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R  · 2019. 4. 5. · R 07 APRILE- 04 attualità E Bruno Bartolo, un'abitazione a Bovalino vici-no...

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Page 1: R  · 2019. 4. 5. · R 07 APRILE- 04 attualità E Bruno Bartolo, un'abitazione a Bovalino vici-no alle figlie, sposate, ha scelto: rimane dove è sempre stato e si mette al servizio
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www.larivieraonline.com R07 APRILE - 03 vetrina

Il sidernese Francesco Lubieri è CampioneNazionale dell’Associazione Barmen

Terminata l’installazione della coperturadei campi del tennis club di Siderno

Mozambicoflagellato da unciclone, parte insoccorso unchirurgo diArdore

Il sidernese Francesco Lubieri è stato incoro-nato Campione Nazionale 2019dell’Associazione Barmen ItalianiProfessional. I giudici della competizione,che ogni anno incorona le professionalità delfood"beverage sulla base di un cocktail di

invenzione dei partecipanti, sono infattirimasti estasiati dall’accostamento di saporitipicamente calabresi che Lubieri ha prodottoper loro e che lo ha portato a presentare undrink al sapore di liquore di gelsomino

La 5ªC dell’Oliveti vince una sfida all’ultimo libro

Caffo trionfa a Berlino come Migliore Distilleria Italiana 2019

“Penso che la formazione culturale promossa dalliceo classico sia completa ed efficace e credo chedebba essere esportata in tutto il mondo”.Un'opinione molto chiara, parole pronunciate conla determinazione che è il suo carattere distintivo.Antonio Panetta, il diciottenne di Locri che sogna didiventare archeologo, ha già realizzato un sogno.Questo ragazzo dalle mille risorse ha scritto, mesi fa,alla segreteria del programma di Rai 3 “Per unpugno di libri”, lo storico programma sulla lettura eper la lettura condotto da Piero Dorfles e GeppiCucciari, chiedendo di poter partecipare allatrasmissione con la sua classe, la VC del LiceoClassico “Ivo Oliveti” di Locri. Di lì a poco la suadocente di italiano,la professoressaLucia Licciardello,è stata contattatadagli organizzatoridel programmaper chiedere se lascuola avrebbesostenuto quel pic-colo sogno.Naturalmente larisposta è stata unsì entusiastico,anche perché il Dirigente Scolastico, GiovannaMaria Autelitano, è una vera fautrice dell'edu-cazione linguistica e letteraria dei suoi alunni.Così è iniziata l'avventura della VC e della sua inseg-nante di italiano, un'avventura fatta di giornate fati-cose perché, per superare i quiz del programma, ènecessaria sia una buona cultura generale sia unapprofondimento minuzioso su un testo in partico-lare, che viene comunicato venti giorni prima dellagara. È stata una gara piena di colpi di scena, magiocata con grande correttezza, quella tra gli studen-ti di Locri e i loro sfidanti della VA del Liceo“Giacomo Leopardi” di Recanati, che hanno tenu-to testa, con altrettanta competenza, ai nostriragazzi.La trasmissione della competizione fra i ragazzi èandata in onda sabato 30 marzo alle 18:00 e, persuperare le diverse prove previste dalla compe-tizione letteraria, gli alunni delle due classi si sonodovuti preparare su oltre trecento opere tra le piùcelebri, tra quelle italiane e straniere, che abbraccia-vano diversi secoli di storia culturale; oltre a ciò, sisono dovuti specializzare sul romanzo “Cuore di

Tenebra” di Joseph Conrad, sul quale verteva lapuntata e anche due tra le prove più difficili delgioco.Da questo grande lavoro è nata una sfida moltobella e ben condotta da entrambe le squadre i cuiportavoce, dopo la vittoria della squadra di Locri,hanno dato prova di ottimo spirito sportivo, strin-gendosi calorosamente la mano.Ed è questa l’immagine più bella che riportiamo daquesta gara di giovani promesse: la lealtà, la deter-minazione e il rispetto di cui hanno saputo dareprova.I ragazzi sono stati ben preparati e l’hannodimostrato, ma hanno anche dato prova di saper

lavorare egregiamente insieme, nel pieno rispettoreciproco.Certamente questa, in un’Italia divisa da particolar-ismi, odi e razzismo, è la lezione più bella che i nos-tri giovani ci hanno saputo dare.E così, oltre che con Antonio, che ha avuto lageniale intuizione di iscrivere la sua classe al pro-gramma, vogliamo complimentarci con tutti glisplendidi ragazzi che hanno dimostrato di essere piùgrandi di noi:Giuseppe Riccio, che ha preso parte a “per chisuona la campanella”; Anna Ursino, DaphneRiggio, Natalina Lavorata, Sofia Bova (e natural-mente Antonio) per la difficile manche “fuori gliautori”; Alessia Cavallo, Enrica Caminiti, AlessiaCoffa, Vincenzo Barbaro, Francesco Carnovale,Marika Di Marte, Ilenia Femia, FrancescoGiannitti, Fabiana Leporini, Emma Marrapodi,Maria Luisa Mazzaferro, Giusy Minnici, GiuseppeGiovinazzo, Ilenia Romeo, Ilaria Sgambetterra,Pietro Spadaro, Samantha Valenti, il folto gruppoche ha lavorato su “trame e personaggi”.

Nella sesta edizione dell’Annual Berlin International SpiritsCompetition la Distilleria F.lli Caffo S.r.l. si è aggiudicata il premiocome Miglior Distilleria Italiana 2019. La giuria di esperti del settorespirits è stata chiamata a valutare oltre 300 specialità provenienti da 19paesi di tutto il mondo e ha assegnato ulteriori prestigiosi premi ailiquori Caffo: dalla Medaglia d’Oro per il Limoncino dell’Isola, alleMedaglie d’Argento per il “Liquorice” e l’Heritage Brandy Riserva del1970, sino alla Medaglia di Bronzo per la grappa “Sgnape dalFogolar”.Gli organizzatori della manifestazione hanno ricordato, nella lorodichiarazione finale e nel messaggio di congratulazioni inviato allaDistilleria Caffo, che gli stessi giurati si sono trovati a scegliere i vinci-tori tra liquori e distillati di pregio, ritenendo altissima la qualitàdimostrata dai prodotti Caffo. Questi premi a livello internazionaleconfermano il valore delle antiche ricette frutto di anni e anni diricerche e rielaborazioni. Volutamente il Gruppo Caffo non ha presen-

tato in concorso i suoi marchi più conosciuti come Vecchio Amaro delCapo o Borsci S. Marzano, prodotti che hanno già ricevuto numerosiriconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Caffo ha scommes-so su prodotti meno conosciuti ottenendo un risultato eccezionale.“Questi riconoscimenti rappresentano per noi una grande soddis-fazione e una conferma dell’impegno costante nella ricerca di prodot-ti di alta qualità e in grado di soddisfare anche i palati più esigenti” –afferma Nuccio Caffo, Amministratore Delegato dell’azienda – “Ilpremio come Miglior Distilleria italiana è indubbiamente motivo diorgoglio, ma anche una grande responsabilità perché ci rende porta-tori del gusto italiano nel mondo. Gli attestati della giuria berlinesesono un ulteriore stimolo a continuare sul percorso intrapreso eguardiamo con fiducia il futuro nella convinzione che continueremo astupire il nostro pubblico con novità e delizie da bere e degustare inpurezza o declinate in altre formule come cocktail, dessert e moltoaltro ancora.”

A Siderno procedono ilavori del progetto#PlayWithNoLimits

finanziato da#FondazioneVodafone eda #FondazioneConIlSud.Adesso è in opera l’istal-lazione della copertura sulcampo 2 del tennis club. Ilprogetto è realizzato gra-zie alla sinergia tra l’YmcaSiderno e il tennis club.Attualmente 22 ragazzidisabili giocano a basketgrazie a questo progetto.

C'è anche un chirurgo di origine calabrese,precisamente di Ardore Marina, in partenzaper la Missione umanitaria in Mozambico,colpito dal ciclone Idai. Si tratta del dottorTommaso Marzano, chirurgo generale inforza al Dipartimento di Maxiemergenzadella Regione Piemonte, che partirà il prossi-mo 10 aprile come secondo turno di attivitàsul territorio di Beira in Mozambico. AncheMarzano sarà tra gli oltre 40 medici facentiparte dell'unico contingente Italiano inviatodalla Protezione Civile Internazionale e abil-itato a questo tipo di missione sanitaria, ingrado di operare in scenari internazionalicomplessi come quello che si è verificato inMozambico.Il ciclone Idai ha, infatti, causato almeno 446morti e oltre 1500 feriti, numeri purtroppodestinati ad aumentare. L’Unicef ha stimato un numero di 260.000bambini che si trovano in condizioni critichenelle province di Sofala, Manica, Zambezia eInhambane. Molte aree del Mozambicosono senza energia elettrica e senza teleco-municazioni, e si stimano oltre 58.000abitazioni completamente o parzialmentedistrutte e più di 100.000 persone sonoaccolte in 130 campi di accoglienza. Il 20marzo il Governo del Mozambico ha formal-izzato una richiesta di assistenza alla comu-nità internazionale. Nelle ore successive c'èstata l'attivazione di squadre di esperti delleprincipali agenzie delle Nazioni Unite, eanche la Commissione Europea ha deciso dimobilitare i propri esperti e alcune dellerisorse registrate nel meccanismo comuni-tario di risposta alle emergenze internazion-ali.

I ragazzi della Locride, ospiti alla trasmissioneRai “Per un pugno di Libri”, vincono la sfidacontro i coetanei di un liceo di Recanatidimostrando grande preparazione e,soprattutto, dandoci una lezione di vita che lirende più grandi di noi.

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www.larivieraonline.com Rattualità

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L’OPINIONE

Bruno Bartolo, un'abitazione a Bovalino vici-no alle figlie, sposate, ha scelto: rimane doveè sempre stato e si mette al servizio dellacomunità di San Luca come candidato sinda-co. "Il nostro destino è qui…”. Dopo sei annidi commissariamento del Comune, un perio-do così lungo da farlo diventare un fatto ordi-nario, ad apparire straordinario, a pensarci, èche San Luca torni al voto. Per vivere lademocrazia rappresentativa, chiamarsi fuoridal "ghetto". Le storie "di fiume e di campio-ni", come le avrebbe chiamate Gianni Brera,non debbono più essere solo raccontate, mausate per trarne un insegnamento. Le crona-che di mafia devono ridimensionarsi. Cosa sivuole scrivere su San Luca? Della scuola diPadre Stefano De Fiores, mariologo di famainternazionale, dell'intuito imprenditoriale diquei sanluchesi affermatisi nel mondo dellaristorazione e in quello alberghiero in giro perl'Italia e per il mondo (ci viene in mente la"ospitata" in terra di Germania dei Campionidel mondo di Lippi nel 2006), della classe ditante leve calcistiche del posto, buone (misegnalano, più di tutti, Mimmo Pipicella), conminore indolenza, per i grandi palcoscenicidel pallone (la fantastica cavalcata di que-st'anno della squadra ne è una riprova). DiCorrado Alvaro, si può dire, che era tutto e losarà per sempre. Tracce precise, queste comealtre. Quelle che non funzionano: la crimina-lizzazione a tutto tondo che si fa di San Lucae gli atteggiamenti di eccessiva colpevolizza-zione dai quali molti cittadini si fanno "posse-dere". Sembra un contrasto, ma non lo è. Èuna "gabbia" da cui si deve uscire. Con unalettura giusta. E si deve mettere sul tavolo unpiano efficace per il lavoro e la sicurezza, qua-lificare le sacche di assistenza, interveniresulle deviazioni: gli operai forestali a SanLuca servono, in numero proporzionale,diciamo, alla realizzazione di progetti produt-tivi nel territorio montano così esteso; servel'iniziativa privata (è un fatto positivo l'apertu-ra dello Sportello di Confindustria), intreccia-ta agli investimenti pubblici, che propongaprodotti di qualità dell'agroalimentare e del-l'artigianato (pensiamo ai gadget non solo delculto, ma anche delle località paesaggistiche edei siti culturali). La Fondazione Alvaro, checontinua a organizzare appuntamenti presti-giosi, merita un maggiore coinvolgimento daparte dei cittadini e può assumere un profilo,per così dire, anche manageriale. I contenutidello scrittore che vengono esposti rappresen-tano testimonianze e orizzonti importanti, mala loro diffusione può partire da visite orga-nizzate nel luogo natale. Lo Stato deve prov-vedere ai servizi, alle infrastrutture, agli inter-venti per fronteggiare la natura quando è osti-le. Organizzare progetti speciali per i giovani,che insegnino il rispetto della legalità e la cul-tura del lavoro. Questi punti, si può dire, deb-bono valere in ogni posto, ma vanno sottoli-neati con forza parlando di San Luca, perchénon viva l'idea che questo sia un luogo irredi-mibile o da rinnegare. Il compianto giornali-sta sportivo si presentava così "GiovanniBrera fu Carlo, principe della zolla, non perstupire, ma per ricordare le origini contadinedi cui sono orgoglioso…”. Era già diventatoun principe della carta stampata. San Lucaprenda un percorso di normalità, provveda aeleggere un sindaco che ci metta orgoglio erealismo. Bruno Bartolo questi fattori di forzapuò metterceli.

Franco Crinò

Il Sindaco Metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha nominato con proprio decreto il nuovoSegretario Generale dell’Ente. Si tratta di Umberto Nucara, direttore generale della Città Metropolitana dal 30novembre 2017, che già aveva ricoperto incarichi simili presso il Comune di Siderno. Valutati titoli ed esperienzedei segretari che hanno presentato la propria candidatura, Nucara è stato individuato quale candidato idoneo.Verificati i requisiti dal Ministero dell’Interno, Umberto Nucara è stato quindi assegnato alla Segreteria Generaledella Città Metropolitana quale Segretario titolare.

San Luca: è lanormalità la verarivoluzione

Il film,prodotto daRai Cinema,vanterà un

caststraordinario

Il Presidente del ConsiglioRegionale della Calabria invitanella sua terra d’origine RosellaPostorina, che ha vinto alcuni

mesi fa il prestigiosoriconoscimento letterario con ilsuo libro “Le assaggiatrici”.

Umberto Nucara nuovoSegretario generale dell’ente

CITTÀ METROPOLITANA

PILLOLE scelte da effemme

Si girerà a Catanzaro la primaparte del film “Calibro 9”, con laregia di Toni D'Angelo e un caststraordinario: Marco Bocci, neipanni del protagonista, KseniaRappoport, Barbara Bouchet eMario Adorf. Grazie a GianlucaCurti, a Rai Cinema e al Mibact.Un’occasione importante per pro-muovere la città e la Calabriatutta, creando anche un notevoleindotto economico.Le riprese partiranno il prossimo

24 giugno, la troupe sarà impegna-ta per le prime due settimane aCatanzaro e poi a Milano eAnversa.Prodotto dalla Minerva Picturesin co-produzione con Gapbuster,il film è stato accolto con entusia-smo dal sindaco Sergio Abramo:"Era il mio sogno portare qui delleproduzioni cinematografiche e cisiamo riusciti. Quindi è un motivodi grande orgoglio per me".

A Catanzaro il primo ciak del film “Calibro 9”

Avviso"Studioso provvisto biblioteca eccezio-nalmente vasta cerca governante consciaproprie responsabilità. Pregansi presen-tarsi solo persone dotate solido caratte-re. Gentaglia volerà per scale. Stipendioquestione secondaria"

Elias Canetti - Auto da fé

Giudicare è un potere terribile. La storiadel processo penale è la storia dei tenta-tivi per imbrigliare tale potere. La moti-vazione è uno di questi. Essa difende la

collettività dal giudice e difende il giudi-ce da se stesso. Infatti attraverso lamotivazione la collettività giudica il giu-dice ed è sempre attraverso la motivazio-ne che il giudice filtra e governa le pro-prie idee, le proprie passioni, i propripregiudizi latenti.

Francesco Mauro IacovielloSost. Proc. Gen. Corte di cassazione

Vuoi tu annullare il mio giudizio?Incolpare me per giustificare te stesso?

