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R C acconti ammino - psfn.it in cammino numero 22.pdfPerò, se ci pensiamo bene, queste parole non...

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ammino C Cari Lettori, bentrovati. Torniamo a Voi con il primo numero di “Racconti in Cammino”, dopo la pausa estiva. Alcune settimane fa è stata pubblicata la Lette- ra Pastorale del Card. Angelo Scola “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’u- mano”, la cui uscita ha coinciso con l’avvio del nuovo Anno Pastorale. In essa vengono analiz- zati tre elementi comuni all’umana esperienza di ogni tempo e di ogni luogo: gli affetti, il lavo- ro ed il riposo. In questo numero di Racconti in Cammino abbiamo voluto soffermarci sul primo tema, quello degli affetti. Tutte le tradizioni religiose rilevano che l'es- sere umano si realizza solo attraverso un vissu- to, all’interno del quale gli affetti costituiscono una componente importante. Anche le scienze psicologiche evidenziano come molte delle nostre sofferenze interiori possono derivare da un bisogno di amare e di essere amati non adeguatamente soddisfatto. La nostra espe- rienza quotidiana, poi, è fatta spesso di relazio- ni affettive caratterizzate da fragilità, debolez- za od inconsistenza. Proviamo, dunque, a riflettere su questo tema, che tanto condiziona e riempie la nostra esistenza terrena. Buona lettura. La redazione La contraddizione di Dio don Denis Amare ed essere amati Letizia Capezzali Per sempre Continuare a credere all’a- more Libri: L’amore è un difetto meraviglioso; E l’eco rispose Cristina Bassani Il sogno di Giuseppe Andrea Zanchetta Sull’Oratorio estivo Michael Matta Film: Un piano perfetto Giuseppe Verrastro N. 22 - 27 OTTOBRE 2013 2 4 6 8 10 12 14 16 EDITORIALE SOMMARIO R acconti in C ammino A CURA DELLA PARROCCHIA SAN FILIPPO NERI - MILANO Gli affetti
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ammino C Cari Lettori, bentrovati. Torniamo a Voi con il primo numero di

“Racconti in Cammino”, dopo la pausa estiva. Alcune settimane fa è stata pubblicata la Lette-ra Pastorale del Card. Angelo Scola “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’u-mano”, la cui uscita ha coinciso con l’avvio del nuovo Anno Pastorale. In essa vengono analiz-zati tre elementi comuni all’umana esperienza di ogni tempo e di ogni luogo: gli affetti, i l lavo-ro ed il riposo. In questo numero di Racconti in Cammino abbiamo voluto soffermarci sul primo tema, quello degli affetti.

Tutte le tradizioni religiose rilevano che l'es-sere umano si realizza solo attraverso un vissu-to, all’interno del quale gli affetti costituiscono una componente importante. Anche le scienze psicologiche evidenziano come molte delle nostre sofferenze interiori possono derivare da un bisogno di amare e di essere amati non adeguatamente soddisfatto. La nostra espe-rienza quotidiana, poi, è fatta spesso di relazio-ni affettive caratterizzate da fragilità, debolez-za od inconsistenza.

Proviamo, dunque, a riflettere su questo tema, che tanto condiziona e riempie la nostra esistenza terrena. Buona lettura.

La redazione

La contraddizione di Dio don Denis

Amare ed essere amati

Letizia Capezzali Per sempre Continuare a credere all’a-more Libri: L’amore è un difetto meraviglioso; E l’eco rispose

Cristina Bassani Il sogno di Giuseppe

Andrea Zanchetta Sull’Oratorio estivo

Michael Matta Film: Un piano perfetto

Giuseppe Verrastro

N. 22 - 27 OTTOBRE 2013

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6

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12

14

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EDITORIALE SOMMARIO

R acconti in

C ammino A CURA DELLA PARROCCHIA SAN FILIPPO NERI - MILANO

Gli affetti

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Il comandamento di Gesù è il coman-damento dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

Però, se ci pensiamo bene, queste parole non sono una contraddizione?

Anzitutto: si può comandare di ama-re gli altri, ogni uomo che incontriamo in questo mondo? Si potrebbe coman-dare di dare la vita per una buona causa, per qualcuno, ma non di amarlo. Alme-no non nel senso che ciascuno di noi dà alla parola amore.

Secondo: è impossibile amare come

Gesù ci ha amati. Semplicemente im-possibile. Quindi, perché Gesù chiede a noi qualcosa di impossibile?

È una contraddizione. Caro Dio, co-me la mettiamo?

Caro amico, anzitutto voglio dirti che l’Amore è

qualcosa di più che il semplice sentimento di affetto, pur profondo, che provi per qualcuno. Il sentimento va e viene, ha alti e bassi. In alcuni momenti è forte come la passione, in altre situazioni questa può affievolirsi. L’Amore invece rimane. È fe-dele. L’Amore è una scelta: la scelta di farsi dono per un altro. Si prende cura an-che quando l’altro non ricambia. È capace di tutto per l’altro.

