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R&A n. 7 luglio 2009

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Rivista di informazione e aggiornamento sull'ambiente
100
Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista Mensile di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona n° 7 LUGLIO 2009 Anno X 7,00
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Rivista mensile di informazionee aggiornamento di cultura ambientale

La Redazione di REGIONI & AMBIENTEsi riserva il diritto di modifi care, rifi utare o sospendere

un articolo a proprio insindacabile giudizio.

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Direttore Responsabile:Andrea Massaro

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62019 Recanati (MC)

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Versamento su C/C postale n° 17270604intestato a Free Service s.r.l. Via del Consorzio, 34

60015 Falconara M. (AN)Sped. in abb. postale - Pubbl. inf. al 45%

Aut. Dir. Prov.le P.T. Ancona

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In copertina: In occasione dei Climate Change Talks svoltisi a Bonn, un simbolico pacchetto di salvataggio globale posto sul tavolo all’ingresso dell’Auditorium (fonte: IISD)

6 CAMBIAMENTI CLIMATICI

A Bonn (1-12 giugno 2009) i Climate Change TalksPochi risultati sulle grandi questioniSenza finanziamenti improbabile l’accordo

98 giugno 2009, Giornata Mondiale degli OceaniSono i coralli le specie più a rischioL’acidificazione delle acque dei maricome conseguenza del global warming

12Pubblicato un Rapporto Governativo StatunitenseIl cambiamento climatico sta accadendoed impatta sull’intero territorio USASottolineata la necessità di agire il più presto possibile

16 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Ferrara Fiere Congressi, 23-25 Settembre 2009REMTECH EXPO 2009Molte le novità annunciate per la 3a edizione

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18 INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Inaugurato a New York il totem della Deutsche BankLe emissioni globali in tempo realeCon la speranza che i cittadini inducano ipolitici a prendere le necessarie decisioni

20La Camera dei rappresentanti degli USA haapprovato la Legge sulla sicurezza energeticaObama vince la prima partita, ma con grande sofferenzaNon c’è ancora quella “rivoluzione copernicana”richiesta da Lester R. Brown

23Presentato il Rapporto promosso daFISE-Assoambiente e curato dalla FOSSGli impianti per il trattamento dei rifiuti in ItaliaTroppo incentrati sulle discariche e non in gradodi raggiungere gli obiettivi della normativa europea

26Sulle tavole italiane, frutta e verduracon più fitofarmaci e meno controlli.È quanto emerge dal Rapporto 2009 di LegambientePesticidi nel piattoLa frutta, il cibo più “inquinato”: 1 frutto su due è “contaminato”.È la mela la regina incontrastata dei fitofarmaci.

di Silvia Barchiesi

30 IL COMMENTO

Pubblicato il Regolamento sul rendimento energetico degli edificiFinalmente! mancano però le linee guida per la certificazioneLa maggior parte delle Regioni aveva autonomamente provveduto

MATERIALE IN INSERTO

D. P. R. 2 aprile 2009 n. 59 (GU. n. 132 del 10 Giugno 2009)Regolamento sul rendimento energetico in ediliziaAttuato uno dei 3 Decreti del D. Lgs. 192/2005

34 QUALITÀ E AMBIENTE

La Commissione UE ha presentato alConsiglio ed al Parlamento UE una ComunicazioneRiesame della politica ambientale 2008Le Associazioni Ambientaliste di “Green 10”avevano già bocciato la gestione Barroso

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FORMULARelazione + casi concreti più frequenti + question time

RELATORIDott. Maurizio Santoloci - Magistrato di Cassazione

La nozione base di “rifiuto” e “non rifiuto”. Il sottoprodotto e materie prime secondarie disciplinate dal D.Lgs. n. 152/2006; confronto con le nuove definizioni di sottoprodotto e MPS poste dalla direttiva 2008/98/CE. La gestione dei rifiuti nella costruzione giuridica del D.L.gs n. 152/06; confronto con la nuova costruzione giuridica posta dalla direttiva 2008/98/CE

Dott. Roberto Rossi - Sostituto Procuratore della Repubblica presso il tribunale di BariFondazione Santa Chiara per lo studio del diritto e dell’economia dell’ambiente in Roma e Brussels

Aspetti penali della nuova direttiva europea in materia di rifiuti

Prof. Franco S. Toni di Cigoli - Università degli Studi di PadovaBritish Institute of International and Comparative Law (BIICL) in LondonFondazione Santa Chiara per lo studio del diritto e dell’economia dell’ambiente in Roma e Brussels

Adattamento del diritto nazionale al diritto comunitario in materia di rifiuti, con riguardo alla gestione di questi e con riferimenti al sistema consortile

ORARIOore 9:00 - 17:30

Informazioni:Dott.ssa Claudia SalvestriniConsorzio PolieCoP.zza Santa Chiara, 49 - 00186 RomaTel. 06 6896368 - [email protected]

FORMAZIONE 2009

CALENDARIO

Lucca, 17 Settembre 2009Napoli, 15 Ottobre 2009Alessandria, 19 Novembre 2009Pesaro, 17 Dicembre 2009

Per motivi organizzativiProgramma e Calendario potrebbero subire variazioni

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36La Commissione UE propone la revisione della Direttiva BiocidiConsiderevoli benefici per lasalute delle persone e dell’ambienteIntanto dal 1° Maggio sono al bandoi sacchettini essiccanti contenenti DMF

38I sistemi di gestione tra passato e futuroDieci anni di applicazione degli schemi EMAS e ISO 14001 vistidall’Osservatorio sui Sistemi Integrati diGestione dell’Ambiente dello IEFE Bocconi

di Fabio Iraldo

42 SERVIZI AMBIENTALI

COSMARI“Comuni Ricicloni 2009”: numerosi iriconoscimenti ottenuti dai Comuni maceratesie dal COSMARI per il “porta a porta”Al primo posto in Italia, nelle rispettive classifiche,i Comuni di Montelupone e Potenza Picena

di Luca Romagnoli

44 INNOVAZIONE E RICERCA

Semplice e innovativa soluzione per contrastare il global warming“KYOTO BOX”Ad un forno solare il premio del Concorso per prodottiefficienti energeticamente e a basso consumo di risorse

46 AGENDA 21

LG Action: “Azione di networking per coinvolgere gli enti locali nel dibattito internazionale su clima ed energia”

a cura della Segreteria del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

48 AMBIENTE E ARTE

L’albero della vita: suggestionigrafiche nell’opera di Carlo IacomucciL’incisore e pittore urbinate, maceratese d’adozione,racconta il suo rapporto con la Natura in occasione di una personale che celebra i suoi 60 anni di vita

di Alberto Piastrellini

52 €CO-FINANZIAMENTI

56 I QUESITI DEL LETTORE

56 AGENDA - Eventi e Fiere

57 NEWSLETTER 35

Associazione NazionaleCoordinamento Agende 21 Locali Italiane

a cura di Antonio Kaulard

AMBIENTE MARCHE NEWS

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

A sei mesi di distanza dalla decisiva riunione di Copen-hagen comincia a serpeggiare un certo scetticismo sulla possibilità di poter raggiungere un ambizioso risultato sul post-Kyoto 2012.Sono ancora una volta le parole ad avvio dei lavori della 30a Sessione dell’Organo Sussidiario di attuazione (SBI) e del Consiglio Scientifico e Tecnologico (SBSTA) dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) e quelle della Conferenza stampa finale, pronunciate dal segretario Yvo de Boer a farci intendere che non sono stati fatti passi in avanti decisivi.Di fronte a più di 4.000 partecipanti di 182 Paesi riuniti per discutere su testi chiave della road-map di Bali.“Il momento politico è favorevole per raggiungere un accordo - ha osservato in apertura De Boer - Nella mia mente non vi è alcun dubbio che la conferenza di Copenhagen di dicembre porterà ad un tale risultato. Dalla crisi finanziaria il mondo ha imparato che problemi globali presuppongono risposte globali”.Alla fine dei lavori un ottimista, anche per il ruolo ricoperto, come il Segretario esecutivo dell’UNFCC, ha dovuto affer-mare che “I progressi compiuti nei Climate Changes Talks di Bonn sono stati meno positivi di quanto si prevedeva. Da oggi a Copenhagen il livello di ambizione deve essere aumentato”.D’altra parte, basterebbe osservare che il testo predisposto per l’accordo sulla riduzione delle emissioni di gas climal-teranti dal Presidente della Commissione di lavoro ad hoc, (cfr: “Opzioni ancora distanti tra Paesi industrializzati e PSV. Preliminare un accordo politico, quello tecnico è solo una formalità”, in Regioni&Ambiente n. 6, giugno 2009, pag. 6 e segg.) da 53 pagine è diventato un testo di 200: ampliamento che la dice lunga sulle numerose osser-vazioni proposte dai vari Paesi, che rischiano di allungare i tempi per la predisposizione di un testo condiviso per Copenhagen.Anche se ci si è affrettati a intravedere una positività in tali richieste emendative e integrative che segnalerebbero “la

volontà dei governi a raggiungere un risultato”, a Bonn era all’Ordine del giorno la sesta sessione dell’AWF-LCA (il grup-po di lavoro sulle attività di cooperazione a lungo termine) e l’ottava dell’AWF-KP (il gruppo di lavoro sugli impegni per il dopo-Kyoto).Tra gli altri temi in discussione c’era anche la destinazione d’uso del terreno, ai cambiamenti d’uso e la silvicoltura (LULUCF).Per la cooperazione a lungo termine, il gruppo di lavoro ad hoc non è riuscito a raggiungere un accordo per finan-ziare progetti di mitigazione del clima e per gli sforzi di adattamento dei Paesi in via di sviluppo, riconosciuti come condizioni preliminari per qualsiasi accordo a dicembre.L’Unione Europea è stata criticata per l’invio di segnali con-traddittori, come è avvenuto nel caso della riunione del 9 giugno dei Ministri delle Finanze dell’UE, nel corso della quale non sono state indicate cifre, ma si è solo concordato su come dovrebbero essere suddivisi i futuri oneri.In effetti, era già stato sottolineato il problema che più che i Ministri dell’Ambiente a Bonn avrebbero dovuto essere presenti i Ministri delle Finanze per decidere quanto stan-ziare per affrontare i cambiamenti climatici.Neppure gli Stati Uniti si sono salvati dalle critiche perché la sua leadership non sarebbe in grado di mantenere fede agli ambiziosi impegni di riduzione delle emissioni, annunciati durante la campagna elettorale. Hanno deluso le aspettative di molti Paesi le dichiarazioni del Capo delegazione statu-nitense Jonathan Pershing in merito all’impossibilità di fornire cifre dell’impegno degli Usa, in quanto difficilmente l’American Clean Energy and Security Act (la cosiddetta Legge sul Cambiamento Climatico) in corso di definizione al Congresso, potrà essere pronta per dicembre: “Lavoreremo come matti per giungervi in tempo - ha spiegato Pershing - però questa limitazione non deve bloccare l’accordo a cui è possibile arrivare anche senza la Legge”.In entrambe le proposte, di riduzione sicura del 20% entro il 2020 (con possibilità di arrivare al 30%) dell’UE, e di ritorna-

Senza finanziamenti improbabile l’accordo

A Bonn (1-12 giugno 2009) i Climate Change Talks

POCHI RISULTATI SULLEGRANDI QUESTIONI

Il Presidente AWG-LCA, Michael Zammit Cutajar (il secondo da destra) al lavoro con i suoi collaboratori (foto IISD)

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re ai livelli del 1990 entro la stessa data (quella statunitense) sono giudicate dai Paesi in via di sviluppo assai al di sotto della loro richiesta di riduzione del 40% da parte dei Paesi ricchi e da formalizzare dopo l’approvazione dell’ACESA. Lo stesso De Boer ha dovuto riconoscere che molti Paesi industrializzati non hanno ancora definito in maniera uffi-ciale le proprie proposte o non le hanno ancora presentate e, tra questi, gli USA, la Russia e il Giappone.Quando, poi il Giappone, per bocca del suo Primo Ministro Taro Aso, ha annunciato che il suo Paese avrebbe tagliato, entro il 2020, del 15% rispetto ai livelli del 2005 (quindi dell’8% rispetto al 1990), vale a dire appena al di sopra del 6% che il Giappone aveva avanzato nell’ambito del Protocollo di Kyoto, “è stato come uno schiaffo in faccia ai Paesi in via di sviluppo” si è subito affrettato a dichiarare Al Gore.*Il Presidente del gruppo di lavoro LCA Michael Zammit Cutajar ha tenuto ha precisare, comunque, che il suo Gruppo ha raggiunto importanti conclusioni sul testo della convenzione, che hanno costituito “il punto di partenza per poter redigere nella prossima sessione in agosto il testo della Convenzione”. Ci permettiamo di osservare che di buoni “punti di partenza” se ne sono succeduti molti in questi mesi. Dobbiamo con-fidare, tuttavia, nell’ottimismo di Zammit Cutajar secondo il quale “Questo processo è l’inverso di quello dell’evoluzione, il Big Bang arriverà alla fine”.Anche il Presidente del gruppo di lavoro KP, John Ashe ha indicato quale aspetti positivi “i buoni progressi fatti sulle opzioni per l’uso dei suoli e delle foreste per ridurre le emis-sioni”, ma ha dovuto anche sottolineare che c’è “bisogno di ottenere l’elenco degli impegni dei Paesi sviluppati finalizzato in modo che si possa pienamente comprendere quali sono le differenze in termini di riduzione delle emissioni”.Il programma LULUCF e quello REED (Rural Energy En-terprise Development) costituiscono parte integrante del Protocollo di Kyoto, che se ben gestite potrebbero rappre-sentare un’opportunità senza precedenti per una politica globale di riduzione della deforestazione, di degrado delle

foreste, di protezione dei diritti degli abitanti delle foreste. Di conservazione delle biodiversità di reali vantaggi di mi-tigazione del global warming.Non è solo la questione della difficile contabilizzazione delle emissioni in grado di assorbire ad opera delle foreste, ma la possibilità di continuare la deforestazione attraverso il sistema dei crediti.Seppur qualche progresso a Bonn su tali temi c’è stato, il riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene e adeguati finanziamenti continuano ad essere dirimenti per ogni positiva conclusione dei negoziati.

Quel che è sembrato più deludente dei Colloqui di Bonn è stata la mancanza di una leadership, come si accennava all’inizio, di un Capo di Governo o di Delegato di un Paese che fosse in grado di indicare una via d’uscita per superare l’impasse. E non c’è dubbio che queste avances debbano provenire dai Paesi più ricchi ed industrializzati che hanno avuto le maggiori responsabilità per avere immesso grandi quantità di gas climalteranti in atmosfera.Non si può continuare ad accusare Cina ed India di non voler entrare nel gruppo dei Paesi obbligati a ridurre le emissioni, quando non si è in grado di mantenere gli im-pegni sottoscritti con il Protocollo di Kyoto!Miope sarebbe pure l’atteggiamento dei Paesi industrializzati che per paura di perdere competitività nei confronti dei Paesi in via di sviluppo dall’economia emergente, cercano in tutti i modi di eludere impegni costosi dal punto di vista finanziario. La Cina ha accusato le nazioni ricche di non aver mantenuto le promesse di finanziare la riduzione delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo con uno sforzo pari allo 0,5-1% dei rispettivi PIL, prediligendo il sostegno ad investimenti del settore privato, tramite i meccanismi di mercato del carbonio.Alcuni Paesi in via di sviluppo hanno sollevato, inoltre, la questione del contributo al finanziamento che potrebbe derivare dalla tassazione dei biglietti aerei e marittimi in-ternazionali e da un prelievo sulla quantità di carburante

Associazioni non governative protestano davanti all’Hotel Maritime, sede dello svolgimento dela Conferenza,giudicando insufficienti le proposte annunciate a far diminuire la temperatura globale

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utilizzato, che verrebbe utilizzato dai Paesi che sono mete di turismo. In merito, l’Australia ha proposto di fissare un tetto alle emissioni del settore, senza indicare l’utilizzo dei fondi raccolti con tale meccanismo. L’Unione Europea ha già inserito il settore aereo nel sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS), mentre per quello marittimo si è riservata di prendere decisioni quando l’IMO presenterà un quadro complessivo delle emissioni del settore.È del tutto condivisibile il commento che ha formulato, a conclusione dei Climate Change Talks di Bonn di giugno, il leader della Global Climate Initiative del WWF Kim Carsensten: “È un po’ come essere in una classe di cattivi studenti che sperano di nascondersi in qualche modo dietro ai compagni, attraverso piccoli inganni che non li facciano notare all’insegnante. Solo che qui le conseguenze sono diverse. Non solo rimani indietro, ma fai affondare con te l’intero pianeta”.Un’altra questione rimasta irrisolta a Bonn è quella dei Diritti di proprietà intellettuale delle tecnologie verdi. Si tratta in sostanza del trasferimento delle tecnologie in grado di ridurre e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici verso i Paesi in via di sviluppo che non sarebbero in grado di finanziare. Secondo i Paesi più industrializzati non è possibile un tale trasferimento perché i brevetti sono diritti privati su cui i Governi non possono intervenire e, inoltre, il mantenimento di tali diritti costituisce un presupposto imprescindibile per garantire innovazione e sviluppo tecnologico.L’India ha proposto l’istituzione di un Fondo globale per l’acquisto dei diritti di proprietà intellettuale delle tecnologie, per ridistribuirli poi ai Paesi poveri. Questa soluzione non è stata colta favorevolmente dai Paesi industrializzati che in un momento di crisi economica non sono in grado, probabilmente, di trovare ulteriori risorse finanziarie.

Questa proposta con il nome “Green Fund” è stata ripresentata il 22 giugno dal Messico che, ospitando a Cuernavaca la terza riunione del Major Economy Forum, voluto dal Presidente USA Obama prima del G8 de l’Aquila. Secondo il “Green Fund” per la lotta ai cambiamenti climatici dovrebbero essere costituiti finanziamenti provenienti dai vari Paesi, in base al PIL nazionale e alle rispettive emissioni di gas serra. Anche in questo caso non si è raggiunto un accordo per le solite difficoltà economiche dei Paesi ricchi che non sarebbero in grado di farvi fronte.

Per i Paesi del G77 non vi saranno controlli internazionali per la verifica dell’attuazione delle loro politiche per la ridu-zione dei gas serra fino a che i Paesi ricchi non avvieranno un concreto trasferimento delle green technologies.Intervenendo alla Tavola Rotonda “Development Policy Forum” del 29 maggio, Philip Mikos, Capo Unità del Di-partimento per lo sviluppo della Commissione europea, ha osservato molto opportunamente, che “le negoziazioni sul clima rischiano di restare in sospeso sull’ammontare degli aiuti necessari all’adattamento, tralasciando di discutere i meccanismi che assicurino che l’adattamento avvenga”.Ora, il prossimo ciclo di negoziati avverrà nel mese di ago-sto, quando, sempre a Bonn dal 10 al 14 agosto, torneranno a riunirsi i gruppi di lavoro sulla cooperazione a lungo periodo (AWG-LCA) e sul Protocollo di Kyoto (AWG-KP) per delle consultazioni informali sulle questioni irrisolte, e ad Accra (Ghana) dal 21 al 27 agosto per definire i docu-menti preparatori per i Climate Change Talks di Bangkok (28 settembre - 9 ottobre) dove si svolgerà una Conferenza delle Parti, comprensiva della 9a sessione del AWG-LCA e la 7a sessione del AWG-KP.

Sul tavolo all’ingresso dell’Auditorium un simbolico pacchetto di salvataggio globale (foto IISD)

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L’acidificazione delle acque dei mari come conseguenza del global warming

SONO I CORALLI LESPECIE PIÙ A RISCHIO8 giugno 2009, Giornata Mondiale degli Oceani

[…]num quoque curaliis eadem natura remansit,duritiam tacto capiant ut ab aere quodquevimen in aequore erat, fiat super ae-quora saxu.[…] (1)

(Publio Ovidio Nasone “Metamorfosi”, IV Libro, vv 750-752)

(1) “…Tuttora i coralli hanno la medesima na-tura:al contatto dell’aria assumono durezza, per cui in acqua erano virgulti, sassi diventano fuor dei flutti.…”(traduzione a cura della redazione)

Italo Calvino, invitato dall’Università di Harvard a tenere nell’anno accademico 1985-1986 delle lezioni senza un tema spe-cifico, scelse alcuni valori letterari che a suo avviso dovevano essere tramandati al III millennio: leggerezza, rapidità, esattez-za, visibilità, molteplicità e compostezza.La prima qualità, intesa come “qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono del poeta”, Calvi-no intravedeva nelle “Metamorfosi” di Ovidio, in particolare nel rapporto tra Perseo e Medusa, citando i versi 740-752 del IV Libro (“Lezioni Americane”, Garzanti, Milano, 1988, pagg. 7-8).Secondo la mitologia greca, dopo che l’eroe Perseo riuscì a tagliare la testa della più bella e mortale delle Gorgoni, guardando l’immagine di Medusa riflessa nello scudo di bronzo donatogli da Mi-nerva, perché chiunque avesse incrociato lo sguardo dell’ “anguicrinita” sarebbe rimasto pietrificato, rese “soffice il terre-

no con uno strato di foglie, stendendovi sopra dei ramoscelli nati sott’acqua e vi depose la testa di Medusa a faccia in giù”. La testa pietrificò il suo stesso sangue, tanto che stupite da tale prodigio le Ninfe Oceanine si divertirono a tirare in mare i ramoscelli. Nacque così il corallo rosso (Corallium rubrum).

Il corallo rosso è l’unica specie del genere che vive nel Mediterraneo, ma è ormai in rapido declino a causa di sovrasfrutta-mento e di mutate condizioni ambientali (temperatura, salinità, illuminazione e tas-so di sedimenti in sospensione nell’acqua). In molte zone dove si era creata una vera e propria attività di lavorazione e vendita del corallo, apprezzato per il valore apo-tropaico (allontana il malocchio) e per la simbologia cristiana che ricorda il sangue del Cristo, assunti nel corso dei secoli e ancora oggi diffusi, la sua scomparsa ha messo in crisi l’economia dei luoghi, dove Piero della Francesca, Madonna di Senigallia

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si era creata una vera e propria scuola d’arte del prezioso oggetto.Un recente studio spagnolo del Consi-glio Superiore di Ricerche Scientifiche ha osservato che nel Mediterraneo l’aumento della temperatura del mare tra il 1974 e il 2006, con un conse-guente aumento dell’“estate” marina di circa 30 giorni, ha determinato un’alta mortalità di invertebrati. Secondo i ri-cercatori questo fenomeno di maggior riscaldamento delle acque superficiali provoca stress fisiologico, determinan-do un maggior sforzo respiratorio, e riduzione dell’up-welling, ossia di ri-duzione di quantità di alimenti che dal fondo risalgono in superficie, per effetto della aumentata differenza ter-mica tra gli strati in profondità e quelli superficiali. Questo fenomeno, che ac-centua la mortalità, tra gli altri, di coralli e spugne, produrrà profondi cambia-menti anche nella composizione delle comunità litorali che vivono negli strati superiori del mare.

Per la Protezione del Mar Mediterraneo nel gennaio 2008 è stato sottoscritto il protocollo Land Based Sources per la gestione integrata delle zone costiere, sottoscritto dai 21 Paesi che si affac-ciano sul Mediterraneo e dalle Parti della Convenzione di Barcellona, che riguarda la riduzione dell’inquinamento dovuto agli scarichi cittadini e l’elimi-nazione di un certo tipo di composti organici persistenti.Anche l’UNEP ha dato vita a programmi marittimi regionali, al fine di affrontare le sfide indotte dai cambiamenti climati-ci. Il Piano di Azione per il Mediterraneo è stato il primo ad essere istituito e coin-volge, oltre gli Stati rivieraschi, l’intera Unione Europea. Grazie alla sua azione, dal 1° maggio è entrata in vigore la Leg-ge che vieta lo smaltimento dei rifiuti di navi nel Mediterraneo.

Se l’impoverimento del corallo rosso del Mediterraneo è l’esempio più vi-stoso, in generale i coralli sono tra le specie più fortemente minacciate dai cambiamenti climatici.Secondo l’ultimo Rapporto del Global Reef Monitoring Network, si è già perso il 20% delle barriere coralline e molte altre po-trebbero morire nei prossimi 20-40 anni a causa dell’aumento delle temperature superficiali dei mari e dell’acidificazione per il maggior assortimento di CO

2 dell’ac-

qua, dovuta ai cambiamenti climatici che inducono anche gli effetti meteorologici

estremi con intense tempeste e violenti cicloni che compromettono la sopravvi-venza delle specie.Secondo il Prof. Olof Linden del World Maritime University di Malmö (Svezia), “Per salvare le barriere coralline, dob-biamo concentrarci su come aiutare i coralli ad adattarsi al cambiamento climatico e a proteggerli dalle pratiche umane distruttive”.Una variazione di solo 1°C di tempe-ratura superiore al normale per lunghi periodi provoca il cosiddetto “sbian-camento”, fenomeno che prelude alla morte dei polipi del corallo per effetto della scomparsa delle alghe unicellu-lari fotosintetizzanti con cui vivono in simbiosi e la cui quantità presente dà il colore più o meno vivido al corallo che vi si nutre. Quando l’ecosistema subisce un aumento di temperatura e variazione di salinità, il corallo le espelle subendo-ne le conseguenze nefaste.Con la distruzione delle barriere coral-li l’intero ecosistema dei mari tropicali verrebbe compromesso, con le relative conseguenze di ordine economico e sociale, oltre che ambientale, poiché milioni di persone nel mondo traggono alimento dall’attività della pesca, fiorente proprio per la presenza abbondante di pesci attorno alle barriere coralline.

In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che si è celebrato l’8 giu-gno, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nel suo messaggio ha dichiarato che “Il tema della Giorna-ta Mondiale degli Oceani [Un Oceano, un clima, un futuro] sottolinea il nostro dovere individuale e collettivo per pro-teggere l’ambiente marino e gestire con attenzione le sue risorse. La sicurezza, la salute e la produttività dei mari e degli oceani sono parte integrante per il be-nessere umano, la sicurezza economica e lo sviluppo sostenibile”.Il World Ocean Day si propone 3 obiet-tivi:− adottare una nuova prospettiva

che solleciti gli individui a riflettere su quel che i mari significano per l’umanità e sui motivi per cui dar loro valore;

− sensibilizzare il maggior numero di persone che non hanno consapevo-lezza degli habitat e delle creature viventi, la cui bellezza è massima nella biodiversità del mare, né dell’im-patto delle loro azioni su tali risorse;

− incoraggiare il cambiamento delle abitudini affinché gli individui di-vengano i sorveglianti dei mari, per preservarli per le future generazioni.

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Alla vigilia dei Climate Change Talks di Bonn di giugno (cfr. articolo “ Pochi ri-sultati sulle grandi questioni”, a pag. 6 di questo stesso numero), 70 Accademie Nazionali della Scienza hanno sotto-scritto una Dichiarazione in cui hanno esortato i Governi presenti alla riunione a tener maggiormente conto dei rischi per gli oceani, dovuti ai cambiamenti climatici, nel trattato da sottoscrivere a Copenhagen a dicembre.Secondo gli Accademici, è l’acidifica-zione degli oceani la conseguenza più grave dei cambiamenti climatici che determinerebbe la corrosione delle bar-riere coralline e drammatici mutamenti nella composizione della biodiversità degli oceani e altre importanti implica-zioni per la produzione alimentare e la sussistenza di milioni di persone.“Per evitare un danno considerevole per gli ecosistemi oceanici - si legge nel comu-nicato delle Accademie - bisogna ridurre massicciamente e rapidamente le emissioni di anidride carbonica di almeno il 50% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2050 e ancor di più in seguito”.“Ormai l’acidificazione è irreversibile durante le nostre vite e quelle delle genera-zioni future” sta scritto nella Dichiarazione pubblicata il 31 maggio dall’InterAcademy

Panel on International Issues (IAP).L’assorbimento di circa 1/4 delle emis-sioni di CO

2 prodotto dalle attività

umane, ha modificato la chimica degli oceani, procurando una perdita di ioni di carbonato dei minerali utilizzati per i gusci e gli scheletri di molte specie, quale non era necessario negli ultimi 800.000 anni.Soprattutto, per gli scienziati IAP, ad essere colpiti saranno gli ecosistemi po-lari e le barriere coralline. “Nonostante la comunità scientifica abbia posto sot-to stretta osservazione l’acidificazione degli oceani e le catastrofiche conse-guenze, il problema non ha ricevuto l’attenzione politica che esige. La sua assenza dall’attuale dibattito politico è di enorme preoccupazione, ne chiedia-mo, pertanto, l’immediata inclusione come parte integrante dell’ordine del giorno sui cambiamenti climatici”.

Anche il Presidente statunitense ha lanciato un appello per la protezione delle barriere coralline nell’ambito di un Piano di salvaguardia degli oceani e delle coste americane, che unifichi e coordini le attività di gestione delle ac-que svolto da varie agenzie federali.L’attuale legge Ocean Water Act prevede

che “le acque in difficoltà” sono quel-le fuori di 0,2 unità rispetto ai livelli naturali di pH. Da tempo gli scienziati chiedono all’Environmental Protection Agency (EPA) di rivedere tali parametri, dal momento che alcuni studi hanno confermato che cambiamenti inferiori a 0,2 unità sono catastrofici per alcuni ecosistemi, specialmente quelli marini, per i quali un abbassamento di pH di 0,1 unità, quale si è rivelato quello inter-corso tra l’era preindustriale e oggi, ha determinato (come sottolineato nella Di-chiarazione IAP sopracitata) un aumento del 30% di attività idrogenionica.

Già nell’aprile scorso l’EPA aveva in-vitato i ricercatori ad inviare tutte le informazioni in loro possesso sull’aci-dificazione degli oceani e sulle tecniche per la misuraizone del fenomeno.Barack Obama, raccogliendo l’invito dell’ONU, ha proclamato giugno “Na-tional Oceans Month” e ha invitato gli americani a conoscere meglio gli oceani per capire che cosa può essere fatto per salvarli, perché “l’ecosistema oceanico, formando gran parte dell’os-sigeno che noi respiriamo, è necessario per la nostra sopravvivenza”.

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Nel corso di una conferenza stampa, il 16 giugno 2009, è stato presentato uno studio dal titolo “Gli impatti del cam-biamento climatico globale negli Stati Uniti”, pubblicato dall’Agenzia per la Politica Scientifica e Tecnologica (Office of Science and Technology Policy).Si tratta di un Rapporto che cerca di individuare gli effetti del riscaldamento globale a livello locale, regione per regione, settore per settore, nel breve-medio periodo.Il lavoro, commissionato nel 2007 e perciò svolto sotto due amministrazioni USA di colore politico diverso, è il frutto di 13 Agenzie di Governo Statunitensi, riunite nel US Global Change Research Program.Il Rapporto, come si evince dalla lettera di trasmissione per I Membri del Congresso, a firma di John Holdren, Direttore dell’Office of Science and Technology, e di Jane Lubchenco, Amministratore della NOAA (National Oceanic and At-mospheric Administration), è rivolto essenzialmente ai decisori politici che debbano intraprendere misure necessa-rie a contenere gli effetti dei cambiamenti climatici.Proprio la Lubchenco ha osservato che “gran parte dell’ostruzionismo per intra-prendere le azioni di contrasto del cambiamento climatico derivano dalla percezione che esso sia un problema per il futuro e che riguardi solo aree remote del Pianeta. Que-sto Rapporto dimostra come il cambiamento climatico sta accadendo adesso, nei nostri giardini e colpisce già alcuni aspetti che interessano di più la gente”.

Seppur limiti la sua anali-si al territorio statunitense, il Rapporto contiene tante informazioni e aspetti me-todologici che ne fanno un prezioso strumento per applicare anche in altre regioni i suoi modelli, visto che la tendenza scientifica e politica attuale tende a proporre Piani e Programmi sempre più “locali” e che lo stesso IPCC ha annunciato che il prossimo Rapporto (il V) che vedrà la luce tra il 2013-2014, avrà un’impostazione più territoriale rispetto ai precedenti.

Il Rapporto riassume la scienza dei cambiamenti climatici

e il loro impatto, sul territorio degli USA, attuale e a breve termine, scritto con un linguaggio semplice che sottolinea l’obiettivo di informazione, non solo per i politici, ma an-che per i cittadini che debbono intraprendere decisioni a tutti i livelli.In più, la relazione indica anche quali soluzioni si stanno predisponendo o possono essere intraprese per rispondere alla sfida del clima, che sono di due categorie:- di mitigazione, misure volte a ridurre i cambiamenti cli-

matici attraverso la riduzione delle emissioni di calore, di gas e di particolato o aumentando la capacità di rimozione dall’atmosfera dei gas che trattengono calore;

- di adattamento, misure volte a migliorare la nostra ca-pacità di far fronte o di evitare gli effetti dannosi e trarre vantaggi e benefici, ora e in futuro.

Sono necessarie entrambe le misure per un’effettiva strate-gia di contrasto. Questi due tipi di risposte sono collegati per conseguire più efficaci misure di mitigazione che riducano l’entità del cambia-mento climatico e quindi la necessità di adattamento.Nella relazione si sottolinea maggiormente l’importanza delle misure di mitigazione a confronto degli impatti deri-vanti da più bassi scenari di emissioni.Il Report mostra, inoltre, che le scelte circa le emissioni nei prossimi decenni avranno conseguenze di ampia portata sugli effetti dei cambiamen-ti climatici. A lungo termine, le emissioni più ridotte limi-teranno sia l’ampiezza degli impatti dei cambiamenti cli-matici che la forza con cui si mostreranno.Mentre il Rapporto sottolinea l’importanza della mitigazione come elemento essenziale del-

la strategia statunitense per il cambiamento climatico, non vanno sottovalutate le tecnologie di mitigazione o l’effettuare un’analisi sull’efficacia dei vari approcci. Ma nella maggior parte dei casi non vi sono attualmente informazioni adeguate per valutare la funzionalità, l’efficacia, i costi o benefici di queste misure, evidenziando la necessità di svolgere ricerche in questo settore.“Tali simili proiezioni dimostrano che le azioni intraprese

Sottolineata la necessità di agire il più presto possibile

Pubblicato un Rapporto Governativo Statunitense

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO STAACCADENDO ED IMPATTASULL’INTERO TERRITORIO USA

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oggi determineranno cambiamenti nei tassi di riscalda-mento globale tra molti decenni.- ha dichiarato Micheal Wehmer, Ricercatore del Scientific Computing Group presso il “Laurence” Laboratory di Berkley del Dipartimento per l’Energia USA, che ha sviluppato le proiezioni del Rappor-to - Questo è un fattore che rende il cambiamento climatico una difficile questione politica. Non vi sono gratificazioni a breve termine”.Già, il punto nodale è proprio qui: quali decisori politici sono disponibili oggi ad assumere azioni impopolari per salvaguardare il futuro delle generazioni che voteranno quando loro saranno già fuori della scena?

Come si accennava sono state prese in esame le varie aree del territorio statunitense, suddiviso in 9 zone climatiche (Alaska, Isole, Costa, Sud-Ovest, Nord- Ovest, Mid- West, Grandi Pianure, Sud- Est, Nord- Est) e in 7 settori economi-ci: 4, strettamente connessi allo sviluppo produttivo quali, acqua, fornitura e uso di energia, trasporti, agricoltura), gli altri afferenti la salute umana, la società, gli ecosistemi.In sintesi ecco i risultati chiave riportati nel rapporto.• Il riscaldamento globale è inequivocabile ed è indotto

principalmente dall’uomo. La temperatura globale è aumentata negli ultimi 50 anni.

Le osservazioni in merito hanno evidenziato la prevalenza dell’origine umana a seguito delle emissioni dei gas che catturano il calore.

• I cambiamenti climatici sono in corso negli USA e se ne prevede una crescita.

I cambiamenti relativi al clima sono già osservabili negli

Stati Uniti e lungo le sue acque costiere. Questi includono l’aumento di piogge torrenziali, l’aumento delle tempera-ture e del livello dei mari, la rapida ritirata dei ghiacciai, lo scongelamento del permafrost, l’allungamento delle stagioni di crescita, l’aumento dei periodi di sgombro dai ghiacciai in mare, nei laghi, sui fiumi, lo scioglimento più rapido della neve e le variazioni di portata dei fiumi. Questi fenomeni sono destinati ad accrescersi.

• Gli impatti diffusi relativi al clima sono presenti oggi e sono destinati a crescere.

I cambiamenti climatici interessano già l’acqua, l’energia, i trasporti, l’agricoltura, gli ecosistemi e la salute. Questi fenomeni sono diversi da regione a regione e saranno in aumento in base alle proiezioni dei cambiamenti climatici.

• I cambiamenti climatici incideranno sulle risorse idriche.

L’acqua costituisce un problema in ogni regione, ma la natura degli impatti potenziali varia. La siccità dovuta ad una riduzione delle precipitazioni, all’aumento dell’eva-porazione, ad una maggiore perdita di acqua delle piante, è diffusa in ogni regione, ma incide maggiormente in Occidente (la California, in particolare, avrà una ridu-zione delle precipitazioni di quasi il 40% nel 2040-2060 rispetto alla media del periodo 1901-1970). Inondazioni e qualità delle acque sono problemi che probabilmente si amplieranno nella maggior parte delle regioni a seguito dei cambiamenti.

• Le produzioni agricole e gli allevamenti animali saran-

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no sempre più sottoposti a sfide. L’agricoltura è considerata uno dei settori più adattabili

ai cambiamenti climatici. Tuttavia l’aumento delle tem-perature, dei parassiti, dello stress idrico, delle malattie, degli eventi meteorologici estremi, porranno problemi di adattamento per le colture e per il bestiame.

- Le zone costiere sono sempre più esposte al rischio di innalzamento del livello dei mari e tempeste più frequenti.

Il livello dei mari e la frequenza delle tempeste sono in aumento nelle zone costiere USA, con l’aumento del ri-schio di erosione e inondazioni, in particolare lungo la fascia dell’Atlantico e attorno al Golfo del Messico, nelle Isole del Pacifico e in zone dell’Alaska. In alcune zone si prevede un innalzamento di 60-120 cm tra il 2050 e il 2100, superiore alle medie registrate finora. Ne subiranno gli im-patti negativi le produzioni energetiche per l’estrazione del petrolio nel Golfo del Messico, a costi sempre più elevati, e le infrastrutture di trasporto, soprattutto in Florida.

• Le minacce per la salute umana aumenteranno. L’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana è

legato a colpi di caldo e malattie dovute all’acqua, alla cattiva qualità dell’aria, ad eventi meteorologici estremi e alle malattie trasmesse da insetti e roditori. Infrastrut-ture molto efficienti di sanità pubblica possono ridurre il potenziale di effetti negativi.

• Il cambiamento climatico interagirà con molti altri fenomeni di carattere sociale e ambientale.

I cambiamenti climatici si combinano con l’inquinamen-to, l’aumento demografico, l’uso eccessivo delle risorse, l’urbanizzazione e gli altri fenomeni sociali ed economici

e le pressioni sull’ambiente, creando impatti più ampi di quelli che deriverebbero da un solo fenomeno.

• Le soglie-limite saranno oltrepassate, provocando grandi cambiamenti sul clima e sugli ecosistemi.

Ci sono varietà di soglie-limite nel sistema climatico e negli ecosistemi, che determinano, per esempio, la presenza di ghiaccio marino e del permafrost e la sopravvivenza delle specie, dai pesci agli insetti parassiti con implicazioni di carattere sociale. Con un’ulteriore incidenza dei cambia-menti climatici si prevede che verranno oltrepassate le soglie-limite.

• I cambiamenti climatici futuri e i loro effetti dipen-dono dalle scelte effettuate oggi.

Il grado e la portata dei cambiamenti climatici futuri di-pendono principalmente dalle attuali e future emissioni di gas che trattengono il calore e di particolato atmosferico di origine umana. Le risposte comportano la riduzione per limitare il riscaldamento futuro e l’adattamento ai cambia-menti climatici.

Speriamo che i membri del Congresso che debbono ap-provare la cosiddetta Legge sul Clima (ndr: vedi “Obama vince la prima partita, ma con grande sofferenza”, in questo stesso numero di Regioni&Ambiente), leggano con attenzione questo Rapporto e, come loro, se ne interessino i vari leader mondiali, perchè non si tratta di un “complotto climatico”, bensì di una cruda verità attestata da scienziati indipendenti.

Mentre i politici non sanno quali misure intraprendere per poter contenere il riscaldamento globale entro i 2°C alla fine del secolo, 9 scienziati su 10 di coloro che seguono più da vicino il fenomeno sono convinti che non si raggiungerà un accordo per mantenerlo entro quella soglia. Anzi, il sondaggio, effettuato nel mese di aprile da “The Guardian” ha rivelato che il 46% degli intervistati ritiene che alla fine del secolo si avrà un aumento della temperatura globale tra 3-4 °C e il 26% ha risposto che prevede un aumento di 2-3 °C. Molti di loro hanno sottolineato, tuttavia, che l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo non significa che si debba abbandonare gli sforzi per combattere il cambiamento globale, ma che ci si debba sforzare per limitare i danni.Come, del resto, hanno affermato i ricercatori e gli esperti, autori di “Global Climate Change Impacts in the USA”: “Quel-lo che abbiamo mostrato in questa valutazione - ha detto alla presentazione del Report Donald Wuebbles, scienziato dell’University dell’Illinois - è che abbiamo bisogno di agire il più presto possibile per evitare il peggio degli effetti dei cambiamenti climatici che abbiamo esaminato”.

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MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

La bonifica di siti contaminati è un problema complesso sia dal punto di vista tecnico sia economico, poiché multi-disciplinare e specifico. Le modifiche introdotte dal D.Lgs. 152/2006 hanno contribuito all’individuazione, in molti casi, di interventi tecnicamente appropriati ed economicamente sostenibili. I siti contaminati di interesse nazionale sono più di 50, ma se si considerano i siti inquinati di compe-tenza regionale il numero aumenta fino a 15.000, per una copertura del territorio di circa il 3%.Dal 23 al 25 Settembre 2009 si svolgerà a Ferrara la terza edizione di REMTECH il Salone sulle Bonifiche dei Siti Contaminati e sulla Riqualificazione del Territorio, l’unico evento italiano interamente dedicato al settore delle bonifiche ed alla riqualificazione del territorio.

RemTech Expo 2009 è un importante momento di dialogo, di confronto e di crescita durante il quale operatori, Enti di controllo e Autorità, possono confrontarsi, in maniera coordinata e costruttiva, al fine di condividere obiettivi comuni di organizzazione, controllo e valorizzazione etica dell‘intero settore.

L’area espositiva, nella quale si svilupperanno importanti e vivaci momenti di confronto, annovera realtà provenienti dai settori della caratterizzazione, monitoraggio, bonifica, demolizioni, dragaggi, consulenza, gestione dei rifiuti e riqualificazione.

Molte le novità annunciate per la 3a Edizione

Ferrara Fiere Congressi, 23-25 Settembre 2009

REMTECH EXPO 2009

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Settori PrincipaliCaratterizzazione Indagini, Strumenti di analisi, Controllo e MonitoraggioBonifica - Tecnologie di bonifica acque e terreniBonifica di serbatoi, Vecchie discariche e trasporto dei rifiutiImpianti di trattamento, rimozione e incapsulamento amian-toGestione e trattamento dei sedimenti e attività di Dra-gaggioRiqualificazione del territorioBrownfields & Real Estates – Valorizzazione economica e riqualificazione di aree contaminateDemolizioni Civili e Industriali & Decommissioning

Strumenti per la gestione e la pianificazioneCertificazioni, Assicurazioni, Consulenze e Servizi Am-bientali e Comunicazione Ambientale

Le novitàL’ampia e rinnovata area espositiva, è affiancata dalla Ses-sione congressuale ufficiale nazionale che comprende otto differenti tematiche della durata di mezza giornata, coordinata dal Comitato Scientifico che quest’anno è sup-portato dal Comitato di Indirizzo, incaricato di svolgere una funzione “guida” per l’individuazione di nuovi settori e di tematiche di particolare attualità ed interesse e di coin-volgere in maniera propositiva le principali associazioni nazionali di riferimento.Un’altra importante novità di questa edizione è costituita dal Simposio Internazionale (convegni e sessione poster), dedicato ai terreni ed ai sedimenti contaminati, coordinato dal Comitato Scientifico Internazionale.

Si prosegue, inoltre, lungo la strada dell’interazione e del confronto, anche attraverso gli incontri bilaterali con i delegati stranieri, con lo scopo principale di puntare all’apertura di nuovi mercati. Il progetto di internazio-nalizzazione si svolge grazie al contributo della Regione Emilia Romagna.

Altra novità assoluta per l’edizione 2009 sono i premi RemTech 2009 per le migliori tesi di laurea che saranno assegnati ai lavori magistrali selezionati grazie al contributo di: ANDIS, Federchimica, Unione Petrolifera, Assoreca, Consiglio Nazionale dei Chimici e Federambiente.In conclusione, aziende, esperti del settore delle bonifiche dei siti contaminati e pubbliche amministrazioni, daranno vita ad un vero e proprio tavolo operativo della durata di tre giorni, durante il quale le bonifiche e la riqualificazione del territorio saranno indiscussi protagonisti.

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INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Con la speranza che i cittadini inducano i politici a prendere le necessarie decisioni

LE EMISSIONI GLOBALIIN TEMPO REALEInaugurato a New York il totem della Deutsche Bank

D’ora in poi i newyorkesi potranno avere informazioni in tempo reale sul crescente livello di gas ad effetto serra nell’atmosfera della Terra.La Deutsche Bank divisione Asset Man-agement (DeAM) ha innalzato tra la 33a strada e la 7a Avenue, di fronte al Madison Square Garden e a fianco del-la Penn Station, un pannello digitale dell’altezza di 21 metri che conteggia le emissioni di anidride carbonica.

