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Qualche domanda a Gennaro Esposito...La violenza mina gravemente oltre che la salute fsica, anche...

Date post: 08-Aug-2020
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Gennaro Esposito, grande chef due stelle Michelin (2001 e 2008). Chef patron del ristorante Torre del Saracino a Vico Equense, in località Marina d’Equa. È considerato uno fra gli chef più rappresentativi della rinascita gastronomica della Campania. La nostra scuola ha avuto l’opportunità, il 5 febbraio, di ospitarlo per un piccolo evento avvenuto in sala blu. E noi abbiamo avuto l'opportunità di intervistarlo per voi. Buongiorno,Gennaro! Cos’è per lei la cucina? “Intanto comincio a dire che questa è la mia vita, io devo molto alla cucina perchè mi ha aiutato ad essere una persona migliore, ad avere una dignità, ed ho ritrovato in questo mestiere la disciplina, la creatività ed il pieno senso delle parole amore e passione per il proprio lavoro. Ma soprattutto ora so cosa signifca la gratifcazione per il proprio lavoro, perché ripaga ogni sacrifcio che fai, e se ne fanno tanti.” Quanto è stata importante la famiglia nella suo modo di vivere la cucina? “Questo è un mestiere che, ad un certo punto, ti fa abbandonare tutto e tutti; e quindi ad un certo punto tu vivi solo ed unicamente per il tuo lavoro, e questo è un errore che, purtroppo, commettiamo in tanti, poi un giorno ti giri per vedere chi ti è rimasto dietro e chi continua a rinnovare la propria stima per te, e li ritrovi semplicemente la famiglia. Anche perchè in un certo senso ti abbandonano tutti perchè comunque noi cuochi seguiamo orari balordi, non abbiamo tempo per nessuno e quando lo abbiamo, loro non lo hanno per noi. Spesso sono i nostri clienti ed i nostri fornitori a diventare nostri amici. É un mestiere dove ci vuole molta alchimia e lucidità per non perdere i propri amici.” Qual è il piatto che le ricorda di più l’infanzia? ”Per questo genere di emozioni il rifugio ideale è la famiglia, infatti spesso mi concedo il lusso di entrare a casa di mia mamma, all’improvviso, e mangiare quei piatti che prepara da anni, tenendo conto però che io non sono più la stessa persona di quando ero piccolo e mia madre non cucina più come una volta, ma quello che resta invariato è l’amore che mia mamma ci mette nel prepararmi da mangiare. Spesso però capita che ti ritrovi, com’è capitato a me, all’estero, in Kazakistan esattamente, e assaggi una pietanza che, come tipologia di gusto, ti ricorda un piatto che faceva la vecchia zia: questo produce un’enorme emozione!” Cosa direbbe ad un ragazzo, magari di prima o di seconda, che comincia adesso a capire la propria passione per la cucina? “La cucina, a diferenza delle credenze popolari, è un ambiente molto facile, poiché in cucina si esprime il cibo che è parte essenziale della nostra vita. L’unica problema è il livello con cui tu decidi di afrontare il tuo mestiere. Secondo me, l’importante è partire dal proprio territorio e dalle proprie origini, grazie anche ai parenti che spesso sono custodi di sapienze culinarie molto interessanti; poi cominciare a scoprire tutto quello che ti gira intorno e quindi scoprire nuove culture e nuovi metodi di cottura, conservazione, utilizzo. Questo mestiere è meraviglioso perchè non è mai ripetitivo, soprattutto ad alti livelli. Vale la pena, secondo me, che questo lavoro sia un divertimento ed un metodo di crescita, lasciando stare mode e slogan perché la cucina è molto più di questo: viene fatta da milioni di anni ed è in tutto e per tutto dentro di noi e, alla fne dei conti, solo se si lavora bene e con testa il cliente torna, sennò vuol dire che qualcosa non funziona.” Vuole dire qualcosa a tutti i ragazzi e le ragazze che leggeranno questo giornalino? “Io voglio fare un saluto e un “in bocca al lupo” a tutti quanti, ma la cosa importante è che questa scuola, da come è tenuta e gestita, anche dai professori, è un vero e proprio simbolo di efficienza come nessun’altra scuola in Italia, e vi chiedo di non sottovalutare il tempo che passate qui dentro perché, anche se so che ogni tanto vi viene da chiedervi il perché di certe cose, alla fne tutto serve. Grazie mille a tutti e un saluto.” Gianluca Nascimben 4 E Anno VIII Giornalino d’Istituto Febbraio 2018 Qualche domanda a Gennaro Esposito
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Page 1: Qualche domanda a Gennaro Esposito...La violenza mina gravemente oltre che la salute fsica, anche quella mentale (con forme di depressione, ansia, insonnia) e quella sessuale e riproduttiva