Tu sei mio figlio, mi appartieni e sono sicuro che anche a te sia capitato di vive-re l’Amore. Quando ti sei detto: per quella

persona potrei fare di tutto, forse anche dare la mia vita? Ecco, in quel momento hai vissuto un frammento dell’Amore vero. L’Amore vero è gratuito, si offre e basta, si dona completamente. Questo Amore lo si sceglie. Lo si decide.

Io, il tuo Papà, amo così. Io ho deciso da sempre e per sempre di amare l’uma-nità, gli uomini, di un Amore così. Di ama-re ogni uomo, anche quando lui mi odia, di benedirlo anche quando mi maledice, di dare la vita di mio figlio Gesù per ciascu-no, anche per l’ultimo uomo, anche per quello che ha deciso di rinnegare e di tra-dire Gesù.

Perché un amore così non muore mai, vive per sempre, si dona sempre nuova-mente, e non può essere ucciso, non può morire. Gesù è risorto perché l’Amore da cui si è lasciato abitare è la vita stessa. Questo Amore, che si dona sempre e co-

LA CONTRADDIZIONE DI DIO

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munque, è l’essenza della vita. Mi piacerebbe che anche tu ti sentissi

amato così, che percepissi che sei prezio-so per me al punto che ho dato la vita di mio figlio per te. E che lo rifarei mille vol-te anche se tu non lo meritassi. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, io ho stima di te e ti amo. Qualunque cosa accada.

Quando mio figlio Gesù ha intuito che i discepoli erano pronti, ha detto loro il “segreto” della vita: quello che chiamate “comandamento” in realtà era un invito appassionato a lasciarsi abitare dall’Amo-re, a credere all’Amore, a lasciare che questo sogno diventasse per loro realtà: “Amatevi! Amatevi! Credete all’Amore! Scoprirete che l’Amore è la vita e sarete felici e sarete un dono per chi vi incon-tra!”

Ti sembra ancora una contraddizione questa?

Quel giorno Gesù ha invitato i suoi ami-ci, e con loro anche te, ad abbracciare questa verità. I discepoli non sapevano ancora tutto dell’amore, ma di lì a pochi giorni, sulla croce di Gesù, avrebbero visto risplendere l’Amore come non era mai successo. E dopo tre giorni avrebbero visto questo Amore risorgere, nuovo, ancora più splendente perché disposto nuovamente a morire per ciascuno di loro…

Questo è il senso della vita, questo è il segreto perché la vita si realizzi: credere all’Amore, dargli spazio, lasciare che viva in noi…

Ora io a te dico la stessa cosa: vuoi la-

sciarti abbracciare dall’Amore? E vuoi con-dividere l’Amore con le persone che incon-tri, quelle più familiari come quelle di-stanti o ostili? Vuoi credere e provare a vincere il male solo attraverso il bene? Provaci!

Se vuoi, puoi collaborare con me a co-struire il Regno di Dio sulla Terra. Io sarò con te, ti accompagnerò. Non temere. E la vita cambierà. E scoprirai che l’Amore è possibile.

Don Denis

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Se dovessi chiedere a un genitore co-sa vorrebbe per il figlio, io credo che la risposta sarebbe universalmente la stes-sa: “che sia felice!”. Ma cosa rende felice l'uomo? Quali sorgenti di gioia vera pos-siamo indicare ai nostri figli? Se ci guar-diamo intorno sembra che la cultura odierna abbia già sistemato ben in vista i suoi cartelloni pubblicitari: “Felicità è… avere soldi, vestirsi alla moda, essere fisicamente attraenti, provare sensazioni forti, lo sballo, avere successo con i ra-gazzi o le ragazze, e più ne hai, più va-li…”

Non è questo che vogliamo per i no-stri figli perché sappiamo dove queste strade portano. Ci piacerebbe avere strumenti da consegnare loro perché possano camminare sicuri in questo viaggio così bello ma a volte insidioso che è la vita.

La Chiesa ci viene in aiuto. Papa Fran-cesco ci dice: “La vera gioia non viene dalle cose, dall’avere, no! Nasce dall’in-contro, dalla relazione con gli altri; na-

sce dal sentirsi accettati, compre-si, amati e dall’accettare, dal comprendere e dall’amare”. Noi siamo felici quando amiamo e ci sentiamo amati. E questa è una verità universale. Creati da un Dio che è Amore, siamo felici e ci realizziamo solo quando riu-sciamo a vivere nell'amore, quan-do riusciamo a costruire relazioni

di affetto e amicizia vere e solide. Ma come trasmettere questo ai nostri figli? Abbiamo già sperimentato più volte che le prediche con i ragazzi non funziona-no. La lezione la imparano guardandosi intorno e soprattutto guardando noi. E allora per insegnare loro come costruire relazioni belle e piene dobbiamo met-terci in gioco noi, imparare noi a co-struire e vivere relazioni così.

