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Rassegna stampa 31 luglio 2013

Date post: 22-Mar-2016
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Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB Anno IV - Roma,31 Luglio 2013 A cura di Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione Contact Center Collaborazione Monica D’Arcangelis, Alessandro Tudino
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Page 1: Rassegna stampa 31 luglio 2013

Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it

Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO

DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB

Anno IV - Roma,31 Luglio 2013

A cura di

Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione

Contact Center

Collaborazione

Monica D’Arcangelis,

Alessandro Tudino

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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 31/07/2013

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IL PIANO ANTIRAZZISMO DEL MINISTRO KYENGE

Il ministro all'integrazione presenta oggi lo schema del suo Piano contro il

razzismo. E invita la Lega a mettere un freno ai suoi attacchi, chiamando in causa

Maroni

Caro Maroni, ferma i tuoi. Dopo l’orango, le banane e l’abbandono della sala del Consiglio

comunale di Cantù, il ministro Kyenge chiede un freno ai leghisti. Lo ha fatto oggi nel

presentare lo schema del Piano Nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e

l’intolleranza. «La mia disponibilità al dialogo è sempre stata piena e convinta, non

rifuggendo a nessun confronto, anche aspro, ma sempre nel pieno rispetto dell’altro», ha

detto. «Con questo spirito ho accettato volentieri di confrontarmi con il Governatore Zaia

alla festa della Lega Nord dell’Emilia Romagna a Milano Marittima il prossimo 3

Agosto. Ma ritengo che io possa mantenere questo impegno solo se fin da subito, il

Segretario Nazionale della Lega Nord, Roberto Maroni faccia appello ai suoi

militanti, ai suoi dirigenti affinché cessino immediatamente questi continui

attacchi alla mia persona, attacchi che oltre a ferire la sottoscritta, feriscono la coscienza

civile della maggioranza di questo paese».

IL PIANO

Cinque ambiti: lavoro, casa, scuola, mass media e sport, sicurezza. Sono questi gli

assi portanti su cui si svilupperà il Piano Nazionale d’azione contro il razzismo, la

xenofobia e l’intolleranza per il triennio 2013-2015, presentato oggi dal ministro Cècile

Kyenge insieme al viceministro Cecilia Guerra.

Lo schema è stato predisposto avvalendosi dell'UNAR, secondo un approccio integrato e

multidisciplinare che possa garantire una risposta efficace al crescente fenomeno del

razzismo in Italia. A lavorarci sarà soprattutto il GNL-Gruppo Nazionale di Lavoro, a

cui appartengono 85 associazioni. Il Piano rappresenta il primo esempio nazionale di

una risposta dinamica e coordinata delle istituzioni e della società civile al razzismo.

L’obiettivo è quello di pervenire a una strategia che possa essere di supporto alle politiche

nazionali e locali in materia di prevenzione e contrasto del razzismo, della xenofobia e

dell’intolleranza, con l’obiettivo finale di valorizzare una società multietnica e

multiculturale, aperta e democratica.

CASI IN CRESCITA

Per l’individuazione degli “assi prioritari”, si è tenuto conto non solo dei dati statistici sui

casi di discriminazione rilevati dal Contact center dell’Unar, ma anche dei principali ambiti

di intervento individuati dall’Unione europea per il contrasto e la rimozione delle

discriminazioni.

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I casi di discriminazione per motivi razziali sono in aumento: nel corso del 2012

sono stati segnalati in totale all’Unar 1.283 casi di discriminazione pertinenti per le

diverse forme di discriminazione (disabilità, età, etnia/razza, genere, orientamento

sessuale, religione), con un +61% rispetto all’anno precedente. Ciò non vuol dire

solo che il fenomeno della discriminazione in generale è in crescita nel nostro Paese, ma

anche che, grazie alla campagne di sensibilizzazione e comunicazione, si sta sviluppando

anche una maggiore attitudine al reporting e alla denuncia, anche da parte di testimoni, che

ne favorisce la emersione. Nello specifico delle discriminazioni per motivi razziali, l’Unar

ha registrato 659 casi, pari al 51,4% del totale dei casi di discriminazione trattati nell’anno.

Il 40,9% delle segnalazioni sono state effettuate dalle vittime, il 35,7% da parte dei

testimoni.

CHI

L’elemento innovativo offerto dal Piano risiede nella sua multisettorialità, vale a dire

nell’ampliamento del target dei destinatari. Il Piano, infatti, non riguarderà, solo i

cittadini stranieri che vivono in Italia, ma anche i cittadini italiani di origine

straniera, tra i quali le seconde e terze generazioni, con un focus specifico sulle

seconde generazioni che hanno acquisito la cittadinanza italiana dopo i 18 anni. Un

approfondimento, inoltre, sarà dedicato alla discriminazione basata sul colore della pelle. Il

Piano riguarderà, infine, anche le persone appartenenti alle minoranze religiose ed etnico-

linguistiche.

