Date post: | 31-Mar-2016 |
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Nella Scrittura, l’immaginario comu-
ne circa l’Egitto riconduce a una storia
di lacerazione e sofferenza che non
riesce mai a tramutarsi in proposta,
perché un popolo
schiavo non è più
popolo e non ha
progetti.
Egitto descrive
la condizione di
Israele quando
era “Non-mio-
popolo”: “chiama
tuo figlio Non-mio-
popolo, perché voi
non siete mio po-
polo e io non esi-
sto per voi” (Os
1,9). È una situa-
zione di morte,
che non ha in sé
alcuna possibilità.
Israele non pensa
neanche di potersi rivolgere al Signore
né che il Signore si ricordi di lui, al pun-
to che non ascolta neppure Mosè,
“perché erano all’estremo della soppor-
tazione per la dura schiavitù” (Es 6,9).
È una situazione di crisi, di frattura
irriducibile dal futuro e perciò di man-
canza di un futuro. Nessuno di essi è
più in grado di dire cosa sia il futuro,
dove si debba cercarlo e come lo si
possa raggiungere.
In condizioni normali gli uomini pro-
tendono a un futuro che è generato dal
loro stesso agire nel presente; la spiga
è già contenuta nel seme che il contadi-
no affida alla terra, “dorma o vegli, di
notte o di giorno, il seme germoglia e
cresce; come, egli stesso non lo sa” (Mc
4,27).
La crisi è momento diverso. E, nono-
stante i facili so-
ciologismi che la
vorrebbero sem-
pre gravida
d’opportunità,
bisogna ricono-
scere che non
sempre è così,
dato che una crisi
può anche con-
durre alla morte.
Essa diventa op-
portunità solo
perché il Signore
si ricorda del suo
popolo, pur se il
popolo si dimenti-
ca di Lui.
Il futuro dell’uomo non è il tempo,
ma Dio. E il “Dio futuro” non segue la
logica razional-materialista e non inse-
gna strategie. Dall’Egitto si esce non
per la forza delle nostre armi che ga-
rantiscono vittoria, ma perché è il Si-
gnore a chiamarci verso “un paese bello
e spazioso” (Es 3,8).
Della situazione di crisi, dei suoi
contenuti, delle cause e dei possibili
sbocchi, è molto facile che si parli se-
condo come gira l’interesse. Di fatto
sono in numero considerevolmente mi-
noritario quelli che sui media
l’affrontano come verità richiede.
Futuro: Fratture e Frattaglie S O M M A R I O :
Editoriale 1
Il mio grazie a
Padre Monti
2
Luigi M. Monti
e dintorni
3
Una preghiera
per…
4
Preghiere per
le vocazioni
4
Con Maria,
come Maria
5
Parole mon-
tiane
5
Glossolalie 6
Vita di Fami-
glia
7-8
Forse non
tutti sapevate
9
I Vostri mes-
saggi
10
Parole e fuoco 10
La Porta aper-
ta
11
Riconoscere
vocazioni
12
Tracce per
una lettera da
Saronno
13
Anno mariano
CFIC
14
La Giovinezza
dei vecchi
15
D A T A
Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti
Anno III n. 27 - LUGLIO 2014
SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437
e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0
presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
di Aurelio Mozzetta
L’Ed
itoriale
Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!
Segue a pag. 2
P A G I N A 2 qui ho posto il cuore
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
Futuro: Fratture e Frattaglie
Non sorprende più
assistere ad un uso fal-
so e falsato delle notizie
e neppure accorgersi
che a quanto proposto
da giornali e televisione
non manca mai lo sva-
rione, l'imprecisione, la
crassa manipolazione.
Siamo in tempi di
entertainment e per tut-
ti sembra essere
d’obbligo provocar ef-
fetto, generare rumore,
agganciare spettatori,
mantenere inchiodati,
fare show. Il resto sono
frattaglie… come la veri-
tà che finisce triturata e
fatta carne di maiale.
Non è neppure tanto
difficile darsene conto,
perché succede sempre
che quando una crisi
esplode, i falsi profeti
continuano a sbraitare
“dopo di noi il diluvio”,
mentre soltanto i veri
profeti sono impegnati a
costruire l’arca (Fabrice
Hadjadj).
Dire “dopo di noi”
oppure “senza di noi” il
diluvio, non cambia la
musica. Il minacciar
catastrofi è sport pra-
ticatissimo nel campo
dell’autoreferenzialità
e dell’inconsistenza
etica. Penso alla re-
cente battaglia eletto-
rale per le europee e
quel che sento in eco
sono urla, minacce,
parole volgari, accu-
se, ricatti… una inde-
cenza incivile!
È anche vero, pe-
rò, che le ombre si
fanno più evidenti
quanto più si intensi-
fica la luce. Michael
Jordan, il grande cam-
pione di basket, ha
affermato: “ho sba-
gliato novemila tiri
nella mia carriera. Ho
perso quasi 300 par-
tite. Per 26 volte han-
no affidato a me il
tiro che avrebbe fatto
vincere la partita e
l’ho mancato. Ho fal-
lito tante e tante e
tante volte nella mia
vita. Ed è per questo
che ho successo”.
Il buio e il contrasto
sono segni che derivano
dalla luce, sono prove
che la luce c’è, anzi che
ce n’è di più e che intat-
ta rimane la possibilità
di utilizzarla. In termini
biblici si direbbe: laddo-
ve abbonda il peccato
sovrabbonda la grazia
(Rm 5,20).
Se, dunque, le tene-
bre sono meno dense,
non è perché noi siamo
virtuosi o più bravi; al
contrario, è perché le
nostre luci sono più fio-
che, sfocate, quasi
spente.
Se invece la tenebra
è forte, impegnati a sco-
prire dove sta la luce.
Nel buio della crisi, la
luce è una sfida
all’intelligenza, un inve-
stimento in umanità,
una provocazione alla
tua fede in Dio.
Aurelio Mozzetta
>>> segue dalla
prima pagina
Il 13 maggio sono andata a fare la mammografia di
controllo che eseguo ogni 2 anni, il 19 maggio ven-
go richiamata. La paura che avessero trovato qualco-
sa mi tormentava, mi eseguono un ecografia e nota-
no una lesione di 5mm sospetta. Metto subito in
contatto il radiologo con il mio medico e la conclu-
sione è fare subito un agoaspirato e intervento.
Ho sentito il mondo crollarmi addosso, ho pensato:
“cosa dico a mia mamma”?, in tasca avevo un'imma-
gine di Padre Monti e ho pensato è il mese mariano
ho recitato un Ave a Maria. Il giorno 28 maggio sono
stata ricoverata e operata il 29, è andato tutto bene,
hanno asportato il nodulo sospetto e il linfonodo sentinella. Gli esami istologici
non hanno rilevato metastasi e il carcinoma di grado 1.
Io sono stata molto fortunata, perché la lesione si è vista dalla mammografia,
cosa rarissima, perché era molto piccolo. Io so che ho tante persone lassù che
mi proteggono il Signore, l'Immacolata, Padre Monti e il mio caro papà. Ora do-
vrò sottopormi alle terapie di prevenzione, ma sarò forte per me e per tutti
quelli che mi vogliono bene.
Un grazie anche a tutti voi della Congregazione che avete pregato per me.
P.
