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Rassegna Stampa_Press TENUTA DI FESSINA - Aggiornata a Novembre 2010

Date post: 25-Jun-2015
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Contatti Tenuta di Fessina:[email protected]. +39 335 7220021blog: www.divinando.blogspot.com - www.cuntu.itwebsite: www.villapetriolo.com
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Tenuta di Fessina

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S5Venerdì 1 Maggio 2009 Sicilia Vino & Mercati

Pagina a curadi Umberto Ginestra

Il capo sarà doppiato a giu-gno. È tra poche settimane che Tenuta di Fessina, la piccola maison nata in Sici-

lia nel 2007 dalla toscana Silvia Maestrelli, dal marito Roberto Silva (milanese) e da Federico Curtaz, valdostano con casa in Piemonte, chiuderà il cerchio del suo primo imbottigliamento. A dare i natali sarà la cantina con bottaia sull’Etna che, da qualche mese, ha riportato in vita un an-tico palmento, datato 1700. Sarà il primo traguardo made in Sicily della strategia della vigneron che, dalle parti di Firenze (vedi box), ha in portafoglio i 170 ettari del-la storica Villa Petriolo. Con lei, hanno messo in cantiere l’opera-zione Sicilia il partner e Curtaz, agronomo, enologo e socio del tandem Maestrelli-Silva.Il mosaico ha tre tessere princi-pali: l’Etna, il Val di Noto e, nel Trapanese, l’area a cavallo tra Calatafimi e Segesta. Ma è sul

Vulcano, fra tornanti e terrazze, muri di pietra lavica e millena-rie sciare nere, che batte il cuore del progetto. Per la precisione, tra 600 e 700 metri d’altitudine, in contrada Rovittello, dalle par-ti di Castiglione di Sicilia. È qui che il trio d’Oltrestretto ha acquistato, due anni fa, sei ettari di vigna ad alberello (ottomila ceppi ogni diecimila metri quadri), per lo più a Nerello Mascalese e con un po’ di Nerello Cappuccio. «Pian-te mediamente di 50-60 anni», rac-conta Maestrelli, responsabile commerciale e marketing, «ma la cui età in al-cune zone tocca gli 80-90 anni». È per questo, svela, che Tenuta di Fessina ha messo in conto due distinti vini che riflettano i ter-roir che compongono la vigna, sul Vulcano. Così, Erse è un Etna Rosso Doc ottenuto dalle uve più

recenti e per la cui vinificazione ci si avvale solo di contenitori d’acciaio. Il Musmeci, pure lui Etna Rosso Doc, è figlio, invece, delle vigne quasi centenarie. «Lo abbiamo chiamato così», infor-

ma l’imprenditri-ce, «in omaggio al signor Musmeci», ormai ottantenne ex proprietario a cui «va il meri-to», rimarca, «di aver conservate integre piante che sono un gio-iello della natu-ra». Il Musmeci è il cru della mai-son. Come l’altro, che sarà messo in bottiglia a giugno

per l’annata 08, sarà confeziona-to prima dell’estate ma con uve del 2007. Perché per più di un anno Il Musmeci è affidato alla simbiosi con il legno: fra tonne-ax e grandi botti da 36 ettolitri. Erse e Musmeci arriveranno sul mercato prima che finisca l’an-no. Ma il primo sarà prodotto in

diecimila bottiglie da 13,5 gradi e sarà disponibile nei wine-shop sui 15 euro. Il cru sarà tappato anch’esso in diecimila pezzi ma l’indice alcolico si avvicinerà ai 14 gradi e il prezzo, nelle enote-che, si aggirerà sui 35 euro.Come i due Etna Doc, anche il vino frutto dell’ettaro e mezzo coltivato in Val di Noto (Siracu-sa), vedrà la luce nella cantina di contrada Rovittello. Sarà un Igt Sicilia 2008 da Nero d’Avo-la in purezza, vinificato unica-

mente in vasche d’acciaio. Sarà imbottigliato a giugno come gli altri e arriverà in autunno sul mercato. Si chiamerà Ero. Pro-dotto in 3.000 pezzi, costerà tra nove e dieci euro. Tanti quanti lo Chardonnay da 13,5 gradi (Se, il nome) che Curtaz ha impiantato nei cinque ettari di vigna della Sicilia occidentale. «Perché lì», chiosa il tecnico, «il suolo ricor-da i terreni di Borgogna e rievoca la magìa di quelle suggestioni». (riproduzione riservata)

TENUTA DI FESSINA SI PREPARA AL PRIMO IMBOTTIGLIAMENTO NELLA CANTINA-PALMENTO SULL’ETNA

Le tre tessere del mosaico SiciliaLa casa creata dal trio d’Oltrestretto Maestrelli-Silva- Curtaz

doppia il capo, anche con un cru, della strategia in Sicilia:dal Vulcano al Val di Noto, alle terre fra Calatafimi e Segesta Villa Petriolo, della famiglia Maestrelli da oltre quarant’anni, si N

erge tra le colline toscane, a 40 chilometri da Firenze, nel territorio di Vinci che diede i natali a Leonardo. Fu antica residenza dei conti Guidi e, successivamente, dell’aristocratica famiglia degli Alessandri che ne restò in possesso per quattro secoli, a partire dal 1500. Ma Villa Petriolo non è solo una storica dimora. È anche, per i Maestrelli, un’azienda che si regge su 170 ettari tra boschi, aree a seminativo, 14 ettari di uliveto e altrettanti a vigna. Le varietà di uva coltivate sono Sangiovese, Canaiolo e Colorino. Ne nascono quattro etichette, di solo vino rosso. Sono: il Villa Petriolo Chianti Docg (otto euro in enoteca) e, tra i 20 e i 22 euro, il Chianti Docg Rosae Mnemonis; il Rosso Igt Toscana L’Imbrunire e il Rosso Igt Toscana Golpaja. La casa produce anche il Vinsanto del Chianti Doc Villa Petriolo e un olio extravergine di oliva Igp Villa Petriolo. Da segnalare, ancora, che Villa Petriolo è sede ogni anno di un omonimo concorso letterario che si propone come «veicolo ideale di un viaggio nel vino e nel suo immaginario». Il 25 giugno, la premiazione dell’edizione 2009.

Villa Petriolo, azienda & storica dimora

Sono 70 le case vinicole di tutt’Italia che domenica 10 e lunedì 11 maggio proporranno a Palermo le proprie etichette, in occasione di «Avvinando», il salone professionale dedicato a vini, spumanti e gastronomia di qualità. A far da cornice alla kermesse, alla terza edizione, sarà la settecentesca Villa Bo-scogrande. Qui, negli stand aziendali, sarà possibile racco-gliere news su cantine e vini e degustare le oltre 450 etichette spedite dalle diverse regioni italiane. Oltre che dalla Sicilia, da Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Campania e Puglia. Tra gli espositori, Tasca D’Almerita, Antinori, Banfi, Allegrini, Felluga, Mastroberar-dino, Guido Berlucchi, Planeta, Donnafugata, Bellavista, Berta-gnolli e Firriato. Il programma della rassegna prevede anche dibattiti e wine tasting guidati dai giornalisti enogastronomi Nino Aiello e Giancarlo Lo Sicco. La kermesse, che dalle 16 alle 23, sarà aperta al pub-blico (costo 15 euro), è organiz-zata dall’associazione culturale Elitaria con il patrocinio di enti locali, Regione (assessorati al turismo e alla famiglia), Irvv e Assovini.

Avvinando,in mostra70 cantine

con 450 viniL’allarme sul rischio perono-spora in Sicilia è stato lancia-to qualche giorno fa dall’Irvv. L’Istituto regionale della vite e del vino ha denunciato il profi-larsi di una minaccia del tipo di quella che due anni fa mise in ginocchio gran parte del settore, nell’Isola. Con una nota, sugge-risce ai viticultori di «avviare la difesa contro questo fungo nei vigneti e per le varietà in cui si è raggiunto lo stadio di sei-otto foglie dei germogli, poiché si stanno manifestando», precisa, «condizioni termiche e di umi-dità abbastanza favorevoli allo sviluppo delle infezioni».L’Istituto invita all’uso, «in questa fase», dei prodotti più diffusi, in commercio. Si av-valgono dei seguenti principi attivi: Mancozeb, Metiram e Folpet. Vanno impiegati, spie-ga, «prima delle piogge infet-tanti o di prolungate bagnature delle foglie, intervallando i trattamenti ogni otto giorni». L’Irvv, inoltre, consiglia alle aziende di «monitorare con at-tenzione l’eventuale presenza dell’oidio, che è un fungo al-trettanto pericoloso». Chiude la nota dichiarando la disponi-bilità dei tecnici dell’ente a so-pralluoghi nei campi aziendali. (riproduzione riservata)

Vigneti,l’Irvvmette

in guardiadi Alfonso S. Gurrera

Cottanera è un’azienda dell’Et-na, a nord-ovest di Castiglione di Sicilia. La governa Marian-

gela Cambria con i fratelli France-sco ed Emanuele (80 anni in tre). È nelle loro mani il futuro della casa, dopo la recente scomparsa del papà, Guglielmo. Ad affiancarli lo zio, Enzo Cambria. E sul fronte della produzione, l’enologo tosca-no Lorenzo Landi. È grazie a lui, approdato a Cottanera pochi mesi fa, che «i nostri programmi hanno avuto un’accelerazione, anzi una conversione», informa Mariangela. «Inizialmente», spiega, «avevamo puntato sui vitigni internazionali più che sugli autoctoni ma questo, col passare del tempo, ci ha fatto sentire quasi stranieri in patria». Così abbiamo pensato di ampliare il segmento delle varietà tipiche lavorando alla produzione dei «veri vini dell’Etna». Per farlo, la famiglia ha acquistato altri cin-que ettari adiacenti alla proprietà con un esborso di 160 mila euro, ha spianato i terreni, impiantato nuove barbatelle di Carricante e perfezionato un protocollo di vi-nificazione che «renderà degno del nome, il nuovo Doc bianco. Lo terremo a battesimo», annun-cia Cambrìa, «tra un anno, perché è previsto un lungo affinamento

anche in bottiglia». Ma i vitigni internazionali non sono scaduti a un ruolo secondario nel progetto d’impresa. Anzi. Per quattro eti-chette, i cru, è pronto uno stock di cinquemila pezzi delle annate 2004-05 che hanno completato il lungo affinamento. «Costituiranno la riserva del catalogo. Sono dota-ti di un parco di profumi che solo il tempo sa accumulare», chiosa Cambria. Rientrano in questa rosa, il Nume (Cabernet Sauvignon); il Sole di Sesta, un Syrah in purezza; il Grammonte, un Merlot e l’Ar-denza, un Mondeuse dell’Alta Sa-voia. Sono tutti destinati al circuito Horeca con un prezzo, in enoteca, sui 22 euro.In tutto, la gamma dei vini Cotta-nera conta otto etichette, sette rossi e un bianco (prezzi, tra gli otto e i 12 euro). Oltre a quelli già citati, ci sono l’Etna Rosso, prima Doc della maison, un blend di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio; Fatagione e Barbazzale Rosso, due blend ottenuti dagli autoctoni Ne-rello Mascalese e Nero D’Avola, e Barbazzale Bianco, un Inzolia in purezza. In progetto c’è anche un «nuovo bianco di cui, tra breve, fa-remo conoscere le caratteristiche», anticipa Cambria. Complessiva-mente la casa tappa 400 mila bot-tiglie di cui il 60% è distribuito sul territorio italiano, il resto è spedito nei mercati esteri.

L’AZIENDA RECLUTA L’ENOLOGO LANDI

Cottanera accelerasui vitigni tipici

Il binomio arte-vino si arricchi-sce di una nuova iniziativa targa-ta Rizzuto Guccione, l’azienda agricola i cui 53 ettari di vigna si estendono a Cattolica Eraclea (Agrigento). Questa volta al centro dell’interesse di Rugge-ro Rizzuto è Federico Calabre-se, giovane artista siciliano che esporrà fino al 3 maggio una ventina di opere inedite nel Cortile Patania, di via Patania, a Palermo. Calabrese spazia nel campo delle arti figurative e ap-plicate. La sua è una pittura che ricrea oggetti che si integrano nelle tele in un gioco in cui la tridimensionalità diventa forma d’espressione. Così caricando il messaggio di significati che parlano mediante installazioni e attraverso l’uso parco e non di rado monocromatico, del-la gamma dei colori. Rizzuto Guccione ha affiancato il lan-cio dell’esposizione, organizza-ta da Minimostre di Palermo, con due cavalli di battaglia: il Piconello Chiaro, un Cabernet Sauvignon vinificato in bianco; e Riz, l’ultimo nato della mai-son. Quest’ultimo esce in questi giorni da uve Syrah dell’annata 2008. Ha un’etichetta d’arte: a firmarla è il pittore catalano Jorge Durall. (riproduzione riservata)

Rizzutopromuove

l’artedi Calabrese

Silvia Maestrelli

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42 Il mio vino luglio 2009

stasera mi bevo

luglio 2009 Il mio vino 43

Un bianco nuovo dal cuore antico

Con le uve coltivate in Sicilia in un ambiente dal grande

fascino, nasce un prodotto che per sapidità e mineralità ricorda i grandi Chardonnay del nord

Fresco, intorno ai 10 gradi, temperatura che permette non solo di

rendere ancor più piacevole il vino ma anche di non far “sentire” subito il suo grado alcolico di 13,5 gradi. Da bere da solo, come aperitivo, pur se uno stuzzichino - salume, quadratino di formaggio o minifiletto di pesce crudo su un crostino - ci va a pennello. Meglio ancora, questo vino bianco si può bere in compa-gnia di primi piatti marinari, come la pasta con le sarde, per esempio, con i tagliolini ai frutti di mare e, ancora, con i frutti di mare “per i fatti loro”, anche crudi, senza altre composizioni intorno.Insomma, per questo Nakone classe 2007, annata del debut-to, non c’è che l’imbarazzo della scelta e la possibilità di ampliare gli accostamenti è

a dismisura, per chi è un po’ fissato degli abbinamenti.Il vino è frutto dello chardon-nay coltivato in Sicilia, in un luogo magico, su un terreno calcareo, tutto bianco alla vi-sta, a 700 metri d’altezza e ai piedi del tempio di Segesta, elegante, perfetto e solitario, eretto circa 5 secoli a.C. dal popolo degli Elimi. I quali su queste colline trapanesi costruirono anche la città di Nakone, da cui il vino in que-stione ha preso il nome in eti-chetta. La città c’è, da qualche parte - parola di archeologi e di cronisti d’epoca - sotto le zolle e boschi, ma non è stata ancora trovata. È questione però di tempo e di tenacia. Il bianco Nakone però già le si addice, un vino “nuovo” da un vitigno che pur essendo di origini straniere ha profon-de e ormai storiche radici nel

Il Nakone 2007 è un bel campionario aromatico di agrumi e frutta esotica. I profumi salgono al naso in maniera netta dando una grande sensazione di freschezza. Ecco allora opportuno l’utilizzo di un bicchiere dalla pancia larga e dall’imboccatura più stretta, affinché gli aromi si concentrino maggiormente verso la via d’uscita. I profumi percepiti dal naso con precisione e pulizia sono sempre i migliori messaggeri che invitano a sorseggiare senza esitazione il vino.