( Fonte: www.vita.it )

CRESCE LA DENUNCIA DELLA

DISCRIMINAZIONE RISPETTO AL 2012 SEGNALATO +61% DI CASI Uno studio del ministero mostra come siano aumentate le situazioni di discriminazione

razziale e religiosa, ma cresce anche la consapevolezza a non tacere davanti ai soprusi

Crescono le segnalazioni di casi di discriminazione, soprattutto razziale, all'Unar, l'Ufficio

nazionale che si occupa proprio di questo fenomeno. In un anno, dal 2011 al 2012, c'è

stato un incremento del 61%. Da una parte gli episodi sono in crescita, dall'altra cresce la

sensibilità: chi assiste a episodi di intolleranza è meno disposto a tollerare e più propenso a

denunciare.

I dati divulgati sono un anticipo della Relazione al Parlamento dell'Ufficio

antidiscriminazioni razziali, frutto di un piano triennale, nato dalla collaborazione tra il

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ministro per l'integrazione Cecile Kyenge e ilviceministro del lavoro e delle politiche

sociali, Cecilia Guerra, e che verrà presentato in Consiglio dei ministri a novembre.

Odio razziale nel mirino - Un focus particolare sarà dedicato "all'odio razziale via

Internet che sta aumentando" ha detto Cecile Kyenge, vittima in prima persona di attacchi

di stampo razzista dentro e fuori dal web (uno degli utlimi quello da parte di un uomo

di Verona che su Facebook ha minacciato di far uso delle armi contro di lei). Ma il

piano riguarderà sia le discriminazioni basate sulla razza che sul colore della pelle,

sull'origine etnica, sulle convinzioni religiose.

Gli indicatori su cui si baserà lo studio saranno: occupazione, alloggio, istruzione, mass

media e sport, sicurezza. L'Unar ha registrato nel 2012 659 casi di discriminazione per

motivi etnico-razziali, pari al 51,4% del totale dei casi trattati nell'anno. Il 40,9% delle

segnalazioni sono state effettuate dalle vittime e il 35,7% da parte di testimoni della

discriminazione. Nel complesso, si è registrata una maggiore propensione alla denuncia sia

da parte delle vittime (+10,9%) che dei testimoni (+14,7%).

A livello regionale, il maggior numero di casi di discriminazione segnalati provengono

dalla Lombardia (19,6%) e dal Lazio (14,4%): ciò dipende dal fatto che in queste due

regioni sono presenti le maggiori città italiane, Milano e Roma, dove vivono numerose

comunità di immigrati. Seguono l'Emilia Romagna, il Veneto, la Toscana e

il Piemonte.

Nel complesso, il Nord contribuisce con il 53,6% del totale dei casi segnalati nel 2012; il

Centro per il 27,6% e il Sud per il 14% dei casi. Uomini e donne sono presenti in ugual

misura tra le vittime, che invece tendono a essere più giovani dei testimoni:quasi il 40%

delle persone che hanno denunciato di essere state oggetti di discriminazioni etnico-razziali

ha meno di 35 anni. La nazionalità delle vittime è prevalentemente straniera (63,7%),

mentre i testimoni sono prevalentemente nati in Italia . Gli episodi denunciati si sono

verificati nel 19,6% dei casi nell'ambito dei mass media, il 18,2% ha invece riguardato il

lavoro e il 17% la vita pubblica. Il 30,1% ha riguardato episodi veicolati attraverso Internet.

( Fonte: www.tgcom24.mediaseta.it )

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CONTRO I POST DELL'ODIO, DA

TWITTER A KYENGE

Il pulsante per la segnalazione degli abusi anche in ambiente iOS: lo si deve a minacce di violenza ad un

account femminista. Mentre il ministro italiano all'Integrazione Cecile Kyenge pensa a leggi speciali per il

web

Roma - Il caso è deflagrato dopo una serie di minacciosi cinguettii indirizzati all'attivista

femminista Caroline Criado-Perez, giornalista freelance e co-fondatrice di alcuni

movimentiper il potenziamento delle quote rosa nei media. Micropost inquietanti veicolati

dal tecnofringuello, dove Criado-Perez è stata minacciata di stupro e violenza a causa

di una sua campagna per l'inserimento della figura di Jane Austen sulla banconota da 10

sterline rilasciata dalla banca centrale di Londra.