Detto questo, uno dei pilastri fonda-mentali alla base di ogni relazione uma-na lo possiamo trovare proprio nel Van-gelo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Gesù ci insegna che per impara-re ad amare un altro, la prima persona con cui bisogna far pratica siamo pro-prio noi stessi. E questo perché il modo con cui amiamo e accogliamo noi stessi sarà il modo con cui saremo capaci di amare e accogliere anche gli altri. A pri-ma vista la cosa sembra facile, però quando ci guardiamo dentro scopriamo che non è proprio così: non è facile amarsi! E più vai avanti con l'età, più gli

AMARE ED ESSERE AMATI

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errori si accumulano e più difficile diven-ta accogliersi e amarsi per quello che si è. Quanto spesso facciamo fatica a per-donarci per gli errori commessi in pas-sato? Quanto spesso lasciamo che il sen-so di colpa ci tormenti a volte anche per anni? E l'atteggiamento spietato che te-niamo verso noi stessi finisce per diven-tare lo stesso che poi usiamo anche ver-so gli altri. Ed ecco che le nostre rela-zioni si fanno tese e pesanti. L'amore diventa un cosa che ti devi conquistare a fatica, il perdono va meritato, e gli erro-ri che sembravano essere stati perdona-ti una volta per tutte ripiombano pun-tuali, se non nei discorsi, negli sguardi diffidenti e critici.

Gesù nel vangelo ci chiama invece a una vita nuova fatta di relazioni nuove, dove la capacità di amare, perdonare, accogliere l'altro non viene da te, ma nasce da un'esperienza profonda di amore, perdono e accoglienza prima ricevuti. Riesci ad amarti quando senti su di te uno sguar-do d'amore che va al di là dei tuoi er-rori, dei tuoi pecca-ti, dei tuoi difetti, delle tue cadute. Uno sguardo che ti dice che tu vali e sei prezioso per il solo fatto che sei tu, che ci sei, che esisti. E questo

sguardo è quello innamorato di Dio, che ti è Padre e ti accoglie sempre non per-ché sei bravo, ma perché sei tu, perché sei Suo figlio. Quando fai esperienza di un amore così, questo amore ti cambia. Questo sguardo ti penetra il cuore e comincia a diventare il tuo sguardo, lo sguardo con cui tu accogli chi ti sta vici-no. Ed è questo tipo di amore che i no-stri figli hanno bisogno di sperimentare per essere in grado poi di replicarlo nel-le relazioni importanti della vita. E non importa se magari oggi sono lontani da Dio o se il Vangelo non lo aprono più da anni: noi siamo chiamati a diventare una pagina di Vangelo per loro, un Vangelo vivente che i nostri figli possano leggere ogni giorno e da cui essi possano impa-rare come vivere, come amare, come costruire relazioni solide e vere per una vita piena e una gioia duratura.

Letizia Capezzali

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Secondo voi, è possibile amare qual-cuno per sempre? Che cosa vuol dire passare tutta la vita accanto ad una per-sona, amandola giorno dopo giorno? Sono queste le domande che abbiamo posto a due coppie sposate, una da po-chissimo tempo e l’altra da molto tem-po, affinché entrambe provassero a ri-flettere, partendo dalla loro esperienza, sui presupposti che possono portare una coppia, al di là delle possibili difficol-tà e delle forse inevitabili crisi tempora-nee, a percorrere un cammino comune “per sempre”.

“Come vivete il vostro “per sempre”? Letta così è una domanda complicata,

così difficile che viene da rispondere con la più semplice e banale delle risposte: “Bene!”. In realtà poi uno si chiede cosa vuol dire “per sempre”.

Vuol dire: finchè morte non ci separi? Vuol dire: finchè dura? Vuol dire: inin-terrottamente, senza fine né limiti di tempo? O forse nessuna di queste cose, oppure tutte queste cose insieme?

Già, perché la domanda suona un po’come un ossimoro “quanto è freddo il tuo fuoco”? Ma, il fuoco è caldo. Il vi-vere non è per sempre.

E invece no. L’insegnamento di Dio ci dice che la nostra vita non è solo quella terrena, ma è quella della nostra anima che sopravvive dopo la morte terrena, così come sopravvivono i nostri senti-