Gennaro Esposito, grande chef due stelle Michelin (2001 e 2008). Chef patron delristorante Torre del Saracino a Vico Equense, in località Marina d’Equa. È considerato uno fra gli chef più rappresentativi della rinascita gastronomica dellaCampania. La nostra scuola ha avuto l’opportunità, il 5 febbraio, di ospitarlo per un piccolo evento avvenuto in sala blu.E noi abbiamo avuto l'opportunità di intervistarlo per voi.Buongiorno,Gennaro! Cos’è per lei la cucina?“Intanto comincio a dire che questa è la mia vita, io devomolto alla cucina perchè mi ha aiutato adessere unapersona migliore, ad avere una dignità, ed ho ritrovato in questo mestiere la disciplina, la creatività ed il pieno sensodelle parole amore e passione per il proprio lavoro. Ma soprattutto ora so cosa signifca la gratifcazione per il proprio lavoro, perché ripaga ogni sacrifcio che fai, e se ne fanno tanti.”Quanto è stata importante la famiglia nella suo modo di vivere la cucina?“Questo è un mestiere che, ad un certo punto, ti fa abbandonare tutto e tutti; e quindi ad un certo punto tuvivi solo ed unicamente per il tuo lavoro, e questo è un errore che, purtroppo, commettiamo in tanti, poi un giorno ti giri per vedere chi ti è rimasto dietro e chi continua a rinnovare la propria stima per te, e li ritrovi semplicemente la famiglia. Anche perchè in un certo senso ti abbandonano tutti perchè comunque noi cuochi seguiamo orari balordi, non abbiamo tempo per nessuno e quando lo abbiamo, loro non lo hanno per noi.

Spesso sono i nostri clienti ed inostri fornitori a diventare nostriamici. É un mestiere dove ci vuolemolta alchimia e lucidità per nonperdere i propri amici.”Qual è il piatto che le ricorda dipiù l’infanzia?”Per questo genere di emozioni ilrifugio ideale è la famiglia, infattispesso mi concedo il lusso dientrare a casa di mia mamma,all’improvviso, e mangiare quei piatti che prepara da anni, tenendo conto però che io non sono più la stessa persona di quando ero piccolo e mia madre non cucina più come una volta, ma quello che resta invariato è l’amore che mia mamma ci mette nel prepararmi da mangiare. Spesso però capita che ti ritrovi, com’è capitato a me, all’estero, in Kazakistan esattamente, e assaggi una pietanza che, come tipologia di gusto, ti ricorda un piatto che faceva la vecchia zia: questo produce un’enorme emozione!”Cosa direbbe ad un ragazzo, magari di prima o di seconda, che comincia adesso a capire la propria passione per la cucina?“La cucina, a diferenza delle credenze popolari, è un ambiente molto facile, poiché in cucina si esprime il cibo che è parte essenziale della nostra vita. L’unica problema è il livello con cui tu decidi di afrontare il tuo mestiere. Secondo me, l’importante è partire dal proprio territorio e dalle proprie origini, grazie anche ai parenti che spesso sono custodi di sapienzeculinarie molto interessanti;

poi cominciare a scoprire tutto quello cheti gira intorno e quindi scoprire nuove culture e nuovi metodi di cottura, conservazione, utilizzo. Questo mestiere èmeraviglioso perchè non è mai ripetitivo, soprattutto ad alti livelli. Vale la pena, secondome, che questo lavoro sia un divertimento ed un metodo di crescita, lasciando stare mode e slogan perchéla cucina è molto più di questo: viene fatta da milioni di anni ed è in tutto e pertutto dentro di noi e, allafne dei conti, solo se si lavora bene e contesta il cliente torna, sennò vuol dire che qualcosa nonfunziona.”Vuole dire qualcosa a tutti i ragazzi e le ragazze che leggeranno questo giornalino?“Io voglio fare un saluto e un “in bocca allupo” a tutti quanti, ma la cosa importante è che questa scuola,da come è tenuta e gestita, anche dai professori, è un vero e proprio simbolo diefficienza come nessun’altra scuola in Italia, e vi chiedo di non sottovalutare il tempo che passate qui dentro perché, anche se so che ogni tanto vi viene da chiedervi il perché di certe cose, alla fne tutto serve.Grazie mille a tutti eun saluto.”

Gianluca Nascimben 4 E

Anno VIII Giornalino d’Istituto Febbraio 2018

Qualche domanda a Gennaro Esposito

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Comportamento variabile nel tempo che riguarda imodi del vivere, le usanze,l’abbigliamento;modello di comportamentoimposto da individui, gruppi di prestigio o da creatori di stile. Ecco lamoda è questo, qualcosa che riscuote grande successo, qualcosa seguita da un gran numero di persone, soprattutto giovani. Ora pare andare di moda indossare abiti frmati, caricare video su YouTube, guardare serie TV, postare foto su Instagram e condividere il quotidiano sui social network. Tutti i giovani tendono così ad omologarsi perché possano essere accettati dai propri coetanei, anche sequesto signifca non essere, sempre, sestessi. Ciò che indossano gli altri influenza costantemente il modo di vivere di ognuno. Al contrario la moda dovrebbe essere il mezzo per esprimere il proprio stile, la propria personalità ed i propri gusti. Oggi, i nuovi punti di riferimento per i giovani sono i “Fashion Blogger” e gli “Influencer”