Carbon Counter è stato acceso il 18 giugno da Kevin Parker, a capo di DeAM, la Divisione che gestisce a livello mondiale un’ampia gamma di prodotti finanziari di investimento.In particolare, la Campagna “Know the Number” progetto volto a sensibilizzare ed educare i cittadini sui cambiamenti climatici, è stato promosso da Gruppo Db Climate Change Advisors, la Divi-sione di Deutsche Bank che si dedica alla ricerca e agli investimenti nei cam-biamenti climatici.“Le emissioni in atmosfera si attestano su 3,64 trilioni di tonnellate metriche, con un aumento annuo di 800.000 tonnellate - ha ricordato Parker alla cerimonia di inaugurazione del totem, allorché è apparsa la cifra illuminata che si aggiornava ad ogni secondo - I gas serra sono invisibili e quindi è facile non riflettere che essi si accumulano rapidamente. Riuscire a riportare il livello di emissioni sotto la soglia mas-sima sarebbe un ottimo risultato, che speriamo di raggiungere anche tramite la sensibilizzazione dei Governi e dei Mercati, verso un’economia a bassa emissione di carbonio. La scienza di-mostra che questa tendenza è destinata a crescere se non vi sarà un’inversione di tendenza, con un relativo crescente rischio di aumento del riscaldamento globale e di più gravi disagi per le eco-nomie e per le società”.

L’immagine che proponiamo si riferisce al momento dell’inaugurazione, ma il 29 giugno alle 11.01, quando abbiamo scaricato sul nostro computer il conta-

tore, il numero comparso segnalava un incremento che si aggirava attorno alle 800 tonnellate al secondo.Il contatore è visibile 24 ore su 24 con i suoi 13 numeri rossi e si basa sul modello di misurazioni sviluppato da scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che comprendono tutti i 24 gas ad effetto serra che rien-trano nei protocolli di Montreal e di Kyoto (esclusi ozono e aerosol).

Il processo si basa sulla proiezione dei dati della concentrazione di gas che derivano dagli impianti in decine di lo-calità in tutto il mondo, dalle rilevazioni della NOAA (National Oceanic Atmos-pheric Administration) e dal Progetto globale avanzato per i gas atmosferici della NASA, gestiti da Ronald Prinn, professore di Scienze dell’Atmosfera del MIT. Seppur la proiezione venga ricalibrata ogni mese sulla base dei

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dati raccolti, è sostanzialmente la più aggiornata.“La visualizzazione del dato numerico può contribuire ad acquisire la con-sapevolezza di quanto velocemente aumentano i gas ad effetto serra - ha ribadito Prinn - La sua misurazione vie-ne effettuata su scala globale e rileva la stima della quantità totale di questi gas espressa in diossido di carbonio equi-valente. Tali dati sono privi dei numeri relativi alle variazioni stagionali e cicli-che al fine di rilevare in modo chiaro le variazioni a lungo termine dovute all’uomo e alle altre attività”.

Scientific American ha condotto un sondaggio informale sulle reazioni dei cittadini di New York in merito al Car-bon Counter: si è andati dal nonplussed (perplesso) al freaked out (bizzarro). Secondo gli economisti comportamen-tali: quando il prezzo di costose attività non può più essere nascosto agli indi-vidui, si è più inclini a continuare certe attività con maggior prudenza.Vedere come il maggior consumo di energia provoca un aumento delle emissioni in atmosfera, potrebbe in-durre i cittadini ad andare più piano in auto o consumare minor elettricità in casa.Forse, evidenziare che i 3,64 trilioni di tonnellate equivalgono a 385 ppm di concentrazioni, quando tutti gli studi

Ecco, le indicazioni del counter delle emissioni alle ore 11.01 del 29 giugno 2009

compiuti indicano che per limitare ad un innalzamento alla fine del secolo a non più di 2,4 °C per evitare più catastrofici eventi, bisogna che le con-centrazioni si stabilizzino tra le 350 e le 400 parti per milione, potrebbe ri-sultare ancora più efficace.Un sondaggio effettuato dal Polling In-stitute dell’Università del Sacro Cuore (Colorado) ha indicato che l’80,1% dei cittadini ha dichiarato di essere con-vinto degli effetti che i cambiamenti climatici stanno dimostrando e che il 94% è disponibile almeno un po’ a cambiare il proprio stile di vita per ri-durre l’impatto.Tuttavia, circa il 50% ha dichiarato che i messaggi sono confusi e contrastanti, ma una stragrande maggioranza ha tro-vato utili le informazioni per capire il ruolo delle loro azioni sull’ambiente.

Se è ancora presto per comprendere quanto influenzerà i comportamenti individuali, il Carbon Counter della Deutsche Bank è un segno evidente del crescente interesse dei gruppi finanziari per gli investimenti nel settore delle tecnologie di mitigazione dei cambia-menti climatici. Aziende ed investitori si stanno rendendo conto rapidamente che il global warming non costituisce solo un fenomeno dalle implicazioni sociali, politiche e morali, ma anche un’opportunità economica ed impren-

ditoriale. Ne è conferma la crescita del mercato del carbonio che a livello globale, secondo il Rapporto “Merca-ti di scambio di quote di emissioni di carbonio nel mondo”, pubblicato il 1° maggio da SBI (una delle più importan-ti società di mercato), è passato dai 727 milioni di $ nel 2004 ai 118 miliardi del 2008, con un aumento nell’ultimo anno del 68% ed una previsione al 2013 di 669 miliardi di $ di investimento.

Sul fronte dei posti di lavoro, una recente relazione distribuita da Pew Charitable Trust ha dichiarato che ne-gli USA i Green Jobs tra il 1998 e il 2007 sono cresciuti del 9,1%, due volte e mezzo la crescita del settore a livello globale.Pur rimanendo al di sotto dei posti di lavoro offerti dai combustibili fossili (770.000 contro 1,27 milioni), i dirigenti e redattori del Pew Report sottolineano che la “clean energy è pronta per una crescita esplosiva”.

Il Carbon Counter è CO2 neutral, non

produce emissioni di carbonio, dato che utilizza i crediti ambientali a bassa emissione (CERs) per controbilanciare l’utilizzo di energia, mentre i numeri digitali del display sono generati da 40.960 LED a bassa emissione.

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Non c’è ancora quella “rivoluzione copernicana” richiesta da Lester R. Brown

OBAMA VINCE LA PRIMA PARTITA,MA CON GRANDE SOFFERENZA

La Camera dei rappresentanti degli USA ha approvato la Legge sulla sicurezza energetica

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Al Franklin Delano Roosvelt Me-morial di Washington, vi sono molte celebri inscrizioni del 32° Presidente Americano che celebrano suoi scritti o discorsi. In particolare, si viene colpiti da quel passo tratto dal Messaggio con cui Roosvelt trasmetteva il 24 gennaio 1935 al Congresso USA la Relazione della Commissione per le Risorse Na-turali, da lui nominata, che aveva ad oggetto la programmazione di una “po-litica di sviluppo ordinato”: “L’uomo e la natura debbono lavorare insieme. L’uso squilibrato delle risorse della natura mette in disarmonia anche la vita degli uomini”.

Dopo tanti decenni i politici statuni-tensi non sembrano essere convinti dell’intuizione roosveltiana se, nono-stante Barack Obama alla vigilia del voto alla Camera del Congresso Sta-tunitense avesse messo in campo la sua credibilità di Presidente, invitando i recalcitranti Democratici a sostenere la proposta di legge contro i cambia-

menti climatici, ben 44 deputati del suo partito hanno votato contro e solo 8 repubblicani a favore.Così l’American Clean Energy and Security Act (ACESA) è stato appro-vato il 26 giugno per un soffio (219 a favore e 212 contrari).I numeri indicano chiaramente che ta-le disegno di legge, pur essendo stato oggetto di numerosi compromessi, tro-verà maggiori ostacoli al Senato, dove la maggioranza Democratica è più ri-dotta, salvo ulteriori modifiche che ne comprometteranno ulteriormente l’im-pianto. Qualche giorno prima del voto, il rappresentante della Delegazione USA ai Climate Change Talks di Bonn (1-12 giugno) aveva messo in dubbio la possibilità che il suo Paese fosse in gra-do a Dicembre di fissare i propri limiti alle emissioni, dal momento che non era possibile conoscere se per quel-la scadenza di Copenhagen la legge avrebbe concluso il suo iter legislati-vo (cfr. “Pochi risultati sulle grandi questioni. Senza finanziamenti im-

probabile l’accordo”, in questo stesso numero di Regioni&Ambiente, pag. 6 e segg.).Il Waxman-Markey Climate Bill, come è stata denominata la Legge dal nome dei Deputati democratici, Henry Wax-man (California) e Edward Markey (Massachusetts) che l’hanno presentata, si articola in quattro capitoli:- l’energia pulita;- l’efficienza energetica;- la riduzione dei gas climalteranti;- la transizione verso la green econo-

my.L’ACESA è essenzialmente una Legge regolatoria che modificherà i modi nei quali viene prodotta e consumata l’energia negli USA. Di qui, il testo affronta più le problematiche della sicurezza energetica, che il suo contributo a combattere il riscaldamento globale, anche se i due aspetti sono fortemente correlati, come sono connessi ad essi gli investimenti “verdi” in grado di creare nuovi posti di lavoro.

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In particolare il sistema del cap-and-trade dovrebbe limitare la produzione e il consumo di energia fossile, inco-raggiando gli investitori a dare risposte alle domande del mercato, tramite la fornitura di energie alternative pulite, trasmesse e distribuite con tecnologia smart grid (reti intelligenti).Oltre al cap-and-trade, altre disposizio-ni di ACESA prevedono:- programma per il CCS (cattura e se-

questro della CO2);

- carburanti standard low-carbon fuel (a basso contenuto di carbonio);

- nuovi standard di efficienza energe-tica negli edifici;

- veicoli a motori di maggior efficienza;- livelli di efficienza energetica per le

industrie.

Se già al primo passaggio congressuale l’obiettivo programmatico della nuo-va Amministrazione, che poneva un tetto del 25% di energia prodotta da fonti rinnovabili al 2020, si è ridotto al 15% e la riduzione delle emissio-ni, sempre al 2020, è passata dal 20% della proposta iniziale al 17% del testo approvato, non stupiscono le tiepide reazioni dell’industria dell’energia ver-de, dopo l’approvazione del testo della Camera.Il Vicepresidente dell’American Wind Energy Association ha dichiarato alla Reuters (30-06-2009) che il progetto di legge approvato non implementa signi-

ficativamente le fonti rinnovabili per la produzione energetica e non introduce percentuali superiori a quelle che molti Stati federali stanno già sviluppando.

I rappresentanti dell’industria “verde” potrebbero essere indotti a tali giudi-zi, essendo parte in causa, ma l’analisi pubblicata alla vigilia del voto dall’EPA (l’Agenzia di Protezione Ambientale Statunitense, guidata da Lisa Jackson, fervida assertrice della politica del Presidente Obama) circa gli scenari creati dalla legge, giunge alle stesse conclusioni.Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (24.06.2009), nel rappor-to l’EPA osserva in primo luogo che le misure per l’efficienza energetica degli edifici contenute nel Climate Bill, do-vrebbero ridurre significativamente la domanda complessiva di energia: “Mi-nor domanda significa minor necessità di nuova produzione, inclusa l’energia del vento, del sole e delle biomasse”.In secondo luogo, osserva l’EPA, non vengono tassati i combustibili fossili “sporchi” in modo tale da incoraggiare ad un grande passaggio alle rinnova-bili: “i prezzi di indennizzo non sono abbastanza elevati da condurre ad un significativo aumento dell’energia a basse o a zero emissioni di carbonio… nel breve termine”.Se le emissioni di gas-serra diminui-ranno, ciò sarà dovuto al fatto che la

Legge consente alle aziende di soddi-sfare i propri obblighi di limitazione delle emissioni attraverso i meccanismi di mercato, quali ad esempio progetti di protezione delle foreste pluviali.

Ovviamente, ancora più critici sono stati alcuni Gruppi ambientalisti sta-tunitensi ed internazionali che hanno messo sotto accusa, tra l’altro, il 50% dei permessi di emissioni gratuiti per il settore dei combustibili fossili, mentre solo il 15% andrebbe all’asta. Più in ge-nerale è il 17% di taglio delle emissioni di CO

2 che viene accusato di essere

ben al di sotto di quel 25-40% richie-sto dagli scienziati entro il 2020 per mantenere il global warming entro un accettabile incremento.Sul fronte opposto, le industrie pe-trolifere, del gas e del carbone non sono ancora soddisfatte nonostante i buoni risultati conseguiti con la cam-pagna di relazioni pubbliche intrapresa per ammorbidire la proposta di leg-ge (secondo The Guardian è costata negli ultimi 3 mesi 45 milioni di $), si apprestano ad intraprendere nuove azioni per mettere in risalto come la Legge Waxman-Markey, se confermata al Senato, rischia di mettere in seria difficoltà l’economia statunitense.

Di fronte alle critiche, lo stesso Barack Obama ha riconosciuto che il testo di legge approvato dalla Camera dei

Il Deputato Edward Markey, annuncia che la Camera ha votato la proposta di legge che porta il suo nomee quello del collega Henry Waxam (a sinistra nella foto, mentre a destra è il Presidente della Camera, Nancy Pelosi)

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Rappresentanti è un risultato piuttosto modesto rispetto agli obiettivi iniziali e probabilmente non soddisferà i Governi di molti Paesi e i Gruppi ambientalisti, ma si è detto fiducioso di riuscire in futuro a modellare l’economia della nazione, basata ora sui combustibili fossili, verso una costruita su fonti di energia rinnovabili “e poter dire, final-mente, che questo è stato il momento in cui abbiamo deciso di affrontare la sfida energetica e rimpossessarci del futuro dell’America”.Il Presidente USA sa perfettamente che per riconquistare una leadership mondiale sui cambiamenti climatici è importante che in dicembre a Copen-hagen egli possa giungervi con una Legge definitivamente approvata. Per questo obiettivo è disponibile a dei compromessi.

Maggior chiarezza sugli obiettivi dell’Amministrazione USA era stata espressa dal Segretario di Stato per l’Energia, Steven Chu che, intervi-stato dalla BBC il 21 maggio 2009 a proposito dell’American Clean Energy and Security Act, aveva dichiarato che i Gruppi ambientalisti debbono pre-pararsi al compromesso sugli obiettivi di riduzione delle emissioni, affinché venga approvata in tempi brevi la legge sui cambiamenti climatici.“Come altri sono molto preoccupato dei cambiamenti climatici e vorrei contrastarli nella maniera più aggres-siva possibile, ma voglio pure iniziare - ha detto Chu - Se affermiamo che vogliamo qualcosa di molto aggressivo in tempi brevi, si potrebbe trovare una forte opposizione e ritardare il processo per diversi anni”.“Se vado in giro a dire che vogliamo fare di più, molto di più - ha confes-sato Chu - ho paura che gli USA non inizieranno”.

Il concetto è stato ribadito da Todd Stern, delegato da Obama per il MEF del Messico (Major Economies Forum), che nell’occasione ha ribadito che a Copenhagen gli USA non potranno andare oltre il taglio del 17% previsto nella proposta di legge Waxman-Mar-key, perché la richiesta dei Paesi in via di sviluppo per un taglio del 40% delle emissioni entro il 2020, “A no-stro giudizio [un taglio simile] non è necessario, né possibile da conseguire, dal momento che stiamo iniziando ora. Questo è quanto sta scritto”.

Non sappiamo, peraltro, quali siano state le decisioni e quali accordi si sia-no raggiunti, stante la segretezza delle riunioni del MEF; l’unico elemento cer-to è la discussione sul “Green Fund”, proposto dal Presidente del Messico Felipe Calderon, che difficilmente potrà conseguire gli obiettivi, se non avrà un carattere obbligatorio.

È chiaro che l’eredità di 8 anni di inazione, lasciatagli dall’Amministra-zione Bush, ha un peso notevole sulla possibilità del nuovo Presidente di recuperare una leadership mondiale in tema di contrasto ai cambiamenti climatici e non sarà facile a Copenha-gen, se non interverranno (improbabili) positive variazioni al Clean Energy Act, contrastare le richieste dei Paesi in via di sviluppo ad economia avanzata af-finché gli Stati ricchi ed industrializzati compiano i maggiori sacrifici per con-trastare il riscaldamento globale e di aiutare i Paesi più poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici, stante le loro responsabilità storiche di inquinatori.

Non è casuale che, conosciuto il testo della legge Waxman-Markey, il Ministro dell’Ambiente indiano Jairam Ramesh si è subito affrettato a dichiarare che “l’India non permetterà mai che le sue emissioni di gas serra pro-capite superino quelle dei Paesi sviluppati”, alludendo al fatto che il taglio proposto dagli USA non intaccherà la possibi-lità per l’India di continuare nel suo sviluppo.Citando, poi, apertamente la Legge ap-provata dalla Camera dei Deputati degli USA, Ramesh ha affermato che “l’India non approva la previsione [in essa con-tenuta] secondo la quale delle sanzioni commerciali potrebbero punire i Paesi che hanno fallito nella riduzione delle emissioni”.Su questo aspetto della controversa proposta di legge era intervenuto lo stesso Obama che, secondo quanto riportato dal New York Times del 28 giugno 2009, il Presidente avrebbe espresso la sua contrarietà.“Dobbiamo stare molto attenti a non inviare qualsivoglia messaggio protezio-nistico - ha dichiarato Obama - Penso che possano esservi altri modi per farlo anziché con un approccio sanziona-torio”.

Siamo sempre nell’ambito di una real politik che ha caratterizzato i rapporti

economici tra i Paesi nel corso degli ul-timi due secoli, molto lontani da quella “rivoluzione copernicana” che Lester R. Brown, Presidente dell’Earth Policy Institute, ha indicato come la “necessi-tà” di questo secolo.In un intervento pubblicato il 7 maggio sul sito dell’Istituto, Brown, riprenden-do il capitolo “L’Economia e la Terra” del suo libro “Eco-Economia: la costruzione di una economia per la Terra” (2001), propone una simi-litudine: così come nel XVI secolo l’astronomo Copernico con la sua teoria eliocentrica, ha proposto un’alternativa al precedente modello tolemaico gene-rando un ampio dibattito tra scienziati, teologi, filosofi, che ha provocato una rivoluzione nel modo di pensare e ha dato vita ad un mondo nuovo; al-trettanto oggi c’è bisogno di un egual radicale cambiamento nel modo con cui consideriamo il rapporto tra Terra ed Economia.Secondo Brown, il problema non si incentra sul sistema solare, ma se l’am-biente è parte integrante dell’economia o l’economia è parte dell’ambiente. La teoria che vede l’ambiente come un sottoinsieme dell’economia, ha crea-to un’economia che non è in sintonia con l’ecosistema da cui dipende: “Le prove che l’economia è in conflitto con i sistemi naturali della Terra possono essere intraviste nelle quotidiane notizie sul crollo dei quantitativi della pesca, nella riduzione delle foreste, nell’ero-sione del suolo, nel deterioramento delle terre, nell’espansione dei deserti, nell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, nella scomparsa del-le barriere coralline, nella riduzione delle specie. Queste tendenze indicano un rapporto sempre più squilibrato tra l’economia e l’ecosistema terrestre, che potrebbe infine determinare un declino economico”.“L’attuale modello economico-industria-le non può più sostenere il progresso. Nella nostra miope operazione per so-stenere l’economia globale, così com’è attualmente strutturata, non ci ren-diamo conto che stiamo esaurendo il capitale naturale della terra”.“Sciupiamo un sacco di tempo a preoccu-parci del deficit economico, senza renderci conto che è il deficit ecologico che minac-cerà la nostra economia a lungo termine. Mentre il deficit economico è quel che si prende in prestito gli uni dagli altri; il de-ficit ecologico è quello che tramandiamo alle future generazioni”.

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È stato presentato il 16 giugno a Roma, durante la Conferenza “Trattamento rifiuti: criticità e potenzialità”, il 1° Rapporto “Gli impianti di trattamento dei rifiuti in Italia”, promosso da FISE-Assoambiente, l’Associazione che in Confindustria rappresenta le 130 aziende che operano in campo ambientale. e curato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile (FOSS).Il quadro che ne emerge è ab-bastanza allarmante: nei prossimi due anni le discariche distribuite sul territorio nazionale raggiun-geranno i limiti autorizzati e non potranno, salvo eventuali nuove autorizzazioni o ampliamenti delle capacità esistenti, accogliere ulte-riori quantità di rifiuti.La situazione emergenziale che hanno vissuto (Campania) o che stanno verificando (Sici-lia) le diverse regioni potrebbe allargarsi all’intero territorio italiano se non verranno individuate e progettate tempesti-vamente soluzioni di smaltimento alternative.Alla Conferenza hanno partecipato numerose ed importanti personalità della politica, dell’ambientalismo e del mondo imprenditoriale a sottolineare l’importanza strategica di una corretta ed efficace gestione dei rifiuti se si vuole evitare di far precipitare il Paese in un caos dalle conseguenze imprevedibili.“Questo Rapporto”, dichiara il Presidente Assoambiente Pie-tro Colucci, “costituisce un primo completo censimento degli impianti di trattamento di rifiuti esistenti in Italia e for-nisce elementi per rilevare prossime situazioni emergenziali per il Paese in questo settore. È necessario intervenire pro-muovendo sistemi integrati di gestione e industrializzazione del settore, che attualmente riscontra gravi e diffuse lacune operative, realizzando un sistema impiantistico integrato e generazionale (almeno 20 anni). Lo sviluppo del settore richiede, inoltre, un quadro normativo stabile e applicato in modo omogeneo a livello territoriale, caratteristica fon-damentale per garantire i necessari investimenti e corrette condizioni di mercato. Infine, è necessario assicurare una condizione o regolazione (quando necessario) del merca-to che favorisca lo sbocco dei materiali riciclati, al fine di evitare la sottoutilizzazione delle capacità autorizzate e di bloccare lo sviluppo di processi tecnologici in modo da non mancare il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio fissati in ambito europeo”.

Assoambiente, sottolinea una no-ta dell’Associazione, è da anni impegnata nel sostenere la ne-cessità di Linee Guida nazionali in grado di risolvere ed evitare, in futuro, la grave disomogeneità autorizzativa presente in ambito nazionale, non solo per le diverse modalità di attribuzione dei codi-ci di smaltimento o recupero, ma anche per i diversificati livelli di efficacia ambientale delle stesse autorizzazioni/comunicazioni, non confrontabili e, molto spesso, ca-renti su aspetti, anche essenziali, che portano al turismo dei rifiuti, quando non addirittura all’esporta-zione degli stessi verso altri Paesi, europei e non, come evidenziato dal rapporto FISE-Assoambiente su “Il movimento transfrontaliero dei rifiuti”, presentato lo scorso

5 marzo a Roma (cfr: “Rifiuti senza confini in Europa”, in Regioni&Ambiente, n. 4 aprile 2009, pag. 24 e segg.).

DiscaricheIn Italia, tra le diverse modalità di gestione dei rifiuti, il conferimento in discarica ricopre ancora un ruolo domi-nante sia per i rifiuti urbani (47%), sia per quelli speciali, pericolosi e non (44%). Questo fenomeno evidenzia un mancato sviluppo tecnologico dell’attuale sistema di smal-timento.

Considerando il ricorso continuo alle discariche per lo smal-timento dei rifiuti, a breve l’Italia dovrà fare i conti con l’esaurimento delle capacità residue disponibili. In assenza di necessarie soluzioni alternative in linea con i principi fissati in ambito europeo, non sarà possibile gestire a livello nazionale i rifiuti non avviabili al riciclo (circa 59,3 milioni di tonnellate nel 2007) e quelli prodotti al termine dei processi stessi del riciclo stesso. L’autonomia dell’attuale sistema di smaltimento per i rifiuti, basato sulle discariche, è di poco superiore ai due anni, a livello nazionale (si riduce ulteriormente se escludiamo le discariche per rifiuti inerti). Al termine di questi 24 mesi, salvo eventuali nuove autorizzazioni o ampliamenti del-le capacità esistenti (peraltro già attuate nel 2008, anche a seguito dell’emergenza Campania), tutte le discariche raggiungeranno i limiti autorizzati. La situazione emergenziale vissuta da diverse regioni del nostro Paese negli ultimi anni, sino all’esperienza limite di Napoli (e più recentemente di Palermo), rischia quindi di

Troppo incentrati sulle discariche e non in grado di raggiungere gli obiettivi della normativa europea

Presentato il Rapporto promosso da FISE-Assoambiente e curato dalla FOSS

GLI IMPIANTI PER ILTRATTAMENTO DEI RIFIUTI IN ITALIA

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costituire nel prossimo futuro solo la punta di un iceberg che allarga all’intero territorio nazionale la problematica relativa alla corretta gestione del ciclo dei rifiuti.

A tal riguardo vi è un ulteriore aspetto allarmante da prendere in considerazione che riguarda i tempi ammini-strativi e tecnici per realizzare non solo ulteriori discariche (nella peggiore delle ipotesi), ma eventualmente sistemi a tecnologia complessa, come ad esempio gli impianti di incenerimento.

Sulla base delle esperienze sino ad oggi registrate, la tem-pistica media per la progettazione e messa in funzione di un impianto prende da un minimo di quattro anni ad un massimo di quasi sei. È, quindi, evidente che, in base a questa tempistica e all’attuale trend di sfruttamento degli impianti di discarica, il Paese si trova già oggi in notevole ritardo per l’individuazione e la programmazione di solu-zioni alternative o di potenziamento delle attuali capacità di smaltimento.

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Impianti di incenerimentoLa percentuale dei rifiuti, urbani e speciali, avviati all’ince-nerimento, con o senza recupero energetico, in Italia è pari al 12%, ben al di sotto della media riscontrata in ambito europeo (oltre 20%).

La capacità di recupero energetico dei termovalorizzatori, distribuita in modo disomogeneo sul territorio nazionale (69,8% al Nord, 14,6% al Centro e 15,6% al Sud) non consente ampi margini di ulteriore sfruttamento, in partico-lare al Nord ove la capacità annua disponibile è utilizzata, soprattutto per i rifiuti urbani, per oltre il 90%.Al Centro e al Sud, dove la capacità utilizzata per i rifiuti urbani scende, rispettivamente, al 72% e al 42%, il quantita-tivo di rifiuti, urbani e speciali, avviati a questo trattamento è significativamente inferiore rispetto alle quantità gestite in discarica, a causa soprattutto del minor costo di conferimen-to che determina, però, la perdita del potenziale energetico rinnovabile contenuto nella frazione biodegradabile dei rifiuti, non più recuperabili ed avviati allo smaltimento.

RicicloGli impianti dedicati al recupero dei rifiuti sono 6.404, con una capacità di trattamento autorizzata annua di 150,8 Mton., distribuita in modo disomogeneo in am-bito nazionale.Sul settore del riciclo gravano oggi numerosi fattori che ne ostacolano un potenziale ulteriore sviluppo industriale. I motivi sono legati non solo alla possibilità di migliorare la qualità delle raccolte differenziate e allo sviluppo tecnologico degli impianti di riciclo, ma soprattutto alle difficoltà relative alla creazione e al potenziamento degli sbocchi di mercato per le MPS (materie prime secondarie), in particolare nell’attuale momento di crisi dei mercati e di crollo delle quotazioni dei materiali riciclati, anche per la concorrenza con i mercati esteri.Per raggiungere gli obiettivi europei, è necessario massi-mizzare il riciclo, soprattutto al Sud del Paese e supportare,

quando richiesto, il mercato dei prodotti riciclati; ciò non può prescindere dall’esigenza, anche in presenza di un processo ottimizzato, di un adeguato sistema di smaltimento finale per trattare oltre ai rifiuti esclusi dalla raccolta differenziata, anche quelli generati dai processi di riciclo stesso.

Il Rapporto ha avuto vasta eco ed è stato ripreso da Andrea Gilardoni dell’Università “Bocconi” di Milano e Direttore dell’Osservatorio “I costi del non fare”, il quale, presentan-do il 22 giugno i risultati preliminari dello Studio 2009, ha dichiarato che “Il settore industriale deve confrontarsi ogni giorno con la mancanza delle infrastrutture necessarie ad un corretto smaltimento dei rifiuti. Sulla base dello Studio di FISE-Assoambiente, entro due anni senza nuovi impianti di smaltimento, il sistema di raccolta dei rifiuti italiano sarà saturo; le discariche sono quasi colme e circa la metà dei rifuti del Paese non troverà collocazione sul territorio nazio-nale. Alcune regioni sono in emergenza rifiuti, in particoalre Campania e Sicilia, o stanno per entrarci, come Liguria e Pu-glia. Intanto le gare per i quattro termovalorizzatori siciliani rischiano di andare deserte per eccessiva onerosità”.L’Osservatorio da 4 anni calcola i danni per la collettività dovuti a inerzia e opposizioni nella realizzazione delle infra-strutture nel settore dei rifiuti, i cui costi secondo lo Studio 2009, da oggi al 2024 sarebbero di 27,3 miliardi di euro.Per raggiungere gli obiettivi della nuova Direttiva euro-pea sui rifiuti (2008/98/CE) sarebbero necessari circa 105 termovalorizzatori in grado di trattare quasi 21 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, oltre a 76 impianti di com-postaggio con una capacità complessiva di 3,2 milioni di tonnellate, l’assenza dei quali, secondo Gilardoni “rende non raggiungibile l’obiettivo di discarica zero”.

Resta da osservare che tra gli obiettivi c’è anche quello della riduzione della produzione dei rifiuti, il cui conseguimento renderebbe inoperosi molti degli impianti previsti sulla base dei dati attuali!

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“L’uomo è ciò che mangia”. La celebre massima del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach suona oggi come un avvertimento. Ad analizzare tutto quello che ogni giorno mettiamo nel piatto non potrebbe essere altrimenti.A suonare l’ennesimo allarme è Legambiente con il suo Dossier “Pesticidi nel piatto 2009” che raccoglie ed elabora le analisi fatte dalle ARPA, ASL e Istituti zoo-profilattici, nel corso del 2008, su frutta, verdura, oli e vini, ovvero prodotti ortofrutticoli e derivati. Basta dare un’occhiata ai dati per capire come le nostre tavole imbandite siano in realtà “contaminate” e la nostra dieta mediterranea, al sapore di erbicidi, antiparassitari e fungicidi, tutt’altro che genuina. Su un campione di 8.764 prodotti agricoli analizzati nel corso del 2008 da laboratori pubblici provinciali e regionali, infatti 109 sarebbero quelli risultati irregolari, vale a dire con concentrazioni di pesticidi superiori ai limiti consentiti (1,2% del totale del campione analizzato, in lieve aumento rispetto al 2008 quando la soglia era ferma all’1%), mentre sono 2.4010 (il 27,5% del totale), i cosiddetti prodotti “a norma” in cui sarebbe stata rilevata però la presenza di uno più residui. E il cibo più “inquinato” è proprio la frutta, regina dei fitofarmaci.Il 2,3% della frutta analizzata è irregolare, con residui al di sopra dei limiti consentiti dalla legge, (+0,7% rispetto ai dati dello scorso anno), il 43,9% può contare su più di un residuo chimico.In breve, “solo un frutto su due (53,8%) è privo di residui chimici”.Per quanto riguarda la verdura la situazione migliora lieve-mente, ma rimane ugualmente preoccupante: lo 0,8% del campione è irregolare, oltre i limiti di legge, mentre il 16,3% risulta regolare, ma con residui.Nessuna irregolarità invece è stata segnalata per i prodotti derivati analizzati, anche se tra questi, quelli multiresiduo si attestano intorno al 19,5% del campione.Quanto a residui, è il vino il derivato più “contaminato”: su 639 campioni analizzati, 191 presentano uno o più re-sidui.Per quel che attiene, invece, la presenza di più sostanze chimiche all’interno dello stesso prodotto, questo fenomeno viene rilevato specialmente al Sud: Sicilia, Puglia, Campa-nia.Il primato dei “campioni da record” (prodotti a norma , ma con un elevato numero di residui) spetta infatti alla Sicilia dove è stato rinvenuto un campione di uva con ben nove tipi diversi di antiparassitari e un campione di peperone con sette diversi principi attivi. E poi pomodori, fragole e altro ancora. La lista dei campioni multi-residuo non finisce di certo qui.

È però la mela il frutto più frequentemente contaminato:“Su quasi il 90% delle mele analizzate in Emilia Romagna è stata rilevata la presenza di residui chimici”, mentre “in Sardegna su 20 campioni di mele, ben 18 sono risultati contaminati da più sostanze chimiche. […] Stessa sorte per le mele campane dove l’81% è contaminato da uno o più residui”. In pratica, i campioni fuori legge sono: 17 agrumi, 14 me-le, 14 fragole, 8 pere, 8 pesche, 4 campioni di uva e 16 campioni di frutta tra cui albicocche, ciliegie, kiwi, susine, prugne.Questi sono solo alcuni dei numeri snocciolati nel Rapporto di Legambiente.Ma al di là degli “anonimi” dati, che pur la dicono lunga sulla natura inquinata di quello che mettiamo a tavola, Le-gambiente punta il dito contro i più frequenti principi attivi, il cui superamento dei limiti è responsabile dell’ “irregolarità” di molti prodotti agricoli: Imazalil, Fenitrotion, Lambda Cyalothrin, Quinoxifen, Boscalid, Diclorvos, Clorpirifos, Malathion, Dimetoato, Carbamyl, Procimidone, Bifenile, Monocrotofos, Buprofezim, Diazinone, Procloraz, Pyrim-tanil, Clorotalonil, Azoxistrobina. Si tratta di nomi, per lo più sconosciuti alla stragrande mag-gioranza dei consumatori che ignari, quotidiamente se li ritrovano nel piatto, ma ben noti a scienziati, medici e ri-cercatori, per i loro effetti sulla salute umana. Alcuni pesticidi residui, accumulandosi infatti nel tessuto adi-poso, possono essere cancerogeni o avere gravi ripercussioni sul sistema riproduttivo e sullo sviluppo dei bambini.Per quanto riguarda, ad esempio, i danni al sistema ripro-duttivo, il Ketone può avere effetti sulla spermatogenesi, causando una riduzione della conta spermatica. Ancor più gravi sono le disfuzioni all’apparato riprodu-tore dei bambini provocate dai pestici di responsabili di “malformazioni del tratto urogenitale maschile, neoplasie al testicolo in età adolescenziale e una diminuzione della qualità del seme”.E non solo. Oltre all’apparato riproduttivo, l’esposizione di bambini ai pestici di già nella fase embrionale e fetale, può compromettere anche la maturazione del sistema nervoso, endocrino e immunitario e, in alcuni casi, potrebbe essere responsabile anche della “nascita di bambini con minor circonferenza cranica e rischio di deficit intellettivo”. Ricercatori della Columbia University e dell’Università di Berkeley con i loro studi hanno, inoltre, dimostrato come l’esposizione in utero a pesticidi organofosfati induca un ritardo nella maturazione dei riflessi nelle prime fasi di vita neonatale e un maggior rischio di sviluppare disturbi dell’at-tenzione e iperattività nei primi tre anni di vita. Ma i danni di un’esposizione ai pesticidi in gravidanza pos-sono essere ancora peggiori. Per esempio, il DDT, le Diossine e i PCB possono deter-

La frutta, il cibo più “inquinato”: 1 frutto su due è “contaminato”.È la mela la regina incontrastata dei fitofarmaci.

Sulle tavole italiane, frutta e verdura con più fitofarmaci e meno controlli.È quanto emerge dal Rapporto 2009 di Legambiente

PESTICIDI NEL PIATTOdi Silvia Barchiesi

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minare un aumento del rischio del cancro alla mammella e indurre la pubertà precoce nelle figlie di donne che du-rante la gravidanza sono entrate in contatto con queste sostanze. Di qui la necessità di rivedere i limiti massimi di residui (LMR) previsti dalla legge, stabiliti prendendo come riferi-mento adulti maschi, non donne e bambini.

Di qui l’appello di Legambiente all’adeguamento dei limiti in base a nuovi standard che tengano conto anche di donne e bambini.“I limiti di sostanze stabiliti dalla legge - ricorda Francesco Ferrante, Responsabile Agricoltura di Legambiente - con-siderano uomini adulti, ma non donne e bambini. È dimostrato invece che alcune sostanze sono nocive per feti

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e donne. Per questo chiediamo il divieto dei pesticidi in determinati spazi, quelli dove possono essere colpite queste fasce di popolazione”.Intanto, a dare una sterzata all’utilizzo dei pesticidi in Eu-ropa, ha pensato l’Unione Europea.L’Europarlamento, lo scorso gennaio, ha infatti adottato due testi legislativi che discipliano in modo più severo l’autoriz-zazione, la vendita e l’uso dei pesticidi. Sono 22 in tutto le sostanze finora utilizzate, che dal 2009 al 2018, grazie alle nuove normative, verranno messe al bando: si tratta di 14 pesticidi che verranno proibiti perchè nocivi per la salute umana e per l’ambiente (come Molinate, Tepraloxydim e Tralkoxydim usati negli erbicidi e l’Epoxico-nazolo usato nei fungicidi) e di altri otto su cui, invece, il giudizio resta sospeso in attesa di prove (come Amitrolo e Ioxynil usati negli erbicidi, varie componenti dei fungicidi, e il Thiacloprid negli insetticidi). Oltre al Regolamento che disciplina un nuovo regime di au-torizzazione a commercializzare i pesticidi nell’UE, le nuove norme consistono anche in una Direttiva, da recepire con leggi nazionali, volta ad incetivare l’uso sostenibile di questi prodotti e la riduzione del loro impatto tramite soluzioni e tecniche alternative.“Al fine di ridurre la dipendenza dall’utilizzo di pesticidi” e di promuovere pratiche e prodotti non dannosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo, la Direttiva chiede agli Stati di “adottare tutte le misure necessarie per promuovere una difesa fitosanitaria a basso apporto di pesticidi, di ridurre al minimo o addirittura vietare l’uso di pesticidi in aree specifiche, (come parchi, giardini pubblici, campi sportivi e aree ricreative, cor-tili delle scuole) e di definire, entro cinque anni dall’entrata in vigore della normativa, un piano d’azione con i propri obiettivi in materia e il calendario per raggiungerli”.Tra le novità introdotte, anche il divieto di irrorazione aerea di pesticidi e misur specifiche per la protezione delle api, vittime “istantanee” dei pesticidi, perchè “condannate” alla morte entro 2-10 minuti dopo averne succhiato qualche gocciolina. E gli studi che danno fondamento scientifico alle denunce degli apicolturi sono molti. “Con le nuove norme - ha dichiarato la relatrice per l’Europarlamento Hiltrud Breyer - ci saranno test specifici sugli effetti delle sostanze chimiche sulle api, considerando tutto il loro ciclo vitale, sul polline e sul miele. I pesticidi nocivi per le api non saranno autorizzati nell’UE”. La mobilitazione dell’Unione Europea volta a frenare l’uso dei pestici non arriva a caso. Infatti, proprio nel 2008, il trend positivo dei dati degli ultimi anni sulla presenza dei pesticidi nell’ortofrutta analizzata, sembra aver subìto una battuta d’arresto.Sebbene l’aumento dei prodotti “irregolari” o “regolari” con residui non sia consistente, una cosa è certa: la situazione, quanto all’utilizzo di pestidici, non migliora affatto.

Il campanello d’allarme viene anche dai dati ISTAT che già lo scorso anno fotografavano lo stop del calo d’uso dei pesticidi nell’agricoltura. Nel 2007, secondo i dati ISTAT, la quantità totale dei prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo era aumentata del 3% rispetto al 2006, passando da 148,9 a 153,4 mila tonnellate. “Siamo preoccupati per l’inversione di tendenza dei risul-tati delle analisi sui campioni esaminati - ha dichiarato Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del cit-tadino - Come associazione dei consumatori, dobbiamo rilanciare campagne di informazione sui comportamenti corretti nell’utilizzo di frutta e verdura e campagne di sen-sibilizzazione sull’acquisto di prodotti biologici”.Altro dato poco confortante è quello che riguarda i controlli che dimuiscono nel corso degli anni: sarebbero 1.300 in meno, rispetto all’anno precedentie, i controlli effettuati nel corso del 2008. A preoccupare, poi, non è solo la quantità dei controlli, ma anche la loro qualità. Permangono grandi differenze, infatti, tra laboratori che analizzano un gran numero di campioni, cercando numerosi principi attivi e quelli che si limitano ancora a pochi prodotti e poche sostanze. La lettura dei dati, in questo senso, appare “viziata” dalla metodologia di ricerca: nelle regioni in cui i controlli sono stati più approfonditi, i campioni irregolari o con numerosi principi attivi sono dunque più numerosi.Ma al di là dei numeri, quello che preoccupa è l’uso incon-trastato e pericoloso dei pesticidi in agricoltura, a fronte di un quadro normativo che da più di 30 anni sottovaluta il problema del “multiresiduo” (la presenza contemporanea, entro i limiti di legge, di più principi attivi su uno stesso prodotto) e che non prevede un tetto all’uso dei singoli pesticidi. Così, prodotti “contaminati”, ma paradossalmente “a norma”, continuano a proliferare nei banchi dei nostri mercati e supermercati e ad abbondare sulle nostre tavole. In realtà sono cocktail di pesticidi. E noi, ignari, continuiamo ad ingerirli, scioccamente convinti della loro genuinità!

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IL COMMENTO

Quanto accaduto in materia di certificazione energetica degli edifici è l’attestazione del disordine legislativo e dei ritardi accumulati dall’Italia in tema di efficienza energetica e di recepimento delle normative comunitarie.È stato finalmente pubblicato sulla G.U. del 10 giugno 2009 il D.P.R. 2 aprile 2009, n.59, relativo al Regolamento Attua-tivo del D. Lgs. 192/2005 sul rendimento energetico in edilizia, che varrà però solo per quelle Regioni che non si erano ancora dotate di disposizioni in merito (Veneto, Lazio, Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna).Il Regolamento è uno dei tre Decreti attuativi che il Governo avrebbe dovuto emanare entro il 6 febbraio 2006 dato che il D. Lgs. 192/2005 di recepimento della Direttiva 2002/91/CE in materia di Rendimento energetico in edilizia, già in ritardo rispetto ai tempi fissati a livello comunitario, stabiliva il limite di 120 giorni dall’entrata in vigore del Decreto legislativo.Il Decreto (ndr: il testo coordinato è proposto nel Materiale in inserto), entrato in vigore il 25 giugno, definisce i criteri generali, la metodologia di calcolo, i requisiti di base rela-tivi alla prestazione energetica negli edifici e negli impianti termici per la climatizzazione invernale e la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, mentre per la presta-zione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario, per la illuminazione arti-ficiale degli edifici, rimanda ad un altro decreto.Prevede, poi, i requisiti professionali e i criteri di accredita-mento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli organismi ai quali affidare la certificazione e l’ispezione (da rivedere e aggiornare ogni 5 anni, in funzione dei progressi delle tecnologie).

Nel frattempo, la maggior parte delle Regioni, che hanno “competenze in materia di energia”, hanno affrontato il pro-blema, accogliendo le disposizioni comunitarie con propri provvedimenti legislativi in modo autonomo, senza alcun coordinamento e, quindi, in maniera disorganica.Quantunque venga previsto che queste Regioni debbano attuare un graduale riavvicinamento delle proprie norme con quelle statali, ben si comprende come questa situa-zione ingeneri confusione tra operatori, esperti, aziende e cittadini che si trovano ad operare e a vivere in situazioni territoriali assai diverse. Peraltro, il DPR n. 59/2009, per quanto attiene all’Attestato di certificazione energetica degli edifici che entrerà in vigore dal 1° luglio 2009, fa riferimento a Linee Guida nazionali previste da un altro dei Decreti summenzionati, che devono ancora essere emanate, quantunque una sua bozza sia stata discussa ed accettata dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2008.È vero che anche in questo caso, in attesa dell’entrata in vigore delle Linee guida, l’Attestato di Certificazione Energe-tica sarà sostituito dall’Attestato di Qualificazione energetica, redatto dal Direttore dei lavori e presentato al Comune di competenza contestualmente alla dichiarazione di fine lavori, a patto però che la Regione non sia intervenuta con una propria regolamentazione, perché in tal caso la normativa regionale è quella di riferimento.

Come se non bastasse c’è anche l’incertezza derivante dall’obbligatorietà dell’Attestato.Il D. Lgs. 192/2005 (modificato dal D. Lgs. 311/2006) aveva stabilito l’obbligo di allegare ai contratti di compravendita e di affitto di singole unità immobiliari, prima per alcune

La maggior parte delle Regioni aveva autonomamente provveduto

Pubblicato il Regolamento sul rendimento energetico degli edifici

FINALMENTE!MANCANO PERÒ LE LINEE GUIDA PER LA CERTIFICAZIONE

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LA NORMATIVA REGIONALEIn questi anni, le Regioni hanno legiferato in materia di certificazione energetica degli edifici: accanto alle prime esperienze, quasi tutte le Regioni hanno ormai una propria normativa. Ad oggi circa la metà delle Regioni e Province autonome si è dotata di una normativa sulla certificazione energetica degli edifici.

Provincia di Bolzano - Prima in Italia ad affrontare il tema del rendimento energetico degli edifici, ha introdotto lo standard CasaClima - obbligatorio da gennaio 2005 - che assegna agli edifici una classe in base al consumo di energia.

