+ All Categories
Home > Documents > Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Date post: 11-Sep-2021
Category:
Upload: others
View: 6 times
Download: 2 times
Share this document with a friend
406
Transcript
Page 1: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 2: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Rapporto giovani

Ancora una volta - e siamo arrivati alla sesta rilevazione periodica dal 1983 - l'Istituto IARD affronta il vasto tema della condizione gio­vanile italiana, sempre teso ad intercettare i nuovi orientamenti che i giovani vanno sviluppando all'interno di una società in continuo cambiamento. Condotta su tm campione nazionale rappresentativo di circa 3.000 giovani di età compresa fra i 15 e i 34 anni, l'indagine dell'Istituto IARD rappresenta un punto di riferimento per tutti colo­ro che si occupano di politiche rivolte ai giovani: le ricerche effet­tuate negli ultimi anni dall'Istituto IARD hanno segnalato, infatti, come alcune fra le tendenze emergenti nella comunità civile fossero anticipate dalle nuove generazioni. La crescente importanza attri­buita alla riflessione sui giovani e sulle politiche giovanili non va pertanto letta come l'espressione di una <<emergenza,, o di una parti­colare problematicità, ma come una scelta fondamentale per poter comprendere quale sarà la società del prossimo futuro. Come nelle precedenti indagini, sono stati mantenuti costanti la metodologia, lo schema di campionamento e gran parte degli ambiti indagati, allo scopo di salvaguardare la possibilità di monitorare la dinamicità degli atteggiamenti e dei comportamenti giovanili negli anni, ma con un'apertura ad aree e tematiche di particolare interesse, che riflettono le più importanti trasformazioni culturali della società del nuovo millennio.

Indice del volume: Presentazione, di G. Melandri. - Introduzione, di A. Cavalli. -Parte prima: I processi di transizione alla vita adulta (saggi di: C. Buzzi, G. Argentin, P. Rossi, M. Vinante, F. Sartori, C. F acchini). - Parte seconda: Culture e identità giovanili (saggi di: A. de Lillo, R. Grassi, S. Gilar­di e A. Dipace). -Parte terza: Come i giovani vedono la società (saggi di: A. Bazzanella, A. Zanutto, M. Bucchi, C. Leccardi, P. Peri). -Pa1te quarta: La prutecipazione e l'aggregazionismo giovanile (saggi di: D. La Valle, S. Gugliehni, D. De Luca). -Parte quinta: I consumi (saggi di: F. Biolcati Rinal­di, L. Caporosso, M. Frontini). - Conclusioni: I giovani nell'era della flessibi­lità, di C. Buzzi. - Appendice statistico-metodologica, di A. Dipace. - Riferi­menti bibliografici. - Gli autori.

Carlo Buzzi insegna Metodologia delle scienze sociali nell'Università di Trento. Alessandro Cavalli insegna Sociologia nell'Università di Pavia. Antonio de Lillo insegna Sociologia nell'Università di Milano-Bicocca. Hrumo svolto e coordinato tutti i precedenti rapporti dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia (ll Mulino, 1984, 1988, 1993, 1997, 2002) .

. .. Cover design: Miguel Sal & C. ISBN 88-15-08446-0

Società editrice il Mulino

9

Page 3: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

STUDI E RICERCHE

568.

Page 4: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ISTITUTO IARD FRANCO BRAMBILLA

L'Istituto IARD, fondato nel1961 da Franco Brambilla e intito­lato a suo nome dal2002 , è un ente senza scopo di lucro attivo nel campo della ricerca sociologica e della formazione professionale a essa collegata. Presente sull'intero territorio nazionale ed inserito in più reti europee, l'Istituto IARD pone al centro delle proprie attività di ricerca l'osservazione dei fenomeni legati alla condizione giovanile, analizzata sia nei suoi aspetti strutturali, sia all'interno delle proiezioni sociali e dei vissuti individuali.

Le numerose indagini, svolte sia a livello locale che nazionale, costituiscono uno strumento dinamico in grado di cogliere - gra­zie alla collaborazione e al dialogo continui con gli operatori - le specificità, il potenziale e gli elementi critici che caratterizzano la popolazione giovanile. La ricerca rappresenta dunque il punto di partenza per definire interventi efficaci che diano vita a proposte operative, finalizzate al potenziamento dei servizi rivolti al pubblico giovanile.

L'Istituto IARD approfondisce anche problematiche più ampie, con particolare riferimento alle politiche sociali, educative, culturali e del lavoro, fornendo un supporto concreto ed efficace agli operatori impegnati a fronteggiare domande sempre più numerose e diversi­ficate da parte della comunità civile. Accanto all'attività di ricerca, sviluppa, infine, attività di formazione rivolte prevalentemente a operatori dei settori sociali, culturali e educativi e a diplomati e laureati che intendano specializzarsi in tali campi, senza escludere la formazione continua per occupati nel settore privato.

Sulla base di questi presupposti, l'Istituto IARD offre la propria esperienza a enti pubblici e privati, ad amministratori che si occu­pano di politiche giovanili, a educatori - insegnanti e genitori - a istituzioni e organizzazioni del settore formativo e agli operatori dei servizi socio-sanitari e socio-educativi.

Page 5: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

RAPPORTO GIOVANI

Sesta indagine dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia

a cura di Carlo Buzzi, Alessandro Cavalli

e Antonio de Lilla

SOCIETÀ EDITRICE IL MULINO

Page 6: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attivi­tà della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet: www.mulino.it

ISBN 978-88-15- 1 1 895 -0

Copyright © 2007 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo -elettronico, meccanico, reprografico, digitale -se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/ edizioni/fotocopie

Page 7: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

INDICE

Presentazione, di Giovanna Melandri

Introduzione, di Alessandro Cavalli

PARTE PRIMA: I PROCESSI DI TRANSIZIONE ALLA VITA ADULTA

I. La transizione all'età adulta, di Carlo Buzzi

l. L'ambito problematico 2 . Le tappe della transizione 3. Una tipologia della condizione giovanile 4. Le intenzioni per il futuro 5 . La permanenza dei giovani in famiglia

II. Come funziona la scuola oggi: esperienze e opi­nioni dei giovani italiani, di Gianluca Argentin

l. Le aspettative degli studenti verso la scuola 2 . Rendimento scolastico e voglia d i studiare 3. L'insuccesso scolastico e il rischio di dispersione 4. Dopo la scuola: la preparazione ricevuta alla prova

del mercato del lavoro 5 . La scuola come spazio relazionale 6. Il disagio scolastico: una breve nota sulla dimensio­

ne (?) emozionale 7. Conclusioni

III. L'accesso al mondo del lavoro e le forme del la­voro giovanile, di Paolo Rossi

l. Introduzione 2. Tra stabilità e precarietà: la situazione lavorativa dei giovani

p. 1 1

1 9

33

33 35 37 40 43

49

5 1 55 62

68 72

77 79

83

83

84

5

Page 8: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3. Ingresso e permanenza nel mercato del lavoro 4 . Sedimentazione e radicamento delle esperienze

lavorative

IV. I giovani e le rappresentazioni del mercato del lavoro e delle professioni, di Marco Vinante

l. Come trovare occupazione e fare carriera? 2. n lavoro dei giovani: le preferenze per i rapporti di

lavoro e la propensione alla mobilità territoriale 3. Il lavoro desiderato: la flessibilità e le aspettative

per la professione

V. La vita con la famiglia d'origine, di Francesca Sartori

l. Premessa 2. Libertà domestica e relazionale 3. La condivisione dei lavori domestici 4. Conclusioni

VI. Le giovani coppie, di Carla Facchini

l. Modelli di costituzione della coppia e scelte pro­creative

2 . La struttura sociale della coppia 3. La divisione dei ruoli nella coppia

PARTE SECONDA: CULTURE E IDENTITÀ GIOVANILI

I. I valori e l'atteggiamento verso la vita, di An-

p. 88

9 1

95

95

100

1 07

1 13

1 13 1 15 1 1 8 120

123

123 128 133

tonio de Lilla 139

l. La gerarchia dei valori 139 2. L'articolazione dei valori 145 3. Il mutamento dei valori nel tempo 151 4. L'atteggiamento verso la vita. Autodeterminati o

fatalisti? 155

II. Tensioni verso il sacro e contaminazioni con lo «spirito del mondo» nel rapporto tra giovani e

6

religione, di Riccardo Grassi 161

l . Premessa 161

Page 9: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. Interesse verso il sacro e interesse verso la religione 3. Religione e identità 4. Religione e morale 5. Conclusioni

III. Giovani allo specchio: immagine di sé di fronte a difficoltà e cambiamenti, di Silvia Gilardi e

p. 163 165 169 171

Andrea Dipace 175

l. Premessa 175 2. I livelli di soddisfazione 17 8 3. Con quali capacità affrontare le tappe di crescita? 183 4. Come fronteggiare le preoccupazioni e le sfide della

realtà quotidiana: i repertori di coping 190 5. Alcune considerazioni conclusive: «lavori in cor­

so» tra i giovani rispetto alla percezione di poter influenzare la propria vita? 196

PARTE TERZA: COME I GIOVANI VEDONO LA SOCIETÀ

I. I giovani guardano la società: la fiducia nelle istituzioni, di Arianna Bazzanella 201

l. Premessa 2 . La credibilità delle istituzioni 3. La fiducia dei giovani nel tempo 4. Conclusioni

II. Comportamenti giovanili tra rappresentazione degli adulti e gruppo dei pari: la moralità situata,

201 202 206 208

di Alberto Zanutto 209

l. Premessa 209 2. Le regole della società e la struttura normativa del

gruppo dei pari 210 3. La dimensione etica individuale 220

III. Scienza e salute, di Massimiano Bucchi

l. I giovani e la scienza 2. Gli orientamenti verso la salute 3. Considerazioni conclusive

225

225 228 232

7

Page 10: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

IV. Stereotipi di genere, di Carmen Leccardi p. 233

l. Gli stereotipi di genere: una risorsa contro l'incer-tezza? 233

2. Fra visioni tradizionali e nuove rappresentazioni 234 3. n rapporto di coppia: l'importanza della ricerca di

autenticità 244

V. I.: atteggiamento dei giovani verso gli immigrati, di Pierangelo Peri 249

l. Il problema dell'immigrazione 249 2. Le opinioni e gli atteggiamenti dei giovani verso

l'immigrazione 252 3. Note conclusive 260

PARTE QUARTA: LA PARTECIPAZIONE E L'AGGREGAZIONI­SMO GIOVANILE

I. Il gruppo di amici e le associazioni, di Davide La Valle 263

l. Introduzione 2. Il gruppo di amici/amiche: caratteri generali 3. La partecipazione alle associazioni 4. Conclusioni

263 264 268 272

II. Comunità territoriali, individualizzazione e so-cietà globale, di Simona Guglielmi 273

l. Premessa 273 2. Le forme dell'appartenenza: tra stabilità nel tempo

e l'emergere di nuovi fenomeni 274 3. Fondamenti locali della vita sociale, identità nazio-

nale e proiezioni europeiste 278 4. Istituzioni sovranazionali e appartenenze locali 282 5. Alcune riflessioni conclusive 285

III. Giovani divisi fuori e dentro la politica, di De-

8

borah De Luca 289

l. Premessa 289 2. L'atteggiamento nei confronti della politica 290 3. La partecipazione 292 4. L'autocollocazione sull'asse sinistra-destra 294

Page 11: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5. Nuove ipotesi per spiegare il comportamento elet­torale

PARTE QUINTA: I CONSUMI

I. Consumi mediali e nuove tecnologie, di Ferruc-

p. 298

cio Biolcati Rinaldi 303

l. Introduzione 2. Consumi mediali: un quadro analitico 3. Gli stili di consumo multimediale 4. Computer e nuove tecnologie

II. Il tempo libero, di Letizia Caporusso

303 304 309 318

329

l. Tempo libero e «leisure» 329 2. Prima il dovere e poi il piacere? Il valore del tempo

per sé 330 3. Quell'ora che cambia la vita: quantità e qualità del

tempo libero 331 4. Le attività del tempo libero: questione di gusti o

disuguaglianze? 333 5. Le vacanze: per molti, ma non per tutti 337 6. Alcune considerazioni conclusive 340

III. J..;addiction: propensione individuale e influenza del contesto, di Michela Frontini 341

l. Introduzione 341 2. Droghe e alcol: la dimensione del fenomeno 342 3. Le linee di tendenza 346 4. Droghe e alcol: vicinanza, livelli di esposizione e

comportamenti agiti 347 5. Conclusioni 3 51

Conclusioni: I giovani nell'era della flessibilità, di Carlo Buzzi 355

l. Premessa 3 55 2. La transizione difficile: timidi segnali di migliora-

mento 355 3. La scuola e il fascino discreto della relazionalità 356 4. Il lavoro ritrovato e l'ambiguo effetto della flessi-

bilità 356

9

Page 12: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5. Dalla famiglia negoziale (quella d'origine) alla fa­miglia fragile (quella acquisita)

6. Identità giovanili tra instabilità e adattatività 7. Nuove interpretazioni dei sistemi di significato:

valori e dimensione religiosa 8. L'immagine del sociale: globalizzazione, tradizione

e moralità situata 9. Il declino della partecipazione 10. Centralità inedite: il giovane come consumatore

postmoderno

Appendice statistico-metodologica, di Andrea Di­pace

l. Il metodo di campionamento 2. Lo strumento di rilevazione 3. La somministrazione del questionario 4. Controllo e trattamento dei dati

Riferimenti bibliografici

Gli autori

10

p. 359 360

361

362 364

365

369

369 372 373 374

379

397

Page 13: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PRESENTAZIONE

Ho accettato con piacere l 'invito a presentare il Rappor­to sulla condizione giovanile realizzato dall'Istituto IARD, un riferimento saldo e affidabile per tutti coloro che, a diverso titolo, si occupano in Italia di politiche giovanili. I saggi che compongono questo Rapporto costituiscono un osservatorio puntuale di analisi sulle giovani generazioni e offrono un contributo prezioso per chi è chiamato ad elaborare politiche giovanili al passo con i mutamenti che attraversano la società. Infatti, è proprio osservando lo sguardo che i giovani pongono su se stessi e sulla società che possiamo meglio cogliere alcuni tratti che assumerà domani il nostro Paese.

Siamo di fronte a uno strumento di analisi agile e, allo stesso tempo, estremamente rigoroso, che si avvale dell'apporto di numerosi ricercatori da anni impegnati su questi temi. Va detto che il «pianeta» giovani non è mai stato ai primi posti dell'agenda della ricerca in Italia. Esiste, infatti, una pluralità di studi settoriali, ma manca ancora una vera e propria inda­gine di base, anche solo descrittiva. Tanto è vero che perfino i confini anagrafici che delimitano questo mondo sono ancora !abili e controversi. Manca, insomma, un Libro Bianco sulle giovani generazioni nel nostro Paese. Con questa osservazione non intendo in alcun modo sottostimare il contributo garan­tito da questo volume a una riflessione scientifica sistematica sui giovani italiani, bensì rammentare l'esigenza di sviluppare ulteriormente gli studi in questo settore.

Le pagine che seguono hanno una particolare rilevanza nel restituire le caratteristiche della condizione giovanile in Italia nei suoi vari aspetti: a partire dalla transizione dei giovani alla vita adulta, fino ad arrivare alle analisi su culture e identità e sui consumi giovanili.

1 1

Page 14: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Passando alla presentazione dei contenuti del Rapporto, ritengo possa essere utile partire da una delle chiavi di analisi suggerite più volte all'interno del testo. Mi riferisco alla sensa­zione, resa evidente da diversi indicatori, di essere di fronte a una generazione che possiede ormai come caratteristica strut­turale quell'identità «fluida» descritta così bene dal sociologo polacco Zygmunt Bauman nei suoi scritti più recenti. Siamo dinanzi a una generazione, insomma, che della flessibilità de­rivante dai rapporti economici e lavorativi ha fatto ormai una caratteristica identitaria, inserendo nel proprio DNA quella che nel Rapporto è chiamata «l'arte della navigazione a vista»: una fluidità esperienziale, prodotta dalle continue transizioni tra diverse attività e ruoli sociali, nella ricerca che ogni giovane compie per trovare il proprio posto nel mondo.

La società, infatti, chiede sempre più ai giovani un'adatta­bilità continua che comporta costante mobilitazione di risorse interne ed esterne di fronte ai cambiamenti. Ecco, quindi, che diventa fondamentale per conquistare una solida stabilità emo­tiva l'esistenza di reti di supporto capaci di fornire ai giovani un senso connesso con i mutamenti sociali. Tutte strutture che, se vengono meno, producono diverse forme di insoddisfazione esistenziale derivanti dall'assenza di risorse psichiche, fisiche, relazionali e ambientali sufficienti ad affrontare gli ostacoli e i bivi della vita quotidiana.

Nel bellissimo libro L'epoca delle passioni tristi di Miguel Benasayag e Gérard Schmit - vera e propria cassetta degli at­trezzi per chi si voglia occupare di giovani e futuro - si parla di «perdita del desiderio creativo» delle giovani generazioni, cioè di quella «perdita e tristezza che hanno portato la nostra società ad abbandonare un tipo di educazione fondato sul desiderio». L'educazione rivolta ai più giovani, infatti, non è più un invito a desiderare: oggi si insegna piuttosto a temere il mondo, a uscire indenni dai pericoli incombenti. Insomma, prevale la cultura della paura, una cultura che rischia di inibire una progettualità giovanile fondata sull'ascolto delle proprie vocazioni e sul coraggio di scelte autenticamente disegnate sui propri talenti.

Un dato su tutti dipinge la condizione identitaria «fluida» dei giovani italiani: il precariato introdotto nel mondo del lavoro.

12

Page 15: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

In generale, il tema del rapporto tra giovani e lavoro è bollente. Il problema è serio, quasi emergenziale. I dati sul­l'occupazione giovanile in Italia parlano chiaro: tra i 20 e i 30 anni il tasso d'occupazione è inferiore di 10 punti rispetto alla media degli altri Paesi UE. E c'è un altro dato che colpisce: secondo l'IsFOL, i giovani italiani «stabilizzano» il loro posto di lavoro sempre più tardi e l'età media a cui si accede a un posto di lavoro stabile è 3 8 anni.

Tutte le ricerche ci confermano che tra le preoccupazioni principali delle generazioni più giovani primeggia il lavoro che non c'è o, nella migliore delle ipotesi, quando c'è è atipico, instabile, intermittente, «a gettone».

Anche il Rapporto dell'Istituto IARD ci conferma che siamo di fronte ad una generazione che, fin dall'esordio nel mondo adulto, si è dovuta confrontare con nuove tipologie contrattuali che hanno favorito situazioni di precarietà lavorativa derivanti dall'esasperazione della flessibilità. E nonostante, come ci spie­gano le pagine che seguono, sia classificabile come «precario» (considerando con questa accezione lavoratori subordinati, lavoratori a tempo determinato, stagisti e tirocinanti) «solo» il 20% dei giovani lavoratori (il 23 % sono lavoratori autonomi e il 57% sono lavoratori a tempo indeterminato) , la precarietà senza tempo resta una condizione quasi inevitabile per ogni giovane che esordisce, in questi anni, nel mondo lavorativo. In particolare, ad avvertire con maggiore durezza le conseguenze di un posto di lavoro instabile sono le giovani donne del Sud, per le quali il problema occupazionale spesso finisce per tradursi in disoccupazione cronica, che sfocia nella rinuncia definitiva a cercare un lavoro.

La precarietà lavorativa, dunque, sta diventando precarie­tà esistenziale. Sta inchiodando molti giovani a un'incertezza strutturale, di cui la politica è chiamata a farsi carico. Senza un lavoro stabile e degnamente retribuito i giovani italiani non riescono a lasciare la famiglia di origine e a costruirsene una propria e non trovano il coraggio di regalarsi la meravigliosa esperienza della maternità e della paternità. Né le banche con­sentono loro di accedere a un mutuo per acquistare o anche solo affittare una casa, o, più semplicemente, un frigorifero, un televisore, una macchina.

13

Page 16: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Questo rifiuto della precarietà non va letto come un atteg­giamento di chiusura e indisponibilità delle giovani generazioni a fronteggiare la «corsa ad ostacoli» che naturaliter si accompagna all'ingresso nel mondo lavorativo. I giovani italiani non rifiutano la cosiddetta flessibilità in entrata come strumento di accesso al lavoro, che le recenti riforme hanno certamente potenziato. Ma la flessibilità va bene se prevede diritti e tutele e se coinvolge un periodo limitato della vita lavorativa. La maggior parte dei giovani italiani, quindi, è disponibile a percorsi di flessibilità che producano maggiori opportunità di crescita professionale e miglioramenti nell'organizzazione della propria vita quotidiana, magari introducendo tipologie contrattuali in grado di conciliare tempi di lavoro e interessi personali. Purché il lavoro resti uno strumento concreto di realizzazione dei propri progetti e non si trasformi in un gravoso impedimento per le proprie possibilità di autonomia ed emancipazione.

È necessario, quindi, ricostruire un quadro di tutele che ribadisca che la condizione normale del lavoratore è quella del lavoro stabile e che individui nel lavoro a tempo indeterminato una meta raggiungibile. In questo senso vanno le decisioni assunte dal Governo e concordate con le parti sociali, che pre­vedono l'eliminazione delle forme contrattuali eccessivamente precarizzanti, l'estensione dei diritti e delle tutele previdenziali per i giovani neo-laureati e per i giovani lavoratori atipici, e cominciano a tratteggiare una riforma dei cosiddetti «ammor­tizzatori sociali» disegnata non più solo sulla figura classica del lavoratore a tempo determinato, maschio e adulto, bensì anche proprio sulla figura del giovane lavoratore, o della gio­vane lavoratrice, del mercato flessibile. C'è poi il grande tema del rapporto tra lavoro e qualità, lavoro e sapere. Il sapere dei cittadini è la maggiore risorsa che il Paese ha a disposizione per la propria crescita. Il lavoro resta alla base dell'identità delle persone e della cittadinanza. Un lavoro ricco di sapere e di autonomia creativa può tornare ad essere centrale nel suo rapporto con la conoscenza.

Un ulteriore aspetto sul quale si sofferma il Rapporto è l'analisi delle trasformazioni strutturali della famiglia, che mette ben in evidenza come le famiglie italiane siano cambiate negli ultimi anni, per forma e tipologia. L'Italia, infatti, è il Paese con la più bassa natalità in Europa e presenta nuclei familiari

14

Page 17: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di dimensioni sempre più ridotte. Le famiglie, inoltre, si tra­sformano in ambienti (apparentemente) meno conflittuali e più tolleranti, dove vige una sempre maggiore libertà dovuta allo scarso controllo esercitato dai genitori: un clima da «appro­vazione incondizionata>;, che spesso rischia di tradursi, per i ragazzi, in nessuna restrizione, nessun vincolo, nessun dovere. A questo va aggiunta l'interruzione sempre più frequente dei canali della comunicazione tra genitori e figli, determinata dalla mancanza di tempo da dedicare alla dimensione familiare ed alimentata anche dalla debolezza (storica, nel nostro Paese) di strumenti efficaci in grado di agevolare la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.

La maratona della vita familiare, talvolta ostacolata dagli impegni di lavoro, può trovare allora nei mezzi di comunicazione (quali Tv, telefoni cellulari, personal computer, lettori Mp3 ) degli irrinunciabili «aiuti gestionali», spesso però «rischiosi» rispetto alla creazione di un clima reale di ascolto, confronto e relazione.

Inoltre, il mancato riconoscimento della soggettività gio­vanile, la scarsa ospitalità che il mondo esterno rivolge ai ragazzi (le grandi città escludenti, ma anche i paesi privi di opportunità e di spazi) e il prolungamento, in famiglia, della durata e dell'intensità delle cure parentali sono tutti elementi che finiscono per rallentare notevolmente la realizzazione di un pieno e autonomo progetto di vita. Dopotutto, sono proprio le statistiche a dirci con quanta frequenza e, ormai, spesso su un solo figlio, si scatenino la protezione e il finanziamento di una coppia di genitori e di due coppie di nonni: sei datori di cure contro un singolo ed esclusivo beneficiario!

Un quadro che spiega come mai assistiamo ad una condi­zione adolescenziale che si estende oltre i limiti dell'età matura e finisce per contribuire a ridurre la spinta all'autonomia dei giovani così ostacolata dagli elementi esterni di contesto. Non c'è da sorprendersi, quindi, se il Rapporto ci dice che vivono nella casa d'origine due terzi degli intervistati, a conferma che, per la maggior parte dei ragazzi, la famiglia di origine resta spesso più allettante e rassicurante delle incognite di una indipendenza/ autonomia, complessa da costruire e difficile da mantenere. Un contesto che finisce inevitabilmente per posticipare l'età nella quale si costituiscono le coppie adulte

15

Page 18: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e, quindi, per ritardare ulteriormente la scelta di avere dei fi­gli, una famiglia. Tutti temi sui quali gli attori impegnati nella attuazione di politiche giovanili al passo con i tempi sono chiamati a intervenire con coraggio .

Inoltre, il Rapporto evidenzia bene come in Italia si stia delineando una pluralità di modelli di costruzione delle nuove famiglie. Un dato su tutti è rappresentato dal notevole aumento delle convivenze (che oggi costituiscono il 20% delle coppie) che, soprattutto per i giovani, finiscono per rappresentare spesso una modalità iniziale di costituzione di una progettualità «a due». Un modello emergente che si affianca alla famiglia tradizionale fondata sul matrimonio e che merita di essere riconosciuto e tutelato attraverso opportuni è più moderni strumenti giuridici.

Infine, riveste un notevole interesse per comprendere il mondo giovanile la parte finale del Rapporto dell'Istituto IARD dedicata ai consumi mediali, all'ampliamento dell'offerta e alla personalizzazione del consumo prodotta dalle nuove tecnologie. Un'analisi che delinea uno scenario nel quale i media sono sempre più centrali per i giovani, in quanto strumenti di comu­nicazione personale, di studio e di lavoro. Per quanto riguarda l'accesso alle nuove tecnologie, peraltro, viene segnalata nel Rapporto una rilevante crescita delle disuguaglianze digitali che ripropongono ritardi individuali di ordine economico, sociale e culturale. Si tratta di una sfida, quella dell'alfabetizzazione tecnologica, che la politica deve saper raccogliere, intervenendo attraverso un rafforzamento degli strumenti formativi, al fine di evitare che si formino nuovi gap di conoscenza anche in ambito digitale.

Non possiamo che essere grati, dunque, all'Istituto IARD e alla équipe di ricercatori che ha lavorato alle pagine che seguo­no. Pagine estremamente utili per il Ministero per le Politiche giovanili, che rappresenta una novità del panorama istituzionale del nostro Paese, perché colma un vuoto istituzionale durato per troppo tempo. Per qualche inspiegabile motivo, infatti, in Italia è mancato per decenni, a livello di amministrazione centrale dello Stato, un interlocutore istituzionale rivolto ai circa 15 milioni di cittadini tra i 15 e i 35 anni. E, infatti, fino a ieri, a parte la scuola e l'università, le nostre istituzioni hanno affrontato i giovani alternativamente o come un problema di

16

Page 19: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ordine pubblico, di competenza del Ministero degli Interni, o come un problema di carattere sociale, di cui si occupava il Ministero della Salute o delle Politiche sociali.

Ecco perché il compito affidato al nuovo Ministero delle Politiche giovanili si rivela ogni giorno impegnativo e stimolante. Abbiamo la responsabilità di puntare sul sano protagonismo delle giovani generazioni, adottando un approccio che non sia né assistenzialistico né pedagogico, ma che scommetta con coraggio sui giovani talenti italiani, che reclamano l'urgenza di vedere rafforzate le loro prerogative di autonomia, indipendenza ed emancipazione.

Proprio per investire sul talento e sulla capacità progettuale dei giovani italiani abbiamo promosso il concorso «Giovani idee cambiano l'Italia», che ha coinvolto oltre 16.000 giovani fra i 18 e i 35 anni, che hanno presentato al Ministero le loro idee su come innovare il Paese in quattro diversi settori: nuove tecnologie, sostenibilità ambientale, utilità sociale e gestione dei servizi urbani. Riusciremo a finanziare fino a 35.000 euro un centinaio di questi progetti: un primo, chiaro segnale per testimoniare la scommessa sui giovani del nuovo Governo. Più complessivamente, per assumerci sino in fondo questa respon­sabilità, abbiamo approvato un vero e proprio Piano Nazionale d'Azione per i giovani italiani, che la Finanziaria 2007 ha dotato di un Fondo per le Politiche giovanili di 130 milioni di euro all'anno. Si tratta cioè di costruire un intervento istituzionale «di sistema» che abbia lo scopo di ricollocare le giovani generazioni al centro del nostro sistema di welfare e che chiami in causa trasversalmente l'intero Governo, basandosi su politiche attive pensate per garantire l'accesso dei giovani italiani al lavoro, alla casa, al credito, alla formazione, alla cultura, alle nuove tecnologie e alla politica. In una parola, al futuro.

Giovanna Melandri Ministro per le Politiche giovanili e le Attività sportive

Agosto 2007

17

Page 20: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 21: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

INTRODUZIONE

«Se il futuro dipende dai giovani di oggi in Italia non c'è da stare molto allegri», così iniziava un recente articolo sui giovani in un diffuso quotidiano di informazione («la Repub­blica», 24 marzo 2007 ) . L'articolo proseguiva poi elencando le numerose manchevolezze dei giovani italiani in confronto ai coetanei europei, così come risultano da un'indagine Eurostat: prima di tutto sono pochi, poi hanno livelli di scolarizzazione più bassi, entrano in ritardo e in misura ridotta nel mercato del lavoro, usano poco Internet e hanno scarse competenze informatiche, e via di seguito.

Certo i giovani italiani non possono essere ritenuti respon­sabili del basso tasso di natalità, dei livelli elevati di dispersione scolastica, di un mercato del lavoro che li sfavorisce e neppure della diffusione ancora insufficiente delle nuove tecnologie.

A questi dati incontrovertibili si aggiungono però frequente­mente altre voci di «denuncia» che mettono i giovani sul banco degli imputati. Le cronache riportano ogni giorno episodi di bullismo, di violenza negli e intorno agli stadi, le stragi del sabato notte, le lamentele di insegnanti che non riescono più a garantire un minimo di ordine in classe e di datori di lavoro che non trova­no giovani dotati delle competenze richieste. E poi c'è la droga. Anche se, per fortuna, sono tutto sommato pochi i giovani che fanno uso di sostanze, sappiamo che sono comunque «troppi» e la paura che anche i propri figli ne possano cadere vittima riguarda tutti i padri e tutte le madri. Nell'immagine dei giovani presso la popolazione adulta, prevalgono sicuramente i tratti negativi sui tratti positivi. Anche i giovani, come le stagioni, «non sono più come una volta». Come in tutti gli stereotipi, anche in quello che riguarda i giovani c'è qualche elemento di verità. La deformazio­ne subentra quando si estende la rappresentazione stereotipata all'intera realtà giovanile e a questa generalizzazione contribuisce

1 9

Page 22: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

potentemente l'immagine mediatica, per il ben noto meccanismo per cui un evento che riguarda i giovani è «notiziabile» soltanto se è caricato di negatività. Si alimenta così un pregiudizio per cui si attribuiscono all'intera popolazione giovanile i tratti che sono solo di una parte e cioè della parte che esprime disagio attraverso comportamenti devianti. I giovani ai quali non si può attribuire l'etichetta del disagio non sono interessanti per i media e, spesso, non lo sono neppure per chi si occupa di ricerche sui giovani. L'allarmismo è più pagante della rassicurazione. Ciò che è «normale» è come se non esistesse.

C'è poi un'altra componente che agisce nella stessa direzio­ne. Nell'Italia d'oggi gli adulti (le madri e i padri) proiettano sui giovani (le figlie e i figli) più le loro paure che non le loro speranze.

È utile chiedersi chi sono le madri e i padri. Prendiamo le giovani e i giovani che oggi hanno dai 18 ai

25 anni: i loro genitori hanno in media trent'anni di più, quindi sono nati tra i primi anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, la coda della generazione che ha fatto il Sessantotto e i precursori della generazione del riflusso. Il primo spezzone appartiene a una generazione che ha vissuto una delusione, il secondo spezzone a una generazione che non si è fatta illusioni. Tutti hanno vissuto in una società (relativamente) opulenta. In questo periodo non ci sono state crisi devastanti che hanno travolto interi ceti sociali. La caduta del muro di Berlino, Tangentopoli, la crisi dei partiti della prima Repubblica sono stati eventi e processi rilevanti che non hanno però sconvolto, in meglio o in peggio, la vita quotidiana della stragrande maggioranza degli italiani. È venuta meno, tuttavia, un'aspettativa di sviluppo, di benessere crescente; il domani, nella consapevolezza delle società avanzate, non sarà necessariamente migliore dell'oggi ed è forte il timore che possa essere peggiore. Il pessimismo culturale è sfociato in una filosofia pubblica.

I giovani diventano così vittime di un ben noto meccanismo di proiezione: per non riconoscere le proprie insufficienze, molti adulti le proiettano all'esterno e le vedono in un certo senso materializzarsi nei giovani. Chi lamenta nei giovani l'assenza di valori, di regole, di speranze è con ogni probabilità qualcu­no che ha egli stesso perso un saldo ancoraggio ai valori, alle norme e al futuro.

20

Page 23: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

I giovani si trovano quindi a convivere con generazioni di adulti che guardano con .incertezza al futuro, hanno accorcia­to i loro orizzonti temporali, hanno abbandonato speranze e illusioni, ridotto il livello delle loro aspirazioni e, soprattutto, hanno spesso rinunciato a porsi come modelli coi quali i gio­vani possano confrontarsi, per imitarli o rifiutarli. Hanno cioè rinunciato, come genitori e/o insegnanti, alla loro funzione educativa, limitandosi, i primi, a provvedere servizi per il benes­sere materiale dei figli e i secondi a trasmettere saperi asettici depurati da riferimenti ai valori. In assenza di paletti (pochi ma ben saldi) piantati dalla generazione dei padri, i giovani sono spesso disorientati. Se si può quindi imputare qualcosa alle generazioni dei giovani d'oggi è di essere, per molti versi, troppo simili ai loro padri e alle loro madri. Così simili che molti giovani stanno così bene coi loro genitori da non aspirare ad acquistare autonomia né economica né abitativa e restano a lungo nel nido protettivo della casa dei genitori.

Sorprende che un osservatore attento ai cambiamenti della società e della cultura come Ernesto Galli della Loggia («Cor­riere della Sera», 2 aprile 2007) possa parlare di «una frattura immensa che nella nostra società si è aperta tra le generazioni». Egli imputa questa ipotetica frattura a due fattori: l'ammontare del reddito di cui i giovani possono disporre autonomamente e la loro immensa familiarità con i prodotti della rivoluzione scientifica e tecnica, prepotentemente entrati nella quotidia­nità «distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici». «È accaduto - sostiene ancora Galli della Loggia - che nel tardo XX secolo i giovani siano divenuti i fruitori/apostoli di tutte le maggiori novità tecnico-scientifiche e in genere della massiccia innovazione sociale, acquisendone di riverbero il prestigio e un profondo sentimento di autonomia.» Era meglio, sembra dire, una società meno opulenta, meno generosa nei confronti dei giovani e meno disposta all'innovazione. Certo per i giovani non deve essere facile crescere in un mondo dove soffia il vento del Kulturpessimismus. Sono spesso gli adulti ad essere spiazzati di fronte ai cambiamenti epocali ed è proprio per questo che hanno difficoltà a porsi come punti di riferimento e di orientamento. A far problema quindi non sono tanto i giovani quanto la società degli adulti che proietta sui giovani le proprie difficoltà. È vero che molti giovani godono di redditi

21

Page 24: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

consistenti anche perché tengono per sé quello che guadagnano e contribuiscono molto poco al loro mantenimento lasciandosi accudire dalle accoglienti cure famigliari. È vero anche che molti giovani padroneggiano le nuove tecnologie meglio degli adulti e degli anziani che li circondano, per cui ribaltano l'asimmetria tradizionale del rapporto pedagogico: i giovani insegnano e gli adulti imparano. Tutto ciò, però, non provoca nessuna «frattura immensa» tra le generazioni.

Alle proiezioni che gli adulti operano sui giovani bisogna aggiungere alcuni dati di fatto oggettivi: primo, la scuola e l'università, due istituzioni che esercitano comunque una gran­de influenza sulla condizione giovanile, non sono state certo al centro delle preoccupazioni delle classi dirigenti del Paese nell'ultimo mezzo secolo; secondo, gli alti tassi di disoccupazione giovanile, soprattutto in certe regioni, indicano che il funzio­namento del mercato del lavoro non favorisce certo l'ingresso dei giovani; terzo, il mercato delle abitazioni ostacola l'uscita dalla famiglia dei genitori, la formazione di giovani coppie e la propensione alla procreazione. E potremmo aggiungere, quarto, l'accumulazione del debito pubblico che qualcuno (e, cioè, i giovani) in futuro dovrà pure pagare e, quinto, la insostenibile generosità di un sistema pensionistico di cui i giovani d'oggi, quando ne avranno l'età, non potranno certo godere.

Alla luce di questi dati oggettivi si potrebbe superficialmente concludere che esistono le condizioni materiali favorevoli per alimentare movimenti giovanili di protesta. Invece, nulla di tutto questo. Non ci sono segnali di conflitti generazionali. Anzi, ogni proposta di riforma dell'istruzione incontra forme (ancorché sporadiche) di mobilitazione degli studenti che talvolta sembrano quasi difendere lo status quo e accade pure che qualche volta i giovani scendano in piazza per difendere le pensioni dei loro nonni e dei loro padri, ignari di arrecare danno a se stessi.

I giovani si muovono in uno spazio ingombro di specchi deformanti, di rappresentazioni distorte che però finiscono per influenzare atteggiamenti e comportamenti dei giovani e nei confronti dei giovani.

La ricerca sociale ha quindi il compito di correggere le deformazioni delle rappresentazioni sociali correnti sui giovani e di ricostruire un'immagine attendibile di come stanno effet-

22

Page 25: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tivamente le cose. Da più di vent'anni l'Istituto IARD svolge periodicamente indagini sulla condizione giovanile in Italia. L'ultima rilevazione che qui viene presentata, confrontata con quelle precedenti, consente di cogliere elementi di stabilità e di mutamento. Ci dice molte cose sui giovani, ma, attraverso i giovani, ci dice molto sullo stato della società italiana in questa incerta fase della sua storia.

Il primo stereotipo da correggere riguarda il disagio giova­nile. Quando si parla e si scrive di giovani sui giornali si parla e si scrive di disagio. Ora è innegabile che una quota non tra­scurabile di giovani viva con disagio la propria condizione, ma questo non 'deve nasconderei che la grandissima maggioranza dei giovani (quasi il 90%) si dichiara soddisfatta della propria vita. In maggioranza i giovani sembrano attraversare questa fase della vita con un profilo emotivo equilibrato, sostenuti dalla percezione di essere apprezzati e di poter contare su qualcuno in caso di difficoltà, convinti di sapersi impegnare per le cose in cui credono e di essere loro a decidere della propria vita.

Coloro che mostrano insoddisfazione sono piuttosto i giovanissimi, non ancora del tutto usciti dalle turbolenze adolescenziali, le ragazze e coloro che non hanno riferimenti lavorativi (inattivi, disoccupati) : l'avere un lavoro è un forte fattore di solidità e autostima, ma anche l'uscita di casa contri­buisce a rafforzare il senso di responsabilità. Sono le situazioni intermedie di moratoria prolungata a fare affiorare segni di difficoltà nell'affrontare i compiti della crescita. Le difficoltà che presentano coloro nella fascia d'età più elevata (soprattut­to se inattivi o disoccupati) suggeriscono che è la moratoria protratta a favorire un vissuto di disagio.

Il disagio è quindi prevalentemente legato all'esperienza della precarietà prolungata. Il fenomeno della precarietà è reale, ma è stato probabilmente esagerato nella sua portata quantitativa. Non sembra che la famosa «legge Biagi» ne abbia prodotto un'effettiva espansione. La situazione dell'inserimento lavorativo è di fatto migliorata rispetto agli anni precedenti. Il lavoro temporaneo è visto da alcuni come un'occasione di sperimentazione in vista di trovare una collocazione soddisfa­cente, e da altri, soprattutto se si protrae oltre una certa età, come un destino dal quale è poi difficile sfuggire. Certo, se la precarietà si trasforma in una condizione permanente, se cresce

23

Page 26: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

la sensazione di vivere in una costante incertezza, cresce anche l'insoddisfazione e il disagio, ma la gran parte dei giovani nutre una ragionevole fiducia, ha la sensazione di «farcela».

Per tanti giovani il lavoro ideale non è né quello tempo­raneo né quello dipendente, bensì quello autonomo, anche se c'è realismo nel valutare le difficoltà di realizzare il sogno di «mettersi in proprio». Il realismo è un tratto diffuso. Molti sanno che per trovare lavoro contano le relazioni (il capitale sociale) , ma sono anche convinti che, una volta trovato il canale giusto, i fattori meritocratici legati alle competenze effettive diventano decisivi per «tenere» il lavoro ed eventualmente fare carriera.

Il disagio, l'insoddisfazione, la sfiducia nelle proprie capa­cità di «farcela» è senz' altro più accentuata tra le ragazze; esse vivono l'indubbio cambiamento che la condizione femminile ha sperimentato negli anni recenti con un senso di maggiore fatica. Sembrano qui comparire segnali della fatica emotiva a fare i conti con le complessità e le ambivalenze del ruolo sociale femminile, in bilico tra le richieste della tradizione e le prospettive di emancipazione della modernità.

Il secondo stereotipo che richiede una, parziale, correzione riguarda il rapporto coi genitori e con la famiglia. Sono state proprio tra l'altro le ricerche dell'Istituto IARD, nel quarto di se­colo trascorso, a sottolineare il fenomeno, tutto «mediterraneo», del prolungamento della permanenza dei giovani in famiglia. Il fenomeno non riguardava neppure in passato «tutti» i giovani italiani, ma in particolare quelli dei ceti medio-alti, impegnati in percorsi scolastici lunghi e soprattutto nel Centro-Nord. I dati ora disponibili ci dicono che il fenomeno ha raggiunto il suo apice e, forse, incomincia a regredire. Si nota, ad esempio, una certa, sia pure lenta, accelerazione dei percorsi formativi e un ingresso meno ritardato nel mondo del lavoro, un leggero aumento della formazione di coppie (soprattutto di fatto) , nonché qualche segnale di ripresa della natalità da parte delle coppie giovani.

Molti giovani che hanno finito gli studi e iniziato un lavoro continuano tuttavia ad abitare nella casa dei genitori. La libertà e l'autonomia di cui godono i giovani in famiglia è senz' altro assai elevata e costituisce un fattore che non spinge ad andare a vivere per conto proprio per conquistare una libertà un

24

Page 27: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tempo irraggiungibile se si restava sotto la tutela dei genitori. Non è un caso che le ragazze si emancipino prima dalla tu­tela della famiglia: per loro le restrizioni alla libertà restano tradizionalmente più marcate. Inoltre, chi lavora contribuisce sempre meno col proprio lavoro al reddito della famiglia che pure assicura loro vitto e alloggio. Vi è senza dubbio una certa complicità dei genitori nel prolungamento della permanenza dei figli nella loro casa. È vero che i figli ne approfittano, ma i genitori fanno ben poco per favorire la loro uscita.

Tuttavia, i giovani che restano a lungo in famiglia mostrano un maggior livello di insoddisfazione e di sfiducia in se stessi e questo lascia pensare che in condizioni più favorevoli non resterebbero poi così a lungo nella casa dei genitori. Per molti si tratta di una condizione subita piuttosto che scelta. Sono almeno tre gli ambiti nei quali una «politica per i giovani» potrebbe. favorire una più precoce acquisizione di autonomia: la riduzione della lunghezza abnorme dei percorsi di formazione (ad esempio, riducendo il fenomeno dei «fuori corso» all'univer­sità) , la creazione di facilitazioni per l'accesso al mercato delle abitazioni (con mutui per coppie giovani ed edilizia agevolata) e la messa in atto di più efficaci meccanismi di ingresso nel mercato del lavoro. Tutte misure che nei Paesi dell'Europa settentrionale hanno dato prova di efficacia.

Il fenomeno della «famiglia lunga» non è quindi soltanto il prodotto del «mammismo» dei giovani italiani e della complicità dei loro genitori. Anche l'assenza di una politica che abbia in vista gli interessi delle generazioni più giovani ha avuto un peso notevole nel prolungare la moratoria, per non parlare della tutela degli interessi a lungo termine di coloro che ora sono giovani e che tra 30-40 anni raggiungeranno anche loro l'età del pensionamento.

Un altro stereotipo da correggere riguarda la scuola. La scuola non è «allo sfascio», come si sente spesso affermare da parte dei soliti profeti di sventura, anche se non gode neppure di «buona salute». Gli insegnanti restano, nonostante tutto, un punto di riferimento importante per i giovani. La fiducia negli insegnanti resta elevata per almeno due giovani su tre e si inverte la tendenza rilevata nelle precedenti indagini ad un progressivo logoramento. Esistono vari segnali di sofferenza che si addensano soprattutto in due gruppi di studenti: coloro

25

Page 28: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

che sono «più bravi» e che non trovano nella scuola stimoli adeguati per valorizzare le loro capacità potenziali e coloro che invece incontrano difficoltà e per i quali la scuola è fonte di ripetuti insuccessi e frustrazioni. Nel dibattito pubblico si tende a porre l'accento su questo secondo gruppo, sulle vittime della dispersione scolastica. È vero che questo è un problema e che questo problema non deve essere affrontato abbassando gli standard e favorendo la «promozione facile». L'espansione della scolarità, un processo senz' altro positivo e, ci auguriamo, irreversibile, ha portato nella scuola ceti sociali che prima ne erano rimasti esclusi e per i quali la scuola tradizionale non risulta adatta. Ma questo non deve farci trascurare il fatto che anche il primo gruppo costituisce un problema. In entrambi i casi, il rischio è un colossale spreco di talenti con un danno reale per il futuro dell'intera società.

La scuola deve certamente oggi competere con tante altre agenzie nell'educazione e nella formazione dei giovani, primi fra tutte i media elettronici e telematici. Si capisce come gli insegnanti possano spesso avvertire un senso acuto di impotenza di fronte al rischio che queste influenze prendano il sopravvento, sostituendosi al ruolo educativo della scuola. Ma i giovani non sono degli alieni. In realtà sono assai più simili alle generazio­ni che li hanno preceduti di quanto noi adulti pensiamo e di quanto forse gli stessi giovani non sospettino.

Se prendiamo, ad esempio, gli orientamenti di valore, notiamo che, nonostante alcune significative differenze che verranno discusse nei capitoli che seguono, questi mostrano una sostanziale stabilità nel tempo. Quando pensiamo che i giovani che abbiamo intervistato nel 1982 hanno ora tra i 40 e i 50 anni, dobbiamo concludere che i giovani di adesso vivono la loro gioventù in un orizzonte valoriale non molto dissimile da quello che i loro genitori hanno vissuto alla loro età. C'è stato sicuramente nel corso degli anni un ripiegamento nel «privato», con l'enfasi posta sui valori dell'amore, dell'amicizia, della com­prensione reciproca nella sfera dell'intimità, ma anche questo trend sembra essersi arrestato, e riprendono un certo slancio, sia pure in modo talvolta contraddittorio, i valori dell'impegno sociale e religioso e perfino dell'impegno politico.

Anche le regole morali mostrano una notevole stabilità: aumenta la tolleranza verso i comportamenti «devianti» nella

26

Page 29: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sfera economica (viaggiare senza biglietto, evadere le tasse, scaricare illegalmente software e altri /iles dalla rete) e nella sfera sessuale (rapporti sessuali fuori dal matrimonio). Queste tendenze non coinvolgono però solo i giovani, ma anche la società degli adulti nel suo insieme.

Inoltre, i dati dell'indagine presentano un quadro decisa­mente distante dallo stereotipo che vuole le nuove generazioni poco sensibili o addirittura diffidenti verso la scienza. I giovani italiani, pur non mostrando, come è noto, una spiccata propen­sione verso le professioni scientifiche, hanno nei confronti degli scienziati un atteggiamento di fiducia e quasi di venerazione, pur consapevoli dei rischi che l'uso delle scoperte scientifiche può talvolta comportare.

Rispetto alle precedenti indagini, anche la fiducia nelle istituzioni presenta un'inversione di tendenza. Il calo di fidu­cia riguarda solo le banche e le emittenti televisive, mentre in altri ambiti istituzionali c'è addirittura una ripresa. Resta stabile però la struttura del quadro generale: è confermata la fiducia verso le agenzie d'ordine (esercito, carabinieri, polizia) e la scarsa fiducia negli attori politici (parlamento, governo, partiti e sindacati) .

L'Unione Europea, anche se mantiene un livello di fiducia superiore a quello delle istituzioni nazionali, suscita sempre meno speranze nei giovani italiani. L'idea diffusa che la moneta unica abbia prodotto più svantaggi che non vantaggi è il risul­tato significativo di una classe politica nazionale che ha trovato comodo imputare all'Euro la propria incapacità di gestire il processo di unificazione verso l'integrazione politica.

La distanza dalla politica resta notevole. Chi dichiara la propria incompetenza e il proprio disgusto per la politica è nel complesso in maggioranza nella popolazione giovanile italiana. Gli «impegnati» sono sempre, negli ultimi vent'anni ma anche prima, una piccola minoranza, coloro che osservano con attenzione senza partecipare direttamente una cospicua minoranza. Da segnalare, però, la difficoltà di molti di collocarsi nella dimensione destra/sinistra e di esprimere nell'intervista un'opzione di voto. Anche se un'elevata partecipazione non è necessariamente segno di vitalità di una democrazia, quando si accompagna a livelli particolarmente bassi di fiducia nelle

27

Page 30: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

istituzioni, si può temere che le basi su cui poggia la democrazia non siano poi così solide.

Un dato preoccupante viene dalla conferma della tendenza, già segnalata da altre ricerche, all'indebolimento dei legami associativi rispetto alle due precedenti rilevazioni. Mentre resta vero che la partecipazione sociale in forma associativa è legata al livello di istruzione e alla condizione socio-culturale della famiglia, l'ulteriore espansione della scolarità che si è avuta in questi anni non sembra aver apportato beneficio all' associazio­nismo. Che anche in Italia si affermi la tendenza al bowling alone, al giocare da soli, che Putnam ha segnalato per gli Stati Uniti e nel quale scorge il declino delle virtù civiche e, con esse, della cultura della democrazia?

Anche qui emerge con particolare evidenza che gli atteg­giamenti dei giovani non sono molto diversi da quelli della popolazione adulta. Ad esempio, nei confronti del fenomeno dell'immigrazione, i giovani, come gli adulti, ritengono che gli immigrati siano troppi (anche se non è chiaro rispetto a che cosa) , siano dediti ad attività illegali e criminali, portino via agli autoctoni posti di lavoro e competano con risorse scarse in tema di educazione e assistenza sanitaria. I giovani, quindi, riflettono incertezze e angosce di tutto il Paese di fronte al fenomeno migratorio. Qualche segnale di maggiore apertura si nota nel gruppo dei più giovani che con bambini e adolescenti immigrati hanno spesso a scuola diretta esperienza e familiarità,

Qualcuno potrebbe pensare che poiché i giovani di oggi saranno gli adulti di domani, studiare i giovani oggi possa dare indicazioni sulla società che ci aspetta per il futuro. Forse ci sono state epoche storiche in cui i giovani hanno effettiva­mente anticipato tendenze che si sono affermate in seguito e che si sono generalizzate alla società nel suo insieme. La maggiore disponibilità dei giovani ad accogliere e a far proprie le innovazioni può far pensare che questo valga anche oggi. L'interpretazione che ci sembra poter dare dalla ricerca più recente tende a escludere questa conclusione per l'epoca in cui viviamo. Più che anticipare quello che verrà, i giovani ci sembrano piuttosto rispecchiare lo stato attuale di una società ripiegata sul presente che evita di guardare e di progettare il futuro. Ciò non vuol dire che non siano in atto dinamiche di cambiamento, ma queste vengono subite piuttosto che pilotate

28

Page 31: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e governate. I giovani registrano i cambiamenti senza esserne i protagonisti. Può darsi che domani il vento della storia cambi direzione e i giovani ritornino ad essere protagonisti. Ma la ricerca sociale non serve per elaborare delle profezie.

Alessandro Cavalli

29

Page 32: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 33: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PARTE PRIMA

I PROCESSI DI TRANSIZIONE ALLA VITA ADULTA

di Carlo Buzzi, Gianluca Argentin, Paolo Rossi, Marco Vinante, Francesca Sartori e Carla Facchini

Page 34: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 35: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

LA TRANSIZIONE ALL'ETÀ ADULTA

l . I.:ambito problematico

La permanenza prolungata nella famiglia di ongme dei giovani italiani è uno degli argomenti che più di altri si è po­sto al centro del dibattito sulle peculiarità sociali e culturali del nostro Paese. Per quali ragioni - ci si domandava già alla metà degli anni Novanta - i giovani maschi danesi o finlandesi diventavano indipendenti dai loro genitori almeno otto anni prima dei giovani maschi italianP? Oppure, senza confrontarci con l'estremo Nord Europa, come mai le ragazze francesi e tedesche precedevano quelle italiane di cinque anni nei loro percorsi verso l'autonomia? Numerose indagini condotte sia a livello locale e nazionale, sia con ottiche comparative inter­nazionali, hanno cercato di spiegare il fenomeno mettendo di volta in volta in risalto le cause storiche, quelle economiche, quelle determinate dagli indirizzi delle politiche sociali o, infine, quelle di origine prevalentemente culturale.

Dal punto di vista storico è stato evidenziato come l'uscita tardiva dalla famiglia sia un fenomeno che ha origini antiche in molte regioni italiane, legato alla struttura produttiva ed econo­mica locale e.alla sua influenza sulla composizione delle strutture familiari [Barbagli, Castiglioni e Dalla Zuanna 2004] .

Tra gli elementi strutturali che più hanno influenzato il fenomeno sono stati ricorrentemente citati i processi di scola­rizzazione prolungata e i problemi connessi all'accesso ad un mercato del lavoro poco favorevole alle nuove generazioni.

1 Cfr. Iacovou e Berthoud [2000]; Iacovou mette in luce come l'età media­na di uscita dalla famiglia sia per i maschi italiani di 29,7 anni contro 21,4 dei danesi e 21 ,9 dei finlandesi; la mediana di uscita per le ragazze italiane è 27,1 anni mentre il corrispettivo dato tedesco è 21,6 e quello francese 22,2.

33

Page 36: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Accanto a questi si è fatto spesso riferimento a una politica di welfare scarsamente indirizzata a favorire l'autonomia dei giovani e la formazione dalle giovani coppie [Scabini e Donati 1988; Lucchini e Schizzerotto, 200 1 ; Schizzerotto 2002] .

Altre interpretazioni hanno messo a fuoco le trasformazio­ni dei modelli familiari e le loro influenze sulla nuzialità [De Sandre, Ongaro, Rettaroli e Sal vini 1997; De Sandre, Pinnelli e Santini 1999] oppure il loro ruolo nei cambiamenti dei mo­delli socializzativi sempre più centrati sulle dinamiche affettive piuttosto che sulla trasmissione delle regole sociali (Pietropolli Charmet 2000) . Nelle ricerche dell'Istituto IARD si è avuto modo di mostrare come il fenomeno trovasse spiegazione anche nelle tendenze evolutive della cultura giovanile e in particolar modo nella più generale propensione a privilegiare le scelte reversibili e a procrastinare quelle definitive [Buzzi, Cavalli e de Lillo 1997 ; 2002] .

Da una prospettiva più ampia, la difficoltà con cui i giovani superano la tappa definitiva che segna simbolicamente il rag­giungimento della condizione adulta appare a sua volta causa di rilevanti fenomeni sociali e demografici, primo fra tutti la riduzione della fecondità, che in Italia è ormai stagnante ben al di sotto del limite del rimpiazzo.

Come di consuetudine nei rapporti quadriennali, con questo primo capitolo cercheremo di analizzare le dimensioni e le caratteristiche evolutive del fenomeno. Dal punto di vista metodologico, la transizione è osservata attraverso il supera­mento delle principali tappe di passaggio che introducono il giovane a nuovi ruoli e a nuove responsabilità sociali (l'uscita definitiva dal circuito formativo, l'entrata in modo continuativo nel mondo del lavoro, l 'abbandono della famiglia d'origine, la formazione di un nuovo nucleo famigliare, la nascita del primo figlio) . Ovviamente, se il superamento delle prime tre tappe appare, nella società attuale, una precondizione quasi indispensabile per il passaggio ai ruoli adulti, il raggiungimento delle ultime due soglie, pur non essendo obbligante per l'indi­viduo, appare socialmente necessario per la riproduzione fisica e culturale della società2•

2 L'Istituto IARD ha analizzato nelle sue sei edizioni (dal 1983 al 2004) il superamento delle cinque soglie d'ingresso nella vita adulta da parte della

34

Page 37: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2 . Le tappe della transizione

Per poter analizzare il fenomeno è necessario osservarlo all'interno di classi di età ristrette, in quanto è evidente che le chance di superare ogni tappa variano in modo considerevole in rapporto ai tempi di vita. Le incidenze relative a coloro che le hanno superate sono confrontate, in una prospettiva diacronica, con quelle analoghe riscontrabili nelle indagini precedenti (cfr. tab. 1 . 1 ) .

Volendo riassumere in modo sintetico le tendenze più significative, possiamo rilevare che:

a) la domanda d'istruzione continua la sua ascesa e la per­manenza nel circuito scolastico è in costante aumento fino ai 24 anni; anche oltre, tuttavia, la presenza in ambito formativo si è incrementata, segno questo che la durata degli studi universitari, spesso abnorme rispetto a quanto previsto istituzionalmente, non appare ancora in via di ridimensionamento: un terzo circa dei 25-29enni e un quinto dei 30-35enni si dichiara formalmente ancora studente, pur se molti in modo non esclusivo;

b) dall'inizio di questo secolo, dopo i 25 anni, l'entrata nel mercato del lavoro è migliorata sensibilmente; nelle fasce di età più giovani, dopo i progressi registrati dagli anni Novanta al 2000, la situazione sembra essersi stabilizzata. Un'indicazione positiva è data dalla diminuzione della distanza tra le incidenze relative all'uscita dalla scuola e quelle relative all'entrata nel mercato, il che sta a significare che i tempi di ingresso nel lavoro, una volta conseguito un titolo di studio, appaiono più rapidi rispetto al passato. Ciò nonostante, il 23 % di giovani con più di trent'anni non risulta inserito nel mondo del lavoro;

c) il superamento della terza tappa è quello che, in que­sta sede, riveste un significato particolarmente rilevante; un dato positivo è che, dopo un costante e progressivo aumento di giovani che procrastinavano la propria uscita dalla casa

popolazione giovanile italiana. Nel corso del tempo, l'indagine ha adattato il campione osservato alle mutate condizioni indotte dalla crescente difficoltà dei giovani ad assumere ruoli definitivamente autonomi dalla famiglia d'origine. Negli anni Ottanta le prime due rilevazioni dell'Istituto IARD si erano basate su campioni rappresentativi di giovani in età compresa tra i 15 e i 24 anni; negli anni Novanta il limite superiore era stato portato ai 29 anni; nelle ultime edizioni del 2000 e del 2004 si è dovuto estenderlo fino ai 34 anni.

35

Page 38: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. l. l. Il superamento delle tappe di transizione all'età adulta per classi di età nelle sei edizioni delle indagini dell'Istituto IARD (incidenze percentuali)

Tappe di transizione Età

Anno indagine Istituto lARD 15-17 18-20 21-24 25-29 30-34 anni anni anni anni anni

Uscita dal circuito formativo 1983 16,7 3 9,4 46,1 1987 1 1 ,0 30,8 44,6 1992 5,6 25,8 38,0 53,1 1996 7,2 32,1 49,7 75,6 2000 5,7 28,5 47,9 69,9 84,1 2004 3 ,1 24,8 43,2 64,5 79,5

Inserimento ne/ lavoro 1983 5,4 18,1 29,7 1987 4,6 15,6 32,7 1992 4,6 15,1 35,0 49,7 1996 1,5 10,7 26,6 43,9 2000 2,3 2 1 ,2 3 8,5 56,6 72,8 2004 3,4 18,5 39,8 65,2 76,8

Indipendenza abitativa 1983 0,1 2,3 13 ,5 1987 0,3 2,5 12,5 1992 0,0 3 ,0 10,2 39,0 1996 0,0 2,4 8,5 36,2 2000 0,3 2,2 6,1 29,7 64,9

2004 0,0 1,6 10,2 3 1 ,6 63,8

Matrimonio/ convivenza 1983 0,0 3 ,7 20,2 1987 0,1 3 ,2 15,3 1992 0,0 1,8 1 1 ,4 35,5 1996 0,0 2,2 6,8 3 1 ,9 2000 0,3 1 ,6 4,8 23,4 59,3 2004 0,3 0,6 8,4 27, 1 60,8

Nascita di un figlio 1983 0,0 2,3 12,2 1987 0,4 1 ,8 10,4 1992 0,0 1,0 5,0 20,6 1996 2,0 2,4 5,0 2 1 ,6 2000 0,0 0,8 3 ,0 12,2 44,4 2004 0,3 0,3 4,2 15,7 3 9,5

Basi: 1983 = 4 .026; 1 987 = 3 .133 ; 1992 = 2 .500; 1 996 = 2 .500; 2000 = 3 .000; 2004 = 3 .000.

"

dei genitori, tra il 2000 e il 2004 si assiste ad una tenue ma significativa inversione di tendenza: i 2 1 -24enni che si sono

36

Page 39: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

resi indipendenti sono passati dal 6 al 10% e i 25 -29enni dal 30 al 32 % . Tuttavia il 36% degli ultra trentenni vive ancora in famiglia;

d) leggero aumento anche della nuzialità o comunque della convivenza: tra la quinta e la sesta edizione dell'indagine, l'in­cidenza sale dal 5 ad oltre 1 '8% nei 2 1-24enni, dal 23 al 27 % nella fascia di età successiva e si registra un incremento modesto anche tra coloro che hanno oltre trent'anni. In quest'ultima classe di età si concentra la gran parte della formazione di nuovi nuclei familiari anche se una cospicua minoranza dei giovani di questa coorte (il 39%) non ha ancora avviato una convivenza;

e) la nascita di un figlio coinvolge circa il 16% dei 25-29enni ed è un piccolo segnale di ripresa, dal momento che quattro anni prima l'incidenza era ferma al 12 % . Rimane comunque in­variata la tendenza a spostare oltre i trent'anni il momento della procreazione, con una annotazione importante: in quest'ultima coorte di età meno del 40% dei giovani ha messo al mondo un figlio; quattro anni prima erano un po' più del 44% .

3 . Una tipologia della condizione giovanile

Come già nelle precedenti edizioni, anche per questa indagine si farà riferimento ad una tipologia appositamente costruita che individua sette tipi di giovani in rapporto alla loro condizione rispetto alla transizione3 . I risultati contribui­ranno a chiarificare meglio le tendenze in atto nel processo di avvicinamento ai ruoli adulti (cfr. tab. 1 .2 ) .

Facendo riferimento alla popolazione in età 15 -29 anni è interessante confrontare la composizione della tipologia della condizione giovanile rispetto alla transizione risultante nelle ultime tre edizioni della ricerca dell'Istituto IARD. Tra il 1996 e il 2004 agiscono due tendenze che abbiamo già avuto modo di rilevare: l'aumento della domanda d'istruzione e una maggiore facilità di accesso al mercato. Tuttavia solo il secondo fenomeno

3 Complessivamente le possibili combinazioni relative alle cinque soglie sono 32; la tipologia presentata è il risultato di alcuni accorpamenti che hanno portato all'identificazione di sette tipi principali.

3 7

Page 40: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 1 .2 . La tipologia giovanile sulla base del superamento delle tappe di transizione all'età adulta. Confronto 1996-2004. Percentuali di composizione (15-29 an m)

Tipi 1996 2000 2004 Scostamento 1996/2004

Studenti che vivono con i genitori 47,3 44,8 45,6 -1,7 Inattivi che vivono con i genitori 19,3 12,8 9,2 -10,1 Lavoratori che vivono con i genitori 17,2 28,0 28,7 + 1 1 ,5 Coniugati e/o con figli che vivono con i genitori 1 ,4 0,7 1 ,2 -0,2 Single che vivono indipendenti 1 ,8 3 ,4 4,0 +2,2 Non lavoratori che vivono con una nuova famiglia 6,9 3 ,6 3 ,8 -3 , 1 Lavoratori che vivono con una nuova famiglia 6,1 6,8 7 ,5 +1 ,4

Basi: 1996 = 2.500; 2000 =2.297; 2004 =2.060.

ha prodotto significativi spostamenti all'interno della tipologia: diminuiscono infatti ulteriormente gli inattivi che vivono con i genitori (che si erano ridotti di 6,5 punti percentuali tra il 1996 e il 2000 e che dal 2000 al 2004 si contraggono di altri 3 ,6 punti percentuali) mentre, parallelamente, aumentano i lavoratori che vivono con i genitori ( + 1 1 ,5 % negli otto anni) .

Gli altri scostamenti non sono particolarmente rilevanti. Sempre osservando il trend, negli otto anni si registra una diminuzione di coloro che formano una nuova famiglia senza occupare una posizione professionale (-3 , 1 % ) mentre aumen­tano i lavoratori che formano una nuova famiglia (+l ,4%) .

La maggiore facilità con cui si accede al mercato (pur spesso in posizione precaria) induce probabilmente molti studenti al doppio ruolo: il 27,8% dei lavoratori che vivono con i geni­tori si definisce «anche» studente e tale lo è anche il 2 1 ,9% di coloro che hanno creato una nuova famiglia avendo una collocazione lavorativa.

Un ultimo fenomeno riguarda i single che, pur essendo ancora una piccola minoranza di giovani, registrano un incre­mento significativo passando dall' 1 ,8 % al 4 ,0 % .

Le variabili socio-anagrafiche influenzano in modo signi­ficativo la condizione dei giovani in rapporto alla transizione (cfr. tab . 1 .3 ) . Il genere, ad esempio, appare strettamente connesso all'essere lavoratore residente in casa coi genitori: nel

38

Page 41: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB

. 1.3

. L

a tip

olog

ia g

iova

nile

sul

la b

ase

del

supe

ram

ento

del

le t

app

e di

tra

nsiz

ion

e al

l'età

adu

lta

per

alcu

ne v

aria

bili

soc

io-a

nagr

afic

he.

Per

cent

uali

di

com

posi

zion

e

Tip

i Se

sso

Età

Mas

chi

Fem

min

e 15

-17

18-2

0 21

-24

25-2

9 30

-34

anni

an

ni

anni

an

ni

anni

Stud

enti

che

vivo

no c

on i

gen

itori

3

1,0

34,0

94

,9

70,3

43

,6

14,0

4,

0 In

attiv

i che

viv

ono

con

i gen

itori

8,

5 7,

5 1 ,

4 10

,3

11,2

10

,9

5,2

Lav

orat

ori c

he v

ivon

o co

n i g

enito

ri

34,0

19

,9

3 ,4

17,3

34

,1

41,

2 24

,5

Con

iuga

ti e

/ o c

on f

igli

che

vivo

no c

on i

geni

tori

1 ,

4 1,

9 0,

3 0,

3 0,

9 2,

2 2,

7 Si

ngle

che

viv

ono

indi

pend

enti

5,

3 5,

3 -

1 ,4

2,8

7,9

7,9

Non

lavo

rato

ri c

he v

ivon

o co

n un

a nu

ova

fam

iglia

0,

6 12

,2

-0,

3 3,

6 7,

3 12

,2

Lav

orat

ori

che

vivo

no c

on u

na n

uova

fam

iglia

18

,3

19,3

-

0,3

3,8

16,5

43

,5

Tip

i L

ivell

o di

sco

lari

tà f

amili

are

Are

a ge

ogra

fica

Alto

M

edio

-alt

o M

edio

B

asso

N

ord

Cen

tro

Sud

Stud

enti

che

viv

ono

con

i gen

itori

57

,3

48,2

26

,9

7,9

28,9

30

,9

36,7

In

attiv

i che

viv

ono

con

i gen

itori

6,

6 6,

4 8,

9 9,

1 3,

9 7,

2 12

,4

Lav

orat

ori c

he v

ivon

o co

n i g

enito

ri

16,7

21

,8

33,5

29

,8

29,9

30

,6

23,4

C

oniu

gati

e/ o

con

figl

i che

viv

ono

con

i ge

nito

ri

0,2

1,0

1,7

3,2

0,7

1,7

2,7

Sing

le c

he v

ivon

o in

dipe

nden

ti

5,9

5,4

5,1

4 ,9

7,4

6,3

2,7

Non

lav

orat

ori

che

vivo

no c

on u

na n

uova

fam

iglia

1,

9 3,

3 6,

6 13

,7

3 ,7

5,0

9,8

Lav

orat

ori c

he v

ivon

o co

n un

a nu

ova

fam

igli

a 11

,5

13,9

17

,4

31,4

25

,6

18,4

12

,3

Bas

e=

3.00

0.

Page 42: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

campione complessivo questa situazione è condivisa da oltre un terzo dei maschi contro un quinto scarso delle femmine, le quali però occupano in modo quasi esclusivo la posizione di chi ha creato una nuova famiglia senza avere una collocazione professionale. L'età ha effetti del tutto prevedi bili in quanto si riproduce la lenta successione delle fasi verso l 'autonomia. Con il capitale culturale della famiglia di origine e con le aree territoriali si misurano le profonde disuguaglianze sociali che ancora persistono nel nostro Paese: nelle regioni meridionali i giovani che vivono da disoccupati in casa dei genitori sono quattro volte quanti se ne riscontrano nelle regioni setten­trionali; nel Nord i giovani lavoratori che hanno costituito una nuova famiglia sono più del doppio che nel Sud, dove invece appaiono sovradimensionati coloro che hanno creato un nuovo nucleo familiare senza urta posizione lavorativa. Il background culturale dei genitori è la variabile che propone le maggiori differenze e con più aumenta l'istruzione dei genitori con più si abbassa la probabilità di essere diventati autonomi: nella collettività analizzata solo il 19, l % dei figli di laureati si è reso indipendente dalla famiglia, l'incidenza si alza a 22 ,5 % tra i figli dei diplomati, al 29,0% se i genitori hanno conseguito al più l'obbligo e addirittura al 50,0% se hanno un modestissimo titolo di studio.

4. Le intenzioni per il futuro

La debole ma comunque significativa inversione di tendenza registrata nel 2004, se ha trovato riscontri nei comportamenti soprattutto nella classe di età dei 25-29enni (in concomitanza con un ingresso più facile nel mondo del lavoro si sono alzate le incidenze di coloro che si rendono indipendenti dalla famiglia, entrano in unione con un partner e generano un figlio), non è stata tuttavia accompagnata da un cambio di atteggiamenti verso i percorsi personali di autonomia. Lo dimostrano le previsioni sul proprio futuro (cfr. tab. 1 .4 ) . Prendendo in considerazione le tre ultime fasce di età e confrontando con la quinta indagine dell'Istituto lARD, i 2 1 -34enni che si dicono del tutto incerti op­pure escludono di finire gli studi o di uscire di casa aumentano mediamente di un paio di punti percentuali e di circa tre punti

40

Page 43: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .4 . Previsione che l'evento accada nei prossimi cinque anni per classi di età (valori percentuali)

Nei prossimi cinque anni: Età

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34 anni anni anni anni anni

frevisione di finire la scuola E già successo 3 , 1 24,8 43,2 64,5 79,5 Sì certamente 15,7 21 ,0 27,3 12,9 4,6 Credo di sì 14,9 30,5 15,9 8,0 3 ,6 No/non so 66,3 23,7 13 ,6 14,6 12,3

Previsione di lavorare continuativamente È già successo 3 ,4 18,5 39,8 65,2 76,8 Sì certamente 13 ,4 13 ,0 16,2 9,7 4,0 Credo di sì 23 , 1 33 ,7 26,4 13,0 5,9 No/non so 60, 1 46,5 17,6 12,1 13,3

Previsione di uscire da casa È già successo 1 ,6 10,2 3 1 ,6 63,8 Sì certamente 5,4 9,0 13 , 1 17 ,1 9,4 Credo di sì 19,3 23 ,9 32,1 24,4 10,1 No/non so 75,3 65,5 44,6 26,9 16,6

frevisione di sposarsi/convivere E già successo 0,3 0,6 8,4 27,1 60,8 Sì certamente 0,9 2,5 9,3 12,7 6,8 Credo di sì 7 ,7 12,5 18,9 21 ,8 8,8 No/non so 91 , 1 84,4 63,4 38,4 23,6

Previsione di avere un figlio È già successo 0,3 0,3 4,2 15,7 39,5 Sì certamente 0,3 0,5 1 ,9 7,3 8,9 Credo di sì 1 ,7 5,2 13 ,3 20,9 17,3 No/non so 97,7 94,0 80,6 56,1 34,3

Base = 3 .000.

percentuali se negazione o incertezza riguardano la previsione di avere un figlio. Solo la prospettiva di entrare nel mercato in modo continuativo sembra migliorare nel tempo.

Particolarmente significativo il dato che può essere desunto dall'ultima colonna, quella relativa ai giovani in età 3 0-34 anni. Poiché le previsioni coprono l'arco temporale del quinquennio successivo al momento dell'intervista, ovvero ciò che succederà tra i 3 5 e i 40 anni, nella percezione del 34 ,3 % di questi giovani la possibile nascita di un figlio viene o esclusa palesemente o considerata oltremodo incerta. Se a questa percentuale si aggiunge la quota ( 17 ,3 % ) di coloro che sostengono passi-

4 1

Page 44: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

bile ma non sicuro il verificarsi del suddetto evento, si ha un quadro sufficientemente pessimistico sulla futura evoluzione demografica del nostro Paese.

È comunque indubbio che è l'uscita da casa che si propone come il punto di snodo fondamentale verso l'adultità nel signi­ficato sociale del termine. Anche se non mancano studi [Barba­gli, Castigliani e Dalla Zuanna 2004] che hanno dimostrato la presenza di notevoli vantaggi individuali legati alla permanenza entro le mura domestiche - e sarebbe arduo considerare un individuo di oltre trent'anni non ancora adulto perché risiede con i genitori - è solo con l'uscita dalla famiglia di origine che si realizzano le condizioni per la creazione di unioni affettive autonome e per la successiva nascita di figli.

Per meglio analizzare le variabili che influenzano le pre­visioni di uscire di casa nei cinque anni successivi, è stato ricavato un indice sincretico che potremmo chiamare «indice di determinazione all'indipendenza dai genitori». Tale indice, di tipo metrico, ha un range di variazione oscillante tra O e l , dove l esprime l'avvenuto superamento di questa soglia di passaggio, mentre O indica la certezza che, nei prossimi cinque anni, l'autonomia residenziale dalla famiglia di origine non verrà conseguita. Ovviamente questo indice risente in modo massiccio dell'influenza dell'età: se il suo valore medio è di 0,33 tra i 15-17enni, esso sale progressivamente a 0,39 tra i 18-20enni, a 0,5 1 tra i 2 1 -24enni, a 0,65 tra i 25-29enni, fino ad arrivare a 0,82 tra i 30-34enni. È però più interessante uno sguardo sui valori mçdi ottenuti all'interno dei vari caratteri socio-anagrafici. Risulta così che:

- le femmine (0,64) si dimostrano nel complesso maggior­mente inclini all'indipendenza rispetto ai maschi (0,57);

- i giovani delle regioni settentrionali (Nord-Est 0,66 e Nord­Ovest 0,64) appaiono più determinati (o più facilitati) all'uscita da casa rispetto ai coetanei residenti nelle regioni centrali (0,60) e nelle regioni meridionali (Sud 0,57 e Isole 0,56);

- i figli dei ceti medi impiegatizi sono in assoluto i più restii ad anticipare il superamento di questa tappa di passaggio (0,55) rispetto alle classi superiori (0,60) , al ceto medio autonomo (0,62) e alla classe operaia (0,63 ) ;

- il background culturale della famiglia di origine agisce in modo inversamente proporzionale: chi più ritarda l'autonomia

42

Page 45: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sono i giovani con i genitori laureati (0,55), seguiti da quelli con un livello di istruzione medio-alta (0,56) ; la scolarità medio-bassa della famiglia eleva di poco la determinazione all'assunzione dei ruoli adulti (0,59) , ma è la bassa istruzione genitoriale che innalza di molto le chance di anticipare l'uscita (0,72) .

5 . La permanenza dei giovani in famiglia

I procrastinatori sono dunque soprattutto i maschi, prove­nienti dalla piccola borghesia impiegatizia, di famiglia istruita, prevalentemente residenti nel Sud del Paese. Ma se è vero che per uscire di casa sono necessarie alcune condizioni, vale la pena indagare quali elementi strutturali vengono percepiti come ostacoli all'indipendenza, quali elementi motivazionali giocano un ruolo nei processi di scelta e quali fattori relazionali ed esistenziali si associano alla permanenza in famiglia.

La percezione dei vincoli può essere osservata nella tabella 1 .5 . Tra le molteplici possibili condizioni che possono facilitare l'indipendenza, i giovani inseriscono al primo posto il trovare un lavoro stabile e al secondo l'avere un reddito sufficiente. Tutto il resto appare secondario o, per lo meno, non indispen­sabile. Certo, viene reputato auspicabile che gli studi siano finiti, che si possieda una casa in proprietà, che i genitori non si oppongano e che partecipino «finanziando» l'uscita (queste ultime due sono condizioni solo per i più giovani) , ma nessuno di questi presupposti è considerato vincolante. Addirittura la maggioranza dei giovani considera non importante l 'esistenza di un rapporto affettivo orientato alla convivenza oppure avere amici per condividere l'indipendenza.

Apparentemente, dunque, i giovani dimostrerebbero una buona dose di realismo, individuando nei fattori economici il principale ostacolo all'uscita da casa. Il reddito ritenuto ne­cessario ammonta a 1 .3 14 euro, senza apprezzabili differenze all'interno dei caratteri socio-anagrafici. Tuttavia sarebbe imprudente pensare che tra opinioni e comportamenti agisca una logica strettamente razionale che coniughi le cause con gli effetti: basterebbe un reddito adeguato per lasciare la casa dei genitori? In non pochi casi questa condizione, pur essendo necessaria, non sarebbe sufficiente. Focalizziamo l'attenzione

43

Page 46: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB

. 1.5

. C

ondi

zion

i ne

cess

arie

per

las

ciar

e la

cas

a d

ei g

enit

ori

e vi

vere

per

con

to p

ropr

io (

valo

ri p

erce

ntua

li; b

ase:

gio

vani

che

viv

ono

con

la f

amig

lia

d'o

rigi

ne)

Con

dizi

oni

Ave

re u

n re

ddito

suf

ficie

nte

a m

ante

ners

i da

sol

o/a

Aver

e tr

ovat

o un

lav

oro

stab

ile

Aver

e co

nclu

so d

efin

itiva

men

te g

li st

udi

Aver

e il

cons

enso

dei

gen

itori

Sp

osar

si

Aver

e un

a ca

sa in

pro

prie

Ave

re u

n ai

uto

econ

omic

o da

i ge

nito

ri

Trov

are

un/ a

rag

azzo

/ a c

on c

ui a

ndar

e a

conv

iver

e Av

ere

un s

oste

gno

dallo

Sta

to o

dal

l'Ent

e pu

bblic

o Tr

ovar

e un

o o

più

amic

i co

n cu

i an

dare

ad

abit

are

Ave

re u

n ai

uto

nelle

fac

cend

e do

mes

tiche

Bas

e rn

in =

2.0

10; m

ax =

2.0

27.

Liv

ello

di

impo

rtan

za a

ttri

buito

per

usc

ire

defi

nitiv

amen

te d

alla

cas

a de

i gen

itori

Non

im

port

ante

Im

port

ante

ma

non

Indi

spen

sabi

le

2,3

5,1

23

,6

25,5

56

,5

34,9

39

,9

52,3

55

,6

52,0

72

,4

indi

spen

sabi

le

12,6

23

,1

49,5

52

,8

29,6

5

1,8

50,5

40

,1

37,5

42

,3

23,5

85,1

7

1,8

26,9

2

1,7

13,9

13

,3

9,6

7,6

6,9

5,7

4,1

Page 47: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sui lavoratori che vivono in coabitazione con la famiglia, ovvero il 55 , 1 % dei 15-34enni che hanno un'occupazione. Il 3 8,7 % sostiene che con il proprio reddito da lavoro avrebbe potuto permettersi di vivere autonomamente e il 23 ,7 % precisa che ciò sarebbe stato possibile dividendo le spese con partner o amici; solo il 27 ,4% dei giovani (con un 10,2 % residuo che non esprime un'opinione) nega in modo palese la possibilità di poter uscire di casa confidando unicamente sullo stipendio. La gran parte dunque, almeno in apparenza, non ha ancora colto un'opportunità che sarebbe, per loro stessa ammissione, alla loro portata. Quali i motivi? Quello principale, invero un po' tautologico, è che non hanno concretamente cercato di rendersi indipendenti dalla famiglia: meno di un giovane ogni quattro (23 ,2 % ) tra chi ha affermato di avere un reddito sufficiente per andare a vivere per conto proprio o con altri si è fatto parte attiva, ad esempio cercando una casa; la grande maggioranza dei lavoratori (76,8%) non si è dunque impegnata neppure a raccogliere informazioni potenzialmente utili per diventare definitivamente autonomi.

La minoranza che invece si è mobilitata vive ancora con i propri genitori per le seguenti, assai significative, motivazioni: sto ancora cercando una sistemazione autonoma ma non ho parti­colarmente /retta (59,0%); ho trovato sistemazioni troppo costose (47 ,5 % ); ho trovato abitazioni situate in località inadeguate alle mie esigenze (30,2 % ); ho trovato abitazioni con caratteristiche inadeguate alle mie esigenze (28 ,1 % ); è venuta meno l'esigenza (ad esempio, ho cambiato lavoro) che avevo di trovare una siste­mazione autonoma (24 ,6%); i progetti di convivenza (matrimo­nio, amicz) sono venuti meno (2 1 ,0%); ho trovato sistemazioni temporanee o precarie che ho rifiutato ( 13 ,6%) . Pur essendo presente il fattore economico (quasi la metà lamenta il costo dell'abitazione) , l'impressione che si ricava dalla lettura di questi dati è da una parte una certa tranquilla inerzia con la quale si ricerca una sistemazione, dall'altra una elevata selettività nella scelta che - di fatto - funge da freno all'uscita. Da notare anche come l'autonomia abitativa per molti sia legata a contingenze connesse al lavoro o a progetti di convivenza che, cambiati o falliti, fanno cadere anche la spinta all'indipendenza.

Illustrata questa situazione, non rimane altro che cercare di individuare quali fattori motivazionali o soggettivi si colleghino

45

Page 48: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

al fenomeno della permanenza in famiglia di giovani che, per loro stessa ammissione, potrebbero lasciarla4 • Più nel dettaglio, è interessante osservare come alcuni aspetti della qualità della vita percepita incidano sui processi decisionali che determina­no l'uscita. Non è qui il caso di anticipare in modo analitico aspetti rilevati dalla ricerca e trattati in altri capitoli di questo volume; tuttavia, confrontando il sottocampione dei giovani lavoratori che vivono in famiglia, ma che hanno dichiarato di potersi teoricamente sostenere da soli con il loro reddito, con i giovani lavoratori che sono già usciti da casa e vivono in modo autonomo, emerge quanto segue:

- dal punto di vista delle condizioni di lavoro e della di­sponibilità economica, i dati mostrano che coloro che si sono resi indipendenti presentano una situazione di reddito solo leggermente migliore rispetto a chi vive ancora con i genitori mentre le spese sono plausibilmente ben più differenziate, considerando che i primi devono sopravvivere, mentre, tra i secondi, il 53 ,9% tiene per sé tutto lo stipendio percepito, il 34,8% ne dà ai genitori meno di un quarto e solo 1' 1 1 ,3 % contribuisce con almeno la metà del proprio stipendio. Con ciò possiamo affermare che per dei giovani lavoratori rimanere in casa si risolve con un vantaggio economico ed una maggiore possibilità di consumo;

- per quanto riguarda la partecipazione ai lavori domestici, l'autonomia comporta la necessità di occuparsi della gestione e della cura della casa mentre il coinvolgimento dei figli nella famiglia d'origine è del tutto modesto, soprattutto per i maschi. In altre parole, per chi esce di casa la situazione del lavoro domestico peggiora sensibilmente; l 'interazione tra genitori e figli sembra essere comunque un fattore capace di influenzare il giovane nella scelta tra restare o uscire dalla famiglia: al crescere del contributo alla convivenza richiesto dalla famiglia, i figli manifestano una maggior propensione all'autonomia5;

- detto che i giovani che vivono in casa godono di spazi di libertà assai ampi per quanto concerne gli ambiti esterni alla famiglia e che anche il controllo all'interno delle mura dome­stiche sembra essere molto ridotto, se confrontiamo il tempo

46

4 Cfr. Argentin [2005] e Grassi [2005] . 5 Cfr. Argentin [2005] .

Page 49: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

libero a disposizione tra i due gruppi di giovani notiamo come la condizione di autonomia implichi una significativa riduzione di tempo libero giornaliero; le stesse uscite serali diminuiscono drasticamente; in generale, le occasioni di frequenza dei luoghi di divertimento e di fruizione di spettacoli e manifestazioni si riducono in modo assai significativo e si abbassa anche la partecipazione alle attività associative;

- se spostiamo l'attenzione sugli indicatori di soddisfazione personale notiamo invece un miglioramento collegato all'uscita di casa; non che coloro che rimangono in casa siano insoddisfatti (anzi anche il rapporto con i genitori appare buono) , tuttavia il diventare indipendenti implica un sostanziale miglioramento della percezione complessiva della qualità della propria vita.

Il quadro esposto sembra evidenziare che, dal punto di vista economico, della possibilità di evitare il lavoro domestico, della disponibilità di tempo libero, la situazione di coloro che sono usciti dalla famiglia dei genitori appare oggettivamente peggiore rispetto a quella di chi sta in casa. Tuttavia dal punto di vista psicologico ed emotivo il fatto di rendersi indipendenti dalla famiglia di origine comporta un netto innalzamento del livello generale di soddisfazione per la propria vita. A ben ve­dere, continuare ad abitare con i genitori o lasciare la famiglia di origine (che per lo più coincide con la costituzione di una nuova famiglia), appaiono entrambe due scelte razionali, ma che rispondono a bisogni soggettivi diversi6: da una parte la convenienza strumentale (minor impegno, maggiori consumi, più tempo libero) , dall'altra la possibilità di realizzare un modello di vita più autonomo e più strutturato, che risponde maggiormente al bisogno di identità del giovane adulto e che comporta una maggiore soddisfazione personale.

6 Cfr. Grassi [2005] .

47

Page 50: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 51: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

COME FUNZIONA LA SCUOLA OGGI: ESPERIENZE E OPINIONI DEI GIOVANI ITALIANI

È noto che i sistemi scolastici rivestono un ruolo centrale nel processo di socializzazione; la scuola, infatti, è chiamata a contribuire alla crescita dei giovani nella società in almeno tre modi: trasmettendo loro conoscenze generali e astratte (istruzione), abilità pratiche da spendere nel mondo del lavoro (formazione) , ma anche il corpus di valori e criteri di condot­ta che normano la collettività (educazione) [Schizzerotto e Barone 2006] . La scuola è inoltre un'istituzione cruciale nel contrastare le disuguaglianze legate alle origini sociali e nel rimuovere gli ostacoli che impediscono ad alcuni di godere di pari opportunità di realizzazione sociale1. Sono gli insegnanti a perseguire questi molteplici obiettivi, nel «fare scuola» di ogni giorno, dando ad essi concretezza nella didattica, nella relazione con gli studenti e nel rapportarsi con gli altri agenti di socializzazione, in primis, le famiglie.

Nelle prossime pagine concentreremo la nostra attenzione sugli studenti, vedendo dal loro punto di vista gli esiti che la scuola raggiunge nel perseguimento delle sue funzioni fonda­mentali. Siamo chiaramente consci del fatto che si tratta di un punto di osservazione parziale e inevitabilmente distorcente, ma crediamo anche che si tratti di un'ottica centrale per il buon funzionamento dell'istituzione scolastica; questa infatti può espletare le sue funzioni solo quando riesce a coinvolgere attivamente gli studenti nei processi di trasmissione dei diversi saperi e competenze.

Desidero ringraziare per la rilettura della prima versione di questo testo e per i preziosi suggerimenti Carlo Barone, Deborah De Luca e Giorgio Gio­vannetti.

1 A tal proposito ricordiamo l'art. 34 della Costituzione italiana, che recita: «La scuola è aperta a tutti. [ . . . ] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».

49

Page 52: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Il capitolo è stato strutturato in modo tale da ripercorrere le tre funzioni chiave della scuola, alla luce dei dati a nostra disposizione. Il primo paragrafo introduce alla questione in modo piuttosto ampio, mettendo in luce quali sono le aspet­tative con cui i giovani scelgono di iscriversi all'istruzione secondaria superiore e vedendo in quale misura esse trovano conferma nell'esperienza scolastica. Successivamente ci sof­fermeremo sulla funzione di istruzione, indagando il tema del rendimento scolastico e soprattutto cercando di capire quali motivazioni allo studio risultino importanti affinché gli studenti apprendano con successo (par. 2 ) . Al contempo, dedicheremo particolare attenzione all'analisi dell'altro lato della medaglia, quindi all'insuccesso scolastico e al rischio di dispersione ad esso associato; nel terzo paragrafo, oltre a quantificare questo fenomeno, cercheremo di individuare anche le caratteristiche dei soggetti a rischio maggiore e potremo quindi sviluppare anche alcune considerazioni rispetto alla capacità della scuola di dare effettivamente pari opportunità a tutti i suoi iscritti. Ci soffermeremo quindi sulla funzione di formazione della scuola, andando ad analizzare il grado di aderenza esistente tra le competenze apprese nel corso degli studi e quelle richieste dal mondo del lavoro; per sviluppare questo approfondimento, la nostra attenzione sarà focalizzata sui giovani lavoratori presenti nel campione dell'indagine (par. 4 ) . A seguire, avremo modo di abbozzare una analisi della funzione di educazione della scuola, seppur «limitatamente» alla sua dimensione relazionale; indagheremo quindi tanto i rapporti esistenti tra insegnanti e studenti, quanto quelli tra pari all'interno delle classi, cercando di quantificare la diffusione dei fenomeni di disagio relazionale nella scuola italiana (par. 5) . Quest'ultimo è senz'altro un tema particolarmente attuale, visti gli episodi che hanno caratterizzato l'anno scolastico in corso di chiusura2; cercheremo quindi di capire in che misura questo disagio risulti effettivo e diffuso e in quanta parte, invece, i media abbiano amplificato fenomeni marginali nel tessuto studentesco. Il sesto e ultimo paragrafo, infine, si soffermerà su un insieme di vissuti scolastici conno­tati da un marcato disagio di carattere emozionale: mancanza di senso, noia, stress, senso di oppressione; si tratta, in buona sostanza, di analizzare la componente studentesca che dichiara

2 La stesura del capitolo è stata ultimata nell'aprile 2007.

50

Page 53: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di «stare male» a scuola. Cercheremo di capire quanto questa forma di disagio sia associata a quelle usualmente indagate, in particolare allo scarso rendimento, e quanto possa fornirci informazioni aggiuntive su come funziona la scuola.

Prima di passare ai contenuti, infine, una breve conside­razione metodologica: i dati a nostra disposizione consentono di analizzare in modo adeguato solo la scuola secondaria di secondo grado (all'interno della quale cercheremo di distinguere sistematicamente licei, istituti tecnici e istituti professionali)3. È evidente che questo grado scolastico, pur rivestendo un ruolo centrale nei percorsi di istruzione dei giovani italiani, presenta importanti connessioni con gli altri segmenti del sistema di istruzione e formazione, connessioni che in questo capitolo non potremo affrontare, se non in minima parte. Si tratta certamente di un secondo importante fattore distorcente dell'analisi, accanto all'adozione del punto di vista degli studenti, che dovrà essere considerato nella lettura delle prossime pagine.

l . L e aspettative degli studenti verso la scuola

Iniziamo la nostra analisi dalle aspettative con cui i giovani si rapportano alla scuola. Ciò che ci interessa comprendere è se i giovani attribuiscano importanza all'istruzione e, soprattutto, con quali attese le si avvicinino.

Il dato da cui partire è che più di due terzi dei giovani intervistati reputano l'istruzione «molto importante» (68,1 %) ,

3 In occasione della rilevazione dei dati relativi alla presente indagine, è stato realizzato, per conto della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, un sovracampionamento sui giovani studenti nella scuola secon­daria di secondo grado. Nello specifico, al campione descritto nell'appendice metodologica sono stati sommati liceali, studenti di istituti tecnici e studenti di istituti professionali, così da arrivare a disporre rispettivamente di 418, 335 e 3 72 casi per ciascun tipo di scuola; i soggetti selezionati sono stati reperiti con un disegno per quote che rispettava la loro distribuzione nella popolazione per regione e genere. Si è così creato un campione di 1 . 127 studenti, che consente stime differenziate per tipo di scuola frequentata e, opportunamente ponderato, per la popolazione studentesca complessiva. Nel corso del capitolo, faremo riferimento prevalentemente a questi dati che citeremo come «cam­pione studenti»; nelle elaborazioni le basi numeriche riportate sono quelle non ponderate. Rimandiamo il lettore interessato a un approfondimento su questi dati a Buzzi [2005] e a Cavalli e Argentin [2007].

51

Page 54: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e solo quattro intervistati su cento le attribuiscono poca o nes­suna importanza (si veda in proposito il capitolo di Antonio de Lillo nel presente volume) ; anche nel campione degli studenti troviamo valori simili (rispettivamente, 63 ,5 % e 3 ,5 % ) . L'istru­zione come valore non raccoglie un consenso ampio quanto quello della famiglia o degli amici, ma si afferma certamente come obiettivo ampiamente diffuso e positivamente connotato nell'universo giovanile; alla luce di questi dati e guardando all'espansione dell'istruzione nel nostro Paese, risulta quindi difficile sostenere che i giovani di oggi non nutrano interesse per la scuola. Piuttosto, diventa interessante cercare di capire quali siano le specifiche aspettative con cui si avvicinano ad essa; guardiamo allora alle motivazioni che hanno indicato gli studenti del campione, quando sono stati invitati a pensare al momento della loro iscrizione alla scuola secondaria o all'uni­versità4 . Possiamo individuare tre grandi famiglie di motivazioni [Barone 2005 ; 2007 ; Argentin 2006]5 : quelle espressive, legate alla dimensione della crescita culturale e personale, quelle strumentali, che vedono gli studenti concentrare la loro atten­zione sul rendimento del titolo di studio nel mondo del lavoro e, infine, quelle eterodirette, che vedono i giovani proseguire negli studi non sulla base di loro obiettivi, ma piuttosto sulla scorta di vincoli posti dal contesto o da altri attori sociali con cui interagiscono (tipicamente, la volontà dei genitori) . Come mostra la tabella 2 . 1 , i giovani cercano dalla scuola in primo luogo uno spazio di crescita delle proprie conoscenze e di svi­luppo dei propri interessi e, in misura più marcata al momento dell'iscrizione universitaria, la costruzione (e certificazione mediante il titolo) della propria professionalità; risultano invece minoritarie, anche se non irrilevanti, le motivazioni eterodi­rette: più di uno studente su quattro dichiara, ad esempio, di frequentare la scuola superiore per volontà dei genitori.

4 Purtroppo il dato a nostra disposizione è una ricostruzione retrospettiva delle motivazioni al momento dell'iscrizione, con gli evidenti limiti derivanti da ciò. Invitiamo inoltre a considerare con cautela i dati relativi agli studenti universitari, vista l'esigua numerosità del gruppo nel campione.

5 Il raggruppamento proposto trova supporto empirico nelle analisi fattoriali esplorative condotte. Per le specifiche metodologiche in merito, si rimanda ad Argentin [2006] . Lasciamo fuori da questa tipologia la motivazione «per frequentare poi l'università».

52

Page 55: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2 . 1 . Accordo con diverse motivazioni all'iscrizione da parte degli studenti della secondaria superiore o universitari (valori percentuali)

Studenti delle scuole Studenti universitari superiori

Abbastanza Molto Abbastanza Molto d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo

Per frequentare poi l'uni-versità 30,0 37,5 Motivazioni espressive Per accrescere la mia cui-tura 4 1 ,6 50,2 34,9 59,4 Perché mi interessano le materie insegnate 45,9 23,6 34,4 59,9 Per trovare un lavoro coe-rente con i miei interessi 37,0 53,7 28,5 64,3 Motivazioni strumentali Per costruirmi una buona professionalità 48,5 42,9 37,5 54,7 Senza diploma/laurea è difficile trovare lavoro 35,3 55,9 40,7 25,9 Per trovare un lavoro redditizio 55,8 25,2 48,4 30,2 Per beneficiare del pre-stigio del diploma/ della laurea 40,2 15,0 35,0 15,0 Motivazioni eterodirette Perché lo vogliono i miei genitori 17,8 10,9 10,5 3 ,0 Per continuare a frequen-tare i miei amici 23 ,1 6,2 5,7 2,6 Perché non troverei co-munque lavoro 20,6 13,8 1 1 ,9 4,0 Basi 1 .085 557

In sintesi, si può affermare che i giovani nutrono verso la scuola secondaria di secondo grado e verso l'università aspettative legate tanto alla funzione di istruzione del sistema scolastico quanto a quella di formazione. Si potrebbe pensare che le motivazioni di natura formativa acquistino importanza maggiore tra gli iscritti agli istituti tecnici e professionali, ma non è così; si osservano infatti differenze contenute nei dati6 e

6 Gli scarti che si osservano riguardano infatti solo slittamenti tra «mol­to» e «abbastanza» d'accordo di percentuali complessive simili di soggetti in accordo con ciascuna motivazione. Invitiamo il lettore interessato all'analisi di queste differenze a leggere il contributo in merito di Barone [2005 ] .

