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RAPPORTO MISSIONE IN ERITREA REGIONE DEL GASH BARKA- … · 2006-05-19 · (quale alimento per le...

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RAPPORTO MISSIONE IN ERITREA REGIONE DEL GASH BARKA- DAL 19 AL 26 APRILE 2004 Obiettivi della missione Gli scopi della missione erano quelli di valutare l’implementazione ed il corretto raggiungimento degli obiettivi dei progetti che la Regione Emilia Romagna ha in questi anni co-finanziato alle diverse ong emiliano-romagnole oltre che a monitorare eventuali e nuove metodologie ed ambiti d’intervento nella Regione situata al confine con l’Etiopia ed il Sudan : il Gash Barka. La missione ha visto quindi il coinvolgimento dei rappresentati delle diverse ong emiliano – romagnole già da anni operative in Eritrea e coinvolte localmente nel sostenere un corretto ed oculato processo di sviluppo socio-economico della popolazione e del tessuto sociale della Regione del Gash Barka, quale una delle regioni eritree più colpite dalle distruzioni provocate da lunghi anni di guerra. I rappresentanti delle ong hanno accompagnato la delegazione della Regione Emilia Romagna durante il periodo di monitoraggio e valutazione dei progetti, mostrando e fornendo informazioni sulle attività realizzate ed in corso di realizzazione di ogni singolo progetto implementato nelle diverse località del Gash Barka, quali comunità target degli interventi. L’ERITREA L’Eritrea è il 52° Stato africano, l’ultimo ad aver raggiunto l’indipendenza, nel maggio del 1991, dopo trent’anni di guerra di liberazione combattuta contro il governo centrale etiopico. L’indipendenza, raggiunta con la liberazione della capitale, Asmara, ad opera del Fronte Popolare di Liberazione, è stata ratificata con un referendum svoltosi, sotto il controllo della comunità internazionale, il 25 aprile del 1993. Il Paese, che aveva raggiunto un fiorente sviluppo economico negli Anni Cinquanta e Sessanta, era uscito distrutto dalla politica “coloniale” del governo centrale etiopico e dal trentennale conflitto. L’opera di ricostruzione si presentava difficile e complessa, a causa della scarsezza delle risorse economiche su cui si poteva contare, della mancanza di una classe intermedia e delle capacità tecniche necessarie. Due intere generazioni di giovani avevano dovuto scegliere tra l’emigrazione e la partecipazione diretta alla lotta di liberazione, ed erano state costrette a rinunciare a sviluppare conoscenze da mettere a servizio dello sviluppo del paese. Tuttavia la ricostruzione veniva avviata con notevole successo e fino al 1998 il paese aveva tassi di Forma di governo: repubblica Indipendenza: 24 maggio 1993 Superficie: 121.143 Kmq Popolazione: 4.298.269 abitanti (cens. 2002) Capitale: Asmara Altre città: Assab, Tesseney, Keren, Massawa, Barentu Moneta: nakfa (suddivisa in 100 centesimi) Lingua: inglese, arabo e tigrino (ufficiali), italiano Gruppi etnici: Tigrini 50%, Tigrè 40%, Afar 4%, Hidareb 3%, Kunama 3% Religione: cristiani (copti) 50%, musulmani 50% Fuso orario: +2 Temp. media annua: 17,3 °C Giorni di pioggia: 5 l'anno
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RAPPORTO MISSIONE IN ERITREAREGIONE DEL GASH BARKA- DAL 19 AL 26 APRILE 2004

Obiettivi della missioneGli scopi della missione erano quelli di valutare l’implementazione ed il correttoraggiungimento degli obiettivi dei progetti che la Regione Emilia Romagna ha in questianni co-finanziato alle diverse ong emiliano-romagnole oltre che a monitorare eventualie nuove metodologie ed ambiti d’intervento nella Regione situata al confine con l’Etiopiaed il Sudan : il Gash Barka.La missione ha visto quindi il coinvolgimento dei rappresentati delle diverse ong emiliano– romagnole già da anni operative in Eritrea e coinvolte localmente nel sostenere uncorretto ed oculato processo di sviluppo socio-economico della popolazione e del tessutosociale della Regione del Gash Barka, quale una delle regioni eritree più colpite dalledistruzioni provocate da lunghi anni di guerra.I rappresentanti delle ong hanno accompagnato la delegazione della Regione EmiliaRomagna durante il periodo di monitoraggio e valutazione dei progetti, mostrando efornendo informazioni sulle attività realizzate ed in corso di realizzazione di ogni singoloprogetto implementato nelle diverse località del Gash Barka, quali comunità target degliinterventi.

L’ERITREA

L’Eritrea è il 52° Stato africano, l’ultimo1991, dopo trent’anni di guerra di libetiopico. L’indipendenza, raggiunta condel Fronte Popolare di Liberazione, è scontrollo della comunità internazionaraggiunto un fiorente sviluppo economdistrutto dalla politica “coloniale” deconflitto. L’opera di ricostruzione si scarsezza delle risorse economiche suclasse intermedia e delle capacità tecniDue intere generazioni di giovani avpartecipazione diretta alla lotta di libesviluppare conoscenze da mettere aricostruzione veniva avviata con notevo

Forma di governo: repubblicaIndipendenza: 24 maggio 1993Superficie: 121.143 KmqPopolazione: 4.298.269 abitanti (cens. 2002)Capitale: AsmaraAltre città: Assab, Tesseney, Keren, Massawa,BarentuMoneta: nakfa (suddivisa in 100 centesimi)Lingua: inglese, arabo e tigrino (ufficiali), italianoGruppi etnici: Tigrini 50%, Tigrè 40%, Afar 4%,Hidareb 3%, Kunama 3%Religione: cristiani (copti) 50%, musulmani 50%Fuso orario: +2Temp. media annua: 17,3 °CGiorni di pioggia: 5 l'anno

ad aver raggiunto l’indipendenza, nel maggio delerazione combattuta contro il governo centrale la liberazione della capitale, Asmara, ad opera

tata ratificata con un referendum svoltosi, sotto ille, il 25 aprile del 1993. Il Paese, che avevaico negli Anni Cinquanta e Sessanta, era uscitol governo centrale etiopico e dal trentennalepresentava difficile e complessa, a causa della cui si poteva contare, della mancanza di una

che necessarie.evano dovuto scegliere tra l’emigrazione e larazione, ed erano state costrette a rinunciare a servizio dello sviluppo del paese. Tuttavia lale successo e fino al 1998 il paese aveva tassi di

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sviluppo paragonabili a quelli dei più promettenti Paesi africani, fino al 6%, 7% annualedi incremento del Pil. La nuova guerra con l’Etiopia, scoppiata all’improvviso nel maggiodel 1998 ha interrotto drammaticamente il processo di sviluppo, ripiombando il paesenell’emergenza della gestione di centinaia di migliaia di profughi (oltre 70.000 sonoancora nei campi profughi nelle zone prossime al confine), della mobilitazione di tutti icittadini dai 18 ai 40 anni, molti dei quali sono ancora in forza all’esercito, dellamancanza di manodopera per le attività produttive, della crisi economica e politica,inevitabili in situazioni come quella descritta.A tutto ciò si devono aggiungere fenomeni climatici e ambientali, quali le ricorrentisiccità e l’erosione dei terreni fertili, che non fanno che aggravare un quadro già grave. Secondo recenti stime delle agenzie specializzate dell’ONU, oltre il 67% dellapopolazione vive al di sotto della soglia di povertà e oltre un milione e mezzo di personesopravvivono grazie all’aiuto alimentare internazionale.