menti, le nostre emozioni e i doni che il Signore ha voluto concederci. Così quando due persone scelgono di unirsi in matrimonio, in realtà si rendono di-sponibili ad accogliere un dono che il Signore concede, un dono importante perché racchiude l’amore verso il pros-simo, la fede, il rispetto e la forza di af-frontare le difficoltà, non solo per se stessi ma per l’intera famiglia. Un dono importante insomma. Che diventa anco-ra più prezioso se si pensa che è un do-no che ha il “potere” di essere eterno e definitivo. Detta così sembra un fardello pesante da portare, fa quasi paura… ma questo timore ne sottolinea ancor di più l’importanza. È paragonabile a quando si deve affrontare una difficoltà lavorativa: per un giornalista intervistare un premio nobel, per un chirurgo fare un interven-to molto complicato. Se ci si pensa, an-che in queste situazioni si ha paura, si teme di poter fallire. Riflettendoci me-glio, però, se ci si trova a quel punto significa che è nelle nostre possibilità affrontare la situazione, e forse quel po’ di timore ci permette di essere ancora più attenti e più abili nel farlo. Così nell’accettare un dono del Signore, co-me il matrimonio, si può aver il timore di non farcela, di non essere pronti, ma significa che ci è concesso di accettare questo Dono. E l’amore, la fede e la for-za che ne derivano fanno sì che lo si possa vivere davvero per sempre”.

PER SEMPRE

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"Se ripenso alla formula matrimoniale che abbiamo espresso il giorno del ma-trimonio, 30 anni fa, promettendoci fe-deltà, cura, rispetto, posso dire che sia io che mio marito ce l'abbiamo messa tutta per riuscire ad attuarla. Le prove sono state tante, fin da subito, per lo scontro/incontro dei caratteri, per le inevitabili esigenze di libertà verso inte-ressi diversi, per la gestione dei rapporti con gli altri famigliari, per i problemi non indifferenti che i figli inevitabilmente hanno portato pur rinnovando la fami-glia. Ancora oggi la sensazione più bella è quando riesco a cogliere nello sguardo di mio marito le stesse mie emozioni, perché so quanto "lavoro" abbiamo fatto per arrivare a questo, sorretti dalla con-vinzione che lo sguardo benevolo di Dio ci accompagnasse sempre, anche nei momenti più bui".

Nel leggere le due riflessioni ci è par-so di cogliere che il messaggio comune fosse “sì, ce la si può fare, si può amare per sempre”. Anzi, la sensazione colta è che più passa il tempo e più l'amore cre-sce e si fortifica. Certo il risultato non è gratuito e scontato. Richiede un impe-gno quotidiano e la volontà di cogliere l’obiettivo. Richiede costanti premure e desiderio di aiutare e sostenere l’altro, soprattutto in quei momenti in cui “le cose vanno male” e la vita di coppia for-se non va come avremmo desiderato. Un paio di trucchi? Cerchiamo di non proiettare le nostre frustrazioni e le no-stre esigenze sull'altro ed ogni mattina proviamo a pensare quanto siamo fortu-nati a svegliarci al fianco dell’uomo o della donna che condivide il nostro cam-mino.

La Redazione

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Nel precedente articolo abbiamo fis-sato la nostra attenzione sulle motiva-zioni che spingono una coppia a costrui-re un progetto affettivo orientato al “per sempre”. Tuttavia, nonostante gli sforzi, e tutte le buone intenzioni dei partners, un rapporto di coppia può sfo-ciare in crisi, tensioni e conflitti spesso non facilmente gestibili dal singolo o dal-la coppia stessa.

Obiettivo di questo articolo non è riflettere sulle cause che spesso portano a conflitti tante volte insanabili e neppu-re fornire indicazioni pastorali che aiuti-no le coppie in difficoltà a mettere in campo tutte le energie possibili per evi-tare l’irreparabile. Altre sono le sedi nel-le quali autorevoli autori e specialisti potranno fornire opportune indicazioni o suggerimenti. La prospettiva che ci interessa indagare riguarda la possibilità e l’importanza, anche in situazioni di separazione o divorzio avvenuto, che i

genitori possano continuare ad esercita-re un’azione educativa nei confronti dei figli, finalizzata a far comprendere loro il valore e la bellezza nel provare a per-correre un cammino d’amore, per sem-pre. Questo nonostante le grandi diffi-coltà che la coppia genitoriale ha diret-tamente vissuto.

Poter dire ai nostri figli: “…non preoccupatevi se l’esperienza di mam-ma e papà non ha prodotto fino in fon-do l’effetto desiderato; voi provateci comunque, mettendo in gioco tutto l’impegno e le energie di cui siete capa-ci. Perché, se voi riuscirete là dove noi non siamo riusciti, la vostra e la nostra gioia e soddisfazione sarà grande ed il nostro sforzo educativo avrà portato frutto”.

Naturalmente ci rendiamo ben conto di quanto sia difficile, partendo dalla propria situazione negativa, trovare le parole giuste e modi efficaci per comu-

CONTINUARE A CREDERE ALL ’ AMORE

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nicare ai figli questo tipo di messaggio. Tut-tavia, non raramente, qualche genitore riesce nel proprio intento, e questo ci sembra un importante risultato ed un’ottima occasione per testimoniare, nono-stante tutto, una visio-ne positiva della vita.

Per cercare di com-prendere meglio le mo-tivazioni, le modalità e lo stile con cui si può arrivare a questo risultato, abbiamo chiesto ad un amico, che ha vissuto in prima persona questo tipo di percorso, di raccontarci la sua esperienza perso-nale. Lasciamo, dunque, a lui la parola.