53

Page 56: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

il profilo motivazionale di questi studenti risulta molto simile a quello dei liceali, con un'unica eccezione davvero rilevante: chi si iscrive al liceo, infatti, dichiara di farlo per proseguire poi gli studi all'università nel 90% dei casF, contro il 56% degli studenti dei tecnici e il 49% di quelli dei professionali. Si tratta di un dato che illustra con forza come nel passaggio dal primo al secondo grado della secondaria si vadano prefigu­rando per gli studenti profonde differenze nelle aspettative del corso di vita e come quindi lo snodo della scelta successiva alla licenza media sia davvero un momento cruciale per i ·destini futuri degli studenti e richieda quindi un forte investimento nell'orientamento degli studenti così come delle loro famiglie. Osserviamo anche che licei, istituti tecnici e istituti professionali mostrano una sorta di «gerarchia» rispetto alla composizione sociale degli iscritti [Gasperoni 2005] : la quota di studenti con genitori laureati è rispettivamente nei tre tipi di scuola il 3 1 % , il 13 % e il 5 % . Non sembra azzardato affermare che proprio nel passaggio tra i due gradi della secondaria si manifesta quindi con forza un meccanismo di riproduzione delle disuguaglianze sociali via titolo di studio, che classifica gli studenti, pur simili quanto ad aspettative di contenuto verso la scuola, in percorsi di studi di diversa durata8•

Un altro modo con cui è possibile guardare alle aspettative dei giovani verso la scuola consiste nel chiedere loro quanto sono soddisfatti della scuola frequentata rispetto alle differenti aspettative esaminate in precedenza. In particolare, nella ta­bella 2 .2 concentriamo la nostra attenzione sugli elementi di insoddisfazione, quindi sulle aspettative degli studenti che la scuola ha deluso.

L'insoddisfazione degli studenti dei diversi tipi di scuola sembra essere legata proprio al processo di canalizzazione in essi rispetto alla successiva articolazione del percorso di studi: infatti, riscontriamo maggior insoddisfazione tra i liceali per le prospettive lavorative offerte dal diploma e tra gli studenti degli

7 La percentuale si riferisce alla quota di studenti «molto» o «abbastanza» d'accordo; anche considerando l'incertezza delle stime, lo scarto tra licei e altri tipi di scuola è evidente.

8 Inferiamo questi dati da interviste retrospettive sugli iscritti al momento della rilevazione, con gli evidenti limiti metodologici derivanti da ciò.

54

Page 57: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2.2. Studenti insoddisfatti' dei diversi aspetti indicati per tipo di scuola secondaria frequentata (campione studenti; valori percentuali)

Licei Istituti tecnici Istituti Totale professionali

Le prospettive di lavo- 37,2 17,1 1 8,8 25,2 ro dopo il diploma La preparazione per 13,4 33,3 50,5 29,7 affrontare l'università L'interesse delle mate- 14,8 24,9 13,2 18,3 rie insegnate Basi 4 17 333 369 1 . 1 19

' La percentuale si riferisce alla quota di studenti <<poco o per nulla» sod­disfatti.

istituti professionali per la preparazione all'università. In altri termini, gli studenti intervistati sembrano vivere con un certo disagio la tendenza della scuola secondaria di secondo grado a insistere, a seconda del tipo di scuola, sulla propria funzione di istruzione o di formazione, preparando in maniera «esclusiva» rispettivamente nella direzione della prosecuzione degli studi (è il caso dei licei) o del lavoro (gli istituti professionali e, in misura più ridotta, gli istituti tecnici) . Osserviamo anche che l'insoddisfazione espressa verso l'interesse delle materie studiate è minoritaria in tutti i tipi di scuola: l'ampia maggioranza degli studenti italiani sembra quindi trovare risposta nella scuola ai desideri di crescita culturale che caratterizzano le motivazioni al momento dell'iscrizione.

2 . Rendimento scolastico e voglia di studiare

Dopo questo primo inquadramento, veniamo ora all'analisi del modo in cui gli studenti vivono la funzione di istruzione della scuola e, quindi, la sua capacità di trasmettere loro conoscenze generali e astratte. Una valutazione in tal senso è stata realizzata dalle indagini PISA, rilevazioni internazionali standardizzate sulle abilità degli studenti in alcuni ambiti disciplinari9• Queste indagini hanno messo in luce due dati importanti per il nostro Paese: in primo luogo, la scuola italiana si colloca in una bassa

9 Si veda il sito www.pisa.oecd.org.

55

Page 58: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

posizione nella graduatoria internazionale, mostrando difficoltà quindi nell'adempiere alla sua funzione di istruzione; in secondo luogo, nei risultati esiste una forte differenziazione interna al Paese: il Nord presenta livelli di apprendimento molto alti, il Sud, al contrario, molto bassi10• In buona sostanza, i risultati delle indagini PISA mettono quindi in discussione la possibilità di considerare il sistema istruzione italiano come un corpo unico e integrato e rimarcano ancora una volta l'esistenza di profondi divari socio-economici su base territoriale.

Un altro approccio per indagare quanto la scuola riesca a trasmettere le conoscenze consiste nell'affidarsi alle valutazio­ni che essa stessa effettua sui propri allievi. Evidentemente, in questo caso, non siamo in grado di stimare quanto venga effettivamente trasmesso, sia perché la valutazione lasciata ai singoli insegnanti non avviene in base a standard condivisi, sia perché gli insegnanti stessi sono al contempo soggetto e oggetto di valutazione. I risultati scolastici degli allievi possono però essere utili segnali per identificare le aree di apprendimento in cui è la scuola stessa a segnalare che esistono difficoltà a raggiungere gli obiettivi attesi. Gli studenti intervistati sono stati chiamati a indicare i loro voti in decimi per un ampio in­sieme di aree disciplinari; nella tabella 2.3 si riportano i giudizi medi e la quota di studenti insufficienti (voto inferiore a 6) , gravemente insufficienti (voto pari a 4 o meno) o al contrario eccellenti (voto pari a 8 o più) .

Rileviamo così che solo il gruppo psico-sociale presenta un rendimento medio complessivo superiore a sette. Osserviamo, inoltre, che gli ambiti disciplinari in cui risulta insufficiente più di uno studente su dieci sono la netta maggioranza. Gli insegnanti della scuola secondaria di secondo grado sembrano quindi scarsamente soddisfatti dei risultati raggiunti dai loro allievi e segnalano ciò attribuendo frequentemente votazioni insufficienti. In particolare, il gruppo matematico si distanzia nettamente dagli altri quanto a difficoltà incontrate dagli studen­ti, presentando ben un quarto di studenti insufficienti e quasi uno su dieci in situazione di insufficienza grave. Osserviamo

10 Si veda a tal proposito l'articolo La scuola non è uguale per tutti del 17 gennaio 2006, a cura del gruppo MrPA sul sito www.lavoce.info e lnvalsi [2006].

56

Page 59: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2 .3 . Rendimento degli studenti complessivo e in dz//erenti gruppi disciplinari (campione studentz)

Voto Deviazione % di studenti % di studenti % di medio standard insufficienti gravemente studenti

insufficienti eccellenti

Gruppo matematico 6,3 1,3 24,3 8,6 15,6 Gruppo economico 6,5 1 ,1 14,9 4,6 15,2 Gruppo giuridico 6,6 1,2 10,5 3 ,9 19,1 Gruppo informatico 6,9 1,0 5,4 0,1 23,9 Gruppo linguistico 6,7 1,2 13,9 2,9 20,7 Gruppo umanistico 6,8 1,0 7,5 0,8 23,7 Gruppo scientifico 6,7 1 ,1 1 1 ,8 3 ,7 22,4 Gruppo tecnico-biologico 6,4 1 ,1 14,5 4 ,4 16,9 Gruppo psico-sociale 7,2 1,0 2,1 0,5 37,1 Voto complessivo 6,8 0,8 6,5 0,5 13,6

Base minima = 149"

' I differenti gruppi disciplinari non sono insegnati a tutti gli studenti del campione; da ciò consegue la ridotta base minima relativa alle discipline del gruppo psico-sociale. Osserviamo inoltre che i voti sono stati riferiti dagli studenti nel corso di un'intervista faccia a faccia e che ciò può avere spinto i rispondenti a migliorare il proprio rendimento scolastico agli occhi dell'intervistatore. Questo potenziale elemento distorsivo rafforzerebbe comunque le nostre conclusioni.

anche che quello matematico è l'unico ambito disciplinare in cui la quota di studenti insufficienti è superiore a quella di eccellenti. Troviamo invece all'estremo opposto le discipline relative ai gruppi psico-sociale, informatico e umanistico, che mostrano le performance migliori da parte degli studenti. Esaminando infine l'andamento complessivo degli studenti, osserviamo che il 6,5 % dichiara di non raggiungere in media la sufficienza, ma che risultano molto più contenuti i casi in cui l 'insufficienza generale è grave.

Sia guardando ai risultati dei test internazionali sia guardan­do alle valutazioni che gli stessi insegnanti attribuiscono ai loro studenti, il quadro che ci troviamo di fronte presenta molteplici elementi negativi. Rileviamo quindi una certa fatica da parte della scuola italiana nel realizzare la sua funzione di istruzione, in particolare nell'ambito matematico; chiaramente questo dato risulta tanto più preoccupante se consideriamo che la matema­tica è una disciplina chiave nei percorsi di studio scientifici, percorsi in cui il nostro Paese già difetta di iscritti1 1 •

1 1 Si veda a tal proposito il documento, a cura di F. Neresini e M. Bucchi,

57

Page 60: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Abbandoniamo ora per un attimo l'ottica sistemica che ci ha portato alle considerazioni precedenti sulle difficoltà che incontra la scuola nell'adempiere alla sua funzione di istru­zione e cerchiamo di entrare maggiormente nelle dinamiche quotidiane alla loro base. Pur soffermandosi esclusivamente sui fattori di natura scolastica, lo scarso rendimento degli studenti è imputabile a una vasta gamma di possibili cause; sappiamo, ad esempio, che la scuola italiana fatica a integrare il linguaggio delle lcT, linguaggio giovanile per eccellenza, nelle proprie modalità didattiche [Antinucci 2001 ; Argentin 2003] e possiamo interpretare questo dato come indicatore di una più ampia difficoltà della scuola a rinnovare i propri metodi didattici. Tra tutti i possibili fattori scolastici alla base dello scarso rendimento, abbiamo però voluto soffermarci su quello più legato alla dinamica scuola-studente, quindi alla capacità dell'istituzione di intercettare e promuovere la «voglia di studiare» dei giovani. Come mostra la figura 2 . 1 , gli studenti dichiarano di essere spinti a studiare una disciplina soprattutto quando la scuola riesce a stimolare il loro interesse, oppure quando hanno già conseguito successi in quell'ambito oppure per la sua rilevanza nel futuro professionale; si tratta di item che risultano rilevanti per la quasi totalità degli intervistati, a differenza dei tre che seguono e, soprattutto, si tratta di decli­nazioni «quotidiane» delle motivazioni all'iscrizione analizzate in precedenza. In altri termini, i giovani scelgono la propria scuola e scelgono cosa studiare in base a un mix di interesse e strumentalità verso il mondo del lavoro: la scuola capace di attrarli e le discipline capaci di intercettare la loro attenzione sono percepite al contempo come affini ai propri interessi, quindi piacevoli, e utili per il lavoro futuro. Rivestono minor importanza nella motivazione allo studio elementi di natura relazionale, e soprattutto la «paura del brutto voto» viene di­chiarata una leva importante solo da un terzo degli studentil2• Ancora una volta, quindi, le motivazioni eterodirette sono considerate scarsamente rilevanti dai diretti interessati.

presente presso il link: http://www. pubblica.istruzione.it/ argomenti/ gst/ alle­gati/ rassegna_ crisivocazioni_ observal . pdf.

12 Chiaramente si tratta anche della risposta socialmente meno «desi­derabile» e questo può avere spinto alcuni studenti a nascondere l'effettiva rilevanza di questo fattore all'intervistatore.

58

Page 61: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

L'interesse della materia

La capacità dell'insegnante di fare lezioni interessanti

Aver avuto buoni risultati in quella materia

L'utilità della materia per il futuro

La possibilità di studiare in gruppo

o 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

O Abbastanza B Molto

FIG. 2 . 1 . Fattori che fanno crescere la voglia di studiare una specifica disciplina (campione studenti; valori percentuali: base minima = 1 . 1 19) .

È possibile identificare tre nuclei concettuali sottostanti i fattori della figura 2 . 1 13 e dividere quindi le motivazioni allo studio basate sull'interesse (espresse dai primi due item della figura) da quelle strumentali (quindi al mantenimento/consegui­mento di valutazioni buone o all'acquisizione di sa peri utili per il futuro) a quelle di natura relazionale (la motivazione a studiare viene in tal caso individuata nella simpatia del professore o nella possibilità di studiare con i compagni) . Si tratta evidentemente di leve diverse che possono portare i giovani a dedicare tempo allo studio e crediamo sia importante capire se la loro forza sia differente in diversi gruppi di studenti e, soprattutto, se alcune motivazioni risultino associate più di altre a un buon rendimento scolastico. Le analisi realizzate ci hanno portato

u I sette item sono stati sottoposti ad analisi fattoriale esplorativa, facendo ricorso al software SPSS. I fattori emersi sono nitidamente tre; la comunalità minima è pari a 0,4 18, mentre il più basso factor loading nella struttura sem­plificata che abbiamo adottato è pari a 0,567; la varianza complessivamente spiegata è pari al 59%. Per ogni fattore individuato sono stati successivamente creati dei punteggi mediante indici additivi dei relativi item.

59

Page 62: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a concludere che esiste una sostanziale comunanza di base in tutto il campione rispetto alle diverse motivazioni allo studio: si ritrova infatti una chiara gerarchia che vede un'attribuzione di importanza maggiore e più condivisa all'interesse, seguita dalla strumentalità, seppur con un minore grado di accordo, e infine dalla relazionalità, caratterizzata da un bassissimo grado di condivisione tra gli intervistati. Su questo modello di base si innestano però alcune differenze degne di nota: in particolare, l'interesse è considerato più importante tra le ragazze, nel Nord e nei licei e, soprattutto, il suo peso aumenta al crescere del livello culturale della famiglia di origine; le motivazioni strumentali sono giudicate più consensualmente importanti tra le ragazze, nel Nord e negli istituti professionali. In sintesi, possiamo dire che, tra le ragazze e nel Nord, la forte spinta a studiare per interesse convive con una pragmatica attenzione al conseguire risultati; ritroviamo questo marcato pragmatismo negli istituti professionali, le scuole che più spesso delle altre vedono i propri allievi transitare direttamente al mercato del lavoro; al contrario, nei licei la dimensione espressiva dell'in­teresse prende il sopravvento, probabilmente in ragione anche della socializzazione in contesti familiari connotati da un elevato capitale culturale.

Ciò che interessa capire, giunti a questo punto, è se queste differenti leve motivazionali siano in grado di produrre anche esiti differenti nel rendimento scolastico degli studentil4• Per testare questa ipotesi abbiamo analizzato l'impatto su di esso di ciascuno dei tre elementi motivazionali individuati in pre­cedenza, al netto delle caratteristiche socio-demografiche15• I dati mettono in evidenza che i fattori motivazionali individuati esercitano un effetto significativo e autonomo16 sul rendimento

14 Abbiamo impiegato come indicatore complessivo di rendimento il voto medio generale in decimi.

15 A tal fine, abbiamo impiegato una regressione lineare multipla, in cui i Beta degli indici relativi a ciascun fattore motivazionale sono stati controllati per sesso, anno di nascita, zona di residenza (Nord, Centro-Sud), tipo di scuola (liceo, tecnico, professionale) , classe di origine della famiglia (superiore, impiegatizia, autonoma, operaia), background culturale (medio-alto o medio­basso). La regressione è stata sviluppata su 1 . 1 13 casi. Segnaliamo inoltre che il nostro modello presuppone una univoca direzione del nesso causale, nonostante sia noto che nella realtà le cose non sono così definite.

60

16 Con significativo non intendiamo solo «statisticamente significati-

Page 63: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

scolastico complessivo degli studenti; in particolare, a panta delle altre condizioni, chi associa importanza motivazionale mas­sima alla dimensione dell'interesse ha un rendimento superiore in media di un voto rispetto a chi le attribuisce importanza minima; similmente, osserviamo un incremento di mezzo voto per la motivazione strumentale; invece, rileviamo che chi attri­buisce importanza massima alla motivazione relazionale ha in media mezzo voto in meno17• I nostri dati dicono quindi che chi dichiara di studiare per interesse ha un successo maggiore rispetto a chi dichiara di studiare per la valutazione futura (sia che questa avvenga nella scuola o nel mondo del lavoro) e soprattutto rispetto a chi dichiara di trovare motivazione nello studio sulla base della simpatia dell'insegnante o sul rapporto con i compagni.

Questi dati rafforzano quindi ulteriormente l'idea che l'orientamento sia chiamato a svolgere un ruolo fondamen­tale per il successo scolastico degli individui: far riconoscere tempestivamente allo studente i propri interessi e l'indirizzo scolastico che meglio risponde a questi è infatti cruciale per il loro rendimento futuro. Al contempo, anche gli insegnanti sono chiamati a ricordare che più del loro potere sanzionatorio o della loro capacità di stabilire legami empatici con gli stu­denti conta la loro abilità didattica e quindi il saper stimolare interesse rispetto a quanto stanno insegnando, sia in termini di piacevolezza per gli studenti, sia mettendo in luce anche gli elementi di utilità futura della loro disciplina. Chiaramente il buon rendimento scolastico di tutti gli studenti è un obiettivo lontano dall'essere realizzato e, come abbiamo visto, sono ampie le quote di giovani con voti insufficienti in una o più aree disciplinari. Dedicheremo il prossimo paragrafo all'analisi dell'insuccesso scolastico, che risulta spesso legato al fenomeno della dispersione, la situazione di fallimento più evidente da parte dei sistemi scolastici.

vo» (p < .01) , ma anche a nostro giudizio sostantivamente significativo. Per un'accurata dissertazione sulla distinzione tra i due aspetti della significatività rimandiamo a Pisati [2003] .

1 7 I rispettivi Beta non standardizzati (e standard error) sono: 0,103 (0,012); 0,065 (0,015); -0,056 (0,011 ) . Il campo di variazione dei tre indici andava da O a 10.

61

Page 64: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . L'insuccesso scolastico e il rischio di dispersione

La dispersione scolastica è un fenomeno multiforme, come mostrano anche le definizioni molto diverse attribuite ad essa in letteratura [Ress 2007] ; il termine dispersione designa i fenomeni di insuccesso scolastico che vanno dallo scarso ren­dimento, alle interruzioni e ripetenze nel corso degli studi, sino all'abbandono vero e proprio del circuito scolastico. Anche in presenza di una definizione univoca, risulta evidente che si tratterebbe comunque di un fenomeno di difficile misurazione, dal momento che assume una natura dinamica e che richiede pertanto l'osservazione degli individui in un ampio lasso di tempo. A tale complessità sul fronte della definizione concet­tuale e relativa operativizzazione corrisponde una pluralità di spiegazioni che riconducono le origini della dispersione a un vasto ed eterogeneo insieme di cause. Certo è che la scuola non è esente da responsabilità nel processo, come mettono in luce gli stessi insegnanti, quando vengono direttamente interpellati sul fenomeno [Operto e Razzi 2007 ] : le istituzioni scolastiche, infatti, possono mostrare verso la dispersione (o, più correttamente, le dispersioni) atteggiamenti che vanno dalla passiva accettazione all'impegno concreto per contrastarla, impegno che trova riscontri positivi soprattutto nei casi in cui la scuola opera in rete con istituzioni e agenzie presenti sul territorio; queste realtà sono infatti capaci di ricontattare i giovani dispersi e stabilire con loro nuovi patti formativi su basi diverse da quelle tipiche degli istituti scolasticil8. Non si deve infine dimenticare, nel trattare il tema della dispersione, che stanno mutando alcune delle sue caratteristiche: in particolare, la dispersione risulta oggi associata anche a contesti in cui è diffuso un elevato benessere economico e risulta fortemente legata alle dinamiche comunicative e collaborative che possono innescarsi o meno tra scuola e famiglie; inoltre il fenomeno sta

18 Rimandiamo il lettore interessato a questa tematica a una recente indagine realizzata da Istituto lard per conto della Provincia di Torino-Area Istruzione e Formazione. Servizio programmazione, la cui pubblicazione è reperibile all'indirizzo http://www.provincia.torino.it/formazione_istruzione. htm oppure alla rassegna di buone pratiche realizzata da lprase del Trentino dal titolo «Ricomincio da me. I.:identità delle scuole di seconda occasione in Italia».

62

Page 65: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

mutando dimensioni e forma anche in considerazione della considerevole presenza di giovani immigrati, soprattutto in alcuni canali scolastici già tipicamente affetti in misura maggiore dalla dispersione [Argentin e Anzivino 2007] .

Muovendo da queste considerazioni e dai dati a nostra disposizione, abbiamo individuato nel campione di studenti quattro gruppi di soggetti che presentano diversi profili di successo/insuccesso scolastico e che assumono quindi a nostro avviso diversi rischi di dispersione19• Successivamente, realizze­remo un'analisi del profilo socio-demografico tipico di ciascun gruppo, mettendo quindi in luce quali sono le caratteristiche individuali legate a ogni forma di successo o insuccesso sco­lastico. Abbiamo deciso di basare la nostra articolazione dei profili di rischio di dispersione sugli indicatori di successo scolastico per due ragioni: in primo luogo, perché la letteratura disponibile mette in luce come spesso la dispersione intesa come abbandono sia un fenomeno che trae origine proprio da una serie di fallimenti ripetuti (si usa a tal proposito ad esempio l'espressione «passività appresa» [Marini 1990] ) ; in secondo luogo, pragmaticamente, perché gli indicatori di suc­cesso scolastico sono tra i più solidi e ampi indicatori a nostra disposizione per «misurare» il fenomeno. Nello specifico, gli indicatori di successo/insuccesso scolastico a nostra disposizione sono i seguenti20:

ripetizioni di anni scolastici; - interruzioni di almeno un anno nel corso degli studi; - trasferimenti da una scuola superiore a un'altra di tipo

differente; - debiti formativi contratti nel corso degli studi;

19 Come abbiamo già detto, la dispersione è difficilmente indagabile con un approccio strettamente quantitativo e statico; i dati a nostra disposizione presentano un limite ulteriore, dato dal fatto che, basandosi su un campione di studenti, ignorano per definizione i soggetti già dispersi.

2° Come in precedenza, ricordiamo che si tratta di dichiarazioni rese nel corso di una interazione faccia a faccia e che quindi, con elevata probabilità, i nostri dati sottostimano il fenomeno dell'insuccesso scolastico; esistono però altri due elementi che portano a sottostimare il fenomeno: in primo luogo, la già citata assenza di dispersi nel campione per definizione e, in secondo luogo, il fatto che, avendo fotografato un campione di studenti nel corso degli studi, non si è ancora concluso il periodo in cui possono esperire insuccesso.

63

Page 66: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

- insufficienze nei differenti gruppi disciplinari o nell'an­damento scolastico complessivo.

A partire da questi indicatori, abbiamo costruito una tipologia di rischio dispersione, che presenteremo a breve. Vale però prima la pena soffermarsi sull'analisi di ognuna di queste grandezze, seppur sommariamente: circa uno studente su quattro presente nel nostro campione dice di aver dovuto ripetere almeno un anno nel corso della sua carriera scolastica (il 19,9% una sola volta e il 5 ,5% più volte) , mentre risulta molto più ridotta la quota di quanti hanno interrotto gli studi per almeno un anno (2 ,4 %) o hanno cambiato tipo di scuola durante le superiori (6,9%) . Rispetto a questi soggetti, osserviamo che la maggior parte si è trasferita da un liceo a un istituto tecnico/professionale o da un istituto tecnico a uno professionale; è possibile interpretare quindi buona parte dei trasferimenti come «percorsi discendenti» nella scuola secondaria, alla luce del diverso prestigio di cui godono questi tre canali nel nostro Paese21 • Guardiamo, infine ai pro­cessi di valutazione più ordinari nella scuola: i debiti formativi hanno interessato quasi uno studente su due (il 16,2 % in una sola materia e il 3 1 ,3 % in più materie) e, come abbiamo visto in precedenza (cfr tab. 2.3 ), anche le insufficienze in alcuni gruppi disciplinari riguardano ampie quote del campione.

Proviamo ora a impiegare congiuntamente questi indicatori, al fine di costruire una tipologia di studenti che consenta non solo di valutare l'attuale rendimento scolastico dell'individuo (per rilevare il quale sarebbe sufficiente il voto medio comples­sivo nelle discipline scolastiche) , ma di porlo anche in relazione con le esperienze pregresse di successo/insuccesso scolastico. Osserviamo così che gli studenti della scuola italiana di secondo grado possono essere divisi in quattro gruppi, rispetto al rischio di abbandonare gli studi:

- studenti a rischio minimo o nullo (il 36% dei rispon­denti22) : si tratta dei giovani regolari negli studi precedenti

21 Usiamo una forma particolarmente cauta, dal momento che le elabo­razioni si basano solo su 88 casi. 22 Un ulteriore 4% di intervistati non ha fornito tutte le informazioni necessarie per essere classificato nella tipologia e viene quindi escluso dalle analisi; è per questa ragione che il totale delle percentuali relative ai quattro tipi illustrati non totalizza 100.

64

Page 67: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l'intervista e con un rendimento scolastico sufficiente o più in tutti gli ambiti disciplinari;

- studenti con situazioni di alto rischio ormai «superate» (2 1 % ) : si tratta di giovani che hanno vissuto irregolarità negli studi, ma che presentano un rendimento scolastico sufficiente o più in tutti gli ambiti disciplinari, al momento dell'intervista;

- studenti con rischio contenuto (20%) : sono gli studenti che hanno un rendimento insufficiente in un solo ambito discipli­nare e che, in ampia misura (tre casi su quattro) , manifestano irregolarità nel passato;

- studenti a rischio consistente ( 19%) : si tratta degli studenti che dichiarano insufficienze in almeno due ambiti disciplinari o nell'andamento complessivo (1'88% di questi casi presenta anche irregolarità scolastiche pregresse).

Una prima considerazione che vale la pena sviluppare riguarda il fatto che poco più di uno studente su tre presente nella scuola secondaria superiore può vantare un curriculum scolastico ineccepibile; certo si tratta di un ulteriore dato a supporto della tesi da noi sostenuta in precedenza, secondo cui la scuola italiana mostra evidente fatica a perseguire gli obiettivi di istruzione che si pone. A rafforzare questa considerazione è anche il fatto che dichiariamo «ineccepibile» un curriculum privo di insuccessi pregressi sanciti dall'istituzione scolastica e privo di insufficienze nell'anno in corso; basta quindi un voto pari solo a sei in tutte le discipline per finire nel primo gruppo23 • Inoltre, in questo gruppo tendono a finire in misu­ra maggiore gli studenti più giovani, quindi quelli per cui il processo di selezione scolastica è solo agli inizi. Una seconda considerazione di carattere generale è relativa invece al fatto che nelle classi scolastiche italiane siede circa uno studente su cinque per il quale a problemi attuali di rendimento si accompagnano esperienze precedenti di irregolarità: il gruppo di soggetti che manifestano un rischio di abbandono elevato è quindi piuttosto ampio.

Vediamo ora brevemente chi sono gli studenti che entrano a far parte di ciascun gruppo, cercando di descriverne la distribu­zione lungo alcune classiche caratteristiche socio-demografiche

23 Osserviamo però che la media complessiva del rendimento generale per questi soggetti è pari a 7,5 decimi.

65

Page 68: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

(tab. 2.4) . Sebbene la ridotta numerosità di alcuni sottogruppi obblighi alla cautela nel commento delle differenze presenti in tabella, alcune meritano di essere sottolineate. In particolare, osserviamo che il rischio consistente di dispersione si associa strettamente alla componente maschile del corpo studentesco, prevalentemente negli istituti tecnici e professionali e con provenienza da famiglie di estrazione culturale medio-bassa. Il caso contrario, quello del rischio minimo, presenta alcuni tratti speculari: si trovano infatti in questa condizione pre­valentemente le studentesse liceali; osserviamo inoltre, come anticipavamo, che questo gruppo di soggetti presenta un'età mediamente più bassa degli altri e che, conseguentemente, ha subito al momento dell'intervista un processo di selezione più breve. Osserviamo inoltre che nei dati si trova solo una debole traccia delle differenze tra contesti geografici messe in luce dalle indagini PISA: ciò sembra essere un ulteriore indizio empirico a sostegno della tesi che non esiste uno standard di valutazione degli studenti comune sul territorio nazionale e rimanda alla più ampia e controversa questione relativa alla valutazione del sistema di istruzione nel nostro Paese.

Delle differenze illustrate in precedenza, quella che attira maggiormente la nostra attenzione è relativa al tipo di scuola frequentata. È noto infatti che esistono marcate differenze nel rendimento degli studenti iscritti ai tre tipi di istituto secondario qui considerati e i nostri dati confermano questa tendenza; ciò che però desideriamo capire è se essa sia il mero riflesso della differente composizione socio-demografica del corpo studente­sco di ciascun tipo di istituto oppure se altri fattori concorrano autonomamente a generare le concentrazioni di rischio viste in precedenza. In altri termini, ci chiediamo: l'elevata quota di studenti ad alto rischio degli istituti tecnici e professionali è interamente imputabile al fatto che presso queste scuole si iscrivono prevalentemente maschi di estrazione socio-culturale modesta? Le analisi che abbiamo condotto mettono chiaramente in evidenza che non è così: anche se depurata da queste com­ponenti, la differenza nella concentrazione del rischio tra i tre tipi di scuola rimane quasi altrettanto forte24• Ciò che ci dice

24 Per effettuare questa analisi abbiamo realizzato una regressione logi· stica binomiale in cui la variabile dipendente è data dalla contrapposizione

66

Page 69: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.4. Profilo sociodemogra/ico degli studenti in base alla tipologia di rischio di-spersione (campione studentz;- percentuale di riga e, nel caso dell'età, valore medio e deviazione standard)

Rischio Situazioni Rischio Rischio Totale Base minimo di rischio contenuto consistente

«passate»

Genere Maschi 30,6 22,9 20,1 26,3 100 559 Femmine 48,3 19,3 21 , 1 1 1 ,2 100 520

Età media 17,3 18,1 17,8 17,9 17,7 (dev. st.) ( l , l ) ( 1 ,4) (1 ,3) ( 1 ,4) (1,3) 1 .079

Area geografica di residenza Nord 39,4 22,7 21 ,0 16,9 100 406 Centro 34,9 21 ,0 28,0 16,1 100 194 Sud e Isole 40,3 20,1 17,2 22,4 100 479

Classe di ampiezza del comune di residenza Fino a 10mila abitanti 38,2 22,7 20,8 18,3 100 3 17 Da 10 a 50mila 40,4 2 1 ,0 19,1 19,4 100 3 15 Da 50 a 100mila 35,2 22,8 24,7 17,3 100 164 Da 100 a 250mila 41 ,1 18,0 19,0 22,0 100 103 Oltre 250mila 41 ,0 19,1 19,7 20,2 100 180

Scuola frequentata Licei 55,2 19,5 18,5 6,8 100 399 Istituti Tecnici 33,1 20,0 20,8 26,1 100 323 Istituti professionali 22,4 25,6 23,6 28,3 100 357

Background culturale familiare Medio-basso 32,8 2 1,3 21 ,3 24,6 100 469 Medio-alto 41 ,7 2 1 ,6 20,9 15,8 100 410 Alto 47,9 22,3 18,6 1 1 ,2 100 179

Classe sociale familiare Operaia 37,1 20,4 20,4 22,2 100 398 Autonoma 36,2 18,7 25,3 19,8 100 244 Media-impiegatizia 40,8 22,0 20,4 16,8 100 259 Superiore 45,9 25,6 14,5 14,0 100 166

questa analisi è, quindi, che l'insuccesso scolastico presente in questi tipi di scuole è originato anche da altri fattori: si pensi, ad esempio, al fatto che spesso queste scuole raccolgo-

tra studenti a rischio consistente e tutti gli altri. I Beta relativi agli istituti tecnici e professionali non sono mutati sostantivamente passando da un modello contenente come variabile indipendente solo il tipo di scuola (ri­spettivamente 1,5 e 0,5 per i professionali e i tecnici rispetto ai licei) a uno che controllava questo effetto per tutte le altre variabili socio-demografiche presenti in tabella ( 1 ,3 e 0,6) .

67

Page 70: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

no ex-liceali dopo l'insuccesso scolastico oppure al fatto che gli studenti a basso rendimento scolastico nella secondaria di primo grado sono solitamente orientati verso questi percorsi giudicati più facili; al contempo, probabilmente il minor suc­cesso dipende anche da dinamiche interne alle scuole stesse, che non è possibile indagare pienamente con i dati a nostra disposizione25• Avremo modo di tornare su questo aspetto nei paragrafi successivi, dedicati ai vissuti scolastici e al disagio presente nei diversi tipi di scuola secondaria superiore. Chiu­diamo infine questo paragrafo ribadendo che la scuola mostra difficoltà considerevoli nel fare fronte alla propria funzione di istruzione; inoltre sembra che anche il generare pari opportunità per tutti gli studenti, a prescindere dalle loro origini sociali, sia un compito ben lontano dall'essere adempiuto, come mette in luce il dibattito di lunga data esistente in merito alla funzione di riproduzione oppure di contrasto delle disuguaglianze della scuola [Schizzerotto e Cobalti 1994] . Infine, sorge il dubbio che la differente concentrazione di soggetti a rischio nei tre canali del sistema scolastico possa essere un ostacolo aggiuntivo nel perseguire l'obiettivo delle pari opportunità.

4. Dopo la scuola: la preparazione ricevuta alla prova del mercato del lavoro

Dopo aver sostanzialmente concluso il nostro bilancio in merito alla capacità della scuola di far fronte alla propria funzione di istruzione, volgiamo ora la nostra attenzione alla funzione di formazione, quindi alla capacità della scuola di contribuire efficacemente alla creazione di competenze utili per i giovani nel mondo del lavoro. Come abbiamo avuto modo di vedere in precedenza (tab. 2.2), la quota di studenti (soprattutto liceali) insoddisfatti delle prospettive lavorative post-diploma non è marginale. Si tratta però di un indicatore solo in parte affidabile, dal momento che riguarda più le aspettative degli

25 Servirebbero infatti dati longitudinali, che consentirebbero di seguire gli stessi soggetti dal momento dell'iscrizione in poi, monitorando così nel tempo il mutamento del loro rendimento in relazione al vissuto scolastico nei singoli istituti.

68

Page 71: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

studenti disattese dalla scuola che considerazioni basate su un effettivo riscontro nel mercato del lavoro; pertanto ci affideremo ora al giudizio che i giovani lavoratori danno alla formazione ricevuta26. Osserviamo, in primo luogo, che tra gli occupati esiste una stretta associazione tra il titolo di studio posseduto e il definire molto o abbastanza utile la formazione ricevuta per l 'adempimento dei propri compiti lavorativi: tra quanti hanno la licenza media solo il 25 % riconosce questa utilità, contro il 5 1 % dei diplomati e il 90% dei laureati27• La laurea in Italia non risulta essere un fattore di protezione rispetto all'ingresso nella disoccupazione (o nel lavoro atipico), ma sembra però ga­rantire competenze utili nel proprio lavoro, una volta che questo viene conseguito. Così non è però per il diploma, che porta a sviluppare competenze utili per il lavoro solo a un occupato su due: non sembrano quindi trovare conferma negli sbocchi lavorativi le attese dei giovani che si iscrivono alla secondaria al fine di poter accrescere la propria preparazione professionale (non osserviamo differenze rilevanti tra i giovani diplomati nei licei, negli istituti tecnici o nei professionali)28.

Grazie ai dati disponibili possiamo spingerei oltre nell'analisi delle competenze trasmesse ai giovani dal sistema scolastico e della misura in cui queste sono risultate in linea con le neces­sità incontrate nel mondo del lavoro. In particolare, ai giovani lavoratori è stato chiesto di indicare se alcune competenze erano state trasmesse dalla scuola e, in caso affermativo, se questa trasmissione era stata sufficiente, insufficiente o inutile rispetto

26 In tal modo, non consideriamo la questione della spendibilità del titolo di studio nel mercato del lavoro e della disoccupazione da attesa, terni difficilmente indagabili con i dati a nostra disposizione, essendo il campione troppo piccolo e non avendo un impianto di natura longitudinale. Rimandiamo per tali ternatiche a Schizzerotto [2002] ; uno stimolante approfondimento qualitativo sulla instabilità del lavoro e sulle strategie adattive messe in atto dai giovani per contrastarla è invece quello di Fullin [2004] .

2 7 La relazione mantiene la stessa forza anche in un modello logistico binomiale in cui l'effetto del titolo di studio sulla soddisfazione espressa per il lavoro svolto viene controllato per il genere, l'età, l 'area di residenza, la classe sociale e il background culturale della famiglia di origine. Sono stati considerati nel modello solo i giovani lavoratori che non stavano al contempo proseguendo negli studi.

28 Ricordiamo che si tratta di dati relativi a valutazioni soggettive da parte degli interessati e pertanto suscettibili di distorsioni nella percezione dei fenomeni.

69

Page 72: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.5. Valutazione delle competenze trasmesse a scuola rispetto alle esigenze del lavoro svolto (giovani lavoratori; valori percentuali di riga)'

Trasmissione Trasmissione Trasmissione Totale sufficiente insufficiente inutile trasmissione

avvenuta

Conoscenze di base 63,9 1 1 ,7 17,3 92,9 (matematica, italiano . . . ) Conoscenze di lingue straniere 27,2 26,1 26,2 79,5 Abilità comunicative e 46,4 17,6 9,4 73,4 relazionali Competenze tecniche 39,8 18,3 15,5 73,6 Capacità organizzative 35,5 19,8 12,0 67,3 Capacità di uso del Pc 23,4 18,8 10,0 52,2

Base = 1 .339.

' Il complemento a l 00 delle righe è costituito dai casi di mancata trasmissione delle competenze.

alle loro esigenze. La tabella 2 .5 riporta i giudizi rilevati tra i giovani lavoratori intervistati.

Guardiamo alla prima colonna della tabella, quindi ai processi di trasmissione di competenze per il lavoro avvenuti con successo; rileviamo così che la scuola italiana raggiunge un giudizio positivo per la maggioranza dei lavoratori solo nel caso delle conoscenze di base e, a seguire, anche se in modo già minoritario, nella trasmissione delle capacità comunicative e relazionali. Il giudizio più connotato positivamente è quindi relativo a competenze che attengono maggiormente alle funzioni di istruzione e di educazione della scuola che alla funzione di formazione.

Per tutte le altre competenze, osserviamo in primo luogo che la trasmissione avvenuta con successo riguarda una ridot­ta minoranza di casi e, in secondo luogo, che le situazioni di trasmissione inadeguata29 sono quasi parimenti consistenti. In buona sostanza, gli intervistati segnalano che la scuola presenta difficoltà nel fare fronte alla sua funzione di formazione: i casi di trasmissione di competenze mancata, insufficiente o ecces­siva superano nettamente quelli in cui invece la trasmissione è avvenuta con successo e giusta misura. n sistema di istruzione italiano valutato nel suo complesso presenta quindi difficoltà nel

29 Inadeguata perché insufficiente o perché eccessiva.

70

Page 73: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

modulare la propria trasmissione di competenze per il lavoro. Osserviamo inoltre che le competenze rispetto a cui l'insoddisfa­zione è maggioritaria sono quelle in corrispondenza delle quali va assumendo rilevanza l'ambito di apprendimento dei contesti informali e non formali, con i quali la scuola fatica a integrarsi. Il rischio concreto che si profila è quindi che competenze cru­ciali per lavorare nella società della conoscenza possano essere apprese solo al di fuori dei contesti formali, con il conseguente riprodursi di disparità nell'accesso ad esse in base alle origini sociali dei giovani [Guglielmi e Vinante 2007] .

Anche in questo caso lo scenario muta al variare del titolo di studio posseduto dagli intervistati; rileviamo, in particolare, che l'area della trasmissione adeguata è maggioritaria tra i laureati anche per le competenze comunicative e relazionali (56% ) e per quelle tecniche (60%) . Rispetto a tutte le altre competenze, l'area della trasmissione adeguata resta però minoritaria anche tra i laureati; per i diplomati (come per il campione complessivo) si conferma una trasmissione adeguata maggioritaria solo per le competenze di base. Resta quindi maggioritaria la quota di insoddisfatti relativamente alle competenze informatiche, lin­guistiche e organizzative. I dati non stupiscono, soprattutto se consideriamo, ad esempio, che solo negli ultimi anni ha avuto luogo una informatizzazione massiccia delle scuole italiane e che ancora pochi anni fa gli insegnanti mostravano un basso impiego in aula delle tecnologie digitali [Argentin 2003 ] . Al contempo, la riforma universitaria che ha finalmente differen­ziato i titoli terziari nel nostro Paese è opera recente (anche se sembra già mostrare necessità di aggiustamento), così come non si è ancora data risposta adeguata all'esigenza di riforma della scuola secondaria di secondo grado, che risulta oggi composta da un ventaglio di indirizzi estremamente ampio. Si aggiunga a ciò il fatto che l'autonomia scolastica si configura più come un processo in fase di costruzione che come un traguardo raggiunto [TreeLLLe 2006] , con la conseguente difficoltà da parte delle scuole nel rimodulare la propria offerta formativa in modo tale da renderla integrata con i mercati del lavoro locali. L'impressione che si evince dai dati disponibili è che i giovani italiani riconoscano una generica utilità al proprio titolo di studio, pur con difficoltà crescente al ridursi della durata degli studi condotti; questa utilità è però riconosciuta più per

7 1

Page 74: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

il fatto che la scuola frequentata ha dato loro un bagaglio di istruzione ed educazione piuttosto che una formazione specifica al lavoro svolto. Il bilancio degli studenti rispetto alla funzione di formazione della scuola è quindi più di segno negativo che positivo.

5 . La scuola come spazio relazionale

Come abbiamo visto nella tabella 2 .5 , i giovani occupati riconoscono alla scuola un ruolo importante nella formazione delle loro competenze relazionali e comunicative; si tratta di una componente della più ampia funzione educativa della scuola. Gli istituti scolastici si configurano come spazi relazionali di centrale importanza nell'esperienza giovanile, dal momento che è in essi che vengono stabiliti molti rapporti significativi tra pari e poiché spesso anche le amicizie giovanili nascono proprio nel contesto scolastico. A tal proposito, nel corso dell'indagine è stato chiesto ai 15-24enni che hanno un gruppo di amici di indicare attraverso quali canali li hanno conosciuti: la scuola secondaria di secondo grado è stata la fonte di amicizie più citata in assoluto (65 % ) seguita, seppur a distanza, solo da altri due canali rilevanti, il vicinato (50%) e le scuole elementari/ medie inferiori (47 % ) .

Guardando al clima relazionale che caratterizza le scuole secondarie di secondo grado in Italia, non trova supporto la forte campagna mediatica sviluppata recentemente sul bulli­smo: il benessere relazionale che traspare dai dati è evidente e nettamente maggioritario. A tal proposito, basti pensare che giudica positivi i rapporti con i propri compagni di classe il 92 % degli studenti (e con i compagni di scuola 1'85 %) ; inoltre, più di tre studenti su quattro (76%) si sentono «sempre» o almeno «spesso» benvoluti dai compagni, mentre solo l' 1 1 % dichiara di aver avuto paura dei compagni almeno «qualche volta». Il disagio relazionale con i pari, connesso agli episodi di bullismo, riguarda quindi una minoranza di soggetti, anche se evidentemente può raggiungere in singoli e specifici casi in­tensità tali da portare ad esiti drammatici. Il disagio relazionale (indipendentemente dalla definizione operativa adottata con

72

Page 75: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

i dati a nostra disposizione30) non sembra inoltre coincidere con lo stereotipo spesso veicolato dai media, che vorrebbe la sua concentrazione tra i maschi in contesti socio-economici disagiati e in alcuni tipi di scuole; in questa indagine, invece, il disagio nella relazione con i pari, oltre che circoscritto risulta trasversale alle dimensioni indicate.

Accanto alle relazioni tra pari, nella scuola riveste un ruolo importante anche la componente relazionale verticale costituita dai rapporti con gli insegnanti e con gli altri adulti operanti al suo interno. Si tratta evidentemente di una dimensione centrale nell'analisi della scuola come spazio di relazioni, dato che lungo questo stesso canale sono veicolati anche i rapporti fondamentali del processo di insegnamento/ apprendimento che ha luogo nella scuola. I rapporti con gli insegnanti sono giudicati dagli studenti prevalentemente positivi («molto» per il 16% e «abbastanza» per il 64%) , così come quelli con il personale non docente (rispettivamente 28% e 48%) . Rispetto ai dirigenti scolastici il quadro cambia: non ha alcuna relazione con loro il 35 % degli studenti e la quota di giudizi positivi sulla relazione è pari a quella di giudizi negativi (32 % e 3 3 % ); probabilmente il contatto diretto con il dirigente avviene anco­ra prevalentemente nei momenti problematici in cui è in atto una pratica sanzionatoria. Non possiamo però non osservare che nella scuola dell'autonomia, in cui il dirigente diviene una figura cruciale per le decisioni e la vita quotidiana dell'istituto, è fondamentale da parte sua instaurare un rapporto di scambio positivo con gli studenti. Prima di approfondire ulteriormente l'analisi del rapporto che gli studenti hanno con gli insegnan­ti, desideriamo completare la panoramica sin qui sviluppata, classificando gli studenti in base alla positività nelle relazioni instaurate con i compagni di classe, con gli insegnanti e il di­rigente, similmente a quanto fatto da Sartori [2005] . Possiamo così suddividere la popolazione studentesca in sei gruppi, di cui quattro numericamente consistenti e due invece di ridotte dimensioni:

Jo Nel corso dell'analisi abbiamo adottato definizioni operative molto differenti di disagio relazionale, proprio in considerazione del fatto che i risultati non combaciavano con le nostre attese rispetto alle caratteristiche tipiche del fenomeno.

73

Page 76: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

- i perfettamente integrati, che hanno buoni rapporti con i compagni, gli insegnanti e addirittura con il dirigente (si tratta del 27% degli studenti del campione) ;

- gli integrati, i cui rapporti sono positivi con gli insegnanti e con i compagni, ma che non hanno alcun rapporto con il dirigente (25 %) ;

- gli integrati contestatori, che dichiarano rapporti posi­tivi con compagni e insegnanti, ma negativi con il dirigente (22 %) ;

- i contestatori, che affiancano a buoni rapporti con i compagni rapporti negativi con gli insegnanti e spesso anche con il dirigente ( 18%) ;

- i primi della classe31 , che hanno rapporti positivi con gli insegnanti (e spesso anche con il dirigente) ma negativi con i compagni di scuola (6%) ;

- gli isolati, che hanno rapporti negativi o assenti rispetto a compagni, insegnanti e dirigente (2 %) .

S i tratta di una tipologia che segnala ancora una volta come l'elemento di relazionalità positiva sia nettamente prevalente nella scuola; osserviamo, inoltre, che non si osservano differenze rilevanti tra i diversi tipi di scuola frequentata, ma nemmeno in relazione al genere o al background familiare. Guardando al vissuto relazionale degli studenti, non trova quindi forte riscontro il paradigma della nuova sociologia dell' educazione32, che attribuiva un ruolo cruciale nella riproduzione delle disu­guaglianze alle dinamiche di interazione in classe.

Assumendo quindi la dimensione relazionale come una componente rilevante della funzione educativa della scuola, possiamo constatare che esiste una soddisfazione trasversale e ampiamente diffusa tra gli studenti; purtroppo i nostri dati non consentono di approfondire altri aspetti relativi alla funzione educativa della scuola, quale ad esempio la trasmissione di valori fondativi della società di appartenenza.

31 Come mette in luce Sartori [2005] , questi soggetti presentano un rendimento scolastico particolarmente elevato e mutuiamo quindi la sua efficace definizione.

32 Rimandiamo a Schizzerotto e Barone [2006] per un'ampia rassegna delle posizioni prodotte da questo paradigma.

74

Page 77: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2.6. Giovani che reputano di/fusi tra gli insegnanti i comportamenti indicati (trend 1983-2004; valori percentuali sui 15-24enni)

La capacità di relazionarsi con gli studenti Non considerare le esigenze e il punto di vista degli studenti La capacità di essere stimolanti nel corso delle lezioni L'influenza politica e ideologica sugli allievi L'incompetenza e l'impreparazione nella propria materia La diffidenza verso l'innovazione tecnologica L'eccessiva severità L'eccessiva accondiscendenza e arrendevolezza con gli studenti

Basi: 1983 = 2.000; 2004 = 1.67 1 .

1983 2004

63,3 53,9 59,8

50,5 29,8 46,2 36,9 37,1

30,7 25,0 26,6 17,9 26,5

Desideriamo ora esplorare ulteriormente le opinioni dei giovani nei confronti degli insegnanti, anche in un'ottica diacronica, analizzando come queste sono mutate nell'ultimo ventennio. Possiamo infatti comparare alcuni indicatori presenti già nella prima indagine dell'Istituto IARD sulla condizione gio­vanile in Italia, estendendo le riflessioni ai giovani 15-24enni. Come mostra la tabella 2.6, il quadro d'insieme sulle opinioni dei giovani verso gli insegnanti italiani presenta luci e ombre. Emerge infatti che la relazionalità positiva illustrata in prece­denza si basa su uno scambio tra studenti e insegnanti piutto­sto superficiale, dato che per la maggioranza degli interpellati manca una piena comprensione delle esigenze dei giovani. Al contempo, rileviamo che solo metà degli interpellati pensano che gli insegnanti sappiano essere stimolanti; al contempo, una quota simile reputa che vi sia da parte loro un'influenza poli­tica e ideologica e più di un giovane su tre ritiene che manchi addirittura la competenza rispetto alla materia insegnata. Non è molto dissimile poi la quota di chi vede negli insegnanti diffidenza verso l 'innovazione tecnologica oppure difficoltà a stabilire una relazione equilibrata nel rapporto gerarchico con gli studenti, tanto nella direzione dell'eccessiva severità che, in quella opposta, dell'eccessiva arrendevolezza.

Il rapporto tra insegnanti e studenti è certo connotato po­sitivamente, ma non mancano da parte dei giovani importanti riserve nei confronti degli insegnanti, riserve che ostacolano il quotidiano processo di insegnamento e apprendimento nella scuola e che non possono pertanto essere ignorate. Si tratta di riserve che probabilmente traggono anche origine dal fatto che

75

Page 78: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

la scuola pone a confronto al suo interno differenti generazioni [Cavalli 2005] .

Osserviamo anche che le opinioni dei giovani intervistati possono sembrare contraddittorie, ma questo è imputabile in parte al tipo di domanda somministrata, che chiedeva una ade­sione o un rifiuto netti delle singole affermazioni33. In sintesi, quindi, il rapporto degli studenti con gli insegnanti mostra un'ambivalenza non risolta, che caratterizza più o meno in egual misura tutti e tre i tipi di scuola secondaria. Guardan­do infine all'evoluzione nel tempo di queste opinioni, balza all'occhio la crescita del giudizio secondo cui gli insegnanti eserciterebbero una influenza politica e ideologica sugli allievi; non si tratta di una crescita repentina degli ultimi anni, ma di un trend monotonicamente crescente nell'intero ventennio fatto oggetto di osservazione34. Riteniamo che questo fenomeno possa essere legato a due mutamenti che hanno avuto luogo nel periodo considerato: da un lato, l'affermarsi in Italia di un sistema bipolare e di una più marcata spettacolarizzazione della politica, con una sua conseguente maggior visibilità; dall'altro, la riduzione nel tempo dell'interesse dei giovani per la politica (in ripresa, per altro debole, solo nell'ultima rile­vazione35) [Argentin 2001 ] . Forse la crescente influenza degli insegnanti agli occhi degli studenti è imputabile al mix di questi due fattori: una politica più presente nel quotidiano e quindi più spesso oggetto di riferimenti da parte degli insegnanti e una minor capacità di risposta attiva da parte di studenti più disinformati, che percepiscono quindi come influenza politica gli input in tale ambito formulati dai docenti. Certo è che il fenomeno ha assunto proporzioni assolutamente rilevanti e che meriterà un approfondimento nelle prossime indagini sul mondo scolastico.

H La domanda chiedeva se i comportamenti elencati in tabella fossero o meno diffusi tra gli insegnanti, chiedendo di rispondere con «SÌ» oppure «no». Per salvaguardare la possibilità di comparazione nel tempo dei dati, non è stata modificata la scala di risposta e i nuovi item introdotti sono stati inseriti in coda ai pre-esistenti.

34 Non sembra quindi si tratti del riflesso della campagna elettorale per le elezioni europee del 2004 in corso nel momento in cui è stata realizzata la rilevazione dei dati.

35 Si veda in proposito in questo volume il capitolo III, parte IV, di Deborah De Luca.

76

Page 79: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.7 . I vissuti emozionali degli studenti, degli studenti a rischio di dispersione consistente e degli studenti eccellenti (campione studenti; percentuale di «spesso» e «sempre»)

Sentirsi soddisfatto Sentirsi stressato Essere molto nervoso prima di una prova Chiedersi il senso di essere a scuola Sentirsi annoiato Sentirsi oppresso al pensiero di dover andare a scuola Avere la sensazione di non farcela Basi minime

Totale Studenti a Studenti campione rischio eccellenti'

56,3 53,8 5 1 ,3 28,5 27,7 23,9 16,0

1 . 110

consistente

37,0 57,0 58,3 40,7 39,6 39,5 3 1 ,4 2 12

78,2 57,1 55,5 18,5 23,5 16,4 8,2 241

' Studenti il cui rendimento medio in decimi è pari o superiore a 7 ,5 .

6. Il disagio scolastico: una breve nota sulla dimensione (?) emozionale

Prima di trarre le conclusioni dell'analisi sin qui svolta sulle funzioni fondamentali della scuola agli occhi degli studenti, desideriamo soffermarci brevemente sul tema del disagio sco­lastico. Gli elementi tradizionalmente impiegati per descrivere questo fenomeno sono stati affrontati nel corso del capitolo : la carenza di motivazione, il basso rendimento e il rischio di dispersione, la percezione di utilità della propria preparazione rispetto al mondo del lavoro e, infine, gli aspetti di natura relazionale, in particolare il rapporto studenti-insegnanti. Una dimensione che vorremmo aggiungere a quanto indagato sinora è quella dei vissuti emozionali degli studenti in classe; la scuola non è certo uno spazio privo di emozioni ed è noto che le emozioni possono contribuire positivamente o negativa­mente al raggiungimento di alcuni scopi; proprio alla luce di ciò, riteniamo utile indagare brevemente anche questo aspetto dello stare a scuola.

La tabella 2.7 ci è di aiuto nell'approfondire questa dimen­sione del disagio scolastico, riportando la quota di studenti che dichiarano di avvertire spesso o sempre le sensazioni indicate36. Inizialmente, guardiamo alla prima colonna. Rileviamo così che

36 Gli item sono stati tratti da una batteria elaborata da Bonica [2001] .

77

Page 80: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

la maggioranza degli studenti vive in maniera dominante una sensazione di soddisfazione rispetto alla scuola: il 56% dichia­ra di sentirsi spesso o sempre soddisfatto. Come per gli altri aspetti del vissuto scolastico, riscontriamo quindi una situazione di soddisfazione maggioritaria, seppur caratterizzata da una consistente quota di studenti che manifestano soddisfazione parziale o vera e propria insoddisfazione. Osserviamo anche che la tensione e lo stress riguardano una quota consistente di soggetti, pur non essendo particolarmente critici, dato che il loro apporto all'apprendimento può essere anche di natura positiva e fungere da stimolo. Suscitano invece riflessioni più preoccupanti i vissuti relativi alle ultime quattro righe della ta­bella: più di uno studente su quattro si chiede sempre o spesso il senso dello stare a scuola, si annoia o si sente oppresso al pensiero di dover andare a scuola e quasi uno su cinque avverte con la stessa frequenza la sensazione di non farcela. Si tratta, in tutti i casi, di vissuti nettamente negativi, se associati a un contesto chiamato a formare gli adulti di domani.

Sempre in tabella vengono anche posti a confronto i vissuti emozionali degli studenti a rischio consistente di dispersione e di quelli, invece, che manifestano un rendimento scolastico eccellente. In tal modo è possibile porre a diretto confronto due dimensioni del disagio scolastico, quella emozionale e quella più tradizionale del rendimento e dell'abbandono. Come era facile aspettarsi, esiste una relazione piuttosto marcata tra le due componenti, anche al netto della elevata incertezza delle stime: ad eccezione dello stress e della tensione, infatti, i vissuti emozionali negativi sono presenti in misura segnatamente mag­giore tra gli studenti che manifestano problemi di rendimento . Del resto, però, osserviamo che anche tra gli studenti che su­perano brillantemente le prove scolastiche risulta consistente la quota di quanti avvertono difficoltà nel dare senso alla scuola (circa uno su cinque), si sentono annoiati (uno su quattro) o oppressi al pensiero di andare a scuola (quasi uno su cinque); al contempo, uno studente eccellente su cinque non si sente soddisfatto del suo stare a scuola. I dati disponibili mettono così in luce un fatto a nostro avviso rilevante: lo «stare male» in classe e lo scarso rendimento non sono fenomeni completamente (o almeno quasi completamente) sovrapposti. Esistono quindi ampie aree grigie in cui non vi è coincidenza tra queste due

78

Page 81: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sotto-dimensioni del più ampio disagio scolastico e da ciò deriva il punto interrogativo associato alla parola «dimensione» nel titolo di questo paragrafo. La domanda è quindi se lo stare male a scuola possa essere interpretato come una dimensione di un più ampio costrutto in cui confluiscono i tradizionali indicatori di disagio scolastico, tra cui anche il rendimento, oppure se in realtà esistano nella scuola oggi anche forme di malessere che richiedono un approccio interpretativo più ampio. In partico­lare, crediamo che la difficoltà nel vivere bene la scuola di una quota minoritaria ma consistente di studenti eccellenti sia un indicatore importante dello scollamento che sta avendo luogo tra scuola e mondo giovanile: l'istituzione scolastica fatica ad avere un senso ed essere piacevole non solo per gli studenti tradizionalmente in situazione di disagio, ma anche per molti giovani che essa stessa premia come meritevolP7.

7 . Conclusioni

All'inizio di questo capitolo, abbiamo ricordato le funzioni fondamentali che sono chiamati ad affrontare i sistemi educativi di ciascun Paese; ritorniamo ora brevemente su di esse per trarre un bilancio dell'analisi condotta.

Come abbiamo potuto osservare anche altrove [Argentin e Cavalli 2007] , la prima considerazione che emerge dai dati in nostro possesso è che la scuola italiana non è allo sfascio, come spesso affermano i mass media, enfatizzando episodi negativi ma circoscritti come quello del bullismo38. La scuola come ambito relazionale sembra essere un contesto piuttosto ben funzionante e per lo meno sotto questo profilo la funzione educativa sembra essere salvaguardata dal sistema scolastico. Non sono quindi i singoli episodi estremi a preoccupare, ma

37 Rimandiamo anche alle considerazioni di Cavalli [2007] sul nesso esistente tra benessere nel vissuto scolastico e possibilità di mettere in pratica ciò che si apprende.

38 Vero è che i nostri dati sono antecedenti alla campagna mediatica osservata nell'anno scolastico 2006/07; sembra però inverosimile che nel giro di tre anni sia drasticamente mutato il clima relazionale nella scuola.

79

Page 82: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

piuttosto il fatto che il sistema-scuola mostri fatica nel rispon­dere alle altre funzioni ad esso assegnate.

In particolare, rileviamo una consistente fetta di studenti che manifestano un rendimento scolastico insoddisfacente e che denotano quindi una marcata difficoltà della scuola nel far fronte alla sua funzione di istruzione e di contrasto delle disuguaglianze di opportunità. Ricordiamo che il fenomeno della dispersione scolastica non ha dimensioni marginali nella nostra società39 e che solo la scuola può fungere da importante spazio di aggancio e monitoraggio dei soggetti a rischio, che devono però essere poi posti in relazione con contesti didattici capaci di pattuire con loro uno scambio diverso da quello che non sta funzionando nell'istituzione scolastica.

Le difficoltà maggiori sono però associate alla funzione di formazione: la distanza tra le competenze trasmesse a scuola e quelle richieste dal mercato del lavoro risulta consistente nella percezione dei diretti interessati, come anche nelle percezioni della popolazione italiana complessiva [TreeLLLe 2004] . Al contempo i giovani quando si iscrivono alla scuola secondaria (e in misura maggiore all'università) nutrono proprio l'aspettativa di accrescere le proprie competenze professionali. Non stupisce quindi che una quota consistente di studenti viva con disagio l'esperienza scolastica, avvertendo nel quotidiano una carenza di senso associata a noia e ad oppressione nel dover stare in classe; il fatto che queste sensazioni negative siano tutt'altro che infrequenti anche tra gli studenti eccellenti suona come un vistoso campanello di allarme. Il rischio che sembra profilarsi è che la scuola, nella società della conoscenza, non solo perda la­sua centralità nella funzione di istruzione, ma che finisca con il diventare, agli occhi dei giovani, un sistema autoreferenziale non dotato di senso; in buona sostanza, per un giovane, oggi, l'aggettivo «scolastico» rischia di diventare un termine connotato negativamente, che fa riferimento a un sistema fittizio e non ancorato all'esperienza reale di ogni giorno.

39 Si veda a tale proposito il documento La dispersione scolastica. Indicatori di base per l'analisi del fenomeno, prodotto dalla Direzione Generale Studi e Programmazione del Ministero della Pubblica Istruzione nel dicembre 2006 e reperibile sul sito del Ministero.

80

Page 83: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Oltre alla citata divergenza tra disagio emozionale e in­successo nel rendimento, abbiamo trovato altri indicatori che suffragano questa ipotesi interpretativa: si pensi, ad esempio alla superficialità caratterizzante il rapporto pur positivo con gli insegnanti, verso i quali gli studenti manifestano forti ri­serve e la diffusa convinzione che manchi da parte loro una comprensione profonda delle loro esigenze; un altro esempio in tale direzione è dato dalla scarsa capacità della scuola di fare propri i nuovi strumenti di comunicazione e di produzione del sapere, integrandoli nella prassi didattica quotidiana, non avvicinando così il proprio linguaggio e i propri contenuti alle modalità espressive tipiche della cultura giovanile odierna. Non intendiamo sostenere che la scuola debba cambiare la propria natura, sia chiaro, ma reputiamo sia necessario un ripensamento profondo dei modi di fare scuola oggi, dal momento che al tradizionale problema dell'insuccesso scolastico e della disper­sione va accompagnandosi anche una distanza preoccupante dalla scuola da parte degli studenti più promettenti. Esistono già nelle scuole pratiche innovative, situazioni di eccellenza e di ricerca e sperimentazione didattica, che è però necessario valorizzare e diffondere, anche attraverso un adeguato siste­ma di valutazione dell'istruzione, che consenta la definizione di standard comuni sul territorio nazionale, pur nel rispetto dell'autonomia dei singoli istituti.

A nostro avviso, se la scuola non intraprenderà un percorso di riforma virtuosa delle sue prassi, corre il rischio di perdere la sua centralità nel processo di socializzazione dei giovani; in tal caso, inoltre, si indebolirà ulteriormente il già fragile argine che pone quotidianamente al rafforzarsi delle disparità di opportunità tra gli studenti.

81

Page 84: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 85: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

L'ACCESSO AL MONDO DEL LAVORO E LE FORME DEL LAVORO GIOVANILE

l . Introduzione

Il tema del lavoro è da sempre centrale nelle analisi della condizione giovanile: esso offre infatti numerose chiavi di lettura per interpretare la situazione dell'universo giovanile, sia in un'ottica puramente descrittiva, sia nell'ambito di più articolate analisi diacroniche.

Negli ultimi anni e, più precisamente, nell'ultimo decennio, il mondo del lavoro è stato segnato da una serie di trasformazioni di carattere sia strutturale che culturale che hanno reso ancor più complessa ed importante l'analisi di tale tematica. Queste trasformazioni, riconducibili ad alcuni interventi legislativi! , hanno introdotto significative novità soprattutto nel mercato del lavoro, con la comparsa di nuove tipologie contrattuali che hanno mutato un panorama che per molto tempo era rimasto piuttosto stabile. Tali riforme hanno infatti definito modalità di relazione tra lavoratore e datore di lavoro assai più flessibili rispetto alle tipiche modalità conosciute in passato.

I principali soggetti che hanno potuto, o dovuto, con­frontarsi con queste nuove tipologie contrattuali sono stati i giovani, specialmente coloro che si trovavano all'esordio della propria vita lavorativa. Ciò ha comportato un cambiamento in primo luogo strutturale del mercato del lavoro, al quale ha fatto progressivamente seguito una trasformazione, di natura culturale, della rappresentazione che i giovani possono avere dell'idea stessa di lavoro. D'altra parte, uno degli aspetti che oggi suscita notevole attenzione nel dibattito sociale, politico ed imprenditoriale sul mercato del lavoro è la situazione di

1 Ci si riferisce in particolare alle leggi 30/2003 (la cosiddetta legge Biagi) e 196/1997 (la cosiddetta legge Treu) .

83

Page 86: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

precarietà lavorativa, reale o presunta, che molti giovani (e non solo) denunciano di vivere. Tale situazione di precarietà deriva in molti casi dall'esasperazione di quegli elementi di flessibilità introdotti con le riforme del mercato di lavoro. È facile poi comprendere come una simile situazione di precarietà lavorativa si ripercuota a livello economico, tramutandosi così in una sorta di condizione di precarietà esistenziale che segna pressoché ogni scelta o prospettiva della crescita di un giovane.

È necessario però sottolineare come il tema della precarietà possa in alcuni casi «debordare» e divenire uno spauracchio piuttosto che un rischio o un'opzione concreta per un giovane. Questo perché la rappresentazione che un individuo sviluppa della propria condizione lavorativa (e, di conseguenza, le aspira­zioni che associa ad essa) dipende sia dal percorso effettivamente svolto a livello professionale, sia da una visione più complessiva del lavoro che è influenzata da una serie di stimoli ed influssi di natura sociale e culturale. L'analisi deve quindi provare a disgiungere questi due ambiti: da un lato, le dimensioni più strutturali dei percorsi e delle scelte professionali; dall'altro, la rappresentazione che viene data ad essi, nonché alle prospettive che si definiscono per la propria carriera.

Riswta infine importante chiarire che il tema della precarietà non è l'unico elemento di analisi della condizione lavorativa dei giovani: sarebbe oltremodo scorretto riassumere intorno ad esso l'intero percorso di ricerca. Si è voluto però iniziare questa riflessione facendo riferimento a tale tematica in quanto essa rappresenta oggi uno dei fattori di maggior novità e rilevanza nell'odierno dibattito sociologico e politico stÙ lavoro. Tuttavia, è bene ricordare che nel corso del capitolo verranno affrontate e prese in considerazioni numerose altre sfaccettature della condizione lavorativa dei giovani.

2 . Tra stabilità e precarietà: la situazione lavorativa dei giovani

Il punto di partenza della riflessione sulla condizione la­vorativa dei giovani giunge dall'analisi dei dati presentati nella tabella 3 . l , che illustra in modo articolato la situazione lavorativa dei rispondenti, suddividendoli per classi di età.

84

Page 87: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 . 1 . Situazione professionale per classi di età (valori percentuali)

Età 15-17 18-20 21 -24 25-29 30-34 Totale

Disoccupato 1 , 1 4,7 5,0 6,8 7,0 5 ,6 In cerca di prima occupazione 1 , 1 6,3 6,7 4,6 1 ,6 3 ,8 Non occupato 94,6 69,0 43,7 18,6 12,7 36,2 Dipendente 2,3 15,9 33,2 5 1 ,2 55,9 39,5 Autonomo 0,6 2,5 6,3 13,3 18,8 1 1 ,0 Parasubordinato 0,8 3 ,8 3 ,7 3 ,6 2,9 Stage, praticantato, tirocinio 0,3 l , l 1 ,7 0,4 0,8 Altro 0,3 0,5 0,2 0,1

Base = 2.987.

Il primo dato che occorre prendere in considerazione è quello relativo all'ultima colonna della tabella, che indica il valore percentuale complessivo dei soggetti che rientrano in ciascuna delle categorie lavorative. La categoria nella quale è inquadrato il più alto numero di soggetti è quella dei lavoratori dipendenti (39,5%) , che supera in termini percentuali il numero dei non occupati (36,2 % ) , nella quale rientrano gli studenti. La percentuale complessiva di giovani che lavorano si può facilmente ottenere sommando al dato dei dipendenti quello dei lavoratori autonomi ( 1 1 % ) e dei lavoratori parasubordinati (2,9%) . In questo modo, si ottiene un valore percentuale di 53 ,4 % , al quale si potrebbe aggiungere un ulteriore 0,8% che costituisce la percentuale di coloro che sono occupati in attività di stage, praticantato e tirocinio. Il dato che emerge è che oltre la metà dei rispondenti è occupato in una posizione lavorativa, seppur con modalità contrattuali di vario genere. Al cospetto di questa cifra si staglia la percentuale dei disoccupati, che si assesta complessivamente al 5 ,6%; questo dato va comunque affiancato dal numero di coloro che si dichiarano in cerca di prima occupazione, che pesano per il 3 ,8% del campione. Si può dunque giungere ad una tripartizione del campione: il 53 ,4 % dei rispondenti è occupato al momento della rileva­zione, il 9,4% è disoccupato o in cerca di prima occupazione ed infine il 3 6,2 % si definisce non occupato.

Un'analisi più accurata della tabella 3 . 1 rivela poi come all'interno del campione vi sia una frattura nel passaggio dalla classe di età che va dai 2 1 ai 24 anni alla classe di età successiva (che va dai 25 ai 29 anni). In questo passaggio si

85

Page 88: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

evidenziano alcune importanti variazioni: in primo luogo, una drastica riduzione dei non occupati, che si può attribuire al termine del percorso di studio universitario per molti giovani (una prima riduzione, legata presumibilmente al termine degli studi superiori, si ha già nel passaggio dai 20 ai 2 1 anni); in secondo luogo, un aumento consistente del numero dei dipen­denti (+18%) e un aumento di minor portata ma altrettanto significativo ( + 7%) del numero dei lavoratori autonomi. È facile attribuire questi aumenti ad un «travaso» da una condizione di studio ad una condizione lavorativa. Il dato che stride rispetto a questa tendenza è quello relativo ai lavoratori parasubordi­nati, il cui numero rimane stabile. Alla luce di questi dati, si può pertanto sostenere che i parasubordinati costituiscano un nucleo di lavoratori il cui numero non varia in relazione all'età degli individui considerati. Si potrebbe anche ipotizzare che essi rappresentino una sorta di riserva del mercato del lavoro, al cospetto delle categorie dei dipendenti e dei lavoratori autonomi che rimangono, anzitutto sul piano numerico, dominanti.

Quest'ultima riflessione viene confermata dall'analisi della tabella 3 .2 , che mostra la situazione lavorativa dei giovani considerando esclusivamente coloro che sono impegnati pro­fessionalmente (escludendo dunque studenti, disoccupati e persone in cerca di prima occupazione) .

I dati riportati nella tabella 3 .2 sottolineano ulteriormente la predominanza dei dipendenti: il dato complessivo si attesta al 72,6% , il che significa che quasi tre giovani lavoratori su quattro sono inquadrati contrattualmente come dipendenti. La percentuale più alta si ha nella classe di età che va dai 18 ai 20 anni, dove si tocca quota 79,5 % . Il numero dei lavoratori autonomi, fatto salvo quello inerente la prima classe di età, sembra crescere all'aumentare dell'età dei soggetti considerati. È plausibile ipotizzare che questo fenomeno si spieghi conside­rando che diversi individui scelgano di lavorare autonomamente (per esempio mettendosi in proprio) dopo aver acquisito una certa esperienza in qualità di dipendenti o praticanti. I pa­rasubordinati costituiscono il 5 ,4% del campione: un valore sostanzialmente basso, che evidenzia come il fenomeno della precarietà sia, perlomeno stando ai dati disponibili in questa sede, piuttosto contenuto in termini quantitativi: il valore più alto lo si ha nella classe di età che va dai 2 1 ai ' 24 anni, dove

86

Page 89: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .2 . Tipologia contrattuale dei giovani lavoratori per classi di età (valori per­centualz)

Età 15-17 18-20 21 -24 25-29 30-34 Totale

Dipendenti 72,7 79,5 74,4 73,2 71 ,0 72,6 Autonomi 18,2 12,3 14,1 19,0 23 ,8 20,2 Parasubordinati 4,1 8,5 5,3 4,6 5,4 Stage, tirocinio, praticantato 1 ,4 2,6 2,5 0,5 1 ,5 Altro 9,1 2,7 0,4 0,2

Base = 1 .623 .

la percentuale di parasubordinati è di 8,5 % sull'insieme dei giovani lavoratori.

Occorre però aggiungere che una condizione di precarietà non va attribuita esclusivamente ai giovani che lavorano con un contratto di tipo parasubordinato: un'analoga situazione può essere vissuta da coloro che hanno un contratto come di­pendenti ma a tempo determinato e che sono stati comunque classificati nella categoria dei dipendenti. Questa categoria va quindi riesaminata, distinguendo i dipendenti che sono assunti a tempo indeterminato da quelli che invece hanno forme con­trattuali diverse e più flessibili. Tale operazione consente di giungere ad una rappresentazione più significativa della condi­zione lavorativa dei giovani, distinguendo chi ha un orizzonte lavorativo contrattualmente stabile da chi invece si ritrova in una situazione di maggiore incertezza in termini contrattuali (considerando a parte la categoria dei lavoratori autonomi) . La figura 3 . l riporta l'esito di una simile classificazione.

L'analisi della figura 3 . l permette di riconsiderare alcuni elementi delle riflessioni svolte sinora. Infatti, si può evincere come la categoria dei cosiddetti precari (alla quale sono stati ricondotti tutti i lavoratori parasubordinati e tutti i lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato, compresi stagisti e tirocinanti) pesi complessivamente per il 20% dell'in­sieme dei lavoratori. Un giovane lavoratore su cinque si trova quindi a dover fronteggiare un orizzonte professionale non sicuro. I lavoratori che dispongono di un contratto a tempo indeterminato sono la maggioranza, con un dato complessivo che raggiunge il 57 % . A questi infine si affiancano i lavoratori autonomi, che raggruppano il 23 % dei lavoratori. Questa clas-

87

Page 90: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

20% 23 %

57%

D Precari D A tempo indeterminato • Autonomi

FIG. 3 . 1 . Situazione contrattuale dei giovani lavoratori (valori percentuali; base= 1 .628).

sificazione offre pertanto uno spaccato diverso della condizione lavorativa dei soggetti intervistati, facendo risaltare come una fetta consistente di loro non abbia una situazione professio­nale ben definita, perlomeno sul piano contrattuale. Occorre comunque ribadire che il presupposto di tale analisi è che la condizione di precarietà non vada attribuita esclusivamente ai lavoratori subordinati, ma più trasversalmente anche ai soggetti che sono classificati in altre categorie contrattuali.

3 . Ingresso e permanenza nel mercato del lavoro

Il tema dell'ingresso nel mercato del lavoro offre una serie di spunti interessanti per comprendere le dinamiche con cui i giovani si relazionano con il mondo del lavoro. Il percorso che ciascun individuo sviluppa nella propria carriera lavorativa riflette infatti sia un insieme di attitudini e propensioni personali, sia una serie di fattori che caratterizzano più strutturalmente il mondo del lavoro e l'accesso ad esso.

La modalità di ricerca del lavoro è senza dubbio uno degli aspetti più rilevanti nell'analisi dell'ingresso del mondo del lavoro. La tabella 3 .3 riporta le risposte che gli intervistati hanno fornito in merito ai percorsi di ricerca del lavoro, sia per quanto riguarda la prima forma di lavoro continuativa (escludendo quindi quella serie di «lavoretti» che si possono svolgere in forma non continuativa) , sia per quanto riguarda l'attuale posizione lavorativa.

Dall'analisi della tabella 3 .3 si possono ricavare alcune in­teressanti osservazioni. In primo luogo, si conferma l'incidenza

88

Page 91: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .3 . Modalità di ricerca del lavoro (valori percentualz)

Primo lavoro Lavoro attuale

Non indica Ho messo un annuncio in Internet Ho messo un annuncio (non in Internet) Attraverso l'ufficio di collocamento/Centri per l'impiego Rivolgendomi a servizi pubblici di informazione ed orientamento (es. Informagiovani) Attraverso l'aiuto dei genitori Attraverso l'aiuto di altri parenti Attraverso l'aiuto di 'amici e conoscenti Attraverso l'aiuto di una persona influente Scrivendo direttamente all'azienda Facendo visita all'azienda Partecipando ad un concorso Ho risposto ad un annuncio in Internet Ho risposto ad un annuncio (non in Internet) Mi sono rivolto ad un'agenzia di lavoro interinale Tramite l'aiuto della scuola/università Ho avviato attività in proprio Mi sono inserito nell'azienda familiare Il lavoro mi è stato offerto Ho continuato a lavorare nell'azienda dello sta­ge/praticantato Altra modalità

22,6 0,1 0,3

1 ,8

0,6 9,4 7,5

23,1 0 ,8 3 ,5 5 ,3 2,9 0,5 4,2 1 ,2 2,9 1 ,4 3 ,8 6,8

1 , 1 0,2

Basi: Primo lavoro = 1.873 ; Lavoro attuale= 1 .234 .

3 ,0 0,1 0,5

1 , 1

0,9 6,6 6,2

22,2 1 ,5 7,6 6,7 9,0 1 ,2 4,0 3 , 1 1 ,9 6,8 4,2

10,6

1 ,6 1 ,3

delle reti amicali e familiari nella ricerca di lavoro: è possibile infatti affermare che quasi un giovane su quattro abbia tro­vato la propria prima occupazione grazie all'aiuto di amici e conoscenti; all'aiuto di genitori o di altri parenti vanno invece attribuiti rispettivamente il 9,4 % ed il 7,5% degli esiti positivi delle esperienze di ricerca del lavoro. Questo dato, per quanto estremamente significativo, perde parte della sua risonanza se confrontato con le precedenti rilevazioni effettuate dall'Istituto lARD: infatti, nel 2000 la percentuale di giovani che aveva tro­vato il primo lavoro attraverso l'aiuto di amici o conoscenti era del 26,4 % . Un calo lo si ha anche rispetto al canale costituito dall'aiuto di genitori e parenti, che nel 2000 era pari al 20% e oggi si attesta attorno al 17 % . Il calo è ancora più vistoso se si confrontano i dati dell'attuale rilevazione con quelli del 1996, che presentano valori più alti in ciascuna delle situazioni ora presentate. È quindi possibile affermare che sia in atto un

89

Page 92: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fenomeno di attenuazione del ruolo che le reti di conoscenze amicali e parentali hanno nell'accesso al mondo del lavoro, specialmente per quanto riguarda la ricerca del primo impiego. È pur vero che questo particolare canale rimane il più diffuso, ma i dati dimostrano come stia affiorando una tendenza che porta ad una maggiore strutturazione e formalizzazione dei percorsi di accesso al mondo del lavoro.

Un secondo ordine di riflessioni che si può compiere con­siderando la tabella 3 .3 è relativo alle variazioni nelle modalità di ricerca di un impiego successivo ad una prima esperienza lavorativa. Si possono intravedere a riguardo alcune tendenze: in primis, una maggiore formalizzazione dei percorsi di ricerca, che si può cogliere rilevando innanzitutto il calo del numero di coloro che non hanno indicato quale sia stata la modalità con cui hanno trovato lavoro. Un secondo indicatore di questo fenomeno sta nella diminuzione del ricorso a reti informali (genitori, parenti, conoscenti ed amici) . Un terzo segnale dello stesso fenomeno affiora considerando l'incremento del numero di coloro a cui è stato offerto un lavoro o che si sono proposti direttamente, scrivendo ad un'impresa o partecipando ad un concorso. Simili variazioni corrispondono peraltro a tendenze di analogo orientamento che affiorano confrontando i dati attuali con le precedenti rilevazioni dell'Istituto IARD: rispetto al 1996 e al 2000, aumenta infatti il numero di coloro che, per trovare quella che è la posizione lavorativa occupata al momento dell'indagine, ha scritto direttamente all'azienda, oppure ha partecipato ad un concorso o, infine, ha fatto visita e si è proposto di persona all'azienda. Anche in questo caso, emerge quindi una tendenza progressiva di formalizzazione dei meccanismi di ricerca del lavoro, con un calo del ricorso a reti informali (che rimangono tuttavia il canale prevalente di accesso ad una posizione lavorativa) .

Vi sono anche dei punti in comune tra i percorsi di ricerca del primo impiego e di quelli relativi alle successive esperienze professionali. L'aspetto più significativo in tal senso è la scarsa rilevanza delle modalità di ricerca basate sulla consultazione di annunci, per quanto riguarda sia l'offerta sia la domanda di lavoro. In generale, si può quindi sostenere che i giovani facciano poco affidamento a tali modalità, sia nel caso in cui

90

Page 93: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

stiano cercando la propria prima occupazione che successi­vamente.

4. Sedimentazione e radicamento delle esperienze lavorative

Dopo aver esaminato le modalità di ricerca di un impiego, è interessante valutare come si strutturino le esperienze lavorative dei giovani. Questa analisi poggia su due elementi: da un lato, la valutazione del giudizio che i giovani forniscono del proprio grado di «radicamento» nel mondo del lavoro, ossia del fatto di avere o meno acquisito definitivamente una posizione lavorativa continuativa; d'altro lato, l'esame della stabilizzazione e quindi dell'effettiva «sedimentazione» dei percorsi professionali, in termini di continuità in una posizione professionale.

Il primo aspetto di questo tipo di analisi, ovvero il radi­camento nel rriondo del lavoro, si può valutare osservando le risposte fornite alla domanda inerente le aspettative rispetto alla sistemazione (in senso continuativo) della propria condizione lavorativa. La tabella 3 .4 mette in luce alcune delle attese che i giovani hanno rispetto alla possibilità di definire in termini stabili e continuativi la propria situazione lavorativa.

I dati riportati consentono in primo luogo di rilevare come più della metà dei giovani affermi di aver già iniziato a lavorare in maniera continuativa. Questo valore è leggermente inferiore alla percentuale dei lavoratori presenti nel campione che, come si può ricavare dalla tabella 3 . l , è pari al 54,3 % . Vi è quindi una minima parte dei giovani che, pur trovandosi impegnata in qualche situazione lavorativa, non ritiene di potersi clas­sificare come una persona che abbia già iniziato a lavorare continuativamente. È possibile attribuire questa differenza a quella sensazione di precarietà già evocata in precedenza? I dati in nostro possesso non permettono di confermare una simile ipotesi, ma questo è indubbiamente uno degli spunti per un approfondimento.

La figura 3 .2 visualizza invece come le esperienze lavora­tive dei giovani si siano (o meno) stabilizzate, considerando la durata dell'esperienza in corso.

Le esperienze lavorative tendono a stabilizzarsi al crescere dell'età. Infatti, per quanto riguarda la classe di età più alta del

91

Page 94: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .4 . Valutazione ed aspettative rispetto alla propria condizione lavorativa (valori percentuali)

15-17 18-20 2 1 -24 25-29 30-34 Totale anni an m an m anni anni

Non indica 1 , 1 0,8 0,2 0,6 0,3 0,5 Ho già iniziato a lavorare con- 3 ,4 18,5 39,8 65,2 . 76,8 5 1 ,4 tinuativarnente Sono sicuro che inizierò a lavo- 13 ,4 13 ,0 16,2 9,7 4,0 9,9 rare continuativamente entro i prossimi cinque anni Credo che inizierò a lavorare 23 ,1 33 ,7 26,4 13 ,0 5,9 16,9 continuativamente entro i pros-simi cinque anni Non credo che inizierò a lavo- 20,2 10,9 2,6 2,2 1 ,2 5 , 1 rare continuativamente entro i erossimi cinque anni E escluso che inizierò a lavorare 10,3 3 ,5 0,8 0,7 1 ,8 2,5 continuativamente entro i pros-simi cinque anni Non so, non posso prevedere 28,5 19,6 14,0 8,5 10,0 13,6

Base = 3.002.

campione, quella che raggruppa i giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni, possiamo notare come più della metà di essi (il 53 ,8% ) sia impegnato già da almeno due anni in quella che è l'attuale esperienza lavorativa. È molto basso il numero di coloro che si trovano a svolgere l'attuale esperienza lavorativa da più di un anno ma meno di due: la percentuale di questi soggetti non supera mai la quota del 10% in nessuna delle classi di età considerate_ È invece più oscillante il numero delle persone la cui attuale esperienza lavorativa è piuttosto giovane, ossia di durata inferiore all'anno (ma comunque maggiore di tre mesi) .

In definitiva, si può sostenere che le esperienze lavorative dei giovani volgano ad una sostanziale continuità che, ovviamente, si riscontra più intensamente tra i più «adulti». Un ultimo dato è emblematico del rapporto tra l'effettiva condizione lavorativa e la rappresentazione che si dà di essa: complessivamente, la percentuale di giovani che già lavorano da almeno due anni in quella che è l'attuale posizione è pari al 34%; viceversa, i giovani che affermano di aver già iniziato a lavorare continua­tivamente (al di là della durata della loro attuale esperienza) si attesta al 5 1 ,4 % . Ciò può dunque significare che la convin-

92

Page 95: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

15-17 anni 18-20 anni 21-24 anni 25-29 anni 30-34 anni

- Esperienza lavoro in corso; durata > 3 mesi ma < l anno

--o-- Esperienza lavoro in corso; durata > l anno ma < 2 anni

- Esperienza lavoro in corso; durata > 2 anni

FIG. 3 .2. Continuità delle esperienze lavorative in corso (valori percentuali; base =3 .002).

zione di essere entrati in una stagione di lavoro continuativo non dipende dall'effettiva durata del proprio impiego_ Tale osservazione può essere utile anche nella più ampia discussione sul tema della precarietà.

93

Page 96: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 97: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUARTO

I GIOVANI E LE RAPPRESENTAZIONI DEL MERCATO DEL LAVORO

E DELLE PROFESSIONI

l . Come trovare occupazione e fare carriera?

Il capitolo precedente a cura di Paolo Rossi ha analizzato le modalità di partecipazione al mercato del lavoro da parte dei giovani e i comportamenti messi in atto per cercare un' oc­cupazione: questo capitolo approfondirà alcune dimensioni legate alle rappresentazioni sociali e alle aspettative verso il mercato del lavoro, alle opportunità di ingresso nel sistema delle professioni e alle possibilità di mobilità al suo interno, alla propensione per la flessibilità nei rapporti di lavoro.

L'attenzione si concentrerà, di conseguenza, su quel sistema articolato di risorse e opportunità che, nella percezione dei giovani intervistati, consentono con maggior facilità di costruirsi percorsi di ingresso nel mercato del lavoro e prefigurare percorsi di mobilità professionale. A livello complessivo si rafforza il tema delle competenze come elemento centrale per trovare lavoro: quasi quattro giovani su dieci (3 7, 9%) collocano al primo posto l'essere competenti; questa percezione del mondo giovanile risulta allineata sia con l'attuale dibattito delle scienze sociali ed economiche sui processi di costruzione del capitale umano, che vede nel concetto e nella messa in pratica delle competenze l'elemento fondante per ottimizzare i processi organizzati di lavoro e incrementare le performance e la competitività dei sistemi economici nazionali! , sia con i processi di riforma del sistema di education che la legge 53/2003 ha messo in moto attraverso la costruzione del cosiddetto «doppio canale» e che, a oggi, non hanno ancora trovato completa attuazione tanto a livello centrale quanto decentrato.

1 Cfr. Gori [2004] .

95

Page 98: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

In questo caso assistiamo a un non frequente processo di convergenza tra giovani e adulti: la centralità delle competenze risulta essere diventata nel tempo un elemento culturale tra­sversale della società italiana2, condiviso da entrambi i mondi, anche se con alcuni distinguo da fare per l'universo giovanile: infatti, all'interno del campione emergono specificità che tro­vano fondamento nelle tradizionali variabili socio-demografi­che e che articolano e specificano maggiormente il quadro di riferimento.

Se, in prima istanza, i maschi, pur considerando l'essere competenti il principale fattore per trovare lavoro, tendono ad accentuare - rispetto alle femmine - il ruolo che hanno l'aiuto di persone influenti e le reti relazionali nella ricerca di occupa­zione, dall'altro lato soprattutto la classe di età, la m acro-area di residenza, la condizione professionale e il livello culturale della famiglia di provenienza fanno variare la rilevanza sia dell'essere competenti sia di persone influenti e reti relazionali per trovare lavoro. La tabella 4 . 1 , pur nella sua estensione, evidenzia come, all'interno di una generale convergenza all'interno del campio­ne, vi siano sottogruppi per i quali, da un lato, si accentua la rilevanza dell'essere competenti e, dall'altro, si manifesta una prevalenza dell'aiuto di persone influenti quale fattore deter­minante per trovare lavoro, manifestando delle dinamiche di crescente polarizzazione nella percezione dei fattori cruciali per trovare lavoro in Italia.

L'età manifesta una specifica influenza determinando, al suo aumentare, una progressiva minor rilevanza dell'esser competenti in favore di una maggior rilevanza dell'aiuto di persone influenti nei percorsi di ricerca del lavoro: tuttavia solamente nella fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni le posizioni si invertono e l'aiuto di persone influenti raggiunge una percentuale (35 ,0%) , seppur di poco, superiore all'essere competenti (34,8%) . Un'influenza assai più netta sembrano avere la macro-area di residenza, la condizione professionale e, infine, il livello culturale della fami­glia di origine. Vediamo in dettaglio le differenze per ciascun sottogruppo: l'analisi per macro-area ribadisce polarizzazioni sociali ed economiche già ampiamente documentate e studiate3

96

2 Cortellazzi e Pais [2001] , Cortellazzi [2004] . 3 Cfr. a d esempio Bagnasco [1984; 1988] .

Page 99: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.1 . I fattori importanti per trovare lavoro: 1° posto (primi due fattorz;- valori percentuali)

Essere competenti Aiuto di persone influenti

In totale 37,9 3 1,9

Genere Maschi 35,9 32,1 Femmine 39,9 3 1 ,7

Classe di età 15-17 anni 44,8 25,2 18-20 anni 44,7 26,7 21-24 anni 34,6 3 1 ,8 25-29 anni 34,8 35,0 30-34 anni 37,4 33,8

Area geografica di residenza Nord-Ovest 35,1 28,2 Nord-Est 41 ,6 24,5 Centro 37,7 35,0 Sud 39,4 35 , 1 Isole 34,9 3 8,6

Condizione professionale Disoccupato 27,2 40,7 Inattivo sul mercato del lavoro 30,2 33,3 Studente 46,2 25,4 Occupato 35,8 33,9

Classe sociale familiare Superiore 43,5 24,6 Impiegatizia 40,8 30,3 Autonoma 36,8 33,7 Operaia 35,7 33,1

Livello culturale familiare Alto 47,3 23,4 Medio-alto 40,4 28,4 Medio 35,2 35,7 Basso 33,1 35,7

Base minima = 2.604.

che vengono riprodotte dai giovani intervistati: per chi abita nel Nord-Est la percezione della possibilità di trovare lavoro «mettendo in gioco» le proprie capacità è abbastanza netta - è condivisa da più di quattro giovani su dieci - mentre poco rilevante è considerata la rete relazionale (solamente un giovane su quattro) ; per chi, invece, abita nelle Isole l'aiuto di persone influenti rappresenta una risorsa decisiva per massimizzare le

97

Page 100: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

opportunità di ingresso nel mercato del lavoro. È impossibile in questa sede approfondire ulteriormente questa forma di segmen­tazione territoriale, tuttavia colpisce come, nonostante gli sforzi e gli investimenti per la modernizzazione e lo sviluppo economico indirizzati al Sud a partire dal dopoguerra, permangano - anche nel mondo giovanile - percezioni e, con ogni probabilità, modelli e stili di comportamento assai maggiormente connessi a forme regolative, in cui il legame fiduciario permea fortemente e «strut­tura» il mercato del lavoro e «costruisce» i dispositivi concreti di matching tra domanda e offerta di competenze professionali. Infine, è nei segmenti giovanili esclusi dal mercato del lavoro, cioè chi è nella condizione di disoccupato, e nei giovani che provengono da nuclei familiari di basso livello culturale che si manifesta con maggior intensità la convinzione che il fattore più importante per trovare occupazione risieda nel conoscere e nel poter utilizzare il sostegno di persone influenti: ben il 40,7 % dei disoccupati e il 35,7 % dei giovani provenienti da famiglie di basso livello culturale lo ritiene il fattore più importante, attestando, così, la percezione della debolezza delle competenze da scambiare sul mercato delle professioni e, probabilmente, la necessità di costruire dispositivi specifici - soprattutto su scala locale - di tutoring e accompagnamento all'inserimento professionale, proprio per quei giovani che possono disporre e mobilitare risorse individuali e/o familiari più scarse e/o meno richieste. Si può affermare, in conclusione, che nel vissuto dei giovani aver costruito e sviluppato competenze è importante ma, allo stesso tempo, è radicata la percezione che, in assenza di un capitale sociale e di un sostegno diretto di natura fortemente relazionale, può essere difficile entrare nel mercato delle profes­sioni e valorizzare adeguatamente le proprie capacità, essendo i meccanismi che possono garantire un accesso universalistico alle opportunità di carriera tradizionalmente residuali e poco sviluppati in Italia.

Una volta entrati nel mercato delle professioni e dovendo scegliere quale sia l'elemento più importante per fare carriera, i giovani intervistati non hanno dubbi: per entrare nel mercato delle professioni risultano chiari, con i distinguo che abbiamo fatto sopra, i due principali fattori «chiave»; altrettanto evidente, nella percezione dei giovani, è la «leva» che consente di costruire un percorso di carriera, rappresentata dall'essere competenti

98

Page 101: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.2. I /attori importanti per fare carriera: l" posto (primi due /attori; valori percentualz)

Essere competenti Disponibilità a lavorare molto

In totale 46,5 15,8

Genere Maschi 47,4 14,2 Femmine 45,6 17,4

Area geografica di residenza Nord-Ovest 41 ,2 20,5 Nord-Est 48,0 18,3 Centro 48,2 16,8 Sud 49,5 10,6 Isole 45,5 12,1

Condizione di vita Disoccupato 38,8 16,9 Inattivo sul mercato del lavoro 42,9 15,9 Studente 53 ,3 13 ,6 Occupato 44,3 16,7

Classe sociale familiare Superiore 47,7 17,1 Impiegatizia 48,3 18,7 Autonoma 45,4 17,3 Operaia 45,9 13 ,4

Livello culturale familiare Alto 53,1 17,3 Medio-alto 49,2 15,7 Medio 44,8 16,3 Basso 41 ,8 14,1

Base minima = 2.603.

(46,5 %) . Tutti gli altri fattori - l'anzianità di serv1z1o, l'avere fortuna, l'essere sempre aggiornati e l'assecondare i propri su­periori - seguono a grande distanza. L'unico fattore che, nella percezione dei giovani emerge come importante, raggiungendo una certa consistenza percentuale, è rappresentato dalla dispo­nibilità a lavorare molto ( 15 ,8%) (tab. 4.2) . Emerge un quadro della situazione assai più definito rispetto al precedente legato all'ingresso nel mercato del lavoro: la centralità delle compe­tenze per fare carriera viene ribadita da tutti i sottocampioni presi in esame e rappresenta, di conseguenza, un elemento generale fortemente condiviso da larga parte della popolazione

99

Page 102: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

giovanile, indipendentemente dalle segmentazioni di genere, dalla macro-area di residenza, dalla stratificazione di classe, dal livello culturale della famiglia di origine. Le tradizionali variabili socio-demografiche sembrano avere maggior peso nel determinare la rilevanza del secondo fattore individuato: infatti, è possibile notare come questo fattore abbia una maggiore consistenza in alcune macro-aree del Paese - al Nord-Ovest e al Nord-Est con rispettivamente il 20,5 % e 18,3 % - e presso i giovani che provengono da famiglie di classe sociale impiegatizia (18 ,7 % ) e di classe autonoma ( 17,3 %) .

2 . Il lavoro dei giovani: le preferenze per i rapporti di lavoro e la propensione alla mobilità territoriale

Finora abbiamo preso in esame le percezioni dei giovani sui fattori decisivi per l'ingresso nel mercato del lavoro e su quelli ritenuti importanti per costruire percorsi di mobilità ascendente, una volta inseriti nel sistema delle professioni. Passeremo ora a esaminare quali sono, invece, i criteri di preferenza e i filtri selettivi che i giovani manifestano rispetto alle forme di lavoro, se dipendente o autonomo, agli orari di lavoro e alla propensione alla mobilità territoriale in funzione di un miglioramento della posizione profession�le. Le forme del lavoro, la distribuzione oraria nel corso della giornata e/o della settimana e la dispo­nibilità alla mobilità territoriale rappresentano tre dimensioni centrali dell'attuale dibattito economico e giuslavoristico sulla flessibilità lavorativa, soprattutto in funzione del mantenimento della competitività dei sistemi Paese: ovviamente tali aspetti vanno integrati, come vedremo successivamente nel capitolo, con l'analisi degli orientamenti e delle propensioni a dimen­sioni più mirate della flessibilità lavorativa, quali la riduzione del costo del lavoro per le imprese, la possibilità di rendere più facili i licenziamenti, l'introduzione del salario di ingresso, l'incentivazione del lavoro temporaneo4•

4 Il sistema di incontro tra domanda e offerta di professionalità è stato trasformato nella direzione di una maggiore flessibilità grazie a una serie di normative che hanno introdotto, a partire dalla metà degli anni Novanta, numerose innovazioni nel rapporto tra lavoratori e imprese: oltre alla legge 196/97 (denominata «Pacchetto Treu») , il d.l. 496/97 ha conferito alle Regioni

100

Page 103: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Il lavoro autonomo rappresenta tuttora per i giovani inter­vistati la forma preferita di rapporto con il mercato del lavoro: è una preferenza che mostra un segno positivo rispetto alla rilevazione condotta nel 2000 dall'Istituto lARD, che aveva fatto registrare percentuali al di sotto del 50%, tanto nella fascia di età 15-24 anni quanto in quella 15-29. Nel 2004, le stesse classi di età hanno espresso percentuali in crescita (rispettivamente 55,2 % e 52,5 %) , pur non raggiungendo i valori del 1992, che avevano avuto il loro massimo con percentuali pari al 61 ,8% per i 15 -24enni e al 58,8% per i 15 -29enni. I l lavoro autonomo registra i valori più alti di preferenza tra i maschi (57 ,5 %) , tra i più giovani (58,0% per la fascia di età compresa tra i 15 e i 17 anni, 56,9% per quelli di età compresa tra i 18 e i 20 anni, anche se decresce nelle fasce di età più elevate) , tra i giovani che abitano al Centro-Sud, con percentuali che oscillano tra il 5 1 ,0% e il 53 ,7 % ; è assai apprezzato da chi sta già facendo un lavoro autonomo (78,7 %) , ma assai meno valutato da chi è in cerca di occupazione (38,9%) , è ambito dai giovani che provengono da famiglie di classe sociale superiore (61 ,0%) e da famiglie di elevato livello culturale (54,5 %) .