"Abbiamo fatto cambiare idea alla Banca d'Inghilterra, possiamo farlo con Twitter", ha

cinguettato Criado-Perez dopo i messaggi violenti. Sulla piattaforma Change.org, una

petizione online ha raccolto oltre 70mila firme per chiedere ai responsabili britannici di

Twitter una significativa modifica delle policy in materia di segnalazione degli abusi,

attualmente contenute nel paragrafo Twitter Rules nel centro assistenza del social network

in 140 caratteri.

Dopo la proliferazione in Francia di micropost anti-semiti, il sito statunitense è tornato nel

mirino dell'opinione pubblica per i suoi strumenti di sicurezza digitale, che ad oggi

prevedono la compilazione di un modulo online per la segnalazione dei micropost violenti

o votati all'odio religioso piuttosto che razziale. General manager di Twitter UK, Tony

Wang haribadito che la questione sicurezza è presa molto seriamente dai responsabili della

piattaforma di microblogging. A parte la sospensione degli account in violazione delle

policy, la petizione di Change.org - così come la stessa Criado-Perez - ha chiesto

l'introduzione di strumenti più immediati e rapidi per denunciare i molestatori digitali. Del

Harvey, senior director alla divisione Trust & Safety del social network, ha

perciò annunciato che lo specifico pulsante di segnalazione disponibile su iPhone verrà

presto introdotto anche per altri ecosistemi operativi mobile oltre che sulla versione

web-based del sito.

Mentre continuano in Italia gli insulti razzisti al ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge -

un 61enne veronese è stato denunciato dalla Digos della Questura di Verona per alcune

minacce sul suo profilo Facebook - torna in voga l'ipotesi di inasprimento delle leggi

(Mancino) per evitare la proliferazione incontrollata di messaggi violenti o votati all'odio.

Lo stesso ministro Kyenge è pronto a spiegare il suo piano anti-razzismo che segnerà una

cesura culturale in Italia: "bisogna recuperare vent'anni di ritardo, in cui il dibattito politico

ha ignorato diritti e doveri dei migranti, impedendone l'integrazione", ha spiegato Kyenge.

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Se il cittadino veronese è stato individuato e perquisito, non si sente certo il bisogno di

nuove direttive legislative contro l'espressione digitale, specie se le singole piattaforme

adotteranno strumenti più rapidi ed efficaci per la segnalazione e la sospensione degli

account.

( Fonte: www.punto-informatico.it )

VERONA: ANCORA MINACCE SU

FACEBOOK CONTRO LA KYENGE

Rintracciato un giovane di 19 anni che lo scorso sabato aveva commentato sul social network: ''A Cervia le banane, a Verona le bombe a mano''

Verona - I servizi preventivi che sta svolgendo la Digos scaligera in occasione dell'arrivo a

Verona del ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge non si sono fermati con il

deferimento all'Autorita' Giudiziaria di un veronese di oltre sessanta anni, che era stato

immediatamente individuato e perquisito per aver prima ''postato'' su Fb una foto di una

stanza piena di armi dicendosi pronto ''a festeggiare l'arrivo della ministra negra''

accompagnando il messaggio con la scritta ''le banane, la prossima volta... infiliamogliele...''

Nella giornata di ieri la Digos ha rintracciato un giovane di 19 anni, residente in provincia

di Verona, privo di precedenti penali, frequentatore della curva sud dell'Hellas Verona ma

mai evidenziatosi prima nel corso di manifestazioni politiche o per militare in particolare

frange estremistiche. Il ragazzo, sempre nel noto social network, nel commentare un

documento di critica alle politiche di integrazione promosse dalla cMinistra, lo scorso

sabato aveva cosi' commentato: ''A Cervia le banane, a Verona le bombe a mano''.

La Digos veronese ha perquisito l'abitazione del ragazzo rinvenendo non armi ma

l'apparecchio informatico da lui adoperato per minacciare dal web la ministra Kyenge,

come per altro confessato dallo stesso diciannovenne il quale e' stato percio' denunciato in

stato di liberta' per minaccia aggravata ad un Corpo Politico dello Stato. In continuo

accordo con la Procura della Repubblica, proseguono senza sosta le attivita' volte a

reprimere simili odiosi reati, anche per le finalita' preventive disposte per la tutela

dell'ordine pubblico.

(fonte www.stranieriinitalia.it)

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BUSTO ARSIZIO

UN GIOVEDÌ SERA CONTRO LE

DISCRIMINAZIONI

Il programma delle attività per il prossimo giovedì sera in centro a Busto è ricco di

attività, dai mercatini alle attività per i bambini. Appuntamento più atteso lo

spettacolo "Invisibili"

di Mohamed Ba

Nell’ambito di “BA Estate”, il contenitore delle iniziative estive coordinate

dall’Amministrazione comunale e dal Distretto del Commercio, come da consuetudine

ormai pluridecennale, tutti i giovedì sera, dalle 21 alle 23, da giugno a settembre, il

centro cittadino ospita attività, incontri, iniziative dedicati a tutte le età, con una

particolare attenzione ai bambini. "Vieni in centro il giovedì sera!" è frutto della

collaborazione tra Amministrazione comunale, dal Distretto del Commercio, Comitato

Commercianti Centro Cittadino, Ascom di Busto Arsizio: come di consueto, i negozi

saranno aperti per lo shopping sotto le stelle.