Il mio
Grazie a
Padre
Monti
Lassù in tanti mi proteggono
P A G I N A 3
La Tomba del Beato
Monti nella Cripta del
Santuario di Saronno
Quando dei Santi
s’incontrano, fos-
sero pure uomini
qualunque o re,
frati oppure papi,
succede sempre
qualcosa di buo-
no, nuovo, stre-
pitoso: è mate-
matico. Forse non
accadrà subito,
ma sicuramente
avverrà, e
qualcuno ne sarà
testimone.
Per i Montiani,
l'incontro fra il
Papa Pio IX e fra
Luigi da Milano -
venne chiamato
così il nostro
Monti - ci
persuade che nel
cammino contorto
e difficile di
questa Famiglia, la
presenza di Cristo
è viva e attiva. Da
quel momento
Luigi Monti si
accorge della
grande
responsabilità che
gli è stata affidata
e reagirà di
conseguenza.
qui ho posto il cuore
Luigi
Maria e
dintorni
Due santi s’incontrano: un nuovo Big Bang
Quando dei Santi s’incon-
trano, fossero pure uomini
qualunque o re, frati oppu-
re papi, succede sempre
qualcosa di buono, nuovo,
strepitoso: è matematico.
Forse non accadrà subito,
ma sicuramente avverrà, e
qualcuno ne sarà testimo-
ne.
Per i Montiani, l'incontro
fra il Papa Pio IX e fra Luigi
da Milano - venne chiamato
così il nostro Monti - ci
persuade che nel cammino
contorto e difficile di que-
sta Famiglia, la presenza di
Cristo è viva e attiva. Da
quel momento Luigi Monti
si accorge della grande
responsabilità che gli è
stata affidata e reagirà di
conseguenza.
Molte cose accomunano
questi due santi uomini,
così distanti per nascita e
formazione, ma soprattut-
to sottolineo il proponi-
mento del giovane sacer-
dote Mastai: Tutto il mio
operare in Dio e per Iddio.
Lo manterrà come sacerdo-
te, come vescovo, come
Papa. Nulla per se stesso,
ma solo nella volontà di
Dio. Uguale è lo stile e-
spresso da Luigi. Non farà
nulla per se stesso. Si con-
sidera solo uno strumento
nelle mani di Dio.
Simile e ardente è la loro
devozione a Maria Immaco-
lata. Uno proclamerà il
Dogma, l'altro ne indosse-
rà l'abito.
S’incontrarono per la pri-
ma volta il 21 Ottobre del
1858, in occasione della
visita e benedizione da
parte del Papa all'Ospedale
di Santo Spirito. Nella con-
fusione dei preparativi tutti
si dimenticarono di orga-
nizzare l'incontro, anche
con i nostri giovani frati
infermieri. Loro, forti d'ani-
mo, si presentarono co-
munque, in perfetto ordi-
ne, nell'atrio della Sala San
Carlo, dove prestavano
servizio. Il Papa appena li
vide esclamò: Oh, ecco i
miei Concettini! Oh, bravi!
Poi aggiunse: Figli! Dio vi
benedica! Vi dia la pace, la
concordia tra voi e la per-
severanza finale.
Il primo effetto di quelle
parole fu la rinnovata fidu-
cia in quello che stavano
facendo all'ospedale. Non
esisteva antidoto migliore
per scacciare le paure e
inseguire i loro sogni.
Un secondo effetto: l'im-
provviso mutarsi del giudi-
zio arcigno del Commen-
datore Narducci, il diretto-
re dell'ospedale all'epoca.
Questi che sin qui li aveva
maltratti e aveva fatto di
tutto per rendere difficile
la loro permanenza al San-
to Spirito, si accorse - final-
mente - che quei fraticelli
erano seguiti direttamente
dal Papa e si addolcì. Molti
aspri contrasti segneranno
i futuri incontri fra loro,
ma non con l'acredine
precedentemente dimo-
strata.
Pio IX in tutta la sua
vita aveva dimostrato
attenzione agli ammala-
ti, e questi frati rappre-
sentavano, simbolica-
mente, le sue mani nel-
la cura dei poveri infer-
mi, il suo amore a Cri-
sto ammalato. Li aiute-
rà sempre nei momenti
di bisogno. Donerà lo-
ro, allo stesso Luigi
Monti, anche parte di
un suo palazzo a Ro-
ma… ma non corriamo,
vedremo più avanti.
Molto spesso un breve
gesto, una parola buo-
na, un sorriso aiutano a
farci crescere l'autosti-
ma e portare avanti
progetti difficili e impe-
gnativi. Se questo stile
tocca Santi uomini, si
inizia un processo ato-
mico di bene. Esplosivo
e irreversibile, come nel
caso di Luigi e dei suoi
figli Concezionisti.
Non temere.
Marco
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 4
Una
preghiera
per...
qui ho posto il cuore
PER CHI NE HA BISOGNO: - per il piccolo Gabriele,
nato da non molte settima-
ne, e che già deve lottare con tutto se stesso contro la
malattia per affermare la propria vita. Noi tutti faccia-
mo grande tifo per lui.
PER I GIOVANI: - per Cosmin e Massimi-
liano che stanno lavorando a un sogno e ci credono dav-
vero! Possa il loro impegno
avere frutti in abbondanza.
- per Matteo, che lotta contro la malattia e contro
l’indifferenza di molti. Padre Monti gli faccia sentire che
non è solo e porti al fianco di lui le nostre voci e le pre-
ghiere.
PER CHI E’ IN ATTESA: - per coloro che si trova-
no di fronte a scelte difficili:
con l’aiuto di Padre Monti possano intraprendere la
giusta strada e riconoscere
in Dio la fonte di ogni bene;
cielo, Maria lo ha accompa-
gnato da Gesù”.
- Antonio, il papà di Mi-
chela. Una preghiera e un ricordo. La speranza cristia-
na dice: “non è la morte che verrà a cercarmi, è il buon
Dio”(santa Teresa di Lisieux).
Donaci mamme capaci di rallentare Preghiera
per le
vocazioni
Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: [email protected]
“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti
PER GLI AMMALATI: il beato
Monti interceda per loro: - per Ivan, il figlio di Giovan-
ni, colpito da una tromboflebi-
te.
- per tutte le persone cadu-
te nella tristezza e in difficoltà dopo aver scoperto una malat-
tia imprevista, senza preavviso e senza minimamente aspet-
tarselo – come G., Ma. e F.; che possano ritrovare serenità
e coraggio.
PER CHI SOFFRE: - prega molto per me e per
la mia famiglia: mamma e L.
sono stremate dopo sei mesi di avanti e dietro dall’ospedale,
dove papà è ricoverato.
PER I DEFUNTI: - Suor LINA MATTAREI,
delle Figlie dell’Immacolata
Concezione, deceduta a Roma
il 1 giugno, all’età di 73 anni.
- Antonio, il papà di Anna Maria, che scrive: “è andato in
Donaci, Signore, Sante mamme!
C’è tanto bisogno di mamme,
di quelle che mettono gli altri prima di sé e sanno accogliere la vita.
Donaci mamme capaci di donarsi ogni giorno per quelli che amano,
perché è in esse che si “impara” il senso della vita,
è lì che si “gusta” la gioia delle cose semplici
che diventano grandi e belle, perché fatte con amore.
Donaci mamme che riescano a non andare sempre di corsa,
ma che sappiano fermarsi
per ascoltare i propri figli, le loro pene, le conquiste e le sconfitte.