(vedi Chiara Ferragni, Oscar Branzani, Mariano Di Vaio, Chiara

Nasti, Giulia De Lellis) e non più gli stilisti. Gli adolescenti trovano utili i consigli ed i suggerimenti postati nei loro blog e profli social. Tutto fa tendenza ora anche il cinema, lo spettacolo, il cibo sono “trend”, per cui tutti guardano certi programmi o serie TV come Uomini e Donne, Grande Fratello, L’Isola dei Famosi, Breaking Bad, Il Trono di Spade: la mente si impigrisce, tutti uniformano gusti e tendenze.E la musica? Un’arte che permette di esprimere se stessi, il proprio carattere? E invece no! Purtroppo i giovani tendono anche qui a

Tra gli studenti, sia di liceo che diistituto tecnico, gira la voce che negli istituti professionali alberghieri lo studio sia scarso e che non implichi un grande sforzo. “Vado all’alberghiero perché si cucina e basta.”, “Non ho voglia di studiare,quindi scelgol’alberghiero.”. Questesono le frasi tipiche dettee pensate dagli alunnidelle scuole medie difronte alla scelta delle superiori. Molta gente fa questi ragionamenti non conoscendo realmente questa scuola, le sue materie e le possibilità che ofre. Come in tutti gli istituti professionali, le materie sono numerose e non sono da sottovalutare. Alimentazione, fsica, biologia, chimica, cucina, sala e accoglienza sono materieche possono diventare molto ardue se studiate con scarso impegno. Inoltre, facendo due conti (eh sì, anche noi sappiamo contare!), notiamo che nei nostri orari le ore di teoria superano di gran lunga quelle di pratica.

eguagliarsi e i gusti musicali diventano gli stessi per la maggior parte dei ragazzi. C’è attrazione per questi nuovi artisti che trattano temi come la critica alla società, la politica e le stesse tendenze con ironia e sarcasmo come Fedez, J-Ax, Coez, Ghali, Fabio Rovazzi. Sono sempre meno gli adolescenti che ascoltano musica più ricercata come rock, blueso musica classica. La moda contribuisce ad un livellamento tra gli uomini, sofocando le individualità e le originalità. Andare controtendenza, indossare

I motivi validi per scegliere questascuola sono molti, essa infatti ofre numerose possibilità sia in ambito lavorativo che nel continuare il percorso di studi.Per questo pensiamo che sia una scuola adatta agli “indecisi”, alle

persone che non sanno ancora se continuare andando all’università

o intraprendere la carriera lavorativa fniti i cinque anni.Molti degli studenti che fanno parte di questo istituto si sono iscritti per i falsi miti e pregiudizi che colpiscono questa scuola, ma c’è anche una buona parte che ha la passione per questo settore e che è volenterosa di imparare sempre di più.Per concludere vorremmo far capire che nessuna scuola è da sottovalutare e che l’ impegno, la dedizione e la voglia sono obbligatori per eccellere in qualsiasi ambito, sia pratico che teorico.

Diana Bellato - Elisabetta Guadagno 2C

liberamente ciò che si vuole, ciò che ci fa stare bene signifca avere una forte e decisa personalità e il coraggiodi cambiare “stile” ci aiuterà a diventare adulti. La diversità ci rendeunici e persone vere.

Chiara Michieletto 5L

Anche qui serve la testa, non solo le pentoleI giovani e la moda

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I dati parlano chiaro: il 35% delle donne nel mondo ha soferto di violenza fsica e/o sessuale da partedel partner o da parte di terzi. In Italia sono migliaia le donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelleche nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso (fsico, psicologico, sessuale, economico, persecutorio assillante). Si tratta di situazioni che violano idiritti umani eche spessoportanoall’estremo, cioèal femminicidio.Nel 2017 lamedia è stata di una vittima ogni tre giorni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state1.740, di cui il 72% dei casi è avvenuto nell’ambito di relazioni familiari. Dati veramente allarmanti. Oltre metà dei femminicidi interessano la fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni:giovani donne e madri. La violenza mina gravemente oltreche la salute fsica, anche quella mentale (con forme di depressione, ansia, insonnia) e quella sessuale e riproduttiva delle donne, aumentando signifcativamente il rischio di contrarre l’HIV. Può avere anche conseguenzemortali, comel’omicidio e ilsuicidio.

La violenza durante la gravidanzaaumenta la probabilità di aborto involontario,morte fetale eparto prematuro.La violenzasessuale,soprattutto sesubita durantel’infanzia, puòincrementare da parte della vittima l’uso di tabacco, alcol e droghe, con le inevitabili

conseguenze. Se non direttamente vittime, spesso i bambini sono testimoni degli abusi nei confronti della madre e potranno sofrire di scompigli

comportamentali ed emozionali con conseguenze pericolose sia nell’infanzia che nell’età adulta. Fattori di rischio per i quali avvengono queste situazioni sono: un basso livello di istruzione; l’abuso di alcol e droghe; il fatto di avere amanti o di insinuare sospetti di infedeltà; attribuire uno stato di superioritàagli uomini e di inferiorità alle donne (da parte di entrambi i sessi); una retribuzione maggiore a parità di lavoro.La violenza può passare anche attraverso la gestione del denaro familiare: appropriamento dei guadagni della donna da parte

del compagno, impedimento diavere una carta di credito o di usare il proprio denaro

e obbligare a un tenore di vita basso nonostante le entrate.