Questo il calendario degli eventi di giovedì 1 agosto:

Mercatini:

Dalle ore 19.30 alle ore 23.30, via Cavallotti e corso Europa, Artigianato e creatività sotto

le stelle.

Eventi per bambini: piazza san Giovanni, parco giochi e animazione a cura di Party Giuls

Spettacolo in Piazza:

Ore 21.00 piazza Santa Maria, spettacolo teatrale “Invisibili” di e con Mohamed

Ba, organizzato dalla FILCA CISL Lombardia, nell’ambito del laboratorio educativo

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contro ogni forma di discriminazione intitolato ad Arpad Weisz. Mohamed Ba, attore e

scrittore senegalese, da anni collaboratore della Cisl per iniziative a favore dell’integrazione

dei lavoratori immigrati, proporrà un percorso tra passato e presente di un popolo

passato dalla schiavitù alla schiavitù degli aiuti.

L'autore parlerà di razzismo, di xenofobia, dell’orgoglio per la cultura africana, del senso di

inadeguatezza del migrante, del multiculturalismo. Il laboratorio educativo contro ogni

forma di discriminazione, istituito dall’Amministrazione comunale all’indomani

dell’episodio di stampo razzista avvenuto durante la partita Pro Patria – Milan, comprende

attività di educazione alla pace e alla tolleranza, alla cittadinanza responsabile, al rispetto

della memoria e della storia.

( Fonte: www.varesenews.it )

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AVELLINO, IL QUOTIDIANO ON LINE

IL CIRIACO FA CHIUDERE PAGINA FB

RAZZISTA: PUTIFERIO SUL WEB

Dopo gli insulti alle vittime della strage sull'A 16 proseguono le ingiurie on line di

Average Italian Guy

Al peggio non c’è mai fine. E dopo le note vicissitudini del ministro Kyenge, alle prese con

attacchi razzisti di bassissima Lega, mai avremmo immaginato che persino le vittime della

strage sull’A 16 potessero essere oggetto di penose battute. Puntualmente smascherate dal

quotidiano on line di Avellino "Il Ciriaco", in un crescendo di colpi di scena on line che

nella giornata del lutto e del dolore per le vittime ha tinto tristemente di grottesco una

tragedia che merita solo rispetto, E silenzio.

Tra le frasi dello sciacallaggio razzista deprecate dal Ciriaco: «Precipita pullman vicino

Avellino, 40 morti tra cui nessun italiano», o: «Siete andati in pellegrinaggio da padre Pio?

Ora vi premio con un bel volo dal viadotto». A scriverle, compiacendosi con una

stupefacente media di oltre 600 "mi piace" a provocazione, una pagina Facebook la cui

trivialità (condivisa purtroppo da oltre 60mila contatti) è sintetizzata sin dal titolo:

«Average Italian Guy».

Anglicismo che vorrebbe adombrare il tipo italiano medio e invece attizza solo i più biechi

istinti italioti, con tanto di foto di copertina del bimbo Giosué (protagonista del film di

Benigni «La vita è bella») davanti alla scritta fascista e antisemita «Vietato l’ingresso ai cani

e agli ebrei».

Non solo. "Il Ciriaco", ieri, non ha semplicemente stanato per primo le ingiurie

antimeridionali a danno dei poveri morti del viadotto di Monteforte, stigmatizzando «la

stupidità allo stato puro» che troppo spesso alligna sul social network. Ma è riuscito, in un

crescendo di indignazione sul web, a far cancellare la pagina incriminata. Purtroppo, non è

finita qui. Per tutta risposta, l’amministratore recidivo ne ha infatti create altre, sempre con

l'omino (rigorosamente nero) con nuovi insulti stavolta all’indirizzo del Ciriaco, dal titolo:

«AIG bannata dai napoletani moralisti del Ciriaco», e giù volgarità a profusione. Con il

compiacimento dell'anonimo amministratore dell'AIG il quale, in una sedicente intervista

sul web, ha dichiarato che i suoi fan "risultano divertenti quando abboccano ad una

provocazione, per questo adoro i napoletani adirati".

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Come quelli, si suppone, che hanno sostenuto la condanna del Ciriaco, che ha non a caso

incassato la solidarietà di molti. Napoletani, irpini e non. Ma non è la provenienza

geografica a contare in questa triste storia, quanto il clima davvero povero di spirito che

continua ad affliggere l'Italia intera.

