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Rassegna Stampa · Province, la Consulta boccia la riforma: a rischio l’unione con Reggio...

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Ufficio stampa Rassegna Stampa Sentenza della Consulta 4 luglio 2013 Pagina 1 di 19
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Page 1: Rassegna Stampa · Province, la Consulta boccia la riforma: a rischio l’unione con Reggio 04/07/13 La Nuova Prima Pagina di Modena 13 Perché le Province non muoiono mai 04/07/13

Ufficio stampa

Rassegna StampaSentenza della Consulta

4 luglio 2013

Pagina 1 di 19

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INDICE

Taglio delle Province, la Consulta lo cancella04/07/13 Avvenire 3

PROVINCE SALVE NUOVO CAPITOLO DELL’ITALIA PARALIZZATA04/07/13 Corriere della Sera 4

Bocciato il decreto sul taglio delle Province04/07/13 Corriere della Sera 6

Bernazzoli: «Resta da risolvere il problema dei finanziamenti»04/07/13 Gazzetta di Parma 7

Provincia salva, stop alla Città metropolitana04/07/13 Il Resto del Carlino Bologna 8

«La riforma dello Stato deve essere fatta Si guardino ministeri, Comuni e Regioni»04/07/13 Il Resto del Carlino Reggio 9

La Consulta salva le Province04/07/13 Il Sole 24 Ore 10

Il Governo corre ai ripari: pronta strategia in due mosse04/07/13 Il Sole 24 Ore 11

Le province si salvano dai tagli04/07/13 Italia Oggi 12

Province, la Consulta boccia la riforma: a rischio l’unione con Reggio04/07/13 La Nuova Prima Pagina di Modena 13

Perché le Province non muoiono mai04/07/13 La Repubblica 14

Province, no della Consulta ai tagli “La riforma è incostituzionale non basta un decreto per cancellarle”04/07/13 La Repubblica 16

“Ma non rinunciamo all’abolizione Letta si è impegnato formalmente”04/07/13 La Repubblica 17

Niente taglio delle Province La Consulta boccia i decreti04/07/13 La Stampa 18

La Consulta salva le Province04/07/13 Libertà 19

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«F35, sull'acquisto decide il governo»

04/07/2013 press unE

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 160.649

Diffusione: 121.998

Direttore Responsabile: Marco Tarquinio

Taglio delle Province, la Consulta lo cancella la sentenza Illegittimi alcuni punti dei decreti legge. Passa la soppressione dei tribunali minori. Si salva Urbino

DA ROMA

na bocciatura e una promozio- ne. La riforma sul riordino del- le Province è incostituzionale.

Lo ha sancito la Consulta, dichiarando illegittimi alcuni punti dei decreti leg- ge in materia varati nel 2011 e nel 2012. La Corte ha ritenuto violati gli articoli 117, secondo comma, e 133, primo comma, della Costituzione. «Il decreto legge, atto destinato a fronteggiare ca- si straordinari di necessità e urgenza — spiega la Consulta in un comunicato — è strumento normativa non utilizzabi- le per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudi zio». In sostanza è stata dichiarata l'illegitti- mità costituzionale della riforma delle Province contenuta nel decreto Salva I- talia e il loro riordino, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensio-

ne e popolazione. Non è materia da di-sciplinare con decreto legge, hanno sta-bilito i giudici costituzionali. «La sentenza della Corte costituziona-le sulle Province — dichiara il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello — rende ancora più im-portante intervenire attraverso le rifor-me costituzionali sull'intero Titolo V, in particolare per semplificare e raziona-lizzare l'assetto degli enti territoriali». Soddisfatto il presidente dell'Unione delle Province italiane (Upi) Antonio Salita: «si ristabilisce il valore della Co-stituzione: non si fanno le riforme isti-tuzionali per decreto». Via libera della Corte costituzionale, in-vece, alla riforma della geografia giudi-ziaria, che prevede il taglio di circa mil-le tribunali minori. La Consulta ha in-fatti dichiarato non fondate le questio-ni di legittimità sollevate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Monte-

pulciano e Sulmona, e ha ritenuto i-nammissibile quella presentata dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Si salva dalla soppressione del tribunale di Ur-bino. Soddisfazione nel cocapoluogo marchigiano (insieme con Pesaro). Nel-la città ducale il pronunciamento "pre-mia" una lunga battaglia bipartisan, che ha visto il sindaco Franco Corbucci, la Provincia, i consiglieri regionali e i par-lamentari eletti nel territorio fare fron-te comune con l'Ordine degli avvocati. Anche perché i costi dell'affitto del Pa-lazzo di giustizia e le spese di manu-tenzione sono a carico dell'ammini-strazione comunale: la soppressione dunque non avrebbe portato alcun ri-sparmio alle casse dello Stato. Mentre per i residenti delle aree appenniniche sarebbe stato disagevole e costoso rag-giungere Pesaro e il suo Palazzo di giu-stizia. (M. Car.)

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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015

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04/07/2013 press LinE CORRIERE DELLA SERA Fondato nel 1876 • • m www.coniere.it

Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 609.785

Diffusione: 474.395

PROVINCE SALVE Nuovo CMITOLO DELLITALLA PARALIZZATA

di SERGIO RIZZO

V. e siamo certi: la Corte costituzionale avrà

avuto le sue buone ragioni. Non per nulla molti davano per scontata la bocciatura sia della riforma delle Province contenuta nel decreto salva Italia, sia del successivo più morbido tentativo di riordino con l'accorpamento di alcuni enti. La Consulta ha ritenuto illegittimo il ricorso al decreto legge per interventi di tale portata, visto che quello strumento dovrebbe essere limitato ai casi di straordinaria necessità e urgenza.

CONTINUA A PAGINA 9

con un arlicolo di Lorenzo Salvia

Pagina 1 CORRIERE DELLA SERA

Venerate prende d remando del Urne

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Bocriall, il dtyrele si i luglio de] le Piu,ince

Pagina 9

04/07/2013 pressunE CORRIERE DELLA SERA Fondato nel 1876 • • m www.coniere.it

Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 609.785

Diffusione: 474.395

DL&iuo I)! EJTN PAESE

AI LA PARALISI SEGUE DALLA PRIMA

er avere una più completa conoscenza delle motivazioni bisognerà aspettare il deposito