La Redazione Quando un matrimonio fallisce, i figli

inevitabilmente ne soffrono. Il nostro compito sarà di mettere da parte ranco-ri, rabbie e fame di vendetta, per far uscire il più possibile indenni i ragazzi dalla situazione che loro malgrado vivo-no.

I nostri figli sono tutta la nostra vita, e la loro reazione alla nostra separazione ci ha fatto aprire gli occhi: abbiamo capi-to che per amore loro dovevamo pren-dere la situazione in mano e agire per loro bene.

Ai nostri figli abbiamo dunque inse-gnato ad amare, indipendentemente da quello che è successo a noi loro genito-

ri. La nostra intelligenza e il nostro amo-re vogliono farlo capire loro. Un’eredità che lasciamo volentieri, perché imparino anche dai nostri errori.

Ci rendiamo conto che non è facile, ma mamma e papà, proprio per l’amore che hanno per i propri figli hanno l’op-portunità fin da subito di far cogliere loro che sono venuti al mondo perché desiderati e amati, che sul loro cammino di vita troveranno sicuramente il modo di amare un’altra persona a prescindere da quello che è successo a noi, che il matrimonio va comunque vissuto in tut-te le sue sfaccettature: amare l’altra persona non è mai tempo perso e non è importante le volte in cui si cade ma le volte in cui ci si rialza.

Ciò che cerchiamo di far passare ai nostri figli è comunque di credere nel matrimonio perché unico modo di vive-re l’amore, di vivere in armonia una vita insieme. Per riassumere tutto: “credere all’amore per vivere l’amore”.

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Questa volta voglio suggerirvi due

libri sull’amore: non le solite storie

sdolcinate, di frasi fatte, di trame

scontate, ma due successi editoriali

del 2013 molto differenti fra loro per

stile in cui questo tema è trattato in

modo particolare, da punti di vista un

po’ diversi dal solito.

L’amore è un difetto meravi-

glioso

Simsion Graeme – Longanesi

Il protagonista è Don, un professo-

re di genetica dell’Università di Mel-

bourne, che di recente ha fatto una

scoperta incredibile: gli uomini spo-

sati sono mediamente più felici di

quelli single, vivono più a lungo e go-

dono di una salute migliore.

Per questo ha deciso, da scienzia-

to, di trasformare un problema – il

fatto di non avere una compagna – in

un progetto: il Progetto Moglie.

Per lui, che tutto trasforma in un

problema di tipo logico, la soluzione

è semplice: basta un questionario di

sedici pagine per valutare tutte le

candidate e, attraverso un algoritmo

scientificamente elaborato, trovare

finalmente la donna perfetta, una che

risponda a criteri rigorosi quanto im-

prescindibili: non deve fumare né be-

re, e non deve mai arrivare in ritardo

o in anticipo.

Purtroppo Rosie Jarman ha tutti

questi difetti, e altri ancora, quindi

non entra nemmeno nel novero delle

candidate.

Ma sarà proprio grazie a lei che

Don f arà scoperte sconcertanti

sull’amore, scoperte che vanno ben

oltre e al di là del calcolo e della logi-

ca. Sarà grazie a Rosie che scoprirà

RECENSIONE LIBRI: ”E L ’ ECO RIPOSE”

”L ’ AMORE È UN DIFETTO MERAVIGLIOSO”

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perchè non è mai riuscito ad avere

un secondo appuntamento con una

donna, e che nonostante un approc-

cio scientifico al problema non è così

che si trova l’amore.

Un libro ironico, che nasce per di-

vertire, che fa sorridere e contempo-

raneamente riflettere sul bisogno in-

nato di dare e trovare amore.

Da leggere in un fiato, e ridere tut-

to il tempo.

E l’eco rispose

Kaled Hosseini – Piemme

Un romanzo su come si ama, su

come ci prendiamo cura gli uni degli

altri, e di come le scelte che f accia-

mo si ripercuotono attraverso le ge-

nerazioni. In questa storia che ruota

attorno, non solo a genitori e figli,

ma anche a f ratelli e sorelle, mariti e

mogli, l’autore esplora i molti modi

in cui i membri delle famiglie alimen-

tano i loro rapporti, si feriscono, tra-

discono, onorano, e si sacrificano l'u-

no per l'altro.

La trama prende inizio dagli anni

’40, in un Afghanistan ricco di con-

traddizioni sociali ma non ancora fe-

rito dagli eventi che l’hanno visto

paese protagonista dopo il 2000. Se-

guendo i personaggi e le ramificazioni

delle loro vite, da Kabul a Parigi a San

Francisco passando per l'isola greca

di Tinos, la storia si espande gradual-

mente nel tempo, arrivando ai giorni

nostri. I vari protagonisti, apparente-

mente distanti fra loro, finiscono per

intrecciarsi e dipendere gli uni dagli

altri in un crescendo di emozioni.

