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racconto di Luigi Dal Cin -...

Date post: 07-Aug-2019
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La zona del colle di Bonaria, in epoca antica, si chiamava ‘Porto delle Grotte’ perché nel colle c’erano – e si vedono ancora – delle piccole grotte, che venivano scavate per ottenere pietre da costru- zione, e che erano usate anche come antiche sepolture. Dal colle di Bonaria si vede bene il quartiere del Castello. E infatti i catalani, guidati da Alfonso d’Aragona figlio del re di Spa- gna, sbarcarono proprio lì, e lì costruirono il loro accampamento per partire alla conquista del Castello che, allora, era in mano ai pisani. Era il 1324. Costruirono una torre e un santuario in pietra, e chiamarono il colle ‘Bon-Ayre’ che significa ‘Aria Buona’ perché lassù sul colle tira sem- pre un po’ di vento fresco. Alla fine i soldati di Alfonso d’Aragona conquistarono il Castello, e da quel momento Cagliari divenne parte del Regno di Spagna. Alfonso d’Aragona regalò il santuario ai Padri Mercedari, un ordine Le parole della bellezza progetto di scrittura e narrazione scritto con la Classe III C Scuola Primaria di via Buscaglia dell’Istituto Comprensivo Monsignor Saba di Elmas (CA) Coordinato da Francesca Spissu per l’Associazione Culturale Imago Mundi Onlus Cagliari Monumenti Aperti 2014 La candela nella tempesta racconto di Luigi Dal Cin La candela nella tempesta
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La zona del colle di Bonaria, in epoca antica, si chiamava ‘Porto delle Grotte’ perché nel colle c’erano – e si vedono ancora – delle piccole grotte, che venivano scavate per ottenere pietre da costru-zione, e che erano usate anche come antiche sepolture.

Dal colle di Bonaria si vede bene il quartiere del Castello.E infatti i catalani, guidati da Alfonso d’Aragona figlio del re di Spa-gna, sbarcarono proprio lì, e lì costruirono il loro accampamento per partire alla conquista del Castello che, allora, era in mano ai pisani. Era il 1324.

Costruirono una torre e un santuario in pietra, e chiamarono il colle ‘Bon-Ayre’ che significa ‘Aria Buona’ perché lassù sul colle tira sem-pre un po’ di vento fresco.Alla fine i soldati di Alfonso d’Aragona conquistarono il Castello, e da quel momento Cagliari divenne parte del Regno di Spagna.

Alfonso d’Aragona regalò il santuario ai Padri Mercedari, un ordine

Le parole della bellezzaprogetto di scrittura e narrazione

scritto con la Classe III C

Scuola Primaria di via Buscaglia dell’Istituto Comprensivo

Monsignor Saba di Elmas (CA)

Coordinato da Francesca Spissu per l’Associazione Culturale Imago Mundi OnlusCagliari Monumenti Aperti 2014

La candela nella tempestaracconto di Luigi Dal Cin

La candela nella tempesta

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religioso anch’esso spagnolo, che costruirono sul colle il loro con-vento.I Padri Mercedari offrivano i propri beni e raccoglievano elemosine per pagare la libertà delle persone catturate per mare e rese schia-ve: arrivavano persino ad offrire se stessi al padrone per rendere libero un suo schiavo.Qualche anno dopo la conquista del Castello, nel 1370, accadde a Bonaria un fatto eccezionale.Si racconta che una nave proveniente dalla Spagna si dirigeva verso l’Italia quando fu colta da una terribile tempesta. La vita dell’equipaggio e dei passeggeri era in pericolo: enormi onde som-mergevano la nave che stava per affondare. Il capitano, in un ul-timo tentativo di salvare almeno gli uomini, ordinò di gettare in mare tutto il carico. Così fu fatto ma senza ottenere risultato: la nave stava affondando nella tempesta. C’era anche una grande cassa, di cui s’ignorava il padrone e il contenuto. Fu gettata per ultima, e appena toccò la superficie del mare all’improvviso la tem-pesta cessò. Il capitano, incuriosito, cercò di riprendere la cassa per vedere cosa contenesse, la inseguì senza riuscire a prenderla, fin-ché la cassa arrivò sulla spiaggia, ai piedi della collina di Bonaria.Molte persone accorsero alla spiaggia. Tutti osservavano la cassa chiedendosi quale misterioso segreto racchiudesse. Si cercò di aprirla, ma nessuno ci riuscì. Si cercò di sollevarla, uno, due, tre, cinque, dieci uomini insieme: provarono tutti, ma nessuno ci riuscì. La cassa era sempre troppo pesante. All’improvviso un bambino notò che lo stemma sulla cassa era lo stesso delle vesti dei Padri Mercedari! Questi arrivarono e, senza difficoltà, sollevarono la pe-sante cassa e la trasportarono nella loro chiesa. I religiosi aprirono la cassa e, assieme a tutti i presenti, rimasero sbalorditi: in quella cassa c’era una statua di legno della Madonna che reggeva il Bam-