Giobbe, 40, 8

“Siamo orgogliosi di Rosella Postorino e sentiva-mo il dovere di invitarla in Calabria per omaggia-rla, congratularci per i suoi successi e ringraziar-la perché tiene alto il nome della sua terra d'orig-ine”. Così il presidente del Consiglio regionale,Nicola Irto, ha accolto a palazzo TommasoCampanella, sede dell'Assemblea legislativa, lavincitrice del premio Campiello 2018 con il libro“Le assaggiatrici”. Irto ha ricevuto l'autrice amargine dell'incontro pubblico con le associ-azioni culturali, organizzato dal Consiglioregionale, per la presentazione del volume cheha ottenuto numerosi riconoscimenti. “RosellaPostorino è una delle scrittrici più apprezzate inItalia – ha aggiunto il Presidente -. Pur essendocresciuta lontano da qui, è ancora molto legataalla città di Reggio. Vogliamo che lei sia un'am-basciatrice della Calabria in Italia e nel mondo,certi che contribuirà a promuovere l'immaginepositiva della nostra regione. È un impegno alquale chiediamo concorra l'intera classe intellet-tuale calabrese, della quale fanno parte diversiautori di narrativa amati dal pubblico nazionale”.Nicola Irto ha espresso “vivo apprezzamento peril romanzo storico con il quale Postorino ha con-

quistato il Campiello: attraverso la vicenda per-sonale di Rosa, una delle assaggiatrici di Hitler, èpossibile immergersi nell'atmosfera drammaticadella Seconda guerra mondiale, ma al tempostesso cogliere le sfumature sottili, che sfuggonoa qualsiasi catalogazione, dell'animo umano.Sullo sfondo – ha aggiunto il presidente delConsiglio regionale – si staglia il conflitto interi-ore tra la legge morale della protagonista e la'connivenza' con il Reich, che si traduce nell'as-saggiare il cibo del Fuhrer per metterlo al riparodal rischio dell'avvelenamento”. Nel volume,l’autrice, attraverso la memoria della protago-nista, descrive un inquietante affresco del rogodei libri che furono bruciati in piazza dell’Operaa Berlino il 10 maggio 1933. E proprio per l'an-niversario di quella giornata, tra le più dram-matiche della storia della cultura europea, ilpresidente Irto ha annunciato che il Polo cultur-ale “Mattia Preti”, nell'ambito dell'iniziativa“Mai più libri bruciati”, adotterà uno dei volumidistrutti dal regime nazista: “La nuova architet-tura e il Bauhaus” di Walter Gropius, fondatoredella scuola avanguardista che la Germania diHitler fece chiudere nel 1933.

Irto ospita la vincitricedel premio Campiello

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COMMENTI

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Indietro popoloROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

La Calabria come tutte le belledonne è fragile. Succede, infat-ti, che nelle giornate di bruttotempo basta che si superi dipoco il limite perché ci sianodelle ferite profonde. Concettoche si può capire meglio riper-correndo questa storia che hainizio tra il 30 ottobre e il 2novembre del 2015, quando unvento forte spinse il mareinsieme alle piogge oltre il lim-

ite che questa terra può sopportare. Moltisono stati i danni in tutta la Locride, in parti-colare a Siderno, con il definitivo crollo dibuona parte del lungomare e a Caulonia conil crollo di una delle due ali del ponte. Daquel giorno i due paesi sono rimasti profon-damente feriti.Per fortuna, per Siderno in quel periodo,rispetto alla precedente mareggiata del 2014che aveva già fatto danni, il comune era rettodal sindaco Pietro Fuda con una maggioranzadi centro sinistra. Mentre a Caulonia ilcomune era guidato dal sindaco Ninni Riccioe successivamente, nel giugno del 2017, venneeletta Caterina Belcastro. Dopo questa onda-ta di maltempo il problema più grosso pertutta la Locride era sicuramente il pontedell’Allaro, perché da lì transita tutto il traffi-co Nord, e dal 2015 il traffico viene regolatoda un semaforo, sull’unica corsia rimasta.Anche il lungomare di Siderno ha una certaimportanza strategica, perché è uno dei sim-boli del turismo nella Locride. Si parte con laricostruzione, perché molti sono i casi didanni alluvionali mai recuperati, quindi laRegione Calabria inserisce la ricostruzione dientrambe le opere in un unico finanziamentoche prevede circa cento interventi simili intutta la Calabria.I due paesi, sinora accomunati dalla disgrazia,seguono nel tempo un percorso differente. ASiderno si parte subito nella corsa ad ostacolidella ricostruzione e dell’utilizzo del finanzia-mento. Il primo intoppo arriva con l’ap-provazione nei primi mesi del 2016 dellalegge Cantone che obbliga tutti gli enti a unarimodulazione dei bandi. Dopo altre perditedi tempo burocraticamente fisiologiche, final-

mente nel febbraio 2017 viene pubblicato ilbando, e nei mesi successivi viene espletata lagara e assegnati i lavori, per oltre 2 milioni dieuro, alla ditta Franco. Il miracolo nel mesedi febbraio 2018: viene aperto il cantiere eprima di agosto viene consegnata la partesud; in questi mesi sono stati ultimati i lavoridella parte nord. Questa la lotta contro iltempo che ha riportato il sorriso alla gente diSiderno che può tornare a passeggiare sul suolungomare.Altra musica a Caulonia, dove la gestione del-l’appalto passa direttamente all’Anas, trat-tandosi di strada provinciale. La situazionesonnecchia per i primi due anni, non ricor-diamo atti particolari almeno in questo perio-do. Il problema viene sollecitato dal nuovosindaco Belcastro appena insediato, e vienesostenuto anche dall’assemblea dei sindaciche preme perché il problema non può esseresolo di Caulonia. Dopo varie manifestazioni,finalmente l’Anas si fa viva: l’estate scorsaviene dato il via all’appalto e l’aggiudicazione.Ora si aspetta solo l’inizio dei lavori che dur-eranno almeno due anni. La situazione diven-ta preoccupante anche perché sul ponte pas-sano tutti i mezzi e iniziano a vedersi segni dicedimento nell’unica corsia. I sindaci si rivol-gono al Prefetto Di Bari chiedendo almeno larealizzazione di un guado che faciliti l’attra-versamento del ponte. Per la verità quest’-opera è stata realizzata in poco tempo.Complimenti.Fin qui sembra filare tutto in modo lineare.Ma ecco che scatta il dramma della Locride.Perché il sindaco di Caulonia e il Prefettohanno pensato di organizzare una grandeparata per inaugurare un’opera sostitutiva aCaulonia, mentre lo stesso Prefetto non si èpreoccupato di prevedere una grande inaugu-razione per l’unica opera, tra le cento di cuidicevamo, che è stata completata in tempirecord per queste latitudini: il lungomare diSiderno. Questo ci porterebbe a pensare chela prefettura giudichi non degna Siderno, soloperché il comune è stato sciolto per mafia,mentre apprezza solo i sindaci che, finchénon sono sciolti, sono molto attenti nei suoiconfronti. Purtroppo per il Prefetto, l’inaugu-razione del guado ha creato molti disaggi aicittadini, per cui il popolo della Locride nonha ben visto questa parata, e non vede bene

alcuni segnali dello Stato in questo territorio,vedi Marina di Gioiosa e Lamezia. Alcuni sin-daci dovrebbero capire bene la differenza traStato e popolazione, la citava bene il sindacodi Locri Francesco Carnuccio in un servizio diSamarcanda, riproposto da Telemia in questigiorni, all’epoca di Mamma Casella. Il sinda-co rappresenta lo Stato, ma prima ancorarappresenta la popolazione che lo ha eletto,per cui i primi interessi che deve difenderesono quelli degli elettori/popolazione che avolte vanno in contrasto con quello che tichiede lo Stato. Noi abbiamo un sogno, vor-remmo dei sindaci che si battano per il pro-prio popolo, non lo tradiscano per uno Statoche sembra sempre più lontano e assente.Che siano solidali con i paesi vicini soprattut-to se in difficoltà. Al consiglio comunale diMarina di Gioiosa c’erano solo tre sindacipresenti, alla fine si è fatto vivo anche FrancoCandia nel vano tentativo di fare bella figurasia con il popolo di Marina di Gioiosa sia conil Prefetto che come un nemico di questaterra non voleva questo consiglio comunale.Le colpe dell’assemblea dei sindaci dellaLocride sono evidenti, perché guidati da ungruppo di sindaci in quota PD, con in testa ilpresidente Rocca, sono garantisti a livelloregionale dopo le note vicende di MarioOliverio e statalisti nella Locride. Si compor-tano in modo servile nei confronti dellaprefettura nella vana speranza che riescano anon entrare nelle mire del nuovo Attila degliscioglimenti, ma questo serve a poco. Ancheperché andrebbe fatta un’analisi più profon-da sulla reale presenza della ‘ndrangheta e sulperché se è presente a Siderno e Marina diGioiosa poi scompaia in altri comuni.Diciamo che funziona come la bandiera bluche viene assegnata ad un comune mentre aicomuni vicini viene negata. Noi pensiamo chese il mare è sporco a Marina di Gioiosa perforza di cose sarà sporco pure a Roccella, percui non crediamo a queste tesi, come non cre-diamo al sistema degli scioglimenti comesoluzione del problema che per forza di cosenon può non essere un problema di tutto ilterritorio. Vorremmo solo dei sindaci cherispettassero il popolo prima dello Stato, chetengano la schiena dritta, che combattano peri diritti del proprio popolo, ma purtroppovediamo solo dei piccoli uomini.

COMMENTI

IL SINDACO RAPPRESENTA LO STATO, MA PRIMA ANCORA RAPPRESENTA LAPOPOLAZIONE CHE LO HA ELETTO. NOI ABBIAMO UN SOGNO, VORREMMO CHE ISINDACI DELLA LOCRIDE INIZIASSERO A BATTERSI PER IL PROPRIO POPOLO, NON LOTRADISCANO PER UNO STATO CHE SEMBRA SEMPRE PIÙ LONTANO E ASSENTE. DIPASSERELLE COME QUELLA SUL GUADO DI CAULONIA DELLO SCORSO GIOVEDÌ, ILPOPOLO NON SA CHE FARSENE COSÌ COME DI CHI SIEDE COMODO NELLE POLTRONERISERVATE AI COLONNELLI DI LEGIONE E AI BUROCRATI DELLA DITTATURA.

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Giovedì scorso, per lapasserella sul Guadodell’Allaro, gli è mancatosolo che sfilasse su unpurosangue nero MicheleDi Bari, prefetto di ferro coideboli e boy scout in vellutocoi forti. E anche la sindacadi Caulonia, poco dietro, suun pony, avrebbe marcatomeglio la differenza di statu-ra istituzionale e storica con

sua eccellenza nell’era degli scioglimenti etnici edell’amuchina.Su un pony dal baricentro basso, con la crinierarifatta apposta per il guado, come quelli delcirco di Bucarest, tozzi, prostrati e vittime distipsi out-flow dinanzi ai falangisti di Ceaucescu,comodi nelle poltrone riservate ai colonnelli dilegione e ai burocrati della dittatura. La Ponyte è un virus di cui sono portatori letalimolti sindaci reggini, con epicentro pestiferonella Locride; quelli che per salvarsi pelle e con-sigli comunali si sono consumati la lingua a furiadi levigare la piazza davanti al palazzo dellaprefettura padrona. Quasi tutti leccano, solodue o tre si elevano a canarini ed entrano nellestanze, e cantano e brillano come Diamanti diGold. Di Bari annuisce, strizza l’occhio ai domati incattività e li va a trovare puntualmente nei suoitour legionari, con serpentine strategiche che glipermettono di evitare gli altri, le malepiante, isindaci selvatici che scioglierà come bicarbona-to nel limone quattro stagioni: un po’ di schiu-ma bavosa che pare poter disintegrare il bic-chiere, poi il silenzio di sindaci e consiglieri cre-mati e i mugugni ignoranti di quel popolo che liha eletti e che passa dalle urne alla forche comeSpeedy Gonzales. Avete mai visto Di Bari a Siderno, presuntacapitale criminale dei due mondi che, però, perefficienza amministrativa s’è dimostrata, sia nellungomare che per decine d’altre opere, moltopiù lucida e capace di Caulonia, dove hannoconsegnato il guado e non il ponte?Eppure la scuola di polizia insegna e anche laBibbia è prodiga. Un uomo di legge e di gius-tizia, seppur ardito, pavido e dopato da una con-giuntura apocalittica, deve affiancare la nave inavaria, non affondarla. Un prefetto poliziottodeve dare una mano, per salvare il salvabile, innome di quella divisa che porta addosso. Lascuola di polizia non insegna a essere gerarchi,capi, capetti, che ordinano, riordinano, sciolgo-no, squagliano, condannano e criminalizzano

dal primo all’ultimo abitante. Il palio di una Calabria che sanguina, il prefettoMichele Di Bari non può aggiudicarselo conpregiudizi impietosi, spietati o con scioglimentia raffica per un chiosco demaniale o una cugi-nanza di terzo grado sospetta del consigliere diturno, quando continua a dimostrarsi incapacedopo anni di reggenza e di regime di formulareuna proposta, oltre la repressione, le inaugu-razioni con lo sterzo e i muscoli del potente.Altrimenti il gioco è facile facile, reso ancor piùliscio dalla love story del momento: Salvini eGratteri si amano, si condividono, s’apprezzanoe sulla Calabria si sono fusi come Dragon Ball eVegeta. Dio che potenza. Che impero. Che sim-biosi. Con loro, la tempesta inquisitoria diMarco Minniti è degenerata in uragano.L’amore tra i due è nato sotto il segno delCapricorno, a metà gennaio 2018 quandoNicola Gratteri è intervenuto a “Faccia aFaccia” di Gianni Minoli su La 7: «Minniti hafallito su mafie e immigrazione». Così fan tuttidiceva Pasquino Crupi: l’innamoramento, lodicono i più e più sapienti, nasce dallo scarica-mento dell’amante. Quindici giorno dopo, sotto il segno intelligentedell’Acquario, il 29 gennaio, sul FattoQuotidiano Matteo Salvini ha dato inizio al suocorteggiamento: “Gratteri ministro delGoverno Salvini” ha affermato allora con tonoda prima promessa il maschio Alfa e ariano delCarroccio. Alcuni mesi dopo, sotto il segno delCancro, precisamente tre settimane prima delloscioglimento del consiglio comunale di Siderno,Salvini e Gratteri si sono incontrati proprio inprefettura a Reggio dove a fare da gentleman etestimone di nozze c’era Di Bari. Ma l’apice del-l’amore tra i due si staglia più avanti nell’apparirdel solstizio di primavera. Salvini: «Gratteri gov-ernatore della Calabria». Il magistrato di Gerace, che è genio fino a quan-do il popolo calabrese si sente debitore nei suoiconfronti, temporeggia con no ni, ni e no. Ecomunque, quello del vice premier Salvinirimane un gesto che tocca i cuori del popolobue e il nervo scoperto del volenteroso e anchebravo presidente Oliverio che dopo essere statosolo piegato dal giustizialismo mesopotamico invigore, ha mantenuto la parola anche sul guadodi Caulonia, e oggi ha un’unica possibilità persconfiggere le destre che sragionano sulla pelledi negri e negri a metà come i calabresi, africanid’Italia. Oliverio deve stare attento alle figureche piazza nei territori, più per un canone esteti-co che morale. Son terribilmente brutti i suoi.

Jim Bruzzese

Il palio Di Bari sul guadodell’AllaroILTOURDELPREFETTODIFERROEDIVELLUTO, NELL’ERADELLALOVESTORYTRASALVINIEGRATTERI, FATAPPANELLALEGIONEFEDELEDICAULONIA

SARÀ PRESENTATO SABATO PROSSIMOA SIDERNO “LA ‘NDRANGHETA COMEALIBI” DI ILARIO AMMENOLIA, UNSAGGIO CHE NON CHIEDERICONOSCIMENTI MA AVREBBEL’AMBIZIONE DI CONTRIBUIRE AILLUMINARE QUEL CONO D’OMBRA DIUNA STORIA COMMISSIONATA EIMPOSTA DAI VINCITORI A NOI VINTI.

Non ho mai creduto allastoriella che in ognunodi noi ci sia un “piccolo‘ndranghetista”ILARIO AMMENDOLIA

Sabato prossimo a Siderno verrà presentato il libro “La‘ndrangheta come alibi”.Un libro è solo un libro!Quando poi l’autore è un modesto cronista di provin-cia come lo sono io, occorre non farsi illusioni. Perònon ho scritto questo saggio perché mi consideri unostorico e meno ancora uno scrittore ma solo un uomoche ha alle spalle quasi 60 anni di lotta e di errori(anche gravi), di illusioni e delusioni convinto di com-battere a favore della Calabria (come parte dei Sudd’Italia e del mondo) e di quella larga parte del popolocalabrese che giace tra gli sconfitti.“La ‘ndrangheta come alibi” non chiede riconoscimen-ti ma avrebbe l’ambizione di contribuire a illuminarequel cono d’ombra di una storia commissionata eimposta dai vincitori a noi vinti.Una “storia” falsa soprattutto quando a scriverla sonostati autori calabresi.Io non ho mai creduto che dentro ogni calabrese ci siauna creatura angelicata ma credo ancor meno alla sto-riella infamante che dentro ognuno di noi ci sia un “pic-colo ‘ndranghetista”. Questa immagine devastante deicalabresi è funzionale solo per giustificare “a posterio-re” la nostra oggettiva colonizzazione.E io non ci sto!Noi non ci stiamo!Non mi auguro “rivoluzioni” o secessioni di sorta.Anzi sogno un’Italia civile e democratica e real-mente Unita in un’Europa Federale.Oggi temo che questo sogno si stia infrangen-do sugli scogli di un potere antidemocraticoche s’è andato accumulando nelle mani dipoche persone. Ho paura di un potere eco-nomico parassitario stretto nelle mani dinuovi feudatari.Ho timore che sia in corso un attacco alcuore delle Regioni meridionali e delleterre più disperate del Pianeta. Un attaccoalla parte più debole della società che, comesempre avviene, acclama i propri carnefici.Una morsa sta per schiacciare la Calabria cheresta silente e prona alla prepotenza altrui.I provvedimenti che stanno per essere approva-ti con la cosiddetta legge sulle “autonomie” alleRegioni ricche saranno di fatto una bomba controla Costituzione e uno tsunami contro l’Unitàd’Italia.Personalmente ho poco da temere ma non è questoil futuro che vorrei lasciare a coloro che verranno.Si può reagire?Sì, purché si prenda consapevolezza di ciò cheè successo negli ultimi 75 anni e diquanto succede oggi; la si smet-ta di ragionare da coloni!Con quest’ottica la scorsasettimana ho scritto su questo giornale unalettera aperta al presidente Oliverio a cuiEgli ha gentilmente risposto accettando dipartecipare alla presentazione del mio libro“La ‘ndrangheta come alibi” che si terrà aSiderno sabato prossimo.