Il bicchiere

suolo siciliano. Il vino nasce dal sodalizio professionale tra un’imprenditrice tosco-milanese, Silvia Maestrelli, e Federico Curtaz, valdosta-no, agrotecnico ed enologo di chiara fama, che esordì pro-fessionalmente tra le vigne piemontesi di Angelo Gaja prima di iniziare a fare, una dozzina d’anni fa, il consulen-te a tutto campo.Fu a forza di frequentare la Sicilia per diversi suoi clienti del Nord che Curtaz scovò quel magico vigneto di char-donnay ai piedi delle colonne doriche del dorato tempio di Segesta. Filari luminosi, resi ancor più evidenti dal baglio-re del terreno calcareo. Ne pattugliò per un paio d’anni le capezzagne, quegli stradelli che girano intorno, assaggiò per un paio di stagioni gli aci-ni dei grappoli, poi, sentiti i sapori e i profumi, scrutate le zolle e le nuvole, fatte le dovute riflessioni su come si poteva trarne un gran vino, propose a Silvia - talent scout di vigne e luoghi capaci, se assecondati, di svelare segreti profondi – di affittare questo vigneto, 5 ettari in un corpo solo, per un lungo periodo, in modo da poterlo poi coltivare con metodi e criteri che aves-sero il giusto tempo per dare risultati possibilmente sempre migliori. La vigna che ha una quindicina d’anni o poco più, appartiene a un viticoltore che produce e vende uve di diver-se origini. Ben felice di essere retribuito e al tempo stesso di togliersi le incombenze di questi pochi ettari, pur conti-nuando ad esserne proprieta-rio, affidandoli a due persone capaci di valorizzarli. Il vino al debutto è stato pro-dotto in una cantina nelle vi-cinanze della vigna, sotto la guida di Curtaz, per vedere l’effetto che fa, ovvero per ca-pire che prodotto sarebbe ve-nuto fuori da un’uva così par-ticolarmente buona. Ed è stato subito gran successo. L’annata successiva, quella non ancora in commercio, è stata fatta trasportando a razzo le uve con camion-frigorifero nella cantina aziendale sull’Etna.Ma torniamo all’annata 2007, uno Chardonnay che è nato

e cresciuto in acciaio e non ha mai “toccato legno“ pri-ma di finire in bottiglia. Ha mantenuto intatto tutto il suo corredo aromatico fresco, senza mai essere caramelloso, e soprattutto ha conservato

il patrimonio di acidità e mi-neralità, importante non solo ad appagare il gusto ma pure a garantire lunga vita al vino nella nostra cantina. Non si possono fare confronti, per-ché il vino è, come detto, al-

l’esordio, ma le capacità di affrontare il tempo senza ti-mori ci sono tutte. Un bianco che è in grado di attrarre fin dal suo debutto nel bicchiere, con i riflessi tra il dorato e il verdognolo che lampeggiano su uno scenario giallo paglie-rino. I profumi sono quelli del sud: agrumi e frutta esoti-ca, fresco invito al primo dei molti piccoli sorsi a seguire.Il bocca colpisce l’acidità che fa da filo conduttore nel pa-norama gustativo, ricco di richiami di cedro e di pom-pelmo leggermente amaro. Il finale è minerale, persistente. Un vino che ha indubbi natali siciliani ma che nell’indole e nel carattere ricorda degli Chardonnay prodotti ben più a nord, in certe aree altoate-sine, per esempio, dove fre-schezza, acidità e mineralità sono caratteristiche di rigore nelle etichette più rappresen-tative e apprezzate.Nakone, la città misteriosa, sarà scoperta. Nakone, il vino è però già un testimone delle sensazioni che un luogo ma-gico può offrire. ❦

Sicilia IgtNakone 2007 TErrITorIo E vIgNa

vigna di 5 ettari ai piedi del tempio di Segesta, a 700 metri d’altezza, esposta a nord/ovest. Terreno calcareo. Le uve di chardonnay sono state raccolte nella seconda metà di agosto, con una resa di 70 quintali per ettaro. com'è IL vINogiallo paglierino con bei riflessi dorati e verdognoli. Profumi ben distinguibili e intensi di frutta esotica e di agrumi. In bocca gli aromi si trasformano in sensazioni eleganti di cedro e di pompelmo. Il gusto è molto armonico, un insieme di freschezza, sapidità e mineralità. a coSa SI abbINaaperitivo con stuzzichini, primi piatti a base di pesce, frutti di mare anche crudi, secondi piatti a base di pesce di una certa “grassezza”, ben bilanciata dalla sapidità e dall’acidità del vino.

Tenuta di FessinaLoc. rovittellocastiglione di Sicilia (ct)Tel. 0571.55284

PrEZZo14 euro grado aLcoLIco13,5°

TEmPEraTura dI SErvIZIo10° c boTTIgLIE ProdoTTE6.500 (in aumento già dall’annata 2008)

Il Tempio di Segesta si trova solitario su un colle dove cresce il vigneto di chardonnay per il Nakone.

a produrre Nakone 2007 è Silvia maestrelli, donna dalle sette vite, metà delle quali le passa tra la Toscana, nella grande tenuta vitivinicola di Petriolo acquistata dalla sua famiglia quasi mezzo secolo fa dalle parti della leonardesca cittadina di vinci, e la Sicilia, dove lei ha avviato nuove e affascinanti imprese. Nell’isola si trasforma in una specie di globetrotter in moto perpetuo, perché si divide tra la vigna di Segesta, nel trapanese, presa in affitto un paio d’anni fa, e quella della val di Noto, nell’estremo sud agrigentino,

dove coltiva nero d’avola, fino alle sue campagne di contrada rovittello, sulla faccia nord dell’Etna, nel catanese, patria del nerello mascalese e del nerello cappuccio. Tutti posti unici al mondo, per la storia antica, per bellezza e tradizioni, per la capacità collaudata dei terreni di produrre uve pregiate. “Da luoghi così fare vini altrettanto unici, capaci di distinguersi, è quasi un dovere”, dice la signora maestrelli, “ma ci vogliono dedizione e una cura maniacale dei singoli vigneti, conoscendone natura e potenzialità”.

Il cuore in due, tra Toscana e Sicilia

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S3Sabato 5 Dicembre 2009 Sicilia Vino & Mercati

pagina a curadi Umberto Ginestra

Sta per passare, la nottata del vino? A sentire gli operatori del bicchiere, sembrerebbe di sì. L’impressione è che

il buio della notte in cui tutte le vacche sono nere, come direbbe-ro i filosofi, sta per cedere il passo all’alba di un’economia pregna di maggior fiducia. E di maggior spe-ranza. Meglio, del biso-gno di maggior fiducia. E di maggior speranza. Tanto che Lamberto Val-larino Gancia, presidente di Federvini e consigliere delegato dell’omonima azienda da 50 marchi per 100 milioni di business (Capocroce il suo brand siciliano), si spinge a dire che «forse in questo mo-mento il settore alimenta-re è quello che soffre me-no, nel paese». E annun-cia che «la nostra aspettativa è di un buon Natale. Anche per la Sicilia». Idem Coldiretti, l’associazione dei

coltivatori agricoli, che nei giorni scorsi ha segnalato che «nel terzo trimestre 2009 i consumi, a tavola, sono cresciuti dello 0,4%». Questo, è il commento dell’organizzazione delle imprese, è il miglior dato dalla fine del 2006. Un balzetto in avanti, insomma, che fa il paio con l’altro, calcolato dall’Istat, secondo cui tra luglio e settembre di quest’anno il pil Italia ha segnato il +0,6%.Per tornare all’Isola, informa Gan-cia che «si avvertono segnali di non

rinuncia, da parte del consumato-re». E a coglierli è anche Giuseppe Lisciandrello, titolare di Vinoveri-

tas, enoteca del centro di Palermo che amministra tremila etichette, tra scaffali e magazzino. «Ho già venduto un chilogrammo di tartufo d’Alba il cui prezzo oscilla su 3.500 euro al chilo», chiosa l’enotecaio. Pertanto, «mi aspetto un Natale, almeno nella norma».E che pure oltre-confine ci sia la voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno, lo conferma Giancarlo Con-te, produttore di grappa dall’omo-nimo brand e vicepresidente Irvv. È per l’Istituto regionale della vite e del vino, che Conte è volato nei giorni scorsi in Giappone e Co-rea, per promuovere lì, le etichette made in Sicily. Nel paese del Sol Levante, «ho trovato un’economia che prova a risalire la china della crisi», fa sapere mentre in Corea, «dal punto di vista commercia-le, la situazione è effervescente». Nell’uno e nell’altro paese, «l’at-tenzione per la Sicilia sta lievitan-do», aggiunge. Tanto che «quando ho manifestato, a Seul, la volontà dell’Istituto di organizzare un edu-cational tour in Sicilia, per giorna-listi e importatori, c’è stata la fila per l’accreditamento».

Ma chi guadagna e chi perde, nell’attuale congiuntura dell’eco-nomia siciliana che attorno al vi-no, orbita? Vallarino Gancia non ha dubbi: «Perdono i ristoranti da upper class, quelli che presentano conti sopra i cento euro». Per con-tro, «tengono la ristorazione media, con prezzi che stanno tra 30 e 35 euro, e quella specializzata che of-fre un servizio e menu particolari, e si fa pagare fino a cento euro». Insomma, regge chi crea valore ag-

giunto e fa leva su «qualità e com-petitività». Più o meno la tesi di Lisciandrello, secondo cui «ad aver subìto una battuta d’arresto, in que-sti mesi, sono stati i prodotti top: i grandi Châteaux, i Supertuscan, gli Amorone e i Barolo di grande lignaggio. E grande prezzo». «Non registriamo alcuna frenata, invece, nella fascia media, dei vini tra dieci e venti euro». «Anzi», precisa, «è qui che rileviamo un interessante trend». (riproduzione riservata)

DESIDERI, ASPETTATIVE E SPERANZE DEGLI OPERATORI DEL VINO, ALLA VIGILIA DEL NATALE 2009

Voglia di bicchiere mezzo pienoGancia: soffrono meno settore alimentare e ristorazione media

Lisciandrello: vendite su, delle etichette tra 10 e 20 euroConte: lievita l’attenzione per l’Isola, in Giappone e in Corea Ma a scommettere sul futuro, prossimo e non solo remoto, è N

anche Nicola Picone, figlio di Franco con cui gestisce a Palermo l’omonima enoteca e un business nato sessant’anni fa. Nicola ha resuscitato, da poche settimane, un vecchio ristorante impianta-to all’interno della Fiera del Mediterraneo. Così «Vino e cucina al giardino» si candida quale originale testimone della voglia di svoltare, che sta emergendo. A dirlo sono le sue atmosfere calde, che fanno perno sul tronco secolare che si erge al centro del locale e sui fuochi e la brace di tre griglie accese tra tavoli e clienti. Ma lo confermano pure la carta dei vini («godibili, non impegnativi, in linea con le tendenze», chiosa Picone); quella delle birre arti-gianali. E la formula innovativa dei menu: «niente piatti classici, uno stile easy ma con cibi veri», precisa l’imprenditore che per i suoi 300 posti al coperto più un centinaio all’aperto può attinge-re alle cinquemila etichette che affollano le stive dell’enoteca di famiglia. Tra le sfiziosità gastronomiche della nuova mecca dei gourmet siciliani, lo sfincione bianco di Bagheria, la sciavata di Camporeale, il pitone messinese. (riproduzione riservata)

Tempo di svolta & mecca dei gourmet

La vitivinicoltura a Marsala è in coma e, «se non arriva l’ossi-geno, il malato muore». A dir-

lo è Eugenio Galfano, notaio, ex sindaco della cittadina trapanese che proprio sul vino e su quanto si muove attorno al vino, regge le sorti della propria economia. Per-ché il Marsalese conta qualcosa come 25-30 mila piccole imprese agricole. E «sono loro», informa il notaio, «che non ce la fanno». La causa: il crollo del prezzo medio delle uve, sceso a 13 centesimi al chilo dai 16-18 di un anno fa e dai 26-27 strappati nel 2007. Una débâcle, che sta mettendo i ginoc-chio i produttori. Così la cantina Europa di cui il notaio è presiden-te e che con i suoi 1.200 soci per 450-500 mila quintali di uva con-ferita, è una sede rappresentativa, in qualche modo, dell’economia locale, è diventata il teatro della protesta spontanea degli impren-ditori. Che a centinaia, in questi giorni, si sono riversati con trat-tori e mezzi agricoli alle sue porte e nella sua piazza interna il cui accesso il notaio-presidente ha fatto aprire.«Le piccole imprese sono al capolinea», denuncia Galfano, «perché con le rese di produzio-ne basse, imposte dagli standard di qualità, non c’è chi riesca a chiudere in pareggio i conti». Dovendo, oltretutto, far fronte a

tasse, imposte e costi operativi. Il rischio è la desertificazione pro-duttiva, sottolinea. L’abbandono delle attività e il trasferimento altrove di risorse ed energie, con la «perdita del posto di lavoro per tecnici, specialisti e migliaia di braccianti agricoli».Da qui, le rivendicazioni all’in-dirizzo del governo regionale affinché, precisa il presidente, intervenga «rapidamente e con-cretamente con misure immedia-te per tamponare l’emergenza, e con provvedimenti strutturali, dal respiro strategico». Perché, si domanda ad esempio Galfano, ai pescatori di Mazara è concesso di pagare il gasolio a prezzi strac-ciati e ai coltivatori di Marsala, no? I primi, in pratica, lo pagano «meno della metà» degli altri che pure senza gasolio non possono far partire i propri mezzi. Insom-ma, il settore è a terra e ha biso-gno di essere riorganizzato. Tra l’altro, attraverso incentivi alle aggregazioni tra piccoli coltiva-tori; o anche, suggerisce il notaio, col «sostegno ai piani di impresa che puntino a commercializzare il vino in confezione». Perché l’im-bottigliamento è una via d’uscita dal tunnel ma senza un pacchet-to regionale di provvedimenti il tunnel potrebbe non avere alcuna via d’uscita. (riproduzione riser-vata)

CROLLA IL PREZZO MEDIO DELLE UVE

Pmi in ginocchio,Regione al bivio

Arriva sul mercato in questi giorni, Il Musmeci 2007, l’Etna Doc, blend di Nerel-

li, generato da una vite centena-ria impiantata in contrada Rovit-tello, a Castiglione di Sicilia. A firmarlo, è Tenuta di Fessina, la piccola maison fondata nell’Isola nel 2007 dalla toscana Silvia Ma-estrelli, dal marito Roberto Silva (milanese) e da Federico Curtaz, enologo valdostano con casa in Piemonte. Il cru etneo esce nei wine-shop in ottomila bottiglie da 37 euro e in un migliaio di magnum (76 euro) ma parte dello stock di produzione «lo abbiamo archiviato per disporne in futuro», informa Maestrelli. Il Musmeci ha appena incassato le stellette da best wine, tributategli dal Gam-bero Rosso e da I Vini d’Italia dell’Espresso. Qualche giorno fa, è pure balzato agli onori della cronaca enogastronomica. Moti-vo: Alessandro Frassica, ’Ino per gli amici, titolare a Firenze di una bottega-cult per gli amatori dei panini farciti con gli ingredienti più curiosi, lo ha scelto quale pro-tagonista di una delle sue creazio-ni. Il cosiddetto Re del panino ha presentato a Milano il suo «Pan ‘Ino del Musmeci» composto da ciabatta, finocchiona Fracassi, pe-corino stagionato di Seggiano e fave sott’olio di Borgo La Rocca. «Una delizia», chiosa Maestrelli,

anima dell’azienda che a giugno ha chiuso il cerchio del suo primo imbottigliamento dando i natali, tra l’altro, alla cantina con bottaia ricavata in un palmento di pietra lavica, datato 1700.Il top wine di Fessina, affinato in legno per 18 mesi tra tonneaux e grandi botti, riprende il nome del vecchio proprietario della vigna. A rivelarlo è la stessa imprenditri-ce, che cura politica commercia-le e marketing. Ha voluto essere, dice, «il nostro omaggio a colui che ha avuto il merito di conser-vare per tanti anni piante che oggi sono un vero e proprio gioiello della natura». È dall’incontro quasi casuale con quel gioiello, che è nata Tenuta di Fessina, sei ettari di vigna tra terrazzamenti e tornanti. Perché, racconta Mae-strelli, «quel vigneto mi folgorò, durante un tour in Sicilia con Cur-taz». L’acquisto fu il primo passo di un piano che nel giro di pochi mesi avrebbe portato ad acquisire anche un terreno da cinque etta-ri nel Trapanese, tra Calatafimi e Segesta, e due ettari in Val di Noto (Siracusa).Da segnalare, ancora, che in To-scana, a 40 chilometri da Firenze, la famiglia Maestrelli ha in porta-foglio i 170 ettari di Villa Petrio-lo, azienda e, nel 1500, residen-za dei conti Guidi. (riproduzione riservata)

ESCE IL BLEND DA NERELLI ETNEI

Nasce Il Musmecicru da Pan ’Ino

Averna non lascia la Sicilia. L’azienda «continuerà a pro-durre amaro nella sua sede storica di Caltanissetta». A so-stenerlo è Luisa Polizzi Averna, direttore comunicazione della casa siciliana, smentendo così le notizie circolate circa la chiu-sura degli impianti, nell’Isola. La manager assicura che il ce-lebre amaro continuerà a essere prodotto nello stabilimento di contrada Xiboli mentre verrà trasferita alla Casoni Fabbrica-zione Liquori di Finale Emilia (Modena), solo la fase dell’im-bottigliamento. «È una delle tre aziende acquisite dal gruppo», spiega, «insieme alla Pernigotti di Novi Ligure e alla Frattina, il marchio friulano leader nel set-tore delle grappe. Nello stabili-mento emiliano imbottigliamo già parte della produzione», ag-giunge. La scelta di imbottiglia-re nel Modenese, per Averna è «legata a esigenze di mercato» ma non comporta l’abbandono di Caltanissetta dove il gruppo continuerà a tenere «la testa e il cuore». Il gruppo Averna ha una storia lunga 140 anni. Conta, complessivamente, 315 addetti di cui 70 nel Nisseno. Realizza un fatturato di 170 milioni di euro. (riproduzione riservata)