Anche il fenomeno dellostalking è preoccupante: secondo l’Istat, in Italia sono oltre 3 milioni le donne che

hanno subito atti di persecuzioneda parte di qualcuno (prevalentemente l’ex partner) nella loro vita.Se questi sono i numeri della violenza, bisogna tenere conto di un altro dato importante: 8 donne su 10 non hanno cercato aiuto subito. Questo probabilmente per paura, vergogna, sensi di colpa o timore di una risposta inefficace da partedelle istituzioni. La società non dovrebbe far sentire sole le donnenei confronti di questo problemae dovrebbe cercare di agire concretamente, ascoltando in maniera empatica le vittime che hanno bisogno di protezione e assicurando la giustizia in tempi brevi. Bisognerebbe inoltre sensibilizzare e forse addirittura educare i ragazzi nelle scuole per prevenire il fenomeno. Infne andrebbero rispettate le norme, già esistenti, che stabiliscono l’uguaglianza tra uomo e donna.

Sara Gallonetto 4F

La violenza sulle donne: oltre cento donne uccise in Italia ogni anno da mariti, fdanzati, compagni.

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La corretta alimentazione

Nell'anno scolastico 2017/18, dieci classi quinte hanno aderito,con l’aiuto dei rispettivi docenti di DTA, al progetto di Alternanza Scuola Lavoro “Laboratorio d’Impresa” svolto presso l’Istituto. Si tratta di un percorso laboratoriale che, rovesciando la modalità classica dell’Alternanza, ci consente di lavorare, durante le ore curriculari, ad un’idea imprenditoriale, di svilupparla e

di valutarnela fattibilitàe la sostenibilitàeconomica,il tutto con il supporto dei docenti

di DTA e di alcuni imprenditori.Questo percorso ha l'obiettivo di fornire, a noi studenti, strumentiutili ad aumentare la possibilità di inserirci con successo nel mondo del lavoro. Le attività svolte ci aiutano, infatti, a incrementare le competenze professionali, come l’autoimprenditorialità, e personali, quali lo spirito d’iniziativa, le capacità di afrontare problemi e di trovare soluzioni, di prendere decisioni, di lavorare in team, abilità molto richieste dal mondo del lavoro. Il percorso, creato da Innovation

Future School e proposto dai docenti di DTA, si sviluppa come segue:FASE 1. Incontro con il responsabile di un Istituto bancario del territorio per approfondire il tema dei fnanziamenti, delle garanzie richieste dalle banche in caso di richieste di fnanziamento, dei rischi connessi con le attività fnanziarie e dei nuovi strumenti monetari e fnanziari esistenti sulmercato.FASE 2. Gli studenti, divisi in gruppo, e con l’aiuto di imprenditori tutor, prendono coscienza di come e dove nascono le idee, di come si porta avanti una impresa di successo, iniziano a sviluppare un’idea imprenditoriale ed a percorre tutte le tappe necessarie per verifcarne la fattibilità e per pianifcarla.FASE 3. Gli studenti, seguiti da esperti della comunicazione, acquisiscono elementi utili alla comunicazione d’impresa attraverso i social.FASE 4. Ogni gruppo presenta la propria strat up agli esperti IFS, i quali scelgono le proposte considerate più innovative, originali e concretamente realizzabili.

Emma Bigolin 5L

Come ben sappiamo l’alimentazione consiste nell’assunzione di alimenti utili all’organismo per varie funzioni quotidiane, essa infatti rappresenta

il fondamentodella nostra vita. Viene consigliato, per questo

motivo, di consumare alimenti salutari come frutta e verdura in quantità, evitando, ad esempio, i classici prodotti dei distributori automatici e le bevande ricche di zuccheri e anidride carbonica. Questo argomento dovrebbe colpire maggiormente noi ragazzi dell’alberghiero, vista la fantastica opportunità che abbiamo di poter studiare materie che ci fanno capire che seguire un’alimentazionesbagliata può portare a vari problemi che con il tempo potrebbero peggiorare. Recenti studi dimostrano che l’Italia è tra i primi posti in Europa per il più alto tasso di obesità e sovrappeso negli adolescenti, ma nonostante questo ci è concesso assumere qualche “cibo spazzatura” data la nostra rapida capacità nel digerirlo rispetto ad un corpo adulto, di conseguenza mangiare in quantità elevata questa tipologia di alimentipuò, sì, portare all’obesità o anche ad altre malattie come il diabete, ma non è nemmeno sbagliato mangiarle nella giusta dose senza esagerare. Si deve cercare comunque di mangiare in modo sano e gustoso in questo periodo così delicato e critico che è l’adolescenza.