— della sentenza. Certo, una riforma come l'abolizione delle Province, che doveva essere fatta più di 40 anni fa contestualmente alla nascita delle Regioni, non poteva essere ritenuta tanto impellente da giustificare un decreto. Anche se forse sarebbe il caso di ricordare il contesto in cui il decreto salva Italia vide la luce. C'era appunto, da salvare i Paese che in quel momento si trovava in una situazione così difficile da dover affidare il proprio destino a un governo tecnico, con la necessità di prendere nel giro di poche ore provvedimenti in grado di placare i mercati resi pazzi dalle furiose spallate della speculazione internazionale. Di più. Rimettere in carreggiata l'Italia era un passaggio cruciale per la sopravvivenza stessa della moneta unica, tanto erano drammatici i toni della lettera che il 5 agosto del 2011 arrivò all'Italia dalla Banca centrale europea. Con suggerimenti di misure durissime da adottare immediatamente, e fra queste si citava proprio l'abolizione delle Province, sempre promessa da tutti i partiti ma mai realizzata. Alla luce dei fatti, quella riforma poteva essere o meno considerata urgente? Al di là del merito, comunque, la sentenza della Corte costituzionale conferma se ce ne fosse stato ancora il bisogno che l'Italia è un Paese in preda a u:na totale paralisi. Non c'è decisione che non corra il rischio di finire sotto la tagliola della Consulta, deI T a.T o deI Consiglio di Stato. Può capitare indifferentemente alla riforma delle Province, come alla vendita di un immobile dell'Inps, o alla costruzione di un elettrodotto, oppure alla delibera di un'authority, quando non al licenziamento di un dipendente pubblico corrotto. SB successo perfino al taglio del lo per cento degli stipendi dei magistrati, cassato dalla suprema Corte perché ledeva l'indipendenza dei giudici, Colpa di una legge scritta male, di una sciatteria burocratica, di un errore formale. Talvolta addirittura di una fantasiosa interpretazione delle norme, fina giustificazione c'è sempre. Fatto sta che non abbiamo più alcuna certezza: inutile lamentarsi del tempo biblico per fare un'opera pubblica, degli anni che necessari a risolvere un contenzioso, degli investimenti esteri sempre più impalpabili. Così non si va da nessuna parte. Ed è bene esserne tutti coscienti, giudici compresi.

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04/07/2013 pressunE CORRIERE DELLA SERA Fondato nel 1876 i i m www.coniere.it.

Direttore Responsabile: Ferruccio De Bortoli

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 609.785

Diffusione: 474.395

Bocciato il decreto sul ta delle- Province ki Consulta: è incostituzionale. «Sen e un interkento immediato»

ROMA La Corte costitu- zionale boccia la tifo:aria delle Province approvata dal gover-no Monti, che le aveva taglia-te da 86 a 51 nelle sole Regio-ni a statuto ordinario. La Con-sulta ha giudicato illegittimo il primo passo di quel percor-so, il decreto salva Italia che aveva introdotto il sistema del-l'elezione indiretta sia del con-siglio provinciale sia del presi-dente che non dovevano esse-re più votati dal popolo ma scelti dai consigli comunali del territorio. A cascata, però, la sentenza di ieri colpisce an-che il secondo decreto del go-verno Monti, quello che proce-deva direttamente al taglio delle Province con una proce-dura che, dopo essersi arenata in Parlamento sul finire della passata legislatura, era stata poi congelata fino alla fine di quest'anno.

Perché questo verdetto, sui ri ricorsi presentati dalle Re-gioni? in attesa che vengano depositate le motivazioni del-la sentenza, la Corte spiega che non si poteva procedere con la «corsia veloce» del de-creto legge. Si tratta di un «at-to destinato a fronteggiare ca-si straordinari» e quindi non è «utilizzabile per una riforma organica e di sistema». Ma non è l'unico rilievo. Tra gli ar-ticoli della Costituzione viola-ti c'è anche il 133, quello che fissa le procedure per modifi-care i confini delle Province. Un percorso complesso sosti-tuito in quel decreto con un iter più veloce e centralizzato. L'unica consolazione, per il go-verno Monti, è che nello stes-so giorno la Consulta ha salva-

be

etc .

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to la riforma della «geografia giudiziaria», con il ;aglio di 31 tribunali e 220 sedi distaccate. Respinti tutti ricorsi, l'unica sede salvata è quella di Urbi-no.

Cosa succederà adesso con la storia senza fine dell'aboli-zione delle Province? il mini-

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stro per le Riforme costituzio-nali Gaetano Quagliariello di-ce che. diventa «ancora più im-portante intervenire sull'inte-ro Titolo V della Costituzio-ne», per «semplificare e razio-nalizzare l'assetto degli enti territoriali». E aggiunge che bi-sogna «rendersi conto che

mancate riforme e scorciatoie hanno un costo anche econo- mico che in un momento di così grave crisi Paese non può più sopportare». li mini- stro degli Affari regionali, Gra- ziano Delrio, dice che la «rifor-

, ma deve proseguire» anche se «adegueremo il metodo secon-do le indicazioni della Corte», Niente più decreti legge, dun-que. Ma una legge costituzio-nale che, nella fase transito-ria, potrebbe lasciare l'elezio-ne diretta solo del presidente della Provincia, eliminando comunque le giunte e i consi-gli, e mettendoli alla guida di semplici comitati di sindaci del territorio. Ma, al di là delle dichiarazioni che fanno buon viso a cattivo gioco, il rischio che tutto si blocchi è più che concreto. L'Unione delle Pro-vince esulta con il presidente Antonio Saitta: «Nessuna mo-tivazione economica era giu-stificata e quindi il decreto leg-ge non poteva essere la strada legittima». E poi avverte il go-verno sui prossimi passi: «Per riformare il Paese si deve agi-re con il pieno concerto di tut-te le istituzioni, rispettando il dettato costituzionale». Pron-ti a discutere, insomma, ma senza decisioni calate dall'al-to. Con un problema in più da. risolvere. La riforma aveva bloccato le elezioni nelle Pro-vince che nell'ultimo anno sa-rebbero andate al voto. Sono state commissariate, l'idea era. di mandarle al voto con il nuo-vo sistema indiretto bocciato dalla Corte. E adesso?

Lorenzo Salvia lrialtriairireorriere.it

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trIbunail Salva la riorganizzazione dei tribunali: saranno 31 in meno. Eliminate anche 220 sedi distaccate

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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2012-2015 Pagina 6 di 19

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Province, laConsultaboccia' litaglioperdecreto .

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04/07/2013 press LinE GAZZETIA DI PARMA

Direttore Responsabile: Giuliano Molossi

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 45.153

Diffusione: 37.669

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Bernazzolio «Resta da risolvere problema dei finanziamenti»

PARMA

g t La Consulta ha dichiarato l'il-legittimità costituzionale della riforma delle Province contenu-ta nel decreto Salva Italia. La no-tizia non sorprende il presidente della Provincia dì Parma, Vin-cenzo Bernazzoli. «Questa deci-sione della Consulta era inevi-tabile e la aspettavamo da di-versi mesi - commenta da Roma, al termine della riunione sulle celebrazioni verdiane e del sum-mit all'Unione delle Province ita-liane -. Era evidente a tutti che non si poteva modificare qual-cosa previsto dalla Costituzione a colpi di decreti legge. come in-

vece voleva fare il governo Mon-ti. Per riformare l'organizzazione delle Province serve una legge costituzionale, che prevede un percorso più lungo e complesso rispetto al decreto».

Infatti, secondo la Consulta, «il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari dì necessità e urgenza, è strumen-to normative non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella pre-vista dalle norme censurate nel presente giudizio».