La presenza di Oliverio è particolarmente preziosaperché Egli è reduce da un lungo periodo di confino aSan Giovanni in Fiore in seguito a un provvedimentogiudiziario che la Suprema Corte ha ritenuto ingiusto eillegittimo.Tra i relatori il sindaco di Riace Mimmo Lucano chemolti di noi considerano un perseguitato politico e chesicuramente ha portato alla Calabria solo e tanta “luce”. E quindi il dottor Mario Filocamo, già apprezzato edequilibrato presidente del Tribunale di Locri e personadi alta caratura intellettuale e morale.Storie diverse. Punti di vista diversi ma sicuramenteautorevoli per comprendere il presente.Può partire dalla Locride un dibattito al di fuori deglischemi? Sono maturi i tempi per una riflessione checonsenta ai giovani di dotarsi di una strategia per ilfuturo?In Calabria oggi non c’è un “soggetto” politico o socia-le ma esiste una moltitudine che invoca una vera classedirigente che stenta a venir fuori.Non calerà dal Cielo ma dall’impegno responsabile deicalabresi che non si possono affidare a occhi bendati al“Salvatore di turno” ma hanno il dovere di scrivere lapropria storia.Noi ci stiamo tentando …!

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Quando il paese assiste alla dipartita di unodei suoi figli migliori, rimane disorientato esmarrito; Gioiosa oggi ha perso un uomo,un educatore e un politico che ha dato lustroe decoro, impegno, passione politica, socia-le, intellettuale, un maestro che, nel suo pic-colo, l’ha resa grande! Io, invece, ho persoun amico sincero, una guida certa e sicura,nei miei primi anni di insegnamento quandoscelsi quale sede di servizio Bombaconi diGrotteria dove già Ciccio Modafferi era pertutti il “professore”, stimato ed apprezzatoper le sue doti non comuni. Ed era tanta lastima e l’affetto che ho sempre nutrito neisuoi confronti che non sono mai riuscito adargli del “tu” nonostante le sue continue epressanti insistenze.Ora, quando tutto tace, nella pace e nel piùprofondo dolore, sono io a spezzare il silen-zio, ad aprire uno squarcio e far sentire unavoce.Sembra ieri, eppure è passato tanto tempoda quel lontano 1° ottobre 1968, quandoinsieme percorrevamo ogni mattina a piediquelle stradine di campagna per raggiunge-re la nostra sede di servizio.Come pure fanno parte dei nostri ricordi ecostituiscono una pagina esaltante di storiadella scuola militante calabrese, quelle sbia-dite immagini in bianco e nero che ci vedo-no attraversare il Torbido in piena su uncarro trainato da buoi. Cosicché, ora mitrovo emotivamente coinvolto, in questo tri-ste giorno, per la dipartita di CiccioModafferi, cittadino illustre di questa gene-rosa terra di Gioiosa, che per tanti anni haanimato il dibattito culturale, politico esociale della città, che è stato vicino allasua gente per il ruolo ricoperto inpolitica ma, soprattutto, per il serioimpegno morale e civile profuso afavore delle classi sociali piùumili.Possiamo dire che la Sua èstata una stagione esaltan-te, partita dal basso, per losviluppo democratico delnostro paese. Alludoalle sue lotte per laconquista della dignitàdelle classi operaie, diquei lavoratori che piùdi altri hanno offertoalla nostra terra la fati-ca delle loro braccia, inun periodo difficilequale quello della rico-struzione, nel dopo-guerra e negli anni suc-cessivi, quando, in qualitàdi dirigente capace, sempreattento alle primarie necessitàdella sua gente, ha saputocogliere domande ed istanzesui bisogni basilari della città.Tanto che è rimasto fino all’ul-timo memoria vivente di quel-le lotte contadine ed operaieper la conquista delle terreche hanno caratterizzato la

vita politica della nostraRegione. E per megliocapire le Sue batta-glie politiche, biso-gna analizzare lecondizioni di vitadi quelle popola-zioni con salariinconsistenti esenza contrattie CiccioModafferinon ha

mai accettato lo sfruttamento delle classisubalterne da parte delle categorie domi-nanti.Solo la protesta degli intellettuali progressi-sti, e Ciccio Modafferi lo è stato fino infondo, si è fatta sentire alta e ha reso pubbli-ca in tutto il paese l’immagine sociale dellatifondo calabrese, nel periodo in cui l’eco-nomia era allo sfascio e l’agricoltura si tra-sformava in rifugio di disoccupazione o disottosviluppo reale di braccianti e contadini.Chi non ricorda le lotte che hanno condottoalla conquista delle terre o l’attacco allatifondo agrario hanno aperto la strada, purtra limiti e contraddizioni, di quel nuovomeridionalismo che segna il rapporto con laterra e i lavoratori, che hanno ispirato il Suopensiero e la Sua azione. Erano gli anni ‘50e ’60 del Novecento che hanno fortementecontraddistinto la Sua formazione umana,presentando un quadro certamente nonesaltante per il sistema occupazionale dellanostra Regione. Chi non ripensa le grandiestensioni di terra incolte, da tempo relega-te a pascolo o a terreno da caccia che sem-bravano invocare l’intervento dell’uomo.Quante volte si è soffermato a rileggerequelle pagine sul latifondo violato, che haincrociato il fuoco spietato della polizia diregime contro uomini e donne inermi, chevolevano spezzare il ventre della terra ago-gnata da generazioni per riporvi i chicchi digrano che avrebbero visto crescere tante spi-ghe dorate.Chi non lo ricorda nella piazza principale,intento a conversare animatamente di poli-tica e a praticare l’arte oratoria, nell’argo-mentare le sue tesi con i suoi interlocutori:amava circondarsi dagli amici e traeva inte-resse nell’avere gente intorno a sé, poichéera convinto che la politica dovesse esserecondivisa e che non appartenesse solo apochi eletti, ma spettasse al popolo eserci-tarla, controllarla e renderla operante.Per lui il tempo, nel suo scorrere implacabi-le, ha costituito una grande opportunità ed èstato vissuto come un grande vanto e lui neha colto l’essenza; gli anni non erano un

peso, ma un tesoro da vivere con la passionedi chi non accetta passivamente le situazionie lotta per migliorarle.Ed ancora, quale Sindaco di Gioiosa Jonicaè assurto a “leader” dell’antimafia ed haproposto, in tale veste, un atto deliberativoda parte del Consiglio Comunale (primo inItalia) finalizzato ad autorizzarel’Amministrazione Comunale a costituirsiparte civile nel processo penale contro gliautori del “raid” mafioso allo scopo di impe-dire il mercato domenicale la mattina del 7dicembre 1976.E, non a torto, è stato definito “strenuoassertore dei diritti dell’uomo e della libertàdalla paura”, “intrepido vessillifero dellalegalità”, “robusta tempera di cavaliere anti-co, senza macchia e senza paura, pedinafondamentale e prestigioso alfiere nelloscacchiere della partita anticosca, senzacedere, né barcollare minimamente dinanzialla raffica di intimidazioni, ma caratterefiero e risoluto di vecchio buon stampo èstato fermo al suo posto di responsabilità edi comando: come torre ferma che non crol-la!”.Grazie ancora per avere benevolmentevoluto dedicarmi quel pregevole lavoro, Leacque pubbliche a Gioiosa Jonica La fonta-na monumentale borbonica Da una paginadell’arte e dell’artigianato calabrese un epi-sodio legato allo sfruttamento delle classisubalterne gioiosane, AGE, Ardore Marina1996, che unitamente agli altri importantivolumi, Movimenti di protesta e lotte conta-dine dal fascismo al secondo dopoguerra:Gioiosa Jonica, ETS Edizioni, Pisa 1986 eLa tradizione musicale a Gioiosa Jonica Labanda Municipale, ETS Edizioni, Pisa 2003,costituiscono una pagina non secondariadella nostra storia. Posso dire che CiccioModafferi per tutti noi non sarà solo unmagnifico ricordo, ma l’uomo, l’educatore, ilpolitico che ha lasciato un segno indelebilenella Gioiosa Jonica del Novecento, che iltempo non potrà cancellare.

Giovanni Pittari

In occasione del 10º anniversariodella scomparsa dell’ex sindaco diGioiosa Ionica Francsco Modafferi,

riproponiamo un articolo di GiovanniPittari originariamente pubblicato su

“La Riviera” nº 15/2009.

Oggi a Gioiosa Ionicail ricordo di FrancescoModafferiOggi, domenica 7 aprile, alleore 17:30, presso il Palazzo

Amaduri di Gioiosa Ionica, siterrà la Cerimonia di commemo-razione di Francesco Modafferi,già sindaco di Gioiosa Ionica, in

occasione della ricorrenzadel 10º anniversario dellamorte. Per ricordare inmaniera semplice eschietta un uomo cheha dato un contributodeterminante allacrescita politica,civile, sociale eculturale diGioiosa Ionica edell’intero com-prensorio dellaLocride, saran-no presenti i figlie i famigliari delprofessore

Modafferi, il sinda-co di Gioiosa Ionica,

Salvatore Fuda, il diri-gente scolastico GiovanniPittari, l’ex sindaco diRosarno GiuseppeLavorato, il giornalistaPietro Melia, lo scrittoreDanilo Chirico e la can-tautrice e cantastorieFrancesca Prestia.

Francesco Modafferi: l’uomo, l’educatore, il politico nella Gioiosa Jonica del ‘900

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segnalazioni, raccontarci le tueesperienze, potrai inviarci fotodegli scorci del tuo paese o

video se hai un talento nascos-to. Saremo lieti di rispondertipubblicamente, daremo voce altuo pensiero e ti daremo visibil-

ità sui nostri social.Sii parte integrante di questa

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Sono un cittadino sidernese, cosa di cuimi vanto, che disgraziatamente ha piùdella metà della famiglia scomparsa etumulata al cimitero di SidernoSuperiore. Da qualche mese le lampa-de votive elettriche che illuminano letombe notte e giorno si stanno pro-gressivamente spegnendo in più puntidel cimitero, tra i quali figura anche latomba della mia famiglia. Mi sonorecato più volte al comune, presso l’uf-ficio competente, per segnalare il pro-blema, ma senza che sia stata adottata

alcuna soluzione. La persona prepostaal servizio del suddetto ufficio, infatti,pur gentilissima e disponibile, mi harassicurato che sarebbero stati presiprovvedimenti al più presto, senza, tut-tavia, che ciò avvenisse davvero, ragionper cui oggi la tomba dei miei cari sitrova al buio.So che la lampada votiva non dà aimiei cari defunti nessun beneficio ogiovamento, ma il nostro credo, basatosu queste piccole credenze popolari,mi spinge a rattristarmi a saperli ogni

notte senza una piccola luce che faccialoro compagnia. Mi spiace segnalare,come potranno pensare alcune perso-ne, una cosa così piccola, ma nellatomba non ci sono i resti di animalirandagi, ma i miei affetti, i genitori chemi hanno cresciuto e un fratello che lamorte ci ha strappato via. Per questochiedo che qualcuno voglia provvede-re al più presto a riaccendere una lucedi speranza.

Gentile direttrice,vorrei rivolgermi, tramite il suo giornale, ailocridei per denunciare quanto sia caduta inbasso la sanità alle nostre latitudini. È davenerdì 29 marzo che provo a prenotare un'e-cografia prostatica renale e vescicale presso l'o-spedale di Locri ma tutte le volte che mi cisono recato mi è stato riferito che il CUP(Centro Unificato di Prenotazione) è chiusoper mancanza di personale. Ho provato alloraa rivolgermi alle farmacie, prima di Locri e poidi Siderno, dove, è risaputo, è disponibile ilservizio Farmacup con il quale è, o megliosarebbe, possibile prenotare in tempo realevisite specialistiche ed esami di laboratorio.Ma anche questa alternativa si è rivelata vana.È già la seconda volta che mi ritrovo a vivere lostesso incubo: non molto tempo fa, infatti,

sono stato colpito da glaucoma e anche in quelcaso ho avuto enormi difficoltà a prenotareuna visita. È mai possibile che per ricevre assi-stenza tempestiva nella Locride bisogna rivol-gersi necessariamente ai privati o ricorrere araccomandazioni?

Parretta Antonio

Mercoledì pomeriggio Locri ha perso unadelle colonne portanti della sua splendidarealtà sociale. Ci ha infatti lasciato, a pochigiorni di distanza dal suo 99º compleanno, ilprofessore Ciccio Vita, riferimento socio-cul-turale di moltissime generazioni di locresi.Affermare che lo conoscessi sarebbe da partemia irrispettoso nei confronti di chi ha avuto lafortuna di conoscerlo davvero. Infatti con ilprofessore ho avuto il piacere di confrontarmiuna sola volta, ma sufficiente a lasciare in meun ricordo indelebile della sua persona e diarricchirmi molto più di quanto non abbiafatto la conoscenza dettagliata di tanti altriaspiranti intellettuali del nostro comprensorioe non. Io, la mia compagna e una cugina venu-ta a trovarci dall’Australia gli facemmo spazioa un tavolo del bar nel quale era solito andaretutte le mattine e cominciammo immediata-mente a parlare come se ci conoscessimo dasempre. Ricordo che mi stupì la lucidità concui, senza dare peso ai suoi (allora) 95 anni,snocciolava vividamente fatti avvenuti a Locrialmeno sessant’anni prima, l’equilibrio con cuispiegò perché il fascismo venne visto comeuna manna dal cielo alle nostre latitudini e ciòche provò quando Mussolini scese dal trenoper visitare la sua cittadina. Ci raccontò cheuomo distinto fosse il padre di mia suocera eche discola sia stata lei in gioventù. Ricordavaperfettamente quel “capellone di Siderno” dimio suocero, che si trasferì a Locri per aprire ilcentralino accanto alla Villa Comunale e parlòa lungo alla nostra cugina dei suoi parenti, conil garbo di chi conosce tutte le dicerie del paesema non sa che cosa sia il pettegolezzo. Fattasiuna certa ora si scusò di doversi congedare cosìpresto e fece per avviarsi verso casa.Naturalmente gli offrii un passaggio in auto,che accettò solamente dopo una lunga insi-stenza, sostenendo che non volesse essere d’in-tralcio ai miei impegni. Quel breve viaggio fusolo una scusa per poter parlare un’altro po’,per sentire altre storie della Locri che scorrevaoltre i finestrini della mia utilitaria blu. “Ma

fate tutta questa strada a piedi ogni mattina?”gli domandai stupito quando finalmente arri-vammo a destinazione. “Sì. Camminare miaiuta a pensare - mi disse. - E poi, alla mia età,non ho più fretta di arrivare a destinazione”.Una destinazione che, però, questa settimanail professore ha infine raggiunto, forse tropporapidamente per tutti coloro che sarannocostretti a restare senza potergli più tenere laporta del bar, senza salutarlo con la certezza divenire ricambiati, senza più avere la possibilitàdi iniziare un discorso con lui sicuri di sentirsidire parole mai banali. Arrivederci, professore.Anche se sembra una frase fatta, Locri è dav-vero un po’ più vuota, senza di lei.

Jacopo Giuca

In ricordo diMimmo LarosaCaro zio, sono due anni che non ci sei più. Latua mancanza si sente ogni giorno, perché è dif-ficile non parlare con te e starti accanto. Senzadi te la nostra vita è vuota e solo ora ci rendiamoconto che è stata una meravigliosa benedizioneaver avuto accanto uno zio come te. Sei il nostroorgoglio e nessuno potrà mai dividerci da te. Seie sarai per sempre lo zio migliore del mondo e ituoi nipoti ti adoreranno sempre. Ci manchi.

