RASSEGNA STAMPA 25-02-2019
1. QUOTIDIANO SANITÀ La Spagna scalza l’Italia e diventa il Paese più sano
al mondo
2. HEALTH DESK Salute: un diritto per tutti i cittadini. 1,5 milioni di professionisti
della sanità insieme in difesa del Servizio sanitario nazionale
3. REPUBBLICA Se un ragazzo si ribella ai genitori no vax
4. IL FATTO QUOTIDIANO Se l'influenza uccide il pronto soccorso
5. IL FATTO QUOTIDIANO Strage di bimbi, genitori "orfani" vanno in piazza
25/2/2019 <strong>La Spagna scalza l’Italia e diventa il Paese più sano al mondo.</strong> Ecco il nuovo Healthiest Country Index 2019 di Bl…
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quotidianosanità.it 24 FEBBRAIO 2019
La Spagna scalza l’Italia e diventa il Paesepiù sano al mondo. Ecco il nuovo HealthiestCountry Index 2019 di Bloomberg
La classifica è basata su una serie di indicatori di salute come l'aspettativa di vita,coperture vaccinali, mortalità neonatale, fattori di rischio come fumo e obesità maanche fattori ambientali come l’acqua pulita e i servizi igienico-sanitari. Rispettoall’edizione 2017 il nostro Paese perde il primato a favore degli iberici e scende alsecondo posto. In ogni caso la dieta mediterranea rimane il ‘segreto’ per unanazione sana.
La Spagna supera l’Italia e diventa il Paese più sano del mondo. A dirlo è l’edizione 2019 dell’Healthiest CountryIndex di Bloomberg che classifica 169 economie in base a fattori che contribuiscono alla salute generale dei suoicittadini.
“Forse sarà qualcosa nel gazpacho o nella paella” affermano scherzosamente da Bloomberg, sta di fatto che laSpagna, dal sesto posto della classifica 2017, con 92,75 punti si è issata in cima scalzando il nostro Paese chetotalizza 91,59 punti.
In generale la graduatoria premia i paesi europei: Islanda (terzo posto), Svizzera (quinta), Svezia (sesta) eNorvegia (nono). Il Giappone (al quarto posto) è stata invece la nazione asiatica più salutare, salendo di treposizioni rispetto al sondaggio del 2017 e scalzando Singapore, che è sceso all'ottavo posto. Australia e Israelecompletano la top 10 rispettivamente al settimo e al decimo posto.
L'indice su cui è costruita la classifica si basa su una serie di indicatori, inclusa l'aspettativa di vita, mortalitàinfantile, decessi per incidenti e imponendo penalità a seconda per esempio sull'uso elevato di tabacco edell'obesità o le basse coperture vaccinali. Ma l’indice prende anche in considerazione fattori ambientali, inclusol'accesso all'acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari.
“La Spagna – si legge - ha la più alta aspettativa di vita alla nascita tra le nazioni dell'Unione Europea, e seguesolo il Giappone e la Svizzera a livello globale. Inoltre si prevede che la Spagna entro il 2040 avrà la maggioresperanza di vita (quasi 86 anni) e sarà seguita da Giappone, Singapore e Svizzera, secondo l'Institute for HealthMetrics and Evaluation dell'Università di Washington”.
La ricerca rileva come in Spagna “l'assistenza primaria è fornita essenzialmente da fornitori pubblici, medicispecializzati e infermieri, che forniscono servizi di prevenzione a bambini, donne e pazienti anziani oltre che cureper patologie acute e croniche”. E il sistema pare funzionare, dato che secondo l'Osservatorio europeo suisistemi sanitari e le politiche 2018 la Spagna ha visto un declino negli ultimi dieci anni di malattie cardiovascolarie morti per cancro.
Ma non è solo il sistema sanitario, il ‘segreto’ e questo vale anche per il nostro Paese è la dieta mediterranea. “Iricercatori dicono che le abitudini alimentari possono fornire indizi sui livelli di salute di cui godono Spagna eItalia, in quanto una dieta mediterranea, integrata con olio extravergine di oliva o noci, abbassa i rischi dipatologie cardiovascolari.
Ma se l’Europa e l’Asia sorridono lo stesso non può dirsi del continente americano. In Nord America, il Canada èil primo paese in classifica (16 ° posto) e supera di gran lunga gli Stati Uniti e il Messico, entrambi in discesarispetto al 2017 e rispettivamente al 35 ° e 53 °. Da notare come l'aspettativa di vita negli Stati Uniti è diminuita
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tendenzialmente a causa delle morti per overdose e suicidi.