Avernarassicura,resteremoin Sicilia

Giancarlo Conte

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DIMORE110

Sognare di essere vino, un vino che ha avuto il coraggio di incarnare il suo destino fino in fondo... quieto, scorrevole e dissetante, oppure sodo, maturo e virile… un vino spumante in decoltè, d’argento e saltante: “S’io fossi vino”, la terza edizione del concorso letterario ideato da Silvia Maestrelli, animatrice di Villa Petriolo, lo immaginiamo come il fil rouge che unisce la tenuta di famiglia in Toscana alla Tenuta di Fessina, con il suo an-tico palmento in pietra lavica che da Castiglione di Sicilia, alle pendici dell’Etna, guarda verso i Nebrodi e l’Alcantara. Il premio nasce per una volontà personale di andare oltre l'arte di fare vino, qualcosa di continuativo, una sorta di per-corso parallelo. “Gli scrittori ci seguono durante

“If I were wine” is the theme of the third literary competition founded by Silvia Maestrelli of Villa Petrolio. We can imagine the literary prize as a connecting thread between the family estate in Tuscany and the Fessina Estate, with its ancient volcanic millstone in Castiglione di Sicilia, on the slopes of Mt. Etna overlooking the Nebrodi and Alcantara. The prize was a personal idea to create a parallel to the art of wine-making. Maestrelli says, “My work has allowed me to break down the barriers that separate seriousness from jollity.” And wine brought her here to Sicily, to the extraordinary territory of Etna, where wine-making is undergoing a period of intense activity. Producers are planting various grapes

La rinascita deL paLmento etneoThe rebirth of the Etna millstone

da ViLLa petrioLo suLLe coLLine di Firenze, che anima con iL concorso Letterario, abbiamo seguito siLVia maestreLLi suLL'etna doVe con La tenuta di Fessina ha Fatto di un paLmento deL ‘700 in pietra LaVica uno dei gioVani protagonisti deLLa rinascita deL terroir etneo

From Villa Petriolo in the hills of Florence, home of the literary competition, we followed Silvia Maestrelli to Etna, where the Fessina estate has turned a volcanic millstone from the 1700s into an important feature in the rebirth of Etna's terroir

enocultura

L’etichetta è dedicata aL signor MusMeci, che ha conservato in contrada roviteLLo Le vigne di oLtre ottanta anni, poste a 670 Metri s.L.M., che espriMono i due nereLLi. La densità d’iMpianto è di 8000 ceppi per ettaro

The label is dedicaTed To signor MusMeci, who preserved vines for over eighTy years in The roviTello quarTer, 670 MeTres above sea level. The vines produce Two nerello wines. vine densiTy is 8,000 Trunks per hecTare

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DIMORE 111

tutto l'anno - ci dice Silvia Maestrelli - e questo dimostra il legame con la cultura del vino”. “Il mio lavoro mi ha permesso di abbattere quelle barriere che separano la serietà dall'allegria, il lavoro dal divertimento – prosegue - Il vino è quello che mi piace fare, lavorare con serietà e professionalità, scherzare, giocare, creare, liberare la fantasia… E il vino l’ha portata in Si-cilia, in quello straordinario territorio dell’Etna che sta vivendo un momento di grande fermen-to, ripopolandosi di produttori e di vigne nelle varie contrade con terreni di diversa composi-zione ed a differenti altitudini e dove il Nerello Mascalese riesce a donare vini di grandissima finezza. Il cuore della Tenura di Fessina è il vecchio palmento del ‘700 in pietra lavica a cui da sempre hanno accesso le famiglie confinan-ti. Tutt’intorno i vigneti digradano verso valle ritmati dalle “rasole”, i muretti neri a secco, in pietra lavica, che oltre a delimitare le proprietà hanno funzione di contenimento della fine terra etnea e sono anche veri e propri sentieri.

at different altitudes, where Nerello Mascalese gives the wines excellent finesse. The heart of the Fessina Estate is the old volcanic millstone from the 1700s, used for centuries by neighbouring families. All around, the vineyards slope down toward the valley, interspersed with low lava stone retaining walls.

iL paLmento in pietra LaVica era caratteristico deLLa regione etnea: di importanza sociaLe e poLitica, oLtre che economica, sFruttaVa La Forza di graVità neLLe operazioni di ViniFicazione

The volcanic millstone was characteristic in the Etna area: important socially, politically and economically, it was designed to exploit the force of gravity in wine-making operations

www.villapetriolo.com

La tenuta di viLLa petrioLo si estende su 160 ettari dei quaLi 14 di vigneto e 13 di uLiveto

The esTaTe's producTion area covers 160 hecTares, including 14 hecTares of vineyards and 13 of olive Trees

iL paLMento è un’evoLuzione deL "torcuLariuM" deLLe antiche viLLe poMpeiane e stabiane deL periodo roMano

The MillsTone evolved froM The "TorculariuM" of The ancienT villas of poMpeii and sTabia in roMan TiMes

con L'istituzione di un concorso Letterario viLLa petrioLo ha sceLto di coniugare La cuLtura deL vino aLLa passione per La Letteratura e La scrittura

wiTh The esTablishMenT of The liTeraTure prize, villa peTrolio coMbines The culTure of wine and a passion for wriTing.

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40 41

La terra, alle pendici del vulcano più grande d’Europa, nonostante le frequenti e dannose eruzioni,

non è mai stata abbandonata dall’uo-mo. Da Giarre e da Riposto, da dove partivano le navi cisterne piene di vino, inizia un percorso che ha nel paesaggio qualcosa di unico. Un cammino fatto di terrazzamenti e muri a secco. Ma anche di solidi casolari di contadini (qualcuno irrimediabilmente distrutto dalla lava), case padronali di struggente bellezza, palmenti d’alta quota ben conservati e nel contesto di paesaggi mozzafiato. Un percorso che attraversa piccoli co-muni, ricchi di storia e tutti belli da ve-dere; dove si concentrano stili architet-tonici molto piacevoli. Terre coltivate a vigneto e frutteto, investite più volte dalle colate del vulcano e non per que-

di Giancarlo Lo Sicco

sto mai considerate perdute. Terre le cui radici assorbono i sali minerali presen-ti in grande concentrazione. Il fascino che trasmette il vulcano o “a munta-gna” (come la chiamano da queste par-ti), con la sua mole impressionante dà suggestioni che pochi posti riescono a trasmettere. Come può non suscitare sorpresa e am-mirazione proprio la coltivazione della vite, estrema e in alcuni casi impossibile, ma da sempre sostenuta dalla serenità e soprattutto dall’ottimismo di chi la coltiva? È qui, in questi piccoli appezza-menti, che si alleva il “Nerello Mascale-se”, principe degli autoctoni etnei, ma anche il Nerello Cappuccio o “mantid-datu”, che troviamo quasi sempre in-sieme nelle composizioni dei vini rossi dell’Etna. Ma sono anche lì i vigneti di

Coltivato anche oltre i 1.200 metrisul livello del mare, ha conquistatoun posto di rilievo nei mercati mondiali

NerelloMascalese:il principevulcanico

Vitigni

Minnella e di Carricante: vitigni a bac-ca bianca che si coltivano, con successo, all’ombra del grande vulcano. Vitigni e pertanto vini, che oggi hanno una gran-de diffusione. Tra gli autoctoni, il Ne-rello Mascalese si colloca tra i primi vini nobili della regione dopo il Nero d’Avo-la. Tutti vitigni da cui si ottengono vini che entusiasmano critici, opinionisti e soprattutto il mercato. Quest’ultimo è stato lento e difficile da conquistare e ha negli ultimissimi anni acquistato si-curezza e stabilità. Merito di questi risul-tati va a chi, per primo tra i produttori, ha creduto nel territorio. Ma anche a chi, non più di dieci anni addietro, spe-rimentava, provava e magari non soddi-sfatto del risultato raggiunto, riutilizzava il vino ottenuto vendendolo tra gli sfusi. Parlare dei vini dell’Etna significa anche

descrivere e soffermarsi su prodotti che hanno struttura e piacevolezza; vini che durano nel tempo, ma soprattutto par-lare di una produzione che, in tempi di omologazione, si differenzia dagli altri. Ma significa anche soffermarsi sull’alti-tudine dei vigneti che in qualche caso supera anche i 1.200 metri e su un cli-ma da valori minimi e massimi (forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e temperature che scendono verti-ginosamente non soltanto nei mesi più rigidi) con la neve presente in gennaio e febbraio.La presenza nel terreno di azoto, fosforo e potassio, un regalo che le vigne rice-vono, si riflette nella piacevole compo-nente olfattiva dei vini. Alla struttura di quest’ultimo, però, pensano anche i sali minerali, di cui i terreni sono ricchi.

Nel cuore di Edomé

Le viti vengono allevatead alberello classicoetneo e sostenutecon il tradizionale paloin castagno.Il materiale utilizzato per legarle è di origine vegetale e biodegradabile. Il concime utilizzatoè esclusivamentedi natura organica

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42 43

Vitigni

Vendemmia

Sopra un momento della raccolta 2009 presso i vigneti della Vini Biondi, a Trecastagni. Nella pagina a fi anco Alberto Gracial lavoro nella tenuta di famigliae un dettaglio della vitedella Tenuta di Fessina, aziendadi proprietà della produttriceSilvia Maestrelli, di Roberto Silvae Federico Curtaz

La coltivazione della vite, un po’ per il sistema dei terrazzamenti o per zone im-pervie e difficili da raggiungere, ha di fatto rallentato lo sviluppo economico della produzione vinicola, a cominciare dal difficile accesso ed utilizzo di mezzi meccanici per la lavorazione del terreno. Molte aziende, sull’onda di un successo sempre crescente, fatto di vini di buona stoffa (in ogni caso di vini che piaccio-no), non riescono a soddisfare le tante richieste. Ettari destinati alla coltivazio-ne della vite, tra macchie di noccioleti, castagni e una vegetazione spontanea di ferule, del rovo e della roverella sono im-mersi tra i comuni di Viagrande, Santa Venerina, Sant’Alfio, Milo, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Randazzo e Casti-glione di Sicilia. È qui che operano, con altitudini diverse, le prestigiose aziende vinicole etnee.

LA SCHEDA

Buccia pruinosa e ceppi ad alberello

Sono centenarie e non incerte le origini di questo vitigno. Sembra che il nome sia dovuto ai contadini della piana di Mascali. Il grappolo è grande, conico, allunga-to. L’acino è di tipo medio; buccia pruinosa; colore che tende al blu chiaro. Nu-merose le DOC siciliane in cui è presente.

Nella componente dell’Etna Rosso è presente con l’80%. Non è difficile, in zone proibitive, incontrare antichi ceppi ad alberello su piccoli terrazzamenti di pietra lavica cresciute attorno al vulcano.

3.161,13 ettari

HOTEL SCRIVANO

Ideale per le escursioni e punto di partenza per i vicini Parchi dei Nebro-di e dell’Etna. Una strut-tura ubicata proprio al centro della splendida cit-tà medievale, che si avva-le di trenta camere como-de e rilassanti, comprese due Junior Suite, tutte fornite di tv, aria condi-zionata e frigobar. È pos-sibile usufruire nelle vici-nanze di campi da tennis e di equitazione. L’edifi-cio, recentemente ristrut-turato, ospita all’interno il ristorante “Le Delizie” con cucina locale e inter-nazionale. È raggiungibile dall’aeroporto di Catania in 45 minuti.

Via Bonaventura, 2Randazzo (Ct)Tel. 095 921126www.hotelscrivano.com

VENEZIANO

Ottima la cucina in quello che è uno storico riferimen-to del comprensorio. Tra una visita alla splendida cittadina e un’escursione al magnifico Parco dell’Etna, gustatevi la sapida frittatina con gli asparagi selvatici; le paste fatte in casa con i legumi; le squisite zuppe di funghi raccolti nei boschi vicini; il capretto in tegame. Ampia ed invitante la sele-zione di formaggi. Buona offerta di vini. Qualità e attenzione agli ingredienti. Servizio premuroso. Da 25 euro, vini esclusi

Via Romano, 8CataniaTel. 095 7991353

LA S

OST

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Ner

ello

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44 45

Nerello MascaleseVitigni

Etichetta

Vendemmia

SCEL

TI P

ER V

OI

Azienda produttrice

Gradazione

Allevamento

Vinificazione

Affinamento

Età vigneti (anni)

Denominazione

Prezzo (da Euro)

a cu

ra d

i Gia

ncar

lo L

o Si

cco

NERELLO

MASCALESE

2005

100% di nerello mascalese.A 750 mt. s.l.m dai vigneti nel comune di Guardiola, si ottiene un vino dall’evidenti note di pepe nero, tabacco e liquirizia. Grande equilibrio nei tannini, con bella persistenza al gusto.

VinicolaBenanti

14°

Alberello

In rosso, lungamacerazionesulle bucce

1 anno in barrique10 mesi in bottiglia

60

IGT

25,00

ETNA

ROSSO

2007

Tra le più antiche aziende etnee (1727). Allevamento a Guyot e Cordone speronato. Vino ottenuto da nerello mascalesee cappuccio. Sapore pieno e armonico, ha buonae piacevole struttura.

Baronedi Villagrande

13°

Guyot e Cordone

Macerazionein inoxper 10 giorni

13 mesi in rovere6 in bottiglia

70

DOC

10,00

DON

MICHELE

2007

Nel territorio di Passopisciaro a 650 mt. s.l.m un vigneto coltivato con il metodo del biologico. All’olfatto frutta rossa;al sapore, gran caratteree morbidezza insiemein elegante armonia.

Azienda AgricolaMoganazzi

14°

Alberello/Biologico

Macerazionein buccia24 mesi in botte

6 mesi in bottiglia

70

DOC

26,00

ETNA

ROSSO

2005

Nel comune di Piedimonte Etneo a 800 mt s.l.m, dal 1763 la famiglia Bonac-corso coltiva la vite. Nasce un vino dalle note floreali e dalle ricche sfumature agrumate. Palato equili-brato, lungo e deciso.

ValcerasaBonaccorsi

14°

Alberello

In rossoMacerazionesulle bucce

8/10 mesi in legno8/10 in bottiglia

40

DOC

13,00

ARCHINERI

2007

Da antichi vigneti a Solicchiata a 700 mt. s.l.m, un vino dalla piacevole e intrigante aromaticità. All’esame gusto-olfattivo, ciliegia matura e mirtillo si fondono in un raffinato gioco delicato e complesso.

Azienda AgricolaPietradolce

14,5°

Alberello/Spalliera

Sulle bucce 14 ggFermentazionemalolattica

14 mesi intonneaux di rovere

60

DOC

26,00

AITNA

2006

Una giovane cantina, nelle contrade di Castiglione di Sicilia, Vino, dall’ottima struttura, gusto intensoe calibrato. Ha tutto,per avere una interessante evoluzione.

Cantine Edomè

13,5°

Alberello

Malolatticapassaggio in inoxper 7 mesi

12 mesi in rovere6 in bottiglia

80

DOC

22,00

N’ANTICCHIA

2006

Solo 2.600 preziose bottiglie prodotte nel 2006: n’anticchia! Antichi ceppi ad alberello, bassissime rese, sali minerali nel terreno e altitudine. Vino dal gusto setoso e di buona struttura, destinato a durare.

Pietro Caciorgna

14°

Alberello

Fermentazionein vasche d’acciaio

6 mesi in barrique18 in bottiglia

100

DOC

25,00

ETNA

ROSSO

2006

La famiglia Cambria, realizza da anni un’inimitabile sequenza di vini rossi, di spessore e di interesse. Intrigano le note di spezie, la bocca calda e piena di questo vino dei vigneti del vulcano.

Cottanera

14,5°

Cordone speronato

Con bucce 7 ggIn bottiper 9 mesi

18 mesiin bottiglia

50

DOC

28,00

MUSMECI

2007

Etichetta dedicata al signor Musmeci, che ha coltivato le vecchie vigne ad alberello. Vino dal gusto intenso e calibrato, tannini concentrati ed equilibrati, sviluppo lineare; grande sapidità.

Tenute di Fessina

13,5°

Alberello

A temperatura controllataMacerazione 10 gg

15 mesi in acciaio6 in bottiglia

80

ETNA ROSSO

40,00

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46 47

VitigniVitigni

Etichetta

Vendemmia

SCEL

TI P

ER V

OI

Azienda produttrice

Gradazione

Allevamento

Vinificazione

Affinamento

Età vigneti (anni)

Denominazione

Prezzo (da Euro)

SAN

LORENZO

2007

Dopo gli studi a Lettere e al Conservatorio il produttore si dedica all’azienda di famiglia. Risultati lusinghieri! Lo conferma questo vino, dall’elegante componente fruttata, ricco e succoso al palato.