Stefano, Giovanni, Erika

Siderno: cimitero al buioLa commovente segnalazione di un lettore

Nella Locride prenotareun'ecografia èun'impresa impossibile

Arrivederci professore Vita,esempio di garbo e saggezza

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-12 “LATREGIORNIERARICCADIAPPUNTAMENTI.

UNMIXDIHAPPENINGDIAUTOCOSCIENZA, DIDISCUSSIONISULLATEORIADEIBISOGNI, EDI

ASSEMBLEEDAITONIPIÙDURIEPREOCCUPANTI.ILTUTTOERACOORDINATODALLAMITICARADIOALICE, LARADIOBOLOGNESEVERO

FULCRODELDIBATTITO, GIÀDATEMPO.

I mesi che seguirono quel tragico 11marzofurono segnati da una lunga teoria di quoti-diani cortei studenteschi, che misero a duraprova Bologna. La Città aveva un rapportosimbiotico con la sua Università. La più anti-ca. Per certi versi anche speculativo.Le manifestazioni dei mesi di primaveraspesso sfociarono in scontri con la polizia.La parte creativa del movimento venne pro-gressivamente emarginata dall'ala dura, gliautonomi, che avevano a Padova ed in viadei Volsci, a Roma, le componenti più dure.In Aprile fu ucciso, a Roma durante gli scon-tri, l'agente Passamonti. 23 anni.A Maggio, Giorgiana Masi, militante radica-le non ancora ventenne, cadde a ponteGaribaldi, colpita da una pallottola, si dissesparata da un poliziotto in borghese.Provocazione? Tragico errore? Mah!Violenze e provocazioni si susseguivano.Andavano di pari passo con la complessatrattativa programmatica alla quale il PCIdiede un contributo di idee con il " Progettoa medio termine". Si giunse a un accordo,votato in parlamento a larghissima maggio-ranza.Non era il compimento del disegno berlin-gueriano, anzi. Ma un primo passo avanti,pagato a carissimo prezzo. Noi eravamodiventati i nemici. L'obiettivo della protesta.A rendere torbide le acque contribuironoepisodi di dubbia interpretazione.Il sequestro di Guido De Martino, ancoramorti, tra poliziotti e nappisti. DC, destre efranchi tiratori bocciarono al Senato la leggesull'aborto. Una strada minata nel percorsodi avvicinamento del PCI all'area diGoverno.DC, PCI, e prima PSI, Pri e Psdi ratificaro-no, nelle rispettive direzioni, il sofferto docu-mento programmatico.Tanti punti impor-tanti, ma tante rinunce.Ad agosto il fatto più clamoroso. Racchiusoin una valigia evase dall'Ospedale Militaredel Celio il boia delle Fosse Aretine, HerbertKappler. Grottesca la spiegazione delMinistro Lattanzio. Ambiguo il comporta-mento del Presidente Andreotti. Dopo unmese di fantasiose ricostruzioni e di evidentidepistaggi, Natta, capogruppo del Pci, chie-se le dimissioni del Ministro che di lì a pocofu sostituito da Ruffini.In Settembre si aprì a Catanzaro il processoper la strage di Piazza Fontana. Davanti alPresidente Scuteri sfilò tutta la DC, daAndreotti a Rumor, e poi Gui, Tanassi eambigui agenti come Giannettini.Naturalmente questa concatenazione dieventi negativi diede fiato, a volte anchelegittimo, a quello che, semplificando, fudefinito l'accordo fra DC e PCI.Quei lunghi mesi furono vissuti in sezionecon una mobilitazione permanente. LaFergnani era un’ importante sezione delCentro Storico, quartiere Galvani. L' altrasezione del quartiere era la Velio Spano.Segretario il compianto Delio Bufalini.Uncompagno silenzioso e colto.Un militante sulle cui spalle forse pesava uncognome così importante. Diventammosubito amici. Anche grazie alla gioiosa vita-lità di Sua moglie, Emilia Mazzacuva, reggi-na doc.Le nostre sezioni ospitavano i compagni e lecompagne della sezione dei dipendenticomunali e provinciali. Insomma unambiente vario, un po' sintesi del Partito del34 per cento.C'erano i vecchi militanti che avevano fattola resistenza, gli operai, il ceto medio, gliimpiegati, gli intellettuali, professori dellavicina università. Il dibattito, già difficilenella fase di discussione del compromessostorico, si riaprì dopo i fatti di marzo, facen-do riemergere, su un terreno diverso, leriserve politiche di fondo.Segreteria, prima di me, era Paola Sarti. Unagiovane bellissima insegnante d'infanzia,espressione di quella nuova leva di comuni-ste che, non senza difficoltà, cercarono diintrodurre elementi nuovi di discussione,insinuando legittimamente dubbi in unavisione granitica del Partito. Questi compa-gni furono utili per dare una lettura menosuperficiale del movimento studentesco,ispirata dal fiorire di una letteratura liberta-ria e attenta alla teoria dei bisogni. Il dibatti-

to ovviamente era ricco e contrastato alCentro come nella Federazione. E tuttavia,quando si decise la linea della riconquista"dell'agibilità democratica", nessuno si tiròindietro.Le scelte furono condivise in una grandemanifestazione al Palasport, nel corso dellaquale Imbeni, segretario del Partito, annun-ciò la linea dell'attenzione ai bisogni, al biso-gno di spazi autogestiti, ma anche dellaferma condanna ad ogni gesto vandalico e dilimitazione dell' agire politico. Insomma al dilà del politichese ci volevamo riprendere glispazi all' Università, in fabbrica, in piazza.Cosa che avvenne in alcune importanti occa-sioni. Questo, sommariamente, il climaautunnale. La convocazione a Bologna dicentinaia di migliaia di giovani, studenti,operai, sottoproletari, creava inevitabilmen-te ansia legittima. Innanzitutto bisognavaevitare che la Città fosse messa a soqquadro.Altre vetrine rotte avrebbero creato perditadi credibilità all'amministrazione comunalepiù famosa d'Italia. Servizi efficienti, restau-ro del centro-storico, sanità di primissimopiano, onestà, tutto rischiava di essere sfre-giato, irrimediabilmente, dalle pietre, dallemolotov, dagli espropri proletari. Se questaera la sfida la risposta non poteva che essereall’altezza.La riappropriazione degli spazi avvenne len-tamente e con metodo. Dovevamo ricrearecontatti con gli studenti, aprire in loro con-traddizioni. Andavo all'Università e nell'auladi clinica Medica facevo timidamente vede-re L'Unità. Quasi clandestino. Spesso si avvi-cinavano colleghi, si creava un contatto.Riuscimmo ad avere notizie, utili per capiree organizzarci meglio. Intanto lungo tutto ilpercorso che da Piazza Verdi, simbolo degliespropri proletari, quella dove c'era alCantunzen, conduce attraverso via Zambonial salotto buono di Bologna, via Rizzoli, ilPavaglione, la Piazza, Palazzo D'Accursio,iniziarono strani lavori di controllo del sotto-suolo, cavi, condutture etc.In effetti erano postazioni dalle quali si pote-va osservare l'andamento dei cortei e leintenzioni dei manifestanti. Il tutto con colle-gamenti radio, non sempre funzionanti.I giorni precedenti il Convegno Bologna fuinvasa da giornalisti di mezzo mondo. LaFergnani aveva un ruolo centrale. Era collo-cata davanti al carcere di S. Giovanni inMonte, di lì il corteo sarebbe passato perurlare la libertà per i compagni in galera.Molti giornalisti vennero in sezione a parla-re con noi. Più che osservare e capire, cerca-vano di far venir fuori il contrasto tra base evertice del Partito, fondamentalmente sul

tema dell'incontro con la DC, messo a duraprova dalla contestazione. Ma i compagni,erano ben orientati. Non ci cascavano.L'unico che fece un servizio equilibrato edineccepibile, fu Vittorio Emiliani inviato spe-ciale del Messaggero. Repubblica era ostile.Pro copie sue. Il mitico Giorgio Bocca, persua esplicita confessione, seguì il convegnochiuso in albergo. Per paura, mi confessò,degli autonomi. Certi racconti ci facero vera-mente rabbia.Il 15 settembre a Modena si chiuse unaimponente Festa Nazionale de L'Unità.Oltre 70 partiti "fratelli" e movimenti di libe-razione, da tutto il mondo. Centinaia diRistoranti e bar, mostre, enormi muralescoloratissimi, e popolo, tantissimo popolo.C'era bisogno di rafforzare la vigilanza, spe-cialmente dopo gli attacchi autonomi alFestival della gioventù a Ravenna. Ci recam-mo a Modena per vigilare l'enorme area del-l'autodromo, da dove il SegretarioBerlinguer avrebbe pronunciato il discorsodi chiusura.Allora un articolo, il Congresso, il discorso

conclusivo della Festa, rivestivano un signifi-cato particolare. Era la linea!Durante il giorno visitammo la Festa. Tantigiovani della FGCI, capannelli con chitarre,canti e balli. Canzoni di protesta e nuovamusica americana anni 70. Tanta Americalatina.A tarda sera scoppiò un inatteso e violentonubifragio. Scrosci violenti misero a duraprova la tenuta dell’enorme cittadella.Dopo un ora di pioggia battente l'enormearena era un impraticabile acquitrino.A quel punto si compì il miracolo.Possibile solo a Modena, e forse in Emilia.Giunse una lunga teoria di idrovore, che nelgiro di qualche ora prosciugò completamen-te l' Area dell'ex Autodromo, restituendoloperfettamente agibile all'enorme pubblicocomunista in attesa, già dal mattino, delcomizio del Segretario. Ero stupito da tantaefficienza. Quando finirono le note diBandiera Rossa, prese la parola EnricoBerlinguer, preceduto da un’ovazione affet-tuosa. Su quel palco enorme, ancora in stilesovietico, sembrava ancora più piccolo, mala Sua voce rilanciata in tutti gli stand dellaFesta, era ferma e determinata. Ricordandoil convegno di Bologna, pronunciò la famo-sa frase: non saranno questi poveri untorellia spiantare la democrazia a Bologna.Le note alte solenni dell'Internazionale, can-tata a squarciagola dai militanti con il pugnochiuso, sancì la fine di una grande prova diforza , e di orgoglio militante.E tuttavia suscitò in alcuni di noi qualchedubbio. Legittimo.Tra una settimana il movimento sarebbeconfluito a Bologna. Quel discorso avevatutti i crismi di una sfida.Ma mi bastò poco per capire che si trattavainvece di una esortazione ai compagni, affin-ché fosse fatto ogni ragionevole sforzo perrespingere ogni forma di provocazione osfregio alla Città simbolo. Medaglia d'orodella resistenza.La settimana successiva in sezione ci prepa-rammo nel migliore dei modi. L'ubicazionedella Fergnani era particolarmente delicata.Situata al 33 di via S.Stefano, sotto i portici,a due passi da Piazza Minghetti e dalle SetteChiese. Tra l'Università e il carcere di S.Giovanni in Monte.All'appartamento che ospitava la sezione, siaccedeva da un androne che immetteva inun cortile interno. Non facile da difendere incaso di intrusione.La sezione aveva una grande sala riunioni,una piccola segreteria, un vano cucina e super le scale un piccolo spazio dove era statacollocata una radio ricetrasmittente, in colle-

gamento con la Federazione. Si usava un lin-guaggio cifrato, si fa per dire, che serviva perindicare la partenza di un corteo, la signoraè uscita, e se il corteo era armato, la signoraè uscita con la pelliccia di leopardo.Io ero addetto alle comunicazioni. Forse erogià segretario, o lo sarei diventato di lì apoco, sostituendo Paola. Spesso poco atten-to ero sbrigativamente redarguito.Le compagne avevano allestito tutte le vetto-vaglie necessarie. A ognuno di noi, il quadroattivo, toccava un ruolo e lo assolvevamo conattenzione e consapevolezza. Tra i compagnidella Fergnani c'erano Bruno e Pippo, mieiamici concittadini, universitari anche loro.Dalla Federazione avevano inviato due fun-zionari a dirigere le operazioni. Forte Clò, eMarco Giardini. Il primo ligio, molto profes-sionale. Marco un po' meno. Fu sopranno-minato Poldo, per la notevole quantità dipanini che mangiava.La tre giorni era ricca di appuntamenti. Unmix di happening di autocoscienza, di discus-sioni sulla teoria dei bisogni, e di assembleedai toni più duri e preoccupanti. Il tutto eracoordinato dalla mitica Radio Alice, la radiobolognese vero fulcro del dibattito, già datempo. Diego Benecchi, Toni Negri, e altriintellettuali dirigevano il movimento proprioattraverso il microfono aperto della Radio.Arrivarono Deluze, Guattari, a Palazzo ReEnzo, quello della vil secchia, eppoi DarioFo in un grande incontro in Piazza dell' ottoagosto.Dappertutto pasti caldi offerti da Camst,posti letto, spazi per convegni. Cercavano laCittà della repressione comunista.Trovarono la bellissima Bologna, accoglien-te ordinata, organizzata e comunista. Forsequalche inviato rimase deluso. E credoanche i francesi.Prima del corteo di domenica, il momentoclou, girammo un po' per capire meglio.Ciò che mi colpì di più, negativamente, fu ilconvegno che si tenne al Palasport. Quelladisordinata e vociante assemblea sancì larottura tra autonomi e brigatisti. Unmomento che segnò l'inizio di una lunga teo-ria di delitti. Il momento più difficile dellaRepubblica.Domenica all'alba giunsi in sezione. A darecon altri il cambio a chi aveva vigilato lanotte.Quasi contemporaneamente si presentò uncompagno del quale non ricordo il nome,ma la straordinaria mole. Era segretariodella sezione dei portuali di Ravenna. Unaspecie di squadra da rugby. Armadi. Si pre-sentò e mi chiese quali erano le regole diingaggio. Non sono mai stato avvezzo al lin-guaggio militare. Ma la serietà e la mole del-l'interlocutore mi consigliarono di dargli pre-cise indicazioni.Il punto debole, come detto prima, era il cor-tile.Lì si sarebbe piazzato questo notevolepacchetto di mischia, pronto a respingere iltentativo di assalto alla sezione, ove duranteil corteo qualche gruppo avesse osato.Le sezioni erano tutte parimenti organizza-te.Circa 40 mila militanti si stimò, per garantirela libertà di espressione al movimento e laserenità alla Città. Ovviamente senza sosti-tuirsi minimamente alle Forze dell'ordine,schierate in ogni punto strategico della Città.Il sistema di comunicazione ci consentì diseguire passo passo il percorso del corteo.Colorito, irridente e in alcune frange anchecattivo. Giunse a S.Giovanni in Monte, poivia S.Stefano. Slogan duri, un sit in. Ma nes-sun tentativo di sfondamento o di vandali-smo.Il deterrente mobilitazione e la generosaaccoglienza, fecero si che tutto si concludes-se senza particolari problemi. La giornatapiù lunga era passata indenne. Finalmentecalò anche la nostra comprensibile tensione.Bologna aveva vinto la sua sfida.Ma il 1978 sarebbe stato l'anno più difficile,un vero spartiacque della Storia repubblica-na.Ma se ne parlerà.

Francesco Riccio

23 SETTEMBRE 1977

Il convegno sulla repressione a Bologna

““MIBASTÒPOCOPERCAPIRECHESI

TRATTAVAINVECEDIUNAESORTAZIONEAICOMPAGNI, AFFINCHÉFOSSEFATTOOGNI

RAGIONEVOLESFORZOPERRESPINGEREOGNI

FORMADIPROVOCAZIONEO

SFREGIOALLACITTÀSIMBOLO. MEDAGLIA

D'ORODELLARESISTENZA.”