Regione Lombardia - Ha anticipato al 2008 i requisiti previsti dalle norme statali per il 2010, ha definito la procedura di calcolo per determinare i requisiti di prestazione energetica degli edifici e, a fine 2007, ha riscritto alcune norme sull’ambito di applicazione e sull’accreditamento dei certificatori, aprendo ai certificatori di altre Regioni. Con Decreto dell’11 giugno ha approvato l’aggior-namento della procedura di calcolo per la certificazione energetica degli edifici che entrerà in vigore il 7 settembre 2009. Regione Piemonte - Due anni fa si è dotata di una legge che introduce la certificazione energetica degli edifici esistenti e di nuova costruzione, integrata poi con disposizioni attuative relative soltanto ai controlli sugli impianti termici. Regione Liguria - Le disposizioni sulla certificazione energetica degli edifici sono contenute nella legge regionale in materia di energia; successivamente è stato definito un sistema di certificazione e recentemente tutta la normativa è stata riordinata. Regione Emilia Romagna - Oltre al regolamento edilizio del Comune di Reggio Emilia, sono stati definiti i requisiti di rendimento energetico e le procedure di certificazione energetica degli edifici, non solo per le abitazioni ma anche per gli edifici produttivi e del terziario. La certificazione energetica è obbligatoria dal 1° luglio 2008. Regione Marche - Si rifà al Protocollo Itaca la legge marchigiana sull’edilizia sostenibile che definisce le tecniche e le modalità costruttive di edilizia sostenibile. Successivamente sono state definite le Linee Guida per la valutazione energetico-ambientale degli edifici residenziali, e i criteri per la definizione degli incentivi e per la formazione professionale. Regione Toscana - Sono state emanate nel 2006 le Linee Guida per la valutazione della qualità energetica ed ambientale degli edifici, che modificano le precedenti del 2005. Nel 2008 è stato redatto un regolamento per l’edilizia sostenibile che punta a ridurre della metà i consumi medi degli edifici. Regione Valle D’Aosta - Oltre a disciplinare le metodologie di calcolo, i requisiti di prestazione energetica per gli edifici nuovi e ristrutturati, i requisiti professionali e i criteri di accreditamento dei certificatori, viene istituito un catasto energetico degli edifici e vengono fissati gli obiettivi per il miglioramento dell’efficienza energetica del parco edilizio. Regione Puglia - “Norme per l’abitare sostenibile” è la legge pugliese per la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico nelle trasformazioni territoriali e urbane e nella realizzazione delle opere edilizie. Non sono ancora state definite le procedure per la certificazione di sostenibilità degli edifici e per l’accreditamento dei certificatori. Regione Basilicata - La legge Finanziaria regionale per il 2008 prevede che saranno definiti il metodo di calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici, i requisiti minimi in materia di prestazione energetica degli edifici nuovi e ristrutturati, i criteri della certificazione energetica, i requisiti professionali e i criteri di accreditamento dei certificatori. Regione Umbria - La certificazione ambientale è obbligatoria per gli interventi pubblici e facoltativa per quelli privati. È previsto un procedimento di valutazione a schede per quantificare le prestazioni dell’edificio rispetto a diversi parametri, tra cui la qualità dell’ambiente interno e esterno ed il risparmio delle risorse naturali. Il recente Disciplinare tecnico prevede che sia l’ARPA a rilasciare il certificato di sostenibilità. Regione Friuli Venezia Giulia - È di recente approvazione il Protocollo regionale VEA, un sistema di valutazione per la certificazione degli edifici che prevede la compilazione di 22 schede tematiche suddivise in 6 aree: valutazione energetica, impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, materiali da costruzione, risparmio idrico e permeabilità dei suoli, qualità esterna ed interna. Provincia di Trento - La certificazione energetica è stata introdotta dalla legge urbanistica ed è obbligatoria per le nuove co-struzioni e per interventi di recupero. Il Regolamento attuativo prevede che entro il 31 dicembre 2013 tutti gli edifici pubblici saranno dotati di certificazione energetica e un marchio distinguerà gli stabili sostenibili. Regione Campania - Ha emanato indirizzi in materia energetico-ambientale per la redazione dei regolamenti urbanistici edilizi comunali, in attuazione della Lr 16/2004, finalizzati anche alla riduzione dei consumi energetici. Gli indirizzi stabiliscono criteri tecnico-costruttivi, individuando soluzioni progettuali, atte a favorire l’impiego di fonti energetiche rinnovabili.

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categorie di fabbricati e dal 1° luglio 2009 per tutti gli altri, l’attestato di Certificazione.Successivamente, con D. L. 25 giugno 2008 n.112, convertito in Legge 133/2008, è stato cancellato l’obbligo di allegare l’Attestato e le relative sanzioni per gli inadempienti, non già l’obbligo di redigerlo.Queste “furbizie” non sono passate inosservate alla Com-missione europea che il 25 maggio ha inviato all’Italia una lettera di “messa in mora” in merito alla cancellazione dell’obbligo di allegare l’Attestato di certificazione energe-tica ai contratti di compravendita o locazione di un edificio, come previsto dalla Direttiva 2002/91/CE, Art.7, comma 1.Ricordiamo che nel gennaio u.s. l’Italia aveva ricevuto un’al-tra lettera di messa in mora per non aver rispettato i tempi per il recepimento integrale.

Mentre l’Italia non riesce ancora a mettersi in regola con la Direttiva 2002, il 27 aprile 2009 il Parlamento UE ha approvato un Rapporto di co-decisione che la modifica profondamente.In base alle nuove disposizioni dopo il 31 dicembre 2018 tutte le costruzioni realizzate dovranno produrre tanta ener-gia quanta ne consumano.Una vera e propria rivoluzione che cambierà i sistemi di illuminazione, aria condizionata e riscaldamento degli edifici europei, compresi quelli utilizzati per meno di quattro mesi all’anno, mentre in precedenza l’obbligo sussisteva solo per quelli con superficie abitabile di oltre 1000 m2. Inoltre, tutte le nuove abitazioni dovranno essere dotate di “computer intelligenti” per misurare consumi energetici e i periodi di picco, al fine di permettere ai consumatori di usufruire delle tariffe orarie meno elevate.Gli Stati membri dovranno predisporre entro il 30 giugno 2011 di Piani nazionali che contengano gli strumenti finan-ziari per migliorare l’efficienza energetica degli edifici come prestiti a tasso ridotto, incentivi fiscali, assistenza finanziaria ai consumatori data direttamente dai fornitori di energia.

Insomma, quel che doveva essere uno strumento per la riduzione degli sprechi energetici degli edifici che nel nostro Paese risultano essere tra i più inefficienti a livello europeo, rischia di divenire un “guazzabuglio” normativo che, creando incertezze e confusione tra i cittadini, non incoraggia ad intraprendere quelle azioni individuali senza delle quali non si raggiungono gli obiettivi del Pacchetto Clima-Energia.Peraltro, il D.P.R. stesso non sollecita chi possiede un edifi-cio singolo e vi abita ad intraprendere una riqualificazione energetica della propria dimora, non avendo obblighi di certificazione, mentre per chi abita in un edificio condo-miniale con un impianto centralizzato è prevista un’unica certificazione. Per costoro il D.P.R. n.59 sottrae anche il divieto previsto in primo momento, di trasformazione degli impianti termici centralizzati in impianti autonomi negli edifici esistenti con numero di unità abitative superiore a 4, sostituito con il “preferibile” mantenimento.È stata così accontentata Confedilizia che si era “interessata” della questione, ma non penalizzando i comportamenti che sono responsabili del dispendio di energie e risorse si dà un messaggio controverso ad un’azione rivolta essenzialmente alla sostenibilità ambientale.In Emilia-Romagna si stanno diffondendo esperienze di “co-housing”, già praticate negli USA e nel Nord Europa, che hanno attirato l’interesse di amministratori e associazioni.

Anche se la traduzione letterale del termine è “coabitare”, sarebbe meglio intenderlo come “vita solidale in condominio”. Si tratta di caseggiati abitati da 20-40 famiglie in cui gran parte dello spazio è privato (alloggi familiari o individuali), mentre il 20-25% dell’edificio è composto da parti comuni: spazi e servizi che permettono di ridurre consumi ed emissioni, con-seguendo benefici economici, sociali ed ambientali.Per quanto tempo ancora si continuerà a credere che sa-ranno sufficienti piccoli aggiustamenti nei comportamenti senza dover cambiare lo stile di vita che ci ha portato all’at-tuale crisi economica, sociale ed ambientale?

Passiamo ora ad analizzare cosa prevede il D.P.R. 59/2009 che si compone di otto articoli.

Art.1 Ambito di intervento e finalitàSi sottolinea la finalità di promuovere un’applicazione “omogenea, coordinata e immediatamente operativa” delle norme sull’efficien-za energetica sul territorio nazionale, definendo le metodologie, i criteri e i requisiti minimi di impianti relativamente a:− climatizzazione invernale (l’assetto del D. Lgs. 192/2005 è

mantenuto) e per la preparazione dell’acqua calda per usi sanitari (senza specificare il ruolo delle rinnovabili);

− climatizzazione estiva (non c’era nel D. Lgs. 192/2005) e illuminazione artificiale di edifici del settore terziario (anche se poi non se ne parla nel testo del decreto), verranno integrati da successivi provvedimenti.

Nessuna modifica è stata introdotta rispetto agli ambiti di intervento previsti nel D. Lgs. 192/2005, pertanto rimangono esclusi dall’applicazione soltanto:− gli edifici di particolare interesse storico o artistico che

subirebbero alterazioni delle loro caratteristiche;− i fabbricati industriali, artigianali e agricoli riscaldati

solo da processi per le proprie esigenze produttive;− i fabbricati isolati con superficie utile inferiore a 50 m2;− gli impianti installati ai fini del processo produttivo rea-

lizzato nell’edificio.

Art.2 DefinizioniVengono confermate le definizioni contenute nei Decreti legislativi 192 e 311, con l’aggiunta di:− sistemi filtranti;− trasmittanza termica periodica;− coperture a verde.

Art.3 Metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici e degli impiantiSi ribadisce l’adozione delle norme tecniche della serie UNI/TS 11300 oggi disponibili, cioèa) UNI/TS 11300 - 1 Prestazioni energetiche degli edifici –

Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva e invernale;

b) UNI/TS 11300 - 2 Prestazioni energetiche degli edifi-ci - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione inver-nale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

Altri metodi e procedure sono disciplinati nell’Art.4, comma 27 del Decreto stesso, mentre per la certificazione degli edi-fici si rinvia alle Linee Guida nazionali che, come abbiamo già sottolineato, non ci sono ancora.

segue a pag. 33

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I

(ndr. Si avverte che il testo del Decreto del Pre-sidente della Repubblica inserito nelle pagine di questo Inserto non riveste carattere di ufficialità e non sostitutivo in alcun modo della pubblicazione ufficiale cartacea).

Regolamento di attuazione dell’articolo 4, com-ma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. (09G0068)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto l’articolo 87 della Costituzione;

Visto l’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni;

Vista la direttiva 2002/91/CE del Parlamento eu-ropeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell’edilizia;

Visto il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia;

Visto il Titolo I, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e in particolare:l’articolo 4, comma 1, lettera a), che prevede l’emanazione di uno o più decreti del Presiden-te della Repubblica al fine di definire i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 1, tenendo conto di quanto riportato nell’allegato B e della destinazione d’uso degli edifici, in materia di progettazione, installazione, esercizio, manutenzione ed ispezione degli im-pianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l’illuminazione degli edifi-ci;

D. P. R. 2 aprile 2009 n. 59 (GU. n. 132 del 10 Giugno 2009)

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l’articolo 4, comma 1, lettera b), che prevede l’emanazione di uno o più decreti del Presiden-te della Repubblica al fine di definire i criteri generali di prestazione energetica per l’edilizia sovvenzionata e convenzionata, nonché per l’edilizia pubblica e privata, anche riguardo la ristrutturazione di edifici esistenti e sono indica-te le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 1, tenendo conto di quanto riporta-to all’allegato B e alla destinazione d’uso degli edifici;l’articolo 9, comma 1, che, fermo restando il ri-spetto dell’articolo 17, assegna alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano l’attua-zione delle disposizioni per l’efficienza energetica contenute nel medesimo decreto legislativo;

Visto l’articolo 11, comma 1, del decreto legislati-vo 19 agosto 2005, n. 192, che stabilisce che fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, il calcolo della prestazione energetica degli edifici nella climatizzazione in-vernale è disciplinato dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, come modificata dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e dalle disposizioni dell’alle-gato I del medesimo decreto legislativo;

Visto l’articolo 12, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, che stabilisce che fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, il contenimento dei consumi di ener-gia nell’esercizio e manutenzione degli impianti termici esistenti per il riscaldamento invernale, le ispezioni periodiche, e i requisiti degli organi-smi esterni incaricati delle ispezioni stesse sono disciplinati dagli articoli 7 e 9, del decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni, e dalle dispo-sizioni di cui all’allegato L del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192;

Vista la direttiva 2006/32/CE del Parlamento euro-peo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva

REGOLAMENTO SUL RENDIMENTOENERGETICO IN EDILIZIAAttuato uno dei 3 Decreti del D. Lgs. 192/2005

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II

93/76/CEE del Consiglio;

Visto il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, di attuazione della predetta direttiva 2006/32/CE ed in particolare il comma 6 dell’articolo 18;

Acquisito il parere del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dell’Ente per le nuove tecnologie l’energia e l’ambiente (ENEA);

Acquisito il parere del Consiglio nazionale con-sumatori ed utenti (CNCU), reso nella seduta del 12 dicembre 2007;

Considerato che l’emanazione del presente decreto è funzionale alla piena attuazione della direttiva 2002/91/CE, e in particolare dell’articolo 7, e che, in proposito, la Commissione europea già il 18 ottobre 2006 ha avviato la procedura di messa in mora nei confronti della Repubblica italiana, ai sensi dell’articolo 226 del Trattato CE, procedura di infrazione n. 2006/2378;

Considerato che, il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, fissa in centoventi giorni, decorrenti dal 9 ottobre 2005, il termine per l’emanazione del presente prov-vedimento;

Acquisita l’intesa espressa dalla Conferenza uni-ficata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nella seduta del 20 marzo 2008;

Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi nell’Adunanza del 12 maggio 2008;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 marzo 2009;

Sulla proposta del Ministro dello sviluppo eco-nomico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

E m a n a il seguente regolamento:

Avvertenza: Il testo delle note qui pubblicato è stato redatto dall’amministrazione competente per materia ai sensi dell’art. 10, comma 3 del testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull’emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1985,

n. 1092, al solo finèe di facilitare la lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali è ope-rato il rinvio. Restano invariati il valore e l’efficacia degli atti legislativi qui trascritti. Per le direttive CEE vengono forniti gli estremi di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. (GUUE)

Note alle premesse:- L’art. 87 della Costituzione conferisce, tra l’altro, al Presidente della Repubblica il potere di promulgare le leggi e di emanare i decreti aventi valore di legge ed i regolamenti.- Si riporta il testo dell’art. 17, comma 1, lettera a) della legge 23 agosto 1988, n. 400 recante disciplina dell’at-tività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «1. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio di Stato che deve pronunziarsi entro novanta giorni dalla richiesta, possono essere emanati regolamenti per disciplinare: l’esecuzione delle leggi e dei decreti legislativi; ».- La direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energe-tico nell’edilizia è pubblicata nella GUCE del 4 gennaio 2003 L-1-65.- Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e suc-cessive modificazioni, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 222 del 23 settembre 2005 - Supplemento ordinario n. 158.- Si riporta il testo dell’art. 4, comma 1, lettere a) e b) e dell’art. 9, comma 1, del titolo I del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192: «Art. 4 (Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della presta-zione energetica). - 1. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, sono definiti:a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requi-siti minimi finalizzati al contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui all’art. 1, tenendo conto di quanto riportato nell’allegato «B» e della destinazione d’uso degli edifici. Questi decreti disciplinano la progettazione, l’installazione, l’esercizio, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici;b) i criteri generali di prestazione energetica per l’edilizia sovvenzionata e convenzionata, nonché per l’edilizia pubblica e privata, anche riguardo alla ristrutturazione degli edifici esistenti e sono indicate le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all’art. 1, tenendo conto di quanto riportato nell’allegato «B» e della destinazione d’uso degli edifici; ».«Art. 9 (Funzioni delle regioni e degli enti locali). - 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono all’attuazione del presente decreto.».- Si riporta il testo dell’art. 11, comma 1, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192:«1. Fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui

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all’art. 4, comma 1, il calcolo della prestazione ener-getica degli edifici nella climatizzazione invernale ed, in particolare, il fabbisogno annuo di energia primaria è disciplinato dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, come modificata dal presente decreto, dalle norme attuative e dalle disposizioni di cui all’allegato I.».- Si riporta il testo dell’art. 12 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192:«Art. 12 (Esercizio, manutenzione e ispezione degli im-pianti termici). - 1. Fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’art. 4, comma 1, il contenimento dei consumi di energia nell’esercizio e manutenzione degli impianti termici esistenti per il riscaldamento in-vernale, le ispezioni periodiche, e i requisiti minimi degli organismi esterni incaricati delle ispezioni stesse sono disciplinati dagli articoli 7 e 9, dal decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412, e successi-ve modificazioni, e dalle disposizioni di cui all’allegato L.». - La direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CEE del Consiglio, è pubblicata nella GUCE L 114-64. del 27 aprile 2006. - Si riporta il testo del comma 6 dell’art. 18 del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, di attuazione della predetta direttiva 2006/32/CE:«6. Ai fini di dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e succes-sive modificazioni, in materia di diagnosi energetiche e certificazione energetica degli edifici, nelle more dell’emanazione dei decreti di cui all’art. 4, comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti, si applica l’allegato III al presente decreto legislativo. Ai sensi dell’art. 17 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, le disposizioni di cui all’allegato III si applicano per le regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri provvedimenti in applicazione della direttiva 2002/91/CE e comunque sino alla data di entrata in vigore dei predetti provvedimenti nazionali o regionali. Le regioni e le province autonome che abbiano già provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE adottano misure atte a favorire la coerenza e il graduale ravvicinamento dei propri provvedimenti con i contenuti dell’allegato III.».

Art. 1.Ambito di intervento e finalità

1. Per le finalità di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, per una applica-zione omogenea, coordinata ed immediatamente operativa delle norme per l’efficienza energeti-ca degli edifici su tutto il territorio nazionale, il presente decreto definisce i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli im-pianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto

2005, n. 192.

2. I criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici, di cui all’articolo 4, com-ma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, sono integrati con successivi provvedimenti.

3. I criteri generali di cui ai commi 1 e 2 si ap-plicano alla prestazione energetica per l’edilizia pubblica e privata anche riguardo alle ristruttu-razioni di edifici esistenti.

Nota all’art. 1:- Si riporta il testo dell’art. 1 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192:«Art. 1 (Finalità) - 1. Il presente decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico.2. Il presente decreto disciplina in particolare:a) la metodologia per il calcolo delle prestazioni ener-getiche integrate degli edifici;b) l’applicazione di requisiti minimi in materia di presta-zioni energetiche degli edifici;c) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici;d) le ispezioni periodiche degli impianti di climatizza-zione;e) i criteri per garantire la qualificazione e l’indipendenza degli esperti incaricati della certificazione energetica e delle ispezioni degli impianti;f) la raccolta delle informazioni e delle esperienze, delle elaborazioni e degli studi necessari all’orientamento della politica energetica del settore;g) la promozione dell’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione degli utenti finali, la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore.3. Ai fini di cui al comma 1, lo Stato, le regioni e le pro-vince autonome, avvalendosi di meccanismi di raccordo e cooperazione, predispongono programmi, interventi e strumenti volti, nel rispetto dei principi di semplificazione e di coerenza normativa, alla:a) attuazione omogenea e coordinata delle presenti nor-me;b) sorveglianza dell’attuazione delle norme, anche at-traverso la raccolta e l’elaborazione di informazioni e di dati;c) realizzazione di studi che consentano adeguamenti legislativi nel rispetto delle esigenze dei cittadini e dello sviluppo del mercato;d) promozione dell’uso razionale dell’energia e delle fonti rinnovabili, anche attraverso la sensibilizzazione e

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l’informazione degli utenti finali.».- Per l’art. 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto le-gislativo 19 agosto 2005, n. 192, si veda nelle note alle premesse.

Art. 2.Definizioni

1. Ai fini del presente decreto con decreto legi-slativo si intende il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni.

2. Ai fini del presente decreto, si applicano le definizioni di cui all’articolo 2, commi 1 e 2, del decreto legislativo e successive modificazioni, e le ulteriori definizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 del presente decreto.

3. Sistemi filtranti, pellicole polimeriche autoade-sive applicabili su vetri, su lato interno o esterno, in grado di modificare uno o più delle seguenti caratteristiche della superficie vetrata: trasmissione dell’energia solare, trasmissione ultravioletti, tra-smissione infrarossi, trasmissione luce visibile.

4. Trasmittanza termica periodica YIE (W/m2K), è il parametro che valuta la capacità di una parete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che la attraversa nell’arco delle 24 ore, definita e determinata secondo la norma UNI EN ISO 13786:2008 e successivi aggiornamenti.

5. Coperture a verde, si intendono le coperture continue dotate di un sistema che utilizza specie vegetali in grado di adattarsi e svilupparsi nelle condizioni ambientali caratteristiche della coper-tura di un edificio. Tali coperture sono realizzate tramite un sistema strutturale che prevede in par-ticolare uno strato colturale opportuno sul quale radificano associazioni di specie vegetali, con minimi interventi di manutenzione, coperture a verde estensivo, o con interventi di manutenzione media e alta, coperture a verde intensivo.

Nota all’art. 2:- Per «decreto legislativo» si intende il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 di cui al punto 4 delle note alle premesse.- Si riportano i commi 1 e 2 dell’art. 2 del decreto legi-slativo 19 agosto 2005, n. 192: «1. Ai fini del presente decreto si definisce:a) «edificio» è un sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volume definito, dalle strutture interne che ripartiscono detto volume e da tutti gli impianti e dispositivi tecnologici che si trova-no stabilmente al suo interno; la superficie esterna che delimita un edificio può confinare con tutti o alcuni di

questi elementi: l’ambiente esterno, il terreno, altri edifici; il termine può riferirsi a un intero edificio ovvero a parti di edificio progettate o ristrutturate per essere utilizzate come unità immobiliari a sé stanti;b) «edificio di nuova costruzione» è un edificio per il quale la richiesta di permesso di costruire o denuncia di inizio attività, comunque denominato, sia stata presen-tata successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto;c) «prestazione energetica, efficienza energetica ovvero rendimento di un edificio» è la quantità annua di energia effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio, compresi la climatizzazione invernale e estiva, la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e l’illuminazione. Ta-le quantità viene espressa da uno o più descrittori che tengono conto della coibentazione, delle caratteristiche tecniche e di installazione, della progettazione e della po-sizione in relazione agli aspetti climatici, dell’esposizione al sole e dell’influenza delle strutture adiacenti, dell’esi-stenza di sistemi di trasformazione propria di energia e degli altri fattori, compreso il clima degli ambienti interni, che influenzano il fabbisogno energetico;d) «attestato di certificazione energetica o di rendimen-to energetico dell’edificio» è il documento redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto, attestante la prestazione energetica ed eventualmente alcuni parametri energetici caratteristici dell’edificio;e) «cogenerazione» è la produzione e l’utilizzo simultanei di energia meccanica o elettrica e di energia termica a partire dai combustibili primari, nel rispetto di determinati criteri qualitativi di efficienza energetica;f) «sistema di condizionamento d’aria» è il complesso di tutti i componenti necessari per un sistema di trattamento dell’aria, attraverso il quale la temperatura è controllata o può essere abbassata, eventualmente in combinazione con il controllo della ventilazione, dell’umidità e della purezza dell’aria;g) «generatore di calore o caldaia» è il complesso bruciato-re-caldaia che permette di trasferire al fluido termovettore il calore prodotto dalla combustione;h) «potenza termica utile di un generatore di calore» è la quantità di calore trasferita nell’unità di tempo al fluido termovettore; l’unità di misura utilizzata è il kW;i) «pompa di calore» è un dispositivo o un impianto che sottrae calore dall’ambiente esterno o da una sorgente di calore a bassa temperatura e lo trasferisce all’ambiente a temperatura controllata;l) «valori nominali delle potenze e dei rendimenti» sono i valori di potenza massima e di rendimento di un appa-recchio specificati e garantiti dal costruttore per il regime di funzionamento continuo.2. Ai fini del presente decreto si applicano, inoltre, le definizioni dell’allegato A.».

Art. 3.Metodologie di calcolo della prestazione ener-getica degli edifici e degli impianti

1. Ai fini dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo, per le metodologie di

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calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici si adottano le norme tecniche nazionali, definite nel contesto delle norme EN a supporto della direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. Di seguito si ripor-tano le norme a oggi disponibili:a) UNI/TS 11300 - 1 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale;b) UNI/TS 11300 - 2 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la clima-tizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

2. Ai fini della certificazione degli edifici, le meto-dologie per il calcolo della prestazione energetica, sono riportate nelle Linee guida nazionali di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato ai sensi dell’articolo 6, comma 9, del decreto legislativo.

Nota all’art. 3:- Per l’art. 4, comma 1, lettere a) e b), del «decreto legi-slativo», si veda nelle note alle premesse.- La direttiva 2002/91/CE è pubblicata nella GUCE L 1-65 del 4 gennaio 2003.- Si riporta il testo del comma 9 dell’art. 6 del «decreto legislativo»:«9. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro delle attività produttive, di concerto con i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza unificata, avvalendosi delle metodologie di calcolo definite con i decreti di cui all’art. 4, comma 1, e tenuto conto di quanto previsto nei commi precedenti, predispone Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, sentito il CNCU, prevedendo anche metodi semplificati che minimizzino gli oneri.».

Art. 4.Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti

1. In attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo, i criteri generali e i requisiti della prestazione energetica per la pro-gettazione degli edifici e per la progettazione ed installazione degli impianti, sono fissati dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, dal decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, come modificati dal decreto legislativo, dall’allegato C al decreto legislativo e dalle ulteriori disposizioni di cui al presente articolo.

2. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-

sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3, comma 2, lette-re a) e b), del decreto legislativo si procede, in sede progettuale alla determinazione dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPi), e alla verifica che lo stesso risulti inferiore ai valori limite che sono riportati nella pertinente tabella di cui al punto 1 dell’allegato C al decreto legislativo.

3. Nel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), del de-creto legislativo, si procede in sede progettuale alla determinazione della prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio (Epe, invol), pari al rapporto tra il fabbisogno annuo di energia termica per il raffrescamento dell’edificio, calcolata tenendo conto della tempe-ratura di progetto estiva secondo la norma UNI/TS 11300 - 1, e la superficie utile, per gli edifici residenziali, o il volume per gli edifici con altre destinazioni d’uso, e alla verifica che la stessa sia non superiore a:a) per gli edifici residenziali di cui alla classe E1, così come classificati, in base alla destinazione d’uso, all’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme, ai se-guenti valori:1) 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche A e B;2) 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F;b) per tutti gli altri edifici ai seguenti valori: 1) 14 kWh/m3 anno nelle zone climatiche A e B; 2) 10 kWh/m3 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F.

4. Nei casi di ristrutturazione o manutenzione stra-ordinaria, previsti all’articolo 3, comma 2, lettera c), numero 1), del decreto legislativo, consistenti in opere che prevedono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dell’impermeabilizza-zione delle coperture, si applica quanto previsto alle lettere seguenti:a) per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, il valore della trasmittanza ter-mica (U) per le strutture opache verticali, a ponte termico corretto, delimitanti il volume riscaldato

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verso l’esterno, ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, deve essere infe-riore o uguale a quello riportato nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, in funzione della fascia climatica di riferimento. Qualora il ponte termico non dovesse risultare corretto o qualora la progettazione dell’involu-cro edilizio non preveda la correzione dei ponti termici, i valori limite della trasmittanza termica riportati nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, devono essere rispettati dalla trasmittanza termica media, parete corrente più ponte termico; nel caso di pareti opache ver-ticali esterne in cui fossero previste aree limitate oggetto di riduzione di spessore, sottofinestre e altri componenti, devono essere rispettati i limiti previsti nella tabella 2.1 al punto 2 dell’allegato C al decreto legislativo, con riferimento alla su-perficie totale di calcolo;b) per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione della categoria E.8, il valore della trasmittanza termica (U) per le strutture opache orizzontali o inclinate, a ponte termico corretto, delimitanti il volume riscaldato verso l’esterno, ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, deve essere inferiore o uguale a quello riportato nelle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’allegato C al decreto legislativo, in funzione della fascia climatica di riferimento. Qua-lora il ponte termico non dovesse risultare corretto o qualora la progettazione dell’involucro edilizio non preveda la correzione dei ponti termici, i valori limite della trasmittanza termica riportati nelle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’allegato C al decreto legislativo, devono essere rispettati dalla trasmittanza termica media, parete corrente più ponte termico.Nel caso di strutture orizzontali sul suolo i valori di trasmittanza termica da confrontare con quelli di cui alle tabelle 3.1 e 3.2 del punto 3 dell’alle-gato C al decreto legislativo, sono calcolati con riferimento al sistema struttura-terreno;c) per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione della catego-ria E.8, il valore massimo della trasmittanza (U) delle chiusure apribili ed assimilabili, quali porte, finestre e vetrine anche se non apribili, compren-sive degli infissi, considerando le parti trasparenti e/o opache che le compongono, deve rispettare i limiti riportati nelle tabelle 4.a e 4.b al punto 4 dell’allegato C al decreto legislativo. Restano esclusi dal rispetto di detti requisiti gli ingressi

pedonali automatizzati, da considerare solo ai fini dei ricambi di aria in relazione alle dimensioni, tempi e frequenze di apertura, conformazione e differenze di pressione tra l’ambiente interno ed esterno.

5. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di nuova in-stallazione e ristrutturazione di impianti termici o sostituzione di generatori di calore, previsti all’articolo 3, comma 2, lettera c), numeri 2) e 3), del decreto legislativo, si procede al calcolo del rendimento globale medio stagionale dell’im-pianto termico e alla verifica che lo stesso risulti superiore al valore limite riportato al punto 5 dell’allegato C al decreto legislativo. Nel caso di installazioni di potenze nominali del focolare maggiori o uguali a 100 kW, è fatto obbligo di allegare alla relazione tecnica di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo, una diagnosi energetica dell’edificio e dell’impianto nella quale si individuano gli interventi di riduzione della spesa energetica, i relativi tempi di ritorno degli investimenti, e i possibili miglioramenti di classe dell’edificio nel sistema di certificazione energe-tica in vigore, e sulla base della quale sono state determinate le scelte impiantistiche che si vanno a realizzare.

6. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di mera sostituzione di generatori di calore, prevista all’articolo 3, com-ma 2, lettera c), numero 3), del decreto legislativo, si intendono rispettate tutte le disposizioni vigen-ti in tema di uso razionale dell’energia, incluse quelle di cui al comma 5, qualora coesistano le seguenti condizioni:a) i nuovi generatori di calore a combustione ab-biano rendimento termico utile, in corrispondenza di un carico pari al 100 per cento della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale al va-lore limite calcolato con la formula 90 + 2 log Pn, dove log Pn è il logaritmo in base 10 della poten-za utile nominale del generatore, espressa in kW. Per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW;b) le nuove pompe di calore elettriche o a gas abbiano un rendimento utile in condizioni nomi-nali, ηu, riferito all’energia primaria, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula a 90 + 3 log Pn; dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore,

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espressa in kW; la verifica è fatta utilizzando co-me fattore di conversione tra energia elettrica ed energia primaria il valore di riferimento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con provvedimento dell’Autorità per l’energia elettri-ca e il gas, al fine di tener conto dell’efficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti;c) siano presenti, salvo che ne sia dimostrata ine-quivocabilmente la non fattibilità tecnica nel caso specifico, almeno una centralina di termorego-lazione programmabile per ogni generatore di calore e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone che, per le loro carat-teristiche di uso ed esposizione possano godere, a differenza degli altri ambienti riscaldati, di ap-porti di calore solari o comunque gratuiti. Detta centralina di termoregolazione si differenzia in relazione alla tipologia impiantistica e deve pos-sedere almeno i requisiti già previsti all’articolo 7, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nei casi di nuova installazione o ristrutturazione di impianti termici.In ogni caso detta centralina deve:1) essere pilotata da sonde di rilevamento della temperatura interna, supportate eventualmente da una analoga centralina per la temperatura esterna, con programmatore che consenta la regolazio-ne della temperatura ambiente su due livelli di temperatura nell’arco delle 24 ore, nel caso di impianti termici centralizzati;2) consentire la programmazione e la regolazio-ne della temperatura ambiente su due livelli di temperatura nell’arco delle 24 ore, nel caso di impianti termici per singole unità immobiliari;d) nel caso di installazioni di generatori con po-tenza nominale del focolare maggiore del valore preesistente, l’aumento di potenza sia motivato con la verifica dimensionale dell’impianto di ri-scaldamento;e) nel caso di installazione di generatori di calore a servizio di più unità immobiliari, sia verificata la corretta equilibratura del sistema di distribuzione, al fine di consentire contemporaneamente, in ogni unità immobiliare, il rispetto dei limiti minimi di comfort e dei limiti massimi di temperatura in-terna; eventuali squilibri devono essere corretti in occasione della sostituzione del generatore, eventualmente installando un sistema di contabi-lizzazione del calore che permetta la ripartizione dei consumi per singola unità immobiliare;f) nel caso di sostituzione dei generatori di calore di potenza nominale del focolare inferiore a 35 kW, con altri della stessa potenza, è rimessa alle autorità locali competenti ogni valutazione sull’ob-

bligo di presentazione della relazione tecnica di cui al comma 25 e se la medesima può essere omessa a fronte dell’obbligo di presentazione del-la dichiarazione di conformità ai sensi della legge 5 marzo 1990, n. 46, e successive modificazioni.

7. Qualora, nella mera sostituzione del generato-re, per garantire la sicurezza, non fosse possibile rispettare le condizioni del comma 6, lettera a), in particolare nel caso in cui il sistema fumario per l’evacuazione dei prodotti della combustione è al servizio di più utenze ed è di tipo collettivo ramificato, e qualora sussistano motivi tecnici o regolamenti locali che impediscano di avvalersi della deroga prevista all’articolo 2, comma 2, del decreto Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 551, la semplificazione di cui al comma 6 può applicarsi ugualmente, fermo restando il rispetto delle altre condizioni previste, a condi-zione di:a) installare generatori di calore che abbiano ren-dimento termico utile a carico parziale pari al 30 per cento della potenza termica utile nominale maggiore o uguale a 85 + 3 log Pn; dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nomi-nale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW. Per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW;b) predisporre una dettagliata relazione che at-testi i motivi della deroga dalle disposizioni del comma 6, da allegare alla relazione tecnica di cui al comma 25, ove prevista, o alla dichiarazione di conformità, ai sensi della legge 5 marzo 1990, n. 46, e successive modificazioni, correlata all’in-tervento, qualora le autorità locali competenti si avvalgano dell’opzione di cui alle lettera f) del comma 6.

8. Nei casi previsti al comma 2, per tutte le cate-gorie degli edifici così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e quando il rapporto tra la superficie traspa-rente complessiva dell’edificio e la sua superficie utile è inferiore a 0,18, il calcolo del fabbisogno annuo di energia primaria può essere omesso, se gli edifici e le opere sono progettati e realizzati nel rispetto dei limiti fissati al comma 5, lettere a), b) e c), e sono rispettate le seguenti prescrizioni impiantistiche:a) siano installati generatori di calore con rendi-mento termico utile a carico pari al 100 per cento della potenza termica utile nominale, maggiore o uguale a X + 2 log Pn; dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del singo-

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lo generatore, espressa in kW, ed X vale 90 nelle zone climatiche A, B e C, e vale 93 nelle zone climatiche D, E ed F. Per valori di Pn maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispon-dente a 400 kW;b) la temperatura media del fluido termovettore in corrispondenza delle condizioni di progetto sia non superiore a 60 °C;c) siano installati almeno una centralina di ter-moregolazione programmabile in ogni unità immobiliare e dispositivi modulanti per la rego-lazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi al fine di non determinare sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni;d) nel caso di installazione di pompe di calore elettriche o a gas queste abbiano un rendimento utile in condizioni nominali, ηu, riferito all’ener-gia primaria, maggiore o uguale al valore limite calcolato con la formula a 90 + 3 log Pn; dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile no-minale del generatore, espressa in kW; la verifica è fatta utilizzando come fattore di conversione tra energia elettrica ed energia primaria il valore di riferimento per la conversione tra kWh elettrici e MJ definito con provvedimento dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, al fine di tener con-to dell’efficienza media di produzione del parco termoelettrico, e suoi successivi aggiornamenti. In tale caso, all’edificio o porzione interessata, si attribuisce il valore del fabbisogno annuo di energia primaria limite massimo applicabile al caso specifico ai sensi del comma 2.

9. In tutti gli edifici esistenti con un numero di unità abitative superiore a 4, e in ogni caso per potenze nominali del generatore di calore dell’im-pianto centralizzato maggiore o uguale a 100 kW, appartenenti alle categorie E1 ed E2, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’arti-colo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, è preferibile il manteni-mento di impianti termici centralizzati laddove esistenti; le cause tecniche o di forza maggiore per ricorrere ad eventuali interventi finalizzati alla trasformazione degli impianti termici centralizzati ad impianti con generazione di calore separata per singola unità abitativa devono essere dichiarate nella relazione di cui al comma 25.

10. In tutti gli edifici esistenti con un numero di unità abitative superiore a 4, appartenenti alle categorie E1 ed E2, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3, del decreto

del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, in caso di ristrutturazione dell’impianto termico o di installazione dell’impianto termico devono essere realizzati gli interventi necessa-ri per permettere, ove tecnicamente possibile, la contabilizzazione e la termoregolazione del calore per singola unità abitativa. Gli eventuali impedimenti di natura tecnica alla realizzazione dei predetti interventi, ovvero l’adozione di altre soluzioni impiantistiche equivalenti, devono es-sere evidenziati nella relazione tecnica di cui al comma 25.

11. Le apparecchiature installate ai sensi del com-ma 10 devono assicurare un errore di misura, nelle condizioni di utilizzo, inferiore a più o meno il 5 per cento, con riferimento alle norme UNI in vigore. Anche per le modalità di contabilizza-zione si fa riferimento alle vigenti norme e linee guida UNI.

12. Ai fini del presente decreto, e in particolare per la determinazione del fabbisogno di energia primaria dell’edificio, sono considerati ricadenti fra gli impianti alimentati da fonte rinnovabile gli impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati a biomasse com-bustibili che rispettano i seguenti requisiti:a) rendimento utile nominale minimo conforme alla classe 3 di cui alla norma Europea UNI EN 303-5;b) limiti di emissione conformi all’allegato IX al-la parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, ovvero i più restrittivi limiti fissati da norme regionali, ove presenti;c) utilizzano biomasse combustibili ricadenti fra quelle ammissibili ai sensi dell’allegato X alla parte quinta del medesimo decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni.

13. Per tutte le tipologie di edifici, in cui è previ-sta l’installazione di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, in sede progettuale, nel caso di nuova costruzione e ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e c), numero 1), limitatamente alle ristrutturazioni totali, si pro-cede alla verifica che la trasmittanza termica delle diverse strutture edilizie, opache e trasparenti, che delimitano l’edificio verso l’esterno o verso vani non riscaldati, non sia maggiore dei valori definiti nella pertinente tabella di cui ai punti 2, 3 e 4 dell’allegato C al decreto legislativo.

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IX

14. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo all’articolo 3, com-ma 2, lettere a), b) e c), numero 1), limitatamente alle ristrutturazioni totali, e nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termici o sostituzione di generatori di calore, di cui alla lettera c), numeri 2) e 3), fermo restando quanto prescritto per gli impianti di potenza complessiva maggiore o uguale a 350 kW all’articolo 5, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, è prescritto:a) in assenza di produzione di acqua calda sa-nitaria ed in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza temporanea maggiore o uguale a 25 gradi francesi:1) un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva minore o uguale a 100 kW;2) un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva compresa tra 100 e 350 kW;b) nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui alla lettera a), numeri 1) e 2), valgono in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi. Per quanto riguarda i predetti trattamenti si fa riferimento alla norma tecnica UNI 8065.

15. In tutti i casi di nuova costruzione o ristrut-turazione di edifici pubblici o a uso pubblico, così come definiti ai commi 8 e 9 dell’allegato A al decreto legislativo, devono essere rispettate le seguenti ulteriori disposizioni:a) i valori limite già previsti ai punti 1, 2, 3 e 4 dell’allegato C al decreto legislativo sono ridotti del 10 per cento;b) il valore limite del rendimento globale medio stagionale, già previsto al punto 5, dell’allegato C, del decreto legislativo, è calcolato con la seguente formula: ηg= (75 + 4 log Pn)%;c) i predetti edifici devono essere dotati di impian-ti centralizzati per la climatizzazione invernale ed estiva, qualora quest’ultima fosse prevista.

16. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione della categoria E.8, nel caso di nuova costruzione e ristruttu-razione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e

c), numero 1), questo ultimo limitatamente alle ristrutturazioni totali, da realizzarsi in zona clima-tica C, D, E ed F, il valore della trasmittanza (U) delle strutture edilizie di separazione tra edifici o unità immobiliari confinanti fatto salvo il ri-spetto del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 5 dicembre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 22 dicembre 1997, recante determinazione dei requisiti acu-stici passivi degli edifici, deve essere inferiore o uguale a 0,8 W/m2K, nel caso di pareti divisorie verticali e orizzontali. Il medesimo limite deve essere rispettato per tutte le strutture opache, verticali, orizzontali e inclinate, che delimitano verso l’ambiente esterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento.

17. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione della categoria E.8, nel caso di nuova costruzione e ristruttu-razione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e c), numero 1), si procede alla verifica dell’assenza di condensazioni superficiali e che le condensa-zioni interstiziali delle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabile, conformemente alla normativa tecnica vigente. Qualora non esista un sistema di controllo della umidità relativa interna, per i calcoli necessari, questa verrà assunta pari al 65 per cento alla temperatura interna di 20 °C.

18. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione, esclusivamen-te per le disposizioni di cui alla lettera b), delle categorie E.5, E.6, E.7 ed E.8, il progettista, al fine di limitare i fabbisogni energetici per la cli-matizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, nel caso di edifici di nuova costruzione e nel caso di ristrutturazioni di edifici esistenti di cui all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e c), numero 1), del decreto legislativo, questo ultimo limitatamente alle ristrutturazioni totali:a) valuta puntualmente e documenta l’efficacia dei sistemi schermanti delle superfici vetrate, esterni o interni, tali da ridurre l’apporto di calore per irraggiamento solare;b) esegue, in tutte le zone climatiche ad esclu-sione della F, per le località nelle quali il valore medio mensile dell’irradianza sul piano orizzon-tale, nel mese di massima insolazione estiva, Im, s, sia maggiore o uguale a 290 W/m²:1) relativamente a tutte le pareti verticali opache

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con l’eccezione di quelle comprese nel quadrante nord-ovest / nord / nord-est, almeno una delle seguenti verifiche:1.1 che il valore della massa superficiale Ms, di cui al comma 22 dell’allegato A, sia superiore a 230 kg/m²;1.2 che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica (YIE), di cui al comma 4, dell’ar-ticolo 2, sia inferiore a 0,12 W/m² °K”2) relativamente a tutte le pareti opache orizzon-tali ed inclinate che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica YIE, di cui al com-ma 4, dell’articolo 2, sia inferiore a 0,20 W/m2 °K”c) utilizza al meglio le condizioni ambientali ester-ne e le caratteristiche distributive degli spazi per favorire la ventilazione naturale dell’edificio; nel caso che il ricorso a tale ventilazione non sia efficace, può prevedere l’impiego di sistemi di ventilazione meccanica nel rispetto del comma 13 dell’articolo 5 decreto del Presidente della Re-pubblica 26 agosto 1993, n. 412. Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale o trasmittanza termica periodica del-le pareti opache previsti alla lettera b), possono essere raggiunti, in alternativa, con l’utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, ovvero co-perture a verde, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare. In tale caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni.

19. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione delle categorie E.6 ed E.8, al fine di limitare i fabbisogni energe-tici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, nel caso di edifici di nuova costruzione e nel caso di ristrut-turazioni di edifici esistenti di cui all’articolo 3, comma 2, lettere a), b) e c), numero 1), questo ultimo limitatamente alle ristrutturazioni totali, del decreto legislativo, è resa obbligatoria la presen-za di sistemi schermanti esterni. Qualora se ne dimostri la non convenienza in termini tecnico-economici, detti sistemi possono essere omessi in presenza di superfici vetrate con fattore solare (UNI EN 410) minore o uguale a 0,5. Tale valu-tazione deve essere evidenziata nella relazione tecnica di cui al comma 25.

20. Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti

di cui all’articolo 3, comma 2, lettera c), numeri 1) e 2), del decreto legislativo, per tutte le cate-gorie di edifici, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ad eccezione delle categoria E.6 ed E.8, il progettista, al fine di limitare i fabbisogni energe-tici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, valuta puntual-mente e documenta l’efficacia dei sistemi filtranti o schermanti delle superfici vetrate, tali da ridurre l’apporto di calore per irraggiamento solare. Gli eventuali impedimenti di natura tecnica ed eco-nomica all’utilizzo dei predetti sistemi devono essere evidenziati nella relazione tecnica di cui al comma 25. La predetta valutazione può essere omessa in presenza di superfici vetrate con fattore solare (UNI EN 410) minore o uguale a 0,5.

21. Per tutti gli edifici e gli impianti termici nuo-vi o ristrutturati, è prescritta l’installazione di dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nel-le singole zone aventi caratteristiche di uso ed esposizioni uniformi al fine di non determinare sovrariscaldamento per effetto degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni.L’installazione di detti dispositivi è aggiuntiva ri-spetto ai sistemi di regolazione di cui all’articolo 7, commi 2, 4, 5 e 6, del decreto Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni, e deve comunque essere tecni-camente compatibile con l’eventuale sistema di contabilizzazione.

22. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di edifici pubblici e privati, è obbligatorio l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica. In particolare, nel caso di edifici di nuova costru-zione o in occasione di nuova installazione di impianti termici o di ristrutturazione degli impianti termici esistenti, l’impianto di produzione di ener-gia termica deve essere progettato e realizzato in modo da coprire almeno il 50 per cento del fabbisogno annuo di energia primaria richiesta per la produzione di acqua calda sanitaria con l’utilizzo delle predette fonti di energia. Tale limite è ridotto al 20 per cento per gli edifici situati nei centri storici.