Girolamo Russo

14,5°

Alberello

Macerazione 13 ggFermentazionein acciaio e botte

20 mesi in botte6 in bottiglia

70

DOC

27,00

QUOTA

600

2006

L’azienda di Passopisciaro conferma, con questo vino, quanto già di buono aveva lasciato intravedere. L’amalgama di mineralità e dolcezza affascina e segnala al palato un infinito armonioso sviluppo.

Graci

14,5°

Alberello/Spalliera

In tini troncoconicimacerazione 12 gg24 mesi in botte

14 mesi in rovere12 in bottiglia

da 6 a 60

DOC

26,00

RESECA

2004

Nel versante nord dell’Etna, nella frazione di Monte la Guardia, Nerello Mascalese in purezza ricorda al nasola frutta rossa; ha tannini fitti, che gli conferiscono carattere e morbidezza.

Azienda AgricolaGulfi

14°

Alberello

In rosso, lungamacerazionesulle bucce

2 anni in barrique1 in bottiglia

100

IGT

16,00

Agnellino di fattoria con crema bruciataal caciocavallo Ragusano Dop

L’A

BB

INA

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IDEA

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IL CONSIGLIO DI... Piero D’Agostino chef e patrondel ristorantela Capinera (Taormina)

Tagliate la carne della spalla a cubettoni, passatela in padella

anti-aderente senza aggiunta di gras-si facendola rosolare bene e mettete da parte.Ricavate uno spezzatino con le ver-dure, la carne, il concentrato, la pa-tata, gli odori ed il brodo di carne ot-tenuto dalle stesse ossa dell’animale ed il mosto cotto.Tagliate la lombata a metà e farcite con 2 punte di asparago, pepate e av-volgete con il lardo passando in pa-della con poco burro, olio e aromi, fi nite in forno per 5 minuti a 170° C.Per la crema: mescolate tutti gli in-gredienti ottenendo un composto ben omogeneo, disponete in alcune terrine piccole e cuocete in forno a 130° C. per 15 minuti, gratinate in salamandra oppure aiutandovi con un cannello da pasticceria.Disponete gli ingredienti nel piatto rettangolare così: nella parte destra disponete la caponata precedente-mente confezionata aiutandovi con un anello da pasticceria, tagliate la lobata e disponete sulle verdure e decorate con una punta di asparago.Dall’altra parte disponete lo stracot-to ed al fi anco la crema bruciata che richiamerà il pensiero che sia il latte che beve l’animale.Decorate con qualche goccia di es-senza di liquirizia che darà un tono di eleganza e bilancerà le due cottu-re il semi-crudo e lo stracotto.

OUTIS

2006

Nome del vino ispirato dalla beffa di Ulisse a Polifemo. Outis, è un vino da marcate note affumicate. Ha aromaticità e incisive intense note di sapidità al gusto.

Vini Biondi

13,5°

Alberello

Macerazionein bucceMalolattica

6 mesiin bottiglia

40

DOC

25,00

INGREDIENTI:• 300 gr. lombata di agnellino nostrano senza costolette• 300 gr. spalla disossata• 1 carota• 1 cipolla rossa• 1 costa sedano verde • 2 dl di mosto cotto fatto con il nerello mascalese• 1 patata media tagliata a pezzettini• 120 gr. caponata verdure miste• 6 punte asparago verde• 2 fette di lardo poco spesse• fondo di agnello ricavato dalle sue ossa• liquirizia in polvere• sale & pepe q.b.• olio di oliva extravergine q.b.• brodo di carne q.b.• odori vari

PER LA CREMA BRUCIATA:• 80 gr. latte• 80 gr. panna fresca• 3 tuorli d’uovo

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48 49

Nerello MascaleseVitigni

I PROTAGONISTIDEL TERRITORIO

1 Vito Catania

2 Vigneti Cottanera

3 Paolo Caciorgna

4 Girolamo Russo Tasting London

5 Da sinistra Ninì Cianci e Gianclaudio Tribulato

6 Palmento Tenute Moganazzi

7 Azienda Agricola Gulfi

8 Cantine Pietradolce

9 Ciro Biondi

1

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4 5 6

7 8 9

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dicembre 2009 Il mio vino 11

Il Nero d’Avola è forse il vino che vanta il mag-gior numero di definizio-

ni promozionali, compresa quella di “Principe dei vini siciliani”. E indubbiamente enti, associazioni e produt-tori dell’Isola hanno fatto molto per promuovere questo vino a livello internazionale. In buona parte a ragione. Il Nero d’Avola, proveniente dal vitigno omonimo pian-tato in Sicilia quasi tremila anni fa da coloni greci, fino

a un cinquantennio fa era prevalentemente un musco-loso vino da taglio, buono per dar carattere e colore ad altri rossi meno consistenti. Poi si è cominciato a intuirne le potenzialità da “single”, a vinificarne piccole quan-tità i purezza, a fare prove di vinificazione diverse, a scegliere territori e, i nei mi-gliori di questi, selezionare le uve. Oggi, indubbiamente, è il vino siciliano più espor-tato e i produttori che se ne

occupano sono cresciuti a di-smisura, si parla di oltre 500 aziende che lo imbottigliano e lo vendono in tutti i Paesi in cui bere vino di un certo pregio è rimasto, nonostante la crisi generale, un piacere irrinunciabile.

Una scelta ampliataConsiderata la grande quan-tità di etichette sul mercato, davvero ampia e oltremodo impegnativa è stata la degu-

stazione di Nero d’Avola che i nostri esperti hanno dovu-to affrontare di recente. Fila ampia e doppia di bicchieri per ciascuno di loro e molto tempo a disposizione per far lavorare a fondo i sensi, regi-strarne i segnali, discutere, valutare. Compito piacevole e non facile al tempo stesso, vista la quantità di bottiglie avvolte nella carta d’argento - per garantire l’anonimato dell’etichetta - messe sotto esame.

Sei Nero d’Avola a meno di 13 euro contro uno da 31

I produttori di nero d’Avola sono aumentati e con essi il suo livello qualitativo. I nostri esperti hanno assaggiato numerosi Igt derivanti da

questa uva, selezionandone diversi buoni e abbordabili.

Davide e Golia

Golia

31 EUROSicilia Igt Nero d’Avola “Syre” 2005CosS.P. 3 Acate - Chiaramonte Km 14+300 97019 Vittoria (Rg)tel. 0932.876145 fax 0932.876145www.cosvittoria.it

Il vino si è presentato nei bicchieridei nostri esperti con un colorerosso granata di media intensità con dei bei riflessi violacei.Al naso sono saliti profumi intensi, non particolarmente freschi, che sono stati in grado di far ricordare le note di cuoio e di prugne mature. Il naso ha avvertito anche note speziate gradevoli con una sensazione finale di noce moscata.In bocca si sono ripresentate sensazioni gradevoli di frutta rossa matura con delle piacevoli “eredità” di amarena e di mandorla in sottofondo. Il finale però non è stato particolarmente fresco. Si è tratta nel complesso di un buon vino. Quello che però gli ha fatto meritare il ruolo di Golia in riguarda in particolare due punti: Il primo è ralativo al gusto, nel complesso gradevole nel

richiamare sul palato delle belle sensazioni fruttate, ma privo di un po’ di strutturae di quell’acidità che gli altri Nero d’Avola invece hanno mostratoin quantità ben dosata. L’acidità di regola si attenua con il passare del tempo, e questo è un vino del 2005. In questo caso, però, è sembrato che sia proprio svanita, scomparsa troppo in fretta.Il secondo motivo che ha spinto i nostri degustatori a “notare” questo Syre 2005 è quello del prezzo, 31 euro. Parliamoci chiaro, non si tratta di una cifra da svenarsi, assolutamente no, però rimane pur sempre una gran bella sommetta se paragonata a quella che si può spendere per gli altri vini assaggiati e indicati in queste pagine, che in più, ci sono sembrati pure più buoni.

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Davide e Golia

Partiamo dalle considera-zioni… finali: la qualità dei vini assaggiati è stata dav-vero elevata, e questa è una notizia. Variabile invece la gamma dei prezzi, fissati da produttori anche per fron-teggiare una concorrenza sempre più vivace spesso al loro interno, in riferimento alla stessa tipologia di vi-no. Per dire che più Nero d’Avola si produce, più biso-gna battagliare per venderlo, specie se si vogliono conqui-stare carte di vini e scaffali

di rilievo. Si gioca insomma sulla qualità ma anche sui prezzi. A proposito di qua-lità e di caratteristiche del vino. Fino a qualche anno fa, quando il vino non era ancora dilagato sul merca-to, c’erano Nero d’Avola di “tonalità” variabili, secondo la zona di provenienza delle uve – la Sicilia è ricca di terreni e territori dalle con-dizioni ambientali e clima-tiche diverse – e secondo le tecniche di vinificazione. Il vitigno, piuttosto eclettico,

Davide 6,90 EURO

Sicilia Igt Nero d’Avola “Antiche Vie” 2007Azienda Vinicola PuleoVia Nastasi Brig 3/a 92019 Sciacca (Ag)tel. 0925.1901385 fax 0925.905304www.aziendapuleo.it

I vigneti di Puleo si trovano in una posizione invidiabile. Nel tratto di costa siciliana che si affaccia sul Mediterraneo, tra i templi di Agrigento e Selinunte. Qui la mitezza del clima, la generosità della terra e la cura dell’uomo hanno creato filari unici per qualità e produzione. Questo Antiche Vie è di un bel colore rosso rubino con note brillanti. I profumi sono decisamente intensi con piacevoli sensazioni di frutta rossa matura che ricorda l’amarena.In bocca la sensazione è inizialmente un po’ tannica ma subito si equilibra e diventa piacevole perché ben supportata dalla componente fruttata, specie di ciliegia,e da una buona “partecipazione” di spezie come il pepe. Nel complesso un vino di buon equilibrio e dalle piacevoli sensazioni tanniche.

7 EUROSicilia Igt Nero d’Avola 2007Feudo ArancioContrada Portella Misilbesi 92017 Sambuca di Sicilia (Ag)tel. 0925.579000 fax 0925.31540www.feudoarancio.it

Le uve per questo Nero d’Avola sono state selezionate nei migliori appezzamenti delle due vaste aree viticole siciliane che costituiscono la proprietà: quella di Sambuca di Sicilia e quella in valle dell’Acate. Perché in questi appezzamenti terreno ed esposizione garantiscono uve regolarmente sane e perfettamente mature. Il vino è brillante nel colore rubino con riflessi porpora. È anche ben profumato, con note di prugne mature e sensazioni aromatiche che richiamano spezie, cuoio, tabacco. In bocca la nota tannica e la buona gradazione alcolica danno carattere al vino ma pure l’acidità mantiene la sua bella presenza, a rendere questo Nero d’Avola assai invitante. Vale a dire, a ogni sorso facilmente ne segue un altro. Alla fine, dopo aver lasciato il bicchiere sul tavolo, restano sul palato sensazioni assai piacevoli, dai toni amaricanti.

7,50 EUROSicilia Igt Nero d’Avola “Fondo Filara” 2007NicosiaVia Papa Giovanni XXIII 43 95039 Trecastagni (Ct)tel. 095.7806767 fax 095.7808837www.grupponicosia.it

L’azienda, che prese il via come “bottega di vini” oltre un secolo fa, ha la sua moderna sede e gran parte dei vigneti alle falde orientali dell’Etna, nel catanese, ma quattro anni fa ha acquistato anche filari nel ragusano e nell’agrigentino. In quest’ultima zona sono vendemmiati i grappoli di nero d’Avola che danno vivace vita al Fondo Filara, un vino rosso rubino intenso con sfumature violacee. Prima di portare il bicchiere al naso è consigliabile aspettare un paio di minuti, per dare tempo all’ossigeno di sciogliere il nodo che lega i profumi di prugne e ciliege mature, di pepe e di cannella. In bocca ripercorre un po’ la strada del vino precedente: buon tannino morbido, stessa gradazione alcolica, 13,5, e acidità in evidenza, a regalare freschezza al gusto. Finale lungo, dalle sensazioni conclusive che ricordano le mandorle.

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ha la capacità di dare rossi rustici ma anche armoniosi, freschi oppure potenti, do-tati di acidità e di tannini, da invecchiamento o da bere giovani. Diversificazioni che rendevano il Nero d’Avola, almeno per il palato degli esperti, di un certo interesse, perché identificativo di luo-ghi, produttori, stili, annate. Al termine della nostra de-

gustazione si è avuta l’im-pressione che nei vini assag-giati ci sia stata una ricerca in certi casi spasmodica del-la brillantezza cromatica e della freschezza, quasi un obbligo per voler rendere il vino accattivante a tutti i co-sti, con qualche eccesso e forzatura. Per carità, rendere il vino piacevole sotto tutti gli aspetti è più che legit-timo, anzi doveroso. L’im-portante è che non si per-da quella qualità che viene chiamata “equilibrio”, vale a }

A seconda della zona in cui viene coltivato il nero d’Avola può dare vini molto diversi fra loro.

7,80 EUROSicilia Igt “Castello Svevo” 2007 G. Milazzo-Terre della Baronia Strada Statale 123 km 12,700 92023 Campobello di Licata (Ag)tel. 0922.878207 fax 0922.879796www.milazzovini.com

Per loro natura il territorio e l’ambiente agrigentino hanno ampiamente dimostrato di saper dare uve di nero d’Avola di gran qualità. Meglio ancora se poi queste uve sono coltivate con il sistema biologico, come fa da diversi anni Giuseppe Milazzo nella sua proprietà di Campobello di Licata. Dalle cantine di Milazzo esce il Castello Svevo, un Nero d’Avola fatto con molta naturalezza, semplicità e con una “predisposizione” ad essere bevuto con facilità davvero impressionante. Rosso rubino con riflessi porpora è il suo colore nel bicchiere. Profumi freschi e ben distinguibili che richiamano piccoli frutti rossi, in particolare la ciliegia, ai quali si aggiungono sentori di cuoio. In bocca il grado alcolico dà una certa struttura ma senza limitare sensazioni gustative fresche e fruttate.

11 EUROSicilia Igt Nero d’Avola “Ero” 2008Tenuta di FessinaLoc. Rovitello 95012 Castiglione di Sicilia (Ct)tel. 0571.55284www.villapetriolo.com

Azienda etnea, ma vigne di nero d’Avola coltivate, nella forma ad alberello e con una resa di appena 70 quintali per ettaro, in un piccolo appezzamento, appena un ettaro e mezzo, in Val di Noto, ragnatela di colline e valli che degradano verso il mare, nella punta sud della Sicilia. Un Nero d’Avola che è piaciuto moltissimo ai nostri assaggiatori non solo per le sue singole caratteristiche sensoriali, ma per la sua semplicità complessiva, per il suo essere diretto, per essere il rappresentante del Nero d’Avola della tradizione, non contaminato da quegli aggiustamenti che qualcuno ogni tanto fa per renderlo gradevole a tutti i costi al mercato. Gran colore rubino intenso e brillante. Profumi evidenti e freschi di amarene e noce moscata. In bocca morbido, ma anche strutturato e molto persistente.

12,90 EUROSicilia Igt Rosso “Cutaja” 2007Caruso & MininiVia Salemi 3 91025 Marsala (Tp)tel. 0923.982356 fax 0923.723356www.carusoeminini.it

Questa azienda marsalese possiede un “solo” vigneto ma vasto oltre 120 ettari. In realtà si tratta di tanti appezzamenti confinanti coltivati con uve diverse, i cui filari ridisegnano intere colline. E ogni versante ospita i vitigni più adatti al luogo, alla posizione e alla composizione mutevole dei terreni.Sono il vitigno in simbiosi con le piccole aree in cui cresce a dare il vino migliore.Il Cutaja è Nero d’Avola ottenuto da uve selezionate realmente grappolo per grappolo. Esce dalla cantina dopo circa un anno e mezzo di affinamento, di cui 10 mesi in botti da 550 litri. Ha un bel colore rubino con riflessi violacei. Profuma di frutta matura, di cannella e pepe nero, di mandorle e nocciole tostate. In bocca mostra gran carattere accompagnato da una buona acidità. Astringenza lieve e piacevole.

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14 Il mio vino dicembre 2009

Davide e Golia

dire quel giusto dosaggio di buone sensazioni che rende il vino armonico, facile da bere. Se una dote prevarica nettamente sulle altre rischia di trasformarsi in un non-pregio, se non vogliamo pro-prio dire difetto.Non è stato comunque il caso dei Nero d’Avola che i nostri esperti hanno selezionato per voi al termine dell’articolata degustazione. Vini che han-no ottenuto grande conside-razione e conquistato vette elevate nella scala dei pun-teggi che mediamente i no-stri assaggiatori assegnano.