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Page 14: R  · 2019. 4. 5. · R 07 APRILE- 04 attualità E Bruno Bartolo, un'abitazione a Bovalino vici-no alle figlie, sposate, ha scelto: rimane dove è sempre stato e si mette al servizio

C’è una sorta di atmosfera che sembra preluderealle grandi occasioni, alla possibilità che qualcosapossa avvenire a modificare il corso della vita politi-ca di una regione o di una nazione. Ovviamente, l’ap-puntamento elettorale rappresenta uno degli stru-menti cui si affidano le speranze, ma anche le illusio-ni, che qualcosa possa cambiare. Ora, a breve sivoterà per il rinnovo del Parlamento europeo edognuno, candidato, politico di turno o semplice citta-dino, si accingerà a dimostrare quanto e in che misu-ra sia concretamente consapevole di che cosa sial’Europa, al di là delle versioni sovraniste o comuni-tarie. Ma non solo. Gli happening europeisti oantieuropeisti sfoggeranno argomenti che sembre-ranno dimostrare una certa preparazione, critica o afavore non importa, verso ciò che è il processo diintegrazione limitandosi o alla bontà dell’euro o alladeriva economico-finanziaria che l’euro, a detta dialcuni, ha determinato impoverendo alcuni Stati oarricchendone altri. Al di là di un’analisi politico-economica sull’impatto dell’euro sulla nostra econo-mia, e al netto delle ragioni che furono alla base dellascelta di creare l’eurozona, forse dovremmo fare unesercizio di chiarezza per capire se abbiamo una con-

sapevolezza europea, se ci sentiamo parti di un con-tinente, di una cultura condivisa o semplici isole diun arcipelago di diversità senza alcun ponte in comu-ne da attraversare. E’ vero! L’idea di Europa è retro-cessa, passando dall’essere un’opportunità politica dipiena integrazione e solidarietà ad una mera orga-nizzazione economico-commerciale, dove l’aspettofinanziario è diventato l’unico, se non il solo, para-metro sul quale misurare l’efficacia di un modello.Potremmo anche essere d’accordo, come scrissiqualche anno fa, sulla riflessione di Claudio Magrisper il quale chi “[…] crede nell'Europa sarà conten-to se si farà ogni tanto un passo avanti e mezzo passoindietro. “[…]. E, potrebbe ancora essere vero ciòche alla fine giustificherebbe le ragioni di una Brexitriflettendo sulle parole di Elisabetta I, prima nonseconda, che qualche secolo fa dimostrò di averebene in mente quale doveva essere il ruolo dellaGran Bretagna nel mondo, andando oltre la contro-figura thatcheriana, affermando che […] In Europala tradizione anglosassone sta alla tradizione latinacome l'olio sta all'aceto. Ci vogliono entrambi perfare la salsa, altrimenti l'insalata è poco condita […].La verità è che il condimento dell’Europa, questo

collante di valori e culture che avrebbe dovuto lega-re le nostre comunità in termini di solidarietà, anchecon l’adozione dell’euro, sembra non esistere più. Enon esiste più né nei cuori sovranisti dell’ultima ora,né nei cuori dell’opportunismo europeista che dell’i-dea di Europa ne ha fatto solo un veicolo di promo-zione politica di partito, senza aver alcuna anima incomune con la storia di un’idea nobile, forse troppoper chi si accingerà a voler rappresentare i popoli nelmaggio prossimo. Certo, e mi ripeto nel mio scrivereargomenti già usati ma mortificatamente validi nellamisconoscenza che impera, l’Europa di oggi è un’i-dentità politica costruita su presupposti di unità eco-nomica. Ma essa doveva essere, invece, il risultato diun’idea ambiziosa, lungimirante, rivolta a ricondurrele diversità della storia in un’unica comunità che siispirasse a quei valori che sono stati croce e delizia diun percorso millenario. Essa doveva rappresentare ilsuperamento di un dividendo culturale che nonavrebbe favorito nessuno al di fuori di una comunetutela del proprio futuro. L’Europa doveva essere latrasposizione di un’astrazione geografica, la cui con-cretezza si sarebbe dovuta risolvere nella capacità diporre in essere un protagonismo possibile nella

comunità internazionale. Nella volontà di trasforma-re un’idea di comodo per alcuni in una formula disintesi ideale, culturale, prim’ancora che economica,per assicurare la sopravvivenza non di un’idea “geo-grafica”, ma di un modello di vita. Se è vero, comericordava Michael Walzer, che la Comunità, oggiUnione europea, “[…] è l'esempio di un'unione diStati nazionali che non è né un impero né una fede-razione, ma una realtà diversa e forse una novitàassoluta […]”, è altrettanto condivisibile ciò che disseJacques Chirac osservando che “[…] la costruzionedell'Europa è un'arte, ed è l'arte del possibile […]”.Ma ci vogliono uomini e donne, sovranisti e nonsovranisti, populisti e non populisti, che si sentanoanzitutto europei nei valori e nella storia pur nelladiversità dei processi necessari per costruire taleidea. Uomini e donne consapevoli che non è l’oppor-tunismo di un seggio a fare la differenza o a giustifi-care capovolgimenti di esecutivi nazionali, ma ilsenso di tante nazioni che si misura con l’anima diuna mamma che sta al di sopra di ognuna di essedopo molte e troppe guerre e sangue versato:l’Europa.

Giuseppe Romeo

Era ora!Dopo anni di interminabili restauri effet-tuati al suo interno, da pochi giorni l'im-portante luogo di culto della vallatabizantina dello Stilaro ha riaperto i bat-tenti nella sua interezza.Ciò che lo rendeva parzialmente visitabi-le e fruibile, una parete in legno che divi-deva in due la navata nella cui parte absi-dale erano in corso i restauri, è statarimossa.Il monastero, dedicato al santo Mietitore,è il più importante luogo di culto orto-dosso, attivo nel centro-meridionaled'Italia.Fu edificato su un preesistente piccoloedificio di culto, nel 1124 ,per volere diRuggero II il Normanno e fu consacratoda Papa Callisto II.La parte basilicale ha la tipica forma acroce latina e per secoli fu a capo di mol-tissimi luoghi di culto minori attivi in tuttal'area.Fu soppresso nel lontano 1662 e riapertoal culto nel 1994 dai monaci provenientidal Sacro Monte Athos, i quali lo ebbero

in gestione da parte della locale ammini-strazione comunale.Oggi è “tenuto” dai monaci della ChiesaOrtodossa Romena ed è un luogo dalgrandissimo valore spirituale, culturale eartistico, al pari della Cattolica di Stilo.Il Katholikon, un “ponte” tra oriente eoccidente, oggi, come ieri, accomuna piùculture e religioni, funge da faro di spiri-tualità ed è punto d'incontro per la nume-rosa comunità ortodossa rumena, e nonsolo, che vive in Calabria e che tutte ledomeniche e nelle feste religiose piùimportanti si reca al monastero in unsacro pellegrinaggio.Il restauro, eseguito mirabilmente, ha tral’altro messo in evidenza un interessantis-simo palinsesto pittorico, sconosciutosinora, in quanto era stato ricoperto neltempo, da uno strato di calce, che nelnasconderlo, lo ha protetto, sia dalle offe-se del tempo, sia dalle esperte mani diqualche cacciatore d'arte. Molto tempofa, infatti, una pittura muraria, ben visibi-le, raffigurante una bellissima Madonnadel periodo svevo è stata “strappata” da

un'abile mano e portata via chissà dove.Nel monastero, da poco, ha fatto rientroanche, dopo decenni, un'altra pitturamuraria, prelevata dalla Sovrintendenzaper essere sottoposta a restauro.Si tratta di una Madonna risalente alperiodo Comneno, di grande interessestorico-artistico. L'interminabile restau-ro, durato diversi anni, oltre a regalarcitali opere, ha messo in essere tutta unaserie di problematicità. In primis, la diffi-coltà, da parte dei monaci, di officiare inun luogo molto ridotto. Difficoltà estesaanche ai fedeli, che pigiati assistevano allefunzioni e molti rimanevano fuori, espo-sti alle intemperie non potendo essereospitati negli spazi angusti rimasti agibili.La lungaggine dei lavori ha messo in evi-denza anche le pastoie burocratiche, letroppe “carte” di una Sovrintendenzache, forse oberata da altri impegni, nonha potuto interessarsi al Katholikon diBivongi e dedicargli tutte le attenzioniche meritava e merita.Non voglio sottacere, inoltre, il notevoledisagio causato ai molti turisti che arri-

vando al San Giovanni, trovavano unosplendido monumento all'esterno, anchese ancora vi sono impalcature che neoffendono la parte absidale, ma le portechiuse, con poco o nulla da vedere all'in-terno.Innegabili sono stati i danni di immagineper la culturale locale, messi in mostranella gestione del restauro di un bene cul-turale importantissimo per l’interaCalabria, attrattore di un notevole flussoturistico.Nella vallata dello Stilaro ogni anno sicelebrano due Pasque. Quest’anno il 21aprile quella cattolica, ben “rivissuta” evissuta a Stilo. Quella ortodossa aBivongi, presso il monastero di S.Giovanni, verrà celebrata il 28.Quale buona occasione per una gita cul-turale “fuori porta”, per immergersi inatmosfere pregne di religiosità, arte e cul-tura? Al Katholikon ci sarà sempre unmonaco, un guardiano della fede, cheaccoglierà tutti con una stretta di mano econ un cordiale e fraterno “benvenuti”.

Danilo Franco

www.larivieraonline.com Rrubriche07

APR

ILE

- 14

QUALE EUROPA E PER QUALI EUROPEICALABRESE PRE CASO

Il Katholikon di S.Giovanni Theristisa Bivongi ha riaperto i battenti

Domani un convegnosulla conservazione della Biodiversità

nell’ecosistema marino

Oggi pomeriggio la presentazione del libro

di Giuseppe Civati

Domani, lunedì 8 aprile, presso la Sala ConsiglioComunale del Comune di Siderno, alle ore 9:30,si terrà il Convegno - Seminario “La conservazio-ne della Biodiversità nell’ecosistema marino -costiero”. Dopo l’introduzione e i saluti dellaCommissione straordinaria, sarà lasciato spazioalle relazione del Cº 1ª Cl. Np Umberto Surace,dell’Ufficio Locale Marittimo di Siderno, delReferente Scientifico WWF di Vibo ValentiaGiuseppe Paolillo, Del Referente CarettaCalabria Conservation Salvatore Urso e delResponsabile del Centro di Recupero Tartarughedi Brancaleone Filippo Armonio, che parlerannorispettivamente di “Reati ecosistema marino -costiero - pesca ecosostenibile”, “Problemi di con-servazione e valorizzazione naturalistica dellecoste calabresi”, “La nidificazione della TartarugaCaretta Caretta in Calabria” e “Tutela e conseva-zione: problemi riguardanti la pesca e l’inquina-mento”. Le conclusioni saranno affidate alresponsabile Area Tecnica - LL.PP. del Comunedi Siderno Pietro Fazzari.

Il Comitato Costa dei Gelsomini - Possibile comu-nica che la casa editrice People per il tour di pre-sentazione in tutta l'Italia del saggio di GiuseppeCivati “Liliana Segre - Il mare nero dell'indiffe-renza” ha deciso di fare tappa anche a Sidernoquesto pomeriggio, domenica 7 aprile, alle ore17:30, presso la Biblioteca Comunale di viaReggio 1.Nel libro, oggi più che mai attuale per i temi cheva a trattare, si parla della storia di deportata adAuschwitz di Liliana Segre oggi nominata dal pre-sidente Mattarella senatrice a vita, ma anche delsuo impegno contro l'indifferenza e il razzismoaffinché non si perdano mai i diritti ed il rispettoper le persone.Saranno presenti con noi all'evento lo stessoGiuseppe Civati e Domenico Lucano.

È passata per lo più sotto silenzio l'approvazionedel decreto semplificazioni 2019 a cui la Lega haapposto un emendamento che cambia "magica-mente" i requisiti del concorso per allievi agentidella Polizia di Stato. Si è sperato fino alla fine inun ravvedimento conforme ai principi della meri-tocrazia e della non discriminazione ma vana èstata la speranza. Il decreto, approvato dalla Camera lo scorso 6 feb-braio, prevede l’assunzione di 1.851 agenti di poli-zia da reperire con lo scorrimento della graduato-ria del concorso pubblico a 893 agenti di Polizia, di

maggio 2017. Fin qui sembrerebbe una buonanotizia per tutti gli idonei, purtroppo non è così.Il bando di concorso in questione prevedeva comerequisiti di partecipazione un’età non superiore a30 anni. Con il nuovo emendamento i criteri diselezione dei candidati, precedentemente stabilitidalla Pubblica Amministrazione, sono cambiati: da30 anni si è passati a 26.Pertanto il tanto atteso scorrimento riguarderàsolo coloro che sono risultati idonei nella provascritta e non hanno ancora compiuto 26 anni. Si tratta di una vera e propria ingiustizia che pena-

lizza moltissimi candidati che, pur avendo ottenu-to un punteggio superiore, si vedono scavalcare dachi ha conseguito un punteggio più basso ma è piùgiovane.Adesso quanti degli idonei over 26, consideratiormai troppo vecchi, avranno voglia di presentarericorso a un emendamento approvato nonostantefosse stato dichiarato illegittimo? E quanti potran-no permetterselo economicamente?Questo è il benservito che l'attuale governo riservaai nostri giovani, giovani che stando ai suoi procla-mi rappresentano la priorità.

Concorso Polizia di Stato, la Lega cambia magicamente le carte in tavola

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GIUDIZIARIA

Il Joint Investigation Team, acronimo“J.I.T.”, è un accordo relativo allacostituzione di una squadra investiga-tiva comune sottoscritto nell’ottobre

del 2016 da magistratura e forze di polizia di Italia,Olanda e Germania allo scopo di reprimere tutti ivari i reati transnazionali che via via emergono, indi-viduarne gli autori e disarticolarne le organizzazionicriminali di riferimento.Come si arriva al “J.I.T.” è presto detto. Dalla prima-vera del 2015, gli investigatori italiani della Questuradi Reggio Calabria, Squadra Mobile, Sezione crimi-nalità organizzata e catturandi, svolge indagini fina-lizzate alla disarticolazione di alcune cosche di‘ndrangheta della fascia ionica della provincia reggi-na, più specificamente in relazione alla coscaGIORGI “Ciceri” di San Luca (RC), confederatacon la cosca “IETTO-CUA-PIPICELLA” di Careri(RC) ed in relazione a quella dei “PELLE-VOTTA-RI” di San Luca (RC); inoltre, nel corso dell’attivitàinvestigativa, sono stati delineati elementi di respon-sabilità a carico di appartenenti alla cosca dei“ROMEO alias Stacchi” di San Luca (RC), a quelladei “BARBARO alias Nigri” di Platì (RC) e, infine,alla cosca “URSINI” di Marina di Gioiosa Ionica(RC).Le attività, supportate nella fase embrionale dainformazioni partecipate dai collaterali organi inve-stigativi olandesi nell’ambito di uno scambio infor-mativo tra forze di polizia, hanno dimostrato comele citate cosche gestiscono in Italia ed all’estero(Germania, Belgio e Paesi Bassi) consistenti e lucro-si traffici illeciti, avvalendosi di una fitta rete di soda-li costituita, in massima parte, dai componenti dellestesse famiglie di ‘ndrangheta.Secondo l’iniziale ipotesi investigativa, poi ampia-mente confermata, costoro, presenti nei sopra citatiStati europei, dove negli anni hanno avviato attivitàcommerciali nel settore della ristorazione (pizzerieed altre società correlate), mettono a disposizionebasi logistiche necessarie per sviluppare le attivitàillecite gestite dalle predette consorterie criminali(traffici di cocaina, riciclaggio di denaro).Nella prima fase (anno 2015), le indagini (attivitàdenominata “BRODO”) erano condotte da magi-stratura e forze di polizia di Italia e Olanda. Quindi,sulla scorta delle informazioni pervenute dalla poli-zia olandese, venivano effettuati accertamenti alloS.D.I. (Banca Dati Interforze) finalizzati a riscontra-re l’esistenza di eventuali controlli di polizia in rela-zione all’autovettura marca Volkswagen modelloGolf con targa tedesca…, intestata a tale ROMEO,imparentato con un tale GIORGI. La polizia olan-dese riteneva che questo ultimo fosse il punto di rife-rimento della pianificazione ed organizzazione delleattività delittuose della famiglia GIORGI “Ciceri”di San Luca (RC) operante in Olanda, Germania edin Belgio, dal momento che deteneva il potere deci-sionale sulle attività economiche gestite dai sodali.In effetti, per come riscontrato nel corso dell’attivitàinvestigativa, in particolare grazie al contributo delleattività tecniche di intercettazione telematica attiva,telefonica ed ambientale su autovettura, è statodocumentato, tra le altre cose, l’interesse economi-co-finanziario della famiglia “PELLE-VOTTARI”in seno alle attività commerciali riconducibili aGIORGI.Successivamente, nel corso della prima metà del-l’anno 2016, al gruppo investigativo italo-olandese(la cui attività di indagine nel frattempo era statarinominata “POLLINO”) si aggiungevano anchemagistratura e polizia tedesche.Quindi, le attività di indagine condotte da questastruttura investigativa hanno portato all’arresto diun latitante e proprio durante le indagini che hannoportato a questa brillante operazione è emersa l’esi-stenza di un vasto traffico di sostanze stupefacenti,gestito, anche, dalla famiglia di ‘ndrangheta PELLE-VOTTARI di San Luca (RC).Alla luce di queste acquisizioni investigative, il 18ottobre 2016, nasce il Joint InvestigationTeam.