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bino in braccio e, nell’altra mano, teneva una candela accesa.A tutti sembrò un miracolo: com’era possibile che la fiamma di quella candela fosse rimasta accesa durante la tempesta in mare?

Gli scrittori dicono che tutti noi siamo come delle piccole navi. E come una nave noi tutti navighiamo le nostre giornate.Quando ci svegliamo, alla mattina, ci laviamo: così come la ciurma lava il ponte della nave.Poi facciamo colazione: così come la stiva della nave viene riempita delle merci di rifornimento prima della partenza per il mare.E poi partiamo da casa, così come la nave salpa dal porto (dove rimane qualcuno che ci vuole bene, e aspetta che ritorniamo) e co-minciamo a navigare la nostra giornata.A volte le giornate sono di sole, il cielo è sereno senza nuvole: sia-mo sereni e navighiamo felici.A volte invece ci sono giornate di tempesta: una tempesta fuori fatta di vento, pioggia, fulmini e tuoni, a volte anche una tempesta dentro di noi, fatta di tristezza, paura, rabbia...Poi però c’è una spiaggia che ci attende, una spiaggia dove l’aria è buona di nuovo.Il nostro sforzo, durante la tempesta, è quello di mantenere accesa la luce della speranza.

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Come tutte le mattine Nicolò si stava alzando per prepararsi ad andare a scuola.Si avvicinò alla finestra per vedere come si presentava la gior-nata. Le previsioni, la sera prima, avevano preannunciato che ci sarebbe stato cattivo tempo con forti e abbondanti precipitazioni. Vide, con suo grande stupore, che la giornata era soleggiata, il cielo limpido e senza nuvole.Era felice... nel pomeriggio sarebbe potuto andare con i suoi amici a gio-care a pallone nel campetto vicino casa.Scese in cucina, salutò il nonno che seduto al tavolo stava leggendo il giornale sorseggiando la sua tazza di caffelatte bollente e la mam-ma che gli stava preparando la colazione.Nicolò si sedette accanto al nonno, i due parlarono un po’: “Verrò a prenderti all’uscita di scuola” disse il nonno.

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Nicolò salì di corsa le scale per andare a lavarsi. Doveva fare in fretta, il tempo era contato. Si vestì rapidamente indossando un paio di jeans, una felpa rossa - la sua preferita - un paio di calzini e delle scarpe comode. Prese lo zaino, se lo mise sulle spalle e corse giù per le scale.Salutò la mamma e il nonno, e uscì per andare a scuola.Per strada incontrò il suo amico Gigi e insieme presero lo scuola-bus. Lì trovarono altri compagni con i quali si misero a chiacchie-rare. Arrivati a scuola scesero dal mezzo e si avviarono all’ingresso principale passando per il cortile.Erano in anticipo e ne approfittarono per giocare un po’. Alle 8.30 in punto la campanella suonò: si creò subito tanta confusione. Gli alunni facevano a gara per essere i primi a superare il portone.Nicolò e Mario, il suo compagno di banco, raggiunsero l’aula. La maestra era già in classe, stava organizzando un’attività da far svolgere agli alunni durante la mattinata.Nicolò posò lo zaino dietro la sedia e si sedette al suo banco.Il compito da eseguire era rappresentare con un disegno la giornata che vedevano attraverso i vetri delle finestre.Fu in quel momento che il bambino si accorse che il tempo stava cambiando. Le nuvole stavano aumentando e mutavano di colore coprendo lentamente il sole mattutino.Nicolò ricordò le previsioni meteorologiche che aveva ascoltato la sera prima e iniziò il suo lavoro sperando che il tempo non peggio-rasse.A metà mattinata il cielo era scuro, si intravedevano dei nuvoloni neri e le fronde degli alberi incominciarono a scuotersi per via del vento che si stava alzando: sembrava scesa la sera.All’improvviso si sentì un forte boato come se fosse scoppiata una bomba. Iniziò a piovere.

