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Rappresentare i processi di identificazione tra paesaggi e ... · malizzare i modelli cognitivi e...

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Rappresentare i processi di identificazione tra paesaggi e comunità Mariolina Besio “Né l’uno, né l’altro possono pretendere di esprimere dell’inesprimibile altro che parziali aspetti, distinti certo, ma in corrispondenza tanto stretta e necessaria quanto le facce opposte di un solido, facce che tuttavia vedrai solo una per volta. Non dimenticare allora che ce ne sono altre……” Theodore Monod, Lo smeraldo dei Garamanti, pag. 88 Rappresentazioni Lo stesso territorio può essere rappresen- tato in molte maniere diverse. Le rappre- sentazioni possono essere espresse con dif- ferenti linguaggi grafici, oppure restituire dif- ferenti aspetti della stessa realtà, utilizzan- do differenti codici di riferimento simboli- co. Inoltre, le rappresentazioni possono es- sere diverse poiché propongono differenti idee e differenti visioni della stessa realtà. Espressività e simbolismo attengono al “come rappresentare” e richiedono riflessio- ni sui linguaggi e sulle tecniche adatte a simulare la realtà nei documenti cartogra- fici. Intenzionalità e cognizioni percettive attengono al “cosa rappresentare” e richie- dono riflessioni sulla natura della realtà che vogliamo rappresentare e sulle figure più adatte per restituirne immagini signifi- cative. In altre parole richiedono la defini- zione di adeguate “ontologie territoriali” per stabilire gli elementi costitutivi e le relazio- ni possibili dei modelli cognitivi adatti ad esprimere idee e ragionamenti intorno alle ipotesi circa la realtà che vogliamo rap- presentare. Il tema della “rappresentazio- ne” pone quesiti a due diversi livelli: il pri- mo considera i linguaggi grafici e l’espres- sività delle immagini che simulano le forme della realtà territoriale; il secondo le struttu- re di concetti ed i modelli cognitivi che sot- tendono le rappresentazioni carto grafiche, in maniera più o meno esplicita. Per que- sta ragione nello studio delle rappresenta- zioni del territorio, in grado di manifesta- re il rapporto di identificazione tra le co- munità ed i loro spazi di vita, è stato se- guito un doppio registro: “rappresentazio- ne” come costruzione di immagini carto- grafiche che restituiscono figure del terri- torio secondo forme innovative del- l’espressività grafica; “rappresentazione” come formalizzazione esplicita, attraver- so procedure di elaborazione cognitiva, dei modelli mentali e dei ragionamenti attra- verso cui sono costruite le conoscenze del territorio, dell’ambiente e del paesaggio. Il doppio registro consente di rendere tra- sparente il rapporto tra l’“oggettività” (ap- parente) delle immagini e la “soggettivi- tà” (relativa) delle intenzioni e delle in- terpretazioni che le sottendono. 1 1 Per le scienze cognitive la “rappresentazione” indica sia un atto della mente che riproduce oggetti (cose ed idee), sia le modalità della loro riproduzione; non è specchio della realtà o una sua descri- zione empirica, non ha pretese di verità, ma richiede ragionamenti, motivazioni e giustificazioni
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Rappresentare i processi diidentificazione tra paesaggi e comunitàMariolina Besio

“Né l’uno, né l’altro possono pretendere di esprimere dell’inesprimibilealtro che parziali aspetti, distinti certo,

ma in corrispondenza tanto stretta e necessariaquanto le facce opposte di un solido,

facce che tuttavia vedrai solo una per volta. Non dimenticare allora che ce ne sono altre……”

Theodore Monod, Lo smeraldo dei Garamanti, pag. 88

RappresentazioniLo stesso territorio può essere rappresen-tato in molte maniere diverse. Le rappre-sentazioni possono essere espresse con dif-ferenti linguaggi grafici, oppure restituire dif-ferenti aspetti della stessa realtà, utilizzan-do differenti codici di riferimento simboli-co. Inoltre, le rappresentazioni possono es-sere diverse poiché propongono differentiidee e differenti visioni della stessa realtà.Espressività e simbolismo attengono al“come rappresentare” e richiedono riflessio-ni sui linguaggi e sulle tecniche adatte asimulare la realtà nei documenti cartogra-fici. Intenzionalità e cognizioni percettiveattengono al “cosa rappresentare” e richie-dono riflessioni sulla natura della realtàche vogliamo rappresentare e sulle figurepiù adatte per restituirne immagini signifi-cative. In altre parole richiedono la defini-zione di adeguate “ontologie territoriali” perstabilire gli elementi costitutivi e le relazio-ni possibili dei modelli cognitivi adatti adesprimere idee e ragionamenti intorno alleipotesi circa la realtà che vogliamo rap-presentare. Il tema della “rappresentazio-

ne” pone quesiti a due diversi livelli: il pri-mo considera i linguaggi grafici e l’espres-sività delle immagini che simulano le formedella realtà territoriale; il secondo le struttu-re di concetti ed i modelli cognitivi che sot-tendono le rappresentazioni cartografiche,in maniera più o meno esplicita. Per que-sta ragione nello studio delle rappresenta-zioni del territorio, in grado di manifesta-re il rapporto di identificazione tra le co-munità ed i loro spazi di vita, è stato se-guito un doppio registro: “rappresentazio-ne” come costruzione di immagini carto-grafiche che restituiscono figure del terri-torio secondo forme innovative del-l’espressività grafica; “rappresentazione”come formalizzazione esplicita, attraver-so procedure di elaborazione cognitiva, deimodelli mentali e dei ragionamenti attra-verso cui sono costruite le conoscenze delterritorio, dell’ambiente e del paesaggio.Il doppio registro consente di rendere tra-sparente il rapporto tra l’“oggettività” (ap-parente) delle immagini e la “soggettivi-tà” (relativa) delle intenzioni e delle in-terpretazioni che le sottendono.1

1 Per le scienze cognitive la “rappresentazione” indica sia un atto della mente che riproduce oggetti(cose ed idee), sia le modalità della loro riproduzione; non è specchio della realtà o una sua descri-zione empir ica, non ha pretese di verità, ma richiede ragionamenti, motivazioni e giustificazioni

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LinguaggiIl quadro “Rappresentazioni dei processi diidentificazione tra paesaggi e comunità nel-la pianificazione territoriale” non è una ba-nale campionatura di tecniche e di linguag-gi grafici sperimentati nei casi di studio.Le diverse immagini, anche se sembrano as-semblate in maniera casuale, registrano,invece, la sperimentazione di forme espres-sive, che si pongono su diversi piani dellacomunicazione intersoggettiva.I linguaggi degli schemi riassuntivi codi-ficano nella sintesi dell’astrazione graficaprocessi cognitivi intenzionali già realiz-zati, oppure tracciano indirizzi per quelliancora da realizzare. I linguaggi tecnico-simbolici delle discipline che studiano ilterritorio rappresentano nelle carte tema-tiche la distribuzione geografica di singo-li fenomeni, dopo averli isolati da tutti glialtri. Formulano rappresentazioni in unospazio che astrae da quello dei contesti rea-li, dove invece interagiscono molteplici fe-nomeni, e che ha solo due dimensioni, poi-ché sono trascurate sia la terza dimensionedella profondità di campo e del rilievo oroi-drografico, sia la quarta dimensione dellaprogressione della storia. Linguaggi ana-loghi sono utilizzati dai piani urbanisticiper rappresentare modelli di funzionamen-to della realtà territoriale. In questo casole geometrie corrispondono a porzioni diterritorio, in cui molteplici fenomeni sonocondotti a sintesi funzionali agli obiettivied alle retoriche dei piani. Infine i linguag-gi pittografici, che simulano l’espressivi-

tà delle cartografie antiche, e quelli reali-stici delle realtà virtuali restituiscono imma-gini che hanno profondità di campo somi-glianti con figure consolidate nell’imma-ginario collettivo. Assieme ai linguaggidella fotografia sono quelli che in maggiormisura si avvicinano al senso comune.Gli stili dei diversi linguaggi mettono a fuo-co rappresentazioni che si pongono su di-versi piani della comunicazione intersogget-tiva.2 Alcune sono funzionali alla comuni-cazione tra esperti appartenenti alle comu-nità scientifiche. Altre, pur non perdendo ilvalore scientifico dei contenuti conoscitivi,cercano di esprimerli in linguaggi compren-sibili anche ai non esperti, per condividerele conoscenze acquisite con gli abitanti e lecomunità locali e per stabilire una piattafor-ma di dialogo. Nel nostro caso abbiamo uti-lizzato tecniche e linguaggi differenti, chetalvolta rappresentano con varia immedia-tezza espressiva gli stessi contenuti. Abbia-mo iniziato con quelli più astraenti, per for-malizzare i modelli cognitivi e per imple-mentarli nelle tecnologie dell’informazionegeografica con cui abbiamo elaborato infor-mazioni e conoscenze, abbiamo conclusocon quelli più realistici, per rivestire le im-magini con forme espressive vicine alla com-prensione del senso comune.

Modelli cognitiviAnche se le rappresentazioni adottano lostesso linguaggio grafico, gli stessi oggettie le stesse figure territoriali possono ave-re significati molto diversi, se sono diver-

(Gargani [1994]; Putnam [1993]); dipende da categorie di senso, strutture semantiche e codici diriferimento (Quine [1966]; Agazzi (a cura di) [1979]). Le rappresentazioni delle geografie fisichedel territorio espr imono i punti di vista degli osservatori (Far inelli [2003]; Marson [2000]). “Ognirappresentazione della realtà è una selezione di elementi mirati ad evidenziare ciò che vogliamorappresentare” (Magnaghi [2001]). Nella rappresentazione ci sono gli oggetti del territorio, maanche un atto intenzionale che ha carattere creativo e progettuale (Besio [2003]). 2 Le rappresentazioni erano state potentissimi strumenti di comunicazione delle visioni paradigma-tiche dei padr i della pianificazione urbanistica (Garnier [1990]; Geddes [1973]). I prodotti tecnico-professionali e le posizioni teoriche ancor oggi si esprimono attraverso le rappresentazioni carto-grafiche. Esiste un’ampia letteratura; i) sulle tecniche e sui linguaggi grafici (Indovina (a cura di)[1984]; Bertin [1973]; Söderström [1995]; Gabellini [1996]); ii) sulla simulazione di ciò che sivede “nella realtà” (Pittaluga [1987]; AA.VV. [1982]); iii) sullo studio di singoli fenomeni tematici(Ozenda [1986]; Claval, Wieber [1969]).