La decisione dei giudici, avver-te Bernazzoli, non mette però le Provincee al riparo dalle difficoltà, in quanto resta ancora da rísol-

vere il tema delle competenze e soprattutto la questione dei fi-nanziamen t i, calati ín modo dra-stico tanto da rendere estrema-mente difficoltosa la chiusura del bilancio di previsione 2013. Non è un caso se oggi lo stesso Bernazzolì ha in agenda un in-contro con esponenti del gover no per sollecitare l'approvazio-ne di un decreto legge per con-sentire alla sua amministrazio-ne di avere le risorse necessarie per fronteggiare l'emergenza frane. «Anche se la decisione della Consulta non salva le Pro-vince -- commenta Bernazzoli -- almeno impone al governo di se-guire una procedura corretta

perquantuhguardai||oruror-dino.A questo punto spero che ci sia il tempo e la volontà per af-frontare la trasformazione delle Province in un'ottica complessi-va che preveda di mettere mano anche all'organizzazione dello Stato e delle Regioni».

Va ricordato che la Consulta aveva esaminato i ricorsi pre-sentati dalle Regioni contro il de-creto Salva Italia (decreto 201) del dicembre 2011 che con l'ar-ticolo 23 ha di fatto svuotato le competenze delle Province e ne ha profondamente modificato gli organi di governo: non più di 10 componenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all'interno del consiglio provinciale. Sotto la lente della Corte anche il de-creto 95 del 2012 sul riordino del-le Province in base ai due criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 chilometri dì estensione in base ai ricorsi avanzati dalle autono-mie.*

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il Resto del Carlino 04/07/2013 press unE

BOLOGNA Direttore Responsabile: Giovanni Morandi

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: n.d.

Diffusione: n.d.

Provincia salva, stop alla Città metropolitana La Consulta boccia la tilbrma istituzionale. Vitali: «Siamo a zero, tutto da Ti are» dI SAVERIO MIGLIARI

«SIAMO a zero». Tre semplici pa-role per descrivere la burrasca le-gislativa che ieri ha cancellato in un solo colpo tutto il lavoro fatto fino a oggi per abolire la Provin-cia e costruire la Città metropolita-na. La notizia arriva in prima sera-ta: la Consulta ha dichiarato l'ille-gittimità costituzionale della rifor-ma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia e il loro riordi-no, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensione e po-polazione, come pure il decreto Spending review per la Città me-tropolitana. Non è materia da di-sciplinare con decreto legge, han-no stabilito i giudici costituziona-li. E così, come riassume bene Walter Vitali, ex sindaco di Bolo-gna e impegnato in prima perso-na nel progetto della Città metro-politana, «ora siamo a zero». Tut-to da rifare, a causa di un colpo di spugna all'italiana che rende i tempi della realizzazione del nuo-vo ente metropolitano imprevedi-bili.

«QUESTO è un Paese dove non si cambia niente — commenta sconsolato Vitali, che non si azzar-da a fare previsioni — Con un di-segno di legge orginario normal-

mente ci vuole molto tempo, ma non sono sicuro delle scadenze». La presidente Beatrice Draghetti preferisce aspettare di leggere la sentenza prima di commentare. Ma il vice di Palazzo Malvezzi, Giacomo Venturi, non si sottrae: «Quando si tocca la Costituzione lo sanno anche i bambini che con

la decretazione d'urgenza non si possono fare modifiche — redar-guisce il vicepresidente della Pro-vincia — Questo è un ulteriore smacco per le istituzioni di livello superiore». Ma non tutti devono assumersi le responsabilità di tut-to questo: «Molti di noi avevano già detto che la Corte si sarebbe espressa così. Io me l'aspettavo —

ammette Venturi Questo atto demolisce in maniera devastante un impianto, noi eravamo pronti ad attuare una riforma che aspetta-vamo da anni». «Si riparte daccapo — conclude Vitali — La corte ha accolto il ri-corso per il difetto dello strumen-to legislativo». E ora i tempi di-ventano biblici.

Prevhcist ,,top da Città rnetoruiitaila

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n Resto del Carlino

REGGIO Dir. Resp. Luigi Manfredi

04/07/2013 press unE

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: n.d.

Diffusione: n.d.

NCE SALVATE DALLA CONSULTA: IL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI SACCARDI

a dello Stato deve essere steii, Comuni e Regioni»

PROVI

«I a rifo Si guardino dì ALBERTO ANSALON1

«ERA proprio una riforma di tecni-ci che non conoscevano bene le fun-zioni della Provincia...». Con que-ste parole vicepresidente della Provincia Pierluigi Saccardi COIT1-

menta la bocciatura da parte della Consulta del progetto di nazionaliz-zazione degli enti territoriali porta-ta avanti dal governo Monti. In ba-se a quel progetto la Provincia di Reggio sarebbe scomparsa per fon-dersi, in un'ottica di razionalizza-zione, c:on quella di Mod.ena. «So-no d'accordo che una riforma dello Stato debba essere attuata — com-menta Saccardi — ma ci aspettava-mo questo giudizio. Perché? Già nella scorsa legislatura l'Upi (Un io-

ne Province d'Italia, ndr) aveva sol-levato giudizio di illegittimità». La mannaia dei tecnici si è abbattu-ta sulle Province solo perché «sia-mo l'a.nello debole della catena — dichiara Sact:ardi non abbiamo un trent office con il cittadino e svolgiamo delle finizioni non evi-denti». Ora il problema principale che si staglia è quello delle risorse: «I tagli infatti— lamenta il vicepre-siderite sono stati Enti prima di sapere se la riforma andava in por-to. Per noi hanno significato una ri-duzione di circa S milioni di curo».

NELLE ore immediatamente suc-cessive al pronunciamento della corte è intervenuto anche l'ex sin-daco, ora ministro per gli Affari Re-gionali Graziano Delrio: «Adegue-

remo il metodo ha commentato Deirio — secondo le indicazioni importanti della Corte. La riforrna del sistema deve proseguire». Un parere, quello del ministro, che Sac-cardi sembra condividere: «La

T..:0 L I PREVENTIVI «Ora c'è probLema dei fondi: sono stati ridotti prima di sapere se andava in porto»

macchina dello Stato va rivisitata». afferma Saccardi. Ma non solo nel-le Province «si rivedano i ministe-ri, i piccoli Cornuni e anche le Re-gioni». Secondo il vicepresidente di Pala7zo Allende «la riforma de-gli enti pubblici va portata avanti

facendo riferimento a costi stan-dard che possono permettere di ca-pire l'efficienza di un ente: noi pa-ghiamo a. 59 giorni, non siamo co-me Enna... I tagli lineari non sono mai giusti»,

IN OGNI caso l'idea della Provirt-cia Ernilia - perorata con forza da palazzo Allertde all'indomani dell'amamacio del g,overno Monti - appare d.ecisamente tramontata: «Era una buona idea — commenta Saccardi che si poteva fare, Ma ora decade tutto. Era una soluzione che sarebbe potuta andare bene al-lora». Su eventuali interventi che l'attuale governo intraprenderà Sac-cardi non si sbilancia e ass-ume un atteggiamento di attesa: «Vedremo cosa avranno da proporci».