Impresa simulata

Maria Durighetto 4B

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“Forchette? Tovaglia? Cucchiaio? No aspetta, forchette? Tovaglia? C’è tutto? Pronti? Forchette?”“Prego, siete i prossimi.”“Forchette? Tovagl..” Ore 13.30: entriamo. No aspettate, voglio tornare indietro. La difficoltà di ogni concorso non è ilconcorso in sé, bensì l’attesa. Cominci a pensare al vino che hai abbinato, a come ti sta la cravatta, se ti sei ricordato di portare la farina, la carne. Tutte cose lecite, non credete? Sì, lo penso anch’io. Il problema è quando inizi a pensare a come potresti cadere mentre porti il piatto e alla macchia di vino sopra la camicetta nuova del giudice che sicuramente verserai! E non oso pensare ai due guerrieri in cucina! Chissà se sanno che fuori per assaggiare il loro piatto ci sono circa 20 cuochi? Eppure se potessimo entrare subito sarebbe tutto più semplice. È allora che capisci la teoriadella relatività: “Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina perun’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufaaccesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è larelatività.” - Einstein. Facciamo questo salto temporale; siamo dentro. Quattro giudici, otto occhi e quattro nasi per sentire meglio la tua paura.

Sembrano i leoni e noi la gazzella. “Ogni mattina in Africa una gazzellasi sveglia e sa che dovrà correre più veloce del leone”. Giusto per calmare la tua ansia, con la coda dell’occhio, in lontananza, intravedi Lionello Cera, due stelle Michelin, che ti osserva. Ma cosa succederà mai se sbagli qualcosa?

Niente, penso io, solo delusione per i tuoi compagni, per i tuoi professori, per la tua scuola, per te stesso. Per te stesso, per te che hai speso pomeriggi per prepararti al meglio. Per te che credi in te stesso. “Beato colui che non si aspetta nullaperché non sarà mai deluso” - Alexander PopeSiamo dentro. Noi contro loro. Noi con loro. Noi e Loro. Acqua, guardare, vino, spiegazione, piatto, spiegazione, guardare. Guardare, osservare; è questo a fare la diferenza, sempre. Avevo appena fnito di servire il vino. Ora... io ero lì senza saper cosa dire.. i giudici erano lì senza saper cosa dire. Beh, che dire? Meglio scappare facendo fnta di andare a prendere qualcosa; ed è ciò che ho fatto. Con immensa disinvoltura (seh!) sono uscito dalla porta della sala. Ma indovinate chi trovo fuori? Jacopo, Michael e Irene.Dal colorito penso che stessero per svenire. Io e Irene dovevamo servire i nostri giudici, Jacopo e Michael i loro. La somma voti avrebbe decretato i vincitori. Salto temporale; nessun vincitore e nessun vinto ancora, giusto perché “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”. Di Sorbo ogni giorno compra il Gazzettino: niente. Niente fno a quando non sentiamo bussare alla porta: è lui e ha il Gazzettino in mano. “Alberini vinc...” non serve leggere tutto, abbiamo capito: soddisfazione!Gli alunni vincitori del 21° concorso “Piatto di Natale” - Gazzettino & Alma: Irene Lucchese,Michael Ferrarese, Jacopo Robelli, Constantin Rascu accompagnati daiprofessori Luigi Di Sorbo e Damiano Molin.

Costantin Rascu 5B

Lo scorso dicembre io, Michael Ferrarese, e Jacopo Robelli, Irene Lucchese, Constantin Rascu abbiamo partecipato ad un concorso tra 24 scuole alberghiere della Regione Veneto. Lo scopo delconcorso era di creare un piatto che rivisitasse una ricetta tipica veneta natalizia, la gara è stata creata dal quotidiano “Il Gazzettino” e la giuria era composta anche da Chef stellati. Quindi io, Jacopo e il nostro Professore di cucina Damiano Molin abbiamo provato diversi tipidi ravioli e ripieni, alla fne questo è stato il risultato delle nostre prove: ravioli con forma piramidale di pasta al concentrato di pomodoro ripieni di ragù bianco di cappone (cappone, cipolla, carota, sedano, vino bianco). Sia all’interno del raviolo che sopra di esso c’era una fondutadi formaggio Asiago DOP, il tutto accompagnato da spuma di lenticchie, lingua di bovino, maionese con centrifugato di sedano, una chips di polenta e tuttigli ingredienti erano bagnati dal brodo di manzo. Il 18 dicembre 2017 siamo andati alla scuola alberghiera Musatti a Dolo (VE) per partecipare al concorso e qualche giorno dopo abbiamo lettosul Gazzettino che avevamo vinto. Il 13 gennaio 2018 siamo tornati alla scuola di Dolo per servire il nostro piatto a 85 persone e siamo stati premiati. Il premio era una settimana di corso alla scuola Alma, la scuola fondata da Gualtiero Marchesi.