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Fig. 1 - Rappresentazioni dei processi di identificazione tra paesaggi e comunità: linguaggi graficiCampionatura di rappresentazioni del territorio che utilizzano differenti linguaggi grafici. I lin-guaggi più astratti - schemi idiogrammatici e cartografia tecnica - sono funzionali alla codificazio-ne delle conoscenze tecnico-scientif iche tra esper ti. I linguaggi più realistici - pittografici dellasimulazione visioning - sono più adatti alla comunicazione tra conoscenze scientifiche e conoscen-ze del senso comune, per facilitare il dialogo tra esperti e non esperti.

si i modelli cognitivi che le sottendono.Diverse rappresentazioni possono restitu-ire intenzionalmente differenti interpreta-zioni dello stesso territorio. In questo casole immagini corrispondono alle rappresen-tazioni mentali ed alle trame cognitive at-traverso le quali la realtà è percepita, regi-strata e riconosciuta prima di essere rappre-

sentata. Ciò vale sia per le rappresentazionispontanee, espresse nelle immagini conso-lidate del senso comune, funzionali all’azio-ne ed alle prassi, sia per quelle formalizzatenei linguaggi tecnici-scientifici delle carto-grafie del territorio, funzionali a dare spie-gazioni dei fenomeni, oppure a formulareimmagini dei possibili assetti futuri. 3

3 La profonda rivoluzione epistemologica, introdotta dalle scienze cognitive che studiano le rappre-sentazioni come risulta to di processi cognitivi strutturati, soprattutto nei saperi che hanno r isvoltiapplicativi (Osherson [1995]), nella conoscenza iconica e diagrammatica (OASE Architectural

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Anche se non è sempre evidente, ogni rap-presentazione è l’esito di un processo co-gnitivo; in quanto tale è selettiva ed orienta-ta; considera alcuni elementi e non altri; at-tribuisce loro alcune caratteristiche lascian-do in ombra le altre; propone scale di giudi-zio e di valore in base ai caratteri prescelti;non mette tutti gli elementi nella stessa evi-denza e neppure li considera con la stessaimportanza. Il numero degli oggetti selezio-nati, le categorie servite per riconoscerli, lagerarchia dei valori con cui sono stati ordi-nati, le relazioni ed i nessi che li connettonosono i fattori che determinano il significatointenzionale delle rappresentazioni, fannocomprendere come il territorio è organizza-to o si trasforma secondo interpretazioni chepossono essere più o meno complesse. Perquesta ragione le legende delle carte costi-tuiscono le ontologie e gli schemi strutturaliutilizzati nei modelli cognitivi per ricostrui-re e simulare la realtà territoriale, e non sem-plici codici di trasferimento degli oggetti delterritorio nel lessico cartografico.4

La qualifica “identitaria”, se associata altermine “rappresentazione”, è carica del-le ambiguità che evocano e non definisco-no; come tutti i termini ricchi di connota-

zioni teoriche, culturali ed umane può as-sumere svariati significati in funzione deicontesti e delle intenzioni. Identità può cor-rispondere alla riconoscibilità dei tratti fisi-ci dell’immagine del territorio, analoga-mente a come la fotografia identifica lepersone nei documenti di riconoscimen-to. Tuttavia, non è questo il significato piùinteressante. Identità può essere anche ilcarattere profondo, non visibile, che con-traddistingue l’individualità di ciascun or-ganismo vivente. E’ il risultato di un proces-so di continua relazione, integrazione emodificazione dei caratteri materiali edimmateriali, distintivi delle singole perso-nalità (anche di quelle dei territori). Essasi è formata nel processo evolutivo in cui gliimpulsi di trasformazione, provenienti dalcontatto con fattori ed organismi esterni,hanno continuamente modificato i carat-teri costitutivi originari. Sotto questo pro-filo sono “rappresentazioni identitarie” quel-le che mettono in evidenza gli esiti formalidel processo storico di interazione dialet-tica tra le forme del territorio ed i comporta-menti delle comunità che le hanno plasma-te, “addomesticando” e “prendendosi cura”dei luoghi in cui hanno vissuto.5

Journal, n. 43, [1998]; Osherson [1995a]), e nelle conoscenze del senso comune, (Davis [1990];Frixione [2002]) non ha ancora avuto effetti nella pianificazione terr itoriale. Nel nostro caso lerappresentazioni, pur avendo contenuti scientifici, cercano di esprimersi con linguaggi grafici vici-ni alla comprensione del senso comune (Besio [2002]). 4 La conoscenza dipende dalla percezione della realtà territoriale, dal ragionamento e dal linguaggioutilizzato per esprimer la (Mark, Frank (eds.) [1991]). La percezione dipende dalla realtà “oggettiva”, maanche dai fini e dalle disposizioni secondo cui è osservata (Dewey [1967]), che mettono in gioco problemi disignificato e di contesto (Bruner [1997]; Quine [1987]). Contesto e significato condizionano il ragionamentosulla natura della realtà territoriale: di quali entità ed oggetti, di quali classi di entità ed oggetti, di quali proprietàed attributi (caratteristiche), di quali relazioni tra entità, ma anche tra le parti e l’insieme, di quali forme geneticheessa sia fatta (Casati, Varzi [1999]). In altre parole definiscono un’ontologia formale; cioè “….un artefatto,costituito da un particolare vocabolario usa to per descrivere una certa realtà ed in più un insieme diassunzioni esplicite circa il significato stabilito per i termini del vocabolario” (Casati, Smith, Varzi [1998]).Le legende delle rappresentazioni diventano, allora, il vocabolar io e, se opportunamente strutturate, lasintassi attraverso cui sono espresse le ipotesi sulla natura della realtà territoriale. 5 Molte discipline studiano l’identità come categoria in grado di spiegare individualità e differenze (Ara-gona [2000]; Bauman [2003]; Castells [2003]; Flanagan [1998]; Levi-Strauss [1996]; Morin [2002];Remotti [1996]; Sen [2000]; Sennet [1999]; Kundera [2001]). In urbanistica è categoria r icorrente, ma lasua definizione è sfuggente: sempre in bilico tra la perentorietà di immagini consolidate, che vivono divita propria negli stereotipi di città e paesaggio (Coppola Pignatelli [1992]) ed i processi simbiotici tra lecomunità ed i loro spazi di vita, nei quali prende forma secondo sequenza performative in continuodivenire (Decandia [2002]). Nel nostro caso è carattere performativo delle entità spazio-temporali, cheaccompagna il flusso inarrestabile di cambiamento senza modificare l’entità originaria.

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Differenti immagini possono interpretareil rapporto tra l’evoluzione dei processi in-sediativi e le dinamiche dei fenomeni na-turali secondo diversi piani di lettura, chetengono conto in varia misura anche dellaconsapevolezza che avevano degli uni edelle altre coloro che di volta in volta han-no operato. In questo senso le rappresen-tazioni corrispondono a forme di narra-zione che contribuiscono a rafforzarel’identificazione di alcuni caratteri del ter-ritorio, piuttosto che di altri. 6

Le rappresentazioni dei processi di iden-tificazione delle comunità con i loro am-biti di vita, nel nostro caso, sono l’esito diprocedimenti di elaborazione cartografi-ca orientati da paradigmi complessi. Que-sti non sempre sono evidenti nelle imma-

gini cartografiche, che costituiscono il ri-sultato finale di un procedimento di sinte-si molto articolato. Le rappresentazioninon sono neppure univocamente determi-nate poiché, al variare della distanza delpunto di osservazione o dei caratteri delterritorio che si vuole rappresentare, lostesso paradigma orienta diversi sviluppicognitivi che producono differenti imma-gini. Il quadro “Rappresentazioni della co-noscenza dei processi di identificazione trapaesaggi e comunità nella pianificazioneterritoriale” è uno schema ragionato dei ri-sultati ottenuti sviluppando differenti modellicognitivi che, pur riferendosi ad uno stes-so paradigma, tengono conto della distan-za del punto di osservazione e dei caratte-ri del territorio osservato.

Fig. 2 - Rappresentare la conoscenza dei processi di identificazione tra paesaggi e comunità: para-digmi e modelli cognitivi. Schema ragionato delle rappresentazioni del terr itorio che declinano lostesso paradigma, sviluppando modelli cognitivi differenti, in ragione della scala di rappresentazio-ne e delle peculiatià del territorio. Il paradigma dell’ecosistema dell’insediamento umano è allabase sia delle rappresentazioni dell’ecoregione urbana, nella conurbazione metropolitana genove-se, sia dei sistemi ambientali e dell’ecosistema dell’insediamento rurale, in quelle del territorio delParco Nazionale delle Cinque Terre. Alcune rappresentazioni sono state elaborate dal sistema GISIntergraph per produrre conoscenze complesse . In altre rappresentazioni gli stessi contenuti cogni-tivi sono sta ti rappresenta ti con i linguaggi grafici più realistici del visioning tradizionale .