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04/07/2013

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 331.753

Diffusione: 262.360

pressunE

ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

End kx:a[i. La Corte giudica incostituzionali gli articoli 23 del salva-Italia e 17 e 18 della spending review

La Consulta salva le Province Illegittima la riforma fatta per decreto legge - Tribunalini, ok ai tagli

Eugenio Bruno ROMA

Il serial tutto italiano sul ta-glio delle Province conquista al-meno un episodio in più. A sce-neggiarlo è stata ieri la Consul-ta che ha giudicato incostituzio-nale la riforma degli enti di area vasta varata in due step dal Go-verno Monti e congelata fino a fine 2013. Salva invece - per ef-fetto di un'altra pronuncia del giudice delle leggi- la riorganiz-zazione dei "tribunalini".

Nell'accogliere il ricorso di otto Regioni la Corte costitu-zionale ha censurato la deci-sione dell'Esecutivo preceden-te di utilizzare lo strumento del decreto legge per provve-dere a un riordino di tipo ordi-namentale delle amministra-zioni provinciali. Il Dl, si legge nel comunicato della Corte, è per sua natura un «atto desti-nato a fronteggiare casi straor-dinari di necessità e urgenza». E, in quanto tale, è «strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma or-ganica e di sistema quale quel-la prevista dalle norme censu-rate nel presente giudizio».

Nonostante questo principio fosse stato sancito già in passa-to dal giudice delle leggi, il Go-verno Monti vi ha fatto ricorso

ugualmente. In ben due occasio-ni. Prima nel dicembre 2011 con l'articolo 23 del salva-Italia che trasformavate Province in orga-nismi di secondo livello (eletti dai consigli comunali e privi di giunta) e riduceva all'osso le lo-ro funzioni. Poi nel luglio 2012

con l'articolo 17 della spending review del luglio 2012 che dispo-nevano la cancellazione di una cinquantina di enti su 1o7: quel-

G.sai RARA GIUDIERIR

No alle richieste dei tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona e del Friuli. Urbino salva perché capoluogo

li con meno di 35omila abitanti e un'estensione inferiore ai 2.500 chilometri quadrati, fatti salvi i capoluoghi di Regione.

Su queste due norme si è ab-battuta ieri la tagliola delle Con-sulta per violazione «dell'art. 77 Cost., in relazione agli artt. 117, 2° comma lett. p) e 133, l °

comma Cost.». Che, per lo stes-so motivo, ha dichiarato inco-stituzionale anche l'articolo 18 della spending review sull'isti-tuzione delle città metropolita-

ne. Scrivendo, per ora, la paro-la fine sul riordino delle ammi-nistrazioni di mezzo che la scorsa legge di stabilità aveva comunque messo in "ghiaccia-ia" fino a fine anno. Per sapere se si tratta di una censura solo di metodo o anche di merito bi-sognerà attendere le motivazio-ni della sentenza che arriveran-no entro to giorni. Dopodiché la palla passerà al Governo Let-ta che sembra intenzionato ad avviare una strategia in due tempi: Ddl costituzionale e leg-ge ordinamentale (su cui si ve-da l'articolo accanto).

Diversa la sorte per un'altra razionalizzazione targata Ma-rio Monti: il taglio dei cosiddet-ti "tribunalini". La riforma del-la geografia giudiziaria ha resi-stito infatti al vaglio della Cor-te costituzionale. Che ha giudi-cato infondate le questioni sol-levate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepul-ciano e Sulmona, confermando di fatto la loro soppressione. Con la stessa pronuncia la Cor-te ha dichiarato infine inammis-sibile il ricorso avanzato dal Friuli Venezia Giulia e ha salva-to dalla scomparsa il solo tribu-nale di Urbino perché capoluo-go di Provincia.

D RIPRODUZIONE RISERVATA

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04/07/2013

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 331.753

Diffusione: 262.360

pressunE

S°Ierld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

le s:. Delrio: avanti con Ddl costituzionale e legge ordinamentale

Il Governo corre ai ripari: pronta strategia in due mosse ROMA

La sentenza della Consul-ta non dovrebbe trovare impre-parato il Governo Letta. Che aveva già segnato in rosso sul calendario la data di ieri e aspettava la sentenza dei giudi-ci costituzionali per decidere come procedere sul taglio del-le Province. Al momento la so-luzione più gettonata all'inter-no dell'Esecutivo sembra quel-la di procedere con una strate-gia in due mosse: Ddl costitu-zionale e disegno di legge ordi-namentale.

A confermarlo al Sole 24 Ore è stato ieri il ministro de-gli Affari regionali, Graziano Delrio. «Rispettiamo le osser-vazioni della Corte e ci regole-remo di conseguenza», ha spiegato l'ex presidente dell'Anci. Che ha poi aggiun-to alle agenzie di stampa: «Adegueremo il metodo se-condo le indicazioni impor-tanti della Corte. La riforma del sistema deve proseguire».

Di tenore analogo la reazio-ne del titolare delle Riforme. Per Gaetano Quagliariello la pronuncia della Corte costitu-zionale «rende ancora più im-portante intervenire attraver-so le riforme costituzionali sull'intero Titolo V, in partico-lare per semplificare e raziona-

lizzare l'assetto degli enti terri-toriali». Per il ministro pidielli-no «è il tempo di rendersi con-to che mancate riforme e scor-ciatoie hanno un costo anche economico che in un momen-to di così grave crisi il Paese non può più sopportare».

Passando alle misure da met-tere in cantiere il Governo po-trebbe affidarsi, da un lato, a un provvedimento ordinario di natura ordinamentale (un di-segno di legge dunque) che ri-

IL MINISTRO RalE RIFORME

Quagliariello: ancora più importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull'intero Titolo V

proponga il riordino voluto a suo tempo da Mario Monti, ma-gari in una versione riveduta e corretta. E, dall'altro, a un Ddl costituzionale che riformi l'in-tero titolo V, se possibile scor-porandolo dal resto delle rifor-me costituzionali in agenda. Ma trovare una quadra alme-no su quest'ultimo punto non sembra semplicissimo. Nella riunione di tre giorni fa dei 4o saggi incaricati di riscrivere la

seconda parte della Costituzio-ne sono emerse almeno tre scuole di pensiero: affidare al-le Regioni il compito di riorga-nizzare i propri enti di mezzo passando per un referendum popolare; sopprimere tout court le Province dagli articoli 114 e seguenti della Carta; deco-stituzionalizzare le ammini-strazioni di area vasta che ver-rebbero riorganizzati su base regionale in base ai principifis-sati dallo Stato.

In attesa di andare a vedere le carte in mano all'Esecutivo le Province non nascondo la loro soddisfazione per la deci-sione di ieri. Per il presidente dell'Upi, Antonio Saitta, lo stop sancito dalla Consulta te-stimonia che «nessuna moti-vazione economica era giusti-ficata e quindi la decretazio-ne d'urgenza non poteva esse-re la strada legittima». E dun-que, ha sottolineato, «per ri-formare il Paese si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni, rispettando il dettato costituzionale. Non si può pensare di utilizzare motivazioni economiche, del tutto inconsistenti, per mette-re mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese». Eu. B.