Quanto è bello il cuore di una madre,
che solo sa ridare fiducia, conforto, speranza!
E donaci madri, o Signore, che siano forti nella fede,
che leggano tutto quello che accade con lo stesso tuo sguardo,
attente, fiduciose, serene,
prime testimoni della fede per chi sta loro intorno.
PENELOPE PITTI
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P A G I N A 5
Quando parliamo della
spiritualità mariana, non
possiamo normalmente
metterla allo stesso livello
delle altre spiritualità cono-
sciute nella Chiesa:
spiritualità france-
scana, teresiana,
domenicana, ecc.
Se leggiamo Gala-
ti 4,1-7 ci rendiamo
conto del posto pri-
vilegiato della Donna
Maria nella grande
storia della salvezza.
Più in particolare,
ci rendiamo conto
dell’incredibile suo
ruolo nell'evento
straordinario e misterioso
dell’Incarnazione.
Questa donna diventa
madre di Dio.
Non per meriti suoi né
per sua diretta scelta, ma in
forza della personale ele-
zione operata dal Padre e
per la risposta che gioiosa-
mente (“magnifica l’anima
mia il Signore”) Lei dà.
Maria si propone come
l'unica partecipazione uma-
na a tale progetto divino.
La scelta che l’Altissimo
fa della sua persona, rende
la Vergine paradigma impe-
rituro ed universale, per
tutte le generazioni
dell’uomo; e per tutti i cre-
denti in Cristo.
Vivere la spiritualità
mariana alla fin fine vuole
dire esattamente questo:
considerare il posto, il si-
gnificato e la persona di
Maria, nell'unica spiritualità
cristiana, che ha Cristo co-
me centro.
Maria di Nazaret è,
dunque, al centro
senza essere il cen-
tro, che è Cristo.
Ecco perché la Ma-
donna è la prima
dei fedeli, come
insegna il Vaticano
II.
Ecco perché la spi-
ritualità mariana
non è una opzione
facoltativa per un
cristiano, ma un
dato di fede da vivere per
tutta la stessa vita della
fede.
Insomma, se veramente
vogliamo essere cristiani,
dobbiamo essere mariani,
perché Maria è parte inte-
grante della vita in Cristo.
P. Emmanuel Mvomo
Con
Maria,
come
Quando parliamo
della spiritualità
mariana, non
possiamo
normalmente
metterla allo
stesso livello
delle altre
spiritualità
conosciute nella
Chiesa:
spiritualità
francescana,
teresiana,
domenicana, ecc.
Più in particolare,
ci rendiamo conto
dell’incredibile
suo ruolo
nell'evento
straordinario e
misterioso
dell’Incarnazione.
qui ho posto il cuore
Oratorio serale Cercò con ogni studio di guadagnare altri giovinetti alla pietà e alla
frequenza dei Santi sacramenti e di rassodarli nella via della virtù.
Ma per aver più agio e comodità d'istruirli nei misteri della nostra
Santa Religione e nelle vite di Santi, pensò di formare nella propria
abitazione come un oratorio serale, dove, riuniti in buon numero, si
principiava con una lettura spirituale sul leggendario de' i Santi o
sulle opere di S. Alfonso M. de' Liguori. Dopo questa il Monti teneva
una conferenza in proposito della lettura fatta. Si esercitavano anche
nel canto fermo per le funzioni sacre, ed imparavano le canzoncine
dedicate alla Madonna. Recitavano quindi il S. Rosario e le orazioni
della sera, terminate le quali Luigi dava loro una massima spirituale
ed una giaculatoria da praticarsi il giorno seguente. Finalmente in
perfetto silenzio ognuno faceva ritorno alle propria casa.
(Beato LM Monti, Preludio, 1899, cap. I)
Le Parole
montiane
Andate a vedere perchè
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 6
Dalle
Comunità di
Padre Monti
nel mondo
qui ho posto il cuore
Tener la certeza que Dios nos ama,
tambien nos de la fuerzas para abrir las
puertas del corazon a una verdadera
conversion, en este tiempo de Amor para
poder morir poco a poco, a nosotros mismos
y dar paso a la Vida que es JESUS
RESUSCITADO!
HL
Un hombre enfermo se preparaba para
salir del consultorio del médico que le estaba
examinando y dijo: Doctor, me asusta la
muerte... ¡dígame que hay al otro lado! Muy
suavemente el doctor le dijo: No lo se. ¿Usted
no lo sabe? ¿Usted que es cristiano, no sabe
que hay del otro lado?... El doctor tomó la
perilla de la puerta. Del otro lado se sentían
como rasguños y gemidos y cuando se abrió
la puerta, un perro entró en el cuarto, saltó
sobre el médico y con gran alborozo le
lamía, lleno de contento. El médico aquel se
volvió hacia su paciente y dijo: ¿Vio Usted lo
que hizo mi perro? Él nunca había estado en
este cuarto antes. No sabía que había
adentro. Solo sabía que su dueño estaba allí,
y cuando se abrió la puerta, ¡saltó sin
ningún temor! Yo poco sé de lo que hay del otro lado de la muerte... pero desde luego si
sé una cosa importante: ¡Que mi Dueño estará allí, y eso me basta!
Quando Hna. Laura mi inviò questo raccontino, non immaginava che esso avrebbe po-
tuto interessarci tutti da vicino, con la morte improvvisa della nostra sorella, Suor LINA
Mattarei, il 1 giugno. Lina era nata il 27 gennaio 1941, sulle Alpi aspre e poderose della
Val di Rabbi, in Trentino. Nel rispondere alla chiamata di Dio aveva portato le sue tende
in Sardegna, in Argentina, in Filippine, a Roma. Chi scrive la ricorda con affetto, essendo
stati insieme pionieri e collaboratori delle opere montiane in Filippine (AM)
Mi querida Hna. Lina - El Dios de la vida y la muerte le fue oportuno llamarte ahora y
acepto con mucho dolor y fe Su voluntad. Nunca pensé que nos íbamos a despedir tan
pronto, ni tampoco que iba a estar a tu lado para cerrar tus ojos. Dejas detrás de ti
grandes proyectos que será difícil realizar sin ti, pero sé que a ahora en tu vida se
cumple lo que dice el Evangelio: “el grano de trigo cae en tierra y muere, pero da mucho
fruto” y no dudo que así será. Gracias! Por haber dado testimonio de la verdad del
Evangelio, por haber practicado siempre tu “Si al Señor”, un si pronunciado y nunca
retirado, ofuscado o contrariado, fue siempre si! Querida hermana, que el Padre Eterno,
Dios bueno y misericordioso te reciba en su seno para celebrar las Pascuas Eternas y te
otorgue el premio por tus buenas obras. Descansa en la paz de Dios. Amen.
Hna. Marta (Superiora generale)
Nuestra Hermana LINA Suor LINA Mattarei
è ascesa al cielo il 1
giugno.
Lina era nata il 27
gennaio 1941, sulle
Alpi aspre e podero-
se della Val di Rab-
bi, in Trentino. Nel
rispondere alla chia-
mata di Dio aveva
portato le sue tende
in Sardegna, in Ar-
gentina, in Filippine,
a Roma.