6 Rappresentare il terr itorio è come raccontarne una stor ia; come nei racconti certi particolari ven-gono omessi, altri sono esaltati o trasfigurati (Marin, Corain [2001]; Fiorani, Garuffi (a cura di)

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Spazi apertiI casi di studioLe rappresentazioni riguardano gli “spaziaperti”; cioè i territori esterni alla città con-solidata, rimasti estranei agli interessi del-l’urbanistica per tutti gli anni in cui sonostati mesi a punto modelli e tecniche perrappresentare la formazione e lo sviluppodella “città industriale”. Infatti, allora era-no considerati spazi residuali, informi edindifferenziati, da acquisire alle illimitatepotenzialità della crescita della città.7

Oggi, che la città industriale ha esaurito ilsuo ciclo di sviluppo, siamo interessati astudiarne rappresentazioni pertinenti edappropriate per affermare la loro centrali-tà nella geografia di nuovi fenomeni ur-bani; per individuare i fenomeni che de-notano la specificità dei territori extraur-bani; per descrivere gli elementi naturalie quelli costruiti dall’uomo, costitutivi del-l’ambiente e del paesaggio; per esprimeresignificati che mettono in evidenza le dif-ferenze dei luoghi e delle regioni; per ren-dere manifesto il rapporto tra fattori natu-rali e fattori antropici; per interpretare iprocessi storici che li hanno attraversati;infine per rilevare le risorse naturali e quel-

le realizzate per opera degli uomini, le ca-pacità e le competenze che hanno messein campo, i loro sistemi di valori, i lorocomportamenti ed i loro modelli di vita.Tutti questi fattori, che nel passato si sonosedimentati progressivamente nel territo-rio, oggi costituiscono un patrimonio dibeni materiali ed immateriali, indispensa-bile per realizzare forme di sviluppo di-verso da quelle che hanno caratterizzatola città industriale.8

I luoghi della “rurbanità”I territori periurbani e quelli di frangia pe-riferica - circostanti i centri urbani di Ge-nova e La Spezia - ed il territorio agricoload alto valore paesistico ed ambientale -del parco nazionale delle Cinque Terre -sono casi di studio emblematici del costi-tuirsi di forme innovative del fenomenourbano. Questi “spazi aperti” un tempocorrispondevano ad immagini territorialied a organizzazioni sociali ed economi-che che si sarebbero dette “agricole”. An-che se oggi conservano le forme origina-rie, motivate dalla pratiche agroforestali,e vi permangono a vari livelli di integritàle immagini spaziali e paesistiche del pas-

[2000]; Ammaniti, Stern (a cura di) [1991]). Nella rappresentazione come nel racconto cose edeventi si stratif icano secondo figure dense e dinamiche che manifestano intenzioni e motivazionidel narratore (rappresentatore) (Longo [1998]). La rappresentazione non è la formalizzazione di unasettico resoconto scientifico, che presume di spiegare il mondo “così come è”. I caratteri ambiguidell’identità si trovano negli aspetti di unità e di permanenza del rapporto tra il soggetto che rappre-senta e le cose e gli oggetti rappresentati. La narrazione (la rappresentazione) è anche una potentestruttura dell’identità collettiva delle comunità scientifiche. 7 Gli “spazi aperti” sono i territori esterni alla città densa, studiati per gli aspetti agricoli (Boracchia,Paolillo (a cura di) [1990]) e per gli aspetti periurbani (Boscacci, Camagni (a cura di) [1994]).Recentemente sono stati tratta ti su piani separati nei progetti del paesaggio, dei bacini idrografici edelle aree protette. La visione integrata dello sviluppo dell’insediamento e delle dinamiche dellanatura, proposto dalla pianificazione ecologica (McHarg [1971]; Steiner [1994]) stenta ad affer -marsi come metodo della sostenibilità legato alla visione di nuovi modelli di sviluppo (Sachs [1988];Magnaghi [2000]). 8 Il riconoscimento del terr itorio come patrimonio avente valore nel suo complesso non è immedia-to (Choay [1995]). Alcuni autori sono riferimenti ineludibili. Per Patrick Geddes [1970] ogni luogoha una personalità fatta di elementi unici, che occorre conoscere in profondità nel rapporto con leattività e le economie che vi si sviluppano. Per Saverio Murator i [1967]: “…il territorio è il registroconservativo della stor ia reale della civiltà, della natura e del mondo… testimonianza del rapportotra realtà e coscienza civile… è alla base di ogni civiltà in cui e di cui viviamo e che conosciamocome la nostra casa… è una realtà concreta ed organica perché le strutture sono complementarinella compresenza spaziale e nell’evoluzione temporale”. Per tutte queste ragioni il territorio è“patrimonio stabile della civiltà, patrimonio inalienabile ed inestensibile dell’uomo”.

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sato, sono ugualmente investiti da trasfor-mazioni profonde, non immediatamentevisibili, che dipendono dalla diffusione dicomportamenti urbani innovativi. In alcunisono legati al decentramento residenzialemotivato da nuove domande abitative, checercano luoghi diversi da quelli della cittàtradizionale. In altri casi sono legati al-l’affermarsi di nuove domande turistiche,che cercano non solo luoghi ad alto valo-re paesaggistico ed ambientale, ma anchedi stabilire con essi un rapporto più stabi-le, profondo e coinvolgente.

E’ in ogni caso la città che si dilata e occupaspazi che prima non le appartenevano conmodelli di vita non predefiniti e comporta-menti ancora poco conosciuti, superando lacontrapposizione tra città e campagna. Lerappresentazioni descrivono gli “spazi aper-ti” come “regioni dell’urbano” in cui si rea-lizzano forme inedite dell’abitare e relazio-ni non sperimentate tra comunità abitanti eluoghi di vita (non più urbani in senso tradi-zionale e non più agricoli), per le quali sonostati coniati i nuovi termini di “rurbanizza-zione” e di “rurbanità” (urbanità rurale).9

9 Nuovi termini sono stati coniati per connotare la diffusione del fenomeno urbano nella campagnache, senza trasformare le forme rurali, introduce funzioni e comportamenti innovativi comporta-menti. Un nuovo “regno dell’urbano” si afferma a scapito della città tradizionale (Choay [1994];Ingersoll [2004]). Il fenomeno è stato analizzato in Europa con gli studi propedeutici allo SDEC(Dematteis, Bonavera (a cura di) [1997]), ed in Italia con la r icerca ItUrb (Astengo, Nucci (a curadi) [1990]) e con quella ItaTen (Clementi, Dematteis, Palermo (a cura di) [1996]). La prospettiva dacui si osserva la “mutazione urbana” è posta nel centro della città (Indovina, Becchi (a cura di)[1999]). Alcuni studi che hanno introdotto il termine “rurbanizzazione”, capovolgono la prospetti-va per osservare cosa succede negli spazi rurali, quando sono investiti dal nuovo fenomeno urbano(Ascher, Beaucire [2000]; Blanc [2000]; Hervieu, Viard [2000]; Kayser [1996]).

Fig. 3 - Rappresentare il patrimonio insediativo dell’ecoregione urbana. Sono rappresenta te leelaborazioni dei Laboratori di Urbanistica degli A.A. 1997/98, 1998/99, 1999/2000. Le strutturedell’insediamento rurale costituiscono il patrimonio immobiliare ed ambientale da investire neinuovi scenar i insediativi della “ecoregione urbana” della conurbazione genovese. Nuovi progettidell’abitare ricostruiscono il patrimonio simbiotico tra città e campagna, mettendo in relazione l’in-sediamento con l’equilibrio idrogeologico dei suoli e delle acque, con i beni agricoli e forestali, coni valori culturali e ricreativi del paesaggio, considerando le comunità abitanti come protagonistedelle azioni di manutenzione e riqualificazione ambientale.Sopra: fig. 3a. Gli ecosistemi dell’insediamento rurale rappresentano i comparti progettuali dello spazio abi-tabile in cui i processi di diffusione urbana seguono le tracce delle antiche preesistenze rurali, attribuendotuttavia nuovi significati ai legami ecologici che univano le abitazioni agli spazi aperti di pertinenza.

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Fig. 3b. Per delimitare gli ecosistemi dell’insediamento rurale è stato seguito un preciso processocognitivo. La realtà terr itoriale complessa è stata scomposta nei suoi elementi più semplici e , persuccessive aggregazioni, è stata ricomposta nelle unità territoriali organiche degli ecosistemi del-l’insediamento rurale. Nei rapporti tra le strutture ter ritoriali realizzate dall’uomo ed i fattori natu-rali è stato rilevato un progetto la tente che rappresenta la matrice per i futur i sviluppi progettualidell’ecoregione urbana, orienta ti dai principi della sostenibilità.

Fig. 4 - Rappresentare l’evoluzione dei sistemi ambientali. Il rapporto tra spazi naturali e spazi abitati neisistemi ambientali varia secondo soglie significative di differenti comportamenti insedia tivi. Nei sistemidell’ambiente naturale le dinamiche della natura prevalgono sullo sviluppo dell’insediamento. Nei sistemidell’ambiente rurale le dinamiche della natura e lo sviluppo dell’insediamento rurale sono in equilibrio,sia pur dinamico. Nei sistemi dell’ambiente urbano l’insediamento prevale in maniera preponderante sulledinamiche della natura. Nel passaggio da un sistema ambientale all’altro le relazioni tra fenomeni natu-rali ed insediamento, rurale od urbano, cambiano con una gradualità che manifesta la reciproca dipen-denza tra i diversi sistemi. Nel tempo sono sta te osservate periodiche oscillazioni tra i diversi ecosistemi.

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Pagina a fronte, in basso: fig. 4a. Per via congetturale è stato ricostruito un ipotetico stato deisistemi ambientali, preesistente a forme di insediamento consolida to registrate soltanto dopo l’anno1000. Il sistema dell’ambiente naturale è dominante.

Metafore e paradigmiLe rappresentazioni, che interpretano lacomplessità ambientale e la qualità paesi-stica in relazione ai comportamenti dellecomunità abitanti ed alla loro identifica-zione simbiotica con gli spazi di vita, sono

esito di processi cognitivi non semplici enon neutrali. Le immagini cartografichesono sottese da modelli mentali e ragio-namenti che le associano a metafore, a pa-radigmi, a sistemi di valori e ad aspettati-ve sul futuro. Le metafore evocano le vi-

Fig. 4b. In base alle carte storiche del 1815 e del 1936 è stato ricostruito lo stato dei sistemi ambientali. Negli annitra la prima e la seconda guerra mondiale il sistema dell’ambiente rurale registra la sua massima espansione.

Fig. 4c. Sulla base della carta forestale della Regione Liguria del 2000 e dei rilievi di campagna effettuatinegli anni 2000-2002 è stato rilevato lo stato attuale dei sistemi ambientali. È evidente la notevole contrazionedel sistema dell’ambiente rurale, a favore della notevole espansione del sistema dell’ambiente naturale.

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sioni del mondo attraverso immagini ri-flesse. I paradigmi trasferiscono la realtàevocata nelle rappresentazioni simbolichedei modelli formulati dalle discipline delterritorio. I modelli cognitivi strutturatisviluppano in maniera formalizzata le pro-cedure di elaborazione, concettuale edoperativa, attraverso le quali i paradigmisono implementati nelle tecnologie del-l’informazione geografica. Nel nostro casoabbiamo cercato una metafora, definito unparadigma e messo a punto un modellocognitivo che consentissero di rappresen-tare in maniera strutturata ed evidente lequalità ambientali ed i valori paesistici de-gli spazi aperti.Ma anche i termini “qualità” e “valore”,analogamente al termine identità, richie-dono una precisazione poiché non hannouna definizione univoca ed “oggettiva”,che sia valida in ugual misura comunqueed ovunque, oppure che sia accettata datutte le persone nella stessa maniera. Ab-biamo cercato di rappresentare la qualitàed i valori che manifestano la continuità“della cura” esercitata dalle comunità abi-tanti nei confronti dei territori in cui han-no vissuto ed operato. Essa si è concretiz-zata negli interventi di “manutenzione” enei progetti di trasformazione che hannoconsolidato il rapporto di identificazionetra comunità abitanti e luoghi di vita in untempo di lunga durata.