Che dire poi di Cuba che si piazza cinque posti sopra gli Usa, rendendola l'unica nazione non classificata come"reddito elevato" dalla Banca Mondiale. “Una delle ragioni – spiega Bloomberg - del successo della nazioneinsulare potrebbe essere l'enfasi posta sull'assistenza preventiva rispetto agli Stati Uniti per la diagnosi e iltrattamento delle malattie”.
Da notare poi la crescita della Corea del Sud che ha migliorato sette posizioni e attestandosi al 17° posto,mentre la Cina, che ospita 1,4 miliardi di persone, è salita di tre posizioni al 52° posto. Secondo l'Institute forHealth Metrics and Evaluation “l'aspettativa di vita in Cina è sulla buona strada per superare gli Stati Uniti entro il2040”.
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24-02-2019
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L'incontro
Salute: un diritto per tutti i cittadini. 1,5 milioni
di professionisti della sanità insieme in difesa
del Servizio sanitario nazionale
La richiesta: porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela e unitarietà del SSN
C'erano quasi un milione e mezzo di professionisti della salute, sabato 23 febbraio a
Roma. Beh, per la verità c'erano i loro rappresentanti, dieci Federazioni per trenta
professioni, e il Teatro Argentina che li ospitava era pieno oltre la normale capienza.
Il Governo «deve porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela e unitarietà
del Servizio sanitario nazionale – è il messaggio unanime dei presidenti delle dieci
Federazioni - e sollecitare le Regioni al rispetto dell’articolo 2 della Costituzione che
ricorda alle Istituzioni i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale
su cui deve fondarsi la vita del Paese, dell’articolo 3 sull'eguaglianza dei cittadini e
dell’articolo 32 sulla tutela della salute».
Sei le richieste a Governo e Regioni: Maggiore collaborazione con le professioni
sanitarie e sociali affinché il Ssn garantisca effettivamente e uniformemente i diritti
costituzionalmente tutelati dei cittadini; rispetto dei principi costituzionali di
uguaglianza, solidarietà, universalismo ed equità alla base del Servizio sanitario e ne
confermano il carattere nazionale; un’analisi rischi/benefici delle proposte di
autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurarne l’impatto sulla finanza
pubblica e sulla tenuta di tutti i Servizi sanitari regionali; iniziative per parametrare il
fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle
condizioni geomorfologiche e demografiche e alle condizioni di deprivazione e di
povertà sociale; superamento delle differenze tra i diversi Sistemi sanitari regionali
anche mediante la definizione e implementazione di un Piano nazionale di azione per
il contrasto alle diseguaglianze; scongiurare il rischio che sia pregiudicato il carattere
nazionale del nostro Servizio sanitario.
Tutte richieste che rappresentano i principali contenuti del Manifesto che le
professioni sanitarie e sociali mettono sul tavolo di Governo, Parlamento e Regioni.
Nella pratica gli impegni precisi richiesti a Governo e Regioni sono l’attivazione di un
tavolo di lavoro permanente dove potersi confrontare sulle politiche sanitarie, anche
con la partecipazione dei rappresentanti dei cittadini; la sottoscrizione e l’attivazione
in tutte le Regioni, secondo schemi omogenei condivisi, dei recenti protocolli voluti
dalle stesse Regioni per instaurare un rapporto diretto con i professionisti e garantire
un servizio sanitario universalistico e omogeneo; che i cittadini si facciano parte attiva
ponendo con iniziative per garantire tutti gli aspetti sottolineati nel manifesto.
«Occorre mettere in primo piano gli obiettivi di salute – sostiene il presidente della
Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli - tra i quali la prevenzione,
favorire la partecipazione dei cittadini e mettere i professionisti nelle migliori
condizioni di perseguirli. Il Ssn dopo quarant'anni dalla sua istituzione rappresenta
uno strumento in grado di garantire a tutti i cittadini elevati livelli di tutela della salute
individuale e pubblica, con indicatori di salute tra i migliori al mondo. Vi sono,
certamente, ambiti di miglioramento evidenti e rispetto ai quali occorrono interventi
efficaci, economici e strutturali, per scongiurare la sua compromissione e per questo è
necessaria una riforma che possa restituire fiducia agli operatori sanitari,
riconoscendo loro maggiore responsabilità attraverso la definizione di un nuovo ruolo
capace di garantire la salute dei cittadini e allo stesso tempo di farsi carico della
sostenibilità del sistema».