Sotto i riflettori della 53 esima edizione delVinitaly il territorio di Cirò sarà protagoni-sta con una degustazione storica che cele-bra il 50esimo anniversario della Doc Cirò,denominazione tra le più antiche d’Italia eprima in Calabria. Lunedì 8 aprile alle 15nella sala Iris, al Pala Expo, prenderà vitaun percorso di assaggio inedito diGaglioppo lungo 50 anni di tradizione viti-vinicola. Farà da cicerone Walter Speller,tra i massimi critici del vino nello scenariointernazionale e referente per l’Italia diJancisRobinson.com, con il supporto diGennaro Convertini, Presidentedell’Enoteca Regionale e di GiovanniGagliardi di vinocalabrese.it. Si partirà dal1969, anno di fondazione della Doc.Il viaggio nel tempo si dipanerà attraversole sfumature e la straordinaria longevitàdel vitigno principe della cultura vinicolacalabrese, già prestigioso in epocaClassica. Annata dopo annata si andrà allascoperta della culla del vino incastonatatra dolci colline ai piedi della Sila e il marIonio, un habitat di particolare bellezzasferzato dalle brezze marine e dominatoda ulivi millenari. Attraverso questo itine-rario nel calice emergeranno racconti disaperi tramandati, di famiglie che hannopreservato generazione dopo generazionel’identità di questo territorio costituendouno dei più solidi tessuti produttivi del SudItalia. Saranno sette i vini che delineeran-no il quadro vinicolo della Doc, tra passa-to, presente e futuro, vini di aziende chehanno scritto la storia contemporanea delCirò e vini della nuova generazione di pro-duttori e vignaioli che stanno portandoavanti l’eredità di questo patrimonio cultu-rale.Aprirà la batteria il Cirò Rosso ClassicoRiserva, 1969 della cantina Ippolito 1845,seguiranno il Cirò Rosso ClassicoSuperiore Riserva, 1973 di Caparra "Siciliani, il Cirò Rosso Classico SuperioreRiserva “Duca San Felice”, 1985 diLibrandi e il Cirò Rosso Classico “Alceo”1999 di Zito, si passerà poi agli anni 2000

con il Cirò Rosso ClassicoSuperiore Riserva, 2007di Senatore Vini e sisonderanno le espres-sioni delle vendemmiedi questo decenniocon il Cirò RossoClassico SuperioreRiserva “Più Vite”,2011 di Sergio Arcurie il Cirò RossoClassico Superiore e2013 di CataldoCalabretta.

A fare gli onori di casasarà Raffaele Librandi, presi-

dente del Consorzio Vini di Ciròe Melissa. All’evento interver-ranno Giacomo Giovinazzo,direttore del DipartimentoAgricoltura della RegioneCalabria, Mauro D’Acri, delega-to Agricoltura del ConsiglioRegionale e Mario Oliverio,

Presedente RegioneCalabria

Sonia Cogliandro.

FRUTTI DIMENTICATI

Ieri sono andata dall’indiano. Andare dall’indiano significa che sce-gli di andare in un negozio gestito da indiani, dove sai che troveraiprodotti inusuali ma meno cari, alcuni. Altri no. Amo molto variare

l’alimentazione, e quindi provo cose nuove, nuovi sapori. A Siderno dall’indianotrovavo chili di zenzero fresco e molto a buon prezzo, un buon latte di cocco cheuso molto per i dolci, la farina meno cara, e poi ho scoperto l’okra, anzi, me l’hafatta scoprire mio padre che a quanto pare cercava un prodotto per diminuire ilcolesterolo: l’okra, come i semi di lino, ha questo tipo di proprietà, e ha un ottimo

sapore. Gli indiani sono sempre molto gentili, così pure qui a Bassano ho cercatoun negozietto simile, e l’ho trovato. Però non mi sarei aspettata di trovare pure lafarina made in sud, e precisamente pugliese, con tanto di cartina geografica con lescritte pure in arabo. Un po’ strano, ma è stato bello leggere sulla confezione l’e-saltazione delle ottime qualità della farina del sud. Gira che ti rigira ho trovatopure l’okra, e l’ho presa in ricordo... della Calabria! Poi scopri che qui usano mol-tissimo un’altra farina made in sud, molto pregiata, che è la Senatore Cappelli, ela usano nella produzione di pane e pizze che mettono in vendita in tutto ilVeneto. Al mercato ho comprato gli asparagi sardi (perchè quelli bianchi diBassano erano cari, ma li proverò) la cipolla di Tropea e i friarielli di Napoli eovviamente le arance di Sicilia. Qui in Veneto ci sono ottimi prodotti a km 0, mala cosa bella è che si fa meno fatica, rispetto alla Calabria, a trovare un prodottodel sud. Il tutto è un po’ surreale. Scommetto, e lo scoprirò presto, che anche all’e-stero sarà più facile trovare prodotti calabresi rispetto alla stessa Calabria. Da chedipenda posso solo immaginarlo. Ormai sono anni che me lo chiedo. Una rispostame la sono data.

Brigantessa Serena Iannopollo

Il Joint Investigation Team

CONVERSANDO

VITIS VINIFERA L.FAMIGLIA VITACEE

Alla fine degli anni 80 del novecento, iniziai ilpercorso che mi avrebbe portato a salvare più ditrecento viti di alcune enclaves marginali e nondella provincia di Reggio e di qualcuna della pro-vincia di Catanzaro.Allora sarebbe stato possibile salvare dalla scom-parsa definitiva di migliaia di viti che rappresen-tavano il retaggio dei greci, dei romani e deibizantini e di chissà quanti altri popoli in fugadalle tragedie dei loro paesi di origine.Dell’arrivo di profughi dall’Egitto abbiamo tanteprove, tra cui la testimonianza cancellata dellachiesa copta di Santa Maria Egiziaca a Gerace odelle numerose chiese in Calabria dedicate aSanta Caterina d’Alessandria (d’Egitto natural-mente), mentre la prova riferita alla viticoltura èrappresentata, non solo in Calabria, della diffu-sione del Moscato d’Alessandria (zibibbo).Dei siriani in fuga dalla loro terra, abbiamo laprova nel nobile Codice Purpureo di Rossano epoi nella definizione del baco da sete, in buonaparte della provincia di Catanzaro, denominatoappunto “sirico”, ossia proveniente dalla Siria.Certamente tantissime varietà di viti che costitui-vano il ricchissimo patrimonio calabrese, eranofrutto della domesticazione delle viti silvestri dicui era ricca La Calabria.Esse amavano le aree ripariali e spesso s’inerpi-cavano sui pioppi delle nostre fiumare ed offriva-no i loro grappoli agli uccelli in quanto eranopraticamente irraggiungibili.Persino le macchie mediterranee, specie quelleorientate a nord, quindi più umide, erano dotated’ingenti quantità di viti silvestri e spesso in esse,sono riscontrabili dei palmenti rupestri, che indi-cano che nell’antichità venivano vinificate le uveproprio di esse.Fino alla fine degli anni 90 del 900, i pioppi delladestra idrografica dell’Allaro, la più importantedelle tre fiumare di Caulonia, erano abbelliti dacentinaia di viti silvestri che producevano uvebianche e nere che si inerpicavano fino alla cimadelle piante, per un tratto di circa due chilometri,ma successivamente un incendio furibondo ince-nerì le viti assieme al loro sostegno vivo, ossia ipioppi.Nella prima decade degli anni 2000 il professoreAttilio Scienza, ordinario di Scienze Arboreedella statale di Milano, diede l’incarico ad una

sua ricercatrice, la dott. essa Barbara Biagini, cheadesso vive in Calabria, di censire il numero piùalto possibile di viti silvestri in tutta Italia ed allo-ra ella esplorò anche la Calabria e per Cauloniaseguì le indicazioni di Santo Strati sulle viti silve-stri che impreziosivano la parte finale delladestra idrografica dell’Allaro; l’incendio ne avevaperò ridotto drasticamente il numero.Infatti, la dottoressa Biagini aveva censito soloquattro.Per quanto riguarda il nerello di Caraffa, cheormai non abbellisce più neppure i vigneti ormaipoco numerosi del suo territorio d’origine, per-sonalmente l’avevo prelevato in un vigneto mar-ginale della contrada Badie di Caraffa, alla finedegli anni 80 del 900, assieme alla pizzuta nerache era stata persa nel comune di Ferruzzano,dove tentavo di costituire un campo di conserva-zione di viti.Non possiamo sapere ancora a quale tipo di uvaesso corrisponde o se possiede un profilo mole-colare unico, fino a quando di esso non saràestratto il DNA.Fatto sta che nell’agosto del 2002 il prof. AttilioScienza della statale di Milano, visitando una miapiccola vigna dove avevo immesso alcune varietàdi viti in estinzione del nostro territorio e facen-do le prove sensoriali delle uve del nerello diCaraffa (si tratta semplicemente di masticare conattenzione degli acini di uva, badando anche aschiacciare i vinaccioli, per sentire gli aromi e lesensazioni che si provano; di tali prove si posso-no effettuare solo sette otto al giorno, in quantoil palato può rimanere impegnato dalle sensazio-ni degli acini delle uve precedentemente assag-giate) .Risultò in assoluto, il nerello dalle migliori qua-lità delle sette varietà di cui aveva fatto le provesensoriali.Il suo grappolo è molto elegante e si proponecon una forma conica piramidale, con gli aciniquasi omogenei che si presentano con regolarità,perfettamente sferici e ricchi di pruina (la pruinaè la patina biancastra che ricopre gli acini ed èsinonimo di qualità).Il peduncolo, legnoso, abbastanza sviluppatoscende in diagonale per buona parte, per poidisporsi in verticale nella parte finale.Di tale varietà possiedo solo cinque viti in tutto ebisognerebbe verificare se negli ultimi vignetimarginali di Caraffa, esistanoaltri esemplari.

Orlando Sculli

Nerello di Caraffa del Bianco

I BRIGANTI

OKRA E BUOI DEI PAESI TUOI

Al Vinitalynozze d'orodi tuttorispetto peril Cirò

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“1. Madre, padre, figli. Cioè, non la famigliatradizionale, la famiglia, punto. Io non vedo unafamiglia tradizionale in contrapposizione a unamoderna o post moderna, io vedo la famiglia.

2. I peggiori attacchi la famiglia, intesa anchecome cellula vitale della società, li ha subiti dallapolitica dei governi dell’austerità nel corso degliultimi anni. Pochi aiuti, scarso sostegno alle giovanicoppie, politiche volte allo scoraggiamento versol’obiettivo di mettere su famiglia. E infatti il nostropaese non cresce più; c’è un calo demograficospaventoso: ogni anno è come se perdessimo unacittà di oltre centomila abitanti. È stata la politicadello scoraggiamento in questi anni il peggiore deinemici dell’istituzione famiglia.

3. Ci mancherebbe altro! Vede, una delle peg-giori varianti dell’ipocrisia culturale e politicarisiede nel ‘boldrinismo’, un movimento, per fortu-na scarso e minoritario nel paese, di “cieche” asenso alternato. Costoro, quando si tratta di pren-dere posizione contro quei fenomeni di violenzainaudita perpetrata contro le donne dall’estremis-mo islamico, vengono prese da una forma di cecitàintellettuale.Giorni fa circolava la notizia di un islamico cheaddirittura offriva un prontuario su come menarele donne. Oh, si fosse levata una voce di dissensodal circolo dell’ipocrisia, zero!E che dire sul silenzio, violento anch’esso perchéappunto disonesto intellettualmente, delle solitecombriccole radical sui frequentissimi casi di vio-lenza perpetrata da certe bestie estremiste nei con-fronti delle loro povere figliolette che hanno la solacolpa di vestire all’occidentale?

4. Su questo mi trova d’accordo, certi paragonimi sembrano oltremodo pompati dalla propagan-da, la quale non deve mai sostituirsi al ragionamen-to, altrimenti anche le migliori tesi rischiano diperdere in partenza.

5. Anche questa mi sembra una forzatura. Lacondizione di gay merita rispetto, le forme di dis-criminazione sulla base degli orientamenti sessualinon appartengono alla Lega.

6. Semplicemente vergognoso, indice di unaintolleranza mai vista. Altro che battaglia di civiltà,quelle della Cirinnà sono riflessi di un estremismoche potrà trovare spazio solo sui suoi cartelli per-ché nel paese sono perdenti, culturalmente perden-ti: la maggioranza degli italiani teme le posizioni dicerte esaltate che vorrebbero farci credere che lasubcultura gender o di genitore 1 e 2 sia il futuro. Ilfuturo è la natura, con i suoi insostituibili equilibriaffettivi. Potranno battersi all’infinito: perderannosempre, tra l’altro neanche tutta la sinistra li segue.

7. Non credo. Salvini sulle conquiste civili dovuteanche alla 194 è stato chiaro, direi risoluto: non sitoccano. E io sono d’accordo. Tuttavia la legge 194va letta nel suo complesso, non solo nella parte percosì dire più conosciuta .In essa c’è anche l’esplicito riferimento al doveredello Stato di rimuovere le condizioni che spessoinducono all’aborto: indigenza, disagio sociale,impossibilità per mancanza di mezzi di sostenta-mento economico di creare una famiglia.Ecco, io ritengo che della 194 vada attuata anchequesta parte, che mi sembra particolarmente lode-vole.

8. Torniamo al concetto naturale di famiglia:papà, mamma, prole. Se sostenere la famiglia nat-urale è esercizio retrogrado, sono felice diappartenere a milioni di retrogradi. E fiero dipotermi opporre a ogni iniziativa legislativa checonsenta di surrogare il valore famiglia con ciò chesemplicemente non lo è, tipo due persone dellostesso sesso che vogliano adottare dei bambini .

9. Per me, che con la stampa, anche quella piùdura nei confronti del mio partito, ho un rapportoimprontato alla schiettezza e alla franchezza, lascelta forse è stata un po’ eccessiva. La misura, tut-tavia, credo sia stata una reazione forse fin troppodeterminata al clima pesante che certi giornalihanno creato. Il congresso di Verona è stato infattisovraccaricato in maniera indecente, mancodovesse accadervi al suo interno chissà cosa. Esso èstato, invece, un confronto civile a più voci legatetutte dal filo della cultura conservatrice che merita-va più rispetto. Lo stesso che riserviamo noi a chi lapensa diversamente. Ai tanti intolleranti di sinistrada salotto bisognerebbe ora rispondere architet-tando la stessa gazzarra nei confronti delle inizia-tive convegnistiche di gay, gender, Boldrini e cirin-nini, cosa che non faremo mai perché siamo demo-cratici; gli italiani sanno dove sta l’intolleranza.

10. Le ripeto, quell’iniziativa è stata caricata ditanti, troppi significati. Vede, l’Europa non habisogno di una alleanza populista, ma di una presadi coscienza collettiva. Che è già in corso! La Leganon ha nessun interesse a creare un ghetto ideo-logico in un momento nel quale decine di milioni dicittadini europei moderati stanno maturando l’in-tendimento di pensionare quel piccolo uomo diJunker e di prepensionare addirittura Macron, lacui creatura en marche è data perdente.Ma lei ha notato il nervosismo di Junker durante lasua visita in Italia? Io sì, e non sono l’unico. Ipadroni del vapore hanno capito che non sarannotravolti soltanto dalla Lega o da chi in Europa lapensa come noi, ma dalla maggioranza dei cittadi-ni del vecchio continente. E fanno bene perchéhanno affamato milioni di persone.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Nel corso della tre giorni di Verona, dentro e fuori alCongresso mondiale delle Famiglie, è andata in scenauna cagnara politica del tutti contro tutti. In campo sono scesi due estremismi. Da un lato chidistribuiva feti di gomma come gadget per esprimerela propria contrarietà all’aborto, raccontava favoleanti gender e recitava preghiere per la guarigione deigay; dall'altro chi definiva "Medioevo" i sostenitori del-l'unione fra uomo e donna, "oscurantista" i contrariall’aborto, "clericofascista" gli oppositori al cambia-mento del concetto di famiglia. Due fuochi hannodivampato urlando, talora ostentando, le proprie con-vinzioni, dimenticando che questi sono tempi duriper la verità, ovunque venga sbandierata. Scintillehanno surriscaldato il clima politico. Tanto fumo è

stato gettato negli occhi. Le due piazze di Verona nonsono riuscite a parlarsi, trincerate all’interno della pro-pria bolla, impossibile da sfondare. Nel tentativo difarle dialogare (ci saremo riusciti?) abbiamo intervi-stato, Domenico Furgiuele, deputato calabrese dellaLega e il reggino Francesco Danisi, tesoriere naziona-le dei Giovani Democratici.

1 Iniziamo con il dare una definizione del termine"famiglia"...

2 "La famiglia naturale è sotto attacco - ha senten-ziato il ministro della Famiglia e le Disabilità, LorenzoFontana. - Vogliono dominarci e cancellare il nostropopolo". Da chi è minacciata la famiglia?

3 Il vicepremier Salvini ha dichiarato: "Mi incuriosi-

«La maggioranza degli italianiteme le posizioni di chivorrebbe farci credere che lasubcultura gender o di genitore1 e 2 sia il futuro. Il futuro è lanatura, con i suoi insostituibiliequilibri affettivi»

Domenico Furgiueledeputatocalabresedella Lega

R07 APRILE- 16 societàwww.larivieraonline.com

La famiglia tra

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1. La famiglia è un nucleo affettivo, è un luogodove ci sono almeno due persone che siascoltano, che si vogliono bene e che si rispet-tano. Famiglia è laddove c’è il rispetto e l’amoredi prendersi cura l’un l’altro reciprocamente,dove ognuno di noi termina la fase dell’egoismoper mettersi a disposizione di un’altra vita.