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La pioggia era talmente forte e intensa che i goccioloni sem-

brano proiettili caduti dal cielo.In tutta la scuola mancò l’elettricità.

Le insegnanti cercavano di tranquillizza-re i bambini ma le loro voci venivano co-

perte dalle urla degli alunni terrorizzati.Dopo molto tempo tornò la corrente.

La lezione riprese mentre fuori pioveva a dirotto, i lampi illumina-vano il cielo e i tuoni si succedevano rapidamente tanto che sem-brava di essere in guerra.Le maestre avevano abbassato le tapparelle per ridurre i rumori assordanti e per non far vedere ai bambini quello che succedeva all’esterno. Ma era impossibile lavorare.Quando mancò poco al suono della campanella tutti si prepararono ad uscire.Fuori continuava a piovere e i genitori aspettavano impazienti di prendere i loro figli per portarli a casa.Al suono della campanella ci fu una gran confusione.Ogni bambino si faceva largo per uscire. Nicolò a fatica cercava di riconoscere il nonno.Intravide in lontananza una figura che con grandi gesti cercava di attirare la sua attenzione. Nicolò si sentì confortato e facendosi largo tra la folla cercò di raggiungerlo scansando le persone che si frapponevano. Percorsero un bel po’ di strada camminando a breve distanza l’uno dall’altro e, quando infine riuscì a raggiungere quella persona, si accorse che non era il nonno.Nicolò si senti solo e abbandonato. Ormai aveva percorso tanta strada e non riconosceva più il luogo dove si trovava anche perché pioveva molto forte e si vedeva poco. Disorientato e smarrito, non

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sapeva proprio cosa fare, dove andare e come ripararsi dalla piog-gia.Chinò lo sguardo e vide ai suoi piedi un ombrello, lo prese per ripa-rarsi ma si accorse che era rotto. Continuò a camminare ancora un po’ finché notò una cancellata simile a quella di casa sua e si sentì rincuorato.Ma subito si rese conto che non era quella di casa e provò un sen-so di smarrimento. A poca distanza c’era un cartello con la scritta “Parco di Bonaria”. Varcò il cancello che era aperto e cercò un rifugio per ripararsi dalla pioggia e dal freddo. Inciampò in un sas-so e rialzandosi intravide l’ingresso di una grotta.La paura lo prese al punto che restò sull’uscio incapace di pensare cosa fare. Fuori era impossibile restare, dentro era protetto dalle intemperie ma di fronte a lui c’era il buio più cupo.Fece un bel respiro, si fece coraggio e con pas-si lenti e brevi si addentrò nella grotta sperando che al suo interno non ci fosse nessuna creatura che potesse fargli del male.Avanzando con timore vide, in un angolo della grotta, una tenue luce che proiettava dei ba-gliori che rischiaravano il buio. Nicolò si avvicinò incuriosito a quella sorgente luminosa e si ac-corse con grande stupore che si trattava di una candela.Si avvicinò per scaldarsi e con le mani cercò di proteggerla per far sì che non si spegnesse.La sua luce fu per lui segno di speranza e di tranquillità.Ne aveva veramente tanto bisogno perché mai si era sentito così solo e impaurito. La prese tra le mani e con molta cautela fece alcu-ni passi per vedere cosa ci fosse intorno.

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Intanto fuori la tempesta era cessata e con lei si era calmato anche il forte ven-to. Nicolò decise di uscire dalla grotta tenendo sempre tra le mani la candela.Era disorientato e non sapeva dove an-dare.Intorno a lui il buio era fitto e la debole luce della candela non lo aiutava poi tanto a vedere. Eppure lo incoraggiava a proseguire.Uscì dal Parco, vide la scalinata del Santuario e si diresse in quella direzione.Quando vi arrivò, iniziò a scendere per cercare qualcuno che lo aiu-tasse a ritrovare la via di casa. Ma a notte fonda tutti erano nelle loro case. Giunse così alla spiaggia.Percorse un breve tratto di costa quando urtò contro qualcosa di duro. Avvicinò la candela per vedere di che cosa si trattasse e notò con grande stupore una cassa di legno che il mare aveva portato con sé e che adesso era adagiata sul bagnasciuga.Curioso di sapere cosa contenesse cercò di aprirla ma non era semplice farlo perché la cassa era ben sigillata. Impiegò un bel po’ di tempo, ma finalmente ci riuscì. Al suo interno c’era una comune bicicletta con una bussola incorporata. Tirò fuori la bicicletta con tanta difficoltà, ci montò sopra e iniziò a pedalare. Grande fu la sua meraviglia quando si accorse che stava volando e che la bussola, sistemata sul manubrio, si illuminava man mano che pedalava indi-cando il percorso da seguire per tornare a casa.Mentre pedalava, sospeso per aria, si imbatté in uno stormo di uc-celli che gli fece perdere il controllo e lo disarcionò dalla bicicletta facendolo precipitare nel vuoto. Nicolò sentì il cuore uscirgli dal pet-to e pensò che per lui fosse arrivata la fine. Quando tutto sembrava