E forse, occorrerebbe davvero un freno maggiore a certo sedicente «black humour» on

line: che di divertente non ha proprio nulla, mentre di nero ha un abisso.

( Fonte: www.ilmattino.it )

«VIA I NOMADI DALLA PIAZZA»

SARCEDO. Si dovrà allontanare anche una famiglia rom che ha i figli a scuola in

paese: «Paghiamo per colpa di altri». Proteste dei cittadini dopo che nei giorni

scorsi una decina di camper ha invaso l'area Vellere Sono dovuti intervenire i vigili

SARCEDO. Le carovane dei nomadi parcheggiate in piazza Vellere, specie quando

arrivano in massa, non piacciono ai residenti. Tanto che recentemente alcuni cittadini

hanno deciso di raccogliere le firme per vietare la sosta alle roulotte. Il problema è

riemerso nei giorni scorsi dopo che il parcheggio si è riempito di camper. Solo che ora

rischia di farne le spese anche una famiglia di rom che ha i figli a scuola in paese. La

polizia locale li ha infatti invitati a lasciare l'area dopo le ultime proteste.

L'Amministrazione non nega la veridicità di ciò che è stato segnalato e si è già attivata per

risolvere la faccenda. «Le questioni sono due: la prima riguarda chi vive nelle roulotte

parcheggiate, la seconda chi le posteggia come fosse una rimessa a cielo aperto», ha

spiegato il sindaco Giorgio Meneghello. «Stiamo valutando come accontentare tutti

perché è vero che, come segnalano i residenti, non si potrebbe campeggiare e che nei

giorni in cui c'è particolare affollamento, vedi funerali piuttosto che manifestazioni, non

si trova posto, però c'è anche da tenere conto l'entità e quanto è tollerabile il disagio». Il

primo cittadino ha voluto far riferimento in particolar modo alla famiglia di rom che da

molti anni staziona nella zona di Piazza Vellere. «Sono iscritti all'anagrafe e i bambini

vanno a scuola», ha aggiunto. «Rispetto al 2005, anno in cui avevamo cinque

accampamenti sparsi per il territorio comunale, oggi questo è l'unico e la definirei una

situazione marginale». Per i residenti però i problemi non sono pochi: parlano di furti,

risse e auto che sfrecciano nel parcheggio in presunte “gare” illegali. Inoltre poco più di

una settimana fa hanno lamentato l'arrivo di una gran carovana composta da una decina

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di mezzi. «Non è un bel vedere e non siamo affatto tranquilli», hanno raccontato i

sarcedensi della zona. «Ci siamo stancati di continuare a scrivere mail al Comune e

abbiamo addirittura promosso una raccolta firme». «Noi viviamo qua senza dare fastidio

a nessuno, mio marito lavora, saltuariamente, ma lavora e i nostri figli vanno alle

elementari e alle medie», ha spiegato Debora Helt davanti alla sua roulotte. Tutti i

particolari sul Giornale in edicola.

Marco Billo

( Fonte: www.ilgiornaledivicenza.it )

CAMERA: INSULTI OMOFOBI DALLA LEGA,

SEL LASCIA L’AULA

Il deputato Buonanno: "Siete sodomia ecologia libertà". I parlamentari vendoliani escono per protesta

Sodomia ecologia libertà atto secondo. A meno di un mese di distanza, il deputato leghista

Gianclua Buonanno torna a ironizzare sull’acronimo di Sel e la sua difesa degli omosessuali

e per tutti risposta i parlamentari vendoliani lasciano l’Aula di Montecitorio, dove è in

discussione la conversione del dl ecobonus. Già in mattinata l’esponente del Carroccio

aveva attaccato i deputati di Sel per il voto contrario ad alcuni emendamenti della Lega:

“Ma andate a Pechino a prendere lezione”, “Non difendete più i deboli, l'unico comunista

qui sono io”, le sue parole. Così, quando nel pomeriggio Buonanno, come già lo scorso 3

luglio, nell’ennesimo intervento è tornato a definire il partito del governatore pugliese

“Sodomia ecologia libertà”, i parlamentari di Sel decidono di uscire. Tutti si ritrovano in

Transatlantico in uno dei due maxischermi che trasmette la diretta per seguire la

prosecuzione dei lavori. “Ma se qualcuno li chiamasse ‘Sega nord’, loro come si

sentirebbero?”, la domanda retorica rivolta da un deputato al capannello di colleghi.