Micheal Ferrarese 5H

Gazzelle divorate da leoni? La ricetta della vittoria

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Sono Brando Rosada e un sono alunno del quarto anno dell’Istituto alberghiero Massimo Alberini. Quest’anno ho avuto lapossibilità grazie allascuola di andare in stage,nel mese di dicembre,presso il ristorante delcelebre chef GualtieroMarchesi sito nel cuore diMilano, in piazza della Scala. Sicuramente quasi tutti, almeno una volta nella vita, avranno sentito parlaredel “Maestro” della Cucina Totale o della Nuova Cucina Italiana: GualtieroMarchesi, lo chef italiano più famoso al mondo. E’ difficile poter spiegare come quest’ultimo sia riuscito a cambiare così nel profondo la cucina della nostra penisola. La risposta che sicuramente avrebbe dato è che lui è riuscito a fare la storia semplicemente esprimendosi attraverso le sue opere, i suoi piatti, le sue composizioni. Gualtiero Marchesi si è sempre defnito un artista e un compositore che riusciva a fare arte attraverso i suoipiatti interpretando una cucina della verità, ovvero della forma e quindi della materia. Il risultato della sua interpretazione è frutto derivante dallacostruzione, durata tutta la vita, di unacucina totale e nuova. Fondata sul sapere e sulla saggezza gastronomica, innanzitutto sulle idee e sulla loro concretizzazione in piatti e ristoranti. Le idee hanno scandito il suo lungo cammino, non facile ma sempre entusiasmante, in un periodo storico e culturale (anni ’80) ricco di cambiamenti e di stimolo. E’ da questariflessione che Marchesi ha fondato la sua cucina che mirava ad interpretare il periodo storico in cui nasceva e che si sviluppava con un’opera continua di recupero del passato interpretato nella proiezione verso il futuro. All’epoca quando per le prime volte esprimeva ilconcetto della sua visione, Marchesi, siautodefniva un progressista in grado di ottenere delle novità, arrangiando inmaniera inedita le cose del passato. Rivisitare per lui, però, non era sinonimo di stravolgere: la sua visione andava e va intesa tuttora come una cucina che si rinnova e che riesce ad applicare la tecnica dell’alta cucina

anche ad un piatto della regione nonché dei ceti popolari; ne sono un chiaro esempio il suo famoso riso, oro

e zaferano e le rane e crescione. Insomma un vero e proprio innovatore e rivoluzionario. Quella presso il ristorante del Maestro è stata per me un’esperienza unica e indimenticabile sia

dal punto di vista professionale che da quello umano, per questo devo fare uno speciale ringraziamento all’IstitutoMassimo Alberini che mi ha dato questa prestigiosa possibilità. Io, dal mio canto, ho fatto tutto ciò che era nelle mie capacità per tenere alto il buon nome di questa scuola. Inevitabilmente voglio dedicare unringraziamento anche al mio docente di cucina, che mi ha preparato sia teoricamente che praticamente per afrontare questo stage; alle mie professoresse di lingua che,con la preparazione che mi hannodato, mi hanno consentito di approcciare ai clienti internazionali;e al resto dei miei professori che hannocreduto e credono in me. Durante la mia permanenza presso il ristorante “Marchesi alla Scala”, nello scorso 26 dicembre, il più illustre degli chef, nonché padre della nouvelle cuisine e compositore dell’arte culinaria, si è spento nella sua abitazione all’etàdi 87 anni. Ci sono parole di cuisi abusa. Soprattutto in cucina. La più utilizzata a sproposito èmaestro, ma Gualtiero Marchesilo era davvero. L’unico nella storia della cucina italiana che ha scelto di insegnare e ha forgiato una generazione intera di cuochi di talento.Il talento del formatore e dell’innovatore in un genio della cucina che non ha mai smesso, neppure per un giorno di essere cuoco.Ce ne vorrebbero altri ma la sua lezione ai giovani darà frutto. Anche ora che lui non c’è più. Dopo questo spiacevole evento e dopo un’incredibile esperienza afrontata presso il suoristorante, in preda alle emozioni e al dispiacere dell’accaduto, ho deciso di salutare il Maestro con questa lettera che ho spedito alla famiglia:

27 dicembre 2017 . . . MEASTRO Marchesi, ieri, 26 dicembre 2017, la storia della cucina universale e della cucina totale ha perso il suo massimo esponente. Lei è stato quell’incredibile esempio che è riuscito a rivoluzionare la cucina italiana, è stato capace di fare e di modifcare la storia semplicemente esprimendosi, è riuscito a fare arte cucinando. Un artista, un creativo, un rivoluzionario, un integralista (come la defnirebbe il Sig. Dandolo), una persona senza limiti che è riuscito per primo ad interpretare la cucina della verità, ovvero della forma, quindi della materia. Sono innumerevoli gli aggettivi che si potrebbero attribuire a ciò che è stato e aciò che ha fatto, a ciò che continuerà ad essere e a ciò che continuerà a fare, anche, da lassù.E’ stato un onore enormeper me aver potuto lavorare e collaborarecon la Sua incredibile brigata presso il Suo laboratorio delle opere alla Scala di Milano. I Suoi ragazzi, che non smetteròmai di ringraziare, si sono presi cura di me per questo mese e si sono preoccupati ed impegnati ad illustrarmi i Suoi piattinonché le Sue composizioni. Ancora più grande per me è stato l’onore di essere stato il suo ultimo stagista.Nel mese passato al Suo ristorante mi sono occupato del piatto che l’ha resa celebre in tutto il mondo, l’onore,

l’emozione e il grande impegno, spero mi abbiamo portato a prepararlo al meglio. Per me e per la mia futura carriera lavorativa