La qualità a tutto campo. O quasiUn buon punteggio l’ha otte-nuto anche il Syre 2005 pro-dotto dall’azienda agricola Cos di Vittoria, cittadina in provincia di Ragusa. Un Ne-ro d’Avola che però, in questa compagine di vini indicati, conquista – si fa per dire – il ruolo di Golia per un paio di peccatucci venuti alla luce. Il primo riguarda il suo gu-sto, nel complesso gradevole nel richiamare sul palato le sensazioni fruttate ma privo di un po’ di struttura e di quell’acidità che gli altri Ne-ro d’Avola invece hanno mo-strato in quantità ben dosata. L’acidità di regola si attenua con il passare del tempo, e questo è un vino del 2005, ma in questo caso è sembra-to che sia proprio svanita, scomparsa troppo in fretta. Il secondo peccatuccio è quello

del prezzo, 31 euro. Non da svenarsi, certo, ma una bella cifra se paragonata a quella che si può spendere per gli altri vini indicati, che ci so-no sembrati più buoni. Il più caro dei quali, il Cutaja 2007 di Caruso & Minini, non ha superato i 13 euro in enote-ca. Un Nero d’avola, quest’ ultimo, davvero interessante, dagli aromi intensi e dalla lunga persistenza. Merito di uve “speciali” che vengono da un vigneto piantato sul greto di un antico fiume, di cui ancora si trovano le “cu-ti”, le pietre arrotondate dalle quali il vino prende il nome. Altro gran rosso figlio del-

l’eclettico vitigno siciliano è Ero, annata 2008, prodotto dalla Tenuta di Fessina, che ha cantina a Castiglione di Sicilia, sulla faccia dell’Etna rivolta a nord. Le uve sono state raccolte in vecchie vi-gne ad alberello coltivate in Val d Noto, non lontano da Avola, nella punta sud del-la Sicilia. Un vino da posi-zionare nel lotto dei Nero d’Avola di qualità assai ele-vata. Costa 11 euro.Anche l’azienda Milazzo, nell’agrigentino, i cui vigneti crescono con la coltivazione biologica, ha saputo proporre un Nero d’Avola 2007, eti-chettato “Castello Svevo”,

meritevole di tutte le vostre attenzioni. Costa 8 euro. Un rosso Igt, come lo sono tutti i Nero d’Avola indicati, che ha dalla sua la semplicità e la “facilità di beva”, come dicono gli esperti. Per dire che una volta stappato fini-sce in un attimo. E, come ci disse una volta un illustre produttore di Barolo, “i vini migliori sono sicuramente quelli che finiscono prima”.Solo a un briciolo meno, 7,50 euro, costa il Fondo Filara 2007, prodotto dal gruppo Nicosia, che ha sede a Tre-castagni, sulle falde etnee, in una zona di crateri per fortu-na spenti. Un Nero d’Avola di grande struttura, che pri-ma di esprimersi al meglio ha bisogno di stare un po’ a contatto con l’ossigeno in bicchieri ampi. Non dunque tuffatevi su bicchiere appena versato il vino, bastano due minuti di pazienza per sco-prire grandi sensazioni.Ci si sposta nella Sicilia cen-tro occidentale per trovare i luoghi di nascita di altri due Nero d’Avola che vale la pena mettere nella nostra cantina, anche se siamo con-vinti che non vi durerebbero a lungo. Il primo è Antiche Vie, sempre annata 2007, prodotto da Davide Puleo nella sua cantina di Scaccia, non lontano sul mare. Vino di grande equilibrio acqui-stabile al prezzo di 7 euro. Il secondo viene prodotto nel-l’entroterra di Sciacca, una trentina di chilometri più a nord. È il Nero d’Avola 2007 di Feudo Arancio, che nelle cantine di Sambuca di Sici-lia assembla vini provenienti da nero d’Avola coltivato in loco, quindi nei vigneti cir-costanti la tenuta, e da nero d’Avola che cresce ad Acate, nella vasta azienda collegata in provincia di Ragusa. Uve di zone diverse e blend dei vini che ne derivano, con-sentono soluzioni ottimali. Questo ottimo vino, fresco e profumato, quindi anche lui destinato a una rapida “estin-zione” costa 7 euro. ❦

Nella sua proprietà di Campobello di Licata Giuseppe Milazzo coltiva le uve con il sistema biologico.

Feudo Arancio seleziona le uve nero d’Avola nei migliori appezzamenti di Sambuca di Sicilia e in valle dell’Acate.

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S5Sabato 1 Maggio 2010 Sicilia Vino & Mercati

Pagina a curadi Umberto Ginestra

L’ecosostenibilità entra in bottiglia. Meglio: nei 3,2 milioni di bottiglie firmate Tasca d’Almerita. Perché

l’azienda di Regaleali (Palermo) guidata da Alberto e Giuseppe Ta-sca e dal padre Lucio, ha adottato, per prima in Sicilia, un innovativo sistema messo a punto dall’istitu-to di chimica agraria e ambientale della Cattolica di Piacenza e dal team del professor Ettore Capri, in particolare. Il nome è «Sostain» e l’intento, spiega l’università pia-centina, è «coniugare le dimen-sioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo, quelle ambientale, economica, etica e sociale, tramite una gestione sostenibile delle at-tività aziendali». Il programma, precisano i ricercatori, integrando «le conoscenze vitivinicole tradi-zionali con quelle delle modalità colturali biologica e biodinami-ca» e facendo tesoro della storia e dell’organizzazione dell’azienda, permetterà di «ridurre i costi non

solo economici ma anche sociali oltre che di impatto ambientale».Cuore del sistema, informa Alber-to, amministratore delegato delle aziende del Leone, è il cosiddet-to Csa o «codice di sostenibilità aziendale», un modello in conti-nuo aggiornamento che elabora un complesso di variabili legate alla tutela del suolo, alla quali-tà dell’aria, alla conservazione

dell’acqua, alla prevenzione e alla lotta alle infestazioni. Ancora, alla gestione sostenibile delle risorse energetiche e a quella, altrettanto sostenibile, delle risorse umane. Di ogni intervento, rimarcano i protagonisti, Sostain calcola «il costo economico in rapporto al beneficio in termini di sostenibi-lità, appunto». Così, il vino che d’ora in poi vedrà la luce dai 500 ettari che per lo più si estendono a cavallo delle province di Palermo e Caltanissetta, sarà frutto di un «processo produttivo che mentre rafforza l’ecosistema, realizza l’utile d’impresa», con le parole dei fratelli Tasca. Che alle loro bot-tiglie apporranno anche, da qui in poi, il logo Sostain a sottolineare che le produzioni della maison di Regaleali sono il risultato di un ap-proccio che, tramite l’innovativo modello di gestione, vuole «pre-servare la qualità e la quantità del-le risorse che sono necessarie alle generazioni future». Un obiettivo che viaggerà sulle gambe, pun-tualizzano gli studiosi del Sacro Cuore, di protocolli improntati a «trasparenza», perché saranno resi

pubblici ai consumatori; tracciabi-lità, cioè «riproducibilità in tutte le fasi». E flessibilità nel senso che entreranno nella produzione eco-sostenibile tanto valori e tecniche della tradizione quanto le innova-zioni tecnologiche e scientifiche.Tasca d’Almerita ha chiuso il 2009 con un fatturato in calo del 5% (15 milioni di euro in valore assolu-to) ma nei primi quattro mesi di quest’anno viaggia già sul +10%. Vanta, a valle degli oltre 150 anni di storia, una collezione che conta

quattro vini bianchi, sei rossi, un rosato, uno spumante metodo clas-sico e un vino dolce. La produzio-ne, che per il 40% vola all’estero, oltre che dei vigneti dell’entroterra siciliano è figlia delle proprietà a Randazzo, sull’Etna, a 700 metri d’altitudine; e a Salina, nelle Eolie. Ancora, della conduzione della vi-gna di Mozia nel portafoglio della fondazione Whitaker; e della ge-stione di campi e catalogo targati Sallier de La Tour. (riproduzione riservata)

L’AZIENDA DEL LEONE ADOTTA UN INNOVATIVO MODELLO DI GESTIONE, DELL’ATENEO DI PIACENZA

Tasca, ecosostenibilità in bottigliaSostain è il nome del nuovo sistema che riorganizza l’impresatenendo conto di fattori ambientali, economici, etici e socialiMeno 5% nel 2009 ma +10% nei primi quattro mesi del 2010 Ecosostenibilità ma anche etica e responsabilità d’impresa. È N

per questo che Tasca d’Almerita interverrà a sostegno del «Con-certo X il Burkina», un’iniziativa benefica promossa dalla Cisl Sicilia per raccogliere fondi in favore del Burkina Faso, un paese che, con un pil pro capite di 1.300 dollari l’anno, è «drammatica-mente in cima alla scala mondiale della povertà», con le parole di Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia. Più in dettaglio, il concerto punta a far fronte all’emergenza acqua di cui il Burkina soffre, raccogliendo fondi per realizzare pozzi. Così, per favorire la ricerca d’acqua nel cuore dell’Africa profonda, Tasca parte-ciperà all’iniziativa con i propri vini. Il concerto si svolgerà il 9 maggio alle 19,30 nel teatro Politeama di Palermo. Si esibiranno, gratuitamente, l’orchestra del Conservatorio di musica Vincenzo Bellini, e due band: gli Omniart Trio e gli Apple Scruffs. All’ini-ziativa interverranno anche i calciatori del Palermo, Miccoli in testa. Sono previsti la proiezione di un video, testimonianze dirette e, tra l’altro, in tandem col vino, assaggi di formaggio offerto dall’associazione regionale allevatori.

Vino, acqua & «Concerto X il Burkina»

È stata inaugurata nella serata di ieri, la stagione 2010 del ristorante gourmet Principe Cerami, del San Domenico, di Taormina. L’hotel è il lussuoso complesso (cinque stelle) nel portafoglio della società Ac-qua Marcia, presieduta Fran-cesco Bellavista Caltagirone. L’executive chef è Massimo Mantarro, sotto la cui direzio-ne, nel 2008, i fornelli intito-lati al principe che nel 1866 trasformò in albergo l’antico convento domenicano, hanno ottenuto una stella Michelin, con «promessa» della secon-da stella, nella Guida 2010. Mantarro ha presentato i nuovi piatti della carta proposti, per l’occasione, in abbinamento con i vini Firriato. Tra l’altro, il pescato della baia in crescendo agrodolce con granita alle erbe e limone Interdonato candito; la minestra di pasta maritata con delizie primaverili e crostacei; e il tournedos di tonno pinna gialla scottato con caponatina di verdure scomposta e riduzio-ne di Perricone. Ad annaffiare il menu, il Cavanera Ripa di Scor-ciavacca, il Cavanera Rovo del-le Coturnie, il Ribeca e L’Ec-rù. In conclusione, mignardise e sigari con grappe Quater e Harmonium Riserva.

S. Domenico,riapre

il ristorantedei gourmet Una gara letteraria ormai alla

quarta edizione. E un ciclo di incontri conviviali tra la

Sicilia, Milano e la Toscana, per riaffermare la «filosofia del buo-no» come «diritto di tutti». Non si smentisce Silvia Maestrelli, la vigneron che nel 2007 diede vi-ta, tra l’Etna, il Val di Noto e il Trapanese, a un progetto Sicilia che prese corpo attorno alla sua Tenuta di Fessina. Ma Maestrelli vive sospesa tra l’Isola, Milano dove ha casa e le colline di Firen-ze, nel territorio di Vinci che diede i natali al genio di Leonardo. È qui che si estendono i 170 ettari della tenuta di famiglia dov’è in-castonata la storica Villa Petrio-lo, datata 1500. Qui, tra boschi, seminativo e uliveti, nascono un Vinsanto Passito Chianti Docg e quattro etichette, di solo vino ros-so: il Villa Petriolo Chianti Docg; il Chianti Docg Rosae Mnemo-nis e gli Igt Toscana L’Imbrunire e Golpaja.Nell’Isola invece, a Castiglione di Sicilia, in contrada Rovittello tra 600 e 700 metri d’altitudine, la piccola maison che Maestrelli fondò con il marito Roberto Sil-va (milanese) e l’enologo Fede-rico Curtaz, valdostano con casa in Piemonte, ha in portafoglio sette ettari di vigna ad alberel-lo (ottomila ceppi per diecimila metri quadri), per lo più a Nerello Mascalese e con un po’ di Nero Cappuccio. L’Isola e la Toscana insomma. Sono i microcosmi, con Milano sullo sfondo, dentro i quali

Maestrelli indaga, ricerca, vive. E che racconta e fa raccontare. Con i propri vini e col concorso let-terario e il ciclo di incontri conviviali.Quest’ultimo è intitolato “Sati-sfaction”, è un pro-gramma che mette on line su Divinan-do, il wineblog di Maestrelli (www.divinando.blogspot.com), le «cronache dal girone dei golo-si». In pratica, porta sul web post, im-magini e video che «festeggiano il pia-cere». Della tavola e del conversare durante incontri conviviali. Perché «il piacere»,

chiosa la vigneron, «è vita, accen-de gli occhi e il sorriso, stimola la curiosità e l’intelligenza, scioglie

la lingua, avvi-cina le anime».I l concorso letterario è fir-mato Villa Pe-triolo. Taglia il traguardo della quarta edizio-ne. Quest’anno il tema è «La gaia mensa. Di vino sincero pani condimenti e fuochi arden-ti». L’intento, spiegano gli organizzatori, è

celebrare lo stretto legame che in-tercorre tra il linguaggio e il cibo,

tra il cucinare e lo scrivere. «Sono entrambe attività», rimarca Mae-strelli, «che esprimono l’identità culturale; sono strumenti per au-torappresentarsi e comunicare». Oltretutto, in cucina si può spe-rimentare «qualsiasi contamina-zione, ogni fantasia» argomenta il bando del concorso. L’edizione 2010 avrà due muse ispiratrici, due figure del passato culturale recente, del paese: l’attore Ugo Tognazzi, storico protagonista de La grande abbuffata, che soleva paragonare la regia cinematogra-fica alla preparazione di una ri-cetta. E il cantautore Fabrizio De Andrè, il quale ha magicamente raccontato nelle sue splendide canzoni, «il vino e il cibo come nutrienti dell’anima», con le pa-role di Maestrelli. Pertanto, il concorso vuole essere «anello di congiunzione tra letteratura ed enogastronomia».Gli elaborati potranno essere invia-ti entro il 31 maggio all’indirizzo email [email protected]; il bando è disponibile sul sito www.villapetriolo.com. Per partecipare, precisa l’azienda, si dovrà inviare un «racconto breve, originale, inedito, della lunghezza massima di ottomila battute, spa-zi inclusi». Saranno assegnati tre premi, da 1.200, 800 e 300 euro. Inoltre, sono previsti alcuni tri-buti speciali. I nomi dei vincitori saranno resi noti il 15 giugno; la premiazione avverrà l’1 luglio a Villa Petriolo, annuncia la mai-son. (riproduzione riservata)

LETTERATURA, ENOGASTRONOMIA E CONVIVI NEL MARKETING AZIENDALE

Fessina, l’Etna e i racconti del piacere

Ma che collezione ha in portafoglio Tenuta di Fessina? La piccola Nmaison etnea vanta un poker di quattro etichette. A segnalarsi è special-mente Il Musmeci, il top di gamma, un Doc, blend di Nerelli, generato da una vite centenaria. «Prende nome», informa Silvia Maestrelli, anima del marketing aziendale, «dal vecchio proprietario della vigna». «Ha voluto essere», spiega, «il nostro omaggio a colui che ha conservato per decenni piante che sono un gioiello della natura». Il Musmeci è affinato in legno per 18 mesi, tra tonneax e grandi botti. È un cru la cui annata 2007 ha incassato, a fine 2009, le stellette da best wine, del Gambero Rosso e de I Vini d’Italia dell’Espresso. Il 2008 arriverà a gennaio, uscirà in 15 mila bottiglie da 37 euro. Gli altri vini sono: Erse, un Etna Rosso Doc che vinifica in acciaio. Se è uno Chardonnay da 13,5 gradi impiantato nei cinque ettari di vigna del Trapanese (Segesta). Infine, Ero: è un Igt Sicilia da Nero d’Avola in purezza figlio dell’ettaro e mezzo del Val di Noto (Siracusa). Anch’esso è vinificato in vasche d’acciaio, nella cantina di contrada Rovittello.