Emerge un quadro di riferimento in cui le connotazioni positive del lavoro autonomo - la relativa indipendenza nelle decisioni, la possibilità di gestire autonomamente il tempo dedicato alle attività professionali, l'opportunità di mutare organizzazione del lavoro a seconda delle necessità personali - rappresentano un forte fattore di attrazione per i giovani:

e agli enti locali funzioni e compiti esclusivi in relazione al collocamento (art. 2) , alle politiche attive del lavoro (art. 4) , all'istituzione della Commissione provinciale per le politiche del lavoro (art. 6); il d.l. 297/2002 ha inoltre introdotto norme per agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro (la verifica dello stato di disoccupazione, l'attuazione di colloqui di orienta­mento, le proposte di adesione all'inserimento lavorativo e/o a percorsi di formazione e riqualificazione professionale). Tali provvedimenti, uniti alla legge 30/2003 di delega sul mercato del lavoro, hanno cambiato sostanzialmente il contesto di azione per un giovane che oggi voglia o si trovi nella necessità di accedere al mercato del lavoro: le strutture di riferimento sono i Centri per l'impiego (CPI) a titolarità provinciale, in sostituzione dei precedenti Uffici di collocamento gestiti dal Ministero del Lavoro, e operano in parallelo con le agenzie accreditate per l'intermediazione lavorativa; infine, la legge 30/2003 ha introdotto nuovi istituti contrattuali (o ha ridefinito istituti precedenti) e in particolare il lavoro a tempo parziale, il lavoro a coppia, il lavoro a progetto, il lavoro occasionale, lo sta/f leasing, il lavoro in cooperativa.

101

Page 104: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

già da alcuni anni si verifica, specie nella coorti più giovani, un'accentuata propensione al lavoro autonomo, percepito come meno sottoposto a vincoli, più rispondente a bisogni di espres­sività e creatività individuale e maggiormente remunerativo rispetto ai «tradizionali» lavori offerti dalle imprese attraverso un contratto dipendente; tali percezioni sociali, tuttavia, si confrontano con il fatto che spesso i lavori autonomi mal si conciliano con orari di lavoro a tempo parziale e che sempre più le prestazioni autonome di lavoro devono sincronizzarsi e rendersi compatibili con le necessità e i fabbisogni dei com­mittenti, riducendo, talora in misura consistente, il livello di decisionalità e gli ambiti di discrezionalità che soprattutto i più giovani attribuiscono al lavoro autonomo.

Un'ulteriore dimensione che va a definire il sistema di pre­ferenze rispetto al lavoro è rappresentato dall'orario di lavoro e dalla sua distribuzione all'interno della settimana, rispetto al quale, oggi, molti giovani manifestano tendenze verso una gestione più articolata, per conciliare i tempi di lavoro con gli altri tempi e interessi di vita. Vediamo in dettaglio gli orienta­menti rispetto all'orario di lavoro e come cambino in funzione delle differenti variabili socio-demografiche. La preferenza per il lavoro a tempo pieno rappresenta una tendenza generalizzata del mondo giovanile: infatti, il 48,3 % dei giovani intervistati opta per il lavoro a tempo pieno, mentre il 4 1 ,9% indica una preferenza per il lavoro a tempo parziale - equamente suddi­viso per forma «orizzontale» e forma «verticale» - e il restante 9,7 % non è in grado di formulare un giudizio.

Questi dati di base attestano una sostanziale «spaccatu­ra» del campione in due segmenti, uno orientato alle forme tradizionali di inserimento nel mercato del lavoro, un altro interessato a forme di partecipazione che possano consentire maggiore flessibilità e opportunità di conciliazione; tuttavia l'analisi per variabili socio-demografiche individua alcune linee di divergenza: le maggiori differenze si evidenziano rispetto al genere - le femmine manifestano una maggiore propensione per il lavoro a tempo parziale, in particolare per il tempo parziale orizzontale (34,2 % ) - e rispetto alla fascia di età, che incide, incrementando la preferenza per il lavoro a tempo pieno, so­prattutto nelle classi centrali del campione (54,9% nella fascia di età tra i 2 1 e i 24 anni e 50, 1 % in quella compresa tra i 25

102

Page 105: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e i 29 anni) . Non si registrano, invece, differenze significative rispetto alla macro-area di residenza, alla classe sociale e al livello culturale della famiglia di origine; l'unica ulteriore linea di demarcazione è rappresentata dalla condizione professionale dell'intervistato: chi è in cerca di occupazione tende, come prevedibile, ad accentuare la preferenza per il lavoro a tempo pieno (52, 1 %) . Una considerazione specifica può essere fatta per i giovani inattivi sul mercato del lavoro: il 59,5 % indica una preferenza per il lavoro a tempo parziale orizzontale, distribuito, quindi, uniformemente nel corso della settimana, prefigurando una condizione di inattività sul mercato del lavoro che potrebbe essere «sbloccata» attraverso una maggior offerta di posizioni professionali a part-time; questa condizione tende a connotarsi come quasi esclusivamente femminile, in cui lo stato di inattività potrebbe essere cambiato solamente a condizione di poter trovare forme di conciliazione - effettive e praticabili - tra tempo di lavoro e tempo di vita e di cura.

L'ultima dimensione che entra nel dibattito attuale sulla flessibilità del lavoro giovanile è rappresentata dalla mobilità geografica per motivi professionali: in termini generali, la mobilità geografica è tanto più complessa quanto più i rapporti di lavoro e i percorsi di mobilità ascendente vengono regolati prevalen­temente attraverso dispositivi di natura fiduciaria, in quanto la mobilità stessa andrebbe a depotenziare le risorse proprie del capitale sociale, che possono essere attivate e valorizzate quasi esclusivamente su scala locale. È possibile ipotizzare che, verosi­milmente, la scarsa propensione dei giovani italiani alla mobilità professionale non solo sia l'esito del crescente differenziale tra costo della vita, soprattutto in ambito metropolitano, e salari reali, ma sia anche influenzata dal forte radicamento territoriale che hanno le reti relazionali e il capitale sociale in esse incorporato. Nel tempo, a partire dalla rilevazione del 1987, la propensione alla mobilità geografica dei giovani decresce: per la fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, passa dal 68,2% del 1987 al 5 1 ,6% del 2004 e, parallelamente, aumenta la percentuale dei giovani indecisi, di quelli cioè che non sono in grado di dare una risposta, che si incrementa in modo considerevole, passando dall'8, 1 % del 1987 per arrivare al 3 1 ,2% del 2004.

Sono evidenti i segnali di incertezza che i giovani mani­festano rispetto alla mobilità territoriale e al legame con la

103

Page 106: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 4.3. Disponibilità a trasferirsi per migliorare la posizione di lavoro per condizione professionale (valori percentualz)

Studenti Occupati Disoccupati Inattivi

Sì 55,8 44,1 42,6 16,9 No 1 1 ,7 3 1 ,0 28,5 65,5 Non so 32,5 24,9 28,9 17,6

Base = 2.983 .

possibilità di migliorare la posizione professionale. I dati del­l'indagine attuale vanno nella direzione di confermare l'ipotesi relativa al carattere fortemente locale delle reti relazionali e del capitale sociale; complessivamente il 46,4% del campione si dichiara disponibile a trasferirsi per migliorare la posizione professionale mentre il 26,4% non è disponibile e il 27 ,2 % non è in grado di dare una risposta: la «spaccatura» del campione è abbastanza netta - metà del campione è propenso alla mobilità geografica e l'altra metà è sfavorevole o quanto meno indeciso - e le tradizionali variabili socio-demografiche contribuiscono a dettagliare maggiormente il quadro di riferimento (tab. 4.3 ) .

La propensione alla mobilità territoriale è maggiore nei maschi rispetto alle femmine (54,5 % per i primi e 38,4% per le seconde), aumenta gradualmente - al pari della preferenza per il lavoro a tempo pieno sopra ricordata - nella classi centrali di età (52 ,0% per i giovani tra i 18 e i 20 anni e 54,0% per quelli tra i 2 1 e i 24 anni) e decresce nelle fasce di età più elevata, scendendo fino al 38,3 % per i giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni. Infine, anche la condizione professionale influisce nel determinare la propensione alla mobilità geografica. Se, come abbiamo visto in precedenza, la condizione di inattivo sul mercato del lavoro si connota come prevalentemente femminile e legata presumibilmente a fabbisogni di conciliazione tra tempi di lavoro e altri tempi di vita, manifestando quindi il livello più basso di propensione alla mobilità ( 16,9%) , le altre categorie mostrano invece un andamento che sembra rafforzare l'ipotesi che chi ha a disposizione un più elevato capitale sociale - o chi ha maggiore consapevolezza della sua rilevanza per la mobilità professionale come, ad esempio, i disoccupati - tende a essere meno propenso alla mobilità geografica: infatti, gli studenti raggiungono la maggiore disponibilità alla mobilità (55 ,8%) ,

104

Page 107: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.4. Indice di «apertura alla mobilità geografica» per genere, classe di età, area geo-grafica di residenza, condizione professionale (valori percentuali, per riga)

Mobilità Mobilità Cosmopolitismo selettiva allargata professionale

In totale 25,8 44,3 29,9

Genere Maschi 2 1 ,7 43,6 34,7 Femmine 30,4 45, 1 24,6

Classe di età 15-17 anni 18,9 5 1 ,9 29,1 18-20 anni 2 1 ,7 48,9 29,4 21-24 anni 24,8 43,0 32,2 25-29 anni 26,3 42,8 30,9 30-34 anni 3 1 ,9 40,5 27,6

Area geografica di residenza Nord 28,3 37,5 34,3 Centro 21 ,9 44,5 33 ,6 Sud e Isole 25,2 50,3 24,5

Condizione professionale Studente 17,1 49,0 33 ,9 Occupato 30,3 40,7 29,0 Disoccupato 3 1 ,2 45,5 23 ,3 Inattivo sul mercato del lavoro 50,0 38,0 12,0

Base minima = 2 . 173.

mentre occupati e disoccupati sembrano condividere una più elevata cautela in tema di mobilità geografica (con rispettiva­mente il 44, 1 % e il 42,6%) _

In questa parte finale del paragrafo, l'analisi s i focalizzerà su una dimensione specifica della mobilità che è rappresentata dall'ampiezza del «ventaglio» - cioè dalla numerosità - di scelte che ciascun giovane si attribuisce come possibile, in funzione del miglioramento della propria posizione professionale. L'indice di «apertura alla mobilità territoriale» calcolato andrà a defi­nire approcci specifici in termini di selettività o, al contrario, di allargamento - fino a comprendere l'intero pianeta - delle opportunità di crescita professionale.

Complessivamente la «mobilità selettiva» - limitata a massimo due scelte - riguarda circa un giovane su quattro; la «mobilità allargata» - estesa a un numero intermedio di scelte - è patrimonio di poco meno di un giovane su due mentre il

105

Page 108: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

«cosmopolitismo professionale» è condiviso da poco meno di un giovane su tre: sono dati che testimoniano che la mobilità per ragioni professionali fa parte dell'orizzonte di sviluppo professionale di molti giovani, anche se, come vedremo, con sfumature diverse a seconda del genere, dell'età, della macra­area di residenza, della condizione professionale (tab. 4 .4) . Infatti, le giovani donne tendono a essere maggiormente selettive rispetto ai maschi - 30,4 % contro 2 1 ,7 % - e parallelamente, manifestano una minor propensione per il cosmopolitismo professionale (rispettivamente 24,6% e 34,7 %) ; anche l'età influisce, non tanto facendo incrementare il livello di cosmo­politismo professionale, quanto sui livelli di mobilità selettiva: infatti, per quest'ultima categoria si passa dal 18,9% della fascia di età compresa tra i 15 e i 17 anni, al 3 1 ,9% della fascia di età compresa tra i 30 e i 34 anni, attestando che, verosimilmente, le più consistenti esperienze di studio e lavoro cumulate nel tempo vanno a precisare maggiormente i percorsi di filtro e selezione delle possibilità di sviluppo professionale. Anche la macro-area di residenza contribuisce a determinare il livello di apertura alla mobilità professionale: il Sud e le Isole hanno un'elevata percentuale di giovani che si contraddistinguono per una mobilità allargata - più del 50% - mentre rispetto al Nord e al Centro risulta ridotta la percentuale di giovani orientati al cosmopolitismo professionale, che scende fino al 24,5 % ; per quanto riguarda l'influenza della condizione professionale sul livello di apertura alla mobilità geografica, è importante sotto­lineare come siano gli studenti a manifestare i più elevati livelli di apertura: infatti, più di uno su tre propende per forme di cosmopolitismo professionale, mentre tanto gli occupati (con il 29,0%) quanto i disoccupati (con il 23 ,3 % ) manifestano una minor propensione per una mobilità geografica ad ampio spettro. Un discorso a parte può essere fatto per quella quota di giovani che sono inattivi sul mercato del lavoro: prevalgono scelte di mobilità selettiva - anche in considerazione della netta prevalenza delle componente femminile - e il cosmopolitismo professionale rappresenta la scelta di una quota decisamente minoritaria5.

5 Queste considerazioni sul livello di apertura alla mobilità geografica per i giovani inattivi; in ogni caso, varino prese con estrema cautela data la

106

Page 109: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Il lavoro desiderato: la flessibilità e le aspettative per la professione

A conclusione di questo capitolo focalizzato sulle rappre­sentazioni del lavoro verranno esaminati due ultimi aspetti, il primo connesso con gli elementi che regolano il funzionamento del mercato del lavoro, il secondo legato ai modelli di realiz­zazione individuale attraverso i percorsi professionali. Si evi­denzierà il grado di favore verso alcune misure che potrebbero migliorare l'accesso al mercato del lavoro e, successivamente, si definirà il posizionamento dei giovani rispetto ad alcuni indicatori che identificano quattro dimensioni fondamentali del lavoro: l'espressività, la strumentalità, l'achievement e la relazionalità.

La flessibilizzazione dei rapporti di lavoro è certamente un tema che i giovani vivono con molta attenzione e per il quale evidenziano una forte sensibilità, soprattutto nelle fasi di ciclo economico stagnante o negativo. Le ipotesi di migliorare l'accesso al mercato del lavoro attraverso dispositivi che, da un lato, diminuiscano il costo del lavoro per l'impresa e, dall'altro, rendano più facile per l'impresa ridurre gli organici in caso di esubero, trovano scarso seguito presso i giovani, senza distinzioni di genere, età, macro-area di residenza, classe sociale e livello culturale della famiglia di origine: si tratta di un'opposizione generalizzata a strumenti che tendono a incidere solamente sul costo del lavoro senza dare in cambio un incremento delle opportunità di inserimento e sviluppo professionale.

Infatti, la percentuale di coloro che si dichiarano favorevoli alla riduzione dei salari in caso di riduzione della produzione è pari al 15,4 % , coloro i quali pensano che sia opportuno introdurre nel sistema economico una maggior libertà di licen­ziamento per le imprese sono il 15 ,7 % e, infine, i favorevoli all'introduzione del salario di ingresso per i giovani sono il 23 , 1 % . Come si vede, sono misure che incontrano il favore di quote minoritarie di giovani e che sono controbilanciate da un consistente favore accordato all'incentivazione a un maggior utilizzo del lavoro temporaneo: ben il 54,7 % dei giovani lo

ridotta numerosità (complessivamente 50 soggetti) di giovani inattivi che hanno risposto alla domanda.

107

Page 110: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ritiene una misura di riforma opportuna e da adottare. Il lavoro temporaneo (previsto e introdotto già nel 1 997 dal «Pacchetto Treu») è percepito come opportunità da una quota consistente di giovani6. Si tratta di un atteggiamento favorevole consolidato all'interno della popolazione giovanile, che risente scarsamente dell'influenza delle tradizionali variabili socio-demografiche quali il genere, la macro-area di residenza, la classe sociale e il livello culturale della famiglia di origine.

Rispetto ai singoli dispositivi di riforma del mercato del lavoro, il quadro di riferimento è abbastanza chiaro; tuttavia, è possibile approfondire l'analisi attraverso la costruzione di una scala di propensione alla flessibilità dei rapporti di lavoro7, prendendo in considerazione congiuntamente i quattro dispo­sitivi di riforma del mercato del lavoro proposti; lo scopo è, da un lato, di misurare il livello medio di favore all'introduzione di misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro - tanto di tipo salariale quanto di tipo contrattuale - e, dall'altro, di verificare se sussistano differenze rilevanti nei sottogruppi. In primo luogo si evidenzia una notevole omogeneità all'interno del mondo giovanile: la flessibilità - nelle diverse articolazioni che abbiamo sopra evidenziato - per quanto utilizzata fre­quentemente dai giovani, in particolare nella forma del lavoro temporaneo, non è tuttavia una caratteristica del mercato del lavoro che i giovani apprezzino particolarmente.

Complessivamente, i valori medi dei sottogruppi (tab. 4.5) sono stabili e oscillano attorno al valore medio generale; emer­gono tuttavia alcune sfumature, che danno conto del rapporto differenziato che i giovani intrattengono con la flessibilità: sono i giovani di sesso maschile, quelli che abitano al Nord, provenienti da famiglie di classe superiore e di elevato livello culturale a

6 Come ha sottolineato Chiesi [2002] , i percorsi di istruzione e formazione sono un ambito di vita dei giovani, che si intreccia spesso con la partecipazione a varie forme di lavoro, quali stage, lavori occasionali e/o nei fine settimana: allo stesso modo, il lavoro temporaneo può essere inteso come opportunità di costruzione di expertise professionale - se analizzato dal punto di vista dei giovani - oppure come opportunità per l'impresa di verificare le capacità e le competenze del candidato, prima di deciderne l'eventuale assunzione a tempo indeterminato.

7 La scala è stata costruita utilizzando congiuntamente i punteggi ottenuti dalle quattro misure di riforma del mercato del lavoro proposte e riparametrata su base 10.

108

Page 111: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.5. Indice di <<flessibilità» per genere, classe di età, area geografica di residenza, classe sociale, livello culturale familiare (medie; range 1 -10)

Medie

Media 4,65

Genere Maschi 4,80 Femmine 4 ,50

Area geografica di residenza Nord 4,76 Centro 4,65 Sud e Isole 4,53

Classe sociale familiare Superiore 5 , 13 Impiegatizia 4,71 Autonoma 4,72 Operaia 4,43

Livello culturale familiare Alto 4,85 Medio-alto 4,76 Medio-basso 4,60 Basso 4,46

Base minima = 2.868.

manifestare una maggiore propensione verso la flessibilità e a percepire, di conseguenza, il mercato come più favorevole per chi è in grado di offrire competenze professionali ad alto valore aggiunto e può utilizzare reti e connessioni personali. Infine, come prevedibile, è soprattutto nel caso di giovani che hanno un lavoro autonomo - in cui possono mettere in gioco le proprie abilità e capacità - che l'indice di flessibilità raggiun­ge il suo massimo livello (5 ,3 3 ) a fronte di valori per le altre condizioni professionali - in cerca di occupazione, inattivo, studente, lavoratore dipendente, lavoratore parasubordinato - che oscillano tutti attorno al valore medio del campione.

L'ultimo tema di indagine che verrà affrontato all'interno di questo capitolo è relativo agli aspetti di realizzazione nel lavoro8, misurati attraverso quattro dimensioni («espressività»,

8 L'analisi fattoriale di tipo esplorativo condotta sulla domanda relativa agli aspetti importanti del lavoro ha evidenziato quattro fattori sottostanti:

109

Page 112: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

«strumentalità», «achievement» e «relazionalità»). Per ognuno di essi andremo a esaminare sia i valori medi che i giovani intervi­stati ottengono sia le differenze che si evidenziano nell'incrocio con le principali variabili socio-demografiche. In primo luogo, i quattro indici mostrano un andamento differenziato all'interno del campione: i valori medi più elevati sono raggiunti dall'indice di «espressività» (8,3 9) e dall'indice di «relazionalità» (8,15) e di conseguenza rappresentano le due dimensioni che hanno maggior rilevanza per i giovani; segue immediatamente l'indice di «strumentalità» che assume il valore di 7 ,90, a notevole di­stanza segue l'indice di «achievement» che ha il valore medio minimo pari a 7 , 10 (tab. 4.6) .

Solo queste prime indicazioni delineano un quadro di riferimento in cui il lavoro viene vissuto soprattutto per i suoi aspetti auto-realizzativi e relazionali, non disgiunto, tuttavia, da una attenzione per gli aspetti e le condizioni concrete di lavoro. Le dimensioni legate alla carriera e al prestigio della professione - quelli che abbiamo definito di achievement - non sembrano fare eccessiva presa sui giovani, almeno nell'attuale momento sociale ed economico. E un lavoro prefigurato e desiderato, che si centra fortemente attorno allo sviluppo di sé e alla costruzione di connessioni e relazioni con l'intorno professionale, a cui si unisce una forte sensibilità per la stabilità lavorativa, un adeguato trattamento salariale e la vicinanza del posto di lavoro al luogo di residenza.

Anche l'analisi attraverso alcune variabili socio-demografiche contribuisce a stabilizzare il quadro di riferimento. Emergono, nella comparazione, numerose conferme e solamente alcune accentuazioni; per quanto riguarda le conferme, è possibile evidenziare come gli aspetti di espressività siano del tutto trasversali al mondo giovanile e ne rappresentino un tratto culturale consolidato. Lievi differenze emergono sugli aspetti relazionali: i giovani che provengono da famiglie di elevato livello culturale vi attribuiscono minor importanza; gli aspetti strumentali, quelli che sopra abbiamo collegato alle condizioni concrete di lavoro, vengono, al contrario, maggiormente consi-

«espressività», «strumentalità», «achievement», «relazionalità». Gli item di ogni fattore sono stati utilizzati per la costruzione dei relativi indici, ripara­metrati su base 10.

1 10

Page 113: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.6. Indici di <<espressività», «relazionalità», «strumentalità» e «achievement» per genere, area geografica di residenza, livello culturale familiare (medie; range 1-10)

Espressività Relazionalità Strumentalità Achievement

Media 8,39 8,15 7 ,90 7 ,10

Genere Maschi 8,35 8,03 7,83 7 ,22 Femmine 8,43 8,27 7 ,92 6,92

Area geografica di residenza Nord 8,41 8,15 7,92 6,92 Centro 8,3 1 8,04 7,78 6,92 Sud e Isole 8,39 8,20 7,87 7,29

Livello culturale familiare Alto 8,47 7,87 7,44 7,08 Medio-alto 8,47 8 ,14 7,69 7,13 Medio-basso 8,29 8 ,18 7,97 7,04 Basso 8,41 8,3 1 8 ,19 7,06

Base minima = 2.909.

derati dai giovani che provengono da famiglie di basso livello culturale. Infine, è interessante segnalare come gli aspetti di carriera e prestigio professionale, racchiusi nella definizione di achievement, vengano tenuti maggiormente in considerazione sia dai maschi sia dai giovani che risiedono al Sud e nelle Isole, testimoniando che gli aspetti «ostentativi» e di rango legati al lavoro trovano, ancor oggi, forme di espressione in modelli culturali di stampo prevalentemente tradizionale.

1 1 1

Page 114: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 115: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUINTO

LA VITA CON LA FAMIGLIA D'ORIGINE

l . Premessa

Dal secondo dopoguerra ad oggi nel nostro Paese i nuclei familiari risultano di ampiezza sempre più ridotta a causa del basso tasso di fecondità che porta l'Italia a confermarsi tra i Paesi europei dove nascono meno figli'. Il ridimensionamento del numero dei componenti è una delle più significative tra­sformazioni strutturali della famiglia2• È importante considerare tale fenomeno non solo per rilevare i mutamenti socio-culturali che riflette, ma anche per gli effetti che produce sui singoli individui, primariamente in termini di identità personale (pen­siamo alla diffusa presenza del figlio unico) . Si rilevano anche conseguenze di tipo relazionale che comportano nuove modalità di interazione tra i membri della famiglia stessa: si sono infatti modificate le aspettative reciproche e sviluppati diversi modi di interpretare i ruoli genitoriali.

La contrazione del numero dei figli ha certamente inciso sui modelli socializzativi parentali, in quanto ha accresciuto le opportunità di scambio e di relazioni più profonde tra le generazioni. È mutato lo stesso significato attribuito al «fare un

1 Nel 2005 la stima del numero medio di figli per donna è pari a 1 ,34: il livello più alto registrato in Italia negli ultimi 15 anni, risultato del trend costantemente crescente a partire dal 1995 , anno in cui la fecondità italiana toccò il minimo con un tasso di fecondità totale di 1 , 1 9 figli per donna. A livello europeo, l'Italia rimane uno dei Paesi meno prolifici, essendo la media continentale pari a 1 ,53 .

2 Pur verificandosi un tasso di nuzialità stabile o, soprattutto negli ultimi anni, più basso rispetto al passato, vi è stato un aumento del numero delle famiglie superiore· all'incremento della popolazione; le cause sono da far risalire all'allungamento della vita media, alla riduzione delle famiglie estese e all'incremento di separazioni e divorzi che danno vita a nuove forme di convivenza familiare.

1 13

Page 116: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

figlio», anche perché sono diverse le condizioni economiche e culturali in cui i genitori si trovano a vivere. Se prima preva­levano relazioni costrittive basate su chiare regole sociali, oggi i rapporti tra le generazioni sono caratterizzati principalmente dall'affettività e dalla personalizzazione delle relazioni.

In passato ci si aspettava che il figlio maschio continuasse la tradizione familiare, ereditando in genere gli averi e il mestiere paterno; si prevedeva inoltre che si assumesse la responsabilità di mantenere i genitori in età anziana mentre le figlie femmine avevano il compito di cura dei genitori o dei suoceri. Oggi i «doveri» sono soprattutto dei genitori che mantengono a lungo i figli agli studi, offrono sostegno psicologico, aiuto e appoggio anche economico fino ad oltre il passaggio all'età adulta.

Il fatto che i padri dedichino alla cura dei propri figli mag­giori attenzioni e più tempo rispetto alla generazione precedente è un indicatore del cambiamento dei rapporti all'interno del nucleo familiare. Negli ultimi trent'anni, in effetti, si è radi­calmente trasformato il ruolo paterno, che da autoritario e distante rispetto alla prole è diventato protettivo e partecipativo, avvicinandosi, per molti versi, a quello della madre.

La trasformazione dei ruoli genitoriali ha prodotto un nuovo clima familiare che va verso una conflittualità sempre più con­tenuta, anche nel periodo dell'adolescenza dei figli, quando gli interessi e gli obiettivi sembrano ineluttabilmente divergere e scontrarsi con quelli dei genitori. La convivenza, nel complesso tranquilla, è basata su una sorta di contratto non scritto, di cui entrambe le parti condividono le principali linee guida; esso prevede, oltre agli obblighi del sostentamento e dell'istruzione, il riconoscimento di una grande libertà a ragazzi e ragazze, che non sono neppure tenuti a partecipare economicamente alle spese anche quando lavorano, né a collaborare attivamente alle faccende domestiche [Facchini 2002; Sartori 2002] .

Tra gli effetti che derivano da tali orientamenti educativi si evidenzia la tendenza dei giovani a procrastinare il tempo dell'autonomia, a non assumersi le responsabilità delle proprie scelte; vengono così a ritrovarsi in una sorta di moratoria che impedisce loro di diventare fautori e arbitri del proprio destino [Cavalli e Galland 1996; Cavalli 1997] .

1 14

Page 117: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2 . Libertà domestica e re/azionale

I dati dell'indagine dell'Istituto IARD confermano la pre­senza di una elevata libertà all'interno della casa per chi vive con i genitori. Vediamo infatti che la gran parte dei giovani intervistati ammette di poter liberamente ospitare amici, circa la metà può anche organizzare feste mentre si riduce il grado di autonomia relativamente alla possibilità di appartarsi con il proprio ragazzo/ragazza; la qualcosa tuttavia è consentita ad una minoranza rilevante (quasi un terzo) di giovani (tab. 5 . 1 ) .

Prevedibilmente, la variabile età incide in modo significa­tivo sulla libertà goduta che cresce notevolmente nel passare dall'adolescenza alla piena maturità dei figli. Oltre i 25 anni, i genitori esprimono maggiore fiducia nei figli concedendo più spesso la casa affinché possano organizzare feste con gli ami· ci; si raddoppia quasi la quota di coloro che possono passare momenti di intimità con il/la proprio/ a partner.

Per quest'ultimo item si evidenzia anche una forte differenza in termini di genere: le femmine sembrano essere, in misura molto maggiore dei coetanei maschi, oggetto di controllo rispet­to alla loro sessualità. Tale differenza si mantiene e si rafforza ulteriormente se consideriamo la variabile territoriale. I genitori del Sud sono più restii a concedere ampi spazi di autonomia ai figli ma soprattutto alle figlie, tanto che circa la metà dei giovani maschi del Nord può utilizzare la casa per incontri con la partner mentre ciò si verifica solo per una ragazza ogni dieci che vive al Sud.

Anche se prendiamo in considerazione altri indicatori che «misurano» la libertà dei giovani che vivono con la famiglia d'origine - riguardanti l'ambito relazionale esterno alla casa - viene confermata l'ampia opportunità che hanno di muoversi e di fare ciò che desiderano senza particolari condizionamenti da parte dei genitori. La maggior parte infatti è libera di fre­quentare gli amici e di andare in vacanza con loro ma anche di farlo con il ragazzo o la ragazza, di frequentare luoghi e ambienti desiderati, di rientrare tardi la sera e di dormire fuori casa: passiamo da più di quattro giovani su cinque che sostengono di essere completamente liberi di frequentare gli amici, fino ad arrivare a meno di tre su cinque che possono liberamente andare a dormire fuori casa (tab. 5 .2) .

1 15

Page 118: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB

. 5 .l

. L

iber

tà d

i us

ufru

ire

degl

i sp

azi

dom

esti

ci i

n re

lazi

one

al s

esso

e a

ll'e

tà (

per

cent

uale

rel

ativ

a a

chi

ha p

iena

lib

ertà

; ba

se:

chi

vive

con

i

geni

torz

)

Com

plet

a lib

ertà

di:

Tota

le

Sess

o E

Mas

chi

Fem

min

e 15

-17

18-2

0 2

1-24

25

-29

30-3

4

Osp

itare

gli

am

ici

78,9

78

,2

79,7

73

,0

78,6

80

,7

79,3

80

,5

Org

aniz

zare

fes

te

49,8

48

,2

51,7

35

,1

42,6

50

,2

57,8

60

,4

Mom

enti

di in

timit

à co

n il

raga

zzo/

la r

agaz

za

32,1

40

,8

21,

8 15

,6

27,7

31

,4

40,7

4

1,4

Bas

e =

2.03

3.

TAB

. 5.2

. L

iber

tà d

i m

ovim

ento

, ne

lle

scel

te a

mic

ali

e ne

gli

orar

i di

rie

ntro

in

rela

zion

e a

l se

sso

e al

l'età

(p

erce

ntua

le r

elat

iva

a ch

i h

a p

iena

lib

ertà

; ba

se:

chi

vive

con

i g

enit

ori)

Com

plet

a lib

ertà

di:

Tota

le

Sess

o E

Mas

chi

Fem

min

e 15

-17

18-2

0 2

1-24

25

-29

30-3

4

Fre

quen

tare

gli

am

ici

83,3

86

,9

79,2

62

,2

78,8

85

,2

91,7

94

,6

Rien

trar

e ta

rdi

la s

era

79,1

81

,5

76,4

42

,4

73,3

84

,8

92,4

94

,9

And

are

in v

acan

za c

on g

li am

ici

74,5

82

,8

64,8

32

,1

67,4

81

,8

89,1

93

,0

Fre

quen

tare

i lu

oghi

des

ider

ati

64,3

72

,9

54,0

22

,5

50,1

70

,4

80,3

89

,6

And

are

in v

acan

za c

on il

raga

zzo/

la r

agaz

za

60,2

71

,5

46,8

16

,2

45,0

67

,5

78,9

82

,5

Dor

mir

e fu

ori

casa

58

,2

67,8

46

,9

23,1

45

,4

62,7

69

,6

85,1

Bas

e=

2.03

3.

Page 119: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Maschi 69,1

Femmine 48,7

15-17 anni 14,9

18-20 anni ,,,, <rr, rr .j 46,9

21-24 anni '*' " '" '""'•" "* 66,1

25-29 anni "" '* ,, 76,6

30-34 anni 84, 9

Nord l 65

Centro l 62,3

Sud l 54,3

Alto l>?' h VUQU//M 59,1

Medio � 57,7

Basso :1<1 67,7

o 10 20 30 40 50 60 70 80 90

FIG. 5 . 1 . Ampia libertà goduta in casa e fuori in relazione al sesso, all'età, alla resi­denza e al livello culturale della famiglia di origine (valori percentuali) .

Prevedibilmente, all'aumentare dell'età cresce l'autonomia d'azione e di scelta che risulta comunque elevata già nell'ado­lescenza per quanto riguarda la frequentazione degli amici; la differenza maggiore in base all'età (66 punti percentuali) la riscontriamo in relazione all'andare in vacanza con il ragazzo/la ragazza.

Anche il genere appare come una variabile molto significativa rispetto alla libertà di movimento e alle scelte relazionali nel tempo libero: i maschi risultano avere meno controlli e divieti delle femmine; la differenza è minima se consideriamo il rien­trare tardi la sera (+5 , 1 % a favore dei primi) mentre risulta più significativa ( + 24,7 % ) in relazione all'andare in vacanza con il ragazzo/la ragazza. Ostacoli e veti si rivelano dunque più frequenti per le ragazze se si considerano attività che coinvolgono la sfera della sessualità o quanto meno i rapporti con l'altro sesso.

Da rilevare inoltre che non si riscontra per i masèhi alcuna differenza tra Nord e Sud riguardo alla possibilità di dormire

1 17

Page 120: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fuori casa e di andare in vacanza con gli amici mentre si evidenzia una disparità tra i modelli utilizzati nell'educare le femmine nelle regioni meridionali, dove vengono sottoposte a maggiori controlli rispetto al Settentrione.

Costruendo un indice che misura il grado complessivo di libertà goduto in casa e nelle relazioni extrafamiliari si evidenzia come quasi tre giovani su cinque (59,7 % ) si ritengano liberi da vincoli di orari e di condizionamenti riguardo alle attività del tempo libero. La figura 5 . l sottolinea le differenze esistenti a livello socio-anagrafico e territoriale.

3 . La condivisione dei lavori domestici

Un altro aspetto di particolare interesse che contribuisce a definire il tipo di rapporti intergenerazionali prevalenti all'interno delle famiglie italiane riguarda il coinvolgimento e la collaborazione prestata dai figli e dalle figlie alle attività domestiche. Emerge un quadro che palesa una partecipazione alquanto ridotta e in prevalenza occasionale alle principali attività quali /are la spesa, cucinare, lavare i piattz; lavare la biancheria, stirare e tenere in ordine la propria camera (tab. 5 .3 ) . Quest'ultima è prevedibilmente l'incombenza maggiormente svolta, seppure in modo saltuario, dai giovani che vivono in casa dei genitori ma va sottolineato il fatto che poco meno di un giovane ogni sei non lo fa mai; sale a circa uno su quattro la quota di coloro che non si occupano mai della spesa e che non lavano i piatti, non cucinano e neppure fanno le pulizie; la gran parte restante lo fa «qualche volta» e non si assume dunque una precisa responsabilità al riguardo. Solo una quota assoluta­mente minoritaria si accolla abitualmente le varie occupazioni domestiche. In una realtà di generale assenteismo rispetto alle faccende di casa, permane diffuso il modello tradizionale per il quale alla figlia femmina viene richiesta una maggiore collaborazione. Da osservare come sia minima la percentuale di ragazze che non si occupano della propria stanza mentre è consistente quella dei loro fratelli, pari ad un quarto del cam­pione maschile; notevoli gli scarti anche per quanto riguarda compiti a scadenza pressoché quotidiana come lavare i piatti e fare le pulizie, che vedono coinvolte quattro volte di più le

1 18

Page 121: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.3. Mancata partecipazione alle attività domestiche in relazione al sesso e all'età (percentuale di coloro che non svolgono mai le attività indicate)

Totale Sesso

Maschi Femmine

Attività domestiche Tenere in ordine la camera 15,9 25,4 4,6 Fare la spesa 28,4 37,2 18,0 Lavare piatti e stoviglie 37,4 57,1 14,0 Cucinare 37,2 48,7 23,7 Fare le pulizie 38,3 58,9 14,0 Lavare la biancheria/ abiti 66,0 86,2 42,2 Altre attività per la famiglia Occuparsi di auto/moto 39,7 22,6 59,9 Fare piccole riparazioni 50,1 27,5 76,8 Pagare bollette/tasse 50,4 47,8 53,6

Base = 2.033.

ragazze rispetto ai ragazzi. Si nota un'inversione di tendenza per altre attività quali occuparsi di auto o moto, /are piccole ri­parazioni, che vengono svolte in misura decisamente superiore dai maschi mentre pagare bollette o tasse risulta un impegno condiviso in misura quasi paritaria tra i due generi.

In un'ottica riassuntiva, un indice additivo mostra come la scarsa partecipazione alle faccende domestiche sia assai diffusa: solo meno di un giovane su cinque ( 19,7 % ) potrem­mo definirlo «partecipativo», in quanto svolge, anche se in genere saltuariamente, tutte le faccende domestiche indicate; il 3 7, 9 % dimostra un coinvolgimento limitato (svolge più o meno saltuariamente alcune delle attività indicate) mentre poco più di due su cinque (42,4 % ) non partecipano del tutto o solo a poche di esse.

Prendendo in considerazione l'elevata partecipazione alle faccende domestiche, la figura 5 .2 misura le disparità di genere all'interno delle diverse fasce d'età, confermando come rimanga costante nel tempo il minimo coinvolgimento dei maschi mentre risulta quattro volte superiore quello delle femmine trentenni rispetto alle più giovani: tre intervistate su cinque, apparte­nenti alla classe d'età più elevata, si impegnano più o meno abitualmente nelle principali attività necessarie alla conduzione della casa dei genitori; ciò accade invece solo a poco meno di una adolescente su sette. Le più giovani risultano comunque maggiormente coinvolte rispetto ai maschi ultra-trentenni.

1 19

Page 122: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

70

60

50

40

30

20

10

o 15-17

58,8

18-20 21-24 25-29 30-34

O Maschi • Femmine

FIG. 5 .2. Elevata partecipazione alle attività domestiche (valori percentuali).

Una nota finale, che concorre a confermare quanto le richie­ste dei genitori siano limitate, riguarda la compartecipazione alle spese familiari da parte dei figli che hanno un proprio reddito da lavoro pur continuando a vivere in famiglia: i tre quarti (76%) non versano alcun contributo per le spese domestiche (tale incidenza si riduce a circa la metà tra gli occupati stabilmente) , meno di un quinto ( 17,4 % ) dà in casa circa un quarto dei propri introiti (ciò accade a poco meno dei due quinti di coloro che hanno un lavoro fisso) mentre solo una quota residuale rinuncia alla metà o più del proprio reddito mensile. In una situazione generale di scarsa cooperazione intergenerazionale, le femmine, coloro che appartengono a famiglie di classe sociale media e alta e, soprattutto, che hanno genitori più istruiti partecipano in misura minore alle spese familiari.

4. Conclusioni

Il cambiamento dei rapporti tra le generazioni e la tra­sformazione dei ruoli parentali, oltre che il diverso significato attribuito alla genitorialità, hanno migliorato l'ambiente familiare e reso più affettuose e serene le relazioni tra genitori e figli, riducendone l'intrinseca conflittualità.

L'indubbio miglioramento del clima domestico contribui­sce a rallentare l'urgenza di uscire dall'abitazione dei genitori.

120

Page 123: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Non si può naturalmente sottostimare la rilevanza di fattori strutturali nel superamento ritardato delle tappe che portano alla vita adulta, come l'aumento del numero di anni dedicati allo studio, la flessibilizzazione e la precarizzazione del mondo del lavoro, le carenze delle politiche nazionali di wel/are. Pur tuttavia è d'uopo sottolineare come il modello educativo più diffuso nelle famiglie italiane tenda a ridurre la spinta all'au­tonomia dei giovani: la presenza di stili educativi tolleranti e collaborativi, l'ampia autonomia concessa ai figli e il ridotto controllo esercitato sul loro tempo libero, le scarse richieste provenienti dai genitori riguardo alla gestione domestica della casa e alla partecipazione alle spese familiari - senza dimenti­care i vantaggi strumentali che oggi i giovani godono vivendo in famiglia e che perderebbero se la lasciassero - possono in parte spiegare la «pigrizia» delle nuove generazioni ad accollarsi gli oneri della vita adulta.

Il confronto con dati analoghi [Buzzi, Cavalli e de Lillo 2002] a quelli qui analizzati mostra una sostanziale stabilità dei fenomenP: se è vero che la richiesta di collaborazione alle faccende domestiche è leggermente aumentata4; emerge d'altro canto una ulteriore apertura e liberalizzazione delle abitudini di ragazzi e ragazze5, anche se per queste ultime gli spazi di libertà restano significativamente più contenuti.

I giovani dunque vivono bene in famiglia e si chiedono: perché uscirne? La permanenza nella casa dei genitori appare razionalmente giustificata, ma è compito della società, e della famiglia in primis, dare loro stimoli e opportunità in modo da

3 Si riscontra una sostanziale conferma rispetto all'indagine dell'Istituto lARD del 2000 [Buzzi, Cavalli e de Lilla 2002] della scarsa richiesta di un contributo al bilancio familiare da parte dei figli, anche se lavorano stabil­mente.

4 Si riduce la mancata collaborazione dei figli ovvero si palesa un aumento, seppur modesto, delle richieste dei genitori di un loro impegno, quanto meno saltuario, nel fare la spesa, nel cucinare e nel fare le pulizie; la tendenza ad una maggiore partecipazione dei giovani riguarda anche l'ambito delle incombenze burocratiche e la gestione degli spazi personali (mettere in ordine la propria stanza) .

5 Aumentano i gradi di libertà che i giovani godono in famiglia sia nell'uso degli spazi domestici (organizzare feste e ospitare amici ma anche trascorrere momenti di intimità con il partner) sia nelle relazioni esterne; si riducono ulteriormente i vincoli e i divieti imposti sugli orari del rientro serale.

121

Page 124: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

rendere possibile, e nello stesso tempo apprezzabile, l'autonomia e la costruzione di uno spazio fisico e mentale indipendente. È importante contrapporsi al perdurare della condizione ado­lescenziale che oggi tende ad estendersi oltre i limiti dell'età matura, altrimenti si offre un pessimo servizio, oltre che alla società nel suo insieme, ai giovani stessi che inevitabilmente rischiano la frustrazione per l'incapacità di perseguire obiettivi di indipendenza, spesso repressi da una strumentalità sterile e povera di prospettive.

122

Page 125: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SESTO

LE GIOVANI COPPIE

l . Modelli di costituzione della coppia e scelte procreative

In tutti i Paesi europei si è assistito, negli ultimi decenni, ad una contrazione dei quozienti di nuzialità e ad una posti­cipazione dei matrimoni, ma diversi sono stati gli effetti di questi mutamenti: un forte incremento di coppie di fatto, di singleness o di convivenze tra amici nei Paesi del Centro e del Nord Europa; un progressivo protrarsi della permanenza dei giovani nella famiglia di origine nei Paesi mediterranei e, in particolare, in Italia [De Sandre et al. 1999; Buzzi, Cavalli e de Lilla 2002; Barbagli et al. 2004; Angeli et al. 2004; Facchini e Villa 2005] . Confermano la specificità del nostro modello anche i dati di questa ricerca: vivono nella famiglia di origine oltre i due terzi degli intervistati; in coppia poco più di un quarto, con amici o da soli meno del 2% e del 3 % . Vale a dire che, tuttora, l'uscita dalla famiglia di origine tende a sovrapporsi con la costituzione della coppia e che solo in pochi casi, spesso a seguito di un'emigrazione verso le grandi città o le regioni del Nord, si sperimenta l'abitare da soli o con amici.

Consistenti le differenze a seconda della classe di età e del genere: vive in un rapporto di coppia il 3 ,6% dei ragazzi e il 13 % delle ragazze tra i 2 1 e i 24 anni, rispettivamente il 16% e il 34 ,4 % tra i 25 e i 29; il 47,8% e il 66% tra i 30 e i 3 5 anni. Lo scarto tra i dati maschili e quelli femminili ricalca quelli normalmente osservati e rimanda alla struttura per età della coppia, ovvero al fatto che la donna è mediamente di tre anni più giovane del partner.

Forte è il ruolo giocato dal contesto territoriale e, soprat­tutto, dalle caratteristiche socio-culturali. Nelle regioni set­tentrionali, nei contesti urbani e soprattutto tra quanti hanno un elevato livello di scolarità aumenta l'età a cui si forma la

123

Page 126: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6 . 1 . Percentuale di giovani che vivono in coppia per età, sesso e livello di istruzione

Classe di età Maschi Femmine Basso Medio Alto

18-20 anni 0,6 0,5 0,7 2 1 -24 anni 3 ,6 13,0 22,8 5,1 25-29 anni 16,0 34,4 41 ,0 24,4 12,8 30-34 anni 47,8 66,0 64,9 53 ,2 54,8

TAB. 6.2. Percentuale di giovani che hanno almeno un figlio per età, sesso e livello di istruzione

Classe di età Maschi Femmine Basso Medio Alto

18-20 anni 0,5 0,4 21 -24 anni 2,2 6,3 14,9 1 ,8 25-29 anni 9,3 2 1 ,6 32,8 14,1 2,9 30-34 anni 28,5 50,3 5 1 ,3 37,7 28,6

coppia e diventa quindi meno consistente la percentuale di coniugati o di conviventi. Ad esempio, tra i 25 e i 29 anni vive in coppia il 40% di quanti hanno al massimo la licenza media, quasi un quarto dei diplomati, poco più del 10% dei laureati; lo scarto si attenua, pur rimanendo consistente, nella classe di età successiva, nella quale i valori passano rispettivamente al 66% e al 53 -55 % (tab. 6 . 1 ) .

Se è posticipata l'età alla quale s i costituiscono le coppie, ancor più posticipate sono le scelte procreative: la percentuale di chi ha almeno un figlio è pari, rispettivamente per uomini e donne, al 2 ,2 % e al 6,3 % tra quanti hanno 2 1 -24 anni, al 9,3 % e al 2 1 ,6% tra chi ne ha 25-29, al 28,5 % e al 50,3 % tra chi ne ha 3 0-34. Ancor più consistenti sono, in questo caso, le differenze a seconda del livello di scolarità: tra i 25 e i 29 anni ha almeno un figlio il 32,8% di quanti hanno al massimo la licenza media, il 14,2% dei diplomati e il 2 ,9% dei laureati; nella classe di età successiva i valori passano rispettivamente al 5 1 ,3 % , al 37 ,7 % e al 28,6% (tab. 6.2 ) .

In questo quadro, caratterizzato soprattutto dall'accentuarsi della contrazione e dalla posticipazione delle scelte nuziali e procreative, si possono cogliere alcuni, anche se piccoli, segnali di mutamento.

Il primo è costituito dall'aumento di giovani che hanno già concluso una precedente esperienza coniugale: nell'indagine

124

Page 127: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

precedente tale fenomeno riguardava il 5,7 % [Sartori 2002, 195 ] , attualmente riguarda 1'8,2 % (il 6,7 % degli uomini, il 9% delle donne) . L'incidenza di rapporti cessati è molto maggiore tra quanti non hanno avuto figli, ma non sono pochi i casi di nuclei monogenitoriali. Certo, si tratta di percentuali modeste («non» vive in coppia 1'8,4 % di chi ha un figlio, il 2,5 % di chi ne ha due) , e molto più contenute di quelle rilevate nei Paesi del Centro e del Nord Europa; tuttavia, se si considera la giovane età degli intervistati e la posticipazione in atto delle scelte nuziali e procreative, si può ritenere che, nel prossimo futuro, l'instabilità coniugale e le famiglie monogenitoriali siano destinate ad aumentare, diventando, specie nei contesti urbani del Nord, un fenomeno di notevole rilievo, con il quale dovranno sempre più confrontarsi le politiche sociali [Ruspini 2000] .

n secondo mutamento è rappresentato dalla diffusione delle convivenze, che attualmente costituiscono il 20% delle coppie, contro il 10% rilevato nell'indagine precedente [Sartori 2002, 1 95] . Le coppie di fatto sono più diffuse nelle grandi città, nelle regioni del Nord, tra quanti hanno più elevati livelli di scolarità, tra quelle di recente costituzione: la loro incidenza è pari al 28% tra le coppie che si sono costituite da meno di tre anni, ma al 10% tra quelle costituitesi da 4-7 anni, e al 3 % di quelle costituitesi da almeno otto anni. Ancor più consistente è la relazione con la presenza o meno di figli: la percentuale di coppie con almeno un figlio sale dal 2 1 ,5 % delle coppie con vi­venti al 7 1 ,7 % delle coppie sposate, quella di chi ne ha almeno due dal 4 ,2 % al 33 ,3 % 1 (tab. 6.3 ) . La relazione tra matrimonio e presenza di figli permane anche a parità di durata della vita

1 Per cogliere il peso specifico giocato da tali fattori sulla convivenza si è costruito un modello di analisi multivariata, a partire dalle variabili relative al contesto territoriale (Nord/Sud), alla dimensione demografica del comune di residenza (inferiore o superiore ai 100.000 abitanti); alla classe di età (inferiore o superiore ai trenta anni), alla durata del rapporto di convivenza (inferiore o superiore ai tre anni), alla mancanza o alla presenza di figli, al titolo di studio (laurea o meno, alla condizione professionale della donna (inserita o meno nel mercato del lavoro). Tale modello evidenzia che, a parità di tutte le altre condizioni, la probabilità di convivere aumenta quattro volte tra le coppie senza figli, due volte tra quelle che risiedono nelle regioni centro­settentrionali, del 30% tra chi vive nelle grandi città, tra le coppie di recente costituzione e tra i laureati.

125

Page 128: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.3. Percentuale di giovani che hanno almeno un figlio per tipologia di con-vwenza

Numero di figli Coniugati Conviventi Totale

No 29,2 76,6 82,9 l 37,2 17,2 9,4 2 29,2 5 ,5 6,7 3 3 ,9 0,7 0,9 4 0,5 0,1

di coppia: ha almeno un figlio quasi la metà di chi è sposato da meno di tre anni, quasi il 75 % di chi è sposato da 4-5 anni, quasi il 90% di chi ha un matrimonio più sedimentato; tra i conviventi questi valori scendono rispettivamente al 15 % , al 40% e al 45 % . Del resto, tra i coniugati, appare più diffusa anche la determinazione ad avere figli nei prossimi cinque anni: tra quanti non ne hanno ancora avuti, lo ritengono «sicuro» oltre il 40%, contro meno di un quarto dei conviventi; improbabile o da escludere il 2 % contro oltre il 20%.

Complessivamente, se s i considera che circa il 10% delle coppie coniugate ha convissuto col partner prima del matri­monio, si può ritenere che la convivenza tenda a configurarsi sempre più spesso come una modalità iniziale di costituzione della coppia, come una sorta di matrimonio di «prova», che solo se superata positivamente dà luogo ad una sua formalizzazione e a decisioni procreative.

Nello stesso tempo, i dati da un lato evidenziano un allen­tamento temporale tra matrimonio e procreazione, dall'altro sembrano testimoniare la permanenza tra quanti formano coppie strutturate, specie se coniugati, di un modello pro­creativo centrato su due· figli . La diffusione di questo modello, confermata anche dalle risposte sul numero complessivo di figli che si ipotizza di avere, non implica, ovviamente, che esso sarà poi concretamente attuato: sugli effettivi comportamenti procreativi giocano infatti i modi con cui si dipanano i rapporti di coppia, i percorsi lavorativi, le condizioni economiche e la stessa capacità «biologica», ossia fattori che non sono facil­mente prevedibili dai soggetti, specie nelle fasi iniziali del loro rapporto di coppia. Tuttavia, se si intrecciano i dati sulle scelte procreative con quelle attinenti la costituzione dei nuovi nuclei familiari, si può ritenere che i minori tassi di natalità italiani

126

Page 129: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

rispetto a quelli degli altri Paesi europei siano riconducibili più allo specifico decremento di soggetti che formano coppie strutturate e che hanno «almeno» un figlio, che ad una radicale affermazione del modello di figlio «unico»; tale modello si sta indubbiamente espandendo, ma comunque sembra rimanere minoritario [Barbagli et al. 2004] .

Le coppie di fatto s i differenziano da quelle coniugate, oltre che per la presenza di figli e alcune caratteristiche sociali o di contesto, per altri due aspetti.

n primo è costituito dalla scansione che ha segnato il passaggio tra il vivere nella famiglia di origine e la costituzione della coppia: rispetto ai coniugati, i conviventi hanno più spesso sperimentato il vivere da soli o con amici (circa il 22% e il 10%, contro il 18% e il 3 % dei coniugati) , e ciò ha reso presumibilmente meno problematico un graduale slittamento dal rapporto di coppia alla convivenza. Da questo punto di vista, si può ritenere che la modesta diffusione delle coppie di fatto tra i giovani italiani sia anche collegata alla loro minor sperimentazione di percorsi segnati dall'autonomia dalla famiglia di origine, per quanto riguarda sia la capacità di gestirsi nella propria quotidianità, sia il controllo parentale sui propri comportamenti [Mazzocchetti e Scalone 2003 ] .

Il secondo aspetto riguarda i supporti ricevuti dalle fami­glie di origine al momento della costituzione del nucleo: tra i coniugati aumentano infatti quanti hanno avuto sia il consenso dei genitori (96,2 % contro 1'8 1 ,7 % dei conviventi) , sia aiuti economici (il 62, l % contro il 44,4%) , sia la disponibilità di una casa di proprietà (il 33 ,8% contro il 29,6%) . I dati evidenziano quindi come costituzione della nuova coppia e matrimonio sia­no, di norma, fortemente condivisi dall'intero nucleo familiare: da un lato i genitori difficilmente si oppongano alle scelte dei figli, dall'altro i figli costituiscono un proprio nucleo solo se c'è un'accettazione, e forse anche un sostegno economico, da parte delle famiglie di origine [Sgritta 2002] . Questi dati confermano la pervasività di un modello di relazioni tra le generazioni im­prontato alla non-conflittualità [Facchini 2002] e suggeriscono che a rallentare la diffusione delle convivenze non sia tanto una scarsa propensione dei giovani (anche tra i coniugati, i contrari sono solo il 25 %) , quanto una ridotta accettazione da parte dei loro genitori. I dati suggeriscono quindi che un eventuale

127

Page 130: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

cambiamento a riguardo da parte delle generazioni tardo-adulte potrebbe comportare, nei prossimi anni, un incremento anche notevole di tale fenomeno.

Quello che però più importa sottolineare è che, anche in Italia, comincia a delinearsi una pluralità di modelli di costi­tuzione delle nuove famiglie e di inanellamento degli eventi cruciali: uscita dalla famiglia di origine; matrimonio; convivenza; concepimento dei figli. Al modello «tradizionale», che continua comunque ad essere il più diffuso e che è caratterizzato da una simultaneità dei passaggi, si affiancano altri due modelli nei quali tali passaggi si autonomizzano e diventano tenden­zialmente distanti uno dall'altro: nel primo la convivenza si pone come una fase transitoria, che sfocia, specie in presenza di progetti procreativi, nel matrimonio; nel secondo la convi­venza si configura come un modello stabile della coppia, che permane anche in presenza di figli.

Questi ultimi due modelli, che avvicinano, pur se in misu­ra molto attenuata, i giovani italiani a quelli degli altri Paesi europei, coinvolgono soprattutto i soggetti più scolarizzati, le donne inserite nel mercato del lavoro, quanti vivono nelle re­gioni settentrionali e nei grandi centri urbani: insomma coloro che sono maggiormente coinvolti nei processi di laicizzazione e di complessiva modernizzazione dei comportamenti privati e dei modelli di identità [Giddens 1991 ; lnglehart 1 997 ; Bau­man 2002] .

2 . La struttura sociale della coppia

Altrettanto caratterizzata da un mix di mutamento e di tra­dizione è la struttura sociale della coppia, ovvero la collocazione lavorativa dei partner e le loro caratteristiche sociali.

Anzitutto, i dati rilevano il permanere, a fianco di una tipologia maggioritaria che vede entrambi i partner inseriti nel mercato del lavoro (pari al 56,8%) , di tipologie nelle quali solo l'uomo è collocato nel mercato del lavoro e la donna è casalinga (27 % dei casi) o disoccupata ( 13 %) . A conferma della centralità che ha nel nostro modello culturale l'apporto maschile nella produzione del reddito familiare, sono invece decisamente poco numerose, e costituite soprattutto dalle coppie

128

Page 131: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.4. Struttura occupazionale della coppia per ripartizione geografica (valori percentuali)

Tipologia familiare Nord Centro Sud e Isole Totale

Entrambi occupati 75,0 69,0 30,1 56,8 Occupato + casalinga 17 , l 18,3 42,6 27,0 Casalinga + disoccupato 0,3 4,5 1 ,9 Occupato + disoccupata 7,6 12,7 19,4 13,0 Entrambi disoccupati 3 ,5 1 ,3

Base = 755.

più giovani, spesso non coniugate, le situazioni nelle quali è l'uomo a non essere inserito nel mondo del lavoro, in quanto disoccupato o studente (meno del 5 %) .

La diffusione di queste tipologie è profondamente diffe­renziata a seconda del contesto territoriale in cui si vive, delle caratteristiche sociali dei partner e della presenza o meno di figli. Come rilevano tutte le ricerche, il modello «a doppia partecipazione» [Villa 2004] è largamente maggioritario nelle regioni del Centro Nord (oltre i tre quarti delle coppie) , mino­ritario in quelle del Sud, nelle quali si attesta attorno al 30%; in queste regioni sono invece molto diffuse sia le coppie in cui solo l'uomo è occupato e la donna è casalinga (42 ,6%) sia quelle nelle quali almeno uno dei partner, di solito la donna, è in cerca di lavoro (27,4% ) (tab. 6.4 ) .

Nello stesso tempo, il modello a doppia partecipazione è più frequente tra le coppie senza figli e soprattutto tra le laureate, confermando il ruolo cruciale giocato da un'elevata scolarità sull'inserimento lavorativo delle donne adulte. Come è stato più volte sottolineato [Bianco 1997 ; Cavalli e Facchini 2001 ] , per le donne un'elevata scolarità, da un lato, comporta inserimenti professionali caratterizzati, oltre che da redditi più elevati, da orari di lavoro contenuti, dall'altro è un indicatore di modelli di identità maggiormente improntati all'auto realiz­zazione attraverso il lavoro. Ne deriva che per le diplomate e, ancor più, per le laureate la permanenza nel mercato del lavoro anche dopo il matrimonio e la nascita di figli è non solo più vantaggiosa in termini di costi-benefici economici, ma anche più congruente con il modello di identità fatto proprio.

In realtà, il ruolo giocato per le donne dalla scolarità e dalla presenza di figli si attenua nelle regioni centro-settentrio-

129

Page 132: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.5. Incidenza del modello a <<doppia partecipazione» per ripartizione geografica, livello di scolarità della donna e presenza di figli (valori percentuali)

Livello scolarità Presenza o meno di figli Nord-Centro Sud

Alto Nessun figlio 80,0 83,3 Almeno un figlio 75,0 80,0

Medio Nessun figlio 78,3 4 1 ,2 Almeno un figlio 7 1 ,3 35,5

Basso Nessun figlio 68,2 40,0 Almeno un figlio 56,4 14,3

Base = 755.

nali, nelle quali questo modello prevale anche in presenza di figli e di livelli di scolarità modesti, si accentua nelle regioni meridionali, nelle quali la bassa scolarità unita alla presenza di figli comporta ben raramente una permanenza nel mercato del lavoro. Se calcoliamo l'incidenza del modello «a doppia partecipazione» tenendo conto sia della regione di residenza che del livello di scolarità della donna e della presenza o meno di figli, si passa da oltre 1'80% delle donne laureate del Centro Nord senza figli, a meno del 15% di quelle che assommano una scolarità modesta al vivere in una regione del Sud e all'aver figli . Vale a dire che la problematicità occupazionale delle re­gioni meridionali è talmente elevata, specie per le donne con una bassa qualificazione, da tradursi oltre che in un'esplicita disoccupazione, nella rinuncia a cercare un'occupazione [Rey­neri 2002] . A questa problematicità si cumula poi, per quelle che hanno figli, la ridotta presenza di servizi socio-educativi pubblici per l'infanzia e la conseguente necessità di ricorrere al mercato privato della cura, i cui costi costituiscono un ul­teriore disincentivo per chi percepirebbe redditi comunque modesti (tab. 6.5 ) .

Se i l ridotto inserimento delle donne coniugate, specie con figli, nel mercato del lavoro si configura come un tratto «tradizionale» del modello di coppia, sono invece innovativi i dati sulla omogamia sociale. Certo le situazioni più frequenti (tab. 6.6) sono quelle che vedono una forte omogeneità tra i partner (nel 52,8% dei casi il livello di scolarità è lo stesso, nel 28,2 % contiguo) , tuttavia sono più numerosi i casi in cui è la donna ad avere un titolo di studio più elevato di quelli speculari (il 19,8% contro il 13 , 1 % ) [Bernardi 2002] .

130

Page 133: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 6.6. Struttura del titolo di studio dei partner (percentuali totali)

Elementare Inferiore Superiore Superiore Laurea Totale (2-3 anni) (4·5 anni)

Elementare 0,8 2,2 0,4 0,4 3 ,8 Inferiore 1 ,4 18,1 2 ,9 6,6 0,9 30,1 Superiore (2·3 anni) 0,1 3 ,5 2 , 1 4,4 0,1 10,3 Superiore (4·5 anni) 7,2 4,2 2 1 , 1 5 ,7 38,5 Laurea 1 ,0 0,6 3 ,9 1 1 ,6 17,3

Totale 2,3 32,0 10,2 36,5 18,4 100,0

Base = 756.

L'omogamia si stempera però se si considerano le specifi­che professioni svolte, non solo per la consistente incidenza di casalinghe o disoccupate, ma anche a causa dei differenti percorsi lavorativi di uomini e donne. Con questo ci riferia­mo al fatto che la strutturazione del mercato del lavoro vede, a fronte di una frastagliata collocazione professionale degli uomini, una forte concentrazione delle donne nelle posizioni impiegatizie. Ne consegue che se nel 44 % delle coppie in cui entrambi sono occupati i partner hanno la stessa collocazione lavorativa, frequenti sono anche situazioni nelle quali essi han­no posizioni sociali differenti: si tratta soprattutto di coppie in cui la donna è impiegata e l'uomo ha o una collocazione sociale elevata (dirigente, imprenditore o libero professionista), o svolge un lavoro operaio o autonomo, oppure di coppie in cui la donna ha una collocazione operaia, l'uomo un lavoro autonomo (tab. 6.7 ) .

Come noto, non necessariamente le professioni impiegatizie determinano redditi più elevati di quelle operaie o del lavoro autonomo; non necessariamente quindi le donne, pur avendo titoli di studio o collocazione sociale sostanzialmente analoghi o formalmente superiori a quelli del partner hanno redditi più elevati , o anche solo analoghi. Tuttavia, è presumibile che, in una quota crescente di coppie, ciò si verifichi; in ogni caso, è improbabile che l'uguaglianza dei livelli di scolarità, o, ancor più, il «vantaggio» femminile non intacchino i «tradizionali» contratti di genere [Pateman 1997 ; Bimbi e La Mendola 1999] , comportando processi di riassestamento nei rapporti di coppia.

13 1

Page 134: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6. 7. Posizione sociale della donna per posizione sociale dell'uomo (percentuali totali)

Posizione sociale Superiore Impiegatizia Autonoma Operaia Totale della donna e assim.

Superiore 5,8 1 ,2 1 ,2 8,1 Impiegatizia 6,6 10,1 8,1 8,9 33,7 Autonoma 2,7 1 ,6 3 ,1 5,0 12,4 Operaia e assimilata 5,8 5,4 8 ,1 26,4 45,7

Totale 20,9 18,2 20,5 40,3 100,0

Base = 755.

Questo, soprattutto, se si considera che per le donne un'elevata scolarità tende a comportare un modello culturale improntato a ruoli paritari, per quanto riguarda sia la suddivisione dei compiti domestici e di cura, sia i complessivi processi decisio­nali [Leccar di 2002a] .

Infine, la differenza delle collocazioni lavorative implica che nella coppia siano presenti modelli culturali e di appartenenza difformi: la diffusione di un modello a doppia partecipazione lavorativa può quindi implicare la diffusione di un modello a doppia collocazione politico-sociale, con effetti estremamente rilevanti sulle dinamiche di coppia e sulle stesse identità dei soggetti.

Nelle pagine precedenti si è scritto che il modello «a doppia partecipazione» è fortemente collegato con il livello di scolarità della donna. Possiamo qui completare l'analisi rimarcando che, stante l'o m o gamia per titolo di studio e la relazione esistente tra livello di scolarità e collocazione lavorativa, tale modello è presente soprattutto nelle coppie in cui l'uomo ha una colloca­zione sociale elevata, mentre declina nelle coppie in cui l'uomo è operaio o lavoratore autonomo (sono «occupate» quasi il 90% delle mogli o conviventi di chi ha una posizione lavorativa «superiore», oltre i due terzi degli impiegati, poco più della metà degli operai e dei lavoratori autonomi) . Il costituirsi della coppia tende quindi ad accentuare le differenze economiche tra i soggetti, in quanto di norma comporta la presenza di due redditi di importo medio-alto per i ceti elevati; di un unico reddito, di importo medio-basso, nei ceti più modesti.

132

Page 135: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . La divisione dei ruoli nella coppia

Se modalità di costituzione e struttura della coppia evi­denziano un intreccio di mutamento e di tradizione, altret­tanto articolata appare la situazione per quel che riguarda la suddivisione del lavoro domestico e di cura. Nella gran parte dei casi, tali compiti risultano tuttora di pertinenza femminile: sono infatti le donne a svolgere prevalentemente compiti quali cucinare, riassettare la cucina, lavare e stirare i vestiti, pulire la casa2• Collaborazioni sistematiche o comunque divisioni paritarie sonò presenti solo per la spesa, per la gestione dei risparmi e per il pagamento delle bollette, mentre a titolarità maschile sono le piccole riparazioni e la «gestione» di auto e moto (tab. 6.8) .

Più consistente il coinvolgimento maschile nella cura dei figli. Le attività nelle quali si evidenzia maggiormente una collaborazione tra i genitori sono quelle di mettere i bambini a letto, farli giocare e gestirne il tempo libero; continua ad essere invece a prevalente titolarità femminile il lavoro di cura materiale: preparare i pasti, vestire i bambini, portarli a scuola o accudirli in caso di malattia (tab. 6.9) .

La sostanziale titolarità femminile delle incombenze dome­stiche e, pur se in misura meno marcata, nella cura dei figli, permane anche nei casi in cui la donna abbia una propria collocazione professionale. Anche in presenza di un apporto femminile al reddito familiare, l'apporto maschile alle attività familiari continua ad essere circoscritto a compiti che si carat­terizzano o per la loro saltuarietà (come le piccole riparazioni) , o in quanto implicano una dimensione Iudica e di «autorea­lizzazione» [Maffioli e Sabbadini 1999] . Certo, in questi casi, aumenta sia la collaborazione tra i partner, sia il ricorso ad aiuti esterni, ma si tratta appunto di «aiuti» (forniti dalle famiglie di origine nelle fasce meno secolarizzate; di persone retribuite nelle fasce più secolarizzate) , che non intaccano la sostanziale responsabilità femminile in questi ambiti. Il passaggio da un

2 La titolarità femminile emerge sia dalle risposte date dalle donne, sia da quelle date dai partner, ma, come rilevato in molte ricerche [Santi 2003 ] , l e prime tendono a d accentuarla ulteriormente, i secondi a ridimensionarla, dichiarando, più frequentemente, collaborazioni paritarie.

133

Page 136: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 6.8. Titolarità dei compiti domestici e familiari. Percentuali di riga (coppie)

Compiti Marito/ Moglie/ Entrambi convivente convivente

Andare a fare la spesa 8,8 5 1 ,7 40,6 Cucinare 8 ,1 79,2 13,9 Stirare 2 , 1 83,5 3 ,2 Fare le pulizie 2 ,1 75 ,1 17,6 Lavare i piatti! occuparsi della lavastoviglie 3 ,5 69,6 24,8 Occuparsi del lavaggio della biancheria/ abiti 2,1 88,4 7 ,5 Occuparsi dell'auto/moto (lavaggio, revi- 79,2 7,8 12,4 sione . . . ) Gestire il risparmio/investimenti 28,5 17 , 1 52,7 Andare a pagare tasse, Ici, bollette, ca-noni . . . 36,4 35,0 27,9 Compiere piccole riparazioni in casa 80,4 6,3 10,4

Base = 756/760.

Nota: I valori riportati nelle prime due colonne sono quelli corrispondenti alle modalità di risposta <<faccio prevalentemente io» date rispettivamente da uomini e donne; il valore della terza colonna corrisponde invece alla media del dato maschile e femminile per la risposta <<insieme>>. Questa precisazione è necessaria proprio perché sia gli uomini che le donne tendono a sovrastimare il contributo del loro impegno e ci è sembrato opportuno cogliere il vissuto individuale di tale impegno. Il complemento a 100 dei valori percentuali è dovuto alle mancate risposte.

TAB. 6.9. Titolarità dei compiti di cura dei bambini. Percentuali di riga (coppie)

Compiti Marito/ Moglie/ convivente convivente

Dar da mangiare e altri bisogni primari 2,4 69,6 Mettere a letto 7 ,2 47,5 Accompagnare al nido, scuola materna o elementare* 9,3 50,5 Organizzare le attività del tempo libero (attività sportive, feste . . . ) 20,0 48,4 Giocare 7 ,2 2 1 ,2 Accompagnare alle visite mediche 3 ,6 52,0 Fare gli acquisti (biancheria, abiti, gio-chi . . . ) 0,6 57,4 Accudire i figli quando sono ammalati 0,6 56,3 Occuparsi dei figli durante le vacanze scolastiche** 0,9 40,2 Andare a parlare con gli insegnanti** 0,8 59,6 Seguire nei compiti*** 6,2 63 ,8

Base = 463-492; * bàse = 424; ** base = 3 18-396; *** base = 156.

Nota: Si veda la nota alla tabella 6.8.

134

Entrambi

26,1 45, 1

30,8

50,8 68,6 45,7

40,6 39,0

5 1 ,8 33 ,3 30,1

Page 137: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

modello centrato sulla divisione dei compiti, con l'uomo bread­winner e la donna responsabile delle attività domestiche e di cura, ad un modello in cui una quota crescente di donne occupa una parte consistente del proprio tempo per la produzione di reddito non sembra dunque aver scalfito la «tradizionale» centralità femminile nel campo dei lavori familiari, ma averne solo ridimensionato la portata [Sartori 2002; Facchini 2003 ; ISTAT 2005] .

In questo quadro, il maggior coinvolgimento dei mari­ti/ conviventi nella cura dei figli sembra rimandare, oltre che all'intento di supportare la partner, ad un mutamento dei loro modelli di identità e ad un maggior interesse verso la dimensione affettiva e relazionale [Di Giulio e Carrozza 2003 ] . Tuttora, l 'organizzazione del tempo e la rilevanza rivestita dalle due diverse componenti di produzione del reddito e di riproduzione sociale risultano dunque tra gli aspetti maggiormente sessuati della vita quotidiana o, più correttamente, gli ambiti forse più rilevanti per la definizione delle identità di «genere» [Piccone Stella e Saraceno 1 996] .

Questa duplicità dei modelli maschili e femminili di allo­cazione del tempo comporta che essa sia l'ambito in cui più frequentemente si colgono tensioni tra i partner. Se per gli altri indagati (le amicizie, il modo di trascorrere il tempo libero, i rapporti con le famiglie di origine, la gestione economica delle risorse familiari, le decisioni relative alla procreazione) la grande maggioranza di chi vive in coppia dichiara un «to­tale» o sostanziale accordo con il partner, per quanto riguarda l 'organizzazione del tempo e la ripartizione nella coppia delle incombenze familiari il quadro risulta più critico. Per questi ambiti, i disaccordi salgono al 15-20% (contro valori media­mente attorno al 5 - 10%) , gli accordi «totali» scendono al 40% (contro valori mediamente pari al 55 %) . Inoltre, mentre per gli altri ambiti la struttura delle risposte è molto simile per uomini e donne, in questo caso le donne segnalano più spesso disaccordi (quasi il 25 % contro il 10% degli uomini) e meno frequentemente accordi totali (poco più di un terzo contro quasi la metà) .

Diverse le considerazioni suggerite da questi andamenti. La prima è che l'intreccio tra elementi di continuità e di

mutamento nella vita di coppia tende a comportare un ere-

135

Page 138: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

scente sovraccarico di responsabilità delle donne adulte: il loro inserimento nel mercato del lavoro sembra essersi tradotto, più che in una rinegoziazione dei ruoli familiari, in una consistente saturazione del loro tempo, sia rispetto ai loro partner, sia rispetto alle donne «casalinghe».

La seconda è che se sono i modelli culturali a definire i modi con cui i soggetti ripartiscono il loro tempo «produttivo» tra attività remunerate e attività non remunerate, altrettanto oggetto di definizione sociale è il rilievo attribuito alla dimensione della cura (della casa, delle persone) rispetto ad altre dimensioni del vivere sociale, quali il tempo «per sé». Ne consegue che la modestia del disaccordo «dichiarato» dalle giovani donne che vivono in coppia, anche in presenza di un chiaro sovraccarico lavorativo, deve essere letto come il portato di un modello culturale, fortemente diffuso non solo tra gli uomini, ma anche tra le donne, che continua ad enfatizzare il ruolo della cura per le identità femminili [Ruspini 2003 ] .

Infine, lo scarto tra i disaccordi dichiarati da uomini e donne può essere determinato da una minor propensione degli uomini a dichiarare elementi di disaccordo, ma può anche essere un indicatore del fatto che essi tendano a cogliere il conflitto solo se espresso in modo molto esplicito. Questi dati suggeriscono insomma che le giovani coppie non sempre riescono ad espli­citare gli elementi di criticità del loro rapporto, evitando forse, nel breve periodo, il conflitto, ma rendendo anche, in tal modo, più problematica la composizione del disaccordo.

136

Page 139: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PARTE SECONDA

CULTURE E IDENTITÀ GIOVANILI

di Antonio de Lilla, Riccardo Grassi, Silvia Gilardi e Andrea Dipace

Page 140: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 141: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

I VALORI E L'ATTEGGIAMENTO VERSO LA VITA

l . La gerarchia dei valori

Nella letteratura sociologica, e non solo, non c'è discus­sione sul fatto che i valori siano alla base dei comportamenti degli attori, individuali e collettivi. Essi sono i criteri guida che orientano la vita delle persone, i loro atteggiamenti, le loro opinioni, le loro scelte. Assai più controversa è la questione della loro rilevazione empirica 1• N ella storia della ricerca sui valori non solo gli studiosi si sono basati su impostazioni teo­riche differenti, ma hanno anche adottato modalità diverse di operativizzazione di tale concetto e una grande varietà di metodi e tecniche di raccolta e di analisi dei dati2• Tradizionalmente, in tutte le indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile, tra le diverse scelte possibili nella formulazione delle domande si è preferita quella che fa riferimento alle «cose importanti della vita», adottando una forma di attenuazione che ci è par­sa utile per ottenere maggiore spontaneità ed immediatezza nelle risposte. Piuttosto che far ordinare gli item secondo una graduatoria di importanza, si è preferito ricorrere ad una scala tipo Likert e ricostruire a posteriori la graduatoria.

In tutte le ricerche nelle quali ci si propone di utilizzare delle scale, l'assunto di fondo è che vi sia una dimensione sot­tostante, latente, della quale le risposte degli intervistati sono un indicatore più o meno espressivo. Nel caso delle rilevazioni sui valori, le dimensioni sottostanti sono certamente più di

1 Per un maggiore approfondimento di tali questioni si veda de Lillo [2006] , che è anche una prima e parziale versione del presente capitolo.

2 Per una rassegna piuttosto aggiornata ed estesa sulle questioni teoriche e metodologiche che si dibattono intorno al tema dei valori, si veda Hitlin e Piliavin [2004] .

139

Page 142: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

una. È per questo motivo che si utilizzano tecniche di analisi multivariata, dal momento che il semplice ordinamento basato sulle sole frequenze di risposta dice, come vedremo, assai poco. Su questi assunti di base e su altri che verranno dichiarati più avanti nel corso della trattazione, sono state impostate sia la rilevazione sia l'analisi dei risultati.

Nella tabella 1 . 1 è riportata la gerarchia delle cose importanti della vita3 • Al primo posto troviamo la salute, introdotta per la prima volta in questa rilevazione. Nulla, quindi, può dirsi in termini comparativi circa la posizione di questo item rispetto alla famiglia, che ha sempre occupato il primo posto. A parte questa differenza, nella struttura complessiva la graduatoria della rilevazione del 2004 non si discosta molto da quella del­l'indagine nazionale dell'Istituto IARD di quattro anni prima [de Lillo 2002] , se non nel senso che le tendenze allora rilevate si vanno confermando. Crescente attenzione verso le aree della socialità ristretta (famiglia, amore, amicizia), diminuzione del ruolo del lavoro nella scala delle priorità, scarso interesse verso l'attività politica e, più in generale, verso l'impegno sociale e la vita collettiva. Più oltre analizzeremo con maggiore dettaglio le variazioni temporali, non solo come confronto tra le graduatorie raccolte nel corso delle varie rilevazioni, ma anche nelle relazioni reciproche che le diverse aree valoriali manifestano tra loro. Il puro confronto tra le singole graduatorie distinte secondo le usuali variabili di base, se pure mostra alcune differenze, non modifica la struttura di fondo delle graduatorie stesse4•

Più illuminante è, invece, analizzare l'influenza che su cia­scun item esercitano alcuni tra i principali fattori rispetto ai quali solitamente si articola la variabilità delle risposte: il genere, l'età ed il capitale culturale. È superfluo giustificare la scelta

3 L'ordinamento è stato costruito in base alla percentuale di risposte «molto importante» ottenuta da ciascun item. Il campione complessivo è di 2 . 151 soggetti. Dal calcolo delle percentuali della tabella 1 . 1 sono state escluse le non risposte. L'ultima colonna riporta il totale delle risposte valide per ciascun item.

4 Ci è parso inutile riportare le graduatorie distinte secondo le classi di età, il genere ed altre variabili di sfondo. I tau di Kendall (cioè i coefficienti che misurano la correlazione tra ordinamenti) calcolati su tali graduatorie non danno valori statisticamente significativi; quindi si può affermare che gli ordinamenti sono simili, tranne piccole differenze imputabili a fattori casuali.

140

Page 143: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. l. l . Aspetti della vita secondo l'ordine di importanza (valori percentuali)

Quanto considera importanti Per niente o Abbastanza Molto N = 100 per la sua vita le cose di questo poco importante importante elenco? importante

La salute 0,5 7,6 91 ,9 2 . 140 La famiglia 0,7 12,8 86,5 2. 145 La pace 2,0 17,8 80,2 2 .134 La libertà 2 , 1 18,3 79,6 2 . 143 L'amore 2,4 2 1 ,6 76,0 2 . 133 Le amicizie 2,7 23 ,0 74,3 2.138 L'istruzione 4,0 27,8 68,1 2 .138 Il lavoro 2,6 30,2 67,2 2. 125 La democrazia 5 ,9 28,0 66,1 2.109 L' autorealizzazione 4,6 3 1 ,3 64,1 2. 125 Il rispetto delle regole 5 ,0 37,7 57,3 2 . 134 La sicurezza e l'ordine pubblico 7 ,3 40,5 52,2 2. 128 Il tempo libero 6,7 41 ,8 5 1 ,5 2. 140 La solidarietà 9,5 43,3 47,2 2.135 Gli interessi culturali 13 , 1 44, 1 42,7 2 . 134 Il divertimento 6,2 52,0 41 ,8 2.137 Il benessere economico 6,5 54,4 39,2 2 . 136 Lo sport 25,1 40,0 34,9 2 .138 L'impegno sociale 2 1 ,3 50,1 28,6 2 . 127 Il fare carriera 29,5 43,4 27,1 2 . 1 1 8 L a patria 30,0 44,3 25,7 2.075 Il guadagnare molto 22,6 5 1 ,8 25,6 2. 124 La religione 4 1 , 1 37,2 2 1 ,7 2 . 1 1 9 I l prestigio sociale 40,3 42,3 17,4 2.104 L'attività politica 73,8 20,0 6,2 2.089

del genere, dal momento che si tratta di una delle principali fonti di disuguaglianza sociale. In uno studio sui valori occor­re capire in che misura le disuguaglianze tra uomini e donne ancor oggi esistenti, sia sul piano della vita materiale sia su quello culturale, influiscono sui modi di pensare dei singoli e sui principi fondanti le scelte, gli atteggiamenti, gli stili di vita. In uno studio sulla popolazione giovanile, tuttavia, l'età ha una duplice valenza: evolutiva e generazionale. Un'indagine cross­section come quella qui presentata non consente di distinguere tra le due fonti di variazione e quindi ci limiteremo a registrare le differenze riscontrabili tra i diversi gruppi di età.

Qualche spiegazione in più richiede la scelta dell'indicatore «capitale culturale». È quasi un'affermazione di senso comune sostenere che le disuguaglianze sociali, economiche e culturali sono ancor oggi, e in particolare nel nostro Paese, un potente

14 1

Page 144: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fattore che influisce non solo sulle condizioni della vita mate­riale e sugli stili di vita, ma anche sulle capacità progettuali dei singoli, sulle loro opportunità formative, sulle visioni del mondo e perfino sulle preferenze culturali5. L'operativizzazione delle condizioni sociali, economiche e culturali mediante un indice sintetico complessivo è pressoché irrealizzabile. È necessario quindi ricorrere a delle variabili proxy che siano il più possi­bile espressive di tali condizioni. Va inoltre tenuto conto che, trattandosi di fasce giovanili della popolazione, occorre fare riferimento, per motivi sia teorici sia empirici, alla famiglia di origine, piuttosto che alle caratteristiche dell'intervistato stesso. La pratica della ricerca ha mostrato che una buona proxy delle condizioni sociali è un indice che combini il titolo di studio di entrambi i genitori e che viene solitamente chiamato «capitale culturale»6. Un indicatore della classe sociale, in senso stretto, dovrebbe basarsi sull'occupazione dei genitori. La sola occu­pazione, tuttavia, è legata in modo molto labile alla posizione di classe, così come normalmente si intende in sociologia ed ha una capacità esplicativa assai minore dell'indice costruito sui titoli di studio7.

Si tratta dunque di stabilire se la variabilità riscontrata tra le diverse modalità di risposta sia imputabile al genere, all'età, al capitale culturale o a combinazioni di questi tre fattori. A tal fine abbiamo quindi condotto un'analisi quadrivariata, prendendo di volta in volta come variabile dipendente ciascuno degli item della tabella 1 . 1 . In via preliminare occorre osser-

5 Per la più completa e recente ricerca sul sistema delle disuguaglianze nel nostro Paese si veda Schizzerotto [2002] . Un lavoro ormai classico sul rapporto tra classe sociale e preferenze culturali è quello di Bourdieu [ 1979] .

6 Il concetto di capitale culturale, così come elaborato dalla teoria, è assai più complesso e non tiene conto solo del titolo di studio dei genitori. L'indicatore che qui usiamo viene chiamato «capitale culturale» solo per comodità espositiva.

7 Come è stato dimostrato [Schizzerotto 2002], il titolo di studio dei genitori è un forte predittore del destino sociale di una persona. D'altra parte, i confini di classe, nel senso tradizionalmente inteso dalla teoria sociologica, sono oggi assai più sfumati di quanto non lo fossero alcune decine di anni fa e, di conseguenza, è assai più complessa la costruzione di un indicatore di classe. La letteratura su questo tema è molto vasta. Basterà citare il lavoro di Rosemary Crompton, che sintetizza assai bene lo stato della questione [Crompton 1998] .

142

Page 145: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

vare che, mentre non esiste correlazione tra l'età ed il genere, né tra quest'ultimo e il capitale culturale, i dati mostrano una correlazione negativa tra l'età e il capitale culturale. Questo risultato è facilmente comprensibile se si tiene conto del fatto che il campione di giovani ha un'età compresa fra i 15 ed i 34 anni e che, per effetto del progressivo aumento della scolarità, i genitori delle fasce di età più giovani hanno un'istruzione in media più elevata dei genitori degli intervistati più anziani. Di conseguenza né l'età, né il capitale culturale possono considerarsi variabili «pure», dal momento che ciascuna delle due si porta dietro l'influenza dell'altra. Per tener conto delle influenze reciproche tra i fattori esplicativi e mettere in evidenza delle relazioni che siano depurate degli effetti delle altre variabili del modello, abbiamo fatto ricorso ai modelli loglineari non ricor­sivi8. In pratica per ognuno dei valori sottoposti agli intervistati è stato cercato il modello di relazione tra le quattro variabili considerate (genere, età, capitale culturale e valore esaminato) che fosse il più semplice possibile e rendesse le differenze tra le frequenze osservate e quelle stimate dal modello stesso statisticamente non significative9•

I risultati di tali analisi sono sintetizzati nella tabella 1 .2 , nella quale sono indicate le influenze che i tre fattori esercitano sui singoli item nonché la direzione dei legami tra le variabili. Occorre ribadire, al proposito, che le relazioni indicate in tabella sono «pure», vale a dire sono tutte espresse al netto degli effetti delle altre variabili considerate nei modelli. La lettura della tabella 1 .2 va fatta tenendo conto contempora­neamente delle dimensioni verticale e orizzontale della tabella stessa. Lungo le colonne è indicato se e in quale direzione i

8 Per un'introduzione alle tecniche di analisi loglineare si veda Corbetta [2002] .

9 Vale forse la pena di ricordare che, se le differenze tra frequenze osservate e frequenze stimate dal modello non sono statisticamente signifi­cative, si può concludere che il modello stesso è una rappresentazione più parsimoniosa della struttura delle relazioni tra variabili, senza perdita di informazione rispetto ai dati di partenza. La tecnica adottata è stata quella della eliminazione progressiva delle interazioni e delle variabili non signifi ·

cative (procedura hiloglinear del programma SPss). Ognuno dei modelli così ottenuti è stato poi messo alla prova, ricontrollando le relazioni proposte dalla procedura mediante un'analisi delle contingenze sulle diverse parti del modello stesso.

143

Page 146: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .2. Influenza del genere, dell'età e del capitale culturale su ciascuno degli aspetti importanti per la vita dei giovani tra i 15 ed i 34 anni

Genere Età Capitale culturale

Più importanti Più Crescono Decrescono Crescono Decrescono per i ragazzi importanti con l'età con l'età con il capitale con il capitale

per le ragazze culturale culturale

Lavoro Amicizia Amicizia

Attività politica

Impegno sociale

Istruzione Istruzione Interessi Interessi culturali culturali

Tempo libero

Sport Sport Fare carriera Fare

carriera Solidarietà Solidarietà Solidarietà

Amore Libertà

Democrazia Democrazia Benessere Benessere

economico economico Patria

Divertimento Sicurezza e

ordine pubblico

Pace Rispetto delle

regole Prestigio Prestigio Prestigio

sociale sociale sociale Guadagnare Guadagnare

molto molto

singoli fattori esplicativi influiscono sull'importanza attribuita ai diversi aspetti della vita. L'assenza di un item nella colonna considerata indica che il giudizio sul grado di importanza di quel certo aspetto della vita non è influenzato dalla variabile posta come intestazione della colonna. Possiamo così osservare che lo sport, il fare carriera, il benessere economico, il prestigio sociale ed il guadagno sono valutati maggiormente dai ragazzi rispetto alle ragazze. Per contro queste ultime apprezzano più dei loro coetanei maschi l'impegno sociale, l'istruzione, gli interessi culturali, la solidarietà, l'amore, la democrazia e la pace. Mentre per tutti gli altri valori, come ad esempio il lavoro,

144

Page 147: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

l'amicizia, l'attività politica, la libertà o il divertimento non vi sono differenze di valutazione imputabili al genere. Analoghe considerazioni possono essere fatte per gli altri due fattori.

2 . I: articolazione dei valori

La lettura della tabella 1 .2 nel senso delle righe consente invece di cogliere, per ciascun item, quali siano i fattori esplica­tivi da considerare ed in quale direzione essi operino. Possiamo quindi vedere, ad esempio, che l'importanza attribuita al lavoro non varia secondo il genere né secondo il capitale culturale, ma solo secondo l'età e che tale relazione è di segno negativo, in quanto decresce al crescere dell'età stessa10• Analogamente possiamo osservare che l'amicizia è indipendente dal genere, ma la sua importanza varia solo per effetto dell'età e del ca­pitale culturale e che le due relazioni sono di segno opposto: l'importanza attribuita all'amicizia diminuisce con il passare degli anni ed è più alta per i giovani che provengono da fami­glie culturalmente awantaggiate. Le righe dunque riportano il risultato finale del modello loglineare, indicando quale o quali fattori influiscono sul grado di importanza che gli intervistati assegnano a ciascuno degli item loro proposti. I modelli qui adottati sono di tipo additivo ed è, quindi, possibile anche la lettura combinata degli effetti. Possiamo notare ad esempio che l'istruzione è più importante per le ragazze e che, allo stesso tempo, tale importanza cresce con il capitale culturale. Il ca­rattere additivo del modello consente di poter concludere che le ragazze con capitale culturale alto danno il peso maggiore all'istruzione, mentre i maschi provenienti da famiglie cultural­mente deprivate sono quelli che la apprezzano meno.

Nel complesso i modelli riportati nella tabella 1 .2 sono abbastanza semplici. La gran parte degli item è spiegata da una

10 Il tipo di modellistica loglineare adottato non indica quale sia il segno della relazione tra due variabili, poiché assume tutte le variabili come categoriali. Ma dal momento che le variabili inserite nei nostri modelli, ad esclusione del genere, sono ordinali, è possibile stabilire il segno della re· !azione. Le analisi delle contingenze di cui si è detto nella nota precedente sono servite anche a questo scopo.

145

Page 148: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

+

FIG. 1 . 1 . Schema di spiegazione dell'importanza della solidarietà.

sola variabile, circa un terzo può essere interpretato ricorrendo a due fattori e solo la solidarietà e il prestigio sociale richiedono schemi esplicativi più articolati1 1 • La solidarietà, come abbiamo visto, viene considerata molto importante da quasi la metà degli intervistati e si trova circa a metà della graduatoria dei valori esposta nella tabella 1 . 1 . Viene maggiormente valutata dalle ragazze, dai più anziani e da chi proviene da famiglie con minore livello di scolarità. Il modello esplicativo può essere facilmente rappresentato dal grafico della figura 1 . 1 .

Una conferma del legame tra capitale culturale e solidarietà viene anche dall'analisi della relazione tra quest'ultima e la classe occupazionale familiare, che mostra come l'importanza della soli­darietà sia bassa per le classi alte e massima per la classe operaia, che nel nostro caso comprende anche i piccoli impiegati ed i lavoratori esecutivi in genere12• Come abbiamo osservato com­mentando i risultati dell'indagine sulla condizione giovanile del 2000 [de Lilla 2002, 48] , la solidarietà fa parte di quei valori che vengono solitamente classificati fra le virtù civili ma che vengono considerati dai giovani più come esigenze identitarie personali

1 1 Si noterà che quattro item della tabella 1 . 1 non sono presenti tra quelli della tabella 1 .2 . Si tratta della salute, della famiglia, della religione e dell'autorealizzazione. I rispettivi modelli sono risultati più complessi degli altri e se ne discuterà più avanti. 12 Per semplicità espositiva non viene riportata la tabella di contingenza relativa al legarne tra classe sociale familiare e importanza della solidarietà, di cui si parla nel testo.

146

Page 149: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

FIG. 1 .2 . Schema di spiegazione dell'importanza del prestigio sociale.

che come impegno verso gli altri. In altri termini, la solidarietà, più che essere un valore collettivo e civile, viene vissuta come un'esigenza o una garanzia del rispetto da parte degli altri delle proprie esigenze e della propria identità. Non stupisce, quindi, che la solidarietà sia un valore più importante per chi ne ha più bisogno: le ragazze, anzitutto, ben consapevoli delle difficoltà che devono affrontare in un mondo nel quale le discriminazioni di genere sono ancora forti e, in secondo luogo, chi proviene da famiglie che sono meno in grado di garantire quella rete di protezione che, in una società dominata dall'incertezza del futuro e dalla precarizzazione del lavoro, diventa sempre più indispensabile. In questo senso diventa anche più comprensibile la crescita dell'importanza della solidarietà col crescere dell'età e, di conseguenza, della consapevolezza delle difficoltà della vita.

Considerazioni di altro tipo possono essere fatte per il pre­stigio sociale che ha maggior importanza per i maschi, per i più giovani e per coloro che provengono da famiglie culturalmente meno avvantaggiate. Anche in questo caso lo schema grafico di figura 1 .2 può aiutarci a meglio comprendere le caratteristiche di questo modello.

Il prestigio fa parte dell'area del potere, cioè del controllo delle risorse umane, simboliche e materialin. Se effettivamente è questo il significato che gli intervistati danno al prestigio

13 Per un'analisi empirica che corrobora quanto detto nel testo, si veda ad esempio Schwartz [1994]. Questo Autore ha analizzato i risultati di una

147

Page 150: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sociale, dobbiamo concludere che i giovani italiani non sono particolarmente interessati al potere. Solo il 17% lo giudica molto importante, mentre il 40% lo ritiene poco o per nulla importante. Una conferma di questa interpretazione viene anche dalla limitata considerazione in cui viene tenuta la carriera, che risulta molto apprezzata da meno di un terzo della popolazione giovanile, mentre circa un altro terzo le dà scarso o nullo rilie· vo . Maggiormente interessati al prestigio sociale sono, come si vede dalla figura 1 .2 , oltre ai maschi, i più giovani e coloro che partono dalle condizioni socio-culturali più svantaggiate.

Qualche considerazione occorre fare, a questo punto, sui quattro item non presenti nella tabella 1 .2 , perché i modelli loglineari corrispondenti sono risultati più complessi degli al­tri14. Poco può dirsi a proposito della salute, considerato che la quasi totalità (il 9 1 ,9%) degli intervistati la considera molto importante, e tale valutazione non mostra alcuna variazione significativa rispetto ai fattori esplicativi che abbiamo preso in considerazione. D'altronde analizzare con strumenti statistici un item che concentra un così elevato numero di risposte verso una sola modalità diventa un'operazione quasi impossibile, a causa della scarsa variabilità dell'item stesso. Considerazioni analoghe vanno fatte anche per la famiglia che è, da sempre, in cima alle graduatorie dei valori giovanili . Nella rilevazione del 2004 questo item è stato giudicato importante dall'86% degli intervistati. Se aggiungiamo anche coloro che l'hanno ritenuto abbastanza importante (circa il 13 %) , possiamo concludere che meno dell' l % della popolazione giovanile ritiene questo aspetto della propria vita di scarso o nullo rilievo. Le conclusioni che questi dati suggeriscono appaiono abbastanza ovvie, anche se essi non possono automaticamente essere interpretati come il trionfo della famiglia nel nostro Paese. Nel trattare i risultati di questo genere occorrono sempre molte cautele, se non altro perché il termine «famiglia» non è esente da alcune ambiguità

settantina di survey sui valori condotte in altrettanti Paesi, strutturando gli item in una decina di categorie generali. Schwartz ha appunto mostrato come il prestigio rientri nell'area del potere.

14 Di fatto per tutti e quattro gli item non è stato possibile eliminare le interazioni di secondo e di terzo ordine. Il che comporta l'impossibilità di stimare gli effetti «puri» delle relazioni tra le variabili indipendenti ed i singoli item. Cosa che invece, come si è visto, è stata possibile negli altri casi.

148

Page 151: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

semantiche sulle quali occorrerebbe fare luce prima di arrivare a conclusioni sul peso e sul ruolo svolto dalla famiglia nella vita e nelle aspirazioni giovanili 15• Per tale motivo sia l'analisi multivariata, sia i controlli basati sull'analisi delle contingenze, sia quelli fondati sulla correlazione ordinale16 danno risultati non conclusivi e, per certi versi, contraddittori. Data l'ambi­guità dei risultati non si può che concludere osservando come la famiglia sia un valore ampiamente diffuso ed in larga parte indipendente dalle caratteristiche di base degli intervistati, anche se si nota che l'importanza che essa riveste tende ad essere più bassa tra i più giovani e più elevata tra le ragazze.

Per quanto riguarda l' autorealizzazione, la situazione è di­versa: risulta una forte interazione tra l'età, il genere e il capitale culturale che non permette di separare gli effetti delle singole variabili. Dal punto di vista dell'interpretazione ciò significa che il modello risultante non è additivo e le diverse combinazioni delle modalità delle tre variabili con le risposte sul grado di importanza dell'autorealizzazione si comportano in modi non rappresentabili in forma lineare. In questi casi l'unico modo di evitare conclusioni fuorvianti è l'ispezione diretta delle tabelle trivariate e della quadrivariata. Da tale esame emerge che nel sottogruppo dei maschi l' autorealizzazione cresce al crescere dell'età, nel sottogruppo delle femmine è invece indipendente dall'età, mentre si osserva una sostanziale indifferenza rispetto al capitale culturale. Se ne può desumere che per le ragazze l' autorealizzazione è un bisogno diffuso, mentre per i ragazzi è un bisogno di cui si prende consapevolezza col passare degli anni. Rimane comunque accertato che si tratta di uno dei valori maggiormente apprezzati dalle giovani generazioni: raggiunge infatti il 95 % dei consensil7 .

15 Basti pensare che le indagini come quella qui discussa non sono in grado di chiarire, almeno per i non sposati e i non conviventi, se l'intervistato nel rispondere fa riferimento alla famiglia nella quale sta vivendo, a quella che sogna di costruirsi o alla famiglia in astratto. Analoghe considerazioni valgono per coloro che vivono con un partner. Ancora più complessa sarebbe la questione se ci chiedessimo anche a quale tipo di famiglia stanno pensando gli intervistati: nucleare o allargata, composta dai soli conviventi o estesa alle relazioni parentali in genere, genitoriale tradizionale o di altra specie.