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 7
Primavera montiana Lo scorso 1 giugno si sono conclusi gli incontri mensili della PRIMAVERA MONTIANA
sui Salmi, con una Giornata presso la Badia di Dulzago (NO), con Eucaristia, Rappre-
sentazione scenico-musicale (Anna Maria Boeris, Maurizio Moltrasio, Luca Giudici) e
Catechesi sul Salmo 117. Non è mancato uno straordinario pranzo in comune presso
l’Antica Osteria San Giulio.
Così una partecipante riflette sulla giornata:
Nella piccola, antica badia di Dulzago, gremita di fedeli, affratellati dal
Salmo, il relatore, sapiente e facilitatore, spezza per tutti il pane di vita: parola
incarnata, eredita condivisa, donataci da Colui che oggi, un'altra volta, ascende al
cielo, chiedendoci il coraggio di continuare ad essere suoi testimoni ... In attesa
dello Spirito promesso, ci sostiene la bellezza, tra rosse colonne di mattone
e affreschi salvati nei secoli, la musica cantata da strumenti struggenti e la voce
narrante frammenti d'amore... Fuori dalla chiesina, la primavera, ricca di colo-
ri variegati (domina il verde, promessa di sicuri raccolti), il cielo, insperatamente
azzurro, l'acciottolato sentiero levigato da mille passi, sembrano ripetere con
noi: "Forte è il Tuo amore per noi: gabar, hesed, 'emet". (Osa)
qui ho posto il cuore
Anish è diacono Mercoledì 18 giugno, Fratel Anish,
della Comunità della Casa Generale, è
stato ordinato diacono dall’arci-
vescovo Joseph Peroomthottam. I no-
stri migliori auguri per un cammino
fecondo al sacerdozio, insieme alla
preghiera di tutti noi, famiglia di Pa-
dre Monti e comunità di QPC.
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 8
Vita di
famiglia
qui ho posto il cuore
Bonifacio a 150 anni dalla nascita A 150 anni dalla nascita (1864-2014), Mercoledì 25 giugno, si è svolta una
Preghiera sulla tomba, guidata da P. Aleandro Paritanti, presso la Chiesa
della Casa Generale. Invochiamo Fratel Bonifacio per i bisogni della nostra
Famiglia religiosa.
Nel contesto di SUBLIMAR, Primo Festival Internazionale di Letteratura Religio-
sa, a Milano, lo scorso 21 giugno è stato presentato il volume dell’Editrice
Monti, I COLORI DI DIO, sulla preghiera e le espressioni rituali delle diverse
religioni, con testi del Card. Carlo M. Martini e foto di Enrico Mascheroni. Re-
latori: don Antonio Mazzi, don Virginio Colmegna, P. Aurelio Mozzetta e lo
stesso fotografo Mascheroni.
Primo Festival di letteratura religiosa
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Amore unico rimedio
P A G I N A 9
… a spulciar
gli archivi e
rimescolar le
carte della
storia,
per sapere…
qui ho posto il cuore
Non più in là
d’una quindici-
na d'anni fa,
all'indomani del
crollo dell'impe-
ro sovietico, il
mio amico Ro-
man, un giova-
nottone cresciu-
to come pionie-
re tra le file de-
gli indottrinati
figli del regime,
mi elencava i
consigli che con
religiosa insi-
stenza gli ripe-
teva suo nonno,
manco a dirlo,
più di lui figlio
del partito.
Non più in là d’una quindicina d'anni fa,
all'indomani del crollo dell'impero sovietico,
il mio amico Roman, un giovanottone cre-
sciuto come pioniere tra le file degli indottri-
nati figli del regime, mi elencava i consigli
che con religiosa insistenza gli ripeteva suo
nonno, manco a dirlo, più di lui figlio del
partito.
Eccoli: Non fidarti di nessuno e nessuno ti
tradirà / Non fare a nessuno del bene e nes-
suno ti farà del male / Se non freghi tu, ti
fregano gli altri / Il lavoro non è un lupo:
lascialo stare, che tanto non scappa / Amia-
moci come fratelli, ma facciamo i conti come
gli ebrei / Ricordati che da noi solo i pigri
non rubano.
Sempre Roman mi riferiva la risposta di un
amico a cui aveva detto: "Vado a comprare
un giubbotto". "Se non ti beccano, comprane
uno anche per me!".
Questa mentalità - indegno sarebbe chia-
marla cultura! - quali frutti ha lasciato?
Il più ferito e distrutto dal periodo comuni-
sta è l'uomo stesso nel suo cuore in quanto,
ferendo il cuore, s’è immesso veleno nelle
realtà più divine dell'uomo, che sono le rela-
zioni interpersonali, la solidarietà, l'amore.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti
in un elenco impietoso: indifferenza, emargi-
nazione, sfruttamento, prepotenza, ingiusti-
zia, tradimento, miseria, solitudine, egoismo,
divisione, sofferenza... Si tratta di acido tos-
sico, di virus che ha inquinato le generazioni
e ha lasciato conseguenze disastrose.
A farne le spese sono sempre gli ultimi, che
si ritrovano soli e abbandonati a se stessi.
Vengo a casi concreti incontrati sia in Rus-
sia che in Ucraina, nel ventennio del mio mi-
nistero come salesiano sacerdote educatore.
Era un tipo svelto di mano Sasha. Tant'è che
una sera, mentre due ragazze casualmente
incontrate dormivano accanto a lui in un rifu-
gio di fortuna, sfilò il gruzzoletto dalla borsa
delle due: solo pochi spiccioli, buoni per un
paio di birre o mezza bottiglia di vodka. Sen-
za saperlo, o forse senza pensarci troppo,
Sasha segnò il proprio destino. L'hanno tro-
vato il giorno dopo, abbandonato come un
cane investito, le budella fuori, sul bordo
della strada. Dopo averlo acciuffato e costret-
to a confessare il furto, Tanja e Sonja l'aveva-
no ucciso con quello che avevano sotto ma-
no: una bottiglia di vetro rotta.
Può risultare di qualche interesse sapere
che gli orfanotrofi in Russia e Ucraina accol-
gono tantissimi bambini abbandonati (le sta-
tistiche variano di anno in anno e non sem-
pre sono attendibili), la maggior parte dei
quali non sono orfani, ma figli negletti dalle
rispettive famiglie. A Mosca, leggevo qualche
anno fa, diecimila bambini venivano abban-
donati dalla madre entro la prima ora di na-
scita. Bambini che prima di finire negli istituti
spesso fuggono di casa. Come Marina e Ma-
kim, che hanno visto il padre strangolare la
madre e nasconderne il corpo sul balcone; ed
hanno dovuto vivere nell'incubo per settima-
ne, con il padre che li minacciava di conti-
nuo: "Se aprite la bocca, vi faccio fare la stes-
sa fine di vostra madre!".
Purtroppo il mondo è pieno di chiacchiere.
C'è chi ha detto che la chiacchiera è la parola
di tutti, il disonore e la vergogna del linguag-
gio.
Troppi personaggi che detengono il potere
in ogni campo hanno bocca estremamente
larga, piena zeppa di parole. Vuote e danno-
se. Parole avide di potere, sabbiose di pro-
messe.
Le parole non servono, occorrono fatti. E
questi fatti ruotano attorno al verbo AMARE,
che significa dare, donare, donarsi, come
Gesù che si commuove nel più intimo
dell’altrui dolore, ascolta il grido dei poveri e
si mette in azione, diventando strumento di
Dio per la loro promozione.