Dall’autore di Il Cacciatore di

Aquiloni e Mille splendidi soli, un li-

bro che aggancia e affascina chi legge,

non solo per i contenuti e gli spunti

di immedesimazione che offre, ma

anche grazie ad una scrittura sempli-

ce e intimistica nello stesso tempo.

Cristina Bassani

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Giuseppe rag-

giunse la cam-pagna appena

fuori di Naza-ret. Con il

cuore lacera-to si sedette

sotto un ce-dro. Era un

uomo sempli-ce e i suoi

occhi si gon-fiarono di la-

crime. In un attimo il mon-

do gli era crollato addosso. Il futuro che immaginava per sé era svanito in un mo-

mento… i suoi progetti si erano polverizza-ti. Soffriva terribilmente per quello che era

accaduto e non sapeva darsene una spiega-zione. Gli era parso di essersi sempre com-

portato bene… era convinto che Maria fos-se innamorata di lui… Ma perché gli era

capitata una cosa del genere? Che cosa ave-va fatto di male? Aveva commesso qualche

peccato per meritarsi tutto questo? Il suo cuore non trovava pace e per lungo tempo

il giovane rimase come inebetito a guardare il sole tramontare all’orizzonte. Poi il suo

animo s’abbandonò ad un sonno agitato nella tiepida notte estiva della Palestina.

«Giuseppe...» sussurrò la Voce. «Giuseppe, perché piangi?»

«Mi ha tradito...» «Chi ti ha tradito?»

«Maria.» «Perché ne sei convinto?»

«Aspetta un figlio… che non è mio...» «…»

«…» «Ma tu l’ami ancora?»

«L’amavo...» «E adesso?»

«Come posso amarla… mi ha tradito…

No, non l’amo più!» «Ah, l’amore degli uomini... Amare è una

parola grossa… non si può usare con tanta leggerezza… Per te cosa vuol dire “amare

qualcuno”?» «Vuol dire… vuol dire volere il bene di

una persona.» «E poi? Non è forse qualcosa in più?»

«Volere il suo bene con tutto se stesso!» «Quindi tu volevi il bene di Maria con

tutto te stesso?» «Certo! Mi sarei gettato in mezzo al fuo-

co per lei...» «Uhm...»

«Che cosa stai pensando?» «Che il tuo amore era veramente grande,

se eri pronto a sacrificare la tua vita per lei...»

«Sì... era un amore immenso… che non avevo mai provato per un’altra donna…»

«Quindi mi stai dicendo che colui che ama è pronto a tutto per la sua amata...»

«Che cosa vuoi dire?» «Sostengo semplicemente che se colui

che ama è disposto a gettare nel fuoco la sua esistenza per l’amata ed, essendo la vita

il bene più prezioso che possiede, allora è pronto anche a sacrificare il suo tempo… il

suo avvenire… la sua rispettabilità… ogni cosa...»

«Dove vuoi arrivare?» «Cercavo di dare una definizione dell’a-

more... e un amore così grande come l’hai descritto tu, mi sembra un po’ improbabile

che possa svanire in un batter di ciglia…» «Non capisco...»

«Cercherò di spiegarmi meglio. Partendo dalla tua definizione di amore, direi che

«Amare è sacrificio… «Amare è fidarsi dell’altro…

«Amare è rinunciare a tutto… «Amare è dare…

IL SOGNO DI GIUSEPPE

13

«Amare è per sempre… nonostante tut-

to… «Un amore che non si fida… non è Amo-

re… «Un amore che non sa rinunciare… non

è Amore… «Un amore che non è per sempre… non

è Amore… «Un amore che non è “nonostante tut-

to”… non è Amore… «L’amore deve essere in grado di perdo-

nare…» «Mi stai confondendo...»

«Perché? Se l’amore è tutto questo... an-che se lei ti avesse tradito, come potresti

non amarla più?» «…»

«Maria è tornata da te... e ti ha detto che ti ama…»

«…» «Ti ha supplicato di fidarti di lei... ti ha

chiesto di amarla… e l’Amore si fida…» «…»

«Se tu la ripudierai, la uccideranno… sai che questo è ciò che prevede la legge.»

«La licenzierò in segreto!» «E come farà a vivere con un bambino,

senza un lavoro, senza una reputazione? Nessuno la vorrà prendere con sé....»

«Che torni fra le braccia di chi l’ha cono-sciuta nella notte...»

«L’Amore si preoccupa... Vi ho forse io abbandonato

nel deserto, anche se mi avete tradito con gli idoli?

Mi sono preso cura di voi, perché vi amo e vi ho dato

la manna… Questo è Amo-re!»

«…» «Cerca in fondo al tuo

animo...» «…»

«…» «La terrò con me... per il

suo bene…»

«Bene, hai un buon cuore… Ma non ba-

sta!» «Come non basta?! Io rinuncio alla mia

vita e tu dici che non basta?! Non ti voglio più ascoltare!»