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press LinE t

9 ECIINUSLIED.1:111.11MICII 11: POUTICO

Direttore Responsabile: Pierluigi Magnaschi

04/07/2013

Periodicità: Quotidiano

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Diffusione: 78.822

La Consulta ha spazzato l'impalcatura normativa messa in campo dal governo Monti

Le province si salvano dai tagli La riforma non poteva essere fatta con decreto legge

DI FRANCESCO CERISANO

e province si salvano dai tagli. Quale che sia la sorte futura degli enti ntermedi, una cosa è

certa: eventuali nuove riforme non potranno essere realizza- te con decreto legge, strumento normativo che la Costituzione prevede sia usato solo per «fron- teggiare casi straordinari di ne- cessità e urgenza», e non, come invece ha fatto il governo Mon- ti, per «realizzare una riforma organica e di sistema» quale quella delle province. Questa la motivazione con cui la Corte costituzionale, in una camera di consiglio lampo, ha spazza- to via con un tratto di penna tutta l'impalcatura normativa messa in campo dal governo dei professori per dimezzare le province e ridurne le funzioni. I giudici costituzionali hanno infatti accolto entrambe le cen- sure mosse dalle nove regioni ricorrenti (Piemonte, Lom- bardia, Veneto, Molise, Lazio, Campania, Sardegna, Friuli- Venezia Giulia e Calabria) che hanno chiesto alla Consulta di esprimersi sui due grandi fron- ti di conflittualità aperti dalla riforma congegnata dall'allora

ministro Filippo Patroni Griffe. Il primo è rappresentato dalle norme del decreto Salva Italia (dl n.201/2011) che prevedeva-no la trasformazione delle pro-vince in enti di secondo livello (con consiglieri e presidenti non più eletti direttamente dai cittadini ma dai consigli co-munali) e il trasferimento del-le funzioni (e relative risorse umane, finanziarie e strumen-tali) ai comuni. La Corte le ha dichiarate tutte (art. 23, commi 4,14,15,16,17,18,19,20,20bis) illegittime per violazione dell'art. 77 della Costituzio-ne (quello sui requsiti della decretazione d'urgenza). Ma nel dispositivo la Consulta ha richiamato altre due norme della Carta. L'art. 117, secondo comma lett. p) che affida alla competenza statale la legisla-zione elettorale e la definizione degli organi di governo e del-le funzioni degli enti locali. E l'art. 133, comma 1 che affida a una legge della repubblica (e non dunque a un decreto legge) il mutamento delle circoscrizio-ni provinciali e l'istituzione di nuove province.

Sono state cancellate anche le norme della spending review (art. 17 dl 95/2012) che hanno

dato il via ai tagli, prima in-dividuando i requisiti minimi che gli enti avrebbero dovuto avere per sopravvivere e poi realizzando gli accorpamenti in modo da arrivare a regime a ridurre gli enti intermedi da 86 a 51 nelle regioni a statuto ordinario. Illegittimo, per la stessa ragione, anche l'art.18 sull'istituzione delle città me-

tropolitane. «La sentenza della Corte conferma che le riforme delle istituzioni non possono essere fatte per decreto legge», ha commentato il presidente dell'Upi, Antonio Saitta, «Per riformare il Paese si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni. Non si puo' pen-sare di utilizzare motivazioni economiche, del tutto incon-

sistenti, per mettere mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese».

Riorganizzazione dei tribunali. Ieri la Corte ha anche dichiarato l'illegittimi-tà costituzionale del decreto legislativo n. 155 del 2012, li-mitatamente alla soppressione del Tribunale di Urbino. o Rwroduzione riservata—E

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04/07/2013 press unE PRIMA PAGINA Direttore Responsabile: Corrado Guerra

Periodicità: Quotidiano

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EN T; U;Cf\L: La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del provvedimento che prevede il riordino

Province, la Consulta boccia la riforma: a rischio l'unione con Reggio Secondo i giudici «non si tratta di una materia da disciplinare con un decreto legge»

ischia di saltare il `matri-.‘ monio' tra Modena e Reg-gio Emilia. La Corte costitu-zionale ha infatti dichiarato l'illegittimità della riforma delle Province contenuta nel decreto 'Salva Italia' e il loro riordino, con l'accorpamento di diversi enti, tra cui quello tra Modena e Reggio. «Non è materia da disciplinare con

decreto legge», hanno stabili-to i giudici della Consulta.

Secondo i giudici, «il decre-to-legge, atto destinato a fron-teggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è stru-mento normativo non utiliz-zabile per realizzare una ri-forma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presen-

te giudizio». La Consulta aveva esami-

nato nel corso dell'udienza pubblica di martedì i ricorsi presentati dalle Regioni con-tro il decreto Salva Italia (de-creto 201) del dicembre 2011 che con l'articolo 23 ha di fat-to 'svuotato' le competenze delle Province e ne ha profon-damente modificato gli orga-

ni di governo: non più di 10 componenti eletti dai Comu-ni e il presidente scelto all'in-terno del Consiglio provin-ciale.

«L'odierna sentenza della Corte Costituzionale sulle province - ha commentato ie-ri il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Qua-gliariello - rende ancora più

importante intervenire attra- verso le riforme costituziona- li sull'intero Titolo V, in par-

ticolare per semplificare e ra-zionalizzare l'assetto degli enti territoriali».

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la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

04/07/2013 press LinE

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Perché le Province non muoiono mai FRANCESCO MERLO

LA PROVINCIA è come la coda della lucertola, quan-do la tagli ricresce. Nessu-

no è mai rius cito ad abolirla, è uno degli impossibili della politica italiana, come la riforma della Rai. L'ente inutile degli stipendi inventati, del nascondimento della disoccupazione e delle clientele, la piccola patria degli uscieri, il centro di spesa del key-nesismo straccione ha questa mi-sterio sa facoltà di resurrezione.

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la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

04/07/2013 press LinE

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LE PROVINCE IMMORTALI FRANCESCO MERLO

(segue dalla prima pagina)

c he è garantita dalla Corte costituzionale. E certo la Consulta avrà le sue ra- gioni formali a bocciare

lo strumento del decreto legge uti-lizzato senza «la straordinaria ne-cessità ed d'urgenza» ma è para-dossale che la controversia su una forma, di cui si fa abitualmente abuso, sia più forte della sostanza politica, del buon senso, dell'e-mergenza economica, della vo-lontà del Parlamento e della vo-lontà popolare.