16 La correlazione ordinale è stata calcolata, come si è detto, utilizzando il coefficiente tau di Kendall.

17 Naturalmente la cifra indicata nel testo nasce dalla somma dei «molto»

149

Page 152: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Ancora più complessa è l'interpretazione dei risultati rela­tivi alla religione. Anche in questo caso, come nel precedente, una forte interazione tra le variabili esplicative e la dipendente non consente una lettura lineare e additiva del modo in cui i tre fattori influiscono sulle modalità di risposta. L'esame delle singole celle delle tabelle trivariate porta a concludere che l'importanza attribuita alla religione dipende sia dall'età sia dal capitale culturale. Entrambi questi fattori agiscono però in modo differente a seconda del genere: l'importanza della religione nel sottogruppo dei maschi non varia al variare del capitale culturale, mentre il peso che le ragazze attribuiscono alla religione diminuisce al crescere del livello di istruzione dei genitori. Allo stesso modo per i maschi non vi sono variazioni significative rispetto all'età, mentre tra le ragazze quelle che danno maggiore importanza alla religione sono le più giovani. Per queste ultime dunque ci sembra di poter concludere che operi l'influenza di un certo tradizionalismo religioso, che si manifesta in particolare tra le più giovani e tra le ragazze che provengono dalle famiglie meno scolarizzate. Si tratta comun­que di conclusioni indiziarie e che non spiegano perché questi meccanismi operino solo per le ragazze e non per i ragazzi. L'ipotesi suggerita da questa analisi è che una forte influenza sull'attribuzione di importanza alla religione sia esercitata dal­l'ambiente sociale e culturale. Una prima conferma di questa ipotesi la si può ricavare dall'osservazione che l'importanza della religione cresce nel passare dal Nord al Sud e dai centri grandi a quelli più piccoli. Si tratta comunque di indizi che andrebbero approfonditi con un'analisi più ampia, che tenga conto di molti altri fattori, compresi quelli ambientali e culturali. Resta comunque accertato che il peso della religione nella vita dei giovani non è riconducibile agli stessi schemi interpretativi usati per analizzare gli altri valori. Il fenomeno religioso è assai complesso e non bastano i tre fattori che stiamo utilizzando per darne conto in modo soddisfacente. Del resto la religione non è solo un valore in sé, ma è essa stessa fonte di valori.

e degli «abbastanza» importante. Uel resto anche Schwarz [1994] nella sua analisi su 70 differenti culture, che abbiamo ricordato più sopra, trova l'auto· realizzazione (intesa come bisogno di agire e di pensare in modo autonomo) uno dei valori più diffusi in tutto il mondo.

150

Page 153: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Schwartz e Huismans [ 1995] , ad esempio, hanno osservato che l'influenza tra la religiosità degli individui e i loro valori è bi-direzionale, in altre parole esiste una forte interconnessione tra la fede religiosa e gli altri valori che orientano la vita delle persone. Né le credenze religiose possono essere assimilate alle ideologie, anche se pure queste ultime sono all'origine di atteggiamenti e valori [Mai o et al. 2003 ] . La letteratura sul tema è comunque troppo vasta per poterla citare qui. Bastino solo queste poche osservazioni per concludere che la religione è un valore che non può essere considerato alla stregua degli altri, ma necessita di una trattazione a parte.

3 . Il mutamento dei valori nel tempo

Non è possibile esaminare ulteriormente in dettaglio i risul­tati sintetizzati nella tabella 1 .2 . Possiamo solo tracciare qualche considerazione conclusiva. I valori connessi all'impegno verso la collettività (non solo l'impegno sociale, ma anche l'attività politica) , oltre che poco apprezzati in generale, sembrano più appannaggio di coloro che provengono da famiglie con capi­tale culturale più elevato. Allo stesso modo le virtù civili (il rispetto delle regole, la libertà, la democrazia) interessano di più coloro che sono culturalmente avvantaggiati, così come i valori acquisitivi di risorse immateriali (l'istruzione, la cultura). Mentre i valori più legati alla conquista di risorse materiali o comunque socialmente visibili (la carriera, il guadagno, il benessere economico, il prestigio) interessano di più i maschi e sono in generale più apprezzati da chi parte in condizione di svantaggio.

Nel complesso i giovani appaiono meno attenti ai cosiddetti valori post-materialistil8 e più attenti alla definizione della propria identità, al proprio immediato intorno sociale, a rivendicare i propri diritti. Sono meno preoccupati dei problemi della vita

18 Ci riferiamo qui ai noti lavori di lnglehart, che hanno messo in luce come, nelle società post-industriali, sia osservabile una crescente attenzio­ne verso la qualità della vita, il senso della comunità, l'ambiente [si veda soprattutto lnglehart 1997] . Tuttavia lo schema originario è stato messo in discussione e rivisto in tempi recenti dallo stesso lnglehart e da altri autori [Hitlin e Piliavin 2004, 377-8].

151

Page 154: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

collettiva rispetto al passato e curano invece molto le relazioni interpersonali, specie i rapporti primari e la vita affettiva in genere. Si tratta di una tendenza riscontrabile in Italia già da quasi un decennio. Del resto già Hoge e i suoi collaboratori alla fine degli anni Ottanta avevano osservato che tra gli studenti dei college, nel periodo 1952-1979, i valori erano cambiati, orientandosi sempre più verso una maggior attenzione per la gratificazione personale, a scapito del senso di responsabilità sociale [Hoge et al. 1981] . Più recentemente Schwartz e Bardi [2001] hanno rilevato, sem­pre tra gli studenti dei college, un notevole rafforzamento degli orientamenti verso il sé rispetto agli anni precedenti. Anche se gli studenti dei college non sono particolarmente rappresentativi dell'intera popolazione giovanile, sembra tuttavia che la propen­sione verso l'orientamento al sé, piuttosto che verso la collettività, così come la crescente attenzione ai bisogni di �go piuttosto che a quelli di Alter, siano tendenze di lungo periodo. Si è trattato di un lento processo che ha coinvolto in misura crescente le varie generazioni che via via uscivano dall'adolescenza. Non possiamo sapere se tale processo sia destinato a continuare, a consolidarsi o a diminuire, anche se qualche indizio porta a pensare che forse la tendenza è destinata ad avere se non proprio un'inversione di rotta almeno un arresto, accompagnato dal lento emergere di altri tipi di orientamento valoriale.

Possiamo mettere alla prova questa ipotesi utilizzando i dati delle indagini dell'Istituto IARD a partire dal 1983 fino all'ultima del 2004. Non è possibile una perfetta comparabilità per tutti gli item della tabella 1 . 1 , perché nei primi anni delle rilevazioni dell'Istituto IARD la lista delle «cose importanti della vita» era assai più ristretta. Dobbiamo, inoltre, limitare l'analisi alle coorti tra i 15 ed i 24 anni, perché negli anni Ottanta era questa la fascia di popolazione indagata da tutte le ricerche sui giovani. Il confronto fra le sei rilevazioni dell'Istituto IARD è riportato in tabella 1 .3 19 e mostra in dettaglio in qual modo siano mutati i sistemi di preferenza dei giovani italiani. Progres-

19 Per la lettura della tabella 1 .3 occorrono due avvertenze (segnalate dagli asterischi). Fino al 1992 veniva proposto un unico item «Ragazzo/a e amici/che»; dal 1996 sono stati proposti due item distinti «Amore» e «Ami­cizia». Per i confronti sono state utilizzate le risposte all'item «Amicizia» dal 1996 in poi. Inoltre fino al 2000 veniva proposto l'item «Studio e interessi culturali»; la rilevazione del 2004 proponeva due item separati «Istruzione»

152

Page 155: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .3 . Confronto tra chi ha risposto <<molto importante» alla domanda sulle cose importanti della vita nelle diverse rileva:zioni dell'Istituto IARD. Campioni nazionali rappresentativi delle rispettive popolazioni in età tra i 15 ed i 24 anni (valori percentuali)

Le cose importanti della vita 1983 1987 1992 1996 2000 2004

La famiglia 81 ,9 82,9 85,6 85,5 85,3 83 ,1 Il lavoro 67,7 66,6 60,2 62,5 60,5 62,4 L'amicizia* 58,4 60,9 70,6 73 , 1 74,7 79,9 L'attività politica 4,0 2,8 3 ,7 4,7 2,7 6,1 L'impegno religioso 12,2 12,4 13 ,2 13 ,6 10,7 19,1 L'impegno sociale 2 1 ,9 17 ,9 23,5 22,2 17,5 25,2 Lo studio e gli interessi culturali* 34,1 32,2 36,4 39,5 33 ,4 39,8 Lo svago nel tempo libero 43,6 44,2 54,4 53,6 52,1 54,5 Le attività sportive 32,1 3 1 ,9 36,1 34,3 32,7 37,8 Basi 4.000 2.000 1 .718 1 .686 1 .429 1 .671

siva diminuzione del peso del lavoro, crescente interesse per la vita di relazione, ma anche crescita dell'impegno sociale e religioso, ritorno di attenzione verso la cultura. Anche l'attività politica sembra prendere quota, raggiungendo il livello più alto dell'intero ventennio considerato. In quest'ultimo caso occorre però una certa cautela; prima di poter parlare di «rinascita» della politica sarà necessario accertare se siamo in presenza di un vero e proprio mutamento o di un risultato occasionale. Alla luce di questi dati parrebbe, dunque, che la chiusura nel privato, l'allontanamento dai valori della vita collettiva a favore di una maggiore attenzione verso il sé siano fenomeni in via di attenuazione. Si sarebbe quasi portati a parlare di un'inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato negli anni passati.

Prima di concludere questa analisi occorre esaminare come i diversi item, che abbiamo individuato come espressivi del qua­dro valoriale di fondo, si pongano in relazione tra loro. I valori infatti non sono entità indipendenti le une dalle altre. Non a caso si parla di «sistema» di valori e della loro strutturazione. Tutta la letteratura su questo tema insiste nel mettere in luce che i valori, in quanto rielaborazione culturale dei bisogni, guida alle scelte della vita quotidiana, criteri di selezione fra i modi, i mezzi e i fini disponibili per l'azione, vanno a com­porre delle vere e proprie mappe mentali sulle quali ciascun

e «Interessi culturali». Nella tabella 1 .3 , per il 2004, è riportato il risultato ottenuto dall'itern «Interessi culturali».

153

Page 156: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

individuo fonda il proprio spazio morale interno20. È per questi motivi che molto spesso negli studi sui valori si cercano criteri di classificazione, dimensioni latenti, spazi concettuali entro i quali collocare i singoli aspetti del complesso mondo dei principi che guidano l'azione. A questo scopo abbiamo cercato, come già fatto in passato [de Lilla 2002 , 44-48] , di costruire una mappa dei valori giovanili. Si tratta di una mappa semantica, ottenuta attraverso la tecnica dello scaling multidimensionale, che ha come scopo di trovare la struttura latente dei dati21 • In pratica si tratta di costruire una matrice delle distanze tra tutti gli item considerati e rappresentare questa matrice in uno spazio (solitamente bidimensionale) le cui coordinate rappresentano le dimensioni latenti cercate. Dal punto di vista interpretativo questa tecnica nel nostro caso ci aiuta a costruire uno spazio semantico, basato sulle similarità (o le dissimilarità) riscontrate nelle risposte degli intervistati alle domande sui singoli item. Ciò significa che item vicini nello spazio sono rappresentativi di valori giudicati dagli intervistati vicini anche sul piano dei significati che essi attribuiscono agli item stessi. In questo modo è possibile ricostruire la mappa dei valori per ciascuna delle rilevazioni riportate nella tabella 1 . 3 . Per semplicità espositiva riportiamo solo il risultato ottenuto per l'ultima rilevazione (si veda la fig. 1 .3 ) .

L'interpretazione delle dimensioni è , ovviamente, il punto cruciale della lettura della mappa. Tuttavia, poiché il risultato non è molto dissimile da quello ottenuto nel 2000, possiamo riprendere l'interpretazione data allora [de Lilla 2002, 47] . L'asse orizzontale esprime la dimensione della socialità e passa dalla socialità ristretta (valori positivi) a quella allargata alla collettività (valori negativi) . L'asse verticale, nella parte positiva esprime l'attenzione verso il mondo esterno, l'attenzione per gli altri, nella parte negativa identifica l'attenzione verso la cura del sé, l'interesse per la propria persona, sia sul piano fisico sia su quello culturale. La famiglia, il lavoro, gli amici sono tutti valori relativi alla sfera del privato, anche se i primi due

20 Per una buona sintesi della vasta letteratura sui valori rimandiamo ancora a Hitlin e Piliavin [2004] . 2 1 La procedura adottata in questo caso è il programma ALSCAL di SPSS.

154

Page 157: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1,5 •

1 ,0 Impegno religioso

0,5 Impegno sociale •

0 +---------------------------+----------.-----• '"'Arn · .

Lavoro • Famiglia

-0,5 • Attività politica

-1,0

Studio e cult• ra • ICI •• Svago e tempo

libero

Attività sportiva

-1,5 +----.----,----,---...----...----...----+---...----...----...---, -3 ,5 -3 -2,5 -2 -1,5 -1 -0,5 o 0,5 1 ,5 2

FIG. 1 .3 . La mappa dei valori dei giovani tra i 15 ed i 34 anni.

mostrano una certa proiezione verso gli altri, il che è facilmente comprensibile se si tiene conto che lavoro e famiglia non sono solo le due principali fonti di costruzione della propria iden­tità, ma anche le due appartenenze con le quali più spesso ci presentiamo agli altri e mediante le quali chiediamo agli altri di essere riconosciuti.

4 . r: atteggiamento verso la vita. Autodeterminati o fatalisti?

Nelle pagine precedenti abbiamo visto che la struttura­zione del sistema dei valori giovanili può dar luogo ad una rappresentazione sintetica, come quella della figura 1 .3 , che può essere utile per caratterizzare una generazione, le linee culturali dominanti o, se si vuole, lo spirito del tempo. ma abbiamo anche visto come esistano differenze a seconda del genere, dell'età, del livello di istruzione dei genitori. Conside­rare le giovani generazioni come un tutto unico è fuorviante, perché il sistema di disuguaglianze che caratterizza le nostre società si riflette in modo diretto sui giovani. Una dimostrazione di quanto appena detto la possiamo trarre anche dall'analisi delle risposte del nostro campione ad una batteria di doman­de costruite per cercare di cogliere quale sia l'atteggiamento degli intervistati verso alcuni aspetti fondamentali della vita: la fiducia negli altri, il futuro, la progettualità, la reversibilità o meno delle scelte, il ruolo svolto dalla fortuna, il rischio.

155

Page 158: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

A tal fine abbiamo costruito delle coppie di affermazioni nei confronti della quali l'intervistato poteva scegliere quella delle due che considerava più vicina al proprio modo di sentire. Naturalmente l'intervistato aveva anche la possibilità di non scegliere, dichiarando la propria incertezza. La tabella 1 .4 ri­porta le risposte a queste sette coppie di domande, articolate secondo i gruppi di età.

I dati esposti in tabella si prestano a molte considerazioni. Anzitutto va osservato come più di metà del campione sia diffidente nei confronti degli estranei e solo un terzo dichiari esplicitamente che la maggior parte delle persone è degna di fiducia. Ciò a conferma di un clima generale di diffidenza che pervade la nostra società e, di conseguenza, anche la fascia giovanile. Se si considera poi che la giovinezza è normalmente considerata l'età della speranza nel futuro, stupisce non poco che solo poco più di metà degli intervistati vede il proprio futuro aperto a possibilità e sorprese. Non solo, ma sono proprio i più giovani a vedere meno rosea la vita che li aspetta. Forse è proprio questa preoccupazione per il proprio futuro che spinge b. grande maggioranza a considerare necessario porsi obiettivi e mete, anche se gli stessi intervistati ritengono che sia sempre bene tenersi aperto il maggior numero di opzioni possibile. At­teggiamento che viene confermato anche dalle risposte ottenute dalle domande successive: rischiare sì, ma con moderazione, sperando che le scelte fatte possano essere reversibili.

Un'ulteriore considerazione suggerita dall'esame della tabella 1 .4 è l'assenza di un chiaro modello evolutivo nelle risposte. Non si nota, nel confrontare le risposte date dagli intervistati delle varie età, alcuna tendenza facilmente ricono­scibile, così come non esistono differenze di rilievo secondo il genere. L'ipotesi che è facile formulare a tale proposito è che l'atteggiamento complessivo nei confronti del futuro, degli altri e della vita in generale, è legato principalmente a fattori espressivi delle condizioni materiali di vita delle persone, ol­tre che ad elementi culturali di fondo. L'atteggiamento con il quale si affronta la vita varia molto a seconda delle condizioni in cui ci si trova a viverla e degli strumenti che si hanno a disposizione per affrontarla.

Per mettere alla prova tale ipotesi abbiamo costruito un indice sintetico, che esprime la dimensione latente rispetto alla

156

Page 159: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1.4. Opinioni su alcuni aspetti della vita secondo l'età (valori percentualz)

A quale delle due affermazioni di 15-17 18-20 21 -24 25-29 30-34 Totale ciascuna coppia si sente più vicino

Gran parte della gente è degna di 24,8 20,8 34,0 33 ,1 37,2 32,1 fiducia Gli altri, se si presentasse l'occasione, 56,2 66,9 50,7 54,0 48,0 53,3 approfitterebbero della mia buona fede Non so 19,0 12,3 15,3 12,9 14,7 14,6 Quando penso al mio futuro lo vedo pieno 49,6 52,3 58,9 55,5 59, 8 56,4 di possibilità e di sorprese

Quando penso al mio futuro lo vedo pieno 33,9 37, 7 32,5 33,8 28, 8 32,5 di rischi e di incognite

Non so 16,5 10,0 8,6 10, 7 1 1,4 1 1 , 1 Nella vita è importante avere degli obiet- 72,7 72,3 79,4 80,9 75,4 76,9 tivi e delle mete È inutile fare tanti progetti perché 19,8 22,3 15,3 16,5 18,9 18,1 succede sempre qualcosa che impedisce di realizzarli Non so 7,4 5,4 5,3 2,6 5,7 5,0 Se non si /anno presto scelte ben precise 15, 7 10,8 14,8 19,5 15,9 16,0 è dz//icile riuscire nella vita

N ella vita è sempre meglio tenersi sempre 78,5 80, 0 79,9 73,2 79,0 77, 7 aperte molte possibilità e molte strade

Non so 5,8 9,2 5,3 7,4 5, 1 6,3 ll successo dipende dal lavoro sodo e la 59,5 55,4 55,0 52,2 58,0 55,8 fortuna conta poco Non è saggio fare tanti programmi per 22,3 26,2 21 ,5 27,6 24,6 24,7 il futuro perché molto dipende dalla fortuna Non so 18,2 18,5 23,4 20,2 17,4 19,5 Al giorno d'oggi per riuscire nella vita è 52,9 51,5 60,3 51, 1 40,8 50,0 necessario saper rischiare

Non è mai saggio rischiare, meglio esser 39, 7 43, 1 30, 6 41,2 47, 7 41,2 prudenti e saper valutare le proprie forze

Non so 7,4 5,4 9, 1 7, 7 1 1,4 8,8 Anche le scelte più importanti della vita 43,8 50,0 63,2 55,5 61,6 56,9 non sono mai «per sempre», possono essere sempre riviste Nella vita viene sempre il momento delle 43,0 37,7 28,2 36,4 30,9 34,0 scelte decisive dalle quali non si può più «tornare indietro>> Non so 13,2 12,3 8,6 8,1 7,5 9,1

Base = 3 .003.

quale sono state formulate le sette coppie di affermazioni della tabella. Tale dimensione può essere formulata come opposizio-ne tra autodeterminazione, da un lato, e fatalismo dall'altro. Per autodeterminati intendiamo coloro che hanno in generale

157

Page 160: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

fiducia nel prossimo, una vlSlone posltlva del futuro, sanno porsi obiettivi e mete da raggiungere, non fanno conto sulla fortuna, ma su se stessi, sanno rischiare e ritengono di poter governare la propria vita, anche rivedendo le scelte già fatte. I fatalisti si trovano all'opposto di queste posizioni, mostrando una visione pessimistica del futuro e degli altri, sono timorosi delle proprie scelte e in genere ritengono che la vita sia loro ostile. L'indice sintetico è stato ottenuto ricorrendo ad una tecnica nota come «analisi delle corrispondenze multiple», che iden­tifica le componenti principali nel caso di variabili categoriali. Questa tecnica si basa sulla stessa logica dell'analisi dei fattori, serve infatti ad identificare le dimensioni latenti, solo che non opera sulle variabili ma sulle categorie delle singole variabili e le colloca in uno spazio a n dimensioni, ricavando altrettante variabili metriche standardizzate che, in via di principio, van­no da meno infinito a più infinito. Come nell'analisi fattoriale queste nuove variabili sono costruite attraverso l'assegnazione ai singoli casi dei pesi corrispondenti e possono essere utiliz­zate come variabili metriche. Nell'applicazione qui fatta è stato posto il vincolo di estrazione di due variabili.

Una prima variabile corrisponde appunto alla dimensione autodeterminazione - fatalismo, la seconda variabile, che qui per brevità espositiva non prendiamo in considerazione, esprime le posizioni di incertezza. Dal momento che abbiamo a che fare con una variabile metrica, possiamo mettere alla prova l'ipotesi calcolando i punteggi medi dei sottogruppi identificati dalle variabili esplicative.

Risulta anzitutto che la condizione occupazionale influisce pesantemente sull'atteggiamento con il quale si affronta la vita. Come mostra la figura 1 .4 , il maggior tasso di fatalismo è pre­sente tra coloro che sono inattivi, seguiti dai disoccupati, mentre sia gli studenti sia coloro che svolgono un lavoro si collocano nell'area dell'autodeterminazione. Anche le condizioni familiari influiscono su tale atteggiamento. La figura 1 .5 mostra infatti che coloro che provengono da famiglie culturalmente deprivate si collocano decisamente nella zona del fatalismo, al contrario di chi invece ha i genitori con gradi di istruzione elevati. La dimensione qui identificata non rappresenta, dunque, un trat­to caratteriale, ma appare piuttosto come una vera e propria sindrome sociale, che si riflette sul modo di affrontare la vita

158

Page 161: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Disoccupato Inattivo Studente Occupato

FIG. 1 .4. Autodeterminazione (+)/fatalismo (-) secondo la condizione attuale.

Alto Medio-alto Medio Basso

FIG. 1 .5 . Autodeterminazione (+)/fatalismo (-) secondo il livello culturale della famiglia .

1 ,5

1 ,0

0,5

o

-0,5

-1,0

-1,5 Per niente Poco Abbastanza Molto

FIG. 1 .6. Autodeterminazione (+)/fatalismo (-) secondo il grado di soddisfazione della vita.

Page 162: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e trame soddisfazione. Si veda, a conferma di quanto detto, la figura 1 .6, dalla quale emerge chiaramente che anche la soddi­sfazione complessiva della propria vita è fortemente correlata con il grado di autodeterminazione o di fatalismo.

160

Page 163: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

TENSIONI VERSO IL SACRO E CONTAMINAZIONI CON LO «SPIRITO DEL MONDO» NEL RAPPORTO

TRA GIOVANI E RELIGIONE

l . Premessa

Il presente capitolo si pone l'obiettivo di descrivere il rapporto tra giovani e religione facendo riferimento a tre dimensioni: la relazione tra religione e identità individuale, le modalità dell'appartenenza religiosa, il riferimento alla religione come fonte di norme morali.

Si tratta di tre aspetti chiave per comprendere l'esperienza religiosa dei giovani contemporanei, alla luce dei mutamenti che il passaggio dalla prima alla seconda modernità ha comportato all'interno degli schemi di comportamento e delle rappresen­tazioni individuali e collettive.

Le sfere della produzione dei significati e delle identità, delle appartenenze e della definizione delle norme morali, infatti, rappresentano forse gli ambiti che con più forza sono stati investiti dalla rivoluzione culturale scaturita dalle nuove possibilità di accesso all'informazione.

In particolare, le certezze assolute dei dogmi di fede sono state esposte al confronto critico e al giudizio di altri sistemi di credenze e di significato; le appartenenze tradizionali a comunità stabili ancorate al luogo di residenza sono state superate dalle nuove forme di appartenenza simultanea a comunità aperte; i sistemi di riferimento morali sono stati messi in crisi da nuove fattispecie derivate dall'incontro/scontro tra culture, dalle nuove definizioni dei confini tra la vita e la morte e dalla nascita di nuovi contesti sociali (come, ad esempio, lo spazio del web) con una struttura normativa diversa da quella sperimentata negli altri contesti della quotidianità.

I mutamenti in corso stanno incidendo fortemente anche sulle modalità di organizzazione della socialità informale e sulle strutture di identità di ciascuno di noi. In particolar modo ciò

161

Page 164: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

è vero per le coorti giovanili che, proprio per il fatto di essere profondamente immerse nel processo di costruzione della pro­pria identità, faticano in misura maggiore ad orientarsi all'interno di una molteplicità di riferimenti incerti e contraddittori.

La difficoltà ad individuare modelli di riferimento suf­ficientemente forti e coerenti attorno ai quali costruire la risposta alla domanda «chi sono io?» pone il singolo di fronte a tre possibili tipologie di risposta: la costruzione in maniera autonoma dei propri orizzonti di senso, rinunciando ad una appartenenza collettiva più ampia; l'opzione per scelte forte­mente semplificatorie, ma connotate da una forte dimensione emotiva (tipica degli estremismi) ; la rinuncia ad un sistema di riferimento definito una volta per sempre e la scelta di adattarsi di volta in volta alle condizioni e alle regole del contesto in cui ci si trova ad agire.

Allo stesso tempo, in questi anni, le istituzioni in generale, e le chiese e i modelli religiosi consolidati in particolare, sono stati chiamati a confrontarsi con una innovazione che supera ampiamente la dimensione puramente tecnica/tecnologica, e va a modificare in profondità i sistemi di significato e i modelli cognitivi e di razionalità tradizionali. A questo riguardo, più di un autore si era spinto a profetizzare la fine delle religioni, il cui ruolo nella produzione di significati sociali e simbolici era sembrato definitivamente compromesso. In realtà tutto questo non è avvenuto e oggi la questione religiosa appare ancora un discorso all'ordine del giorno, sia dal punto di vista del valore della religione come strumento di senso e riferimento morale, sia per il ruolo che essa può giocare nel definire le identità e le appartenenze collettive. Questo discorso non vale solo per le nazioni in cui dominano gli integralismi, ma anche per il mondo occidentale. Non a caso negli ultimi anni anche nel nostro Paese la religione (ma ancor meglio sarebbe dire la Chiesa cattolica) è tornata alla ribalta della scena pubblica [Garelli 2006] venendo a svolgere un ruolo di riferimento e di indirizzo, non solo rispetto ai singoli credenti, ma anche nei confronti delle scelte sociali e politiche del Paese.

Ci si trova di fronte, dunque, ad una situazione apparente­mente paradossale: da un lato la modernità sembra mettere in crisi le forme tradizionali di appartenenza e credenza religiosa proponendo una molteplicità di stili di vita alternativi che

162

Page 165: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

poco o nullo spazio concedono alla dimensione sovrannaturale; dall'altro la difficoltà di individuare punti di riferimento certi e sistemi di significato coerenti spinge a fare riferimento alle istituzioni religiose, nel tentativo di recuperare linee guida utili ad orientarsi nelle scelte della vita quotidiana.

Stiamo assistendo ad un passaggio storico particolarmente rilevante, all'interno del quale le istituzioni religiose si stanno riposizionando rispetto alla struttura sociale e culturale della nuova società globale; allo stesso tempo, i singoli credenti si muovono con un livello di libertà e di autonomia finora scono­sciuto e tendono a ridefinire il senso della propria appartenenza e della propria fede religiosa, alla luce di un menù di scelte estremamente più ampio che in passato.

Per esplorare la risposta che le nuove generazioni stanno dando a questi fenomeni, la breve trattazione che andiamo a proporre prenderà le mosse da una lettura del rapporto indi­viduale con il sacro, per collocarlo poi nella più vasta area dei processi di identità, delle appartenenze e dei riferimenti morali all'azione individuale.

Le domande a cui cercheremo di dare risposta sono le seguenti:

- esiste ancora oggi uno spazio per il sacro nella vita dei giovani italiani?

- la dimensione religiosa rappresenta ancora uno strumen­to di costruzione della propria identità e, se sì, a che tipo di appartenenze dà origine?

- la credenza religiosa è ancora in grado di esercitare degli effetti rispetto alle scelte morali?

2 . Interesse verso il sacro e interesse verso la religione

n 75% dei giovani intervistati all'interno della sesta indagine dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia dichiara di pregare almeno occasionalmente. La stessa percentuale (7 4 % ) nel 2000 si dichiarava d'accordo con l'affermazione che «esiste un unico Dio che da sempre è presente nelle vicende umane». Nella rilevazione del 2004 il 67 % dei 15-34enni dichiara un proprio interesse per la dimensione spirituale e il 43 % definisce alta o molto alta la propria fede.

163

Page 166: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Per quanto non sia pensabile uno strumento che misuri con esattezza il livello di fede presente all'interno di una po­polazione, gli indicatori che abbiamo preso in considerazione mostrano come, pur in modo disomogeneo, su livelli e con forme ed intensità diverse, la maggior parte della popolazione giovanile esprima una tensione verso il sacro.

Coloro che rifiutano in maniera netta qualsiasi rapporto con il sovrannaturale (ovvero che dichiarano di non pregare mai, di non avere alcun interesse per la dimensione spirituale e di non avere alcuna fede) sono solo il 5 % del campione.

La risposta alla domanda iniziale (se oggi esista ancora uno spazio per il sacro nella vita dei giovani italiani) sembra dunque essere ampiamente positiva.

Purtroppo l'analisi di trend con le precedenti rilevazioni non è possibile, in quanto solo nell'ultima indagine si è deciso di utilizzare un set di indicatori più dettagliato per studiare il rapporto tra giovani e religione. Tuttavia è disponibile un dato che può aiutarci a fare maggiore chiarezza su come sia cambiato tale rapporto negli ultimi venti anni. Si tratta della misurazione del generico grado di interesse verso la religione («Nella sua vita quanto è importante la religione?») , un dato sicuramente grezzo, ma non per questo non significativo. A partire dall'inizio degli anni Ottanta ad oggi, tra i 15 -24enni questo dato non è mutato in misura rilevante, oscillando costantemente tra il 27 e il 35% di soggetti che definivano «molto importante» la religione e proponendo una misura speculare di coloro che la consideravano «non importante».

Da questo punto di vista va tuttavia segnalata la differenza che si registra tra l'interesse verso il sacro in sé e quello più specifico verso la religione, che appare significativamente più ridotto, come se la questione del rapporto con il sovrannaturale fosse essenzialmente un fatto privato, che non necessariamente va ad inserirsi in un più ampio contesto di codici, riti e ap­partenenze religiose.

Il passaggio dal mero interesse verso il sacro al più specifico interesse verso la religione appare il frutto di un lungo processo di socializzazione, che affonda le sue radici innanzitutto all'in­terno del contesto familiare. Non a caso i giovani intervistati dichiarano che la figura che più ha influito sul proprio modo di intendere la religione è stata la madre (35 % dei casi) , e se

164

Page 167: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a questi aggiungiamo coloro che hanno indicato altre figure familiari (padre, nonni, fratelli . . . ) scopriamo che nel 52% dei casi sono stati proprio i familiari ad avere il ruolo più impor­tante nella struttura della posizione individuale rispetto alle questioni religiose.

Non solo: il fatto che la madre ritenga la religione molto importante comporta un aumento di cinque volte (dal 6 al 30%) della percentuale di soggetti che dichiarano di pregare ogni giorno, così come passa dal 18 al 50% la percentuale di chi ritiene la religione molto o moltissimo importante per la propria vita. Allo stesso modo cresce la percentuale di giovani che hanno aderito ad associazioni o movimenti religiosi (dal 5 al 24% ) o a gruppi parrocchiali (dal 17 al 3 8%) .

Il rapporto tra giovani e religione (e più in generale tra giovani e sacro) sembra dunque passare in misura importante attraverso la famiglia di origine, secondo un processo di tra­smissione della fede che segue i canali socializzativi primari e vede le agenzie religiose tradizionali strutturare e rafforzare un orientamento religioso già radicato.

Ciò non vuol dire che laddove non esista un interesse fa­miliare per la dimensione religiosa non sia possibile la nascita della fede. Infatti, anche tra i giovani che hanno genitori poco o per niente interessati alle questioni religiose si registra un 16% di ragazzi che definiscono molto o moltissimo importante per se stessi la religione. In questi casi, tuttavia, la figura più importante per la maturazione della propria fede si sposta al di fuori della famiglia con una casistica che diventa molto più variegata e che si lega in maniera più forte a situazioni e incontri particolari.

3 . Religione e identità

Se i dati visti in precedenza inducono a ritenere che per­sista nella popolazione giovanile una tensione di fondo verso il sacro, allo stesso tempo sembra evidente un affievolimento della capacità di riconoscersi come membri di una religione e di una Chiesa. Infatti alla classica domanda sulla posizione rispetto al credo religioso professato, per quanto ancora la netta maggioranza degli intervistati (il 69% ) si definisca cristiana

165

Page 168: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2 . 1 . Lei crede a qualche tipo di religione o credo filosofico? (valori percentuali; 15-34enni, confronto tra le rilevazioni dell'anno 2000 e dell'anno 2004)

2000 2004

Sì, alla religione cristiana cattolica 80,8 69,4 Sì, ad una religione cristiana non cattolica (ortodossa, protestante, 1 ,0 1 ,3 valdese . . . ) Sì, mi sento cristiano ma senza nessuna altra specificazione np 4,8 Sì, a religioni non cristiane monoteiste (religione musulmana, 0,2 0,2 ebraismo . . ) Sì, a religioni orientali (buddismo, induismo . . . ) 1 , 1 0,5 Sì, credo ad un'entità superiore ma senza far riferimento a nes- 0,7* 6,0 suna religione No, non credo a nessuna religione o filosofia trascendente 15 ,6 1 1 ,3 Credo che sulla religione non ci si possa esprimere np 6,2 Non risponde 0,7 0,3

Totale (v.a.) 3000 2 .999

* Indagine 2000 = «Sì, a filosofie della new age>>.

cattolica, cresce sensibilmente rispetto al 2000 la quota di chi dichiara di non riconoscersi in alcuna religione tradizionale (cfr. tab. 2 . 1 ) .

La crescita della difficoltà ad identificarsi pienamente in una religione è in linea con le tendenze culturali a cui si è ac­cennato in premessa. Infatti, se l'identificazione in un gruppo più ampio (in questo caso in una Chiesa) trasmette sicurezza e mette a disposizione un sistema di riferimento e di giudizio stabile, dall'altra parte chiede un prezzo in termini di li berà individuale [Bauman 1999] che i giovani contemporanei non sembrano disposti a pagare tanto facilmente.

Ecco allora che, per quanto la maggioranza dei giovani si dichiari ancora cristiano-cattolica, solo in pochi casi si può parlare di una appartenenza stabile e coerente alla Chiesa. Perché avvenga questo, infatti, è necessario che il singolo scelga di sacrificare una parte della propria indipendenza e libertà in nome dell'obbedienza a regole, consuetudini e precetti definiti da altri e non necessariamente in linea con i propri desideri individuali.

A questo proposito, in un'altra occasione [Grassi 2006] abbiamo avuto modo di osservare come sia possibile identifi­care almeno undici diverse tipologie con cui i giovani italiani si pongono di fronte alla religione, su un continuum che va dal rifiuto totale di qualsiasi forma religiosa, ad una identificazione

166

Page 169: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

piena, con la conseguente ampia accettazione e partecipazione alle pratiche di culto.

In questo caso ciò che vale la pena mettere in luce è che la maggior parte dei giovani intervistati continua comunque ad identificarsi nella tradizione cristiano-cattolica dei propri genitori e, anche tra coloro che hanno genitori che non danno importanza alla dimensione religiosa, un intervistato su tre si professa cristiano-cattolico.

Si tratta, tuttavia, molto spesso, di una autoidentificazione senza appartenenza, che risponde essenzialmente ad un biso­gno soggettivo, ma che è slegata da una reale condivisione e partecipazione religiosa agli eventi della quotidianità.

Ci si riconosce come «cristiani», facendo propria una identità che è espressione di una Chiesa istituzionalizzata e di una tradizione che si esprimono attraverso riti codificati, impongono regole di comportamento e chiedono precise forme di appartenenza. In realtà, l' autoidentificazione di sé come «cristiano», nella maggior parte dei casi, prescinde sia dal fatto di seguire i precetti imposti dalla Chiesa, sia dalla scelta di vivere una dimensione di appartenenza sostanziale alla comunità ecclesiale. Sembra rappresentare più una forma di «difesa», che una scelta consapevole; un modo per assicurarsi una identità riconoscibile e riconosciuta rispetto a chi è «altro» da sé. A sostegno di questa ipotesi ci sono i dati che mostrano come coloro che si dichiarano cristiano-cattolici pur essendo avulsi da una concreta partecipazione (ovvero i cattolici non praticanti) , sono i soggetti con i più bassi tassi di fiducia verso il prossimo, con il più alto grado di diffusione degli stereoti­pi di genere e con i maggiori pregiudizi verso gli immigrati. Soggetti che si aggrappano a simboli di appartenenze a cui in realtà non si sentono legati, ma che utilizzano per giustificare scelte che, in realtà, rispondono ad un criterio sostanzialmente individualistico. Ricercando nei dati un riscontro numerico possiamo affermare che circa il 23 % del campione di giovani intervistati è collocabile in questa categoria (si vedano i cattolici occasionali e lontani indicati nella tabella 2.2) .

A fronte di questo vasto gruppo, la ricerca ci permette di identificare un altro 20% circa di intervistati, per i quali l 'autodefinizione di sé come cristiano-cattolico corrisponde ad una concreta appartenenza ecclesiale (cfr. tabella 2 .2 , cattolici

167

Page 170: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.2. Tipologie di giovani in relazione alla loro credenza religiosa, all'importanza attribuita alla religione, alla frequenza dei riti di culto e della preghiera personale (valori percentuali; 15-34 anni)

N %

l . Agnostico 187 6,3 2. Non credente 339 1 1 ,4 3 . Dio generico 180 6,0 4. Minoranze religiose 58 2,0 5 . Cristiano generico 144 4 ,8 6. Cattolico lontano 140 4 ,7 7 . Cattolico occasionale 536 18,0 8. Cattolico ritualista 496 16,7 9. Cattolico intimista 295 9,9 10. Cattolico moderato 407 13,6 1 1 . Cattolico fervente 199 6,7

Totale 2.981 100,0

ferventi e moderati) . Costoro non solo partecipano ai ntl e pregano individualmente, ma mostrano anche gli indici più elevati di partecipazione alle iniziative, agli incontri, ai gruppi e ai movimenti di tipo religioso.

La complessità e l'eterogeneità degli approcci alla religione da parte dei giovani italiani trova conferma nell'analisi di altre due interessanti tipologie religiose individuate dalla ricerca: gli intimisti e i ritualisti.

I primi raccolgono circa il lO% della popolazione giovanile. Interpretano la religione essenzialmente come un fatto personale, che si risolve in un colloquio individuale e costante con Dio, ma senza una precisa appartenenza comunitaria.

I ritualisti, invece, raccolgono circa il 17 % del campione e appaiono legati più alla forma che alla sostanza della questione religiosa, ricalcando i passi di coloro che abbiamo visto uti­lizzare l'identità religiosa soprattutto come uno strumento di protezione di una propria identità individuale. La loro identità religiosa si fonda essenzialmente sulla frequentazione del rito domenicale, ma lì si conclude, incidendo poco sulle altre scelte della vita quotidiana.

A completamento del quadro tipologico descritto nella tabella 2.2, vanno poi citati coloro che esprimono un vago riferimento alla religione cristiana senza però identificarsi con una precisa Chiesa (5 %) , coloro che credono che esista una

168

Page 171: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dimensione sovrannaturale, ma non la identificano con una forma di religione codificata ( 6%) , gli agnostici ( 6%) e coloro che sostengono che non esista alcun dio.

Ancora sottorappresentate (anche per le modalità con cui è stata condotta la rilevazione) sono le minoranze religiose, che rappresentano tuttavia un fenomeno importante da studiare in prospettiva, soprattutto con l'incremento della presenza sul territorio nazionale di popolazione immigrata di religione non cristiana.

4. Religione e morale

La religione, oltre che essere un importante strumento di definizione dell'identità, al di fuori dei territori del sacro, svolge un ruolo di grande rilevanza come fonte di valori morali. Soprattutto nel nostro Paese, il ruolo della morale religiosa è sempre stato particolarmente importante e ha profondamente connotato il sistema normativa e legislativo della Repubblica. Tuttavia anche in questo campo la situazione sta lentamente mutando. Come dice Boudon

si è passati gradualmente da un sistema dove la religione disponeva di un quasi monopolio sul discorso relativo alle questioni morali [. .. ] a un sistema nel quale essa rappresenta solo una delle fonti di ispi­razione tra molte. [. . . ] Non si applicano più i principi preconcetti in modo indifferenziato, ma li si utilizza modulandoli, discutendo sulla loro validità prima di usarli per orientare le proprie azioni e i propri giudizi [Boudon 2003 ] .

Se, per una trattazione più specifica di come i giovani percepiscono le norme sociali e di come le fanno proprie, rimandiamo al capitolo di Alberto Zanutto1, in questa sede è utile chiedersi se gli elementi di appartenenza religiosa osservati poc' anzi portino a diversi atteggiamenti individuali rispetto alle norme sociali condivise.

I dati mostrano che, per quanto probabilmente in misura assai più ridotta che in passato, l'intensità dell'appartenenza religiosa comporta ancora alcune differenze importanti all'inter-

1 Si veda il capitolo II, parte III del presente volume.

169

Page 172: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2.3 . Percentuale di intervistati che giudicano non ammissibili i comportamenti indicatz; per orientamento religioso

Cattolici Cattolici Non Totale praticanti non religiosi campione

praticanti

Avere rapporti sessuali a paga-mento 84 7 1 69 77 Abortire (proprio o per la part-ner) 65 50 37 53 Avere esperienze omosessuali 60 61 38 53 Avere una relazione con una persona sposata 61 47 36 50 Guardare materiale pornografico (riviste, film, siri . . . ) 54 36 30 43 Autorizzare la morte di un paren-te gravemente ammalato e senza speranze di guarigione 54 38 28 42 Divorziare 27 22 10 2 1 Avere rapporti sessuali senza essere sposati 16 1 1 9 13 Vivere insieme (convivere) senza essere sposati 18 9 6 13 Basi minime 650 338 422 1 .448

no della popolazione giovanile. Tali differenze non si osservano tanto rispetto alla lettura che i giovani danno delle norme sociali condivise (sulle quali la dimensione religiosa non pare avere alcuna influenza) , quanto sul grado di ammissibilità a livello personale e di propensione individuale a compiere una serie di azioni che sono riconosciute come «moralmente» negative [Bazzanella e Frontini 2006] .

I giovani cattolici praticanti si mostrano meno propensi a considerare ammissibili tutti i comportamenti trasgressivi proposti durante l'intervista, soprattutto nell'area della morale sessuale e della difesa della vita, evidenziando un distacco si­gnificativo sia dai cattolici non praticanti che dai non cattolici. Tuttavia anche tra i praticanti alcune delle indicazioni della Chiesa (come ad esempio quelle relative alle relazioni sessuali prematrimoniali) appaiono largamente disattese dalla maggior parte degli intervistati (cfr. tab. 2.3 ) .

S i conferma, dunque, quanto sottolineava Boudon: l a por­tanza morale della religiosità non è più monopolistica e convive con una pluralità di fonti che agiscono in modo competitivo ed

170

Page 173: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

oppositivo. Se, dunque, la morale religiosa è riuscita a penetrare in profondità nel tessuto culturale italiano dando degli orien­tamenti valoriali di fondo attorno ai quali è stata costruita una parte importante delle norme sociali condivise; se ancora oggi le parole della Chiesa in campo morale (soprattutto sulle grandi questioni internazionali) sono tenute in grande considerazione a livello politico, nei comportamenti di tutti i giorni la forza di persuasione delle norme religiose si è affievolita. Questo è particolarmente evidente soprattutto all'interno di quei com­portamenti che limitano la libertà e il piacere individuale (come ad esempio quelli che fanno riferimento alla sfera sessuale) e che non appaiono lesivi delle libertà altrui.

5 . Conclusioni

I dati descritti in questo capitolo ci permettono di rispon­dere brevemente alle domande che ci si era posti nel paragrafo iniziale.

Oggi esiste ancora uno spazio per il sacro nella vita dei giovani italiani?

La risposta appare essere positiva. La tensione verso la trascendenza tocca un numero di soggetti molto ampio e, probabilmente, la domanda sull'esistenza di Dio rappresenta ancora un interrogativo attorno al quale ogni giovane si con­fronta nel corso della sua adolescenza. Le risposte che vengono date sono chiaramente diverse e si differenziano soprattutto in relazione alla situazione familiare, al livello culturale degli stessi giovani e al contesto relazionale in cui si vive la propria quotidianità. All'interno delle famiglie in cui l'attenzione ai fenomeni religiosi è ampia, si registrano tassi di adesione alla religione cattolica decisamente più forti anche tra i figli. Allo stesso tempo, un più alto livello di risorse culturali espone in maniera più forte al confronto con sistemi di credenze e di significati alternativi che possono mettere in crisi l'adesione al modello religioso dominante.

In ogni caso, se l'interesse verso il mondo del sacro non appare cancellato, è anche vero che la partecipazione attiva ad un percorso religioso appare fortemente in crisi. La risposta alla seconda domanda che ci eravamo posti (se la dimensione

171

Page 174: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

religiosa rappresentasse ancora uno strumento di costruzione della propria identità e, se sì, a che tipo di appartenenze desse origine) si fa dunque più complessa.

Tre appaiono le strade più frequentemente percorse dai nostri intervistati: da una parte abbiamo una quota di giovani (stimabili attorno al 24% del campione) che rifiutano qualsiasi forma di identificazione religiosa; dall'altra una quota appena più modesta, per i quali la religione non solo rappresenta un importante strumento di costruzione della propria identità, ma comporta anche precise scelte comportamentali rispetto alla definizione delle attività del tempo libero, all'appartenenza ad una comunità di riferimento e alla vita familiare. Nel mezzo tra questi due estremi, esiste un variegato mondo di soggetti per i quali la religione funge essenzialmente da stampella ad una identità sociale debole. Si definiscono cristiano-cattolici perché quasi sicuramente sono stati battezzati ed hanno svol­to il cammino di iniziazione cristiana, tuttavia si tratta di una identificazione che non porta a precise scelte di appartenenza. Il vero riferimento attorno al quale vengono costruite le scelte di ogni giorno è il sé, secondo un principio individualistico che piega anche le regole e le norme di comportamento religiose.

I concetti appena espressi sono la base attorno alla quale si incontra la risposta anche al terzo quesito iniziale: la credenza religiosa è ancora in grado di esercitare degli effetti rispetto alle scelte morali? Come abbiamo osservato, ciò è vero soprattutto per coloro che mostrano di avere una identità religiosa più forte, ma il processo di secolarizzazione in atto sembra delimitare lo spazio di influenza della religione in questo ambito. Anche tra i giovani credenti e praticanti, infatti, sembra prevalere il principio secondo il quale, quando non si lede la volontà altrui, le scelte individuali non devono sottostare ad altre norme che non siano il libero arbitrio.

Il panorama complessivo che si ricava dalla sesta indagine sulla condizione giovanile appare dunque assai composito. Oggi in Italia sembrano convivere molteplici modalità di aderire alla religione, che denotano una domanda diffusa di senso, aperta anche alla dimensione trascendentale. D'altra parte, l'offerta religiosa disponibile sembra faticare ad intercettare questa do­manda, che non si esprime più secondo le dimensioni tradizionali dell'appartenenza, ma che problematizza intellettualmente le

172

Page 175: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

questioni religiose, che mette alla prova la coerenza di chi si propone come educatore e riferimento religioso, che rifugge da quell'insieme di strutture organizzative tradizionali che concedono poco spazio alla libertà individuale.

Nell'epoca in cui al paradigma dell'esclusività delle scelte (aut/aut) è stato sostituito quello dell'inclusività degli opposti (et/et) , la crisi dell'appartenenza religiosa giovanile tradizionale non appare come il segno di un progressivo ed inarrestabile declino dell'interesse verso il sacro, quanto il segnale di una trasformazione in corso che cerca di reinterpretare il credo religioso all'interno delle istanze della seconda modernità.

173

Page 176: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 177: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

GIOVANI ALLO SPECCHIO: IMMAGINE DI SÉ DI FRONTE A DIFFICOLTÀ E CAMBIAMENTI

l . Premessa

Nell'indagine dell'Istituto IARD sulla percezione di sé e i livelli di soddisfazione svolta nell'anno 2000 [Gilardi 2002] avevamo evidenziato che i giovani affrontavano il passaggio verso l'età adulta con l'idea di potersi assumere responsabilità e impegni, di sentirsi, nonostante l'incertezza che li circondava, registi della propria vita, ma, al contempo, soli, senza sufficien­ti protezioni, in difficoltà nel trovare qualcuno su cui poter contare, soprattutto una volta usciti dal contenitore protettivo della scuola. Giovani, quindi, che sentivano di aver imparato l'arte della «navigazione a vista», con una bussola interna che garantiva un sufficiente senso di padronanza, ma che avevano dubbi sulla possibilità di trovare alleati in grado di sostenerli e guidarli nella rotta.

Nei successivi quattro anni, flessibilità e fluidità sono diventati ancor più tratti caratterizzanti la realtà sociale dei giovani che diventano adulti: i dati sul mondo del lavoro sono, al riguardo, indicativi quando ci avvertono di un progressivo aumento dei contratti di lavoro a termine tra i giovanP. L' af­francamento dalla famiglia d'origine e l'inserimento nel mondo del lavoro richiede quindi ai giovani di imparare a gestire una «carriera senza confini» [Arthur 1994; Fraccaroli 2005] , fatta di continue transizioni tra organizzazioni, tra attività, tra ruoli.

1 I dati della Banca d'Italia [2006, 42] evidenziano un trend in crescita dei contratti non standard tra i neo-assunti con meno di 30 anni: «la quota dei neoassunti con contratti a termine è salita dal 38,6% del 2004 al 40,5 % dei primi tre trimestri del 2005, raggiungendo quasi il 50% per i lavoratori con meno di 30 anni (era il 46,4 nel 2004)». Per una interessante analisi dei cambiamenti del mercato del lavoro, con particolare riferimento al «lavoro a progetto» si veda Pallini [2006].

175

Page 178: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Adolescenti e giovani si trovano a costruire il proprio progetto personale/professionale e la propria identità confrontandosi con una realtà che richiede di negoziare continui cambiamenti in sé e nei propri contesti. A loro è richiesto di sviluppare capacità di dialogo con il cambiamento, imparare ad affrontare transizioni e passaggi in una situazione a controllo limitato e bassa possibilità di prevedere il futuro. Transizioni e passaggi che non si conclu­dono con l'uscita di casa: questo è solo uno step di un ciclo che continuerà a procedere a spirale, dove, anche dopo l'uscita dalla famiglia, anche dopo aver trovato una prima occupazione, sarà sempre possibile doversi rimettere in gioco e affrontare nuove uscite e nuovi reingressi. Adolescenti e giovani italiani sanno di questa vita senza appartenenze stabili: le istituzioni, dalla scuola, all'università, ai media, continuamente sottolineano la necessità della «adattabilità» per le nuove generazioni.

Tuttavia alcune ricerche evidenziano che chi, di fronte a questa incertezza, rinuncia a fare progetti, mostra i maggiori livelli di malessere soggettivo [Creed et al. 2005] e rischia di rimanere travolto [Hall 2004; Fugate et al. 2004] . Ancora, chi percepisce i cambiamenti come danno o perdita ed evita di af­frontare i problemi che incontra ha più probabilità di incorrere in comportamenti a rischio per la propria salute e di assumere comportamenti scarsamente proattivi [Steiner et al. 2002] .

In questa situazione diviene importante approfondire i modi attraverso cui adolescenti e giovani italiani percepiscono di fronteggiare le continue transizioni e le difficoltà ivi impli­cate. In questa indagine abbiamo quindi posto l'attenzione su un aspetto della competenza psicosociale dei giovani definita dalla letteratura psicologica abilità di coping2• Con questo ter­mine si fa riferimento alle azioni, cognitive e comportamentali, attraverso cui le persone affrontano i problemi che incontrano, trovando forme più o meno efficaci per raggiungere i propri obiettivi, per accettare l'impossibilità di realizzare un proprio progetto, per prevenire o ridurre la sofferenza emotiva connessa a un cambiamento.

Le ricerche di area psicosociale evidenziano uno stretto collegamento tra strategie di coping e benessere psicologico nell'adolescenza: per quanto vi siano differenti prospettive con-

2 Per una rassegna sulle ricerche relative alle strategie di coping in ado­lescenza si veda Zani [1999a] , Frydenberg [2000]; Ripamonti et al. [2005].

176

Page 179: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

cettuali e metodologiche [Zani 1999b] , gli studiosi concordano nel ritenere che un coping adeguato nella fase adolescenziale predice minori comportamenti a rischio per la salute (quali abuso di sostanze o alimentazione scorretta) , minori problemi comportamentali (ad esempio azioni delinquenziali) , una più alta autostima, minori sintomi depressivi e una migliore auto� regolazione [Steiner et al. 2002] .

È nostra convinzione che conoscere il modo in cui ado� lescenti e giovani percepiscono di far fronte alle proprie preoccupazioni e si attrezzano per fronteggiare cambiamenti e difficoltà della crescita offra spunti importanti anche a livello delle politiche di sostegno alla costruzione dell'identità e di prevenzione dei comportamenti a rischio per la salute.

Il repertorio di strategie utilizzate da ciascuno per fronteg­giare sfide ed eventi della vita quotidiana dipende dal signifi­cato attribuito alla situazione3 e dalle risorse percepite come disponibili. Tali risorse possono essere esterne (ad esempio il sostegno della famiglia o degli amici) o interne. In questo se­condo segmento i diversi autori collocano un'ampia varietà di dimensioni, quali la soddisfazione per la propria vita, l'autostima, l'abilità percepita nel problem solving, il senso di padronanza e di efficacia personale.

Per esplorare questa tematica, nella nostra analisi abbiamo preso in considerazione i dati relativi alle seguenti aree:

- la soddisfazione per la propria vita e per le risorse interne ed esterne a disposizione. Il livello di soddisfazione esistenziale indica il giudizio circa la qualità delle risorse possedute (sono contento delle risorse di cui dispongo?) e, come indicato da molte ricerche psicosociali4, contribuisce a fondare la sensazione soggettiva di benessere;

- la percezione relativa a sé e alle proprie capacità; - le strategie di coping. Inizialmente prenderemo in considerazione ciascuna area,

analizzandola in relazione alle variabili socio-anagrafiche di base. Vedremo poi i legami tra le diverse aree.

3 La situazione di cambiamento può essere percepita come una sfida, una minaccia o una perdita/danno [Lazarus e Folkman 1984] .

4 Per una analisi degli studi sulla soddisfazione esistenziale s i veda Zani e Cicognani [1999] .

177

Page 180: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2 . I livelli di soddisfazione

Per esplorare la sensazione soggettiva di benessere di adole­scenti e giovani abbiamo rilevato, come nelle precedenti indagini dell'Istituto IARD, il grado di soddisfazione globale per la propria vita e per alcuni aspetti specifici della propria esistenza.

Il quadro che ne emerge ha toni che confermano il trend positivo dell'indicatore globale sulla soddisfazione per la pro­pria condizione esistenziale: nel 2000 si dichiarava molto o abbastanza soddisfatto 1'83 % dei giovani 15 -24enni, nel 2004 1'87 %5. Nel 2004 risulta in crescita in particolare la percentuale di giovani molto soddisfatti, mentre è stabile la percentuale di quelli decisamente insoddisfatti (fig. 3 . 1 ) .

I giovani continuano quindi a proporre un'immagine di sé fortemente adattata: in particolare, i soddisfatti sono i giovanis­simi tra i 15 e i 17 anni (circa 92 %) , mentre con la maggiore età tende a crescere la percezione di uno scarto tra le aspettative personali e le condizioni attuali, con un'area'di maggior criticità per chi ha tra i 18 e i 20 anni. In qu�sta fascia di età circa il 13 % dei giovani segnala una sensazione di malesseré.

L'atteggiamento con cui si guarda al futuro influenza i livelli di soddisfazione. Sono più soddisfatti per la propria vita i giovani già usciti dalla casa di origine o i giovani sicuri che ciò accadrà entro i prossimi cinque anni. Livelli elevati di soddisfazione, inoltre, si registrano tra coloro che ancora non si pongono questo problema, in quanto escludono che ciò possa accadere entro i prossimi cinque anni. Al contrario sono meno soddisfatti coloro che non sanno prevedere se e quando sarà possibile uscire di casa. Più o meno le medesime differenze, inoltre, sono rilevabili osservando una seconda tappa di passaggio alla condizione adulta: l'aver intrapreso un lavoro continuativo

5 Il trend sulla soddisfazione personale, anche rappresentato nella figura 3 . 1 , tiene conto esclusivamente dei giovani con un'età compresa tra i 15 e i 24 anni. Tale scelta è obbligata dai dati a disposizione, in quanto le rileva­zioni precedenti non coprono tutte le fasce di età attualmente considerate. Ciononostante, la percentuale di giovani «molto soddisfatti» e quella dei «per niente soddisfatti», considerando complessivamente la popolazione rilevata nel 2004 (15-34enni), non presenta punteggi significativamente diversi, essendo rispettivamente pari al 25,2% e all '1 ,4 % .

6 Differenze significative per p < 0.05.

178

Page 181: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

50 45 40 35 30

� 25 20 15 10 5 o

15,6 17,7

5,5 3 ,4

1983 1987

18,7

3

1996 Anno rilevazione

25,5

18,9

1 ,2 1 ,6

2000 2004

-o- Per niente soddisfatto ---+--- Molto soddisfatto

FIG. 3 . 1 . Giovani molto e per niente soddisfatti della vita che conducono attual­mente nelle cinque indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile e nella rilevazione attuale (valori percentuali; popolazione dei giovani 15-24enni; basi: 1983 = 4.000; 1987 = 2.000; 1996 = 1.686; 2000 = 1 .429; 2004 = 1 .247).

o la possibilità che ciò possa accadere entro i prossimi cinque anni (fig. 3 .27) . Essere incerti o indecisi rispetto alle scelte da effettuare nel proprio futuro ha implicazioni per i livelli di benessere soggettivo: questo dato è interessante perché, come evidenzia Creed et al. [2005] , l'indecisione può avere effetti, non solo sulla salute psicologica, ma anche sugli sviluppi successivi della vita lavorativa.

Esplorando i giudizi su aspetti specifici della condizione esistenziale, è possibile iniziare a fare delle ipotesi su quali siano gli ambiti in cui si concentra la maggior insoddisfazione.

L'analisi fattorialé applicata ha evidenziato che la valuta­zione si organizza intorno a quattro dimensioni9 (parzialmente

7 La soddisfazione media osservata tra i soggetti appartenenti ai di­versi gruppi individuati nella figura 3 .2 ha una differenza significativa con p = O,OOO.

8 In questa analisi fattoriale, così come in tutte quelle presentate nel capitolo, le risposte «non so» sono state assimilate alla media delle risposte del campione.

9 Questa analisi fattoriale nasce dalle precedenti indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile: a partire da fattori già noti, infatti, è stata effettuata un'analisi con finalità confermative. Tale analisi ha prodotto dei

179

Page 182: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

100 95 90 85 80

?!< 75 70 65 60 55 50

È già successo Accadrà sicuramente entro i prossimi 5 anni

92,6

Escludono che Non sanno o ciò possa

accadere entro i prossimi 5 anni

non possono prevedere

� Vivere definitivamente fuori • Trovare un lavoro continuativo dalla famiglia di origine

FIG. 3 .2. Giovani molto/ abbastanza soddisfatti per la propria vita secondo il raggiungimento di due tappe di passaggio: andare a vivere fuori dalla famiglia di origine e trovare un lavoro continuativo (valori percentuali; base min. = 297) .

sovrapposte a quelle emerse nell'indagine dell'Istituto IARD del 2000) :

- risorse psichiche: capacità di concentrazione, capacità di prendere decisioni, tranquillità psicologica;

- risorse fisiche: aspetto fisicò, salute; - risorse relazionali: rapporto con gli altri giovani, le

amicizie, i modi di passare il tempo libero, i rapporti con la famiglia di origine;

- risorse ambientali: il tenore di vita, la zona in cui si vive, la casa in cui si abita e l'intorno amicale.

Se la valutazione continua ad essere tendenzialmente po-

risultati per lo più convergenti con la precedente indagine, tali da confermare la struttura a quattro dimensioni. All'interno di queste dimensioni, tuttavia, l'indicatore amicizie sembra essere in questo caso legato contemporaneamente a due fattori: le risorse relazionali e le risorse ambientali. Nel primo caso abbiamo a che fare con una dimensione che abbraccia la relazionalità perso· nale, nel secondo caso, invece, l'indicatore amicizie rientra all'interno di una dimensione che comprende la condizione sociale ed economica, qui definita risorsa ambientale. La varianza spiegata da questi fattori è pari al 57,5 %.

180

Page 183: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . l . Indice di soddisfazione per le risorse psichiche e fisiche. Valori medi, frutto di una sommatoria dei punteggi degli item, normalizzata in una scala 1-10 (p <1= 0. 05)

Maschi Femmine

Soddisfazione per le risorse psichiche

7,85 7,43

Basi: Maschi = 725; Femmine = 766.

Soddisfazione per le risorse fisiche

8,09 7,82

sitiva, si osserva che il livello di soddisfazione varia in misura significativa in relazione all'essere maschio o femmina, alla con­dizione occupazionale e al contesto in cui si vive (tab. 3 . 1 ) 10.

Ragazzi e ragazze esprimono giudizi diversi solo per due dimensioni: la soddisfazione per le risorse psichiche e per le risorse fisiche. In entrambi i casi sono i ragazzi a mostrarsi maggiormente soddisfatti.

La minor soddisfazione femminile per le risorse fisiche e psichiche è già stata evidenziata nell'indagine dell'Istituto IARD del 2000: circa una ragazza ogni quattro (il 26,7 % ) non è soddisfatta della propria tranquillità psicologica o delle proprie capacità mnemoniche e di concentrazione (26,8%) . Per quanto riguarda l'aspetto fisico, si osserva però un diverso andamento rispetto alla rilevazione del 2000: se le ragazze continuano ad essere più autocritiche dei loro coetanei, la distanza è ora mi­nore. A fronte di una quota stabile di ragazzi poco o per nulla soddisfatti del proprio aspetto fisico (circa il 12%) , le ragazze insoddisfatte sono diminuite considerevolmente (25,2% nel 2000 contro il 18,9% nel 2004) .

Sembrano qui comparire segnali della fatica emotiva a fare i conti con le complessità e le ambivalenze del ruolo sociale femminile: se prima l'aspetto fisico era percepito come la leva cruciale per decretare il valore sociale, ora non è più solo così. Per stare sulla scena sociale è sempre più richiesto alla giovane donna di offrire elevate prestazioni, garantendo in una pluralità di contesti relazionali una «doppia presenza» di qualità: è possibile allora che la sofferenza (e insofferenza) di una giovane su quattro sia il risultato della percezione di non

10 Si considerano differenze statisticamente significative se con un valore p < 0.05.

181

Page 184: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

avere capacità sufficienti per controllare e gestire le sempre più pressanti richieste di successo anche professionale.

L'età non influenza in modo statisticamente significativo il livello di soddisfazione per gli ambiti considerati, contrariamente a quanto osservato in precedenti rilevazioni. Se consideriamo però i singoli item notiamo alcuni indizi interessanti. Il giudizio circa il modo di passare il tempo libero, al crescere dell'età, subisce ampie variazioni. Come mostra la tabella 3 .2 , dopo i 20 anni la quota di soggetti insoddisfatti aumenta in modo costante fino ai 34 . È ipotizzabile che questo andamento sia legato non soltanto alla variabile età, ma anche alla condizione occupazionale: la crescente insoddisfazione sembra determinata dall'uscita dal circuito formativo e dall'ingresso nel mondo del lavoro. Queste tappe, che prefigurano l'acquisizione dei ruoli adulti, comportano l'emergere di nuove modalità di socializ­zazione che però paiono, dopo i 25 anni, ben lontane dalle aspettative di un giovane su quattro.

La condizione occupazionale incide in modo significativo sulla soddisfazione1 1 : più soddisfatti per le risorse ambientali e relazionali sono gli studenti e più insoddisfatti i disoccupati! inattivi. Sono invece diversi i dati relativi alle risorse psichiche: maggior soddisfazione tra i giovani che sono usciti dal circui­to scolastico e si sono confrontati con il mondo del lavoro (occupati e disoccupati) e minor soddisfazione soprattutto tra gli studenti. Possiamo ipotizzare che gli studenti segnali­no, attraverso tale insoddisfazione, una rappresentazione del mondo esterno, in particolare il mondo del lavoro, come pieno di pretese e fortemente impegnativo e la paura di essere poco pronti ad affrontarlo.

La soddisfazione per le risorse ambientali è influenzata dall'area geografica e dallo status socio-culturale della famiglia di origine, mentre non ha alcun peso l'ampiezza del comune di residenza. Troviamo qui un'Italia divisa in due, con più alti livelli di insoddisfazione al Sud e tra i figli di famiglie con status sociale e culturale più basso.

Abbiamo visto che il livello di soddisfazione è mediamen­te elevato. Se si chiede però di guardare oltre sé e il proprio contorno relazionale, ampliando lo sguardo alla realtà italiana

1 82

11 Differenze significative per p <l = .001 .

Page 185: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .2. Livelli di insoddisfazione per alcuni item in funzione dell'età e del genere (percentuali di risposta «poco + per niente soddisfatti>>). Batteria sottoposta a metà campione (circa 1 .500 casz)

Età

15-17 18-20 21 -24 25-29 30-34 Totale anni anni anni anni anni

Tempo libero Maschi 1 1 ,5 10,1 18,0 18,8 24,1 18,3 Femmine 19,1 14,4 2 1 ,9 27,4 28,6 24,3 Aspetto fisico Maschi 13 ,8 12,4 12,2 10,2 12,6 12 ,1 Femmine 16,9 15,6 15,7 20,9 2 1 ,0 18,9 Capacità di prendere decisioni Maschi 10,5 19,1 16,7 10,7 13 , 1 13 ,7 Femmine 29,5 22,2 22,8 18,0 13,4 19,2 Capacità di memoria/concentrazione Maschi 14,9 24,7 22,3 12,4 13 , 1 16,5 Femmine 29,2 23 ,6 24,4 3 1,9 23,8 26,8 Tranquillità psicologica Maschi 15,5 19,1 17,2 15,3 13 ,1 15,5 Femmine 29,9 30,3 26,8 27,4 23,6 26,7 I rapporti con la famiglia di origine Maschi 6,9 5 ,6 4,7 2,4 5 ,0 4,6 Femmine 15,9 7,8 10,3 8,1 4,2 8,1 Le amicizie Maschi 4,6 3 ,4 6,0 5,9 9,0 6,4 Femmine 7,9 7,8 8,7 9,9 10,5 9,4

(«Come si vive ogg1 m Italia») , i giudizi cambiano. Questo item, in linea con le precedenti rilevazioni dell'Istituto IARD, ha dato i risultati più bassi in questa batteria: il 5 1 ,3 % dei giovani si ritiene molto o abbastanza soddisfatto (nel 2000 erano il 53 ,7%) . Anche in questo caso conta l'età: i giovanissimi sono più soddisfatti (57 ,2%) , mentre i più critici sono il gruppo dei 3 0-34enni, dove meno della metà si dichiara abbastanza o molto soddisfatto ( 4 7 ,7 %) .

3 . Con quali capacità affrontare le tappe di crescita?

Nella nostra indagine abbiamo esplorato le idee che i giovani hanno riguardo alle proprie capacità e al proprio fun­zionamento psicologico. In particolare abbiamo considerato

183

Page 186: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

quelle capacità che consentono di farsi carico efficacemente delle richieste e delle sfide della vita quotidiana, facilitanti la crescita e la realizzazione dei compiti evolutivi, definite in letteratura lzfe skill12• Data la natura esplorativa dell'indagine, abbiamo preso in considerazione item che facessero soprattutto riferimento all'area della gestione delle emozioni, del sostegno e dell'integrazione sociale, della comunicazione, della tonalità emotiva prevalente, della responsabilità. Abbiamo quindi chie­sto agli intervistati quanto riconoscessero come proprie queste capacità e modi di pensare.

Applicando l'analisi fattoriale alla batteria di item relativa alla percezione di sé si sono evidenziati quattro fattori13 che i giovani utilizzano come schemi, come organizzatori mentali per leggere se stessi:

- senso di stabilità emotiva (sei item): descrive la percezione di non sentirsi attraversato con frequenza da stati emotivi di tristezza, paura, confusione e/o ansia, solitudine, noia, e di non provare la sensazione di «perdere la testa»;

- senso di connessione con una rete re/azionale di supporto (tre item): comprende la percezione di disporre di sostegno sociale (sentirsi apprezzato,· poter contare sull'aiuto altrui in situazioni di dzf/icoltà) . Queste idee appaiono connesse con la tonalità emotiva della felicità (spesso mi sento /elice) ;

- senso di efficacia nella gestione delle emozioni (tre item)14 :

1 2 Queste abilità possono essere molteplici e la loro natura e definizione varia in rapporto alle diverse culture. Si consideri, ad esempio, il Targeting Life Skill Mode! messo a punto dall'Università dello Stato deii'Iowa o il Life Skills Evaluation System della Washington State University. In base alle indi­cazioni del «Division of Menta! Health» dell'OMs, è possibile individuare un gruppo di skills che costituiscono il nucleo centrale delle iniziative destinate alla promozione della salute e del benessere dei bambini e degli adolescenti [Braibanti 2002 ] . Le abilità citate con più ricorrenza sono: capacità di re­lazione interpersonale, comunicazione, gestione emozioni, gestione stress, problem solving, processo decisionale, pensiero critico, pensiero creativo, responsabilità, autoconsapevolezza, empatia.

13 La variabilità spiegata da questi fattori è del 57,9%. La fattoriale è stata costruita a partire dalle indicazioni emerse nel quinto rapporto dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile; da un nucleo /orte di item si è proceduto con un inserimento mirato di nuovi item inclusi uno alla volta, giungendo alla costruzione delle dimensioni qui presentate.

14 Gli item sono ripresi e rielaborati dal test di Caprara [2001] per la valutazione della selfe//icacy nella gestione delle emozioni.

184

Page 187: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

identifica la percezione di esser capace di autocontrollo in situazioni relazionali (so mantenermi calmo quando gli altri mi /anno arrabbiare; so accettare serenamente opinioni diverse dalle mie) e di fronte ad eventi critici (sono capace di non scoraggiarmi nelle difficoltà) ;

- senso dello scopo (due item): include la percezione di non evitare le responsabilità e il rifiuto di credere che non vi sia niente per cui valga la pena impegnarsi.

Questi fattori appaiono fornire importanti indicazioni sullo stato di benessere soggettivo dei nostri intervistati. Vi è infatti una stretta relazione positiva con il livello di soddisfazione per la propria vita15. Percepirsi come un soggetto emotivamente stabile, altamente integrato in una rete sociale supportiva, capace al contempo di avere il pieno controllo di sé e di assu­mersi responsabilità avendo in mente uno scopo per cui valga la pena impegnarsi, è correlato con la sensazione soggettiva di soddisfazione per la propria vita.

I punteggi medi dei quattro fattoril6 indicano che gran parte dei giovani propone una descrizione di sé, in relazione alle dimensioni considerate, piuttosto rassicurante. Come già evidenziato dalle ricerche precedenti dell'Istituto IARD [Gilardi 2002] , in maggioranza sembrano attraversare questo periodo con un profilo emotivo bilanciato, sostenuti dalla percezione di essere apprezzati (87%) e di poter contare su qualcuno in caso di difficoltà (85%) , convinti di sapersi impegnare per le cose in cui credono (91 %) e di essere loro a decidere della propria vita (85%) (tab. 3 .3 ) .

Proviamo però a soffermarci su quei gruppi non trascurabili di giovani che dichiarano una maggior vulnerabilità emotiva, si sentono in difficoltà nel rintracciare un senso della vita e nell'assumersi responsabilità. Le risposte ai singoli item evi­denziano infatti che circa il 24% si sente spesso annoiato e triste; uno su quattro si sente spesso confuso o in ansia; uno su cinque si sente spesso solo; uno su dieci crede che non ci sia nulla per cui valga la pena impegnarsi; il 17 ,5 % dichiara di evitare le responsabilità.

15 Le relazioni sono tutte statisticamente significative con p = 0,000. 16 Sulla scorta dei raggruppamenti individuati mediante l'analisi fattoriale, gli item sono stati impiegati per costruire quattro indici additivi, che sono stati successivamente trasformati in una scala 1-10.

185

Page 188: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .3 . Livelli di riconoscimento in alcune affermazioni in funzione dell'età e del genere (percentuali di risposta <<molto + abbastanza d'accordo»)

Età

15-17 18-20 2 1 -24 25-29 30-34 Totale

anni anni anni anni anni

Spesso mi sento annoiato Maschi 32,0 28,2 18,7 17,1 14,2 19,6 Femmine 3 8,7 34 ,1 28,2 28,7 24,5 29,2 Spesso mi sento triste Maschi 20,1 23,4 18,7 16,7 12,0 16,8 Femmine 39,5 36,8 30,6 3 1 ,8 27,5 3 1 ,8 In alcune situazioni mi sembra di perdere la testa Maschi 27,3 25,7 22, 1 14,6 13 ,7 18,6 Femmine 39,2 26,8 22,7 26,7 27,5 27,8 Provo spesso paura Maschi 13 ,7 10,7 10,8 7 ,7 9,3 9,8 Femmine 26,5 24,5 25,1 26,1 23,7 25,0 Frequentemente mi sento confuso e/o in ansia Maschi 2 1 ,7 22,0 13,2 16,7 14,3 16,5 Femmine 44,8 43,7 36,6 3 1 ,4 27,5 34,2 Spesso mi sento felice Maschi 88,2 78,3 84,8 81 ,3 84,1 83,3 Femmine 84,8 80,3 81 ,9 81 ,8 79,3 81 ,2 Spesso evito di assumermi responsabilità Maschi 33 ,5 23,5 20,0 17,1 1 1 ,4 18,6 Femmine 29,5 17,0 14,6 16,8 1 1 ,8 16,4 So mantenermi calmo/ a quando gli altri mi fanno arrabbiare Maschi 55,0 60,0 64,9 69,7 74,0 67,2 Femmine 45,3 53,0 52,4 53,6 56,1 53,2 Quando mi sento in difficoltà so che posso contare su qualcuno Maschi 87,0 81 ,6 82,6 81 ,5 80,4 82,0 Femmine 87,4 89,6 89,2 88,1 87,0 88,0 Mi sento apprezzato dagli altri Maschi 88,0 85,5 86,5 89,7 88,8 88,1 Femmine 81 ,4 84,0 87,3 84,3 86,2 85,0 Spesso mi sento solo/ a Maschi 15,6 16,8 15 ,1 16,4 17 ,1 16,3 Femmine 29,9 23,8 2 1 ,2 24,9 22,7 24,0 Sono capace di non scoraggiarmi nelle dzfficoltà Maschi 72,2 70,7 75,8 81 , 1 78,6 77,0 Femmine 6 1 ,0 58,8 66,8 70,4 74,2 68,4 Mi sembra che non ci sia niente per cui valga la pena impegnarsi Maschi 14,6 10,7 10,5 9 ,1 9,6 10,4 Femmine 9,4 6,1 8,6 10,9 8,6 9,0 Riesco ad accettare serenamente opinioni diverse dalle mie Maschi 73 ,8 79,4 84,8 85,4 84,6 83,0 Femmine 83,7 84,5 85,5 84,2 83,3 84,1

Page 189: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Chi sono questi giovani17? Hanno un tono emotivo maggiormente attraversato da emo­

zioni negative e confusione i giovanissimi ( < 20 anni) , le ragazze, chi vive nel Sud d'Italia (p = .002 ) , chi si trova nella condizione occupazionale di studente o è disoccupato/inattivo.

Il senso di connessione con una rete relazionale di supporto è invece influenzato dal genere, dal background socio-culturale della famiglia di origine e dalla condizione occupazionale: maggiori criticità per i maschi (soprattutto dopo i 18 anni), per chi è disoccupato, per chi proviene da una famiglia con background culturale basso, da famiglie il cui status sociale è quello di autonomi.

Il senso di efficacia nella gestione delle emozioni è più basso tra chi ha meno di 20 anni, tra le ragazze rispetto ai maschi, tra chi proviene da una famiglia con background culturale medio e di status sociale autonomo.

Il senso dello scopo (cioè la percezione di non evitare le responsabilità e dell'esistenza di qualcosa per cui valga la pena impegnarsi) è influenzato dall'età, dalla condizione occupazionale e dall'area geografica (p = .004) : i giovanissimi (con 15-17 anni) si sentono più in difficoltà nell'affrontare le responsabilità e nel percepire uno scopo per cui valga la pena impegnarsi; ugualmente maggiori criticità sono percepite dagli studenti e da chi è disoccupato rispetto a chi ha un' occupazio­ne (indipendentemente dal fatto che sia a contratto a tempo indeterminato, autonomo, parasubordinato o occasionale) , dai giovani del Sud e delle Isole rispetto a quelli che vivono in altre zone d'Italia.

Se la turbolenza emotiva si conferma come un tratto ca­ratterizzante i giovanissimi (<20 anni) , la capacità di gestire le emozioni viene percepita, in questo stesso periodo della vita, bassa e forse inadeguata ad affrontare le difficoltà che si incontrano. La difficoltà riguarda in particolare l'autocontrollo della rabbia: uno su due tra i 15 e i 17 anni si dichiara poco o per niente capace di mantenersi calmo/ a quando gli altri mi fanno arrabbiare. Il dato peraltro non migliora particolarmente

17 Vengono di seguito indicate le differenze significative per p <l = .001 , salvo diversa segnalazione.

187

Page 190: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

neanche crescendo, se ancora il 35% tra i 3 0-34enni dichiara difficoltà a questo riguardo.

La prima scelta importante che accompagna i passaggi della crescita (entrare nel mondo del lavoro e/o ingresso all'università) viene quindi affrontata da circa un ragazzo ogni tre non solo, come è noto, con un'elevata turbolenza emotiva, ma anche con la percezione di non aver sviluppato qualità personali adeguate per gestire le emozioni e di non aver chiaro un senso, uno scopo per cui valga la pena assumersi responsabilità.

Rispetto ai risultati della precedente rilevazione, si osserva un diverso peso di alcune variabili strutturali. In particolare, il senso di connessione con la rete sociale, che nel 2000 risultava decrescere con l'età, nel 2004 appare piuttosto influenzato dalla condizione occupazionale: avere o no un lavoro fa la differen­za, coinvolgendo anche il tono emotivo, il senso di avere uno scopo e di sapersi assumere responsabilità. Chi è disoccupato si percepisce come isolato, privo di reti relazionali di appoggio e di quell'apprezzamento sociale fondamentale per la costruzione e il mantenimento dell'autostima.

Oltre al lavoro, il superamento di un'altra tappa di crescita influisce sulla percezione di sé: chi vive fuori dalla casa dei ge­nitori si percepisce, a differenza di chi vive ancora in famiglia, con un maggior senso di turbolenza emodva e minor senso di connessione sociale. L'uscita di casa appare però, al contempo, correlata con la sensazione di avere uno scopo per cui valga la pena impegnarsi.

Soffermiamoci infine sulle risposte ad alcuni item che si modificano con l'età in un modo che appare degno di nota: l'affermazione sono io a decidere per la mia vita, che nella rilevazione del 2000 mostrava un andamento collegato alla dimensione dell'assunzione di responsabilità, appare oggi in­dipendente (cfr. fig. 3 .3 ) .

I dati percentuali relativi a questo item ci danno alcu.ni indizi sull'emergere di un'area di criticità per chi ha superato i 30 anni. La percentuale di persone che non s i sentono registi della propria vita, comprensibilmente elevata tra i 15- 17enni (37%) , dopo una flessione d i più di 10 punti tra i 20 e i 29 anni (circa 24 %) , torna a crescere tra i 3 0-34enni (3 5 % ) 18• Questa ultima

188

18 Differenze in base a fasce di età significative per p < 0.05 .

Page 191: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

100

90

80

87,6 88•1 86,7 86,4 8��,__---:� =--* �lT-�=----------�

84 7 � 81,8 82 82,5 ' 82,4

70+---------.--------.--------.---------.--------. 15-17 anni 18-20 anni 21 -24 anni 25-29 anni 30-34 anni

--+-- 2000 -o- 2004

FIG. 3 .3 . <<Molto e abbastanza d'accordo» con l'item sono io a decidere per la mia vita per fasce di età; confronto rilevazione 2000 e rilevazione 2004 (valori percentuali; base min. = 171) .

fascia di età sembra attraversata, in misura maggiore rispetto ai coetanei più giovani, da un senso di impotenza relativo alla possibilità di incidere significativamente sulla propria vita, che coinvolge soprattutto chi fatica a trovare lavoro.

Anche con riferimento a questo item, come per quelli inclusi nei fattori precedentemente analizzati, il lavoro gioca un ruolo determinante nella percezione di sé fra chi ha superato i 3 0 anni_ Oltre alla percezione di essere eterodiretti, la mancanza del «contenitore-lavoro» è associata all'impossibilità di rintrac­ciare scopi per cui valga la pena lottare. Possiamo ipotizzare che l'insieme di queste idee di sé spinga alla rinuncia: se posso far poco per orientare il mio destino, che senso ha provare a darsi degli obiettivi e impegnarsi per raggiungerli?

La credenza di essere poco integrati in reti sociali che possano comunque supportare le fatiche della perdita e la ricerca di nuovi lavori enfatizza ancora di più la sensazione di impotenza. Sensazione che può essere ulteriormente aggravata qualora si sia avuto il coraggio di affrancarsi dalla famiglia di origine: chi ha superato questa tappa di passaggio, infatti, se da un lato vive con orgoglio la sensazione di aver saputo assumersi responsabilità, dall'altro percepisce la carenza di networking alternativi cui fare riferimento.

Può essere interessante notare che questa percezione di essere eterodiretti associata alla rinuncia a darsi scopi, presente

189

Page 192: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tra i 30-34enni, coinvolge in minor misura i 20-29enni, quindi chi affronta oggi le tappe della nascita sociale.

Se questo dato indichi un differenziarsi dei nuovi giovani rispetto ai loro coetanei più anziani non sappiamo: certo è un piccolo indizio di una differenza emergente rispetto alla perce­zione di essere registi della propria vita, con un saldo in attivo per i nuovi giovani, forse ormai attraversati da una rappresen­tazione sociale che dà per scontata instabilità e incertezza.

4. Come fronteggiare le preoccupazioni e le sfide della vita quotidiana: i repertori di coping

Rassegne recenti [Ripamonti et al. 2005] evidenziano che si sta affermando una visione del coping inteso come una modalità multidimensionale in cui le diverse strategie non necessariamente si autoescludono, ma vengono attivate in modo differente in relazione al contesto e al problema che la persona sta affrontando, suscettibili di cambiamenti legati alla fase dello sviluppo. Pur all'interno di una molteplicità di classificazioni delle forme di coping, tra le più utilizzate trovia­mo quella che distingue tra coping focalizzato sul problema19, coping focalizzato sulle emozionF0 e coping di evitamento che include risposte di ritiro dalla situazione. Gli studiosi non sono concordi nell'indicare quali strategie di coping siano adattive e quali a rischio, essendo la loro efficacia correlata alla situazio­ne problematica specifica. Alcuni però [Steiner et al. 2002] , esplorando la relazione tra comportamenti a rischio e coping in adolescenza, evidenziano come i soggetti che usano in ma­niera prevalente o esclusiva strategie di evitamento presentino

19 Comprende le azioni e le strategie cognitive orientate al problem solving.

2° Come evidenziano Ripamonti et al. [2005] , non esiste una definizione univoca di tale stile: esso include, a seconda degli autori, i tentativi attivi di ridurre la tensione oppure le reazioni emotive di autoaccusa, paura, rumi­nazione. Come esempio del primo orientamento si veda il modello di Moos [1993] che distingue tra approach categories, comprendente comportamenti e stati mentali (cognitivi ed emotivi) usati dal soggetto per affrontare diret­tamente e con coraggio il problema, e avoidance categories, in cui il soggetto mette in atto azioni e pensieri per distogliere l'attenzione dal problema ed evitare di affrontarlo.

1 90

Page 193: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

in misura maggiore comportamenti a rischio per la salute. Pur consapevoli della prospettiva ad ampio raggio della nostra indagine21 , abbiamo ritenuto importante porre una specifica attenzione a tale aspetto del funzionamento psicologico, data la sua importanza come competenza psicosociale, cercando di esplorare come il repertorio di coping si sviluppi nell'arco di vita tra i 15 e i 34 anni.

Facendo riferimento alla versione italiana di Endler e Parker [ 1990] , elaborata da Pedrabissi e Santinello [ 1994]22, abbia­mo predisposto una batteria di dieci item che definiscono tre stili con cui è possibile far fronte a situazioni problematiche, difficili, preoccupanti: orientamento al compito; orientamento alle emozioni; evitamento. Sulla base di un'analisi fattoriale sui dati relativi a questa scala, le tre dimensioni sono state confermate23 •

I l primo fattore (orientamento alla soluzione del problema) comprende tre item che descrivono un atteggiamento attivo nei confronti del problema e orientato alla ricerca della soluzione (l'impegno per risolvere il problema, l'organizzarsi per affron­tarlo, l'analizzare il problema) .

Il secondo fattore (orientamento alle emozioni) comprende tre item che descrivono le reazioni emotive di fronte al problema

21 Date le finalità del questionario, il coping è qui indagato come modalità generale, senza alcun riferimento a problemi o situazioni problematiche spe­cifiche (ad esempio quali strategie di coping usa per affrontare la ricerca del lavoro, l'uscita dalla nicchia protettiva della famiglia di origine) . Offre quindi una prima indicazione che potrà essere approfondita con ricerche ad hoc.

22 Lo strumento è, come evidenziano Zani e Cicognani [1999] , uno dei pochi ad essere stato costruito attraverso procedure empiriche rigorose e guidate da assunti teorici di base. Nella nostra versione sono stati selezionati, con il permesso degli autori, complessivamente dieci item e gli intervistati sono stati invitati a esprimersi su una scala a dieci modalità, quindi più ampia di quella usata nel questionario (a 5 punti). Ciò al fine di disporre di misure ordinali più fini e quindi meglio assimilabili a variabili continue nel corso dell'analisi fattoriale.

23 I tre fattori evidenziati dall'analisi fattori�le spiegano il 61 ,3 % della varianza complessiva considerando nove item. E stato escluso dall'analisi ,fattoriale un solo item (discuto il problema con persone che ne sanno più di me) per due ragioni principali: l'item in questione, infatti, da un lato abbassa la varianza spiegata al 56,7 %, dall'altro risulta essere a cavallo tra due dimen­sioni. Pur utilizzando il metodo di rotazione dei fattori quartimax, discutere il problema con persone più preparate ha a che fare sia con l'orientamento alla soluzione del problema sia con l'orientamento emotivo.

191

Page 194: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

9 8 .

8 7,4 7,6 7,6 7,7---• • • +--

7

6 5,4 5,3 D- -o-- 5 4,9 4,7 5 5,4 5,3 =e=: � 4,9 �

4 4,7 4,5

3 15-17 anni 18-20 anni 2 1-24 anni 25-29 anni 30-34 anni

--+-- Orientamento alla soluzione del problema

- Orientamento alle emozioni --o-- Evitamento

FIG. 3 .4. Indice di utilizzo delle tre strategie di coping per classi di età (sommatoria indicizzata in una scala 1 -10; base = 1 .479; base min. = 174).

(divento molto turbato, teso; incolpo me stesso per non sapere cosa fare; mi sento bloccato senza saper cosa fare) .

Il terzo fattore (evitamento) (tre item) identifica atteggia­menti finalizzati a rinviare il momento in cui /arsi carico del problema (faccio qualcosa per distrarmi; rimando ad un altro momento la soluzione del problema) . È qui inclusa l'azione di ricerca di supporto sociale finalizzata al contenimento delle fatiche emotive (cerco qualcuno che mi consoli) .

I dati mostrano un diverso utilizzo del repertorio di coping in relazione a tre fattori principali: l'età, il genere e la condi­zione occupazionale.

Con l'età cresce la percezione di utilizzo di strategie orientate alla soluzione dei problemi e diminuiscono le strategie centrate sulle emozioni e di evitamento (fig. 3 .4) .

Vi è una relazione statisticamente significativa tra coping e genere: in particolare le giovani dichiarano di usare, in misura maggiore dei loro coetanei maschi, strategie emotive e di evi­tamento24, mentre usano in misura minore strategie centrate sul problema25.

1 92

24 P = .OOO. 25 P = .002.

Page 195: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .4. Vicinanza ai due item inerenti il sostegno sociale per genere (valori medi, scala da l a 1 0, n. min. 719). * p = .000; *" p = .002

Maschi Femmine

Cerco qualcuno che Discuto il problema con mi consoli* persone che ne sanno

4,43 5,60

più di me**

6,98 7,34

Questo risultato26 evidenzia come sia le ragazze sia le gio­vani adulte, rispetto ai coetanei maschi, tendano a ricorrere con maggiore frequenza a distrazione, autocolpevolizzazione, ricerca di sicurezza nel sostegno sociale.

Il ricorso a queste strategie è stato interpretato come se­gnale di un basso empowerment, cioè una sensazione di avere poco potere per controllare e modificare la propria situazione. Contemporaneamente, però, il maggior ricorso a strategie di riduzione della tensione attraverso il sostegno sociale indica la capacità delle donne di dar voce ai propri sentimenti, di accettare di rendere visibili ad altri le proprie incertezze. Così facendo possono compensare il proprio sentimento di impo­tenza in senso costruttivo. Da questo punto di vista la ricerca di sostegno sociale viene vista come un comportamento di autoprotezione [Frydenberg 2000] (cfr. tab. 3 .4 ) .

Le differenze di genere nel coping possono essere legate al persistere di differenti processi di socializzazione e di una differenziazione di ruoli che enfatizza, nel caso dei maschi, in­dipendenza e razionalità, e, nel caso delle donne, relazionalità ed emotività. Come evidenziano Frydenberg e Lewis [ 199 1 ] , l'effetto di questi stereotipi sessuali potrebbe però non riguardare in modo omogeneo tutte le fasce di età. In uno studio parallelo riferito solo alla popolazione studentesca fino ai 20 anni [Gilardi 2005] , le adolescenti risultavano utilizzare le strategie centrate sul problema in misura uguale ai coetanei maschi: tra le strategie centrate sul problema risultava inclusa anche la discussione con persone competenti, usata in ugual misura da ragazzi e ragazze. Questi diversi risultati tra adolescenti e giovani donne, confermati anche dai dati dell'indagine nazionale (fig. 3 .5 ) , potrebbero indi-

26 Per una sintesi della letteratura su coping e genere in adolescenza, con riferimenti anche all'età adulta, si veda Frydenberg [2000] , la quale eviden­zia come i risultati delle ricerche siano coerenti solo per quanto concerne il maggior ricorso al supporto sociale.

193

Page 196: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

9

8

7

6

5

7,6 7,4

Orientamento alla Orientamento soluzione del problema alle emozioni

[] Maschi • Femmine

Evitamento

FIG. 3 .5 . Indice di utilizzo delle tre strategie di coping da parte degli studenti fino a 20 anni suddivisi per genere (sommatoria indicizzata in una scala l · 1 0 ; estrazione del solo campione d i soggetti studenti o prevalentemente studenti; base min. = 138).

care che le pratiche di socializzazione per le nuove generazioni indulgono in misura minore verso un'immagine del femminile connotata da passività ed emotività. Un'altra ipotesi esplicativa rimanda invece alla natura dei problemi che incontrano le ado­lescenti e le giovani donne: finché inseriti nel circuito scolastico, ragazzi e ragazze potrebbero avere rappresentazioni simili dei problemi incontrati e un'analoga sensazione di controllo su di essi. Crescendo e confrontandosi con una situazione sociale di forte competitività, una percezione più negativa di se stesse e un minor senso di empowerment può riflettersi sui pattern di coping. Si riaffermano così strategie rinunciatarie e rassegnate che possono essere causa di stress se non compensate dalla ricostruzione di una rete di connessioni cui appoggiarsi per riacquistare sicurezza.

La condizione occupazionale incide su tutte e tre le strategie: più alta la strategia centrata sul compito tra gli occupati. Le stra�egie centrate sull' evitamento e sulle emozione prevalgono, invece, tra gli studenti e i disoccupati.

Come evidenziato dalle ricerche sul tema, il repertorio di coping è legato alla descrizione di sé e ai livelli di soddisfazione (tab. 3 .5 ) .

1 94

Page 197: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .5 . Punteggi di correlazione tra gli stili di coping e le dimensioni della soddisfa-zione e tra gli stili di coping e le dimensioni della percezione del sé

Soddisfazione Soddisfazione Soddisfazione Soddisfazione per le risorse per le risorse per le risorse per le risorse

ambientali relazionali psichiche fisiche

Correlazione di Pearson --D,042 0,007 -0,153 0,011

Evitamento Sig. (2-code) 0,103 0,803 0,000 0,660 Base 1.476 1.476 1.476 1.476

Correlazione di Orientamento Pearson 0,109 0,123 0,321 0,154 alla soluzione Sig. (2-code) 0,000 0,000 0,000 0,000 del problema Base 1.479 1.479 1.479 1.479

Correlazione di

Orientamento Pearson --{),076 --{),062 --D,245 --{),1 15

alle emozioni Sig. (2-code) 0,003 0,017 0,000 0,000 Base 1.478 1.478 1.478 1.478

Senso di Senso di Senso di Senso stabilità connessione efficacia nella dello scopo emotiva con una rete gestione delle

relazionale di emozioni supporto

Correlazione di Pearson -0,208 --D,068 --D,198 --D,254

Evitamento Sig. (2-code) 0,000 0,0 1 1 0,000 0,000 Basi 1 .403 1 .420 1.421 1.414

Correlazione di Orientamento Pearson 0,279 0,173 0,345 0,247 alla soluzione Sig. (2-code) 0,000 0,000 0,000 0,000 del problema Basi 1 .406 1 .424 1.424 1.417

Correlazione di Orientamento Pearson -0,43 1 --D,126 --D,287 -0,245 alle emozioni Sig. (2-code) 0,000 0,000 0,000 0,000

Basi 1 .405 1 .422 1.423 1.416

n repertorio centrato sulla soluzione del problema presenta una correlazione positiva con tutte e quattro le dimensioni del sé: particolarmente eloquenti i legami con la credenza di avere capa­cità di gestione delle emozioni e con un tono emotivo sereno.

Le strategie di coping27 centrate sulle emozioni sono presenti in misura maggiore in chi si descrive come vulnerabile emo­tivamente, scarsamente capace di gestire le proprie emozioni, con una debole connessione con la propria rete relazionale e un basso senso dello scopo.

27 Prendiamo m considerazione correlazioni significative al livello p < .OOl .

1 95

Page 198: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Chi dichiara in misura maggiore di evitare i problemi for­nisce una descrizione di sé preoccupata rispetto alla possibilità di rintracciare uno scopo nella propria vita: la connessione sociale non risulta influenzare il maggior utilizzo di questo repertorio, mentre ciò che agisce è il tono emotivo, la difficoltà nella gestione delle emozioni e nel dare senso a ciò che si fa, nell'individuare un significato e un fine per cui valga la pena impegnarsi e assumersi responsabilità.

Esplorando il legame tra strategie di coping e soddisfazio­ne, si evidenzia che chi usa in misura maggiore le strategie centrate sul problema si percepisce più soddisfatto in tutti e quattro gli ambiti indagati e, in particolare, per le proprie risorse psicologiche.

Viceversa, chi usa in misura maggiore strategie centrate sulle emozioni e sull' evitamento appare più insoddisfatto delle proprie risorse psicologiche rispetto a chi ne fa un uso più ridotto.

5. Alcune considerazioni conclusive: «lavori in corso» tra i gio­vani rispetto alla percezione di poter influenzare la propria vita?

Il profilo che emerge dalle descrizioni che i giovani fanno di sé e delle capacità con cui affrontano la crescita appare ricco di sfumature contrastanti.

Il primo dato che colpisce è il permanere di un generaliz­zato livello di soddisfazione, soprattutto tra ragazzi e ragazze adolescenti: questi si dichiarano piuttosto soddisfatti di quel che sono e di quel che hanno. Le risorse di cui dispongono sem­brano adeguate per realizzare ciò che desiderano. Certamente allargando lo sguardo alla situazione più esterna, a come vanno le cose in Italia, il giudizio diviene più critico, ma questo non intacca la globale sensazione di benessere soggettivo: la realtà sociale appare distante, è altro, e conta soprattutto quel che è presente al momento, nel proprio intorno personale.

Un'ipotesi per spiegare il permanere di tale diffusa sensa­zione soggettiva di benessere fa riferimento al costante venir meno di pressioni ad affrontare sfide, difficoltà, ostacoli da parte dell'intorno sociale più immediato. Un clima familiare e istituzionale di generalizzato sostegno e di accettazione di

1 96

Page 199: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tempi lunghi di nascita sociale può favorire l'illusione che le sfide appartengano a un futuro di cui ci si preoccuperà più tardi, in altri momenti, in altre fasi della vita.

La situazione cambia però crescendo. Quando non è più possibile rimandare alcuni cambiamenti,

come ad esempio la scelta di una vita indipendente o il cercare lavoro, l'essere incerto su quel che potrà accadere, la sensazione di non poter prevedere il futuro può influenzare il livello di soddisfazione e creare una sensazione di malessere.

Il secondo dato che colpisce riguarda le descrizioni che i giovani fanno di sé. Se nella rilevazione precedente la criticità riguardava il venir meno, crescendo, del senso di connessione con una rete sociale capace di guidare e di orientare, oggi i dati più critici riguardano in primo luogo la difficoltà nel gestire le proprie emozioni, soprattutto quelle di rabbia, in secondo luogo, la percezione di non essere registi della propria vita.

Queste idee su di sé, caratterizzanti, come prevedibile, gli adolescenti, ritornano a livelli elevati tra i 3 0-34enni (35 %) . Questi ultimi sembrano attraversati, in misura maggiore rispetto ai coetanei tra i 20 e i 29 anni, da un senso di impotenza ri­spetto alla possibilità di incidere sulla propria vita. Sensazione che si aggrava in chi è disoccupato, ove il senso di impotenza si associa alla sensazione che non vi sia uno scopo per cui valga la pena impegnarsi, facendo intravedere atteggiamenti di rinuncia e di ritiro in sé che influenzano anche le strategie di coping. Evitamento e autocolpevolizzazione sembrano le uniche strategie possibili, con gravi rischi rispetto alla possibilità di trovare in sé e nell'ambiente le risorse adeguate ad affrontare le difficoltà.

La differenza tra le fasce di età dei 20-29enni e dei 30-34enni appare degna di nota, anche se di difficile interpretazione.

Una prima ipotesi fa riferimento al fatto che, crescendo, il confronto con i compiti dell'età adulta comporti l'idea di essere eterodiretti e con pochi spazi di negoziazione. Il dato, rilevato oggi per i 30-34enni, potrebbe riguardare domani anche gli attuali ventenni portandoli così a vivere un conflitto tra quel che si attendevano di poter controllare e quel che potranno avere.