L'amore è l'unico rimedio per combattere il
male dell'uomo e del mondo.
Un grande dei nostri giorni ha scritto che
anche il più piccolo gesto di bontà legittima
la speranza e, oggi più che mai, autorizza
l'attesa dei tempi migliori. E Madre Terersa,
la “santa per eccellenza della carita dei nostri
tempi” insegna che importante non è quanto
diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.
Beato chi spende la vita in piccoli gesti d'a-
more. Lì, su quel piccolo tuo seme quotidia-
no in boccio, l'albero glorioso della croce di
Cristo diffonde il suo profumo pasquale. Si
tratta allora di prendere sul serio il Vangelo e
fare di esso l’anima del proprio vivere ed
agire. Andare all’essenziale, come insegna
con coraggio profetico papa Francesco nella
Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium
(specie numeri 186-216): “è un messaggio
così chiaro - ci dice - perché complicare ciò
che è semplice? perché oscurare ciò che è
chiaro?”.
Don Rino Pistellato, salesiano
(missionario in Ucraina)
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 0
Email e
lettere dal
mondo
Lettere alla Redazione -RICORDO DI SUOR LINA
Sr Lina ci ha lasciato. Era
una grande figlia e disce-
pola di Padre Monti. In
comunità, ogni volta c’era
un motivo per cominciare
una novena al Beato e lei
lo invocava continuamen-
te. Si è aggravata in tre
giorni ed è partita alla
casa del Padre! Abbiamo
avuto la fortuna della visi-
ta canonica di Madre Mar-
ta, che era stata sua com-
pagna di missione in Filip-
pine; e Dio ha permesso
che fosse lei a chiudere
gli occhi spenti di Lina,
nella semplicità e
nell’abbandono totale dei
santi! Mi raccontava la
Madre che in un momento
della mattina, Lina aveva
guardato alla finestra co-
me se vedesse una bella
visione, perchè fece un
gesto d'ammirazione e
poi sorrise. Tutte noi ab-
biamo detto: HA VISTO
PADRE MONTI!
- Carissimo, grazie per il
fedele invio del giornale.
Sempre leggo con partico-
lare attenzione il tuo edi-
toriale. Pienamente
d’accordo con ciò che
scrivi e soprattutto…
sigh, davvero i profeti
sono destinati al mar-
tirio, sempre? Io spe-
ravo di cavarmela!
Scherzo. Tu prega che
sappia andare fino in
fondo, così come Dio
vorrà.
Solo poche parole
per sottolineare la fe-
dele discrezione e
l’impegno di p. Roy
nella cappellania
dell’ospedale di Sa-
ronno, come la ricono-
scono tanti ammalati.
Sono felice quando un
nostro Fratello è ben
apprezzato. Mi piace
anche rilevare il con-
tributo fedele ed im-
portante a QPC di
Marco Perfetti: Padre
Monti gli è proprio
entrato nelle vene e
nel cuore. fratel Ro-
lando
Bella la vostra iniziati-
va "Regala Cultura", il
“libro sospeso”... Gli
articoli del bollettino,
come sempre, sono
molto attraenti, si leg-
gono volentieri e fan-
no riflettere: sono un
"pasto e un pane", che
educano e che nutro-
no. Le storielle dei tre
setacci e del cavallo,
bellissime, molto educa-
tive, simili a quelle dei
Padri del Deserto! Gra-
zie. Mettiamo tutto co-
me offerta di lode nella
preghiera.
Un grazie particolare
per il giornale, che gra-
disco molto. Il Signore
sia la vostra forza. Sr.
Ana Marija
Invoco lo Spirito per te
e per la tua famiglia reli-
giosa! Alla sua Luce
possiamo percorrere
sempre e di nuovo le vie
del Signore!
Grazie per avermi invia-
to il giornale che tanto
ammiro. Grazie anche a
tutti coloro che parteci-
pano alla redazione del-
lo stesso. Ora chiedo
una preghiera per mio
figlio Ivan, in quanto sta
soffrendo tanto perché
colpito da tromboflebi-
te. Il Signore Dio vi be-
nedica e la Santa Trini-
tà vi illumini nel com-
piere il vostro ministe-
ro. Un caro saluto in
Gesù e Maria. Giovanni.
Scriveteci
a
I Vostri
mess@ggi
qui ho posto il cuore
Parole e
fuoco
Loro hanno ucciso ancora bambini.
Io lo so, vogliono silenzi.
E bambini, felici, gridano.
Loro non lo sopportano.
No ai giochi di bimbi!
Loro giocano solo alla guerra
Vogliono i silenzi dei morti
da mò.
… con l’impegno di parlare
bene e gettare semi di parola fecon-
di, capaci di donare
bellezza e vita; di far risor-
gere le parole per la relazione; e
anche di combattere la marea
di
grezza volgarità che vorreb-
be inondarci a unico beneficio di chi
cerca soldi e brama potere …
Da mò
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 1
Carissimo, come mi ha fatto pensare il
viaggio del Santo Padre in Terra Santa!
Per fortuna abbiamo potuto seguirlo am-
piamente (sempre, salvo i momenti degli
impegni comunitari e del lavoro) tramite
la televisione.
Credo che la parola-chiave sia stata DIA-
LOGO. Che cosa difficile… tutti ne parla-
no e nessuno sa farlo.
Il nostro caro Santo Padre cerca di sgre-
tolare i muri, che per tanto tempo si so-
no frapposti tra i popoli… penso che
anch’egli non
si faccia illusio-
ni per un rapi-
do cambio del-
le cose, ma
cerca di farlo.
La PACE - dice-
va in questi
giorni - è cosa
artigianale, si
fa con piccoli
gesti quotidia-
ni.
E, aggiungerei,
con pazienza e
con fatica.
Spesso, però, non la vogliamo questa
pace, nemmeno nella nostra piccola real-
tà quotidiana.
Quando ‘fissiamo’ l’altro dentro certi
schemi, certe etichette, certi pregiudizi…
come possiamo arrivare a vederlo con
occhi diversi?
Come possiamo dire che ci sia la volontà
di avviare un cammino di PACE?
Come fare allora per avviare un DIALO-
GO?
Mi venivano in mente i gesti di Papa Fran-
cesco, la sua umiltà, quel porsi davanti
all’altro in atteggiamento umile, servizie-
vole, se l’altro non sa fare un passo verso
di te… e pregare per lui o lei, e cercare di
non parlarne male.
Ha ragione, perché anche noi abbiamo
tante debolezze, tante cose da farci per-
donare.
Fare piccoli passi, anche quando sembra
che non ci sarà nessun risultato.
Talvolta è solo Dio che può toccare un
cuore e aprire gli occhi a chi ci vede sem-
pre in modo
negativo.
Sì, ho una re-
cente esperien-
za di questo,
ma come vorrei
diventare ARTI-
GIANA di PACE,
come auspica-
va il nostro ca-
ro Santo Padre!
Ecco, mi piace
fermarmi un
momento con
te a riflettere
su questo.
Forse questi pensieri ti saranno utili.
Ti chiedo una
preghiera grande
per me e per i
miei cari genitori,
sempre più an-
ziani.
Unita a te nella
preghiera,
Suor Maria
qui ho posto il cuore
Dialogo e Pace, un difficile
lavoro artigianale come mi ha
fatto pensare
il viaggio del
Santo Padre
in Terra San-
ta!