2.Capisco la necessità del Ministro Fontana,noto ai più per le sue sparate da medioevo, diuscire dall’oblio, ma eviterei proclami del genereche definirei più che altro slogan aleatori. Il min-istro Fontana deve motivare l’esistenza della suadelega al governo, quindi viaggia con la fantasia einventa fantasmi che invece non esistono. Mentesapendo di mentire. Ma poi minacciata da cosa?

3.. Salvini e la sua storia politica ci insegnanoche ha la capacità di dire tutto e il contrario ditutto, lo ricordiamo ancora negli anni passati conla felpa “prima il Nord” oggi invece ha il barbarocoraggio di indossare la felpa con scritto Calabria.Attualmente sa che il tema del femminismo è piùelitario e allora butta la palla in aria citando argo-menti di maggiore attrattività. Dobbiamoriconoscere la capacità di inserire in un qualsiasidiscorso migranti ed estremismo islamico. Che siparli di calcio, di cucina, o di altro lui inseriràanche lì migranti ed estremismo islamico. Non haaltri argomenti, sa che per il momento è l’unicacosa con cui attrarre l’interesse delle persone.Voglio vedere quando questa fissazione tra i citta-dini finirà cosa farà, a proposito mi fa sorridere ladichiarazione di Carlo Calenda: “Se domaniandassero di moda i migranti e le ONG, Salvini sidipingerebbe la faccia di nero e andrebbe in girocon il canotto in mezzo al mare”. La realtà è che iltema dei diritti delle donne è un tema vero, e chequesto governo non fa nulla per migliorare lasituazione, ma la storia ci insegna che, grazie allemanifestazioni e alla lotta, i movimenti femmin-isti hanno sempre ottenuto importanti risultatinel tempo, e noi abbiamo il dovere di sostenerli inquesta battaglia, d’altronde il vento del cambia-mento non può essere fermato con le mani.

4. Il termine azzardato mi sembra alquantoriduttivo, ma di certo non sono stupito da questadichiarazione, come si dice, ormai vale tutto.Ignacio Arsuaga nelle sue dichiarazioni ha anchedetto che i nemici della famiglia sono le femmin-iste radicali che vogliono estendere la loro ideolo-gia suprematista, ancora a suo avviso nemicodella famiglia è l’industria dell’aborto che vuolefare soldi e uccidere più bambini, sostiene che gliideologi del gender siano totalitari e voglionocontrollare il “cervello delle nostre figlie e deinostri figli”. Parliamoci chiaro, qui siamo a livel-lo dei terrapiattisti. Rideremmo anche qui se nonfosse che sono state dette cose veramente gravi,

tra tutte quella sull’aborto che fa rabbrividire.

5.Alle soglie del 2020, è ovvio che questedichiarazioni mi imbarazzano. Oltre a imbaraz-zarmi mi mettono anche paura, non si può anco-ra tollerare che si alimenti il clima di odio verso lacomunità lgbt.

6. Francamente penso che gli “estremismi”, equindi estremizzare le proprie posizioni non fac-cia bene alla causa, il cartello era sicuramenteprovocatorio, e di forte impatto, ma credo cheaiuti poco a supportare la causa, anzi…

7. A mio avviso è poco lucido, bisogna trattare iltema dell’aborto come è giusto che sia, un dram-ma. Senza tifo da stadio, nessuna donna è felicedi affrontare un aborto, anzi è una scelta che nonsi dimentica per il resto della vita. D’altrondeanche Papa Francesco ha detto: “Il dramma del-l’aborto è terribile. Per capirlo devi stare nel con-fessionale”. A tal proposito non possiamo toller-are le dichiarazione di Ignacio Arsuaga, che parladi aborto come modo per fare profitti.

8. No, è solamente contrario. Ritengo però cheper fare valutazioni del genere, bisogna appro-fondire bene il tema. Bisogna considerare che cisono tanti orfani che non riescono a trovare qual-cuno che si prenda cura di loro, altresì è anchevero che la nostra società non sarebbe ancorapronta per accettare queste adozioni.

9. Il rischio che i giornalisti smontassero subitoquesta pagliacciata era oggettivamente alto.

10. Se così è stato non so che risultati possanoportare a casa. La nascita dell’internazionale pop-ulista è ormai cosa nota, e non solo nel panoramapolitico europeo, basti pensare a Trump negliStati Uniti o Bolsonaro in Brasile; vi è da eviden-ziare, però, come populismo e sovranismoimpediscano di operare insieme tra più paesi.Esempio emblematico è stata la questione deimigranti in seno all’Unione Europea dove ilgruppo Visegrad, capitanato da Ungheria ePolonia ha votato contro la distribuzione deimigranti, obbligando quindi il nostro paese,paese di approdo, a tenerseli tutti. Se questi sonogli alleati di Salvini pare evidente che non stiafacendo un buon servizio al paese di cui èVicepremier.

scono queste presunte femministe, parlano di dirittidelle donne e sono le prime a far finta di non vederequal è il primo, unico, reale pericolo per le donne: l'e-stremismo islamico". Condivide?

4 Al congresso di Verona è intervenuto IgnacioArsuaga, presidente di CitizenGo - piattaforma moltoaggressiva contro il matrimonio tra persone dello stes-so sesso e l'aborto - e ha citato Antonio Gramscidicendo che i nemici della famiglia sono i suoi eredi ehanno sostituito "la lotta di classe con la lotta per ilgender". Non è un po' azzardato come accostamento?

5 "L’omosessualità è degradante per la naturaumana - ha tuonato il presidente dell'Organizzazioneinternazionale per la famiglia, Brian Brown. - Esseregay distrugge il senso stesso dell’essere umani". Laimbarazza questa dichiarazione?

6E invece del cartello "Dio, patria, famiglia: che vita

de merda", esposto lo scorso 8 marzo dalla senatriceMonica Cirinnà e ritirato in ballo nel corso del con-gresso, che cosa pensa?

7 Chi è contrario all'aborto è oscurantista?

8 Chi è contrario alle adozioni alle coppie gay èretrogrado?

9 Come giudica la scelta di tenere i giornalisti rigo-rosamente fuori dall'area del convegno?

10 C'è chi ha visto nel congresso un tentativo dicostruire velocemente e in maniera efficace una gran-de rete in un momento in cui in paesi come la Polonia,l'Ungheria e l'Italia la destra populista è al governo. Èd'accordo?

FrancescoDanisitesorierenazionaledei giovaniPD

«Come si fa a dare credito a chi,come Ignacio Arsuaga, sostieneche gli ideologi del gender sianototalitari e vogliono controllare il“cervello delle nostre figlie e dei

nostri figli”? Parliamoci chiaro, quisiamo a livello dei terrapiattisti»

fuochi, fumo e scintilleSi è svolto dal 29 al 31 marzo in una Verona blindata e con i giornalisti tenuti rigorosamente fuori dall’area del convegno,

il Congresso mondiale delle Famiglie. Tre giorni per discutere, avevano detto gli organizzatori, di “famiglia, amore, bellezza

del matrimonio”. Ma, come spesso accade quando valori importanti vengono politicizzati, tutto è finito in cagnara.

Nel tentativo di far luce sulle ragioni che hanno guidato le due piazze in cui si è divisa Verona abbiamo intervistato Domenico

Furgiuele, deputato calabrese della Lega e il reggino Francesco Danisi, tesoriere nazionale dei Giovani Democratici.

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www.larivieraonline.com Rcultura

07 A

PRIL

E18

"Ti rubo la vita", a Locri la presentazionedel nuovo romanzo di Cinzia Leone

“Il sogno del guerriero” faripartire la speranza a Riace

L’imprenditore calabrese Michele Stingi lancia sulmercato le uova dedicate al Regno delle Due Sicilie

Dopo aver ricevutoil premio di

“Miglior giovaneimprenditore

d’Italia” il 26enneMichele Stingi ha

voluto rendereomaggio al

Meridione e allasua storia e, allo

stesso tempo,contribuire alla

campagnaCompraSud che

promuove evalorizza il

consumo di prodottirealizzati da

imprese del Sud.

Sarà presentato a Locri presso la BibliotecaComunale di Palazzo Nieddu, il prossimo 18 aprilealle ore 18:00, "Ti rubo la vita", il nuovo romanzodella giornalista, scrittrice e fumettista CinziaLeone, pubblicato da Mondadori A dialogare conl'autrice la nostra direttrice responsabile MariaGiovanna Cogliandro. "Ti rubo la vita" è un romanzo straordinariamenteimpetuoso che parte dagli anni 30 e arriva fino agli

anni 90 del Novecento, attraversa l'Europa pergiungere in Medio Oriente e spingersi fino agliStati Uniti, seguendo le vite rubate di tre donneMiriam, Esther e Giuditta, una musulmana, un'e-brea italiana degli anni Trenta e una donna di oggi.La storia di queste tre donne si incrocia allaGrande Storia del Novecento, dalla SecondaGuerra mondiale all'Olocausto, dai travagli delMedio Oriente all'attualità. Le vite rubate di que-

ste tre donne, costrette a perdere la loro identitàdal terrore o dalla bassezza di un farabutto, provo-cano una cascata di conseguenze inaspettate. Con una narrazione avvincente e perturbante,degna di un thriller, tra suspence, epoche storichee ambientazioni geografiche ricostruite con mae-stria, Cinzia Leone da voce al dolore di chi ècostretta a calarsi nei panni di un’altra identità, avolte anche a sua insaputa, ritrovandosi al cospetto

di un altro Io, antitesi di quello precedente. «Nella lettura lo scrittore non può annoiare mai -sostiene Cinzia Leone. - Deve tenere per mano illettore e farlo volare». Ed è esattamente quello chefa in questo suo nuovo romanzo in cui si respira sinda subito un’aria diversa da quella che ammorba iltinello angusto e asfissiante, sempre più spessorifugio della nostra letteratura.

“Il Sogno del Guerriero” è il nuovomurales dipinto dall’artista peru-viano Carlos Atoche sul muro dellascuola primaria IstitutoComprensivo Riace Monasteracedi questo piccolo borgo dellaLocride, noto per essere stato unmodello esemplare di accoglienzae di integrazione per i rifugiati chescappavano dalle guerre.Quest’opera straordinaria di 60metri quadrati, visibile anche dallapiazza centrale del borgo, è statasostenuta dal Comitato RiacePremio Nobel per la Pace e porta-ta a termine grazie all’accoglienzadi Riace e ai piccoli contributidonati attraverso l’appello pubbli-cato sulla pagina Facebook dellaCampagna. Il murales raffigura unguerriero mitologico che esprimecon la forza dei suoi tratti l'ideadell'accoglienza e del rispetto perlo straniero ed il viandante propriadella mitologia greca, trapiantatasinella Magna Grecia. Un guerrieroforte che ama la sua gente ed il suopaese e che si batte per non farlocadere nell'abbandono e per nonfarlo morire accogliendo chi scap-pa dall'inferno e sogna una nuova

vita. Quel guerriero dipinto congrande forza da Carlos con le sem-bianze e la possanza di uno deibronzi, riemersi a distanza di seco-li dal mare di Riace come per vole-re e disegno del "fato", in realtànon è mai andato via. Come l'ideadi accoglienza e di ospitalità che èrimasta viva attraverso i secolinelle popolazioni dell'ex MagnaGrecia e dell'intera Calabria nono-stante le sue stridenti contraddizio-ni. Il dipinto è un omaggio aMimmo Lucano che è stato capace

di tradurre il sogno in realtà tra-sformando il comune di Riace inun’esperienza unica di accoglienzae di rispetto per gli altri. Quelsogno che un pensiero politico disegno opposto, fondato sull'egoi-smo, la paura e la criminalizzazio-ne della solidarietà sta tentando disoffocare, strozzando insieme lesperanze di chi fugge dall'orrore equelle di un intero paese che hadato vita ad un percorso di speran-za e di rinascita nel nome di unanuova Umanità. Il paese ha accoltocon grande entusiasmo il nuovomurales, in molti sono venuti acomplimentarsi con Carlos per ilsuo dipinto e hanno lasciato unmessaggio di solidarietà e di vici-nanza a Mimmo Lucano. Insieme aCarlos in questi giorni c’eranoanche Emanuela Robustelli, cura-trice d’arte che ha seguito tutta l’o-perazione assistendo l’artistaAtoche e Maura Crudeli, presiden-te di Aiea Onlus, una delle associa-zioni promotrici del ComitatoPremio Nobel per la Pace, che hadocumentato la realizzazione delmurales e curato la parte produtti-va e logistica dell’opera.

Da qualche settimana “PastaStingi”, industria calabrese lea-der nel settore alimentare, consede in Serra San Bruno (VV),ha lanciato sul mercato la lineadi produzione delle uova dicioccolato in vista della prossi-ma festività di Pasqua. Si trattadi un nuovo prodotto per l’a-zienda, realizzato con collabo-razione di professionisti del set-tore dolciario con l’imprendito-re Michele Stingi. Le uova, chesi caratterizzano per gli alti stan-dard qualitativi, sono disponibi-li in vari gusti e dimensioni. Una particolare linea di produ-zione è stata dedicata alle DueSicilie, che vede in etichetta lariproduzione dello stemma del-l’antico Regno preunitario e illogo del Progetto CompraSud:si è così voluto rendere omaggioal Meridione e alla sua storia e,allo stesso tempo, contribuirealla campagna di promozione evalorizzazione del consumo diprodotti realizzati da impresedel Sud. Infatti, Stingi lo scorsoanno ha formalmente aderito al

Progetto CompraSud, sostenu-to dalla Fondazione Il Giglio diNapoli e dal MovimentoNeoborbonico; scopo delProgetto è quello, per l’appun-to, di recuperare l’identità meri-dionale e guarire dal “comples-so di inferiorità” che come con-sumatori ci spinge ad acquistarei marchi pubblicizzati del Nordo esteri; nonché di recuperare evalorizzare la sapienza ed ilvalore delle nostre produzioni,delle tante eccellenze industria-li del Sud e “fare rete” tra le

imprese del Sud.La produzione delle uova dicioccolato rappresenta unanuova sfida per il ventiseienneMichele Stingi, che ha fatto del-l’innovazione nella tradizione ilsuo cavallo di battaglia e che nel2013 ha fondato “Pasta Stingi”.Nata come start up, attualmen-te l'azienda dispone delle piùavanzate macchine automati-che, in grado di produrre diver-se tonnellate di pasta al giornoin oltre 150 formati diversi. Dal2017 Stingi, in continua crescita,

produce anche conserve ali-mentari e merende; nel 2018 èiniziata la produzione deibiscotti e quella dei panettoni.Importanti i riconoscimenti giàottenuti dal titolare dell’impre-sa, tra i quali spiccano quelloconseguito nel 2015 come gio-vane imprenditore dell’anno (ilpremio in quell’occasione glivenne consegnato da ValeriaMarini); quello di "MigliorImprenditore d'Italia 2018",conferito a gennaio dall’Apil,ente che si occupa di individua-re e promuovere i miglioriimprenditori a livello nazionale;quello ricevuto a Bari nell’ apri-le 2018 come “EccellenzaImprenditoriale del Sud Italia”,nell’ambito della storica fiera diSan Giorgio giunta alla 724^edizione, e quello ricevuto aBuonvicino (CS) nel luglio2018, come “Miglior giovaneimprenditore d’Italia”, che havisto come madrina d’eccezioneAlba Parietti.

Jonica Holidaysorganizza un corso

di formazione conFederalberghi

Per il quinto anno consecutivo il con-sorzio degli operatori turistici JONICAHOLIDAYS organizza un corso di for-mazione con la collaborazione diFederalberghi Reggio Calabria e conADA Calabria (Associazione Direttorid'Albergo). Il corso è stato sponsorizza-to da aziende leader nel settoredell’Hospitality come per esempioEricsoft e Chemical Service, che hannosposato la nostra iniziativa. Quest’annoabbiamo spostato la sede, che non saràpiù il Club Hotel Kennedy che ha ospi-tato le prime quattro edizioni ma saràun’altra struttura associata, il Parco deiPrincipi di Roccella Jonica. Abbiamofesteggiato il 40° compleanno del con-sorzio nelle scorse settimane, è consoli-dato la partecipazione alla Bit diMilano e alla Bmt di Napoli, nelle qualisiamo riusciti a produrre diversi contat-ti e molte richieste da parte dei TourOperator per la nostra destinazione .Inoltre abbiamo pianificato una sensi-bilizzazione dei soggetti pubblici perpreparare la stagione estiva.Nell’organizzare il corso HospitalityRiviera dei Gelsomini, abbiamo pensa-to a tutta la filiera del turismo. Glispeaker sono tutti calabresi e ognunodi loro rappresenta un piccolo pezzodel grande puzzle dell’ospitalità. Inordine cronologico si partiràdall’Incoming, tour operator che attira-no stakeholder internazionali interes-sati al nostro territorio. Proseguiremocon il web marketing e digital marke-ting, senza scordarci del SEO e SEM.Dopo la pausa pranzo approfondire-mo i temi del Revenue Management,Gestione del Personale, e tecniche distorytelling per hotel. Dulcis in fundo eimmancabile parleremo del TurismoEsperienzale, Enogastronomia eCucina Stellata. Appuntamento al 15aprile a Roccella nella stupenda corni-ce dell’albergo Parco dei Principi.Evento gratuito con iscrizione obbliga-toria. L’evento è stato organizzato daBruno Strati, Tony Siliporesp.Marketing, Maurizio Reale vicepresidente della jonica holidays eMaurizio Baggetta presidente dellajonica Holidays.