Asmara: la Cattedrale

LA REGIONE DEL GASH BARKA

La popolazione raggiunge 512.700 unità (circa 13etnie eritree. La maggior parte è di etnia Tigré ema sono presenti gruppi etnici minoritari, comeregione è potenzialmente la più fertile e ricca demare tra i 600 e i 1600 m.; la piovosità è compreva da una mimina di 12 a una massima di 47 grcome il Gash, il Barka, il Setit e il Sawa. Circa tradizionale (basata principalmente sulla trazionel’allevamento del bestiame (circa 4 milioni di capi,

Il Gash Barka è una regione moltovasta (la più grande dell’Eritrea, concirca 37.000 Km2) che si trova nellazona occidentale del Paese e confinaa ovest e a nordovest con il Sudan ea sud e a sudest con l’Etiopia. Laregione è divisa in 14 province econta ben 680 villaggi; il capoluogoè la città di Barentù (circa 28.000abitanti), in continua espansione.

0.000 famiglie) e comprende 8 delle 9 Tigrina (33% e 31% rispettivamente), i Cunama (13%) e i Nara (12%). Lall’Eritrea. Ha un’altitudine sul livello delsa tra 231 e 700 mm. e la temperaturaadi; è attraversata da fiumi importanti,l’85% degli abitanti vive di agricoltura animale, per lo più buoi e cammelli) e il 30% dello stock nazionale).

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Nel Gash Barka è iniziata, nel settembre del 1961, la guerra di liberazione eritrea: pertrent’anni la regione è stata campo di battaglia delle truppe etiopiche e dell’esercito diliberazione. Il conflitto, durato trent’anni, ha distrutto le infrastrutture esistenti(concessioni agricole di prodotti per l’esportazione come cotone, banane, agrumi;impianti per l’irrigazione e per la trasformazione dei prodotti agricoli) e ha impedito il suosviluppo socio economico.

Anche durante l’ultimo conflitto con l’Etiopia (maggio 1998 – dicembre 2000) la regioneè stata teatro di duri combattimenti. Nel corso della terza offensiva, nel maggio 2000,una larga parte è stata occupata dall’esercito nemico, che è arrivato fino a Barentu.L’intero territorio è stato devastato, gli edifici distrutti o pesantemente danneggiati, lamaggior parte dei servizi di pubblica utilità (scuole, centri di salute, ospedali, impiantiidrici) resi inservibili. Inoltre la vita economica dell’intera area è stata ridotta, ancorauna volta, ai minimi termini: per tre anni i campi non sono stati seminati, gli animalisono stati rubati o uccisi, gli attrezzi rubati, le strutture produttive distrutte osaccheggiate.

Dopo gli accordi di pace e in seguito alla costituzione della Fascia di SicurezzaTemporanea (TSZ) controllata dalla missione di pace dell’ONU, circa 50.000 sfollatihanno potuto fare ritorno ai villaggi di origine mentre altri 40.000 si trovano tuttora neicampi profughi: il loro ritorno nelle zone di origine è infatti impedito dalla forte presenzadi mine e dalla perdurante occupazione etiopica di alcune zone vicine ai confinimeridionali della TSZ. Soltanto la demarcazione dei confini potrà permettere la bonificadel territorio, il ritiro dell’esercito e il definitivo ritorno o ricollocazione degli sfollati.

Nello stesso tempo il Gash Barka sta ricevendo i rifugiati di ritorno dal Sudan:l’operazione, organizzata dall’UNHCR, cominciata nel maggio 2001, ha già riportato nellaregione oltre 100.000 persone.

Letto del Fiume Barka

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CENTRO DI FORMAZIONE AGRICOLA DI HAGAZHagaz è il centro di una vasta regione la cui popolazione è dedita ad una agricoltura disussistenza.Tre anni dopo l’indipendenza, 1994, il Governatore di Hagaz chiese alla Chiesa Cattolicala fondazione di un Istituto agro-tecnico. La Chiesa, a sua volta, avvicinò i fratelli delleScuole cristiane (De La Salle) perché ne assumessero la responsabilità. I lavori ebbero inizio nel 1997. L’Istituto aprì nel 1999. Il centro ha ricevuto vari aiutiprivati, tra i quali quelli delle Ong Gma e del Cefa, che hanno permesso la continuazionedei programmi di istruzione, formazione e lavoro tra i giovani studenti, ospiti del Centro,che arrivano da tutta l’Eritrea. Ogni pomeriggio gli studenti, dopo la mattinata di studioin classe, sono accompagnati dagli insegnanti nei campi per il tirocinio pratico,producendo così anche il loro cibo. In questi anni sono state messe a dimora più di5.000 piante.Dopo tre anni di studio del Progetto, l’Unione Europea ha approvato uno stanziamento dicirca 1.000.000 di euro. Questi sono stati utilizzati per realizzare nuove costruzioninecessarie allo svolgimento delle attività e per completarne altre in corso. Per esempio, i rappresentanti dei contadini di Hagaz hanno chiesto all’Istituto unsupporto alle loro attività agricole. L’Istituto ha già costruito la residenza per ricevere icontadini mentre seguono i corsi intensivi in agricoltura.