23. Le modalità applicative degli obblighi di cui al comma 22, le prescrizioni minime, le caratte-ristiche tecniche e costruttive degli impianti di

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produzione di energia termica ed elettrica con l’utilizzo di fonti rinnovabili, sono precisate, in relazione alle dimensioni e alle destinazioni d’uso degli edifici, con successivo provvedimen-to ai sensi dell’articolo 4, del decreto legislativo. Le valutazioni concernenti il dimensionamento ottimale, o l’eventuale impossibilità tecnica di ri-spettare le presenti disposizioni, devono essere dettagliatamente illustrate nella relazione tecnica di cui al comma 25. In mancanza di tali elementi conoscitivi, la relazione è dichiarata irricevibile. Nel caso di edifici di nuova costruzione, pubblici e privati, o di ristrutturazione degli stessi confor-memente all’articolo 3, comma 2, lettera a), del decreto legislativo, è obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

24. Per tutte le categorie di edifici, così come clas-sificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di nuova costruzione di edifici pubblici e privati e di ristrutturazione degli stessi conformemente all’articolo 3, comma 2, lettera a), del decreto legislativo, è obbliga-toria la predisposizione delle opere, riguardanti l’involucro dell’edificio e gli impianti, necessarie a favorire il collegamento a reti di teleriscalda-mento, nel caso di presenza di tratte di rete ad una distanza inferiore a metri 1.000 ovvero in presenza di progetti approvati nell’ambito di op-portuni strumenti pianificatori.

25. Il progettista dovrà inserire i calcoli e le veri-fiche previste dal presente articolo nella relazione attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e relativi impianti termici, che, ai sensi dell’arti-colo 28, comma 1, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, il proprietario dell’edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso le amministrazioni com-petenti secondo le disposizioni vigenti, in doppia copia, insieme alla denuncia dell’inizio dei lavori relativi alle opere di cui agli articoli 25 e 26 della stessa legge. Schemi e modalità di riferimento per la compilazione delle relazioni tecniche so-no riportati nell’allegato E al decreto legislativo. Ai fini della più estesa applicazione dell’articolo 26, comma 7, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, negli enti soggetti all’obbligo di cui all’articolo 19 della stessa legge, tale relazione progettuale dovrà essere obbligatoriamente integrata attraverso atte-stazione di verifica sulla applicazione della norma predetta a tale fine redatta dal Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia nominato.

26. I calcoli e le verifiche necessari al rispetto del presente decreto sono eseguiti utilizzando metodi che garantiscano risultati conformi alle migliori regole tecniche. Si considerano rispondenti a tale requisito le norme tecniche predisposte dagli or-ganismi deputati a livello nazionale o comunitario, quali ad esempio l’UNI e il CEN, o altri metodi di calcolo recepiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico.

27. L’utilizzo di altri metodi, procedure e specifi-che tecniche sviluppati da organismi istituzionali nazionali, quali l’ENEA, le università o gli istituti del CNR, è possibile, motivandone l’uso nella relazione tecnica di progetto di cui al comma 25, purché i risultati conseguiti risultino equi-valenti o conservativi rispetto a quelli ottenibili con i metodi di calcolo precedentemente detti. Nel calcolo rigoroso della prestazione energetica dell’edificio occorre prendere in considerazione i seguenti elementi:a) lo scambio termico per trasmissione tra l’am-biente climatizzato e l’ambiente esterno;b) lo scambio termico per ventilazione (naturale e meccanica);c) lo scambio termico per trasmissione e ventila-zione tra zone adiacenti a temperatura diversa;d) gli apporti termici interni;e) gli apporti termici solari;f) l’accumulo del calore nella massa dell’edifi-cio;g) l’eventuale controllo dell’umidità negli ambienti climatizzati;h) le modalità di emissione del calore negli impianti termici e le corrispondenti perdite di energia;i) le modalità di distribuzione del calore negli impianti termici e le corrispondenti perdite di energia;l) le modalità di accumulo del calore negli impian-ti termici e le corrispondenti perdite di energia;m) le modalità di generazione del calore e le corrispondenti perdite di energia;n) l’effetto di eventuali sistemi impiantistici per l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia;o) per gli edifici di nuova costruzione del settore terziario con volumetria maggiore di 10.000 mc, l’influenza dei fenomeni dinamici, attraverso l’uso di opportuni modelli di simulazione, salvo che si possa dimostrare la scarsa rilevanza di tali feno-meni nel caso specifico.

Nota all’art. 4:- Per l’art. 4, comma 1, lettere a) e b), del «decreto legi-slativo», si veda nelle note alle premesse.

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XII

- La legge 9 gennaio 1991, n. 10, è pubblicata nel sup-plemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio 1991, n. 13. - Il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, è pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1993, n. 242.- Si riporta il testo dell’art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 che reca «Regola-mento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10»:«Art. 3 (Classificazione generale degli edifici per cate-gorie). - 1. Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione d’uso nelle seguenti categorie:E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili:E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere conti-nuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme;E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione sal-tuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili;E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari;E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da tali costru-zioni scorporabili agli effetti dell’isolamento termico;E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cu-ra di minori o anziani nonché le strutture protette per l’assistenza ed il recupero dei tossico-dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici; E.4 Edi-fici adibiti ad attività ricreative, associative o di culto e assimilabili:E.4 (1) quali cinema e teatri, sale di riunione per con-gressi;E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di cul-to;E.4 (3) quali bar, ristoranti, sale da ballo;E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali e assimilabi-li: quali negozi, magazzini di vendita all’ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni; E.6 Edifici adibiti ad attività sportive:E.6 (1) piscine, saune e assimilabili;E.6 (2) palestre e assimilabili;E.6 (3) servizi di supporto alle attività sportive;E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili;E.8 Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili.2. Qualora un edificio sia costituito da parti individuabili come appartenenti a categorie diverse, le stesse devono essere considerate separatamente e cioè ciascuna nella categoria che le compete.».- Per il punto 1, dell’allegato «C» del «decreto legislativo», si veda al punto 4 delle note alle premesse. - Si riporta il testo dell’art. 3, comma 2, lettere a) e b), del «decreto legislativo»:«2. Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti, e per quanto riguarda i requisiti minimi prestazionali di cui all’art. 4, è prevista un’applicazione graduale in relazione al tipo di intervento.A tale fine, sono previsti diversi gradi di applicazione:

a) una applicazione integrale a tutto l’edificio nel caso di:1) ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costi-tuenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;2) demolizione e ricostruzione in manutenzione straor-dinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;b) una applicazione (integrale, ma) limitata al solo am-pliamento dell’edificio nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20 per cento dell’in-tero edificio esistente; ».- Per le tabelle dell’allegato «C» del «decreto legislativo», vedi decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192 recante «Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendi-mento energetico nell’edilizia», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23 settembre 2005, n. 222, S.O.- Si riporta il testo dell’art. 7 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993. n. 412:«Art. 7 (Termoregolazione e contabilizzazione). - 1. Fermo restando che gli edifici la cui concessione edilizia sia stata rilasciata antecedentemente all’entrata in vigore del presente decreto devono disporre dei sistemi di regola-zione e controllo previsti dalle precedenti normative, le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano agli impianti termici di nuova installazione e nei casi di ristrutturazione degli impianti termici.2. Negli impianti termici centralizzati adibiti al riscalda-mento ambientale per una pluralità di utenze, qualora la potenza nominale del generatore di calore o quella complessiva dei generatori di calore sia uguale o su-periore a 35 kW, è prescritta l’adozione di un gruppo termoregolatore dotato di programmatore che consenta la regolazione della temperatura ambiente almeno su due livelli a valori sigillabili nell’arco delle 24 ore. Il grup-po termoregolatore deve essere pilotato da una sonda termometrica di rilevamento della temperatura esterna. La temperatura esterna e le temperature di mandata e di ritorno del fluido termovettore devono essere misurate con una incertezza non superiore a + o - 2 (gradi) C.3. Ai sensi del comma 6 dell’art. 26 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione, la cui concessione edilizia sia stata rilasciata dopo il 18 luglio 1991, data di entrata in vigore di detto art. 26, devono essere progettati e re-alizzati in modo tale da consentire l’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare.Ai sensi del comma 3 dell’art. 26 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, gli impianti termici al servizio di edifici di nuova costruzione, la cui concessione edilizia sia rilasciata dopo il 30 giugno 2000, devono essere dotati di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del consumo energetico per ogni singola unità immobiliare.4. Il sistema di termoregolazione di cui al comma 2 del presente articolo può essere dotato di un program-matore che consenta la regolazione su un solo livello di temperatura ambiente qualora in ogni singola unità immobiliare sia effettivamente installato e funzionante un sistema di contabilizzazione del calore e un sistema di termoregolazione pilotato da una o più sonde di mi-sura della temperatura ambiente dell’unità immobiliare e dotato di programmatore che consenta la regolazione di questa temperatura almeno su due livelli nell’arco

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XIII

delle 24 ore.5. Gli edifici o le porzioni di edificio che in relazione alla loro destinazione d’uso sono normalmente soggetti ad una occupazione discontinua nel corso della settimana o del mese devono inoltre disporre di un programmatore settimanale o mensile che consenta lo spegnimento del generatore di calore o l’intercettazione o il funzionamento in regime di attenuazione del sistema di riscaldamento nei periodi di non occupazione.6. Gli impianti termici per singole unità immobiliari de-stinati, anche se non esclusivamente, alla climatizzazione invernale devono essere parimenti dotati di un sistema di termoregolazione pilotato da una o più sonde di mi-sura della temperatura ambiente con programmatore che consenta la regolazione di questa temperatura su almeno due livelli di temperatura nell’arco delle 24 ore.- Si riporta il testo dell’art. 4 del «decreto legislativo»:«Art. 4 (Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica). - 1. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, sono definiti:a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requi-siti minimi finalizzati al contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui all’art. 1, tenendo conto di quanto riportato nell’allegato «B» e della destinazione d’uso degli edifici. Questi decreti disciplinano la progettazione, l’installazione, l’esercizio, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici;b) i criteri generali di prestazione energetica per l’edilizia sovvenzionata e convenzionata, nonché per l’edilizia pubblica e privata, anche riguardo alla ristrutturazione degli edifici esistenti e sono indicate le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all’art. 1, tenendo conto di quan-to riportato nell’allegato «B» e della destinazione d’uso degli edifici;c) i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti di climatizza-zione. I requisiti minimi sono rivisti ogni cinque anni e aggiornati in funzione dei progressi della tecnica.2. I decreti di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Mini-stro dell’ambiente e della tutela del territorio, acquisita l’intesa con la Conferenza unificata, sentiti il Consiglio nazionale delle ricerche, di seguito denominato CNR, l’Ente per le nuove tecnologie l’energia e l’ambiente, di seguito denominato ENEA, il Consiglio nazionale consu-matori e utenti, di seguito denominato CNCU.».- Si riporta il testo della legge 9 gennaio 1991, n. 10, articoli: 19, 25, 26 e 28, comma 1:«Art. 19 (Responsabile per la conservazione e l’uso ra-zionale dell’energia). - 1. Entro il 30 aprile di ogni anno i soggetti operanti nei settori industriale, civile, terziario e dei trasporti che nell’anno precedente hanno avuto un consumo di energia rispettivamente superiore a 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio per il settore industriale

ovvero a 1.000 tonnellate equivalenti di petrolio per tutti gli altri settori, debbono comunicare al Ministero dell’in-dustria, del commercio e dell’artigianato il nominativo del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia.2. La mancanza della comunicazione di cui al comma 1 esclude i soggetti dagli incentivi di cui alla presente legge. Su richiesta del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato i soggetti beneficiari dei contributi della presente legge sono tenuti a comunicare i dati energici relativi alle proprie strutture e imprese.3. I responsabili per la conservazione e l’uso razionale dell’energia individuano le azioni, gli interventi, le pro-cedure e quanto altro necessario per promuovere l’uso razionale dell’energia, assicurano la predisposizione di bilanci energetici in funzione anche dei parametri eco-nomici e degli usi energetici finali, predispongono i dati energetici di cui al comma 2.4. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge l’ENEA provvede a definire apposite schede informative di diagnosi energetica e di uso delle risorse, diversamente articolate in relazione ai tipi d’im-presa e di soggetti e ai settori di appartenenza.5. Nell’ambito delle proprie competenze l’ENEA prov-vede sulla base di apposite convenzioni con le regioni e con le province autonome di Trento e di Bolzano a realizzare idonee campagne promozionali sulle finalità della presente legge, all’aggiornamento dei tecnici di cui al comma i e a realizzare direttamente ed indirettamente programmi di diagnosi energetica.».«Art. 25 (Ambito di applicazione). - 1. Sono regolati dalle norme del presente titolo i consumi di energia negli edi-fici pubblici e privati, qualunque ne sia la destinazione d’uso, nonché mediante il disposto dell’art. 31, l’esercizio e la manutenzione degli impianti esistenti.2. Nei casi di recupero del patrimonio edilizio esistente, l’applicazione del presente titolo è graduata in relazione al tipo di intervento, secondo la tipologia individuata dall’art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457.Art. 26 (Progettazione, messa in opera ed esercizio di edifici e di impianti). - 1. Ai nuovi impianti, lavori, opere, modifiche, installazioni, relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla conservazione, al risparmio e all’uso razio-nale dell’energia, si applicano le disposizioni di cui all’art. 9 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, nel rispetto delle norme urbanistiche, di tutela artistico-storica e ambien-tale. Gli interventi di utilizzo delle fonti di energia di cui all’articolo 1 in edifici ed impianti industriali non sono soggetti ad autorizzazione specifica e sono assimilati a tutti gli effetti alla manutenzione straordinaria di cui agli articoli 31 e 48 della legge 5 agosto 1978, n. 457.L’installazione di impianti solari e di pompe di calore da parte di installatori qualificati, destinati unicamente alla produzione di acqua calda e di aria negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi, è considerata estensione dell’impianto idrico-sanitario già in opera.2. Per gli interventi in parti comuni di edifici, volti al contenimento del consumo energetico degli edifici stessi ed all’utilizzazione delle fonti di energia di cui all’art. 1 ivi compresi quelli di cui all’art. 8, sono valide le relative decisioni prese a maggioranza delle quote millesimali.3. Gli edifici pubblici e privati, qualunque ne sia la de-stinazione d’uso, e gli impianti non di processo ad essi associati devono essere progettati e messi in opera in

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modo tale da contenere al massimo, in relazione al pro-gresso della tecnica, i consumi di energia termica ed elettrica.4. Ai fini di cui al comma 3 e secondo quanto previsto dal comma 1 dell’art. 4, sono regolate, con riguardo ai momenti della progettazione, della messa in opera e dell’esercizio, le caratteristiche energetiche degli edifici e degli impianti non di processo ad essi associati, nonché dei componenti degli edifici e degli impianti.5. Per le innovazioni relative all’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato, l’assemblea di condominio decide a maggioranza in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile.6. Gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione, la cui concessione edilizia sia rila-sciata dopo la data di entrata in vigore della presente legge, devono essere progettati e realizzati in modo tale da consentire l’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare.7. Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno ener-getico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia ((…)) salvo impedimenti di natura tecnica od economica.8. La progettazione di nuovi edifici pubblici deve pre-vedere la realizzazione di ogni impianto, opera ed installazione utili alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia.». Omissis…«Art. 28 (Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni). - 1. Il proprietario dell’edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare in comune, in doppia copia, insieme alla de-nuncia dell’inizio dei lavori relativi alle opere di cui agli articoli 25 e 26, il progetto delle opere stesse corredate da una relazione tecnica, sottoscritta dal progettista o dai proggettisti, che ne attesti la rispondenza alle prescrizioni della presente legge.».

Art. 5.Criteri generali e requisiti per l’esercizio, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale

1. Ai sensi dell’articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo, sono confermati i criteri generali ed i requisiti per l’esercizio, la manuten-zione e l’ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale, fissati dagli articoli 7 e 9 del decreto legislativo, dal decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, come modificato dal decreto legislativo e dalle disposi-zioni dell’allegato L del decreto legislativo.

Nota all’art. 5:- Per l’art. 4, comma 1, lettera a) del «decreto legislativo», si veda al punto 5 delle note alle premesse.- Si riporta il testo degli articoli 7 e 9 del «decreto legi-slativo»:«Art. 7 (Esercizio e manutenzione degli impianti termici

per la climatizzazione invernale e estiva). - 1. Il proprie-tario, il conduttore, l’amministratore di condominio, o per essi un terzo, che se ne assume la responsabilità, man-tiene in esercizio gli impianti e provvede affinché siano eseguite le operazioni di controllo e di manutenzione secondo le prescrizioni della normativa vigente.2. L’operatore incaricato del controllo e della manuten-zione degli impianti per la climatizzazione invernale ed estiva, esegue dette attività a regola d’arte, nel rispetto della normativa vigente. L’operatore, al termine delle medesime operazioni, ha l’obbligo di redigere e sotto-scrivere un rapporto di controllo tecnico conformemente ai modelli previsti dalle norme del presente decreto e dalle norme di attuazione, in relazione alle tipologie e potenzialità dell’impianto, da rilasciare al soggetto di cui al comma i che ne sottoscrive copia per ricevuta e presa visione.».«Art. 9 (Funzioni delle regioni e degli enti locali). - 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono all’attuazione del presente decreto.2. Le autorità competenti realizzano, con cadenza pe-riodica, privilegiando accordi tra gli enti locali o anche attraverso altri organismi pubblici o privati di cui sia garantita la qualificazione e l’indipendenza, gli accerta-menti e le ispezioni necessarie all’osservanza delle norme relative al contenimento dei consumi di energia nell’eser-cizio e manutenzione degli impianti di climatizzazione e assicurano che la copertura dei costi avvenga con una equa ripartizione tra tutti gli utenti finali e l’integrazione di questa attività nel sistema delle ispezioni degli impianti all’interno degli edifici previsto all’art. 1, comma 44, della legge 23 agosto 2004, n. 239, così da garantire il minor onere e il minor impatto possibile a carico dei cittadini; tali attività, le cui metodologie e requisiti degli operatori sono previsti dai decreti di cui all’art. 4, comma 1, sono svolte secondo principi di imparzialità, trasparenza, pub-blicità, omogeneità territoriale e sono finalizzate a:a) ridurre il consumo di energia e i livelli di emissioni inquinanti;b) correggere le situazioni non conformi alle prescrizioni del presente decreto;c) rispettare quanto prescritto all’art. 7;d) monitorare l’efficacia delle politiche pubbliche.[3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, allo scopo di facilitare e omogeneizzare territo-rialmente l’impegno degli enti o organismi preposti agli accertamenti e alle ispezioni sugli edifici e sugli impianti, nonché per adempiere in modo più efficace agli obblighi previsti al comma 2, possono promuovere la realizza-zione di programmi informatici per la costituzione dei catasti degli impianti di climatizzazione presso le autorità competenti, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti interessati. In questo caso, stabilendo contestualmente l’obbligo per i soggetti di cui all’art. 7, comma 1, di comu-nicare ai Comuni le principali caratteristiche del proprio impianto e le successive modifiche significative e per i soggetti di cui all’art. 17 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre i 999, n. 551, di comunicare le informazioni relative all’ubicazione e alla titolarità degli impianti riforniti negli ultimi dodici mesi.3-bis. Ai sensi dell’art. 1, comma 3, le regioni e le pro-vince autonome di Trento e di Bolzano in accordo con gli enti locali, predispongono entro il 31 dicembre 2008 un programma di sensibilizzazione e riqualificazione

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energetica del parco immobiliare territoriale, sviluppando in particolare alcuni dei seguenti aspetti:a) la realizzazione di campagne di informazione e sen-sibilizzazione dei cittadini, anche in collaborazione con le imprese distributrici di energia elettrica e gas, in at-tuazione dei decreti del Ministro delle attività produttive 20 luglio 2004 concernenti l’efficienza energetica negli usi finali;b) l’attivazione di accordi con le parti sociali interessate alla materia;c) l’applicazione di un sistema di certificazione energeti-ca coerente con i principi generali del presente decreto legislativo;d) la realizzazione di diagnosi energetiche a partire dagli edifici presumibilmente a più bassa efficienza;e) la definizione di regole coerenti con i principi generali del presente decreto legislativo per eventuali sistemi di incentivazione locali;f) la facoltà di promuovere, con istituti di credito, di strumenti di finanziamento agevolato destinati alla rea-lizzazione degli interventi di miglioramento individuati con le diagnosi energetiche nell’attestato di certificazione energetica, o in occasione delle attività ispettive di cui all’allegato L, comma 16.3-ter. Ai fini della predisposizione del programma di cui al comma.3-bis. i comuni possono richiedere ai proprietari e agli amministratori degli immobili nel territorio di competenza di fornire gli elementi essenziali, complementari a quelli previsti per il catasto degli impianti di climatizzazione di cui al comma 3, per la costituzione di un sistema infor-mativo relativo agli usi energetici degli edifici. A titolo esemplificativo, tra detti elementi, si segnalano: il volume lordo climatizzato, la superficie utile corrispondente e i relativi consumi di combustibile e di energia elettrica.3-quater. Su richiesta delle regioni e dei comuni, le azien-de di distribuzione dell’energia rendono disponibili i dati che le predette amministrazioni ritengono utili per i riscontri e le elaborazioni necessarie alla migliore costi-tuzione del sistema informativo di cui al comma 3-ter.3-quinquies. I dati di cui ai commi 3, 3-ter e 3-quater possono essere utilizzati dalla pubblica amministrazio-ne esclusivamente ai fini dell’applicazione del presente decreto legislativo].4. Per gli impianti che sono dotati di generatori di calore di età superiore a quindici anni, le autorità competenti effettuano, con le stesse modalità previste al comma 2, ispezioni dell’impianto termico nel suo complesso comprendendo una valutazione del rendimento medio stagionale del generatore e una consulenza su interventi migliorativi che possono essere correlati.5. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolza-no riferiscono periodicamente alla Conferenza unificata e ai Ministeri delle attività produttive, dell’ambiente e della tutela del territorio e delle infrastrutture e dei trasporti, sullo stato di attuazione del presente decreto.[5-bis. Le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali considerano, nelle normative e negli strumenti di pianificazione ed urbanistici di compe-tenza, le norme contenute nel presente decreto, ponendo particolare attenzione alle soluzioni tipologiche e tec-nologiche volte all’uso razionale dell’energia e all’uso di fonti energetiche rinnovabili, con indicazioni anche in ordine all’orientamento e alla conformazione degli

edifici da realizzare per massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare e con particolare cura nel non penalizzare, in termini di volume edificabile, le scelte conseguenti.]».- Per l’allegato L del «decreto legislativo», si veda al punto 4 delle note alle premesse.

Art. 6.Funzioni delle regioni e delle province au-tonome

1. Ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo, fermo restando quanto disposto dal comma 3, le disposizioni del presente decreto si applicano per le regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri provvedi-menti in applicazione della direttiva 2002/91/CE e comunque fino alla data di entrata in vigore dei predetti provvedimenti regionali.

2. Ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo, fermo restando il rispetto dell’articolo 17, per promuovere la tutela degli interessi degli utenti attraverso una applicazione omogenea della predetta norma sull’intero territorio nazionale, nel disciplinare la materia le regioni e le provin-ce autonome, nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario nonché dei principi fondamentali della direttiva 2002/91/CE e desu-mibili dal decreto legislativo, possono:a) definire metodologie di calcolo della presta-zione energetica degli edifici, diverse da quelle di cui al comma 1 dell’articolo 3 ma che trovino in queste stesse metodologie indirizzo e riferi-mento;b) fissare requisiti minimi di efficienza energeti-ca più rigorosi attraverso la definizione di valori prestazionali e prescrittivi minimi inferiori a quelli di cui all’articolo 4, tenendo conto delle valuta-zioni tecnico-economiche concernenti i costi di costruzione e di gestione dell’edificio, delle pro-blematiche ambientali e dei costi posti a carico dei cittadini con le misure adottate, con particolare attenzione alle ristrutturazioni e al contesto socio-economico territoriale.

3. Ai fini del comma 2, le regioni e le province autonome che alla data di entrata in vigore del presente decreto abbiano già provveduto al re-cepimento della direttiva 2002/91/CE adottano misure atte a favorire un graduale ravvicinamento dei propri provvedimenti, anche nell’ambito delle azioni di coordinamento tra lo Stato, le regioni e le province autonome, di cui al decreto del Mini-stro dello sviluppo economico, adottato ai sensi dell’ articolo 6, comma 9, del decreto legislativo.

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XVI

Le regioni e le province autonome provvedono affinché sia assicurata la coerenza dei loro prov-vedimenti con i contenuti del presente decreto.

Nota all’art. 6:- Si riporta il testo dell’art. 17 del «decreto legislativo»:«Art. 17 (Clausola di cedevolezza). - 1. In relazione a quanto disposto dall’art. 117, quinto comma, della Costi-tuzione, e fatto salvo quanto previsto dall’art. 16, comma 3, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, per le norme affe-renti a materie di competenza esclusiva delle regioni e province autonome, le norme del presente decreto e dei decreti ministeriali applicativi nelle materie di legislazione concorrente si applicano per le regioni e province auto-nome che non abbiano ancora provveduto al recepimento della direttiva 2002/91/CE fino alla data di entrata in vigore della normativa di attuazione adottata da ciascuna regione e provincia autonoma. Nel dettare la normativa di attuazione le regioni e le province autonome sono tenute al rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal presente decreto e dalla stessa direttiva 2002/91/CE.Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.».- Per la direttiva 2002/91/CE, si veda al punto 3 delle note alle premesse. Si riporta il testo dell’art. 9, comma 1, del «decreto legislativo».«1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bol-zano provvedono all’attuazione del presente decreto.».- Per l’art. 6, comma 9, del «decreto legislativo», si veda alle note all’art. 3.

Art. 7.Disposizioni finali

1. Gli strumenti di calcolo applicativi delle meto-dologie di cui al comma 1 dell’articolo 3, software commerciali, garantiscono che i valori degli indici di prestazione energetica, calcolati attraverso il loro utilizzo, abbiano uno scostamento massimo di più o meno il 5 per cento rispetto ai corrispon-denti parametri determinati con l’applicazione dello strumento nazionale di riferimento. La pre-detta garanzia è fornita attraverso una verifica e dichiarazione resa dal Comitato termotecnico italiano (CTI) o dall’Ente nazionale italiano di unificazione (UNI).

2. In relazione alle norme tecniche di cui al com-ma 1 dell’articolo 3, il CTI predispone lo strumento nazionale di riferimento sulla cui base fornire la garanzia di cui al comma 1.

3. Nelle more del rilascio della dichiarazione di cui sopra, la medesima è sostituita da autodichia-razione del produttore dello strumento di calcolo, in cui compare il riferimento della richiesta di veri-

fica e dichiarazione avanzata dal predetto soggetto ad uno degli organismi citati al comma 1.

Art. 8.Copertura finanziaria

1. All’attuazione del presente decreto si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 2 aprile 2009

NAPOLITANO

Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Scajola, Ministro dello sviluppo economico

Prestigiacomo, Ministro dell’ambiente e della tu-tela del territorio e del mare

Matteoli, Ministro delle infrastrutture e dei tra-sporti

Visto, il Guardasigilli: Alfano

Registrato alla Corte dei conti il 3 giugno 2009 Ufficio di controllo atti Ministeri delle attività pro-duttive, registro n. 2, foglio n. 279

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Art.4 Criteri generali e requisiti delle prestazioni ener-getiche degli edifici e degli impiantiIl testo fissa i requisiti minimi, confermando quelli già sta-biliti nell’Allegato I del D. Lgs. 192/2005, con l’aggiunta di alcune ulteriori disposizioni, tra cui:− precisazioni sui valori di trasmittanza limite per le chiu-

sure apribili dell’edificio;− introduzione, in attesa del completamento della normativa

tecnica, di un valore massimo ammissibile della presta-zione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio (Epe.inv);

− limitazioni alla decentralizzazione degli impianti termici e disposizioni per un graduale passaggio alla contabilizza-zione del calore in presenza di impianti di riscaldamento condominiali;

− requisiti specifici minimi (rendimento energetico, emissio-ne del generatore e isolamento dell’involucro edilizio) per nuove costruzioni o restrutturazioni di edifici dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili;

− modifica degli obblighi di trattamento dell’acqua per gli impianti di riscaldamento;

− valutazione di utilizzo, in presenza di ristrutturazioni di edifici esistenti, di sistemi schermanti o filtranti per le superfici vetrate ai fini di contenere l’oscillazione termica estiva negli ambienti;

− requisiti più restrittivi, rispetto all’edilizia privata, nel caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni di immobili pubblici o ad uso pubblico.

Per tutte le categorie di edifici pubblici e privati è obbliga-torio l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica. In caso di nuove costruzioni, o di ri-strutturazione degli impianti termici esistenti, l’impianto di produzione di energia termica deve produrre con fonti rinnovabili almeno il 50% dell’energia richiesta per la pro-duzione di acqua calda sanitaria, limite che scende al 20% per gli edifici situati nei centri storici.Per la produzione di energia elettrica, nel caso di nuove costruzioni pubbliche e private o di ristrutturazioni, è obbli-gatoria l’installazione di impianti fotovoltaici, e deve essere predisposto il collegamento a reti di teleriscaldamento, qua-lora presenti a meno di 1 Km o in presenza di progetti approvati nell’ambito di opportuni strumenti pianificatori.Il progettista deve inserire i calcoli e le verifiche previste in una relazione attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e degli impianti termici, secondo le indicazioni dell’Allegato E del D. Lgs. 192/2005 che viene confermato.I calcoli e le verifiche devono essere eseguiti utilizzando metodi che garantiscano risultati conformi alle migliori regole termiche, considerando tali le norme tecniche predisposte dagli organismi deputati a livello internazionale o comunita-rio, quali l’UNI e CEN o altri metodi sviluppati da organismi istituzionali nazionali quali l’ENEA, le Università o gli Istituti di Ricerca del CNR, purché i risultati raggiunti siano equiva-lenti o addirittura conservativi di determinati parametri.

Art.5 Criteri generali e requisiti per l’esercizio, la ma-nutenzione e l’ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernaleNon ci sono variazioni rispetto alle indicazioni previste

dall’Allegato L del D. Lgs. 192/2005.In sintesi si ricorda che i soggetti responsabili del control-lo e manutenzione degli impianti sono il proprietario, il conduttore, l’amministratore o un terzo per essi e che le scadenze temporali previste sono:− ogni anno per gli impianti climatici a combustibile liquido

o solido ovvero alimentati a gas di potenza nominale del focolare maggiore o uguale a 35 KW;

− ogni due anni per gli impianti di potenza nominale del focolare inferiore a 35 KW, dotati di generatore di calore con un’anzianità di installazione superiore ad otto anni e per gli impianti dotati di generatore di calore ad acqua calda o focolare aperto installati all’interno di locali abi-tati, in considerazione del maggior sporcamento delle superfici di scambio dovute ad un’aria comburente che risente delle normali attività che sono svolte all’interno delle abitazioni;

− ogni quattro anni per tutti gli altri impianti di potenza nominale del focolare inferiore a 35 KW.

Art.6 Funzioni delle regioni e delle province autonomePer promuovere la tutela degli interessi degli utenti at-traverso un’applicazione omogenea della predetta norma sull’intero territorio nazionale, nel disciplinare la materia le regioni e le province autonome, nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, nonché dei principi fondamentali della Direttiva 2002/91/CE e desumibili dal decreto legislativo, possono:− definire metodologie di calcolo della prestazione ener-

getica degli edifici, diverse da quelle di cui al comma 1 dell’articolo 3, ma che trovino in queste stesse metodologie indirizzo e riferimento;

− fissare requisiti minimi di efficienza energetica più ri-gorosi attraverso la definizione di valori prestazionali e prescrittivi minimi inferiori a quelli di cui all’articolo 4, tenendo conto delle valutazioni tecnico economiche con-cernenti i costi di costruzione e di gestione dell’edificio, delle problematiche ambientali e dei costi posti a carico dei cittadini con le misure adottate, con particolare atten-zione alle ristrutturazioni e al contesto socio-economico territoriale.

Le Regioni e le Province autonome che hanno già una normativa in materia, devono attuare una graduale ravvici-namento dei propri provvedimenti con le norme statali.

Art.7 Disposizioni finaliI software commerciali applicativi delle metodologie de-scritte nel decreto ( UNI/TS 11300) devono garantire uno scostamento massimo di più o meno il 5% rispetto ai parame-tri determinati con l’applicazione dello strumento nazionale di riferimento predisposto dal Comitato Termotecnico Ita-liano (CTI) o dall’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI). Le software house che hanno attivato una procedura di verifica per i propri strumenti di calcolo presso CTI o UNI, nell’attesa della validazione ufficiale possono sostituire la dichiarazione di conformità con un’autodichiarazione in cui compare il riferimento della richiesta di verifica.

Art.8 Copertura finanziariaPer l’attuazione del Decreto si provvederà con le risorse finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

prosegue da pag. 32

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QUALITÀ E AMBIENTE

Le Associazioni Ambientaliste di “Green 10”avevano già bocciato la gestione Barroso

RIESAME DELLA POLITICAAMBIENTALE 2008La Commissione UE ha presentato al Consiglio ed al Parlamento UE una Comunicazione

Nonostante la Commissione UE negli ultimi giorni del suo mandato abbia presentato una Comunicazione al Consiglio e al Parlamento europeo di Riesame della Politica Ambienta-le 2008 (COM 2009 del 24.06.2009) con lo scopo di mettere in risalto le principali iniziative intraprese e da intraprendere per migliorare l’am-biente e la qualità di vita dei cittadini europei, le dieci più importanti orga-nizzazioni ambientaliste a livello UE avevano bocciato qualche giorno pri-ma la gestione di Manuel Barroso.

Nel Report dal titolo “Fuori Bersa-glio” “Green 10” ha analizzato le attività svolte dalla Commissione tra il 2004-2009, prendendo in esame do-dici settori che hanno risvolti sulle politiche ambientali ai quali sono stati assegnati voti sulla base dei risultati raggiunti, delle carenze manifestate e degli insuccessi conseguiti.

1. Agricoltura;2. Biodiversità ed ecosistemi;3. Bilancio e Politica di coesione;4. Clima;5. Energia;6. Applicazione delle normative

UE;7. Dimensione estero e commer-

cio;8. Salute;9. Risorse naturali;10. Strategie per lo sviluppo sosteni-

bile;11. Trasparenza;12. Trasporti.Sono state assegnate solo tre suf-ficienze: Energia e Trasporti (voto 6), Clima (voto 7); mentre fatti in-sufficienti gli altri settori, tra i quali “spiccano”: Strategie per lo sviluppo sostenibile (voto 2), Risorse Naturali e Trasparenza (voto 5).La media generale della pagella stilata da “Green 10” è 4.4, quindi l’attivi-tà svolta dalla Commissione UE in materia ambientale è stata giudicata gravemente insufficiente.Al momento di avvio del suo manda-to, si legge nel Rapporto di “Green 10”, la Commissione Barroso è anda-ta subito fuori bersaglio, giudicando incompatibili gli obiettivi ambientali con quelli della competitività e del lavoro. Per due anni e mezzo il Presi-dente e il suo Vice Verhengan si sono concentrati essenzialmente sull’obiet-tivo competitività, mentre le politiche ambientali sono state viste come un ostacolo, nonostante l’impegno prodi-gato dal Commissario Dimas (l’unico ad aver ricevuto la sufficienza) per indirizzare nella giusta direzione le politiche della Commissione.Solo alla fine del 2006, sotto la spinta dell’opinione pubblica e dei media la Commissione ha cercato di rafforzare la legislazione in materia di clima, energia e trasporti, dopo aver accu-mulato grave ritardo e accettando che alcuni Paesi ne indebolissero la porta-

ta della strategia, come sul pacchetto “Clima-Energia”.Dopo aver analizzato i singoli set-tori per giudicarne l’operato, per ognuno il Rapporto indica anche le azioni concrete, a cui la prossima Commissione (sembra ormai scontato il secondo mandato allo stesso Barro-so) dovrà impegnarsi, prima fra tutte il raggiungimento di una leadership globale sull’emergenza clima.“La buona volontà dell’Europa nell’affrontare questo problema in-combente - ha spiegato Tony Long, Direttore dell’Ufficio delle politiche per il WWF - sarà messo in dubbio se non attuiamo politiche interne per ridurre la CO

2, invece di affidarci ad

ingannevoli meccanismi di compen-sazione. Vogliamo vedere la fine delle sovvenzioni per l’estrazione dei car-buranti fossili.Il target della riduzione del 40% di gas serra entro il 2020 - ha aggiunto Long - se abbiamo 120 miliardi di euro di budget spesi con il criterio del business as usual”Nella relazione si sottolinea che la Commissione ha trascurato la tutela della natura e della biodiversità e la sua sostenibilità economica a lungo termine, anche in considerazione della lotta contro i cambiamenti cli-matici, mentre è stata sensibile agli interessi economici in gioco - quando si è trattato di legiferare su agricoltura (OGM) e sulla vita marina (Marine Directive).In particolare, secondo le Associa-zioni Ambientaliste, non sono stati finanziati adeguatamente i siti di “Na-tura 2000” e la “Health Check” sulla Politica Agricola Comune è risultata una occasione perduta per riforma-re veramente la politica europea su agricoltura e pesca.Non sappiamo quanto abbiano in-fluito questi giudizi, resta il fatto che Barroso, alla vigilia del Consiglio eu-ropeo del 18 e 19 giugno, ha inviato

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una lettera ai dirigenti dei 27 Paesi membri dell’UE, in cui è stata inclusa la questione climatica fra le priori-tà della futura Commissione UE. “Le mie ambizioni per i prossimi 5 anni è un’Europa […] che porti la nostra eco-nomia fuori dall’attuale crisi e apra la via per una crescita più pronta, più verde e più sostenibile […] che mantenga la leadership mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici e promuova la sicurezza energetica aiutando le tecnologie e le imprese europee a divenire pioniere nello svi-luppo di un’economia a basso tenore di carbonio […]. Dobbiamo lavorare per portare al massimo l’efficacia del nostro contributo al processo di ne-goziato internazionale sul clima per elaborare i concetti che aiuteranno i Paesi in via di sviluppo nei loro sforzi di mitigazione e adattamento […].”Vale la pena ricordare che il Consiglio europeo di primavera si era impe-gnato di stabilire “ben prima della Conferenza di Copenhagen” le po-sizioni UE su tre questioni principali che i cambiamenti climatici riguar-dano:- i finanziamenti per mitigazione,

adattamento e sostegno tecnologi-co;

- i dettagli del contributo dell’Unio-ne Europea, sulla base dei criteri accolti di finanziamento internazio-nale, basati su capacità contributiva e responsabilità in relazione alle emissioni di gas ad effetto serra;

- i principi della ripartizione del ca-rico tra gli stati membri.

Il tutto su base di proposte concrete della Commissione UE. La qual cosa non è avvenuta, non è stata porta-ta al tavolo del Consiglio, salvo un invito fatto alla Commissione UE di presentare rapidamente una proposta, tant’è nelle conclusioni adottate dal Consiglio UE, al termine ci sono due generici commi che recitano:“In questo contesto, ricorda le sue

conclusioni del marzo 2009, e in par-ticolare la sua proposta, secondo la quale l’accordo di Copenhagen do-vrà stabilire un quadro d’azione nel settore dell’adattamento che si fondi su un partneriato e sulla solidarietà internazionale.Considera che un finanziamento supplementare proveniente da fonti

appropriate sarà necessario per co-prire i costi di adattamento dei Paesi in via di sviluppo”.

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Intanto dal 1° Maggio sono al bando i sacchettini essiccanti contenenti DMF

CONSIDEREVOLI BENEFICIPER LA SALUTE DELLEPERSONE E DELL’AMBIENTE

La Commissione UE propone la revisione della Direttiva Biocidi

La Commissione europea ha presen-tato il 12 giugno un progetto di legge per ottenere un livello più elevato di tutela della salute e dell’ambiente.La proposta mira ad aumentare in modo significativo la sicurezza dei biocidi utilizzati e messi in commercio nell’Unione Europea, con la graduale eliminazione delle sostanze più perico-lose, in particolare quelle che possono provocare il cancro, e l’introduzione di nuove norme per articoli, come ad esempio mobili e tessuti trattati con biocidi, che non sono contemplati dalla Legislazione esistente.La proposta contiene, peraltro, una sempli-ficazione della legislazione, prevedendo, al contempo, nuovi incentivi per le impre-se affinché sviluppino prodotti più sicuri contro parassiti e germi nocivi.L’Agenzia Europea delle sostanze chi-miche (ECHA) che ha sede ad Helsinki sarà coinvolta in sede di autorizzazione di alcuni di tali prodotti attraverso un approccio centralizzato. L’entrata in vigore viene prevista per il 2013.Il Vice-presidente della Commissione UE, nonché responsabile per le Impre-

se e le Industrie, Günter Verheugen che ha presentato la proposta assieme al collega Stavros Dimas, ha dichiarato che “i biocidi svolgono un ruolo determi-nante nel controllo della diffusione degli organismi nocivi e parassiti, ma non dobbiamo mettere a rischio la salute dei cittadini europei e dell’ambiente. Questa nuova proposta ammetterà solo quelli sicuri, ammettendo che in Europa siano autorizzati prodotti verificati e mettendo al bando dai nostri mercati le sostanze pericolose. Sono certo che questa propo-sta apporterà considerevoli benefici per i cittadini e l’industria europea”.I biocidi sono usati per sopprimere organismi come parassiti e germi (p.e. muffe e batteri) che sono nocivi alla salute dell’uomo e degli animali, com-presi i repellenti per insetti, disinfettanti e prodotti chimici industriali come ver-nici antivegetative per navi e protettive per materiali.La proposta revisiona la Direttiva 1998 sui biocidi ed affronta una serie di pun-ti di debolezza, riscontrati nel corso della sua attuazione. Essa mira a ridurre ulteriormente i rischi derivanti da bioci-

di ed estende il campo di applicazione della normativa anche a dispositivi di produzione dei biocidi e materiali bio-cidi che potrebbero venire a contatto con gli alimenti.La proposta della Commissione intro-duce nuovi criteri per prevenire l’uso delle sostanze attive più pericolose, in particolare quelle che possono causare il cancro o problemi di fertilità, sostituen-dole con alternative più sicure, laddove possibile. I prodotti che contengono so-stanze identificate come preoccupanti saranno oggetto di valutazione compara-tiva in modo che i prodotti con il rischio più elevato siano eliminati e rimangano sul mercato solo quelli sicuri.Le nuove norme si applicheranno an-che agli articoli che sono stati trattati con biocidi, come quelli per preservare la qualità e la funzionalità di mobili ed abbigliamento che dovranno essere trattati con quelli autorizzati, che sa-ranno etichettati con le avvertenze, in modo che i consumatori possano ope-rare una scelta informata e i bambini sofferenti di allergie siano protetti da tali rischi.

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Per promuovere l’uso di biocidi a basso rischio e di sostanze di recente scoperta, la Commissio-ne europea propone una loro autorizzazione a livello europeo, che do-vrebbe garantire che tali prodotti siano facilmente disponibili in tutta l’Unio-ne europea. L’ECHA che è già responsabile del-la gestione del REACH (il sistema europeo che concerne la registrazio-ne, la valutazione e la restrizione delle sostan-ze chimiche), effettuerà compiti scientifici e tecnici connessi a questo tipo di autorizzazione.L’ECHA avrà pure il compito di co-ordinare le attività per la valutazione scientifica delle sostanze attive, il cui compito era stato svolto finora dal Cen-tro Comune di Ricerca di Ispra.La maggior parte dei biocidi continue-ranno ad essere autorizzati dagli Stati membri. Le regole per il riconoscimento reciproco delle autorizzazioni esistenti saranno semplificate al fine di accelera-re il processo decisionale, di facilitare l’accesso al mercato di altri Stati mem-bri e di evitare dei doppioni.Poiché la proposta consiste nel trasfor-mare la Direttiva 98/8/CE in vigore sui biocidi, in Regolamento, non ci sarà bisogno della sua trasposizione nel di-ritto nazionale, in quanto i Regolamenti sono direttamente applicabili negli Stati membri. Il nuovo Regolamento,quindi, abrogherà e sostituirà l’attuale Diret-tiva. In base alle nuove norme, i test su ani-mali potranno essere condotti per una sola volta.Come già avviene nel caso del REACH, le imprese che richiederanno l’autorizzazione dovranno compensare con un equo indennizzo la condivisione dei risultati su test animali. Inoltre, le prove che attestano la sicurezza e l’efficienza di un biocida potrà essere

richiesto solo nei casi di effetiva necessità. Le norme sulla protezione dei dati saranno rese più coerenti e trasparenti.