Una seconda ipotesi possibile fa riferimento a un cambia­mento culturale all'interno dei gruppi giovanili. I 30-34enni

197

Page 200: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

rappresentano una generazione che ha visto cambiare le regole della partita durante il gioco: adolescenti nella seconda metà degli anni Ottanta, hanno vissuto sulla loro pelle le trasforma­zioni da un sistema fondato sulle appartenenze a un sistema di frammentazioni e transizioni continue. Si sono dovuti confron­tare con la necessità di modificare, in corsa, schemi mentali e sogni possibili. Il venir meno del senso di padronanza potrebbe essere allora il segno di un impatto con un mondo diverso da come se lo erano rappresentato e per il quale non si sentono adeguatamente attrezzati.

I 20-29enni, invece, sono cresciuti confrontandosi con una realtà in cui incertezza e fluidità erano ormai strutturali. Il sentirsi maggiormente padroni della propria vita può essere il segno di trasformazioni nei modi di pensare e di dare signifi­cato a sé e al mondo, dell'emergere cioè di gruppi di giovani che sentono di potere in questa situazione mantenere un con­trollo e che hanno costruito strategie adeguate per affrontare i problemi.

La domanda per ora rimane aperta: l'osservazione dei modi con cui questi giovani affrontano e affronteranno, sul piano dei comportamenti, i compiti della nascita sociale potrebbe fornire indicazioni per capire quale delle due strade si sta affermando. In entrambi i casi, è importante mantenere alta l'attenzione sulla capacità del contesto sociale attuale di offrire ai giovani la possibilità di costruirsi un'idea di sé basata sulla sensazione di poter prendere iniziative, di avere capacità progettuali e di rintracciare uno scopo per cui valga la pena impegnarsi: come mostrano le teorie psico-sociali sullo stress, infatti, l'indeboli­mento di tali percezioni di sé può generare un aumento delle situazioni di disagio e malessere.

198

Page 201: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PARTE TERZA

COME I GIOVANI VEDONO LA SOCIETÀ

di Arianna Bazzanella, Alberto Zanutto, Massimiano Bucchi, Carmen Leccardi e Pierangelo Peri

Page 202: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 203: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

I GIOVANI GUARDANO LA SOCIETÀ: LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI

l . Premessa

Il «capitale sociale» è dato dalla dotazione complessiva di risorse immateriali di cui un individuo o una collettività possono disporre per il proprio agire. La fiducia ne è una componente fondamentale: a livello individuale essa consente il buon fun­zionamento di relazioni interpersonali e il raggiungimento di obiettivi all'interno del piccolo gruppo; a livello collettivo, la fiducia nelle istituzioni costituisce la premessa per un sistema socio-economico nazionale stabile, efficiente e democratico [Cartocci 2000; Diani 2000; Bagnasco et al. 2001 ; La Valle 2002a] . Le istituzioni, infatti, costituiscono gli apparati cui è affidata la riproduzione della società dal punto di vista politico, economico, giuridico, culturale: la mancanza di fiducia in esse causa comportamenti individuali disfunzionali che, a loro volta, determinano un deterioramento del sistema-società.

Per questo, indicatori relativi alla credibilità che alcune istituzioni e attori sociali godono presso la popolazione sono particolarmente utili, perché consentono di definire il quadro entro il quale inserire fenomeni più complessi legati al senso civico e alla partecipazione alla vita collettiva.

In questo capitolo ci dedicheremo, quindi, all'analisi del­la fiducia che i giovani ripongono verso istituzioni e gruppi sociali. Inevitabilmente, data la complessità e la molteplicità degli ambiti esplorabili, l'elenco proposto è il risultato di una selezione di soggetti che, direttamente o indirettamente, esercitano un ruolo attivo nella vita quotidiana dei cittadini, soprattutto se giovani.

201

Page 204: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2 . La credibilità delle istituzioni

La tabella 1 . 1 mostra le percentuali di giovani 15-34enni che nel 2000 e nel 2004 hanno dichiarato di riporre molta o abbastanza fiducia1 in una serie di istituzioni, attori collettivi e gruppi sociali già proposti in altre indagini dell'Istituto IARD. L'ultima colonna riporta il differenziale tra le due rilevazioni, di cui si dirà più avanti.

Per facilitare la lettura, abbiamo classificato le diverse voci in quattro gruppi a seconda del grado di fiducia raggiunto nell'indagine del 2004:

- fiducia diffusa: questo gruppo comprende istituzioni, attori e gruppi sociali che raccolgono il consenso di almeno sei giovani su dieci;

- fiducia controversa: gruppo di voci che si vedono accordare fiducia da circa la metà della popolazione giovanile;

- fiducia ridotta: in questo caso le proposte mostrano minore consenso, ottenendo comunque credibilità presso almeno un terzo della popolazione giovanile;

- fiducia minoritaria: in questo gruppo rientrano le istitu­zioni apprezzate da ridotte minoranze di giovani, inferiori ad un terzo della popolazione complessiva.

La categoria di soggetti che riscuote maggiore successo ottenendo consenso quasi unanime si conferma, come da tradizione, quella degli scienziati [Cavalli e de Lillo 1988; de Lillo 1993 ; Buzzi, Cavalli e de Lillo 1997 ; La Valle 2002a] : probabilmente, questo risultato è dovuto al fatto che l'etichetta generica evoca un'immagine idealizzata dei professionisti della scienza. Questi vengono percepiti come scienziati puri, che lavorano per il bene dell'umanità in modo disinteressato. Se invitati a confrontarsi con espressioni che richiamano la scienza applicata, infatti, i giovani mostrano qualche riserva e cautela in più nei confronti del sapere scientifico-tecnologico [La Valle 2002a; Bazzanella 20052] .

1 Gli intervistati avevano a disposizione quattro opzioni di risposta sulla scala: l. per niente importante; 2. poco importante; 3 . abbastanza importante; 4. molto importante.

2 Si confronti in proposito in questo volume il capitolo III, parte III, di Massimiano Bucchi.

202

Page 205: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 . 1 . Giovani 15-34enni e fiducia: confronto dati 2000 e 2004' - percentuale di risposta «molta fiducia + abbastanza fiducia>> alla domanda <<Le nominerò alcuni gruppi ed istituzioni. Per ciascuno di essi lei dovrebbe dirmi se ne ha fiducia e in che misura>>

2000 2004 Differenza 2000-2004

Gli scienziati 85 86 +l -� � La polizia 63 72 +9 u :l L'ONU 66 69 +3 ..§l ::t: � 'i3 Gli insegnanti 61 69 +8

L'Unione Europea 59 66 +7

"' I magistrati 5 1 58 +7 "' � · - "' La NATO 52 55 +3 u .... :l .., "O "Cl I sacerdoti 46 52 +6 · - o � E I militari di carriera 3 1 5 1 +20

Gli industriali 45 49 +4

·O t I giornali 41 42 +l

:l o La televisione pubblica 41 36 -5 "O "O Gli amministratori del comune in cui � -c: abito 29 36 +7

Le banche 45 36 -9

La televisione privata 36 32 -4 -� I sindacalisti 20 30 +lO "' .... ·- "'

Il governo 19 25 +6 u � ;:j "C "0 0 I partiti lO 16 +6 ·- c � -- Gli uomini politici 8 13 +5 E Basi minime 3 .000 3.003

' I dati passati si riferiscono a precedenti indagini dell'Istituto IARD di cui è possibile trovare le distribuzioni di frequenza nel volume a cura di Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002, 594 ss. ] .

In questa gerarchia ideale, accanto agli scienziati, primeg­giano organizzazioni e attori preposti al controllo e alla prote­zione sociale (polizia, 0Nu, Unione Europea, magistrati, NATO, militari di carriera) e attori che rappresentano la relazionalità protetta (insegnanti e sacerdoti) .

All'opposto, s i trovano coloro che, a vario titolo, rappre­sentano la comunità: governo, partiti e uomini politici sono considerati degni di fiducia da meno di un giovane su quattro. Questo dato è in linea con quello di indagini simili svolte in precedenza [La Valle 2002a] anche in termini comparativi ri­spetto ad altri Paesi europei. L'Italia, però, pur in un panorama generale comparabile, presenta la peculiarità di un più marcato

203

Page 206: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

allontanamento da tutto ciò che fa riferimento alla sfera pubblica [Cavalli e de Lillo 1988; de Lillo 1993 ; Buzzi, Cavalli e de Lillo 1997 ; Putnam 1997; Cartocci 2000; La Valle 2002a3 ] .

Mediante l'analisi fattoriale4, sono stati costruiti quattro indici sintetici di fiducia: nelle organizzazioni internazionali (NATO, Unione Europea, ONu) ; nei rappresentanti politici (par­titi, uomini politici, governo, amministratori del comune) ; nei mass-media (televisione pubblica, televisione privata, giornali) ; nelle forze dell'ordine (polizia e militari di carriera) .

Osservando questi quattro fattori, il primo dato che emerge è il loro posizionamento reciproco: in linea con quanto mostra­to nella tabella 1 . 1 , le organizzazioni internazionali e le forze dell'ordine ottengono un indice di fiducia maggiore rispetto ai mass-media e, soprattutto, ai rappresentanti politici (fig. 1 . 1 ) .

In estrema sintesi, dunque, i giovani sembrano confidare maggiormente negli organismi deputati al controllo (organizza­zioni internazionali e forze dell'ordine) meno nei mass-media e, soprattutto, molto poco proprio in coloro che dovrebbero rappresentarli di più.

La popolazione giovanile si presenta omogenea attorno a questo scenario che appare, dunque, ampiamente condiviso: tuttavia, è possibile cogliere qualche differenziazione degna di nota. In particolare, il consenso nelle forze dell'ordine sembra crescere con l'età: coloro che ripongono molta o abbastanza fiducia nella polizia sono circa il 60% dei 15-17 enni e aumenta­no gradualmente nelle classi superiori fino a raggiungere quasi 1'80% nel caso dei 30-34enni. Invece, crescendo si diventa più

3 Si vedano anche i numeri 5 1 , 61 , 63 di Eurobarometro, disponibili sul sito http:! l europa.eu.int/ comm/public_ opinion/index_en.htm.

4 E stata impiegata la tecnica dell'estrazione delle componenti principali. Inizialmente sono stati inseriti tutti gli item della batteria sottraendo progres­sivamente quelli che non risultavano essere correlati in modo significativo con gli altri. Per l'elaborazione è stata utilizzata la rotazione varimax e la varianza spiegata ottenuta è risultata pari al 67 % . Una volta individuati i quattro fattori, il programma utilizzato per l'elaborazione (SPss) ha assegna­to automaticamente ad ogni intervistato un punteggio in base alle risposte fornite, creando così quattro nuove variabili. Queste sono state sostituite dai punteggi medi espressi in decimi ottenuti dagli item inclusi nel fattore: questi nuovi parametri presentavano un'alta correlazione (superiore a .88) con quelli attribuiti a ogni dimensione dalla fattoriale e sono stati prescelti perché di più facile lettura.

204

Page 207: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Rappresentanti politici

Mass-media

Forze dell'ordine

Organizzazioni internazionali

l 'lf' ,_,, ''' l 3 ,24

',:w,�'�- .11 l 4,18

i '"' l 5,63

l 5,87

o 2 3 4 5 6 7 8 9 10

FIG. 1 .1 . Giovani e fiducia: indici sintetici per i 15-34enni.

scettici verso i mass-media, gli insegnanti e, soprattutto, le ban­che, che calano gradualmente passando dal 46% del consenso presso i 15-17enni al 3 1 % appena presso i 3 0-34enni. Infine, sono i 15- 17enni e i 29-34enni a confidare maggiormente nei ministri della Chiesa rispetto alle classi intermedie.

Per quanto riguarda le differenze di genere, le giovani don­ne sembrano lievemente più fiduciose dei coetanei nelle forze dell'ordine e nelle organizzazioni internazionali, soprattutto nel caso dell'ONO (dove le percentuali sono il 73 % contro il 66%) .

La crescita del background socio-culturale tende ad accom­pagnarsi ad un tenue aumento di fiducia nei rappresentanti politici e nelle organizzazioni internazionali e ad un calo di quella riposta nei mass media e nelle forze dell'ordine.

Dal punto di vista delle ripartizioni territoriali, il Sud del Paese sembra essere generalmente più disposto a dare fiducia a tutte le voci elencate, in particolare nel caso di NATO e militari di carriera. Si sottraggono a questo trend gli amministratori comunali, i quali, invece, godono di una cattiva reputazione proprio al Sud: al Nord vengono considerati meritevoli di molta o abbastanza fiducia da poco meno della metà della popolazione giovanile (46%) , mentre la quota scende al 35% nel Centro, per arrivare ad appena il 26% nel Sud e nelle Isole.

Anche l'ampiezza del comune di residenza influisce sulla fiducia riposta negli amministratori locali, che godono di mag­giore credito nei comuni più piccoli. In particolare, i giovani che abitano in comuni con meno di diecimila abitanti ripon-

205

Page 208: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

gono molta o abbastanza fiducia negli amministratori locali nel 40% dei casi contro il 30% nel caso di città con più di duecentocinquantamila abitanti.

3 . La fiducia dei giovani nel tempo

Sempre osservando la tabella 1 . 1 , è possibile rilevare i cam­biamenti avvenuti nei quattro anni intercorsi tra le ultime due rilevazioni: gli scostamenti più significativi riguardano polizia, militari di carriera e sindacalisti, che vedono accordarsi mag­giore fiducia e banche, le quali, invece, sembrano aver perso credibilità.

Le interpretazioni di questi dati vengono da sé se si pensa ad alcuni avvenimenti cui il nostro Paese è stato soggetto in questi ultimi anni, proprio poco prima o contestualmente alla rilevazione5: il nascere di forti tensioni sul piano internazionale con 1' 1 1 settembre e lo scoppio delle guerre in Afghanistan e Iraq; la crescita del timore diffuso verso la criminalità inter­na, veicolata sempre più frequentemente dai media; il crack Parmalat, con il seguente inevitabile discredito subito dalle banche, accusate dall'opinione pubblica di correità ai danni dei piccoli risparmiatori; il consolidarsi di un clima caratterizzato dal peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro - soprattutto per chi vi sta facendo ingresso - in termini di maggiore flessibilità e deregolamentazione, e dal dibattito in­nescato attorno alla possibile abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori per le piccole imprese.

In sintesi, dunque, sembra lecito imputare i cambiamenti più rilevanti del livello di fiducia dei giovani in alcune istituzioni ad una generale crescita di preoccupazione:

- nel caso di polizia e militari di carriera, dovuta all'au­mentare di tensioni locali e internazionali che hanno infuso la richiesta di maggior tutela degli individui;

- nel caso delle banche, dovuta all'inadeguatezza di queste nel vigilare e tutelare i risparmi dei piccoli correntisti;

5 L'indagine è stata realizzata tra la primavera e l'estate del 2004 (si veda anche l'appendice metodologica) .

206

Page 209: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .2. Giovani 15-24enni e fiducia: confronto dati 1 983 e 2004' - percentuale di risposta «molta + abbastanza fiducia>> alla domanda «Le nominerò alcuni gruppi ed istituzioni. Per ciascuno di essi lei dovrebbe dirmi se ne ha fiducia e in che misura»

1983 1987 1992 1996 2000 2004

Gli scienziati 85 83 85 La polizia 70 7 1 69 68 59 65 L'ONU 66 70 Gli insegnanti 70 67 63 62 58 66 L'Unione Europea 60 66 I magistrati 53 5 1 45 54 48 52 La NATO 56 58 I sacerdoti 44 50 5 1 50 47 52 I militari di carriera 41 39 37 41 32 52 Gli industriali 47 50 44 45 I giornali 44 44 La televisione pubblica 53 46 3 8 Gli amministratori del Comune in cui abito 5 1 3 0 34 Le banche 64 63 60 5 1 5 1 4 1 L a televisione privata 47 38 33 I sindacalisti 3 1 24 24 24 2 1 3 1 Il governo 26 3 8 20 17 19 24 I partiti 15 1 1 17 Gli uomini politici 17 2 1 12 10 8 12

Basi 4 .000 2.000 1 .718 1.686 1.429 1 .67 1

' Come già segnalato in nota alla tabella 1 . 1 , i dati passati si riferiscono a precedenti indagini dell'Istituto IARD di cui è possibile trovare le distribuzioni di frequenza nel volume a cura di Buzzi, Cavalli e de Lilla [2002, 594 ss.] .

- infine, nel caso dei sindacalisti, dovuta al peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro cui sembra necessario porre un freno.

Al di là dei cambiamenti di breve periodo è interessante analizzare quelli di lungo periodo, considerando (per le voci in cui è possibile) la fascia d'età comparabile dal 1983 al 2004 e cioè quella dei 15 -24enni.

Si osservi la tabella 1 .2 : considerando gli item per cui sono disponibili almeno tre rilevazioni, è possibile notare che alcuni gruppi e istituzioni presentano un profilo più o meno stabile nel lungo periodo (scienziati, magistrati, sacerdoti, industriali, partiti e uomini politici); altri hanno vissuto mutamenti alta­lenanti (polizia, insegnanti, militari di carriera, amministratori comunali, sindacalisti, governo) , mentre televisione (sia pubblica

207

Page 210: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sia privata) e banche mostrano un andamento costante e in calo [La Valle 2002a] .

4 . Conclusioni

Possiamo riassumere quanto detto fin qui facendo ricorso ad alcune parole chiave: omogeneità, timore e insicurezza, dinamicità.

Omogeneità: la popolazione giovanile sembra omologarsi attorno ad una visione condivisa delle istituzioni e dei gruppi sociali elencati, in cui emerge il maggiore credito di attori e or­ganismi chiamati al controllo e alla tutela degli individui, i quali negli ultimi anni vedono rafforzare questo loro primato.

Timore e insicurezza: tale omogeneità attorno agli organi di controllo e tutela va probabilmente correlata ad una generale crescita di bisogno di protezione legata ad un contesto, quale è quello attuale, caratterizzato e percepito come sempre più minaccioso sul piano sia internazionale sia interno (crescita di terrorismo, criminalità, deregolamentazione del mercato del lavoro e precarietà del sistema economico-finanziario) .

Dinamicità: in un'epoca fluida, contrassegnata dalla perdita di punti di riferimento forti per la caduta di sistemi di valore olistici che orientavano azioni individuali e collettive, anche le istituzioni non sembrano più ciò che dovrebbero essere per definizione: istituti, per l'appunto, statici nel tempo. Le contin­genze socio-economiche, al contrario, sembrano esercitare una forte influenza nel determinare mutamenti nei punti di vista da cui le istituzioni vengono osservate e, soprattutto, valutate: gli organismi chiamati ad essere punti di riferimento non possono pensare di accreditarsi presso i cittadini una volta per tutte, ma devono conquistarsi la loro fiducia giorno dopo giorno.

208

Page 211: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

COMPORTAMENTI GIOVANILI TRA RAPPRESENTAZIONE DEGLI ADULTI

E GRUPPO DEI PARI: LA MORALITÀ SITUATA

l . Premessa

I giovani usano spesso modalità di comunicazione e di espres­sione che non è sempre facile comprendere e decodificare. Da un lato sperimentano progressivamente gli atteggiamenti degli adulti da cui apprendono molto e che vogliono imitare, dall'altro elaborano un proprio percorso di transizione all'età adulta che coincide con la costruzione del proprio sistema identitaria. In questa transizione critica si osserva spesso una forte distanza tra atteggiamenti e comportamenti. Se nei primi la competenza 'è soprattutto verbale e valoriale e i giovani utilizzano questo spazio per trovare elementi di continuità e discontinuità rispetto agli «altri», con i comportamenti emerge più chiaramente il modello di adulto che conoscono direttamente e a cui si ispirano.

Nelle ricerche dell'Istituto IARD, nel corso degli anni, si è posta una attenzione speciale nello studio degli stili di comportamento e di atteggiamento dei giovani per poter individuare in anticipo quali sarebbero state successivamente le tendenze e gli sviluppi in atto nelle culture giovanili. I giovani sono da questo punto di vista specchio e proiezione nel futuro della società di provenienza. Guardare ai modi con cui i giovani si rapportano alle regole (degli adulti) e alle consuetudini sociali che la società ha elaborato nel sedimentarsi delle diverse generazioni consente di comprendere meglio in che modo gli adulti e le loro consuetudini plasmano e forgiano le nuove generazioni. Gli atteggiamenti permissivi o normativi presenti tra i giovani e la specifica rilevanza che questi assumono sono un indicatore significativo, innanzi tutto, di come si sta trasformando il mondo degli adulti.

Il focus che questo capitolo assume è dunque volto ad ap­profondire la distanza tra ciò che la società afferma di ritenere: a) criticabile o non criticabile; b) ammissibile o non ammissibile;

209

Page 212: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e inoltre per comprendere c) con quale «previsione» i giovani ritengono che determinati comportamenti potranno loro capi­tare nel futuro. Il presente contributo mira ad approfondire in primo luogo l'incidenza delle norme sociali sui comportamenti di rilevanza pubblica, successivamente la rappresentazione delle regole di condotta personale e infine ad esplorare da vicino l'esplicita propensione dei giovani a trasgredire consuetudini tradizionalmente consolidate. Osservare la distanza che in­tercorre tra le norme sociali tradizionali e la disponibilità ad agire in difformità da queste permette di comprendere meglio alcune fenomenologie molto presenti in questi anni tra i giovani relativamente al rapporto con le sostanze, agli atti vandalici, ai comportamenti sessuali e così via.

2. Le regole della società e la struttura normativa del gruppo dei pari

L'analisi dei dati prende in considerazione comportamenti sottoposti al giudizio degli intervistati riferibili a cinque diverse aree tematiche: i) l'area dei rapporti economici; ii) l'area dei rapporti familiari e sessuali; iii) l'area dei valori della vita e della salute; iv) l 'area dell' addiction e v) l'area della violenza e del vandalismo. Nella prima area si è inteso raggruppare compor­tamenti come «viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare» oppure «usare materiale pirata (video, CD-DVD, software)», che rendono evidente il tentativo di sottrarsi ed eludere il corrispet­tivo economico richiesto in queste situazioni. Nella seconda ci si riferisce a comportamenti come «divorziare» e «avere rapporti sessuali a pagamento», che descrivono come sta cambiando la relazione tra i sessi e la dinamica familiare. Il terzo insieme di comportamenti riferisce di azioni come «abortire» e «utilizzare metodi per l'inseminazione artificiale», che rimandano alle scelte valoriali di fondo e alla concezione della salute che pure si interseca con le vicende quotidiane della vita e dello sguardo dei giovani sul futuro. Nella quarta area, definita dell'addiction, sono raggruppati i comportamenti come «guidare quando si è ubriachi» e «fumare occasionalmente marijuana» che ci offro­no uno spaccato esplicito dei nuovi modi con cui i giovani si confrontano con la trasgressione e il rischio. A comportamenti

2 10

Page 213: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

violenti e ad atti vandalici fa riferimento invece la quinta e ultima area con item quali «produrre danni a beni pubblici» o «fare a botte per far valere le proprie ragioni».

Nella tabella 2 . 1 è possibile trovare una serie storica com­plessiva relativa agli ultimi vent'anni che riassume lo sviluppo di indicatori, per la fascia di età 15-24 anni, che l'Istituto IARD utilizza per descrivere i comportamenti ritenuti criticabili o meno da parte della società. Grazie alla serialità con cui le indagini sulla realtà giovanile sono state ripetute è possibile osservare come tali giudizi siano cambiati dal 1983 ad oggi.

I dati riportati in tabella mettono in evidenza come negli ultimi vent'anni i comportamenti volti a sottrarsi alle regole e alla valutazione economica da parte dello Stato sono sempre meno criticati: cercare di sottrarsi al fisco o viaggiare senza pagare il biglietto diviene sempre meno sanzionato sul piano sociale. Unico comportamento che si distingue da questa tendenza è quello del «prendere qualcosa in un negozio senza pagare». Circa nove ragazzi su dieci ritengono fortemente criticato dalla società questo tipo di azioni con un andamento stabile nel corso degli ultimi due decenni. Usare materiale pirata invece è ritenuto criticabile solo dalla metà dei ragazzi intervistati, rendendo espli­cito quanto molte campagne informative cercano di richiamare e cioè il bisogno di un maggior rispetto dei diritti di autore. C'è dunque la sensazione che sia presente e trasversale presso i giovani una doppia moralità. Da un lato vi è una posizione che riguarda i comportamenti palesemente riferibili ad azioni storicamente consolidate nel campo delle regole di convivenza sociale perseguibili penalmente (ad esempio, rubare) , dall'altro vi è un corollario di azioni meno sanzionate dal mondo degli adulti, come l'utilizzo di materiale pirata o viaggiare sui mezzi pubblici senza pagare, ritenute poco criticabili da parte della società almeno per un quarto dei ragazzi.

Per quanto concerne la criticabilità dei comportamenti riferibili all'area dei rapporti familiari e sessuali si osserva un andamento analogo. I giovani stanno assorbendo un clima sociale sempre più liberale e permissivo, in cui le vecchie impostazioni morali, appartenenti prevalentemente alla morale tradiziona­le di ispirazione cattolica, sono sottoposte ad una erosione progressiva, che negli ultimi vent'anni segna cali tendenziali vistosi. Ciò è particolarmente evidente per comportamenti

2 1 1

Page 214: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.1 . Variazione nel tempo della percezione delle norme sociali. Percentuale di coloro che considerano criticati dalla società - e dagli amici solo per il 2004 - i diversi comportamenti per anno di rilevazione (età 15-24 anni)

Criticato dalla società Criticato degli amici

1983 1992 2000 2004 2004

Area dei rapporti economici Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 91 ,8 90,2 90,8 9 1 ,6 74,0 Assentarsi dal lavoro quando non si è realmente malati 77,6 67,1 69,0 70;3 49,5 Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 79,5 64,6 68,6 68,7 3 1 ,0 Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 74,3 70,8 7 1 ,5 68,7 57,1 Usare materiale pirata (video, Co-DvD, software) 48,3 52,8 13 ,5

Area dei rapporti familiari e sessuali Avere esperienze omosessuali 88,2 91 ,5 82,7 83,0 66,3 Avere rapporti sessuali a pagamento 86,5 81 ,8 76,0 Avere una relazione con una persona sposata 82,4 81 ,8 79,2 76,2 58,2 Guardare materiale pornografico 64,2 62,7 34,9 Divorziare 65,0 62,1 52,2 55,7 32,8 Convivere senza essere sposati 63 ,8 57,2 33,9 36,2 14,7 Avere rapporti sessuali senza essere sposati 52,4 40,9 34,8 32,0 10,7

Area dei valori della vita e della salute Abortire 72, 1 78,8 73,6 76,2 57,6 Avere rapporti sessuali occasionali senza profilattico 75,2 73,9 62,8 Autorizzare la morte di un parente inguaribile 74,6 73,4 43,7 Utilizzare metodi per l'inseminazione artificiale 50,3 43,5 29,8 Migliorare aspetto fisico con chirurgia estetica 44,1 43 ,1 42,5 Autorizzare utilizzo organi parente deceduto 26,0 2 1 ,3 15,3

Area dell'addiction Prendere droghe pesanti (eroina) 95,2 97,5 94,8 93,8 86,5 Guidare quando si è ubriachi 91 ,6 90,4 83,0 Provare una volta ecstasy in discoteca 87,2 88,7 70,3 Fumare occasionalmente marijuana 90,1 88,7 84,6 81 ,6 37,5 Ubriacarsi 78,6 77,5 78,6 80,2 30,0 Assumere farmaci per migliorare (lavoro, sport) 75,8 78,7 75,9

(segue)

212

Page 215: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2 . 1 . (segue)

Criticato dalla società Criticato degli amici

1983 1992 2000 2004 2004

Fumare tabacco 26,8 34,9 18,4

Area della violenza e del vandalismo Produrre danni a beni pubblici 88,8 91 ,2 90,9 83 ,1 Fare a botte con i tifosi di una squadra avversana 90,7 89,9 89,3 78,6 Disegnare graffiti sui muri o sui mezzi pubblici 82,1 45,4 Fare a botte per far valere le proprie ragioni 66,6 67,2 8 1 ,9 81 , 1 69,6

che maggiormente hanno subito di più questa trasformazione come «l'avere rapporti sessuali senza essere sposati» e «con­vivere senza essere sposati». Entrambi questi comportamenti sono ritenuti criticabili dalla società nella rilevazione 2004 da circa il 32% ed il 36% degli intervistati, segnando un calo dal 1 983 rispettivamente di 20 e 27 punti percentuali. In altre parole, un giovane su quattro in questo periodo di tempo ha cambiato la propria percezione delle norme morali in materia di comportamenti sessuali. È quasi superfluo ribadire che an­che questa situazione è uno specchio che i giovani offrono del mondo degli adulti, sempre più «generoso» nel ribadire la sua stessa distanza dalla morale sessuale tradizionale. Rimangono invece molto criticabili dalla società, secondo i giovani inter­vistati, l'avere esperienze omosessuali (88% nel 1 983 e 83 % nel 2004) , l'avere relazioni con una persona sposata (82 % nel 1983 e 76% nel 2004) e l'avere rapporti sessuali a pagamento (86% nel 2000 e 82 % nel 2004) , mentre solo due giovani su tre ritengono criticabile socialmente il consumo di materiale pornografico.

Interessante osservare come, pur trattandosi di posizioni sensibili all'appartenenza di genere dei rispondenti, in realtà i ragazzi e le ragazze rispondono all'unisono su molti dei com­portamenti compresi in quest'area. Si differenziano le risposte nel caso della relazione con una persona sposata, di fronte all'avere rapporti sessuali a pagamento e consumare materiale pornografico, rispettivamente 9%, 8% e 7 % in più di risposte

2 13

Page 216: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

da parte delle ragazze che ritengono queste azioni socialmente criticabili nella rilevazione 2004.

Se, come si è osservato per le aree dei comportamenti a rilevanza economica e per quelli riferibili alle relazioni familiari e alla sessualità, nel corso degli ultimi vent'anni si è osservato un progressivo calo della percezione delle norme sociali tradi­zionali, per quanto riguarda l'area dei comportamenti ascrivibili al tema dei valori della vita e della salute si osservano andamenti in parte contrapposti. Infatti, abortire è criticato dalla società secondo tre giovani su quattro, ma è interessante osservare che nell'arco delle varie rilevazioni campionarie il dato di chi ritiene socialmente criticabile tale azione tra i giovani è salito di quattro punti percentuali. Tale tendenza è coerente con il dato tendenziale che ha segnato un progressivo calo della nu­merosità degli aborti effettivi, che recentemente sembra avere qualche segnale di ripresa soprattutto in relazione alle richieste provenienti dalle donne immigrate. Analoghi segnali di tenuta delle norme sociali si osservano anche per l'avere rapporti occasionali senza profilattico e rispetto all'eutanasia.

Segnali parzialmente diversi, e cioè di una progressiva mag­giore disponibilità, si colgono in riferimento all'inseminazione artificiale, che vede un calo del 7 % negli ultimi cinque anni. Decisamente più marginale e contenuta la quota di giovani che ancora ritiene criticabile dalla società l'autorizzazione al trapianto degli organi di un parente deceduto. La presenza di almeno due giovani su dieci che pensa che questa sia una pra­tica criticabile dimostra che le varie campagne promosse non hanno ancora raggiunto l'obiettivo di rendere definitivamente positiva la rappresentazione di questa pratica.

Nel passare all'area dei comportamenti relativi all' addiction, si evince come i giovani percepiscono la forte intransigenza della società verso comportamenti legati all'uso di sostanze che possono alterare l'equilibrio psicofisico. Le norme sociali volte a contenere e ridurre questi fenomeni sono ben percepite dai giovani e sono tramandate con una certa efficacia. Negli ultimi vent'anni la percezione della critica sociale verso l'ubriacarsi è leggermente aumentata (78,6% nel 1983 e 80,2% nel 2004) ; consumare eroina è ritenuto criticabile da una quota invariata di giovani (95 ,2 % nel 1983 e 93 ,8% nel 2004) , mentre fumare marijuana è ritenuto criticabile da una quota leggermente in-

2 14

Page 217: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

feriore di intervistati (90, 1 % nel 1983 e 8 1 ,6% nel 2004) . Ma anche altre attività monitorate solo a partire dal 2000 dimostra­no che il modello di trasmissione delle norme sociali risponde adeguatamente all'esigenza di far comprendere che la società non tollera questi comportamenti. L'intensità delle risposte è sempre elevata e gli scostamenti nel tempo sono molto contenuti e per alcuni comportamenti, seppur di poco, aumentano. Sono tutte a'zioni che secondo circa otto-nove giovani su dieci sono criticate dalla società oggi come un tempo. Un inasprimento significativo della percezione della critica sociale si osserva invece nei confronti di chi fuma tabacco, probabilmente anche grazie alle forti campagne di sensibilizzazione che sembrano progressivamente guadagnare quote maggiori di critica da parte della società (8% in più di giovani che lo ritengono un comportamento criticabile dal 2000 al 2004) .

Anche l'area dei comportamenti relativi alla violenza e al vandalismo conferma una sorta di stabilizzazione nel corso degli ultimi quindici anni dei livelli di critica che la società muove a questi comportamenti. Siano essi danni nei confronti delle cose o delle persone, almeno otto giovani su dieci ne percepiscono la forte critica sociale.

Se si confrontano nel complesso tutte le risposte raccolte tra i giovani nell'individuare quanto certi comportamenti siano criticati dalla società è possibile osservare che in termini assoluti i cinque livelli più alti di critica vengono attribuiti al «prende­re droghe pesanti» (93 ,8), «prendere qualcosa in un negozio senza pagarla» ( 9 1 ,6%) , «danneggiare intenzionalmente beni pubblici» (90,9%) , «guidare quando si è ubriachi» (90,4% ) e «fare a botte con i tifosi per far valere le proprie ragioni» (89,3 ) . Come si nota, tutti aspetti che solitamente le cronache quotidiane ci rimandano come azioni deplorevoli e molto trattate nei media e nei dialoghi quotidiani. Sembrerebbe a prima vista che almeno su questi aspetti il processo di trasferimento delle norme di condotta da parte della società adulta ai giovani sia in parte garantito e riconosciuto dai giovani stessi. Constatare che nove giovani su dieci affermano che drogarsi con sostanze pesanti, rubare e compiere atti di violenza e vandalismo sono tutti aspetti criticati dalla società è un risultato che per un certo verso rasserena rispetto alla tenuta delle norme che la società vuole tramandare alle generazioni future. Soprattutto alle più giovani

2 15

Page 218: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

poiché i dati, discussi in questo confronto, esprimono le scelte dei giovani compresi dai 15 ai 24 anni dal 1983 ad oggi.

Tuttavia, altri comportamenti presenti nelle cronache e nei dibattiti pubblici, in modo forse anche più ricorrente, appaiono meno nitidi per i giovani. Infatti, i giovani ritengono, ad esem­pio, che socialmente siano criticati in misura consistentemente inferiore i comportamenti attinenti ai valori, alla morale sessuale e alla vita di coppia, come se questi aspetti fossero da ricondurre alla sfera più intima delle persone e, per queste ragioni, circa un quarto dei giovani intervistati ritiene che non siano compor­tamenti criticabili. Infatti, «abortire» (7 6,2 % ) e «avere rapporti sessuali occasionali senza profilattico» (7 3 , 9%) sono criticati dalla società quanto «l'avere una relazione con una persona sposata» (76,2% ) e decisamente di meno «dell'avere rapporti sessuali a pagamento» (81 ,8%) o «dell'avere esperienze omo­sessuali» (83 ,0%) . Ne deriva un quadro contraddittorio in cui la consuetudine sociale di tollerare determinati comportamenti, grazie anche alle fruizioni mediali che quotidianamente si respi­rano, si trasferisce direttamente nella percezione dei giovani che ritengono che aborto e eutanasia siano posizioni meno criticabili del disegnare graffiti sui luoghi pubblici (82 , 1 % ) . Una moralità situata, del qui ed ora, piuttosto che legata ai valori. E poiché non è direttamente controllabile ciò che avviene nelle corsie dell'ospedale e nelle scelte individuali relative alla sessualità, queste ultime appaiono meno criticabili socialmente rispetto ad altri comportamenti. È rilevante osservare che in realtà i giovani appaiono da questo punto di vista come un gruppo sociale molto compatto e le eventuali sottoarticolazioni per sesso, età, provenienza e status culturale dei rispondenti non presentano quasi mai valori degni di una discussione specifica. I giovani appaiono come un insieme omogeneo, tranne che nei confronti dei comportamenti che effettivamente sappiamo essere tipicamente asimmetrici e sbilanciati verso una maggior contiguità con la cultura maschile, come ad esempio il con­sumo di materiale pornografico e l'avere esperienze sessuali a pagamento. In questi casi le ragazze dichiarano che sono azioni criticate dalla società in misura nettamente maggiore dei ragazzi di circa dieci punti percentuali. Segno evidente che i percorsi di socializzazione nella popolazione giovanile rispetto al genere rimangono diversi sia nella sostanza che nella forma.

2 16

Page 219: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Se tuttavia si passa dall'analisi di ciò che è criticato dalla società a ciò che è criticato nel proprio gruppo di amici, le cose cambiano considerevolmente. Infatti, i risultati riportati nell'ultima colonna della tabella 2 . 1 e nella successiva figura 2 . 1 mettono in evidenza il salto culturale che c'è tra ciò che è ritenuto criticato dalla società e ciò che è criticato nelle relazioni del gruppo amicale di appartenenza. Che i giovani abbiano modi di ragionare e di considerare i vari comportamenti diversi dagli adulti dipende principalmente dai processi di costruzione di identità che affrontano quotidianamente. Nei processi di differenziazione e di identificazione possiamo osservare cosa i giovani «mantengono» dei sistemi valoriali degli adulti e rispetto a quali invece si sentono molto diversi.

La figura 2 . 1 pone in evidenza come il rapporto dei giovani con il mondo adulto in ogni caso rimanga dialettico. Alcuni comportamenti sono considerati allo stesso modo di come li considera il mondo adulto, altri in modo nettamente diverso. Ad esempio, comportamenti quali «migliorare il proprio aspetto fisico con la chirurgia estetica» oppure «assumere farmaci per migliorare le proprie prestazioni» sono in assoluto quelli in cui c'è sostanziale uguaglianza tra adulti e gruppo di amici. A questi si aggiunge un piccolo gruppo di comportamenti in cui le differenze sono decisamente contenute come «avere rapporti sessuali a pagamento», «autorizzare l'utilizzo organi di un parente deceduto», «prendere droghe pesanti», «guidare quando si è ubriachi» e «produrre danni a beni pubblici». Invece, è possibile osservare differenze assai più marcate nel caso dell'ubriacarsi e del fumare occasionalmente marijuana. I giovani che considerano criticato a livello di gruppo dei pari l'ubriacarsi sono il 50% in meno di quelli che lo ritenevano per gli adulti. Allo stesso modo i giovani che definiscono criticato il consumo di marijuana nel gruppo degli amici è del 44% in meno di quanto veniva attri­buito agli adulti. Due salti considerevoli che rendono esplicita da un lato la capacità dei giovani di riconoscere le norme sociali imposte dagli adulti e dall'altro la capacità di saper esprimere con altrettanta lucidità la disponibilità del proprio gruppo di appartenenza ad assumere azioni fortemente criticate dagli adulti. Ma in particolare è problematica la rilevazione che vede sette giovani su dieci evidenziare la legittimazione del gruppo di amici nei confronti di chi si ubriaca.

2 17

Page 220: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Disegnare graffiti sui muri o sui mezzi pubblici

Produrre danni a beni pubblici

Fare a botte con i tifosi di una squadra avversaria Fare a botte per far valere le "iJ proprie ragioni ·e Assumere farmaci per "' migliorare (lavoro, sport) 'i5 Guidare quando si è ubriachi

o 0.. 0.. ::l Provare una volta ecstasy in discoteca

1-< bO Prendere droghe pesanti

Ol ., (eroina) (l) Fumare occasionalmente '21 (l) marijuana "iJ o Ubriacarsi

"' "' ::::1 "' Fumare tabacco ., (l) Migliorare aspetto fisico con :-;:l ..a chirurgia estetica "'

-� Utilizzare metodi per ·;::: l'inseminazione artificiale u Autorizzare utilizzo organi

'"' (l) parente deceduto ...c: u Autorizzare la morte di un 'o parente inguaribile "iJ Avere rapporti sessuali occasionali "' senza profilattico

tJ "'

Abortire ::l c: (l)

Guardare materiale pornografico u 1-< (l) 0..

Avere rapporti sessuali a pagamento c: Avere una relazione con una

::l 0.. persona sposata .s "' Convivere senza essere sposati N c:: 21 Avere esperienze omosessuali � Avere rapporti sessuali senza "' ::::1 essere sposati (l) ., Divorziare

"' u <.;::: Usare materiale pirata (video, CD-

"' .... bO DVD, software) (l) Dichiarare al fisco meno di quanto c:: o si guadagna

. ., "' Prendere qualcosa in un negozio c: senza pagare (l)

:a Assentarsi dal lavoro quando non si .... 0.. è realmente malati 0.. Viaggiare sui trasponi pubblici

"' p::; senza pagare ,....;

s o <"'i c.:i

li:

Page 221: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Altri comportamenti rendono altrettanto evidente la perce­zione della moralità apparente. Ad esempio a livello di gruppo di amici usare materiale pirata per musica e software registra una critica inferiore di quasi il 40% rispetto agli adulti, così come accade per il «viaggiare sui mezzi pubblici senza pagare» e «disegnare graffiti sui muri e sui mezzi pubblici». Questi dati si inseriscono in un processo di interpretazione del mon­do giovanile che da diversi anni i rapporti dell'Istituto IARD consentono di monitorare. In particolare da questi rapporti emerge che negli anni il consumo di alcol e droghe leggere si è diffuso molto, ma soprattutto si è diffusa molto la tolleranza tra coetanei di questo tipo di consumo [Buzzi 1994; Buzzi, Cavalli e de Lillo 1997 ; 2002] . I dati di questa indagine lo con­fermano. Il confronto tra le moralità «situate» presenta anche altre distanze interessanti dal mondo degli adulti. Ad esempio ben 3 0 punti percentuali separano adulti e giovani rispetto alla critica dell'eutanasia e 27 punti nel caso dell'utilizzo del ma­teriale pornografico. Allo stesso modo i giovani che ritengono criticato l'aborto presso il gruppo di amici è di circa 18 punti percentuali in meno rispetto agli adulti.

La cultura del gruppo e la sua funzione identitaria per i giovani è ancora una volta potenzialmente alternativa alle visioni offerte e riproposte dal mondo adulto. Se per un verso queste proiezioni si attenueranno con l'aumento dell'età (questi valori si riferiscono infatti alla fascia 15-24 anni: ampliando l'analisi alle fasce di età successive le differenze si attenuano, seppure non in modo vistoso) , per un altro mettono in evidenza che la società del futuro, cioè quella che vedrà come principali attori gli adolescenti ed i giovani di oggi, sarà certamente diversa sul piano dei valori e della rilevanza sociale di determinati com­portamenti. Tra tutti spiccano i mutamenti rispetto all'area dei rapporti familiari e sessuali.

Secondo la visione del gruppo dei pari, solo un giovane su dieci ritiene criticabile avere rapporti sessuali senza essere sposati e allo stesso tempo solo il 15 % pensa che è criticabile l' espe­rienza del convivere. Sarebbe interessante esplorare se questo notevole consenso nei confronti dell'esperienza sessuale prima di essere sposati e del convivere dichiarato a livello di gruppo dei pari sia una consuetudine maturata nell'ambito di una tensione identitaria, che trova origine nella condizione di «moratoria»

2 1 9

Page 222: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

cui i giovani sono costretti [Cristofori 1990] oppure sia, pm semplicemente, un'acquisizione di consapevolezza rispetto ad un corpo che, trasformatosi in età adolescenziale, permette di ampliare le esperienze relazionali in cui i giovani sono coinvolti [Melucci 2000; Melucci e Fabbrini 2000; Garelli 2000] .

Certamente incide in questo processo un alone di consenso sociale che include anche l'esperienza giovanile e che affida ai giovani nuovi e inediti spazi di manovra fuori dal diretto con­trollo sociale degli adulti più presente fino a qualche decennio fa. Gli adulti paiono progressivamente rinunciare ad avere una forte funzione di guida, offrendo continuamente messaggi volti a considerare la sessualità, prima che un impegno e un linguaggio del corpo, una opportunità di incontro cui si affida­no loro stessi. L'instabilità cui porta questa esperienza spinge verso processi identitari «mordi e fuggi», che probabilmente trovano nell'espressione sessuale uno spazio idoneo a questo scopo. Il conoscersi tra coetanei, anche sessualmente, si sta rivelando una pratica sempre più diffusa seppure criticata, secondo i giovani, da circa un terzo della società e da solo un decimo dei propri coetanei.

3 . La dimensione etica individuale

Diversa natura assume il giudizio espresso dai giovani rispetto all'ammissibilità dei comportamenti appena discussi. Dopo aver guardato alle norme sociali in generale e a quelle dei gruppi di appartenenza, i dati che seguono riportano le opinioni individuali di ammissibilità rispetto ai comportamenti riconducibili alle diverse norme sociali e morali (tab. 2 .2 ) .

S i conferma anche sotto questo profilo di analisi il sistema di una moralità non lineare, situata, che vede una progressiva restrizione della rilevanza delle norme morali a partire dai com­portamenti che riguardano i principi della convivenza sociale (ad esempio, non rubare) , per giungere a quelli che possono essere considerati appartenenti alla sfera della morale individua­le. È bene osservare che nel complesso seppure vi siano molte analogie tra le risposte ottenute sul giudizio di ammissibilità rispetto a quello della critica sociale osservato in precedenza, in realtà il livello di ammissibilità si colloca solitamente ad una

220

Page 223: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.2. Confronto tra comportamenti criticati dalla società, criticati dal gruppo di amic� grado di ammissibilità personale e propensione individuale a trasgredire le norme (valori percentuali di incidenza)

Criticato Criticato Ammissibile Possibile dalla dagli amici per me che mi

società accada

Area dei rapporti economici Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 91,6 74,0 1 1 ,3 17,8 Assentarsi dal lavoro quando non si è realmente malati 70,3 49,5 40,3 57,6 Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 68,7 3 1 ,0 49,9 68,5 Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 68,7 57,1 24,1 36,2 Usare materiale pirata (video, Co-DvD, software) 52,8 13,5 7 1 ,7 78,8

Area dei rapporti familiari e sessuali Avere esperienze omosessuali 83,0 66,3 46,2 1 1 ,5 Avere rapporti sessuali a p aga-mento 81 ,8 76,0 19,2 13,8 Avere una relazione con una persona sposata 76,2 58,2 46,5 49,3 Guardare materiale pornografico 62,7 34,9 55,7 49,1 Divorziare 55,7 32,8 74,4 76,0 Convivere senza essere sposati 36,2 14,7 86,1 79,6 Avere rapporti sessuali senza essere sposati 32,0 10,7 85,9 86,4

Area dei valori della vita e della salute Abortire 76,2 57,6 45,1 44,5 Avere rapporti sessuali occasionali senza profilattico 73,9 62,8 3 8,2 42,9 Autorizzare la morte di un parente inguaribile 73,4 43,7 56,2 59,5 Utilizzare metodi per l'inseminazione artificiale 43,5 29,8 72,1 63,9 Migliorare aspetto fisico con chirur-gia estetica 43,1 42,5 67,1 45,0 Autorizzare utilizzo organi parente deceduto 21 ,3 15,3 83,7 82,0

Area dell' addiction Prendere droghe pesanti (eroina) 93 ,8 86,5 8,1 7,6 Guidare quando si è ubriachi 90,4 83,0 8,5 2 1 ,4 Provare una volta ecstasy in di-scoteca 88,7 70,3 17,2 15,9 Fumare occasionalmente marijuana 81 ,6 37,5 50,7 42,7 Ubriacarsi 80,2 30,0 66,7 69,3 Assumere farmaci per migliorare (lavoro, sport) . 78,7 75,9 16,8 17,6 Fumare tabacco 34,9 18,4 79,1 60,1

(segue)

Page 224: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.2. (segue)

Criticato Criticato Ammissibile Possibile dalla dagli amici per me che mi

società accada

Area della violenza e del vandalismo Produrre danni a beni pubblici 90,9 83 , 1 6,1 13 ,0 Fare a botte con i tifosi di una squa-dra avversaria 89,3 78,6 7,5 12,9 Disegnare graffiti sui muri o sui mezzi pubblici 82, 1 45,4 32,5 27,5 Fare a botte per far valere le proprie ragioni 81 , 1 69,6 18,4 35,0

quota intermedia rispetto alla rappresentazione della società e a quella dei gruppi.

In altre parole i singoli intervistati, nel definire quanto è ammissibile un comportamento per sé, non si allineano né con gli adulti né con i pari, cercando di trovare una propria via media attraverso cui leggere e considerare i vari comportamenti sottoposti a giudizio. Se si prende ad esempio la morale sessuale, che si è vista essere oggetto di profonde trasformazioni negli ultimi vent'anni, si osserva che secondo il campione è criticabile da parte della società avere rapporti sessuali prima del matrimo­nio da circa il 32% dei giovani; è ritenuto criticabile dall' l i % a livello di gruppo di amici; è personalmente ammissibile da circa 1'86% dei giovani intervistati e ancora 1'86% si immagina che questa cosa gli/le possa capitare in futuro. Questi quattro valori ottenuti rendono evidente un aspetto talvolta non colto nella sua complessità. I giovani riconoscono molto bene ciò che li separa dal mondo degli adulti e riconoscono pure quali siano le «legittimazioni» che offre il gruppo dei pari. Allo stesso tempo, però, essi sanno esprimere un proprio punto di vista che coglie spazi intermedi di espressione delle proprie concezioni. E questo un segnale che permette di affermare che i processi di identità che continuamente i giovani mettono in atto, generazione dopo generazione, producono effetti positivi sulla relazione con gli altri e con il mondo ed evidenziano una capacità dei ragazzi di trovare una loro personale strada verso l'essere adulti. Più ambigua semmai è l'osservazione di quan­to sia stabile questo processo. Infatti, ponendo a confronto i quattro livelli di rappresentazione che i giovani assumono

222

Page 225: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

rispetto ai vari comportamenti, si osserva che, al di là di ogni ragionevole parere su di essi, la proiezione di poter incorrere nei vari comportamenti presenta livelli talvolta superiori ri­spetto al giudizio di ammissibilità. Ad esempio, nell'area dei rapporti economici, pur ritenendo il 72% degli intervistati ammissibile utilizzare materiale duplicato illegalmente, il 79% sostiene che questo comportamento potrebbe intervenire nella propria esperienza. Analogamente ciò accade per eventuali dichiarazioni mendaci al fisco (il 24% lo ritiene ammissibile, il 36% afferma che potrebbe capitargli) o addirittura nel caso del mancato pagamento dei biglietti dei trasporti pubblici, dove seppure l'ammissibilità sia tollerata dal 50% dei giovani, quasi il 70% sostiene che è una azione che potrebbe compiere. Altre differenze connotate da una maggiore disponibilità personale riguardano, ad esempio, il fare a botte per far valere le proprie ragioni (il 18% lo ritiene ammissibile, mentre il 35 % afferma che potrebbe trovarsi in quella situazione) . Una menzione a sé la richiede il comportamento di mettersi alla guida quando si è ubriachi. Infatti oltre nove giovani su dieci sostengono che non è ammissibile guidare in quelle condizioni, eppure più del 20% crede che questo gli possa capitare. Si conferma anche in questo caso la presenza di una moralità ambigua, immaginata nelle situazioni, non necessariamente orientata al benessere personale e collettivo ma spesso anche incline ad assunzione di rischi che sappiamo a forte impatto sociale.

Un andamento opposto si osserva invece per i comporta­menti che hanno un impatto sulla propria esperienza del corpo e della salute. Nonostante gli intervistati abbiano dimostrato molta disponibilità nel considerare ammissibili comportamenti quali avere esperienze omosessuali, migliorare l'aspetto fisico con la chirurgia estetica e utilizzare metodi per l'inseminazio­ne artificiale, la previsione di incorrere in queste situazioni è decisamente più contenuta rispettivamente del 35 % , del 22 % e del 9% . Vi è quindi una disponibilità complessiva per questi comportamenti che non corrisponde poi ad un interesse diretto, quanto piuttosto ad un orientamento a considerare accettabile ciò che è «possibile» e che le situazioni della vita, non preve­dibili oggi, potrebbero presentare in futuro.

È proprio questo il tratto caratteristico del rapporto che si osserva tra moralità individuale e collettiva proposta dai

223

Page 226: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

giovani intervistati. Una moralità legata alle situazioni, quelle attuali o quelle immaginate, tuttavia non necessariamente re­lativistica. Su alcuni principi rimane molto salda e compatta la convinzione che questi rappresentino soglie di rispetto di alcuni valori che è bene ed opportuno tutelare, soprattutto se riguardano interessi volti a sostenere regole di convivenza sociale. Se invece si insinua la paura o anche solo la possibi­lità che determinati comportamenti potranno permettere di affrontare alcune situazioni personali e specifiche che la vita potrebbe far incontrare, in quel frangente si possono assumere posizioni più mobili rispetto alle norme sociali, in alcuni casi contraddicendo le convinzioni personali consolidate. Come a sostenere che le norme sociali vanno rispettate, ma che tuttavia può succedere che si presentino situazioni che richiedano di­sallineamenti rispetto alle proprie convinzioni morali personali. Questo anche in deroga a comportamenti notoriamente esposti al rischio di vita per sé e gli altri come il mettersi alla guida quando si è ubriachi.

224

Page 227: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

SCIENZA E SALUTE

l . I giovani e la scienza

Sentiamo spesso ripetere, anche da parte di autorevoli commentatori, che gli italiani - e le nuove generazioni in particolare - sarebbero scarsamente interessati, quando non esplicitamente ostili, alla ricerca scientifica, alle sue istituzioni e ai suoi protagonisti. «Analfabetismo scientifico», «antiscien­tismo», «crisi delle vocazioni scientifiche» sono alcune delle parole chiave che negli ultimi tempi ricorrono frequentemente nel dibattito sul rapporto tra scienza, tecnologia e cittadini. I dati più recenti sulla condizione giovanile in Italia rappresentano dunque un'opportunità significativa per verificare sino a che punto queste prese di posizione colgano gli effettivi orientamenti degli italiani, perlomeno nelle fasce di età più giovani.

Il primo dato meritevole di attenzione è quello che riguarda la fiducia negli scienziati. Ebbene, 1'86, 1 % dei giovani italiani si dichiara nel complesso fiducioso nei confronti dei ricercatori. Questi ultimi, dunque, risultano nettamente al vertice della graduatoria di attribuzione di fiducia dei giovani nei confronti di istituzioni e categorie professionali, ben davanti a magistrati, insegnanti, sacerdoti e industriali. Un risultato ormai acquisito sin da metà anni Novanta e che si è addirittura, nel tempo, lievemente rafforzato (nel 2000 era 1'84,7 % ) 1 . In coerenza, peraltro, con tutte le maggiori rilevazioni internazionali in ma­teria di atteggiamenti dell'opinione pubblica verso la scienza e la tecnologia: da tempo, ad esempio, l'Eurobarometro registra una fiducia degli italiani nella scienza, che è in linea, quando

1 Cfr. Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . Alla medesima fonte si farà ri­ferimento nel presente capitolo ogni qualvolta si citeranno dati relativi alla rilevazione condotta nel 2000.

225

Page 228: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

non al di sopra, della media europea2• Italiani fiduciosi nella scienza, dunque, ma nuove generazioni ancora più favorevol­mente orientate nei confronti dei ricercatori. L'attribuzione di fiducia è talmente generalizzata da mettere in secondo piano eventuali differenze di giudizio tra giovani con caratteristiche socio-culturali diverse; l'unico aspetto degno di nota è la minore propensione dei giovani di più modesta estrazione culturale ad attribuire fiducia agli scienziati - il 3 7 ,5 % ha «molta fiducia» in loro, contro il 45,4 % dei giovani provenienti da famiglie più istruite.

Il quadro diviene più articolato allorché si passano a consi­derare i giudizi sull'attività di ricerca e in particolare sulle sue implicazioni per la società e l'ambiente. In generale, l'apertura di credito nei confronti degli scienziati pare accompagnarsi a un atteggiamento molto favorevole nei confronti della stessa ricerca: quasi la totalità degli intervistati (93 ,3 %) , ad esempio, ritiene che la ricerca abbia un ruolo indispensabile nel garantirci un'elevata qualità della vita. Non mancano, tuttavia, elementi rivelatori di un atteggiamento ambivalente: la difficoltà di con­trollare i rischi dello sviluppo scientifico è avvertita in modo significativo da oltre due intervistati su tre (68,4%) . Questo dato merita interesse anche perché si tratta di uno degli sco­stamenti più significativi rispetto all'indagine dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile condotta nel 2000, allorché una preoccupazione per i rischi della scienza coinvolgeva il 57,7% dei giovani italiani. È invece divenuto, nel contempo, netta­mente più positivo il giudizio sulle potenzialità dell'ingegneria genetica: il 57,2 % vi vede un fattore di miglioramento della qualità della vita, rispetto al 40,4% del 2000; resta scettico su questo aspetto il 29,3 % (era il 44,2 % nel 2000) (tabb. 3 . 1 e 3 .2) . Anche questa tendenza risulta coerente con altri studi in ambito internazionale: dopo una stagione di accesi conflitti e di perdita di credibilità delle istituzioni di ricerca, sulle biotec­nologie - perlomeno in ambito medico - si registra una certa inversione di tendenza3.

Diversa la questione dell'energia nucleare. Tra i giovani italiani, infatti, poco più di un quinto appare favorevole a

2 Cfr. European Commission [2001; 2005 ] . 3 Cfr. Gaskell e Bauer [2001] ; Bucchi e Neresini [2002; 2004; 2006] .

226

Page 229: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3.1 . Grado di accordo con una serie di affermazioni sulla scienza (valori per­centuali di riga)

Molto Abbastanza Poco Per niente d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo

La ricerca scientifica è indispensa-bile per migliorare la qualità della vita della gente comune 54,6 38,7 4,8 0,5

Lo sviluppo scientifico e tec-nologico comporta rischi che è difficile controllare 18,2 50,2 23,5 3 ,4

Lo sviluppo dell'ingegneria ge-netica migliorerà la qualità della vita dell'uomo 14,5 42,7 2 1 ,2 8 ,1

In Italia si dovrebbe ricominciare a produrre energia nucleare 7,9 14,6 24,2 40,6

Base = 1 .507.

T AB. 3 .2. Grado di accordo con una serie di affermazioni sulla scienza, con/r�nto 2000-2004 (valori percentuali)

Accordo

2000 2004

Lo sviluppo scientifico e tecnologico comporta rischi che è difficile controllare 57,7 Lo sviluppo dell'ingegneria genetica migliorerà la qualità della vita dell'uomo 40,4

Basi: 2000 = 1 .500; 2004 = 1 .507.

68,4

57,2

Non accordo

2000 2004

34,1

44,2

26,9

29,3

riconsiderare l'opzione nucleare per la produzione di ener­gia, a quasi vent'anni dal referendum con cui l'Italia decise di abbandonarla. Il dato merita attenzione anche in quanto si differenzia rispetto a rilevazioni sulla popolazione adulta che hanno messo in luce, negli ultimi tempi, un significativo scostamento rispetto alla chiusura pressoché totale registrata in passato su questo tema4• Oltre a orientamenti caratteristici della popolazione giovanile la differenza appare spiegabile an­che con il diverso contesto della rilevazione. Come indicano i

·4 Cfr. ad esempio il dato dell'Osservatorio Scienza e Società di Observa del dicembre 2005, www.observa.it, secondo cui circa quattro italiani su dieci ritengono opportuni investimenti nazionali sull'energia nucleare.

227

Page 230: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dati più recenti sulla popolazione adulta, infatti, la tendenza a riconsiderare gli investimenti in energia nucleare si inserisce in un quadro di sempre più accentuata sensibilità per i problemi energetici e per la dipendenza dai Paesi produttori di petrolio; un quadro che non era probabilmente così marcato al momento della rilevazione condotta dall'Istituto lARD nel 2004.

Un ulteriore elemento per comprendere il rapporto tra giovani e scienza è dato dall'esposizione a contenuti scientifici nei media. Circa quattro intervistati su dieci - un dato stabile rispetto al 2000 - dichiarano di seguire con una certa frequenza le rubriche di scienza e tecnologia sulla stampa quotidiana. Di poco superiore la relativa quota di telespettatori di programmi televisivi dedicati a temi scientifici o naturalistici; infine, quasi un giovane italiano su due legge almeno saltuariamente mensili di divulgazione scientifica. Tutte e tre le forme di consumo appaiono più frequenti tra i maschi e nelle fasce di età più ele­vate. Nel complesso, è possibile qualificare un giovane italiano su dieci - perlopiù maschio e sopra i 25 anni - come assiduo consumatore di comunicazione scientifica nelle sue varie for­me. Attorno a questi vi è un'area più sfumata ma decisamente ampia, pari a poco meno di un terzo del totale, che esibisce un interesse meno assiduo, ma comunque non sporadico, per i contenuti scientifici.

2 . Gli orientamenti verso la salute

Sebbene il tema della salute sia connotato, soprattutto tra i giovani, da varie e articolate dimensioni - che comprendo­no ad esempio il rischio, l'aspetto estetico, i comportamenti nell'area dell' addiction - esso nondimeno presenta significativi punti di contatto con la percezione e gli atteggiamenti verso la scienza. È noto, infatti, da un lato, come la scienza rivesta un ruolo di primo piano nella definizione della percezione del proprio benessere fisico; dall'altro, come in termini della stessa percezione pubblica e copertura mediale, scienza e ambito biomedico siano spesso ampiamente sovrapponibili5.

5 Cfr. Borgna [2001] ; Bucchi e Mazzolini [2003] .

228

Page 231: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

La tabella 3 .3 presenta il grado di accordo dei giovani italiani con una serie di affermazioni relative alla salute. Il primo dato che emerge in modo incontrovertibile è che la salute rappre­senta, in linea di principio, una priorità assoluta per il mondo giovanile: quasi il 97 % «la considera la cosa più importante che ci sia» - in coerenza con la sua posizione di spicco anche nella gerarchia dei valori6• Il discorso cambia leggermente se si va a vedere quanti si dicono disposti, pur di mantenere una buona salute, a fare sacrifici e a rinunciare ad alcune cose. Pur restando elevata, la percentuale cala sensibilmente e un giovane italiano su quattro ammette di essere scarsamente disposto a fare sacrifici per il proprio benessere psicofisico. Un dato che è confermato in modo ancor più plateale dalle risposte che definiscono il grado di «autodeterminazione/fatalismo» in materia di salute, owero la propensione a considerare sal­damente nelle proprie mani lo stato della propria salute («se bado a me stesso posso evitare le malattie») o invece a ritenerlo largamente indipendente dalle proprie azioni («indipendente­mente da quel che faccio, se sono destinato ad ammalarmi, mi ammalerò») . Ebbene, quasi un giovane italiano su due si pone su una posizione di tipo fatalistico, con un sensibile incremento rispetto al 2000 (42 ,6%) . Prima di trarre conclusioni affrettate da questo dato, occorre tuttavia notare che fatalismo e autode­terminazione non si escludono reciprocamente in modo netto ma rappresentano piuttosto un continuum; ne è una riprova il fatto che, sempre rispetto al 2000, sono aumentate anche le adesioni a una prospettiva di controllo individuale della propria salute (dal 56,4% al 65,8%) , seppure sempre ben distanti dai livelli rilevati agli inizi degli anni Novanta (dall '8 1 ,7 % del 1993 all'attuale 64,7 % se si considerano i 15-29enni) . Se dunque i «fatalisti puri» restano quantificabili in poco meno di un quinto della popolazione giovanile - stabili rispetto al 2000 e addirittura rispetto ai primi anni Novanta - è innegabile che tratti di scarsa progettualità e percezione di debole controllo della propria salute si siano diffusi in modo relativamente trasversale tra le nuove generazioni.

Se si analizza più in specifico il rapporto con la medici­na, emergono altri interessanti spunti di riflessione. Il primo

6 Si veda il capitolo I, parte II, di Antonio de Lillo.

229

Page 232: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

riguarda la cosiddetta «libertà di cura», un tema emerso con forza all'attenzione dell'opinione pubblica italiana soprattutto a partire dal caso Di Bella. Quasi quattro giovani su dieci ritengono che «i malati dovrebbero poter scegliere la cura che preferiscono anche se sconsigliata o non riconosciuta dai medici». Un dato che, se letto all'interno di un quadro più ampio, contribuisce a delineare alcuni tratti di criticità assunti dal cosiddetto modello «biomedico» agli occhi dei giovani e del rapporto di questi ultimi con alcuni degli assi portanti della medicina tradizionale. Un quarto degli intervistati, ad esempio, giudica i farmaci naturali «quasi sempre più efficaci di quelli prodotti dalle case farmaceutiche» e uno su due attribuisce maggiore importanza alle qualità relazionali del medico, più che alla sua competenza tecnica in senso stretto. Si tratta per­lopiù di dati consolidati nel tempo e che riflettono dinamiche più ampie nella popolazione generale, sintetizzabili nel divario crescente tra specializzazione tecnologica e burocratizzazione della biomedicina da un lato e la sua non sempre piena capa­cità di rispondere alle richieste di «ascolto individualizzato» del paziente dall'altro7• Gli orientamenti critici nei confronti di alcuni aspetti della medicina non appaiono riconducibili a fattori quali la scarsa preparazione culturale: anzi in qualche caso - come ad esempio sul tema della libertà di cura - sono proprio i giovani di livello culturale più elevato a sostenere più frequentemente il diritto dei pazienti ad avere l'ultima parola nella scelta delle terapie da seguire. Né, d'altra parte, sembra univoco il rapporto tra gli atteggiamenti verso la scienza e gli scienziati e gli orientamenti rispetto a medicina e cura. Da un lato, infatti, la propensione a valorizzare farmaci naturali, la centralità decisionale del paziente e le qualità relazionali del medico paiono allignare più frequentemente tra quegli stessi giovani che si dicono preoccupati per i rischi che lo sviluppo scientifico e tecnologico comporta. D'altra parte, uno scetticismo per alcuni aspetti del paradigma biomedico si abbina non di rado a livelli elevati di fiducia nei confronti degli scienziati e di riconoscimento dell'importanza della ricerca per la qualità della vita. In sostanza, anche per quanto riguarda la popolazio-

7 Cfr. ad esempio Colombo e Rebughini [2003] .

230

Page 233: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3.3 . Grado di accordo con alcune affermazioni sulla salute (valori percentuali per riga)

Molto Abbastanza Poco Per niente d'accordo d'accordo d'accordo d'accordo

Penso che la salute sia la cosa più importante che ci sia 76,8 20,0 1 ,6 0,6

Per mantenermi in buona salute sono disposto anche ad affrontare molti sacrifici 22,9 49,2 22,9 3 ,3

Se bado a me stesso/ a posso evitare le malattie 20,9 44,9 24,4 6,7

Indipendentemente da quello che faccio, se sono destinato ad ammalarmi, mi ammalerò 18,1 3 1 ,4 3 1 ,8 13,1

I malati dovrebbero poter sceglie-re la cura che preferiscono anche se sconsigliata o non riconosciuta dai medici 12,6 25,5 3 8,2 17 ,1

I farmaci naturali sono più effi-caci di quelli prodotti dalle case farmaceutiche 6,0 19,6 4 1 ,8 13,2

La capacità del medico di creare un clima di fiducia basato sul dia-logo col paziente è più importante delle sue competenze tecniche 17,5 32,1 35,2 10,0

Sui pericoli dell'Aids si sta esa-gerando 4,3 6,9 35,7 47,5

Base = 1 .507.

ne giovanile, appare da superare la semplicistica attribuzione dell'affermazione delle terapie non convenzionali a una crisi generalizzata della fiducia nella scienza e nella medicina. Ciò che sarebbe interessante approfondire, da questo punto di vista, è il ruolo dello sviluppo scientifico e medico non solo sul piano dell'efficacia tecnologica e terapeutica, ma sul piano culturale. Esplorando magari più compiutamente l'ipotesi, solo apparentemente paradossale, che il successo delle terapie non convenzionali sia legato tra l'altro non alla crisi, ma proprio al successo della biomedicina tradizionale. Si pensi, ad esem­pio, al radicamento crescente della concezione di una totale «disponibilità del corpo» - riparabile con pezzi di ricambio,

23 1

Page 234: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

modellabile sul piano estetico, migliorabile nelle prestazioni sportive o sessuali, controllabile dal punto di vista dei processi riproduttivi - o di una piena «reversibilità delle scelte» per ciò che riguarda la propria salute.

3 . Considerazioni conclusive

Nel complesso, i dati della presente indagine mostrano un quadro decisamente distante dallo stereotipo che vuole le nuove generazioni poco sensibili o addirittura diffidenti verso la scienza. Livelli di fiducia estremamente elevati nei confronti della ricerca e dei ricercatori e un'attenzione non trascurabile ai contenuti scientifici offerti dai media sono alcuni dei tratti che emergono con maggiore chiarezza tra i giovani intervistati. Fenomeni innegabili - ma non esclusivamente italiani - quali il declino di interesse per gli studi in alcune aree scientifiche non possono dunque essere spiegati in modo semplicistico con una diffusa «ostilità pregiudiziale» alla scienza, ma richiedono una comprensione più approfondita, ad esempio nei termini delle percezioni dell'attività scientifica che i ragazzi maturano nel corso dell'esperienza scolastica. Ciò non significa che manchino elementi di criticità, a cominciare dalla diffusa - e peraltro crescente - preoccupazione per la capacità della so­cietà di controllare le implicazioni dello sviluppo scientifico e tecnologico. Criticità che emergono con forza ancora maggiore nel momento in cui i giovani si confrontano con un terreno concreto di applicazione della ricerca quale la medicina e la cura della salute; terreno su cui non sempre le diffuse aspettative dei giovani sul piano della relazione con gli specialisti e della propria centralità nel processo di cura trovano un soddisfacente riscontro nel paradigma biomedico.

232

Page 235: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUARTO

STEREOTIPI DI GENERE

l . Gli stereotipi di genere: una risorsa contro l'incertezza?

I dati che emergono dall'indagine 2004 dell'Istituto IARD in tema di ruoli di genere mostrano come, tra le giovani genera­zioni, le visioni stereotipiche siano ancora lontane dall'essere sopite. I vecchi modelli di ruolo legati al maschile e al fem­minile, centrati rispettivamente sulla dimensione strumentale e su quella espressiva [Parsons e Bales 1955; trad. it. 1974] , sembrano mantenere, nelle rappresentazioni dei giovani italia­ni, una posizione tutt'altro che periferica. Come conseguenza, la contrapposizione tra ruoli pubblici maschili e ruoli privati femminili che la dicotomia trascina con sé, sebbene visibilmente anacronistica nella vita sociale contemporanea, continua ad of­frire ad una quota significativa di giovani - poco meno di due terzi del campione - una griglia di classificazione rassicurante nella sua schematicità.

L'adesione di numerosi giovani, in particolare giovani uo­mini, agli stereotipi di genere si sviluppa sulla base di questa costruzione iper-semplificata e generalizzante dei ruoli ritenuti appropriati per i due sessi. Tanto più, nella realtà contempora­nea, i ruoli maschili e femminilil si pluralizzano, diventano più fluidi e si intrecciano; tanto più, in parallelo, le scelte indivi­duali appaiono come elemento centrale nella costruzione delle identità di genere, con un movimento simmetrico gli stereotipi insistono nel riproporre una visione fortemente gerarchica e immutabile di questi ruoli.

Come anche recenti ricerche mettono in luce-2, la percezione e rappresentazione dei ruoli di genere sembra in effetti modi-

1 Cfr. Nedelmann [1997] . 2 Cfr. Camussi e Leccardi [2005] .

233

Page 236: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ficarsi più lentamente delle pratiche sociali. Questa discrasia permette di meglio comprendere l'importante funzione di «disciplinatoci dell'incertezza»3 , oltre che di riduttori della complessità, che gli stereotipi assolvono [Mazzara 1997; Taurino 2005] . Mentre il panorama delle identità di genere [Ruspini 2003 ] appare infatti sempre meno disciplinabile e crescono le aree di identità ibride - «tra i generi» [Leccardi 2002b] - le credenze stereotipiche non si incrinano. Nello scenario cangiante del presente, esse offrono una prospettiva a suo modo capace di garantire schemi di interpretazione delle relazioni tra i due sessi tranquillizzanti in quanto impermeabili al mutamento.

Elaborazioni cognitive a carattere rigido e semplificatorio, con contenuto squalificante o quanto meno sbrigativo Uervis 199 1 ] , fondate su modalità di categorizzazione sociale che rin­viano a conoscenze sedimentate e forme di memoria collettiva [Mazzara 1 997, 83] , gli stereotipi cancellano le differenze tra i singoli massimizzando per contro le diversità tra classi di individui. Nel caso degli stereotipi di genere in specifico, tali rappresentazioni interiorizzate sono esplicitamente segnate da dinamiche di potere connesse al «dominio maschile»4 e alle sue espressioni simboliche e sociali. I risultati che ci accingiamo ad analizzare mettono bene a fuoco queste dinamiche.

2 . Fra visioni tradizionali e nuove rappresentazioni

Richiesti di esprimere il loro grado di accordo su una serie di affermazioni di chiaro segno stereotipico5 legate ai ruoli di genere, i giovani uomini e le giovani donne intervistati mettono in luce gradi diversi di adesione agli enunciati di segno più tra­dizionale. Nella tabella 4. 1 vengono riportati i gradi di accordo

3 Jervis [1991, 405] considera questa caratteristica tipica degli atteg· giamenti in generale, alla cui grande famiglia riconduce stereotipi e pregiu· dizi.

4 Cfr. Bourdieu [ 1998; trad. it. 1999] . 5 Solo i due item ·«Sarebbe giusto che anche gli uomini aiutassero a fare

le faccende domestiche» e «Dato che la donna ha la responsabilità maggiore dei figli è giusto che debba decidere da sola se averli o non averli» possono essere definiti controstereotipici.

234

Page 237: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

(si va dall' «abbastanza d'accordo» al «molto d'accordo») con le valutazioni proposté.

Il primo aspetto che è opportuno sottolineare riguarda le tendenze di medio termine. Se si considerano i dati della prima indagine dell'Istituto IARD in cui la domanda relativa ai ruoli di genere è stata introdotta, quella del 1 996, e li si compara agli esiti della ricerca del 2004, il panorama che si delinea mette in luce dinamiche ambivalentF . Accanto alla sostanziale stabilità di alcuni tra gli stereotipi proposti (con piccole variazioni in più o in meno) - ad esempio nel caso degli item «È soprattut­to l'uomo che deve mantenere la famiglia», «Per una donna è molto importante essere attraente» e «È giusto che in casa sia l'uomo a comandare» - emerge inv�ce un calo di adesioni per un secondo gruppo di affermazioni. «Per l'uomo, più che per le donne, è molto importante avere successo nel lavoro» (quasi sei punti percentuali in meno), «Una donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più dell'uomo» (poco oltre i quattro punti in meno) e, soprattutto, «In presenza di figli piccoli è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa a curare i figli» (oltre nove punti in meno) .

Se confrontiamo il primo con il secondo gruppo di stereo­tipi possiamo notare che quello che si è mantenuto più stabile rimanda a principi e massime frutto di visioni gerarchiche tra i sessi di più vecchia data, apparentemente non corrose dagli importanti mutamenti prodotti, a partire dagli anni Settanta, dalla «rivoluzione di genere» avviata dal movimento delle donne. La minore condivisione, nell'arco di tempo considera­to, dell'altro gruppo di affermazioni (per quanto consistente permanga l'assenso che esse riscuotono tra i giovani: si va da oltre un terzo a oltre due terzi del campione) va probabilmente collegata all'egemonia del modello culturale che dà ormai per

6 Ringrazio Marco Terraneo (Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Milano-Bicocca) per le elaborazioni dei dati e Patrizia Farina per le utili discussioni.

7 La comparazione esclude l'item «Il ruolo della madre è perfettamente intercambiabile con quello del padre», inserito soltanto nell'indagine del 2000, e i due item «La maternità è l'unica esperienza che consente la completa rea­lizzazione della donna» e «Dato che la donna ha la maggiore responsabilità dei figli è giusto che debba poter decidere da sola se averli o non averli», presenti a partire dal 2000.

235

Page 238: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB

. 4.1

. G

rado

di

acco

rdo

su a

lcun

e af

ferm

azio

ni r

elat

ive

ai r

uoli

di g

ener

e p

er s

esso

(va

lori

per

cent

uali,

15

-29

anm

)

1996

20

00

2004

Mas

chi

Fem

min

e To

tale

M

asch

i F

emm

ine

Tota

le

Mas

chi

Fem

min

e To

tale

È so

prat

tutt

o l'

uom

o ch

e de

ve m

ante

nere

la

fam

igli

a So

no d

'acc

ordo

, di

cui:

40,4

23

,8

32,2

42

,6

22,1

32

,9

41,

8 19

,5

30,6

M

olto

d'a

ccor

do

11,5

7,

2 9,

4 10

,5

5,0

7,9

8,7

8,7

3,7

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 28

,9

16,6

22

,8

32,1

17

,1

25,0

33

,1

15,8

24

,4

Per

un

a d

onna

è m

olto

im

por

tant

e es

sere

att

raen

te

Sono

d'a

ccor

do, d

i cu

i: 69

,1

57,1

63

,1

75,3

63

,7

69,8

69

,8

53,9

6

1,8

Mol

to d

'acc

ordo

2

1,1

13,0

17

,l

23,8

13

,6

19,0

12

,6

5,4

9,0

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 47

,9

44,1

46

,0

51,

5 50

,1

50,8

57

,2

48,5

52

,8

È gi

usto

che

in

casa

sia

l'u

omo

a co

man

dare

So

no d

'acc

ordo

, di

cui:

20,7

6,

1 13

,4

18,7

3,

7 11

,6

24,0

6,

6 15

,3

Mol

to d

'acc

ordo

6,

4 2,

0 4,

2 5 ,

1 1,

1 3,

2 5,

2 1,

2 3,

2 A

bbas

tanz

a d'

acco

rdo

14,3

4,

1 9,

2 13

,6

2,6

8,4

18,8

5,

4 12

,1

Sare

bbe

gius

to c

he a

nche

gli

uom

ini

aiut

asse

ro a

/ar

e le

/ac

cend

e do

mes

tich

e So

no d

'acc

ordo

, di

cui:

81,3

92

,7

86,9

79

,4

91,4

85

,1

70,1

88

,2

79,2

M

olto

d'a

ccor

do

34,4

59

,8

47,0

29

,7

54,9

4

1,7

14,5

34

,9

24,8

A

bbas

tanz

a d'

acco

rdo

46,9

32

,9

39,9

49

,7

36,5

34

,4

55,6

53

,3

54,4

Per

l'u

omo,

più

che

per

le

don

ne,

è mol

to i

mp

orta

nte

aver

e su

cces

so n

el l

avor

o So

no d

'acc

ordo

, di

cui:

51,

5 43

,3

47,4

50

,5

39,7

45

,4

46,8

36

,4

41,

6 M

olto

d'a

ccor

do

21,

6 19

,1

20,4

19

,3

11,0

15

,4

11,7

11

,6

9,1

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 29

,9

24,2

27

,0

31,2

28

,7

30,0

34

,6

27,2

30

,9

(seg

ue)

Page 239: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB

. 4 .l

. (se

gue)

1996

20

00

Mas

chi

Fem

min

e To

tale

Mas

chi

Fem

min

e To

tale

Una

don

na è

cap

ace

di s

am/i

cars

i p

er l

a fa

mig

lia

mol

to d

i più

di

un u

omo

Sono

d'a

ccor

do, d

i cu

i: 71

,1

78,2

74

,7

Mol

to d

'acc

ordo

38

,7

51,1

44

,9

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 32

,4

27,1

29

,8

63,4

27

,4

36,0

69,8

35

,9

33,9

In p

rese

nza

di f

igli

picc

oli

è sem

pre

meg

lio

che

il m

arit

o la

vori

e l

a m

ogli

e re

sti

a ca

sa a

cur

are

i fig

li

66,4

31

,4

35,0

Sono

d'a

ccor

do, d

i cu

i: 66

,6

63,4

69

,6

67,0

54

,7

61,1

M

olto

d'a

ccor

do

38,1

28

,5

33,3

28

,6

14,9

22

,1

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 28

,5

34,9

36

,3

38,4

39

,8

39,0

La

mat

erni

tà è

l'un

ica

espe

rien

za c

he c

onse

nte

la c

ompl

eta

real

izza

zion

e de

lla

don

na

Sono

d'a

ccor

do, d

i cu

i: 47

,4

Mol

to d

'acc

ordo

15

,8

Abb

asta

nza

d'ac

cord

o 3

1,6

46,0

17

,3

28,7

46,7

16

,5

30,2

Dat

o ch

e la

don

na h

a la

res

pons

abil

ità

mag

gior

e de

i figl

i è g

iust

o ch

e de

bba

deci

dere

da

sola

se

aver

li o

non

aver

li So

no d

'acc

ordo

, di

cui

: 14

,3

17,1

15

,6

Mol

to d

'acc

ordo

6,

5 5,

9 6,

2 A

bbas

tanz

a d'

acco

rdo

7,8

11,2

9,

4

Bas

i 2.

500

2.29

7

2004

Mas

chi

Fem

min

e To

tale

65,7

74

,3

70,0

22

,3

30,9

26

,6

43,4

43

,4

43,4

65,8

53

,8

59,8

18

,6

11,4

15

,0

47,2

42

,4

44,8

47,7

49

,1

48,4

1

0,5

14,5

12

,5

37,2

34

,6

35,9

34,6

45

,3

40,0

14

,1

19,1

16

,6

20,5

26

,2

23,4

1.49

6

Page 240: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

scontata, da parte di donne e di uomini in analoga misura, la doppia presenza femminile. Non si può inoltre fare a meno di notare come il sensibile calo di adesioni alle affermazioni relative alla priorità del successo maschile nel lavoro e all'esclusività delle cure materne per i figli piccoli sia esito della sottrazione di consensi da parte delle ragazze. Così, se nel 1 996 due terzi dei giovani uomini aderivano alla visione proposta da quest'ultimo item, due terzi continuano a condividerla nel 2004 .

All'interno di questo secondo gruppo di item, l'affermazione «Una donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più dell'uomo» sembra poi fare storia a sé. Approvata comunque da ben settanta giovani su cento, più donne di uomini, mantiene da un lato assensi assai elevati in ragione, è lecito supporre, della pratica quotidiana di quel principio - le responsabilità familiari, com'è noto, continuano ad essere quasi esclusivamente appannaggio delle donne nonostante il loro coinvolgimento nel mercato del lavoro.

Su un diverso fronte, l'item «Sarebbe giusto che anche gli uomini aiutassero a fare le faccende domestiche», un'afferma­zione controstereotipica e aperta ad una visione egualitaria dei ruoli di genere, nell'arco degli otto anni considerati vede diminuire i consensi giovanili di oltre sette punti percentuali. Questo significa che il modello della doppia presenza femmi­nile, pur rafforzandosi sotto il profilo culturale, non è ancora in grado di produrre, per gemmazione, l'omologo modello della doppia presenza maschile. I consensi all'affermazione, per quanto molto elevati (quasi 1 '80% dei giovani si dichiara d'accordo) continuano inoltre a segnare un divario tra i due generi che non si colma con il passare degli anni, ma ten­de anzi a crescere. Così, mentre nel 1 996 la percentuale di consensi che separava le donne dagli uomini era poco sopra 1' 1 1 % , nel 2004 si arriva al 18% . Una consistente minoranza di giovani uomini, poco meno di un terzo, privilegia dunque una visione insieme semplificatrice e ostile all'eguaglianza dei ruoli di genere. La tipologia che verrà tra poco presentata certifica la diffusione di questa prospettiva non paritaria tra numerosi ragazzi.

Spostando l'attenzione alle differenze più significative tra le due ultime rilevazioni, del 2000 e del 2004, la presenza di tendenze contraddittorie viene confermata. Così, ad esempio,

238

Page 241: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

il calo significativo degli assensi all'affermazione relativa al­l'importanza dell'aspetto attraente per le donne (oltre sette punti percentuali in meno nei quattro anni intercorsi tra le due indagini; significativa, in particolare, la diminuzione maschile di oltre undici punti nella modalità «molto d'accordo») è simbo­licamente controbilanciato dalla diminuzione quasi altrettanto consistente dell'assenso alla condivisione maschile dei lavori domestici. In quest'ultimo caso colpisce soprattutto l'entità della diminuzione nella modalità «molto d'accordo» - del 15% per i giovani uomini; ancora superiore, fino a sfiorare il 20% , per le giovani donne - solo in parte riequilibrata dalla crescita dei consensi più tiepidi («abbastanza d'accordo») . È probabile che il perpetuarsi del segno femminile del lavoro domestico, eventualmente acquistato come servizio sul mercato, concorra a contrarre i consensi (a cui può aggiungersi, per le ragazze, una sorta di «effetto scoraggiamento») .

Un'ultima osservazione va riservata ai due item presenti solo nelle indagini del 2000 e del 2004: «La maternità è l'unica esperienza che consente la completa realizzazione della donna» e «Dato che la donna ha la responsabilità maggiore dei figli è giusto che debba decidere da sola se averli o non averli». La prima affermazione, i cui consensi sono lievemente aumentati nel 2004 (grazie soprattutto alla crescita degli assensi femminili) , continua a trovare d'accordo quasi la metà del campione. La seconda è quella che conosce l'aumento di consensi in assolu­to più consistente: oltre ventiquattro punti percentuali in più rispetto al 2000 (oltre il ventotto per le giovani donne, oltre il ventuno per gli uomini) . La crescita esponenziale dell'item può essere interpretata come segnale simbolico di un aumento della separazione tra i generi, frutto di una differenza vissuta come irriducibile? O come esito del riconoscimento della sperequata divisione delle responsabilità familiari tra i due sessi? Poiché la nascita di un figlio va messa generalmente in relazione ad una decisione congiunta, di coppia, la crescita dei favori accordati all'affermazione può indurre a pensarlo. Ma un ruolo certa­mente centrale, in questo aumentato consenso, è giocato dal riconoscimento della maggiore autonomia delle donne e delle loro nuove capacità decisionali.

Sulla base del grado di consenso o dissenso nei confronti delle affermazioni proposte è stata costruita, attraverso una

239

Page 242: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40,6

59,4

• Innovazione O Tradizione

FIG. 4 . 1 . Tipologia degli orientamenti relativa ai ruoli di genere (valori percentuali, base= 1 .469).

cluster analysis8, una tipologia di orientamenti relativa ai ruoli di genere (fig. 4. 1 ) . I due tipi così delineati, riconoscibili sul­la base di evidenti omogeneità in rapporto alle affermazioni proposte, sono stati definiti rispettivamente della «tradizione» e della «innovazione», alludendo al grado di lontananza (mini­mo per il primo tipo, massimo per il secondo) o di vicinanza (viceversa) dalle visioni stereotipiche suggerite.

Tradizione. È il gruppo più consistente, quasi il 60% del­l'intero campione. Coloro che rientrano in questa tipologia (i «tradizionalisti») esprimono una visione nettamente asimmetrica dei ruoli di genere. Aderiscono all'idea che siano soprattutto gli uomini a dovere mantenere la famiglia e ad avere il «comando» in casa (rispettivamente poco più della metà e un quarto del campione); sono meno inclini alla condivisione del lavoro do­mestico; ai loro occhi, inoltre, il successo maschile nel lavoro è più importante di quello femminile. In modo complementare, valutano particolarmente importante per una donna l'aspetto fisico; concordano (in misura più che doppia rispetto alla tipologia dell' «innovazione») con l'idea che sia lei a doversi prendere cura dei figli piccoli evitando il lavoro extra-familiare; la vedono più capace di sacrificio per la famiglia; si mostrano infine più convinti che la maternità sia l'unica esperienza di autorealizzazione femminile. Sono poco d'accordo, d'altra parte, con la possibilità che sia la donna a decidere da sola se avere o non avere un figlio (due terzi di coloro che rientrano in questa tipologia esprimono dissenso rispetto a questo item).

8 Sono stati utilizzati come variabili attive tutti i nove item considerati.

240

Page 243: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

A proposito del profilo sociale dei «tradizionalisti» (tabb. 4.2, 4.3 , 4.4, 4.5, 4 .6) , vanno in primo luogo sottolineate due specificità: da un lato la netta prevalenza maschile della tipolo­gia; dall'altro la presenza maggioritaria di inattivi - in entrambi i casi oltre due terzi del campione. Più numerosi sono poi i residenti al Sud o nelle Isole e coloro che abitano soprattutto nei piccoli centri (con meno di diecimila abitanti) o nei centri urbani di media grandezza (tra i cinquantamila e i centomila abitanti) . La classe sociale di appartenenza è soprattutto quel­la media autonoma e quella operaia; il background culturale della famiglia principalmente basso e medio. Sotto il profilo dell'età, sono i diciotto-ventenni la coorte più rappresentata al suo interno, seguiti dalle due coorti estreme: i teenagers dai quindici ai diciassette anni e i giovani adulti fra i trenta e i trentaquattro. All'interno dell'orientamento «tradizionalista», i giovani che si riferiscono politicamente agli schieramenti di destra sono circa il 70%; tra i giovani di centro, l'incidenza dei «tradizionalisti» si riduce a poco più del 60% , per attestarsi sul 50% tra i giovani che si dichiarano di sinistra.

Innovazione. Gli «innovatori», meno numerosi dei «tradi­zionalisti» - sono poco più del 40% del campione - rappre­sentano la tipologia speculare. Quanto il gruppo precedente ha una visione chiusa e gerarchica dei ruoli di genere e privilegia costruzioni stereotipiche del maschile e del femminile, così questo tipo appare incline, sulla base di un approccio eguali­tario, a considerare uomini e donne figure simmetriche sulla scena sociale. Conseguentemente, respinge gli assunti più da­tati in tema di competenze di uomini e donne quali l'idea del «comando maschile» in casa o la convinzione dell'obbligo al mantenimento della famiglia soprattutto da parte di chi nasce maschio. Con quasi altrettanta compattezza (il 94% di chi è all'interno della tipologia si dichiara d'accordo con questa affermazione) aderisce all'idea della condivisione del lavoro domestico. In modo complementare, per gli «innovatori» il successo nel lavoro riguarda uomini e donne in analoga misura, mentre il disaccordo con l'item sull'avvenenza femminile è quasi doppio rispetto al gruppo precedente. La divergenza di vedute è estesa anche all'opportunità di una rinuncia al lavoro per il mercato da parte delle donne con figli piccoli, oltre che all'idea

24 1

Page 244: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.2 . Tipologia degli orientamenti relativa ai ruoli di genere per sesso e per età (valori percentualz)

Sesso Età

Maschi Femmine 15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

Innovazione 25,3 55,9 40,0 37,9 40,8 42,9 39,5 Tradizione 74,7 44,1 60,0 62, 1 59,2 57,1 60,5

Base = 1 .469.

TAB. 4.3. Tipologia degli orientamenti relativa ai ruoli di genere per area geografica di residenza e per autocollocazione politica (valori percentualt)

Area geografica di residenza

Autocollocazione sull'asse destra -sinistra

Nord Centro Sud Isole Estrema Sinistra Centro Destra Estrema sinistra destra

Innovazione 43,5 46,2 34,0 37,8 49,0 52,2 36,4 28,4 28,2 Tradizione 56,5 53,8 66,0 62,2 5 1 ,0 47,8 63,6 7 1 ,6 7 1 ,8

Base = 1.469.

TAB. 4.4. Tipologia degli orientamenti relativa ai ruoli di genere per condizione attuale (valori percentualz)

Disoccupato/a

Innovazione Tradizione

Base = 1.469.

40,3 59,7

Condizione attuale

Inattivo/a Prevalentemente Occupato/a studente/essa

25,0 75,0

43,5 56,5

40,5 59,5

che la maternità rappresenti per loro la dimensione autorea­lizzativa per eccellenza (respinta, quest'ultima affermazione, da ben due terzi di coloro che rientrano in questa tipologia) . Minore rispetto ai «tradizionalisti» è anche la convinzione della più grande capacità di sacrificio delle donne per la famiglia (per quanto la differenza sia in questo caso di soli dieci punti percentuali, a conferma della complessità semantica dell'item) mentre il sostegno all'autonomia femminile nelle decisioni procreative sopravanza quello accordato dai componenti il primo gruppo.

242

Page 245: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB

. 4.5

. Ti

pol

ogia

deg

li o

rien

tam

enti

rel

ativ

a ai

ruo

li d

i ge

nere

per

cla

sse

soci

ale

di a

ppar

tene

nza

e p

er l

ivel

lo c

ultu

rale

del

la f

amig

lia (

valo

ri p

er­

cent

uali)

Inno

vazi

one

Trad

izio

ne

Bas

e =

1.4

69.

Cla

sse

soci

ale

di a

ppar

tene

nza

Supe

rior

e Im

pieg

atiz

ia

Aut

onom

a O

pera

ia

45,1

54

,9

50,2

49

,8

37,2

62

,8

37,8

62

,2

Alto

56,4

43

,6

Liv

ello

cul

tura

le d

ella

fam

iglia

Med

io-a

lto

Med

io

46,7

53

,3

35,5

64

,5

Bas

so

30,7

69

,3

Page 246: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 4.6. Tipologia degli orientamenti relativa ai ruoli di genere per ampiezza del comune di residenza (valori percentuali)

Ampiezza del comune di residenza

< 10.000 10-50.000 50-100.000 100-250.000 > 250.000 ab. ab. ab. ab. ab.

Innovazione 39 ,1 4 1 ,4 39,7 44,4 40,9 Tradizione 60,9 58,6 60,3 55,6 59,1

Base = 1 .469.

Il profilo sociale degli «innovatori» si distingue a sua volta in modo netto da quello degli appartenenti al primo tipo. Così, se la cifra della tipologia della «tradizione» è soprattutto ma­schile, quella dell'innovazione è prevalentemente femminile: le giovani donne sono rappresentate al suo interno in percentuale doppia rispetto ai coetanei dell'altro sesso. La condizione più comune è quella di studente/studentessa, seguita a ruota da chi ha un'occupazione o la sta cercando. È diffusa più nel Centro e nel Nord Italia e nei centri urbani medio-grandi; soprattutto tra chi appartiene alla classe media impiegatizia e alla classe superiore, mentre il background culturale familiare è per lo più alto e medio-alto. Coloro che sono nei loro vent'anni (la coorte dei venticinque-ventinovenni in primo luogo, poi quella dei ventuno-ventiquattrenni) , tendono a prevalere sia sulla coorte dei più giovani sia su quella dei giovani adulti. Sotto il profilo politico, dominano coloro che si autocollocano a sinistra o all'estrema sinistra.

3 . Il rapporto di coppia: l'importanza della ricerca di autenticità

Se in merito ai ruoli di genere tende dunque a prevalere, tra i giovani italiani, una visione stereotipica - specchio di relazioni simboliche e di potere tra uomini e donne ancora segnati dalla diseguaglianza - il quadro muta di colore quando entrano in scena i rapporti di coppia. Qui le disparità fra ragazzi e ragazze, pur senza scomparire, si attenuano fortemente: gli uni e le altre appaiono infatti impegnati nella costruzione di un universo di significati che parla il linguaggio del riconoscimento reciproco e della simmetria. È in questo contesto che diventano visibili i

244

Page 247: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 4.7. Fattori che contribuiscono maggiormente alla buona riuscita di un rapporto di coppia per sesso (valori percentualt; modalità «fondamentale»)

2004

Maschi Femmine Totale

Rispetto dell'altro 68,7 76,4 72,5 Comprensione reciproca 53,6 57,7 55,7 Fedeltà reciproca 59,2 67,4 63,3 Capacità di comunicare 43,7 54,1 48,9 Intesa sessuale 39,6 3 1 ,2 35,4 Valori ideali e aspirazioni comuni 22,3 25,1 23,7 Indipendenza economica 1 1 ,4 14,9 13,2 Stesso livello istruzione 5,9 6,9 6,4 Amicizie comuni 6,9 7,0 7,0 Interessi comuni 13,0 10,9 12,0 Condividere le emozioni 42,7 45,5 44,1

Base = 1.478.

nuovi orientamenti culturali che pure accomunano oggi i due generi: apertura verso la sfera dell'intimità e le dimensioni espressive della relazione; investimento sugli aspetti emozionali e comunicativi dello stare insieme; importanza assegnata al «comprendersi», allo scambio con l'altro; centralità dell' espe­rienza che si vive insieme, qui-e-ora.

Le risposte dei giovani in merito ai fattori ritenuti più im­portanti per una buona riuscita della relazione di coppia docu­mentano questa nuova sensibilità (tab. 4.7) . L'aspetto considerato più saliente9 risulta essere, non a caso, il «rispetto dell'altro», segnalato da oltre il 70% dei giovani intervistati. Seguono, a ruota, la «fedeltà reciproca», la «comprensione reciproca», la «capacità di comunicare» e il «condividere emozioni». Tutti e cinque questi fattori raccolgono maggiori adesioni da parte delle ragazze: più dieci punti percentuali per la comunicazione, più otto per la fedeltà, oltre sette in più per il rispetto, più quattro per la comprensione, quasi tre per la condivisione delle emozioni. L'«intesa sessuale», il fattore che segue per ordine di importan­za - indicato da poco più di un terzo dei giovani - è l'unico a presentare una differenza consistente (otto punti percentuali) a

9 Benché la domanda sia stata posta anche nel 2000, l'aggiunta di cinque nuovi item nell'indagine del 2004 ha impedito la comparazione tra i dati delle due rilevazioni.

245

Page 248: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

favore della parte maschile. I <<Valori ideali e aspirazioni comuni» conquistano assensi da parte maschile e femminile in analoga misura (solo di poco superiori le preferenze delle giovani don­ne) , !'«indipendenza economica» una quota di consensi meno consistente e quasi pari agli «interessi comuni» (prediletti dalla parte maschile) . Chiudono la graduatoria lo «stesso livello di istruzione» e le «amicizie comuni».

Grazie all'analisi dei fattori applicata a questa batteria di domande10 sono state individuate tre dimensioni latenti.

La prima dimensione, che può essere definita della recipro­cità affettiva, identifica quegli aspetti (comprensione reciproca, rispetto per l'altro, capacità di comunicare, fedeltà reciproca, condivisione delle emozioni) che rinviano, nel loro complesso, al nuovo modello di coppia costruito intorno all'intimità emo­zionale e alla simmetria nella relazione (la «relazione pura» a cui fa riferimento Giddens11 ) . Si può dire rappresenti !'«antidoto all'incertezza» polare rispetto agli stereotipi di genere: tanto quanto questi ultimi pietrificano e strutturano in modo statico le differenze, così la coppia costruita intorno alla reciprocità affettiva le ricompatta e le legge in chiave dinamica, come aspetti da esplorare e decodificare per produrre auto-conoscenza attraverso la comunicazione e lo scambio di emozioni.