«Nella vita matrimoniale ci sono tanti problemi. Al primo screzio le rinfacceresti

che è una prostituta, che solo grazie alla tua bontà è ancora viva...»

«Non lo farò...» «Come fai ad esserne certo?»

«Perché in fondo le voglio bene...» «Quindi tutto potrebbe riprendere da

qualche istante prima che tu vedessi il suo stato oggi pomeriggio?»

«Sì...» «Questo è vero Amore... Sono fiero di

te, Giuseppe. Non avevo posto invano la mia fiducia nel tuo cuore.»

«…» «E con il bimbo? Come farai? Gli vorrai

bene come ad un figlio?» «Lui non ha colpe da farsi perdonare... Lo

amerò come se fosse mio figlio…» «La mia grazia sarà sempre con te, Giu-

seppe, figlio di Davide. Il tuo grande animo ti ha salvato. Ora posso anche confidarti la

verità. Maria non ti ha tradito. Il mio Spirito l’ha visitata ed il figlio che porta in grembo è

il messia… il mio figlio prediletto...» Andrea Zanchetta

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Riassumere in un breve articolo il si-gnificato dell'oratorio estivo, di 9 setti-mane (!) passate fianco a fianco con i bambini, i ragazzi e gli adolescenti, non è un'impresa facile. Ma pensando ad un modo per iniziare mi è venuto in mente che se vi descrivessi semplicemente ciò che è successo fallirei nell' impresa. E dunque vi invito, prima di proseguire, a fare uno sforzo con la vostra fantasia. Tornate con la mente indietro nel tem-po, a quando anche voi durante l'estate eravate soliti vivere l'oratorio estivo. Era ormai finita la scuola (finalmente!) e co-munque continuavate a svegliarvi presto, ma questa volta con uno spirito diverso. Sapevate che di lì a poco avreste incon-trato i vostri amici con i quali avreste passato l' intera giornata e forse ne avre-ste conosciuti di nuovi! Non solo: avre-ste giocato con dei ragazzi più grandi e dei bambini più piccoli ai giochi che vi divertivano di più o ad alcuni nuovi, di cui prima non conoscevate l'esistenza. Ecco, con la prospettiva non dell'adulto ma del bambino possiamo ora capire come mai, ripensando a quei momenti, a tutti sopraggiunge un pizzico di malinco-nia. E inoltre si può capire come mai, indipendentemente dai percorsi di vita che ciascuno di noi ha preso, sia tra co-loro che, anche dopo molto tempo, han-no continuato a frequentare l'oratorio e la Chiesa, sia tra coloro che se ne sono allontanati, ripensare a quei momenti della nostra infanzia ci metta di buon umore.

Ma che cos'è l'oratorio estivo? A pre-scindere da ogni “cosa da fare”, possia-mo dire che la funzione più importante è

quella di trasmettere un clima emotivo. Serenità, felicità e attenzione per le par-ticolarità di ciascun bambino. Abbiamo cercato durante le settimane anche di creare il vuoto.

Un momento, direte voi: il vuoto? Che brutta parola! Il vuoto equivale a non fare nulla, a starsene con le mani in mano, ad annoiarsi. E invece no: solo oggi, nella nostra società dove ogni mo-mento della giornata deve essere pianifi-cato, noia e vuoto sono diventati sinoni-mi. Il vuoto in realtà permette di creare un ambiente diverso da quello frenetico della vita di tutti i giorni per consentire a ciascuno di noi e a ciascuno dei bambini di fare emergere la parte migliore di sé. E ciò è stato reso possibile grazie a 288 bambini (40 in più rispetto al 2012), 30 animatori (ragazzi delle superiori che hanno deciso di sperimentarsi – alcuni per la prima volta! - nella cura dei più piccoli e nel condividere momenti di gio-co con loro), un don, 3 cuochi (che han-no preparato quasi 5000 pasti nelle 9 settimane!) e molte mamme e papà che hanno dato un aiuto nella gestione della segreteria e dell' infermeria. Ciascuno di loro, ciascuno di noi è stato prezioso per la buona riuscita di questa esperienza.

Una delle cose a cui abbiamo cercato di porre particolare attenzione è stata la gestione degli orari: inizialmente abbia-mo proceduto come ogni altro anno e ogni altro oratorio organizzando la gior-nata secondo orari precisi. Ma con il procedere delle settimane ci siamo con-vinti che quello spazio di vuoto di cui parlavo sopra faticava ad emergere. E così abbiamo cambiato strategia: abbia-

SULL ’ORATORIO ESTIVO

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mo deciso di proporre una mattinata non strutturata in cui gli animatori si spargevano nei diversi spazi dell'oratorio e attendevano che i bambini arrivassero e, insieme, si decideva a cosa giocare. Seguiva il pomeriggio con i tornei e infi-ne un gioco tutti insieme che consentiva ai bambini di sperimentare giochi nuovi e insoliti. Certo, non è sempre stato semplice procedere in questo modo: presuppone la capacità di ciascuno degli animatori di essere molto intraprenden-te e autonomo. Ma penso sia la strada giusta!