Recentemente, dal 1° maggio 2009 a seguito della Decisione 2009/251/CE (G.U.U.E del 20 marzo 2009, L 74), era scattato il divieto di entrata nel mercato comunitario di prodotti che contengono dimetilformammide, co-munemente indicato con la sigla DMF. Tale sostanza viene utilizzata in molti processi produttivi, dalle fabbricazioni di scarpe e mobili alle industrie dei coloranti e di produzione di pesticidi, che il comune consumatore avrebbe potuto rinvenire nei granuli all’interno di alcuni sacchettini deumidificatori es-siccanti inseriti nelle scatole di scarpe, nelle tasche dei vestiti, nei contenitori di apparecchiature elettroniche, nelle borse ecc., con l’obiettivo di assorbire l’umidità e prevenire muffe e funghi che avrebbero potuto alterare la qualità del prodotto.A seguito di controlli e verifiche, il DMF è stato individuato come responsabile di irritazioni, allergie e crisi respira-torie. Secondo lo IARC è collegabile all’insorgenza di alcuni cancri e di malformazione fatale, mentre l’EPA pur escludendo il rischio di cancro, scon-siglia alle donne di lavorare nei settori

industriali dove tale so-stanza viene impiegata. In alcuni casi le dolorose dermatiti procurate da contatto con il DMF sono risultate difficilmente cu-rabili perché l’organismo ha difficoltà ad elimi-narlo. Ciò, ovviamente, accresce la pericolosità della sostanza. Era stato il sistema rapido di aller-ta dei prodotti pericolosi, non alimentari RAPEX (il sistema europeo di pre-venzione dei rischi per la salute e sicurezza dei consumatori con uno

scambio rapido di informazione tra gli Stati membri), a segnalare a vari Stati membri la tossicità del DMF, tanto che Spagna, Francia e Belgio avevano già messo al bando questa sostanza.La decisione assunta estende dal 1° maggio questa protezione a tutti i Pa-esi dell’Unione Europea.Aveva destato grande allarme, quando nello scorso febbraio al porto di Trieste era stato effettuato il sequestro di un carico di scarpe, proveniente dalla Cina, del valore di 180.000 euro, contenenti i sacchettini essiccanti che contenevano il DMF, nonostante la sovraimpressione di gel di silice.Il problema, perciò, non consiste tanto nel divieto di importare prodotti con-tenenti DMF, dal momento che alla dogana vengono richiesti certificati di analisi, realizzate da laboratori accre-ditati secondo le norme internazionali, attestanti che il contenuto di DMF nei sacchettini e in altri prodotti sia infe-riore a 0,1 mg per kg di gel di silice, quanto di controllare che nei negozi o presso i rivenditori non vi siano gia-centi oggetti o strumenti già importati, che contengano valori superiori di DMF e, quindi, in grado di circolare anco-ra nell’ambiente, come è già accaduto per gli ftalati presenti nei giocattoli di bambini.

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I sistemi di gestione ambientale sono uno strumento sempre più diffuso fra le orga-nizzazioni dei settori produttivi e dei servizi (incluse le pubbliche amministrazioni) grazie soprattutto alla spinta propulsiva degli sche-mi di certificazione che, garantendo un ricono-scimento di eccellenza emanato da una terza parte, possono confe-rire una posizione di vantaggio a coloro che scelgono di migliora-re significativamente le proprie prestazioni ambientali.L’evoluzione dei due principali schemi che hanno regolato l’ap-plicazione dei sistemi di gestione ambientale (EMAS e ISO 14001) si è fondata su alcuni presupposti comuni, che sono progressiva-mente maturati nella consapevolezza del normatore e delle organizzazioni che vi hanno aderito:• come sostiene il V Programma di Azione ambientale della

Commissione Europea, gli attori industriali ed econo-mici non possono essere soltanto identificati come un “problema” (in quanto inquinatori), ma devono essere considerati come parte della “soluzione”, poiché in man-canza di un comportamento cooperativo da parte loro, non è possibile garantire il conseguimento di obiettivi ambientali;

• l’attuazione di politiche e iniziative per lo sviluppo soste-nibile deve essere a propria volta “sostenibile”, ovvero deve essere in grado di mobilitare le risorse economiche necessarie a sostenere la fase applicativa; queste risorse non possono più essere soltanto pubbliche, occorre stimo-lare e mobilitare la volontà di investimento da parte delle imprese sulla base di opportunità (anche competitive) che possano effettivamente essere colte e sfruttate appieno;

• l’obiettivo di trasformare l’ambiente da “vincolo” a “op-portunità” è destinato a rimanere un approccio puramente concettuale (e utopistico) se non si riesce a dimostrare

che migliori prestazioni ambientali producono realmente un contestua-le miglioramento nelle performance econo-miche e un vantaggio competitivo;• le politiche e le iniziative orientate a per-seguire obiettivi relativi allo sviluppo di modelli di produzione più soste-nibili devono, pertanto, trovare riscontro nelle scelte dei consumatori e dei cittadini e nei trend di mercato e, quindi, devono focalizzarsi su (e promuovere) l’inte-razione fra produttori e consumatori, in modo da favorire le dinamiche di mutua influenza e di condizionamento reci-proco.

L’approccio descrit-to non poteva quindi che tradursi coerente-mente nell’adozione di strumenti innovativi

che fossero capaci di attirare l’attenzione delle imprese e delle organizzazioni che operano in un’arena competitiva, fra cui hanno prevalso gli schemi basati sulla logica della “certificazione”. Questi schemi si sono sviluppati in misura molto significativa negli ultimi anni, e i numeri crescenti della loro diffusione hanno contribuito a consolidare il ruolo di strumenti-cardine per l’efficace miglioramento delle pre-stazioni ambientali da parte del sistema economico, in una prospettiva di sostenibilità.

L’Eco Management and Audit Scheme - EMAS, in particolare, ha recentemente girato la boa del suo primo decennio di ap-plicazione in Italia. Con la costituzione del Comitato Ecolabel ed Ecoaudit e la registrazione del primo sito (appartenente all’organizzazione allora denominata SGS Thomson, oggi ST Microelectronics) alla fine del 1997 ebbe infatti inizio la storia italiana dello schema comunitario. L’EMAS è uno schema ideato e attuato nel solco delle politiche ambientali più innovative della Commissione Europea, in affianca-mento alle tradizionali normative “comando e controllo”, la cui applicazione si è fin dall’inizio basata su due principi

Dieci anni di applicazione degli schemi EMAS e ISO 14001 vistidall’Osservatorio sui Sistemi Integrati di Gestione dell’Ambiente dello IEFE Bocconi

I SISTEMI DI GESTIONETRA PASSATO E FUTURO

di Fabio Iraldo

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molto semplici. Da un lato la volontarietà: il legislatore comunitario ha ma-turato la convinzione che il sistema industriale e produttivo potesse essere incentivato ad aumentare la propria efficienza ambientale se alle imprese più attive fosse stato riconosciuto lo sforzo di miglioramento volontariamente profuso e si fosse a esse consentito di valorizzare efficacemente questo riconoscimento nell’ambito delle loro dinamiche concor-renziali, relazionali e di sviluppo. Dall’altro, la garanzia: per poter avallare con un rico-noscimento autorevole e credibile (in quanto di matrice istituzionale) l’eccellenza ambientale dimostrata dalle impre-se, il legislatore ha sentito l’esigenza di garantire se stesso e la collettività sulla concretezza degli impegni da queste assunti, sul raggiungimento degli obiettivi di miglioramento e sulla trasparenza delle informazioni ambientali rilevanti.Il principio che originariamente guidò la definizione e l’implementazione dell’EMAS, in pratica, era poco più che un’intuizione: se ai soggetti più attivi sul fronte del miglio-ramento ambientale si fosse concesso un riconoscimento ufficiale “spendibile” sul mercato come elemento distintivo nei confronti dei concorrenti (oppure nelle relazioni sociali come garanzia di credibilità), allora si sarebbero raggiunti contestualmente due obiettivi ambiziosi: da un lato, accre-scere la capacità competitiva e quindi conferire un vantaggio concreto alle imprese più attente e innovative e, dall’altro, innalzare il livello qualitativo delle prestazioni ambientali del sistema produttivo.Questo approccio venne mutuato dall’esperienza della certificazione dei sistemi di gestione ambientale già ma-turata nell’ambito della normazione volontaria di matrice privatistica, sviluppatasi prima del Regolamento EMAS in alcuni ambiti nazionali (es.: la norma British Standard 7750) e successivamente su scala internazionale (con l’emanazione dell’ISO 14001 nel 1996). I due ambiti normativi hanno avuto una storia parallela di sviluppo e diffusione in Italia e nella UE, che in molti frangenti si è incrociata e sovrapposta, giun-gendo al massimo punto di coerenza e complementarietà con l’integrazione del testo della norma ISO 14001 come appendice della seconda versione del Regolamento EMAS, confermata e rafforzata, seppur con alcuni distinguo, nella bozza del cosiddetto EMAS III disponibile al momento di andare in stampa.In coincidenza con il percorso evolutivo dell’EMAS, anche l’Osservatorio sui Sistemi Integrati di Gestione Ambientale (OSIGA) dello IEFE dell’Università Bocconi ha recentemente varcato la soglia del proprio decennale. L’Osservatorio è nato con l’obiettivo di accompagnare quello che sarebbe stato il percorso evolutivo dello schema EMAS e, più in generale, dei sistemi di gestione ambientale in Italia con un’attività di ricerca che ne rafforzasse le dimensioni metodologica e operativa.

Fin dall’anno 1997 esso ha costituito una sede privilegiata per il confronto fra i diversi attori che a vario titolo sono coinvolti nell’applicazione o interessati all’attuazione di que-sti strumenti, con particolare riferimento al loro utilizzo e sviluppo nell’ambito degli schemi di certificazione ambien-tale ISO 14001 ed EMAS. Nel corso del primo decennio di vita, hanno aderito e par-tecipato alle attività dell’Osservatorio: • istituzioni (Commissione Europea, Comitato Ecolabel Eco-

audit, Regione Toscana, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Arpat Toscana, Arpaer Emilia Romagna, Arpa Lombardia, Qualitambiente – Associazione dei Territori Certificati);

• organismi di certificazione (Certiquality, DNV - Det Norske Veritas, RINA - Registro Italiano Navale);

• associazioni di categoria (Confindustria, Anie, Assolom-barda, Assopiastrelle, Federambiente, Federchimica, Comieco);

• Organizzazioni Non Governative, fra cui: associazioni ambientaliste (Associazione Ambiente e Lavoro, Legam-biente, WWF), consumeriste (Associazione Consumatori Utenti) e sindacato (Cisl);

• imprese appartenenti a settori industriali e del terzia-rio (ABB, AEM Milano, Edison, Endesa, Enel, Lonza, Procter&Gamble, Sogin, Snam, Tetrapak, Toroc – Torino Olympic Committee, UniCredit).

A partire dalle prime attività di “osservazione” e analisi degli sviluppi in atto nello scenario italiano dei sistemi di gestione ambientale, lo spettro di tematiche su cui l’Osservatorio ha focalizzato i propri obiettivi di ricerca, approfondimento e discussione si è progressivamente ampliato. Muovendo dalla considerazione di quegli aspetti organizzativi, gestionali e tecnici che caratterizzavano, da un lato, l’adozione da parte delle imprese dello “strumento” Sistema di Gestione Am-bientale (allora innovativo) e, dall’altro, l’attuazione degli schemi volontari di certificazione sotto il profilo istituzionale e della governance ambientale, l’Osservatorio ha maturato interesse e sviluppato iniziative nei confronti di altri aspet-ti e temi considerati “affini”. Nel fare ciò, l’Osservatorio ha assunto molteplici ruoli a sostegno dello sviluppo dei sistemi di gestione e di molti strumenti a essi collegati e complementari. I principali contributi che l’Osservatorio è stato in grado di offrire sono configurabili sinteticamente nelle tipologie descritte nel seguito.

a) Supporto tecnico-metodologico al consolidamento e all’in-novazione degli schemi di certificazione volontaria sul piano istituzionaleFra le linee di azione sviluppate, possiamo ricordarne al-cune particolarmente rilevanti nello scenario nazionale e comunitario. Nella delicata fase di decollo del Regolamento EMAS in Italia

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(1998-1999), ad esempio, su stimolo e richiesta del Comitato Ecolabel-Ecoaudit e in seguito alle indicazioni emerse dal dibattito e dal confronto con i membri dell’Osservatorio, è stato stilato e diffuso un documento dal titolo “L’attività dei certificatori e verificatori ambientali: problemi e pro-spettive”, il quale ha fornito la base per l’ulteriore attività di normazione e per la definizione delle “regole del gioco” in questo importante ambito, da cui dipende la credibilità del sistema.A partire dal 2000, inoltre, l’Osservatorio ha costituito la sede privilegiata per l’elaborazione delle diverse proposte per l’applicazione dell’EMAS, in chiave innovativa, ai sistemi produttivi territoriali: dalla discussione e perfezionamento della proposta avanzata dall’Italia in sede comunitaria (e raccolta dalla Decisione CE 681/2001), all’elaborazione del “modello toscano per l’applicazione dell’EMAS ai distretti industriali (a supporto della Regione Toscana, recentemente approvato dalla Giunta Regionale), fino al supporto nella predisposizione della “Posizione del Comitato Ecolabel-Ecoaudit per l’applicazione di EMAS agli Ambiti Produttivi Omogenei”, su cui oggi si basa il rilascio del relativo Atte-stato da parte dell’organismo competente nazionale.Nel biennio 2004-2005, infine, l’Osservatorio ha rappresenta-to una modalità sistematica di confronto metodologico con i principali attori coinvolti nel sistema EMAS in Italia da parte dei ricercatori IEFE Bocconi impegnati nel progetto EVER (Evaluation of EMAS / Ecolabel for their Revision), finaliz-zato ad assistere la Commissione Europea DG Ambiente nella seconda revisione del Regolamento. Con i membri dell’Osservatorio sono stati condivisi i momenti cruciali del progetto, anche attraverso la presentazione e la discussione dei risultati che progressivamente maturavano.

b) Approfondimento dei contenuti e dell’approccio dei sistemi di gestione, al fine di favorirne l’implementazione da parte delle organizzazioni interessate, anche attraverso indica-zioni operative e linee guidaIn questo filone di attività, ricordiamo in particolare il “club degli auditor”, iniziativa nata nel 1999 dall’esigenza emersa da parte di molte imprese (tra cui alcune aderenti all’Osser-vatorio) di sottoporre i propri sistemi di gestione ambientale a una revisione complessiva da parte di team di auditor qualificati, che mettesse in luce i punti di forza e i punti di debolezza venutisi a creare nei primi anni di adozione dei sistemi stessi e contribuisse all’ulteriore messa a punto delle metodologie in questo ambito, anche al fine di perfezionare approcci e strumenti da diffondere alle altre organizzazioni interessate.Molto intensa è stata negli anni l’attività da parte dell’Os-servatorio di predisposizione di documenti contenenti linee-guida per l’applicazione dei sistemi di gestione am-bientale di taglio intersettoriale (ad esempio: “Linee Guida

per l’applicazione del Regolamento CE 761/2001 EMAS da parte delle organizzazioni”, in collaborazione con Certiqua-lity, Federchimica e Assolombarda, 2002) ovvero focalizzate sulle peculiarità tecniche e organizzative di un comparto (ad esempio: “Linee Guida per l’implementazione di un sistema di gestione integrato ambiente, igiene e sicurezza nel settore delle piastrelle di ceramica”, in collaborazione con Assopia-strelle, 1999). Particolarmente significativo in questo ambito risulta lo studio condotto dall’Osservatorio fra il 1999 e il 2000 su 150 Dichiarazioni Ambientali pubblicate nell’Unione Europea, i cui esiti hanno dato vita alla pubblicazione di un volume mirato a supportare le organizzazioni EMAS nella predisposizione di questo documento.Nello stesso filone rientra, infine, la proposta di un approc-cio dell’Osservatorio per la valutazione e la gestione degli aspetti ambientali indiretti, avanzata a valle dell’approvazione del Regolamento EMAS 761/2001 e rafforzata in occasione dell’emanazione della norma ISO 14001:2004. Tale approccio è stato articolato in approfondimenti esemplificativi riferiti a specifici settori di attività: amministrazioni pubbliche ed Enti Locali, banche, aziende della distribuzione commerciale, operatori turistici ecc.

c) Sviluppo di approcci e strumenti complementari al sistema di gestione, destinati a potenziarne l’efficacia e l’efficienza applicativaIn questo ambito, le iniziative più rilevanti dell’Osservatorio hanno riguardato innanzitutto un’attività di interpretazione e diffusione delle principali novità sul fronte della normativa ambientale (e di quella a essa correlabile), con l’obiettivo di comprendere come un sistema di gestione possa effi-cacemente e preventivamente rispondere alle esigenze di adeguamento e di gestione nel continuo della conformità legislativa; particolarmente interessanti sotto questo profilo, si sono rivelate le iniziative seminariali volte a comprendere come gli elementi del sistema di gestione ISO 14001 ed EMAS possano essere utilizzati per facilitare e garantire la corretta applicazione della Direttiva IPPC (più seminari fra il 1997 e il 2005), la Direttiva “Emission Trading” (2004), il Regolamento Reach (2005) ecc.Un altro ambito di approfondimento da parte dell’Osser-vatorio è stato il tema degli indicatori, attraverso l’analisi e la rielaborazione di riferimenti metodologici in materia (es.: presentazione e discussione delle norme ISO 14031 e 14032, Raccomandazione CE 532/2002 ecc.), la sperimen-tazione di risultati emersi da progetti dello IEFE Bocconi (es.: indicatori di Ecoefficienza applicati in parallelo allo sviluppo del progetto condotto per conto di Eurostat nel triennio 1999-2001) e la realizzazione di strumenti di sup-porto per l’utilizzo degli indicatori nell’ambito del sistema di gestione ambientale (es.: sviluppo del software “MaRe” per la valutazione delle prestazioni del sistema, di supporto

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per il Riesame della Direzione).Va infine segnalata la proposta di soluzioni operative finaliz-zate a integrare nel sistema di gestione i principali strumenti per la valutazione delle performance e per lo sviluppo e la gestione dei prodotti e servizi sotto il profilo ambientale, attraverso l’elaborazione di un approccio innovativo per l’integrazione del LCA nel sistema di gestione ambientale (progetto specifico sviluppato in connessione con il Labora-torio sulle IPP, successivamente confluito nell’Osservatorio), la promozione e divulgazione dello strumento EPD (es.: contributo allo sviluppo del sistema internazionale per le Environmental Product Declaration), l’approfondimento delle possibili integrazioni con lo schema EU Ecolabel.

d) Valorizzazione degli schemi di certificazione nei confronti degli stakeholder e del mercatoNell’ambito dell’Osservatorio sono state attivate diver-se iniziative mirate sia a supportare la promozione della certificazione ambientale, sia a studiarne gli effetti in ter-mini di competitività (al fine di favorirne una maggiore efficacia). Fra queste iniziative può essere annoverata l’attività continua-tiva di elaborazione di proposte per rafforzare la diffusione e l’utilizzo della certificazione/registrazione ambientale e la sua valorizzazione da parte degli interlocutori istituzionali ed economici: dalla predisposizione del documento ufficiale dell’Osservatorio sulla “Promozione di EMAS e ISO 14001” (nel 1998), fino all’approfondimento dei possibili interventi di semplificazione normativa, amministrativa e burocratica a favore delle organizzazioni dotate di una certificazione volontaria (2002-2005-2008).Un secondo ambito di valorizzazione si riferisce a un’attività di identificazione e sviluppo delle forme di comunicazione e pro-mozione della Registrazione EMAS al fine di ottenere riscontri positivi da parte dei propri interlocutori esterni, con particolare riferimento a un’Amministrazione Pubblica (2003).Uno dei principali filoni di ricerca dell’Osservatorio, infine, si è focalizzato sulla “efficacia competitiva” della certificazione ambientale, declinandone gli effetti nelle diverse dimen-sioni della competitività d’impresa (miglioramento delle performance di mercato, soddisfazione del cliente, effetto d’immagine e reputazionale, incremento del valore dell’im-presa ecc.), sviluppato in diverse riprese nel corso del primo decennio di attività.

e) Sensibilizzazione e sviluppo del ruolo degli stakeholder In molte occasioni l’Osservatorio ha costituito una sede privilegiata per l’analisi e l’approfondimento del ruolo di soggetti sociali, economici e istituzionali nell’applicazione degli schemi di certificazione volontaria. In particolare, ricordiamo il seminario “Ambiente e interme-diari finanziari: realtà e mito di un rapporto da costruire”

(2000), che ha approfondito il ruolo che i diversi operatori del settore finanziario (banche, fondi di investimento ecc.) svolgono o potrebbero svolgere nel fornire un impulso alla diffusione dei sistemi di gestione ambientale. Hanno partecipato al seminario alcuni istituti di credito nazionali ed esteri che hanno avviato iniziative inerenti tematiche ambientali, rappresentanti dell’ABI e ricercatori che hanno approfondito questa tematica.In seguito all’emanazione della Direttiva 2004/35/CE sul danno ambientale, inoltre, l’Osservatorio ha condotto un approfondimento di ricerca mirato a studiare le possibili implicazioni della Direttiva sulla gestione ambientale, non-ché il possibile utilizzo del sistemi di gestione ambientale come garanzia di “assicurabilità” per le aziende certificate e il conseguente ruolo delle società assicurative; la ricerca ha approfondito la legislazione in materia di danno ambientale, l’evoluzione della disciplina e le principali innovazioni della Direttiva 35, nonché l’assicurabilità dei danni all’ambiente rispetto all’attuale sistema normativo e in prospettiva.Nel corso del periodo 2005-2007, infine, l’Osservatorio ha condotto il progetto “Il ruolo degli Enti locali e delle Pubbliche Amministrazioni nello sviluppo degli schemi di certificazione ambientale volontaria EMAS e ISO 14001” in collaborazione con Qualitambiente - Associazione dei Ter-ritori Certificati (che riunisce le Pubbliche Amministrazioni dotate di certificazione ambientale in Italia).

Un volume recentemente edito da EGEA (intitolato “I Si-stemi di Gestione Ambientale tra passato e futuro”) intende celebrare il decennale dell’Osservatorio, proponendo una summa dei risultati delle ricerche e delle sperimentazioni che sono state condotte in questo arco temporale. I contenuti del volume rappresentano una sintesi ragionata dei diversi filoni di attività sopra descritti, organizzati secondo una “scaletta” di chiavi di lettura ritenute particolarmente interessanti per valutare e comprendere il passato e il futuro dei sistemi di gestione ambientale. La trattazione spazia pertanto dalle chiavi di lettura più metodologiche (l’approccio per l’iden-tificazione e la valutazione degli aspetti indiretti, il tema dell’uso degli indicatori nell’ambito del sistema), alle analisi di “impatto” dei sistemi di gestione (sulla competitività, sulla normativa), fino all’approfondimento di particolari ambiti di applicazione dei sistemi, quali ad esempio la dimensione applicativa territoriale e distrettuale. Le tematiche che orbita-no intorno al fulcro dei sistemi di gestione ambientale sono approfondite attraverso la rielaborazione, razionalizzazione e, in molti casi, aggiornamento, allo stato dell’arte, dei risul-tati di differenti attività dell’Osservatorio, condotte in diverse riprese nell’arco del primo decennio di attività.

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SERVIZI AMBIENTALI

Sono sempre più al top i Comuni ma-ceratesi che hanno aderito al progetto di raccolta differenziata porta a porta attivato dal COSMARI, che attualmente coinvolge circa 150 mila abitanti di 15 diverse città e paesi.Infatti nel corso della Manifestazione “Comuni Ricicloni 2009” promossa da Legambiente e tenutasi nei giorni scorsi a Roma, all’Hotel Quirinale, sia il COSMARI che i Comuni sono stati premiati per gli ottimi risultati raggiunti lo scorso anno.Il COSMARI ha ricevuto il Premio speciale per il miglior sistema innovativo di gestio-ne domestica dell’organico. In particolare, “il Consorzio COSMARI - come si legge nella motivazione - è stato premiato per

essersi distinto per diversi anni per l’eccel-lenza del sistema adottato nei 52 comuni della provincia di Macerata”.Nel 2008 la qualità del sistema di raccol-ta ha permesso infatti di intercettare un consistente quantitativo di frazione orga-nica dei rifiuti solidi urbani - pari a circa 17.230 tonnellate - in un bacino di circa 262.800 abitanti ed abbattere in questo modo 3.618 tonnellate di emissioni di CO

2. Il premio, ritirato dal Presidente

Fabio Eusebi, dal Vicepresidente Da-niele Sparvoli e dal Direttore Giuseppe

Giampaoli, è stato assegnato a quattro anni dall’introduzione del sistema areato di raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.I Comuni che hanno adottato tale si-stema sono oramai circa 450, sparsi su tutto il territorio italiano.Novamont spa ha premiato il COSMA-RI a seguito dei risultati conseguiti con l’impiego del contenitore areato, in associazione con il sacchetto in mater-bi, grazie anche alla promozione delle Ecofeste.Grande successo anche per il Comu-ne di Montelupone che si è classificato al primo posto in Italia nella classifi-ca stilata in base all’indice di buona gestione nei Comuni sotto i 10 mila

abitanti - Area Centro. Montelupone, 3.565 abitanti con una raccolta diffe-renziata media del 75%, ha ottenuto un indice dell’80,08, riducendo le emissioni di 106,4 kg di CO

2 pro capite. Ottimi

piazzamenti, a livello nazionale, anche per i Comuni di:- Loro Piceno giunto al quarto posto,

2.510 abitanti, raccolta differenziata al 62,1%, indice 64,98, 88,2 kg di CO

2

risparmiati pro capite;- Urbisaglia classificatosi sesto, 2.780

abitanti, 64,6% la percentuale di rac-

colta differenziata, indice 60,52, 114,7 kg di CO

2 pro capite risparmiati;

- Camerino, al 16° posto, 7.091 abitanti, 54,3% la raccolta differenziata, 49,54 l’indice di buona gestione, 129 kg di CO

2 pro capite risparmiati.

Potenza Picena, invece, è risultata esse-re il primo Comune italiano, sopra i 10 mila abitanti - Area Zona Centro - per il miglior indice di buona gestione: 15.950 abitanti, 66,4% di raccolta differenziata, indice 64,62, 150 kg di CO

2 pro capite

di emissioni risparmiate.Ottima la performance di San Severino Marche che, seppur soltanto con una parte della popolazione coinvolta nel porta a porta, si è classificata al quarto posto, 13.088 abitanti, 51,3% la raccolta

differenziata, indice 54,28, 152,2 kg di CO

2 pro capite risparmiati.

Va sottolineato che l’indice di buona gestione è un “voto” alla gestione dei rifiuti urbani nei suoi molteplici aspetti: recupero di materia, riduzione del quan-titativo di rifiuti prodotti, sicurezza dello smaltimento, efficacia del servizio.Per migliorare il proprio indice di buona gestione un Comune deve quindi porre attenzione non solo all’incremento della percentuale di raccolta differenziata, ma anche alla diminuzione della produzione

di Luca Romagnoli

“COMUNI RICICLONI 2009”: NUMEROSI IRICONOSCIMENTI OTTENUTI DAI COMUNI MACERATESIE DAL COSMARI PER IL “PORTA A PORTA”Al primo posto in Italia, nelle rispettive classifiche, i Comuni di Montelupone e Potenza Picena

COSMARI

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pro capite totale di rifiuti, all’incremento della raccolta differenziata dei RUP (Ri-fiuti Urbani Pericolosi), alla promozione del compostaggio domestico, alla sicu-rezza dello smaltimento e dell’efficacia del servizio. L’indice di buona gestione, compreso tra 0 e 100, è calcolato a par-tire dai valori di 23 diversi parametri, scelti dalla giuria.Molto soddisfatti dei risultati conseguiti Il Presidente Eusebi, il Vicepresidente Sparvoli e il Direttore Giampaoli che hanno sottolineato come questi ricono-scimenti sono l’ennesima dimostrazione della qualità e dell’efficienza del servizio di raccolta differenziata “porta a porta” che, in poco tempo, grazie alle siner-gie con la Provincia di Macerata (era presente alla cerimonia di premiazione anche l’Assessore provinciale Nazzare-no Agostini) e con le Amministrazioni comunali coinvolte ed all’ottima colla-borazione dei cittadini, ha consentito di aumentare la raccolta differenziata media, su base provinciale, su valori su-periori al 50%, recuperando sempre più carta, cartone, plastica, alluminio, vetro, rifiuti organici e oli vegetali esausti, di-minuendo di molti punti percentuale

la quantità dei rifiuti da abbancare in discarica. Siamo certi che, anche per il prossimo anno, viste anche le perfor-mances che stanno ottenendo i Comuni ed in considerazione dell’ampliamento dei servizi, il COSMARI ed i Comuni maceratesi sapranno raggiungere nuovi traguardi e conquistare nuovi importanti riconoscimenti.“Questi importanti riconoscimenti as-segnati ai Comuni di Montelupone e Potenza Picena, oltre che al COSMA-RI - ha sottolineato il Presidente della

Provincia di Macerata Franco Capponi - pongono l’intero territorio provinciale ai vertici nazionali della raccolta dif-ferenziata e testimoniano in maniera eccellente la grande attenzione che noi maceratesi poniamo nella cura e nella preservazione dell’ambiente in cui vivia-mo. Tutti i cittadini maceratesi hanno, per così dire, innestato una “marcia virtuosa” rivolta alle buone pratiche della differenziazione, raggiungendo, grazie al servizio domiciliare “Porta a Porta” importanti percentuali di raccol-ta differenziata, che in alcuni casi sono addirittura superiori all’80%. Come ab-biamo ribadito più volte per migliorare è indispensabile continuare a considerare i rifiuti una risorsa e contemporanea-mente dobbiamo provare a ridurre la produzione degli stessi per cercare di di-minuire la quantità di scarti da smaltire in discarica. Sono sfide che tutti insieme possiamo vincere anche in virtù del fatto che la provincia di Macerata può conta-re sugli impianti e i servizi di Cosmari e Sintegra. Il nostro consorzio, di cui fanno parte tutti i comuni maceratesi, investe continuamente in tecnologia, eroga servizi di qualità, riuscendo a

mantenere i costi su livelli non gravosi per i cittadini.Una sempre più stretta sinergia tra Pro-vincia, Comuni e COSMARI ci consentirà di ampliare ad altri comuni il servizio Porta a Porta, di continuare nella nostra politica di sensibilizzazione sulla raccol-ta differenziata, cercando di percepire le esigenze dei cittadini e delle attività economiche del territorio, rispondendo ai loro bisogni, con servizi sempre più moderni ed efficenti”.Comuni Ricicloni 2009 è stato realizzato

da Ecosportello Rifiuti, lo sportello infor-mativo di Legambiente per le pubbliche amministrazioni sulle raccolte differen-ziate, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in collaborazione con: Conai, Federambiente, Fise Assoambiente, Anci, Cial, Comieco, CoRePla, CoReVe, Rile-gno, Ecodom, Ecolamp, Re.media, Achab Group, Novamont, Consorzio Italiano Compostatori, Scuola Agraria del Parco di Monza e la rivista Rifiuti Oggi.

Da sottolineare che nel corso della ma-nifestazione dei Comuni Ricicloni si è evidenziato che finalmente c’è una Italia che ha innestato la marcia virtuosa della legalità, delle buone pratiche a livello eu-ropeo e della protezione dell’ambiente, che vuol dire anche ritorno economico. Questo è stato possibile grazie a due fattori: un’industria efficiente del riciclo storica-mente presente in Italia, povera di materie prime; e un sistema industriale di produttori e utilizzatori di imballaggi che, in virtù di una buona legge, ha saputo assumersi la responsabilità più volte affermata dall’Unio-ne europea: chi inquina paga.

Consorzio Obbligatorio Smaltimento RifiutiSede legale e operativaLoc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC)Tel. 0733 203504 - fax 0733 [email protected] - www.cosmari.sinp.net

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INNOVAZIONE E RICERCA

Ad un forno solare il premio del Concorso per prodottiefficienti energeticamente e a basso consumo di risorse

“KYOTO BOX”Semplice e innovativa soluzione per contrastare il global warming

Un Forno Solare ha vinto il premio di 51.000 sterline del concorso “Climate Change Challenge” per la soluzione più innovativa in grado di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.Il concorso, organizzato da Financial Times e Forum for the Future (ONG che sostiene le imprese nell’elaborazione di strategie per lo sviluppo sostenibile) e sponsorizzato da Hewlett-Packard, attraverso la sua società HPE eco solu-tions programme che progetta prodotti efficienti dal punto di vista energetico e a basso consumo di risorse, ha visto la partecipazione di oltre 300 progetti, tra i quali una giuria composta da dirigenti di azienda ed esperti di cambiamenti cli-matici (tra gli altri, Sir Richard Branson proprietario di Virgin e il Dott. Rajen-dra Pachauri, Direttore dell’IPCC), ha via via selezionato le proposte, fino a giungere a 5 finaliste, tra cui il pubblico (15.000 persone hanno espresso il loro voto su un apposito sito web) ha dato una chiara preferenza al “Kyoto Box”, quantunque anche gli altri siano merite-voli di grande attenzione (vedi Box).A colpire l’attenzione dei giurati e del pubblico è stato probabilmente la ge-nialità della proposta e la sua semplicità di costruzione.Il “Kyoto Box” elimina contemporanea-mente gli effetti dannosi che si registrano quando si cucina con il fuoco nei Paesi in via di sviluppo:

- la perdita di tempo legata alla ricer-ca del combustibile (di solito legno o sterco);

- le conseguenze sulla salute per effetto dell’inalazione di fumo che provoca malattie respiratorie e del mangiare alimenti che hanno un contatto di-retto con la fiamma;

- le emissioni di particelle di parti-celle che in atmosfera provocano le nubi marroni - Atmospheric Brown Clouds (ndr: per l’eventuale appro-fondimento su questo fenomeno, si segnala: “Le emissioni continuano a crescere. In Asia preoccupa il fe-nomeno delle nuvole marroni” in Regioni&Ambiente, n. 11, novembre 2008, pag. 12 e segg.);

- la deforestazione conseguente alla necessità di tagliare alberi.

Il suo inventore Jon Böhmer, un imprenditore di origine norvegese tra-piantato in Kenya, dove il “potenziale energetico del sole è triplo rispetto al Nord- Europa - come egli stesso ha osservato in un blog, pubblicato l’8 Novembre 2008 - e non vi sono dazi o IVA per prodotti ad energia solare, e il 90% della popolazione è priva di energia elettrica”.

In sintesi, si tratta di due scatole di cartone una dentro l’altra. La scatola interna che contiene la pentola viene verniciata in nero, onde assorbire più

facilmente i raggi del sole, e ricoperta con una pellicola di acrilico in modo da intrappolare il calore, mentre quella esterna viene rivestita di carta stagnola per far aumentare la concentrazione di energia.Dopo un’esposizione di due-tre ore al sole, il “forno” è in grado di portare in ebollizione 10 litri di acqua. Non c’è pericolo che prendano fuoco perché occorrerebbero 200 °C.Oltre a cucinare, Kyoto Box permette di sterilizzare l’acqua, rendendola potabile, specialmente in quelle aree dove la mancanza di una rete idrica provoca la morte di milioni di bambini che hanno bevuto acqua infetta e dove tuttora 2 mi-liardi di individui utilizzano la legna da ardere, come combustibile primario.“Un sacco di scienziati stanno stu-diando come trasportare le persone su Marte. Io ero alla ricerca di qualcosa di più semplice e basilare - ha com-mentato Böhmer, dopo aver appreso la notizia dell’assegnazione del pre-mio - Non voglio vedere ulteriormente un’ottuagenaria che trasporta 20 Kg di legno sulle spalle per il fabbisogno quotidiano”.Erano 5 anni che Jon tentava di trovare una soluzione economica, ecologica ed efficiente per generare energia nei Paesi in via di sviluppo, ma non pensa-va certo che quella “cassetta” costruita durante un week-end insieme alle sue

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due bambine, dal costo di meno di 6 dollari potesse avere un successo ta-le da ricevere milioni di prenotazioni da ogni parte del mondo, anche dagli USA.“Quel che è veramente innovativo è l’aspetto di produzione di massa - ha dichiarato Böhmer - Siamo in grado di utilizzare le fabbriche di cartone già esistenti per cominciare a fare migliaia e migliaia di fornelli ogni mese”.

GLI ALTRI PROGETTI FINALISTI

Black Phantom (Carbonscape, Nuova Zelanda/Regno Unito), una macchina che trasforma il legno e materiale organico in carbonella di alta qualità da usare come fertilizzante o da bruciare come carburante nelle centrali elettriche o nelle cucine a stufa. In alternativa, questa forma alta-mente stabile di carbonio può essere sotterrato in serbatoi di carbonio (CO2 capture&storage).

Deflecktors (ADEF Ltd, USA), l’applicazione di coperture alle vacuità delle ruote degli autocarri per ridurre l’effetto di trascinamento, consuman-do il 2%in meno di carburante. Il tessuto leggero e poco costoso, offre anche l’opportunità di far soldi come spazio pubblicitario.

Hollow (Loughborough University, Regno Unito), una piastrella da soffitto che sfruttando l’evaporazione dell’acqua immagazzinata nella piastrella, permette il raffreddamento di un edificio con un uso minimo di energia, sostituendo i tradizionali condizionatori.

Mootral (Neem Biotech, Regno Unito), un mangime complementare per il bestiame, derivante dall’aglio, che riduce fino al 12% le emissioni di metano di mucche e pecore, che sono responsabili del 20% delle emissioni globali di gas ad effetto serra.

L’obiettivo che si prefiggeva il concor-so, infatti, era di premiare le invenzioni che avessero una facile e diffusa im-plementazione e non avessero avuto l’attenzione delle industrie.Ora con il premio, una fabbrica di Nai-robi si è offerta di produrne 2,5 milioni al mese.Böhmer, che ha fondato la società Kyoto Energy Ltd in Kenya, ha anche progettato una versione più resistente,

a base di plastica riciclata, che potrà essere prodotta solo se i costi saranno accessibili per utenti indigenti.L’idea di cucinare utilizzando i raggi del sole era stata vagheggiata per secoli dall’uomo e in un libro, pubblicato nel 1960 da Corpo di Pace, era presente un progetto di fornello solare.Negli anni ’70 erano state due ame-ricane, Barbara Kerr e Sherry Cole, a promuovere un fornello solare, dando vita insieme ad alcune ONG, a Solar Cookers Box International, un orga-nismo no-profit per sviluppare dei progetti.“Siamo felici che il signor Böhmer abbia ripreso gli intenti delle 95 orga-nizzazioni aderenti - ha dichiarato il Presidente dell’ONG Patrick Widner - Sarebbe un piacere lavorare con lui in Kenya dove stiamo promuovendo l’uso di fornelli solari da 10 anni”.“La Cassetta di Kyoto ha le potenzialità per trasformare la vita di milioni di persone - ha dichiarato Peter Madden, Direttore di “Forum for the Future” - È un modello che può essere replicato facilmente e distribuito in maniera si-gnificativa in un certo numero di Paesi in via di sviluppo”.Böhmer spera di poter ottenere finanziamenti da parte del mercato in-ternazionale del carbonio, dimostrando che l’utilizzo del Kyoto Box riduce le emissioni di gas climalteranti e, quindi, poter ottenere “crediti” da vendere a Paesi ed imprese occidentali.

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AGENDA 21

Più del 75% di tutta l’energia si consuma nelle aree urbane, dove vive quasi il 75% della popolazione italiana; dalle città viene l’80% delle emissioni antropiche, dirette e indirette, di gas serra; il settore civile assorbe circa il 40% dell’energia totale, principalmente per la gestione energetica degli edifici; il 70% del patrimonio edilizio nelle regioni del Nord Italia presenta consumi di energia primaria più che doppi rispetto alla classe minima di efficienza energetica; nel nostro paese i servizi pubblici, con particolare riferimento alle reti idriche e al ciclo dei rifiuti, consumano grandi quantità di energia e sprecano risorse strategiche; il traffico urbano è respon-sabile del 35% delle emissioni di CO

2 da mobilità veicolare

e il 95% dei consumi energetici per mobilità è prodotto da moto, auto e veicoli commerciali privati; la temperatura media in Italia è aumentata negli ultimi 50 anni di 1,4 °C e nelle città mediamente di più (a Milano 1,8 °C in soli 10 anni); nelle città la temperatura media supera di 1-2 °C quella delle aree rurali circostanti, con punte tra i 3 e i 5 °C e con la formazione delle isole di calore; nelle nostre città il traffico, gli impianti per il condizionamento termico degli edifici, le pavimentazioni di strade e spazi aperti aumentano le temperature e le concentrazioni degli inquinanti, mentre riducono l’assorbimento di acqua nel suolo.Alla luce di tutti questi inequivocabili dati risulta evidente che le città siano necessariamente gli ambiti strategici dove attuare politiche ed azioni a favore del clima e una trasfor-

LG ACTION: “AZIONE DI NETWORKING PER COINVOLGERE GLI ENTI LOCALI NEL DIBATTITO INTERNAZIONALE SU CLIMA ED ENERGIA”

a cura della Segreteria del CoordinamentoAgende 21 Locali Italiane

Summit mondiale di Copenhagen, 2-4 giugno 2009. Da sinistra a destra Lars Løkke Rasmussen, primo Ministro danese;Henning Jensen ed Erik Fabrin, LGDK; Paco Mancayo, Sindaco di Quito; Bertrand Delanoë, Sindaco di Parigi

mazione a favore delle energie sostenibili. Nello stesso tempo le amministrazioni degli enti locali e territoriali sono, in linea teorica, nella migliore posizione per combattere il cambia-mento climatico attraverso l’elaborazione di nuove strategie integrate, responsabili e partecipate. Sono infatti il livello di governo più vicino ai cittadini e potenzialmente dotate degli strumenti necessari per guidare il processo di trasformazione verso un’economia sostenibile e quindi in grado di sostenere efficacemente l’impegno dell’Unione Europea e internazionale per raggiungere gli obiettivi su clima ed energia. Le ammi-nistrazioni locali devono mettere al centro della loro azione la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la sicurezza energetica e lo sviluppo urbano sostenibile.Tuttavia un’azione locale efficace richiede efficaci condi-zioni di contesto, a livello nazionale e comunitario.Il progetto LG Action si prefigge di contribuire a mutare que-sta situazione che vede molti governi nazionali sottoscrivere impegni ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni climalteranti, ma maldisposti, se non contrari, ad attribuire agli enti locali un ruolo di partner nell’attuazione delle politiche necessarie a raggiungere gli obiettivi assegnati. LG Action è stato pensato con lo scopo di incoraggiare e promuovere il lavoro in rete degli enti locali su politiche e azioni per la protezione del clima e le energie sostenibili attraverso l’informazione, la mobilitazione, la presa di posi-zione e il riconoscimento, al fine di avocare agli enti locali

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e territoriali un maggiore sostegno e la predisposizione di condizioni di contesto più favorevoli.Più in dettaglio le linee d’azione del progetto prevedono di:- fornire informazioni agli enti locali, così da renderli con-

sapevoli della loro capacità e responsabilità per realizzare il cambiamento;

- mobilitare gli enti locali, mettendoli in rete e collegandoli ai percorsi nazionali, europei ed internazionali in atto per la protezione del clima;

- sostenere la posizione degli enti locali, identificandone i bisogni, sviluppando le posizioni e presentandole presso i governi nazionali ed europeo;

- richiedere il riconoscimento delle posizioni degli enti locali, rappresentandone le istanze presso i governi nazionali ed europeo, al fine di vedere riconosciuto il ruolo essenziale che gli enti locali devono giocare nel dibattito su clima ed energia.

Attraverso queste linee d’azione il progetto fornirà una vo-ce agli enti locali, migliorerà il dialogo tra livello locale e nazionale e soddisferà la richiesta degli enti locali di essere messi nelle condizioni di agire a favore del clima e di essere sostenuti nella loro azione.Tra gli obiettivi dichiarati del progetto:- informare un gran numero di enti locali europei (almeno

70.000) della loro capacità d’azione per il clima e l’energia attraverso un invito ad unirsi al crescente movimento di enti locali impegnati su questi fondamentali tematiche (Roadmap degli enti locali per il clima, vedi i riquadri);

- predisporre un processo aperto per raccogliere i contributi degli enti locali di tutta Europa per sviluppare una posizione comune su quegli aspetti che essi ritengono fondamentali per concretizzare l’azione per il clima e l’energia;

- presentare questa posizione comune e le sue articolazioni ai

governi nazionali ed europeo, come contributo a un proces-so di dialogo sulle direttrici future per guidare l’azione;

- ottenere il sostegno attivo da parte dei governi nazionali dell’Unione Europea dei rispettivi enti locali;

- attrarre l’attenzione degli attori nazionali lavorando at-traverso eventi di grande visibilità;

- attuare un’azione di pressione a livello nazionale, europeo ed internazionale sulla necessità di sostenere gli enti locali affinché si impegnino per una decisa e forte azione per la transizione verso l’energia sostenibile, diano attuazione agli impegni e documentino l’attività svolta e i risultati raggiunti.

LG Action è coordinato dal Segretariato Europeo di ICLEI – Governi locali per la sostenibilità, e include nel consorzio dei partner LGDK (associazione degli enti locali danesi), ACR+ (associazione delle città e delle regioni per il riciclo e la gestione sostenibile delle risorse), il Centro Ambientale Regionale per l’Europa Centrale e Orientale (REC) e Coor-dinamento Agende 21 Locali Italiane.Il progetto è cofinanziato al 75% da Intelligent Energy Europe della Commissione Europea e avrà una durata di 25 mesi (fino a maggio 2011).

Per maggiori informazioni: www.iclei-europe.org/lg-action.

LA ROADMAP DEI GOVERNI LOCALI PER IL CLIMAÈ un processo partecipato che coinvolge gli enti locali di tutto il mondo per esprimere una posizione comune e condivisa in vista della COP 15, la Conferenza sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite che si terrà a Copenhagen nel dicembre 2009 e nella quale verrà negoziato e, auspicabilmente, adottato il nuovo protocollo sul clima post-Kyoto, in vigore dal 2012.La roadmap è stata lanciata a Bali nel dicembre 2007 in una delle sessioni parallele della COP 13. Nell’ambito del processo partecipato della roadmap le reti di enti locali cooperano e coordinano le loro attività, sviluppano posizioni condivise su temi chiave, sostengono queste posizioni nei confronti di governi nazionali e Nazioni Unite, media e stakeholder, si fanno promotori di queste posizioni anche attraverso i loro associati e partner a livello nazionale e internazionale.Dopo diversi incontri per identificare le priorità e condividere gli obiettivi, nei primi mesi del 2009 ha preso avvio la fase di elaborazione di documenti tematici e di azione di lobby e negoziazione con i governi nazionali. Nell’ambito del Summit mondiale delle città sul cambiamento climatico, svoltosi a Copenhagen dal 2 al 4 giugno, e dopo tre giorni di serrati confronti fra amministratori e sindaci provenienti da 60 Paesi, è stato predisposto un documento ufficiale condiviso in cui si chiede che le città e i territori vengano inseriti a pieno titolo come attori protagonisti nel nuovo accordo mondiale sul clima e possano avere un ruolo attivo nell’attuazione degli impegni previsti. La prossima, cruciale tappa della roadmap è Copenhagen dicembre 2009, il Summit dei Sindaci sul Clima, in contemporanea ai lavori della COP15.