L’infermiere è il professionista «più vicino al paziente – sottolinea Barbara
Mangiacavalli, presidente della Federazione degli ordini delle professioni
infermieristiche (Fnopi) - che segue 24 ore su 24 in ricovero e a domicilio. Ma non allo
stesso modo in tutte le Regioni». E ricorda due dati: il rapporto infermieri-pazienti
che studi internazionali indicano come ottimale per abbattere la mortalità del 20% è di
uno a sei. In Italia abbiamo Regioni che sono a uno a 17, come per esempio la
Campania, e altre a uno a otto come il Friuli-Venezia Giulia. La carenza di infermieri
«soprattutto sul territorio e quindi accanto ai più fragili e bisognosi di assistenza
continua – osserva Mangiacavalli - è di circa 50-53 mila unità, ma ci sono Regioni
dove i numeri sono a posto e Regioni dove l’assenza di organici è pesante e mette
l’assistenza a rischio: in Campania sono circa il 48% in meno di quelli necessari, sono
il 55% in meno in Calabria e il 56% in Sicilia. L’Italia si deve uniformare in questo –
conclude - non dividere ulteriormente».
Per la Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi) «il diritto alla salute, come diritto
fondamentale della persona può essere realmente garantito solo in una logica di
universalità, solidarietà ed equità» dice il presidente, Andrea Mandelli. «Nei suoi
quarant’anni di vita, il Servizio sanitario nazionale ha svolto questo compito
dimostrandosi un’eccellenza a livello internazionale; è innegabile però che oggi è
necessario un cambio di governance di tutto il sistema salute», anche alla luce del
crescente divario nell’accesso all’assistenza tra una Regione e l’altra. Per la Fofo è
necessario raggiungere un equilibrio stabile tra garanzia di universalità ed equità su
base solidaristica e un’autonomia regionale coniugata a una responsabilità politico-
amministrativa e gestionale che contrasti sperperi ed inefficienze e sostenga modelli
virtuosi. «E – assicura Mandelli - siamo pronti alla massima collaborazione con il
ministero della Salute e le Regioni per raggiungere questo obiettivo».
Il Regionalismo differenziato. Il quadro in cui si muove la richiesta di
regionalismo differenziato delle Regioni è caratterizzato, secondo Antonio
Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva intervenuto all'incontro romano,
da grande disomogeneità nell’offerta di servizi e cure. Da recenti ricerche
dell'associazione emerge, per esempio, che ci sono sigle e modelli diversi per definire
le unità che si occupano di cure territoriali, offerte di servizi disomogenee, assistenza
domiciliare non per tutti e a rischio sotto il profilo della qualità e quantità. È il caso dei
Centri diurni per la salute mentale: sono in media 29,8 per Regione (sul campione
intervistato), ma si va dai tre del Molise ai 69 della Toscana passando per i 21 di Puglia
e Piemonte e i 28 dell’Emilia Romagna. Idem per i Centri per l’Alzheimer che vanno
dall’unico presente in Molise ai 109 del Veneto, con quattro in Campania, otto in
Puglia e undici in Umbria. E il 40% delle Regioni intervistate è sprovvisto di Centri
diurni per persone con autismo. Anche i servizi di emergenza e urgenza soffrono di
questa enorme differenziazione. Secondo un'indagine condotta da Cittadinanzattiva-
Tribunale per i diritti del malato con la Simeu, la situazione appare ancora oggi molto
disomogenea fra strutture del Nord, del Centro e del Sud, soprattutto come
conseguenza di un’organizzazione dei servizi di emergenza non ancora standardizzata
sul territorio nazionale.
In questo quadro di diversità ci sono poi, secondo quanto sottolinea Ketty Vaccaro,
responsabile area Salute e Welfare della Fondazione Censis, aspetti che caratterizzano
l’offerta di servizi. Il primo è il costante arretramento della spesa pubblica, che nel
periodo 2009-2017 è diminuita dell'1,9% contro una crescita di quella privata del 1,6
per cento. Nel contempo, è aumentata la compartecipazione dei cittadini: nel 2017, la
spesa per compartecipazione delle sette Regioni in Piano di rientro è stata il 54,5% del
totale.