Un poker di etichette fi glie del Vulcano

Giuseppee Alberto Tasca

d’Almerita

Silvia Maestrelli

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Un brindisisotto l’ombradel vulcano

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La “Montagna di Fuoco”, terra dove la lava ha tracciato i percorsi dellevigne, è un susseguirsi di terrazzamenti e muretti a secco in pietralavica, antichi palmenti, bellissime case padronali che si alternano a

casolari erosi dalle colate laviche, paesaggi di incomparabile bellezza pla-smati dall'operosità dell'uomo che, malgrado le numerose devastanti eru-zioni, mai ha abbandonato del tutto le coltivazioni delle vigne e anche deicastagni, ciliegi, noccioli, meli che segnano garbatamente il comprensorio.Lo straordinario territorio dell’Etna e i vini di grandissima finezza che daesso derivano sono da qualche anno sotto i riflettori per la loro unicità, figliadi particolari condizioni pedoclimatiche differenti, non solo rispetto al restodella Sicilia, ma anche tra una zona e l'altra dello stesso vulcano. Il lungoperiodo caratterizzato da una viticoltura impegnata a produrre vini da taglioad alta gradazione utili a dare corpo e colore ad anemici vini del Nord stafinendo, il nuovo fermento è la riscoperta della qualità, vecchie vigne sonoritornate in produzione con meticoloso lavoro di recupero e godono, nellediverse contrade, dell’apporto di terreni di diversa composizione. Possonoesprimersi a differenti altitudini, un vero e proprio paradiso in cui l'autoc-tonia di vitigno e territorio si fondono veramente al meglio. I vignaioli che vivono sotto l'ombra del vulcano più alto d'Europa, lo consi-derano un punto di riferimento, il primo sguardo al mattino è dedicato alui, alla direzione che prende il pennacchio di fumo che da esso fuoriesce,e che svela come sarà il tempo del giorno. In queste terre, coltivati da oltrequattro secoli, i più importanti vitigni autoctoni a bacca rossa sono il Nerello

LO STRAORDINARIO

TERRITORIO DELL’ETNA,DOVE I PERCORSI DELLE

VIGNE SONO STATI

TRACCIATI DALLA LAVA,CI REGALA VINI UNICI

GRAZIE ALLE

PARTICOLARI

CONDIZIONI

PEDOCLIMATICHE CHE

CARATTERIZZANO

QUESTA ZONA

di Luigi Salvo

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Mascalese e il Nerello Cappuccio. Il Mascalese è presente con una varietàdi popolazioni clonali eterogenee e la sua resa è fortemente condizionata dalversante del vulcano nel quale è coltivato, dall’altitudine, lo si trova infattidai 300 metri sul livello del mare fino ai 1.100, e dal sistema d’allevamen-to adottato. Il migliore e ancora oggi il più diffuso è quello ad alberello soste-nuto dal tradizionale palo in castagno, con alte densità di viti per ettaro da6.000/9.000 ceppi, ma esistono antichi vigneti anche a 12.000 ceppi perettaro. In alcuni di questi manca il sesto d'impianto geometrico delle viti,questo perché sull'Etna per tradizione si è spesso praticata la propagazio-ne della pianta per propaggine, ovvero l'interramento del tralcio di vite alloscopo di poter ripristinare le vicine fallanze, permettendo in questo modola presenza di viti franche di piede. Il Nerello Cappuccio o Mantellato deveil suo nome al singolare portamento a cappuccio o a mantello della piantacoltivata ad alberello. Negli ultimi decenni è stato soggetto a un continuoabbandono da parte dei viticoltori tanto da rischiare l'estinzione. Sul vul-cano vi sono tre grandi zone elettive per la coltivazione della vite: quella com-presa tra i 400 e gli 800 metri nel versante rivolto a nord, quella tra i 400e i 900 metri sul livello del mare nel versante rivolto ad est e quella fra i 600e i 1.100 metri nel versante rivolto a sud. In particolare nel versante nordsi concentra oggi quasi il 50 per cento della produzione vinicola e nei comu-ni di Castiglione di Sicilia e Randazzo si produce oltre il 40 per cento delvino dell'Etna. Le temperature medie sono più basse rispetto a quelle ditutta l’Isola, quelle minime in inverno e anche nel periodo dell'inizio del ger-mogliamento scendono sotto lo zero, nel corso dell’estate le temperature

massime non sono mai elevate. Le piogge sono per lo piùdistribuite nel periodo autunno-inverno e a volte in con-comitanza con il periodo vendemmiale e sono molto piùpresenti nella parte est rispetto a quelle nord e sud. Leuve raggiungono qualità organolettiche di primissima gran-dezza grazie alle grandi escursioni termiche stagionali egiornaliere. Spesso sull’Etna si vendemmia a Novembreinoltrato con temperature che scendono a 6-8 gradi, glisbalzi termici tra il giorno e la notte arrivano a sfiorare i30 gradi. I vini da Nerello Mascalese e Cappuccio emozionano, ese è pur vero che il Nerello ha una certa somiglianza conil francese Pinot Nero, nota differenziale importante è il“terroir” che è unico in Europa, e ciò grazie al vulcano cheha creato con varie colate in epoche diverse un substra-

to ricco di particolari sali minerali a reazione sub-acida, di microelementiquali ferro e rame, potassio, fosforo, magnesio e azoto. L’apporto che le vignericevono influisce sulla componente olfattiva dei vini. Oggi gli ettari di vigne-to coltivati a Nerello Mascalese sull’Etna sono circa 2.500, quelli a NerelloCappuccio meno di 100, mentre quelli iscritti all'Albo dei vigneti Etna a Docsono in totale 250, di questi la metà hanno oltre 30 anni d'età, e alcuni sonopiù che centenari. Gli antichi vigneti sul vulcano hanno un grandissimo fascino, alcuni d’im-pianto 1870-1880 sono uno spettacolo della natura, ogni pianta con il suotronco spesso e contorto è vicinissima all’altra, tutte insieme creano un dise-gno figlio del tempo. La magia di questo territorio vinicolo si esprime attra-verso vini dalla chiara connotazione.Salvo Foti, enologo etneo di grande esperienza, dice a questo proposito:«Definire a parole come debba essere un vino dell'Etna è difficile. È più faci-le capire che è etneo dalle sensazioni che riesce a dare. D'altronde, il nostromodo di essere, così come per il vino, è relativo e dipende dall'ambiente (lazona) in cui si vive, dal proprio passato (la vigna e i vitigni), dal presente(l'annata), dalla propria cultura (il viticoltore, il vinificatore), dal momento(la vinificazione), dal futuro (l'affinamento). Vi sono due tipi di vino: il vinodell'uomo e il vino degli uomini. Il primo ha una durata relativa a una per-sona. Il secondo dipende da una civiltà, da un territorio e sopravvive al sin-golo uomo. Il vino dell'Etna è il vino degli uomini».

L’Etna (Mungibeddu o semplice-mente ’a Muntagna in siciliano) è unvulcano attivo che si trova sulla costaorientale della Sicilia, tra Catania eMessina. È il vulcano attivo più altodel continente europeo e uno deimaggiori al mondo. La sua altezzavaria nel tempo a causa delle sueeruzioni, ma si aggira attualmente sui3.340 m.s.l.m. e il suo diametro è dicirca 45 chilometri.

� Vignaioli al lavoro sulle pendicidell'Etna

� Grappoli di Nerello Mascalese

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Pietradolce – Etna Rosso Doc Archineri 2008 Trecastagni (Ct) – Nerello Mascalese – 14,5°Tra Solicchiata e Passopisciaro sul versante Nord dell’Etna, tra i 600 e gli 800 Mt. s.l.m,si estendono i 10 ettari di Michele Faro, vigne ad alberello di Nerello Mascalese a piedefranco tra i 50 e i 60 anni d’età. Esordisce con lucente rubino pieno. Sprigiona aromieleganti e complessi di rosa canina, note di ciliegia, prugna fresca, cuoio, cioccolato. Dinotevole presa, ha tannino di fine estrazione e una precisa continuità che mette in rela-zione naso e bocca. Affinato 14 mesi in tonneaux. Abbinamento consigliato tagliatele alsugo di cinghiale. Prezzo consigliato in enoteca: 26 euro.

Passopisciaro – Passopisciaro Igt Sicilia 2008 Castiglione di Sicilia (Ct) – Nerello Mascalese – 15°Andrea Franchetti produttore di origine romane, ma toscano d’adozione, ha animato ilrilancio della viticoltura Etnea. Il suo vino nasce da uve raccolte risalendo lungo il fian-co settentrionale del vulcano, tra i 550 ed 1.100 metri sul livello del mare nelle contradeMalpasso, Moganazzi, Feudodimezzo, Santo Spirito, Sciaranuova e Guardiola. Rubinocaldo e trasparente, intenso e attraente il bouquet di lampone, ribes, macchia mediter-ranea, balsamo e spezie. In bocca è di finezza avvolgente, tra freschezza e sapidità di frut-to. Con rosette di maiale e radicchio. Prezzo consigliato in enoteca: 34 euro.

Graci – Etna Rosso Doc Quota 600 2007 Castiglione di Sicilia (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 14,5°Nel territorio di Passopisciaro i vigneti a piede franco di Alberto Graci sono coltivati adaltitudini che vanno dai 600 ai 1000 Mt. s.l.m. Nel bicchiere il vino è rubino trasparen-te, dal sipario olfattivo variegato caratterizzato da sentori di rosa, viola, ciliegia, lamponee suadenti note speziate e selvatiche. La bocca è ricca di calore e di tannini fitti ma fles-suosi spalleggiati da viva freschezza, colpisce la sua lunga chiusura di persistenza frut-to-minerale. Un anno in botte grande. In abbinamento con agnolotti al ragù di cervo.Prezzo consigliato in enoteca: 26 euro.

Girolamo Russo – Etna Rosso Doc San Lorenzo 2007 Castiglione di Sicilia (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 14,5°Giuseppe Russo ha deciso di cambiare vita dando un contributo significativo all’aziendadi famiglia rilevata dal padre. Le uve del San Lorenzo provengono dall’omonima contra-da a 820 Mt. s.l.m. da vigne di età compresa fra i 50 ed i 100 anni, il vino affina 12 mesiin barriques nuove e di secondo passaggio. Dal luminoso colore rubino, veicola al nasointense note di frutti rossi, grafite e spezie. In bocca si mostra elegante, avvolgente,equilibrato da sfaccettature aromatiche di freschezza e solida mineralità. Ideale con agnel-lo brasato. Prezzo consigliato in enoteca: 26 euro.

Cottanera – Etna Rosso Doc 2007 Castiglione di Sicilia (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 14,5°Deriva da 5 ettari in contrada Solicchiata a 730 Mt. s.l.m., a composizione prettamentelavica, segnati da microclima con forti escursioni termiche tra giorno e notte, di proprie-tà della famiglia Cambria. Veste rosso rubino trasparente, ha naso elegante e seduttivo,con fresche note di rose, amarena e ciliegia, sentori vegetali e minerali. La bocca è di calo-re e sostanza, una vivida sponda di freschezza conduce al finale avvolgente di sapiditàvulcanica. È maturato 12 mesi in barriques. Ottimo con filetto di manzo agli odori. Prezzoconsigliato in enoteca: 24 euro.

LA DEGUSTAZIONE

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Fattorie Romeo del Castello – Etna Rosso Doc Vigo 2007 Randazzo (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 14,5°Rosanna Romeo del Castello e la figlia Chiara Vigo si occupano dell’azienda in contradaAllegracore sul versante Nord dell’Etna. Il vino deriva da una vigna centenaria denomi-nata “la fruttiera”, coltivata ad alberello è sopravvissuta all’eruzione vulcanica del 1981.Colore rubino vivo, il naso è pieno di sentori floreali di rosa, fruttati di ciliegia e mara-sca, eucalipto e spezie. La beva è tutta freschezza e mineralità, i tannini sono di prege-vole spessore, chiude lungo con finale fruttato. Accompagna medaglioni di vitello alla pia-stra. Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro.

Biondi – Etna Rosso Doc Outis 2007 Trecastagni (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 13,5°Da vigneti ad alberello del Monte Ronzini nel versante Est dell’Etna, Ciro Biondi produ-ce Outis (Nessuno), matura in barriques per 12 mesi. Nel bicchiere è rubino trasparen-te, dall’impianto olfattivo di grande eleganza che spazia da viola, rosa, ciliegia e fragolasotto spirito, a sensazioni mentolate, vaniglia ed evidente brezza minerale. Al palato anchese vigoroso incede sul velluto, rinfrescato da viva spalla acida, tannino fine in evoluzio-ne e lunga chusura tra frutto e mineralità. In abbinamento con costatine di maiale. Prezzoconsigliato in enoteca: 23 euro.

Tenuta di Fessina – Etna Rosso Doc Il Musmeci 2007Castiglione di Sicilia (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 13,5°Fessina è un atto d’amore della Toscana Silvia Maestrelli per la Sicilia, il vino nasce conl’intervento dell’agronomo ed enologo Federico Curtaz, le vigne di contrada Rovitello dioltre 80 anni d’età sono a 670 metri s.l.m., affina 15 mesi in parte in botte da 36 hl e intonneaux. Dal vivo colore rubino, ha naso con eleganti note di rosa, ciliegia, amarenasotto spirito, vaniglia e tabacco scuro. La bocca è fresca e poliedrica, minerale, dalla nobi-le trama tannica, è persistente nella lunga scia di gran fascino. Abbinamento con invol-tini d’agnello. Prezzo consigliato in enoteca: 35 euro.

Benanti – Etna Rosso Doc Serra della Contessa 2006Linguaglossa (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 13,5°Questo Cru di Giuseppe Benanti maturato per oltre un anno in barriques, deriva da unvigneto centenario in parte franco di piede posto nel Monte Serra, un cono vulcanico a500mt s.l.m. nel versante Est nel comune di Viagrande. Si presenta alla vista rubino inten-so, ha un bel naso aperto di amarena, ribes, piacevoli note mentolate, tabacco e speziescure. Beva importante, composta da tannini coesi, netta sensazione di freschezza, lungae persistente chiusura di sapidità minerale. Abbinamento consigliato: agnello alla sena-pe. Prezzo consigliato in enoteca: 30 euro.

Paolo Caciorgna Etna Rosso Doc N’anticchia 2006Randazzo (Ct) – Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio – 14°L’enologo toscano Paolo Caciorgna produce l’eccellente Etna “N’anticchia” (“un poco” indialetto siciliano), nome appropriatissimo visto la micro produzione di sole 2600 bottiglie.Rubino trasparente, di viva lucentezza, dal bicchiere lascia emergere sensazioni di pru-gna, amarena, origano, vaniglia e soffi balsamici. Bocca che si allarga su registri di calo-re e morbidezza, presente spina acida sostenuta, perfetta corrispondenza gusto-olfattivacon lunghi e piacevoli ricordi di frutta e spezie. Affinato sei mesi in barriques, in abbina-mento con arista al forno. Prezzo consigliato in enoteca: 30 euro.

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

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spumantizzato, sud del

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contradedi Maurizio Aguglia Articolo georeferenziato

Iddu, che vuol dire Lui.

Così viene chiamato dagli anziani saggi il vulcano attivo più

alto d’Europa, con grande senso di rispetto.

In questi luoghi, la pianta della vite è coltivata e vive in

condizioni limite per la sua sopravvivenza. La pianta della

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vite sul vulcano, raggiunge e supera anche i 100 anni di età

prima di assopirsi. La stessa età che può raggiungere anche

l’uomo. Il tralcio della vite a questa età e in queste condizioni,

s’incurva e prende una fisionomia con solchi e rughe, come,

nell’uomo anziano e saggio che vive, lavora, cresce e si sviluppa anch’esso all’intemperie. In questi

luoghi, la pianta della vite raggiunge questa età senza prender malattie o parassiti (fillossera vastatrix), è

quindi a piede franco. Come avviene all’uomo anziano e saggio che raggiunge la stessa età senza prender

malattie, soprattutto in questi luoghi. In questi luoghi, gli anziani saggi guardano il vulcano con gran

senso di rispetto per l’imponenza e la paura che “Iddu” incute. Perché essi sanno perfettamente che, dal

vulcano nasce la vita e lo stesso la vita può levare; per questo è rispettato e visto come un grande Dio.

Anche da Lui (il Vino) nasce la vita, e anche Lui la vita può levare; all’interno anche Lui ha il grande Dio.

Guarda caso da entrambi nasce la vita ed entrambi la vita possono levare; esattamente come può fare

solo un grande Dio.

Anche l’essere umano è come loro. Dall’uomo nasce la vita e anch’esso la vita può levare; anche l’uomo,

se vuole, ha dentro il grande Dio.