“Chiediamo alla presidenza di garantire il nostro diritto a stare in Aula, non è possibile

subire continuamente ingiurie”, interviene la deputata Titti Di Salvo, l’unica a non essere

uscita. Per la conduzione dei lavori nel mirino di Sel finisce anche il vicepresidente Luigi

Di Maio, “reo” di non aver subito sospeso i lavori. La richiesta, avanzata solo in un

secondo momento dal socialista Marco Di Lello, viene accolta dalla presidenza, dando così

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modo ai deputati di Sel di rientrare alla fine della “pausa”, soddisfatti del riconoscimento

del loro “atto politico”.

( Fonte: www.ilvelino.it )

VOLANTINO OMOFOBO, IL CAPPELLANO

RIVANGA LA SANTA ALLEANZA Molto reverendi confratelli sacerdoti

Carissimi colleghi medici

Amici tutti.

Mt 13,28: E Gesù rispose loro: (mentre tutti dormivano) Un nemico ha fatto questo. E i servi gli

dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?

Desidero anzitutto ringraziare tutti voi per la vostra vicinanza, in questo periodo nel

quale, mio malgrado, sono stato “tirato in ballo” da certa stampa locale solo per aver

affisso (ingenuamente?) due fogli che invitavano a firmare contro la legge sull’omofobia

come proposto dal sito cattolico NBQ, sulle pareti del perimetro dell’Ospedale riservato

alla Cappella cattolica dell’Arcispedale. E non sulle pareti dell’Ospedale, come con

eccesso di genericità, fa notare il quotidiano locale che, nella maniera in cui scrive, cerca,

senza mezzi termini di tirare l’acqua al suo mulino.

Vedersi dalla sera alla mattina catapultato sulla prima pagina del quotidiano

locale è un’esperienza unica… Quando nei giorni scorsi, vedevo sulla prima pagina dello

stesso quotidiano il mio Arcivescovo, non capivo bene la “portata” di una tale sua

presenza; cosicché anch’io come tanti altri migliaia di “blogger” mi sarei schierato, pur

senza sapere veramente come stavano le cose, o a favore o contro il mio Arcivescovo…

Ho cominciato a capire quando anch’io, e mio malgrado, sono stato onorato della

prima pagina del quotidiano locale il quale, ha auspicato, attraverso i suoi referenti scelti,

che l’Azienda Ospedaliera, in cui da otto anni presto servizio, prendesse rapidi

provvedimenti nei miei confronti! Mi sembra di essere stato definito, a motivo del mio

“proditorio attacchinaggio”, come un prete un pò stupidotto, attacchino della Chiesa, che

perde il tempo ad attaccare fogli per l’Ospedale.

Ringrazio di cuore tutti coloro che in questi giorni mi sostengono, sia

telefonicamente, che via email ma anche scrivendo lettere ai quotidiani locali: uno in

particolare, è un medico che scrive a un quotidiano e precisa che il cappellano

dell’Arcispedale non è solo prete, ma è anche medico, e regolarmente iscritto all’Ordine

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dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Ferrara. E quindi anche se avessi sbagliato ad

attaccare, in quanto prete, il “volantino” incriminato da certo pensiero che vuole i preti

relegati solo nella sagrestia, è evidente che questi signori mi accusano anche in

quanto medico per aver fatto una cosa che considerano veramente riprovevole ed

inaccettabile.

Siccome nell’Arcispedale in cui presto servizio ormai da 8 anni lavorano più di 500

medici, senza contare gli infermieri e tutto il resto, mi piacerebbe fare un sondaggio per

vedere quanti di questi miei colleghi mi accuserebbe per aver attaccato i due “volantini”.

Tutti questi miei colleghi sanno infatti bene che, se passasse questa legge, anche

l’esercizio della loro libera professione resterebbe comunque condizionato e menomato.

Insomma, con questo episodio “tormentone” delle locandine incriminate affisse

sulle pareti dell’anti-Cappella dell’Arcispedale, si sono architettate le prove generali del

“bavaglio” che certo pensiero, fortemente minoritario come numero, ma probabilmente

maggioritario come appoggio politico, vorrebbe obbligarci a tutti noi cristiani e battezzati.

Prepariamoci a ciò che ci aspetterebbe se una tal legge venisse effettivamente varata.

Perché scrivo e dico queste cose? Perché ci sono stato tirato in mezzo per i capelli; e

quindi con la forza dello Spirito rispondo che se il Beato Marco di Aviano, frate

Cappuccino, nel 1683 fosse rimasto comodamente a pregare nella quiete del chiostro del

suo Convento, anziché tessere pazientemente accordi diplomatici con i vari Stati Europei

dell’epoca, forse più preoccupati ai propri interessi di Corte che non al vero bene comune

(che novità!), fino ad allestire un potente esercito cristiano denominato “Santa Alleanza”,

oggi probabilmente staremmo a prostrarci ad orari prestabiliti in direzione della Mecca!