Le diversità regionali poi sono sottolineate dallo stesso rapporto ufficiale sui Livelli
essenziali di assistenza che nel 2016 assegna alle Regioni punteggi variabili tra il
massimo raggiunto dal Veneto di 209 al minimo di 124 punti della Campania che con
la Calabria sono le due Regioni considerate “inadempienti”. La variabilità maggiore gli
stessi cittadini la riscontrano nei servizi territoriali. Da un’indagine Censis del 2017,
infatti, la percentuale maggiore di insoddisfatti di questi servizi è nel Sud e nelle Isole
dove è del 59,4% contro una percentuale di meno della metà del Nord-Est che si ferma
al 20,6 per cento. Ma la disuguaglianza più grande che salta agli occhi è quella della
speranza di vita alla nascita che in Trentino raggiunge gli 86 anni per le donne e gli
81,8 per gli uomini, mentre si ferma in Campania a 83,7 anni per le donne e 79,2 per
gli uomini: circa tre anni di differenza, quindi, legati alla geografia dei servizi.
Rispetto al regionalismo differenziato, basandosi sui dati rilevati (dalla speranza di
vita al Pil, dalla spesa al finanziamento e/o definanziamento equitativo), Federico
Spandonaro, presidente di Crea Sanità (Consorzio per la ricerca economica
applicata in sanità promosso dall’Università di Roma Tor Vergata e dalla Fimmg),
sottolinea che si tratta di una previsione delle norme (tra cui la stessa Costituzione),
ma anche che il regionalismo “non differenziato” ha finora funzionato. Ben venga se
aumenta l’efficienza, auspica Spandonaro, ma è necessario chiarire bene se rispetto al
regionalismo sia più opportuno differenziarlo o, forse, potenziare l’attuale. Quattro,
secondo l'economista, i rischi del regionalismo differenziato puro: debolezza dei Lea;
carenza di regole sulla dinamica dei Lea; di competizione fra Regioni; e, ultimo ma
non per importanza, la sussidiarietà, che nel caso ogni Regioni faccia da sé rischia di
perdere di significato.
I professionisti della salute che si sono incontrati a Roma
Federazione Professioni
rappresentate
Numero
iscritti
Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) 2
(infermieri,
infermieri
pediatrici)
450.000
Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli e odontoiatri (FNOMCEO) 2
(medici,
odontoiatri)
435.000
Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie
tecniche della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM-PSTRP)
19* 250.000
Consiglio nazionale Ordine degli psicologi (CNOP) 1 110.000
Federazione Ordini dei farmacisti italiani (FOFI) 1 97.000
Ordine nazionale dei biologi (ONB) 1 50.000
Consiglio nazionale Ordine assistenti sociali (CNOAS) 1 44.000
Federazione nazionale degli Ordini dei veterinari italiani (FNOVI) 1 33.000
Federazione nazionale degli Ordini delle professioni ostetriche (FNOPO) 1 20.000
Federazione nazionale degli Ordini dei chimici e dei fisici (FNOCF) 2
(chimici, fisici)
9.000
*Tecnici sanitari di radiologia medica, podologi, fisioterapisti, logopedisti, ortottisti - assistenti di oftalmologia,
terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, tecnici della riabilitazione psichiatrica, terapisti
occupazionali, educatori professionali, tecnici audiometristi, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, tecnici
sanitari di neurofisiopatologia, tecnici ortopedici, tecnici audioprotesisti, tecnici della fisiopatologia
cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, igienisti dentali, dietisti, tecnici della prevenzione
nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, assistenti sanitari.
Tiratura: 283387 - Diffusione: 220198 - Lettori: 2080000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it
25-FEB-2019da pag. 21foglio 1 / 2
Superficie: 56 %Dir. Resp.: Carlo Verdelli
1256
Tiratura: 283387 - Diffusione: 220198 - Lettori: 2080000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it
25-FEB-2019da pag. 21foglio 2 / 2
Superficie: 56 %Dir. Resp.: Carlo Verdelli
1256
Tiratura: 83845 - Diffusione: 45978 - Lettori: 376000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it
25-FEB-2019da pag. 22foglio 1
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Tiratura: 83845 - Diffusione: 45978 - Lettori: 376000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it
25-FEB-2019da pag. 9foglio 1 / 3
Superficie: 78 %Dir. Resp.: Marco Travaglio
1256