*Similitudini e analogie fra il vino l’uomo e anche il vulcano. Domenica 22 Marzo 2009 a Passopiscaro in contrada Guardiola a quota 750mt., si è svolta in casa di

Andrea Franchettila la II° edizione delle Contrade dell’Etna. Sono stati ospitati 47 produttori (9 unità

produttive in più rispetto all’edizione precedente) per promuovere, confrontare e divulgare le differenti

espressioni di Nerello ’08 che dimorano nelle contrade di Randazzo, Linguaglossa e Castiglione di Sicilia,

a diverse quote, versanti, condizioni climatiche e alle differenti stratificazioni di colate laviche che il

vulcano ha sviluppato nel corso del tempo. Quest’insieme di fattori e condizioni, che il vulcano attivo più

alto d’Europa pone, diversifica ogni singolo Cru facendo esprimere ad ogni vino una propria e ben

distinta personalità. Il valore aggiunto in più che si può soltanto riscontrare nei terroir vulcanici coltivati

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a vite del nostro Pianeta. Gli En Primeur di Nerello Mascalese, Cappuccio o Mantellato vinificati in rosso dell’annata ’08 sono stati

prelevati dalle botti, barrique, tonneaux, tini, vinificatori di ogni genere, misure e dimensioni, e saranno

messi in commercio non prima del ’10.

Il Nerello Mascalese ha origine nella Piana di Mascali. Una particolarità del Nerello Cappuccio o

Mantellato sta nel comportamento che assume la chioma di questa cultivar che, come un mantello copre

i grappoli sottraendoli alla vista, ma è soprattutto il comportamento della singola foglia interessante,

perché assume un atteggiamento protettivo, ed’oltre a svolgere la funzione clorofilliana, di respirazione e

traspirazione, essa, essendo di grandezza uguale o un po’ maggiore dell’infiorescenza (grappolo), scende

dal picciolo come una mano aprendosi a mantello, riparando così il suo frutto dagli eventi atmosferici,

vento, pioggia, neve, grandine, ecc… Mi viene in mente una similitudine e analogia fra la foglia della vite e la mano dell’uomo. La foglia della

vite ha le sembianze di una mano umana, con le sue cinque nervature principali, e i suoi cinque lobi

come la mano con le sue cinque dita. Spesso, sono molto simili, anche per la loro dimensioni. Entrambi

hanno anche in comune lo stesso lato o pagina più o meno tomentosa (pelosa), per l’esattezza quella

inferiore, ed’ambedue sono ricche di pori per la traspirazione; ed il picciolo da dove si apre la foglia

sembra proprio un vero braccio.

*Similitudini e Analogie fra il Vino e l’Uomo. Il Nerello e già ben noto che ha delle somiglianze con il cugino d’oltralpe Pinot Nero della Borgogna,

come questo, e son convinto ancor di più, raggiunge canoni eccelsi quando è vinificato in bianco, rosé e

ovviamente spumantizzato. Esso assume una valenza espressiva di notevole riguardo, condizionato

dall’imprinting del terroir lavico-alcalino dell’Etna.

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Il metodo di allevamento della vite prediletto sul vulcano, antico e sempre qualitativamente valido è

l’alberello. Così si alleva dalle pendici fino alla quota dei 1100 mt. s.l.m., con una media intensiva

d’impianto che si aggira intorno ai 7000 ceppi, per ha (ettaro), e una resa sempre al disotto dei 90q.li/

ha, come da disciplinare. Il sistema di allevamento ad alberello, in alcuni vigneti antichi e in casi particolari ha procurato anche

danni.

Un tempo s’impiantava senza dare un assetto geometrico al sesto d’impianto. Così facendo si otteneva

maggiore densità vitata e resa produttiva, mettendo anche così i ceppi in stretta competizione fra di loro.

Questo sistema d’allevamento facilitava il rimpiazzo delle vicine fallanze per la semplicità di

propagazione che la vite ha in questa condizione. Si è, in casi particolari, incappati in un innesco di propagazione naturale, istintivo e infestante.

Con l’allevamento ad alberello e il suo basso portamento, il tralcio della vite arriva presto al suolo,

venendo coperto dalla terra spinta dai venti, ma in ogni caso una volta al suolo e al suo contatto,

subentra una maggiore umidità, che farà emettere al tralcio radici, anche quelle aeree che si scaturiscono

dai nodi delle biforcazioni, indirizzandosi anch’esse verso terra, mettendo in vita nuove piante con un

susseguirsi di proliferazione e di moltiplicazione. In pratica si scaturisce un effetto domino dannoso di

proliferazione e propagazione della vite (esattamente come il gioco del domino). Si sono riscontrati vigneti in condizioni d’impraticabilità alle lavorazioni colturali per l’eccessiva e

incontrollata proliferazione.

In questi casi estremi, il proprietario o chi subentra, e stato messo in condizioni dell’estirpo del vigneto

con ceppi quasi secolari.

E’ successo in casi in cui il vigneto è stato abbandonato per un lungo periodo.

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Mi preme ricordare che la vitis vinifera è una pianta, selvatica e rampicante, molto resistente anche alla

siccità, specialmente quelle a piede franco che risultano ancor più resistenti. E’ già ben noto che sul vulcano le escursioni termiche fra il giorno e la notte sono repentine e benefiche,

ma un altro fattore che a parer mio può essere interessante e particolare è una manifestazione vulcanica

secondaria.

La presenza delle fumarole. Queste, laddove sussistono, arricchiscono ancor di più il già prezioso suolo

vulcanico, con il loro vapore caldo umido ricco di sostanze minerali e nutritive. Dalle bocche di

fuoriuscita delle fumarole si creano anche formazioni di humus.

Qualora ci fossero le condizioni ideali, le fumarole, potrebbero innescare degli effetti botritizzanti

(Botrytis Cynerea) nell’uva, con risultati, presumo, altrettanto unici. Sto ipotizzando un Cru con queste

condizioni. Sarebbe interessante poterlo verificare. Chissà, quali sensazioni organolettiche potrebbero

scaturire dal “Muffato di Fumarola dell’Etna”? Le fumarole fuoriescono dalle fenditure del suolo che il vulcano con le sue attività crea, sprigionando una

componente gassosa e fumante, composta, di vapore acqueo, anidride carbonica, sostanze minerali e

frazioni di zolfo che, sono benefiche per il suolo e di conseguenza per le piante che si trovano limitrofe o

al di sotto della nube umida che in particolari condizioni quest’effetto può formare.

In cima al cratere si possono vedere a occhio nudo questi vapori stazionare con formazioni di cumuli

d’umidità somiglianti alle nuvole. A Pantelleria, isola del canale di Sicilia dove l’unicità e la similarità delle componenti del suolo lavico

caratterizza e crea, anche qui, vini dalle caratteristiche organolettiche qualitativamente uniche, questo

fenomeno è visibile lungo il periplo dell’isola anche dai bordi delle strade. Nel particolare in zona Rekale.

Dalle fumarole i contadini Panteschi ne traggono benefici. I terreni limitrofi a queste fuoriuscite di

vapori risultano già ad’occhio nudo più lussureggianti e rigogliosi, anche per il condizionamento caldo-file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (6 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

umido (effetto serra) che questi vapori salubri forniscono. Gli stessi Panteschi, spesso, ne traggono

profitto coltivando questi piccoli appezzamenti ad’ orto, usando questo, per il loro fabbisogno personale,

e raccogliendo le preziose acque che scaturiscono dai vapori per stillicidio. E’ giusto ricordare però, che la pianta della vite che produce grappoli per la produzione di vini d’alta

qualità, predilige i terreni poco ricchi di sostanze nutritive. Sono ben noti gli effetti salutistici che hanno questi vapori sull’uomo. Esistono grotte a Pantelleria

(Montagna Grande) che sono arricchite da questi vapori e usate come saune naturali. Quest’utilizzo e già

stato di beneficio anche ai primordiali abitanti dell’isola, i Sesioti. Tutti i complessi vulcanici del mondo coltivati a vite sono propensi alla produzione di vini d’eccellenza e

hanno quasi tutti le fumarole. Altri sito vulcanici Italiani emblematici, dove, si producono anche qui vini d’alta qualità sono: il Vulture,

Campi Flegrei, Eolie, Soave, Gallura, Val di Cembra, Colli Euganei, Monti Lessini ecc…, ma tanti altri né

esistono in tutti i continenti del nostro Pianeta, e le loro produzioni di vino sono essenzialmente

caratterizzate dal terroir lavico che li contradistingue. Queste fuoriuscite di vapore esistono anche nelle profondità dei fondali marini e sono anch’esse scaturite

da origini vulcaniche.

Ancora tutt’oggi nascono da queste fuoriuscite di vapori delle profondità degli oceani , le primordiali

forme di vita che si sono poi evolute nel nostro Pianeta, i Batteri. Il Nerello è senza ombra di dubbio la cultivar siciliana con il più alto grado di ecletticità dell’isola. Questa

cultivar può raggiungere valori eccellesi anche quando viene vinificato in bianco, rosé e ovviamente

spumantizzato. Così lavorato evidenzia maggiormente l’imprinting di mineralità-alcalino-lavico

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caratteristico del vulcano.

Quest’ ecletticità della cultivar di Nerello dà maggiori opportunità ai produttori dell’Etna di poter far

conoscere il proprio territorio in maniera più immediata e con vinificazioni e prodotti di qualità a prezzi

ragionevoli. Il Nerello vinificato in chiaro si presenta al naso con fiori bianchi e gialli, con sensazioni agrumate di

limoni e pompelmo, ma subentra prorompente l’imprinting mineral- alcalino-lavico che il terroir

dell’Etna offre. Riscontrandolo inequivocabilmente alla beva con un’unica e ben distinta sensazione

gustativa lineare che è: sapido-mineral-lavico-alcalino-persistente-interminabbile, quasi perenne. Vinificato in chiaro, si trova già in commercio l’Etna Bianco D.O.C. 2008 e L’Etna Rosé Doc 2008 e

anche gli Spumanti, VSQ Metodo Classico con un rapporto qualità/prezzo ottimale. Le Aziende che producono le vinificazioni in chiaro di Nerello Mascalese che, promuovono e caratterizza

l’ecletticità di questa cultivar e del suo territorio d’appartenenza sono: Patria, Antichi Vinai, Gambino,

Barone di Villagrande, Scammacca del Murgo, (elenco dettagliato di tutte le aziende in fondo all’articolo). Altre due cultivar autoctone a bacca bianca del vulcano che letiziano gli organi di senso con altrettante

piacevoli fattezze olfattive di fiori, agrumi e insistenti mineralità, ma soprattutto gustative-

interminabbili, quasi eterne sono: il Carricante e la Minnella vitigni antichi coltivati solo in loco. All’evento in casa Franchetti i vitigni vinificati in chiaro hanno avuto la fortuna di trovarsi in condizioni

ottimali di temperatura per il servizio, cosicché si sono potuti esprimere al meglio. La causa e scaturita

dalle condizioni atmosferiche. Cadeva copiosa la neve a Passopiscaro. I produttori del vulcano che hanno una gamma di prodotti più ampia hanno pensato bene di portare in

degustazione da Franchetti, i loro lavori in rosso delle annate precedenti, ma anche i lavori in chiaro

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

dell’annata ’08 che sono già in commercio. Si è avuta la possibilità di potere apprezzare il Nerello

Mascalese in condizione già ottimali e nelle differenti vinificazioni. Ho apprezzato l’Azienda Vivera esordiente sul vulcano che, produce nel comune di Linguaglossa in

contrada Martinella a 550 mt.,s.l.m. Mi sono piaciuti i vini, ma soprattutto il carattere ambizioso che sta

svolgendo il parco tecnico giovanile di cui si avvale quest’azienda. Ho chiacchierato con una mia

concittadina tecnico/enologo Irene Vaccaro nativa di Palermo, affiancata da un suo coetaneo anch’esso

giovane tecnico/enologo nativo di Castelvetrano; Paolo Errante Parrino . Entrambi hanno già alle spalle

esperienze con aziende di rilievo, provengono dalle scuole di Viticultura ed’ Enologia di Marsala, D’Alba

e Dell’Astigiano dove, io presumo che, i giovani enologi abbiano fatto buona padronanza delle tecniche di

affinamento sui lieviti (sur lies). L’azienda si avvale anche di un altro giovane consulente tecnico/enologo

proveniente dalla vicina Puglia, Giovanni Dimastrogiovanni .Ho sentito nel bicchiere un Etna Bianco ‘08

Carricante in purezza ben fatto. Mi è piaciuto al naso, ma ho apprezzato alla beva le sensazioni morbido-

tendenzialmente -dolce-fresco- glicerico che vengono fornite dalla sosta che il vino svolge sui lieviti.

Anche qui saltano fuori dal bicchiere le caratteristiche del territorio che sono prorompenti facendo

esprimere al naso sensazioni di fiori bianchi, gialli e un po’ di mela con impregnante mineralità che

sovrasta e poi ritorna indiscutibilmente in bocca con un'unica e lineare sensazione ben distinta che è:

sapido-mineral- salmastro-fresco-asciutto-glicerico-intermimabbile, risiedendo in bocca un’eternità.

Questa permanenza in bocca molto marcata e indelebile e una delle caratteristiche principali dei vini

bianchi e rosé dell‘Etna. L’affinamento sui lieviti e una tecnica nativa della Borgogna, con la caratteristica che lì è svolta

essenzialmente in barrique. Questa tecnica di affinamento ha l’obiettivo d’ottenere vini di qualità dotati

di stabilità chimico fisica e sensoriale. Il processo autolitico consente d’ottenere vini più morbidi e

rotondi, meno aggressivi e più equilibrati, inoltre, migliora la persistenza dell’aroma caratterizzandolo,

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

dà stabilità al colore, proteica e tartarica. La pratica tradizionale per i vini bianchi ha inizio dal deposito

che i lieviti lasciano dopo che hanno condotto la fermentazione alcolica, e cioè, quando hanno perso

vitalità. Mantenendo per mesi il vino a contatto con tale deposito le numerose componenti delle cellule

dei lieviti passano progressivamente nel vino dando importanti conseguenze alle caratteristiche

organolettiche dello stesso. C’è un lasso di tempo prima che finisca completamente questo passaggio, ed’

è di circa sei mesi. E’ fondamentale rimettere in sospensione le lies con adeguati batonnage per agevolare

questo rilascio, e non solo. Gli studi e le esperienze effettuate negli anni e sul campo danno prova che il vitigno principe che fa

ottenere le lies dalle caratteristiche qualitativamente migliori è lo Chardonnay.

Queste lies di Chardonnay sono preferite e utilizzate anche per la conduzione all’affinamento dei vini

rossi d’alta qualità. L’azienda Vivera con i suoi giovani tecnici a messo in campo un Igt Sicilia ‘08 che è un ibrido di due

cultivar impiantate in altrettanti terroir diametralmente opposti. Chardonnay 60%provenienti dalle

colline di Corleone (Palermo) a 400mt.s.m.l., e dal restante 40% di Carricante coltivato nei

terrazzamenti lavici dell’Etna in contrada Martinella nel comune di Linguaglossa. Anche questo prodotto

lasciato ad affinare sur lies per circa sei mesi.

Nel bicchiere si evidenzia lo Chardonnay per la maggiore presenza di sostanza colorante che dà riflessi

dorati. Il varietale del vitigno si riscontra immediatamente al naso e in bocca con le sue caratteristiche

note floreali, fruttate, di agrumi e mela , questo, in particolare e caratterizzato dalle uve lievemente

surmature, per poi chiudere con il finale prettamente Etneo (Carricante) fresco-minerali-sapido-

persistente. Quest’assemblaggio di territori così vicino, ma nel contempo agli antipodi per le loro caratteristiche, li

può solo regalare il Grande-micro-cosmo vitivinicolo Siciliano. file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (10 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

L’Etna Rosso D.O.C. 2008 dell’Azienda Vivera; formato da Nerello Mascalese 80%, e Nerello Cappuccio

20%, come da disciplinare.

Affinamento in barrique per almeno sei mesi. La durata effettiva dell’affinamento in legno non è

stabilibile a priori e sarà differente nelle diverse annate.

Si presenta nel bicchiere giovane, rubino con riflessi nettamente violacei, al naso emana vinosità di frutti

rossi e ciliegia con note lievemente addolcite speziate e minerali. In bocca è sapido-fresco-lavico con

tannini giovani e vivaci, sostenuto da un’ottima acidità un po’ nascosta dall’insistente nota mineral-

alcalina. Il tutto è il preludio per una longeva e ottima lunga vita. Tenuta di Fessina della Sig Silvia Maestrelli. I vini sono condotti dall’enologo/agronomo Federico

Curtaz.