MetaforeLe metafore corrispondono ad immaginiconsolidate ed a significati già conosciutiche, per similitudine ed associazione, con-sentono di riconoscere e comprendere fe-nomeni e concetti non altrettanto definitie conosciuti.Nel nostro caso il processo di identifica-zione tra uomini e comunità con i luoghi incui hanno vissuto ha avuto come esito for-male un immenso progetto di architetturacollettiva, esteso alla scala del territorio esviluppato nella lunga durata della storia deiluoghi e delle comunità che vi hanno abita-

to. E’ stato realizzato dall’insieme di tutte leazioni che esse hanno esercitato nei con-fronti dei propri spazi di vita, nell’inte-resse della propria sopravvivenza e di quel-la dei propri figli. Il progetto si è sedimenta-to poco alla volta nelle forme del territoriocon l’apporto di tutte le generazioni che sisono succedute nei secoli passati, garanten-do la continuità della vita civile e la perma-nenza delle culture locali. Il progetto si èsedimentato in una struttura profonda incui si sono intrecciate le relazioni che,nell’evoluzione delle organizzazioni delterritorio, delle trame ambientali e delleimmagini paesistiche, hanno connesso inmaniera inestricabile il mondo della natu-ra, quello costruito dagli uomini e quellodei loro modelli simbolici e culturali. Pos-siamo pensarlo come un “progetto latente”poiché non è del tutto evidente, ma si colgo-no segni, tracce ed indizi che consentono diricostruirne l’impianto organizzativo e di ri-salire alle particolari visioni del mondo chehanno orientato azioni e comportamenti.Nel “progetto latente” i processi evolutividell’ambiente naturale, dell’insediamen-to umano e dei sistemi sociali ed econo-mici, per quanto abbiano velocità diffe-renti, sono correlati in un unico processostorico di trasformazione, che tiene contodelle tre velocità. La storia non è soltantoquella visibile nella successione datatadelle forme, degli eventi e dei personag-gi, ma è anche impressa nella struttura pro-fonda che tiene insieme le relazioni tra idiversi fenomeni e mantiene la vitalità deisimboli e dei valori in cui si riconosce unacomunità. La vitalità consente al progettodi evolvere e cambiare nel tempo, mante-nendo in ogni caso la riconoscibilità delleforme originarie e delle forme del cam-biamento. La struttura interferisce con iprocessi di pianificazione e ne condizio-na gli esiti, sia che essi ne tengano conto,sia che la ignorino.La sua traccia si rivela nelle forme deglispazi aperti, in cui gli aspetti territoriali sonolegati in maniera indissolubile con quelli

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dell’ambiente e del paesaggio. Il progetto simanifesta direttamente nelle forme fisiche,naturali e costruite, quali il rilievo oroidro-grafico, la vegetazione, le case, la trama deicampi, etc.. Con l’aiuto della metafora èpossibile leggere attraverso le forme visi-bili anche fenomeni non direttamente vi-sibili, quali l’interpretazione che ne han-no dato le comunità abitanti, oppure le loroconsuetudini ed i loro modelli comporta-mentali. Se la metafora allude al “proget-to latente”, lo scopo delle rappresentazio-ni è quello di restituirne una sorta di rilie-vo che non si limiti a raffigurare sempliciimmagini di elementi della natura o deisegni lasciati dalla storia dell’insediamen-to, ma presupponga un contesto di signi-ficati, faccia emergere la struttura profon-da delle relazioni e preluda a scenari pro-gettuali della loro potenziale evoluzione.10

ParadigmiLa metafora evoca immagini, ma non dicecome tradurle in rappresentazioni formalied analogiche della realtà attraverso tec-niche e metodi delle discipline del territo-rio. Il trasferimento del “progetto latente”nei codici e nei linguaggi formalizzati del-la pianificazione del territorio richiede ladefinizione di adeguati paradigmi disci-plinari. In altre parole è necessario dispor-re di un bagaglio di ipotesi teoriche, di con-cetti, di modelli, di procedure, di metodi edi strumenti adatti a soddisfare i requisiticonnaturati alla metafora. Per corrisponde-re ai significati ed alle immagini che essapropone, sono richieste ai paradigmi presta-zioni variamente articolate: portare a sintesiinterdisciplinare la complessità delle inte-

razioni tra i molteplici fenomeni ambien-tali, della natura e dell’uomo; non annul-lare la pluralità di apporti, ma evidenziareil contributo di ciascuno; interpretare gli“spazi aperti” alla luce dei modi di abita-re, dei riti e dei ritmi della vita quotidianadegli abitanti; descrivere la specificità el’unicità dei paesaggi, quali forme simbo-liche del lungo processo di costruzione delterritorio operato da parte delle comunitàrurali; comprendere le modalità attraver-so cui le dinamiche della natura ed i pro-cessi dell’insediamento sono stati resicompatibili da equilibri continuamentemutevoli, ma sostenibili.Dal momento che il “progetto latente”esprime le relazioni tra le strutture fisichedella natura e quelle costruite dall’uomo,manifesta anche la condizione ecosistemicadell’abitare. In più rivela le strutture simbo-liche che hanno orientato i valori e compor-tamenti degli abitanti, che ne hanno garan-tito la sopravvivenza e la continuità dievoluzione. Il paradigma dell’ecosistema,trasferito dal mondo della natura a quellodell’insediamento umano, sembra avere irequisiti necessari per tradurre la metafo-ra, che sollecita l’immaginario e stimolale idee, in rappresentazioni adeguate asoddisfare processi cognitivi strutturati.La metafora del “progetto latente” propo-ne una prospettiva da cui traguardare lerappresentazioni del territorio, tuttavia lecose che si possono vedere sono diversein funzione della distanza del punto di os-servazione. Questo determina la loro di-versa definizione e leggibilità e, di conse-guenza, modifica il loro significato nelleorganizzazioni territoriali, nelle strutture

10 La metafora è considerata un potente strumento cognitivo (Ricoeur [1981]): “un sistema di infor-mazioni ed implicazioni logiche relativo ad un contesto noto, che serve per selezionare ed organiz-zare informazioni e relazioni in contesti meno noti”, anche per rappresentare i fenomeni geograficiterritoriali (Dematteis [1991]). La metafora da noi adottata è quella del progetto di un’architetturacollettiva in continua trasformazione, che è qualcosa di diverso dai progetti di architettura tradizio-nali. La metafora assume un senso se rapportata al paesaggio rurale (Bloch [1973]; Sereni [1971]),in cui si af ferma il concetto di “territorialità” (Magnaghi [2000], Sacks [1986]) e il suo trasferimen-to in azione di “territorializzazione” (Raffestin [1984]; Magnaghi [2000]; Maciocco, Tagliagambe[1997]). Se “leggere è come fare e fare è come leggere” (Muratori [1967]), anche le rappresentazio-ni del paesaggio rurale sono elementi del progetto del suo futuro.

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ambientali e nelle immagini del paesag-gio. Per questa ragione, il paradigma del-l’”ecosistema dell’insediamento umano”,calato nel territorio abitato, si articola ul-teriormente, a seconda della distanza dacui si osserva, negli ulteriori paradigmi dei“sistemi ambientali”, delle “ecoregioniurbane”, e degli “ecosistemi dell’insedia-mento rurale”. I “sistemi ambientali”, le“ecoregioni urbane”, e gli “ecosistemi del-l’insediamento rurale” sono rappresentaticome regioni ecologiche in cui le diverseforme dell’insediamento sono leggibili adiversa scala e definite con diverso detta-glio. Sono rappresentate nelle immaginicartografiche attraverso il tracciato dei loroconfini, che restituisce forme di azzona-mento particolari, in cui sono condensatii risultati di processi complessi di elabo-razione grafica e cognitiva. I criteri concui sono definiti i diversi azzonamenti nonsono tra loro indipendenti, bensì correlatida relazioni di mutua implicazione.Gli “ecosistemi”, nelle loro diverse mani-festazioni, sono stati individuati sulla basedi segni, che esprimono diversi modi at-traverso cui le comunità di abitanti si sonoappropriate dei suoli, prendendosene cura.Segni deboli poiché non sempre evidentie, soprattutto, poiché le trame delle rela-zioni che li connettono in un progetto uni-tario ed evolutivo non sono materialmen-te leggibili, ma sono frutto di interpreta-zioni selettive e strutturate. Attraverso imetodi e le teorie del significato, i segnisono stati connessi nelle strutture seman-tiche che decifrano i modo attraverso iquali le comunità abitanti si sono identifi-cate con i paesaggi. Le rappresentazioni

degli “ecosistemi dell’insediamento” sonoil risultato del processo cognitivo che, ap-plicando i metodi delle scienze cognitivealle scienze del territorio, ha interpretatole forme del paesaggio come esito del pro-cesso di territorializzazione di lunga du-rata. Nella rappresentazione sono anchestati ricostruiti, per via indiziaria, inter-pretativa e semantica, conoscenze e com-portamenti che hanno consentito la suarealizzazione.11

Ecosistemi dell’insediamento umanoSistemi ambientaliIl paradigma del “sistema ambientale”propone il riconoscimento di differentientità territoriali negli spazi territoriali del-l’area vasta, caratterizzate da differentisoglie di variabilità del rapporto tra spazinaturali e spazi abitati, significative di di-versi comportamenti insediativi.Nei “sistemi dell’ambiente naturale” ledinamiche dei fenomeni naturali preval-gono in maniera preponderante sui pro-cessi si sviluppo dell’insediamento uma-no. Nei “sistemi dell’ambiente rurale”, ledinamiche dei fenomeni naturali ed i pro-cessi di sviluppo dell’insediamento rura-le si intersecano secondo equilibri relativiin termini qualitativi e quantitativi. L’equi-librio non è stabile poiché può avere neltempo periodiche oscillazioni nell’unoverso o nell’altro. Nei “sistemi dell’am-biente urbano” lo sviluppo dell’insedia-mento prevale in maniera preponderantesulle dinamiche della natura, che sono sta-te piegate alla logica della concentrazio-ne e dell’incremento dei fattori di urba-nizzazione.