Per maggiori informazioni: www.iclei.org/climate-roadmap.

LA CARTA DELLE CITTÀ E DEI TERRITORI D’ITALIA PER IL CLIMAIl Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, in collaborazione con ANCI e UPI e con il contributo di tutti i suoi soci e partner, è il promotore di un percorso partecipato per predisporre una posizione comune delle città e dei territori italiane sulle politiche locali a favore del clima.L’obiettivo è quello di vedere riconosciuto a Comuni, Province e Regioni il ruolo di protagonisti nell’attuazione di iniziative e interventi sistematici per l’efficienza e il risparmio energetico, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’assorbimento delle emissioni di CO2. Riconoscimento di un ruolo ovvero attribuzione sia di responsabilità (in termini di obiettivi da raggiungere) ma anche di strumenti per essere messi nelle condizioni di agire. Al governo nazionale non si chiedono trasferimenti di risorse ma la possibilità per gli enti locali e territoriali di investire per l’eco-efficienza, superando la miopia del patto di stabilità, e di accedere ai meccanismi dell’Emission Trading e al mercato dei Titoli di Efficienza Energetica.La Carta delle città e dei territori d’Italia per il clima, presentata a Roma il 3 aprile e a Copenhagen il 2 di giugno nell’ambito del Summit dei Governi Locali sui cambiamenti climatici, si inserisce come “contributo italiano” nella roadmap dei governi locali di tutto il mondo per il clima, in preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite di dicembre a Copenhagen.

Per maggiori informazioni e scaricare il testo della Carta: www.a21italy.itPer aderire alla Carta inviare una mail a: [email protected]

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AMBIENTE E ARTE

di Alberto Piastrellini

L’incisore e pittore urbinate, maceratese d’adozione, racconta il suo rapportocon la Natura in occasione di una personale che celebra i suoi 60 anni di vita

LʼALBERO DELLA VITA: SUGGESTIONIGRAFICHE NELLʼOPERA DI CARLO IACOMUCCI

Questo mese la Rubrica Ambiente & Ar-te, ospita una intervista esclusiva ad un riconosciuto artista marchigiano, molto apprezzato anche oltre i confini nazionali: Carlo Iacomucci.Un maestro che pur padroneggiando le tecniche, forse più consuete della pittu-ra e del disegno, da vari decenni si è specializzato nell’arte dell’incisione.L’occasione è offerta dalla mostra per-sonale: “Il Ricordo nel Segno”, che la città di Macerata, sua patria d’elezione, ha voluto dedicare per i 60 anni di vita del maestro.La mostra, a cura del critico, Lucio dal Gobbo, avrà luogo dal 3 al 20 settembre presso lo spazio espositivo: Galleria An-tichi Forni (Centro Storico di Macerata) e presenterà una serie di 60 disegni a penna a china accomunati da un sog-

getto albero-antropomorfo, per la cui illustrazione abbiamo ritenuto doveroso dare voce allo stesso Autore.

Sig. Iacomucci, lei è urbinate di nascita e maceratese di adozione. C’è un filo rosso che lega le due province e i due territori; è quell’on-dulazione ininterrotta del paesaggio collinare marchigiano.Quanto di questo paesaggio, o la sua proiezione interiore, rientra nella sua produzione?Direi moltissimo, mi ha sempre affasci-nato l’idea del “movimento” insito nel paesaggio marchigiano; uno skyline continuo, molto morbido e soprattutto mai statico; sicuramente evocativo.Poi sono cresciuto, ho studiato e mi sono formato fra queste colline, nel

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Montefeltro.È giocoforza che chi è nato e vissuto in que-sta terra non può non amare e apprezzare questo paesaggio con tutte le sue tradizioni, culture, storie…

Cosa ricorda della sua Urbino?Lo studio, la for-mazione in quella incredibile palestra e fucina artistica che è stata ed è tuttora la Scuola del Libro.Un ambiente dove l’arte si respira continuamente e si è costantemente a contatto con i grandi maestri del passato e con le loro esperienze.Poi, è ovvio, la vita porta l’individuo a fa-re e scoprire nuove esperienze; da Urbino mi sono spostato a Lecce per insegnare alla locale Accademia di Belle Arti, di lì a Varese, infine a Macerata, dove risiedo ed ho insegnato dal 1985 al 2008.

Torniamo alle suggestioni del paesaggio. Non le sembra che

questo, almeno nelle Marche rispetto a quanto si può osservare in altre regioni, assuma continuamente un aspetto “educato”, quasi scolpito dall’uomo… Una sorta di grande tavolozza all’aperto?Certamente, direi che le Marche, assieme con le vicine Umbria e

Toscana, rappresentino un ideale del paesaggio, non a caso celebrato fin dal Rinascimento.Ovviamente ci sono delle differenze sostan-ziali fra il paesaggio del Montefeltro e quello del macerate-se, tuttavia quello che colpisce l’occhio è la continua vicinanza, pur nella lontananza, di am-

bienti diversi: il mare, le montagne, le colline…

E poi, ovunque vaghi con lo sguardo, si ha sempre

l’impressione di assistere ad una continua teoria di orti e

giardini, non già campi coltivati.Non a caso, molti paesi marchigiani

sono veri e propri “balconi” affacciati sul panorama; penso alla classica Cingoli, ma anche a Treia - da dove viene mia moglie - la mia stessa città natale e quella d’adozione, Macerata.

Qual è il peso che il soggetto ambien-tale, in senso lato, assume nella sua produzione incisoria e pittorica?Innanzi tutto chiarisco che non mi piace

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“copiare”, riprodurre la realtà tal quale. A me piace “ricordare”, evocare.Non a caso nelle mie opere figurano dei flash, dei ricordi, delle impressioni; lad-dove una semplice linea può essere una collina, così come una serie di linee può rievocare un susseguirsi di colline. Poi vi sono altri elementi che inserisco per dare vita e movimento alle immagi-ni che costruisco: sono segni, “petali”, gocce, aquiloni… Simboli che evocano suoni, profumi, ricordi e rimandano ad un vissuto personale e collettivo.Proprio come nel caso dell’aquilone, questo oggetto che ho cominciato ad inserire in quasi tutte le mie opere a partire dalla fine degli anni ’80 e che rimanda alla mia Urbino, al testo di Giovanni Pascoli e alla mia particolare concezione di libertà e speranza.Ecco: nelle mie opere una linea può anche essere una collina e un fiore po-trebbe non essere necessariamente un fiore, ma un segno di qualcos’altro…

Osservando molte delle sue opere si ha l’impressione di una volontà tesa a suggerire l’esistenza di una quarta dimensione al di là della prospettiva classica, quasi a voler stimolare altri sensi e non già solo gli occhi…Sì, questo rientra nel mio modo di approcciare la realtà suggerendo altre possibili letture.Piogge di colore, foglie o petali o gocce non solo suggeriscono l’idea del movi-mento, del suono, liberando l’opera dalla rigidità geometrica del “quadro”, ma dan-no luogo, altresì ad ulteriori letture.In alcuni casi, quando lo spazio me lo consente, tendo ad inserire sette “segni” che, per me, significano e rap-presentano i 7 colori che compongono la luce visibile.Alcune mie opere di parecchi anni fa rappresentavano foglie disperse nell’aria per suggerire l’idea di una Na-tura che vuole affrancarsi dal legame con la Tecnologia alla quale l’Uomo l’ha sottomessa…

Maestro, fra poche settimane la città di Macerata le dedicherà una mostra particolare che celebra i suoi sessan-ta anni di vita e proprio “l’Albero della Vita” è l’immagine simbolo dei 60 disegni a penna a china che gli spettatori potranno osservare. Cosa vuole raccontare attraverso lo sguardo di questi alberi antropo-morfi che costituiscono il soggetto principale di questa serie?

Dunque, questa avventura è iniziata cinque anni fa, in occasione della mia partecipazione ad una collettiva inter-nazionale nel sud della Francia dove, ogni artista era chiamato ad interpretare il soggetto “collina”. In quell’occasione realizzai l’idea della collina attraverso una successione di alberi in prospettiva e finito il lavoro mi sono accorto che gli alberi realizzati, involontariamente, avevano assunto un profilo umano.La ricerca che presenterò nella mostra di Macerata, e che ha avuto una lunga gestazione, è iniziata così, quasi per caso, cercando di sviluppare l’idea di alberi antropomorfizzati, uomini-alberi o alberi-uomini; aureolati, impercetti-bilmente cinti d’alloro: saggi e sapienti osservatori della realtà umana… Non già figure distanti e aliene, ma simboli dell’Uomo comune col suo bagaglio di esperienze, emozioni, quotidianità.

In un’epoca fin troppo abusata dall’invadenza delle immagini, qual è la nostra, quale valore può ancora avere l’artigianalità del lavoro arti-stico, dall’incisione alla pittura, al disegno?Per rispondere parto proprio dal titolo della mostra: “Il Ricordo nel Segno”.La volontà è quella di rimandare non

solo alla mia formazione artistica, ma a quella di quanti mi hanno precedu-to. E per quanti iniziano un percorso artistico, la regola è sempre quella: il disegno, l’abc della pittura, dell’in-cisione, della grafica, della scultura, dell’architettura… Tutti hanno iniziato col disegnare.Guarda caso, per questa mostra si è voluto presentare solo disegni.È un messaggio: oggi la tecnologia e la padronanza di certi mezzi permette di ottenere grandi effetti con procedu-re meccaniche e questo ingenera una sovrapproduzione di opere grafiche, pitture, performance cromatiche, ma si disegna pochissimo.Per l’incisione il discorso è ancora più complesso, in particolare per quanto concerne la calcografia e le sue tecni-che: acquaforte e acquatinta.Sono modalità espressive che impon-gono tempi lunghi, scelte di nicchia, lontane dalle vetrine del mercato; non sono tecniche che si possono improv-visare…Ecco, per rispondere alla sua domanda, posso dire che il valore della produzio-ne artistica manuale, oggi, sta proprio nella sua artigianalità e nella formazio-ne continua sottesa al raggiungimento della padronanza delle tecniche.

Carlo Iacomucci è nato a Urbino nel 1949, vive e opera Macerata . Nella sua città natale riceve la prima formazione artistica presso l’Istituto Statale d’Arte meglio conosciuto come “Scuola del Libro”. Negli anni 1969 e 70 vive a Roma dove, frequenta stampe-rie d’arte, studi e ambienti artistici; matura quindi la passione per l’incisione e, in modo particolare, per l’acquaforte. L’interesse per l’incisione è tale da indurlo ad iscriversi al Corso Internazionale della Tecnica dell’Inci-sione Calcografica tenuto a Urbino dal Prof. Walter Piacesi. La necessità di approfondire lo stimola a frequentare poi la sezione di pit-tura dell’Accademia di Belle Arti ad Urbino. Nel 1973 dopo due anni di frequenza, lascia l’Accademia di Urbino perchè è chiamato ad insegnare Anatomia Disegnata all’Accade-mia di Belle Arti di Lecce. Dal 1974 al 1985

opera a Varese dove insegna Figura Disegnata presso il locale Liceo Artistico Statale. Fa parte dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese e scambia utili esperienze con altri artisti che gli permettono di approfondire il suo impegno artistico, e contempo-raneamente partecipa a numerose mostre ottenendo riconoscimenti che lo spingono ad intensificare la sua ricerca sia nel campo pittorico che in quello dell’incisione. Dal 1985 al 2008 è titolare della cattedra per l’insegnamento di Discipline Pittoriche (Disegno dal Vero ed Educazione Visiva) presso l’Istituto d’Arte di Macerata. Numerose dal 1972 ad oggi le mostre personali tenute in Italia e all’estero. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private.Per contatti: www.carloiacomucci.it

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COMMISSIONE EUROPEAInvito a presentare proposte per azioni nel settore dell’ecoinnovazione del Programma quadro per la competitività e l’innovazione(GUUE C 89 18/04/2009)

L’Agenzia Esecutiva per la Competitività e l’Innovazione (EACI) ha pubblicato un invito a presentare proposte CIP - Progetti pilota e progetti di prima applicazione commer-ciale nel campo dell’innovazione e dell’ecoinnovazione. L’invito è stato pubblicato nell’ambito del Programma Com-petitività e Innovazione al fine di sostenere “ogni forma di innovazione che mira al progresso dimostrabile e significa-tivo verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, attraverso la riduzione dell’impatto sull’ambiente o il raggiungimento di un uso responsabile e più efficiente delle risorse natura-li, compresa l’energia.

Finalità- Promuovere l’adozione di approcci nuovi e integrati

all’eco-innovazione in campi come la gestione ambien-tale e prodotti, servizi e processi ecocompatibili;

- Incoraggiare l’adozione di soluzioni ambientali aumen-tandone l’assorbimento nel mercato e rimuovendo le barriere che ostacolano la penetrazione nel mercato. Le soluzioni devono comprendere prodotti, processi, tecno-logie e servizi;

- Aumentare le competenze d’innovazione delle PMI.

AzioniIl presente invito supporta progetti volti a raggiungere gli obiettivi sopraindicati. Alcune aree sono considerate priori-tarie non solo a causa della loro importanza sulla protezione ambientale e i mercati ecoinnovativi ma anche per l’atteso valore aggiunto di progetti nelle seguenti aree:

Materiali di riciclaggioSono considerati centrali nella politica ambientale dell’UE per ridurre e contrastare gli impatti negativi dei rifiuti sull’am-biente e sulla salute umana. Le azioni nell’ambito di questo invito devono essere volte a:- Selezionare meglio i processi e i metodi per i rifiuti ma-

teriali, rifiuti edilizi, rifiuti commerciali/industriali, rifiuti riciclabili o potenzialmente riciclabili da attrezzature elet-triche o elettroniche e veicoli fuori uso;

- Prodotti innovativi che usano materiali riciclati o che fa-cilitano il riciclo di materiale, confronto sugli standard dei prodotti internazionali, requisiti di progetto avanzati e bisogni del consumatore di alta qualità;

- Innovazioni commerciali per rafforzare la competitività

delle industrie del riciclo, come le strutture di nuovi mer-cati per i prodotti di riciclo, catene di approvvigionamento o processi di fabbricazione o riciclaggio armonizzati.

EdificiIl settore edile è un settore complesso che abbraccia una serie di aspetti come la progettazione, la scelta di materiali, l’uso di risorse naturali come l’interazione con diversi con-testi socio economici, amministrativi.Questo invito a presentare proposte riguarda processi inno-vativi o prodotti come servizi per la costruzione o approcci integrati per i settori residenziali e non residenziali, che of-frono opportunità imprenditoriali in tutte le fasi -costruzione, mantenimento, riparazione, ammodernamento o demolizione di edifici-. Le azioni supportate sono:- Prodotti innovativi edili che mirano ad un uso più razionale delle risorse naturali e impatto ambientale ridotto, compreso i materiali e i processi di fabbricazione. Questo coprirà, ma non esclusivamente, prodotti composti da materiali non-tossici, riutilizzabili o riciclabili, elementi di costruzione basati su risorse rinnovabili o su materiali da fonti locali, materiali di isolamento gratuiti HFC e VOC, prodotti o ma-teriali a basso consumo energetico- rifiuti di costruzione e demolizione da riutilizzare e riciclare che riducono significativamente il bisogno per discariche e ulteriore estrazione di minerali. Tecniche di selezione innovative ed efficienti in termini di costi legati ai rifiuti di costruzione e di demolizione;- Sistemi idrici innovativi, compreso il risparmio d’acqua, riutilizzo di acque naturali, raccolta di acque piovane e riutilizzo, o green roof.

Settore alimentare e delle bevandeLa priorità sarà data a quei settori degli alimenti e delle be-vande con un altro impatto ambientale. Le azioni nell’ambito di questa priorità sono:- Prodotti innovativi e più puliti, compresi i metodi d’imbal-laggio e materiali, processi e servizi che mirano a risorse più efficienti. L’utilizzo di materia prima nel settore alimentare, che aumenta l’efficienza delle risorse e la produttività, ridu-ce i rifiuti bio-degradabili, e supporta la transizione verso un’economia biologica;- Prodotti innovativi e più puliti, processi e servizi che mi-rano alla riduzione dei rifiuti e emissioni gas a effetto serra, e/o aumentando il riciclaggio e rimessa:- Migliore efficienza nel consumo di acqua di un processo o la gestione dell’acqua eco-efficiente- Prodotti innovativi più puliti, processi e servizi che mirano a ridurre l’impatto ambientale del consumo di alimenti e be-vande, come i servizi di etichettatura o servizi logistici relativi all’imballaggio, decisioni di distribuzione e acquisti.

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Business verdi e acquisti intelligentiSaranno finanziati progetti che si occupano di:- approcci innovativi al sistema EMAS, comprese le fonti aumentate e aspetti dell’efficienza energetica e biodiversità o semplificazione in cluster o distretti industriali delle PMI;- supportare o implementare prodotti e servizi accessori e di attuazione che permettano la riduzione dell’impatto ambientale, seguendo i principi della politica integrata di prodotto e sulla base dell’approccio del ciclo di vita e in linea con le varie politiche documentate nel Piano di Azione sul consumo e produzione sostenibile e la politica soste-nibile industriale;- implementazione e miglioramento dell’uso dei criteri ambientali per le decisioni di acquisto delle imprese e am-pliamento del concetto di appalti verdi al settore privato;- ecologizzazione della produzione, sostegno a processi am-bientali innovativi con un alto potenziale di replicabilità.

La durata massima dell’azione è di 36 mesi.

BeneficiariLe candidature possono essere presentate da uno o più enti. I candidati devono essere persone giuridiche pubbliche o private, stabilite nel territorio degli Stati membri dell’UE, dei paesi EFTA SEE, dei paesi candidati che beneficiano della strategia della pre-adesione, i paesi dei Balcani oc-cidentali.

StanziamentoL’ammontare stanziato per questo invito a presentare pro-poste ammonta a 39 milioni di Euro.

FinanziamentoIl contributo del programma può coprire fino al 50% dei costi ammissibili di progetto.

ScadenzaIl termine ultimo per la presentazione delle proposte è il 10 Settembre 2009 per tutte le azioni.

Informazioni sull’invito e sulle modalità di presentazione delle proposte si trovano sul sito: http://ec.europa.eu/envi-ronment/etap/ecoinnovation/call_en.htm

COMMISSIONE EUROPEALIFE+ INVITO A PRESENTARE PROPOSTE 2009(GUUE C 111 15/05/2009)

È stato pubblicato dalla Commissione europea l’invito a presentare proposte per la procedura di selezione LIFE+ del 2009.

Obiettivi L’obiettivo generale del Programma LIFE+ è quello di contri-buire all’attuazione, aggiornamento e sviluppo delle politiche e delle normative comunitarie in materia di ambiente.

Beneficiari Le proposte devono essere presentate da enti pubblici e/o privati, soggetti e istituzioni registrati negli Stati membri dell’Unione europea.

Temi riguardanti l’avviso

1. LIFE+ Natura e biodiversità Obiettivo principale: proteggere, conservare, ripristinare, monitorare e favorire il funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche, al fine di arrestare la perdita di biodiversità, inclusa la diversità delle risorse genetiche, all’interno dell’UE entro il 2010.

2. LIFE+ Politica e governance ambientali Obiettivi principali: - Cambiamento climatico: stabilizzare la concentrazione

di gas ad effetto serra ad un livello che eviti il surriscal-damento globale oltre i 2 gradi centigradi.

- Acque: contribuire al rafforzamento della qualità delle acque attraverso lo sviluppo di misure efficaci sotto il profilo dei costi al fine di raggiungere un «buono stato ecologico» delle acque nell’ottica di sviluppare il primo piano di gestione dei bacini idrografici a norma della direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque) entro il 2009.

- Aria: raggiungere livelli di qualità dell’aria che non cau-sino significativi effetti negativi, né rischi per la salute umana e l’ambiente.

- Suolo: proteggere il suolo e assicurarne un utilizzo soste-nibile, preservandone le funzioni, prevenendo possibili minacce e attenuandone gli effetti e ripristinando il suolo degradato.

- Ambiente urbano: contribuire a migliorare il livello delle prestazioni ambientali delle aree urbane d’Europa.

- Rumore: contribuire allo sviluppo e all’attuazione di po-litiche sull’inquinamento acustico.

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Percentuali di cofinanziamento comunitario

1. Progetti LIFE+ Natura e biodiversità- La percentuale massima del sostegno finanziario comu-

nitario è pari al 50% delle spese ammissibili.- Eccezionalmente può essere applicata la percentuale mas-

sima di cofinanziamento del 75% delle spese ammissibili ai progetti riguardanti habitat o specie prioritari delle direttive «Uccelli selvatici» e «Habitat».

2. LIFE+ Politica e governance ambientali- La percentuale massima del sostegno finanziario comu-

nitario è pari al 50% delle spese ammissibili.3. LIFE+ Informazione e comunicazione- La percentuale massima del sostegno finanziario comu-

nitario è pari al 50% delle spese ammissibili.

Risorse finanziarieIl bilancio complessivo per le sovvenzioni di azioni per progetti nel quadro di LIFE+ nel 2009 ammonta a 250 mi-lioni di euro. Almeno il 50% di questo importo è assegnato a misure a sostegno della conservazione della natura e della biodiversità.L’importo indicativo per il 2009 degli stanziamenti finanziari per l’Italia è di 22.039.219 euro.

Presentazione delle domande e scadenzeLe proposte di progetto devono essere presentate alle auto-rità nazionali dello Stato membro nel quale il beneficiario è registrato entro il 15 settembre 2009 e saranno successiva-mente trasmesse dalle autorità nazionali alla Commissione entro il 22 ottobre 2009.Le proposte di progetto devono essere redatte su appositi moduli di domanda e trasmesse su CD-ROM o su DVD. I moduli e la guida alle domande, contenente spiegazioni dettagliate sull’ammissibilità e sulle procedure, sono dispo-nibili sul sito web della Commissione all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/life/funding/lifeplus.htm

ANCIContributi per la realizzazione dei nuovi centri di raccolta RAEE(G.U. n.72 del 22/06/2009)

ObiettiviRealizzazione di nuovi centri di raccolta rifiuti di appa-recchiature elettriche ed elettroniche e adeguamenti di quelli esistenti, nell’ambito dell’Accordo di programma del 2 febbraio 2008, sottoscritto da Ministero dell’Ambiente e

- Sostanze chimiche: migliorare, entro il 2020, la prote-zione dell’ambiente e della salute dai rischi costituiti dalle sostanze chimiche attraverso l’attuazione della normativa in materia di sostanze chimiche, in particolare il regola-mento (CE) n. 1907/2006 (REACH) e la strategia tematica su un utilizzo sostenibile dei pesticidi.

- Ambiente e salute: sviluppare l’informazione di base per le politiche in tema di ambiente e salute (Piano d’azione europeo per l’ambiente e la salute 2004-2010).

- Risorse naturali e rifiuti: sviluppare e attuare le politiche finalizzate a garantire una gestione e un utilizzo sostenibili delle risorse naturali e dei rifiuti e migliorare il livello di impatto ambientale dei prodotti, modelli di produzione e di consumo sostenibili, prevenzione, recupero e riciclaggio dei rifiuti; contribuire all’effettiva attuazione della strategia tematica sulla prevenzione e sul riciclaggio dei rifiuti.

- Foreste: fornire, soprattutto attraverso una rete di coor-dinamento a livello dell’UE, una base concisa e a largo spettro per le informazioni rilevanti per la definizione e l’attuazione di politiche relativamente alle foreste e ai cambiamenti climatici (impatto sugli ecosistemi forestali, mitigazione, effetti della sostituzione), biodiversità (infor-mazione di base e aree forestali protette), incendi boschivi, condizione di boschi e foreste e funzione protettiva delle foreste (acqua, suolo e infrastrutture) nonché contribuire alla protezione di boschi e foreste contro gli incendi.

- Innovazione: contribuire a sviluppare e dimostrare ap-procci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi diretti a facilitare l’attuazione del piano di azione per le tecnologie ambientali (ETAP).

- Approcci strategici: promuovere l’attuazione effettiva e il rispetto della normativa comunitaria in materia di am-biente e migliorare la base di conoscenze necessaria per le politiche ambientali; migliorare le prestazioni ambientali delle piccole e medie imprese (PMI). Verranno accettate tutte le proposte di progetto riguardanti i summenzionati obiettivi; tuttavia, la Commissione darà la priorità alle proposte che hanno ad oggetto i cambiamenti climatici.

3. LIFE+ Informazione e comunicazioneObiettivo principale: assicurare la diffusione delle informazioni e sensibilizzare alle tematiche ambientali, inclusa la prevenzio-ne degli incendi boschivi; fornire un sostegno alle misure di accompagnamento, come azioni e campagne di informazione e comunicazione, conferenze e formazione, inclusa la forma-zione in materia di prevenzione degli incendi boschivi.

Verranno accettate tutte le proposte di progetto riguardanti il summenzionato obiettivo; tuttavia, la Commissione darà la priorità alle proposte finalizzate ad arrestare la perdita di biodiversità.

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della Tutela del Territorio e del Mare, ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), ANIE (Associazione Naziona-le Industriale Elettriche ed Elettroniche) e Organizzazione rappresentative dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

DestinatariI Comuni, Le Unioni di Comuni e i Consorzi di Comuni. In sede di erogazione dei contributi saranno privilegiati gli in-terventi per la realizzazione di nuovi centri di raccolta RAEE in aree non servite e per l’adeguamento di quelli esistenti.

Finanziamento disponibileL’importo complessivo disponibile per l’erogazione dei contributi ammonta a 2.550.000 euro, articolato in due mi-sure: - Misura 1, per contributi a interventi di realizzazione di

nuovi centri di raccolta, 1.800.000 euro;- Misura 2, per contributi a interventi di adeguamento di

centri di raccolta esistenti, 750.000 euro.

Entità del contributoIl contributo sarà concesso per un ammontare fisso deter-minato per misure.Misura 1:a) per interventi di realizzazione di un nuovo centro di

raccolta, presentati da Unione dei Comuni e Consorzi di Comuni, 75.000 euro;

b) per interventi di realizzazione di un nuovo centro di raccolta presentati da un singolo Comune, 50.000 euro.

Misura 2Per interventi di adeguamento di centri di raccolta esisten-ti, a fronte di domanda presentata da Comuni, Unione di Comuni, Consorzi di Comuni, 30.000 euro.

Limitazioni del finanziamentoGli interventi per i quali si richiede il contributo non po-tranno essere:- inferiori a 150.000 euro per la realizzazione di nuovi centri

di raccolta;- inferiori a 60.000 euro per gli interventi di adeguamento

dei centri di raccolta esistenti.

Selezione proposteNell’erogazione dei fondi saranno privilegiate le proposte di soluzioni progettuali dirette a facilitare:- la fruibilità degli utenti;- l’operatività degli addetti;- l’agibilità dei soggetti addetti al ritiro;- la tutela paesaggistica.

Presentazione delle domande e scadenzaLe domande di richiesta di contributo devono essere pre-sentate entro il 21.09.2009, utilizzando esclusivamente il Modello di Domanda disponibile sul sito www.anci.it e sulla base delle istruzioni fornite, e indirizzate a:Ancitel Energia e Ambiente srl - Segreteria Commissione Programma Contributi RAEE - Via dell’Arco di Travertino, 11 - 00178 Roma.Per ulteriori informazioni, consultare www.anci.it

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a cura di Leonardo Filippucci

agenda Eventi e Fiere

i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE

Di quale strumento dispone un’Amministrazione Comunale per porre rimedio ad una problematica di inquinamento acustico provocata da un esercizio commerciale?Ai sensi dell’art. 9 della Legge 26 ottobre 1995, n. 447 (Legge quadro sull’inquinamento acustico), qualora sia richiesto da eccezionali e urgenti necessità di tutela della salute pubblica o dell’ambiente, il Sindaco, il Presidente della Provincia, il Presidente della Giunta Regionale, il Prefetto, il Ministro dell’ambiente (secondo quanto previsto dall’art. 8 della Legge n. 56/1987) e il Presidente del Consiglio dei Ministri, nell’ambito delle rispettive competenze, con provvedimento motivato, possono ordinare il ricorso temporaneo a speciali forme di contenimento o di abbattimento delle emissioni sonore, inclusa l’inibitoria parziale o totale di determinate attività. Peraltro, nel caso di servizi pubblici essenziali, tale facoltà è riservata esclusivamente al Presidente del Consiglio dei Ministri.Secondo la giurisprudenza (T.A.R. Toscana, sentenza 17 aprile 2009, n. 670), l’esercizio del potere previsto dal ri-chiamato art. 9 è legittimo anche allorché l’ordinanza sia adottata a seguito delle segnalazioni e degli esposti di una sola famiglia. Ed invero, da un lato, la tutela della salute pubblica non presuppone necessariamente che la situazione di pericolo involga l’intera collettività, ben potendo richie-dersi tutela alla Pubblica Amministrazione anche laddove sia in discussione la salute di una singola famiglia, o anche di una sola persona; dall’altro lato, non può essere certamente

reputato ordinario strumento di intervento - sul piano amministrativo - la facoltà che l’art.

844 del codice civile attribuisce al privato di adire il Giudice Ordinario per far ces-

sare le immissioni dannose eccedenti la normale tollerabilità. In altri termini,

lo strumento che la legislazione di settore mette a disposizione per

reprimere le violazioni della disci-plina sull’inquinamento acustico è specificamente - nonché unicamente - il potere di or-dinanza ex art. 9 della Legge

n. 447/1995: rimedio ordinario in materia di inquinamento acustico, non attribuendo la citata legge speciale altri stru-menti alle Amministrazioni comunali. Per conseguenza, è sufficiente, per l’esercizio del suddetto potere, anche la segnalazione di un solo cittadino.

Che rilevanza può assumere l’assenza di tabellazione ai fini della configurabilità del reato di esercizio venatorio in un’oasi di protezione?La mancanza di tabellazione non può costituire scriminante o esimente ai fini della configurabilità del reato previsto dal combinato disposto degli articoli 21, lett. c) e 30, comma 1, lett. d) della Legge n. 157/1992. La giurisprudenza di legittimità, infatti, anche recentemente (Cassazione Penale, Sez. III, sentenza 27 febbraio 2009, n. 8839) ha ribadito il principio, già espresso in passato (Cassazione Penale, Sez. III, sentenza 26 gennaio 2006, n. 5489), secondo cui, in materia di esercizio venatorio, un’area protetta non necessita di tabellazioni in quanto istituita con appositi provvedi-menti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e, pertanto, non é invocabile la buona fede in ordine all’esercizio della caccia all’interno della stessa regolarmente istituita.

Può un sindaco prorogare per quattro volte un’ordi-nanza contingibile ed urgente in materia di rifiuti?No. L’art. 191, comma 4 del D. Lgs. n. 152/2006 prevede che le ordinanze contingibili ed urgenti di cui al comma 1 possono essere reiterate per un periodo non superiore a 18 mesi per ogni speciale forma di gestione dei rifiuti e che, qualora ricorrano comprovate necessità, il Presidente della regione d’intesa con il Ministro dell’ambiente e del-la tutela del territorio può adottare, dettando specifiche prescrizioni, le ordinanze di cui al comma 1 anche oltre i predetti termini.Pertanto, come anche affermato dalla giurisprudenza am-ministrativa (T.A.R. Campania, Napoli, Sez. V, sentenza 18 maggio 2009, n. 2702), ne deriva che non è di competenza del sindaco la proroga, per la quarta volta, dell’ordinan-za assunta ai sensi del previgente art. 13 del D. Lgs. n. 22/1997.

L’Aquila, 21-23 settembre 2009VARIREI 2009 - VII Congresso Internazionaledi Valorizzazione e Riciclaggio dei Rifiuti industrialiSede: Zordan Congress CenterSegreteria scientifica: Fabiola Ferrante - Lia MoscaTel./fax 0862 434233 - [email protected] organizzativa: S. B. S. di Bricca MirellaTel./fax 0862 700114 - [email protected]: www.varirei.ing.univaq.it

Ferrara, 23-25 settembre 2009REMTECH Expo - Salone sulle bonifiche dei siti contaminatiSede: Quartiere Fieristico di FerraraOrganizzazione: Ferrara Fiere CongressiVia della Fiera, 11 - 44100 Ferrara

Tel. 0532 909495/900713 - fax 0532 976997 - [email protected]: www.remtechexpo.com

Ravenna, 30 settembre 2 ottobre 2009RAVENNA 2009Rifiuti Acqua Energia Sostenibilità e Innovazione Città e TerritorioSede: Centro storico di RavennaOrganizzazione: Labelab srl - Via Mazzini, 8, 48121 RavennaInformazioni: Dott.ssa Lara Bortoluzzi 366 3805000 - Fax 0544 1960238

Roma, 30 settembre 2 ottobre 2009ZERO EMISSION - 6 Saloni specializzatiSede: Nuova Fiera di RomaOrganizzazione: Artenergy Publishing Srl - Via Gramsci, 57 - 20032 CormanoInformazioni: [email protected] - tel. 02 66306866

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Luglio 200935

Luglio 2009. N°35 - Free Service srl Editore - Via del Consorzio, 34 - 60015 Falconara M.ma/AN - tel. 071/9161916 - fax 071/9162289Supplemento n. 1 al n. 7 Luglio 2009 di Regioni&AmbientePoste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003, art.1, comma 1 (conv. in L.27/02/2004 n.46) - DCB Ancona

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Editoriale“Quando gli storici guarderanno a questo momen-to critico facciamo in modo che non dicano che siamo la generazione che ha tradito i propri fi gli, ma che abbiamo avuto il coraggio, e la volontà, di farcela.” Sono le parole con cui il primo ministro in-glese Gordon Brown ha concluso la presentazione di “The road to Copenhagen”, il manifesto politico del governo di Londra per la riduzione delle emis-sioni di CO

2 e la lotta ai cambiamenti climatici.

Mancano ormai poche settimane alla conferenza delle Nazioni Unite dove sarà discusso il nuovo accordo globale sul clima. La Gran Bretagna segue gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e gli altri paesi occidentali che hanno elaborato un program-ma nazionale di sviluppo e innovazione centrato sui temi di energia e clima. In Italia succede altro e secondo il governo l’energia del futuro è quella nucleare. Lo ha ripetuto il ministro Scajola, annunciando all’assemblea di Confi ndustria che “entro il 2013 metteremo la prima pietra della prima centrale. Entro il 2018 avremo i primi chilowattora prodotti nel nostro paese con il nucleare”. Per verità aveva detto esattamente le stesse cose all’assemblea degli industriali del 2008, ma nessuno sembra averci fatto caso. Il governo avrebbe dovuto approvare il Piano Energetico Nazionale entro il 30 giugno 2009, mentre i criteri di scelta dei siti nucleari andavano emanati entro la fi ne del 2008. Tutto questo in realtà deve ancora essere fatto e pensare di mettere in funzione dal nulla una centrale atomica in nove anni appare impossibile anche per un inguaribile ottimista come il nostro Presidente del Consiglio.Non sono particolarmente scandalizzato dall’apologia atomica del governo, che ha il diritto di scegliere le sue priorità e ne risponde agli elettori. Quello che trovo assurdo è che l’Italia non abbia messo a punto un “Piano B” che possa garantire una maggiore autonomia energetica, che punti sulla diffusione delle energie rinnovabili, che permetta di creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro come prevedono ad esempio i programmi della Germania e della Gran Bretagna. Tra pochi mesi, subito dopo la COP 15 di Copenhagen, mancheranno solo dieci anni al 2020, anno entro il quale ci siamo impegnati ad azioni concrete previste nel “pacchetto clima” della Unione Europea, il famoso 20+20+20 sottoscritto da tutti i 27 leader nazionali dell’Europa, compreso Silvio Berlusconi.

Questo è l’ultimo editoriale che scrivo da presi-dente del Coordinamento Agende 21 Italiane, al termine di quattro anni alla guida dell’associa-zione. La scadenza del mio mandato coincide con il decennale della fondazione del Coordinamento, che in soli dieci anni si è sviluppato e consolidato fi no a diventare un riferimento obbligato per lo sviluppo sostenibile a livello locale. In nessuna altra nazione esiste una rete nazionale di enti

locali così radicata e distribuita nel territorio. Una rete, è op-portuno ricordarlo, che si è creata e si mantiene esclusivamente con le proprie risorse e con i cofi nanziamenti dei progetti in cui è coinvolta. Nel corso di questi dieci anni abbiamo costruito un modello di sviluppo sostenibile locale che, partendo dai principi della partecipazione e dell’Agenda 21, comprende ormai tutti i settori della governance delle città e dei territori. Gli amministratori e i tecnici sono cresciuti con l’associazione, il loro entusiasmo è stato ripagato dall’acquisizione di competenze e professio-nalità che hanno qualifi cato il loro operato e le politiche degli enti di appartenenza.Il Coordinamento ha centinaia di enti associati, amministrati da giunte di ogni colore politico. Credo di poter dire che in tutti questi anni, nel corso dei nostri incontri e assemblee, nessun argomento è stato affrontato con una pregiudiziale politica. In questi anni abbiamo cercato ostinatamente una collabora-zione con i governi che si sono succeduti, in particolare con il Ministro delegato all’ambiente. A volte ci siamo riusciti, in altre occasioni le nostre aspettative non hanno trovato riscontro. E dispiace davvero constatare che l’attuale Governo, e l’attuale Ministro dell’ambiente, hanno dimostrato nei nostri confronti una indifferenza mai riscontrata nei precedenti esecutivi. Lo sviluppo sostenibile di una nazione passa attraverso l’azione coordinata di tutte le sfere di governo e noi continueremo a progettare, lavorare e amministrare con questo obiettivo. Di quanto siamo riusciti a fare fi no in questi anni abbiamo diritto di essere pienamente soddisfatti ed avere guidato un gruppo così entusiasmante dal 2005 ad oggi è stata una esperienza davvero unica e indimenticabile, di cui ringrazio il consiglio direttivo, tutti i soci e in particolare lo staff della segreteria.

Emilio D’AlessioPresidente della Associazione Nazionale

Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

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Gli enti locali del pianeta riuniti dal 2 al 4 giugno a Copenhagen per il Summit Mondiale sui cambiamenti climatici hanno raggiunto un accordo. Dopo tre giorni di confronti fra ammini-stratori e sindaci provenienti da 60 Paesi, l’obbiettivo è stato ottenuto, realizzando un documento uffi ciale condiviso in cui si chiede che le città e i territori vengano inseriti a pieno titolo come attori protagonisti nel nuovo accordo mondiale sul clima e possano avere un ruolo attivo nell’attuazione degli impegni previsti nell’accordo che sostituirà Kyoto e che sarà deciso a dicembre 2009 proprio a Copenhagen. “Non era per nulla scontato - commenta Emilio D’Alessio, Presidente di Agenda 21 Italia, che al Summit di Copenhagen ha moderato una sessione tematica - che in questi giorni si riuscisse a raggiungere un documento condiviso. Gli enti locali del pianeta, come del resto gli Stati, partono infatti da posizioni economiche e sociali molto diverse ed hanno dunque esigenze ed obiettivi differenti. Ma, al contrario delle nazioni, le città del mondo il loro accordo lo hanno raggiunto”. Ora quindi la palla passa ai Governi Nazionali che dovranno decidere non solo se raccogliere le istanze ma soprattutto se portarle in fase di negoziato ONU. “Nel documento in particolare - mette in risalto D’Alessio - si chiede che gli enti locali possano essere partner degli Stati non solo nell’adattamento ai cambiamenti climatici ma anche nelle azioni di mitigazione, possano avere accesso diretto ai meccanismi fi nanziari, che le città siano inserite nel sistema del mercato delle emissioni di CO2 e che nelle diverse fasi vengano previsti processi di coordinamento tra i vari livelli di governo”. In sintesi gli enti locali chiedono di poter essere messi nella condizione di intervenire e di essere dotati delle risorse necessarie. Questa la parola d’ordine che ha contraddistinto il Summit e che ha visto lavorare fi anco a fi anco oltre agli amministratori di tutta Europa, quelli provenienti da Afghanistan, Algeria, Argentina, Brasile, Burkina Faso, Camerun, Canada, Cile, Chad, Cina, Colombia, Congo, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Costarica, Ecuador, Filippine, Georgia, Ghana, India, Indonesia, Kenia, Kuwait, Marocco, Mauritania, Messico, Mozambico, Nepal, Nicaragua, Nigeria, Perù, Russia, Sud Africa, Sri Lanka, Stati Uniti, Taiwan, Tanzania, Tailandia, Turchia, e Vietnam. “È un risultato di grande importanza quello raggiunto in questi giorni - conclude D’Alessio - che ci fa essere estremamente soddisfatti anche per la corrispondenza tra i contenuti del documento di Copenhagen e la Carta dei Territori e delle Città d’Italia per il Clima promossa mesi fa da Agenda 21 Italia in collaborazione con Anci e Upi.”Maggiori info sul Summit di Copenhagen sul sito di KG Denmark, l’associazione degli enti locali danesi: www.kl.dk/localclimatesummit

Summit dei Governi Locali sui cambiamenti climatici

LG Action: “azione di rete per coinvolgere gli enti localinel dibattito internazionale su clima ed energia”

MUSEC - MUltiplying Sustainable Energy CommunitiesUn piano d’azione per la sostenibilità energetica a livello locale

Il progetto è stato pensato con lo scopo di incoraggiare e promuovere il lavoro in rete (networking) degli enti locali sulle politiche e le azioni per la protezione del clima e le energie sostenibili attraverso l’informazione, la mobilitazione, la presa di posizione e il riconoscimento.È necessario che gli enti locai si occupino dei problemi della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della sicurezza energetica e dello sviluppo urbano sostenibile. Tuttavia l’effi cacia della loro azione richiede effi caci condizioni di contesto - a livello nazionale ed europeo. Il progetto quindi si prefi gge di:- fornire le informazioni affi nché gli enti locali prendano coscienza della loro capacità per il cambiamento;- mobilitare gli enti locali collegandoli ai processi per la protezione del clima nazionali, europei ed internazionali;- sostenere la presa di coscienza degli enti locali attraverso l’identifi cazione dei bisogni e rappresentando le loro richieste presso l’Unione Europea e i governi nazionali;- richiedere il riconoscimento delle posizioni degli enti locali, facendosene portavoce, presso i governi nazionali ed europei, al fi ne di vedere riconosciuto il ruolo essenziale che

gli enti locali giocano nel dibattito su clima ed energia.In questo modo il progetto fornirà una voce agli enti locali, migliorerà il dialogo tra livello locale e nazionale e soddisferà la richiesta degli enti locali ad essere messi nelle condizioni di agire a favore del clima e ad essere sostenuti nella loro azione.Tra i risultati attesi del progetto:- un gran numero di enti locali europei (almeno 70.000) verranno informati della loro capacità d’azione per il clima e l’energia attraverso un invito ad unirsi al crescente movimento

di enti locali impegnati su questi fondamentali tematiche;- un processo aperto predisposto per raccogliere input dagli enti locali di tutta Europa per sviluppare una posizione degli enti locali su quegli aspetti che essi ritengono fondamentali

per concretizzare l’azione per il clima e l’energia;- la presentazione di queste posizioni e punti di vista ai governi nazionali ed europeo, come parte di un processo di dialogo sulle direttrici future;- ottenere il sostegno attivo dei loro enti locali da parte dei governi nazionali dell’Unione Europea- attrarre l’attenzione degli attori nazionali lavorando attraverso eventi di grande visibilità- attuare un’azione di pressione a livello nazionale, europeo ed internazionale sulla necessità di sostenere gli enti locali affi nché si impegnino, attuino e relazionino sulla transazione

verso l’energia sostenibileLG Action è coordinato dal Segretariato Europeo di ICLEI - governi locali per la sostenibilità, e include nel consorzio dei partner LGDK (associazione degli enti locali danesi), ACR+ (associazione delle città e delle regioni per il riciclo e la gestione sostenibile delle risorse), il Centro Ambientale Regionale per l’Europa Centrale e Orientale (REC) e il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane.Il progetto è cofi nanziato al 75% da Intelligent Energy Europe della Commissione Europea e avrà una durata di 25 mesi, fi no a maggio 2011.Per maggiori info www.iclei-europe.org/lg-action

Dal 2 al 4 di giugno 700 delegati si sono riuniti a Copenhagen ed hanno elaborato unaposizione condivisa sulle politiche di mitigazione e adattamento del cambiamento climatico.

a cura di Elisabetta Mutto Accordi

a cura di Elisabetta Mutto AccordiSi è tenuta in una sede prestigiosa la Conferenza Internazionale fi nale di MUSEC. I partner che hanno preso parte al progetto si sono dati infatti appuntamento a Copenhagen il 3 giugno nell’ambito del Local Government Climate Change Leadership Summit.“È stato un progetto di grande utilità - ha commentato in apertura della conferenza Martin Eibl, Project Offi cer EACI della Commissione Europea - in quanto ha fornito le linee guida ed una serie di istruzioni pratiche che potranno essere seguite da altre città. Sono state messe assieme esperienze fra loro anche molto diverse relative ad aree geografi che differenti ed il confronto ha funzionato ed anzi ha messo in rilievo come l’attività sviluppata a livello locale possa dare veramente un contributo importante”.Obiettivo di MUSEC infatti è stato quello di defi nire ed attuare una strategia per lo sviluppo di una Sustainable Energy Community, sperimentata in Italia da Ravenna, Asti e Foggia, sotto la supervisione del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane. In particolare sono state sviluppate analisi preliminari del quadro politico/energetico di ognuna delle città partner per poter identifi care gli ambiti prioritari di intervento e le potenzialità di sviluppo. Successivamente ogni città ha defi nito una propria strategia che poi è stata tradotta in un Piano d’azione a breve termine che ha previsto il forte coinvolgimento e la partecipazione di attori locali e cittadini. “La Commissione Europea attraverso l’Intelligent Energy Executive Agency - ha spiegato Marcello Antinucci, in qualità di Project Manager del Coordinamento - ha fi nanziato 34 progetti che hanno coinvolto complessivamente 293 città, 7 delle quali rientrano nel programma di MUSEC: si tratta di un contributo importante per sostenere gli enti locali nella transizione verso la sostenibilità energetica. “Le città coinvolte in MUSEC - ha sottolineato quindi Rodolfo Pasinetti, Senior Energy Consultant di Ambiente Italia, partner tecnico del progetto - hanno intrapreso un vero e proprio percorso, una sorta di loro road map, grazie alla quale hanno condiviso una metodologia comune che, volendo, per l’esperienza accumulata, potrebbe permettere loro di sottoscrivere fi n da subito il Patto dei Sindaci”. La documentazione del progetto MUSEC è disponibile nel sito www.musecenergy.eu

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Sport e sostenibilitàAl via un nuovo Gruppo di Lavoro del Coordinamento Agende 21 Locali

Da quando nel 1992 a Rio de Janeiro fu approvato il Memorandum Agenda 21 che al capitolo 28 invitava “... le singole comunità locali ad avviare un processo di consultazione e costruzione del consenso tra le parti sociali, al fi ne di defi nire ed attuare un Piano di Azione Locale Ambientale per la sostenibilità urbana rivolto al 21° secolo…”, migliaia di Agende 21 Locali sono state sviluppate in tutto il mondo e innumerevoli Piani d’Azione Locale sono stati approvati e sono in corso di attuazione.A livello europeo le Agende 21 Locali hanno avuto un’importante diffusione soprattutto grazie all’azione di promozione e coordinamento svolta dalla Campagna Europea delle Città Sostenibili. Sostenuta dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, la campagna è stata lanciata ad Aalborg nel 1994 dove, nell’omonima Carta, sono stati enunciati i principi dello sviluppo sostenibile per le città europee.Le basi per la creazione di una rete italiana di enti locali impegnati per la sostenibilità furono poste informalmente dai partecipanti italiani alla Conferenza Euromediterranea delle Città Sostenibili, tenutasi a Siviglia nel gennaio 1999. Insieme a Giancarlo Muzzarelli della Provincia di Modena, Piero Remitti e Paolo Silingardi del Comune di Modena e a Sabina Vannucci, invitammo le delegazioni italiane presenti per un confronto informale in una saletta attigua. Fu la prima occasione per conoscersi e subito decidemmo, eravamo circa una trentina, di ritrovarci da lì a poche settimane a Modena (e lì fu servito uno dei primi buffet sostenibili) per valutare insieme l’opportunità di istituire un coordinamento nazionale delle allora nascenti Agende 21 Locali italiane con lo scopo di facilitare la cooperazione tra le diverse amministrazioni. Nel successivo incontro di Ferrara del 29 aprile 1999, al quale parteciparono oltre 130 rappresentanti di circa 70 Enti locali, fu approvato un documento, la Carta di Ferrara, che defi niva obiettivi e linee strategiche per promuovere le Agende 21 Locali in Italia e istituiva il Coordinamento delle Agende 21 Locali italiane con l’obiettivo di “monitorare, diffondere e valo-rizzare le esperienze positive in corso, al fi ne di identifi care modelli di riferimento di Agenda 21 Locale a livello comunale, provinciale e regionale”. In quella stessa occasione la Campagna Europea delle Città Sostenibili e l’Unione delle Città Unite offrirono il loro formale riconoscimento alla nascita del Coordinamento italiano.Nel 2001, visto il crescente numero d adesioni, l’associazione decide di organizzarsi formalmente, elaborando uno Statuto e un Regolamento. Alla prima Assemblea viene eletto Beppe Gamba, allora vicepresidente della Provincia di Torino, primo presidente dell’associazione (seguiranno nel 2003 Alessandro Bratti, Comune di Ferrara, e nel 2005 Emilio D’Alessio, Comune di Ancona). E viene adottato il logo dell’associazione, ispirato ad un personaggio reale, ben noto a Modena, che ritrae un funambolo che cammina sul fi lo: l’immagine evoca la ricerca di nuovi equilibri per la città; i fi li che percorre con destrezza sono in realtà orbite e rappresentano, metaforicamente, l’elemento di congiunzione tra locale e globale; l’ele-gante gesto di saluto esprime naturalezza e sicurezza che derivano dalla interiore confi denza nelle proprie capacità e dal disporre dello strumento adatto (l’asta che oggi potremmo ricondurre alla “cassetta degli attrezzi” per la sostenibilità) a ottenere l’indispensabile equilibrio, rappresentazione della consapevolezza dei limiti del nostro ecosistema.Nei suoi 10 anni di vita l’associazione è cresciuta sia numericamente che per quantità di iniziative e relazioni intraprese.Ad oggi sono oltre 500 i soci del Coordinamento: 11 Regioni, 69 Province e 369 Comuni (cui si aggiungono 60 sostenitori), tra cui la maggior parte dei capoluoghi di regione, Roma e Milano in testa, ma anche tante dinamiche “cittadine di provincia” come Collegno e Desio.L’associazione ha da sempre privilegiato una modalità di lavoro leggera e “capace di fare”, attraverso la costituzione, dal basso e su proposta degli enti interessati, di Gruppi di Lavoro. Nei primi anni i temi affrontati erano relativi alle questioni di metodo per l’attuazione dell’Agenda 21 Locale; successivamente l’interesse si è spostato sui più rilevanti temi della sostenibilità: acquisti verdi, contabilità ambientale, mobilità sostenibile, effi cienza energetica… I Gruppi di Lavoro, oggi complessivamente 19, costituiscono il “laboratorio creativo” dell’associazione, strumento di analisi, di approfondimento e di confronto sulle tematiche di maggior interesse per l’associazione.Ai principi e agli impegni si è quindi dato seguito con progetti, concreti ed effi caci. Tra gli obiettivi del Coordinamento rimane, sicuramente, l’azione di sensibilizzazione e promozione, rivolta ai tanti comuni e territori dove il percorso per uno sviluppo sostenibile deve ancora avviarsi. Ma sempre più vi sarà l’impegno per sostenere i soci nell’attuare azioni concrete, diffondere best practice e contribuire attivamente alla loro partecipazione ai progetti e alle iniziative fi nanziate e promosse dall’Unione Europea.