Questa dimensione appare legata in modo significativo ad un livello socio-culturale familiare alto e medio-alto, al genere femminile, alla condizione di studente, alla residenza nel Nord e nel Centro Italia. Si delinea anche una relazione tra questo fattore e la fascia di età 18-24 anni, particolarmente con la coorte 18-20 anni. Per quel che riguarda la sfera politica, il legame è soprattutto con l'auto-collocazione a sinistra.

La seconda dimensione, definibile della interdipendenza materiale, propone una visione della coppia che sposta l'atten-

10 Sono state prese in considerazione solo le componenti associate ad un autovalore uguale o superiore a l. I fattori estratti sono stati ruotati con il metodo varimax, mentre i punteggi fattoriali sono stati calcolati seguendo il metodo Anderson-Rubin, che assicura l'ortogonalità dei fattori stimati e dà luogo a variabili con media uguale a zero e deviazioni standard uguale a uno. Sono stati interpretati gli item con pesi fattoriali uguali o superiori a 0,50. La varianza spiegata complessivamente da questi fattori è pari al 56%; il primo fattore copre il 30,2 % .

246

11 Cfr. Giddens [1992; trad. it. 1995] .

Page 249: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

zione su fattori come l'indipendenza economica, il medesimo livello di istruzione oltre all'intesa sessuale. Se la dimensione della reciprocità affettiva enfatizzava soprattutto, nella riuscita del rapporto di coppia, aspetti immateriali costruiti intorno all'autenticità della relazione, in questo caso altri fattori, più concreti, entrano in gioco. Ciò che conta appare soprattutto il grado di soddisfazione materiale che l'unione è in grado di garantire. Una «buona» coppia è così quella che garantisce un'analoga qualità della comunicazione sessuale tra i partner, insieme alla condivisione del livello di istruzione e dell'auto­nomia economica.

L' interdipendenza materiale appare maggiormente connessa al genere maschile, alle fasce di età meno giovani (dai 2 1 anni in su, trovando il suo apice nella fascia dei 30-34 anni), alla residenza nelle Isole, alla condizione di occupato. Sotto il profilo della classe sociale di appartenenza, è la classe impiegatizia a mostrare il nesso più forte con questo fattore, così come, sotto il profilo politico, l'auto-collocazione all'estrema destra.

La terza dimensione, sinteticamente definibile come condi­visione degli interessi, fotografa la centralità di due fattori, le amicizie e gli interessi comuni. Qui la possibilità della buona coppia è legata fondamentalmente a visioni del mondo comuni, ad una condivisione razionale di aree di relazione e di priorità esistenziali. In altre parole, la coppia è rappresentata come un'entità che deve essere alimentata più che da un'esplora­zione congiunta dei suoi stessi confini, dagli esiti incerti, da elementi ragionevolmente identificabili come funzionali alla sua continuità. L'attenzione si sposta, in tal senso, dall'interno verso il mondo esterno.

Una forte connessione esiste tra questa dimensione e la residenza al Sud o nelle Isole, un livello socioculturale familiare basso, una collocazione anagrafica tra i giovanissimi ( 15-17 anni) o i giovani adulti (30-34 anni) , la condizione di inattivo/a. Egualmente significativo è il nesso con l'auto-collocazione alla destra dello schieramento politico. Per quel che riguarda l' ap­partenenza di genere, il legame con il maschile, pur presente, appare invece statisticamente meno forte.

247

Page 250: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 251: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO QUINTO

L'ATTEGGIAMENTO DEI GIOVANI VERSO GLI IMMIGRATI

l . Il problema dell'immigrazione

Il tema dell'immigrazione (legale o meno) di persone prove­nienti da paesi extracomunitari occupa ormai da anni un posto di preminenza neÌl'agenda politica di tutti i paesi europei. È questo un argomento certamente controverso sia nella valuta­zione dell'impatto sociale dei massicci flussi migratori, sia per le reazioni a volte esasperate della popolazione autoctona, sia per i diversi approcci con i quali la politica ha inteso inter­venire per tentare di governare un fenomeno apparentemente inarrestabile. L'immigrazione in Italia è un fenomeno recente ma non più nuovo, essendo ormai trascorsi oltre quindici anni da quando, nella primavera del 1991 , arrivò in Puglia la prima nave carica di albanesi in fuga dal loro paese martoriato dalla guerra. Essi furono accolti, va ricordato, con un grande slancio di solidarietà dalla popolazione, che si mobilitò per trovare loro ospitalità, cibo e vestiario. Questo fatto, divenuto un evento mediatico, mostrò per la prima volta ad un paese con alle spalle un passato di emigrazione ancora vivo nel ricordo dei più anziani che era in atto una inversione di tendenza e che l'Italia stava diventando terra di immigrazione ambita da persone provenenti dal Sud e dall'Est del mondo. I flussi sempre più massicci e ininterrotti di migranti e rifugiati in un paese impreparato ad accoglierli facevano rapidamente scemare l'iniziale slancio di solidarietà e apertura verso gli immigrati, e montava sempre più rapidamente in larga parte della popolazio­ne un senso di timore, rifiuto o aperta ostilità. I partiti politici si sono ampiamente divisi e scontrati su questo tema e anche all'interno delle forze di centro-sinistra, che tradizionalmente sono più attente e aperte, non sono mancate le tensioni, e non sempre le scelte di apertura sono state pienamente condivise

249

Page 252: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dalla loro stessa base elettorale. Pur con accenti diversi, la coalizione di centro-destra ha sempre palesato la propria osti­lità e in alcuni casi guadagnato consensi proprio facendo leva sulla criminalizzazione degli immigrati, indicati come causa di molti dei problemi sociali (come, ad esempio, criminalità e disoccupazione) e pericolo incombente sulla identità culturale del Paese e delle sue tradizioni.

Tutte le indagini che hanno affrontato il tema dell'immi­grazione hanno rilevato una forte presenza di atteggiamenti di intolleranza e di ostilità nella popolazione sia italiana che euro­pea. Dato che ci apprestiamo a riflettere su dati che riguardano la popolazione giovanile italiana, è utile riprendere brevemente (anche perché abbiamo già avuto modo di richiamarli nell'ana­lisi dei dati dell'Istituto IARD del 2000)1 i termini del dibattito scientifico sul tema dell'ostilità, esclusione, pregiudizio etnico, anche per trovare delle chiavi di lettura dei nostri dati.

Iniziamo con una breve esplorazione dei due paradigmi che hanno dominato e dominano il dibattito scientifico e che sono, a nostro parere2, complementari. Il primo paradigma, noto come Realistic Conflict Theory, si fonda sul principio che l'antagonismo fra i gruppi trova il suo elemento catalizzatore nella competizione per accaparrarsi risorse scarse. Su questo tema si sono cimentati due filoni di riflessione e di ricerca scientifica, entrambi della seconda metà del secolo scorso. Il primo, che muove nella tradizione della psicologia sociale, fa riferimento ad una serie di esperimentP che hanno dimostra­to come la competizione fra gruppi aumenti la coesione e la solidarietà all'interno di un specifico gruppo (ingroup) ma allo stesso tempo incrementi l'ostilità verso il gruppo antagonista (outgroup) . In pratica la competizione e il conflitto funzionano da collante dell' ingroup e potenziano l'ostilità verso l' outgroup. Il secondo filone ha una matrice squisitamente sociologica ed ha focalizzato l'attenzione sia sulle cause sociali dei conflitti di gruppo, sia sulle condizione sociali che favoriscono l'emergere di questi conflitti. Ogni sistema sociale, sottolinea Coser [ 1956] , è caratterizzato dalla competizione fra gruppi sociali, come ad

250

1 Cfr. Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . 2 Sniderman, Peri, de Figueiredo e Piazza [2000] . 3 Sherif e Sherif [1969; 1979] .

Page 253: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

esempio gruppi etnici (che però Coser non cita direttamente) , per accaparrarsi risorse scarse, siano esse materiali o di potere o di status. Seguendo questa tradizione teorica, Blalock [ 1967] ha introdotto una importante distinzione fra la competizione actual (riferita a condizioni socio-economiche o di mercato che regolano l'accesso e la distribuzione delle risorse scarse) e la competizione perceived (riferita ad un livello micro, come ad esempio la competizione fra gruppi etnici per ottenere la stessa posizione sul mercato del lavoro) . Blalock sostiene che le condizioni competitive, da lui definite actual, possono avere un effetto sulla percezione della competizione da parte della maggioranza che soggettivamente percepisce una minaccia socio-economica da altri gruppi etnici, e che ciò può indurre ostilità o comunque atteggiamenti non favorevoli verso questi outgroups. Questo tema è stato successivamente ripreso e am­piamente dibattuto anche da altri studiosi [Bobo 1988] .

L'altro filone di riflessione, noto come Social Identity Theory4, fa riferimento alla convinzione che gli individui avver­tono la necessità di percepire il proprio gruppo di riferimento (ingroup) come superiore ad altri gruppi etnici (outgroups) , e ciò comporta che gli appartenenti a un gruppo che si identificano con esso tendano ad attribuire al proprio gruppo caratteristiche positive e, per converso, caratteristiche negative a quanti appar­tengono a un altro gruppo. Risulta evidente che la presenza di condizioni di competizione (Realistic Con/lict Theory) rinforza notevolmente i meccanismi psicologici impliciti nei processi di identificazione nel proprio gruppo e l'esclusione degli altri.

La complementarietà dei due approcci, evidenziata proprio in uno studio sulla situazione italiana5, ha portato Scheepers [2000] a chiamare questa complementarietà Ethnic Competition Theory, che, in sintesi, denota come la competizione, a livello individuale e/o a livello sociale, «può rinforzare i meccanismi di identificazione o controidentificazione sociale e l'eventuale risultato di ciò si traduce in quella che può essere chiamata esclusione etnica».

Il dibattito sul tema è in realtà molto più ricco e pieno di sfumature di quanto non abbiamo qui riferito e resta comunque

4 Tajfel e Turner [1979]; Tajfel [1981 ; 1 982b]; Turner [1982] . 5 Sniderman, Peri, de Figueiredo e Piazza [2000] .

25 1

Page 254: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

il nodo centrale intorno al quale ruota la riflessione scientifica sull'ostilità verso gli immigrati, il pregiudizio diffuso nei loro confronti, i processi di esclusione posti in atto.

Proprio partendo da queste considerazioni di carattere teorico possiamo ora tentare una interpretazione dei dati della ricerca dell'Istituto IARD del 2004 e compararli con i dati della ricerca del 2000.

2 . Le opinioni e gli atteggiamenti dei giovani verso l'immigra­zione

Un primo tema sul quale puntare l'attenzione nell'analizzare i dati della popolazione giovanile verso il fenomeno migratorio è certamente quello di osservare le valutazioni che i giovani danno sulla presenza «quantitativa» di stranieri nel nostro Paese. Se da un lato questo non rappresenta di per sé un indicatore di ostilità, appare evidente che una marcata preoccupazione circa l'eccessiva presenza di immigrati e il conseguente timore che essi siano portatori di situazioni conflittuali o alterino gli equilibri sociali non predispone certo ad un atteggiamento favorevole verso il fenomeno.

Se si osservano i dati della tabella 5 . 1 si evidenzia che sono circa il 70% coloro che, pur con diversa intensità, aderiscono alla dichiarazione che in Italia ci sono troppi immigrati. Una percentuale certamente consistente, dove le differenze in rap­porto all'età degli intervistati variano più nell'intensità dell' ac­cordo (i più giovani propendono in misura maggiore per un accordo moderato che per una adesione piena all'affermazione) che non per una diversa visione del fenomeno. Anche per le altre variabili prese in considerazione le differenze non sono significative, ad eccezione di una punta di maggior accordo nelle regioni del Nord-Est (dove il numero di immigrati è molto elevato, data la forte richiesta di manodopera da parte della struttura industriale) e del background culturale delle famiglia di appartenenza, che appare l'elemento maggiormente discriminante. Come già rilevato nella passata indagine, sono i figli delle classi meno scolarizzate a mostrarsi più preoccupati del fenomeno, forse ritenendosi più vulnerabili rispetto ad una

252

Page 255: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5 . l . Livello di accordo all'affermazione «Nel nostro Paese ci sono troppi immi­grati» per età degli intervistati (valori percentualz)

Totale 15-17 18-20 21 -24 25-29 30-34

Molto d'accordo 32,4 26,6 32,3 3 1 ,5 32,0 36,6 Abbastanza d'accordo . 37,4 43 ,9 4 1 ,4 39,5 38,6 3 1 ,3 Poco d'accordo 18,8 20,2 15,6 20,2 16,4 2 1 , 1 Per nulla d'accordo 8,1 5,2 7,0 6,5 9,1 9,6 Non so 3 ,2 4,0 3 ,8 2,4 4,0 2,3

Base = 1 .503 .

possibile competizione sul mercato del lavoro o nell'accesso ad altre risorse sociali.

Va anche detto che proprio sulla regolamentazione dei flussi, sulle «quote», il dibattito politico è stato spesso aspro, ha catalizzato l'attenzione dei mezzi di comunicazione di massa e sembra mostrare il conflitto di interessi che sta dietro anche a questo problema. Tipico è il caso del Nord-Est prima citato. Da un lato, il sistema produttivo palesa la necessità di manodopera per il sistema delle imprese e preme per limitare le restrizioni nei flussi, e dall'altro «la gente» manifesta insofferenza per la presenza sempre più massiccia di immigrati e i connessi problemi legati al loro insediamento. Nel mezzo, la politica ondeggia fra dichiarazioni populistiche che contraddicono le scelte concrete, solitamente più realistiche delle dichiarazioni o dei proclami.

Se osserviamo i dati della ricerca dell'Istituto IARD condotta nel 2000 e li confrontiamo con quelli dell'indagine 2004 (tab. 5 .2 ) , notiamo una contrazione, anche se non vistosa, nella percezione dei giovani che ci siano troppi immigrati in Italia. Questa contrazione è nell'ordine del 5 % ma si deve anche no­tare che si è allentato in modo più consistente l'accordo pieno all'affermazione. Non è certo un'inversione di tendenza, e va certamente riaffermato che ben oltre i due terzi della popola­zione giovanile considera pur sempre eccessivo il numero di immigrati presenti sul nostro territorio. Notiamo che la contra­zione relativamente più consistente riguarda i più giovani, che hanno da sempre «convissuto» con figli di immigrati a partire dalla scuola elementare, che sono cresciuti in una realtà che già mostrava i segnali di multietnicità. Più in generale, va anche considerato che, rispetto alla seconda metà degli anni Novan-

253

Page 256: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.2. Livello di accordo all'affermazione «Nel nostro Paese ci sono troppi immi­grati» per età degli intervistati. Indice di differenza percentuale rispetto ai dati della ricerca dell'Istituto lARD 2000 (valori percentuali)

Totale 15-17 18-20 21-24 25-29 30-34

Molto d'accordo -6,7 -11 ,4 -9,6 -9,8 -3,0 -5,6 Abbastanza d'accordo +1 ,1 +5,0 +6,3 +2,3 +4,2 -5,0 Poco d'accordo +3,5 +3,3 -0,3 +6,1 -0,6 +6,9 Per nulla d'accordo +1 ,0 +2,3 -0,5 +0,5 -0,6 +2,7 Non so + 1 ,0 +0,6 +0,3 +1 ,4 +2,1 -0,4

Base = 1 .503 .

ta, nei primi anni del nuovo secolo i media hanno allentato la loro copertura degli arrivi di clandestini, esercitando minore pressione e allarme nell'opinione pubblica.

Passiamo ora ad esaminare alcune aree tematiche che possono aiutarci a capire le radici degli atteggiamenti di timore e ostilità verso gli immigrati anche da parte della popolazione giovanile. Un tema cha ha dominato a lungo sia il dibattito politico sia la comunicazione mediatica è certamente quello della «sicurezza» che sarebbe minacciata da un aumento della criminalità di matrice extracomunitaria. Va ricordato che buona parte degli immigrati clandestini sono giunti nel nostro Paese da realtà segnate da guerre, miserie, crudeltà e vessazioni e che, insieme a gente in cerca di lavoro e di un miglioramento della condizione di vita, sono approdate in Italia anche persone dedite ad attività illecite, oltre a disperati disposti a tutto per sopravvivere e facilmente reclutati come manovalanza da organizzazioni criminali. Nelle realtà urbane, in particolare, il fenomeno è particolarmente vi­sibile soprattutto in alcune aree di illegalità, quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, la prostituzione, la contraffazione, i furti e gli scippi. il problema della sicurezza è un problema concreto che ha sempre caratterizzato le società toccate da forti mutamenti nella composizione del tessuto sociale o da crisi profonde dei sistemi economici. Che il fenomeno migratorio abbia portato con sé anche problemi sociali legati alla sicurezza è indubbio e scontato, ma si è fatta largo anche l'idea che dietro ogni immi­grato si nasconda un potenziale criminale o una minaccia alla sicurezza e all'ordine sociale. A questo ha certamente contribuito la strumentalizzazione politica, la comunicazione dei media, ma anche il fatto che molte delle azioni illegali che coinvolgono

254

Page 257: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.3 . Livello di accordo all'affermazione «Gran parte degli immigrati svolge attività criminali o illecite» (valori percentuali)

Totale intervistati

Sesso Maschi Femmine

Classi di età 15-17 anni 18-20 anni 2 1 -24 anni 25-29 anni 30-34 anni

D'accordo (molto + abbastanza)

43,7

45,1 42,2

4 1 ,0 43,0 44,7 46,5 4 1 ,7

Background culturale della famiglia Alto 34,8

40,2 45,0 5 1 , 1

Medio-alto Medio Basso

Base = 1 .506.

Indice di differenza percentuale con i dati dell'Istituto IARD 2000

-10,4

-11 ,7 -9,0

-17,2 -11 ,9

-6,7 -6,0

-14,4

-7,7 -12,5 -10,5

-9,5

immigrati muovono nell'area della microcriminalità, che spesso colpisce i più deboli e crea un diffuso clima di allarme sociale con un forte impatto emotivo. Ed è altrettanto indubbio che ciò aumenti la paura, l'ostilità e il rifiuto specialmente in persone poco abituate a confrontarsi con la diversità.

Osservando i nostri dati relativi alla popolazione giovanile (tab. 5.3 ) , il quadro che emerge non è particolarmente con­fortante. Anche in un ampio segmento dei giovani italiani è diffusa la percezione che gran parte degli immigrati sia dedito ad attività illegali, quasi ad evidenziare il fatto che la costruzione della realtà è spesso superficiale ed emotiva, generalizzando ciò che è più appariscente e visibile (o veicolato dall'informazione in modo generico e ambiguo) senza riflettere su un fenomeno nel suo complesso. E ciò stupisce ancora di più in genera­zioni scolarizzate, dove il sistema educativo avrebbe dovuto sviluppare il senso critico e la lettura meno stereotipata dei fenomeni sociali.

Come si rileva dai dati della tabella 5 .3 , poco meno della metà degli intervistati aderisce, pur con diversa intensità (16, 1 %

255

Page 258: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

molto d'accordo e 27,6% abbastanza d'accordo), all'afferma­zione che gran parte degli immigrati svolge attività criminali o illecite. Va tuttavia rilevato che, anche se il dato generale ci appare ancora molto elevato e non rispecchia la realtà dei fatti, si nota un consistente miglioramento rispetto alle opinioni rilevate nel 2000. La differenza sul totale del campione è di 10 punti percentuali, ma la variazione più consistente riguarda i più giovani, dove raggiunge il 17,2 % . Una forte inversione di tendenza per questo gruppo, che nella precedente indagine mostrava l'adesione più consistente. Rilevante anche la con­trazione del dato relativo agli aver 30 (14,4%) . Sembra che, pur lentamente, si faccia largo una maggiore cautela verso la disinformazione stereotipata e i proclami demagogici volti a criminalizzare gli immigrati come gruppo. Ma la strada appare ancora lunga.

Avevamo fatto riferimento, nell'introduzione a questo ca­pitolo, al fatto che nella letteratura scientifica sui conflitti di gruppo trovi spazio un approccio che individua nella competi­zione per l'accesso a risorse scarse una delle cause dell'ostilità e di atteggiamenti negativi verso gli appartenenti ad un gruppo diverso dal proprio (Realistic Con/lict Theory). È noto che in una società industriale la competizione per i posto di lavoro è un argomento estremamente sensibile, in particolare nelle aree dove la disoccupazione tocca le punte più elevate e in generale in situazioni di stagnazione economica. È anche noto che molti giovani italiani non sono spesso propensi ad accettare posizioni occupazionali che considerano inadeguate rispetto al proprio livello di scolarità o in settori che richiedono alte­razioni dei normali ritmi di vita (lavorare durante il week-end o in orario serale eccetera) e/o in settori che godono di bassa considerazione sociale (ad esempio, agricoltura, edilizia) . I migranti hanno in larga parte colmato questi spazi e solo da poco è cominciata a fiorire una imprenditoria (commerciale e artigianale) di immigrati accompagnata da un attivismo assai sorprendente.

li livello di accordo all'affermazione «Gli immigrati portano via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese» riteniamo sia un buon indicatore dell'ostilità che può essere originata dal timore che gli italiani si trovino a competere con gli extracomu­nitari sul mercato del lavoro. Questo è infatti un altro dei temi

256

Page 259: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5.4. Livello di accordo all'affermazione <<Gli immigrati portano via posti di lavoro ai disoccupati del nostro Paese» (valori percentuali)

D'accordo Indice di differenza (molto + abbastanza) percentuale con i dati

dell'Istituto IARD 2000

Totale intervistati 35 ,2 +5,3

Classi di età 15-17 anni 35,8 +5, 1 18-20 anni 34,9 +2,9 21-24 anni 37,0 +4,0 25-29 anni 32,9 +8,8 30-34 anni 35 ,1 +6,8

Area geografica Nord-Ovest 30,8 +4,2 Nord-Est 28,9 +4,7 Centro 33,2 +0,8 Sud 45,0 +9,7 Isole 32,7 +5,9

Base = 1 .505.

sbandierati da alcune parti politiche a sostegno delle propria manifesta ostilità verso il fenomeno migratorio (tab. 5 .4 ) _

I dati rilevati fra i giovani mostrano che circa un terzo vede con preoccupazione la possibile competitività degli immigrati sul mercato del lavoro a danno dei disoccupati italiani. E sorprende ancora di più che questa preoccupazione sia aumentata rispetto al 2000 in tutti i sottogruppi. Inutile sottolineare che il timore di trovarsi a competere con gli extracomunitari è particolarmente presente in aree con i più alti livelli di disoccupazione, come il Sud Italia, e fra i meno scolarizzati, che appaiono più vulnerabili alla competizione da parte di manodopera non troppo qualificata proveniente dall'estero e spesso disposta ad accettare salari più bassi o, in virtù della posizione di clandestinità, a rinunciare a diritti e garanzie di continuità. Dietro questo aumento si può anche leggere una presa di coscienza del fatto che alcuni fra gli immigrati da più tempo in Italia hanno avuto un processo di mobilità sociale e professionale, e sono venuti quindi a porsi in condizioni di parità competitiva rispetto a molti italiani: questo indubbiamente può indurre a sentimenti di ostilità e di nega­zione di valori positivi dei quali gli immigrati possono essere portatori. Non è un caso che corrispondano a circa la metà del

257

Page 260: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

campione (49,7% ) coloro che valutano la loro presenza come un arrièchimento culturale per il Paese (in crescita rispetto al 44,6% del 2000). Prevale ancora in molti un atteggiamento di chiusura, di non riconoscimento del valore della diversità, ma certamente non è estranea la percezione che con gli stranieri bisognerà sempre più confrontarsi per l'accesso a risorse fino ad ora privilegio dei soli italiani. In questa linea si inserisce anche la recriminazione per l'attenzione che lo Stato ha verso i nuovi venuti in termini di assistenza e di accesso ai servizi pubblici (sanità, scuola, abitazioni . . . ) . Anche questo è un terreno di risorse scarse alle quali l'accesso competitivo degli immigrati viene vissuto come una erosione ai privilegi del gruppo autoctono che ritiene di sopportarne interamente i costi. Fra i giovani che sono stati intervistati, sono 3 8,8% coloro che aderiscono all'affermazione che lo Stato presti più attenzione assistenziale agli immigrati ri­spetto agli italiani; anche questo dato è in aumento di circa cinque punti percentuali rispetto all'analoga indagine del 2000.

Avevamo inoltre sottolineato come l'ostilità verso un outgroup tragga origine anche dalla sensazione di minaccia che questo può rappresentare rispetto all'identità del gruppo dominante, ai suoi valori e alle sue tradizioni. È questo un terreno sul quale lo scontro politico-culturale si è accentuato in questi ultimi anni. Sono infatti emerse prepotentemente, e non solo in Italia, situazioni conflittuali relative a valori sia religiosi sia civili, in particolare con il mondo islamico. Si noti che non sono solo conflitti religiosi o atteggiamenti localistici conservatori a far emergere questi conflitti, ma anche la presa di coscienza della presenza e del peso di diversità culturali che contrastano con conquiste civili proprie delle democrazie occidentali. Anche fra i più laici si evidenzia spesso l'insoffe­renza verso modelli educativi adottati dagli immigrati verso i figli, il ruolo delle donne, la libertà individuale eccetera, tutti elementi, questi, ritenuti incompatibili con le conquiste sociali e civili della società occidentale.

Fra i giovani intervistati sono il 34,9% coloro che ritengono l'immigrazione una minaccia all'identità culturale del nostro Paese e che vedono quindi con sfavore l'impatto che l'immi­grazione ha avuto e ha sulla nostra struttura sociale.

Quanto fin qui emerso evidenzia un quadro ancora molto contrastato negli atteggiamenti del modo giovanile rispetto al

258

Page 261: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 5.5. Livello di accordo alle affermazioni (valori percentualz)

La cittadinanza italiana spetta solo a chi ha almeno un genitore italiano o radici etniche italiane

Gli stranieri che da tempo lavorano legalmente in Italia e pagano le tasse dovrebbero poter ottenere la cittadinanza italiana

Base = 1.498.

Molto/abbastanza Indice di differenza d'accordo percentuale rispetto ai dati

dell'Istituto IARD 2000

37,5 +9,7

7 1,9 -8,5

fenomeno migratorio, con qualche segno di allentamento del­l' ostilità ma anche di elevato livello di preoccupazione sulle im­plicazioni socio-culturali legate alla massiccia immigrazione.

Per concludere, alcune notazioni relative alle opinioni espresse dai giovani sul dibattito in corso relativo alla conces­sione della cittadinanza agli immigrati e alla possibilità anche per i non cittadini di votare nelle elezioni politiche locali e nazionali se legalmente residenti in Italia. Anche questo tema è di grande attualità. Il governo pensa infatti di intervenire sulla legislazione vigente accorciando i tempi della concessione della cittadinanza a quanti ne abbiano i requisiti. Avevamo già rilevato, nella precedente indagine, come su questo tema ci fosse da parte dei giovani una sostanziale apertura che in parte contrastava con perplessità e riserve emerse sul tema immigrazione (tab. 5 .5 ) .

Se esaminiamo i risultati dell'indagine e in particolare il confronto con i dati del 2000, osserviamo come sia aumentata la percentuale di coloro che ritengono che la cittadinanza spetti solo a chi ha almeno un genitore italiano o con radici italiane. Sembra si rinforzi l'adesione a questo requisito «naturalistico», ossia legato a concetti come etnia, sangue, religione, terra. Va però rilevato che, pur con questo aumento, l'adesione raccoglie poco più di un terzo dei consensi. Appare invece in contrazione, ma resta comunque largamente maggioritaria, la possibilità di concedere la cittadinanza a quanti legalmente vivono e lavo­rano in Italia e contribuiscono al benessere comune da buoni cittadini. È questo un concetto più legato ad una concezione

259

Page 262: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

volontaristica, che trova le sue origini nello spirito della rivo­luzione francese. I giovani intervistati sembrano propendere per questa seconda opzione, legando la concessione di diritti e doveri connessi alla cittadinanza a comportamenti che abbiano alla base il rispetto delle regole, la partecipazione attiva alla crescita economica e sociale del paese che oggi li ospita.

Relativamente alla concessione agli immigrati legali non cittadini di votare alle elezioni, più della metà dei giovani inter­pellati sembra non avere riserve. Sono infatti il 50,3 % coloro che sarebbero favorevoli a far votare gli immigrati legali alle elezioni nazionali, e ancora di più (56,4 % ) alle elezioni locali.

3 . Note conclusive

Come abbiamo già avuto modo di rilevare nell'analizzare i dati dell'indagine dell'Istituto IARD del 2000, l'atteggiamento palesato dai giovani nei confronti di un tema contrastato come quello dell'immigrazione è assai ambivalente. Da un lato, ora come allora, si intravedono resistenze e timori, paure e incer­tezze, dominate in parte da visioni stereotipate o da una introie­zione acritica di analisi spesso superficiali, dall'altro, emerge la consapevolezza che il loro destino, oltre a quello dei loro figli, sarà condizionato dalle politiche che verranno seguite su un tema così delicato, che ha e avrà sempre maggiore impatto sulla vita economica, culturale e sociale del Paese. Accanto a questi timori e incertezze, perplessità e recriminazioni, stupisce la grande apertura verso la concessione dei diritti di cittadinanza a quanti in questo Paese vivono e lavorano onestamente. Nep­pure la politica, del resto, sembra avere idee chiare e condivise su come affrontare e governare un problema così delicato e complesso. Anche nel mondo giovanile si riproducono le stesse perplessità e incertezze.

260

Page 263: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PARTE QUARTA

LA PARTECIPAZIONE E L'AGGREGAZIONISMO GIOVANILE

di Davide La Valle, Simona Guglielmi e Deborah De Luca

Page 264: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 265: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

IL GRUPPO DI AMICI E LE ASSOCIAZIONI

l . Introduzione

Una delle idee più importanti che si è affermata nelle scienze sociali degli ultimi anni è quella delle relazioni sociali come risorsa. È un'idea sviluppata in particolare (ma non solo) dalla letteratura sul capitale sociale; alla base c'è la consapevolezza che le relazioni sociali, in quanto utili per il raggiungimento di molti fini dell'individuo, rappresentino una forma di capi­tale, in qualche modo assimilabile a quella rappresentata dal capitale economico.

Per limitarsi al campo che più è stato indagato dalla ricerca empirica, numerosi lavori hanno confermato come le relazioni sociali siano, pressoché dappertutto, un mezzo decisivo per trovare lavoro e fare carriera. Ma le relazioni con gli altri non sono importanti solo da un punto di vista economico: sono, più in generale, una componente del benessere individuale. La felicità e il senso di soddisfazione personale dipendono in parte dal reddito (e così dai beni economici che possiamo permetterei di acquistare) ; dipendono però anche dagli affetti di cui siamo circondati, dalla stima e dal rispetto di cui godiamo, dal supporto emozionale che possiamo trovare negli altri quando ne abbiamo bisogno. Ognuno di noi sa quanto sia importante avere una famiglia che funziona, degli amici su cui contare, una rete di persone con cui anche solo conversare ogni tanto. Si tratta di beni che sono sempre stati significativi, ma il cui rilievo oggi è cresciuto (in relazione all'abbondanza di beni materiali di cui possiamo fruire nelle società ad economia avanzata) .

Nella letteratura è divenuta usuale la distinzione tra due forme di capitale sociale. La prima forma, spesso definita micro, è costituita dalle relazioni personali: sono le relazioni mediate dalla conoscenza diretta dell'altro, che si generano all'interno di gruppi primari e informali quali la famiglia e gli amici. La

263

Page 266: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

seconda, etichettata come macra e che troviamo nei gruppi secondari e formali, è rappresentata dalle relazioni associative; le associazioni costituiscono una forma di capitale sociale non solo perché sono un canale importante per la formazione di rapporti personali ma anche perché sono sistemi di relazioni capaci di andare oltre l'interazione faccia a faccia. Al loro interno troviamo in particolare meccanismi che ampliano la possibilità di circolazione di una risorsa decisiva per l'identità personale quale la stima sociale [La Valle 2002b; 2003a] .

2. Il gruppo di amicz/amiche: caratteri generali

Il risultato della domanda sulle cose che i/le giovani ri­tengono più importanti nella loro vita conferma il rilievo che oggi hanno le relazioni personali. La famiglia, l 'amicizia e l'amore1 si sono sempre collocati ai primi posti della classifica nelle indagini dell'Istituto IARD succedutesi a partire dal 1983 (tabb. 1 . 1 , 1 .2 e 1 .3 ) .

L'amicizia, in particolare, nel 2004 è ritenuta «molto im­portante» dal 73,4% dei giovani (contro solo il 40, 1 % che ritiene molto importante il «benessere economico», il 27,2 % che ritiene molto importante «fare carriera», il 25,7 % che ritie­ne molto importante «guadagnare molto», il 6,2% che ritiene molto importante la «attività politica») . Ma l'amicizia è anche il valore il cui rilievo, tra tutti quelli proposti, più è cresciuto nel tempo; le risposte «molto importante» - nella fascia di età in cui è possibile questo confronto, quella dei 15 -24enni - sono salite dal 5 8,4 % del 1 983 al 77 ,5 % del 2004 (di contro ad una diminuzione dell'importanza attribuita in particolare al lavoro, passato dal 67 ,7 % al 59,6% delle risposte) .

Questa forte - e in crescita - domanda della risorsa amicizia da parte dei giovani è soddisfatta dalla nostra società?

In grande misura sì (anche se non del tutto) , ove consi­deriamo che il 48, 1 % dei 15-25ennF (50,7 % per i ragazzi e

1 Un item, quest'ultimo, introdotto solo nell'indagine del 2000. 2 Queste domande sul gruppo di amici, inserite per la prima volta nel

questionario 2004, sono state rivolte solo ai più giovani, coloro che sono nati dal 1979 in avanti.

264

Page 267: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. l. l. In che misura lei è contento per ciò che riguarda le amicizie? (valori per­centuali di riga)

Per niente Poco Abbastanza Molto Non so

Maschi 1 ,3 5 , 1 42,5 50,7 0,4 Femmine 1 ,6 7,8 44,5 45,6 0,5

Totale 1 ,4 6,5 43,5 48,1 0,5

Base = 1 .481.

T AB. 1 .2 . Di solito con quale frequenza vede il gruppo di amici/ amiche? (valori percentuali di riga)

Tutti i giorni 4-5 volte la 2·3 volte la Una volta la Meno di o quasi settimana settimana settimana una volta la

15-17 anni 18-20 anni 21-24 anni

Totale

Base = 857.

54,4 35,3 19,3

35,9

16,8 15,4 13,1

15 ,1

2 1 ,4 33,2 40,8

32,0

6,0 13,5 20,6

13,5

settimana

1 ,4 2,6 6,2

3 ,5

T AB. 1 .3 . Lei ha un gruppo di amici/ amiche? (valori percentuali di riga)

Sì, ho uno o più Ho amici!he Ho un/a solo/a Non ho amici/

Disoccupato/a Inattivo/a Prevalentemente studente/ssa Occupato/a

Totale

Base = 1 . 125.

gruppi separati amica/o amiche

61,7 33,0 5,3 0,0 61 ,5 15,4 7,7 15,4

77,8 2 1 ,2 0,7 0,3 75,5 2 1 ,3 2,3 1 ,9

75,6 22,1 1 ,5 0,8

45,6% per le ragazze) si dichiara molto contento e il 43 ,5% abbastanza contento delle proprie amicizie; il 34,7 % è poi molto contento e il 57,0% abbastanza contento dei rapporti con gli altri giovani (mentre è una percentuale molto inferiore - il 22,6 - che è contenta, per esempio, del proprio tenore di vita) .

In effetti, a non avere amici è una percentuale minima del campione: lo dichiara lo 0,8% di coloro che rispondono3• Il

3 Va comunque notato l'elevato valore delle mancate risposte: in questo caso il 9,0%.

265

Page 268: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

35 ,2% dice di avere più gruppi di amici, il 40,5 % di avere un gruppo, il 22, 1 % di avere amici separati e 1 ' 1 ,5 % di avere un amico. La grande maggioranza (82 ,9%) dei giovani vede il gruppo di amici almeno due-tre volte la settimana; più di uno su tre (35,8% ) lo vede tutti i giorni o quasi.

Si tratta di piccoli gruppi (per il 63 , 1 % delle risposte compo­sti di 4 - 10 individui) di cui fanno parte persone della stessa età (68,9% delle risposte) . Quanto al genere, prevalgono i gruppi misti (53 ,8), che comprendono cioè in uguale misura amici e amiche; va però notato come i gruppi di soli maschi (32 ,8%) siano più numerosi di quelli di sole femmine ( 13 ,4 %) .

Quali sono i canali privilegiati per acquisire la risorsa amicizia?

In primo luogo la scuola: il 47,7 % dei giovani ha formato parte delle sue amicizie alla scuola elementare-media e ben il 64,7 % alle superiori. Poi il vicinato: il 49,8% ha amici che sono vicini di casa (è una percentuale che sale al 56,5 nei comuni di piccole dimensioni) . Sono comunque occasioni significative anche le feste (per il 3 3 ,5 % ) , la pratica sportiva (32,9% ; 42,8% per i soli maschi) e il bar (32,9% ; soprattutto nei paesi); poi la parrocchia e le organizzazioni cattoliche (2 1 ,9%; la percentuale sale al 3 2 ,5 per i ragazzi dai 15 ai 17 anni) , la discoteca e i locali notturni (2 1 ,8%) assieme ad altri tipi di organizzazioni per il tempo libero (2 1 ,8%) . Internet rappresenta un canale per la formazione di amicizie per il 3 ,8% dei giovani italiani (per il 6,0% nelle città più grandi).

A disporre della risorsa amicizia sono comunque i ragazzi più delle ragazze: i maschi hanno più amici e li vedono con maggiore frequenza. In particolare, ad avere uno o più gruppi di amici sono 1'82,0% dei giovani contro il 69,3 % delle giovani (le ragazze ten­dono ad avere più frequentemente dei ragazzi un unico amico/a - 2,3 % contro 0,9% - o amici/che separati/e - 27,3 % contro 16,8%) . Anche in questo caso va notato come l'amicizia tra i ragazzi sia più maschile di quanto sia femminile tra le ragazze: il 46,7% dei ragazzi indica come componenti del gruppo di amici prevalentemente altri maschi, mentre solo il 23 ,6% delle ragazze indica come amiche prevalentemente altre ragazze.

I giovani giudicano «molto importante» l'amicizia più al Nord (79,8%) che al Sud (66,4 % nella circoscrizione che comprende anche le Isole). È una scelta che riflette una minore

266

Page 269: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

disponibilità di questa risorsa: nelle regioni del Sud e delle Isole vedono infatti il gruppo di amici tutti i giorni o quasi il 40, 1 % degli intervistati, contro solo il 29,5 % al Nord.

A favorire la probabilità di vedere gli amici tutti i giorni (e, coerentemente, la soddisfazione per questo aspetto della vita) è, comunque, in primo luogo, la condizione di studente. L'amicizia è in effetti un bene la cui disponibilità si riduce in maniera davvero sensibile con l'età: al crescere di questa diminuiscono sia la frequenza con cui si è inseriti in gruppi di amici, sia la consistenza numerica di questi gruppi, sia le occasioni di incontro con gli amici.

Le amicizie si riducono con l'età, per molti, a causa del passaggio dalla scuola al lavoro e dell'assunzione di responsa­bilità familiari: a seguito, cioè, di eventi che riducono il tempo disponibile. A questo riguardo bisogna però rilevare come ad avere in assoluto meno amici e a vederli con minore frequen­za siano i giovani disoccupati e, ancora di più, quelli inattivi (quelli cioè che non studiano, non hanno un lavoro retribuito e neppure lo cercano) : vale a dire proprio le categorie che hanno più tempo libero (sia rispetto a chi studia sia rispetto a chi lavora) .

Questo segnala come l'acquisizione della risorsa amicizia dipenda solo in parte dalla disponibilità di tempo libero. Di­pende invece soprattutto dalla solidità dell'inserimento sociale del soggetto. La scuola e il lavoro sono nella nostra società i principali ambiti istituzionali attraverso cui si realizza questo inserimento: in questo modo sono i principali circuiti che distribuiscono pure la risorsa amicizia. L'esclusione da questi circuiti provoca carenze anche sul piano relazionale, potendo tradursi in una condizione di marginalità sociale.

La scuola è uno strumento per acquisire competenze e credenziali utili sul piano professionale ma è anche un canale per stringere legami sociali. Chi ha la possibilità di percorrere l'intero circuito scolastico accumula più risorse in relazioni sociali di chi si ferma alle prime tappe. Accumula peraltro un capitale sociale che è spesso di valore superiore. Chi frequenta la media superiore e l'università forma parte delle sue amicizie in questo ambito: conoscerà amici avvocati, architetti, dirigenti. Chi si ferma alla scuola dell'obbligo forma amicizie che, pur potendo essere ugualmente importanti sul piano affettivo,

267

Page 270: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sono probabilmente di minore utilità su quello economico­professionale.

3 . La partecipazione alle associazioni

L'Italia è stata - e continua ad essere - un paese povero di risorse associative.

Una famosa ricerca condotta nel 1959 aveva segnalato come in quella fase la partecipazione ad associazioni volon­tarie coinvolgesse in Italia solo il 29% dei cittadini (contro il 57 % degli UsA, il 47% della Gran Bretagna e il 44% della Germania occidentale [Almond e Verba 1963 ] ) . Anche se gli anni Sessanta e Settanta hanno rappresentato un periodo di effervescenza sociale, ancora nel 1981 - 1983 l'Italia risultava all'ultimo posto in una graduatoria della partecipazione asso­ciativa che comprendeva numerosi Paesi [Curtis et al. 1992; Schofer e Fourcade-Gourinchas 2001 ] : collocata al di sotto non solo degli UsA, della Gran Bretagna e della Germania occidentale, ma anche della Svezia, dell'Irlanda, dell'Olanda, della Norvegia, dell'Australia, della Francia, del Giappone e persino della Spagna.

La dotazione di capitale associativo nel nostro Paese è un poco cresciuta nel decennio Ottanta [Scidà 1995 ; 2000; IREF 2000] . Nel periodo successivo, però, questa crescita si è arrestata. Le indagini Multiscopo dell'Istat segnalano infatti come dal 1993 al 2002 la partecipazione attiva degli italiani alle associazioni sia rimasta nel complesso stabile (anche se si sono verificate variazioni nella distribuzione dell'impegno tra i diversi tipi di attività: è diminuito l'impegno nei partiti politici mentre è cresciuto quello nelle associazioni di volontariato [La Valle 2003c; 2003d; 2004] .

Anche il sondaggio Eurobarometro, che permette di con­frontare i livelli di partecipazione dei giovani italiani con quelli dei loro coetanei europei, segnala una partecipazione bassa (e in calo) : secondo questa fonte, nel 2001 in Italia solo il 44% degli intervistati4 (erano il 54% nel 1997) , di fronte ad una

4 Giovani dai 14 ai 25 anni.

268

Page 271: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1.4. Livelli di associazionismo dei/delle giovani (valori percentualz;· 15-29ennz)

Attualmente 1992 1996 2000 2004

N o n associati/ e 48,8 48,2 53 , 1 64,7 Monoassociati/ e 28,7 25,7 24,6 19,4 Mu!tiassociatile 22,5 26,1 22,2 15,9

Base 2004 = 2.060.

media europea del 50%, apparteneva o svolgeva attività nelle associazioni considerate dal questionario.

Questa diagnosi è confermata dalla nostra indagine. È vero che, se guardiamo all'impegno sociale, troviamo nell'ultimo periodo una crescita dei giovani che ritengono molto impor­tante questo valore nella loro vita: tra il 2000 e il 2004 nella fascia d'età 15 -29 anni questi giovani sono passati dal 16,9% al 27,3 % . Anche se il segnale non è da sottovalutare, la tabella 1 .4 mostra però come nel 2004 sia ancora solo un giovane italiano su tre a partecipare attivamente ad iniziative di un'associazione o gruppo organizzato (meno di uno su sei partecipa a più di un'associazione o gruppo )5 . La tabella 1 .4 indica anche una diminuzione degli associati rispetto all'indagine dell'Istituto IARD del 2000 (che aveva già mostrato una riduzione rispetto al 1996) : quest'ultimo risultato, però, non è certo perché i dati non sono strettamente comparabili (in quanto nel 2004 è stato modificato il testo della domanda sulla partecipazione alle associazioni)6.

Le associazioni che raccolgono il maggior numero di aderenti sono quelle per la pratica dello sport ( 1 1 ,6%) ; poi i gruppi parrocchiali (7 ,3 %) , le associazioni culturali (5 , 7 %), quelle di volontariato (5,2 % ) e le associazioni-movimenti religiosi (4,5 %) . Va segnalato come partiti e gruppi di natura politica, pur coinvolgendo una quota molto bassa di giovani,

5 Per esigenze di comparabilità, sono esclusi dal computo i dati relativi ai cori, gruppi di musica leggera e classica, bande musicali, item inseriti solo nel questionario 2004.

6 Nel 2004 il testo è: «Lei ha partecipato in passato o partecipa attiva­mente alle iniziative delle seguenti associazioni e/o gruppi organizzati?»; nelle precedenti indagini dell'Istituto IARD al posto di «attivamente» compariva «attualmente».

269

Page 272: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .5 . La partecipazione alle diverse categorie di associazioni e/o gruppi (valori percentuali di riga; le mancate risposte sono state escluse)

Mai Solo in Attualmente partecipato passato

Associazioni sportive (praticanti) 64,6 23 ,8 1 1 ,6 Gruppi parrocchiali 68,2 24,5 7,3 Associazioni culturali 79,6 14,7 5,7 Volontariato sociale 80,7 14,1 5,2 Associazioni-movimenti religiosi 82,6 12,9 4,5 Club di tifosi 88,0 8,6 3 ,4 Partiti, movimenti politici 87,9 8,9 3 , 1 Cori 77,5 19,6 3,0 Gruppi di musica leggera, rock 91,9 5 ,5 2,6 Organizzazioni di soccorso umanitario 91,7 5 ,8 2,5 Organizzazioni studentesche 84,0 13,6 2,4 Sindacati, organizzazioni di categoria 93,7 3 ,9 2,3 Centri sociali, collettivi politici 92,0 5 ,8 2,2 Organizzazioni di tutela ambientale 90,6 7,5 1,9 Associazioni turistiche 92,7 5 ,4 1 ,9 Organizzazioni di difesa dei diritti umani 93,5 4,9 1 ,7 Bande musicali 93,6 4,8 1 ,6 Gruppi scout 90,2 8,4 1 ,4 Gruppi di musica classica 97,4 1 ,9 0,7 Altri gruppi o associazioni 98,0 0,8 1 ,2

Base = 2.999.

rappresentino una delle poche categorie di associazioni che, al confronto con l'indagine dell'Istituto IARD del 2000, non vede contrarre i partecipanti.

Uno schema già usato nei precedenti rapporti dell'Istituto IARD [Albano 2002] divide le diverse categorie di associazioni in tre tipi principali: a) quelle di impegno sociale, politico, sindacale o civico b) quelle di fruizione culturale, ricreativa o sportiva e c) le associazioni di stampo religioso. Se seguiamo questo schema, constatiamo come le attività associative oggi più diffuse siano quelle di tipo b, le cui attività sono volte prevalentemente a beneficio del soggetto partecipante; vengono poi le attività che chiedono alla persona un impegno di tipo pubblico e infine le attività caratterizzate in senso religioso (tab. 1 .5 ) .

Come già nel caso dell'amicizia, i ragazzi sono più ricchi di legami associativi rispetto alle ragazze (partecipano ad al­meno una delle attività elencate nel questionario il 3 7 ,3 % dei maschi contro il 28, 1 % delle femmine) . Maggiore disponibilità di questa risorsa hanno inoltre coloro che risiedono al Nord

270

Page 273: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

(38,6% al Nord-Est e 35,2 % al Nord-Ovest) rispetto ai giovani del Centro (33 ,9%) ma soprattutto del Sud (29,4 % ) e delle Isole (25 ,6%) .

La variabile che più influenza la partecipazione associativa - non solo tra i giovani e non solo in Italia - è comunque il titolo di studio. Tra i giovani italiani che non sono andati oltre la licenza elementare, solo il 2 1 ,4 % partecipa a qualche attività associativa; tra i giovani che invece hanno la laurea la percentuale sale al 40,8.

Numerose ricerche, in Italia e all'estero, hanno in effetti confermato come la partecipazione dipenda dalla «centralità sociale» del soggetto: più elevata questa centralità, più proba­bile la partecipazione. Così, il 42 ,6% dei giovani italiani che provengono da una famiglia della classe sociale superiore sono attivamente impegnati; lo è invece solo il 29,2 % di coloro che provengono da una famiglia di classe operaia. Quando la famiglia di provenienza ha un background culturale elevato, la probabilità di partecipare a qualche attività associativa è del 44, 1 % , quando è basso solo del 24,7 % .

Soprattutto, mentre tra i ragazzi inattivi (coloro che non studiano, non lavorano e non sono neppure alla ricerca di un'occupazione) partecipa solo il 14,9% e tra i disoccupati (le persone che non studiano, non lavorano ma sono in cerca di occupazione) il 23 ,7 % , tra i giovani che hanno un lavoro di­pendente la percentuale sale al 3 1 ,0 e tra i giovani che studiano al 42, 1 . Inoltre, coerentemente alla tesi della centralità sociale, è la categoria dei giovani che studiano e contemporaneamente hanno un lavoro ad avere la più elevata frequenza (44,9%) di partecipazione ad attività associative. La cosa a prima vista può sorprendere, perché il gruppo degli studenti lavoratori rappre­senta la categoria di intervistati che ha meno tempo libero: in realtà, come già nel caso dell'amicizia, anche la disponibilità di relazioni associative dipende solo in piccola parte dal tempo libero; dipende molto di più dall'integrazione sociale del sog­getto. Non deve quindi sorprendere che, come del resto era già emerso in precedenti indagini [La Valle 2003b] , sia proprio la categoria dei giovani che hanno meno tempo libero ad essere più frequentemente impegnata in attività associative (sia rispetto a chi solo lavora o solo studia) e che, al contrario, ,sia la categoria di coloro che hanno più tempo libero (le persone inattive e quelle disoccupate) a disporre di minori legami associativi.

271

Page 274: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

4 . Conclusioni

La sociologia oggi sottolinea come le relazioni sociali costi­tuiscano una risorsa importante per le persone sotto molteplici punti di vista. L'analisi ha mostrato come la disponibilità di questa risorsa (e nella forma di amicizie e in quella di legami associativi) sia:

a) dei ragazzi più che delle ragazze; b) di chi studia e/ o lavora più che delle persone inattive; c) di chi segue l'intero percorso scolastico più di coloro

che si fermano alle prime tappe; d) dei giovani che provengono da una famiglia della classe

superiore e con elevato capitale culturale più di coloro che provengono da una famiglia di classe operaia;

e) di chi risiede al Nord più di chi risiede al Sud (con la parziale eccezione della frequenza di incontro con gli amici, più alta al Sud rispetto al Nord).

Dall'indagine emerge in particolare il ruolo centrale svolto dalla scuola nella formazione dei legami sociali. Poiché si tratta di relazioni che in molti casi proseguiranno nel tempo, l' espe­rienza all'interno del sistema educativo appare un momento decisivo per la strutturazione anche della socialità adulta.

Questi risultati disegnano l'immagine di una società nella quale i diversi tipi di risorse - economiche, culturali, sociali - tendono a cumularsi, avvantaggiando o svantaggiando sempre le stesse categorie di persone.

272

Page 275: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

COMUNITÀ TERRITORIALI, INDIVIDUALIZZAZIONE E SOCIETÀ GLOBALE

l . Premessa

Riflettere sulle forme di identificazione con una comunità ter­ritoriale, in una società quale quella contemporanea che moltiplica le possibilità di interazione slegate dalla compresenza fisica degli attori può sembrare un paradosso. Se poi volgiamo l'attenzione alla popolazione giovanile dei paesi occidentali siamo attratti più dalla vischiosità del processo di «cosmopolitismo banale» (per usare la felice espressione di Beck [2003] ) e ai suoi effetti sui corsi di vita individuali piuttosto che da eventuali vincoli di lealtà e reciprocità generati dal territorio. L'esperienza quotidiana degli individui è intrisa di elementi della globalità: capitali, merci, informazioni e persone travalicano i confini e rendono disponi­bile un bagaglio di mondi possibili [Appadurai 2001] svincolati dal territorio e dalla cultura locale. A livello micro possiamo immaginare, costruire e ridefinire la nostra identità stimolati da un processo di individualizzazione che consente ibridazioni e contaminazioni tra culture1; a livello macro lo spazio dei flussi sfida lo spazio dei luoghi [Castells 1989; 2003] e, di conseguenza, le forme di regolazione sociale territorialmente fondate.

Perché allora interrogarci sulle forme dell'appartenenza territoriale dei giovani italiani? In primo luogo perché la globalizzazione non ha privato l'agire sociale del riferimento locale: Roland Robertson [ 1999] ha coniato il termine «gloca­lizzazione» per indicare l'irriducibile unità delle due dimen-

1 Dire che tale processo è possibile non significa, ovviamente, che vi sia da parte degli attori consapevolezza riflessiva rispetto a tale processo né che esso sia omogeneamente distribuito nella popolazione. Proprio tale diversità di risorse si presenta come un ulteriore (e in parte nuovo) fattore di stratificazione sociale.

273

Page 276: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sionF; in secondo luogo perché i giovani italiani partecipano a queste dinamiche dal «centro» della società mondiale e con un profilo di identità nazionale frammentato in «piccole pa­trie» [Diamanti 1997] . Potremmo aspettarci, sulla base delle trasformazioni in atto, di incontrare giovani proiettati verso un futuro privato del tempo e dello spazio, dove il riferimento locale non avrebbe motivo di manifestarsi se non come vin­colo alla libertà e all'auto realizzazione o, al limite, come uno dei possibili aspetti di un'identità multipla e differenziata di una generazione che esperisce la frammentarietà del tempo e rivendica la reversibilità delle proprie scelte [Buzzi, Cavalli e de Lilla 2002] . Come vedremo il rapporto dei giovani italiani con il territorio è molto più complesso.

2 . Le /orme dell'appartenenza: tra stabilità nel tempo e l' emer­gere di nuovi fenomeni

Precedenti indagini sull'identità territoriale dei giovani ita­liani [Diamanti 1997 ; 2002] hanno sottolineato, da un lato, il persistere di un forte radicamento locale, dall'altro la tendenza a combinare i diversi livelli territoriali in forme flessibili e aperte anche ai territori trans-nazionali. Tale quadro è in gran parte confermato dai nostri dati: quattro giovani su dieci esprimono un sentimento di appartenenza prioritario per il comune in cui vivono, mentre solo un quarto opta per l'Italia. La capacità della nazione di attivare meccanismi di identificazione collettiva emerge solo quando consideriamo le preferenze espresse per il secondo posto (30,9%) . Quando i sentimenti di appartenenza territoriale superano i confini nazionali, è il riferimento mon­diale ( lO%) a prevalere su quello europeo (2,8%) . La varietà e diversificazione degli orizzonti territoriali comprende anche la negazione di forme di identificazione mediate dal territorio: circa un intervistato su dieci non è infatti in grado di scegliere tra le opzioni disponibili (tab. 2 . 1 ) .

2 In questa sede non possiamo riportare il dibattito che le scienze sociali stanno affrontando nel tentativo di comprendere le trasformazioni sociali portate dalla globalizzazione nella società moderna. Rimandiamo, in particolare, Giddens [1994] ; Beck [1999]; Bauman [1999; 2001] ; Gallino [2001 ] ; Sennet [ 1999] .

274

Page 277: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2 .1 . A quale di queste unità geografiche lei si sente di appartenere? Primo e secondo posto (valori percentuali; 15-34enni)

La località o città in cui vivo La regione o provincia in cui vivo L'Italia L'Unione Europea Il mondo in generale Non indica

Base = 2.999.

Primo posto

42, 1 9,8

24,8 2,8

10,1 10,4

Secondo Posto

15,5 2 1 ,5 30,9 1 1 ,0

9,7 1 1 ,3

TAB. 2.2. Appartenenza territoriale prioritaria (valori percentuali; 15-24enni, serie storica indagini dell'Istituto IARD 1987-2004)

1987 1992 1996 2000 2004

La località o città in cui vivo 50,8 34,5 41 ,9 39,4 42,5 La regione o provincia in cui vivo 9,7 12,3 9,7 7,6 10,1 L'Italia 26,0 36,1 3 1 ,9 25,4 24,1 L'Unione Europea 2,8 3 ,8 2,9 4,0 2,9 Il mondo in generale 10,6 1 1 ,8 12,0 13 ,4 10,1 Non indica 0,2 1 ,5 1 ,6 10,2 10,1

Basi 2.000 1 .718 1 .686 1 .429 1 . 120

Tale immagine è il riflesso delle trasformazioni della società globale contemporanea o un tratto culturale del nostro Paese? Cerchiamo di rispondere a questa domanda confrontando i nostri dati con quelli derivati dalle altre indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile che hanno usato la medesima formulazione della domanda e condotte nell'arco di quasi un ventennio (tab. 2 .2) .

Identità municipalista e identità nazionale hanno seguito un percorso complementare. Nel 1987 il sentimento di appartenen­za per il proprio comune era radicato in metà della popolazione, mentre un quarto sceglieva l'Italia. Solo cinque anni più tardi una quota di giovani italiani abbandona il riferimento locale a favore della nazione: entrambe le unità geografiche raccolgo­no nella rilevazione del 1992 poco più di un terzo dei favori. Negli anni successivi questa inversione di tendenza si arresta e i due principali riferimenti territoriali tendono a rioccupare le posizioni originarie nella gerarchia affettiva delle giovani generazioni. I primi anni Novanta rappresentano quindi un

275

Page 278: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

momento di discontinuità in un trend piuttosto stabile. Come si ricorderà, si tratta di un periodo storico particolare per la storia politica italiana: le rivendicazioni della Lega Nord fecero emergere la «questione settentrionale» e le vicende di Tangen­topoli suscitarono una intensa reazione dell'opinione pubblica, che chiese un profondo rinnovamento istituzionale. L'unità della patria fu sfidata e i giovani risposero riappropriandosi della propria identità nazionale e rivendicando il proprio es­sere italiani oltre che membri delle rispettive comunità locali. Anche il sentimento di appartenenza per l'Unione Europea ha subito le contingenze storiche, ma in misura meno marcata: la quota di europeisti, seppur sempre minoritaria, aumenta nèl 1992 e nel 2000, in concomitanza con il pieno realizzarsi del processo di unificazione politica, prima, e monetaria, dopo. Le altre unità geografiche, pur con alcune lievi oscillazioni, non registrano nel periodo considerato variazioni nella loro capacità attrattiva3 , mentre a partire dal 1996 si manifesta un nuovo fenomeno: per la prima volta, una quota significativa della popolazione dichiara di non nutrire sentimenti di appar­tenenza per un determinato territorio.

Il quadro appena delineato ci fornisce alcune coordinate alle quali far riferimento per l'analisi delle forme di identità territoriale dei giovani italiani, così come emergono dalle ri­sposte fornite dagli intervistati nel 2004. Partiamo dalla carat­teristica più evidente, ovvero dall'estrema diversificazione delle risposte che otteniamo quando chiediamo loro di indicare il luogo al quale essi sentono, più di ogni altro, di appartenere. Cosa succede quando includiamo nell'analisi anche i luoghi che occupano il secondo posto nella loro personale gerarchia? lnnanzitutto osserviamo che le combinazioni tra i diversi ri­ferimenti territoriali non seguono il criterio della contiguità fisica: ad esempio, considerando i due estremi locale/ globale, solo il 3 5 % di chi si identifica nel proprio comune ha indicato la provincia/ regione come seconda scelta e solo il 19,4 % di

3 In realtà nel 2004 assistiamo ad una lieve ripresa dei sentimenti di appartenenza nazionale e locale (in particolare quello regionale) a svantag­gio di quelli transnazionali, ma trattandosi dell'ultimo anno della serie è difficile capire se siamo in presenza di un fenomeno nuovo o di oscillazioni stocastiche.

276

Page 279: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

chi ha espresso un sentimento di appartenenza prevalente al mondo ha poi scelto l'Unione Europea. L'identità territoriale dei giovani italiani è dunque composita, ma la sua estensione oltre il riferimento prioritario non sembra seguire solo coordinate di tipo spaziale. Per tener conto delle diverse associazioni tra unità geografiche di riferimento è necessario combinare le opzioni indicate al primo e al secondo posto4• Seguendo il modello adottato da Diamanti [ 1997] e utilizzando come spartiacque il sentimento di appartenenza alla nazione possiamo identificare cinque differenti tipi: i localisti, i nazional-localisti, i giocali, i nazional-globalisti, i cosmopoliti. I localisti si identificano con il comune e la provincia/regione di residenza (17% del campione) ; i nazional-localisti affiancano al riferimento nazionale quello locale (4 1 ,8%) ; i giocali coniugano il livello locale con quello trans-nazionale ( 14 , 1 %) ; i nazional-globalisti si identificano nella nazione, ma anche nei territori oltre confine ( 14 ,2%) ; i cosmopoliti si proiettano nel resto del mondo, europeo e non (2,7 %) . A questi tipi dobbiamo aggiungere la quota di giovani che non trovano nel territorio un fattore capace di generare forme di identificazione collettiva: gruppo particolarmente significativo sia per la sua diffusione ( 10% del campione) sia per la novità del fenomeno.

Questo genere di analisi, una volta preso atto che la multi­appartenenza territoriale non si costruisce esclusivamente sulla base di un criterio di contiguità spaziale, è necessaria per far luce sulle variegate forme di combinazione messe in atto e sulla loro diffusione nella popolazione. In particolare essa ci aiuta ad evidenziare le caratteristiche di flessibilità e apertura, ma anche a ridimensionare il peso del riferimento locale, che vediamo adesso manifestarsi per lo più in integrazione con altri livelli. Tale approccio ha però un limite operativo e sostanziale poiché, per identificare le forme di appartenenza, siamo co­stretti a far riferimento alla distanza spaziale, criterio che si è dimostrato insufficiente a spiegare le modalità di combinazione

4 Per semplificare l'analisi alcune modalità di risposta sono state ac· corpate: comune, provincia/regione da un lato e Europa/mondo dall'altro. Inoltre non è stato considerato l'ordine delle risposte fornite: ad esempio appartengono allo stesso gruppo dei «giocali» coloro che hanno indicato comune e provincia/regione al primo posto e Europa o mondo al secondo posto e viceversa [Diamanti 1997; 2002].

277

Page 280: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dei diversi livelli territoriali. In altri termini, questa analisi ci permette di costruire una tipologia sulla base dei «salti», delle «discontinuità» riscontrate nelle connessioni tra luoghi lungo un supposto continuum locale/globale, ma non riesce a far luce sui meccanismi, processi, rimandi che generano/sono generate da le diverse forme combinatorie dell'appartenenza. Se le associazioni tra unità geografiche non avvengono esclusivamente sulla base della contiguità fisica e se supponiamo che il territorio sia un elemento costitutivo dell'identità sociale, abbiamo bisogno di uno sforzo analitico aggiuntivo. Ritorneremo su questo aspetto più avanti, dopo aver raccolto ulteriori elementi di riflessione sui modi in cui si manifesta, in ciascuno dei tipi identificati, la capacità dei diversi livelli territoriali di generare meccanismi di identificazione collettiva.

3 . Fondamenti locali della vita sociale, identità nazionale e proiezioni europeiste

Il dibattito sull'identità nazionale italiana ne ha sottolineato i caratteri di «polifonia dissonante» [Tullio-Altan 1995 ] , di frammentazione in «piccole patrie» [Diamanti 1997] , di latenza di un vincolo che si esplicita solo qualora vi sia il rischio di «cessare di essere italiani» [Rusconi 1 993 ] . L'identificazione con la nazione è mediata da appartenenze territoriali più vicine ai luoghi della vita quotidiana. Ma come si configura il legame dei giovani italiani con il contesto locale? Abbiamo chiesto agli intervistati di indicare il luogo al quale si sentono più vicini, tra le seguenti opzioni: il luogo di nascita, quello nel quale vivono (se diverso dal primo) , quello di nascita dei genitori (se differente dal proprio) . La quasi totalità del campione (otto su dieci) nutre sentimenti di appartenenza per i contesti della vita quotidiana che, per tre di essi, non coincidono con quello di nascita. Una quota trascurabile indica il luogo di nascita dei genitorP, mentre circa un intervistato su dieci dichiara di non sentire alcun legame affettivo con i riferimenti territoriali indicati. Il livello di affezione è elevato anche tra i nazional-

5 In questo gruppo non si riscontra una prevalenza di chi ha genitori nati all'estero.

278

Page 281: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

35

30 28,8

25

20 18,3

15 13,3 13,6

10 8,4

5

o Non indica Comune Regione/ Italia Unione Mondo

appartenenza provincia Europea

FIG. 2 .1 . Negazione del legame con il luogo di nascita e abitazione per appartenenza territoriale prioritaria (valori percentuali; 15-24enni; base = 2.988) .

globalisti e i cosmopoliti, ma se consideriamo l'appartenenza territoriale prioritaria emerge una maggiore propensione al distacco dai luoghi della vita quotidiana tra chi ha ampliato i suoi orizzonti al di là dei confini nazionali (fig. 2 . 1 ) . La forza del legame con il contesto locale si evince anche dall'uso del dialetto, modalità di comunicazione conosciuta e utilizzata dalla maggior parte dei giovani italiani: solo il 13 ,6% non lo parla, mentre il 38,8% lo parla bene, il 3 1 ,2 % solo un po' e il 16,4 % lo comprende pur non usandolo. Il dialetto è usato soprattutto nelle relazioni informali, ma esso spesso trova cittadinanza anche in ambito scolastico e lavorativo: sono soprattutto i giovani che manifestano sentimenti di appartenenza per il contesto locale - prioritaria o in integrazione con altri livelli - a far uso del dialetto nelle interazioni quotidiane.

Il radicamento nel contesto locale non ha impedito lo svi­lupparsi di un sentimento di affiliazione alla comunità nazionale: l' 87 ,2% dei giovani si dichiara molto o ab bastanza orgoglioso di essere italiano. L'intensità del legame appare più debole quando l'appartenenza territoriale prioritaria si ferma al riferimento locale, ma soprattutto quando esso supera i confini nazionali (fig. 2 .2 ) . La forma di tale relazione si fa più complessa quan­do consideriamo l'appartenenza derivata dalla combinazione di due livelli territoriali. Il riconoscimento nel contesto locale rafforza i sentimenti di orgoglio nazionale quando si associa

279

Page 282: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

40

35

30

25

20

15

10

5

36,5

0 +-��----��---L�L-,_��_,���--��� Non indica Comune Regione/

appartenenza provincia Italia Unione

Europea Mondo

FIG. 2.2. Orgoglio nazionale per appartenenza territoriale prioritaria (valori percen­tuali di risposte «per niente» e <<poco>>; 15 -34enni; base = 2.983) .

al riferimento nazionale e li indebolisce quando convive con livelli di appartenenza transnazionali: il 93 ,9% dei giovani local-nazionali, 1 '85,2% dei localisti e 1'85 ,5 % dei nazional­globali dichiarano di essere molto o abbastanza orgogliosi di essere italiano, mentre tale posizione si riscontra nel 76,2 % dei glocali e nel 64, 1 % cosmopoliti6• Infine, anche coloro che non trovano in alcuna unità geografica un possibile fattore di identificazione mostrano alti livelli di orgoglio nazionale (88,2 %) , lasciando ipotizzare che tale forma di legame possa fondarsi anche su meccanismi de-territorializzati di costruzione dell'appartenenza sociale.

L'immagine di una popolazione giovanile prevalentemente localista appare ridimensionata dalle nostre analisi, ma resta evidente che sono soprattutto i contesti territoriali più vicini all'esperienza quotidiana a generare meccanismi di identifica­zione collettiva, sebbene non sempre di tipo esclusivo. Come si combina tale orientamento con l'apertura ai contesti trans­nazionali? I giovani italiani tendono ad identificarsi, quando

6 Nei cosmopoliti si registra una quota sensibilmente più bassa di per­sone che si reputano «molto o abbastanza orgogliosi di essere italiani>>, ma il dato potrebbe essere distorto dall'esiguità dei casi (78). Nonostante ciò, se consideriamo solo l'appartenenza territoriale al primo posto, osserviamo che le quote più basse di orgogliosi si registrano tra chi ha indicato il mondo (63 ,6% vs 87,2% del campione complessivo) .

280

Page 283: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

90

80

70

60

50

40

30

20

10

85,2

0 +-��L-,_�-=L_.-��L_--��----��--,-��--Non indica Comune Regione/

appartenenza dove vivo provincia dove vivo

Italia Unione Europea

Mondo

FIG. 2.3 . Livello di fiducia per l'Unione Europea per appartenenza territoriale prioritaria (valori percentuali di risposte «molto>> e <<abbastanza>>; 15-34enni; base = 2 .819) .

ampliano il proprio orizzonte territoriale, con una sorta di comunità planetaria e in misura davvero ridotta con l'Unione Europea. La limitata capacità attrattiva del riferimento europeo non ha ostacolato il diffondersi di un generale sentimento di fiducia per le istituzioni comunitarie, manifestato da sette inter­vistati su dieci. Tale disponibilità convive anche con forme di appartenenza prioritaria di stampo nazionale o localista7, mentre ha minori probabilità di manifestarsi proprio negli individui che dichiarano di appartenere al mondo (fig. 2 .3 ) .

Il sentimento di appartenenza alla comunità mondiale ostaco­la l'identificazione con tutti i livelli considerati, locale, nazionale ed europeo. La globalizzazione economica e culturale rende oggi possibile una forma di appartenenza alla società mondiale di tipo espressivo: le nuove tecnologie della comunicazione e i mercati globali rendono potenzialmente accessibile a tutti e in tempo reale la possibilità non solo di conoscere luoghi e codici culturali non familiari, ma anche di integrarli nella propria espe­rienza quotidiana [Guglielmi 2005] . Se tale opportunità appare

7 Considerando le multi-appartenenze si osserva che solo nei localisti puri si registrano quote di individui disposti a concedere fiducia all'Unione Europea sensibilmente inferiori agli altri gruppi (63 ,8% vs 73,2% dei nazio­nal-globalisti, 7 1 ,3 % dei giocali e 70,4 % dei nazional-localisti.

281

Page 284: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

diffusa e da più parti auspicata8, non si può dire altrettanto per forme di integrazione che prevedono l'estensione dei diritti e doveri di cittadinanza e, quindi, il riconoscimento in una co­munità politica in un certo senso de-territorializzata [Habermas 1999] . In questo contesto il processo di unificazione europea appare un importante quanto difficile laboratorio: dedicheremo il prossimo paragrafo a questo tema.

4 . Istituzioni sovranazionali e appartenenze locali

Analizziamo ora nel dettaglio le opinioni dei giovani italia­ni rispetto ad alcune proposte di politica pubblica relative al processo di unificazione europea. Per alcuni di essi è possibile ricostruire il trend storico, vista la disponibilità di dati com­parabili provenienti da altre indagini. I dati esposti in tabella 2.3 restituiscono l'immagine di una popolazione che nel corso degli ultimi dieci anni ha progressivamente ridotto il proprio consenso per tutti gli interventi comunitari, siano essi di go­verno (esercito e politica estera comuni) o di rappresentanza democratica (maggiori poteri al Parlamento) . Tale calo appare particolarmente brusco nella rilevazione del 2004. Solo l'ado­zione di una Costituzione europea incontra il pieno appoggio di un quarto degli intervistati, ma questo aspetto, su cui non sono disponibili dati storici, potrebbe essere distorto dalla centralità di tale questione nel dibattito politico e mediatico al momento della rilevazione. Coloro che dichiarano di aver fiducia nell'Unione Europea esprimono con maggior frequenza elevati livelli di accordo su tutti gli aspetti indicati, indipen­dentemente da altre caratteristiche individuali.

Dettagliamo ulteriormente il campo di osservazione, pas­sando al modo in cui i giovani intervistati hanno percepito le ricadute dell'ingresso dell'Italia nell'Unione Europea: il 15,9% non è in grado di esprimere un giudizio (indecisi) , il 29,6%

8 Facciamo qui riferimento alle rappresentazioni e ai vissuti di chi vive la globalizzazione dal «centro» della società mondiale (élite politiche, culturali ed economiche oltre che territoriali) , pur nella consapevolezza che proprio la libertà di movimento è oggi uno dei principali fattori di stratificazione sociale.

282

Page 285: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.3. Livello di accordo rispetto ad alcuni passi del processo di unzficazione europea (valori percentuali di colonna <<molto d'accordo»; 15-29ennz;- serie storica indagini dell'Istituto fARD 1992-2004)

1992 1996

Un esercito comune 28,4 17 ,1 Una politica estera comune 38,3 29,3 Più poteri al Parlamento europeo 37,6 28,7 L'allargamento dell'DE ai Paesi del-l'Europa dell'Est La Costituzione europea Basi 2.223 2.500

2000 2004

16,6 6,7 29,3 14,3 23 ,1 12,3

17,5 24,6

1 . 145 1 .013

ritiene che tale scelta abbia portato principalmente dei vantaggi (ottimisti) , il 28,6% esprime la posizione opposta (pessimisti) e il 16,9% non vede differenze in termini di vantaggi o svantaggi (indifferenti) . La probabilità di appartenere al gruppo degli ottimisti aumenta - a parità di condizioni - per le donne, per le coorti di età più giovani, per chi ha genitori appartenenti alle classi superiori o con titoli di studio elevati e, soprattutto, per chi ha dichiarato elevati livelli di fiducia nell'Unione Euro­pea. Giudizi positivi si ritrovano in maggior misura tra chi ha orientamenti prioritari di tipo nazionale (3 7, l % di ottimisti vs 3 1 ,9% del campione) e, considerando i tipi di identità compo­site, tra i glocali (39,4 % ) e i nazional-globalisti (39 ,1 %) . Quan­do ancoriamo la percezione dei vantaggi/svantaggi ad alcuni aspetti della vita economica e sociale strettamente riconducibili all'Unione Europea - abolizione dei controlli alle frontiere, controlli di qualità dei prodotti, ingresso dei Paesi dell'Est, finanziamenti per i corsi di formazione professionale, moneta unica europea - la frammentazione delle opinioni si riduce. Anche in questo caso, però, si osserva una diffusa incapacità da parte degli intervistati di formulare un parere. L'azione che suscita maggiori difficoltà di valutazione è l'allargamento ai Paesi dell'Est (un terzo degli intervistati non è in grado di scegliere tra le opzioni indicate) , ma la rinuncia a prendere una posizione si registra anche per gli altri aspetti (cfr. tab. 2 .4 ) . I giudizi negativi sono riservati soprattutto all'introduzione della moneta unica europea: poco meno di sei intervistati su dieci ritengono che tale scelta abbia portato principalmente degli svantaggi per i cittadini italiani. I giovani italiani vedono invece con favore l'introduzione dei controlli di qualità sui prodotti

283

Page 286: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.4. Giudizio rispetto alle ricadute per i cittadini italiani di alcune azioni messe in atto dall'Unione Europea (valori percentuali di riga; 15-34enni)

Giudizio rispetto ad alcune azioni messe in atto dall'UE

Solo Più Più Solo Non so svantaggi svantaggi vantaggi vantaggi

che van- che taggi svantaggi

L'abolizione dei controlli alle frontiere 9,4 23,0 32,2 16,8 18,7 I controlli di qualità dei prodotti ali- 7,0 12,4 34,6 34 ,6 11 ,4 mentari e non L'allargamento dell'UE ai Paesi dell'Eu- 6,6 21 ,4 28,5 10,8 32,7 ropa del! 'Est l finanziamenti per i corsi di formazione 2,7 7,0 34,3 3 1,4 24,5 professionale La moneta unica europea 24,6 32,3 21 ,7 12,7 8,7

Base = 1.492.

(69,2% ) e il contributo economico per l'attivazione di èorsi di formazione professionale (65,7%) . Decisamente più contenuta, invece, la quota di chi riconosce dei vantaggi legati alle azioni relative all'ampliamento e al superamento dei confini, ovvero l 'abolizione dei controlli alle frontiere e l'allargamento ai Paesi dell'Est (rispettivamente il 49% e il 3 9,3 %) . La probabilità di associare delle ricadute positive a tutti gli aspetti presi in considerazione è strettamente legata alla disponibilità di risorse economiche e culturali, proprie o della famiglia di origine.

I giovani italiani appaiono dunque disposti a concedere fiducia ad un livello di governo sovra-nazionale, ma sono spesso incapaci di prendere posizione di fronte alle scelte di indirizzo del processo di unificazione europea. Esprimono posizioni diverse quando sono chiamati a dare un giudizio complessivo sulle ricadute dell'ingresso nell'DE per i cittadini italiani, ma risultano maggiormente compatti di fronte alle valutazioni di alcune realizzazioni concrete. La mappa degli atteggiamenti varia in funzione di alcune caratteristiche individuali, compreso il tipo di appartenenza territoriale. L'Unione Europea nasce come integrazione di Stati-Nazione: pertanto non stupisce che chi si identifica nella nazione tenda a vedere con maggior favore ogni aspetto del processo di unificazione europea, né che chi si riconosce nel mondo - «territorio» al quale non corrisponde ad oggi una comunità politica - tenda ad essere più critico e disincantato.

284

Page 287: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5 . Alcune rzflessioni conclusive

Abbiamo aperto il capitolo chiedendoci se il rapporto dei giovani italiani con il territorio rifletta le trasformazioni in atto nella società globale. In primo luogo abbiamo potuto constatare che la configurazione «poli centrica» dell'appartenenza territo­riale giovanile non è un fenomeno nuovo e non può quindi essere letto come l'effetto emergente del diffondersi di un supposto paradigma post-moderno al quale, al limite, sarebbe imputabile non il moltiplicarsi delle opzioni disponibili, ma il fatto che una quota significativa di giovani non trova oggi nel territorio un possibile fattore di identificazione collettiva. In secondo luogo i dati presentati ci invitano a studiare l'identi­tà territoriale adottando una prospettiva che non si limiti ad esaminare il processo di costruzione dell'identità in termini di attaccamento alle unità territoriali di riferimento, lungo un continuum che va dal locale al globale. Ogni società prende forma nello spazio e dà forma ad esso [Simmel 1989; Bagnasco 2003 ] : prendere sul serio questa affermazione può aiutarci ad identificare i processi di costruzione di senso generati da diversi livelli territoriali.

Il territorio, in termini di organizzazione sociale nello spazio, può essere letto sulla base del manifestarsi di due dimensioni: a) l'interazione tra attori; b) la regolazione sociale. Semplifican­do con due interrogativi: nell'unità geografica indicata l'agire sociale degli individui avviene in condizioni di compresenza? E su quali principi si fonda il reciproco riconoscimento in una collettività?

L'interazione può essere diretta o indiretta9, mentre la regolazione sociale può essere garantita - usando il modello tripartito di Polanyi [ 1974] - da tre differenti principi, la re­ciprocità, l'autorità e il mercato. Guardare al territorio sulla base della compresenza o separazione tra attori equivale, in fin dei conti, a prendere in considerazione il criterio della con-

9 Come ci ricorda Bagnasco [2003] diversi autori, utilizzando come criterio di distinzione la compresenza fisica degli attori, hanno adottato ter­mini differenti: Luhmann [1990] distingue tra interazione e società, Giddens [1990] tra integrazione sociale e integrazione sistemica, Boudon [1991] tra sistemi di interazione e sistemi di interdipendenza.

285

Page 288: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tiguità/ distanza fisica. L'elemento nuovo sta qui nel prestare attenzione anche ai fondamenti del legame sociale, del vincolo di solidarietà che si genera dal e nel territorio. L'incrocio tra le due dimensioni può forse aiutarci a far luce sulle apparenti incoerenze sia dei giovani italiani che esprimono appartenenza per un'unità geografica e al tempo stesso attivano processi di identificazione con comunità territoriali differenti, sia di coloro che non indicano alcuna appartenenza territoriale, ma nutrono sentimenti di affezione per alcuni luoghi (si pensi in entrambi i casi a quanto detto relativamente all'orgoglio nazionale, al legame con i contesti della vita quotidiana o alla fiducia riser­vata all'Unione Europea) .

Dall'incrocio tra tipo di interazione e forme di regolazione sociale discendono sei differenti modalità di organizzazione sociale nello spazio, ai quali possono corrispondere altrettante forme di identificazione collettiva con il territorio. Il passaggio non è automatico: perché ciò avvenga è necessario un processo di mobilitazione sociale, «mediante cui vengono scoperti e difesi interessi comuni, viene in qualche modo condiviso un destino comune e può essere prodotto nuovo senso» [Castells 2003 , 68] .

Possiamo facilmente ipotizzare che il riconoscimento in un territorio abbia caratteristiche sostanzialmente differenti se que­st'ultimo coincide o meno con l'area nella quale si sviluppano le interazioni fisiche quotidiane, ma anche se tali network di interazione avvengono in una comunità i cui confini (il «de­stino comune») sono regolati da un principio di reciprocità, dall'autorità o dal mercato. Torniamo alle unità geografiche alle quali i giovani italiani hanno dichiarato di appartenere: comune nel quale vivono, provincia o regione, Italia, Unione Europea, mondo in generale. Sulla base del nostro schema le associazioni appaiono ora meno scontate. Pensiamo alla categoria dei cosmopoliti, che univa tutti coloro che avevano riferimenti trans-nazionali, cioè Unione Europea e mondo. Il riconoscimento reciproco nell'Unione Europea10 si fonda su una interazione indiretta tra attori e su un'integrazione che è

10 La domanda prevedeva come modalità di risposta l'Unione Europea e non l'Europa in generale, con ciò specificando i confini politici e non geografici dell'unità territoriale.

286

Page 289: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

oggi di tipo politico (principio di autorità) ed è stata fino a poco tempo fa esclusivamente di tipo economico (principio di mercato) . Non vi è compresenza tra attori, anche nel caso di chi si riconosce nel mondo, ma in questo caso i legami sociali possono essere garantiti da un principio di reciprocità tra per­sone che si riconoscono in una universale comunità umana, o dall'interdipendenza economica (mercato) . Il riconoscimento in una medesima unità territoriale può essere dunque il risultato di processi di organizzazione sociale nello spazio molto diversi e viceversau. In questa sede non possiamo ulteriormente appro­fondire questo percorso di analisi: ci limitiamo a suggerire che prendere in considerazione i principi di regolazione sociale in connessione con la contiguità fisica permette di orientarsi nella poliedricità delle forme di appartenenza territoriale dei giovani italiani senza correre il rischio di giudicare incoerenti le loro risposte o vederle come il frutto di una società post-moderna che frammenta e pluralizza i riferimenti territoriali.

11 Ci limitiamo ad un solo esempio: il valore della solidarietà è ritenuto molto importante dal 58,3 % di chi si riconosce nel mondo e solo dal 43 ,9% dei municipalisti, mentre la sicurezza e l'ordine pubblico sono ritenuti molto importanti dal 57,7 % dei nazionalisti e dal 46,4% di chi opta per il mondo.

287

Page 290: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 291: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

GIOVANI DIVISI FUORI E DENTRO LA POLITICA

l. Premessa

I giovani, e i cittadini in generale, partecipano alla politica per manifestare il proprio consenso o dissenso nei confronti delle istituzioni vigenti ed, eventuahnente, per agire sulla strut­tura delle disuguaglianze esistenti in una determinata società [Pizzorno 1993 ] . La partecipazione politica può manifestarsi a diversi livelli: dal semplice interesse (tenersi al corrente delle vicende politiche, parlare di politica, assistere ad un dibattito politico), alla partecipazione al sistema di rappresentanza isti­tuzionale (votare, avere contatti con politici, svolgere attività di partito), alla partecipazione non convenzionale1 (manifestare in cortei, aderire a boicottaggi . . . ) .

Nonostante le diverse possibilità che i giovani hanno a di­sposizione per relazionarsi con la politica, prevale il disinteresse e il distacco, come le indagini dell'Istituto IARD condotte fino al 2000 avevano già messo in luce.

Nella rilevazione del 2004, si sarebbe potuta osservare una riduzione di questo disinteresse, dato che tale rilevazione è stata condotta in concomitanza con le elezioni amministrative e con quelle per il rinnovo del parlamento europeo. Come avremo modo di vedere, l'esposizione alla campagna elettorale sembra aver inciso in maniera poco rilevante sul rapporto tra giovani e politica, poiché non ha portato ad un'inversione di tendenza, ma ha tutt'al più favorito la stabilizzazione di un trend comunque negativo.

Nelle prossime pagine, oltre all'interesse dei giovani verso la politica, discuteremo le modalità di partecipazione, l'auto­collocazione sull'asse sinistra -destra e le preferenze elettorali.

1 Per una definizione di partecipazione non convenzionale, si veda della Porta [2002] .

289

Page 292: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2. [;atteggiamento nei confronti della politica

Come anticipato, l'atteggiamento dei giovani nei confronti della politica non presenta sostanziali cambiamenti rispetto a quanto emerso nell'indagine dell'Istituto IARD del 2000 [Buzzi, Cavalli e de Lillo 2002] , mentre valutando i cambiamenti av­venuti dagli anni Ottanta ad oggi si nota una costante crescita del «disgusto» verso la politica e un interesse tendenzialmente stabile (cfr. t ab. 3 . l ) , fatta eccezione per i dati dell'Istituto IARD del 1996, influenzati da un momentaneo riavvicinamento dei giovani alle istituzioni politiche [Argentin 2001 ] .

Coloro che s i ritengono non competenti o che sono disgu­stati dalla politica rappresentano la maggioranza dei giovani, considerando esclusivamente la fascia di età tra i 15 e i 24 anni. Guardando ai 15-34enni, invece, i giovani si suddividono quasi simmetricamente tra interessati (impegnati e non) e distanti (per mancanza di competenza o per disgusto) .

Per comprendere quali aspetti differenziano chi s i colloca nel primo gruppo (gli interessati) piuttosto che nel secondo (i distanti)2, si confermano rilevanti i classici fattori di centralità sociale: la condizione economica, il livello di istruzione, l'età e il genere [Verba, Nie e Kim 1987; Pizzorno 1993 ; della Porta 2002] . In particolare, mentre le differenze di genere riguardano soprattutto la diversa percezione della propria incompetenza in questo ambito (più elevata per le donne) piuttosto che la mani­festazione di disgusto nei confronti della politica, le differenze legate alla classe sociale di origine e al background culturale investono sia il sentimento di incompetenza che il disgusto (chi proviene dalla classe operaia o da una famiglia con livello di istruzione medio-basso si sente sia meno competente sia più disgustato rispetto a coloro che provengono da famiglie di classe superiore e più istruite) . Con il tramonto delle ideologie legate principalmente all'appartenenza di classe (ma anche, in Italia, al ruolo della religione e alle differenze territoriali) , in grado di coinvolgere ampi strati della popolazione [Catellani e Corbetta 2006] , coloro che provengono da famiglie operaie

2 Le analisi dei fattori che influiscono sugli atteggiamenti ed i compor­tamenti analizzati in questo capitolo sono state condotte con l'ausilio della tecnica di regressione logistica binomiale.

290

Page 293: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .1 . Atteggiamento verso la politica (valori percentuali; 15-24enni)

1983 1987 1992 1996 2000 2004

Mi considero politicamente impegnato 3 ,2 2,3 3 ,4 3 ,0 3 ,0 3 ,8 Mi tengo al corrente della po-litica, ma senza parteciparvi personalmente 44,2 39,3 39,4 50,5 37,2 38,3 Penso che si debba lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me 40,0 42,1 36,4 26,3 32,3 34,5 La politica mi disgusta 12,0 15,8 20,4 19,9 26,5 23 , 1 Non indica 0,6 0,5 0,4 0,3 1 ,0 0,4

Basi 4.000 2.000 1 .718 1 .686 1 .429 1 .242

o con basso livello di istruzione hanno smarrito il proprio riferimento politico tradizionale, perdendo fiducia nell'azione collettiva e, di conseguenza, nel loro potere e nella loro ca­pacità di influire come singoli nelle decisioni politiche. Ecco allora che la politica resta un ambito a cui fare riferimento per i giovani più «competenti», ovvero più istruiti e con maggiori risorse economiche.

Tuttavia, gli aspetti legati alla centralità sociale non sono gli unici fattori che contribuiscono a spiegare l'interesse verso la politica. Su questo influisce infatti l'adesione dei giovani a due valori, la democrazia e la pace, seppur con esiti differenti. Come era prevedibile, chi dà importanza alla democrazia è più interessato alla politica; al contempo chi dà importanza alla pace lo è meno. Relativamente a quest'ultimo effetto, vale la pena proporre due considerazioni: la prima è che la pace è un valore meno legato alla politica tradizionale, anche alla luce della situazione di conflitto a livello internazionale in essere dal 2002; la seconda è che questa situazione ha riportato in primo piano il valore della pace, conferendogli una connotazione di protesta antistituzionale. Si pensi, ad esempio, ai movimento sviluppatisi a margine del sistema politico e dei meccanismi di rappresentanza ufficiali, con l'intento di dare voce ad una protesta spontanea e gestita su base volontaristica, in gran parte tramite l'utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione come Internet.

La possibilità di esprimere attraverso nuovi canali la propria opinione e di influire attraverso questi sulle decisioni al centro dell'agenda politica può aver contribuito a ridurre l'importanza

291

Page 294: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .2 . Importanza relativa di alcuni obiettivi politico-sociali (valori percentuali; 15-29enm)

Obiettivo indicato al primo posto 1992 1996 2000 2004

Mantenere l'ordine nella nazione 35,6 26,2 27,4 25,7 Dare alla gente maggiore potere nelle 32,2 26,9 23,2 13,8 decisioni politiche Combattere l'aumento dei prezzi 8,8 16,4 12,8 22,0 Proteggere la libertà di parola 24,5 30,4 35,1 39,5 Basi 2.500 2.500 1 . 152 1.938

attribuita dai giovani alla possibilità di avere maggiore potere nelle decisioni politiche. Infatti, non solo questo è l'obiettivo politico meno prioritario secondo i giovani del 2004, ma con­frontando i dati attuali con i precedenti dati dell'Istituto IARD, si nota un costante calo di interesse nei confronti di questa tematica (tab. 3 .2 ) .

Al contrario, al primo posto e in costante crescita (nel 1992 era solo al terzo posto) si colloca la necessità di proteggere la libertà di parola, tema da alcuni anni al centro del dibattito politico. In forte crescita è anche la lotta all'inflazione che, dall'ultimo posto occupato in tutte le rilevazioni precedenti passa al terzo posto, guadagnando quasi dieci punti percentuali rispetto al 2000. La priorità attribuita a questo obiettivo è un probabile effetto dell'introduzione dell'euro come moneta al posto della lira e delle polemiche che hanno fatto da sfondo a questo cambiamento. All'introduzione dell'euro e agli ipotetici svantaggi che ne sono derivati si aggiungono poi gli effetti della stagnazione economica degli ultimi anni e l'accentuata precarizzazione del lavoro tra i giovani.

3 . La partecipazione

Se i giovani appaiono divisi nell'atteggiamento verso la politica, lo sono molto meno riguardo alla partecipazione concreta, probabilmente perché le modalità di partecipazione sono molteplici, alcune molto impegnative, altre più semplici da mettere in atto, lasciando quindi spazio a giovani con diverso grado di impegno (fig. 3 . 1 ) . Nel complesso la partecipazione politica è molto diffusa tra i giovani (solo il 23 % non parte-

292

Page 295: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

70 62

60

50

40

30

20

lO

o "' o § -� u ·o � :..::1 "O o c:: o. o. " '" '-Cl -� .E " 8 '" "' "' "' --;::1 ,.e § "' Q p., ti:

o "' o o o o _g -� "' '" '" "So u u t "' o ] tE t '-Cl � 00 o "' "' "' "' u a t: o tJ o. o. '" o o. '" o >Q "' u "' � "' o. ·s t! a. -� 8 ..0 u o .§ "' o " u a. o a. .t: .:..a ilS E 8 o '" u � ·o "' i:Z Vl "O <C!

FIG. 3 . 1 . Forme di partecipazione messe in atto dai giovani nell'ultimo anno (valori percentuali; base minima = 2.946).

cipa mai) , e le forme più frequenti sono il parlare di politica e l'assistere ad un dibattito politico anche televisivo. Si tratta quindi di azioni poco impegnative. Le modalità di partecipa­zione meno diffuse sono invece soprattutto quelle legate ai rapporti con i partiti, segno che il disinteresse e il distacco per la politica a livello di partecipazione concreta riguardano prevalentemente i referenti tradizionali, che non hanno saputo cogliere l'occasione fornita, negli anni Novanta, dalla stagione di Mani pulite, e mantenere i livelli di rilegittimazione raggiunti dopo quel periodo [Ricolfi 1997] .

Proponendo un confronto con quanto emerso relativamente all'atteggiamento verso la politica, si nota che la partecipazione varia meno in base alla centralità sociale dei soggetti. Costruen­do un indice di partecipazione che esclude le due forme più diffuse e meno impegnative (parlare di politica ed assistere ad un dibattito politico)\ si nota infatti che non vi sono rilevanti differenze di genere: le ragazze, quindi, pur considerandosi

3 L'indice è stato costruito distinguendo tra coloro che hanno partecipato almeno una volta e coloro che non hanno mai partecipato.

293

Page 296: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

meno competenti, di fatto partecipano quanto i ragazzi, pur con una lieve minore presenza nelle attività collegate ad un partito. Ciò non sorprende, poiché i referenti istituzionali sono di fatto prevalentemente di genere maschile, nonostante i tentativi, anche recenti, di aumentare la presenza femminile, eventualmente anche attraverso l'istituzione di specifiche quote stabilite per legge.

Anche la classe sociale non influisce sulla partecipazione, mentre permangono differenze legate al background culturale, poiché coloro che provengono da una famiglia con un elevato livello di istruzione partecipano di più.

Come nel caso dell'atteggiamento verso la politica, oltre alle caratteristiche socio-economiche appena discusse, per spiegare i diversi livelli di partecipazione bisogna tener conto dei valori in­dividuali e della priorità attribuita ai diversi obiettivi politici.

lnnanzitutto, il rapporto con la politica convenzionale ed il potere politico influiscono sulla propensione a partecipare. Infatti, coloro che ritengono molto importante l'attività politica partecipano a questa con maggiore probabilità, così come coloro che vorrebbero avere maggiore potere nelle decisioni politiche e che ritengono prioritario proteggere la libertà di parola.

Quindi, la partecipazione giovanile è connessa ad obiettivi politici ben precisi: poter manifestare liberamente la propria opinione e contare di più nel sistema politico, anche tramite modalità che possono perturbare l'ordine pubblico. Nel com­plesso, la partecipazione concreta è un modo di relazionarsi con la politica che va oltre il sistema partitico (anzi, lo vive solo marginalmente) e funziona tramite modalità spesso inno­vative (si pensi, ad esempio, alle bandiere della pace esposte in occasione della guerra in Iraq) .

4 . L' autocollocazione sull'asse sinistra-destra

La visione dello spazio politico come un continuum con agli estremi la sinistra e la destra è stata spesso criticata e sono state proposte diverse alternative [Ricolfi 2002 ; Vassallo 2006] che, tuttavia, non hanno mai sostituito pienamente l'asse sinistra­destra, forse perché non sono state finora pienamente accettate e condivise. Anche nella nostra ricerca abbiamo utilizzato la

294

Page 297: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dimensione sinistra-destra, ma questa scelta ha inevitabilmente introdotto un'ulteriore divisione tra i giovani. Infatti, solo il 58% del campione accetta di collocarsi, mentre il 15% non vuole rispondere e il 27 % non riesce invece a collocarsi.

Nella rilevazione del 2004, tra coloro che si collocano, il 23 % si posiziona al centro (pos. 5 -6) mentre il 50% si colloca a sinistra (pos. 1 -4 ) e il 27% a destra (pos. 7 - 10) .

La decisione di collocarsi o meno sull'asse sinistra-destra ha un forte legame con l'interesse verso la politica. Infatti, il 79% degli interessati si colloca contro solo il 40% dei non interessati. Pur non essendoci una corrispondenza perfetta, questo dato rafforza l'immagine di due gruppi di giovani di­visi dalla politica: da un lato vi sono coloro che si interessano e prendono posizione nello schieramento politico (e votano, poiché il 69% di coloro che si collocano esprime anche una preferenza di voto) , dall'altro lato vi sono ragazzi e ragazze che guardano alla sfera politica con distacco, se non proprio con disgusto. Tuttavia, anche tra i giovani più politicizzati vi sono divisioni importanti, che nascono proprio dal loro posiziona­mento sull 'asse sinistra-destra e dalla loro scelta di voto e che meritano di essere approfondite.

Iniziamo osservando con maggiore attenzione il rapporto tra interesse e autocollocazione (fig. 3 .2 ) , da cui emerge che i giovani di sinistra sono quelli che più spesso si dichiarano interessati e impegnati, seguiti da quelli di destra. I giovani che si autocollocano al centro tendono ad avere un atteggiamento simile a quello di coloro che non vogliono rispondere, anche se più spesso si tengono al corrente delle vicende politiche invece di delegare. La collocazione al centro, dunque, sembra essere espressione, almeno in parte, di impegno debole, dettata da un minore interesse verso la politica rispetto a chi fa una precisa scelta di campo.

Rispetto ai dati dell'Istituto IARD del 2000 [Ricolfi 2002] , il centro perde tre punti percentuali, mentre la sinistra aumenta notevolmente la sua forza, a scapito prevalentemente della destra. Questo dato è indubbiamente in linea con i risultati delle elezioni amministrative ed europee del 2004, che hanno sancito l'avanzamento del centrosinistra, soprattutto a livello di amministrazioni locali. Naturalmente, non bisogna dimenticare che l' autocollocazione sull'asse sinistra-destra non corrisponde

295

Page 298: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

• Politicamente impegnato D Al corrente

D Non competente LJ Disgusto

FIG. 3 .2. Atteggiamento verso la politica in base all'autocollocazione sull'asse sini­stra-destra (valori percentuali; base =2.977).

rigidamente alla scelta di voto. Tuttavia, analizzando il rapporto con il gradimento4 espresso nei confronti dei principali partiti e i due schieramenti, si nota una forte correlazione (tab. 3 .3 ) .

Tutti i partiti d i centro-sinistra, compresa l a Margherita, sono infatti correlati indirettamente con l' autocollocazione sull'asse sinistra-destra, mentre tra i partiti di centro-destra tre (Alleanza nazionale, Forza Italia e Lega Nord) sono positiva­mente correlati con il continuum, mentre uno (l'Une) appare solo leggermente correlato in maniera diretta, ma la relazione non è sufficientemente forte. L'Une risulta quindi gradito sia ai giovani di destra sia, almeno parzialmente, a quelli di sinistra. Rispetto al partito di centro dello schieramento opposto, ovvero la Margherita, l'Une riesce pertanto con maggiore successo a calamitare su di sé anche le simpatie dei moderati che si collocano più verso sinistra. Tuttavia, l'Une è anche il partito riguardo al quale i giovani sono più incerti nell'esprimere il proprio gradimento, mentre Forza Italia è, all'opposto, quello su cui vi è meno indecisione.