Èvero che la Corte nonè una as-semblea politica, ma non è nep - pure un asettico consesso ditecni- ci che si pronunciano su questio-ni che interessano solo gli specia-listi. I suoi giudici non vengono chiamati a esercitare il loro com-pito dal voto degli elettori, ma «non sono lontani ed estranei—ha scritto Valerio Onida— alla vita de-mocratica del paese e ai suoi pro-blemi». Ebbene, la Consulta non può certo ignorare che tenendo in vita la Provincia ha offerto il suo scudo stellare al peggiore simbo-lo, non solo sul piano istituziona-le, dell'arretratezza italiana, alla casta e all'odioso ceto politico che non vuole accettare per sé i sacri-fici che impone a tutti gli altri cit-tadini.

Ed è sorprendente che ad avere abolito la Provincia sia rimasta so - lo la Sicilia, che è l'isola della Tor-tuga, il regno degli sperperi, la re-gione autonoma dove la casta è davvero speciale grazie al suo sta-tuto sp eciale — una casta conle sar-de l'avevamo chiamata — perché colleziona privilegi di ogni genere, e ha circa quarantamila stipen-diati tra dipendenti della Regione, forestali e assunti nelle società partecipate, con una spesa com-plessiva che supera il miliardo di

euro all'anno. L'abolizione delle Province è

stata e tornerà ad essere il cavallo di battaglia (sempre azzoppato) di tutte le opposizioni, lo slogan (sempre tradito) di tutte le campa-gne elettorali, da D e Mita a Berlu-sconi, da Prodi a Beppe Grillo, a Bersani. Solo la Lega si era battuta apertamente per mantenerle in vita perché per sua vocazione di-fende tutti i piccoli feudi dell'iden-tità e vorrebbe addirittura molti-plicarli, a cominciare dalla Ladi-nia come terza Provincia autono-ma nella Regione Trentino Alto Adige. D'altra parte, quella pro-vinciale è la sola fetta di casta e di clientele che è rimasta alla Lega. E infatti Bossi minacciò una rivolta nel nome di Bergamo.

Ma la verità è che l'abolizione delle Province, come per magia, ha sempre cambiato natura all'ul-timo momento. C'era chi propo-neva di cancellare, al posto delle Province, le prefetture; una volta la soppressione divenne trasfor-mazione in area metropolitana; più spesso è stata proclamata e su-bito insabbiata in attesa di una fu-tura legge attuativa. Insomma, si è sempre fermata davanti all'egoi-smo della politica. Raccontano che, già ai tempi della Bicamerale, Massimo D'Alema abbia gelato il costituzionalista Augusto Barbe-ra conia seguente battuta: «E se l'i-nutile fossi tu?». Francesco Stora-ce, che è fascistama spirito so, rias-sunse così la battaglia del governo Berlusconi contro le Province: «Avevamo promesso di abolire le Province e il bollo auto, ed è finita che ora affidiamo la gestione del bollo auto alla province».

E ora anche la morte per accor-pamento che fu decretata dal go-verno Monti benché deludente e tremebonda perché uccideva le identità ma non le competenze

(non sottraeva ma addizionava) è stata comunque bocciata come una bestemmia dalla Corte costi-tuzionale per una volta d'accordo con la sola forza p olitica anticosti-tuzionale che c'è in Italia: la Lega.

Forse in questa resistenza della Provincia non c'è solo l'ostruzio-nismo del ceto politico che si spin-ge a negare e a bollare come de-magogiche le stime che, se l'aboli-zione fosse vera e completa, calco - lano il risparmio attorno ai 12 mi-liardi di euro. C'è anche il sarcofa-go egiziano che l'italiano di strapaese si porta addosso. E va bene che qui il discorso diventa antropologico e non più istituzio-nale, so che è audace dirlo, mal'in-tervento della Corte rischia di fare passare per costituzionale il mo-dello standard dell'idea di Nazio-ne-Italia: «Paese mio che stai sulla collina / disteso come un vecchio addormentato / la noia, l'abban-dono, il tempo son la tua malattia ...». Nel senso che la Corte potreb-be avere stabilito che non si pos-sono abolire con un semplice de-creto l'albero degli zoccoli, le luc-ciole pasoliniane, la Racalmuto - metafora di Sciascia, le melanza-ne e il latte di capra come archeti-pi di una modesta ma sicura felicità, la vita come una lunga partita a carte che ricomincia ogni pomeriggio e non finisce mai.

Volete la prova del nove? Persi-no in Sicilia l'abolizione della Pro - vinciarischia di rivelarsi un sotter-fugio di allegra tradizione napole-tana più che sicula. Il disegno di legge abolisce infatti le nove Pro-vince, ma non cancella il livello in-termedio tra Comuni e Regioni perché, sempre per specialità di Statuto, darà vita ai liberi consorzi comunali che, con 5 milioni di abi-tanti, presto potrebbero essere ben 33. Al posto di 9.

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Quel plotone di parlamentini sacriticatiinnomedell'austeri

Province,nodellaConsultaaitagli lantbmiaèincostituzionale nonhistaundecretoixrcancellarle

la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

04/07/2013 pressunE

Periodicità: Quotidiano Tiratura: 509.141

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Province, no della Consulta ai tagli "La riforma è incostituzionale non basta un decreto per cancellarle" L 'Upi esulta. Il governo: necessario modificare la Carta ROMA — La riforma sul taglio delle Province è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, di-chiarando illegittimi alcuni punti dei decreti legge in materia varati nel 2011 e ne12012. La riforma, ha ritenu-to la Corte, non si potevafare a co lpi di decreto legge, che come si dice nella sentenza è «un atto destinato a fron-teggiare casi straordinari di necessità e urgenza». Uno strumento normati-vo «non utilizzabile perrealizzareuna riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censura-te nel presente giudizio». Esultal'Upi, l'Unione delle Province, «viene rista-bilito il valore della Costituzione». E il ministro delle Riforme Quagliariello dice: «Adesso serve la riforma del Ti-tolo V della Carta». Dunque, la rifor-ma delle Province contenuta nel de-creto Salva Italia, che ne prevedeva la

Accol3R rIcomi dì moRte :Wwiotd contestavano a.stche

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riduzione in base ai criteri di esten-sione e popolazione, salta. La Consul-tahaaccolto le questioni dilegittimità costituzionale sollevate da diverse re-gioni. E adesso? Secondo il ministro Gaetano Quagliariello la sentenza rende ancora più importante interve-nire attraverso le riforme costituzio-nali sull'intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l'as-setto degli enti territoriali. «È il tempo di rendersi conto —dice il ministro —che mancate riforme e scorciatoie

hanno un costo anche economico che in un momento di così grave crisi il Paese non può più sopportare».

Nei loro ricorsi contro il Salva-Ita-lia molte Regioni hanno evidenziato come lanormativavio lerebb e vari ar-ticoli della Costituzione, attuando una riforma complessiva attraverso un dl il cui obiettivo è salvaguardare le finanze pubbliche senza peraltro produrre, affermano, risparmi di spe-sa. La Provincia disegnata dal decre-to, aggiungono, non esercita più l'at-tività di gestione amministrativa, né le funzioni amministrative previste dall'articolo 118 della Costituzione. Inoltre, non è più un ente «esponen-ziale della popolazione provinciale», visto che sia il Consiglio sia il Presi-dente sono emanazione degli organi elettivi dei Comuni. Erano state resti-tuite le funzioni di coordinamento e

pianificazione territoriale sul traffico e le scuole, marimanendo apertipun-ti critici come l'elezione degli organi elettivi, che secondo le Regioni «inci-derebbero sulla rappresentanza de-mocratica».