Il Centro include un laboratorio per la produzione del pane (per l’autoconsumo internoviene prodotto circa 1 quintale di pane al giorno), una officina di meccanica, unlaboratorio di falegnameria, diversi pollai, una stalla, un magazzino per il foraggio ed unacantina attrezzata per la produzione e l’imbottigliamento del vino (destinato al mercatoeritreo). E’ in fase di costruzione un piccolo caseificio per la trasformazione del latte (formaggi ederivati) da destinare sia al consumo interno del centro sia al mercato regionale. Vi sono inoltre serre per gli ortaggi e vivai per la ricerca e la sperimentazione di nuovecolture e diversi ettari di terreno vengono utilizzati dagli studenti per applicare sul campola teoria e le tecniche apprese durante le lezioni. Ad oggi il Centro ospita circa 300 studenti che svolgono corsi di formazione residenziali;in questi ultimi anni il Centro ha organizzato corsi intensivi di agricoltura a contadiniresidenti nei distretti limitrofi al fine di stimolare nuovi sistemi produttivi e diversificare laproduzione. Il campo d’azione del Centro è molto vasto: formazione professionale,salute, promozione della figura della donna, scolarizzazione primaria, costruzione dipozzi. A tale scopo il Centro di Formazione Agraria di Hagaz coordina progetti di sviluppo dilungo periodo quale la costruzione di infrastrutture base (punti di raccolta di acquapotabile) , promuove progetti di riabilitazione mirati a situazioni di emergenza e sostiene

Il Centro di sviluppa su 40 ettari diterreno, la maggior parte coltivati. Lastruttura del Centro è composta da aule,dormitori (stanze da 6 persone), mensa,uffici, biblioteca, laboratori utilizzati per larealizzazione di corsi attivi nel centro eduno spazio ricreativo esterno con campiattrezzati. Nel Centro vi sono aule perl’insegnamento, sale per gli insegnanti,una sala computer, aule attrezzate per leanalisi fisico-chimiche, un laboratorio pergli studi in veterinaria.

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programmi che promuovono interventi di sviluppo del sistema sanitario delle comunitàlocali limitrofe al Centro. Il corso di studi, della durata di tre anni, è rivolto a ragazzi/e che hanno conseguito lalicenza di scuola media inferiore (hanno di norma tra i 16 ed i 20 anni) e prepara glistudenti nelle differenti materie : meccanica agraria, veterinaria, agricoltura e pastorizia.I primi sei mesi del corso triennale (il corso è stato riconosciuto e parificato a quellistatali) è condiviso da tutti gli studenti poi ognuno di loro si specializza in una dellematerie previste.Il corso di studi di specializzazione, della durata di due anni, è rivolto a ragazzi chehanno già conseguito il diploma per gli studi medi superiori (l’età media dello studente ditale corso è sui 18/20 anni) e specializza gli studenti in tecniche agricole o veterinaria.Presso il centro vengono inoltre formati gruppi di contadini che intendono migliorare leloro tecniche di coltivazione dei terreni e/o allevamento degli animali, conoscere nuovisistemi produttivi e diversificare la produzione. Anche per altri gruppi sono previstimoduli formativi di diversa durata e sono corsi residenziali.

Vi sono altre colture in corso di sperimentazione qua(quale alimento per le galline).La produzione del centro è utilizzata soprattutto frutta, la verdura, galline e uova sono venduti sul meLa maggior parte dei terreni sono irrigati canal(attraverso tubi di diverse dimensioni a seconda dellflusso e della quantità giornaliera garantisce ad ognacqua e riduce al minimo lo spreco della stessa. L’acqua necessaria al centro sia per usi agricoli chediversi pozzi costruiti appositamente.

PROGETTI REALIZZATI DALLA ONG GMA-G

“Programma socio-economico della comunità K“, realizzato dalla Ong Gruppo Missioni AsmaraIl Villaggio di Enghernè è situato a pochi chilometridel fiume Barka, nella parte piu’a est del vasto bassopopolazione di oltre 3.000 abitanti. Quest’area geocaldo secco, con temperature molto elevate per grani 45 gradi centigradi, ed una piovosità limitata commassimo di 400 mm a secondo delle stagioni.

Vista la presenza di diversi gruppietnici (di religione cattolica,copta, mussulmana, animisti) nonè imposta la pratica di nessunareligione.Sulla maggior parte dei terrenicoltivati le colture predominantisono: frutta (limoni, mandarini),vite (sia uva da tavola che per laproduzione di vino) foraggio peranimali ed ortaggi (cipolle, ocra,patate, aglio).

li il mango, le noccioline e la cicoria

per l’autoconsumo interno; solo larcato locale.izzando l’acqua estratta dai pozzie necessità). La regolarizzazione deli coltura il fabbisogno necessario di

umani viene prelevata attraverso i

RUPPO MISSIONI ASMARA

unama del Villaggio di Eghernè.

dalla città di Agordat, in prossimitàpiano occidentale eritreo ed ha una

grafica è caratterizzata da un clima parte dell’anno, fino a raggiungerepresa tra un minimo di 250 ad un

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I Kunama, assieme ai Nara, sono di fatto il vero popolo “autoctono” dell’Eritrea, operlomeno del vasto bassopiano occidentale. Di origine camitica, a differenza dellamaggioranza tigrina di provenienza nord-africana e semitica, i Kunama abitano da tempoimmemorabile l’area che va dai contrafforti occidentali dell’altopiano eritreo sino alconfine con il Sudan. Le comunità Kunama del bassopiano occidentale eritreo sonoestremamente vulnerabili sia dal punto di vista economico che socio-sanitario. Nel giàproblematico scenario eritreo, le popolazioni del bassopiano (Tigrè, Kunama e Hidareb)costituiscono senza dubbio le fasce piu’ svantaggiate, sia per le difficilissime condizioniambientali che per un’endemica carenza di infrastrutture che trae le sue origini sin dalperiodo coloniale italiano. In effetti, mentre nell’altopiano sono ancora funzionantinumerose industrie, scuole ed ospedali costruite dalla potenza coloniale, nel bassopianooccidentale non vi è quasi segno di tali investimenti, fatta eccezioni per le città piu’grandi come Agodat e Barentu.I Kunama sono stati fortemente danneggiati dalla recente guerra tra Eritrea ed Etiopia,in particolare nell’ultima fase bellica che vide l’invasione etiopica del territorio da essiabitato, compresa la città capoluogo Barentu. A seguito degli accordi di pace, Barentu etutto il territorio che si staglia tra il fiume Barka ed il vecchio confine con l’Etiopia sonopassati sotto l’amministrazione ed il controllo delle Nazioni Unite come parte dellacosiddetta “Temporary Security Zone (TSZ-Zona di Sicurezza Provvisorio). Il popolo Kunama e tutta l’area del Gash Barka devono fare i conti con un ambientenaturale difficile, con siccità sempre più’ frequenti, tanto che il fiume Barka, una voltarigoglioso corso d’acqua perenne (l’unico in Eritrea) è ridotto oggi alla stregua di tutti glialtri Wadi africani (corsi d’acqua stagionali) con una stagione di piena, tra agosto edicembre, ed un lungo periodo di secca pressoché totale nella rimanente parte dell’anno.

