciato terrorizzerà i demoni, il cui nome pronunciato provocherà esplosioni di fiumi e di rocce. Ti supplico, o demone dei morti, sia tu maschio o sia tu femmina, in nome di Barbaritha CHENMBRA BAROUCHAMBRA e in nome di ABRAT Abrasax SESENGEN BARAPHARAGGĒS e in nome di AŌIA MARI glorioso e in nome di MARMAREŌTH MARMA• RAUŌTH MARMARAŌTH MARECHTHANA AMARZA · MAMBEŌTH”; o demone dei morti, non fingere di non sentire i miei richiami e i nomi, ma solo svegliati dal torpore che ti trattie-ne, chiunque tu sia, sia tu maschio o sia tu femmina, e insinuati in ogni luogo, in ogni strada, in ogni casa, e portami [nome della donna], di-stoglila da cibo e bevanda, e non permettere che [nome della don-na] conosca altro uomo e ne trag-ga piacere – nemmeno suo marito – ad eccezione di me solo, [nome]; trascina [nome della donna] per i capelli, per le viscere, per la vagi-na verso di me [nome], ogni ora dell’eternità, notte e giorno, finché lei venga a me [nome] e lei [nome] rimanga inseparabile da me. Agi-sci, uniscila a me per tutto A tem-po della mia vita e obbliga [nome della donna] ad essere schiava di

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me [nome], e non si distacchi da me per una sola ora dell’eternità. Se esaudirai questo mio desiderio, ti lascerò subito in pace. Perché io sono Adonai Barbar, colui che na-sconde le stelle, colui che governa il cielo con brillante splendore, il signore del mondo ATHTHOUÏN ÏATHOUÏN SELBIOUŌTH, Aoth SARBATHIOUTH IATHTHIE-RATH, Adonai ÏA ROURA BIA BI BIOTHE ATHŌTH Sabaoth ĒA NIAPHA AMARACHTHI · SATAMA · ZAUATHTHEIĒ SERPHŌ ÏALADA ÏALĒ SBĒSI · IATHTHA · MARADTHA - ACHILTHTHEE CHOŌŌ ŌĒ ĒACHŌ · KANSAOSA · ALK-MOURI · THUR · THAŌOS-SIECHĒ; io sono Thot OSŌM-AI. Guida, costringi [nome della donna] ad apprezzare, amare e desiderare [nome a piacere], poi-ché ti scongiuro, o demone dei morti, in nome del terribile, gran-de ÏAEŌ BAPHRENEMOUN OTHI LARIKRIPHIA EUEAÏ PHIRKIRALITHON YOMEN ER PHABŌEAI, guida [nome della donna] a me; che accosti te-sta a testa, unisca labbra a labbra, accosti ventre a ventre, avvicini coscia a coscia, congiunga sesso a sesso e soddisfi i suoi appetiti d’a-more [nome della donna] con me [nome] per tutto il tempo dell’e-

ternità”.(Da: Arcana Mundi. Vol. 1, magia, mi-racoli, demonologia, a cura di George Luck, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, Milano, 1997, p. 155-161).

Roma.Tabellæ defixionumPer scoprire un ladro. Dea di Atace, Proserpina Turrita, ti pre-go, ti supplico, ti scongiuro per la tua grande potenza di concedermi vendetta per ciò che mi è stato ru-bato; chiunque mi abbia sottratto, rubato, decurtato le sostanze che sono scritte di seguito; sei tuni-che […] due mantelli di lino, una sopraveste di cui (icv […] m […] ignoro […]) conducilo a una mor-te terribile.(Da: Roberta Astori, Formule Magiche. Invocazioni, giuramenti, litanie, legatu-re, gesti rituali, filtri, incantesimi, lapi-dari dall’Antichità al Medioevo, Mime-sis, Milano 2000, p. 63).

Fattura d’amore. Io ti imploro […] per il gran dio che è Anteros e per colui il quale porta uno spar-viero sul capo e per le sette stel-le, che dal momento in cui questo (carme) è stato composto, non dorma Sestilio, figlio di Dionisia, e arda pazzo d’amore, non dor-ma, né sieda, né parli, ma abbia in mente me, Settimia, figlia di Ame-na, arda pazzo d’amore e deside-rio per me, bruci l’anima e il cuore

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di Sestilio, figlio di Dionisia, per l’amore e il desiderio di me, Set-timia, figlia di Amena. Tu invece […] (fai in modo che) il sonno non colga Sestilio, figlio di Dioni-sia, ma per l’amore e il desiderio di me bruci il suo spirito e arda il suo corpo, tutte le membra di tutto il corpo di Sestilio, figlio di Dio-nisia. In caso contrario, scenderò nell’Antro di Osiride e distruggerò τήν ταῤηυ e farò in modo che un fulmine lo colpisca. Io infatti sono decano della grande dea Acram-macala.(Da: Roberta Astori, Formule Magiche, Mimesis, Milano 2000, p. 66).

Maledizione su tavoletta plum-bea. (A) O Dee Mute Tacite, fate che Quarto diventi muto, vaghi impazzito come un topo in fuga o come un uccello di fronte al basi-lisco, che la sua bocca sia muta, o Mute! Che le Dee Mute siano fu-neste, che le Dee Mute siano tacite (=lo rendano muto), o Dee Mute! Che Quarto impazzisca.(B) Fate che Quarto sia travolto dalle Erninni e se ne vada all’In-ferno, che le Dee Mute tacite, che le Dee Mute tacite, lo accolgano alle Porte Auree.(Da: Roberta Astori, Formule Magiche, Mimesis, Milano 2000, p. 68).

Nord Europa.