Per fortuna
abbiamo po-
tuto seguirlo
ampiamente
tramite la
televisione.
Credo che la
parola-chiave
sia stata DIA-
LOGO. Che
cosa diffici-
le… tutti ne
parlano e
nessuno sa
farlo.
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 2 qui ho posto il cuore
La mia vocazione
ha inizio alle
scuole superiori.
Ho fatto il liceo
scientifico e ne
vado fiero.
Tra una lezione
di storia e una di
filosofia mi sono
chiesto cosa
dovessi fare
della mia vita:
ero all’ultimo
anno ed una
scelta era
necessaria.
Rubrica a cura dei
Cercatori di Dio
Nel breve tempo di un anno La mia vocazione ha inizio alle scuole superiori. Ho fatto il liceo scientifico e ne
vado fiero. Tra una lezione di storia e una di filosofia mi sono chiesto cosa dovessi
fare della mia vita: ero all’ultimo anno ed una scelta era necessaria.
Sono figlio unico. I mei genitori hanno sempre straveduto per me e per il mio futu-
ro. Hanno voluto che studiassi solfeggio e pianoforte: oltre che nelle scuole ordinarie
ho studiato per anni anche al conservatorio. La musica mi è sempre piaciuta molto.
Passavo molte più ore davanti ai tasti del pianoforte che ai testi delle lezioni. Nono-
stante il poco impegno negli studi, riuscivo bene ed in classe tutti chiedevano il mio
aiuto. Volentieri davo una mano ai compagni in difficoltà… altrettanto volentieri scap-
pavo a casa dopo le lezioni per mettermi a suonare.
Il parroco sapeva del mio talento musicale e mi coinvolse per accompagnare
all’organo due messe della domenica. Mi ha sempre fatto piacere mettere a servizio le
mie capacità per un qualcosa di buono; mai però ho chiesto e voluto di più.
Finite le superiori mi sono iscritto in filosofia alla Statale. Volevo diventare profes-
sore delle Superiori, come il mio docente, che tanto mi aveva dato negli anni con il
corso di storia e filosofia al liceo.
I compagni d’università avevano le provenienze più varie, alcuni erano poco racco-
mandabili per le idee estremiste che proclamavano con striscioni, proteste e dibattiti;
con altri divenni amico e qualcuno di essi mi confidò che ogni giovedì andava al Semi-
nario Maggiore, dove c’erano incontri di preghiera tenuti da giovani preti e seminari-
sti.
Fu tempo breve: un anno. Un anno di filosofia alla Statale, un anno d’incontri di
preghiera in Seminario, un anno per finire il Conservatorio. Tutto si compresse in una
miscela esplosiva di un solo anno. La mia vita è cambiata. Chiesi di entrare in Semina-
rio. Forse quella poteva essere la strada buona…
Frequentai da esterno per diversi mesi, poi ci fu l’ammissione.
La vita di Seminario era quella che cercavo. Dal pianoforte passai all’organo e ben
presto i suèperiori mi inserirono nella turnazione dell’organo in cattedrale.
Ero felice. Avevo bisogno di quell’ambiente per fiorire come uomo e come persona.
E sono cresciuto. Veramente. Accanto alle scoperte è cresciuta la maturità e la cono-
scenza di me stesso. Accanto alla donazione del mio tempo, si sono moltiplicate le
mie iniziative e servizio agli altri.
Per i miei genitori fu un duro colpo. In me, figlio unico, c’erano tutte le loro aspet-
tative di una vita normale, convenzionale. Avrebbero voluto sentirsi chiamati nonno e
nonna… e questo non è avvenuto. Non avverrà mai.
I miei genitori hanno sempre avuto una fede grande. Anch’io, senza il loro esem-
pio, non sarei cresciuto nè diventato quello che sono ora. Indirettamente devo anche a
loro un grandissimo grazie per avermi permesso di conoscere la mia vocazione!
Adesso essi sono felici: quando facciamo la Missione Popolare, c’è sempre qualcu-
no pronto ad andare ospite da loro e loro sono sempre pronti ad accogliere qualcuno.
Questo mi fa felice.
I miei genitori mi hanno lasciato libero di scegliere anche a costo di grandi soffe-
renze.
Con la mia scelta sacerdotale, la nostra intimità si è ampiamente dilatata. Ora ci
comprendiamo meglio e molto più di prima.
Riconoscere
Vocazioni
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 3 qui ho posto il cuore
Ora ti chiedo: cosa è un VOTO? Che significato ha un voto fatto a Dio, tramite una me-
diazione umana? Cosa posso dire agli altri se mi chiedono ragione della mia fede? Alle
volte dubito, non è che tutti i giorni la scelta di fede mi sia chiara, ma tutti i giorni cerco
di rivendicarne l'autenticità, per farmi forza di fronte all'ignoto. All'ignota "obbedienza"
ad un sussurro: Ascolta, Israele!...
BDD
Cara B. Cosa è un voto? Non chiedermi definizioni canoniche, perché ti risponderei di
andartele a leggere. Ci provo in altro modo:
- il voto è l’ECCOMI. E basta. Senza altri fronzoli. L’eccomi di Samuele: ti ascolto; di
Isaia: manda me; di Maria: fai di me quello che vuoi. Cosa di più?
- il voto è: CONTA SU DI ME. Anche se sono più piccolo di una pulce, tu, Dio, puoi con-
tare su di me. Ho capito che sei stato proprio TU che per primo hai voluto contare su
me; ora te lo dico anch’io e te lo garantisco, come posso.
- il voto è: PERCHÉ TI AMO. Non ci sono altri motivi che tu: non i poveri né i malati né
la conversione dei peccatori, ma solo “tu per me” e “io per te”.
- il voto è: PERCHÉ TU ME LO HAI CHIESTO. Non me lo sono inventato io e non è perché
mi piace o perché mi riempie il cuoricino, ma solo perché tu me lo chiedi; mi chiami ed
io mi fido di te.
Forse è tutto qui. E poi c’è il COME.
In forza della Legge dell’Incarnazione, il voto non è un semplice rapporto privato né
può giungere a Dio solo attraverso la mia spiritualità, santità, intelligenza, desiderio,
interesse… esso passa necessariamente per gli altri, è impegno a salvarci tutti e insie-
me. Gli altri è CHIESA: solo nella Chiesa, Corpo di Cristo e Comunità dei salvati, ha sen-
so parlare di voto.
Chi lo fa da sé, personalmente, intimamente, escludendo gli altri anche senza inten-
zioni cattive, fa una promessa, un buon proposito, un fioretto; non fa un voto. Cioè non
mette in atto la dinamica dell’Incarnazione e della salvezza, fa solo un esercizio, simpa-
tico e interessante, di qualcosa di buono e necessariamente temporaneo.
Il voto si può fare soltanto nelle mani di un altro/a che mi garantisce la presenza della
Chiesa, cioè di Cristo-corpo, guidato dalla legge fondamentale dell’Incarnazione, e-
spresso dalla Parola e dal Sacramento, mirante alla Salvezza universale, attuato con e
nell’amore-Carità.