Per questo motivo la gran parte dell’approvvigionamento idrico della regione proviene dapozzi superficiali (8-15 metri di profondità) scavanti nel letto del fiume o nelle sueprossimità.Occorre inoltre citare l’esponenziale aumento dei casi di persone affette dal virus HIV inconseguenza della guerra con l’Etiopia che, tra gli altri nefasti effetti, ha ancheprovocato il fallimento della politica di contenimento dell’epidemia fino ad alloraperseguito, non senza successi, dal governo eritreo. Ad oggi si parla di centinaia di migliaia di sieropositivi, con una percentuale molto alta dicasi di malattia conclamata con una rapidità di decorsi fatali causati, tra l’altro, dalle giàscarse difese immunitarie di una popolazione provata da carenze nutrizionali edigieniche.

Alcune immagini del Villaggio di Hamaleit-Enghernè

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Descrizione dell’intervento1) Riabilitazione idricaGli abitanti di Enghernè e dell’area limitrofa si approvvigionano d’acqua presso un pozzoscavato anni fa dalla locale missione di frati cappuccini. Tale pozzo, scavato giustoall’interno del letto del fiume Barka, è profondo circa 14 metri ed è in grado di produrreacqua per migliaia di persone durante tutto l’anno grazie ad una portata media di 7-8litri al secondo. Anche nei mesi piu’ aridi dell’anno, il pozzo conserva normalmente unlivello d’acqua disponibile di 4-5 metri. Purtroppo l’impianto di convogliamento dell’acquadal pozzo al villaggio viene regolarmente distrutto dalle piene annuali del fiume. Leconseguenze di tale problema sono sia di carattere igienico-sanitario che economico.Infatti la rottura delle tubazioni genera la necessità di procedere a costose riparazioni.Sebbene non complicati, tali lavori richiedono alcune settimane durante le quali lapopolazione locale non ha accesso all’acqua del pozzo, né dalle fontane né direttamentedal pozzo che, dopo le piogge, è coperto dalla acque del fiume.Il progetto è stato realizzato per proteggere le tubazioni attraverso un metodo semplicema efficace di “scavo tracce” per la posa di tubature protette da una sorta di trincee insabbia ed in materiale di riporto, così da permettere per tutto l’anno l’accesso all’acquada parte del Villaggio.

Riabilitazione idrica/pozzo con fontanelle

2)Accompagnamento di donne HIV positive attraverso un reinserimentosociale ed economico e la realizzazione di lavori di artigianatoIl GMA ha sostenuto questa iniziativa promossa da un gruppo di infermiere ed assistenticomunitarie, alcune delle quali suore laiche, le quali si sono trovate in anni recenti aconfronto con una emergenza di dimensioni catastrofiche. I casi di infezioni ,conconseguenze devastanti sul tessuto sociale delle comunità Kunama, stanno aumentandoin modo significativo. In particolare fra le donne che, oltre al naturale terrore cheaccompagna la scoperta della propria condizione, sono spesso colpite da una sorta diauto-isolamento sociale, con gravi effetti sulla psiche dei figli più piccoli, sia sultradizionale andamento dei rapporti comunitari del villaggio. L’intervento ha garantito un sistema di assistenza domiciliare svolto a alcune infermiereed assistenti, le quali si recano periodicamente a far visita alle ammalate, con frequenzavariabile a secondo delle loro condizioni e dei loro bisogni. L’intervento ha garantitoinoltre attività di formazione (volta ad aumentare il numero delle assistenti domiciliari edella animatrici-formatrici sul problema dell’Aids) di assistenza familiare ed avvio esostegno di piccole attività produttive (con formula di microcredito) da parte delle donnecolpite dall’HIV.

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3) Sostegno all’artigianato localeL’intervento ha sostenuto alcuni lavori tradizionali delle popolazioni Kunama, inparticolare lavori artigianali fatti utilizzando piante locali, quali ad esempio la palma dum.Oltre che oggettistica di vario genere, la Comunità di Enghernè ha già prodotto alcuniinteressanti lavori. In particolare i “setetà”, sorta di dischi pacciamanti naturali grazie aiquali è possibile, coprendo la base delle piantine di recente innesto, prolungare l’effettodell’irrigazione mantenendo la pianta piu’ umida e meglio protetta dal sole e dai suoieffetti essiccanti. Tale strumento, già adoperato dal GMA in alcuni interventi diriforestazione, è risultato molto utile, tanto da far prevedere una possibile espansionedel prodotto. Vengono prodotti inoltre varie tipi di stuoie da pavimento o da branda,denominate “toncoba” e una serie di oggetti in pietra (per abbellire pareti e mobilio ocome monili femminili)

Foglie di palma “dum” ad essiccare

“Piano di sostegno agli Hidareb: corsi di addestramento in pratiche agrarie eprimi interventi per l’avvio di attività agricole”-Villaggio di HamaleitIl Villaggio, sebbene sia il più piccolo del distretto (conta circa 1000 abitanti) è ilcapoluogo della provincia (distretto) di Kerkebet, dove vivono circa 30.000 persone dietnia Hidareb, il cui nucleo familiare in media è composto da 3-4 persone.La Comunità Hidareb corre oggi il rischio di estinzione (negli ultimi anni nasce solo 1figlio per famiaglia). Le ragioni principali di tale situazione sono riconducibili soprattuttoa malattie derivanti dalla scarsità dia acqua potabile, dalla malnutrizione, da problemisanitari come l’AIDS. Gli Hidareb sono un gruppo semi nomade che vive sostanzialmente di pastorizia e dicaccia. Essi vivono in una fascia che dal Sudan raggiunge le coste del mar Rosso. I loropunti di contatto con la popolazione stanziale sono alcune località che rappresentano unmercato potenziale per i loro prodotti e il luogo in cui loro si riforniscono

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Alta è la percentuale di mortalità infantile per malnutrizione o malattie, dato che la zonaè sprovvista di presidi sanitari.Le azioni del Progetto hanno previsto un corso residenziale della durata di 75 giorni pergruppi di Hidareb (25 componenti cadauno), che si è svolto presso la Scuola diformazione agraria di Hagaz. L’amministrazione locale ha identificato i beneficiari ai qualiè stato assegnato in seguito un lotto di 6 ha di terreno in aree con possibilità irrigue. Altermine del corso è stata data la possibilità a ciascun partecipante di accedere ad unfondo di rotazione con il quale far costruire un pozzo ed acquistare una pompa ed unminimo di metraggio di tubature per la gestione delle risorse d’acqua. E’ stato inoltre consegnato un kit di attrezzature per la lavorazione della terra e unaquantità di sementi e fertilizzanti necessari all’avvio della produzione. Il Centro di Hagazha inoltre stabilito di operare stabilmente nell’area, mettendo a disposizione una figura diagronomo locale ed una figura di tecnico della produzione animale per accompagnaresia i contadini formati che il resto della popolazione che vive nell’area.