Gli educato-ri, di cui ho fat-to parte, sono ragazzi e ragaz-ze universitari, con molta esperienza: oltre che nella preparazione dei giochi gran-di e nella for-mazione degli animatori, sono stati chiamati in causa spesso per risolvere i conflitti tra i bambini. I più piccoli l itigano spesso ma sanno anche perdonare con più facilità. Ed è stato compito degli educatori con-sentire che, dopo una brutta lite, i bam-bini si riconciliassero e potessero torna-re anche a giocare insieme. E questo è stato possibile non solo attraverso il gio-co, il dialogo e la riflessione ma anche attraverso la preghiera e il ballo.

Infine voglio raccontarvi un aneddoto che ci fa capire come la fantasia di cia-scuno dei bambini sia davvero una delle

più importanti risorse di cui dispongono alla loro età. Mi è capitato nei momenti non strutturati di coinvolgere qualche bambino in un'attività di gruppo: metà di loro facevano i concorrenti, mentre l'al-tra metà la giuria. I concorrenti doveva-no rispondere con creatività e fantasia ad una domanda (es. cosa cambierebbe se avessimo 6 dita?) e la giuria doveva decidere quale tra le risposte fosse la più fantasiosa. È stato davvero divertente vedere come con nessun materiale fosse bello per me e per i bambini condividere

quell'attività. Giunti alla fine di questo arti-colo avrò rag-giunto il mio scopo se per qualche attimo vi avrò fatto rievocare ricor-di felici e diver-tenti della vo-stra infanzia. Non è detto che siano gli stessi che ho

raccontato io ma spero siano stati di sti-molo. E chissà che nei prossimi anni non vi venga voglia di riaffacciarvi in oratorio durante l'estate per dare aiuto alla pre-parazione e alla gestione delle giornate dell'oratorio estivo, permettendo di vi-vere un'esperienza così bella come quel-la che anche a voi qualcuno ha permesso di vivere in passato.

Michael Matta P.S. La risposta che aveva vinto alla

domanda di prima è stata: “potremmo fare meglio il solletico”!

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Nel tentativo di tirare su il morale del suo capo, appena lasciata dal fidanzato, Corinne, durate la cena di Natale in fami-glia, decide di raccontarle la storia di sua sorella Isabelle e del loro “piano perfet-to”. Per superare una “supersti-zione” di famiglia, che per vari motivi vede infelici tutti i primi matrimoni, Isabelle, innamo-rata del suo fidanzato storico (Pierre), organizza, con la complicità della sorella e del cognato, un matrimonio ed un di-vorzio lampo con uno sconosciuto. Arri-vata all’appuntamento in Danimarca, lo sconosciuto con il quale doveva convola-re a nozze, non si presenta e, per non perdere ulteriore tempo, Isabelle decide di ingannare Jean-Yves Berthier, un mal-destro ed ingenuo redattore di guide tu-ristiche in procinto di partire per il Kenia.

Accecata dal suo piano diabolico, la pro-tagonista sembra non fermarsi davanti a nul-la; eccola infatti insie-me all’ignaro e “tontolone” Jean-Yves per le strade di Nairobi a mangiare occhi di capra, oppure faccia a faccia con un leone nella splendida savana africana dove, grazie all’incontro fortuito con una tribù Masai e all’inganno, Isabelle riesce a portare a ter-mine il suo piano… quasi perfetto, sposan-do Jean-Yves.

FILM: UN PIANO PERFETTO Abbandonando immediatamente e

senza rimorsi il buon Jean-Yves, Isabelle torna alla sua vita di sempre convinta di aver superato la maledizione di famiglia ed è pronta a sposarsi con Pierre, fino a quando scopre però che il matrimonio tra lei e Jean-Yves risulta regolarmente registrato. Isabelle, determinata più che mai a portare a termine il suo piano ed aiutata nuovamente dalla sorella, si reca a Mosca, dove vive Jean-Yves, allo scopo di ottenere l’annullamento del loro matri-monio. Ma qui tra altre mille peripezie, in una affascinante Mosca completamente imbiancata, Isabelle scopre nel genuino Jean-Yves la sua vera anima gemella.

Questo film, dal finale quasi scontato, non ha le pretese di trasmetterci un mes-

saggio o una morale a tutti i costi, ma la bravura e l’ironia degli attori, le splendide immagini esotiche di luoghi lontani e affascinan-ti, e le trovate co-miche, per nulla volgari e banali a cui assistiamo, riescono a farci trascorrere un paio d’ore di spensierata serenità di cui avvertiamo ogni tanto, immersi nel vortice dei tanti impegni quotidiani, un irrefrenabile bi-sogno. Giuseppe Verrastro


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