4 li livello di gradimento è misurato con una scala da l (per nulla) a 10 (moltissimo) .

296

Page 299: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 3 .3 . Voto medio di gradimento, percentuale di «non so» e matrice delle correlazioni tra l'autocollocazione sull'asse sinistra-destra e il livello di gradimento espresso nei confronti dei principali partiti politici e coalizioni (base minima = 708)

Partiti politici e coalizioni (2004) Voto medio Non so ( % ) Correlazione con

Rifondazione comunista Verdi Democratici di sinistra Margherita Ulivo Uoc Forza Italia Lega Nord Alleanza nazionale Polo delle libertà

3 ,89 4,29 4,52 4,26 4,75 3 ,52 3 ,43 2,51 3 ,82 3,80

29,5 30,6 29,7 32,3 28, 0 37,5 25,6 26,9 28,5 27,8

scala sinistra ( l ) - destra (lO)

-0,67 -0,40 -0,65 -0,55 -0, 67 0,02 0,69 0,44 0,73 0, 76

Ricordando che i dati «fotografano» la situazione del 2004, è inoltre interessante notare come, sia a destra che a sinistra, le correlazioni più forti sia a destra che a sinistra siano quelle con il gradimento per i due opposti schieramenti nel loro complesso, Ulivo e Polo delle libertà, che riescono quindi, meglio dei singoli partiti, a concentrare su di sé il consenso dei giovani che si collocano nel loro ambito di riferimento sull'asse sinistra-destra. Probabilmente, ciò accade perché i simpatizzanti dei singoli partiti si riconoscono generalmente nella propria coalizione, ma non necessariamente in tutti i partiti che la compongono. Dal dato relativo ai voti medi attribuiti a ciascun partito emerge che, mentre l'Ulivo ottiene un voto medio più elevato rispetto a quello di tutti i singoli partiti della coalizione, il voto attribuito al Polo non supera quello dato ad Alleanza nazionale.

Infine un'ultima annotazione: se all'incirca il 30% dei gio­vani non sa esprimere una valutazione di gradimento riguardo ai principali partiti politici, coloro che non indicano la loro preferenza di voto sono molti di più, il 55 % . Ancora una volta, molti giovani appaiono assai distanti dalla politica.

297

Page 300: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5 . Nuove ipotesi per spiegare il comportamento elettorale

La spiegazione del comportamento elettorale degli italiani risultava fino a pochi decenni fa abbastanza semplice, poiché poggiava su tre solide basi: la classe sociale, la religione, il territorio. Queste tre sole variabili strutturavano in maniera rilevante le preferenze di voto e, in anni recenti, rimangono quelle prevalentemente usate [Corbetta e Parisi 1997; ITANES 2001 ] . Negli ultimi dieci anni, per poter contribuire a spiegare meglio l'esito delle elezioni ed il comportamento elettorale, accanto a queste variabili ne sono state progressivamente ac­costate altre. Questa esigenza è maturata anche dal fatto che, proprio negli ultimi dieci anni, gli italiani hanno iniziato a sperimentare l'alternanza dei partiti al governo.

Tra i fattori che per primi sono stati introdotti nell'analisi dei comportamenti elettorali vi è l'esposizione ai mezzi di comunicazione di massa [Corbetta e Parisi 1997] , mentre più recentemente l'attenzione è stata rivolta a principi etici [Ricolfi 2002] o ad aspetti psicologici [Catellani e Corbetta 2006] .

Anche nel nostro caso, i fattori tradizionali appaiono or­mai insufficienti per spiegare il comportamento di voto. Né la condizione occupazionale, né la pratica religiosa, l'età o il background culturale influiscono in modo significativo sul voto dei giovani. Mantengono invece importanza la variabile territoriale, la classe sociale di origine e il genere.

Per ciò che concerne il territorio, non è tanto l'area geo­grafica, quanto più l'ampiezza del comune di residenza a fare la differenza. Infatti, coloro che abitano nei piccoli centri propendono per il centro-destra in misura maggiore rispetto a coloro che abitano nelle grandi città (più di 250.000 abitanti) . Inoltre, coloro che provengono dalla classe superiore hanno maggiori probabilità di votare per il centro-destra rispetto a chi proviene da una famiglia operaia. Infine, le ragazze hanno una maggiore propensione a votare per il centro-sinistra rispetto

. . a1 ragazz1.

Pur non sottovalutando la rilevanza di questi risultati, rite­niamo opportuno indagare oltre, anche perché i risultati sopra elencati non sembrano facilmente riconducibili ad un'ipotesi esplicativa unitaria e coerente. Per migliorare la comprensione delle motivazioni sottostanti al comportamento di voto, quindi,

298

Page 301: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

proponiamo anche noi una integrazione, approfondendo il ruolo dei valori e dei principi etici.

lnnanzitutto, chi è favorevole alla pena di morte ha una maggiore propensione a votare per il centro-destra [si veda anche Ricolfi 2002]. Similmente, coloro che ritengono prio­ritario mantenere l'ordine nella nazione sono più orientati verso i partiti di centro-destra. Quindi, un primo aspetto che caratterizza gli elettori di centro-destra è la necessità di ordine e regole che può arrivare ad includere il bisogno di sanzioni pesanti ed estreme per difendere lo status quo.

Al contrario, gli elettori di centro-sinistra mostrano fles­sibilità e tolleranza nei confronti di comportamenti talvolta condannati o ritenuti non ammissibi li dalla morale tradizionale, come, per fare un esempio, le esperienze omosessuali. Tra questi giovani, in altre parole, vi è un minore convenzionalismo [cfr. Catellani e Milesi 2006] e, si potrebbe ipotizzare, minore paura verso ciò che è diverso e rappresenta una potenziale minaccia all'integrità della collettività.

A questo proposito, è interessante notare che due altri aspetti che distinguono gli elettori di centro-destra da quelli di centro­sinistra sono l'elevata importanza che i primi attribuiscono alla patria e la loro diffidenza nei confronti degli immigrati. Inoltre, chi è molto o abbastanza orgoglioso di essere italiano tende ad avere una maggiore propensione a votare per il centro-destra. Gli elettori di centro-sinistra, invece, si identificano meno con il proprio territorio e la propria nazione. Tra questi, infatti, troviamo la più elevata percentuale di coloro che sentono di appartenere al «mondo in generale» come unità geografica di riferimento.

Il comportamento elettorale dei giovani non dipende, dun­que, solo dalle tradizionali caratteristiche socio-economiche. Infatti, sono rilevanti anche aspetti della loro personalità come il senso di appartenenza verso il proprio gruppo, l'importanza attribuita al rispetto delle norme interne ad esso, nonché il grado di tolleranza verso i trasgressori e verso chi a questo gruppo, per diverse ragioni, non appartiene.

299

Page 302: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 303: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

PARTE QUINTA

I CONSUMI

di Ferruccio Biolcati Rinaldz; Letizia Caporusso e Michela Frontini

Page 304: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 305: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO PRIMO

CONSUMI MEDIALI E NUOVE TECNOLOGIE

l. Introduzione

Negli ultimi anni il passo del cambiamento del sistema mediale si è fatto, lungo molteplici direttrici, decisamente più impetuoso. Il sistema dei media non solo è cambiato nelle sue componenti tradizionali (televisione e radio, quotidiani e periodici, libri) , ma si è notevolmente esteso sulla base del­l'importante presupposto costituito dallo sviluppo tecnologico. Si sono moltiplicati gli strumenti di fruizione dei tradizionali contenuti medi ali che permettono un ampliamento dell'offerta e una personalizzazione del consumo: prima i videoregistrat�xi e ora i lettori DvD, le televisioni satellitari e le pay Tv, i lettori Mp3 portatili. Hanno raggiunto un elevato livello di pervasività mezzi di comunicazione personale - i telefoni cellulari (e più recentemente i videotelefonini) - sempre più integrabili col sistema mediale e informatico. Ma soprattutto l'avvento del personal computer e dei suoi vari complementi (CD-Rom e DvD, stampante e scanner, webcam) e del sistema Internet hanno profondamente modificato ed esteso il dominio del consumo mediale, per di più attraverso un mezzo ibrido dal punto di vista degli usi, che non può essere completamente contenuto nella sfera del consumo culturale del tempo libero ma è al contempo mezzo di comunicazione personale e strumento di studio e di lavoro.

Di questo nuovo panorama si cerca di tenere conto in que­sto capitolo, in cui l 'oggetto di studio si estende dai consumi mediali a quei cambiamenti di cui si è appena detto e che pos­sono essere complessivamente ricompresi nella categoria delle nuove tecnologie. Lo schema analitico che sorregge l'analisi di un oggetto di studio così ridefinito si basa sostanzialmente su tre concetti: corso di vita, contesto familiare e contesto territo-

3 03

Page 306: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

riale. Il concetto di corso di vita -che si è dimostrato fecondo in altri campi di studio [Saraceno 2001] - può rivelarsi utile anche nello studio dei consumi mediali e tecnologici giovanili, mettendo in evidenza non solo la specificità di questa età ma anche la sua profonda differenziazione interna. Essa è infatti profondamente strutturata da specifiche fasi, differenziate per genere e segnate da mutamenti di stato nel sistema occupazio­nale (studio, lavoro, inattività . . . ) e familiare (permanenza nella famiglia d'origine, matrimonio, nascita di figli . . . ) . A ognuna di queste fasi corrispondono obiettivi, preferenze, opportunità e vincoli, capaci di influenzare le scelte di consumo. Sulle specifiche fasi del corso di vita hanno poi effetti trasversali il contesto familiare e il contesto territoriale: col primo si fa riferimento al capitale simbolico e materiale di cui la famiglia d'origine dota l'individuo; col secondo all'insieme di vincoli e opportunità connesso a istituzioni, come il sistema dell'istru­zione e della formazione nonché il sistema della produzione culturale, territorialmente differenziate.

2 . Consumi mediali: un quadro analitico

Iniziamo il nostro percorso di analisi cercando di delineare il quadro analitico, in termini di incidenze e di caratterizzazioni, del consumo giovanile dei principali media (televisione e radio, quotidiani e periodici, libri). Per ognuno di questi verrà anche illustrato - nei limiti del possibile - lo sviluppo nel tempo dei comportamenti di consumo, sulla base del confronto con le cinque indagini dell'Istituto IARD svolte con cadenza sostan­zialmente quadriennale tra il 1983 e il 2000.

La prima considerazione che emerge dai dati sulle frequen­ze dei consumi mediali (riportati nella tabella 1 . 1 ) riguarda il grado di penetrazione dei diversi media dell'universo cul­turale giovanile. Si conferma la pervasività dei media basati sul linguaggio audiovisivo - la radio, -i(cui consumo arriva all'81 ,7% e soprattutto la televisione (94 , 1 % ) - seguiti a una certa distanza dai media basati sul linguaggio scritto - i libri (7 1 ,9 % ) e i quotidiani d'informazione (7 1 ,6%) . Chiudono questa particolare graduatoria i periodici, il cui consumo non supera mai la soglia del 50%. In questa polarizzazione audiovi-

304

Page 307: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. l. l. Frequenze di consumi media li (valori percentuali di riga)

Mai o Meno di 2 Da 2 a 4 Più di 4 quasi ore al ore al ore al mai giorno giorno giorno

Televisione 5,9 44,4 40,6 9,1 Radio 18,3 49,9 17,0 14,8

Mai o l volta 2-5 volte Tutti i quasi a settimana a settimana giorni mai o quasi

Quotidiani d'informazione 28,4 27,0 22,7 22,0 Quotidiani sportivi 61,8 18,6 1 1 ,4 8,2 Quotidiani gratuiti 66,6 16,9 8,7 7,9

Settimanali d'opinione 55,4 26,1 1 1 ,5 7,0 Settimanali familiari 68,2 17,4 9,1 5,3 Settimanali radio-televisivi 56,8 16,6 1 1 ,0 15,6 Settimanali femminili 64,6 16,9 10,8 7,6 Settimanali scandalistici 83,6 10,2 4,3 1 ,9

Mai o Qualche Spesso quasi volta mai

Mensili sulle nuove tecnologie 74,7 19,9 5,4 Mensili di divulgazione scientifica 50,7 38,2 1 1 , 1 Fumetti 69,0 23,0 8,0

Nessuno 1-3 4-6 7 o più

Libri non scolastici letti negli 28, 1 40,0 18,6 13 ,3 ultimi sei mesi

Base = 2.96172.974.

Nota: dati pesati.

sivo-scritto giocano ovviamente diversi aspetti, che vanno dalle differenti difficoltà cognitive implicate dai diversi linguaggi e dai diversi contenuti, dalla maggiore accessibilità nonché dal «maggior appeal emotivo ed espressivo» degli uni rispetto agli altri [Grossi 2002, 405] .

Iniziamo quindi l'analisi dalla televisione, per la quale non è stato considerato come per gli altri media un indicatore base di consumo/non consumo - che non avrebbe consentito di cogliere particolari eterogeneità nei pubblici - ma un indi­catore di consumo assiduo (una visione giornaliera superiore alle due ore) . Da una parte vi sono alcune caratterizzazioni che suggeriscono l'idea del consumo (assiduo) di televisione come

3 05

Page 308: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

proprio di pubblici con maggiori vincoli e minori opportuni­tà: scendendo la scala sociale aumenta la fruizione televisiva (si va dal 4 1 ,8% dei giovani che provengono da una famiglia borghese al 53,8% dei giovani di classe operaia) e lo stesso succede percorrendo la penisola verso Sud (si va dal 44,9% del Nord al 49,4 % del Centro, al 54,6% del Mezzogiorno). Dall'altra, considerando le variabili relative al corso di vita, non ci si può sottrarre all'impressione che una alta esposizione al mezzo televisivo si associ a grandi disponibilità di tempo e a stili di vita che si dispiegano perlopiù in ambito domestico. Guardano infatti di più la televisione i teenager (all'incirca il 56,5 % ) rispetto ai ventenni e ai trentenni (47 ,6%) , le femmine (53 ,8%) piuttosto che i maschi (45,5 %) , gli studenti (54,4 %) rispetto ai lavoratori (43 ,7 % ) . Dal punto di vista storico il consumo televisivo si è mantenuto su livelli sostanzialmente stabili dal 1987 a oggil.

Per quanto riguarda la radio, il dato sicuramente più signi­ficativo è il calo costante della frequenza di consumo che si registra, con la sola eccezione del 1 996, tra il 1987 e il 2004. Più precisamente, aumentano i non consumatori e i consu­matori modesti (dal 59,6% al 68,7 %) mentre diminuiscono quelli assidui, ossia coloro che ascoltano la radio per due o più ore al giorno (dal 3 9,3 % al 29,9 %)2. La caratterizzazione del consumo radiofonico che emerge dai dati restituisce -nel suo complesso - l'immagine di un mezzo di comunicazione di massa tradizionale, non particolarmente attraente per quelle fasce della popolazione giovanile che sono comunemente ritenute le più dinamiche. L'ascolto della radio è infatti più

1 Si ricorda che i confronti temporali per il periodo 1987-2004 interes­sano la fascia d'età 1 5-24 anni, per il periodo 1 992-2004la fascia d'età 1 5-29 anni, per il periodo 2000-2004 la fascia d'età 1 5-34 anni. Di norma è stata considerata la fascia d'età che consentiva di esaminare l'arco temporale più esteso, premurandosi di verificare gli stessi andamenti ampliando la fascia d'età. Va sottolineata la cautela necessaria nell'interpretazione di questi confronti, essendo variabile il periodo di rilevazione delle diverse indagini e conoscendo i consumi culturali una certa stagionalità.

2 Le lievi discrepanze tra i dati riportati nella tabella 1 . 1 e quelli consi­derati per il confronto con le cinque indagini dell'Istituto lARD svolte tra il 1983 e il 2000 sono dovute al fatto che questi ultimi tengono conto anche di quegli intervistati che non indicano alcuna risposta alla specifica domanda. E questa comunque una quota sempre minima del campione.

306

Page 309: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

elevato tra i lavoratori (85 ,5 %) che tra gli studenti (77,7 %) e diminuisce passando dalle generazioni (relativamente) più anziane (85 ,9% per i 25-29enni) a quelle più giovani (74,4% per i 15-17enni) . Fa eccezione la bassa frequenza di consumo dei 30-34enni (79,5 %), ma per questa coorte per quasi tutti i media si registra una contrazione dei consumi rispetto alla coorte immediatamente precedente, contrazione probabilmente legata al dispiegarsi del corso di vita e al connesso aumento delle responsabilità familiari. La radio si connota poi - consi­derando sempre l'ascolto radiofonico a livello aggregato -come un consumo popolare, se è vero che l'ascolto aumenta all'ab­bassarsi del background culturale della famiglia d'origine (si va dal 75,8% quando il background è alto all'84 ,0% quando è basso) nonché della classe sociale. Infine, i livelli di consu­mo sono omogenei nei diversi comuni (attorno all'82,6% ) al di là della loro ampiezza, tranne nelle grandi città (con più di 250.000 abitanti) dove scendono al 77,3 % . Attenua la rilevanza di questo ultimo risultato il fatto che la riduzione dei consumi nelle grandi città sia generalizzata anche agli altri media.

I dati relativi ai quotidiani d'informazione e sportivi ripro­pongono risultati ben noti nel campo della ricerca sui consumi culturali. I primi si confermano come media fortemente discri­minanti il pubblico giovanile [Grossi 2002] e come strumenti e allo stesso tempo indicatori di centralità e partecipazione sociale [Biolcati Rinaldi 2000] . I livelli di lettura sono più elevati per i maschi (75 ,9%) rispetto alle femmine (67 ,4 % ) ; aumentano al crescere dell'età (dal 63 ,0% dei 15-17enni al 74,9% dei 30-34enni) , del background culturale (dal 59,7 % quando è basso all'84,6% quando è alto) e della classe sociale familiare, dell'ampiezza del comune di residenza (dal 69,6% dei comuni con meno di 10.000 abitanti all'8 1 ,8% di quelli che hanno tra i 100 e i 250 mila abitanti, con la solita eccezione delle grandi città P; sono infine superiori nel Nord (77 ,5 %) e nel Centro (75 ,7 %) del Paese rispetto al Mezzogiorno (64,0%) . Va anche riportato che rispetto al 2000 vi è stata una contrazione della

3 Anche nel quarto rapporto dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia si era notata «una evidente perdita di appeal della carta stampata nel segmento di pubblico più interessante e innovativo dal punto di vista dei consumi» [Morcellini 1 997, 284].

307

Page 310: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

lettura dei quotidiani d'informazione: i lettori regolari, ossia coloro che leggono il quotidiano tutti i giorni o quasi, sono infatti scesi dal 27,9% al 2 1 ,8%. Per quanto riguarda invece i quotidiani sportivi, ritroviamo la forte caratterizzazione di ge­nere e di generazione tipica di questo consumo - il quotidiano sportivo è infatti letto dal 65,2 % dei maschi contro l' 1 1 ,8% delle femmine e all'incirca dal 42,5 % di coloro che hanno fino a 24 anni contro il 35,3 % di chi ne ha 25 o più - mentre rispetto alle altre variabili il consumo appare sostanzialmente indifferenziato. Infine possono interessare i dati sui quotidiani gratuiti («Metro», «City», «Leggo» e altri) - un fenomeno rela­tivamente nuovo nel panorama dei media nazionali -che sono preferiti dai giovani tra i 1 8 e i 24 anni (all'incirca dal 40,0%, contro il 29, 1 % degli adolescenti e il 3 1 ,0% degli over 24) e dagli studenti (42,0%, contro il 3 1 ,3 % dei lavoratori) . Anche la lettura dei quotidiani gratuiti è caratterizzata dal background culturale familiare (sale dal 26, l% quando il background è basso al 42,4 % quando è alto), mentre la distribuzione ter­ritoriale è ovviamente influenzata dalla concentrazione nelle grandi città.

Tralasciando i periodici -sui quali si ritornerà nel pros­simo paragrafo - i libri (non scolastici) si confermano come una forma di consumo quantomeno selettiva [Grossi 2002] , la cui lettura va di pari passo sia con una maggiore dotazione di risorse culturali ed economiche - le prime operativizzate dal background culturale e le seconde dalla classe sociale familiare - sia con le opportunità contestuali offerte dai centri più grandi e dalle regioni centrali e settentrionali. Nella prospettiva del corso di vita - al di là della maggiore preferenza per la lettura di libri delle donne (76,2 % ) rispetto agli uomini (67 ,5 % ) - va poi enfatizzato come gli studenti siano più costanti nella lettura (81 ,7 % ) dei lavoratori (69,9 % ) e come i più elevati livelli di consumo siano espressi dai 15- 20enni (75,2 %) per poi diminuire fino al 68,4 % dei trentenni. Queste caratterizzazioni possono essere quantomeno parzialmente ricondotte all'effetto di stimolo dell'ambiente scolastico nella creazione di una abitudine alla lettura. Va infine rilevata una certa contrazione dei livelli di lettura nel 2004 (73 ,9%) rispetto al 1996 e al 2000, quando la percentuale di lettori di libri era sostanzialmente stabile attorno al 70,9% .

308

Page 311: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

3 . Gli stili di consumo multimediale

Basandoci su una consolidata tradizione di ricerca [Porro 1988; Li volsi 1992; 2003 ] , esaminiamo ora le relazioni esistenti tra il consumo dei diversi media e dei diversi generi mediali, nella convinzione che tali comportamenti di consumo possano essere colti in modo più adeguato considerando i media non isolatamente ma come un sistema, all'interno del quale gli in­dividui elaborano e sono caratterizzati da propri stili e percorsi - si vedrà in seguito la differenza - multimediali.

Gli stili di consumo multimediale sono stati definiti sulla base di due analisi f.attoriali4, una tecnica multivariata di analisi dei dati che si prefigge l'obiettivo di ridurre una serie di variabili - dapprima le frequenze di consumo dei mezzi (televisione, quo­tidiani, periodici . . . ) e poi, ad un livello di analisi più specifico, le frequenze di consumo dei generi (politica, cronaca, sport. . . ) - a pochi fattori sottostanti, che sono appunto nel nostro caso gli stili di consumo multimediale.

L'analisi dei mezzi permette di delineare quattro diversi stili, che sono stati etichettati sulla base dei contenuti che sembrano essere preferiti dagli individui che li adottano. Il primo stile riguarda l'informazione e, in maniera interessante, si definisce sulla base di comportamenti di consumo ma anche di non con­sumo. Nello specifico esso si contraddistingue per la lettura di quotidiani d'informazione e di settimanali d'opinione e per una bassa fruizione del mezzo televisivo. Questa contrapposizione, che era stata già colta nelle inchieste dell'Istituto IARD [Cavalli e de Lilla 1988, 130-13 1 ; 1993 a, 167] ed è confermata anche

4 Nel corso di questo capitolo vengono presentate tre analisi fattoriali, le prime due per la definizione degli stili di consumo multimediale sulla base dei mezzi e dei generi e una terza - riportata nel paragrafo successivo - sugli utilizzi del personal computer. Nella prima e nella terza analisi per l'estrazio­ne dei fattori è stato utilizzato il metodo delle componenti principali, nella seconda invece quello della massima verosimiglianza; in tutte le tre analisi per la rotazione dei fattori è stato utilizzato il metodo oblimin. Per quanto l'analisi si sia mantenuta a un livello esplorativo e non confermativo, sono stati presi alcuni accorgimenti per assicurare una cert� stabilità alle soluzioni trovate: sono state rimosse le variabili che presentavano una comunalità inferiore a 0,2; per ciascun fattore le relative variabili sono state rimosse e l'analisi ripetuta con un fattore in meno, eliminando quelle variabili che tendevano a cambiare fattore d'appartenenza.

309

Page 312: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

da questa indagine sulla condizione giovanile, vale sia a livello sincronico - chi legge molto i quotidiani guarda poca televi­sione e viceversa - sia a livello diacronico -nel progredire del corso di vita il consumo di stampa quotidiana tende a sostituire quello della televisione.

I due stili di consumo multimediale successivi possono essere visti come varianti di una unica direttrice di consumo che è quella dell'evasione, intesa come evasione dai temi strutturanti la sfera pubblica, come la politica, l'economia, la scienza e la cultura. Il primo stile multimediale, che potrem­mo definire come quello della sfera privata, trova il proprio principale supporto mediale nei settimanali (ma va anche notata una certa correlazione positiva con la fruizione di te­levisione) . Esso si caratterizza per il consumo di quei media i cui contenuti soddisfano una coltivazione e un interesse per il privato proprio (settimanali femminili, settimanali familiari) e altrui (settimanali scandalistici, settimanali radiotelevisivi). Il secondo di questi stili multimediali improntati all'evasione si concentra invece sullo sport, ed è definito unicamente dalla lettura di quotidiani sportivi.

Il quarto e ultimo stile è concentrato sui temi della scienza, tecnologia e cultura ed è caratterizzato dalla lettura di mensili sulle nuove tecnologie, di mensili di divulgazione scientifica e di fumetti. Questa ultima correlazione tra il consumo (la variabile) e lo stile (il fattore) è probabilmente trainata dalla vena fantascientifica che segna molta produzione fumettistica. In questo stile di consumo multimediale rientra anche la lettura di libri - che, tra l'altro, è correlata negativamente col fattore sport - contribuendo a posizionare questo stile nell'arco di quei temi che - come si è gia ricordato - articolano il dibattito pubblico.

Per cogliere il posizionamento dei diversi gruppi sugli stili di consumo multimediale, sulla base della struttura fattoriale appena definita sono stati costruiti quattro indici additivi, che sono stati poi normalizzati in modo da variare tra un minimo di O e un massimo di 100. Al di là di quelli che sono i punteggi aggregati dei quattro indici che forniscono una idea complessiva della diffusione di questi stili di consumo multimediale (infor­mazione, 42 ; scienza, tecnologia e cultura, 25 ; sport, 22; sfera privata, 19), è interessante notarne la differenziazione all'interno

3 10

Page 313: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

del pubblico giovanile. In particolare emerge come gli stili che insistono sulla sfera pubblica siano profondamente strutturati dal corso di vita e dalle risorse familiari e contestuali, mentre quelli che fanno riferimento all'evasione conoscano una sola grande discriminante che è il genere5 . Nel dettaglio, i maschi adottano lo stile multimediale centrato sull'informazione (il pun­teggio medio è 37) più delle femmine (32), i lavoratori (45) e gli studenti (4 1 ) più di coloro che sono ai margini sia del sistema formativo sia del mercato del lavoro (disoccupati, 34; inattivi, 27), i giovani-adulti più degli adolescenti (si va dal 35 dei 15-17enni al 45 dei 30-34enni) ; l'adesione allo stile multimediale aumenta all'incrementarsi del background culturale familiare (si va dal 37 quando questo è basso al 5 1 quando è alto) e lo stesso vale per la classe sociale; aumenta anche passando dai centri più piccoli a quelli più grandi mentre è più diffuso nelle regioni centro-settentrionali (45) piuttosto che in quelle meridionali (39). Sostanzialmente le stesse relazioni, sebbene a livelli diversi, si riscontrano per lo stile scienza, tecnologia e

cultura. L'unica variabile che è invece capace di discriminare sostanzialmente il pubblico giovanile per quanto riguarda gli stili multimediali di evasione è il genere: mentre la sfera privata si caratterizza come stile prettamente femminile (25, contro 1' 1 1 dei maschi) , lo sport come sostanzialmente maschile (39, contro il 6 delle femmine)6• Sport e sfera privata sembrano quindi de­finirsi come due varianti della stessa direttrice di consumo7•

A questo proposito è opportuno aggiungere qualche ul­teriore considerazione. Come noto, i consumi possono essere

5 Qui - come nelle prossime analisi dei punteggi medi degli indici fattoriali - vengono considerate solo quelle relazioni in cui la significatività del p-value del test F dell'analisi della varianza per le diverse variabili è inferiore a 0,001 .

6 È presumibile che i quotidiani sportivi svolgano una funzione di socializzazione precoce alla lettura, costituendo quindi un vantaggio per i giovani maschi che si avvicinano in questo modo al consumo di informazione. Una conferma in tal senso viene anche dalla struttura fattoriale dell'analisi qui presentata: la lettura di quotidiani d'informazione ha infatti una certa correlazione con lo stile sport.

7 Questa distinzione di genere all'interno della stessa dimensione evasiva la si può ritro:vare anche in analisi analoghe svolte su dati ristretti alle fasce giovanili [Morcellini 1997, 288-293] o estesi all'intera popolazione [Biorcio 1992].

3 11

Page 314: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

considerati una sorta di linguaggio con il quale si trasmettono continuamente dei messaggi, la cui funzione è quella di definire le appartenenze di gruppo e di distinguere un gruppo dall'altro. In questo caso particolare è chiaro che il consumo di sport diventa un tratto distintivo del gruppo dei giovani, che in tal modo soddisfano esigenze di comunicazione e di integrazione sociale e si contrappongono sia agli adulti sia alle loro coeta­nee. Il consumo mediale di sport è infatti una attività integrata nella vita quotidiana dei gruppi giovanili: l'esperienza mediale, ponendosi come base per la conversazione, alimenta i rapporti tra i pari e rafforza la coesione del gruppo. Il consumo di sport svolge una funzione sia di integrazione interna sia di demarca­zione rispetto all'esterno: nello stesso momento in cui lo sport costituisce una base importante di identificazione e alimenta identità sub-culturali, costituisce anche un marcatore stilistico per tracciare i confini del gruppo dei giovani e sottolinearne la presa di distanza dal mondo adulto8. Un discorso in parte simile si potrebbe fare per lo stile, prettamente femminile, della sfera privata: in questo caso però, il consumo è finalizza­to anche ad altri (e più pratici) obiettivi che non siano quelli della definizione delle identità. Perseguendo certi temi - la vita privata, le relazioni personali, la sfera delle emozioni - le giovani donne sembrano infatti voler collezionare conoscenze utili da spendere nella vita di tutti i giorni: come comportarsi con gli altri, come vestire, dove andare, come gestire il rapporto col proprio partner, di cosa parlare. Tramite questi consumi si crea un serbatoio non solo di argomenti di conversazione, ma anche di regole, di atteggiamenti e di valori da spendere nelle relazioni con gli altri.

Il fatto che gli stili di consumo multimediale di evasione non siano strutturati dalle usuali discriminati sociali e territo­riali - così come lo sono invece gli stili informazione e scienza, tecnologia e cultura- non significa però che essi siano completa­mente scollegati dal problema della centralità o perifericità degli individui rispetto al sistema sociale. Come messo in evidenza dalla teoria del consumo multimediale [Li volsi 2003 ], gli stili

8 Che il consumo di sport sia una prerogativa tutta generazionale lo dimostra anche la trasversalità rispetto alla classica stratificazione socio-eco· nomica verificata anche nelle analisi qui presentate.

3 12

Page 315: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

descrivono delle direttrici di consumo che gli individui posso­no combinare in modo variegato, dando origine a percorsi di consumo multimediale capaci di cogliere i comportamenti di fruizione dei media a un ulteriore (e più complesso) livello, dove possono emergere nuove differenziazioni. In altri termini, una cosa è una alta adesione allo stile sfera privata che si combina a una bassa adesione allo stile informazione, un'altra cosa è la stessa alta adesione che si combina (in un percorso di consumo multimediale) con una alta adesione allo stile informazione.

Per cercare di cogliere questi aspetti, è stata definita una semplice tipologia, considerando congiuntamente lo stile informazione da una parte, e gli stili sfera privata e sport dal­l'altra, considerati come due versanti della stessa direttrice di consumo evasivo. In questo modo si sono generati quattro tipi (informazione ed evasione, solo informazione, solo evasione, né informazione né evasione)9 che nelle loro relazioni con alcune delle variabili più significative sono rappresentati nella figura 1 . 1 . Innanzitutto si può notare come riemerga l'effetto del corso di vita che era scomparso - relativamente agli stili evasivi - nelle precedenti analisi: all'aumentare dell'età si espandono i percorsi legati agli stili informativi mentre si contraggono i percorsi fatti di soli stili evasivi. Costituiscono una parziale eccezione i giovani adulti (3 0-34enni) , ma qui è probabile che la contrazione del tempo disponibile, legata all'aumento delle responsabilità familiari, costringa a una semplificazione dei percorsi di consumo. Anche le risorse culturali tornano a fare la differenza, tanto è vero che l'incidenza dei percorsi informativi (puri o combinati con stili evasivi) aumenta all'aumentare del background familiare, mentre i percorsi evasivi - così come pure quei percorsi caratterizzati dalla povertà di consumi - tendono a diminuire. Senza soffermarci ulteriormente, è facile cogliere dalla figura 1 . 1 come anche le differenziazioni legate ai contesti territoriali tornino in superficie.

A un più elevato livello di specificità, sostituiamo ora l'analisi dei mezzi con l'analisi dei generi che gli individui sembrano perseguire - tra televisione, quotidiani, periodici e libri - nella

9 I tre indici fattoriali sono stati dicotomizzati considerando come ade­renti allo stile di consumo multimediale quegli individui che rientravano nei quattro decili superiori delle distribuzioni.

3 13

Page 316: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

15-17anni§i� 18-20 anni

21-24 anni

25-29 anni

30-34 anni

Background medio-alto

Background alto liiiii��������iii Background medio

Background basso

Nord=� Centro

Sud e isole 9,5

0% 20% 40% 60% 80%

• Informazione ed evasione D Solo informazione

100%

D Solo evasione D Né informazione né evasione

FIG. 1 . 1. Percorsi di consumo multimediale per età, background culturale familiare e area geografica (valori percentuali; base=2.864 72.923; dati pesati).

costruzione dei propri percorsi di consumo multimediale. In questo caso i risultati dell'analisi fattoriale hanno permesso l'individuazione di sei diversi stili. Ciò che colpisce, almeno al primo livello di analisi costituito appunto dagli stili, è che in realtà solo alcuni generi sono capaci di travalicare i mezzi definendo stili genuinamente multimediali, mentre la maggior parte degli stili sono sostanzialmente basati su un qualche me­dia. Tra i generi che gli individui effettivamente perseguono, al di là di quello che è il media che li supporta, si ritrovano la politica (dibattiti politici in televisione, telegiornali nazionali, notizie di politica sulla stampa) e lo sport (notizie di sport sulla stampa, trasmissioni sportive in televisione). Gli stili di consumo tendenzialmente monomediali sono invece quattro, due supportati dalla stampa e due dalla televisione. Tra i pri-

3 14

Page 317: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

mi troviamo uno stile rivolto ai contenuti di informazione, in particolare alle notizie locali e di cronaca, e uno definito da una serie di contenuti tipici del tempo libero: viaggi e turismo, salute e benessere, cultura e spettacolo, moda, ricette. Tra i secondi si ritrovano invece due diverse forme di evasione, una di evasione moderna - legata al consumo di film, telefilm e sit­com, trasmissioni comico-satiriche e di musica moderna (video, concerti . . . ) in televisione - e una di evasione nella sfera privata - costruita attorno alla visione di trasmissioni di vita vissuta («l fatti vostri», «Forum», ed altri) , di attualità (quali «Verissimo», «La vita in diretta») , di pubblica utilità (ad esempio, «Chi l'ha visto», «Mi manda Raitre») , per giovani («Amici», o simili) , contenitori televisivi, soap opera e telenovele. Rientrano in questo stile anche i reality show, uno dei generi più innovativi degli ultimi anni anche per la sua capacità di contaminare altri generi della televisione (e non solo)1°.

Analogamente a quanto fatto in precedenza, sulla base della soluzione fattoriale adottata sono stati definiti sei indici addi­tivi, successivamente normalizzati in modo tale che variassero tra O e 100 (tab. 1 .2 ) . Consideriamo i diversi fattori a seconda dei media di supporto e iniziamo da quelli più genuinamente multimediali, ossia la politica e lo sport. Qui i punteggi sugli indici di consumo multimediale confermano caratterizzazioni già note di questi stili: la politica risponde ai tratti della centralità sociale - un consumo che cresce al dispiegarsi del corso di vita e all'aumentare del livello culturale e della classe sociale familiare - mentre lo sport si distingue principalmente in una prospettiva di genere (maschile) . La specificità di crescere al dispiegarsi del corso di vita vale anche per l'informazione, il primo dei due stili qui considerati centrati sulla lettura di quotidiani e periodici. Il tempo libero si definisce invece come uno stile femminile, ma con una certa caratterizzazione in termini di opportunità

10 La struttura delle relazioni tra gli stili delle analisi fattoriali dei mezzi e dei generi è abbastanza prevedibile: sia lo stile politica sia lo stile informa­zione (analisi dei generi) sono correlati positivamente - rispettivamente col valore di 0,431 e di 0,394 - con lo stile informazione (analisi dei mezzi); i due stili sfera privata sono correlati positivamente (0,415) così come i due stili sport (0,714); lo stile tempo libero è correlato positivamente con lo stile sfera privata (0,352) e scienza, tecnologia e cultura (0,378), ma anche con lo stile informazione (0,335).

3 15

Page 318: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB

. 1.

2.

Pun

tegg

i m

edi

degl

i in

dici

di

con

sum

o m

ulti

med

iale

(ge

ner

i)

Pol

itic

a In

form

azio

ne

Tem

po

lib

ero

Eva

sion

e m

oder

na

Sfer

a p

riva

ta

Sport

(s

tam

pa)

(s

tam

pa)

(t

elev

isio

ne)

(t

elev

isio

ne)

Gen

ere

Mas

chio

47

40

55

24

62

F

emm

ina

41

45

59

38

23

Età

15-1

7 an

ni

35

50

65

18-2

0 an

ni

40

57

6

2

21-2

4 an

ni

42

59

59

25-2

9 an

ni

48

62

57

30-3

4 an

ni

47

63

51

Con

dizi

one

occu

paz

iona

le

Dis

occu

pat

o/In

atti

vo

39

51

5

6

43

3

0

Stu

den

te

44

58

62

3

1

44

Occ

up

ato

45

63

54

28

45

Bac

kgro

und

cult

ural

e fa

mil

iare

Al

to

54

45

24

Med

io-A

lto

46

46

31

M

edio

4

1

43

33

Bas

so

41

37

34

(seg

ue)

Page 319: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB.

1.

2.

(seg

ue)

Pol

itic

a In

form

azio

ne

Tem

po

liber

o E

vasi

one

mod

ern

a Sf

era

pri

vata

Sp

ort

(sta

mp

a)

(sta

mp

a)

(tel

evis

ion

e)

(tel

evis

ion

e)

Cla

sse

soci

ale

fam

ilia

re

Bor

ghes

ia

49

25

Cla

sse

med

ia i

mp

iega

tizi

a 5

1 29

P

icco

la b

orgh

esia

43

3

1

Cla

sse

oper

aia

40

35

Am

piez

za d

el c

omun

e di

res

iden

za

< 1

0.00

0 ab

itan

ti

10-5

0.00

0 ab

itan

ti

50

-100

.000

ab

itan

ti

100-

250

.000

ab

itan

ti

>25

0.00

0 ab

itan

ti

Are

a ge

ogra

fica

N

ord

45

63

27

C

entr

o 47

62

3

1

Sud

e I

sole

42

56

35

Tot

ale

44

60

43

57

31

43

Bas

e= 1

.433

72

.970

.

Not

e: d

ati

pes

ati;

son

o r

ipor

tate

so

lo q

uell

e re

lazi

oni

in c

ui

la s

ign

ifica

tivi

tà d

el p

-val

ue d

el t

est

F d

ell'

anal

isi

del

la v

aria

nza

per

le

dive

rse

vari

abil

i è

infe

rior

e a

0,0

01.

Page 320: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

personali, se è vero che la sua adozione aumenta al crescere del background culturale familiare. Infine, per quanto riguarda gli stili multimediali centrati principalmente sul mezzo televi­sivo, l'evasione moderna si declina esclusivamente nei termini del corso di vita (femminile, giovanile, studentesco) . La sfera privata, che può essere interpretata come la variante televisiva dell'omonimo stile individuato nell'analisi dei mezzi, è invece caratterizzata su tutte le dimensioni analitiche: l'adesione è più elevata tra le femmine, tra i disoccupati e gli inattivi, nel Mezzogiorno e cresce al diminuire delle risorse culturale ed economiche di cui la famiglia d'origine può (o ha potuto) dotare l'individuo.

4 . Computer e nuove tecnologie

Passiamo ora nel campo delle nuove tecnologie di cui si considereranno vari aspetti a partire dalle competenze infor­matiche. Nei dati dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, quattro giovani su cinque si dichiarano capaci di uti­lizzare il computer, ma a differenti livelli di abilità: la maggior parte (36,6%) lo sa utilizzare «abbastanza bene», gli utilizzatori esperti («molto bene») sono il 17 ,7%, mentre gli utilizza tori inesperti - sono in grado di utilizzare il computer «così così» - sono più di un quarto (25 ,7 % ) . Tra coloro che non sanno usare - nemmeno elementarmente - un personal computer, il 13 , l% è comunque attratto («mi piacerebbe imparare») mentre il 6,9% non è nemmeno interessato al suo utilizzo.

La capacità di utilizzare il personal computer è profon­damente marcata dai vincoli e dalle opportunità connesse al corso di vita e al contesto della famiglia d'origine. Al crescere dell'età i non utilizzatori quasi si triplicano mentre gli utiliz­za tori intermedi quasi si dimezzano: si va, rispettivamente, dal 10,6% e dal 50, 1 % dei 15- 17enni al 27,4 % e al 30,2% dei 3 0-34enniu. Tra gli utilizzatori esperti sono preponderanti gli studenti e i lavoratori, mentre tra gli utilizzatori inesperti e tra i non utilizzatori i disoccupati e gli inattivi. Il genere fa la

11 Le percentuali degli utilizzatori esperti e degli utilizzatori inesperti sono invece sostanzialmente stabili nei diversi gruppi d'età.

3 1 8

Page 321: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

differenza soprattutto per quanto riguarda il livello di abilità nell'utilizzo: la percentuale di utilizzatori esperti è molto più elevata tra i maschi (23 ,7 % ) rispetto alla femmine ( 1 1 ,9%) , mentre per gli utilizzatori inesperti i l rapporto s i capovolge (23 ,0% e 28,3 %) . Come anticipato, anche la famiglia di origine conta in termini sia di risorse culturali sia di risorse economi­che, tanto che il possesso di queste è strettamente legato alla familiarità col personal computer: tanto per fare un esempio, tra i giovani che provengono da una famiglia con un elevato background culturale, la percentuale di quanti non sanno utilizzare il computer e neppure sono interessati a imparare è quasi nulla (0,9%) , mentre sale al 13 , 1 % per coloro con background esiguo. Per quanto riguarda infine il contesto territoriale, l'utilizzo del personal computer sembra essere più diffuso nelle regioni settentrionali e centrali piuttosto che in quelle meridionali. In particolare, è interessante il divario tra le percentuali di quanti non sanno ma vorrebbero sapere usare il computer nel Centro-Nord (9,6%) e nel Mezzogiorno (17 ,9%), che potrebbe essere attribuito all'esiguità delle opportunità di apprendimento fornite dai canali scolastici ed extra-scolastici presenti sul territorio.

Analogamente a quanto avviene per i media - la cui fre­quenza di consumo assume significati diversi a seconda dei contenuti del consumo stesso - la capacità di utilizzare il per­sonal computer costituisce una informazione primaria ma non esaustiva se non vengono congiuntamente considerati il tipo di utilizzo e le sue finalità. Con questo intento, una batteria di domande relative alla frequenza di utilizzo del computer per una serie di attività è stata sottoposta ad analisi fattoriale consentendo di definire tre tipi (fattori) di utilizzo. Nel primo si fa un utilizzo basilare di Internet: la rete viene utilizzata per la posta elettronica e per la ricerca di informazioni, sia nell'am­bito della propria attività professionale (studio o lavoro) sia nel tempo libero. Tra le attività di ricerca di informazioni c'è anche la lettura dei quotidiani sui siti Internet, mentre tra gli utilizzi off line si ritrova la composizione di testi per la scuola e per l'università o per il lavoro. Il secondo tipo coincide invece con un utilizzo avanzato di Internet: gran parte del proprio tempo davanti al computer viene impiegato nello scaricare musica, film, software, sulle chat e nel giocare sia an sia o// line. Si

3 19

Page 322: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tratta di un utilizzo con finalità prevalentemente ludiche. L'ul­timo tipo di utilizzo del personal computer è invece piuttosto ambivalente - esprimendo attività sia finalizzate allo studio e al lavoro sia collegate al tempo libero - e si caratterizza per un uso indipendente da Internet, ossia per un utilizzo off line del personal computer: si usa il cd-rom per la professione e per il tempo libero, si disegna, si scrive e si usano software specialisti per le proprie attività del tempo libero.

Sulla base di questa soluzione sono stati calcolati tre indici additivi - normalizzati da O a 100 -i cui punteggi medi sono riportati nella seconda, terza e quarta colonna della tabella 1 .3 . I punteggi medi totali - Internet base (4 1 ) , off line (28), Internet avanzato (15) - forniscono un'idea della relativa diffusione dei tre tipi di utilizzo del personal computer. I pattern che caratte­rizzano i diversi gruppi giovanili sono in parte simili e in parte diversi. Simili sono le relazioni che si instaurano tra tutti i tre tipi di utilizzo del computer e le risorse culturali ed economiche proprie della famiglia d'origine: all'aumentare di queste ultime l'utilizzo aumenta su tutti i tre tipi, anche se i differenziali sono decisamente maggiori per Internet base rispetto agli altri - ad esempio, su questo ultimo tipo la differenza tra il background culturale alto e quello basso è di 14 punti, mentre per Internet avanzato e o// line è rispettivamente di 8 e di 7 punti. Simile è anche la caratterizzazione di genere (maschile) dei tre utilizzi, mentre sulle altre dimensioni del corso di vita si possono co­gliere delle significative differenze. In particolare, si evidenzia la caratterizzazione adolescenziale di Internet avanzato rispetto a quella più adulta di Internet base che, insieme alla configu­razione occupazionale, rimarca la venatura Iudica del primo tipo di utilizzo rispetto a quella professionale del secondo12• Infine, per quanto riguarda il territorio, i due utilizzi on line si diffondono all'aumentare dell'ampiezza dei cèntri di residenza,

12 Questo pattern ricorda le associazioni che si instaurano tra la lettura dei quotidiani d'informazione e dei quotidiani sportivi: è infatti possibile che - in maniera analoga a quanto si era visto in precedenza - gli utilizzi ludici del computer e dei nuovi media (si veda poi) costituiscano per i maschi un momento di socializzazione precoce al mondo delle nuove tecnologie. Questo darebbe loro un vantaggio competitivo sulle loro coetanee, contribuendo anche a spiegare la forte caratterizzazione di genere (maschile) che rappresenta una delle regolarità più consistenti nel campo delle nuove tecnologie.

320

Page 323: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 1 .3 . Punteggi medi degli indici di utilizzo del personal computer e dell'indice di tecnologizzazione dell'ambiente domestico

Internet Internet Off line Tecnologizzazione base avanzato

Genere Maschio 43 20 33 3 6 Femmina 3 8 10 23 29

Età 15-17 anni 30 24 38 18-20 anni 34 19 35 21-24 anni 41 18 34 25-29 anni 46 14 32 30-34 anni 43 9 30

Condizione occupazionale Disoccupato/Inattivo 28 13 20 24 Studente 3 8 20 28 38 Occupato 45 13 29 32

Background culturale familiare Alto 49 1 8 3 2 43 Medio-Alto 45 18 3 1 39 Medio 37 14 26 29 Basso 35 10 25 24

Classe sociale familiare Boghesia 49 19 33 46 Classe media impiegatizia 47 16 30 37 Piccola borghesia 3 9 1 4 27 3 1 Operaia 35 14 26 28

Ampiezza del comune di residenza < 10.000 abitanti 3 6 1 3 3 0 10-50.000 abitanti 40 16 32 50-100.000 abitanti 42 16 34 100·250.000 abitanti 45 14 34 > 250.000 abitanti 47 19 36

Area geografica Nord 43 Centro 44 Sud e Isole 3 6

Totale 4 1 15 28 33

Base = 2.27172.93 1 .

Note: dati pesati; sono riponate solo quelle relazioni in cui l a significatività del p-value del test F dell'analisi della varianza per le diverse variabili è inferiore a 0,001.

3 2 1

Page 324: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

ossia del livello di urbanizzazione; è poi interessante notare la permanenza di significative differenze tra le diverse regioni del Paese solamente per l'utilizzo basilare di Internet, come a indicare che non è la sofisticazione della tecnologia a generare le differenze - come anche mostra l'indice di tecnologizzazione che introdurremo a breve - ma il suo uso.

Un ulteriore aspetto dell'utilizzo del personal computer è quello dei canali di apprendimento, rispetto ai quali si è deciso di concentrare l'attenzione sui giovani dai 15 ai 20 anni, perché è presumibilmente a questa età che il processo di acquisizione di tali competenze è più intenso. Uno dei canali principali di apprendimento è sicuramente costituito dagli amici - il 56,3 % dichiara che gli hanno insegnato molto o abbastanza - e da altri conoscenti adulti (42,0% ) o giovani (4 1 ,0%) ; a questi si affiancano la scuola e i corsi extra-scolastici, anche se la prima (5 1 ,0%) in misura decisamente maggiore dei secondi (21 ,5 %); un ruolo più limitato gioca invece la famiglia (fratelli e sorelle, 3 1 ,3 % ; padre, 19,6% ; madre, 6,7 %) . Ovviamente questi canali possono essere utilizzati in maniera esclusiva, combinandoli o addirittura non accedendovi proprio: sulla base di queste consi­derazioni è stata messa a punto una tipologia che evidenzia come la maggioranza relativa dei teenager (32,7 %) abbia ricevuto sup­porto (esclusivamente) dalla scuola e dalla formazione; seguono in proporzioni analoghe coloro che hanno beneficiato di tutti i tre canali (famiglia, amici e scuola: 24,5 %) e quanti invece li hanno utilizzati solo marginalmente (24 ,2% , sono stati definiti autodidatti); chiudono la tipologia quanti hanno ricevuto aiuto perlopiù dagli amici, dai conoscenti e dalla famiglia ( 18,6%).

La caratterizzazione di questa tipologia dei canali di appren­dimento evidenzia in particolare tre aspetti (fig. 1 .2): la capacità delle ragazze di mobilitare le diverse risorse a loro disposizione (famiglia, amici e conoscenti, scuola e formazione) ; il ruolo più attivo della famiglia di origine quando il background culturale è alto o medio-alto; la minore incidenza della scuola nelle regioni meridionali. Questo ultimo dato sembra confermare quanto si diceva in precedenza in merito all'esiguità delle opportunità di apprendimento fornite dai canali scolastici ed extra-scolastici presenti sul territorio del Mezzogiorno. Quello precedente trova riscontro anche nella ricerca internazionale, che ha messo in particolare evidenza il ruolo attivo delle famiglie di

322

Page 325: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

O% 20% 40% 60% 80% 100%

• Autodidatta D Scuola D Famiglia e amici D Famiglia, amici e scuola

FIG. 1.2. Tipologia dei canali di apprendimento del personal computer per genere, background culturale familiare e area geografica (valori percentuali; 15-20enni; base=555 .;.620; dati pesati).

status elevato nell'introduzione dei figli all'uso del computer, legandolo anche alla possibilità di guidare e in qualche modo controllare il suo utilizzo [Livingstone 1998] . In realtà, nei dati qui analizzati non si rilevano particolari associazioni tra le modalità di apprendimento e i tipi di utilizzo; vi sono invece delle differenze per quanto concerne l'acquisizione delle com­petenze informatiche, ma non è la famiglia a fare la differenza in positivo, bensì la scuola. Potrebbe essere che le differenze si producano a un livello più raffinato di quello a cui permet­tono di arrivare le tipologie qui definite, ma se si considera l'utilizzo delle nuove tecnologie in generale e del computer in particolare come una pratica fortemente generazionale - che può essere all'inizio gestita dai genitori ma che rapidamente comincerà a sfuggir loro di mano - questi dati potrebbero non sorprendere. Ovviamente questo attiene al ruolo diretto della famiglia nell'insegnamento del personal computer e non mette in discussione il suo ruolo indiretto di incentivo all'utilizzo, in termini di risorse sia culturali sia economiche, di cui i prece­denti dati danno ampia prova13 •

JJ Considerando tutte le fasce d'età, le relazioni di cui si è detto so­stanzialmente si confermano. In aggiunta si può notare l'associazione tra la

323

Page 326: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Il personal computer e i suoi complementi (lettore CD-Rom, collegamento a Internet, stampante . . . ) non esauriscono però il panorama delle nuove tecnologie, per quanto ne rappresentino probabilmente il perno (basti pensare a quante delle nuove tec­nologie necessitino di interfacciarsi col personal computer per un loro pieno utilizzo, quali, ad esempio, macchina fotografica digitale e lettore Mp3 ) . Esistono infatti altri mezzi tecnologici, il cui impiego è perlopiù legato al tempo libero. Agli intervi­stati è stato quindi chiesto di indicare tra una serie di nuove tecnologie quante fossero presenti in casa loro: è possibile dividere la classifica che ne emerge in quattro fasce. La prima è occupata da tecnologie ormai pervasive come il cellulare (96,3 %)14 - in questo caso di proprietà dell'intervistato - e il videoregistratore (92,0%) . Nella seconda fascia, di nuove tec­nologie maggioritarie, si trovano il personal computer e alcuni suoi complementi: lettore CD-Rom (76,9 %) , personal computer da tavolo (69,3 %) , stampante (67,9%) e collegamento a Internet ( 64,4 % ) . Vengono poi una serie di tecnologie - alcune legate al computer, altre autonome - che perlopiù non sono nella maggioranza delle case dei giovani intervistati ma conoscono comunque una ragguardevole diffusione: lettore DvD per te­levisione (53 ,4 %) , masterizzatore (49,4 % ) , macchina fotogra­fica e/o telecamera digitale (43 ,8%) , consolle per videogiochi (4 1 ,8%) , scanner (3 8,0%) , lettore DvD per computer (38,0%), antenna satellitare e/o pay Tv (32,7 %) e personal computer

condizione occupazionale lavorativa e il non avere fatto ricorso ai diversi canali di apprendimento e come la percentuale di autodidatti si dimezzi passando dai 30-34enni (51,2%) ai 15-17enni (22,7%). Tali relazioni hanno almeno due spiegazioni tra loro legate. Da una parte vi è il sempre maggior peso dei diversi canali di apprendimento: questo ha a che fare con le dinamiche dei processi di diffusione delle innovazioni e nello specifico col sempre più alto livello di competenze informatiche delle famiglie d'origine e col sempre più intenso impegno in questo campo delle istituzioni scolastiche. Dall'altra, sembra che molti giovani - soprattutto quelli più adulti - abbiano imparato ad usare il personal computer da soli quando si sono trovati a doverlo uti­lizzare sul posto di lavoro.

14 Sono state poste anche alcune domande sull'uso del cellulare e in particolare degli SMs. Tenendo conto del numero di SMs inviati e ricevuti giornalmente, sono stati distinti tre livelli di utilizzo: basso (tra gli O e i 4 SMs, vi rientra il 39,6% degli intervistati con cellulare di proprietà), medio (5-19 SMS, 42,2%), alto (20 o più SMs, 18,2%). L'invio/ricezione di SMS cresce significativamente al diminuire dell'età.

324

Page 327: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

portatile (24, 1 %) . Si arriva infine all'ultima fascia di frontiera tecnologica in cui figurano il lettore Mp3 portatile ( 1 3 ,5 % ) , webcam ( 12,8%), hometheatre ( 10,7 % ) , videotelefonino (7,4 %) e palmare (5 ,8%)15.

Sulla base di queste informazioni è stato anche costruito un indice di tecnologizzazione che va però interpretato in maniera accurata16• Esso infatti fa riferimento alla famiglia dell'intervistato e non direttamente al medesimo, anche se da questo - come si vedrà - è influenzato. I punteggi medi sono riportati nell'ultima colonna della tabella 1 .3 . Essi dimostrano come il capitale tecnologico domestico vada di pari passo alla dotazione di risorse familiari sia di natura culturale sia di natura economica (anche gli stimoli provenienti da centri di diverse dimensioni contano) . Allo stesso tempo, nella formazione di tale capitale tecnologico le caratteristiche del giovane incidono significativamente: il livello di tecnologizzazione infatti aumenta per tutte quelle categorie di cui si è già accertata l'attrazione per la tecnologia, ossia per i maschi, per gli studenti, per i più giovani.

Si tratta a questo punto di cercare di chiudere il cerchio considerando le relazioni che si vengono a instaurare tra il consumo dei media e l'utilizzo delle nuove tecnologie. Come è già stato rilevato, si tratta di un rapporto quantomeno articolato [Bucchi 2002] , che non sembra seguire un modello competitivo - in cui media e nuove tecnologie sono in stretta concorrenza tra loro nell'acquisire la disponibilità del tempo degli indivi­dui -quanto un modello di convergenza di consumi e utilizzi secondo gli interessi (e con i limiti) che l'individuo esprime.

Per esplicitare tale relazioni, abbiamo ridotto a tre cate­gorie (basso, medio e alto) la variabile relativa alla capacità di

15 Per questi dati è opportuno tenere conto che la rilevazione è avvenuta nel 2004, per cui i tassi di diffusione qui presentati saranno nel frattempo aumentati, in alcuni casi anche in modo notevole.

16 Si tratta anche in questo caso di un indice additivo dove il valore unitario di ogni item è stato ponderato per la proporzione di intervistati che dichiarano che la relativa tecnologia non è presente in casa. In questo mod� le tecnologie meno diffuse contano di più e quelle più diffuse di meno. E stato qui sufficiente moltiplicare il risultato così ottenuto per 10 per ottene­re un indice con una metrica comparabile agli altri (il valore minimo è O e quello massimo è 107) .

325

Page 328: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

utilizzare il personal computer, gli indici di utilizzo del mede­simo e di tecnologizzazione dell'ambiente domestico17, andando ad analizzare la variazione dei punteggi medi degli indici di consumo multimediale (dei generi) . Quella che ne emerge è una immagine sostanzialmente coerente, improntata - come si diceva - al modello della convergenza con alcune significative eccezioni. Gli aspetti per i quali le relazioni con gli stili di consumo multimediale sono più sistematiche sono le compe­tenze informatiche e il livello di tecnologizzazione domestica: competenza e dotazione tecnologica vanno di pari passo, tanto che i punteggi medi per tutti gli stili di consumo aumentano passando di livello (dal basso al medio, dal medio all'alto). Ad esempio, l'indice di consumo politico è pari a 36 quando il livello di competenza informatica è basso e a 47 quando invece è alto. Questo tipo di relazione vale anche per la dotazione tecnologica e per gli altri stili multimediali (informazione, tempo libero, evasione moderna, sport) . Può forse destare una certa sorpresa l'associazione con gli ultimi due stili: l'impressione è che il terreno comune di coltivazione di tali consumi e utilizzi sia generazionale nel primo caso e di genere (maschile) nel secondo. L'eccezione a queste convergenze è rappresentata dallo stile sfera privata che non ha associazioni con il grado di tecnologizzazione domestico e ha addirittura una relazione inversa col livello di competenza informatica: quando il livello è alto il punteggio medio dell'indice di consumo è 29, quando è basso sale a 36.

Se la considerazione delle competenze informatiche e della dotazione tecnologica fornisce una idea generale delle relazioni tra consumi mediali e nuove tecnologie, l'esame degli indici di utilizzo del personal computer - in particolare dell'utilizzo basilare e avanzato di Internet - permette qualche specificazione. Per quanto riguarda il primo - che, ricordiamo, si caratterizza per la ricerca di informazione e per la comunicazione personale in ambito lavorativo e non - relazioni si stabiliscono con lo stile politica e con gli stili basati sui media cartacei (informazione e

17 Per la capacità di utilizzare il computer sono stati aggregati coloro che non lo sanno usare - siano essi interessati o meno a imparare - (basso livello), gli utilizzatori inesperti (medio livello) e gli utilizzatori intermedi ed esperti (alto livello); per gli indici sono stati utilizzati i rispettivi terzili.

326

Page 329: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tempo libero): ad esempio, gli individui che si collocano a un livello basso su Internet base hanno un punteggio medio sullo stile informazione pari a 59, che sale invece a 65 per coloro che si posizionano a un livello alto. Anche qui la relazione con lo stile sfera privata è inversa: quando il livello è alto il punteg­gio medio dell'indice di consumo è 25, quando è basso sale a 3 3 . r.; utilizzo avanzato di Internet, che ha invece una venatura esplicitamente Iudica, è associato con gli stili sport ed evasione moderna: questi hanno rispettivamente valore 3 7 e 54 quando il livello su Internet avanzato è basso e 55 e 62 quando è alto. eunico altro stile con cui questo tipo di utilizzo è legato in modo significativo è informazione, anche qui coerentemente in maniera inversa: quando il livello è basso il punteggio medio è 64, quando è alto 59.

Se ne ricava quindi una immagine di sostanziale conver­genza tra media e nuove tecnologie: più elevati sono gli utilizzi mediali, superiori sono i consumi mediali, e vale naturalmente la relazione opposta. All'interno di questo modello generale si riscontrano relazioni più stringenti: in particolare gli stili di consumo multimediale che insistono sui temi del dibattito pubblico si legano agli utilizzi tecnologici in ambito lavorativo e di studio, mentre gli stili evasivi a utilizzi ludici. Si tratta quindi di un modello sostanzialmente compatibile con la teoria degli scarti di conoscenza, secondo la quale le nuove tecnologie si diffonderebbero seguendo meccanismi tali da perpetuare - se non aumentare - le disuguaglianze di ordine culturale tra gli individui [Tichenor, Donohue e Olien 1970; Wolf 1992, 79-86; Sartori 2006] . È questo un tema centrale nell'attuale fase di sviluppo delle nuove tecnologie, che quantomeno interroga la capacità di contrasto di tali dinamiche del sistema scolastico e formativo.

3 27

Page 330: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 331: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO SECONDO

IL TEMPO LIBERO

l. Tempo libero e «leisure»

Alla fine del XIX secolo Thorstein Veblen stigmatizzava l'idea di tempo libero come forma di consumo dalla forte connotazione simbolica: la disponibilità di questa risorsa era riservata solo a chi, potendosi permettere occupazioni materialmente improduttive, esibiva la propria condizione privilegiata attraverso attività inutili e dispendiose. Non a caso questo concetto è rimasto legato, nel corso del Novecento, a definizioni di tipo residuale: il tempo disponibile è descritto come libertà da - dalle necessità pratiche della vita [Fairchild 1944] , dagli obblighi lavorativi [Lundberg et al. 1934 ; Burns 1932] , familiari o social-spirituali [Dumazedier 197 4] - prima ancora che come libertà di occuparci delle attività che più ci piacciono. Questa seconda accezione sottolinea il carattere volontaristico ed esperienziale di un concetto, quello di leisure, difficilmente traducibile in italiano e irriducibile all'idea di «tempo libero»: chiunque può godere di tempo libero, ma non tutti possono apprezzare il leisure time. Per dirla con deGrazia [ 1962] , il tempo libero è una forma realizzabile di democrazia mentre il leisure time resta un ideale, uno stato dell'essere mai pienamente realizzato.

L'indagine dell'Istituto IARD si presta all'applicazione sia della definizione proposta da Brightbill [ 1960] , che coniuga l'elemento residuale e quello discrezionale operativizzando questo concetto come

. quantità di «tempo a disposizione da

dedicare liberamente ai propri interessi e al divertimento», sia dell'approccio di Roberts [ 1978] che, sempre in una pro­spettiva quantitativa, descrive il tempo libero come l'insieme di attività che lo caratterizzano. Ma la sola rilevazione della frequenza o delle forme dei «passatempi» non è sufficiente,

329

Page 332: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

come osserva Neulinger [ 1 974] , a rivelarci se il tempo libero sia anche leisure ti me: è l'attore in prima persona, attraverso la sua percezione della qualità delle esperienze vissute, a ca­ricare di significato il proprio tempo libero trasformandolo in un atteggiamento, in una «condizione dell'anima» [Pieper 1 952] . La dimensione quantitativa del tempo disponibile va quindi legata agli aspetti qualitativi che lo caratterizzano: a questo proposito si analizzeranno le opinioni dei giovani ri­spondenti riguardo alla percepita adeguatezza dell'ammontare di tempo «per sé», al grado di soddisfazione per il modo in cui trascorrono il tempo libero e all'importanza attribuita a questo aspetto della propria vita.

2. Prima il dovere e poi il piacere? Il valore del tempo per sé

L'opinione diffusa ritrae i giovani come principalmente dediti allo svago e al divertimento. Dai dati dell'Istituto IARD emerge, tuttavia, che l'avere tempo libero riveste, agli occhi dei diretti interessati, un ruolo importante ma non centrale: la loro vita ruota attorno alle persone (la famiglia, gli amici, l 'amore) piuttosto che attorno alle attività connesse alla dimensione ri­creativa. Nella classifica delle cose che contano, tempo libero, divertimento e sport rappresentano, però, un efficace sensore del processo di crescita e della variazione nell'ordine di priorità che esso comporta. Al crescere dell'età, infatti, la rilevanza at­tribuita a questi aspetti della vita diminuisce sensibilmente ed emergono con maggior forza preoccupazioni legate all'individuo più che alla sua necessità di fare gruppo: nella fascia d'età fra i 30 e i 34 anni il tempo libero è «molto importante» per il 47% degli intervistati ( 14 punti in meno rispetto ai 15-17 enni) , il divertimento lo è per circa il 34% (con uno scarto di ben 25 punti percentuali) e lo sport continua ad esserlo per il 3 3 % (contro il 42% dei più giovani) . Non si tratta soltanto di un ridimensionamento dell'entusiasmo che spinge gli adolescenti a vedere tutto molto chiaro o tutto molto scuro: nella fascia d'età più matura si osservano altri «valori» che ottengono pun­teggi alquanto elevati; lavoro, rispetto delle regole, sicurezza e ordine pubblico diventano più salienti col passare degli anni

330

Page 333: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

e si sostituiscono, in un'ipotetica graduatoria, ad aspetti della vita più legati alla socialità.

Anche l'uso dei termini «tempo libero» e «divertimento» riflette, come già anticipato, strutture di preferenza che fan­no capo a gruppi sociali non omogenei ed esprime al tempo stesso il carattere compensativo del tempo per sé, così come descritto da Appleton [ 1975] : la ricerca di eccitazione e diver­timento così come il bisogno di quiete dipenderebbero infatti, in questa prospettiva, dal tipo di attività lavorativa esercitata. Se divertirsi risulta molto importante per circa la metà degli studenti intervistati, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza, chi proviene da una famiglia di estrazione sociale superiore ed ha un background culturale elevato predilige la definizione, più generica e più ricca di possibili sfumature, di «tempo libero». È tra questi ultimi che si registrano i livelli di consenso più elevati ma anche, specularmente, il più forte ridimensionamento al momento dell'ingresso nel mondo del lavoro: i giovani occupati di classe superiore mostrano, infatti, una sensibile flessione nella centralità attribuita al tempo libero (il 64 % degli studenti lo descrive come «molto importante», contro il 43 % di chi ha iniziato a lavorare) che invece non si avverte negli altri gruppi considerati. Anche in questo caso, dunque, si assiste quasi ad una rinuncia, o comunque ad una relativizzazione, della dimensione ricreativa rispetto a quella della responsabilità.

3 . Quell'ora che cambia la vita: quantità e qualità del tempo libero

I giovani del 2004 hanno a disposizione in media, durante i giorni feriali, circa tre ore da dedicare ai propri interessi e al divertimento. La variabilità attorno a questa statistica è però, come ci si può aspettare, molto ampia: se gli studenti sono il gruppo più privilegiato, al crescere dell'età e con l'assunzione di responsabilità familiari la quantità di tempo libero diminuisce sensibilmente. In particolare sono le donne a dichiarare una minore disponibilità di tempo da dedicare a sé, indipendente­mente da fascia d'età, occupazione e classe sociale. La disparità è meno evidente tra coloro che provengono dagli strati sociali

33 1

Page 334: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

più elevati o con un alto livello di istruzione, mentre si ripro­pone anche nelle giovani coppie che appartengono alla classe operaia. Ma al di là di queste considerazioni sulla quantità di tempo disponibile che, è bene ricordare, si riferiscono solo ad auto-dichiarazioni degli intervistati e quindi ad una stima sog­gettiva, risulta molto interessante rapportare questa misura al grado di soddisfazione per il modo in cui si trascorre il proprio tempo libero e alla percepita adeguatezza dell'ammontare di questo rispetto alle proprie esigenze.

L'ipotesi che il contenuto qualitativo del tempo dedicato allo svago possa essere indipendente dalla sua durata cronometrica non viene confermata dai dati che rivelano, anzi, uno stretto legame tra queste due dimensioni: coloro che si dichiarano insoddisfatti del modo in cui trascorrono il proprio tempo libero hanno a disposizione, in media, circa due ore al giorno; di contro, chi si dice molto contento può vantare oltre tre ore «libere». Sembra quindi che la disponibilità di tempo per sé influenzi in qualche modo anche la qualità dello stesso.

Questa osservazione trova conferma se si considera l' opinio­ne degli intervistati circa l'adeguatezza delle ore libere rispetto alle proprie necessità: indipendentemente da genere, condizione occupazionale, area di residenza e classe di età, sessanta minuti sembrano sufficienti a tracciare la differenza fra chi ritiene ade­guata la quantità di tempo a propria disposizione e chi invece la giudica scarsa. Tale valutazione viene comunque rapportata alla quantità di tempo libero effettivamente disponibile: se tre ore sono adeguate per i 30-34enni (che mediamente possono disporre di poco più di due ore al giorno) , la stessa quantità è invece insufficiente per i 18-20enni, che allo svago dedicano quasi quattro ore al giorno.

L'ingresso nel mondo del lavoro non incide particolarmente sull'ammontare del tempo libero disponibile quotidianamente: a parità di età le differenze fra studenti e occupati sono minime. Con la creazione di una nuova famiglia, invece, il tempo per sé subisce una notevole flessione: i ragazzi e le ragazze che devono accudire i figli dichiarano di avere a disposizione solo un'ora e mezza al giorno, la metà rispetto ai coetanei che non convivono e non hanno bambini. Le disuguaglianze di genere si riscontrano, in questo caso, non tanto sulla quantità ma sulla qualità del proprio tempo libero. Pur con le cautele necessarie

332

Page 335: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a trarre inferenze da un numero molto limitato di casi!, si os­serva che le donne sposate, che convivono o che hanno figli si dichiarano soddisfatte del modo in cui trascorrono il proprio tempo libero in misura maggiore rispetto a chi non ha ancora assunto responsabilità familiari: è «molto contento» del pro­prio tempo libero il 25 % delle giovani mamme, contro il 16% delle coetanee non sposate e senza figli. Anche il leisure time maschile sembra trarre vantaggio dalla vita di coppia, ma solo fino alla nascita dei figli: infatti solo il 17% dei giovani padri si dice molto soddisfatto del modo in cui trascorre il proprio tempo libero, contro il 38% dei ragazzi che convivono e sono sposati e il 3 1 % dei loro coetanei che non hanno ancora dato vita ad una nuova famiglia.

Il tempo libero risulta quindi un «atteggiamento della mente» [Parker 197 1 ] influenzato dal modo in cui ogni gruppo interpreta i propri doveri familiari e lavorativi [Appleton 1975] , ma è anche espressione dell'effettiva disponibilità quantitativa di ore da dedicare liberamente allo svago e allo sviluppo dei propri interessi. Età, genere e ruoli ricoperti nella famiglia determinano una diversa disponibilità di tempo libero ma anche una diversa percezione del suo valore: non esiste una condizione ottimale nella quale chiunque apprezzi pienamente il tempo libero.

4 . Le attività del tempo libero: questione di gusti o disugua­glianze?

Se quantità e qualità del tempo libero si distribuiscono in maniera estremamente disomogenea, le forme che esso può assumere si presentano con modalità e combinazioni ancor più differenziate. Le attività che esulano dal «tempo obbli­gato» rappresentano un'occasione per costruire ed esprimere la propria personalità, per definire le proprie appartenenze e per sviluppare i propri interessi. Alcuni di questi passatempi tratteggiano mode che emergono e svaniscono nello spazio di pochi anni, altri hanno un'evoluzione più lunga e complessa

1 Le percentuali sono calcolate solo in riferimento agli ultra 20enni onde controllare, almeno in parte, la variabilità dovuta all'età.

333

Page 336: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2 . 1 . Attività del tempo libero praticate almeno una volta nei tre mesi precedenti all'intervista (incidenze percentuali nella /ascia d'età 15-24 anni)

Anno d'indagine dell'Istituto IARD

1983 1987 1992 1996 2000 2004

Andare al cinema 65,2 69,0 7 1 , 1 73,4 82,4 79,7 Andare in biblioteca 23,7 26,3 38,0 43,2 45,2 38,6 Andare a teatro 9,8 12,9 25,8 2 1 ,8 19,8 19,6 Praticare uno sport 36,7 40,7 49,9 52,3 64,5 56,8 Assistere a una manifestazione sportiva 49,4 42,0 45,6 46,4 45,4 47,3 Andare in discoteca 52,8 57,5 65 ,1 7 1 ,2 74,4 76,0

Basi: 1983=2.000; 1987=2.000; 1992=1.718; 1996 = 1 .686; 2000 = 727; 2004 = 640

che permette di cogliere le dinamiche di trasformazione di un gruppo o della società nel suo insieme e possono quindi essere utilizzati come validi segnali del mutamento. La sistematicità delle indagini dell'Istituto IARD consente di collocare diversi di questi fenomeni in una prospettiva diacronica e di verificarne così la persistenza o la volatilità.

La rilevazione del 2004 ha messo in luce una flessione nella partecipazione a molte attività ricreative, comprese alcune che negli ultimi vent'anni avevano altrimenti mostrato un trend di crescita costante: è il caso sia di intrattenimenti culturali (andare al cinema e in biblioteca) sia dello sport praticato, mentre rimane pressoché inalterata la quota di giovani che alle manifestazioni sportive partecipano da spettatori. Prosegue la lenta parabola discendente del teatro mentre, limitatamente alla fascia d'età su cui è possibile realizzare questo confronto ( 15 -24 anni) , continua ad aumentare l'interesse per le discoteche ed i locali notturni (tab. 2 . 1 ) .

Che l'andamento di questi fenomeni abbia una componente generazionale oltre ad una direzione evolutiva è evidente dal confronto tra diverse fasce d'età: i 30-34enni di oggi mostravano già una decina d'anni fa un interesse più spiccato, rispetto ai coetanei contemporanei, per attività «colte», e infatti il numero di giovani interessati a questo tipo di passatempi (leggere, ascol­tare musica classica, andare a teatro) , anziché ridimensionarsi in modo analogo a quanto avviene per quasi tutti gli altri svaghi considerati, mostra un lieve ma sensibile incremento, ancor più interessante se si ricorda che i giovanissimi sono ancora soggetti agli stimoli, e forse alle imposizioni, offerti dalla scuola (tab.

334

Page 337: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 2.2. Attività del tempo libero praticate almeno un'ora alla settimana• o almeno una volta negli ultimi tre mesi h, per fascia d'età (incidenze percentuali)

Età

15-17 18-20 21-24 25-29 30-34 anni an m an m an m anni

Leggere per svago• 74,0 77,5 76,9 74,1 75,5 Ascoltare musica classica• 17,9 14,0 19,0 18,0 24,5 Andare a teatroh 27,7 16,7 16,2 19,9 19,9 Andare al bar/pub/birreriab 92,5 95,2 95,5 91,4 83,7 Ballare in un locale pubblico/ discotecah 73,0 76,5 77,6 61 ,0 43,8 Andare in sala giochih 46,6 3 1 ,7 25,5 17,5 1 1 ,0 Praticare uno sport di squadrah 59,5 42,5 30,5 25,9 22,2 Praticare uno sport individualé 3 1 ,8 24,2 23,9 24,8 2 1 ,4

Basi: 15-17 anni = 173; 18-20 anni = 186; 2 1 -24 anni = 247; 25-29 anni = 428; 30-34 anni = 473

2.2) . Al crescere dell'età perdono d'importanza alcune attività caratterizzate dalla dimensione del «gruppo»: si frequentano meno i pub, le discoteche, le sale giochi e si praticano meno sport di squadra, mentre lo sport individuale subisce una flessione più contenuta. Se la crescita e l'assunzione di responsabilità familiari e genitoriali comportano quindi un cambiamento nella quantità e nel tipo di svaghi del tempo libero, non va trascurato che gli appartenenti alla fascia d'età più elevata hanno goduto, durante la loro adolescenza, di minori opportunità di accesso ad alcuni di questi divertimenti ed hanno quindi sviluppato abitudini e stili di consumo, materiale e simbolico, diversi da quelli degli intervistati più giovani.

La differenziazione in termini di opportunità di accesso è particolarmente evidente se si considera la distribuzione ter­ritoriale delle risorse ricreative e, di conseguenza, l'abitudine a fruirne o meno: i residenti nei centri di grandi dimensioni mostrano una più diffusa frequentazione di cinema, teatri, discoteche e concerti rispetto a quanti vivono nei piccoli paesi che invece, soprattutto nel settentrione, presentano livelli mag­giori di coinvolgimento nelle manifestazioni locali. La variabile geografica traccia ancora una profonda divisione fra Nord e Sud Italia e rivela un interesse più spiccato per attività di tipo sociale nelle regioni meridionali e insulari e una maggior predisposizione per attività culturali, segnale di un'offerta più ricca e diversificata, nell'area settentrionale ( tab. 2.3 ) .

335

Page 338: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 2.3. Attività del tempo libero praticate almeno un'ora alla settimana", almeno una volta negli ultimi tre mesz$ o almeno una volta nell 'ultimo anno', per area geografica di residenza (incidenze percentualz)

Area di residenza

Nord Centro Sud e Isole

Partecipare a una manifestazione sportivab Andare in sala giochib Leggere per svago' Andare al cinemab Visitare un museo' Andare in bibliotecab Andare a teatrob

Basi: Nord= 601; Centro= 280; Sud e Isole = 627

37,2 18,8 80,0 73,7 54,7 32,3 21 ,8

44,1 19,6 76,4 83,3 55,4 27,8 22,9

39,9 25,7 70,5 66,2 46,6 24,3 16,4

T AB. 2.4. Attività del tempo libero praticate almeno un'ora alla settimana' o almeno una volta negli ultimi tre mesib, per sesso (incidenze percentualz)

Partecipare a una manifestazione sportivab Praticare uno sport (a livello agonistico o non agonistico)' Ballare in un locale pubblico/ discoteca h

Andare al bar/pub!birreriab Andare in sala giochib Praticare un hobby (collezionismo, fai da te . . . )' Frequentare corsi di danza, canto, musica" Andare in bibliotecab Leggere per svago' Curare il corpo a casa' Girare per negozi o centri commerciali per shopping'

Basi: Maschi = 758; Femmine = 749

Sesso

Maschi Femmine

55,9 55,9 66,5 93,3 27,8 45,8 6,5

24,9 72,3 65,2 74,4

23,1 25,6 56,7 87,2 15,8 22,8 10,5 3 1 ,5 78,5 79,8 87,9

Si confermano, infine, molte diversità nelle strutture di preferenza dei due sessi, che riflettono stereotipi legati al ge­nere e all'immagine ritenuta socialmente desiderabile: così, i ragazzi appaiono più interessati allo sport in tutte le sue forme, al «fai da te», alle attività di gruppo (andare in discoteca, in birreria, in sala giochi) mentre le ragazze scelgono occupazioni creative (corsi di danza, canto) e culturali (leggere, andare in biblioteca) , si dedicano più volentieri allo shopping e alla cura del proprio corpo (tab. 2 .4) .

336

Page 339: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

5 . Le vacanze: per moltz; ma non per tutti

Tra le attività del tempo libero le vacanze costituiscono un esempio paradigmatico dello spirito del consumismo moderno [Campbell 1987] . Bene simbolico appannaggio di molti ma non di tutti, si differenziano - e differenziano chi ne fruisce - secondo modalità e intensità di adesione ad uno stile di vita diverso da quello abituale, ma pur sempre in grado di riprodurne le sicurezze [Ma c Cannell 1 97 6; Cohen 1974] . Così come per il tempo libero, l'idea di vacanza ri­sponde infatti all'esigenza di espandere i confini della realtà quotidiana finanche a capovolgerla [Gottlieb 1982] , in cerca di evasione e svago, ma anche di un confronto con se stessi e con gli altri in un contesto «liberato» dagli obblighi formali imposti dalla vita lavorativa. Per i giovani, in particolare, le vacanze diventano un'occasione di scoperta del mondo, di costruzione della propria identità, di progressiva emancipa­zione dalle famiglie d'origine: poter andare in vacanza da soli (o meglio, con gli amici o con il/la partner) rappresenta una tappa importante nel processo di affrancamento dalla famiglia. Tuttavia, la disparità nel trattamento dei figli a seconda che essi siano maschi o femmine - segnale della persistenza di modelli educativi tradizionalistici - rischia di «rallentare» le giovani donne che, persino nelle fasce più mature del nostro campione, mostrano un livello di libertà più ristretto rispetto a quello concesso ai coetanei maschi (fig. 2 . 1 ) . Questa tendenza si riflette poi in una disuguaglianza nell'effettiva fruizione di periodi di riposo e svago, in particolare per quanto riguarda i weekend «fuori porta» che tipicamente vengono organizzati, oltre che dalle famiglie, dal gruppo dei pari: la differenza, statisticamente significativa, è di circa otto punti percentuali a favore dei maschi.

Se in media il 76% dei giovani intervistati ha passato al­meno un fine settimana fuori casa e 1'82 % è andato in vacanza per un periodo più lungo, in Italia o all'estero, resta tuttavia una quota non trascurabile di ragazzi che nel corso dell'ultimo anno non ha potuto disporre di nessuna di queste opportuni­tà: a tale gruppo appartiene circa un intervistato su dieci, in maggioranza donne (il 56%), residenti nell'area meridionale e

337

Page 340: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

100

90

80

70

60

50

40

3 0

2 0

10

0+---------.---------.---------.---------.--------. 15-17 anni 18-20 anni 2 1 -24 anni 25-29 anni 30-34 anni

- - - Gli amici (M) ---- Gli amici (F)

- - - Il/la partner (M) ---------- Il/la partner (F)

FIG. 2.1 . «l suoi genitori la lasciano libero/a di andare in vacanza con . . . >> (incidenza percentuale delle risposte affermative, per genere).

insulare ( 64 % ) e con alle spalle famiglie dal capitale culturale e sociale medio o basso2•

L'area geografica si conferma dunque come una delle principali direttrici lungo le quali si differenziano le occasioni di svago dei giovani italiani: chi vive nelle zone meridionali e insulari vede come meta privilegiata la stessa regione di resi­denza e, rispetto ai coetanei del Nord e del Centro Italia, ha una probabilità di recarsi in vacanza in Paese europei pari a circa la metà; quota che scende ad un terzo se si prendono in considerazione destinazioni extraeuropee (tab. 2 .5) . Le ragioni di queste disuguaglianze sono da attribuirsi ad una molteplicità di fattori che non si esauriscono nella diversa disponibilità di reddito3, nella condizione sociale, né nella maggiore o minore prossimità a risorse turistiche e paesaggistiche, ma che vanno considerati complessivamente. Se poi, al di là delle vacanze dell'ultimo anno, si osserva che nelle zone meridionali e insulari

2 Nella metà dei casi si tratta di giovani provenienti da famiglie operaie e in un caso su tre i genitori hanno ottenuto al più la licenza elementare.

3 I giovani che risiedono nelle regioni meridionali e insulari dichiarano un reddito disponibile sensibilmente inferiore rispetto a chi vive nelle regioni del Nord o del Centro Italia.

338

Page 341: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 25. Mete delle vacanze della durata di quattro o più giorni, per area geografica di residenza (incidenze percentuali)

Area di residenza

Nord Centro Sud e Isole Totale

Stessa regione di residenza Una regione del Nord Italia Una regione del Centro Italia Una regione del Sud Italia e Isole Un Paese europeo Un Paese extraeuropeo

28,7 40,9 28,3 24,5 3 1 ,0 14,9

Basi: Nord = 590; Centro = 276; Sud e Isole = 61 6

32,7 30,7 33,3 34,8 30,2 12,6

41 ,1 20,7 2 1 ,6 3 1 , 1 15,0

4,6

34,6 30,6 26,5 29,1 24,2 10,1

ben più della metà dei giovani4 non ha mai avuto occasione di recarsi all'estero, risulta ancora più evidente la disparità nelle opportunità di formazione e confronto con realtà e culture diverse da quella d'origine, la cui conoscenza rischia di essere limitata ad esperienze indirette e quindi più facilmente foriere di pregiudizi e stereotipi.

I giovani viaggiano verso Paesi stranieri principalmente per turismo ma anche, sebbene in misura più limitata, per ragioni di studio o di lavoro. La possibilità di studiare all'estero risul­ta fortemente legata alle risorse economiche e culturali della famiglia d'origine e attira maggiormente le ragazze rispetto ai ragazzi; al contrario, le occasioni lavorative sono più ricercate dai ragazzi ed in maniera pressoché omogenea da tutte le classi sociali. Del campione intervistato, la metà si è recata all'estero per viaggiare, il 13 % per ragioni di studio durante la scuola superiore, il 10% per seguire corsi di lingua, 1'8 % per motivi lavorativi. Restano esperienze di nicchia le trasferte per corsi a livello universitario, per stage o per volontariato internazionale: sarà interessante monitorare l'evoluzione di questi fenomeni, oggi allo stato nascente, negli anni a venire.

4 Il 59%, contro il 32% di chi vive al Nord.

339

Page 342: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

6. Alcune considerazioni conclusive

Il tempo libero rappresenta per i giovani un investimento strategico nella definizione e costruzione della propria perso­nalità: si tratta di un bene prezioso, che non è possibile accan­tonare né moltiplicare e che, in quanto risorsa scarsa, tende ad essere distribuito in modo ineguale nella popolazione [Wilson 1 980] . In questo capitolo si è osservato che il cambiamento dei centri focali delle attività giovanilP avviene sia in relazione alle diverse fasi nel ciclo di vita [Kelly 1 975] , sia in relazione all'esposizione a diversi stimoli simbolici e materiali, legati all'offerta disponibile nel contesto spaziale e temporale in cui i giovani crescono. Si sono evidenziate differenze di genere che rispecchiano non solo diversi gusti e preferenze [Robinson 1978] , ma anche disuguaglianze nell'effettiva libertà di cui ragazzi e ragazze possono disporre nell'organizzare il proprio tempo libero. Anche l'area di residenza continua a delineare sensibili disomogeneità negli interessi così come, in particolare, nelle scelte che riguardano la forma più organizzata che il tempo libero può assumere: le vacanze. In questo ambito specifico e, più in generale, rispetto all'opportunità di viaggiare verso Paesi stranieri, si è considerata per la prima volta l'emergenza di nuove motivazioni (stage, volontariato internazionale) , il cui sviluppo potrà essere documentato attraverso le prossime rilevazioni.

5 Cfr. Hendry et al. [1993] ; Bucchi [ 1997] .

340

Page 343: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CAPITOLO TERZO

L'ADDICTION: PROPENSIONE INDIVIDUALE E INFLUENZA DEL CONTESTO

l. Introduzione

Come sottolineato da molte recenti analisi 1 , il fenomeno delle dipendenze2 è in rapida evoluzione. Mutano le sostanze, le caratteristiche e le occasioni di consumo; il collegamento è ad un mercato estremamente capillare, multiforme e aggressivo. Mediante strategie simili a quelle della «grande distribuzione», si rivolge con successo alla popolazione generale e non più a determinate fasce sociali o di età, con un rapido e continuo adeguamento del prodotto alle esigenze e agli spazi di consumo possibili; in questo, la produzione di sintesi apre la possibilità di progettare nuove droghe nel momento in cui la domanda attraversasse un periodo di stasi [Gatti 2004] .

«La prevenzione dell'uso di droghe (legali o illegali) e della dipendenza si può ottenere solo attraverso atteggiamenti culturali diffusi nella società e l'attivazione di prassi educative che partano da consapevolezze e conoscenze corrette per es­sere sviluppate secondo strumenti adeguati. Tuttavia nessuno è in grado di prevenire un problema che non conosce e di cui non ha consapevolezza» [Gatti 2000] ; l'analisi presentata in questo capitolo fornisce alcuni strumenti per intervenire su un fenomeno complesso e multidimensionale, che apparentemente presenta una capacità di mutazione e adattamento più ampia rispetto a quella posseduta dalle strategie preventive.

1 Cfr. Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002 ] ; Lavazza [ 1 998] ; Bagozzi [1996] .

2 Il termine «dipendenza» è qui inteso limitatamente all'uso di alcol e droghe, e non nella più ampia accezione che includerebbe anche la dipen· denza «senza sostanze», ad esempio da Internet, dal gioco d'azzardo, dallo shopping.

341

Page 344: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2 . Droghe e alcol: la dimensione del fenomeno

La dimensione addiction è stata indagata concentrando�i sulla vicinanza dei giovani intervistati alle droghe e all'alcol. E stato misurato, come nelle precedenti indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile3 , un livello di prossimità generico e quindi uno più specifico relativo a quattro diversi tipi di sostanza psicotropa. Gli item presi in considerazione identificano una sequenza a vicinanza crescente al mondo della droga: si va dal «parlare con qualcuno che ne ha fatto uso», passando attraverso l' «avere un amico che ne fa uso», per arrivare al «prenderla in mano». Sulla base delle risposte fornite, sono stati costruiti degli indicatori indiretti di contiguità. Appositamente, infatti, non si è mai ricorsi ad una domanda esplicita e diretta sul consumo: la diffusione di queste abitudini è di difficile misurazione tra­mite un'indagine campionaria, troppo suscettibile di reticenze e informazioni distorte. Per questo è stato preferito l'utilizzo di una scala che misuri la presenza di comportamenti in grado di identificare differenti livelli di «adiacenza» al mondo della droga, senza creare un vero e proprio indicatore di consumo, ma piuttosto una misura di quante volte i giovani hanno avuto occasioni di contatto con sostanze stupefacenti nella quotidianità (situazioni di rischio potenziale) .

Le prime osservazioni relative all'aver vissuto le esperienze appena descritte nell'intera vita4 mostrano come circa la metà del campione ha visto qualcuno, o un amico, utilizzare droga oppure se l'è sentita offrire, mentre un giovane su quattro as­serisce di averla presa in mano: la droga è, quindi, presente e vicina ad un'ampia fascia di popolazione giovanile. Limitando l'osservazione al periodo più recente (tab. 3 . 1 ) , ovvero ai tre mesi prima dell'intervista, l'andamento è simile: esiste coerenza con i precedenti valori, qui ridotti in maniera proporzionale; un giovane su tre ha visto usare droga e uno ogni cinque l'ha toccata5; tra questi ultimi rientrano i casi di consumo corrente e cronico.

3 Per gli indicatori di analisi si è fatto riferimento a Grassi [2002] . 4 Per i dettagli sulle frequenze, si faccia riferimento all'appendice me­

todologica disponibile su www.istitutoiard.it. 5 Considerata inoltre la perfetta correlazione tra le due dimensioni, la

342

Page 345: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. 3 . l . Indicatori di contatto con il mondo della droga. Percentuale di giovani che hanno /atto l'esperienza indicata negli ultimi tre mesi, sul totale campione e per tipo di sostanza

Le è capitato di fare le seguenti esperienze? Se sì, con quali sostanze?

Totale Hashish/ Cocaina Acidi/ Eroina Non so Marijuana Ecstasy

Vedere qualcuno che stava usando droga 36,3 29,0 7,0 3 ,2 2,9 8,9 Sentirsi offrire qualche tipo di droga 26,8 22,8 4,8 3 ,7 0,7 5,3 Prendere in mano qualche tipo di droga 15,2 14,0 1 ,8 1 ,0 0,3 2,7

Base = 2.999.

Il mercato è saturato quasi esclusivamente dai derivati della cannabis; circa un terzo del campione ha visto qualcuno che li stava consumando, quasi un ragazzo su cinque se li è sentiti offrire e il 14% li ha presi in mano. Segue, ma ad ampia di­stanza, la cocaina, toccata da circa il 2 % del campione. Questo dato risulta in linea con quanto emerge da ricerche comparative europeé che, tra le altre cose, sottolineano come la prevalenza del consumo di cocaina in Europa si presenti frastagliata e in aumento. I dati raccolti dalle indagini degli ultimi anni inducono a pensare a un'impennata del suo consumo alla fine degli anni Novanta, con incrementi ulteriori, sia pur modesti, di recente. Le attuali stime di utilizzo di cocaina tra i giovani adulti superano quelle relative al consumo di ecstasy e anfetamina. Anche la nostra analisi mostra come acidi ed ecstasy7 siano stati toccati da una percentuale inferiore di giovani (l' l % ) . È residuale la dimensione dell'eroina, che coinvolge - più o meno direttamente - quote comprese tra il 3 e lo 0,5 % : il rapido aumento dei

successiva analisi sui livelli di contiguità (par. 4) si baserà su indicizzazioni create sulla prima variabile (esperienza in assoluto), fornendo una misura più affidabile perché costruita su sei item di risposta anziché su soli tre.

6 Cfr. AA.W. [2005a] . 7 Come mostrato da più fonti, e più recentemente anche dal World

Drug Report dell'ONu [AA.W. 2005c], sebbene il mercato delle sostanze stimolanti di tipo anfetaminico sia in espansione, il tasso di incremento sem­bra essere rallentato rispetto al rapido cambiamento che lo ha caratterizzato negli ultimi dieci anni.

343

Page 346: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Bassa contiguità diffusa

Alta contiguità all'hashish

8,6

Bassa contiguità all'hashish

15

4,1

Alta contiguità diffusa

5,7

Contiguità nulla 63,3

FIG. 3 . 1 . Livelli di contiguità con la droga negli ultimi tre mesi (valori percentuali; base = 2.999).

consumatori di questa sostanza riscontrato all'inizio degli anni Novanta pare essersi stabilizzato su valori molto bassi.

Sintetizzando le informazioni fin qui esposte in un'unica tipologia qualitativa e descrittiva della vicinanza del nostro campione a sostanze psicotrope (fig. 3 . 1 ) , quanto appena affermato sulla gamma di sostanze risulta ancor più evidente. Infatti, quasi due giovani su tre risultano essere a contiguità nulla (non hanno avuto nei tre mesi prima dell'intervista alcun tipo di contatto con la droga) . Tra i restanti, le due categorie più estese sono raccolte intorno alla sostanza più leggera: bassa contiguità all'hashish (il 15 % , giovani che hanno dichiarato di aver visto qualcuno fare uso esclusivamente di derivati della cannabis) e alta contiguità all'hashish (il 9 % , giovani che si sono sentiti offrire o hanno toccato cannabis , senza contatti con altri tipi di droga) . La vicinanza si sposta su più sostanze per un giovane su dieci: contiguità bassa per il 4 % (cioè un contatto non diretto, è una categoria trasversale alle principali caratteristiche socio-demografiche) e alta per il 6 % (soggetti, quelli a più alto rischio, che hanno avuto negli ultimi tre mesi elevata esposizione a diversi tipi di droga, i cosiddetti polidrug abusers, assuntori di più sostanze [Bagozzi 1996] )8.

8 La categoria «giovani con contiguità specifica ad una sola sostanza» (poco più del 2% sull'intero campione) rappresenta infine una categoria residuale che raccoglie coloro che dichiarano vicinanza, alta o bassa, limitatamente ad una sola sostanza (cocaina, eroina o acidi/ecstasy, con esclusione dell'hashish).

344

Page 347: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Anche il consumo di alcol rientra a pieno titolo tra le forme di addiction, identificate oggi come un generico consumo di prodotti assunti per elevare le performance personali, siano essi proibiti per legge o meno. A prescindere da valutazioni etiche, è importante non trascurare i danni che un suo abuso può provocare, specie se consumato congiuntamente ad altre sostanze psicotrope9. «L'analisi dell'impatto del consumo di addiction sulla salute pubblica deve prendere in considera­zione il quadro articolato del consumo correlato di sostanze psicoattive, tra cui tabacco e alcol. La cannabis viene spesso consumata assieme al tabacco, con conseguenti implicazioni sia in termini di danni associati a tale comportamento, sia per quanto concerne le attività di prevenzione»10• Il consumo con­comitante di alcol aumenta i rischi associati all'uso di eroina e cocaina; è fondamentale focalizzare questo aspetto chiave dell' addiction per comprendere l'impatto della poliassunzione sull'efficacia dei futuri interventi [AA.VV. 2005a] .

Quasi un ragazzo su tre (29%) dichiara di essersi ubriacato nel corso dei tre mesi precedenti11 : prendendo a riferimento un periodo di tempo piuttosto ridotto, si possono isolare coloro che si ubriacano come pratica «abituale», dimostrando come anche questa forma di addiction sia ampiamente diffusa. Ed è diffusa essenzialmente come «abitudine sociale» più che come strategia di evitamento; osservando infatti dettagliatamente il tipo e la frequenza di bevande alcoliche consumate, si nota che in termini di consumo assoluto prevale una bevanda «ri-

9 A titolo esemplificativo, un confronto tra i danni di alcol e quelli di marijuana e hashish [Lavazza 1998] mostra come gli effetti siano pressoché simili, con accentuazioni peggiorative per l'alcol sotto certi aspetti (possi­bilità di morte per overdose in caso di abuso cronico, maggiori rischi di dipendenza, sindrome di astinenza più pericolosa, comparsa di patologie indirette e correlate ecc.) .

10 I Paesi che presentano percentuali relativamente alte di consumo di cannabis una tantum riferiscono anche percentuali relativamente alte di binge drinking (il bere per ubriacarsi) , a suggerire che le due condotte possono far parte di uno stesso stile di vita (anche se in Italia tale correlazione non pare al momento essere molto forte) [AA.VV. 2005a] .

11 Il 14% del campione intervistato, poi, dichiara di essersi trovato in questa situazione addirittura qualche volta o abbastanza spesso. Per gli ulteriori dettagli numerici relativi al consumo di alcol, si faccia riferimento all'appendice metodologica disponibile su www.istitutoiard.it.

345

Page 348: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

creazionale»: è infatti preferita la birra, bevuta dai tre quarti del campione, seguita dal vino (due giovani su tre, il 66 %) e da aperitivi alcolici, cocktail e long drink ( 63 %) . Meno ambiti sono digestivi, amari e superalcolici.

3 . Le linee di tendenza

Tornando nuovamente all' addiction più strettamente intesa, e cioè alle sostanze psicotrope, è utile osservare i dati relativi alla prossimità al mondo della droga in prospettiva diacro­nica, misurando le variazioni di tre indicatori del fenomeno: la diffusione nell'intorno sociale, l'esposizione personale e il contatto diretto.