Incontro con il Governatore del Distretto di KerkebetIl governatore ha sottolineato alcune difficoltà che gli abitanti del distretto incontranodurante l’attivazione delle attività produttive (in campo agricolo) ed in modo particolare:-la mancanza di preparazione e conoscenza da parte del personale locale nellariparazione delle parti meccaniche della pompa e la lontananza dai villaggi (perl’acquisto, il trasporto e la sostituzione dei pezzi di ricambio) ha causato, per mancataestrazione ed utilizzazione di acqua, la perdita dei raccolti orticoli;-la notevole distanza dai mercati di Agordat ( 4/5 ore) e Keren (5/6 ore), le bruttecondizioni delle strade di collegamento e la mancanza di mezzi di trasporto impedisce lavendita del prodotto integro (il prodotto arriva già deteriorato), la perdita del valore dellostesso (viene venduto a basso costo, subendo perdite), il necessario rifornimento delcarburante (per alimentare la pompa del pozzo) e l’acquisto regolare delle sementi;-anche se lo scorso anno si sono ottenuti guadagni soddisfacenti, le spese per lalavorazione dei terreni sono in aumento in quanto il costo per affittare per 1 ora untrattore necessario per arare, è pari a 350 nakfa ed è un prezzo imposto e noncontrattabile in quanto è l’unico servizio offerto nella zona;-il costo della manovalanza agricola per la raccolta dei prodotti è in continuo aumento(vengono assunti lavoratori stagionali dal Sudan) e l’etnia Hedareb non si presta, perquestioni culturali, alla lavorazione della terra in quanto da secoli sono pastori nomadi e

La loro cultura e la loro lingua sono cosìparticolari da rendere molto difficile illoro rapporto con le altre etnie chevivono sul territorio: fatto questo cherende tale popolazione particolarmentechiusa ed impermeabile. Tale aspettopresenta un primo carattereestremamente delicato proprio sulversante sanitario in quanto haevidenziato un primo problema legato adun alto tasso di consanguineità,particolarmente grave per il gruppo chevive a Kerkebet, il più numeroso. Vi èuna notevole sproporzione tra il numerodi donne e di uomini dovuta al fatto chemolte donne muoiono durante il periododi gravidanza -a causa dellamalnutrizione e delle difficoltà dispostarsi sul territorio alla ricerca dicondizioni migliori e nel momento delparto.

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non agricoltori stanziali. Il lavoro nei campi viene quindi affidato ai lavoratori sudanesi(questa zona dista dal confine tra Eritrea e Sudan solo 50/60 km.) sottraendo così partedei ricavato netto.

Un “dum” di terreno coltivato e il pozzo per l’irrigazione

PROGETTO REALIZZATO DALLA ONG GVC-GRUPPO VOLONTARIATO CIVILE

Il villaggio di Hawashite.Si trova nella Sub Zoba di Dighe, Zoba Gash Barka, 103 kilometri da Akordat. Hawashiteconta 600 famiglie residenti e circa 3000 abitanti. Il numero degli abitanti è salitorecentemente grazie al programma UNHCR di reinserimento dei rifugiati, rientrati dalSudan dopo l’ultimo conflitto con l’Etiopia. La maggior parte della popolazione appartieneal gruppo etnico dei Tigrè,di religione musulmana. Il principale mezzo di sostentamento èl’agricoltura e la pastorizia, di tipo stanziale. La situazione dei servizi sociali di base per la popolazione (acqua, sanità e scuole), almomento dell’inizio del progetto del GVC, era ad un livello molto basso. Il ritorno deirimpatriati, anche se ben accolto dal resto della popolazione, ha accelerato l’aggravarsi diquesti problemi. Hawashite ha una scuola elementare, con una popolazione scolastica di meno di 250alunni e 3 insegnanti. La scuola è stata costruita usando materiali locali, quali legno epaglia. Non ci sono latrine o acqua corrente.Gli abitanti di Hawashite non dispongono di una clinica, l’Health Center più vicino si trovaa trenta kilometri, nel villaggio di Keru. Esiste una strada, ma non asfaltata e non sonodiponibili servizi di trasporto pubblico. Non esistono mulini o macine, ed il mercato piùvicino si trova a Keru.

Vasca per abbeverare il bestiame Il pozzo con i punti acqua

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L’acqua estratta dal pozzo viene portata ad una cisterna posta sulla collina di fianco e poidistribuita attraverso 8 punti d’acqua (rubinetti situati vicino ai pannelli solari). Unguardiano ha il compito di far funzionare la pompa per l’estrazione e la distribuzionedell’acqua e controlla che i pannelli solari non vengano danneggiati. Il pozzo prevedeinoltre una piccola vasca di abbeveraggio degli animali.

La pompa a pannelli solari

PROGETTO REALIZZATO DALLA ONG PARMA PER GLI ALTRI

“Intervento in campo formativo a Barentù”Barentù è il capoluogo della regione del Gash Barka. La popolazione ammonta a circa30.000 persone, di cui il 45% donne, i nuclei familiari sono circa 6.250. Le attivitàeconomiche prevalenti sono l’agricoltura, la pastorizia ed il piccolo commercio.Le attività di questo progetto rispondono ad esigenze primarie fortemente avvertite dalgoverno e dalla popolazione locale. Si tratta di interventi che non implicano alte

Il progetto GVC di riabilitazione del puntod’acqua, ha facilitato l’approvvigionamento idricoper il villaggio di Hawashite. In precedenza, lapompa installata su questo pozzo veniva fattafunzionare tramite l’uso di carburante. Ciòrendeva l’approvvigionamento d’acquaenormemente costoso, costringendo quindi gliabitanti di Hawashite a cercare altre risorseidriche. Donne e bambini soprattutto,percorrevano lunghe distanze ogni giorno(almeno una o due ore) per trovare l’acqua.L’introduzione della tecncologia a pannelli solariha permesso un uso ottimizzato e sostenibiledelle risorse idriche esistenti. Attualmente ognifamiglia può disporre, ogni giorno del numeronecessario di taniche d’acqua, cioè tra 4 e 6.

Approvvigionamento d’acqua

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tecnologie né manutenzioni sofisticate e costose, poiché si investe soprattutto sullecomponenti umane e professionali. La scuola di formazione è gestita e coordinata dalla Diocesi di Barentu. Presso taleScuola (ancora in costruzione) è stato avviato e realizzato un corso di falegnameriarivolto a 10 studentiIl Progetto prevede inoltre l’avvio di corsi di formazione professionale nei settoridell’edilizia e della metalmeccanica, il cui avvio è previsto a breve. I corsi sono statitenuti presso le strutture messe a disposizione dall’Eparchia di Barentù (Diocesi). Neicorsi di edilizia e di falegnameria sono stati formati 10 uomini/donne con 4 formatori perla durata di 9 mesi (per ciascun corso), privilegiando la formazione pratica mediante l’apprendimento on the job delle varie fasi etecniche di lavorazione. Sia per la falegnameria che per la meccanica sono stati forniti gli equipaggiamentinecessari all’avvio dei laboratori (torni, trapani, mole, piallatrici, saldatrice, seghettialternativi ecc…) Una parte del personale formato verrà direttamente impiegato all’interno della officina,della falegnameria e di squadre di muratori della Diocesi, contribuendo ad avviare unsistema produttivo di autosostentamento. L’attrezzatura minima, fornita all’inizio delcorso ad ogni partecipante, verrà lasciata in dotazione allo stesso, al fine di favorirel’avvio di attività in proprio. La selezione degli studenti è stata fatta direttamente dalladiocesi cercando di coinvolgere il maggior numero di ragazzi che vivono in condizionisvantaggiate rispetto ad altri e che non hanno avuto la possibilità di completare la scuoladell’obbligo.