Parole per placare gli esseri mal-vagi. Calmati ora Cerbero d’Hiisi, placati, mastino di Manala, esci dal mio grembo, farabutto, orrore della terra, dal mio fegato, smettila di divorarmi il cuore, di consuma-re la mia milza, di stritolarmi gli intestini, di torcermi i polmoni, di rodermi l’ombelico, di aggrappar-ti alle budella, di straziare la spina dorsale, di sferzarmi sui fianchi.(Da: Kalevala, il grande poema epico finlandese, a cura di Marcello Ganassi-ni, Edizioni Mediterranee, Roma, 2010, p. 147).

Medioevo.Matteuccia di Francesco.Incantesimo per allontanare le malattie personificate in fan-tasmi. Omne male percussiccio, omne male stravalcaticcio, omne male fantasmaticcio, deccho el tolga, et la terra la recoglia, et non noccia a cristiano.(Da: Processo alla strega Matteuccia di Francesco, 20 marzo 1428, a cura di Do-menico Mammoli, Res Tudertinæ, Todi, 1983, p. 17).

Incantesimi per recarsi al sabba. (Prima di prendere l’unguento) Io te piglio nel nome del peccato, et del dimonio maiure, che non possa mai appicciare più.(Per volare al sabba) Unguento, unguento, mandame ala noce de

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Benevento, supra acqua et supra ad vento, et supra ad omne mal-tempo.(Chiamata di Lucifero) O Lucibel-lo, demonio dello inferno, perché sbandito fosti, el nome cagnasti, et ay nome Lucifero maiure, vieni ad me o manda un tuo servitore.(Da: Processo alla strega Matteuccia di Francesco, 20 marzo 1428, a cura di Do-menico Mammoli, Res Tudertinæ, Todi, 1983, p. 31-32).

1500/1700.Ut aliquis fatear in somnio. Scri-be ista verba: ALECHA - ALE-CHER - ALECHIR - ARCHILEI - ARCHILY - LAMAZABATTA-NI, et da ei ad comedendum. Pro-batum.(Da: Alberto Porretti, Le ricette delle streghe, magia, alchimia, erboristeria in protocolli notarili del XVI secolo, Fefé Editore, Roma, 2012, p. 36).

Ad essere amato da ogne perso-na. Scrive questi carattoli in carta virgine et portali con te: h-ha-e-eo-v-e-g. Probatum (Da: Alberto Porretti, Le ricette delle streghe, Fefé Editore, Roma, 2012, p. 39).

Si vis habere spiritum familiare cum te alloquntur. Scrivi Confi-temini duo + et invocate nominem eius; legi istum psalmun omni mane semel, et in nocte veniet tibi

in somniun, istud probavit.(Da: Alberto Porretti, Le ricette delle streghe, Fefé Editore, Roma, 2012, p. 40).

Incantesimo d’amore. “Anco mi imparò che scrivendo le sot-toscritte parole sopra del braccio sinistro, et addormenatoci sopra lo hoperava che quella tale persona si voleva far consumare in amo-re tuo scritta dentro delle dette si consumava, et sono IAFEUT, IU-FAEL, ASTAROT, BELZEBUE, SATANAS, PRINCIPE DEMO-NIORUM, convoco et invoco quali corrupere faciatis in amorem meu de tale ut adimopleat volun-tate mea”.(Da: Augusto Ferraiuolo, Pro exone-razione sua propria coscientia. Le ac-cuse per stregoneria nella Capua del XVII-XVIII secolo, Franco Angeli, Mi-lano, 2000, p. 135).

XIX secolo.Aradia, il Vangelo delle streghe. Invocazione ad Aradia. Aradia, Aradia mia, tu che sei figlia del peggiore, che si trova nell’Inferno, che dal Paradiso fu discacciato, e con una sorella ti ha creato. Ma tua madre pentita del suo fallo, ha voluto fare di te uno spirito, uno spirito benigno. E non maligno.Aradia, Aradia! Tanto ti prego, per l’amore che porti a tua madre, e a

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l’amor tuo che tanto ami. Ti prego di farmi la grazia, la grazia che ti chiedo. Serpe strisciare! Lucciola volare! E rana cantare! Se questa grazia non mi farai, desidero che tu non possa avere, avere più pace e né bene. E che da lontano tu deb-ba scomodarti, e a me raccoman-darti, che ti liberi e tu possa tornar presto al tuo destino.(Da: Charles G. Leland, Aradia, il Van-gelo delle streghe, a cura di Lorenza Me-negoni, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1999, p. 14-15).

XX secolo.Neo Stregoneria. - Canto pro-tettivo. Visualizzate un triplo cer-chio di luce color porpora, attorno al vostro corpo, mentre cantate: “Sono protetto dalla Tua energia, giorno e notte, Grande Dea”.Un altro dello stesso tipo. Visua-lizzate un triplo cerchio e cantate: “tre volte dal Cerchio confinato, il male nella terra è affondato”.(Da: Scott Cunningam, Wicca, Armenia, 1998, p. 217).

Abraxas con testa di gallo e leone. Abraxas con testa di gallo

Caratteri di Abraxas circondati da Uroboro.

Abraxas di Anubi con formula Ablanatha

Α Β Λ Α Ν Α Θ Α Ν Α Λ Β ΑΑ Β Λ Α Ν Α Θ Α Ν Α Λ ΒΑ Β Λ Α Ν Α Θ Α Ν Α ΛΑ Β Λ Α Ν Α Θ Α Ν ΑΑ Β Λ Α Ν Α Θ Α ΝΑ Β Λ Α Ν Α Θ ΑΑ Β Λ Α Ν Α ΘΑ Β Λ Α Ν ΑΑ Β Λ Α ΝΑ Β Λ ΑΑ Β ΛΑ ΒΑ

Ablanathanalba

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COLLETTANEA

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