Ora la mia proposta da prete: “Quando il Nemico le spara grosse, la Chiesa risponda con

l’artiglieria pesante!” (Mt 13,28): affinchè noi non soccombiamo in quel “sonno” che ha

dato via libera al Nemico di seminare la zizzania in mezzo al grano buono, bisogna che

proponiamo al nostro Arcivescovo la riapertura di una chiesa possibilmente in Città, dove

si faccia l’Adorazione Eucaristica quotidiana continuata, così come si faceva fino a

qualche anno fa; poi terminata e non più ripristinata! E poi che ciascuno di noi sacerdoti

“lubrifichi” quanto più possibile la propria Artiglieria Pesante dell’Adorazione Eucaristica

– Esposizione del SS. Sacramento per vincere con l’Amore di Gesù la zizzania

abbondantemente disseminata nei nostri campi.

Con rinnovato affetto. Don Stefano Piccinelli, Cappellano.

( Fonte: www.estense.com )

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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 31/07/2013

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SARDEGNA, LO SPORT PRENDE A “PALLONATE”

L’OMOFOBIA: VIDEO VIRALI SU YOUTUBE Il Movimento omosessuale sardo di Sassari ha lanciato una campagna online coinvolgendo

diverse squadre professionistiche anche del calcio, "notoriamente a forte prevalenza

machista". Il presidente Mele: "La condanna sociale e la solidarietà attiva delegittimano più

di una multa o di una sospensione”

Pallonate – simboliche – contro gli omofobi. Pallonate che provengono anche da un

campo di calcio, che rappresenta un mondo solitamente poco incline alle manifestazioni di

solidarietà nei confronti della comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender. È quello che

capita nei tre nuovi video realizzati dal Movimento omosessuale sardo di Sassari, una

delle principali associazioni gay della Sardegna. “Fai squadra contro l’omofobia” è il nome

della campagna, che vede, per la prima volta in Italia, la partecipazione di alcune squadre

professionistiche in una campagna per la sensibilizzazione dei giovani e giovanissimi. Così,

la Dinamo Basket, la Torres Calcio 1903 e l’HC Città dei candelieri (pallamano

femminile) si sono prestate volentieri alla realizzazione dei video, che stanno diventando

virali su YouTube e che verranno mostrate agli alunni delle scuole sarde, ma non solo, dal

Gruppo Scuola del Mos.

Massimo Mele, ex presidente dell’associazione e ora responsabile del gruppo, spiega al

fattoquotidiano.it: “L’idea di coinvolgere il mondo dello sport nasce, oltre che dalla ricerca

di testimonial con un forte ascendente sulla popolazione ed in particolare sulle fasce più

giovani, dalla constatazione di come lo sport sia lo specchio fedele di una società in cui

sempre più spesso la violenza diventa la valvola di sfogo della disperazione e delle

frustrazioni individuali e collettive, con derive razziste, omofobe e sessiste sempre più

marcate”. Lo sport, insomma, come vetrina e anche come “luogo” in cui sperimentare

nuove forme di convivenza.

La trama del video è proprio tutta incentrata sull’agonismo, sulla lealtà in campo e sui

valori delle discipline sportive. Una coppia gay cammina mano nella mano per le vie del

centro storico di Sassari e viene presa di mira da un gruppo di ragazzi che, quando i due si

fermano per darsi un bacio, li aggrediscono e li costringono alla fuga. Parallelamente

procedono gli allenamenti delle tre principali squadre sportive cittadine. Quando la coppia

si trova spalle al muro e sembra avere la peggio, ecco che i palloni lanciati dagli atleti

durante l’allenamento irrompono sulla scena e mettono in fuga gli omofobi. La chiusa è

degli stessi atleti, nelle tre diverse versioni dello spot, che invitano a uscire dall’indifferenza

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e a combattere l’omofobia. La campagna coinvolge pure il calcio, “sport notoriamente a

forte prevalenza machista”, aggiunge Mele. Resta da capire, ora, se l’esempio che arriva da

Sassari possa essere preso come modello da altre squadre calcistiche nel resto del territorio

nazionale.

“Lo spot che abbiamo voluto realizzare non è incentrato sui bulli e sulla motivazione della

loro omofobia, ideologica o patologica che sia. Ma neanche propone una sorta di rilettura

positiva dell’omosessualità così come in tante campagne istituzionali, poiché non pensiamo

sia necessario sottolineare ancora la naturalità dell’orientamento sessuale”, continua. “Il

significato dello spot è racchiuso nello slogan ‘Fai squadra contro l’omofobia’, che,

utilizzando una terminologia di derivazione sportiva, indica come solo facendo fronte

comune e abbandonando quell’atteggiamento di indifferenza, spesso complice dell’odio e

della violenza, si può pensare di isolare i bulli e i violenti e combattere realmente tutte le

forme di discriminazione. La condanna sociale e la solidarietà attiva possono isolare e

delegittimare omofobi e razzisti molto più di una multa o di una sospensione”. Le società

che, nel complesso, hanno aderito al progetto sono la Dinamo Basket Banco di Sardegna

(basket maschile), la H.C. Città dei candelieri (pallamano femminile), la Jchnusa Pallamano

Sassari (pallamano maschile), la Basket S.Orsola (basket femminile), la S.E.F. Torres 1903

(calcio maschile) e la A.S.D. Torres (calcio femminile).