11 Il paradigma dell’ecosistema mette in evidenza le relazioni vitali degli organismi r ispetto al con-testo ambientale in cui vivono (Odum [1966], [1988]). Ha avuto applicazione nello studio degliambienti naturali modificati dalle attività umane (Saragosa [2001]; Scandurra, Macchi (a cura di)[1995]). Nel trasferimento del paradigma dal mondo della natura al mondo dell’uomo (Capra [2001];Lovelock [1991]; Tiezzi [1992]) restano invariati il modello del sistema complesso, il principio diresilienza e di retroazione, sono introdotti i principi di cambiamento, di evoluzione , di retroazione edi apprendimento, i sistemi simbolici e di significato, che non erano contemplati negli ecosistemidella natura (Morin [2001]) ed i concetti di progettualità ed intenzionalità, che cambiano i parametridi valutazione e misura, spostandoli dal quantitativo al qualitativo, dai fa ttori numerici a quellisemantici e morfologici (Lynch [1990]).

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Il paradigma del “sistema ambientale” poneuna rinnovata attenzione alla dialettica trail mondo della natura ed il mondo urbaniz-zato, che supera la tradizionale contrappo-sizione tra città e campagna (tra zone inse-diate e zone non insediate). La dialetticatra i due mondi non si pone in termini diconflitto o di annullamento dell’uno a sca-pito dell’altro. Evidenzia, piuttosto, ambitidifferenziati in cui le relazioni, che si sonostabilite tra evoluzione dei fenomeni natu-rali e sviluppo dell’insediamento, cambia-no con gradualità nel passaggio da un siste-ma ambientale all’altro, manifestando, indefinitiva, la loro reciproca dipendenza.Le rappresentazioni dei “sistemi ambienta-li” sono formulate da punti di osservazionedistanti ed, in una certa misura, esterni alterritorio osservato. Colgono dall’alto e dalontano le ricorrenze dei comportamentiinsediativi, che si ripetono nell’ampia di-mensione territoriale. Riconoscono i ca-ratteri degli spazi aperti, rurali e naturali,distinguendoli da quelli circostanti, e quin-di attribuiscono loro un’identità che si ma-nifesta nel confronto e nelle differenze diambiti che hanno le stesse caratteristiche.12

Il paradigma del “sistema ambientale” èstato utilizzato per restituire rappresenta-zioni d’assieme e complessive, che met-tono in evidenza i processi di trasforma-zione che hanno attraversato sia il territo-rio del Parco Nazionale delle Cinque Ter-re, sia il territorio della conurbazione ge-novese. Nel primo caso la rappresentazio-ne della “evoluzione dei sistemi ambien-tali” mette in evidenza come il rapportotra l’uomo e la natura sia profondamente

cambiato in fasi significative del proces-so di costruzione del paesaggio rurale. Larappresentazione della “struttura nascostadel paesaggio rurale”, invece, attraversolo studio del tramato catastale, mette inevidenza come le comunità locali sianostate profondamente consapevoli delle leg-gi che governano il regime delle acque ela stabilità dei suoli, nonché dell’influen-za del microclima sulle pratiche agrarie. Icomportamenti civici, che hanno determi-nato l’assetto morfologico delle proprie-tà, dimostrano come le varie forme di ap-propriazione e di messa a coltura dei suo-li siano state condizionate dalla costitu-zione e dalla trasformazione dei tre siste-mi ambientali - dell’ambiente naturale,dell’ambiente rurale e dell’ambiente ur-bano – e che a loro volta ne sono stati con-dizionati. Abbiamo verificato come il tra-mato catastale cambi struttura, morfolo-gia ed impianto non solo al cambiare del-le condizioni dell’ambiente naturale, maanche in rapporto alle consuetudini civi-che delle diverse comunità insediate.Nel secondo caso, per il territorio della co-sta di ponente dell’area metropolitana ge-novese, caratterizzato nel periodo di svilup-po della “città industriale” dalla maggioreconcentrazione di industria di stato dellanazione (Italsider ed Ansaldo), è stata rap-presentata l’oscillazione delle linee di deli-mitazione tra i tre sistemi ambientali, verif i-catasi in due momenti storici significativi:nella transizione tra la città di antico regimee l’avvento della città industriale e nellatransizione tra la città industriale consoli-data e l’attuale città postindustriale.13

12 Il termine ambiente nella pianificazione territoriale è stato utilizza to con ampi margini di ambi-guità tra il significato giur idico e normativo e quello epistemologico e cognitivo. Nell’uno prevalgonoi riferimenti al controllo biofisico che utilizza parametri delle scienze della natura (Maciocco, Pittaluga[2003]; Magnaghi [2000]). Nell’altro prevalgono concetti e metodi derivati dal paradigma del siste-ma complesso che cercano di superare la divisione tra scienze della natura e scienze dell’uomo(Von Bertalanfy [1983]; Morin [2001].; Bateson [1979]). Molti autori hanno superato la contrapposi-zione tra ambiente della natura e ambiente umano, considerando l’uomo ed i suoi prodotti come parteintegrante (McHarg [1971]; Giacomini, Romani [2002]; Steiner [1994]). Nella considerazione oli-stica della realtà ambientale l’attenzione si sposta dall’enumerazione degli elementi alle analisi dellerelazioni che li connettono nei sistemi complessi (Capra [2001]; Lovelock [1991]; Morin [2001]). 13 Cfr. il contributo di G. Lombardini nel presente volume.

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Fig. 5 - Rappresentare gli ecosistemi dell’insediamento rurale. Ad un’analisi ravvicinata, il sistemadell’ambiente rurale, nel territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, r isulta ulteriormentearticolato negli ecosistemi dell’insediamento rurale, aree in cui le forme dell’insediamento e deglispazi aperti circostanti sono unite da legami di pertinenza diretta, ed in cui gli ambiti sono legati darapporti stabili con il territorio in cui abitano. Si distinguono diverse unità ter ritoriali poiché inciascuna di esse i rapporti tra le strutture realizzate dall’uomo ed i fenomeni della natura sono tipicie peculiar i, le strutture dell’insediamento rurale hanno forme diverse e specifiche, tra l’uno e l’altrosi rilevano discontinuità di trama e di relazioni che evidenziano le aree di transizione. I rapportiorganici e unitari che legano le diverse strutture territoriali realizzate dall’uomo ai fenomeni dellanatura rivelano una visione progettuale, che costituisce la matrice dei potenziali futuri sviluppi.

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Fig. 6 - Rappresentare l’evoluzione dell’ecosistema dell’insediamento rurale. L’ecosistema dell’in-sediamento rurale di Vernazza è rappresenta to nel dettaglio delle sue strutture componenti in duemomenti significativi della sua evoluzione: nella fase della massima estensione di colture e terraz-zamenti e nella fase attuale di contrazione .

Fig. 6a. L’ecosistema dell’insediamento rurale di Vernazza negli anni successivi alla prima guerramondiale: fase della massima estensione delle colture agrar ie e dei terrazzamenti. La ricostruzionesi basa sulle carte del 1855 e del 1936.

Fig. 6b. L’ecosistema dell’insediamento rurale di Vernazza nella sua configurazione attuale, rilevatasulla base della carta forestale della Regione Liguria del 2000 e dei rilievi di campagna effettuati neglianni 2000-2002.

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Ecoregione urbanaIl paradigma della “ecoregione urbana”sostituisce quello della “città industriale”,se vogliamo comprendere la diffusionedell’insediamento urbano nella campagnadi prossimità alla città, legata ai compor-tamenti delle nuove forme di “urbanità”.Tiene conto del rapporto di necessità cheunisce la città ai territori aperti in cui sitrovano le riserve naturali di cui si alimentala sua sicurezza ambientale: patrimonioidrico, stabilità ed equilibrio di acque esuoli, siti per lo smaltimento delle ecce-denze urbane, etc. Ricostruisce il rappor-to simbiotico tra città e campagna, met-tendo in evidenza la struttura delle rela-zioni intercorrenti tra diverse realtà am-bientali: la città densa e compatta si dif-fonde nell’insediamento rurale, un tempoagricolo, e si stempera, annullandosi, neiterritori non insediati in cui si trovano lerisorse naturali, che costituiscono beni pub-blici e collettivi per le comunità urbane. Inunica rappresentazione integra i nuovi pro-getti dell’abitare con gli equilibri idrogeo-logici dei suoli e delle acque, con i beniagricolo-forestali degli spazi rurali, con ivalori culturali e ricreativi del paesaggio,considerando le comunità abitanti comeprotagoniste delle azioni di manutenzio-ne e riqualif icazione ambientale.A sua volta la “ecoregione urbana” si arti-cola in molteplici entità territoriali che ri-propongono, a scala più ravvicinata ed indimensioni più ridotte, il sistema delle re-lazioni trasversali, organiche e strutturalitra aree appartenenti ai differenti sistemiambientali dell’ambiente naturale, del-l’ambiente rurale e dell’ambiente urbano.