L'analisi di oltre vent'anni (dal 1983 ad oggi) su questi dati (confrontando i risultati della presente survey con quelli delle precedenti indagini dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile) , possibile sui giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, permette osservazioni interessanti (fig. 3 .2) : è evidente un netto trend di crescita della vicinanza agli stupefacenti, testimoniando una portata sempre maggiore del fenomeno nel mondo giovanile, con alcune particolarità:

- nell'ultimo decennio l'esposizione è più che raddoppiata. Il mercato oggi raggiunge (in termini di offerta) esattamente la metà dei giovani della fascia di età esaminata;

- la diffusione tra le persone conosciute mostra invece segni di stabilità: dal 1987 ad oggi sono raddoppiati i giovani che dichiarano di conoscere qualcuno che faccia uso di droga, ma l'incremento dal 1 996 al 2004 è di soli due punti percentuali, anzi, c'è una leggera flessione rispetto al 2000;

- anche i valori di contatto effettivo con la sostanza paiono essersi assestati: nel 1 996 riguardava un giovane su cinque, nel 2000 e nel 2004 - quasi omogeneamente - poco oltre un giovane su quattro.

Sembra quindi che siamo ad un punto di svolta nelle «curve» di esposizione alle sostanze stupefacenti; sarà molto interessante osservare come esse si svilupperanno in futuro. È possibile azzardare che il mercato delle sostanze sia sostan­zialmente «saturo»? Oppure i «promoter» di stupefacenti

346

Page 349: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

39,3 /

32,8 / - - /

/ /

/

/ /

------:;,;24,9 2 1 , 1

64,2 68,8

66,7

50,5 46,1

36,8 �-----------------------

-------------------

-27, 7 28,4

21 ,6

1983 1987 1992 1996 2000 2004 (Base = 2.000) (Base = 2.000) (Base = 1.718) (Base = 1 .686) (Base = 1 .429) (Base = 1 .247)

- - - Conoscere persone che fanno uso di droghe

-- Sentirsi offrire qualche tipo di droga

----------· Prendere in mano qualche tipo di droga

FIG. 3 .2 . Percentuale di giovani che hanno fatto l'esperienza indicata per anno della rilevazione (valori percentuali, 15-24enni).

riusciranno a proporre nuove sostanze e nuovi metodi per sfondare presso i pubblici di consumatori che ancora risul­tano indenni?

4 . Droghe e alcol: vicinanza, livelli d i esposizione e comporta­menti agiti

Dopo le precedenti analisi di sfondo, diffusione e evoluzio­ne del fenomeno, passiamo ora ad un'analisi di dettaglio. Chi sono i giovani effettivamente più a rischio? Quali caratteristiche hanno? In quali occasioni e con quali modalità di consumo si ricorre all' addiction?

La tabella 3 .2 sintetizza il discorso che verrà ora sviluppato. Concentriamoci innanzitutto su quanto esposto nelle prime due colonne ed in particolare:

l) indice standardizzato di contiguità alle droghe; 2) indice standardizzato di contiguità all'alcol. Tali indici sono di agevole lettura: pongono a 100 il livello

medio di contiguità dell'intero campione. I sottogruppi che presentano valori superiori a 100, quindi, sono mediamente più

347

Page 350: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB

. 3.2

. In

dice

di

cont

igui

tà c

on l

e dr

oghe

e c

on l

'alc

ol (

valo

ri m

edz)

, li

vello

di

espo

sizi

one

alle

dro

ghe

(val

ori

perc

entu

alz)

e i

nci

denz

a de

i co

nta

tti

risp

etto

all

e of

fert

e (v

alor

i p

erce

ntu

ali)

. Va

lori

rip

orta

ti p

er t

ipol

ogie

di

sogg

etti

e s

ul t

otal

e ca

mpi

one

Ind

ice

di

con

tigu

ità

Liv

ello

di

esp

osiz

ion

e In

cid

enza

dei

B

asi

Dro

ghe

Alc

ol

alle

dro

ghe

con

tatt

i ri

spet

to a

lle

(l)

(2)

(3)

offe

rte

di

dro

ghe

Non

rel

igio

si

138

11

9 43

,1

62,0

85

0 G

enit

ori

di c

lass

e so

cial

e su

per

iore

12

8 11

1 4

1,1

58

,0

376

B

ack

grou

nd

cu

ltu

rale

fam

iliar

e al

to

128

11

6 4

2,6

5

7,0

42

5 T

emp

o l

iber

o: a

l b

ar/p

ub

un

a o

più

vol

te a

lla

sett

iman

a 12

6

125

4

1,1

57

,8

510

M

asch

io

117

139

3

3,7

5

4,5

1.

483

Nel

la v

ita

è n

eces

sari

o sa

per

ris

chia

re

116

11

4 35

,0

50

,0

734

2

1-24

enn

i 11

4 10

8 34

,7

53,

3 5

28

Res

iden

za i

n c

omu

ne

con

più

di

250.

000

abit

anti

11

4 97

3

6,1

48

,3

462

Lib

ertà

gen

itor

i: ri

entr

are

tard

i la

ser

a se

nza

pro

ble

mi

112

113

32,8

52

,7

1.30

5 So

sp

iega

re l

e m

ie i

dee

: m

olto

11

1 10

6 34

,4

51,

6

456

No

rd

109

103

29

,1

48,6

1.

215

O

ccu

pat

o 10

3 11

7 24

,4

51,

9 1.

620

Med

ia d

el c

ampi

one

100

100

26,8

51

,6

2.99

9

15-1

7en

ni

96

69

34,1

48

,7

35

1 R

esid

enza

in

com

un

e co

n m

eno

di

10.0

00 a

bit

anti

92

98

2

1,9

5

0,0

95

5 G

enit

ori

di

clas

se s

ocia

le o

per

aia

e as

sim

ilat

a 91

97

2

1,1

48,

9

1.17

2

30-3

4en

ni

89

107

17,0

4

7,4

9

39

Nel

la v

ita

è m

egli

o es

sere

pru

den

ti

86

90

10,2

47

,9

618

Su

d e

Iso

le

84

94

20,9

56

,7

1.24

2 F

emm

ina

83

62

20

,1

46

,7

1.5

16

Dis

occu

pat

o 82

82

20

,3

42,2

28

3 B

ack

grou

nd

cul

tura

le f

amili

are

bas

so

78

105

14,5

45

,2

635

Cat

toli

ci p

rati

can

ti

78

84

17,9

4

0,4

1.

397

No

n e

sce

mai

, o

qu

asi

mai

68

72

10

,9

49,4

43

8

Page 351: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

contigui di coloro che invece hanno valori inferiori al centinaio12• I valori dell'indice relativo alla droga non sono confrontabili direttamente con quelli dell'indice che fa riferimento all'alcol (a causa delle differenti modalità di costruzione) . Maggiore è il livello di contiguità alle sostanze psicotrope, maggiore è il rischio che i giovani diventino effettivi consumatori di tali so­stanze. In termini preventivi, capire chi è a rischio consente di operare in particolar modo là dove sono maggiori le probabilità di consumo di sostanze.

L'analisi è stata poi ulteriormente approfondita con rifles­sioni che mirano alla comprensione di cosa succede una volta che il giovane, più o meno vicino al mondo delle droghe, viene effettivamente esposto a queste. Comprendere ciò che avviene dopo l'offerta è fondamentale per definire quali azioni intraprendere e come operare per ridurre la diffusione di questi fenomeni. Quindi sono stati osservati altri due aspetti:

3 ) il livello generale di esposizione alle sostanze stupefacenti (percentuale di soggetti a cui è stata offerta droga negli ultimi tre mesi) ;

4) l'incidenza dei contatti rispetto alle offerte di sostanze psicotrope (percentuale di soggetti a cui è stata offerta droga e dichiarano di averla toccata) . Questo dato ci permette di osservare con più precisione la propensione giovanile alle sostanze psicotrope, in quanto tiene conto. solo dei potenziali consumatori ovvero di coloro a cui è stato effettivamente offerto qualche tipo di droga.

Le indicazioni che si possono trarre da questi quattro aspetti sono molto importanti:

- innanzitutto , le gerarchie delle categorie di giovani osservate rispetto ai diversi indicatori sono molto flessibili e dzfferenziate: è un segnale evidente della complessità del fenomeno in analisi. Esiste ovviamente una sostanziale unifor­mità tra l'andamento dell'indice di contiguità alle droghe e il

12 L'indice di contiguità alla droga è stato ottenuto tramite la somma ponderata delle risposte alla domanda sulla vicinanza alla droga (in assoluto); l'indice di contiguità all'alcol è derivato dalla somma ponderata (in base alla frequenza di consumo) delle dichiarazioni relative ai diversi tipi di bevanda alcolica. Questi indici grezzi sono stati poi riscalati sulla base della contiguità media dell'intero campione [Buzzi, Cavalli e de Lillo 2002].

349

Page 352: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

livello di esposizione ad esse (essendo quest'ultimo base della costruzione del primo); invece, l'indice di contiguità all'alcol segue logiche diverse. L'incidenza dei contatti rispetto all'espo­sizione alla droga, infine, è decisamente uniforme rispetto ai tipi osservati.

- Alcuni gruppi sociali identificati tramite variabili so­cio-demografiche sembrano essere maggiormente a rischio di consumo di droga ed alcol: in particolare i maschi, gli abitanti metropolitani (in questo caso solo per le droghe) e delle regioni del Nord più che del Sud della penisola. La droga, inoltre è più presente nelle classi sociali superiori e culturalmente più elevate (mentre l'alcol «colpisce» trasversalmente i giovani di ogni classe sociale ed estrazione culturale). Coloro i quali non sono inseriti nel mercato del lavoro presentano un indice di contiguità decisamente più basso rispetto agli occupati che sono più a «rischio alcol».

- La correlazione tra rischio di consumo e valorz; atteg­giamenti e percezione del sé segue diverse linee, dimostrando un'assenza di connessione chiara tra addiction e disagio. Al contrario di quanto osservato nel caso di fattori socio-demo­grafici, per questo tipo di variabili la vicinanza alle droghe e il consumo di alcol hanno un andamento perfettamente omo­geneo. La correlazione (maggior rischio) è positiva rispetto al credere necessario il rischio nella vita e ad alcune situazioni di insoddisfazione personale (scarsa tranquillità psicologica e insoddisfazione per la vita attuale) , mentre è negativa (minor rischio) relativamente al percepirsi sicuri di sé non temendo le critiche e sapendo spiegare bene le proprie idee.

- All'aumentare della presenza della dimensione re/azio­nale nella vita dei giovani cresce anche il rischio di consumo di droga e alcol: maggiore è la libertà concessa dai genitori e, conseguentemente, la frequenza delle uscite, maggiori sono le occasioni di contatto e quindi la contiguità all' addiction. Tra i più a rischio, infatti, si ritrovano i giovani a cui è concesso di rientrare tardi la sera senza problemi, di frequentare qualun­que tipo di luogo e di andare in vacanza con gli amici. Allo stesso modo, secondo una stessa logica, lo sono coloro che effettuano più uscite serali, anche infrasettimanali, recandosi - in particolar modo - in discoteche e locali, ma anche in bar, pub e a casa di amici.

350

Page 353: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

- Infine, un dato estremamente interessante: il mercato della droga raggiunge in maniera differenziata i giovani; esistono effettivamente dei fattori ambientali che «difendono» da queste sostanze. Nel momento in cui avviene l'esposizione, però, circa la metà di essi le consuma (o meglio, con una proxy, dichiara anche di toccarle) . Questo è dimostrato dal fatto che non esiste alcuna correlazione tra il livello di esposizione e l'incidenza dei contatti rispetto alle offerte. Come già visto, il primo segue un andamento simile all'indice di contiguità, mentre la seconda rappresenta quasi una linea monotònica che spacca in due metà pressoché identiche il campione, a prescindere dalle caratte­ristiche strutturali, comportamentali e psicologiche. L'unica vera e marcata linea di differenziazione osservabile pare esse­re costituita dalla religione: l'incidenza dei contatti tra i non religiosi è pari al 62 % , contro il 40% dei cattolici praticanti (valore che corrisponde a circa i due terzi del primo) ; anche in questo caso, comunque, la religiosità agisce più come variabile di protezione ambientale che culturale. La vera distinzione sta infatti a monte: viene raggiunto il 43 % dei non religiosi contro solo il 18% dei praticanti (valore che corrisponde a meno della metà di quello presentato dall'altro gruppo, con rapporto ben diverso da quanto precedentemente osservato).

5. Conclusioni

Il fenomeno addiction, come delineato in questo capitolo, appare di ampia portata ed estremamente complesso. Le scelte di consumo e non consumo hanno percorsi ed origini molto diverse a seconda della sostanza presa in considerazione. L'al­col, da un lato, è legato a situazioni di disagio vero e proprio; coloro che non riescono a «stare in» si rifugiano nel sostegno fornito da questa sostanza, largamente disponibile e poco stigmatizzata socialmente. Dall'altro, è sempre più utilizzato come metodo ricreativo per «stare con», per vivere al meglio aspetti relazionali importanti con i propri pari. Per questi due ordini di ragioni, risulta essere trasversale all'intera popolazione giovanile e ai suoi caratteri strutturali.

Il senso di inclusione sociale e l'aspetto «ricreativo» che l' addiction è in grado di fornire (almeno secondo la percezione

3 5 1

Page 354: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dei giovani) sono invece particolarmente marcati per le sostanze psicotrope; aumenta il consumo di quelle leggere (cannabis) e di cocaina (che pur rientrando tra le sostanze pesanti, se usata in maniera «controllata» è compatibile con i ruoli sociali di ognuno, che invece l'eroina - il cui consumo è in continuo calo - proibisce) . È netta la relazione tra droghe e situazioni di benessere sociale e familiare.

Considerando la fascia di giovani sempre più ampia che viene raggiunta dal mercato della droga, unitamente alla constatazione per cui l'uso della cannabis viene sempre più percepito come normale e socialmente accettabile (perché associato a bassi livelli di rischio e ad alta reperibilità), è facilmente spiegabile l'aumento di consumo: i valori e i comportamenti individuali sono influenzati dalla percezione di cosa sia normale nell'am­biente sociale, soprattutto tra i giovani.

La sfida della prevenzione sta dunque nell'offrire strategie sociali e cognitive adatte a gestire queste influenze. Gli approcci preventivi, però, devono necessariamente essere multidimen­sionali: è importante prendere in considerazione, da un lato, le diverse sostanze e le diverse traiettorie che conducono ad esse, dall'altro la constatazione che - nel momento in cui il mercato della droga fa il suo ingresso nella quotidianità superando le barriere ambientali - il consumo pare coinvolgere una quota costante di giovani, i cui comportamenti quindi non sono legati a situazioni sociali, emotive e valoriali in maniera evidente.

352

Page 355: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CONCLUSIONI

I GIOVANI NELL'ERA DELLA FLESSIBILITÀ

di Carlo Buzzi

Page 356: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 357: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

CONCLUSIONI

I GIOVANI NELL'ERA DELLA FLESSIBILITÀ

l. Premessa

In questa edizione del rapporto sulla condizione giovanile italiana, l'ambito di osservazione si è notevolmente ampliato. Le tradizionali aree di ricerca dell'Istituto IARD sono rimaste nella sostanza invariate ma al loro interno sono stati approfonditi aspetti particolari che hanno arricchito l'analisi dei fenomeni giovanili. In due casi la sfera indagata, quella relativa al rapporto con la religione e quella concernente l'esperienza scolastica, hanno già prodotto altrettanti volumi editi da Il Mulino1; altri elementi sono andati invece ad accrescere o a rinnovare la descrizione in quei segmenti della condizione giovanile che più di altri hanno subito l'influenza dei caratteri evolutivi della nostra società. L'ampia prospettiva con la quale la ricerca si è sviluppata ha reso possibile una analisi a tutto campo delle condizioni di vita e della cultura giovanile, ma è proprio per questo, e per aiutare il lettore a ricondurre gli ambiti indagati all'interno di una visione d'insieme, che proponiamo in un'ot­tica riassuntiva, ma senza pretendere esaustività, i principali risultati emersi.

2 . La transizione dzfficile: timidi segnali di miglioramento

Le tendenze che si sono imposte in questi ultimi anni nel nostro Paese hanno visto un prolungarsi costante della transizio­ne verso lo stato adulto. Tuttavia, dopo un trend crescente nel quale i giovani tendevano ad assumere i ruoli e le responsabilità tipiche della condizione adulta progressivamente sempre più

1 Grassi [2006] ; Cavalli e Argentin [2007] .

355

Page 358: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

tardi, per la prima volta si assiste ad una limitata inversione di tendenza. Apparentemente questo fenomeno potrebbe essere attribuito ad una maggiore facilità con cui in questi ultimi anni le nuove generazioni trovano un lavoro, ed in parte è senz' altro così. Alcune influenze tradizionali, che vedevano ad esempio i giovani meridionali maggiormente propensi ad anticipare l'uscita dalla famiglia nonostante le difficoltà oggettive, ora sembrano ridimensionarsi, subordinandosi alle condizioni del mercato. Ciò non toglie che, un po' ovunque per l'Italia, il fenomeno della famiglia lunga sia ben presente anche quando non ce ne sareb­be stretta giustificazione: molti giovani lavoratori continuano a vivere con i loro genitori anche dopo molti anni dall'entrata nel mercato occupazionale e anche se sussiste la consapevo­lezza che con il loro reddito potrebbero permettersi una vita autonoma. Viene con questo ribadito il ruolo fondamentale degli aspetti culturali e motivazionali nella determinazione del fenomeno e la presenza di una sorta di inerzia che impedisce al giovane di cercare soluzioni alternative all'uscita da casa. Che la convivenza con i genitori comporti indubbi vantaggi economici nel ménage quotidiano e nella disponibilità di tempo libero è assodato, tuttavia la maggior soddisfazione complessiva di coloro che si sono resi indipendenti sembrerebbe indicare che le scelte di autonomia rispondano al bisogno di identità del giovane adulto prima ancora della presenza di condizioni strutturali favorevoli.

3 . La scuola e il /ascino discreto della relazionalità

Che la scuola e l 'università svolgano importanti funzioni è un fatto che i giovani generalmente ammettono e che si lega alle loro aspettative realizzative: da una parte si ravvisa il contributo in termini di istruzione e di cultura, dall'altra di strumenti formativi orientati alla professionalità. Tuttavia queste funzioni sono distribuite in maniera ineguale all'interno dei vari tipi di scuole superiori e ciò sembra essere alla base di non poche insoddisfazioni: ai licei si imputa una scarsa attenzione alle prospettive offerte dal mercato, agli istituti professionali l'insufficiente preparazione di base, indispensabile per l'accesso all'università. Ma mentre il ruolo culturale di base esercitato

356

Page 359: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dalla scuola viene in seguito valorizzato con l'ingresso nel mondo del lavoro, quello formativo, finalizzato alla trasmissione diretta di competenze professionali, viene spesso giudicato inadegua­to. Questi atteggiamenti e questi giudizi si incardinano in un contesto entro il quale le disuguaglianze sociali continuano a manifestare i loro effetti sui destini scolastici dei giovani italia­ni: rendimento scadente, percorsi formativi di scarso prestigio sociale, esiti deludenti, sovente caratterizzati da un cammino accidentato, appaiono fenomeni in stretta relazione con ori­gini sociali e culturali medio-basse. I rischi di dispersione si intensificano in particolar modo tra i maschi, confermando un trend inarrestabile. Una funzione della scuola e dell'università che rimane inalterata è quella di essere un canale di primaria importanza per stringere legami sociali. La relazionalità è infatti uno spazio che assume valenze largamente positive: ottima è quella tra compagni, buona quella tra discenti e docenti. Tut­tavia anche in questo caso troviamo fasce, seppur minoritarie, di giovani con un vissuto scolastico critico dal punto di vista dei rapporti interpersonali, che a volte si lega con gli scarsi esiti formali ottenuti nel percorso scolastico, altre volte invece si presenta in modo del tutto indipendente. Questo ci induce a sostenere che le forme del disagio sono multidimensionali, con aree di sovrapposizione ma anche con aree di discordanza piuttosto consistenti.

4. Il lavoro ritrovato e l'ambiguo effetto della flessibilità

Dato per scontato che l'accesso all'occupazione sia forte­mente condizionato dalle disparità territoriali dell'offerta, la ricerca mostra come, anche le aspettative e le rappresentazioni giovanili risentano delle condizioni strutturali del mercato locale. Non ci sorprende pertanto che nella percezione dei giovani la competenza e la profèssionalità come fattore decisivo per poter trovare lavoro decresca progressivamente, partendo dalle regioni nord-orientali, per raggiungere il livello minimo nelle regioni meridionali, e che invece la convinzione che l'aiuto di persone influenti sia determinante presenti un andamento opposto, accrescendosi di mano in mano che dal Nord si scende verso Sud. In sostanza, per i giovani meridionali costruire e sviluppare

357

Page 360: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

competenze è importante ma, allo stesso tempo, è in loro anco­ra radicata la percezione che in assenza di un capitale sociale adeguato può essere difficile trovare un lavoro. Pur tuttavia, in generale, è possibile notare che si attenua il ruolo delle reti amicali e parentali nei processi concreti di accesso al mercato delle professioni e che la domanda attiva sia in netto aumento; in altre parole oggi i giovani sembrano impegnarsi personal­mente in misura maggiore rispetto a qualche anno addietro nel processo di individuazione e selezione dei canali di accesso. Il quadro complessivo mostra a livello strutturale elementi di indubbia positività: sono diminuiti i giovani disoccupati o in cerca di prima occupazione anche per il diffondersi di posizioni precarie (che riguardano un quarto circa dei giovani attivi) . Il lavoro temporaneo suscita pareri contrastanti, prodotto dal convergere di sensibilità diverse che spesso coesistono nelle rappresentazioni giovanili del lavoro. Da una parte il senso di insicurezza e precarietà è vissuto negativamente e viene posto all'origine della mancanza di autonomia e della lunga perma­nenza in famiglia, dall'altra il lavoro subordinato a tempo inde­terminato non è visto come la realizzazione dei propri obiettivi professionali, giacché la maggioranza dei giovani preferirebbe svolgere un lavoro autonomo, libero dalle costrizioni della dipendenza. Così il lavoro temporaneo, se non diventa una condizione irreversibile, viene percepito come opportunità di esperienza professionale da una quota consistente di giovani, indipendente dal genere, dalla residenza, dalla classe sociale e dal livello culturale della famiglia di origine. Oltre a tutto il lavoro temporaneo è vissuto anche come una buona soluzione nei casi di crisi economica, migliore di altri dispositivi quali la riduzione del salario e il salario d'ingresso. Se di fronte alle possibilità di un lavoro a tempo parziale aumenta il gradimento soprattutto femminile, un altro aspetto che continua invece a diminuire è la disponibilità giovanile alla mobilità geografica per fini lavorativi: un numero crescente di giovani si dice contrario a cambiare residenza anche a fronte di condizioni professionali migliori e maggiormente realizzative. Ciò sembra essere ampiamente spiegato dai valori collegati al lavoro, dove primeggiano dimensioni quali l'espressività e la relazionalità, unite agli aspetti più concreti di stabilità lavorativa, adeguato trattamento salariale e vicinanza del posto di lavoro al luogo

358

Page 361: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

di residenza. Le caratteristiche invece più legate alle condizioni che definiscono la carriera o il prestigio della professione, in altre parole le dimensioni achiever, si posizionano in modo subordinato rispetto ai precedenti elementi.

5 . Dalla famiglia negoziate (quella d'origine) alla famiglia fragile (quella acquisita)

La presenza di stili educativi tolleranti e collaborativi, l'am­pia autonomia concessa ai figli e il ridotto controllo esercitato sul loro tempo libero sembrano essere i tratti caratteristici delle famiglie italiane. In più, la convivenza prolungata dei figli con i propri genitori non determina un maggior coinvolgimento giovanile nella gestione domestica della casa e neppure, nel caso di lavoratori, nella collaborazione economica alle spese familiari. Fin qui dunque nulla di nuovo rispetto alle tendenze che già da alcuni anni si stavano manifestando nel nostro Pae­se. E apparentemente neppure l'uscita dalla casa dei genitori produce eventi diversi da quelli conosciuti: l'autonomia dei giovani coincide con la costituzione di una unione di coppia coresidente, giacché l'andare ad abitare stabilmente da soli o con amici è una esperienza marginale vissuta da una piccola frangia di giovani. Tuttavia alcune tendenze evolutive in atto sembrano degne di attenzione perché segnalano l'avvento di nuovi fenomeni sempre più diffusi. Il primo di questi è l'au­mento dell'instabilità coniugale precoce e, ad essa collegata, la progressiva maggiore incidenza di famiglie monogenitoriali. Il secondo mutamento è rappresentato dalla diffusione delle convivenze di fatto, in forte aumento soprattutto nelle regioni del Nord e nelle grandi città. Il fenomeno si configura in genere come una modalità iniziale e transitoria di costituzione della coppia che tende alla formalizzazione istituzionale nel momento in cui si concretizzano decisioni procreative. Tuttavia si sta consolidando anche un secondo tipo di convivenza, struttura­to come un modello stabile di coppia, che permane anche in presenza di figli. Accanto ad elementi in trasformazione, altri ribadiscono la prevalenza di modelli culturali sedimentati dalla tradizione: nonostante alcuni segnali di minor asimmetria nei rapporti di genere, persiste tuttora una sostanziale titolarità

359

Page 362: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

femminile delle incombenze domestiche e, pur se in misura leggermente meno marcata, nella cura dei figli. Per concludere, la fragilità strutturale connessa alla formazione delle nuove famiglie si somma ad un fenomeno che potrebbe aggravare ulteriormente la stabilità relazionale delle nuove coppie: con la crescente partecipazione femminile al mercato, i problemi del doppio ruolo delle giovani donne in unione sembrano, rispetto al passato, acuirsi anziché ridursi.

6 . Identità giovanili tra instabilità e adattatività

Il fatto che oggi le nuove generazioni sempre di più si tro­vino a dover immaginare, e possibilmente realizzare, un proprio progetto personale all'interno di una realtà in continua trasfor­mazione ha cambiato i processi di costruzione dell'identità. Innanzitutto appare necessario che un giovane d'oggi sviluppi una serie di competenze che i tradizionali processi socializzativi difficilmente sono in grado di trasmettere: capacità di inter­pretare il cambiamento, di imparare ad affrontare transizioni in situazioni a controllo limitato, di capire come scegliere in condizioni di scarsa possibilità di prevedere il futuro, di adat­tarsi ad una vita senza appartenenze stabili. In un tale contesto il profilo identitaria che emerge appare ricco di sfumature contrastanti, dove si alternano capacità di adeguamento ad una realtà che lascia spazio ad infinite opportunità di scelta, con difficoltà palesi a gestire i processi decisionali quando questi si presentano come opzioni esistenziali definitive. Presentismo, relativismo valoriale, reversibilità della scelta - i tratti culturali che più di altri hanno caratterizzato il mondo giovanile odierno - non sembrano disgiunti da un fenomeno interessante che riguarda la crescita di una generalizzata· soddisfazione per la propria condizione esistenziale. Un'ipotesi che può spiegare il diffondersi di tale sensazione soggettiva di benessere può es­sere ricondotta alla diminuzione della pressione della famiglia e della scuola ad affrontare sfide, difficoltà, ostacoli. Un clima familiare e istituzionale che di fatto accetta come ineluttablli i tempi lunghi necessari all'acquisizione dei ruoli adulti favorisce strategie d'azione pragmatiche e presentiste e l'illusione che le decisioni importanti appartengano a un futuro di cui ci si

3 60

Page 363: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

potrà preoccupare più tardi. L'atteggiamento con cui si guar­da il proprio divenire influenza tuttavia la soddisfazione, che è destinata a diminuire se l'incertezza persiste anche quando non è più possibile procrastinare alcuni cambiamenti, come ad esempio la scelta di una vita indipendente o il cercare lavoro; in questo caso l'incapacità di poter prevedere con ragionevole sicurezza quel che potrà accadere può creare una sensazione di malessere. È in tal senso che si spiega il permanere tra i giovani di percezioni così contrastanti. Nei processi di conso­lidamento identitaria l'amicizia svolge un ruolo fondamentale, tuttavia questa importante componente del capitale sociale accompagna, ma non è in grado di surrogate, i processi di inclusione dei giovani; lo dimostra il fatto che la diffusione della risorsa amicizia non dipenda tanto dalla disponibilità di tempo libero, quanto dalla solidità dell'inserimento sociale. Così studenti e lavoratori appaiono godere di una più estesa, intensa e soddisfacente rete relazionale rispetto a chi invece è disoccupato o inattivo; l'esclusione dagli ambiti istituzionali, quali la scuola o il mondo del lavoro, si connette a carenze anche sul piano amicale: condizioni di marginalità sociale si sommano pertanto a situazioni deboli sul piano relazionale e possono collegarsi ad una maggiore difficoltà nei processi di strutturazione della socialità adulta.

7 . Nuove interpretazioni dei sistemi di signz/icato: valori e dimensione religiosa

La gerarchia delle cose importanti della vita vede ancora confermare il primato di quegli aspetti legati alla sfera più privata ed intima della persona: famiglia, amore, amicizia. La crescente attenzione verso le aree della socialità ristretta si accompagna ad un ridimensionamento del lavoro sulla scala di priorità; nel contempo, tutti i valori della vita collettiva, dell'attenzione solidaristica verso gli altri e della partecipazione politica continuano a godere di scarsi interessi da parte delle nuove generazioni. Eppure qualche inversione di tendenza può essere notata. Ad esempio, pur situandosi costantemente in posizione subordinata rispetto ai valori relazioriali, sembra leggermente accrescersi l'importanza attribuita all'impegno

3 6 1

Page 364: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

sociale, culturale, religioso e la stessa attività politica segnala il timido risveglio di attenzione verso problemi e bisogni della vita collettiva. Si potrebbe dunque avanzare l'ipotesi di una attenuazione di quella chiusura nel privato eh� aveva progres­sivamente caratterizzato i giovani fino al 2000. Altri segnali di tutt'altra valenza ci fanno ritenere tuttavia che non siamo di fronte ad accenni di inversione di tendenza, quanto ad un processo di riformulazione concettuale e di significato dei valori. Lo dimostra il fatto che gli ideali che tradizionalmente sarebbero interpretabili come orientamenti verso il sociale e che esprimono un'attenzione agli altri vengono invece vissuti dai giovani in forma individualistica e spesso autoreferenziale. Ciò significa che concetti quali democrazia, libertà, rispetto delle regole sono considerati quali garanzie personali e private piuttosto che beni collettivi. Dal punto di vista più generale, dunque, sembrano emergere nuove sensibilità che hanno mu­tato i quadri consueti di riferimento, le forme di percezione del vivere sociale, i modi di rapportarsi agli altri, gli schemi comportamentali che orientano le pratiche quotidiane. È anche per queste ragioni che, probabilmente, se per alcuni versi si manifesta una tensione di fondo verso il sacro in una parte dell'universo giovanile, dall'altra si riduce, in questi stessi giovani, la tendenza a riconoscersi in appartenenze religiose formali. L'esperienza religiosa viene dunque vissuta come fatto essenzialmente privato; così tra i giovani credenti e praticanti si fa strada il convincimento che le scelte di natura personale, purché non danneggino gli altri, debbano essere lasciate alla coscienza e al libero arbitrio del singolo. È anche questo un segnale di una profonda trasformazione in corso.

8. Uimmagine del sociale: globalizzazione, tradizione e moralità situata

Osservare il modo con cui i giovani guardano la società e i fenomeni che la contraddistinguono, cogliere le loro opi­nioni su regole, norme, appartenenze, analizzare il credito e la fiducia che assegnano ai soggetti istituzionali consente di comprendere meglio in che modo gli adulti stanno crescendo le nuove generazioni. Passando dal piano astratto dei valori e

362

Page 365: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dei sistemi di significato alle più concrete questioni del vivere sociale, è interessante puntare l'attenzione sui comportamenti che i giovani considerano stigmatizzati dalla società. Pur es­sendo propria di una minoranza, appare in costante crescita la convinzione che azioni quali il «cercare di sottrarsi al fisco» o il «viaggiare senza pagare il biglietto» siano sempre di più tollerate o giustificate dal sentire comune. In un tale contesto, dove si allentano i criteri di doverosità morale del cittadino applicati ai rapporti economici, si può facilmente capire come l'uso di materiale pirata per musica e software appaia più una espressione di libertà che un attacco al diritto di autore. Ci troviamo anche di fronte ad un modo profondamente diverso di vedere gli elementi che danno spessore alla relazionalità. La sfera sessuale è quella che ha subito maggiori cambiamenti: se confrontiamo i dati della sesta indagine dell'Istituto IARD con quelli della prima, i rapporti prematrimoniali o la convivenza, che un tempo rientravano negli ambiti della trasgressìone sociale, oggi appaiono scelte del tutto legittime. Se si passa a considerare i criteri di ammissibilità personale o, ancor più, quelli espressi dal gruppo dei pari, molti altri comportamenti rientrano nel campo della piena normalità. In particolare quelli legati all'uso di sostanze a valenza psicotropa, siano esse legali, come l'alcol, che illegali, come gli spinelli: lo iato tra morale ufficiale riconosciuta e morale personale è in questi casi assai ampio. Gli orientamenti giovanili appaiono potenzialmente alternativi alla visione adulta anche in altri ambiti, quali quelli concernenti la vita e i rapporti familiari, proiettando un'im­magine di società futura più individualista e meno attenta alla tradizione sociale. Uno degli aspetti dove si manifestano segnali di innovazione è costituito da una visione dei ruoli di genere progressivamente più paritaria. Alcuni pilastri su cui si regge l'asimmetria dei rapporti uomo-donna sono ovviamente ancora ben radicati, e lo dimostra la diseguale distribuzione dei carichi domestici e di cura dei figli, tuttavia alcune visioni stereotipiche di ciò che è maschile e femminile si attenuano e producono una identità di giudizio sui criteri che definiscono una buona vita di coppia: di gran lunga si impone un modello di coppia di tipo intimista, basato sulle emozioni e sullo scam­bio affettivo, dove elementi più concreti, come ad esempio un buona intesa sessuale o la condivisione di valori ed aspirazioni

363

Page 366: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

o l'indipendenza economica, sembrano in sottordine rispetto alla comprensione, alla fedeltà e alla buona comunicazione. Dunque anche in questo caso segnali ambivalenti, a metà tra le suggestioni innovative di una società proiettata nel futuro e le sicurezze garantite dagli assetti tradizionali di una cultura che appartiene al passato. Un altro esempio in tal senso è l'atteggiamento palesato dalle nuove generazioni nei confronti di un tema contrastato come quello dell'immigrazione. Da un lato paure ed incertezze, dall'altro il richiamo di una società sempre più globalizzata e condizionata da esigenze economiche, culturali e sociali. Non stupisce in questo contesto come gli apparati istituzionali godano di fiducia differenziata. I giovani sembrano dare un credito crescente agli organismi chiamati al controllo e alla tutela degli individui e della collettività (le forze dell'ordine, l 'esercito, l'Unione Europea) , esprimendo in tal senso un bisogno di protezione in un mondo caratterizzato e percepito come sempre più minaccioso sia sul piano interna­zionale sia su quello interno.

9. Il declino della partecipazione

Fino alla metà degli anni Novanta, la vita associativa dei giovani italiani si era incrementata progressivamente, raggiun­gendo livelli vicini a quelli delle altre nazioni europee carat­terizzate da più forti tradizioni partecipative. Negli anni più recenti è però iniziata una decisa inversione di tendenza e la partecipazione associativa delle nuove generazioni ha cominciato a manifestare significativi segnali di contrazione. Attualmente solo un giovane italiano ogni tre fa parte di un qualche tipo di associazione e, come in molte altre manifestazioni, anche in questo caso l'origine sociale e il capitale culturale influenza in modo notevole la disponibilità alla partecipazione. Se si sta ampliando il segmento della popolazione giovanile che non ha mai fatto parte di un gruppo organizzato, sono aumentati percentualmente anche coloro che, dopo essere appartenuti ad una associazione in passato, ne sono successivamente usciti. In altre parole si segnala anche l'indebolimento del radicamento associazionistico. Sul piano degli atteggiamenti politici le no­vità non sono molte: i giovani appaiono sempre assai lontani

3 64

Page 367: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

dagli apparati partitici e il rapporto con la politica, anche da un punto di vista generale, continua ad essere imperniato sul distacco, sull'indifferenza o sul rifiuto. Ben diverso è invece l'andamento del comportamento politico; in questo caso i cambiamenti sembrano essere rilevanti. In particolare il com­portamento elettorale delle nuove generazioni non è più spie­gabile con le sole tre tradizionali variabili della classe sociale, dell'appartenenza religiosa e di quella territoriale. Sempre più rilevanti appaiono i tratti della personalità individuale, il ruolo dei valori e dei principi etici, l'importanza che si assegna agli aspetti regolativi della società, il livello di tolleranza nei con­fronti della non conformità ai principi morali comunemente accettati e condivisi nella nostra società. E il coinvolgimento politico dei giovani sembra molto meno stabile di un tempo, giocandosi più sui grandi temi della modernità che all'interno di una logica strettamente partitica: la pace, l'ambiente, la globalizzazione, la sicurezza, l 'immigrazione diventano così il campo per il confronto. In un tale contesto l 'appartenenza territoriale consolida il suo significato policentrico dando vita a posizioni di identificazione assai complesse, dove il concetto spaziale di unità territoriale non appare l'unica prospettiva che determina l'identità collettiva dei giovani, che risulta piuttosto il prodotto di molteplici influenze definite dai principi della regolazione sociale.

10. Centralità inedite: il giovane come consumatore postmoderno

Il declino della partecipazione nelle forme associazionistiche e di impegno sociale si accompagna, abbastanza sorprendente­mente, anche ad una flessione nella fruizione di molte attività ricreative o culturali, comprese alcune che negli ultimi vent'anni avevano mostrato un trend di crescita costante; continua invece ad aumentare l'interesse per l'intrattenimento notturno. Gli stili di consumo del tempo libero rimangono piuttosto diso­mogenei, influenzati cb me sono dall'origine sociale, dal grado d'istruzione, dal genere, dalle fasi del ciclo di vita, dal tipo di offerta culturale presente localmente: in altre parole, tendono a riproporre, nella quantità e nella qualità delle attività svolte, forme antiche di disuguaglianza. Se spostiamo l'attenzione dal

365

Page 368: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

generale al particolare e analizziamo gli sviluppi del consumo mediale, ci troviamo di fronte a profondi cambiamenti. Da una parte l'offerta dei media tradizionali è rimasta invariata, ma a questa si è aggiunto il contributo derivato dallo svilup­po tecnologico che ha permesso un ampliamento dei modi e delle forme di fruizione. Vecchi e nuovi media interagiscono all'interno di molteplici stili e percorsi multimediali perpetuan­do, anzi aumentando, le disparità di ordine culturale tra gli individui. Paradossalmente sono altre le tipologie di consumo che ristabiliscono una maggiore uguaglianza tra individui e gruppi. Ci riferiamo alla dimensione dell' addiction, che mette in evidenza come il forte incremento dell'esposizione giovanile all'alcol e alle sostanze psicotrope si sia assestato su livelli di elevato coinvolgimento. Il consumo di droghe ed alcol appare un fenomeno complesso e multidimensionale che ha perso una chiara connessione con situazioni di disagio conclamato, mentre appare collegarsi alla dimensione relazionale dei giovani, alle occasioni ricreative e all'attenuarsi delle azioni di controllo da parte dei genitori. Ma proprio per questi motivi è diventato un fenomeno trasversale che coinvolge ampi segmenti della realtà giovanile.

366

Page 369: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

APPENDICE STATISTICO-METODOLOGICA

di Andrea Dipace

Page 370: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 371: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

APPENDICE STATISTICO-METODOLOGICA

l . Il metodo di campionamento

n campione coinvolto nell'indagine è costituito da 3 .003 giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni al 3 1 dicembre 2003 : si tratta quindi di soggetti nati tra il 1969 e il 1988.

n campione è stato ottenuto attraverso un'estrazione casuale semplice dei nominativi e con procedura di stratificazione che ha ponderato i soggetti per età, genere e zona di residenza.

I dati di partenza utilizzati sono tratti dal sito internet http:/ l demo.istat.it/ (aggiornati all'anno 2003 ) e dal volume Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - Anno 1 999 [IsTAT 2000] . Le proporzioni dell'universo giovanile di riferi­mento sono state applicate al campione nazionale elaborato dall'Istituto IARD Franco Brambilla di 3 .003 soggetti.

La prima fase di campionamento ha visto l 'utilizzo delle seguenti variabili di stratificazione:

- la regione; - l'ampiezza demografica del comune di residenza (suddivi-

sa in cinque categorie: al di sotto dei 10.000 abitanti, da 10.000 a 50.000 abitanti, da 50.000 a 100.000 abitanti, da 100.000 a 250.000 abitanti, oltre i 250.000 abitanti) ;

- il genere; - l'anno di nascita. Nella seconda fase si è proceduto a individuare i comuni

dai quali estrarre il campione dei nominativi di giovani da in­tervistare. Sono stati coinvolti soggetti residenti in 292 comuni di cui almeno uno per ognuna delle province italiane. I singoli comuni sono stati scelti seguendo i seguenti criteri:

- l'ampiezza demografica del comune; - la provincia di appartenenza; - la dislocazione geografica;

369

Page 372: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

- il numero massimo di interviste effettuabili all'interno dei comuni (non più di 10 interviste in comuni inferiori ai 10.000 abitanti e non più di 12 interviste in comuni tra i 10.000 e i 50.000).

Nella terza fase di campionamento si è provveduto al­l' estrazione casuale dei nominativi di giovani maggiorenni al 3 1 dicembre 2003 . Si è deciso di utilizzare come fonte dei no­minativi le liste elettorali poiché offrono il vantaggio di essere aggiornate per legge ogni sei mesi.

All'interno di ogni comune alcuni collaboratori dell'Istituto IARD, appositamente formati, hanno estratto in modo casuale un numero di soggetti con età compr�sa tra i 18 e i 34 anni, rispettando le proporzioni del disegno campionario ed evitando di estrarre più di otto nominativi per singola lista elettorale. Con analogo procedimento sono state compilate delle liste con i nominativi di riserva.

Per ogni soggetto estratto l'Istituto IARD, nel rispetto della normativa sulla privacy, ha ottenuto le seguenti informazioni: nome, cognome, eventuale cognome da coniugata, data di nascita, indirizzo e provincia di residenza.

I soggetti minorenni (non presenti nelle liste elettorali) sono stati campionati con una tecnica indiretta. In questo caso, infatti, il campionamento ha seguito una procedura a valanga e per prossimità geografica: gli intervistatori hanno chiesto ai soggetti maggiorenni intervistati di segnalare dei nominativi di ragazzi e ragazze che rispondessero ai seguenti requisiti :

- abitare nello stesso comune e in prossimità dei soggetti maggiorenni estratti;

- avere un'età compresa tra i 15 e i 17 anni (al 3 1 dicem­bre 2003 ) .

All'interno della lista di nominativi di soggetti minorenni così ottenuta, divisa per genere, gli intervistatori hanno provve­duto a scegliere i soggetti da intervistare, coerentemente con le indicazioni fornite dall'Istituto IARD e attraverso un'estrazione casuale.

Le tabelle seguenti mostrano la distribuzione delle interviste condotte secondo il campione teorico e secondo il campione effettivo per zona geografica, classe di età e genere (tabb. l e 2), e per zona geografica e ampiezza del comune di residenza (tabb. 3 e 4) . Infine si riporta un tabella riassuntiva con il campione osservato per genere e regione di residenza (tab. 5 ) .

370

Page 373: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

T AB. l. Campione teorico per zona di residenza, classe di età e genere (v. a.)

15-17enni 18-20enni 2 1-24enni 25-29enni 30-34enni Zona di residenza Totale

M F M F M F M F M F

Nord-Ovest 62 57 61 58 65 62 83 79 9 1 8 6 705 Nord-Est 43 40 43 40 46 43 59 56 65 62 498 Centro 49 46 49 46 52 49 61 59 64 63 537 Sud 88 84 88 84 90 86 91 89 81 82 862 Isole 4 1 3 9 4 0 3 9 4 1 40 43 4 1 38 3 8 400

Totali 282 266 282 267 294 280 336 325 340 3 3 1 3 .003

TAB. 2. Campione osservato per zona di residenza, classe di età e genere (v.a.)

Zona di residenza 15- 17enni 18-20enni 2 1 -24enni 25-29enni 3 0-34enni

Totale M F M F M F M F M F

Nord-Ovest 62 58 60 61 67 57 70 78 88 89 690 Nord-Est 43 3 9 44 39 48 46 56 61 63 62 501 Centro 48 49 42 46 54 50 63 65 60 60 537 Sud 81 87 87 95 85 84 80 98 84 84 865 Isole 40 41 36 39 44 39 46 44 38 43 410

Totali 274 274 269 280 298 276 3 15 346 333 338 3 .003

TAB. 3 . Campione teorico per zona d i residenza e ampiezza del comune (v.a.)

Zona di residenza Ampiezza del comune (migliaia di abitanti)

Totale <10 10-50 50-100 100-250 >250

Nord-Ovest 290 206 57 26 127 705 Nord-Est 196 153 3 4 74 4 1 498 Centro 122 170 67 35 146 537 Sud 254 3 16 158 48 85 862 Isole 1 13 142 45 24 77 400

Totali 975 987 361 207 475 3 .003

TAB. 4. Campione osservato per zona di residenza e ampiezza del comune (v.a.)

Zona di residenza Ampiezza del comune (migliaia di abitanti)

Totale <10 10-50 50-100 100-250 >250

Nord-Ovest 271 209 63 27 120 690 Nord-Est 185 147 49 76 44 501 Centro 136 156 58 42 145 537 Sud 253 296 179 52 85 865 Isole 108 161 41 24 76 410

Totali 953 969 390 221 470 3 .003

3 7 1

Page 374: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

TAB. 5. Distribuzione degli intervistati per genere e regione di residenza (v.a.)

Regione Maschi

Abruzzo 35 Basilicata 16 Calabria 67 Campania 169 Emilia-Romagna 89 Friuli Venezia Giulia 26 Lazio 127 Liguria 36 Lombardia 206 Marche 39 Molise 9 Piemonte 102 Puglia 121 Sardegna 51 Sicilia 153 Toscana 78 Trentino-Alto Adige 24 Umbria 23 Valle d'Aosta 3 Veneto 1 15

Totale 1 .489

2 . Lo strumento di rilevazione

Femmine Totale

39 74 10 26 74 141

181 350 84 173 27 53

133 260 3 8 74

201 407 3 8 77

8 17 101 203 136 257

5 1 102 155 308

79 157 25 49 20 43

3 6 1 1 1 226

1.514 3 .003

L'indagine è stata condotta utilizzando come strumento di ricerca il questionario strutturato. Si tratta di uno strumento quantitativo, composto da 174 domande, appositamente ideato per poter rispondere con coerenza e precisione agli interroga­tivi della ricerca e finalizzato ad un'analisi di tipo statistico. L'ideazione del questionario ha richiesto il lavoro dell'intera équipe di ricerca dell'Istituto IARD: si è partiti da un data-base di domande frutto dell'esperienza dell'Istituto, si è proceduto con modifiche e integrazioni e con la consultazione di nume­rosi esperti per questioni inerenti alcune tematiche specifiche. Tale lavoro è stato costantemente coordinato da Carlo Buzzi; la coerenza interna del questionario, invece, è stata curata da Antonella Volino. A lavoro ultimato il questionario è stato sot­toposto a un test preliminare che ha coinvolto circa 50 soggetti e che ha permesso di sciogliere dubbi ed evidenziare criticità che sono state quindi risolte.

372

Page 375: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Gli interrogativi contenuti nel questionario comprendono domande chiuse a risposta unica e a risposta multipla, doman­de aperte e domande classificatorie. I questionari sono stati sottoposti agli intervistati in modo alternato e casuale in due differenti versioni che si accomunano per circa 1'80% delle domande e che differiscono per il restante 20%.

Gli argomenti toccati dallo strumento sono i seguenti: l'istruzione e la scuola;

- i valori e le norme; - la transizione scuola-lavoro, le esperienze lavorative e

l'occupazione; - la soddisfazione personale, la percezione di sé e le stra-

tegie di coping; - l'atteggiamento verso la politica e la partecipazione; - la fiducia nelle istituzioni; - gli ideali di giustizia sociale; - la famiglia e le reti familiari;

l'appartenenza religiosa e la partecipazione; - le nuove tecnologie e il loro utilizzo; - il tempo libero e il gruppo dei pari;

i consumi culturali; l'associazionismo;

- l'addiction. Gli stessi intervistatori sono stati chiamati alla compilazione

di un breve questionario con il fine di raccogliere informazioni sulle somministrazioni, quali la durata, la comprensibilità delle domande, il rapporto empatico tra intervistatore e intervistato.

3 . La somministrazione del questionario

La somministrazione dei questionari è stata effettuata tra marzo e luglio 2004 da un'estesa rete di collaboratori, selezionati in parte dalla rete nazionale di rilevatori dell'Istituto IARD e in parte tra studenti laureandi o giovani laureati in discipline economiche e sociali.

Tutti i rilevatori sono stati coinvolti in uno dei nove briefing organizzati in otto province italiane: un incontro pensato sia per istruire i collaboratori per il compito specifico sia come momento di formazione più generale.

373

Page 376: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

In particolare è stata fornita un'istruzione sul disegno e gli scopi della ricerca, sono state fornite indicazioni sul campio­namento e sul reperimento dei soggetti da intervistare, sono state descritte le modalità di contatto con gli intervistati e le corrette modalità di somministrazione del questionario e di conduzione dell'intervista /ace to /ace; infine è stato presentato nel dettaglio lo strumento di rilevazione utilizzato.

Oltre a ciò ogni intervistatore è stato istruito sulle molteplici possibilità di distorsione a cui i dati raccolti possono essere soggetti: tali istruzioni sono state fornite al fine di stimolare un più alto grado di responsabilità e quindi di accuratezza nella fase di raccolta delle informazioni.

La dinamica di intervista prevedeva, dopo un preliminare contatto con gli intervistati finalizzato alla definizione del giorno e luogo più idoneo per poter svolgere l'intervista, l'in­contro dell'intervistatore con l'intervistato; questo è avvenuto, ove possibile, in un luogo chiuso e isolato. Nella conduzione dell'intervista /ace t o /ace entrambi i soggetti erano in possesso di una copia identica del questionario e, al fine di ridurre le possibilità di errore, gli intervistatori hanno letto le domande del questionario e hanno riportato le risposte che gli intervistati hanno fornito a voce.

Tutti gli intervistatori sono stati formati al fine di garantire il diritto alla protezione dei dati personali nel rispetto della vigente normativa sulla privacy.

4 . Controllo e trattamento dei dati

I questionari sono stati raccolti presso l'Istituto IARD che, come da tradizione, ha provveduto a controlli sulla correttezza e sulla qualità del lavoro svolto, con particolare attenzione a:

- il rispetto delle quote campionarie prefissate; - la veridicità delle risposte ottenute attraverso un controllo

a tappeto sui ogni questionario delle coerenze interne tra le riposte fornite;

- la qualità della compilazione del questionario. Ogni singolo questionario è stato codificato da un team di

collaboratori appositamente formato; alcune domande a riposta aperta hanno richiesto una fase di codifica più accurata atta

374

Page 377: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

a standardizzare le risposte fornite e a renderle confrontabili tra loro.

La fase di input dati è stata affidata ad una società esterna esperta in trascodifica in formato elettronico dei dati cartacei ed è stata realizzata manualmente e conformemente ai code­book predisposti.

Una volta ultimato il file, con l'ausilio del software dedicato SPSS, è stato possibile proseguire il controllo dei dati raccolti seguendo più fasi:

- cleaning dei dati attraverso controlli di plausibilità, fuori range, corrispondenza filtri;

ste; controlli incrociati e controlli di incoerenza delle rispo-

- trattamento delle «non risposte» e dei valori mancanti; ricodifica delle variabili metriche.

Un sottocampione di intervistati è stato ricontattato per verificare l'effettivo coinvolgimento nell'indagine e per assi­curarsi che le modalità di conduzione dell'intervista fossero state rispettate.

Oltre ad un controllo campionario sono stati ricontattati in modo sistematico tutti gli intervistati i cui questionari hanno evidenziato eventuali elementi di attenzione quali:

- errori nella compilazione di singole batterie di domande; - incoerenze tra le risposte; - tendenze al response set in batterie a risposta multipla.

375

Page 378: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 379: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Page 380: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 381: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

AA.VV. 2005a Relazione annuale, Osservatorio europeo delle droghe e delle

tossicodipendenze. AA.VV. 2005b Relazione annuale al parlamento sullo stato delle tossicodipen­

denze in Italia 2004, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

AA.VV. 2005c World Drug Report, ONU. Albano, R. 2002 I.:associazionismo e la partecipazione, in Buzzi, Cavalli e de

Lillo [2002] . Almond, G.A. e Verba, S. 1963 The Civic Culture. Politica! Attitudes and Democracy in Five

Nations, Princeton-New Jersey, Princeton University Press. Angeli, A., Pasquini, L. e Rettaroli, R. 2004 (a cura di), Nuovi comportamenti familiari e nuovi modelli.

Italia ed Europa a confronto, Bologna, Clueb. Antinucci, F. 2001 La scuola si è rotta, Roma-Bari, Laterza. Appadurai, A. 2001 Modernità in polvere, Roma, Meltemi. Appleton, l. 1975 Leisure Research and Policy, Edinburgh, Scottish Academic

Press. Argentin, G. 2001 Il rapporto tra giovani e politica dagli anni '80 ai giorni nostri,

in «Quaderni dell'Istituto lARD>>, 6/01 , disponibile all'indirizzo: http:/ /www.istitutoiard.it.

2003 Le nuove tecnologie sulla soglia delle aule, in «Scuola e città», 2 .

2005 Restare o andare? I: autonomia dei giovani e uscita dalla fa­miglia, Società Italiana di Statistica, Giornate di Studio sulla Popolazione, VI edizione, Padova.

379

Page 382: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2006 Scuola e lavoro: le aspirazioni dei giovani, in Grassi [2006] . Argentin, G. e Anzivino, M. 2007 Conclusioni, in La dispersione scolastica nella Provincia di

Torino, Provincia di Torino - Area Istruzione e Formazione. Servizio programmazione.

Argentin, G. e Cavalli, A. 2007 Giovani a scuola, Bologna, Il Mulino. Arthur, M.B. 1994 The Boundaryless Career: A New Perspective /or Organizational

Inquiry, in «}ournal of Organizational Behavior», 15.

Bagnasco, A. 1984 Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano,

Bologna, Il Mulino. 1988 La costruzione sociale del mercato. Studi sullo sviluppo della

piccola impresa in Italia, Bologna, Il Mulino. 2003 Società fuori squadra. Come cambia l'organizzazione sociale,

Bologna, Il Mulino. Bagnasco, A. , Piselli, F., Pizzorno, A. e Trigilia, C. 2001 Il capitale sociale. Istruzioni per l'uso, Bologna, Il Mulino. Bagozzi, F. 1996 Generazione in ecstasy, Torino, Edizioni Gruppo Abele. Bajzek, ]. e Milanesi, G. 2006 Sociologia della religione, Torino, Editrice Elledici. Banca d'Italia 2006 Congiuntura e politiche economiche, in «Bollettino Economico»,

46. Barbagli, M., Castigliani, M. e Dalla Zuanna, G. 2004 Fare famiglia in Italia. Un secolo di cambiamenti, Bologna, Il

Mulino. Barilaro, A. e Celata, C. 2000 Attori di prevenzione. Da un'esperienza territoriale, un metodo

di lavoro possibile contro le dipendenze, Milano, Franco An­geli.

Barone, C. 2005 Per amore o per interesse? I.:investimento in istruzione tra

vocazione e strumentalità in Buzzi [2005] . 2007 Le motivazioni di studio nella scuola di massa: per amore, per

forza o per interesse?, in Cavalli e Argentin [2007] . Bauman, Z. 1999 La società dell'incertezza, Bologna, Il Mulino. 2001 Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Roma­

Bari, Laterza. 2002 La società individualizzata, Bologna, Il Mulino.

3 80

Page 383: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Bazzanella, A. 2005 Scienza ed ecologia tra fiducia e cautela, in Buzzi [2005] . Bazzanella, A. e Frontini, M. 2006 Appartenenza religiosa, percezione delle norme sociali e tra-

sgressione, in Grassi [2006] . Beck, U. 1999 Che cos'è la globalizzazione, Roma, Carocci. 2003 La società cosmopolita. Prospettive dell'epoca post-nazionale,

Bologna, Il Mulino. Berger, P.L. 1995 Il brusio degli angeli. Il sacro nella società contemporanea,

Bologna, Il Mulino. Bernardi, F. 2002 La scelta del coniuge, in Schizzerotto [2002] . Bianco, M.L. 1997 Donne al lavoro. Cinque itinerari fra le disuguaglianze di genere,

Torino, Scriptorium. Biliari, F. e Ongaro, F. 1 999 Lasciare la famiglia d'origine: quando e perché?, in De Sancire,

Pinnelli e Santini [1999] . Bimbi, F. 2000 (a cura di) , Madri sole. Meta/ore della famiglia ed esclusione

sociale, Roma, Carocci. 2003 (a cura di) , Differenze e disuguaglianze. Prospettive per gli

studi di genere in Italia, Bologna, Il Mulino. Bimbi, F. e La Mendola, S . 1 999 Contratti di genere e modelli di identità femminile, in De

Sancire, Pinnelli e Santini [ 1999] . Biolcati Rinaldi, F. 2000 I non lettori dei quotidiani, in «Problemi dell'informazione»,

XXV, 2. Biorcio, R. 1992 Gruppi, tipi, tipologie, in Livolsi [1992] . Blalock, H.M. 1967 Toward Theory o/ Minority Group Re!ations, New York, John

Wiley and Sons. Bobo, L. 1988 Group Con/lict, Prejudice, an d the Paradox o/ the Contemporary

Racial Attitudes, in Katz e Taylor [1988] . Bonica, L. 2001 Io e la transizione scuola-formazione-lavoro. Questionario.

Dipartimento di psicologia. Laboratorio di psicologia dello sviluppo, Università di Torino.

3 8 1

Page 384: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Borgna, P. 2001 Immagini pubbliche della scienza. Gli Italiani e la ricerca

scientifica e tecnologica, Torino, Edizioni di Comunità. Bosio, A.C. 2006 Esplorare il cambiamento. Studi in onore di Gabriele Calvi,

Milano, Franco Angeli. Boudon, R. 1991 Azione sociale, in Enciclopedia delle scienze sociali, Roma,

Istituto della Enciclopedia Italiana, L 2003 Declino della morale? Declino dei valori?, Bologna, Il Mulino. Bourdieu, P. 1979 La distinction. Critique sociale du Jugement, Paris, Minuit,

trad. it. La distinzione. Critica sociale del gusto, Bologna, Il Mulino, 2001 .

1998 La domination masculine, Paris, Seuil, trad. it. Il dominio maschile, Milano, Feltrinelli, 1999.

Braibanti, P. 2002 Promozione della salute attraverso la li/e skills education, co­

municazione al Convegno «Costruire la prevenzione», Firenze, AsL 10.

Brightbill, C.K. 1960 The Challenge o/ Leisure, Englewood Cliffs, N.J. , Prentice­

Hall. Bucchi, M. 1997 Lo sport e l'impiego del tempo libero, in Buzzi, Cavalli e de

Lillo [1997] . 2002 Scienza e nuove tecnologie, in Buzzi, Cavalli e de Lillo

[2002] . Bucchi, M. e Mazzolini, R.G. 2003 Big News, Little Science: Science Coverage in the Italian Daily

Press, 1946-1997, in «Public Understanding of Science>>, 12. Bucchi, M. e Neresini, F. 2002 Biotech remains unloved by the more in/ormed, in «Nature»,

4 16. 2004 Why Are People Hostile To Biotechnologies?, in «Science»,

304 . 2006 (a cura di) , Cellule e cittadini. Biotecnologie nello spazio pub-

blico, Milano, Sironi Editore. Burns, C.D. 1932 Leisure in the Modern World, London, Allen & Unwin. Buzzi, C. 1994 La salute del futuro, Bologna, Il Mulino. 2003 Tra modernità e tradizione: la condizione giovanile in Trentina,

Bologna, Il Mulino.

3 82

Page 385: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2005 (a cura di) , Crescere a scuola. Il pro/ilo degli studenti italiani, in «l Quaderni», Fondazione per la Scuola, 8 .

Buzzi, C. , Cavalli, A. e de Lilla, A . 1997 (a cura di), Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto IARD

sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino. 2002 (a cura di), Giovani del nuovo secolo. Quinto rapporto IARD

sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino.

Calvi, G. 2005 (a cura di) , Generazioni a confronto, Padova, Marsilio. Campbell, C. 1987 The Romantic Ethic and the Spiri! o/ Modern Consumerism,

Oxford, Blackwell, trad. i t . , I.: etica romantica e lo spirito del consumismo moderno, Roma, Edizioni Lavoro, 1992.

Camussi, E. e Leccardi, C. 2005 Stereotypes o/ Working Women: The Power o/ Expectations,

in «Social Science Information», 44, l . Caprara, G.V. 2001 La valutazione dell'autoefficaàa, Trento, Erikson. Capraro, G. 1995 (a cura di), I valori degli Europei e degli Italiani negli anni

novanta, Trento, Regione Autonoma Trentina Alto Adige. Cartocci, R. 2000 Chi ha paura dei valori? Capitale sociale e dintorni, in <<il

Mulino», 3 . Castells, M. 1989 The In/ormational City, Oxford, Blackwell Publishing Ltd. 2003 Il potere delle identità, Milano, EGEA, Università Bocconi

Editore. Catellani, P. e Corbetta, P. 2006 (a cura di), Sinistra e destra, Bologna, Il Mulino. Catellani, P. e Milesi, P. 2006 Pregiudizio. Sguardi diversi sugli altri, in Catellani e Corbetta

[2006] . Cavalli, A. 2005 Il rapporto tra le generazioni nelle istituzioni educative, in

Calvi [2005] . 1997 La lunga transizione all'età adulta, in Buzzi, Cavalli e de Lilla

[1997] . 2007 Il vissuto dell'esperienza scolastica, in Cavalli e Argentin

[2007] . Cavalli, A . e Argentin, G. 2007 (a cura di) , Giovani a scuola. Un'indagine della Fondazione per

la Scuola realizzata dall'Istituto IARD, Bologna, Il Mulino.

3 83

Page 386: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Cavalli, A., Cesareo, V., de Lillo, A . , Ricolfi, L. e Romagnoli, G. 1 984 Giovani oggi. Indagine fARD sulla condizione giovanile in Italia,

Bologna, Il Mulino. Cavalli, A. e de Lillo, A. 1988 Giovani anni 80. Secondo rapporto fARD sulla condizione gio­

vanile in Italia, Bologna, Il Mulino. 1993a Giovani anni 90. Terzo rapporto fARD sulla condizione giovanile

in Italia, Bologna, Il Mulino. 1993 b I giovani come consumatori, in Cavalli e de Lillo [ 1993 a] . Cavalli, A. e Facchini, C. 2001 (a cura di) , Scelte cruciali. Indagine fARD su giovani e famiglie

di fronte alle scelte alla fine della scuola secondaria, Bologna, Il Mulino.

Cavalli, A. e Galland, O. 1996 (a cura di), Senza /retta di crescere. I:ingresso difficile nella

vita adulta, Napoli, Liguori. CENSIS 2003 La coesione urbana e territoriale, Roma. Chiesi, A. 2002 La trasformazione del lavoro giovanile, in Buzzi, Cavalli e de

Lillo [2002] . Cohen, E. 1974 Who is a Tourist? A Conceptual Clari/ication, in «Sociological

Review», 22. Colombo, E. e Rebughini, G. 2003 La medicina che cambia. Le terapie non convenzionali in Italia,

Bologna, Il Mulino. Cook, T.D. e Furstenberg, F. 2002 Explaining Aspects o/ the Transition to Adulthood in Italy,

Sweden, Germany, and the United States: A Cross-disciplinary, Case Synthesis Approach, in «Annals of the American Academy of Politica! and Social Science», 3 .

Corbetta, P. 2002 Metodi di analisi multivariata per le scienze sociali, Bologna,

Il Mulino. Corbetta, P. e Parisi, A. 1 997 (a cura di), A domanda risponde, Bologna, Il Mulino. Cortellazzi, S. 2004 I: arte e la parte. La formazione professionale e i nuovi scenari

formativi, Milano, Franco Angeli. Cortellazzi, S. e Pais, I . 2001 (a cura di) , Il posto della competenza: persone, organizzaziom;

sistemi formativi, Milano, Franco Angeli.

3 84

Page 387: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Coser, L. 1 956 The Function o/ Social Con/lict, Glencoe, IL, The Free

Press. .

Creed, P., Prideaux, L. e Patton, W. 2005 Antecedents and Consequences o/ Career Decisional States in

Adolescence, in <<]ournal of Vocational Behavior», 67 . Cristofori, C. 1990 Stato di moratoria: le rappresentazioni sociali dei giovani dal­

l'autonomia alla segregazione sociale, Milano, Franco Angeli. Crompton, R. 1998 Class and Stratz/ication: An Introduction to Current Debates,

Blackwell, Oxford, trad. it. Classi sociali e stratificazione, Bologna, Il Mulino, 1 999.

Curtis, ] . , Grabb, E.G. e Baer, D.E. 1992 Voluntary Association Membership in Fzfteen Countries. A Com­

parative Analysis, in «American Sociological Review», 57 . .

deGrazia, S . 1962 0/ Time, Work, and Leisure, New York, Twentieth Century

Fund. Delamater, ]. 2003 (a cura di) , Handbook o/ Social Psychology, New York, Ple­

num. de Lillo, A. 1993 Orientamenti di valore e immagini della società, in Cavalli e

de Lillo [1993a] . 2002 Il sistema dei valori, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . 2006 Il sistema de�·- valori dei giovani italiani. Persistenze e mutamenti,

in Bosio [2006] . della Porta, D. 2002 Introduzione alla scienza politica, Bologna, n Mulino. De Sandre, P. e Ongaro, F. 2003 Fecondità, contraccezione, figli attesi: cambiamenti e incertezze,

in Comune di Milano (a cura di), Fecondità e contesto: tra certezze ed aspettative, LaDeS, Milano, Franco Angeli.

De Sandre, P. , Ongaro, F. , Rettaroli, R. e Salvini, S . 1997 Matrimonio e figli: tra rinvio e rinuncia, Bologna, n Mulino. De Sandre, P. , Pinnelli, A. e Santini, A. 1999 (a cura di), Nuzialità e fecondità in trasformazione: percorsi e

fattori del cambiamento, Bologna, Il Mulino. De Singly, F. 1996 Le soz; le couple et la /amille, Paris, Nathan. Diamanti, I. 1997 I: Italia, un puzzle di piccole patrie, in Buzzi, Cavalli e de Lillo

[1997] .

3 85

Page 388: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2002 L'appartenenza territoriale: la generazione indifferente, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] .

Diani, M. 2000 Capitale sociale, partecipazione associativa e fiducia istituzionale,

in «il Mulino», 3 . Di Giulio, P. e Carrozza, S . 2003 Il nuovo ruolo del padre, in Pinnelli, Racioppi e Rettaroli

[2003] . Dumazedier, J. 197 4 Sociologie empirique du loisir. Critique et contre-critique de la

civilisation du loisir, Paris, Seuil, trad. it. , Sociologia del tempo libero, Milano, Franco Angeli, 1978.

Endler, N.S. e Parker, J.D.A. 1990 Coping Inventory /or Stress/ul Situations (CISS): Manual, To-

ronto, Multi-Health Systems. European Commission 2001 Eurobarometro 2001, Bruxelles. 2005 Eurobarometro 2005, Bruxelles.

Facchini, C. 2002 La permanenza dei giovani nella famiglia di origine, in Buzzi,

Cavalli e de Lillo [2002] . 2003 Il tempo familiare: centralità femminile, centralità adulta, in

«Inchiesta», 140. 2005 (a cura di) , Diventare adulti. Vincoli economici e strategie

familiari, Milano, Guerini e Associati. Facchini, C. e Villa, P. 2005 La lenta transizione alla vita adulta in Italia, in Facchini

[2005] . Fairchild, H. 1944 (a cura di) , Dictionary of Sociology, New York, Philosophical

Library. Fraccaroli, F. 2005 Progettare la carriera, Milano, Cortina. Frydenberg, E. 2000 Far fronte alle dz//icoltà. Strategie di coping negli adolescenti,

Firenze, Iter (ed. or. 1997) . Frydenberg, E. e Lewis, R. 1991 Adolescent Coping: The Di/ferent Ways in Which Boys and

Girls Cope, in <<Journal of Adolescence», 14. Fugate, M. , Kinicki, A.}. e Ashforth, B.E. 2004 Employabzlity: A Psycho-Social Construct, Its Dimensions and

Applications, in <<Journal of Vocational Behavior», 65.

3 86

Page 389: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Fullin, G. 2004 Vivere l'instabilità del lavoro, Bologna, Il Mulino.

Gallino, L. 2001 Globalizzazione e disuguaglianza, Roma-Bari, Laterza. Garelli, F. 2000 I giovani, il sesso, l'amore, Bologna, Il Mulino. 2006 L'Italia cattolica nell'epoca del pluralismo, Bologna, Il Muli­

no. Garelli, F., Guizzardi, G. e Pace, E. 2003 (a cura di) , Un singolare pluralismo. Indagine sul pluralismo

morale e religioso in Italia, Bologna, Il Mulino. Gaskell, G. e Bauer, M. 2001 (a cura di) , Biotechnology: The Years o/Controversy 1996-2000,

London, Science Museum. Gasperoni, G. 2005 Percorsi e prestazioni nella scuola secondaria superiore, in Buzzi

[2005] . Gatti, R. 1 998 (a cura di) , Ecstasy e nuove droghe, Milano, Franco Angeli. 2000 Introduzione. Prevenzione?, in Barilaro e Celata [2000] . 2004 DROGA Architettura e materiali per le nuove reti di intervento,

Milano, Franco Angeli. Giddens, A. 1990 La costituzione della società. Lineamenti di teoria della strut­

turazione, Milano, Edizioni Comunità. 1991 Modernity and Self-Identity. Self and Society in the Late Modern

Age, London, Polity Press. 1 992 The Trans/ormation o/ Intimacy, Cambridge, Polity Press,

trad. it. La trasformazione dell'intimità. Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne, Bologna, li Mulino, 1995 .

1994 Le conseguenze della modernità, Bologna, Il Mulino. Gilardi, S . 2002 Percezione di sé e soddisfazione personale, in Buzzi, Cavalli e

de Lillo [2002] . 2005 Gli studenti si descrivono: come mi vedo, come vedo il futuro

e come faccio fronte alle dz//icoltà, in Buzzi [2005] . Gori, E. 2004 L'istruzione e l'investimento in capitale umano, in Vittadini

[2004] . Gottlieb, A. 1982 Americans' Vacations, in «Annals of Tourism Research», 9 . Grassi, R. 2002 Tra presenza e fuga: il consumo di stupefacenti, in Buzzi, Cavalli

e de Lillo [2002] .

3 87

Page 390: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2005 I.:uscita dalla famiglia d'origine: una scelta razionale?, Società Italiana di Statistica, Giornate di Studio sulla Popolazione, VI ed., Padova.

2006 (a cura di) , Giovani, religione e vita quotidiana. Un'indagine dell'Istituto IARD per il Centro di Orientamento Pastorale, Bologna, Il Mulino.

Grossi, G. 2002 I consumi culturali, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . Gubert, R. 2000 (a cura di) , La via italiana alla postmodernità. Verso una nuova

architettura dei valori, Milano, Franco Angeli. Guglielmi, S. 2005 Al di là dei confini. L'identità territoriale nella società globale

post-moderna, in Buzzi [2005] . Guglielmi, S. e Vinante, M. 2007 Società della conoscenza, sistemi educativi e opportunità di

apprendimento, in Cavalli e Argentin [2007] .

Habermas, ] . 1999 La costellazione post-nazionale. Mercato globale, nazioni e

democrazia, Milano, Feltrinelli. Hall, D.T. 2004 The Protean Career: A Quarter-Century ]ourney, in <<Journal

of Vocational Behavion>, 65 . Hendry, L.B. et al. 1993 Young People's Leisure and Lifestyles, London, Routledge. Hitlin, S. e Piliavin, J.A. 2004 Values: Reviving a Dormant Concept, in «Annual Review of

Sociology», 30. Hoge, D.R. , Luna, C.L. e Miller, D.K. 1981 Trends in College Students Values Between 1952 and 1979: A

Return o/ the Fz/ties?, in «Sociology of Education», 54.

lacovou, M. e Berthoud, R. 2000 Young People's Lives: A Map o/Europe, Colchester, University

of Essex. lnglehart, R. 1 997 Modernization and Postmodernization: Cultura!, Economie,

and Politica! Change in 43 Societies, Princeton, NY, Princeton University Press, trad. it. La società postmoderna. Mutamento, ideologie e valori in 43 paesi, Roma, Editori Riuniti, 1998.

INVALSI 2006 Rapporto nazionale OcsE-PISA 2003. Il livello dei quindicenni

italiani in matematica, lettura, scienze e problem solving, Roma, Armando Editore.

3 88

Page 391: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

IREF 2000 L'impronta civica. Le /orme di partecipazione sociale degli ita­

liani: associazionismo, volontariato, donazioni. VII Rapporto sull'associazionismo sociale, Roma, Edizioni Lavoro.

ISTAT 2000 Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - Anno 1999,

Roma. 2005 Le trasformazioni familiari, in Rapporto annuale. La situazione

del Paese nel 2004, Roma. ITANES 2001 Perché ha vinto il centro-destra, Bologna, li Mulino.

Jervis, G. 1991 Atteggiamento, in Enciclopedia delle scienze sociali, Roma,

Istituto della Enciclopedia Italiana.

Katz, Ph. e Taylor, D. 1988 (a cura di) , Eliminating Racism. Pro/iles in Controversy, New

York, Plenum Press. Kelly, J. 1975 Leisure Decisions: Exploring Intrinsz'c and Role-Related Orien­

tations, in «Sociology Leisure», 7 .

La Valle, D. 2002a La fiducia nelle istituzioni e gli ideali di giustizia sociale, in

Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . 2002b Il capitale sociale nella teoria dello scambio, in «Stato e mer­

cato», 65 . 2003a Capitale sociale e indicatori del benessere, in «Quaderni di

sociologia», XLVIII. 2003b La partecipazione associativa, in Buzzi [2003] . 2003c Capitale sociale in Italia. L'andamento della partecipazione

associativa, in «Inchiesta>>, 139. 2003d Capitale sociale in Italia negli anni Novanta: le indagini Mul­

tiscopo, in «Sociologia e politiche sociali», 6. 2004 La partecipazione alle associazioni nelle regioni italiane (1993-

2001), in «Polis», 3 . Lavazza, S. 1998 «Cara» droga. Cannabis, ecstasy, cocaina,eroina e «nuove dro-

ghe», Milano, Franco Angeli. Lazarus, R.S. e Folkman, S. 1984 Stress, Appraisal and Coping, New York, Springer. Leccardi, C. 2002a Ruoli di genere ed immagini della vita di coppia, in Buzzi,

Cavalli e de Lillo [2002] .

3 89

Page 392: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

2002b Tra i generi. Rileggendo le differenze di genere, di generazione, di orientamento sessuale, Milano, Guerini e Associati.

Livingstone, S . 1998 Mediated childhoods. A comparative approach to young people's

changing media environment in Europe, in «European Journal of Communication», 13 , 4 .

Livolsi, M. 1 992 (a cura di) , Il pubblico dei media, Firenze, La Nuova Italia. 2003 (a cura di) , Il pubblico dei media. La ricerca sull'industria

culturale, Roma, Carocci. Livolsi, M. e Rositi, F. 1988 (a cura di) , La ricerca sull'industria culturale. I.;emittente, i

messaggz; il pubblico, Roma, La Nuova Italia Scientifica. Lucchini, M. e Schizzerotto, A. 2001 Mutamenti nel tempo delle transizioni alla condizione adulta:

un'analisi comparativa, in «Polis», 3 . Luhmann, N. 1990 Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Bologna, Il

Mulino. Lundberg, G. , Komarovsky, M. e Mclnnery, M.A. 1934 Leisure - A Suburban Study, New York, Columbia University

Press.

Mac Cannell, D. 1976 The Tourist: a New Theory o/ the Leisure Class, New York,

Schocken Books, trad. it, Il turista, una nuova teoria della classe agiata, Torino, UTET, 2005 .

Maffioli, D. e Sabbadini, L.L. 1999 r.; asimmetria di genere nelle coppie con figli, in De Sand re,

Pinnelli e Santini [ 1999] . Maggiolini, A. e Pietropolli Charmet, G. 2004 (a cura di) , Manuale di psicologia dell'adolescenza: compiti e

conflitti, Milano, Franco Angeli. Maio, G.R. , Olson, ].M., Bernard, M.M. e Luke, M.A. 2003 Ideologies, Values, Attitudes, and Behaviour, in Delamater

[2003] . Marini, F. 1990 Successo e insuccesso nello studio. La teoria attribuzionale della

motivazione scolastica, Milano, Franco Angeli. Mazzara, B.M. 1997 Stereotipi e pregiudizi, Bologna, Il Mulino. Mazzocchetti, A. e Scalone, F. 2003 Dalla convivenza al matrimonio. Determinanti, differenze di

genere e confronti tra paesi europei, in Pinnelli, Raccioppi e Rettaroli [2003 ] .

3 90

Page 393: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Melucci, A. 1994 Passaggi d'epoca. Il futuro è adesso, Milano, Feltrinelli. 2000 Parole chiave, Roma, Carocci. Melucci, A. e Fabbrini, A. 2000 Età dell'oro. Adolescenza tra sogno ed esperienza, Milano,

F eltrin elli. Micheli, G. 2006 Cambiamenti in corso nella famiglia «/orte», in G. Micheli (a

cura di), Strategie di Family Formation. Cosa sta cambiando nella famiglia /orte mediterranea, Milano Franco Angeli.

Moos, RH. 1993 Coping Response Inventory Youth Form: Pro/essional Manual,

Odessa, FL, Psychological Assessment Resources, Inc. Morcellini, M. 1997 Consumi e stili culturali, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [1997] .

Nedelmann, B. 1997 Ruoli maschili e femminili, in Enciclopedia delle scienze sociali,

Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. N eulinger, J. 1974 The Psychology o/ Leisure: Research Approaches to the Study

o/ Leisure, Springfield, IL, Thomas.

Operto, S. e Razzi, M. 2007 Il parere degli insegnanti: i focus group, in La dispersione sco­

lastica nella Provincia di Torino, Provincia di Torino - Area Istruzione e Formazione. Servizio programmazione.

Pahl, J. 1989 Money and Marriage, London, MacMillan. Pallini, M. 2006 (a cura di) , Il «lavoro a progetto» in Italia e in Europa, Bo­

logna, Il Mulino. Parker, S.R. 197 1 The future o/ Work and Leisure, London, MacGibbon and

Kee. Parsons, T. e Bales, R.F. 1955 Family, Socialization and Interaction Process, New York, Free

Press, trad. it. Famiglia e socializzazione, Milano, Mondadori, 1974.

Pateman, C. 1997 Il contratto sessuale, Roma, Editori Riuniti. Pedrabissi, L. e Santinello, M. 1994 La validità del «Coping Inventory /or Stress/ul Situations» di

Endler e Parker, in «Rivista di Psicologia», 4 .

391

Page 394: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Piccone Stella, S. e Saraceno, C. 1996 Genere. La costruzione sociale del /emminzle e del maschile,

Bologna, Il Mulino. Pieper, J. 1952 Leisure: The Basis o/ Culture, New York, Pantheon. Pietropolli Charmet, G. 2000 I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida, Milano,

Raffaello Cortina Editore. Pinnelli, A. , Racioppi, F. e Rettaroli, R. 2003 (a cura di) , Genere e demografia, Bologna, Il Mulino. Pisati, M. 2003 [;analisi dei dati. Tecniche quantitative per le scienze sociali,

Bologna, Il Mulino. Pizzorno, A. 1993 Condizioni della partecipazione politica, in Le radici della politica

assoluta e altri saggi, Milano, Feltrinelli. Polanyi, K. 197 4 La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche

della nostra epoca, Torino, Einaudi. Porro, R. 1988 Da un modello di consumo tradizionale ad una ipotesi di frui­

zione multimediale, in Li volsi e Rosi ti [1988] . Putnam, R.D. 1997 La tradizione civica nelle regioni italiane, Milano, Mondadori.

Ress, A. 2007 La dispersione scolastica: stato dell'arte, in La dispersione sco­

lastica nella Provincia di Torino, Provincia di Torino - Area Istruzione e Formazione. Servizio programmazione

Reyneri, E. 2002 Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino. Ricolfi, L. 1997 La politica immaginaria, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [1997] . 2002 r; eclissi della politica, in Buzzi, Cavalli e de Lillo [2002] . Ripamonti, C.A., Clerici, C.A. e Odero, S . 2005 I meccanismi di coping in età evolutiva, in «Ricerche di Psi­

cologia», 3 . Roberts, K. 1978 Contemporary Society and the Growth o/ Leisure, London,

Longman. Robertson, R. 1999 Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Trieste, Asterios

Editore.

392

Page 395: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Robinson, J. 1978 The Massi/ication o/ Democratization o/ the Leisure Class, in

«Annual American Academy of Politica! an d Social Science», 435 .

Rosina, A . , Fraboni, R . e Sabbadini, L.L. 2003 Diventare uomini e donne in Italia, in Pinnelli, Racioppi e

Rettaroli [2003] . Rusconi, G.E. 1993 Se cessiamo di essere una nazione, Bologna, Il Mulino. Ruspini, E. 2000 Madri sole e povertà nel contesto delle politiche familiari eu­

ropee, in Bimbi [2000] . 2003 Le identità di genere, Roma, Carocci.

Santi, E. 2003 Contratti di genere. Un'applicazione e confronti europei, in

Bimbi [2003 ] . Saraceno, C. 2001 (a cura di) , Età e corso della vita, nuova edizione, Bologna, Il

Mulino. Sarchielli, G. 2003 Psicologia del lavoro, Bologna, Il Mulino. Sartori, F. 2002 La giovane coppia, in Buzzi, Cavalli e de Lilla [2002] . 2005 Relazioni e stati d'animo a scuola: il vissuto dei giovani studenti,

in Buzzi [2005] . Sartori, L. 2006 Il divario digitale. Internet e le nuove disuguaglianze sociali,

Bologna, Il Mulino. Scabini, E. e Donati, P. 1988 La famiglia lunga del giovane adulto. Verso nuovi compiti

evolutivi, Milano, Vita e Pensiero. Scheepers, P. 2000 Ethnic Esclusionism in European Countries: Public Opposition

to Civil Rights /or lega! Migrants as a Response to Perceived Ethnic Threat, Working paper, presentato a Trento.

Schizzerotto, A. 2002 (a cura di), Vite ineguali. Disuguaglianze e corsi di vita nell'Italia

contemporanea, Bologna, Il Mulino. Schizzerotto, A. e Barone, C. 2006 Sociologia dell'istruzione, Bologna, Il Mulino. Schizzerotto, A. e Cobalti, A. 1994 La mobilità sociale in Italia, Bologna, Il Mulino.

3 93

Page 396: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Schofer, E. e Fourcade-Gourinchas, M. 2001 The Structural Contexts o/ Civic Engagement: Voluntary Asso­

ciation Membership in Comparative Perspective, in «American Sociological Review», 66.

Schwartz, S.H. 1994 Are there Universal Aspects in the Structure and Content o/

Human Values?, in <<}ournal of Social Issues», 50. Schwartz, S.H. e Bardi, A. 2001 Value Hierarchies Across Culture: Taking a Similarities Pers­

pective, in <<]ournal of Cross-Cultura! Psychology», 32. Schwartz, S .H. e Huismans, S. 1995 Value Priorities and Religiosity in Four Western Religions, in

«Social Psychology Quarterly», 53. Scidà, G. 1995 Associazionismo e lavoro non-pro/it in Italia e in Europa, in

Capraro [ 1995] 2000 La partecipazione associativa, in Gubert [2000] . Sennet, R. 1999 L: uomo flessibile, Milano, Feltrinelli. Sgritta, G .B. 2002 Il gioco delle generazioni. Famiglie e scambi sociali nelle reti

primarie, Milano, Franco Angeli. Sherif, M. e Sherif, C.W. 1969 Social Psychology, New York, Harper & Row. 1979 Research on Intergroup Relations, in W G. Austin and S. Wor­

chel (eds . ) , The The Social Psychology o/ Intergroup Relations, Monterrey, CA, Brooks/Cole.

Simmel, G. 1989 Sociologia (a cura di A. Cavalli) , Torino, Edizioni di Comunità

(ed. or. 1908) . Sirigatti, S . , Stefanile, C. e Toselli, M. 1996 Una misura per il coping: il Coping Inventory /or Stress/ul

Situations (CISS), in «Bollettino di Psicologia Applicata», 218 .

'

Sniderman, P., Peri, P. , de Figueiredo, R. e Piazza, Th. 2000 The Outsider. Prejudice and Politics in Italy, Princeton, Prin­

ceton University Press. Steiner, H., Erickson, S .J. , Hernandez, N.L. e Pavelski, R. 2002 Coping Styles as Correlates o/ Health in High Schools Students,

in <<]ournal of Adolescent Health», 30.

Tajfel, H. 1981 Human Groups and Social Categorie s. Studies in Social Psychology,

Cambridge, Cambridge University Press, trad. it. Gruppi umani e categorie sociali, Bologna, Il Mulino, 1985 , 1995 e 1999.

394

Page 397: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

1982a (a cura di), Social Identity and Intergroup Relations, Cambridge, Cambridge University Press.

1982b Social Psychology o/ Itergroup Relations, in «Annual Review of Psychology», 33 .

Tajfel, H. e Turner, J . 1979 Theory o/Intergroup Con/lict, in W. G. Austin and S. Worchel

(eds . ) , The The Social Psychology o/ Intergroup Relations, Monterrey, CA, Brooks/Cole.

Taurino, A. 2005 Psicologia delle differenze di genere, Roma, Carocci. Tichenor, P.]. , Donohue, G.A. e Olien, C.N. 1970 Mass media /low and dif/erential growth in knowledge, in

«Public Opinion Quarterly)), 34. TreeLLLe 2004 La scuola vista dai cittadini. Indagine sulle opinioni degli italiani

nei confronti del sistema scolastico, in «Ricerca)), l . 2006 Per una scuola autonoma e responsabile. Analisi, confronti e

proposte, in «Quadernm), 5 . Tullio-Altan, C. 1995 Ethnos e civiltà. Identità etniche e valori democratici, Milano,

Feltrinelli. Turner, J.C. 1982 Toward Cognitive Rede/inition o/ Social Group, in Tajfel

[1982a] .

Vassallo, S. 2006 Sinistra e destra. Una distinzione sfuggente ma necessaria, in

Catellani e Corbetta [2006] . Veblen, T. 1899 The Theory o/ the Leisure Class, London, MacMillan, trad. it . ,

La teoria della classe agiata: studio economico sulle istituzioni, Torino, Edizioni di Comunità, 1999.

Verba, S . , Nie, N.H. e Kim, J. 1987 Partecipazione e eguaglianza politica, Bologna, Il Mulino. Villa, P. 2004 La diffusione del modello di famiglia a doppia partecipazione

nei paesi europei e in Italia, in «Inchiesta)), 146. Vittadini, G. 2004 (a cura di) , Capitale umano. La ricchezza dell'Europa, Milano,

Guerini e Associati.

Wilson, J. 1980 Sociology o/ Leisure, in «Annual Review of Sociology)), 6. Wolf, M. 1992 Gli effetti sociali dei media, Milano, Bompiani.

3 95

Page 398: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Zani, B. 1999a Le strategie di coping in adolescenza, in Zani e Cicognani

[1999] . 1999b Affrontare gli eventi: significato e dimensioni del coping, in

Zani e Cicognani [ 1999] . Zani, B. e Cicognani, E. 1999 Le vie del benessere, Roma, Carocci.

396

Page 399: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

GLI AUTORI

GIANLUCA ARGENTIN, ricercatore dell'Istituto IARD, è dotto­rando in Sociologia presso l'Università degli Studi di Milano­Bicocca. Si occupa prevalentemente di indagini sull'istruzione e sulle nuove tecnologie. È membro del Comitato Scientifico dell'Istituto IARD.

ARIANNA BAZZANELLA è ricercatrice dell'Istituto IARD, dove cura progetti di ricerca su condizione, culture e consumi giovanili. Ha coordinato indagini sugli atteggiamenti dei giovani verso il mercato del lavoro e l'imprenditorialità, le nuove tecnologie, i comportamenti verso l'ambiente.

FERRUCCIO BIOLCATI RINALDI è ricercatore presso il Dipartimento di Studi Sociali e Politici dell'Università di Milano e insegna Metodologia delle Scienze Sociali presso la Facoltà di Scienze Politiche della stessa Università. Si occupa prevalentemente di valutazione delle politiche sociali, scolastiche e formative, povertà e politiche di sostegno al reddito, consumi culturali.

MASSIMIANO BuceRI insegna Sociologia della Scienza nell'Uni­versità di Trento. Si occupa di rapporti tra esperti scientifici, decisori politici e cittadini. È membro · del Consiglio per le Scienze Sociali.

CARLO Buzzi insegna Metodologia delle Scienze Sociali e Sociologia delle Generazioni nell'Università di Trento, di cui è Pro rettore con delega per i rapporti con la scuola e l' orien­tamento universitario. E membro del Comitato Scientifico dell'Istituto IARD.

397

Page 400: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

LETIZIA CAPORUSSO, dottoranda in Sociologia e Ricerca Sociale presso l'Università di Trento, si interessa prevalentemente del rapporto fra nuove tecnologie e diritti alla cittadinanza. Per l'Istituto IARD ha approfondito tematiche legate al tempo libero, allo sport, alle vacanze.

ALESSANDRO CAVALLI insegna Sociologia nell'Università di Pavia, dove è Presidente del Centro di Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore. È Presidente dell'Associazione Il Mu­lino, membro dell' Academia Europaea, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino e membro del Consiglio Direttivo della Fondazione per la Scuola. Presiede il Comitato Scientifico dell'Istituto IARD.

ANTONIO DE LILLO insegna Sociologia nell'Università di Milano­Bicocca. È membro del Comitato Scientifico dell'Istituto IARD e del Comitato Scientifico del Progetto Excelsior promosso dall'Unioncamere. È inoltre membro del Consiglio Scientifico delle riviste «Sociologia e ricerca sociale» e «Quaderni di sociologia».

DEBORAH DE LucA è assegnista di ricerca presso il Dipartimen­to di Studi Sociali e Politici dell'Università Statale di Milano. Si occupa di stratificazione sociale, capitale sociale, sviluppo economico e rapporti tra istituzioni politiche e mondo im­prenditoriale.

ANDREA DIPACE è ricercatore dell'Istituto IARD. Si occupa di indagini nazionali sulla condizione giovanile, con particolare riferimento ai consumi e alle nuove tecnologie.

CARLA FA C CHINI insegna Sociologia della Famiglia nell'U niver­sità di Milano-Bicocca. È coordinatrice del Corso di laurea in Servizio Sociale.

MICHELA FRONTINI è ricercatrice dell'Istituto IARD, dove cura progetti di ricerca a livello nazionale e transnazionale in tema di politiche sociali, pari opportunità e politiche del lavoro.

3 98

Page 401: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

SILVIA GILARDI è ricercatrice presso l'Università degli Studi di Milano ove insegna Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione. Collabora inoltre con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con l'incarico di docente nel corso di Metodi e Tecniche dei processi formativi.

RiccARDO GRASSI è ricercatore dell'Istituto IARD. Si occupa prevalentemente di indagini su valori, culture giovanili e pro­cessi di transizione alla vita adulta. È membro del Comitato Scientifico dell'Istituto IARD.

SIMONA GuGLIELMI è ricercatrice dell'Istituto IARD e dottoranda in Sociologia presso l'Università degli Studi di Milano. Progetta e realizza indagini sulla condizione giovanile, con particolare riferimento al sistema di education e alle pari opportunità.

DAVIDE LA VALLE insegna Sociologia (Istituzioni) presso l'Università degli Studi di Trento. Tra le sue pubblicazioni: La ragione dei sentimenti. Una teoria dello scambio sociale, Roma, Carocci, 2001 e Economia di mercato senza società di mercato. Un mutamento in corso, Bologna, Il Mulino, 2004.

CARMEN LECCARDI insegna Sociologia della Cultura nell'Università di Milano-Bicocca. È delegata rettorale per le problematiche di genere e le pari opportunità. È co-direttore della rivista «Time & Society>> e Vice-presidente per l'Europa del Research Committee 34, Sociology of Youth, lnternational Sociological Association. È membro del Comitato Scientifico dell'Istituto IARD.

PIERANGELO PERI insegna Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale presso l'Università di Trento ed è Adjunct Professar alla Burapha University (Thailandia). Svolge attività di ricerca su tematiche quali le relazioni etniche e i conflitti fra gruppi, i processi culturali, le istituzioni educative.

PAOLO Rossi è dottore di ricerca in Information Systems an d Organizations presso l'Università di Trento e docente di So­ciologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso la Facoltà di Psicologia del Polo di Rovereto dell'Università di Trento.

399

Page 402: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

FRANCESCA SARTORI insegna nell'Università di Trento Sociologia dell'Educazione presso il Corso di laurea triennale di Sociologia e Sociologia del Genere presso il Corso di laurea specialistica di Sociologia e Ricerca Sociale. Collabora con l'Istituto lARD dal 1997, occupandosi di problematiche giovanili con particolare riferimento alle questioni legate al genere.

MARCO VINANTE è ricercatore dell'Istituto lARD. Le sue attività di ricerca si focalizzano sui percorsi di istruzione e forma­zione professionale, sulle politiche attive per l'occupazione e sui sistemi di work/are. È membro del Comitato Scientifico dell'Istituto lARD.

ALBERTO ZANUTTO è dottore di ricerca presso l'Università di Trento e docente presso l'Università di Siena. È consulente per l'IPRASE nell'ambito dell'Osservatorio Giovani e dei Piani Giovani di Zona della Provincia Autonoma di Trento. Da di­verso tempo si occupa di attività di ricerca sui giovani trentini e nell'ambito dell'orientamento scolastico.

400

Page 403: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia
Page 404: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso le Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino DTP: Centro Immagine - Capannori (Lu)

Page 405: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

STUDI E RICERCHE

ultimi volumi pubblicati:

528. Luca Beltrametti, Vouchers. Presupposti, usi e abusi 529. La finanza pubblica italiana - Rapporto 2004, a cura di Maria

Cecilia Guerra e Alberto Zanardi 530. Angelo Paletta, Il governo dell'università. Tra competizione e

accountability 53 1 . I servizi sanitari in Italia - 2004, a cura di Gianluca Fiorentini 532. Giovanni Zanetti - Gianluigi Alzona, Europa e Italia: la sfida

della competitività 53 3 . Loredana Sciolla, La sfida dei valori. Rispetto delle regole e

rispetto dei diritti in Italia 534. Maurizio Arribrosini, Scelte solidali. L'impegno per gli altri in

tempi di soggettivismo 535 . Luca Lanzalaco, Le politiche istituzionali 536. Marcello Clarich, Autorità indipendenti. Bilancio e prospettive

di un modello 53 7 . Mauro Tebaldi, Il Presidente della Repubblica 538. La finanza pubblica italiana - Rapporto 2005, a cura di Maria

Cecilia Guerra e Alberto Zanardi 539. Sandro Gozi, La Commissione europea. Processi decisionali e

poteri esecutivi 540. Per lo sviluppo. Un capitalismo senza rendite e con capitale, a ,

cura di Renzo Costi e Marcello Messori 54 1 . Per lo sviluppo. Fisco e wel/are, a cura di Silvia Giannini e Paolo

Onofri 542. Per lo sviluppo. Processi innovativi e contesti territoriali, a cura

di Mario Amendola, Cristiano Antonelli e Carlo Trigilia 543. Marcello Bianchi - Magda Bianco - Silvia Giacomelli - Alessio

M. Pacces - Sandro Trento, Proprietà e controllo delle imprese in Italia. Alle radici delle difficoltà competitive della nostra industria

544. Oltre il declino, a cura di Tito Boeri, Riccardo Faini, Andrea !chino, Giuseppe Pisauro e Carlo Scarpa

Page 406: Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia

545 . Donatella Della Porta - Manuela Caiani, Quale Europa? Euro­peizzazione, identità e conflitti

546. Salvatore Lanza - Francesco Silva, I servizi pubblici in Italia: il settore elettrico

547. Luisa Torchia, Il governo delle dzfferenze. Il principio di equi-valenza nell'ordinamento europeo

548. Alberto Zanardi, Un federalismo fiscale responsabile e solidale 549. Marco Giuliani, La politica europea 550. La finanza pubblica italiana - Rapporto 2 006, a cura di Maria

Cecilia Guerra e Alberto Zanardi 55 1 . Sistema scolastico e disuguaglianza sociale. Scelte individuali

e vincoli strutturali, a cura di Gabriele Ballarino e Daniele Checchi

552. Franco Garelli - Augusto Palmonari - Loredana Sciolla, La socia­lizzazione flessibile. Identità e trasmissione dei valori tra i giovani

553 . Francesco Merloni, Dirigenza pubblica e amministrazione im-parziale

554. Gustavo De Santis, Previdenza: a ciascuno il suo? 555. Alessandro Natalini, Il tempo delle riforme amministrative 556. Corrado Bonifazi, I: immigrazione straniera in Italia 557 . Maria Concetta Chiuri - Nicola Coniglio - Giovanni Ferri, I: esercito

degli invisibili. Aspetti economici dell'immigrazione clandestina 558. Stefano Giubboni - Giovanni Orlandini, La libera circolazione dei

lavoratori nell'Unione europea. Principi e tendenze 559. Gli italiani e la politica, a cura di Marco Maraffi 560. Lorenzo Stanghellini, Le crisi di impresa fra diritto ed economia.

Le procedure di insolvenza 561. La finanza pubblica italiana - Rapporto 2007, a cura di Maria

Cecilia Guerra e Alberto Zanardi 562. Pippa Norris - Ronald Inglehart, Sacro e secolare. Religione e

politica nel mondo globalizzato 563 . Rosa Mulé, Dentro i DS 564. Carlo Baccetti, I postdemocristiani 565. Roberto D' Alimonte - Alessandro Chiaramonte, Proporzionale ma

non solo. Le elezioni politiche del 2006 566. Carmen Belacchi - Beatrice Benelli, Il significato delle parole. La

competenza definitoria nello sviluppo tipico e atipico 567. Come sta cambiando l'Italia. In ricordo di Riccardo Faini, a cura di

Richard Baldwin, Giorgio Barba Navaretti e Tito Boeri

5 68. Rapporto giovani. Sesta indagine dell'Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, a cura di Carlo Buzzi, Alessandro Cavalli e Antonio de Lillo


Recommended