( Fonte: www.ilfattoquotidiano.it )

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STORIA DI ANDREA, “LA TRANS DI TERMINI” MASSACRATA ALLA STAZIONE – VIDEO

La mattina del 29 luglio il suo corpo pieno di lividi e ferite è stato trovato

abbandonato al binario 10. Andrea aveva solo 28 anni. Sei giorni prima di morire ci

aveva raccontato le sue paure e le sue speranze. Nonostante tutto

Chissà a cosa pensava Andrea ogni notte prima di addormentarsi sopra il suo cartone

davanti alla stazione Termini di Roma. Forse pensava alla famiglia in Colombia, a sua

madre e a suo padre lasciati quattro anni fa per trovare fortuna in Italia. Forse avrebbe

voluto chiamarli, dirgli che la vita non era esattamente come aveva sognato da bambino,

quando era ancora un maschio, raccontargli delle botte prese, del braccio rimasto

paralizzato, della gamba che si muove a fatica. O forse semplicemente sprofondava subito

nel sonno. Era troppo stanca e delusa per pensare.

Certo, non immaginava di morire da sola, ammazzata a bastonate e forse a coltellate nella

stazione che era diventata la sua casa. Andrea aveva solo 28 anni. La mattina del 29 luglio il

suo corpo pieno di lividi e ferite è stato trovato abbandonato al binario 10.

Tra i viaggiatori che ogni giorno correvano a prendere il treno alla stazione pochi facevano

caso a lei. Per tutti era la trans di Termini, quella che passava le sue giornate lungo i binari

o davanti all’ingresso della stazione a raccogliere le cicche nei portacenere per racimolare

un po’ di tabacco. Un’altra disperata senza nome e senza storia che andava a riempire le

file del popolo dei senzatetto della stazione.

Non parlava con chiunque Andrea, non dava confidenza facilmente. La maggior parte del

tempo se ne stava seduta a fissare il vuoto. Oppure si trascinava, un passo alla volta, stando

attenta a non perdere l’equilibrio, verso la pensilina dell’autobus 714 che l’avrebbe portata

alla mensa della Caritas di Colle Oppio a consumare il primo pasto della giornata.

Quando capiva di potersi fidare, però, cambiava espressione, il suo volto bruciato dal sole

che dimostrava più anni di quelli che aveva, si illuminava. Così, sei giorni prima di morire

ci ha raccontato la sua storia: “La mia casa è Termini, dormo qui da quattro anni. La notte

ho paura che qualcuno mi metta le mani addosso”, ci aveva confidato. Andrea era stata

aggredita più volte, le avevano rubato il cellulare e il passaporto. “A Ostia un ragazzo mi ha

picchiata. Sono stata sette mesi in coma”. Sul suo corpo era rimasto indelebile il ricordo di

tutte le botte e i soprusi subiti.

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Avrebbe voluto trovare un lavoro ma sapeva che senza documenti, con un braccio

paralizzato e una gamba fuori uso, nessuno l’avrebbe mai assunta. Forse è stata proprio la

disperazione a spingerla in qualche giro poco raccomandabile di droga o di prostituzione,

come ipotizza la polizia. Forse ha chiesto aiuto alle persone sbagliate.

Mentre sorrideva davanti alla telecamera e domandava ridendo se in video veniva bene,

Andrea non pensava alla morte. Non pensava di morire pochi giorni dopo con addosso la

sua gonna rosa e le sue scarpe da ginnastica. Lei pensava al futuro perché nonostante tutto

non aveva perso la speranza. “Vorrei incontrare un ragazzo con tanti soldi che mi faccia

lasciare la strada perché è troppa brutta”, ci aveva detto. A ricordare il suo sorriso triste, la

sua storia, la sua vita, oggi ci sono solo due o tre senzatetto della stazione, i suoi compagni

di viaggio e nessun altro. (Gabriella Lanza)

GUARDA IL VIDEO

http://www.redattoresociale.it/Multimedia/Video/Dettaglio/442855/Storia-di-Andrea-la-

trans-di-Termini-massacrata-alla-stazione

(fonte www.redattoresociale.it)

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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

unar.it


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