L’unità fisiografica del bacino idrografi-co, oppure, usando un termine che ha va-lenze ambientali e paesaggistiche più com-plesse, del sistema di valle, rappresenta ilmodulo territoriale di riferimento per ri-partire l’ecoregione in entità subordinate(fig. 7). Al loro interno, infatti, si possonochiudere valutazioni e bilanci relativi allerisorse naturali ed alla diffusione insedia-tiva. Lo sguardo, ponendosi nella prospet-tiva che inquadra i sistemi di valle, sce-glie il punto di vista e la distanza che con-sente di abbracciare con un unico sguardole forme della città e quelle della campa-gna. L’osservazione della sezione di valleseleziona le reti di relazioni che connetto-no sistemi dell’ambiente naturale, sistemidell’ambiente rurale e sistemi dell’am-biente urbano, identificando entità terri-toriali trasversali, unitarie ed organiche.14

Il paradigma della “ecoregione urbana” èstato utilizzato per restituire rappresenta-zioni delle nuove forme urbane, che emer-gono in aderenza e per mutazione delleforme urbane consolidatesi con l’avventodella città industriale. E’ stato il riferimen-to nelle rappresentazioni degli spazi aper-ti della conurbazione metropolitana geno-vese e dei territori periferici alla Spezia.Nel caso di Genova il patrimonio della“ecoregione urbana“ è stato rappresenta-to rielaborando i materiali didattici pro-dotti nei Laboratori di Urbanistica deglianni passati. Le strutture territoriali chefanno capo all’insediamento rurale sonostate rilevate quali risorse immobiliari edambientali, su cui si gioca la fattibilità dinuovi scenari insediativi della “ecoregio-ne urbana”. Per il caso di La Spezia le

14 L’“ecoregione urbana” rappresenta un’evoluzione della “città ambientale” (Clemente [1994]) epropone il modello del territorio in cui le relazioni tra i differenti sistemi ambientali - dell’ambientenaturale, dell’ambiente rurale e dell’ambiente urbano - assumono dimensione olistica, strutturataed organica. Patrick Geddes rileva l’unità inscindibile tra i caratteri dei “luoghi”, il tipo di lavoroe le “a ttività” che vi si svolgono ed i modi di vita e le istituzioni della “gente” che vi abita,individuando un processo di sviluppo continuo ed inter relato, nello spazio e nel tempo, tra diffe-renti “sistemi ambientali”, connessi nella “sezione di valle” (Geddes [1984]). La visione protoam-bientalista di Geddes, si r itrova nel paradigma della “ecoregione urbana”, che, nella regione valliva,lega secondo principi ecosistemici gli ambienti naturali, gli ambienti rurali e quelli urbani (Newson[1997]; Ph. Lewis [1996]).

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“unità locali della periferia” sono staterappresentate ricorrendo sia alle cartogra-fie zenitali, sia alle fotografie ad altezzad’uomo. In questo caso lo sguardo si èfatto prossimo ed interno ai luoghi perife-rici di transizione e di ibridazione tra città

e campagna. L’intenzione è quella di co-gliere il germogliare fertile delle nuovematrici della città che ne capovolgono iltradizionale orientamento: partire dallaperiferia per r itrovare il senso di un nuo-vo ordine di urbanità.15

15 Cfr. il contributo di D. Virgilio nel presente volume.

Fig. 7 - Rappresentare la struttura nascosta del paesaggio rurale. Lo studio morfologico del trama-to catastale, condotto secondo le categorie della dimensione, della tessitura, dell’orditura e dell’im-pianto, ha rivelato nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, la presenza di diverse tipologie ricorren-ti. Confrontando le tipologie con i sistemi ambientali e con gli ecosistemi dell’insediamento rurale ,sono sta te rilevate corrispondenze strutturali che costituiscono la prova della presenza di un proget-to latente . Il progetto ha dato forma al paesaggio, ha stabilito le connessioni e le relazioni ambien-tali, ha organizzato la distribuzione di attività e funzioni nello spazio terr itoriale, trasformandosi nelcorso di secoli con il contributo collettivo della comunità abitante .

Fig. 7a. Confrontando le diverse tipologie al variare delle condizioni dell’ambiente naturale e deicaratteri fisiografici delle fasce altimetriche e della geomorfologia, sono state rilevate delle analogiecon le configurazioni dei sistemi ambientali nel periodo della massima espansione del sistema del-l’ambiente rurale.

Pagina seguente, in alto: fig. 7b. Analizzando nel maggior dettaglio la tipologia ricorrente nel siste-ma dell’ambiente rurale nel per iodo della massima espansione delle colture agrar ie terrazzate, sonosta te rilevate ulteriori forme tipiche che variano al variare delle consuetudini, delle colture e delletecniche agrarie, tipiche dei diversi ecosistemi dell’insediamento rurale.

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Fig. 7c (qui sopra). Analizzando il tramato complessivo si r ileva la continuità di tracciati che sisviluppano lungo il territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, formando una trama dallemaglie più ampie di quelle originarie, che corrisponde con ottima approssimazione al reticolo deipercorsi locali. Al suo interno si individuano le reti dell’appoderamento rurale, poiché la tramapresenta discontinuità e chiusure che sono indizi della presenza di diversi sistemi di appoderamento,corrispondenti ai diversi ecosistemi dell’insediamento rurale.

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Ecosistema dell’insediamento ruraleIl paradigma dell’”ecosistema dell’inse-diamento rurale” consente di articolareulteriormente i sistemi dell’ambiente rura-le e di rilevare al loro interno i diversi luoghiin cui il progetto dell’insediamento ha as-sunto forma diverse. Seleziona le varie strut-ture territoriali che concorrono nella defini-zione del progetto: strutture del mondo del-la natura - suoli, esposizione acclività, ac-que, vegetazione, etc., - e strutture delmondo costruito - sistemazioni agrarie,edifici, tramato poderale, colture agrarie,rete della viabilità, etc. -. Segnala rarefa-zioni o densità di segni, sottolinea differen-ze di forma e di struttura, coglie le relazionidi corrispondenza e di congruenza tra le di-verse strutture o le discontinuità di tramato.Le discontinuità mettono in evidenza learee di transizione tra un ecosistema e l’al-tro; manifestano la presenza di organiz-zazioni territoriali distinte, caratterizzateda specifiche individualità; circoscrivono idiversi progetti, consentendo di delimitare iluoghi in cui il rapporto tra gli abitanti ed ilterritorio è diretto, poiché si possono legge-re i legami di pertinenza tra l’insediamen-to e gli spazi aperti ad esso collegati.Le rappresentazioni degli “ecosistemi del-l’insediamento rurale” raffigurano i diversimondi locali che, sotto l’omogeneità del-l’immagine unificante rilevata nei “siste-mi dell’ambiente rurale” osservati dal-l’esterno e da lontano, sono operanti nelleforme fisiche del territorio ed ancor vivo-no nei comportamenti e nelle pratiche agri-cole ed abitative degli abitanti attuali.Il paradigma dell’”ecosistema dell’inse-diamento rurale” è stato utilizzato per re-stituire rappresentazioni in grado di rico-

struire i legami solidali e simbiotici che,nel passato, avevano stabilito corrispon-denze equilibrate e compatibili tra le strut-ture dell’ambiente naturale e quelle dell’in-sediamento. Sono formulate da punti di os-servazione di prossimità ed interni al terri-torio, in modo da cogliere le specifiche pe-culiarità che identificano le singole indivi-dualità territoriali. Rivelano il rapporto diidentif icazione tra le comunità abitanti edi luoghi, che si coglie ponendosi al lorointerno e che è riconoscibile nel confron-to serrato dei caratteri distintivi.16

Le condizioni in cui è stato sviluppato ilprogetto dell’ecosistema erano funzionalialle necessità di pratiche ed economie agri-cole, oggi non più sostenibili. Tuttavia, lastruttura del progetto è ancora operante e puòevolvere, in continuità ed equilibrio con ilpassato, rispondendo alle esigenze di prati-che ed economie innovative, funzionali a ga-rantire la vitalità e la compatibilità del rap-porto tra il mondo della natura, il mondocostruito ed il mondo dei comportamentidelle comunità abitanti che danno valore allacontinuità evolutiva ed equilibrata del rap-porto uomo natura e, nel bene e nel male,tengono conto delle lezioni della storia. Ilrilievo del “progetto latente” può esserecodificato e tradotto nel linguaggio con-venzionale della pianificazione territoria-le. Infatti, la delimitazione delle aree, incui sono stati individuati i diversi proget-ti, configura un tracciato di zone in cuiregole differenti hanno governato compor-tamenti ed azioni collettive. In ultima ana-lisi propone una zonizzazione e ad unanormativa, che sono le tipiche strutture lin-guistiche secondo cui si esprime il pro-getto urbanistico.

16 L’“ecosistema dell’insediamento rurale” considera i rapporti tra comunità abitanti e lo spazio vitale dipertinenza. I concetti degli ecosistemi classici di organizzazione, confine, apertura, retroazione, relazio-ne, per essere trasferiti a fenomeni eminentemente sociali e culturali, richiedono adattamenti (Morin[2001]; Acot [1989]). Sono introdotti i concetti di comunità e rete, si affermano i principi di complessità,ordine e qualità rispetto a quelli di materia, struttura e quantità, superando la dicotomia tra sostanza eforma. Ciascun organismo è, esso stesso, ecosistema complesso che contiene una moltitudine di organi-smi dotati di autonomia; la rete della vita è la rete delle relazioni tra tutti gli ecosistemi (Capra [2001];Lovelock [1991]). Gli “ecosistemi dell’insediamento rurale”, attraverso rapporti di rete sono elementicostitutivi degli organismi di ordine superiore: “sistemi dell’ambiente rurale” e “ecoregioni urbane”.

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L’ecosistema dell’insediamento rurale è statoil riferimento nelle rappresentazioni del ter-ritorio del Parco nazionale delle Cinque Terreche hanno individuato, sotto l’apparenteuniformità delle immagini superficiali delpaesaggio terrazzato, specifiche individua-lità dei differenti mondi locali. Queste, giàevidenti all’origine dei primi atti di territo-rializzazione, sono ancora oggi presenti nonsolo nelle differenti strutture dei “progettilatenti”, ma anche nei dialetti e negli attuali

modelli comportamentali degli abitanti.E’ stato anche il riferimento per rilevare ilpatrimonio abitativo degli ambiti rurali eperiurbani della “ecoregione urbana” dellaconurbazione genovese. In questo caso, ana-lizzando l’evoluzione degli “ecosistemi del-l’insediamento rurale”, sono stati valutati irapporti tra lo sviluppo dell’insediamento ele dinamiche dei suoli, delle acque e dellavegetazione, che hanno attivato condizio-ni di dissesto e di rischio idrogeologico.