Lei e la Sua etica rimarranno dei grandissimi punti di riferimento.Ora, beati sono gli Angeli e il Signore che in Paradiso gusteranno squisiti risotti allo zaferano e oro.Grazie. E buon viaggio MAESTRO GUALTIERO MARCHESI.Con un estremo senso di stima e ammirazione,

Brando

Brando Rosada 4C

L a m i a l e t t e r a , i l m i o s a l u t o a l m a e s t r o

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E' un tema molto attuale quello dell'immigrazione, nonostante sia esistente da sempre. Nell'antichità emigrare in altri paesi per fuggire da guerre, per lavorare o, semplicemente, per trovare il benessere era normale. Ma oggi risulta per molti un problema perché ogni giorno ci sono sbarchi sulle coste italiane, e questo fatto provoca diverse reazioni neicittadini. L'Italia ètra i paesi europeipiù coinvoltidall'immigrazione eforse moltiextracomunitaripensano di trovare il benessere qui, ma, a causa della crisi economica che sta colpendo il nostro Stato, i mestieri che riescono a trovare sono sottopagati o addirittura illegali. Inoltre c'è l'immigrazione clandestina; lo Stato ha una sorta di difficoltà nel controllare i flussi migratori e non sa come agire. L'impressione è che la situazione sia fuori controllo e non venga presa alcuna decisione, come, ad esempio, migliorare i controlli alle frontiere o limitare il numero di persone che continuano ad entrare ogni anno. Tantissime persone, anche ragazzi giovani, basandosi su queste percezioni tendono a “chiudersi” mentalmente, in quanto non riescano ad aprire gli occhi a nuovi orizzonti e non intendono favorire l'accoglienza. Quest'ultima, quando accade, è un bellissimo atto di solidarietà, perché è come se nel mondo fossimo tutti uguali e tutti fratelli ed è come se nessuno venisse lasciato “indietro” o dimenticato. Invece è l'accoglienza a essere dimenticata e tantissime persone sono a favore di rispedire gli immigrati a “casa loro”, poiché ai loro occhi risultano di troppo, sono convinti che vengano in Italia per vivere a nostre spese o per rubare il lavoro, ma non è afatto così.

Negli ultimi due o tre anni ho avuto l'occasione di assistere a delle testimonianze di alcuni immigrati, alcuni arrivati a Treviso, altri via Skype, tutto attraverso lo scoutismo.Ascoltare queste testimonianze vissute in prima persona, mi ha risvegliato dall'indiferenza su quest'argomento e mi sono posta la seguente domanda: se ci fosse qui la guerra e gli italiani scappassero in

paesi dove non sono ben accetti, come si sentirebbero? Cosa farebbero?Perciò credo che, come è successo a noi in passato, quando emigravamo, ad esempio in America, nella

speranza di trovare anche il più umile dei lavori, ugualmente queste persone, che scappano dalle loro città, dalle loro case, dalle loro vite, vogliano sopravvivere, vogliano andare avanti e farsi una nuova vita. Vivere con la guerra non è assolutamente facile, loro cercano solo un posto sereno e tranquillo. Trovo che il coraggio di queste persone sia veramente grande perché afrontare un viaggio in “barca” nelle condizioni pietose che trovano e sopravvivere non è facile.La prima accoglienza italiana a questi emigrati oggi non è un problema, il problema per i cittadiniè di integrare alla società irichiedenti di asilo.Purtroppo è ancoraforte nella società unsentimento di razzismo che fa credere a molti che, essendo queste persone di colore, neri, sono cattive persone, ladri e assassini. E' risaputo invece che siano persone come noi, e ritengo giusto aiutarli e dar loro sostegno.Devo dire però che anche a me infastidiscono alcune situazioni che ho visto accadere a causa di immigrati: capita ad esempio di trovarli radunati in gruppetti, fuori dalla stazione o in quartieri un po' isolati del centro, e vederli

commettere piccoli atti di vandalismo, o avere atteggiamenti di sfda con i passanti. Questi comportamenti mi fanno sentire a disagio e mi fanno pensare che non sia giusto che dopo aver ricevuto l'opportunità di risiedere nel nostro Paese, siano così irrispettosi. E come me, il 78% degli italiani pensa che lacriminalità sia cresciuta negli ultimi cinque anni a causa degli extracomunitari, ma i dati smentiscono questa credenza. Infatti,rispetto ad altri paesi europei, la criminalità in Italia è a livelli molto bassi e soprattutto in diminuzione, nonostante l'immigrazione sia in crescita.Gli stranieri sono circa il 9% della popolazione italiana, nelle carceri sono il 32%, ma la gran parte di stranieri detenuti, circa il 90%, sono irregolari. Questo signifca che è necessario investire nell'integrazione e nella regolarizzazione di queste persone, perché ciò avrebbe un benefcio sulla lotta alla criminalità.Ad ogni modo l'idea è che dovremmo aiutarli in quanto persone come noi. Magari fargli anche da “posto di passaggio”, cioè di non dare a tutti alloggio nella nostra penisola, ma di farli arrivare, dopo l'Italia, in altri paesi. Questo

non signifcherebbe “spostare” il problema, ma semplicemente di poter far conto su quell'Unione

Europea, come dovrebbe già essere. Gli extracomunitari credo, purtroppo, troveranno sempre problemi nei paesi in cui migrano, si può solo sperare che le condizioni nei loro paesi migliorino in modo danon dover obbligatoriamente lasciarela loro patria per crearsi un nuovo futuro.