«La sentenza della Consulta— dice il presidente dell'Upi Antonio Saitta — conferma che le riforme delle isti-tuzioni costitutive della Repubblica non possono essere fatte per decreto legge. Nessuna motivazione econo-mica era giustificata e quindi la de-cretazione d'urgenza non poteva es-sere la strada legittima». Non si può pensare, conclude Saitta, di utilizzare motivazioni economiche («del tutto inconsistenti») per «mettere mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese».

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• ""' "Itmorninunciamoall'abolizione Letta siii,inwpatofonutnente"

la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

04/07/2013 press LinE

Periodicità: Quotidiano Tiratura: 509.141

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"Ma non rinunciamo all'abolizione Letta si è impegnato formalmente" Delrio: decreto strumento improprio, interverremo in altro modo

FRANCESCO BEI

ROMA — «Noi siamo determi-natissimi ad andare avanti, ne ho parlato anche con il presi-den teI e' lari forma degli en-ti locali e la cancellazione delle province si farà comunque. I cittadini devo stare tranquilli». Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali e le autono-mie, in fondo questa sentenza della Corte costituzionale se l'aspettava. Uno che è stato amministratore per anni e pre-sidente dell'Anci era consape-vole che la pretesa del governo Monti di eliminare le province per decreto era al limite.

Ministro, di eliminare le province se ne parla da anni. Sembrava finalmente fatta e ora si torna al punto di parten-za. Com'è stato possibile?

«Oggettivamente la critica era prevedibile, il decreto per riformare una materia costitu-zionale è uno strumento im-proprio. Noi faremo tesoro di questa sentenza, anche per-ché ci fornisce indicazioni pre-cise su come lavorare alla rifor-ma».

Intanto i tempi si allungano e le province ritornano. Già i presidenti "cancellati" festeg-giano...

MINISTRO Graziano Delrio ministro degli Affari regionali

A luglio illustreremo la nuova proposta ai principali attori coinvolti, a metà agosto sarà in Parlamento

«Su questo voglio essere molto chiaro. La riforma deve andare avanti e andrà avanti. Il presidente del Consiglio ha preso un impegno solenne in Parlamento per eliminare le province. Ci vuole una legge costituzionale e ne parleremo subito con il ministro delle riforme Quagliariello, ma non ci vorrà molto: basta una riga per dire che gli articoli 114e se-guenti della Costituzione sono modificati. Ma non ci fermere-mo qui».

In che senso? «In parallelo sta viaggiando

il disegno di legge che riforma in maniera organica gli enti lo-

lecitiàmetropo- filane e trasferisce le funzioni delle province. Il testo è pronto e darà efficienza a tutto il pae- se, che poi è quello che interes-

e,‘

I presidenti esultano? Fanno male. Chi è responsabile e ha a cuore il paese, sa che una riforma è necessaria

sa ai ci t ladini». Cosa fare nel frattempo con

le province soppresse e "resu-scitate" ora dalla Corte?

«Il disegno di legge si occu-perà anche di questa fase tran-sitoria, di passaggio. Non pos-siamo tardare anche perché la legge ci impone di far partire il nuovo sistema dal primo gen-naio 2014. Inoltre questa in-ceri ezza alimen ta il disagio delle famiglie e delle imprese che non sanno più a quale en-te rivolgersi».

Dice che la sua riforma è pronta. Quando verrà presen-tata?

«A luglio la illustreremo ai principali allori coinvolti, en-tro la metà di agosto sarà in Parlamento. Ci sarà una sem-plificazione dei vari livelli di governo alla ricerca della rapi-

dita delle decisioni e dell'effi-cienza della pubblica ammini-strazione».

Per abolire le province quanto si dovrà aspettare in-vece?

«I tempi necessari all'appro-vazione di una disegno di legge costituzionale. Diciamo un anno e mezzo».

Nelfrattempo ipresidenti di provincia esultano...

«E fanno male. Chi ha a cuo-re il paese, e negli en ti locali c'è tanta gente responsabile, sa che una riforma è necessaria. Noi abbiamo dalla nostra par-te tutti gli amministratori seri e non coloro che hanno interes-se a mantenere un sistema im-mobile per il proprio rendi-conto personale».

Alla luce della sentenza del-la Consulta, il decreto Monti fu un errore?

«Non mi faccia parlare. Di-ciamo che non sono sorpreso di questa bocciatura. Le stesse critiche contenute nella sen-tenza della Corte costituziona-le le feci anche io al decreto Monti, il cosiddetto Salva-Ita-lia, quando ero presi den le del - l'Anci. L'intenzione del gover-no era buona, il metodo me-no».

C RIPRODUZIONE RISERVA,

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Niente taglio delle Proviner La Consulta Noia i decreti.

04/07/2013 pressunE LA STAMPA Direttore Responsabile: Mario Calabresi

Periodicità: Quotidiano

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Niente taglio delle Province La Consulta boccia i decreti La Corte: sono incostituzionali. Il governo non molla: lo faremo noi

F LAVIA AMAB I LE ROMA

Vi ricordate il taglio delle Province? Ricordate i procla-mi di vittoria del governo Monti, le promesse da cam-pagna elettorale, le mappe sulla nuova Italia senza pro-vince? Dimenticatelo.

La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della riforma e del riordino delle Province previsti nel decreto Salva-Italia con la riduzione degli enti seguendo criteri di estensione e di numero sità della popolazione. Secondo la Consulta non si può usare per una simile riforma un decreto-legge, perché si

tratta di un «atto destinato a fronteggiare casi straordina-ri di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di si-

Nel mirino dei giudici i prowedimenti varati dall'esecutivo Monti nel 2011 e nel 2012

stema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio». Per que-sto motivo - è scritto in una nota - la Corte costituzionale nella camera di consiglio di ieri «ha dichiarato l'illegitti-

mità costituzionale» di diver-si articoli della riforma.

A cancellare la riforma sono stati due ricorsi presentati da otto Regioni: Lombardia, Pie-monte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Moli-se, e Sardegna. Avevano impu-gnato il decreto Salva Italia (il numero 201) del dicembre 2011 innanzitutto con un ricorso contro l'articolo 23 che aveva di fatto privato di ogni valore le competenze delle Province e ne aveva profondamente mo-dificato gli organi di governo: non più di 10 componenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all'interno del Consiglio provinciale. Il secondo ricorso prendeva di mira il decreto 95

del 2012 sul riordino delle Pro-vince basato su due criteri: 350 mila abitanti come misura della grandezza e 2.500 chilo-metri per l'estensione.