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299 Rappresentare l’identificazione fra paesaggi e comunità

Fig. 8 - I sistemi ambientali nello zoning del Piano del Parco delle Cinque Terre.I sistemi ambientali hanno orienta to le politiche del Parco Nazionale delle Cinque Terre nelle sceltestrategiche delle zone del piano. Il sistema dell’ambiente naturale è stato trasferito nelle zone diriserva integrale od in quelle di r iserva orientata, i sistemi dell’ambiente rurale nelle aree di conser-vazione, i sistemi dell’ambiente urbano nelle aree di promozione.Tuttavia, per evitare schematici automatismi e per tener conto delle dinamiche socioeconomiche eterritoriali sono sta te effettuate opportune mediazioni.In seguito le zone di piano sono state riprodotte nelle rielaborazioni fotografiche, per rappresentarlecon un linguaggio più comprensibile da parte dei non addetti ai lavori.Pagina a fronte: fig. 8a (A/B1 Riserva integrale; D3A/D3B Zone di intervento e riqualif icazione);in questa pagina: fig. 8b (A/B2 Riserva integrale; B1 Riserva orienta ta); pagina seguente: fig. 8c(C1/C2 Zone di protezione del paesaggio agrar io; B2 Riserva orienta ta per la rinaturalizzazionedelle aree un tempo terrazzate)

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Tecnologie innovative e rappresentazioniTecnologie dell’informazione e rappresen-tazioni della conoscenzaIl “progetto latente”, realizzato nel pro-cesso di territorializzazione che ha plasma-to identità di uomini e di luoghi, è fruttodelle conoscenze del senso comune; em-patiche, intuitive, spontanee e sintetiche.La sua ricostruzione formale mette in gio-co questioni di senso, poiché cerca di ri-propone visioni delle comunità che lo han-

no realizzato; analizza questioni di signi-ficato poiché attribuisce agli oggetti terri-toriali caratteristiche e valori legati ad unprogetto di vita; affronta questioni di in-tenzionalità, poiché presuppone la proie-zione nel futuro di un progetto che è frut-to di molteplici volontà individuali e col-lettive. Mette in gioco anche molte cose emolti elementi, un gran numero di rela-zioni, di natura gerarchica, morfologica,topologica. La sua ricostruzione richiede

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adeguate sequenze logiche, opportune ca-tegorie interpretative ed appropriate pro-cedure di elaborazione.Queste ultime non sempre si possono ese-guire facilmente con semplici elaborazio-ni grafiche manuali. La mano che disegnasegue le argomentazioni dei pensieri, manon è efficace oltre ai limiti della leggibi-lità posti dell’affastellamento dei segni edalle diverse velocità di elaborazione del-la mente e della mano. Le tecnologie del-l’informazione geografica, e soprattutto iG.I.S., consentono di eseguire complesseelaborazioni grafiche sui dati territoriali.Inoltre, se utilizzate per elaborare ancheconoscenze e non solo dati, richiedono unprocesso cognitivo trasparente e coerentenel suo svolgersi dai presupposti e dalleargomentazioni iniziali fino agli esiti con-clusivi delle rappresentazioni.Ovviamente il processo cognitivo all’ini-zio non conosce i suoi esiti, ma non è nep-pure aperto a qualsiasi risultato poiché ècondizionato da due fattori. Ha un orien-tamento, tracciato da metafora e paradig-ma, che stabilisce il contesto di significa-to, ed una definizione, con cui simula larealtà, che dipende dai dati disponibili. Leoperazioni cognitive trasferiscono le for-mulazioni astratte delle metafore e deiparadigmi nella concretezza di segni gra-fici che configurano le rappresentazioniterritoriali. Per questa ragione assieme alleimmagini della realtà territoriale rappre-sentiamo anche l’idea che abbiamo di essa.La quantità e la qualità dei dati determi-nano la precisione e l’approssimazionedelle rappresentazioni, ma non ne cambia-no il significato.L’uso del GIS, come tecnologia che ela-bora conoscenza e non solo dati territo-

riali, ha un doppio vantaggio sul piano epi-stemologico. Mentre trasferiamo allo stru-mento il ragionamento, le opzioni sullecose e sugli oggetti del territorio, i signi-ficati, gli attributi ed i valori, siamo co-stretti a rendere chiare le nostre idee edespliciti i ragionamenti che si svolgonoattorno ad esse. Tuttavia, le idee, l’artico-lazione degli argomenti ed il fluire del ra-gionamento, quando sono implementatinei linguaggi e nelle procedure di elabo-razione della macchina, subiscono salti ecesure. Il processo cognitivo non è più flui-do come nella mente, si fa discreto, perdesfumature e rotondità, ma diventa più sem-plice e chiaro. La facilità (relativa) con cuilo strumento produce disegni e rappresen-tazioni e la chiarezza (epistemologica) concui si svolge il ragionamento, a loro vol-ta, stimolano nuovi ragionamenti e alimen-tano ulteriori interpretazioni, a partire daquelle già prodotte: in sequenza sono ela-borate diverse rappresentazioni poste a dif-ferenti livelli di sintesi, di interpretazionee di complessità. 17

I livelli di rappresentazioneIl processo cognitivo, al fine di riprodurrela complessità del territorio, si sviluppaprogressivamente su diversi livelli di ela-borazione ed interpretazione, in ciascunodei quali sono ulteriormente elaborati irisultati raggiunti in quelli precedenti.Anche se la metafora ed il paradigma af-fermano che la realtà territoriale è com-plessa ed articolata, i dati disponibili al-l’inizio la rappresentano in maniera con-fusa ed indistinta; senza senso e senzastruttura, poiché tutte le rappresentazionisono ancora possibili. Si procede, pertan-to, prima analizzando la realtà complessa

17 Le tecnologie GIS hanno svariate potenzialità di utilizzo, secondo diversi livelli di strutturazione dellaconoscenza spaziale , che approfondiscono progressivamente non solo sul piano operativo, ma anche suquello concettuale (Hir tle, Frank [1997]; Berry [1995]). In particolare hanno contribuito al progrediredelle scienze che studiano l’ambiente fisico (Goodchild [1993]). E’ possibile sviluppare elaborazionisuccessive in cui, a fianco delle rappresentazioni della realtà territoriale, sono sviluppati anche progres-sivi piani interpretativi, che trattano dati ed informazioni a livelli di sintesi sempre più complessi (John-son-Laird [1997]; D.K. Lewis [1991]; Bolasco [1995]; Besio [1999]; Besio, Quadrelli [2003]).

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nei suoi termini semplici con operazionidi scomposizione, classificazione, ordina-mento di elementi, fattori e significati ele-mentari; quindi elaborando, in maniera viavia più articolata, relazioni, significati,interpretazioni e sintesi.Nel primo atto del processo cognitivo larealtà territoriale è scomposta nelle cosesemplici e negli oggetti elementari. Nelsecondo atto gli elementi semplici sonoclassificati ed ordinati sulla base di carat-teristiche, di criteri e di gerarchie, il cuisignificato deriva dalla metafora e la cuistruttura deriva dal paradigma. Questi atticognitivi, che sul piano informatico corri-spondono alla costruzione delle basi di dati(DB) e sul piano delle immagini corrispon-dono alle carte tematiche ed alle strutturedelle loro legende, formulano rappresenta-zioni che si collocano al primo livello dellacostruzione della conoscenza complessa.Soltanto successivamente si possono ana-lizzare gli intrecci tra diversi oggetti e di-versi fenomeni, mettendo in evidenza re-lazioni significative. Infatti, non interes-sano tutte le relazioni possibili in base alcalcolo combinatorio e neppure quelle chehanno l’evidenza della dimensione quan-titativa o della prevalenza statistica. Inte-ressano, piuttosto, i modi ricorrenti se-condo cui oggetti e fenomeni si condi-zionano mutuamente, assumendo speci-fiche strutture morfologiche. Ancora unavolta metafore e paradigmi consentonodi selezionare, tra tutte quelle possibili,soltanto le relazioni ad essi coerenti, dinatura essenzialmente qualitativa; relazio-ni morfologiche e di metrica formale, re-lazioni topologiche e di significato, rela-zioni mereologiche di partizione e gerar-chia. Questi atti cognitivi, che sul pianoinformatico corrispondono all’elaborazio-ne di basi di informazioni (IB) e sul pianodelle immagini corrispondono a carte dianalisi morfologica e strutturale, formu-lano rappresentazioni che si pongono alsecondo livello della costruzione dellaconoscenza complessa.

Infine negli ultimi atti cognitivi sono ri-costruiti i sistemi territoriali in cui le di-namiche della natura ed i processi inse-diativi sono ricondotti alla sintesi proget-tuale. In questo caso interagiscono molte-plici dati ed intervengono diverse struttu-re, che sono selezionati ed integrati in par-tizioni unitarie, tenendo conto di cesure elimiti, di rarefazioni e confini, di centrali-tà e polarizzazioni, di pertinenze e di gra-vitazioni. In base alla figure morfologicheed alle relazioni emergenti è possibile ritro-vare i confini deboli e sfumati del progettocomplesso ed olistico, degli “ecosistemidell’insediamento umano” (sistemi ambien-tali, ecoregioni urbane, ecosistemi dell’in-sediamento rurale). Questi atti cognitivi,che sul piano informatico corrispondonoall’elaborazione di basi di conoscenza(KB) e sul piano delle immagini corrispon-dono a carte di sintesi complessa, formu-lano rappresentazioni strutturate, organi-che e sintetiche della realtà territoriale, chesi pongono al terzo livello della costru-zione della conoscenza complessa.

Tecnologie grafiche e rappresentazionicomunicativeLa “vestibilità” grafica delle rappresenta-zioni prodotte con il supporto dei G.I.S. haquasi sempre potenzialità espressive moltolimitate; tanto più limitate quanto più il si-stema è potente nelle procedure di elabo-razione cognitiva. Le rappresentazioniprodotte sono facilmente spendibili nellacomunicazione intersoggettiva che si svol-ge in un contesto di esperti e di tecnici. Losono molto meno in un contesto in cui gliesperti ed i tecnici si rivolgono ai non esper-ti con l’intenzione di stabilire un comunelinguaggio di dialogo ed interazione.Le tecnologie dell’elaborazione di imma-gini, utilizzate nei processi della comuni-cazione visiva, offrono prestazioni miglio-ri e più adeguate perché meglio approssi-mano il realismo delle tecniche pittogra-fiche che, con lo sfumo, l’ombreggiaturae le tridimensionalità, restituiscono il ri-

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lievo e la profondità di campo che da sem-pre accompagnano l’immaginario del sen-so comune.L’ibridazione delle tecnologie GIS con letecnologie della elaborazione di immagi-ni ha consentito di rispondere ad entram-bi i quesiti posti all’inizio del come rap-presentare e del cosa rappresentare e diaffrontare sia problemi di linguaggio cheproblemi ontologici.