Si è svolta il 14 maggio presso la Provincia di Genova, leader del progetto, la Seconda Conferenza Internazionale di Res Publica, occasione per uno profi cuo scambio di idee, suggerimenti ed esperienze che ha coinvolto i partner internazionali, tedeschi, spagnoli e ungheresi, e gli attori locali, alla presenza di Marjke Van Staden, responsabile della Campagna Città per la Protezione del Clima di ICLEI.“Res Publica è stato un successo - spiega Renata Briano, assessore al Patrimonio Natura-listico, Caccia e Pesca della Provincia di Genova - e ci prepariamo a far partire Res Publica 2, per il quale abbiamo già pronte diverse ipotesi di lavoro. L’incontro di oggi è servito a rafforzare il partenariato tra le città, attraverso il confronto dei risultati ottenuti a livello locale e allo scambio di esperienze ed opinioni; i governi nazionali fanno le leggi ma sono gli enti locali che le trasformano in buone pratiche, e noi lo abbiamo fatto con un Piano d’Azione partecipato che ha coinvolto oltre 150 soggetti”. L’impegno della Provincia di Genova per promuovere il risparmio energetico e le energie rinnovabili è stato molto apprezzato al Forum PA 2009 di Roma dove, proprio grazie a Res Publica, è stata selezionata tra i fi nalisti e nominata nell’abito del premio “SFIDE” (www.sfi de.forumpa.it/).Tutti i materiali del progetto sul sito www.respublica-project.eu

Lo sport può concorrere in maniera determinante ad attuare lo sviluppo sostenibile veicolandone i valori e facendoli propri nella progettazione e gestione di manifestazioni e impianti sportivi. È importante favorire questo processo di trasformazione creando l’occasione di un luogo di confronto e di rifl essione tra le Amministrazioni Pubbliche e le componenti del mondo dello sport (Associazioni, Federazioni, Enti di promozione, operatori del settore,…).per potersi interrogare sullo sport e sulle sue implicazioni e scambiarsi informazioni, esperienze, buone pratiche, soluzioni e considerazioni.E’ sulla base di questa rifl essione che Provincia di Genova e UISP - Unione Italiana Sport per Tutti invitano tutti i soggetti interessati ad aderire al Gruppo di Lavoro e a partecipare al suo incontro costitutivo che si terrà venerdì 18 settembre ad Arenzano, nell’ambito dell’assemblea del Coordinamento Agende 21 Locali. Per maggiori informazioni ed adesioni: [email protected]

Si è tenuta lo scorso 23 aprile presso Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno, la cerimonia di premiazione delle migliori esperienze che documentano la capacità concreta di enti e di soggetti pubblici e privati di coinvolgere le comunità locali nella defi nizione delle scelte in materia di paesaggio e biodiversità. Ecco i vincitori del Premio:Riserva Zompo lo Schioppo, Comune di Morino (AQ), vincitore nella categoria A: informa-zione, sensibilizzazione, comunicazione, lettura del paesaggio (inventari e atlanti del paesaggio e/o della biodiversità) svolta con modalità partecipative;Comune di Parabiago (MI), vincitore nella categoria B: consultazione e concertazione. Si fa riferimento a processi, progetti, iniziative che non si limitano alla sensibilizzazione ma che prevedono la raccolta, la valutazione e la considerazione delle opinioni dei cittadini nei confronti di problematiche e/o di iniziative in materia di paesaggio e biodiversità.Parco dell’Adamello Comunità Montana di Valle Camonica (BS), vincitore nella categoria C: Co-decisione e progettazione partecipata. Si fa riferimento a processi, progetti, iniziative che assumono la partecipazione come parte integrante e costitutiva dell’iter decisionale.Sarà a breve disponibile il “Catalogo delle buone pratiche” che illustra le esperienze di processi partecipati in tema di paesaggio e biodiversità ammesse alla fase fi nale del Premio.

a cura di Eriuccio Nora

1999-2009: 10 anni di Coordinamento Agende 21 Locali italianeL’assemblea annuale che si terrà il 18 e 19 settembre ad Arenzano (Genova) sarà l’occasione per festeggiare iltraguardo raggiunto ma anche per rafforzare il ruolo dell’associazione a sostegno delle politiche per la sostenibilità

RES PUBLICA - Pianifi cazione ed uso sostenibile di energia da fontirinnovabili nelle pubbliche amministrazioni di concerto con le comunita locali

Premio nazionale “Percorsi di partecipazionealle politiche per il paesaggio e la biodiversità”a cura di Barbara Scorza

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Supplemento n. 1 al n.7 luglio 2009 di

A21 Italy Newsletter Luglio 2009 - N° 35Coordinamento Agende 21 Locali Italiane

Direttore responsabile: Andrea Massaro

a cura di: Antonio Kaulard

Progetto grafi co, redazione e impaginazione:Free Service srl, Via del Consorzio, 34 - 60015 Falconara M. / ANtel. 071 916 1 916 - fax 071 916 2 289www.onon.it - [email protected] - grafi [email protected]. di Ancona n. 1/2000 del 4/1/2000

Stampa:Bieffe srl, Zona Ind.le P.I.P. 62019 Recanati / MC

Per collaborazioni alla newsletter:Gli articoli inviati alla Newsletter devono essere al massimo di 1.500 battute (spazi vuoti inclusi). I contributi devono essere inviati a:[email protected]

La scadenza per l’invio dei contributi per la prossima newsletter è il 10 agosto.La Newsletter è al vostro servizio.Informateci delle vostre attività verso lo sviluppo sostenibile.

Si terrà dal 16 al 22 settembre l’ottava edizione della Settimana europea della mobilità: migliaia di eventi sparsi nelle città del Vecchio Continente per accrescere la consapevolezza dei cittadini che riducendo il traffi co veicolare individuale, migliora la qualità della vita nelle città. 2.102 le città che hano preso parte alla edizione 2008 (delle quali solo 35 le italiane, 8 in meno del 2007... ). Per tutte le info: www.mobilityweek-europe.org

Si svolgerà il 18 e 19 settembre ad Arenzano (GE), organizzata in collaborazione con la Provincia e il Comune di Genova e la Regione Liguria, l’Assemblea dei 10 anni del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane. Oltre che fondamentale appun-tamento per la vita dell’associazione - quest’anno si va all’elezione del nuovo presidente e al rinnovo del Consiglio Direttivo - sarà l’occasione per un approfondito confronto sui temi della sostenibilità e, in particolare, del cambiamento climatico. Presto i dettagli sulla 2 giorni sul sito dell’associazione: www.a21italy.it

Si apre il 23 settembre con un convegno dal signifi cativo titolo “Sostenibilità: virtù o necessità?” la seconda edizione di Ecomercatale, il principale evento per sensibilizzare ai temi dello sviluppo sostenibile Governo e mondo dell’impresa della Repubblica di San Marino. La manifestazione, organizzata dal Coordinamento per l’Agenda 21 Locale a San Marino in collaborazione con la locale Camera di Commercio, prosegue sabato 26 e

Brevi

Carta delle città e dei territori d’Italia per il climaAumenta la condivisione al documento realizzato da Agenda 21 in collaborazione con ANCI e UPI. Anche INU, l’Istituo Nazionale di Urbanistica, e Legambiente hanno aderito alla Carta, contribuendo a rafforzarne l’autorevolezza. Fra i Comuni che hanno già dichiarato l’appoggio alla Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima ci sono Bologna, Firenze, Milano, Padova e Roma, fra le Province Modena, Ancona, Catanzaro, Lucca, Palermo, Rovigo e fra le Regioni l’Emilia-Romagna e la Liguria. Oltre ad Ispra, Ambiente Italia e Kyoto Club. “A dimostrazione che nel nostro Paese le amministrazioni locali e la società civile sentono il desiderio preciso di andare oltre alle divisioni ed agli schieramenti politici e sono pronte a prendere sul fronte dei cambiamenti climatici un impegno condiviso”, è il commento di Emilio D’Alessio, presidente del Coordinamento Agende 21 Locali.La Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima candida i Comuni, le Province e le Regioni ad avere un ruolo attivo nel raggiungimento degli impegni sottoscritti dal Governo rispetto al Pacchetto -20+20+20 dell’Unione Europea e nell’ambito dei negoziati che si terranno a Copenhagen a dicembre 2009, quando verranno ridiscussi i contenuti dell’accordo che sostituirà il Protocollo di Kyoto.La Carta è disponibile nella versione integrale sul sito del Coordinamento www.a21italy.it, dove è possibile anche sottoscriverla on line.

Il Coordinamento in audizione alle Commissioni parlamentariIl paesaggio come risorsa da gestire e patrimonio del Paese da tutelare. È questo il messaggio alla base dell’istanza presentata a fi ne maggio da Agenda 21 Italia in audizione alla Settima Commissione del Senato e della Camera a proposito della riorganizzazione del Ministero dei Beni e delle attività culturali che prevede nello specifi co un accorpamento dell’attuale Direzione dedicata al paesaggio. Il disegno del Governo rischia di rendere marginale un bene riconosciuto invece nella nostra Costituzione al pari degli altri elementi del patrimonio culturale nazionale. Il paesaggio è un ambito complesso che riunisce in sé i temi della biodiversità, della qualità urbana, delle grandi opere e dell’ambiente e necessita ora più che mai di azioni di valorizzazione, salvaguardia, gestione e pianifi cazione. La posizione del Coordinamento è che, nell’organigramma del Ministero, la Direzione per il paesaggio rimanga un punto di riferimento ed un interlocutore autorevole per le Regioni e gli Enti Locali che devono essere messi nelle condizioni di poter operare in autonomia, coordinati però da una regia unica che consenta il rispetto di un disegno organico di tutte le politiche che hanno un’incidenza a livello territoriale.

Alcuni numeri su cui rifl ettere1999-2008: 10 anni di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, solare, eolico, biomassa) in Italia:

-0,3% la percentuale dei consumi energetici nazionali coperti da fonti energetiche rinnovabili: 16,9% nel 1999, 16,6% alla fi ne del 2008☺ 12 e oltre il fattore di incremento della potenza eolica installata: da circa 300 MW nel 1999 a circa 3.800 MW al 31.12.08☺ da poco più di 0 a circa 350 MW di potenza fotovoltaica installata in soli 30 mesi (da luglio 2006 a dicembre 2008)☺ 20.841 gli addetti (diretti e indiretti) nel settore delle fonti energetiche rinnovabili per un fatturato di oltre 5 miliardi annui a dicembre 2008La rivoluzione energetica è alle porte: spalanchiamole!!!

(Fonti: GSE 2009 e Osservatorio WindIT - NE Nomisma Energia 2009)

domenica 27 con la fi era delle tecnologie ecocompatibili. Il programma è disponibile sul sito www.cc.sm

Al Summit dei Governi Locali sui cambiamenti climatici tenutosi a Copenhagen dal 2-4 giugno è stata lanciata, con la sottoscrizione di uno specifi co “Memoranum of Un-derstanding” da parte di Gino van Begin, direttore di ICLEI Europa, e di Emilio D’Alessio, presidente del Coordinamento, la Campagna italiana delle Città per la Protezione del Clima. Il GdL del Coordinamento “Agende 21 per Kyoto” fungerà da referente e promotore della Campagna e da collegamento con il coordinatore della Campagna europea. Le Città che aderiranno alla Campagna avranno tra l’altro la possibilità di utilizzare la metodologia e gli strumenti sviluppati e già sperimentati in altre realtà. Per maggiori info: www.a21italy.it

CHAMP è un progetto di formazione, cofi nanziato dall’Unione Europea nel programma LIFE+, sulla gestione integrata per la sostenibilità e la lotta ai cambiamenti climatici, in continuità con le esperienze di gestione integrata per la sostenibilità già applicate con successo dalle città europee (MUE25 e ENVIPLANS). Ad oggi sono stati realizzati 4 seminari regionali di presentazione, a Roma, Milano, Firenze ed Enna. Tra i partecipanti agli incontri verranno selezionati i 5 enti locali che prenderanno parte alle attività di training previste dal progetto. Per maggiori info: www.localmanagement.eu

510 è il numero dei soci del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane al 31 dicembre 2008. In particolare: 369 Comuni, 45 Province, 11 Regioni, 27 tra Enti parco, Consorzi di Comuni e Comunità Montane, 58 sostenitori. Ai quali si sono aggiunti, nelle ultime settimane, tra gli altri: i Comuni di Campobasso, Frosinone, Gela e Ragusa, Rimini Fiera spa e Adescoop - Agenzia dell’Economia Sociale s.c.Avviate le reti ligure e sarda, che si aggiungono a quella lombarda, per gli Acquisti Verdi. Sono questi i primi risultati tangibili del progetto LIFE+ GPPinfoNET - La Rete Informativa sugli Acquisti Pubblici Verdi, il cui scopo è di stimolare la diffusione del green public procurement, ovvero favorire l’adozione di criteri ambientali nelle procedure d’ac-quisto della Pubblica Amministrazione con l’obiettivo di ridurne gli impatti ambientali e di promuovere le tecnologie ambientali. Presto verranno costituite altrettante reti in Sicilia, Lazio, Campania. Per maggiori info: www.gppinfonet.it

La VI Conferenza Europea delle Città Sostenibili si terrà a Dunkerque dal 19 al 21 maggio 2010. Sono attesi oltre 1.000 rappresentanti di enti locali e regionali di tutta Europa e di associazioni di governi locali nazionali ed europei, di istituzioni europee e di ONG. Il tema è “Una leadership responsabile può cambiare le nostre comunità”. On line il primo annuncio: www.dunkerque2010.org

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Informazione e aggiornamentoComuni Ricicloni 2009La riscossa delle MarcheAl primo posto Potenza Picena (MC) e Montelupone (MC),mentre il 50% dei comuni classificati nei primi posti è marchigianoa cura di Alberto Piastrellini p. 4

La fotografia di Carlo Urbinati nel suo ultimolibro sulla gestione sostenibile delle foresteForeste “in-forma”!Dall’uso intensivo all’abbandono.Quale futuro per le foreste nelle Marche?di Silvia Barchiesi p. 7

Biodiversità e conservazioneRete Natura 2000Lo stato della rete nelle MarchePresentato, in Regione, il Dossier nazionale a cura del WWF e diLipu-BirdLife, con particolare riferimento alla situazione marchigianaa cura di Alberto Piastrellini p. 9

Servizi ambientaliRaccolta DifferenziataAd Ancona opera “Igenio”Un originale brevetto Nuove Ora srl e AnconAmbiente rivoluzional’approccio del cittadino rispetto al conferimento della differenziata stradaledi Alberto Piastrellini p. 12

ARPA MarcheAl via la stagione balneareChe mare fara’?L’ARPAM intensifica la vigilanza sullaqualità delle acque di balneazionedi Gisberto Paoloni p. 14

Manifestazioni ed eventiLaboratorio di Comunicazione Ambientale“I principali adempimenti normativi ambientali”di Roberto Paoloni p. 16

Qualità e ambienteFiumi InformaLo stato di salute delle acque marchigianePresentata l’indagine realizzata nell’ambito della campagna per la qualità delle acque di Legambiente Marchea cura di Alberto Piastrellini p. 18

INDICE

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a cura di Alberto Piastrellini

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

“Ogni anno - si legge nell’introdu-zione allo Speciale “Comuni Ricicloni 2009” presente nella rivista trimestrale di Legambiente: Rifiuti Oggi - Comuni Ricicloni ci restituisce un’immagine dell’Italia più attiva, più forte, ogni anno con molte sorprese”.“Quest’anno per diventare Comune Riciclone bisognava aver superato la soglia del 45% di RD, che altro non è che l’obiettivo del Testo Unico am-bientale per il 2008. Non solo. Per i Comuni sotto i 10.000 abitanti delle regioni del Nord Italia era necessario raggiungere il 55%”.“Alcuni potevano pensare che avremmo premiato meno Comuni - prosegue l’introduzione - così non è

stato: sono quasi 1.300 quest’anno i Comuni che ricevono l’attestato, per la precisione 1.280, 200 in più rispetto allo scorso anno”.Tanto più che Legambiente da alcuni anni ha deciso di puntare sulla qua-lità della gestione integrata dei rifiuti più che sulla sola percentuale di RD; misurando cioè anche aspetti quali:• riduzione della produzione, • percentuale destinata al recupero

di materia, • attivazione di un sistema tariffario

al posto della tassa, • introduzione del compostaggio do-

mestico, • Acquisti Verdi da parte delle ammi-

nistrazioni pubbliche,

• sicurezza dello smaltimento • efficacia generale del servizio. Una serie di parametri che, fissata la soglia d’ingresso in base alla percen-tuale va a comporre un “indice di gestione” (che varia da 0 a 100) che decide vincitori e classifica.In un quadro che vede, finalmente, le regioni del Centro e del Sud del Paese, avanzare verso quegli obiettivi di RD che per molti anni sono stati appannaggio delle amministrazioni del Nord Italia, spicca la bella prova dei Comuni marchigiani: soprattutto quelli maceratesi: Potenza Picena e Montelupone che si piazzano al 1° posto nelle classifiche relative ai Co-muni sopra i 10.000 abitanti (Area

LA RISCOSSA DELLE MARCHEAl primo posto Potenza Picena (MC) e Montelupone (MC),mentre il 50% dei comuni classificati nei primi posti è marchigiano

Comuni Ricicloni 2009

Da sinistra Silvio Calza, Marco Amagliani e Stefano Ciafani

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Centro) e Comuni sotto i 10.000 abi-tanti (Area Centro).Tra l’altro, al Comune di Potenza Picena è stato riconosciuto anche il premio per il miglior indice di buona gestione (sempre relativamente ai Co-muni sopra i 10.000 abitanti dell’Area Centro).Ma per la Regione Marche i traguardi non si fermano qui. Infatti fra i primi 9 Comuni ai vertici della classifica nella Sezione con più di 10.000 abi-tanti, figurano: • Porto S. Elpidio (3° posto, premia-

to da Novamont S.p.a. anche per i risultati conseguiti con l’impie-go del sistema aerato perché - è riportato nella motivazione - 2ha predisposto un servizio di ritiro do-miciliare della frazione organica per tutta la popolazione, raggiungendo quantitativi di raccolta lusinghieri. La raccolta avviene con il sistema porta a porta, attraverso l’uso ca-pillare del sacchetto biodegradabile e compostabile in mater-bi e for-nendo i mastelli aerati. La quantità di organico inviato al compostag-gio nel 2008 ammonta a circa 2723 tonnellate ed ad una mancata emissione di CO

2 pari a circa 572

tonnellate”), • San Severino Marche (4° posto); • Senigallia (7° posto, il Comune è

stato premiato dal Co.Re.Ve -Con-sorzio Recupero Vetro perché: “accanto agli alti tassi di raccolta differenziata registrati, ha saputo conseguire un livello qualitativo d’eccellenza grazie all’adozione di modalità di raccolta differenziata ottimale”).

Nella Sezione riguardante i Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti si osservano le ottime posi-zioni dei Comuni: • Serra de’ Conti (2° posto); • Loro Piceno (4° posto); • Urbisaglia (6° posto); • Monsano (9°posto).

A ben guardare, poi, i risultati rag-giunti dalle Marche, superano le più rosee previsioni, dal momento che il 50% dei comuni classificati nei primi posti è marchigiano!Inoltre, sono stati assegnati ulteriori premi a varie realtà operanti sotto il segno del “picchio”: Serra de’ Conti ha avuto un ricono-scimento per la categoria “imballaggi in carta e cartone”; Cosmari di Tolentino, ha ricevuto un premio per il sistema adottato nei 52 Comuni della Provincia di Mace-rata; nel 2008 la qualità del sistema di raccolta ha permesso infatti di in-tercettare un consistente quantitativo di frazione organica dei rifiuti solidi urbani pari a 17.230 tonnellate.

A presentare ufficialmente alla stam-pa i ragguardevoli risultati raggiunti dagli Enti locali marchigiani nella competizione nazionale promossa da Legambiente, è stato, nella mattinata del 16 luglio, l’Assessore all’Ambien-te della Regione Marche, Marco Amagliani, di concerto con il Re-sponsabile Scientifico di Legambiente Stefano Ciafani.Presenti anche la Dirigente PF Salva-guardia, Sostenibilità e Cooperazione Ambientale della Regione Marche, Isarema Cioni, la responsabile scientifica di Legambiente Marche, Franca Poli, l’Assessore al Turismo del Comune di Potenza Picena, Silvio Calza, l’ex-Sindaco di Montelupo-ne, Nazareno Agostini, il Sindaco di Serra De’ Conti, Arduino Tassi, l’Assessore al Turismo del Comune di Senigallia, Gennaro Campanile, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Porto Sant’Elpidio, Gianni Battilà e il Presidente del Consorzio Cir33, Simone Cecchettini.“Questi risultati confermano anco-ra una volta l’efficacia e l’efficienza delle politiche regionali - ha esordito l’Assessore Marco Amagliani - viene

premiato l’impegno dell’Assessorato all’Ambiente, di coloro che hanno lavorato al raggiungimento degli obiettivi e su questi hanno creduto e supportato gli sforzi comuni”.“Da anni – ha proseguito - siamo impegnati in una forte campagna di educazione ambientale finalizzata alla presa di coscienza che ciò che viene prodotto quotidianamente nelle nostre case, non è rifiuto, ma materia prima che, attraverso il recupero e il riciclaggio, si rigenera e continua a vivere”“Tali politiche, che trovano applica-zione attraverso la raccolta porta a porta, sempre più diffusa nella nostra regione, faranno sì che le percentuali di quanto viene differenziato e rici-clato continuino a salire”.Sottolineando,poi come i risultati raggiunti dagli Enti Locali marchigia-ni siano un segnale concreto di un cambio di rotta nei confronti delle problematiche dei ciclo dei rifiuti, l’Assessore Amagliani ha specificato che: “Attualmente la normativa regio-nale sui rifiuti prevede degli incentivi economici per i Comuni che superano gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla normativa naziona-le; oggi (n.d.r. giovedì 16 luglio) ho presentato un emendamento per far si che a livello di ATO, se non si raggiungono gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, sia applicata un’addizionale del 20%”.“Tutto ciò - ha concluso Amagliani - per fare in modo che i Comuni della nostra regione rispettino gli obiettivi stabiliti a livello nazionale a beneficio dell’ambiente e, dunque, della salute di tutti i cittadini marchigiani”.“I due comuni ai primi posti in clas-sifica, unitamente agli altri rientrati in graduatoria nazionale (20 in tut-to che rappresentano l’8% del totale regionale) - ha affermato a sua volta Stefano Ciafani - sono il frutto del duro lavoro svolto negli anni da Le-

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gambiente Marche in collaborazione con la Regione Marche unitamente alla Giuria che ha organizzato il pre-mio Comuni Ricicloni”.“L’impegno e la perserveranza da par-te dei Comuni virtuosi che credono nel sistema porta a porta spinto - ha poi continuato - ha portato a questi grandi risultati. “Per tutte quelle am-ministrazioni che invece ancora non si sono convinte ad attuarlo - ha con-cluso - ritengo che sia utile ricorrere alla leva fiscale fondata sul sistema di premialità per i comuni più virtuosi e penalità per quelli riottosi”.Ulteriore compiacimento è stato manifestato anche dal Dirigente PF Salvaguardia, Sostenibilità e Coope-razione Ambientale della Regione Marche, Isarema Cioni, che ha di-chiarato come: “la soddisfazione per i risultati raggiunti non ci deve far dimenticare che questo è un nuovo punto di partenza dal quale muoversi verso il conseguimento dell’obiettivo della raccolta differenziata previsto dalla normativa, dal momento che nelle Marche la media di RD non è neppure vicina agli obiettivi previ-sti”.“Adesso - ha affermato - è tempo che tutti raggiungano la percentuale mi-nima, senza dimenticare che l’Europa ci impone ulteriori obiettivi di recu-pero”.A salutare con orgoglio la prima posi-zione ottenuta dal Comune di Potenza Picena nella top ten della categoria per il Centro Italia è stato l’Assessore al Turismo del Comune stesso, Silvio Calza che ha ricordato come “per il secondo anno consecutivo il nostro territorio si fregia del riconoscimento della Bandiera Blu e non a caso fra i parametri per l’ottenimento del mar-chio, spicca la RD e la buona gestione dei rifiuti”.“Nella nostra città - ha proseguito - l’attività di raccolta differenziata è iniziata da tempo e tutte le ammi-nistrazioni che si sono succedute

Comuni Ricicloni: 1.280 in tutto il PaeseComuni Ricicloni è l’annuale classifi ca dei comuni con migliori performance in materia di gestione dei rifi uti. Per entrare nella classifi ca i Comuni hanno dovuto centrare l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata, nell’anno 2008. Ai Comuni del Nord al di sotto dei 10.000 abitanti, invece, la giuria ha imposto il superamento della soglia del 55%.Nella graduatoria sono entrati ben 1.280 Comuni, di cui 1.112 al Nord, 41 al centro e 127 al Sud.In valore assoluto, è ancora la Lombardia a farla da padrona, con 389 comuni virtuosi, davanti a Veneto, con 372 e a Piemonte. Ma analizzando i dati relativi, è il Veneto a svettare in cima alla classifi ca, con il 64% dei Comuni Ricicloni.

ci hanno creduto, mercè il suppor-to di una popolazione debitamente informata e ferma nella volontà di contribuire al miglioramento della qualità dei servizi erogati”. Anche a Montelupone, primo classifi-cato nella categoria di riferimento, ha giocato un ruolo importante l’apporto della popolazione, ha ricordato l’ex-Sindaco, Nazareno Agostini: “che ci ha permesso di mantenere i costi del servizio ad un livello basso dimezzan-do la quantità di rifiuti prodotti”.A riportare l’esperienza del 3° classi-ficato nella sezione > 10.000 abitanti, è stato l’Assessore all’Ambiente del Comune di Porto Sant’Elpidio, Gianni Battilà, il quale ha posto l’accento sulle difficoltà di gestione dei rifiuti durante l’afflusso turistico estivo e, quotidianamente, nell’area dei centri commerciali. “Tuttavia - ha dichiarato - siamo ri-usciti a far partire una iniziativa di raccolta cittadina degli oli esausti che prevede 25 contenitori dislocati sul territorio”.Il Sindaco di Serra De’ Conti, Arduino

Tassi, ha voluto ricordare: “il lavoro sul territorio e nei vari settori della società, da parte dei miei illuminati predecessori”, portando infine all’attenzione dei presenti la necessità di una adeguata e permanente formazione sulle questioni ambientali.Da ultimo, anche l’Assessore al Tu-rismo del Comune di Senigallia, Gennaro Campanile, ha voluto portare l’esperienza locale del primo Comune marchigiano ad attivare la RD “porta a porta” nel 2007, passan-do: “dal 17% di differenziata dalla raccolta stradale tradizionale al 60% in poco meno di un anno”.

In conclusione, anche se ancora c’è molta strada da fare a livello regiona-le per raggiungere obiettivi diffusi su tutto il territorio, si saluta con favore la volontà di cambiamento che arriva dalle piccole realtà locali, dove si re-gistra - e non a caso - un’alta qualità della vita ed una forte partecipazione della popolazione alla vita politica degli Enti.

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di Silvia Barchiesi

FORESTE “IN-FORMA”!La fotografia di Carlo Urbinati nel suo ultimo libro sulla gestione sostenibile delle foreste

Dall’uso intensivo all’abbandono. Quale futuro per le foreste nelle Marche?

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“Il bosco non ha e non avrà mai biso-gno dell’uomo, ma viceversa è l’uomo che non può fare a meno del bosco”

Carlo Urbinati(da “Foreste In-Forma. La gestione so-stenibile delle Marche”, pag. 23)

Il bosco ce la fa da solo, da solo trova il suo equilibrio con i fattori ambientali, ma spesso con modalità non sempre sostenibili per l’uomo che del bo-sco invece ha bisogno per legname, protezione idrogeologica, energia e turismo. Parte da questa considerazione il viag-gio alla ri-scoperta dei boschi delle Marche condotto da Carlo Urbinati, Professore di Selvicoltura presso la Facoltà di Agraria all’Università Poli-tecnica delle Marche e dal suo staff di collaboratori, nell’ambito del Pro-gramma A.S.SO 2008- Azioni per lo Sviluppo Sostenibile della Regione Marche. Un viaggio lungo sei anni e riassunto in un libro dal titolo “Foreste In-Forma”, un acronimo “FOreste e INformazioni FORestali nelle Marche” e insieme una provocazione sulla “salute delle foreste delle MArche”. Di queste foreste, il libro, dal taglio divulgativo più che scientifico, scatta una fotografia, anzi ne fa la radiografia e va oltreOltre alla descrizione dello “stato” dei boschi della regione il libro lan-cia delle linee guida da seguire per il loro “futuro” sostenibile, mettendo in evidenza luci e ombre delle fore-ste delle Marche che ricoprono 3.000 Km2, il 30% della superficie regionale, secondo i dati dell’ultimo Inventario Forestale Nazionale e sono concentrate prevalentemente nelle dorsali appen-ninica e pre-apenninica e soprattutto nella Provincia di Ancona e Macerata con un trend di crescita pari al 300% nell’ultimo secolo dovuto al progressivo abbandono delle attività colturali. Relegati spesso in zone meno accessi-bili, sottoposti a frequenti ceduazioni

finalizzate alla produzione di legna da ardere, carbone, paleria, nonché al pascolo del bestiame, i boschi mar-chigiani rispecchiano la storia del loro utilizzo.La loro “multifunzionalità” è ormai evidente, fra le quali non ci non ci sono solo quelle ambientali (aumen-tano la biodiversità, mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici tramite l’as-sorbimento d carbonio, assicurano protezione da frane, valanghe, preven-gono l’erosione del suolo…), ma anche quelle economiche (sono fonte di redito e luoghi di lavoro, producono materie prima per l’industria, costituiscono una fonte locale di energia rinnovabile…) e sociali (forniscono servizi ricreativi e di svago, conservano i valori culturali, artistici e spirituali…). Secondo l’Inven-tario Forestale Regionale i boschi delle Marche sono caratterizzati da diversi tipi strutturali riconducibili a tre prin-cipali modelli gestionali: • il ceduo, bosco nel quale il rinnova-

mento avviene per gemma, mediante l’emissione di polloni in corrispon-denza dei tagli fatti (oltre il 60%),

• la fustaia, bosco di alto fusto nel quale il rinnovamento delle specie arboree avviene per disseminazione naturale (29%), e l’evoluzione natu-rale (11%), espressione di una forma di gestione passiva, anziché attiva.

E il dato sulla forma di gestione dei boschi è imprescindibile dal dato sul-la proprietà: nelle Marche il 74% dei boschi è di proprietà privata, il 7% de-maniale, il 5% comunale e il 13% di proprietà collettiva.A parlare dell’utilizzo intensivo dei bo-schi marchigiani nel passato è la storia. Lo testimoniano i documenti, come quelli riguardanti affitti e compraven-dite di terreni, rinvenuti nei pressi del Monte Catria (PU) e risalenti al XII se-colo in cui è evidente l’assoggettazione del bosco alle attività agro-pastorali e il progressivo ridimensionamento delle superfici boscate. A mettere in moto tale ridimensiona-mento dei boschi marchigiani furono,

poi, anche altri eventi: le guerre tra veneziani e turchi per il controllo di Cipro e del Mediterraneo, durante la metà del XVI secolo, che costò cara alle Marche in termini di bosco utiliz-zato per la costruzione di una grande flotta, la vendita del legname nel 1600 e 1700 per la trabeazione delle chiese e dei palazzi di Roma, la diffusione del sistema ferroviario a fine ‘800 e la conseguente produzione di traverse in legno. Lo sfruttamento del bosco è tutt’altro che recente. In realtà ha radici stori-che molto più profonde, anche nelle Marche. Qui, il bosco, specie in aree montane e in particolare nella zona del faggio, ha subìto una pressione antropica non indifferente, per via della presenza di bestiame al pascolo, delle carbonaie, della diffusione di nevai, ecc.Le Marche non vantano quindi una lunga tradizione di gestione forestale. Proprio nelle Marche l’assenza di una radicata cultura selvicolturale alimenta così una serie di pregiudizi sul bosco ceduo, oltre che ingiustificate prese di posizioni sul governo a ceduo. L’idea del taglio, associato nell’immaginario collettivo al concetto di distruzione, “disturba” l’opinione pubblica che spes-so lo considera uno “shock ecologico” irreversibile per il bosco. L’immagine della motosega e della superficie ap-pena tagliata colpisce molto di più dell’immagine della stessa superficie ripopolata. Il binomio taglio-scempio si sedimenta così nel senso comune, in opposizione ai concetti di rinnova-mento, ripopolamento e sostituzione. A prevalere è la credenza dell’irre-versibilità dell’intervento, in realtà temporaneo.La capacità produttiva del ceduo, che sostiene ancora l’economia di molte aree montane dell’area centro-appen-ninica, non crea collassi al bosco. “In conclusione - sottolinea Urbina-ti nel suo libro - non è giusto che il bosco ceduo debba sedere sul banco degli imputati come unico colpevole

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di disastro paesaggistico-ambientale e che ne venga chiesta la condanna ed ‘esecuzione? La soluzione proposta, basata unicamente sulla conversione dei cedui in alto fusto, è rigida e poco sostenibile, mentre proprio di flessi-bilità vi è necessità nella ricerca dei modelli colturali, anche per far fronte ai frequenti cambiamenti climatici e socio-economici che caratterizzano la nostra epoca”.Alla domanda “quale selvicoltura per le Marche?” Urbinati risponde “una selvicoltura di buon senso”, che punti localmente ad una sostenibilità ecolo-gica, economica e sociale, frutto di un processo di pianificazione forestale e territoriale partecipato con le popola-zioni locali che vivono il territorio.L’utilizzazione del bosco non è un danno ambientale. Al contrario. A de-stare preoccupazione dovrebbe essere piuttosto l’abbandono delle zone mon-tane e delle sue foreste, oltre che la scomparsa di quelle popolazioni che le vivono. La ricetta di una “selvicoltura di buon senso”? Urbinati la dispensa nel suo libro e la riassume così: sostenibilità, flessibilità e durabilità, “le parole chiavi con cui affrontare oggi i problemi del-la gestione delle risorse forestali e non solo, nella nostra regione e nel nostro paese, nella consapevolezza che il bosco non gestito non è sempre e comunque garanzia di stabilità e funzionalità, fondamentali in un territorio fortemen-te antropizzato come quello italiano”.La sostenibilità a cui dovrebbe pun-tare la gestione forestale non è solo ambientale, ma un bilanciamento tra obiettivi ecologici, (conservazione delle risorse boschive), sociali (impatti so-ciali positivi) ed economici (efficienza nell’organizzazione dell’offerta dei pro-dotti o dei servizi forestali). Tali obiettivi ricalcano appieno quelli contenuti nel Programma Quadro per il Settore Forestale (PQSF), elaborato nel 2007 dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e poi attuati tramite una serie di azioni chiave fis-sate nel Piano Forestale Regionale (PFR).A disciplinare la Gestione Forestale So-stenibile (GFS) è anche il Programma per il riconoscimento di schemi na-zionali di Certificazione Forestale (PEFC).Secondo il PEFC una foresta è gestita

in modo sostenibile se:a) La quantità di legname tagliato non

è mai superiore alla quantità che verrà prodotta dalla foresta;

b) dopo il taglio, gli alberi saranno aiutati a rinascere naturalmente oppure ripiantati;

c) vengono tutelati gli habitat per pian-te e animali selvatici e tutte quelle funzioni di protezione che normal-mente la foresta svolge nei confronti del clima, del suolo e dell’acqua;

d) sono rispettati i diritti e il benessere dei lavoratori, delle popolazioni lo-cali e dei proprietari forestali, ovvero di tutti coloro i quali si guadagnano da vivere in bosco o grazie ad esso;

e) viene incoraggiato lo sviluppo locale perché da esso dipende il benessere e la sopravvivenza del bosco.

Anche per le foreste marchigiane la sfida si gioca dunque sull’equilibrio tra conservazione e produzione. In ballo non c’è solo la loro “multifun-zionalità”, ma più in generale il loro futuro e quello della gente che con loro vivono e lavorano. Rinunciando alla “multifunzionalità” dei nostri boschi, abbandonandoli alla loro evoluzione naturale, il danno sarebbe incalcola-bile. E non solo dal punto di vista economico (perché aumenterebbe la dipendenza dal legname estero, spesso illegale), ma anche sociale e ambientale. Fonti di energia rinnovabile, di materia prima per importanti settori produttivi, le foreste forniscono anche protezione dalle catastrofi naturali, agiscono come serbatoi di carbonio, fungono da tam-pone contro i cambiamenti ambientali e svolgono un’importante funzione turistico-ricreativa.Insomma, “le foreste non hanno biso-gno dell’uomo- conclude Urbinati- esse sono sistemi dinamici e complessi che se lasciati ad evoluzione naturale non necessariamente possono assolvere alle diverse funzioni che la nostra società ha loro attribuito. È l’uomo invece che ha bisogno delle foreste per garantirsi la produzione di legno e derivati, la fornitura di diversi servizi ambienta-li (mitigazione climatica, protezione idrogeologica, conservazione habitat ecc) e socio-culturali (conservazione del paesaggio, attività turistico-ricre-ative, ecc)”.La conservazione passiva dei boschi non basta. Diventa necessaria una loro gestione attiva e sostenibile. Eppure la cultura dell’abbandono di-

laga ovunque. In Italia come nelle Marche, dove la gestione dei boschi interessa poco più dell’1% della su-perficie forestale, superiore al 30% di quella totale. Insomma nelle Marche il bosco avanza e il suo avanzamento coincide con il suo abbandono culturale, a sua volta vettore di debolezza sociale, oltre che intensificatore di rischio per frane, al-luvioni e bassa redditività.Così, mentre importiamo carichi di legname dell’Est Europa, rendendoci magari complici dell’illegal logging, i nostri boschi bruciano, franano o vanno in riposo vegetativo. Dell’uso intensivo del passato non rimane nul-la. Spariscono i benefici ambientali, i vantaggi economici, ma anche tradizio-ni, sapori e paesaggi della montagna appenninica. Per non perdere tutto questo occorre una gestione attiva e sostenibile del bosco. Eppure la ten-denza nell’opinione pubblica va nella direzione opposta: l’utilizzazione del bosco viene percepita come disbosca-mento.Se si considera poi l’amore dell’Europa nei confronti del legno, la contraddizio-ne si fa ancora più eclatante.In Europa e in Italia in particolare, il legno infatti piace: “wood is good” (“legno è bello”). Un po’ per via delle caratteristiche (caldo, salutare..)che lo differenziano dagli altri materiali, un po’ perchè percepito come “naturale” ed “ecologico”.Peccato che spesso chi lo ama e adora circondarsi di legno in casa (parquet, mobili e accessori di ogni tipo) o che lo sceglie come combustibile (stufe, caminetti) si dimentica della sua pro-duzione in foresta. Di fronte al parquet in salotto e al caminetto in cucina, pochi collegano la sua disponibilità con le operazioni di taglio, molti invece si dimenticano dell’associazione, rimuovendo del tut-to il luogo comune del “taglio” come operazione distruttiva.Dare una sterzata al senso comune, tramite una corretta informazione, e indirizzare la gestione dei boschi verso pratiche attive e sostenibili, è lo scopo del libro di Urbinati, della sua attività e del programma A.S.SO 2008 in cui questa si inserisce e per cui la stessa Regione Marche ha stanziato 844.000 euro.