Finora il decreto ha già pro-dotto alcuni effetti. Le Provin-ce «cadute» perché non rien-travano nei limiti previsti so-no otto: Genova, La Spezia, Como, Ancona, Cagliari, Ra-gusa, Vicenza e Belluno. Per loro, non c'era stato alcun rin-novo dei consigli, nessuna ele-zione diretta del presidente, mentre le competenze di pre-sidente e giunta sono state ac-quisite da un commissario prefettizio in attesa di capire come sarebbero state ridefini-te competenze e confini. Da

oggi, dopo la decisione della Consulta e la bocciatura del decreto del governo Monti, si deve ricominciare daccapo.

Come ricominciare? Il mini-stro per le Riforme Costituzio-nali Gaetano Quagliariello so-stiene che la strada da percor-rere sia il riordino ma «attra-verso le riforme costituzionali sull'intero Titolo V, in partico-lare per semplificare e razio-nalizzare l'assetto degli enti territoriali». Il ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio promette: «Adeguere-mo il metodo» ma «la riforma deve proseguire». Esulta l'Unione Province Sarde che da due giorni ha cinque delle otto province commissariate.

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zi termini - ha fatto solamente danni. La decisione della Con- sulta va nella direzione che in- dicavamo. Ci siamo mobilitati non per difendere la nostra pol- trona ma per salvare un ente fondamentale». Pasquali am- mette che una riforma ci vuole:

«Ma - chiarisce - deve essere costituzionale, sull'intero tito- lo V per sempli- ficare e razio- nalizzare l'as- setto degli enti. Deve coinvol-

gere Parlamento, Regioni, Pro- vince e Comuni». Per questo ti- po di riordino globale occorro- no dai 18 ai 24 mesi, ecco per- ché si ritiene che i piacentini torneranno alle urne per le ele- zioni provinciali. «Il nostro Paese - prosegue Pasquali - ha bisogno di una maggiore sbu- rocratizzazione finalizzata a semplificare la vita dei cittadi- ni, di chi lavora, degli impren- ditori che vogliono investire, crescere perché solo così l'eco-

nomia e l'Italia possono ripar-tire». Oggi si vive in condizioni estremamente critiche nel mondo del lavoro, un clima di incertezza che ha duramente messo alla prova anche i dipen-denti della Provincia.

«GRAZIE AI DIPENDENTI DELLA PROVINCIA» «Vanno ringraziati - dice Pasquali - perché hanno continuato a lavorare con im-pegno e professionalità in que-

sti mesi di buio. Ora la decisio-ne della Consulta restituirà loro la tranquillità necessaria».

LA CONSULTA HA FATTO CHIAREZ-ZA E vediamo, nel dettaglio che cosa dicono i giudici costituzio-nali: «Il decreto-legge, atto de-stinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e ur-genza, è strumento normativo non. utilizzabile per realizzare una riforma organica e di siste-

'st:uae 11.é. il Paese ha un autentico Ano»

presidente Trespidi e il presidente del consiglio Pasquali

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La Consulta salva le Province

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LIBERTÀ QUOTIDIANO DI PIACENZA FONDATO DA ERNESTO PRATI NEL 1883

Direttore Responsabile: Gaetano Rizzuto

04/07/2013 press LinE

Periodicità: Quotidiano

Tiratura: 32.634

Diffusione: 26.480

La Consulta salva le Province I giudizi costituzionali: non si fanno riforme istituzionali per decreto ME Non si possono sospende-re elezioni democratiche di or-gani costituzionali con decreto legge. Non si cancellano le Pro-vince con un colpo di spugna. La Consulta ha dichiarato l'ille-gittimità costituzionale della riforma contenuta nel decreto "Salva Italia" e dell'operazione riordino che prevede la ridu-zione delle Pro-vince in base ai criteri di esten-sione e popola-zione. «Non è materia da disciplinare con de-creto legge», hanno sentenziato i giudici costituzionali salvan-do così enti storici da una fine ingloriosa e immeritata.

DICIASSETTE RICORSI La Corte Costituzionale ha esaminato 17 ricorsi delle Regioni che mira-vano tutti a neutralizzare l'of-fensiva anti province promossa dal governo Monti. Un'opera-zione che mirava a trasformar-le in enti di secondo livello (sul-la cui utilità gli amministratori locali hanno sempre espresso dubbi) e ad accorpare quelle che non avevano i requisiti ne-cessari per sopravvivere (350mila abitanti e 2.500 chilo-metri di estensione). Piacenza era dunque "condannata" per-ché non contava nulla la sua carta d'identità di oltre 150 an-ni di storia né il fatto di essere, dal punto di vista amministrati-vo, un ente virtuoso.

SI TORNERÀ A VOTARE NEL 2014 Che cosa succederà ora, a

"commissariamenti" già avvia-ti? La Provincia di Piacenza, re-calcitrante "promessa sposa" di Parma, resterà singie e nel 2014 torneremo a votare per il rinno-vo di presidente e consiglio. Ne è convinto Roberto Pasquali, attuale presidente del consiglio provinciale che esprime a cal-do la soddisfazione per la deci-sione dei giudici costituzionali.

PASQUALI: IL DECRETO AFFOSSA ITALIA «II "decreto affossa di Monti - dichiara senza mez-

ma quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio».

Per questo motivo è stata di-chiarata «l'illegittimità costitu-zionale: dell'ari, 23, commi 4, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21 bis del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201; degli arato 17 e 18 del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, per violazione dell'art. 77 Costituzione, in relazione agli artt. 117, 2 comma lett. p) e 133, 1 comma Costituzione». Ricor-diamo che l'articolo 23 ha di fatto "svuotato" le competenze delle Province e ne ha rofon- damente modificato gli organi di governo: non più di I O com-ponenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all'interno del consiglio provinciale. Sotto la lente della Corte, come si dice-va, anche il decreto 95 del 2012 sul riordino delle Province in base ai due criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 chilometri di estensione in base ai ricorsi avanzati dalle autonomie.

PISANI: «SANCITA L'INCAPACITÀ DEL GOVERNO MONTI» Duro il

commento del segretario pro-vinciale della Lega Nord Pietro Pisani: «I giudici costituziona-li hanno sancito la completa incapacità del governo Monti. che Si illud.eva di far fuori le au-tonomie territoriali con un de-creto. Ha vinto l'autonomia dei territori e, a distanza di mesi, è arrivata l'ennesima riconfer-ma del fallimento mondano, che ha condotto il Paese sul-l'orlo del baratro. Una ferita che oggi attende ancora di es-sere rimarginata».

ESULTA L'UN La sentenza della Consulta sulla riorganizzazione delle Province, sintetizza Anto-nio Salila, presidente dell'Unio- ne delle Pro. vince Italiane (Upi) «ristabilisce il valore della Co-stituzione: non si fanno le rifor-me istituzionali per decreto». Ma ora, avverte Marcello Meroi presidente Upi Lazio e della Provincia di Viterbo, «l'esecuti-vo attuale non tenti di aggirare la sentenza colpendo i bilanci degli enti con una progressiva eliminazione dei fondi».

Paola Romanini

Ro.bio P. «Bene pero] bisogno di i globale noir

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