Partecipanti ai corsi e primi lavori fatti a mano

PROGETTI REALIZZATI DALLA ONG MANI TESE

“Training e supporto ad attività generatrici di reddito per le donne”Il progetto ha coinvolto donne sfollate, tornate nei loro villaggi di origine, dopo la finedel conflitto con l’Etiopia, soprattutto quelle capofamiglia. Si calcola che almeno il 25%del totale delle famiglie dipenda economicamente dalle donne, che vanno quindisostenute nella loro preparazione professionale e nel loro reinserimento nel mondoproduttivo. L’intervento è’ stato realizzato in tre località del Gash Barka e più’precisamente Barentù, Shambuco e Tokombia, dove si erano già svolti training intessitura e sartoria realizzati da Mani Tese in precedenti interventi.

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Il corso ha previsto inoltre la formazione anche sul piano gestionale delle donnecoinvolte nel progetto, il sostegno alla formazione di associazioni di produttrici,attraverso al pratica di un periodo di lavoro di gruppo, il controllo della qualità delprodotto. E’ stato favorito inoltre il collegamento tra domanda ed offerta dei prodotti, siasul mercato locale, sia per quanto riguarda il mercato turistico sia il mercato delcommercio equo e solidale, aiutando nel procurare commesse e contatti.I corsi hanno compreso una parte dedicata alla gestione di piccole attività produttive ehanno formato al risparmio ( una parte dell’incentivo viene risparmiato e si apre unconto bancario che le donne sono preparate a gestire) come strumento per l’accumulo diun piccolo capitale da impegnare per l’inizio della propria attività produttiva.Il progetto ha accompagnato la nascita di piccoli gruppi di produttrici che sono diventateautosufficienti alla fine del periodo previsto. Hanno ripagato infatti i costi dei mezzi diproduzione (macchine da cucire e telai). Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la NUEW (National Union Of EriytreanWomen) e con il competente settore del Ministero dell’Industria

“Training e sostegno all’avvio di attività agricole generatrici di reddito perdonne in zone colpite dalla guerra”L’agricoltura è una attività già praticata nella zone interessata dall’intervento. I maggioriostacoli sono costituiti dalla scarsità d’acqua e dalla mancanza di conoscenze tecniche. Iprodotti sono venduti nei mercati settimanali che si tengono nei vicini centri diShambuko e Tokombia.

Con questo progetto si è potuto daresostegno ad attività produttive per 10tessitrici e 54 sarte (formate nel corsodel 2001), nel campo di Mekete e inparte nelle cittadine di Barentù,Shambuko e Tokombia). Si sonoinoltre organizzati corsi per altre 20tessitrici, 30 donne nell’intreccio dellapaglia e di altre 30 nel lavoro con leperle di vetro..

Il progetto ha formato 60 donnenelle tecniche di orticoltura (30 aFode, 30 a Kulluku) e 170 nelletecniche di allevamento delpollame, fornendo loro il supportonecessario per avviare eproseguire autonomamente leattività. Le beneficiarie sono stateselezionate dalle singolecomunità e dagli amministratorilocali, in base a criteri fissati daMani Tese (assenze di reddito,interesse per l’attività proposta,essere donna capofamiglia,ecc…).

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Il primo intervento è stato quello di garantire l’approvvigionamento idrico necessario alleattività, riabilitando i pozzi a Fode, fornendo inoltre le motopompe e i tubi necessari perimmettere l’acqua nei canaletti di irrigazione dei terreni (in collaborazione con ilMinistero dell’Agricoltura). Il progetto ha previsto la fornitura di sementi ed utensili,mentre il Ministero ha messo a disposizione 0,25 ettari di terreno per ogni beneficiaria.Per le attività dell’allevamento, sono state formate 70 donne a Fode, 30 ad Angullu e 70a Kulluku. Al termine del training ogni beneficiaria ha ricevuto 25 pulcini e un quintale dimangime per il primo periodo di adattamento all’ambiente.

Alcune beneficiarie del progetto con i loro bambini

E stato inoltre fornito anche un pollaio per difendere i pulcini dai predatori (l’estremapovertà delle famiglie non permette di contare sul riciclaggio di materiali per costruireefficaci ricoveri). Durante entrambi i corsi sono stati trattati argomenti correlati all’alimentazione, allapreparazione e conservazione del cibo, alla salute e alla cura dei bambini.

Si è inoltre svolta una visita presso il Villaggio di Hadis Hadi al confine con la Regionedel Debub, abitato dall’etnia Zigrina.. Essendo situato nella zona in cui inizia l’altopianoche porta ad Asmara è popolato dall’etnia Zigrina.Hadis Adi è sempre stato abitato da allevatori ma le razzie incorse durante l’ultimoconflitto hanno privato la comunità degli animali (pecore e capre) sui quali si basava laloro economia di sussistenza.Anche in tale villaggio, Manitese sta organizzando dei corsi per la realizzazione di beniartigianali e mettendo in produzione alcuni ettari di terreno (soprattutto coltivandoortaggi) per poter dare loro la possibilità di riattivare un sistema produttivo che possagarantire un introito ed il miglioramento della dieta alimentare.