A chi ti chiede ragione della fede, devi dire la tua vita, non parole più o meno belle. E
la vita si dice vivendo il proprio essere, ogni giorno con naturalezza, senza farsi portare
da desideri vari: apparire, spiegare meglio, dare buon esempio, far vedere, voler a forza
salvare qualcuno…
Sappi che, lungo la strada, ci sarà sem-
pre qualche punto interrogativo che sor-
gerà. Anche sulle tue scelte, sulla tua
vita e sul tuo voto. Non lasciar dormire i
leoni dentro te. Se è vero che il tempo
passa ed è prezioso, quello che lasci
passare non torna più e, passando, non
ti porta da nessuna parte. Sei tu che devi
“portare” il tempo. Che il tempo porti noi
è cosa naturale: basta essere vivi e, pur
se non facciamo niente, il tempo che
passa ci cambia, ci imbianca, ci invecchia
e ci fa morire. Portarlo e viverlo intensa-
mente è tutt’altra cosa. È prenderlo in
mano e dirgli: ora andiamo dove voglio
io!
Tracce per
una lettera
da Saronno
CHI SCRIVE A CHI
Eccomi. Conta su di me.
Ora ti chiedo: cosa è
un VOTO? Che si-
gnificato ha un voto
fatto a Dio, tramite
una mediazione u-
mana? Cosa posso
dire agli altri se mi
chiedono ragione
della mia fede? Alle
volte dubito, non è
che tutti i giorni la
scelta di fede mi sia
chiara, ma tutti i
giorni cerco di ri-
vendicarne l'autenti-
cità, per farmi forza
di fronte all'ignoto.
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 4 qui ho posto il cuore
Cari Fratelli,
il nostro pellegri-
naggio a Lourdes
non è semplice-
mente una trasfer-
ta, un atto di con-
suetudine, una
passeggiata tra
amici. Avviene in
uno straordinario
momento della
nostra storia.
Passaggio a Lourdes Cari Fratelli, il nostro pellegrinaggio
a Lourdes non è semplicemente una
trasferta, un atto di consuetudine, una
passeggiata tra amici. Avviene in uno
straordinario momento della nostra sto-
ria.
Guardiamo al cammino della nostra
comunità di vita fraterna in questi 150
anni: alla sua preistoria con le ferventi e
talvolta drammatiche vicende giovanili di
Luigi Monti; al suo sorgere tra i letti
dell’antico ospedale romano di Santo
Spirito; al suo accidentato sviluppo ini-
ziale all’ombra del Cupolone michelan-
giolesco, tra slanci e incomprensioni,
fino al riconoscimento dell’autorità cari-
smatica del Fondatore. Senza, tuttavia,
che egli potesse mai vedere “il compi-
mento” della sua opera, poiché così ci
insegna la fede cristiana. (…)
Il pellegrinaggio rappresenta la figu-
ra più espressiva del nostro camminare
lungo la temporalità alla ricerca di un
senso della storia. Andare a Lourdes è
un percorso a ritroso per risalire alle no-
stre sorgenti. È anche un punto di svolta
per nuove partenze. Da notare la conco-
mitanza tra le apparizioni mariane di
Lourdes e l’arrivo a Roma di Luigi Monti,
nel 1858, per fare i primi passi della
Congregazione. L’Immacolata rappresen-
ta il modello spirituale per ispirare un
itinerario di liberazione.
Luigi Monti, nella sua spontanea a-
zione missionaria nel mondo, non certo
intellettualistica, manifestò un evidente
rifiuto d’una visione individualistica della
spiritualità. Al punto di raccogliere attor-
no a sé gli amici della “Compagnia” per
un programma di vita comunitaria. Non è
marginale che lo spazio in cui si svolge
la sua azione è prevalentemente la casa,
spazio tradizionalmente legato
all’intimità, che a questo punto non è più
solamente privato. Diventato comunita-
rio e perfino cultuale la casa è luogo
sovversivo dove si svolge la vita dei cre-
denti. La conferma ci viene dalla violenta
reazione delle istituzioni - la polizia,
l’autorità parrocchiale - nei confronti di
Luigi e dei suoi amici. Ci auguriamo che
la prossima disponibilità della casa nata-
le del Fondatore in Bovisio, per la nostra
Congregazione divenga un segno, affin-
ché anche da lì possiamo ispirarci al Bea-
to per sostenere il “lungo e sofferto itine-
rario spirituale e insieme il faticoso a-
vanzare di un’idea nuova e originale nel
dedalo dei problemi posti dalla situazio-
ne civile ed ecclesiale del suo tem-
po” (Carlo M. Martini su Luigi Monti). (…)
Ritengo di poter dire che la Congre-
gazione ha un “magazzino” ben forni-
to e che le diverse culture potranno posi-
tivamente contaminarsi per affrontare le
sfide del tempo presente. In molti popoli
il senso religioso è vivo e intenso. Essi
avranno un ruolo importante nella nuova
evangelizzazione. Ne potremo tutti bene-
ficiare. Non mi sottraggo, tuttavia, dal
richiamare i nuovi religiosi montiani
dal tenersi lontani dagli “ismi” che mi-
nacciano le loro culture e generano pro-
blemi anche nelle nostre comunità di vita
fraterna: fondamentalismo, tribalismo,
spiritualismo, formalismo, clericalismo...
Papa Francesco ha inviato ai cristiani
della Chiesa cattolica un’esortazione co-
raggiosa denominata Evangelii Gau-
dium: in essa - tranne un accenno en
passant che per la verità non ci fa onore
(n. 100) - non dice nulla della vita religio-
sa in senso stretto. Eppure, in concomi-
tanza, ha lanciato un’iniziativa di grande
portata che manifesta la sua vera sensi-
bilità di Pastore. Mi riferisco all’indizione
dell’Anno della Vita consacrata, che
inizierà il 30 novembre 2014 (prima do-
menica d’Avvento) e terminerà il 2 feb-
braio 2016 (Giornata mondiale della vita
consacrata). Francesco conosce bene
valori e difficoltà di questa componente
della Chiesa. Sa che, pur nella crisi che
attraversa, essa rimane un’esperienza
vitale per la missione del Vangelo nella
storia.
Cari Fratelli, nell’inviare il programma
dell’evento di Lourdes desidero chiedere
a ciascuno di sintonizzarsi su questo
“canale” di comunicazione spirituale:
evitiamo che il messaggio si perda tra i
rumori che disturbano la nostra attenzio-
ne. Le comunità si uniscano anche a
distanza; i Fratelli in autorità promuo-
vano incontri di preghiera nei giorni del
pellegrinaggio. Ciascuno si disponga
come se dovesse iniziare un nuovo cam-
mino: alleggerisca il fardello per cammi-
nare spedito, abbandoni le reti per dare
subito risposta ad una seconda chiamata,
anticipi le scelte di coloro che dovranno
prendere decisioni. “Quello che Egli vi
dirà, fatelo!”. Ci aprano la strada gli am-
malati e i ragazzi più bisognosi, che a-
vremo sempre tra noi.
Lourdes, 24 maggio 2014
Vostro, fr. Ruggero
Anno
Mariano
2013-2014
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 5 qui ho posto il cuore
Sabbia Una caletta piccola, ma accogliente: arrivano onde più o meno intense e lambi-
scono la sabbia fino quasi a farla scomparire durante l’alta marea;
l’accarezzano all’ora della bassa.
Io sono quell’insieme di minuscoli sassolini; frammenti di roccia sbriciolatasi
negli anni sotto l’azione del vento o delle tempeste: valgo poco, ma posso es-
sere rifugio temporaneo, per zattere in cerca di un porticciolo.