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perduto ecco venirgli in aiuto la bicicletta che, scendendo verso di lui, gli permise di sistemarsi nuovamente sul sellino.Nicolò tirò un lungo sospiro di sollievo: era ancora vivo!Proseguì il volo verso casa. Tutto sembrava andare per il meglio quando si imbatté in un gigantesco banco di nebbia che gli impedi-va di vedere a un palmo di distanza.Cosa fare?Nicolò decise di salire: quella scelta gli permise di uscire dal banco di nebbia e di avere una visione del territorio che stava sorvolan-do illuminato dalle luci dei lampioni. Gli parve di riconoscere il suo quartiere ma non era del tutto sicuro: decise così di scendere un po’ di quota per controllare meglio. Nicolò riconobbe la piazza, la

chiesa, la scuola e il campetto nel quale giocava con i suoi amici. Non riusciva a credere ai suoi occhi, così se li strofinò ben bene per avere la certezza che non fosse un so-

gno. In effetti non lo era: stava proprio sorvolando il suo quartiere!Decise così di atterrare. Poi scese dalla bici e proseguì a piedi in direzione della sua casa. Man

mano che camminava sentiva aumentare la felicità: ricono-sceva infatti la strada che ogni giorno percorreva per andare

a scuola.Prese poi una stradina laterale, un vialetto alberato e fiorito e arrivò finalmente a casa. Varcò il cancello e si diresse verso il portone. La mamma, quando lo vide, gridò di gioia: corsero l’uno incontro all’al-tra, si strinsero in un forte abbraccio e restarono così uniti per un bel po’ di tempo, entrambi con le lacrime agli occhi. Poi la mamma lo prese per mano e lo condusse in casa.Il nonno quando lo vide spalancò le braccia per accoglierlo in un ab-braccio caloroso e dai suoi occhi scesero lacrime di gioia.

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I disegni dei ragazzi della III C che raccontano“La candela nella tempesta”

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Nicolò guarda dalla finestra

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Il quartiere di mattina

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Nicolò nella sua cameretta

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La colazione

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Nicolò nella sua cameretta

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Nicolò e Gigi s’incontrano

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Nicolò sullo scuolabus

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L’ingresso a scuola

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Nicolò e Mario entrano a scuola

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Nicolò è in aula. La giornata sta cambiando

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Fuori sta piovendo

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Si solleva un forte vento. Il tempo sta peggiorando

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I passanti sono preoccupati

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I genitori fuori dalla scuola aspettano l’uscita dei figli

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L’uscita degli alunni da scuola. Si intravede il nonno in lontananza

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La tempesta

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Nicolò vede la cancellata

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Nicolò sbatte sulla roccia della grotta

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Nicolò nella grotta

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Nicolò intravede una luce

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La luce della candela

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Nicolò con la candela

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Nicolò vede una cassa

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Nicolò apre la cassa e vede una bicicletta

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Nicolò tira fuori la bicicletta dalla cassa

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Nicolò si accorge che pedalando si vola

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Nicolò si imbatte in uno stormo di uccelli

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Nicolò esce dalla fitta nebbia

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Nicolò atterra nel viale alberato e fiorito

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Nicolò ritrova la sua casa

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Nicolò abbraccia la mamma

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Nicolò abbraccia il nonno

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Classe III C

Marco AramoGiulia ArgiolasAlice Cappai

Francesco CossuMatteo DeianaVittorio Liberati

Francesco LobinaGiorgia Locci

Elettra MaggioFrancesca MeddaAlessia Montisci

Luca MuraFederica MurinedduGabriele Nannucci

Giovanni OnnisLeonardo Pinna

Laura SiriguSofia Soro

Scuola Primaria di via Buscaglia dell’Istituto Comprensivo

Monsignor Saba di Elmas (CA)

Maestra Limbania Leone

Anno Scolastico 2013/2014

18^ edizione


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