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PROGETTI REALIZZATI DALLA ONG NEXUS/CGIL

Alcune informazioni sulla Azienda Agricola di ShemshemiaL’azienda agricola, nata nel 1995 sulle rive del fiume Gash, è stata completamentedistrutta durante l’ultima invasione etiope (1998 – maggio 2000) ma da parte del Ncewvi è stata la volontà di rimettere in produzione i terreni e ricostruire gli edifici distruttianche grazie al sostegno di ong ed amministrazioni comunali e regionali italiane edeuropee.Inizialmente, l’azienda si estendeva su circa 80 ettari ma ad oggi occupa un’estensionedi 200 ettari di terreno coltivabile, completamente recintati.Di questi 200 ettari, ad oggi, circa 130 sono coltivati principalmente ad agrumi (80 ettaricon aranci, limoni, pompelmi) sfruttando un pozzo situato a qualche decina di metri dallariva del fiume. Il pozzo è largo 3 metri e profondo 35. L'acqua viene prelevata con duepompe diesel, che forniscono 12 l/s, pari a 7 m/cubi all'ora ciascuna.L'acqua viene mandata ad un serbatoio a cielo aperto, distante circa 500 metri dalpozzo, con un dislivello in salita di 2 - 3 metri, e da lì viene distribuita per gravità aicampi, attraverso tubi che portano acqua ai canali principali che circondano gliappezzamenti di terreno. Oltre al fatto di fornire acqua sufficiente a solo 1/3 dei terreniora a disposizione dell’azienda, tale pozzo e sistema di canalizzazione manuale registragrandi perdite e sprechi di acqua.Il resto degli ettari messi sino ad ora in produzione vengono coltivati con ortaggi (circa20 ettari coltivati con cipolle, aglio, pomodoro, patate e peperoncino) e altri prodottistagionali (sesamo e sorgo su circa 30 ettari) sfruttando le piogge, in quanto l'acquadell’unico pozzo non è sufficiente per tutta l’azienda agricola.Attualmente i mercati utilizzati per la vendita dei prodotti sono quelli di Tokombia eBarentu ma il sindacato ha realizzato un rapporto per allargare al mercato di Asmara lavendita dei beni orto-frutticoli prodotti in Shemshemia.

Ad oggi l’azienda agricola conta 40 dipendentivillaggi limitrofi e nelle vicinanze di Tocombia e BL’azienda agricola è gestita tramite il Comitatoappartenenti al Ncew ed ha diversi compiti dell’azienda, scelta degli eventuali interventi sted inserimento dei lavoratori stagionali ed assuscelta delle nuove culture da sperimentare (in ce marketing del prodotto sui mercati.

L’azienda agricola è gestita tramite ilComitato di Gestione, composto dapiù membri appartenenti al Ncew edha diversi compiti : gestione contabileed amministrativa dell’azienda, sceltadegli eventuali interventi strutturali diampliamento, coordinamento edinserimento dei lavoratori stagionalied assunzione di nuovo personaledipendente, scelta delle nuove cultureda sperimentare (in collaboratori conesperti e tecnici agricoli) e marketingdel prodotto sui mercati.

e tecnici (uomini e donne residenti neiarentu) e più di 80 lavoratori stagionali. di Gestione, composto da più membri: gestione contabile ed amministrativarutturali di ampliamento, coordinamentonzione di nuovo personale dipendente,

ollaboratori con esperti e tecnici agricoli)

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Ad oggi l’azienda agricola conta 40 dipendenti e tecnici (uomini e donne residenti neivillaggi limitrofi e nelle vicinanze di Tocombia e Barentu) e più di 80 lavoratori stagionali.All’interno dell’azienda sono stati ricostruiti gli uffici, il magazzino per il deposito degliattrezzi, carburante e macchinari per la lavorazione della terra e nuove aule per larealizzazione dei corsi di formazione (corsi di falegnameria e costruzione di attrezziagricoli, corso per la lavorazione del ferro e corso di meccanica per la riparazione deimacchinari per la lavorazione della terra) mentre nuove case in muratura sono statecostruite attorno al perimetro esterno dell’azienda per accogliere gli studenti cheparteciperanno ai corsi ed i lavoratori stagionali.

“Microcredito e formazione: supporto alle capacità imprenditoriali femminilinella Regione del Gash Barka” e “Acqua, formazione e microcredito”-Volendo favorire l’inserimento di nuovi lavoratori (aumento del reddito e conseguentemiglioramento della dieta alimentare del lavoratore e dei componenti del suo nucleofamiliare) e rendere produttivi i nuovi ettari dati in concessione all’azienda agricola,Nexus Cgil Emilia Romagna ha sostenuto la costruzione di due nuovi pozzi (in accordocon le richieste del Comitato di Gestione) situati sempre sulle rive del fiume Gash ma aqualche centinaio di metri dal primo, in opposte posizioni, in prossimità delle zone cheattualmente non sono irrigate dal pozzo esistente. Grazie infatti al progetto “Acqua, formazione e microcredito” i lavori di escavazione ecostruzione dei due pozzi sono già iniziati. I pozzi sono stati scavati tramite l’uso di una trivella meccanica ad una profonditàesattamente di 20 metri il primo e 17 metri il secondo. Saranno dotati di pompa dieselche assicurerà una portata di 8 litri/sec. per il primo e di 5 litri/sec per il pozzoposizionato a monte dell’azienda. Tramite i nuovi sistemi di irrigazione a goccia sipotranno mettere in produzione gli ettari rimasti siano ad ora incolti, economizzaresull’utilizzo della risorsa acqua e nel caso si mettesse tutto il terreno a coltura il numerodi lavoratori sia stabili che stagionali necessari verrà triplicato.

E’ stato inoltre realizzato un training formativo della durata di 1 settimana relativo allemodalità di accesso, utilizzo e gestione dei crediti, avendo previsto, all’interno delprogetto, l’attivazione e l’utilizzo di un fondo di microcredito per il sostegno dimicroimprese femminili per la produzione, commercializzazione e la vendita dei prodottiottenuti dalle attività di carattere agro-pastorale. Una delle difficoltà primarie per l’avviodelle attività economico-produttive è il difficile accesso al credito soprattutto in zonerurali. Per le donne risulta ancora più difficile l’accesso al credito in quanto, in maggiorparte analfabete e non pratiche dell’uso del danaro. Oltre alle difficoltà incontrate peravvicinarsi al sistema creditizio si aggiunge la scarsa disponibilità degli istituti di creditonel finanziare soggetti a rischio quali le donne, sino ad ora escluse dalle attivitàeconomiche. Nel 50% dei casi è la donna che ha la responsabilità del mantenimentodell’intera famiglia.

I progetti hanno permesso inoltre laformazione di 10 donne rientrate dalfronte (ex combattenti) residenti nelGash Barka, per il miglioramento delleloro capacità di gestione produttiva inambito agro-pastorale. Il corso diformazione, sia teorico che pratico sutecniche agricole ed allevamento dianimali , si è svolto presso la Scuola diformazione agraria di Hagaz ed haavuto carattere residenziale (circa 40ore settimanali per 3 settimane).