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COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Giuseppe Romeo, Orlando

Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo,Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca,Franco Martino, Franco Crinò, Antonio Scordino,

Giovanni Pittari.

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE: 0964342198

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

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Direttore responsabile:MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Direttore editoriale:ILARIO AMMENDOLIA

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A TAVOLA CON BLUETTE “

Le COLLABORAZIONI non precedute dallasottoscrizione di preventivi accordi tral’editore e gli autori sono da intendersigratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati allaredazione, anche se non pubblicati, non

verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti dacopyright diritto esclusivo per tutto il

territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimonogiudizi o riflessioni personali, sono daritenersi direttamente responsabili.

“Si è spento lunedì mattina all'etàdi 54 anni Giacomo Battaglia,

attore reggino famoso per le sueinterpretazioni al "Bagaglino"

assieme al compagno di sempreGigi Miseferi.

Gigi Miseferi:“Abbiamo

diviso 33 anni divita, che non era

solo vita dapalcoscenico,

Giacomo era unfratello e a volte

i fratelli ce liritroviamo, cisiamo scelti

vicendevolmente. La mia vita

sarà sempredeclinata al

plurale,Giacomo ha

seminatoallegria

ovunque”.

La mattina di lunedì 1 aprile, la notizia dellamorte di Giacomo Battaglia, attore, comico eartista reggino, non ha lasciato nessuno indif-ferenti. È stata una morte che ha reso quellagiornata triste. Chi riesce a far cambiareumore alla gente, soprattutto quando non siha avuto nessun contatto, tranne che con imezzi di comunicazione, allora si trattaindubbiamente di un’anima speciale. A me,personalmente, hanno colpito i suoi occhi,quegli occhi che ti raccontavano di un uomobuono e dolce, portatore di buoni sentimenti.Giacomo è nato a Reggio Calabria il 27 gen-naio 1965. Risale a metà degli anni ottanta ilsuo incontro con Gigi Miseferi, con il qualeinizierà a lavorare insieme per alcune emit-tenti locali. Nel 1990, partecipando al pro-gramma “Stasera mi butto”, riservato ai gio-vani comici emergenti, vengono notati da PierFrancesco Pingitore che li scrittura nello spet-tacolo “Troppa Trippa” della Compagnia delTeatro Bagaglino. Da allora diventerannomembri stabili della Compagnia, dando vita asketch comici e imitazioni. L'imitazione piùnota di Giacomo è stata quella di BrunoVespa, dal quale è stato più volte invitatonella sua trasmissione. Insieme a Gigi riuscì aspostare la parola “Reggio Calabria” dallapagina della cronaca nera a quella dello spet-tacolo e la gente iniziò a guardare oltre, acapire che questa terra non è solo ‘ndranghe-ta. Hanno fatto emergere il volto vero e puli-to della Calabria. Giacomo è salito la primavolta sul palco a otto anni per recitare in“Gente di Aspromonte” di Corrado Alvaro,la cosa lo colpì e lo appassionò molto, poi hainiziato con le imitazioni, prima dei compagnie dei professori, in seguito dei comici del suotempo, come Franco Franchi e MassimoTroisi. È sempre rimasto legato alla sua cittàtanto che nel 2013, dopo aver trascorso 23anni a Roma, ha deciso di ritornare a vivere aReggio, perché ha affermato: “Volevo starebene, avevo bisogno degli amici e degli affet-ti”. E sulla Calabria diceva: “Il grande proble-ma della Calabria è che non la facciamoconoscere bene”. Molti degli sketch, fatti conGigi, avevano come protagonista la nostraRegione. Eccone uno: “Come si fa a ricono-scere un calabrese”? La risposta è stata: “Il

calabrese è l’unico al mondo che a domandarisponde con un’altra domanda. Esempio:Chi ura su? Pecchì, chi aju a'ffari?”. (Che orasono? Perché, cosa devo fare?). Grande tifo-so della Reggina, seguiva la sua squadra delcuore dallo stadio “Oreste Granillo”, per latrasmissione “Quelli del calcio”. Alla squadraha dedicato anche un libro dal titolo“Racconti in amaranto” nel 2008. Nella suacarriera c’è da annotare anche il teatro e ilcinema, con il debutto in “Gole ruggenti” nel1992. A gennaio dell’anno scorso gli è statadiagnosticata una terribile malattia, si è sotto-posto a cicli di terapia, ma nonostante ciò nonha mai smesso di lavorare, scrivendo nel frat-tempo il romanzo “Mia madre non lo devesapere”. Fino a quando il 26 giugno, al termi-ne di uno spettacolo, un ictus lo ha trascinatoin un sonno profondo dal quale non si è piùsvegliato. In questi lunghi mesi sono statemolto commoventi e cariche d’affetto le paro-le di Gigi Miseferi nei suoi confronti, paroleverso una persona che ti è stata vicina per 33anni e che poi, all’improvviso, non è piùaccanto a te. Per il compleanno di Giacomo,ha postato una loro foto, una delle ultime, incui appaiono felici e sorridenti; mentre loscorso gennaio, durante la trasmissione“Italia Sì” di Rai 1, ha raccontato la vicenda diGiacomo e il motivo per il quale non li si vedepiù insieme sul palcoscenico. Lui stesso haconfessato la difficoltà e l’emozione di quelmomento, vissuto sotto i riflettori. Il giornodei funerali, le sue parole e i suoi occhi umidisono stati molto toccanti. Ecco cosa ha dettoai giornalisti: “Abbiamo diviso 33 anni di vita,che non era solo vita da palcoscenico,Giacomo era un fratello e a volte i fratelli celi ritroviamo, ci siamo scelti vicendevolmente.Questa credo che sia una prova tremenda,ma che va affrontata col sorriso. Fin dall’ini-zio di questa maledetta storia, iniziata il 26giugno, la gente per strada mi chiedeva diGiacomo. Faccio un esempio su tutti, quandovedi gli operatori dell’Avr, che tirano il freno

a mano, scendono e ti domandano come stail tuo collega credo, che questa sia la vera vit-toria dell’artista, ovvero tracciare un solco nelcuore della gente. La mia vita sarà sempredeclinata al plurale, Giacomo ha seminatoallegria ovunque”. Ha portato a spalla la baradi “suo fratello” lungo corso Garibaldi sinoalla chiesa degli Artisti di San Giorgio aReggio Calabria. Del resto anche Giacomo ha sempre parlatodi Gigi definendolo “fratello”. Questo è laprova di un rapporto indissolubile che nean-che la morte riuscirà a spezzare. Sulla baraerano state legate le sciarpe amaranto deitifosi della Reggina Calcio e i foulard dei por-tatori della Vara della Madonna dellaConsolazione. Sono state tante le personeche hanno voluto rendere omaggio a que-st’uomo. Ho raccolto il ricordo di CarloBelmondo, attore e cantautore reggino, cheproprio con il duo Battaglia e Miseferi halavorato in Calabria: «Giacomo Battaglia eio abbiamo legato subito quando ci siamoconosciuti. Mi ha identificato come un “cor-nuto” giocosamente e si è identificato come ilmio padrino artistico. Dopo la scomparsa dimio padre, mi ha detto di stare tranquillo per-ché c’era lui. Mi ha insegnato molto, sia nellavita che nel lavoro. Anche quando volevomollare tutto le sue parole sono state: “Tu seiun artista e l’artista devi fare”. Era il mio com-pagno di cognac, di cioccolatini, di chiacchie-re e di sfogo, come io il suo. È sempre statopresente nella mia vita e non posso che rin-graziarlo e piangerne la perdita. Era una per-sona sincera che sapeva amare».Ciao Giacomo, quanta allegria, riflessione edentusiasmo hai portato sul palco, te ne seiandato troppo presto, ma sei riuscito a lascia-re tracce profonde del tuo cammino su que-sta Terra, per questo rimarrai indimenticabilee quando avremo voglia di piangere, ricorde-remo il tuo motto: “Chi non ride è fuorimoda”.

Rosalba Topini

Giacomo Battaglia, una vitadedicata a regalare sorrisi

QUESTASETTIMANACONEMANUELACRESCENZI“CHEFTACCO12” RISTORANTEILPENELOPEDIGIANLUIGI– FROSINONE

RIGATONIPICCANTI, CONZUCCAESALSICCIADOSE PER 4 PERSONE DIFFICOLTÀ: FACILEPREPARAZIONE: 30 MIN. COSTO BASSOINGREDIENTI: 400 GR. DI RIGATONI PICCANTI;300 DI ZUCCA; 4 SALSICCE; VINOBIANCO , PEPERONCINO AGLIO,SALE Q.B. E PEPE Q.B. OLIOEXTRA VERGINE DI OLIVAPROCEDIMENTO: 1) FARE SOFFRIGGERE IN PADEL-LA AGLIO, OLIO E PEPERONCINO2) AGGIUNGERE LA SALSICCIA APEZZETTI PRIVANDOLA DALLAPELLE, DOPO QUALCHE SFUMARECONMEZZO BICCHIERE DI VINOBIANCO. 3)QUANDO IL VINO SARÀ QUASICOMPLETAMENTE EVAPORATOAGGIUNGERE LA ZUCCA TAGLIATAA JULIENNE E SALARE A PIACERE.4)INTANTO IN ABBONDANTEACQUA SALATA FATE CUOCERE IRIGATONI.5)QUANDO QUESTI ULTIMISARANNO COTTI AL DENTE SCO-LATELI E AGGIUNGETELI INPADELLA CON IL CONDIMENTOPREPARATO IN PRECEDENZA E UNMESTOLO DI ACQUA DI COTTURA.6)CONTINUATE LA COTTURAFINO AD ASSORBIMENTO DEL-L’ACQUA,7)SERVIRE BEN CALDI GUARNEN-DO IL PIATTO CON QUALCHEPEPERONCINO FRESCO E UN FILOD’OLIO D’OLIVA A CRUDO. EMANUELA CRESCENZI EBLUETTE CATTANEO VI AUGURA-NO BUON APPETITO !!!

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L’OROSCOPOArieteSe i tuoi desideri o i tuoi obiettivi non si sonoancora realizzati, non mandare tutto a quelpaese: è solo questione di tempo. Questa set-timana potresti sentirti un po’ inquieto, soprat-tutto nelle giornate di giovedì e venerdì, con laluna sfavorevole.

ToroLa fortuna sarà dalla tua parte sia inambito sentimentale sia in quello lavora-tivo. Approfittane e non lasciarti scap-pare nessuna occasione! Punta soprat-tutto sulla giornata di lunedì, quandoavrai anche la luna nel segno a far veri-ficare grandi cose.

GemelliMartedì e mercoledì saranno due giornatedavvero fortunate, in cui potresti riceverequalche buona notizia. Purtroppo, Veneresfavorevole continua a metterti i bastoni tra leruote. Attenzione a giovedì e venerdì, giorna-te di tensione col partner.

CancroSarà una settimana di ripresa, in cuipotrai contare sul favore sia di Mercuriosia di Venere. Giornate fortunate sarannoquelle di giovedì e venerdì, quando laluna in congiunzione regalerà bellissimesorprese e Venere sistemerà situazionicomplicate.

LeoneMercurio sfavorevole potrebbe creartiostacoli specie in ambito lavorativo. Inquesto periodo rischi di sentirti parec-chio stressato, ma ricorda che Giove èdalla tua parte e, sul lungo termine, saraitu a vincere la guerra! La luna ti farà rilas-sare.

VerginePrendi questo momento di crisi come un’op-portunità di riflessione, per mettere a fuocoprima di tutto i tuoi sentimenti. Attenzione alitigi e tensioni col partner nelle giornate dimartedì e mercoledì, quando la luna ti ren-derà parecchio nervoso.

BilanciaSul lavoro potrai dire addio alle situazionicritiche dell’ultimo periodo e cominciare arilassarti. I risultati non saranno immediati,ma arriveranno! Le giornate fortunatesaranno quelle di martedì e mercoledì, incui conterai su una luna favorevole.

ScorpioneLunedì sarà una giornata tutt’altro chefortunata, ma non disperare! Martedì lasituazione è destinata a migliorare…Mercurio opposto creerà delle difficoltàin ambito lavorativo e le risposte cheattendi tarderanno ad arrivare. Non per-dere la pazienza.

SagittarioVenere rischia di farti parecchio innervo-sire, soprattutto nelle giornate di martedìe mercoledì, quando dovrai sopportareanche la luna in opposizione. La tensio-ne col partner salirà alle stelle: attento anon dire cose di cui poi potresti pentirti!

CapricornoMercurio favorevole ti porta nuovi con-tatti interessanti per il tuo lavoro, mentreVenere regala alla tua relazione forza epassione. Attenzione alla luna in oppo-sizione nelle giornate di giovedì evenerdì, quando potresti vivere deimomenti di tensione.

AcquarioMercurio sfavorevole creerà probleminei rapporti interpersonali, soprattuttoin ufficio: più volte ti capiterà di chieder-ti se la strada che hai scelto è giustaper te. Le risposte non tarderanno.Goditi le giornate fortunate di martedì emercoledì.

PesciVenere continua a splendere nel tuosegno! Belle novità in arrivo per lesingle, mentre chi è già in coppiapotrebbe fare il passo successivo…Anche sul lavoro potrebbero arriva-re delle buone notizie, possibilisoprattutto lunedì, giovedì e venerdì.

www.larivieraonline.com Rthe blob

07 A

PRILE

- 22

Nuova alba siderneseIl gruppo sidernese “La Nuova Alba”, ex“Young Boys” all’Hotel President nel 1972.Riconosciamo Luigi Diano, MimmoVerteramo, Marcello Amato, Peppe, Francoe Luciano Bolognino.

Selfie attorialiIl nostro Lele Nucera posa durante una serata digala assieme a Elisabetta Gregoraci, ospite della

Calabria durante le riprese del film “in Aspromonte”e rimasta affascinata non solo dal nostro compren-

sorio, ma anche dalla nostra professionalità.

Baroni del gustoFrancesco “il Barone”

Macrì posa assieme all’exMiss Italia e oggi condut-

trice di Linea verdeDaniela Ferolla, venutanella Locride con il pro-

gramma di Rai 1 per sco-prire le bontà del nostro

comprensorio in una pun-tata che andrà in onda il

giorno di Pasqua.

Emozioni musicaliAlessio Laganà posaassieme a EnzoAvitabile che non haesitato a definire unmito dei suoi vent’an-ni. L’artista, intanto,questa sera, domeni-ca 7 aprile, sarà in con-certo a ReggioCalabria.

La storia dei vintiI ragazzi e i docenti dell’ITIS Majorana diRoccella Jonica si dedicano alla lettura delnuovo saggio di Ilario Ammendolia “La ‘ndran-gheta come alibi”. Il modo migliore, da partedel professore Cagliuso, di insegnare ai ragazziaspetti poco conosciuti della nostra storia.

Avanti, sud!Francesco Rao posa assieme al meridionalistaPino Aprile a margine di un convegno in cui lo

scrittore ha presentato una storia delMezzogiorno utile a comprendere cosa abbia-

mo perso e cosa potremmo conquistare.

Sfilatedi sensibilizzazioneSalvatore Galluzzoconsegna per contodell’Amministrazionedi Gerace una targain occasione della sfi-lata/manifestazione#ioDONNA svoltasi loscorso 29 marzopresso la chiesa diSan Francesco.

Generazionidi MeduriRenato Meduri posaassieme all’amatofiglio Giuseppe inoccasione del suo90esimo complean-no. Un traguardoche auguriamo aRenato possa segna-re solo l’inizio di unanuova primavera!

Il lato giovane dell’informazioneFrancesco Pelle, Elisabetta Spanò e Luca Matteo

Rodinò assistono a uno dei tanti convegni tenutosi ulti-mamente al Centro Commerciale di Siderno. I tre

ragazzi, come sempre attenti alle novità culturali, pren-dono appunti per il loro giornale online “L’obbiettivo”.

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