Ludovica Modesto - Giulia Agnelli 4L

L’immigrazione

Page 8: Qualche domanda a Gennaro Esposito...La violenza mina gravemente oltre che la salute fsica, anche quella mentale (con forme di depressione, ansia, insonnia) e quella sessuale e riproduttiva

A SETTANTATRÉ ANNI DALLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ, QUELLO CHE RIMANE DEL CAMPO DI STERMINIO SONO I RESTI DELL'ORRORE DI UN LUOGO CHE PER ANNI HA VISTO PERSONE MORIRE, MA NONOSTANTE CIÒ ALCUNE PERSONE SONO SOPRAVVISSUTE E HANNO TESTIMONIATO L’ORRORE CHE HANNO VISSUTO. VI RIPORTIAMO ORA DUE PAGINE DI DIARIO DI UN UOMO TREVIGIANO CHE È SOPRAVVISSUTO AL CAMPO DI STERMINIO. HA SCRITTO QUESTO DIARIO PER FAR SAPERE LA CRUDELTÀ CHE HA SUBITO. Questa pagina di diario descrive il giorno di Natale del 1943.

La giornata più drammatica fu quella della vigilia di Natale del 1943: tornati esausti dal lavoro, come al solito l’attesa del pranzo, ma una sorpresa ci attendeva: il solitomestolo dirape, ladoppiarazione dipane conla margarina (serata grandiosa pensando “cosa ci sarà domani?”). E Natale, fu scambio di auguri con qualche ricordo dell’Italia: arriva mezzogiorno, ansiosi per il pranzo, nessun inizio,12.30, l’una,niente.Finalmente decisi, abbiamo chiesto alla guardia che ci sorvegliava fuori dalla camerata con un gesto della mano destra al fanco chiedendo del pranzo, ma lui, gentilmente, ci rispose con analogo gesto: “Ve l’hanno dato ieri”. Avevo 23 anni, chi 21, chi 25, tutti muti con gli occhi lucidi.

Per fortuna avevamo la scorta delle bucce di patata recuperate nei rifuti della stazione ecosì, piano piano, leabbiamo arrostite soprala stufa dariscaldamento, l’unicacosa che non ci facevano mancare,e così Natale passò. Però, l’ultimo dell’anno, lo stesso gioco, ma non ci lasciammo sorprendere. Nel 1944 sperando in un miglioramento, la solita vita: sveglia, lavoro, alla sera stanchi e con fatica si impugnava quel cucchiaio per consumare quel mestolo di rape e quel pezzetto di pane con la margarina.

Quest'altra pagina invece ritrae come veniva efettuata l’assistenza sanitaria.

Il medico del campo mi disse: “Stai tranquillo, sei nelle mie

mani!”. Il giorno appresso, mi fece un intervento alla pleura sinistra e, con una siringa, mi levò del liquido. Mi disse: “Abbi fede: l’unica medicina esistente

all’ospedale, assieme a quel mestolo di rape ogni sera.”. Passarono alcuni giorni e la febbre non cessava, il respiro sempre pesante, purtroppo subii un secondo intervento alla destra: la mia volontà di guarire era grande, ma purtroppo le mie forze erano esaurite. Solo il medico quando aveva 5 minuti liberi veniva a consolarmi dandomi tante energie, donandomi parole confortanti improntate di avere tanta fede e coraggio (ripeto l’unica medicina di cui eravamo inpossesso). Però la malinconia era grande: ogni mattina vedevo l’auto

funebre riempirsi di fratelli che davanti ai miei occhi con le labbra

quasi spente invocavano “Mamma, Mamma” per l’ultima volta,

senza sapere dove era la loro sepoltura.Questa era la nostra assistenza, solo il cuore di un ventenne poteva superare questi duri momenti di dolore. I giorni lentamente passavano e le mie condizioni, grazie al Signore, miglioravano, la febbre diminuiva e il medico mi diceva sempre con il suo sorriso: “Andiamo bene. Coraggio che Treviso ti aspetta!” Verso la fne di Aprile una bella notizia: la Croce Rossa Internazionale aveva promosso il rimpatrio per tutti gli internati ammalati.

Nonostante l’importanza della tragedia, quest’anno la giornata della memoria è passata inosservata rispetto l’anno scorso. Nell'Istituto è stato esposto un cartellone con la frase “Perché quel flo spinato non è ancora stato tagliato”. Ma non è stato, però, richiesto, quanto meno, di osservare un minuto di silenzio. A livello mediatico, la televisione haproposto solo alcune testimonianze. Quanto ci impiegherà questo ricordo a scomparire?

Federica Visentin - Lisa Tosatto 5G

COTTI A PUNTINO I.P.S.S.A.R.

Massimo Alberini diLANCENIGO DI

VILLORBA (TV) direttoda Luigi Di Sorbo

Dirigente scolastico:Edi Brisotto

Un ricordo che tende a svanire


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