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BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

a cura di Alberto Piastrellini

LO STATO DELLARETE NELLE MARCHE

Sin dalla fine degli anni ’80, la Comunità scientifica interna-zionale si è interrogata sul concetto di biodiversità e sulle problematiche relative alla perdita progressiva di diversità biologica a causa del continuo e finora inarrestabile apporto delle attività antropiche nei diversi ecosistemi.La volontà di limitare i danni e fermare lo stillicidio delle “liste rosse”, ha mosso singoli Stati ed Istituzioni di diversi Paesi, a promuovere Convenzioni, Carte, Direttive sulla scia del primo notevole impulso a livello globale, offerto nel 1992 con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità.In Europa, aver sottoscritto detta convenzione, a significato che tutti gli Stati membri, riconoscessero la conservazio-ne in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali come priorità da perseguire, ponendosi come obiettivo quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici”.Per dare compimento a questa affermazione sono state promulgate, rispettivamente nel 1979 e nel 1992 le Diret-tive: “Uccelli” (79/409/CEE) e “Habitat” (92/43/CEE) che rappresentarono allora, come oggi, i principali strumenti innovativi in materia di conservazione con una particolare visione di tutela della biodiversità attraverso un approccio ad ampia scala Sebbene le due Direttive rappresentino la base normativa di un progetto ben più ampio e fissino obiettivi generali e le indicazioni relative per il loro raggiungimento, lasciando poi agli Stati membri la libertà di individuare gran parte degli strumenti per la realizzazione di tali obiettivi, l’approccio conservazionisitico suggerito passa attraverso la costituzione (art. 3 della Direttiva “Habitat”) di una rete ecologica europea denominata: Rete Natura 2000.Essa ha lo scopo di favorire la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica ai fini della salvaguardia della biodiversità, tramite l’individua-zione e la gestione di una serie di siti che ne costituiscono l’ossatura: Zone di Protezione Speciale (ZPS - previste dalla Direttiva “Uccelli”) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC – previsti dalla Direttiva “Habitat”).L’individuazione dei siti da proporre, in Italia, è stata re-alizzata dalle singole Regioni e Province Autonome in un processo che ha rappresentato l’occasione per strutturare una rete di referenti scientifici di supporto alle Amministra-zioni regionali.In questo senso anche la Regione Marche si è attivata da tempo per addivenire ad una propria Rete Ecologica Mar-chigiana e, già da 3 anni si è dotata di nuovi strumenti cartografici integrati in grado di descrivere il preciso quadro conoscitivo delle coperture vegetazionali che caratterizzano il territorio regionale, (metodologie scientifiche ed informati-

Rete Natura 2000

Presentato, in Regione, il Dossier nazionale a cura del WWF edi Lipu-BirdLife, con particolare riferimento alla situazione marchigiana

che già sperimentate con il progetto pilota relativo alle aree SIC e ZPS) implementando una banca dati georeferenziata e producendo carte sindinamiche della vegetazione e del paesaggio vegetale.Tali strumenti sono in grado di offrire una visione d’in-sieme delle risorse e delle caratteristiche geobotaniche di vasti territori funzionali alla definizione della Rete Ecologica Marchigiana e costituiscono una assoluta novità per l’Am-ministrazione regionale che, in questo modo, si è dotata di uno strumento essenziale per la pianificazione urbanistica ed economica; in particolare per gli scopi più direttamente connessi alla salvaguardia della biodiversità.Tuttavia, se dei passi notevoli sono stati compiuti nella direzione del perseguimento dei principi delle Direttive comunitarie e, d’altro canto, il percorso di istituzione dei siti, in Italia, sia ormai giunto alla fase di completamento, la stato di conservazione di molte aree protette della Rete Natura 2000 è stato, dalla loro identificazione in poi, profondamente alterato, determinando la riduzione, ed in alcuni casi, la scomparsa di specie ed habitat che ne hanno determinato l’inserimento nella lista dei siti europei a rischio.Purtroppo a questa dinamica non si è sottratta anche la nostra regione e, pertanto, con la possibilità offerta dalla presentazione del Dossier: “Europa-Italia, lo stato della Rete Natura 2000”, a cura di WWF Italia, Lipu-Birdlife Italia con il contributo di Verdi/Alleanza Libera Europea; l’Assessorato all’Ambiente della Regione Marche, ha voluto offrire una occasione di riflessione e bilancio sullo stato della Rete sul territorio, invitando protagonisti e stake-holders per la giornata di martedì 14 luglio, presso la Sala Raffaello di Palazzo Raffaello (Ancona).“L’impegno della Regione Marche per l’attuazione della Rete Natura 2000 è stato ed è molto ampio - ha dichiarato in aper-tura l’Assessore Regionale all’Ambiente, Marco Amagliani - purtroppo è inversamente proporzionale a quello che, in effetti, si riesce ad esprimere praticamente”.“Tutti gli Amministratori pubblici dichiarano attenzione per le tematiche ambientali - ha proseguito - tuttavia, quando si tratta di decidere sulla materia, spesso si va in un’altra direzione. Su SIC e ZPS mi rendo conto che c’è una scarsa attenzione su cui grava il peso del consenso politico”.“Credo che la Regione Marche sia molto fortunata dal punto di vista della ricchezza e della diversità delle sue risorse na-turali e, di fatto si è anche riusciti a tutelare un buon 14% del suo territorio. Purtroppo - ha continuato l’Assessore - manca una consapevolezza circa le possibilità insite nella protezione di tale ricchezza e questa ignoranza, sommata a dinamiche di lobby e protezionismi locali ingenera con-fusione ed immobilismo”.Stefano Leoni, Presidente Nazionale WWF Italia, ha intro-dotto la presentazione del Dossier, in seguito effettuata da Giorgia Gaibani, Responsabile IBA e Rete Natura 2000 di

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Lipu-BirdLife Italia, dichiarando che: “La tutela della biodi-versità ha una emergenza pari a quella del global warming, dal momento che perdere habitat significa non solo elimi-nare intere categorie di specie viventi, ma anche tradizioni e cultura”.“La biodiversità siamo noi - ha sentenziato - L’uomo non distruggerà la vita sulla terra perché i sistemi viventi saranno in grado di evolversi altrimenti; al massimo distruggerà la sua stessa specie”.A cura del Dott. Claudio Zabaglia, Dirigente region-ale Tutela degli animali e Rete ecologica regionale, è stata effettuata una disamina dello stato della Rete Natura 2000 nelle Marche, da cui è emerso il seguente quadro:• Sono stati realizzati i piani di gestione di 24 SIC e di 4 ZPS

e sono state approvate le misure di conservazione generali per le ZPS e i SIC;

• Dette misure gestionali sono inserite nei Piani dei Parchi e delle Riserve naturali; attualmente in relazione alla re-visione dei Piano Paesistico Regionale vengono presi in esame anche gli aspetti attinenti al sistema dei siti Natura 2000;

• Le norme a tutela della biodiversità sono integrate nei diversi livelli di pianificazione territoriale e, in particolare, con gli indirizzi gestionali delle politiche agro-forestali. Inoltre sono state indicate le misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate;

• Nessuno dei 109 siti ha ancora un piano di gestione in vigore; i 28 piani di gestione sono in fase di approvazione e pertanto non ancora in vigore;

• Non è prevista, al momento, nessuna regolamentazione dell’eventuale prelievo di specie animali e vegetali ai sensi delle Direttive “Habitat” e “Uccelli”;

• Non viene regolamentata la reintroduzione di specie locali e/o l’introduzione di specie non locali;

• Non vi sono stati, al momento, casi di declassamento di ZSC;

• Le Marche hanno previsto di assegnare agli agricoltori nei siti Natura 2000 con proprietà o esclusività, contributi solo per 2 azioni nelle misure 214 (mantenimento pasco-li - pagamenti agro-ambientali) e 216 (conservazione/realizzazione degli elementi caratteristici del paesaggio agrario - investimenti non produttivi)

• La Regione Marche è una delle 4 Regioni ad aver attivato la Misura 213 e la seconda ad aver attivato al 224, tuttavia la dotazione finanziaria risulta essere comunque bassa rispetto alle reali esigenze;

• Nell’ambito dei Fondi Strutturali, la Regione Marche h individuato attraverso il POR FESR 2007 – 2013 uno specifico obiettivo operativo nell’ambito dell’Asse 5, un

aspetto contraddittorio, tuttavia, è stata però l’esclusione degli Enti gestori delle aree naturali protette tra i soggetti beneficiari di queste misure del POR FESR, che pur essendo riconosciuti come soggetti gestori dei siti Natura 2000 non possono presentare direttamente progetti per accedere a questi finanziamenti comunitari;

• Deve essere realizzato ancora un progetto per la Rete eco-logica Regionale con indicazione per la gestione delle aree di collegamento ecologico;

• Il monitoraggio di habitat e specie in alcune aree pilota (n. 21) SIC e ZPS è stato avviato nel 2006;

• La Regione Marche ha un organico sicuramente insuffi-ciente rispetto al lavoro che deve essere svolto dagli uffici competenti nella gestione della Rete Natura 2000,

• È stato prodotto un data-base regionale con relativa car-tografia della vegetazione regionale;

• È stato siglato un Accordo tra Regione Marche, ASSAM e Università Politecnica delle MAarche per la costituzione di un partenariato di verifica, aggiornamento dati e realiz-zazione delle: “Linee Guida su siti di interesse comunitario della Rete Natura 2000”.

In seguito, il Prof. Andrea Catorci dell’Università di Ca-merino, ha presentato una relazione su: “Importanza e problematiche di conservazione della praterie – Habitat 6210 – dei siti Rete natura 2000 per la biodiversità regiona-le”, descrivendo i tipici prati-pascoli delle nostre montagne quale modello di gestione del territorio che, ottimamente gestito è in grado di produrre ricchezza e benessere, senza danneggiare o deturpare l’ambiente.A descrivere la “Genesi e la costruzione scientifica della conservazione della biodiversità delle Marche”, percorso di approccio alla costituenda Rete ecologica regionale, è stato il Prof. Edoardo Biondi, dell’Università Politecnica delle Marche; mentre, a cura del referente WWF Marche, Jacopo Angelini, è stata presentata la relazione: “Minacce e vertenze per i siti della Rete Natura 2000 nella Regione Marche”.Quest’ultima Relazione si è concentrata su due realizzazioni problematiche riguardanti:• la costruzione di una torre-radar di circa 13 m con an-

nesse strutture si servizio e parcheggio per oltre 400 m2

per la prevenzione dei rischi metereologici, nel Comune di Sarnano, ad una quota di oltre 1.500 m sulla cima del monte Ragnolo, sito che oltre ad essere situato al confi-ne del Parco Nazionale dei Sibillini, ricade all’interno di un’Area Flogistica e di una ZPS.

• La costruzione di una centrale eolica nel comune di Pia-stra, a oltre 1.300 m di altitudine e proprio ai limiti del Parco Nazionale dei monti Sibillini, di una ZPS e di un SIC.

Hanno chiuso la mattinata gli interventi a cura di David Belfiori, Direttore Oasi di Ripa Bianca – Jesi (AN) e Pie-

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tro D’Angelo, Presidente Riserva Naturale Regionale della Sentina - S. Benedetto del Tronto (AP), i quali hanno pre-sentato alcuni esempi di buone pratiche dei siti della Rete Natura 2000.

In conclusione, se è vero che molte cose sono state fatte, è altrettanto vero che il cammino volto alla tutela della biodiversità e alla riduzione di ricchezza biologica è ancora tutto in salita.

Urge un repentino cambio di mentalità a tutti i livelli della società, anche perché, come ricordato dalla Commissio-ne Europea nella Comunicazione del dicembre 2008 sulla valutazione intermedia dell’attuazione del piano d’azione comunitario sulla biodiversità: “è altamente improbabile che l’Ue raggiunga l’obiettivo di arrestare la perdita della biodiversità entro il 2010”.Malgrado i passi fatti finora, siamo dunque tutti in un colpe-vole ritardo che non fa che aggravare la situazione.

Nelle Marche la Rete Natura 2000 consta di 109 Aree (per una superfi cie complessiva di 136.888 ettari) di cui 80 individuate come SIC e 29 come ZPS. Il totale della superfi cie ricadente nella Rete, copre il 14% del territorio regionale.La localizzazione delle Aree mostra questo tipo di classifi cazione geografi ca:11 aree localizzate sulla costa;17 aree in ambito collinare;81 aree nell’area montana.Sono stati censiti 51 habitat di cui 49 rientrano nell’elenco di cui in allegato I della Direttiva Habitat; per 13 di questi la conservazione è condizione di massima priorità. Inoltre sono stati segnalati all’UE, 7 habitat che non sono ancora stati inseriti in elenco, malgrado siano di rilevante interesse sia nelle Marche che in ambito europeo.Per il momento non sono stati individuati siti Natura 2000 marini.La Rete marchigiana è connessa (e in taluni casi, sovrapposta) alle 11 Aree Protette istituite (88.759 ha); il rapporto fra la superfi cie dei Siti Natura 2000 rispetto a quella delle Aree Protette è leggermente superiore al 50%.Inoltre, la Regione Marche, con Legge Regionale n. 52 (30/12/1974, “Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali”), ha individuato 109 Aree Floristiche dove è proibita la raccolta, l’estirpazione e il danneggiamento delle specie botaniche spontanee. L’elaborazione dei dati sugli habitat riguardanti i primi 80 SIC, operazione effettuata durante l’attuazione del progetto Bioitaly, ha fatto emergere che il 73% dei SIC è ricoperta da habitat; il restante 27% è occupato da strade, aree urbane, industriali, ecc.Il novero degli habitat censiti negli 80 SIC presenta la seguente distinzione per tipologia:

• 42,5% boschi,• 40% pascoli e praterie naturali e seminaturali,• 10% habitat rocciosi e grotte,• 3% matorral di sclerofi lle,• 2% habitat costieri e alofi tici,• 1% habitat di acqua dolce,• 1% brughiera e boscaglia temperata,• 0,4% acquitrini, pantani, paludi e torbiere,• 0,1% dune costiere di sabbia e dune continentali.

L’urgenza della conservazione dei vari habitat si fa più emergenziale soprattutto degli 11 siti costieri che ospitano habitat alofi tici e dunali, quasi totalmente scomparsi nelle Marche, fatti salvi 380 ha.

RETE NATURA 2000 NELLE MARCHE

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di Alberto Piastrellini

SERVIZI AMBIENTALI

AD ANCONA OPERA “IGENIO”Un originale brevetto Nuove Ora srl e AnconAmbiente rivoluzional’approccio del cittadino rispetto al conferimento della differenziata stradale

Raccolta Differenziata

“La necessità agguzza l’ingegno”, afferma l’esperienza comune, e tale dinamica as-sume i contorni di una diffusa e fervida realtà nel contesto della Regione Marche, dove, la piccola e media imprenditoria, da sempre legate alle esigenze del territorio, riescono ad essere talmente propositive da rispondere immediatamente alle istan-ze che arrivano dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali.Nel caso della problematica gestione del ci-clo dei rifiuti, nella fattispecie della raccolta differenziata, in questi anni, anche le Mar-che, e la provincia di Ancona in particolare, hanno adottato strategie a lungo termine per colmare quel gap che per troppo tempo ci ha allontanato dalle invidiabili performan-ce delle regioni del Nord del Paese.

In questo senso, bisogna riconoscere che gli stimoli maggiori sono venuti proprio dagli Enti Locali, maggiormente interes-sati a fornire servizi che rispondessero maggiormente alle esigenze dei propri cittadini; e infatti, gli ottimi risultati con-seguiti dai Comuni marchigiani sono ben identificabili nella classifica nazionale sti-lata da Legambiente in occasione della Premiazione dei Comuni Ricicloni.Tuttavia, se tali risultati premiano e ri-conoscono l’ottimo lavoro svolto dalle piccole e medie città, non si può obiet-tare che i problemi maggiori nascono

quando il problema della RD si affronta a livello di tessuti urbani di maggiori dimensioni, come, ad esempio, nei Ca-poluoghi di provincia.In questo senso, la città di Ancona (che è anche Capoluogo di Regione) rappre-senta un caso emblematico: la raccolta differenziata in appena un anno è pas-sata dalla classica stradale a quella porta a porta (anche se non tutti i quartieri della città sono ancora coperti da questo servizio). Ebbene, quand’anche la media locale non abbia raggiunto gli obiettivi previsti dalla normativa nazionale di riferimento, i dati parlano chiaro: nei quartieri dove la raccolta porta a porta è partita, si differenzia molto di più e la quantità totale dei rifiuti che la città pro-

duce e porta in discarica è diminuita.Tuttavia il tessuto urbano presenta del-le difficoltà alla diffusione del porta a porta classico (ovvero alla consegna dei bidoncini familiari e alla raccolta puntua-le del conferito), pertanto, onde superare le situazioni critiche e/o di emergenza che si riscontrano in particolari aree del-la città diffusamente caratterizzate, oltre che da numerose attività commerciali, anche dalle presenza di condomini sen-za aree di pertinenza privata idonee al collocamento dei contenitori adibiti alla RD, AnconAmbiente (la municipalizzata

che si occupa dei servizi relativi alla ge-stione dei rifiuti), ha inteso promuovere un nuovo modello di raccolta dei RSU, denominato “Igenio”.Igenio è un punto mobile di raccolta dei RSU posizionato su spazi appositamente dedicati, caratterizzato da ridotte misure di ingombro e dalla possibilità di modu-lare le frequenze di conferimento sulla base delle esigenze operative.Le sue caratteristiche ed obiettivi si pos-sono così facilmente sintetizzare:• ottimizzazione delle frequenze di rac-

colta,• facilità d’uso,• efficacia operativa per la facilità e

velocità nello svuotamento dei con-tenitori,

• maggior sicurezza degli operatori e degli utenti,

• fasce orarie di conferimento scaglio-nate per le zone interessate.

La tecnologia e il suo utilizzo sono state presentate alla cittadinanza in occasione di una Conferenza Stampa pubblica che ha avuto luogo il 23 luglio presso i To-roidi Conero Bus, in Piazza Ugo Bassi di Ancona, alla presenza del Sindaco, dei vertici di AnconAmbiente, degli Assesso-rati competenti del Comune di Ancona e della Provincia, nonché dei rappresen-

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tanti della Nuove Ora Srl, la ditta che ha ideato e realizzato il macchinario, brevettandolo a livello nazionale.In apertura dei lavori, Lino Secchi, Pre-sidente AnconAmbinete ha ricordato i positivi risultati raggiunti in pochi mesi dall’attivazione del servizio di raccolta porta a porta, rimarcando: “la necessità del rispetto delle regole da parte dei citta-dini e l’esigenza di formare una nuova cultura della gestione dei RSU”.Dal canto suo, il Sindaco neo eletto, Fio-rello Gramillano, ha voluto ricordare come: “da Presidente di una Circoscri-zione, allorquando si cominciò a parlare di raccolta differenziata porta a porta, sollevai alcune perplessità in merito a cer-te caratteristiche urbanistiche della città. Oggi, grazie al lavoro di una azienda locale, abbiamo un’attrezzatura estre-mamente duttile che permette di superare tali difficoltà logistiche e, proprio per le sue caratteristiche, si presta ad essere re-plicata e utilizzata altrove”.“L’utilizzo di Igenio - ha concluso il Sin-daco - ci consentirà di raggiungere la percentuale di RD prevista dalla norma-tiva andando incontro, nel contempo, alle necessità del cittadino”.

Anche l’Assessore all’Ambiente della Pro-vincia di Ancona, Marcello Mariani, ha voluto portare un suo saluto, ricor-dando che: “l’evento di oggi rappresenta la fase di start-up del frammento più problematico dell’avvio della RD porta a porta nei centri storici”.Citando il Rapporto di Legambiente sui Comuni Ricicloni e riandando alle ottime performance dei piccoli centri marchigia-ni, l’Assessore Mariani si è detto convinto che: “grazie alla nuova tecnologia, sono certo che anche Ancona, dal prossimo an-no, figurerà fra i Comuni virtuosi nella raccolta differenziata”.Dopo una panoramica sui dati del-la produzione di RSU cittadini e sulle percentuali di RD raggiunte nei quar-tieri dove attualmente è partito il porta

a porta, relazione a cura del Direttore generale AnconAmbiente, ing. Giusep-pe T. Sanfilippo, la parola è passata ai rappresentanti della ditta che ha ideato e realizzato Igenio, Nuove O.R.A. Srl di Marina di Montemarciano.“È con grande orgoglio che oggi presentiamo ufficialmente il prototipo di Igenio, attrez-zatura scarrabile integrata, frutto della genialità e professionalità delle maestranze locali - ha affermato la Presidente di Nuove O.R.A. Srl, dott.ssa Mara Centurelli - nel campo dell’ingegneria e della meccanica a favore dell’ambiente e del cittadino”.“Nuove O.R.A. Srl - ha ricordato la Presidente - da 60 anni è leader nel-la progettazione e realizzazione di scarrabili ed attrezzature per la movi-mentazione ed il sollevamento pesante e,

con AnconAmbiente, ha colto l’occasione per sviluppare una tecnologia innovativa per l’ottimizzazione della RD stradale nel territorio del Comune di Ancona”.Ricordando come Igenio sarà operativo già da settembre nella zona del Piano San Lazzaro per essere poi progressiva-mente esteso ai quartieri: Archi, Stazione e Centro Storico, la dott.ssa Centurelli ha voluto ringraziare pubblicamente: “quan-ti hanno progettato e realizzato a tempo di record un prodotto innovativo che si fregia del brevetto nazionale ed europeo di Nuove O.R.A. Srl e AnconAmbiente, che sarà in grado di rivoluzionare la ge-stione del ciclo dei rifiuti da parte degli organismi preposti e che, pertanto, si offre all’attenzione di tutti gli Amministratori locali, non solo anconetani”.

“IGENIO”

Attrezzatura mobile/scarrabile multivasca ribaltabileper la raccolta differenziata dei rifi uti

“Igenio” è un’attrezzatura mobile/scarrabile montata su vettore Mercedes, modello Sprinter

La struttura, in acciaio, è dotata di:4 cilindri stabilizzatori a salita/discesa idraulica, di cui 2 anteriori estensibili (idraulicamente) e 2 posteriori fi ssi;5 vasche di contenimento indipendenti di varia lunghezza, in lega leggera di alluminio, dotate ai autonomo sistema di ribaltamento.Le operazioni di carramento/scarramento, nonché quelle di sollevamento/discesa delle singole vasche ribaltabili, sono azionate a distanza con l’utilizzo di un radiocomando on-off palmare multicanale.Ciascuna delle vasche di conferimento è corredata di 2 coperchi simmetrici bilaterali, completi di maniglia per l’apertura manuale, dotati di sistema bloccaggio/bloccaggio elettrico.Tale dispositivo, azionato elettronicamente ed alimentato da una batteria tampone autocaricante con l’ausilio di pannelli solari (installati nella parte superiore fi ssa centrale delle vasche), si avvale di un software dedicato per l’acquisizione, nonché memorizzazione e scarico fi nale di dati necessari per il capillare dei singoli conferimenti.L’attrezzatura consente di agevolare le strutture competenti preposte alla raccolta differenziata dei rifi uti, al recupero simultaneo delle varie tipologie di materiale proveniente dalle utenze domestiche e non.

Descrizione dell’utilizzoL’operatore addetto parte dalla sede aziendale con l’attrezzatura carrata sull’automezzo preposto al trasporto; giunto presso la sede designata per la presenza a terra dell’attrezzatura effettua l’operazione di scarramento dell’allestimento mobile dall’autocarro con l’ausilio del radiocomando a distanza, fi no alla completa messa a terra del piano-mobile multivasca.Effettuata tale operazione, l’operatore rientra presso la sede aziendale con l’automezzo.A questo punto gli utenti autorizzati, con l’ausilio di un dispositivo di riconoscimento fornito in dotazione dall’azienda, possono effettuare l’operazione di conferimento differenziato dei rifi uti, utilizzando separatamente le vasche di contenimento (munite ciascuna di 2 portelli di carico).Terminata la fase di conferimento del materiale, il personale addetto, una volta giunto di nuovo sul luogo ove inizialmente è stato depositato il piano-mobile multivasca, inizia l’operazione di carramento dell’attrezzatura sull’autocarro e provvede a rientrare in sede per le operazioni di scarico.Lo svuotamento delle singole casse avviene con l’ausilio dell’apposito dispositivo di ribaltamento indipendente, azionato a distanza grazie al radiocomando multicanale in dotazione.L’attrezzatura risponde alle vigenti normative CE sull’uso in totale sicurezza dei dispositivi in dotazione agli operatori addetti ed agli utenti.

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di Gisberto PaoloniDirettore generale ARPAM

ARPA MARCHE

La situazione delle acque di balneazione in EuropaMigliora la qualità delle acque di balneazione delle coste europee. Durante la scorsa stagione, il 96% delle zone costiere e il 92% dei siti lungo i fiumi e sui laghi ha rispettato gli standard minimi di balneazione. A renderlo noto è la relazione annuale presentata dalla Commissio-ne europea e dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) sulla qualità delle acque di balneazione 2008, che, in

buona sostanza, ha registrato il rispetto delle norme igieniche UE in gran parte dei siti ispezionati.Più nel dettaglio, nel 2008 sono stati monitorati circa 75 siti in più rispetto all’anno precedente. E delle 21.400 zone di balneazione controllate in tutta l’Unione, due terzi si trovavano lungo le coste e gli altri lungo i fiumi e sui laghi. Il numero più elevato di aree costiere si trova in Italia, Grecia, Francia, Spagna e Danimarca, mentre in Germania e Francia si trova la maggior parte delle acque di balneazione interne.Nel complesso, la qualità globale delle acque di balne-azione è molto migliorata rispetto al 1990. Fra questa data e il 2008 il tasso di rispetto dei valori obbligatori (requisiti minimi di qualità) è salito in generale dall’80% al 96% e addirittura dal 52% al 92% per le acque costie-re e le acque interne. Dal 2007 al 2008 la conformità è migliorata in entrambi i settori (rispettivamente 1,1% e 3,3%).Il Rapporto ha preso in considerazione un totale di 5.684 siti italiani durante la stagione balneare 2008, di cui 4.917 si riferiscono ad acque di balneazione costie-re e 767 di acqua dolce (55 su fiumi, 712 su laghi). Il nostro Paese, che rappresenta il 26,5% delle acque di

CHE MARE FARA’?Al via la stagione balneare

L’ARPAM intensifica la vigilanza sulla qualità delle acque di balneazione

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balneazione dell’Unione europea, ha il 92,8% delle acque in linea con gli obblighi europei 2008 (cioè 4.563 siti), mentre il 91,4% è considerato in linea con i parame-tri guida (4.496). Si tratta di un valore che si avvicina a quello dell’anno precedente. La percentuale di non conformità delle acque di balneazione è aumentata in-vece dallo 0,4% (18 siti balneazione) allo 0,9 per cento (42 siti balneazione). Per le acque dolci, la conformità con i parametri obbligatori raggiunge la percentuale del 65,8%, più o meno lo stesso valore dello scorso anno (+0,2%). Nel complesso, su 5.684 siti, 5.068 rientrano nei parametri guida o in quelli obbligatori.(report integrale sulle acque balneabili in Europa www.eea.europa.eu).

La situazione delle acque di balneazione nelle MarcheLa balneabilità delle acque marine costiere della regione Marche viene controllata dai quattro Dipartimenti Pro-vinciali ARPAM nel rispetto delle procedure tecniche ed analitiche previste dalla normativa di settore, il DPR 470/82, modificato oggi per alcuni aspetti dalla Legge 422/2000 che recepisce pienamente le Direttive CEE. L’obiettivo è fondamentalmente quello di garantire che le acque destinate alla balneazione non rappresentino potenziali fonti di rischio per la salute dei bagnanti. Su tutta la costa marchigiana, lunga circa 172 km, sono distribuiti 228 punti di prelievo; in ciascun punto il controllo viene eseguito con frequenza quindicinale nel periodo compreso fra il 1° aprile e il 30 settembre e su ogni campione vengono ricercati parametri micro-biologici e chimici. Ogni volta che un solo parametro eccede il limite previsto dalla normativa scattano dei campionamenti suppletivi di verifica per valutare sia l’entità dell’inquinamento che l’estensione del tratto di costa che dovrà eventualmente essere dichiarato “non balenabile”. L’ARPAM gestisce le attività di controllo ambientale e il monitoraggio dell’ecosistema marino costiero marchigiano allo scopo di fornire agli enti di governo del territorio il supporto tecnico specializzato in merito alla gestione dell’ambiente marino. L’Agenzia si è dotata delle strutture per coprire i seguenti settori di attività: monitoraggio della qualità delle acque marino - costiere; oceanografia costiera; accumulo di inquinanti nei sedimenti marini; bioaccumulo microinquinanti nei molluschi; controllo del fenomeno delle mucillagini; definizione dell’intensità e dell’estensione delle fioritu-re microalgali nell’area di mare compresa tra Gabicce e S. Benedetto del Tronto; controllo alghe tossiche su banchi naturali di molluschi bivalvi e su impianti di mitilicoltura. Il monitoraggio marino viene eseguito

presso stazioni ubicate generalmente al largo delle foci dei principali corsi d’acqua, innanzi al porto di Ancona ed in corrispondenza del Promontorio del Conero (che costituisce l’area non inquinata, cioè il “bianco”).

ARPA MarcheVia Caduti del Lavoro, 40 int. 560131 AnconaTel. 071 2132720 - fax 071 2132740arpa.direzionegenerale@ambiente.marche.itwww.arpa.marche.it

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di Roberto Paoloni

MANIFESTAZIONI ED EVENTI

Presso l’Università di Camerino il 4 giugno 2009 si è svolto il primo de-gli incontri tematici, promossi dal “Laboratorio di Comunicazione Ambientale” composto da: Universi-tà degli Studi di Camerino, Comunità Montana dei Monti Azzurri, Regione Marche, Comunità Montana Alte Val-li del Potenza e dell’Esino, Comunità Montana di Camerino e la Cooperativa Sociale P.A.R.S., che si è contraddistinto sia per la numerosa partecipazione che per la qualità degli interventi.Il tema dell’incontro è stato la Normativa

Ambientale, nei diversi dei suoi aspetti.Erano presenti all’incontro numerose per-sonalità del mondo giuridico che hanno certamente avuto modo di approfondire una materia alquanto complessa e diver-sificata come il “Diritto Ambientale”.I lavori sono incominciati con un saluto del dott. Corrado Zucconi Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di

Camerino che ha espresso, in rappresen-tanza di tutti i Legali Camerti, l’importanza di giornate formative sul tema della legi-slazione ambientale, soprattutto rivolte al mondo dell’avvocatura.Dopo i saluti ha preso la parola il moderatore della giornata il dott. Vincenzo Luzi Procuratore Capo di Ancona “L’Ambiente è un bene giuridico che deve essere tutelato e salvaguardato anche da affari malavitosi che vedono in modo particolare nei rifiuti in modo per aumentare i loro traffici economici illeciti”, anche se ha sottolineato che

nelle Marche non vi sono ad oggi orga-nizzazioni malavitose che fanno affari connessi alle pratiche ambientali.Il Procuratore anconetano, fiero delle sue origini camerti, ha dichiarato che già nella Costituzione all’art. 9 si parla di “Tutela del Paesaggio” come patri-monio da conservare e difendere.L’ambiente, pertanto, è un principio della

Carta Costituzionale e la sua salvaguardia deve essere un cardine del nostro Stato.Luzi ha voluto sottolineare, inoltre, i numerosi scempi realizzati proprio nel territorio di Camerino, a partire dal pa-lazzo dove ha sede il Tribunale, una costruzione dei “tristi”, urbanisticamen-te parlando, “anni ’60”, mal costruita nel punto più alto della città.“L’Ambiente - ha sottolineato Luzi - non subisce passivamente certi oltraggi, ma rea-gisce con la vendetta, traducendosi con dei danni economici sul settore del turismo”.Successivamente è intervenuto il dott.

Stefano Belardinelli, Presidente della Contram, la maggiore società di trasporto pubblico locale della provincia di Mace-rata, che dopo una breve presentazione dell’azienda ha sottolineato l’impegno di Contram per il conseguimento della Certificazione ambientale Iso 14001.La Contram provoca numerosi impatti all’ambiente, primo fra tutti l’emissio-

“I PRINCIPALI ADEMPIMENTINORMATIVI AMBIENTALI”

Laboratorio di Comunicazione Ambientale

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ne di gas e particolato in atmosfera, derivanti dai suoi mezzi pubblici di trasporto, nonché la presenza di una officina e di una carrozzeria interne alla sede del Consorzio.Belardinelli ha pure evidenziato come sia stato importante per l’azienda cer-tificarsi, perché ha costituito un modo utile per “riguardare tutte le carte”, in modo particolare, le procedure e i vari impianti per migliorarne gli adempi-menti in campo ambientale. A seguire è intervenuto il dott. Rober-to Ciccioli, Responsabile del Servizio Bonifiche e Concessioni del settore Ambiente della Provincia di Macerata, che dopo una analisi del ruolo svolto dalla Provincia di Macerata in merito alla tutela ambientale, ha chiarito che le competenze ambientali sono state affi-date alle Province o tramite normative nazionali o attraverso normative di tipo regionale. La Regione Marche ha scelto di assegnare numerose competenze in

merito agli organismi locali, specifica-tamente alle 5 Province.La dott.sa Beatrice Antonelli della Provincia di Macerata settore Acque ha voluto rimarcare con il suo intervento la mancanza di una normativa regio-nale che abbia recepito la normativa nazionale.

Il dott. Claudio Accorsi, Servizio tutela dell’aria della Provincia di Macerata ha affrontato in modo particolareggiato la modulistica provinciale per il rilascio delle Autorizzazioni per gli impianti di tipo industriale.In seguito, ha preso parola il dott. Giuseppe Bordoni, Comandante Pro-vinciale del Corpo Forestale di Stato, il quale dopo aver illustrato le varie com-petenze e attività del glorioso Corpo di polizia ha voluto rimarcare la presenza numericamente “inadeguata” del Corpo Forestale nel territorio nazionale con circa 8.000 uomini, dato alquanto esi-guo se lo si paragona con i circa 5.000 i Vigili urbani della capitale. Il comandante Bordoni ha comunque evidenziato che per la difesa di un ter-ritorio, come quello italiano, che ne ha circa un terzo tutelato, richiederebbe la presenza di un numero notevolmente maggiore di agenti a disposizione.L’avv. Franco Borgani nel suo inter-

vento ha voluto mettere in risalto la posizione del Governo Italiano che, secondo il giurista, con atti ammini-strativi e con numerose proposte di legge sta andando contro ogni tipo di tutela ambientale, cercanodo di fatto, di ostacolare la Direttiva UE sul pac-chetto “Clima-Energia”, che prelude

ad un nuovo accordo mondiale per il Kyoto 2.Alla fine della mattinata è arrivato il momento dell’atteso intervento del Sostituto Procuratore della Repubblica di Ancona dott. Paolo Gubinelli che ha iniziato il suo intervento definendo il Diritto ambientale in Italia “comato-so”, sostenendo che ad oggi portare a conclusione un processo per reato ambientale è a dir poco difficoltoso.Gubinelli ha voluto sottolineare che in Italia la situazione sui reati di abusivi-smo edilizio o ambientale in genere rappresenta ormai solo una semplice valutazione del danno che ne può derivare al suo autore: “Mi conviene compiere il reato, oppure no?”In ultimo è intervenuto il dott. Mauro Canil titolare della Fidea di Matelica, azienda chimica leader in Italia per la produzione di vernici per carrozzerie, che ha voluto portare l’esempio della sua impresa rispettosa dell’ambiente,

tanto da conseguire la Certificazione ambientale ISO 14001.A termine, il prof. Carlo Francalancia, Docente di Biologia vegetale dell’Uni-versità di Camerino ha ricordato ai presenti i futuri appuntamenti organiz-zati dal Laboratorio di Comunicazione Ambientale.

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a cura di Alberto Piastrellini

QUALITÀ E AMBIENTE

“Chiare, fresce, dolci acqueOve le belle membra pose colei che sola a me par donna…”Cantava, così, il Petrarca degli ozi valchiusani, celebrando al contempo, la bellezza dell’amata, in rapporto alla ma-gnificenza della Natura, Teatro e Spettatore del sentimento d’amore.

Povero Petrarca, ignaro di aver creato un clichè letterario che avrebbe sfidato i secoli, scontrandosi, alla fine, con le conseguenze più eclatanti dell’industrializzazione.Quale coppietta, infatti, può oggi indulgere al piacere retrò di un “colloquio galante” immersi nell’intatta frescura di un ruscello?Già, perché, a parte pochi e, giustamente tutelati casi, fiumi, laghi e ruscelli del Bel Paese, non godono certo di buona salute a causa di continui depauperamenti idrici per usi irri-gui, potabili ed industriali, nonché dei sempre più numerosi apporti inquinanti in barba a leggi e regolamenti volti alla tutela delle acque e della biodiversità.Ma qual è lo stato dell’arte degli acquiferi marchigiani?A misurare lo stato di salute delle acque superficiali interne presentando una fo-tografia non proprio lusinghiera è stato il Dossier a cura di Le-gambiente Marche e ARPAM, nell’ambito di Fiumi Informa Marche 2009, la campagna per la qualità delle acque dell’ Associazione am-bientalista.A scorrere il Dossier, presentato lo scorso 22 luglio presso la Direzione Regionale dell’ARPA Marche, la memorabile immagi-ne suggerita dal canto petrarchesco appare lontana ed ideale co-me la miniatura di un Libro d’Ore, poiché dallo scorso gennaio il 18% delle acque dei fiumi marchigiani è fuorilegge.Il dato emerge dalla serie di monitoraggi effettuati dall’ARPAM

sulle acque superficiali interne attraverso 60 stazioni di campionamento posizionate sui principali corsi d’acqua e 3 stazioni collocate sui laghi più rilevanti (Gerosa, Fiastrone e Castreccioni).La nuova normativa nazionale in materia di acque è il D. Lgs. 152/06 (Testo Unico Ambientale) che recepisce la Direttiva 2000/60/CE, (relativa alle acque). Tuttavia, le modalità di applicazione del Decreto non sono ancora chiare e costi-tuiscono oggetto di discussione ed approfondimento tra Ministero competente ed Enti locali.Il nuovo riferimento normativo nazionale, introduce nuovi standard di qualità per quanto riguarda gli inquinanti chi-mici (sostanze prioritarie e sostanze pericolose prioritarie) e prevede nuovi monitoraggi per i parametri biologici e idromorfologici, in attesa che vengano definiti i criteri ogget-tivi per la classificazione dei corpi idrici ai sensi del nuovo dettato normativo, il monitoraggio e la classificazione delle acque superficiali vengono effettuati sulla base di quanto previsto dal D. Lgs. n. 152/1999;Lo stato di qualità ambientale dei corsi d’acqua (SACA)

viene definito in ba-se allo stato ecologico che rappresenta la qualità della struttura e del funzionamen-to degli ecosistemi acquatici, e lo stato chimico stabilito in base alla presenza dei principali inquinanti pericolosi inorganici e di sintesi.L’insieme di questi parametri, chimici, fi-sici, microbiologici e biologici, integrati con parametri aggiuntivi, permette di ottenere lo stato ambientale dei corpi idrici su-perficiali.Lo stato ecologico viene definito dal confronto tra il livel-lo di inquinamento descritto dai macro-descrittori e la qualità biologica definita con l’Indice Biotico Esteso (I.B.E.).Ebbene, la normativa ha fissato entro il 31

LO STATO DI SALUTEDELLE ACQUE MARCHIGIANE

Fiumi Informa

Presentata l’indagine realizzata nell’ambito della campagna per la qualità delle acque di Legambiente Marche

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dicembre 2008 la data limite per far rientrare ogni tratto fluviale nella classe “sufficiente” (ovvero “ambiente inqui-nato o comunque alterato”) ed entro il 31 dicembre 2016 il tempo massimo per raggiungere o mantenere lo stato ambientale “buono”, mantenendo, ove già esistente, lo stato di qualità “elevato”.Purtroppo la “pagella” dei corsi d’acqua marchigiani è quan-to mai sconfortante:• nessun corso d’acqua presenta lo stato di qualità “eleva-

to”;• 22 hanno ottenuto un giudizio “buono”;• 28 hanno ottenuto un giudizio “sufficiente”;• 9 portano a casa un giudizio “scadente”;• 2 addirittura “pessimo”.A conti fatti, al 1° gennaio 2009, 11 stazioni di monitoraggio (che rappresentano il 18%) evidenziano valori fuori norma e se le dinamiche rimarranno invariate, le proiezioni prevedo-no che al 1° gennaio 2016, la percentuale salirà al 63,9%.“I dati ARPAM del monitoraggio dei fiumi marchigiani ci pre-sentano una situazione delle nostre acque interne fortemente critica – ha dichiarato Leonello Negozi della Segreteria regionale di Legambiente - Il 64% delle stazioni di campio-namento rilevano una qualità che va da ambiente inquinato fino a fortemente inquinato e circa una stazione su quattro indicano un’acqua non idonea alla vita dei pesci”.“A fronte di questa situazione – ha proseguito - il Piano di Tutela delle Acque che la Giunta Regionale ha trasmesso nello scorso dicembre al Consiglio Regionale, oltre a proce-dere lentamente, non è sufficientemente risolutivo per porre rimedio a questa situazione di degrado nel breve periodo come richiesto dalla normativa europea”.“Pensare di ritornare a fare il bagno nelle nostre acque dolci – ha infine concluso - appare un sogno irrealizzabile”.Nella classifica dello stato ambientale dei 28 acquiferi presi in esame (ndr: per maggiori informazioni si veda la Tabella sinottica), ottengono il giudizio migliore i fiumi: Burano (PU), Candigliano (PU), Fiastra (MC), Fiastrone (MC), Fluvione (AP), Nera (MC), Sentino (AN), Tennacola (MC); mentre in coda figurano: Aspio (AN), Ete Vivo (FM), Tesino (AP), Tavolo (PU).Stante l’emergenza rappresentata dall’evolversi del global warming, si può facilmente capire come questa si vada a sommare alle criticità del sistema idrico regionale, amplifi-candone gli effetti. I dati del Dossier rilevano che la qualità media dei corsi

d’acqua marchigiani, misurata come SACA, è da alcuni anni pressoché costante, nonostante la legge richieda un forte impegno di miglioramento. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), che la Giunta Regio-nale delle Marche ha trasmesso al Consiglio Regionale nel dicembre del 2008 per la sua approvazione, ha l’obiettivo di superare questo stato di fatto e portare la qualità delle acque allo stato buono, ovvero ad un “Ambiente con mo-derati sintomi di inquinamento o di alterazione”, come, peraltro, chiede la stessa UE. Purtroppo il ricorso a deroghe, concesse dal Legislatore, ridimensiona questo obiettivo al punto che l’Amministrazione regionale valuta che 16 delle attuali 39 stazioni di controllo che comportano un giudizio di valutazione peggiore di “buono” non rientreranno entro il 31 dicembre 2015 nello stato “buono”. Il che si traduce, ad una strategia efficiente solo al 59%. Inoltre, si legge nel Dossier, a fronte di un elevato numero di abitanti forniti dal servizio di depurazione (circa il 74 %) la qualità dei corsi d’acqua marchigiana degrada progres-sivamente e significativamente al raggiungere delle foci con classi di qualità che oscillano negli anni (ed a seconda delle condizioni meteoclimatiche), tra le classi quarta e quinta, corrispondenti ad uno stato ecologico “scadente” o “pessimo”.Tale situazione imporrebbe un approccio aggiornato alla de-purazione realizzando sistemi di trattamento locale - usando soluzioni tecniche a minima manutenzione, meno energivore e costose– restituendo gli scarichi trattati alla circolazione superficiale locale ed evitando la loro concentrazione.Infine, il Dossier evidenzia come il riutilizzo delle acque reflue depurate sia ancora una pratica del tutto disattesa.Si impone, a questo punto, un ripensamento generale nelle politiche di approccio alla gestione dei corpi idrici, nonché la necessità di azioni maggiormente incisive che partono certamente dalle Amministrazioni regionali e locali, per coinvolgere, infine, tutti i cittadini, i quali possono dare il giusto apporto alla minimizzazione degli impatti sui corsi d’acqua, altrimenti, come ha concluso Leonello Negozi della Segreteria regionale di Legambiente: “Pensare di ri-tornare a fare il bagno nelle nostre acque dolci appare un sogno irrealizzabile”.A questo punto, speriamo che l’idillio di Laura e Petrarca non rimanga l’evocazione ideale di un sogno del ’300, ma possa perpetuarsi..

PROPOSTE DI LEGAMBIENTE MARCHE

1. rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose, ad esempio modificare le modalità di vendita dell’acqua da parte dei Consorzi di bonifica, che non incentivano al risparmio;

2. ripensare il sistema di irrigazione dei terreni agricoli, quasi totalmente fondato sulla modalità ad aspersione o a pioggia, per riconvertirlo il più possibile ai sistemi di microirrigazione e a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata, oltre che di concimi e di combustibili fossili;

3. ridurre i prelievi di acqua dall’ambiente e ridurre gli scarichi nei corpi idrici ricettori praticando il riutilizzo delle acque reflue depurate nell’industria ed in agricoltura;

4. potenziare il sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali, ma anche di quelli repressivi da parte delle forze dell’ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde;

5. infine per quanto concerne gli usi civili occorre incentivare l’uso di “sistemi duali” per recuperare le acque piovane o per riutilizzare le acque grigie depurate per gli usi domestici meno nobili, come lo scarico del wc, partendo quantomeno dalle nuove edificazioni, ma anche la diffusione di quegli strumenti semplici ma utili per risparmiare acqua come ad esempio i riduttori di flusso per i rubinetti e le docce o gli scarichi a doppio tasto del water.

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