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Presso il Villaggio di Tokombagricoltori, costtuitasi di rece(macchinari, fondi di credito gli associati ad un costo minsono donne (parte delle donpreviste dal progetto)

PROGETTO

“Ricostruzione edificio di di Shimshimia”Il progetto è stato realizzato di Shimshimia , andata distquale edificio di stoccaggio commercializzazione dei proagricole. L’edificio preesistendelle truppe etiopiche, ritirateè stato realizzato in collabora(NCEW). Il progetto ha prevalentemente da utensili ulteriori posti di lavoro all’inte

INCONTRO C

L’incontro si è svolto conl’Ambasciatore colpito da uResponsabile dell’Unità Tecnil’attività della Regione Emili1997 ad oggi.L’Utl non gestisce direttamenuffici e per la visibility, avefinanziarie che fino a qualche

Al termine del periodo di reintegro dell’intero fondo (equindi in un momento successivo al termine del progetto)il fondo verrà gestito direttamente dal Comitato delleDonne (uno dei partner locali) e verrà destinato alsostegno di attività per lo sviluppo socio-economico dellapopolazione e delle zone rurali della Regione del GashBarka.Il progetto, coinvolgendo le donne capo famiglia e non ele donne rientrate dal fronte, ha inteso non solomigliorare le loro condizioni di vita (e di tutta la famiglia –sussistenza alimentare e aumento del reddito familiareper l’acquisto di beni di prima necessità) ma ancherivalutare il ruolo all’interno della comunità in cui vivono.

ia si è tenuto inoltre un incontro con il rappresentante deglinte (2003) al fine di favorire la condivisione di beni e serviziper acquisto sementi ed attrezzature, assistenza tecnica) traore. Ad oggi l’Associazione conta 76 membri dei quali 17ne che hanno aderito sono quelle formate con le attività

REALIZZATO DALLA ONG OVERSEAS

stoccaggio della produzione agricola presso la Farm

per ricostruire una struttura, presso la Cooperativa agricolarutta durante la guerra con l’Etiopia, che veniva utilizzatadella produzione agricola e di lavorazione preparatoria alladotti e della officina meccanica a supporto delle attivitàte è andato distrutto in seguito alla occupazione da partesi dopo la sigla dell’Accordo del 18 giugno 2002. Il progettozione con la Confederazione Nazionale dei Lavoratori Eritreiprevisto inoltre un piccolo equipaggiamento compostoe la formazione di maestranze per l’officina, creando così 4rno della Farm.

ON AMBASCIATA ITALIANA AD ASMARA

il Dr. Serra, primo Consigliere d’Ambasciata (assentena intossicazione alimentare) e con la D.ssa Emma Gori,ca Locale, ai quali è stato consegnato un report contenentea-Romagna in materia di cooperazione internazionale, dal

te fondi in loco se non per le spese di funzionamento deglindo il Ministero Affari Esteri di fatto “tagliato” le risorse anno fa erano a disposizione per progetti in loco.

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Hanno varie collaborazioni con agenzie internazionali su alcuni progetti, nell’ambito degliaccordi bilaterali. Auspicano una stretta collaborazione con il team dell’Unità tecnicalocale, soprattutto sui temi dell’accesso all’acqua e sulla sanità. Auspicano un maggior coinvolgimento della Regione anche a livello di immagine e divisibility su quanto fino ad ora realizzato, ritenendo importante il lavoro svolto in loco.Sarebbe importante rafforzare il legame di amicizia che lega la nostra Regione all’Eritrea,valutando l’opportunità per i prossimi mesi, di realizzare una missione economica(precedentemente svolta dalla Regione Marche); a tal fine l’Ambasciata ha preso contatticon l’Assessore Campagnoli perché valuti tale proposta.

INCONTRI REALIZZATI AD ASMARA

Con le organizzazioni non governative emiliano-romagnole:Rita Tassoni -Nexus Cgil Emilia RomagnaRaffaele Teodonno -Gruppo Missioni AsmaraBruna Sironi -ManiteseValentina Alberti -GvcGabriella Biasoli -Parma per gli altri

L’incontro è stato utile per verificare la possibilità di presentare, come unico consorzio(Regione Emilia-Romagna, Ong dell’Emilia-Romagna, 6 Comuni del reggiano: Cà delBosco di Sopra, Poviglio, Castelnovo di Sotto, Campagnola Emilia, Bagnolo in Piano,Novellara) un Programma integrato alla Commissione Europea o al Ministero Affari Esteriper un cofinanziamento. Il Programma sarà basato su tematiche condivise (acqua,sanità/igiene di base, formazione e sviluppo delle reti e del sistema produttivo in campoagricolo) da realizzare nei Villaggi che saranno individuati all’interno della Regione delGash Barka. Le aree, che saranno sottoposte a verifica nei prossimi mesi anche conspecifici incontri con le comunità locali, potrebbero essere la Sub Zoba di Gogne eShambuco e la Sub Zoba di Barentu e Mogolò, per un totale di circa 40.000 persone(minoranze etniche Kunama e Nara).

Rappresentanti Comitato DonneSollecitati, oltre che da un interesse come Regione a lavorare su questo tema, anche darappresentanti di Istituzioni eritree, oltre che dal nuovo Comitato che si sta costituendoin Eritrea per avviare un percorso di ricerca e studio sulle problematiche delle mutilazionigenitali femminili, abbiamo discusso la tematica e raccolto informazioni sulla situazionein Eritrea legata a tale ambito con le rappresentanti del Comitato Donne, qualeassociazione che ha preso attivamente parte al Comitato Eritreo, al quale partecipanomolto istituzioni, associazioni e singoli cittadini di diversa estrazione sociale (sia uominiche donne). Invieranno a breve un rapporto sulla ricerca di campo che stannoeffettuando in questi mesi (in collaborazione con il Ministero della Sanità) e su unacampagna che vorrebbero lanciare nel prossimo mese di ottobre, durante la celebrazionedella giornata nazionale della donna.

Incontro con Sindacato Lavoratori Eritrei (NCEW)L’incontro con il Segretario Generale Tekeste Baire ed il Responsabile del settoreRicerca e Cooperazione Internazionale del Sindacato Eritreo, Amanuel Negassi, svoltopresso la sede del Ncew, ha avuto lo scopo di approfondire e discutere le problematichelegate allo sviluppo delle comunità rurale della Regione del Gash Barka a livelloeconomico e sociale.

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Essendo il Ncew promotore di attività di formazione della classe lavoratrice a sostegno diun processo democratico di sviluppo socio-economico ed una istituzione attenta alleproblematiche del paese, l’incontro ha toccato diversi ambiti d’interesse : gli elementiche potrebbero favorire un processo interno di sviluppo socio-economico, gli elementiculturali e sociali che è giusto tenere in considerazione nel momento in cui si opera e si programmano interventi congiunti e trasversali e le differenti metodologie d’interventorispettose dell’ambiente e del contesto culturale in cui si opera. Entrambe le parti hanno concordato che i settori utili per innescare un processo disviluppo concreto che produca effetti nel breve periodo sono: agricoltura, allevamento,costruzione e sistemazione delle fonti idriche distrutte dalla guerra e non ultima laformazione tecnica.

_______________________________________________________________________Daniela Fanini e Maurizio CasiniMaggio 2004


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