EfficaciaEcosistemi dell’insediamento umano neiprogetti dell’abitareE’ ormai fuor di dubbio che le rappre-sentazioni, poste all’ultimo livello delprocesso cognitivo, siano lo snodo at-traverso cui l’elaborazione della cono-scenza e l’elaborazione del progetto sisviluppano senza soluzione di continui-tà e si intersecano nel flusso di un’uni-ca intenzione progettuale. La stessa in-tenzionalità forte, che caratterizza l’in-tuizione di immagini desiderabili per ilfuturo, è presente anche nel processocognitivo che, nella rappresentazionedello stato di fatto, rileva le potenziali-tà, i valori patrimoniali e le risorse damettere in campo per far sì che le im-magini diventino realtà. La rappresen-tazione salda ciò che è oggi a ciò chepotrebbe essere domani secondo forme,che oggi sono frutto di interpretazione,ma sono anche un obiettivo da realizza-re nel futuro. Il procedimento di sintesitra diversi fattori, di cui le rappresenta-zioni sono l’esito, evoca azioni proget-tuali in grado di integrare gli interventisull’edilizia con quelli di tutela e di salva-guardia ambientale, garantendo alle comu-nità abitanti il ruolo di protagoniste atti-ve nelle decisioni e nelle realizzazioni.Immagini inedite degli spazi aperti “met-tono in scena” paradigmi ed ipotesi teori-che sul rapporto simbiotico tra l’uomo ela natura, nonché sulla sua evoluzione so-lidale, ma anche sulla lettura attualizzatadelle permanenze dell’insediamento rura-

le. Esse hanno il potere di suggerire poli-tiche insediative che ripercorrono le trac-ce dei segni del passato, dando valore adun patrimonio complessivo di immobili,luoghi e comunità abitanti. Le rappresen-tazioni prefigurano nuove forme di rurali-tà/rurbanità legate a comportamenti abi-tativi che, pur derivando da matrici tipi-camente urbane, si realizzano negli spaziaperti dei territori un tempo agricoli. Pro-pongono usi multifunzionali in cui la re-sidenza si intreccia alla produttività agri-cola diffusa, al turismo ecologico e cultu-rale, al presidio ambientale ed alla con-servazione del paesaggio. Palesano la pos-sibilità di formulare nuove categorie dizoning che, superato lo zoning settorialedei criteri esclusivamente edificatori, or-ganizzano lo spazio aperto secondo parti-zioni usi dei suoli compatibili con i mo-delli dell’ecosistema dell’insediamento.Suggeriscono comportamenti regolativiche contemplano l’integrazione di inter-venti sul patrimonio immobiliare con in-terventi contestuali di salvaguardia am-bientale, di consolidamento dei suoli edi regimazione delle acque, nonché dicontrollo degli assetti della vegetazio-ne.Le rappresentazioni dei “sistemi am-bientali”, delle “ecoregioni urbane” edegli “ecosistemi dell’insediamento ru-rale” proiettano da distanze diverse i pro-getti dell’abitare nelle nuove regioni ur-bane. I progetti integrano politiche dell’in-sediamento con quelle del controllo pae-sistico e ambientale, si estendono agli spa-zi aperti pertinenti l’abitato alle sue diversescale, - dalla città al piccolo aggregatorurale - e sono funzionali al controllo pae-sistico ambientale degli spazi aperti di loropertinenza ed alla loro riqualificazione, sedegradati. Le rappresentazioni, ad ampioraggio e da lontano, dei “sistemi ambien-tali” e delle “ecoregioni urbane” preludo-no alla definizione di nuove politiche in-sediative che orientano in senso ambien-tale i modi dell’abitare. Le rappresenta-

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zioni contestuali dei fenomeni della natu-ra e delle forme dell’insediamento, asso-ciate ai modelli culturali e comportamen-tali che le hanno prodotte, suggeriscononuovi strumenti integrati per gli interven-ti di messa in valore del patrimonio terri-toriale di lunga durata. Le rappresentazio-ni ravvicinate degli “ecosistemi dell’insedia-mento rurale” esprimono l’unicità dei luo-ghi ed il carattere progettuale dei modi del-l’abitare e suggeriscono principi normativie categorie di azzonamento per controlla-re contestualmente il rapporto tra l’edili-zia, le dinamiche dei suoli di pertinenza ele immagine del paesaggio. Le rappresen-tazioni delle strutture profonde, che han-no garantito la continuità del rapporto sim-bolico e simbiotico tra i luoghi e coloroche vi hanno abitato, mettono in evidenzacome anche gli attuali abitanti potrebberoessere i protagonisti privilegiati e respon-sabili del disegno dei loro spazi di vita.Nello stesso modo la rappresentazione adaltezza d’uomo delle “unità locali dellaperiferia” restituisce vedute da punti divista originali, che capovolgono il para-digma della città moderna. Il riferimentonon è più ai meccanismi predeterminati,atemporali ed indistinti della città indu-striale, ma alla misura peculiare del rap-porto tra le comunità abitanti ed i luoghiin cui abitano, che è in continua trasfor-mazione. Il sistema delle relazioni smen-tisce la gravitazione unidirezionata su ununico centro, mentre si afferma un retico-lo a connessioni plurime incernierato neibordi e negli spazi aperti, segnati da cen-tralità molteplici e sfumate.Dal momento che le rappresentazioni sonostate elaborate seguendo precise ipotesiconcettuali, tracce teoriche definite e pro-cedure paradigmatiche rese esplicite dal-

l’uso delle tecnologie dell’informazionegeografica, è evidente la loro efficacia sulpiano concettuale ed interpretativo. Inol-tre, soprattutto quando sono rivestite diadeguata espressività grafica, suggerisco-no, alludono, evocano, mettono in luce,interpretano, svelano mondi possibili che,pur essendo sotto i nostri occhi, non sem-pre riusciamo a vedere.18

Rappresentazioni cognitive e rappresen-tazioni normativeMentre è evidente la loro efficacia teori-ca, le rappresentazioni esprimono poten-zialità strumentali ed operative non com-piute, poiché non palesano ancora solu-zioni tecniche, strumenti e modalità ope-rative. La loro efficacia pratica si collocaal centro del rapporto che si stabilisce tra“rappresentazioni cognitive” e “rappresen-tazioni normative”.Le prime, formulate sulla base delle ipo-tesi teoriche pertinenti l’attività di ricer-ca, esprimono visioni sui mondi possibili.Le seconde impongono mondi istituzio-nalmente determinati dagli atti ammini-strativi dei processi di pianificazione chesi svolgono all’interno delle pubblicheamministrazioni. E’ evidente come l’effi-cacia operativa delle rappresentazioni di-penda dall’incontro tra il mondo delle“rappresentazioni cognitive” e quello delle“rappresentazioni normative”. Ma ciò av-viene raramente, sovente si ignorano, tal-volta entrano in conflitto, comunque, an-che nei casi rari del loro incontro, non viè mai collimazione totale né trasferimen-to indolore delle une nelle altre. Il centrodel rapporto non è vuoto; esso è comun-que condizionato anche da altri fattori edè reso operativo soltanto se intervengonoulteriori strumenti progettuali.

18 Le rappresentazioni prodotte si fondano su modelli interpretativi (ecosistemi degli insediamentiumani) che integrano gli aspetti di terr itorio, ambiente e paesaggio (Besio [1996]) e considera-no il ruolo g iocato dalle comunità locali nel progetto integrato di ter ritorio, ambiente e paesag-gio. La loro efficacia riguarda la dimensione disciplinare della pianificazione del territorio, an-che se non è sta ta trascurata la verifica esterna della loro comprensibili da par te del senso comune(Söderström [1995]).

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Tra rappresentazione e progetto il flussonon è né univoco, né lineare. Occorre ul-teriormente lavorare per attribuire alleimmagini del paesaggio significati diver-si da quelli che avevano nel passato, perritrovarvi il senso attuale della vita socia-le e dei rapporti di comunità e perché abi-tanti e comunità possano diventare di nuo-vo protagonisti della realizzazione dei pro-getti. Le rappresentazioni, che esprimonoi processi attraverso i quali le comunitàabitanti si sono identificate con i luoghi econ i paesaggi, sono soltanto un primopasso verso l’efficacia operativa del pro-getto ecosistemico. I passi successivi ri-guardano la definizione di scenari strate-gici e lo studio di criteri normativi. I pri-mi raccordano le forme dei territori e leimmagini dei paesaggi con i soggetti chedovrebbero diventare attori protagonistidella realizzazione del progetto implicito.I secondi stabiliscono le regole di com-portamento cui i soggetti attori dovrebbe-ro attenersi nella realizzazione dei progetti.

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307 Rappresentare l’identificazione fra paesaggi e comunità

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Il saggio riassume i r isultati dell’unità di ricer-ca di Genova, “La rappresentazione dei proces-si di identificazione tra paesaggi e comunità nellapianificazione territoriale: teorie, metodi, stru-menti”, della ricerca nazionale MURST 01, “Ef-ficacia della rappresentazione identitaria deglispazi aperti nella pianificazione del territorio”.Quanto riportato è una sintesi delle attività delgruppo di ricerca, articolate secondo diversitemi: Il rilievo del patrimonio insedia tivo del-l’ecoregione urbana, Lidia Bisio; Rappresenta-re la periferia: le unità locali dell’abitare, Da-niele Virgilo; Rappresentare i margini: l’evolu-zione dell’ecoregione urbana, Giampiero Lom-bardini; Evoluzione dei sistemi ambientali, Fa-brizio Esposito; Ecosistemi dell’insediamentorurale , Pierluigi Bolgiani; La struttura nasco-sta del paesaggio, Rober ta Blanchi, MicheleCeccarelli; Rappresentare le conoscenze degliecosistemi dell’insediamento umano, NadiaQuadrelli, Francesco Marchese, Raffaella Oli-vieri, Paola Segalerba.

Pagina seguente: f ig. 9 - l’ecosistema dell’in-sediamento rurale nel paesaggio delle CinqueTerre.La metafora che assimila il paesaggio ad un’ar-chitettura collettiva, realizzata e incessantemen-te trasformata nell’arco di oltre un millennio dallecomunità abitanti che hanno continuamente rein-terpretato il rapporto tra l’insediamento umanoe la na tura, ha trovato un paradigma operativonel concetto di ecosistema. Trasferito dall’habi-tat naturale a quello dell’insediamento umano, èstato utilizzato rappresentare non solo la realtà“paesaggio”, ma anche per formalizzare e rap-presentare le conoscenze complesse che ad essasi riferiscono. Foto di Sergio Fregoso.

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