Sono terra inconsistente: brucio, se il sole m’incendia o posso essere umida,
salata da lacrime non trattenute e condivise.
Solo i bimbi possono illudersi di usarmi per costruire il più bel castello senza
fondamenta.
Talvolta il luccichio di frammenti di bottiglia sembra parte di un tesoro antico,
ormai senza valuta.
Gusci di conchiglie tintinnano come nacchere, scaraventati da una tempesta
improvvisa ; non mancano rifiuti di materiali non biodegradabili.
Eppure...
Terra, fango, deserto che può fiorire, sabbia o spiaggia: in tutte le tue forme
sei stata usata da Colui che tutto può in un miracolo vivente.
Canto col poeta non divino, ma pur sempre artista: ”Ti voglio cullare, cullare,
posandoti sull’onda del mare, legata d un granello di sabbia...”
E lasciandomi guidare dal Creatore, mi lascio plasmare e mi offro col Suo aiu-
to, come sabbia povera, ma fertilizzata dall’Oceano, facendomi carezza.
Solo se la Tua mano mi guida: naufraga salvata, per naufraghi in cerca di Te:
spiaggetta nascosta, ma rifugio provvidenziale per gustare la pace e ritrovare le
forze necessarie.
E poi riprendere a navigare, insieme, lasciandoci trasportare verso l’unico Por-
to sicuro.
SIL
La
Giovinezza
dei vecchi
Una caletta
piccola, ma
accogliente:
arrivano onde
più o meno
intense e
lambiscono la
sabbia fino
quasi a farla
scomparire
durante l’alta
marea;
l’accarezzano
all’ora della
bassa.
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
P A G I N A 1 6 qui ho posto il cuore
Giocando con Dio Mi è stato chiesto di scrivere qual-
cosa per QPC, suggerendomi un titolo
impegnativo e imbarazzante:
“Giocando con Dio”. Scherzi? dicevano i
miei nonni. Scherza coi fanti e lascia
stare i Santi e, rievocando i passi dal
libro dei Proverbi, mi ripetevano: Il Si-
gnore mi ha creato all'inizio della sua
attività, prima di ogni sua opera.
Quando non esistevano gli abissi, io fui
generata, quando fissava i cieli, io ero
là, quando disponeva le fondamenta
della terra, io ero con lui come archi-
tetto ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi sul globo terrestre, po-
nendo le mie delizie tra i figli dell'uo-
mo.
Ho ripensato alla bellezza di quel
passo, l’ho ripreso, letto e riletto. Con
l'aiuto del commento di Ravasi ho sco-
perto, dopo decenni di catechismo, di
sante Messe, di confessioni e comunio-
ni, che:
a) la sapienza è la prima cosa crea-
ta e in-creata, perché era già nella
mente di Dio;
b) la sapienza è l'architetto di Dio
che costruisce la cattedrale dell'essere,
nella quale l'uomo s’aggira come pelle-
grino stupito;
c) la creazione, di cui noi conoscia-
mo una piccolissima parte, è un mera-
viglioso gioco di Dio, in cui la sapienza
diventa progetto attuato, che com-
prende il divino e l’umano.
Dio, creandoci, ha voluto giocare.
Questo stesso gioco (diciamo il genio)
lo ammiriamo nelle opere d'arte, dalla
pittura di Michelangelo alla poesia di
Dante. E la creazione dell'uomo,
dell’unico essere in possesso di una
particella di Sapienza, non poteva non
avvenire, così da dimostrare l'onnipre-
senza e l'imprescindibilità del Creato-
re.
È questa la risposta che aspettavo
da anni?, da quando sono entrato in
crisi, osservando e criticando quel che
accade nel mondo (guerre, olocausti,
genocidi) e nello strapotente apparato
politico? Giocando mi chiedevo
(Sant'Agostino e i Padri mi perdonino):
“O mio Dio, ci sei? Dove sei? Come sei?”
Forse sono domande scontate e la
risposta che viene da dentro non può
essere che questa: sì, Dio c’è ed è uno;
ma… è lo stesso Dio dei mussulmani,
degli ebrei, di quelli dello Zambia? E
qui, altro interrogativo: quelli che non
hanno sante messe, comunioni, con-
fessioni, ecc., si salvano dall’inferno?
Perché il Signore nulla ci dice a propo-
sito?
E allora è proprio questo che costi-
tuisce la fede, credere, credere e cre-
dere, poiché è impossibile penetrare il
mistero del Creatore. La fede, però, è
del tutto cieca o possiamo carpire
qualcosa che la sostenga, che la certifi-
chi? Sì, mi rispondo: è la coscienza che
è in noi.
Come si fa a non credere? Gli atei
come giustificano quel qualcosa che
consente loro di ragionare, di gioire, di
immaginare, di credere nelle cose, pur
senza arrivare a conoscere come real-
mente siano? Lo stesso accade con il
mistero di Dio. La ragione riesce a ca-
pire che non è possibile la conoscenza
profonda delle cose e che quella di Dio
è ancor più inaccessibile.
Atei e non-credenti pensano che
tutto sia materia in evoluzione, nata da
un’infima parte di roccia che il big-
bang sprigionò nell’universo e poi
l’evoluzione ha fatto il resto. Sì - dico
io - ma quell’infima “nano-sostanza
invisibile” che cosa è? Chi è? Non è es-
sa lo spirito del Creatore che
l’evoluzione ha condotto dai manufatti
degli ominidi all’arte, alla scienza, alla
musica, al pensiero, alla molteplicità
dei mondi? Quando noi siamo tristi o
allegri, ridiamo o piangiamo, sentiamo
un dolore o un piacere che vanno al di
là del corpo… noi sentiamo che questo
è spirito e non può essere confinato
alla materia.
La certezza è che Dio esiste: è Pa-
dre che ci ha creati, che ci guida lungo
i sentieri della vita, al di là degli appa-
rati edificati dall’uomo, al di sopra di
ciò che tocchiamo.
Viva e rassicurante è l’invocazione
di Charles de Foucauld: Padre mi ab-
bandono a Te, fa’ di me ciò che ti pia-
ce. Qualsiasi cosa tu faccia di me, Ti
ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto
tutto, purché la tua volontà si compia
in me e in tutte le tue creature: non
desidero nient’altro, mio Dio, perché ti
amo.
Giocando
con Dio
Le domande che
sempre ci facciamo
ed alle quali non
troviamo risposta
A N N O I I I , N U M E R O 2 7 – L U G L I O 2 0 1 4
Di Raffaele Greco
Nel Cuore della Carità Montiana
QUI HO POSTO IL CUORE
Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione
Hanno collaborato per questo numero:
Aurelio Mozzetta, Penelope Pitti, Marco Perfetti, P. Emanuel Mvomo, Hna Lau-
ra, Hna Marta, Osa, P., Fratel Rolando, Giovanni, don Rino Pistellato, SIL, Suor
Maria, BDD, I cercatori di Dio, Fratel Ruggero, Raffaele Greco, Raffaele Mugio-
ne.
Direzione: Via San Giacomo, 5
21047 – Saronno (VA) : 02 96 702 105 : 02 96 703 437 e-mail:
sito web: www.padremonti.org
(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è
realizzato da volontari)
Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno
Orario delle Celebrazioni del Santuario
GIORNI FERIALI
6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)
9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
TUTTI I GIOVEDI’
18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.30 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO
P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio
P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong
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