La Tenuta si trova nel comune di Castiglione di Sicilia in Contrada Rovitello a 700mt., s.l.m., ha ceppi

d’ottant’anni circa d’età. La scommessa che la signora Silvia intraprende in Sicilia ha inizio nel 2007, ma,

in effetti, il vero lavoro indipendente di quest’azienda ha inizio dal ’08, da quando la ristrutturazione e il

completamento del vecchio palmento del XVIII secolo sono stati consolidati, svolgendo finalmente le

proprie attività in piena autonomia. Quest’autonomia effettivamente è riscontrabile dentro il bicchiere,

avendo, l’annata ’07 (Musmeci) sì il varietale del vitigno e l’espressione del territorio, ma, in effetti, si

riscontra maggiormente nell’annata ‘08 (Erse) il dettaglio minuzioso dei profumi, e la beva di maggiore

rotondità ed eleganza. Sostanzialmente si sente in maniera inequivocabile nel bicchiere ’08 (Erse) un

vino già più sereno e maggior serenità questo vino nel tempo esprimerà. La Sig. Silvia Maestrelli promuove un concorso letterario a Villa Petriolo a Cerreto Guidi in Toscana alla

sua III° edizione, dove il tema di quest’anno è: “S’io fossi Vino”. Questa tematica mi sta molto a cuore,

perché in effetti, io sono cosciente che Noi (Essere umani) e il Vino nasciamo entrambi dalla

trasformazione del frutto della pianta della vite. file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (11 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

Sono affascinato e mi piace divulgare le “ Similitudini e Analogie fra il Vino e l’essere Umano”. Affianco alla Sig. Silvia Maestrelli c’è il caposaldo dell’azienda di Andrea Franchetti; Erika Ribaldi che

mette a disposizione la sua divulgazione sull’azienda e sul territorio Etneo. Mesce con maestria l’07

Passopiscaro e i diversi Cru delle contrade Guardiola, Rampante, Sciaranuova e Feudo di Mezzo che

spaziano dai 750 ai 1100 m.t., s.l.m., dell’annata ’08 ed’ anche già qualcosa d’assemblato. E’ apprendo

con piacere che nei Cru dell’azienda di Franchetti, sono stati riscontrati sparuti ceppi di Alicante che

entrano a far parte integrante dell’Igt Passopiscaro.

I grappoli d’Alicante sono raccolti e vinificati insieme al Nerello caratterizzando ancor di più l’armonia

dell’ormai già ben nota etichetta. Inserendosi così, con delle piccole sottigliezze organolettiche, dove,

solo forse l’assidua frequentazione a questo vino potrebbe far carpire.

Tutti i vini dei singoli Cru sono senza dubbio differenti fra di loro, ma sostanzialmente tutti ricchi di

frutta, ben vitali di tannini e di acidità, mineralità , speziature e con ottima struttura e corpo. Dalle

prospettive sempre più intriganti. L’Alicante è coltivato nel comune di Linguaglossa ed’è vinificato e prodotto anche in purezza. Sul vulcano si coltivano altri vitigni alloctoni a bacca rossa come: il Syrah, Merlot, Cabernet Souvignon,

la Moundeuse (Cottanera). C’è anche il Pinot Nero già prodotto e imbottigliato da Patria. Anche Benanti

sta svolgendo sperimentazione con questa cultivar. Qui il conduttore dei vini della Casa Vinicola Benanti

è l’enologo/Winemaker per eccellenza nel territorio Salvo Foti. Presta la sua opera in tante altre realtà

della Sicilia Orientale. Definibile anch’esso in maniera amichevole e con un po’ di campanilismo Siculo

che ci accomuna: “Iddu” come il vulcano e con grande senso di rispetto. Sono sempre un numero maggiore i produttori provenienti d’oltre lo stretto e in particolare dalla

Toscana, che acquistano antichi vigneti abbandonati, casolari e palmenti del comprensorio Etneo

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

ristrutturandoli per potersi prodigare in nuove sfide con se stessi, credendo giustamente nell’ unicità di

questo terroir e della sua autoctonia.

Tanti altri occhi sono puntati sul vulcano! Tante aziende sono una conferma per le produzioni già ben fatte che hanno svolto nelle annate

precedenti, ed’altre ancora si sono poste l’obbiettivo di raggiungere e superare questo gruppo già ben

nutrito. Azienda Terre di Trente, Alberto Aiello Graci, Tenuta delle Terre Nere, Fattorie Romeo del Castello,

Tenuta Moganazzi, Biondo, Benanti, Cottanera, Az.Ag. Pietro Caciorgna. Questi produttori del vulcano in

particolare creano produzioni da cultivar di Nerello di ottimo livello. Ho trovato simpatico e divertente, ma ancor di più intelligente il prodigarsi dei produttori, ognuno di

loro con le smanie di mettere in mostra con le proprie fattezze, a dir poco alchemiche, mettendosi alla

prova con se stessi e con le proprie capacità.

Buon Lavoro a tutti Voi. CANTINE DELL' ETNA CASTIGLIONE DI SICILIA 1) GRACI

Graci di Alberto Aiello Graci – Vino : Quota 600

Passopisciaro – 95012 Castiglione di Sicilia (CT)

Website: www.graci.eu

Email: [email protected]

Cell: 348 7016773 file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (13 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

Contact Mr. Alberto Graci

Contrada: Arcuria + Calderaia Sottana 2) COTTANERA

Guglielmo Cambria – Azienda Agricola Cottanera dei fratelli Cambria

Website : www.cottanera.it

Email: [email protected]

Tel: 0942 963601 Fax: 0942 963706

Telefonare a 090-2936550

Cell. 337883366

Strada Prov. 89 - 95030 Castiglione di Sicilia (CT)

Contrada: Iannazzo 3) CANTINE PATRIA

Franco di Miceli - Patria S.c.r.l

Website: www.vinipatria.it

Email: [email protected]

Tel: 0942 986072 Fax: 0942 983143

S.S. 120 km. 194,500 - 95030 Castiglione di Sicilia (CT)

Contact Franco di Miceli 337-891206 4) AZ. GIROLAMO RUSSO

Giuseppe Russo - Russo Girolamo

Via Regina Margherita, 78 – 95012 Passopisciaro (CT)

Email: [email protected]

Cell 328 3840247 file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (14 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Contrada: San Lorenzo e Feudo(Randazzo) 5) CAPIROSSA

Luciano Rigaglia - La Cap

irossa Srl

Website: www.capirossa.com

Email: [email protected]

Via Magenta 3 – 95030 Solicchiata Castiglione di Sicilia (CT)

Tel: 0942 986214 Fax: 0942 986282

Contact Di Giovanni PieTro Cellulare 338-2771273 6)FEUDO ARCURIA

contatto Giuseppe Lamonaca

[email protected]

cell. 3475275075 7) PASSOPISCIARO

Andrea Franchetti - Passopisciaro srl – Vino: Passopisciaro

Website: www.passopisciaro.com

Email: [email protected]

Via S. Spirito - 95030 Castiglione di Sicilia (Catania)

Contrada: 8) CANTINE EDOME’

Gianclaudio Tribulato e Cianci - Cantine Edomè

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P.za Giovanni Verga, 25 – 95129 Catania (CT)

Email: [email protected] Tel 095 536632

Gianclaudio Tribulato Cel 336-923400

Contrada: 9) AZIENDA AGRICOLA Moganazzi

Vincenzo Pennisi – Az. Ag. Moganazzi

Email: [email protected], [email protected]

Via Monsignor Birelli, 6 – 95036 Randazzo (CT)

Cel Vincenzo Pennini 335 5386033

Contrada: mUganazzi 10) ETNA WINE DEI Flli. Michele e Mario grasso

Michele Grasso – Etna Wine Agriturismo

Website: www.etnawineagriturismo.com

Email: [email protected]

Tel/ fax 0039 095 931548 - 0039 0942 983062

S.S. 120 Km 191+900 Passopisciaro - Castiglione di Sicilia (ct) - Sicilia – Italia

Michele Grasso Cellulare 328 8225775

Contrada: santo spirito 11) VINICOLA VALENTI

Giovanni Valenti

Cell 335-5981785

Email: [email protected]

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12) AZ. AG. PUCCETTI

Peter Wiegner Walfner

[email protected]

tel 0573.965245

fax. 0573. 451529

Cell 3489046391 13) VILLA BILLOTTA ex POGGIO DI MAESTRALE

Giovanni Giuffrida

Cell. 3471234477

Email [email protected] 14) AZ, AGR. SICILIANO

Siciliano

Cell. 3498188484

[email protected] 15 Az. FLERES FRANCESCO

Francesco Fleres

[email protected]

cell. 340.6293565 16) Az. Ag. Mannino Giuseppe,

via sciarelle 32, 95024 Viagrande CT. Tel\ Fax 095 316849 cell. 348 2606259 . www.tenutemannino.com

[email protected]

17) Az. Agr. FRANK CORNELISSEN

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Frank Cornelissen - Az. Agr. FRANK CORNELISSEN

Website:

Email: [email protected]

Via Nazionale, 281/299 IT – 95012 Solicchiata (CT)

Frank Cornelissen Cell: 392 976.97

Tel/fax: 0942/98.63.15. 18) Silvia Maestrelli - Tenuta di Fessina –

c/o Villa Petriolo – 50050 Cerreto Guidi (FI)

Email: [email protected]

Silvia Maestrelli Cellulare 335-7220021

Federico CURTAZ 3480115329 [email protected]

www.villapetriolo.com

Contrada: rovitello 19) BENANTI

Giuseppe Benanti - Azienda agricola Benanti srl

Website: www.vinicolabenanti.it

Email: [email protected]

Cantina: Via Garibaldi, 475 - 95029 Viagrande (CT)

Rosario commerciale italia 0957922431

Tel: 095 7893533 - 7893438 Fax: 095 7893677 20) ANTICHI VINAI

Marco Gangemi - Antichi Vinai Spa

Website: www.antichivinai.it file:///C|/Users/Diletta/Desktop/Maurizio%20Aguglia%20ETNA%20Tigullio%20VIno.htm (18 di 30)03/06/2009 1.38.37

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Email: [email protected]

Via Castiglione, 49 21) ETNA ROCCA D’API

Salvatore Castorina - Rocca d'api Via Rocca d'Api, 72 - 95019 - Zafferana Etnea (CT) Italy

Telefax: +39 095 7082594 Email: [email protected] – www.etnaroccadapi.it

Salvatore Castorina cellulare 392-1990513 22) AZ. DI BELLA AZ. ANTICA CAVALLERIA

Di Bella Davide che vive in olanda 347-3590547 oppure in olanda 0031-611422959

[email protected] 23) AZ. VINICOLA CALCAGNO ANTONINO FRANCESCO

Calcagno Antonino Francesco

Castiglione di Sicilia-Passopisciaro ( CT )

C/DA Arcuria

Cell.3387772780

Tel. 095-923848

Mail - [email protected] 24) AZ. AGRICOLA DI BELLA MARIA

Via Varese 3, 95123 Catania,

www.vinonibali.com tel 095. 354433 cell. 3664135405 cell. 3385443693

[email protected] [email protected]

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LINGUAGLOSSA 1) TERRE DI TRENTE

c.da Mollarella 1, Linguaglossa

Postale casetta 21, Linguaglossa 09515, CT, Sicily

Trente& Filip Hargrave-Kesteloot

Contact numbers. +39 340 3075433 & +32 475629829

Cell. 3403075433

Email . [email protected] 2) GAMBINO

Maria Gambino - Az. Ag. Maria Gambino

Website: www.vinigambino.it

Email: [email protected]

C.da Petto Dragone, s.n. - 95015 Linguaglossa (CT)

Francesco Raciti

Tel 0039 0952272678

Fax 0039 0952274188

Cell.0039 3488220130 3) TENUTE SCILIO DI VALLEGALFINA

Salvatore Scilio - Tenute Scilio

Website: http://www.scilio.com

Email: [email protected]

Uffici: Viale delle Provincie, 52 - 95014 Giarre (CT)

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-Vigneti e Cantina: Contrada Arrigo 95015 LINGUAGLOSSA (CT)-

Telefax: 095 932822

Telefax: 095 647789

Salvatore Scilio Cellulare 348-8629754

Contrada: Arrigo e valle galfina 4) AITALA

Rocco Trefiletti - Aitala

Website: http://www.aitalavini.it/

Email: [email protected]

Via Domenico Gagini, 13 - 95015 Linguaglossa (CT)

Tel./Fax 095 7774113

Rocco Trefiletti Cel 333-9069834 5) CAMIA

Irene di Pietro – Camia

Via Terremorte II, 5 – 95017 Piedimonte Etneo (CT)

Website: www.agriturismocamia.it

Email: [email protected]

Tel: 095 648160

Irene di Pietro Cell: 349 317 5170 6) DON SARO

Dottore Puglia - Don Saro

Website: www.donsaro.com

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Email:

mailto:[email protected]§EMAIL 2 [email protected]

Ufficio: Via Livorno, 1 – 95127 Catania (CT)

Tel 095 386245 Fax 095 373767

Dott. Puglia Cellulare 337-888723

Contrada Arrigo 7) Vivera

VIVERA Soc. Cons. a r. l.

sede amministrativa:

via Piave n. 12 95129 Catania

sede operativa:

C.da Martinella, Linguaglossa

Tel. 095 53 87 00

Cel. 320 56 97 011 RANDAZZO 1) TERRE NERE

Website: www.marcdegrazia.com

Email: [email protected]

Tel 055-200311 – anna 095924002 – marc de grazia : 3482641489

Casella Postale 62 – 95036 Randazzo (CT)

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2) AZ. AGR. ALICE BONACCORSI

Rosario Pappalardo – Az. Agricola Alice Bonaccorsi

Piedimonte Etneo – 95100 Catania (CT)

Website : www.valcerasa.com

Email: [email protected]

Rosario Pappalardo Cell : 338 7505621 3) FATTORIE ROMEO DEL CASTELLO

Rosanna Romeo del Castello – Fattorie Romeo del Castello

e-mail: [email protected] tel. 0957991992

Rosanna Romeo del Castello e-mail: [email protected] cell.3397384268

Chiara Vigo e-mail: [email protected] cell.3332498903 4) PRIMATERRA

Tiziana Gandolfo Cell. 339 6648951

[email protected] 5) AZ. AGRICOLA PIETRO CACIORGNA

contact Paolo Caciorgna

Cell. 3487903804

[email protected]

contrada marchesa e contrada Bocca d’orzo 6)AZ. AGRICOLA FILIPPO GRASSO

Filippo Grasso

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Il Terroir lavico dell'Etna e le sue contrade, di Maurizio Aguglia

Via Provinciale 226

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Pubblicato il 31 maggio 2009 in Vino

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Palermo l'8 Aprile del 1962;

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enologia

120 CULT ottobre 2010

La signora deL vinoche viene daLLa Toscananonostante avesse già un’azienda agricola a cerreto guidi,a 40 chilometri da Firenze, ha acquistato la Tenuta di Fessina, nel borgo rovitello a castiglione di sicilia, alle pendici dell’etna: “Un colpo di fulmine”

Dalle verdi valli della Toscana alle terre nere dell’Et-na, è la passione per il nettare di Bacco il fil rouge della vita di Silvia Maestrelli, imprenditrice tosca-na nel settore finanziario e da qualche anno in-

traprendente “signora del vino”. La laurea in Economia le ha aperto le porte nelle società finanziarie del padre, ma spesso «il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce». E il vino scompiglia le carte. «È entrato nella mia vita al momen-to giusto - racconta - segnando in maniera indelebile e irre-versibile un nuovo percorso della mia esistenza. Un percorso di rinascita che riannoda il legame con la mia famiglia e la mia terra». Un’avventura emozionale la sua che si divide tra l’attaccamento alla radici a Villa Petrolio, l’azienda agricola di famiglia a Cerreto Guidi, a 40 chilometri da Firenze dove si coltiva prevalentemente Sangiovese, e tra quella che lei stes-sa definisce «un autentico colpo di fulmine» per borgo di Ro-vitello, a Castiglione di Sicilia, dove nasce Tenuta di Fessina.Insieme con il marito Roberto Silva, imprenditore milanese, e all’enologo valdostano Federico Curtaz nel 2007 decise di acquistare il vecchio palmento del XXIII secolo in pietra lavi-

di Giusy Messina

Silvia MaeStrelli

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Federico Curtaz, perchè un enologo come lei sceglie di puntare sui vini del vulcano?«Mi sento molto studente sull’etna. La parte del tannino del nerello Mascalese richiama il nebbiolo, quella del nerello cappuccio richiama la spezia crepitante dei Pinot noir. c’è volume nei vini, la terza dimensione. i vini sono acidi, verticali, hanno nerbo e non hanno l’assillo del colore. si, sicuramente è una scelta adulta: studiare a fondo un territorio e dei vitigni nei quali intravedo un grande potenziale».E sotto il profilo umano e professionale, cosa rappresenta l’incontro con una terra così ricca di contraddizioni come la Sicilia? «Per il mio carattere è come un vento giusto nella vela. Le contraddizioni rivelano molto di un luogo e rimescolano le carte ogni giorno. Bisogna infilarsi in mezzo e trarre il meglio. Professionalmente non è sempre facile, c’è una certa imprecisione. La sicilia è più vocata al forse che al certo. L’unica cosa che mi offende è girare per le strade e trovare macerie e spazzatura abbandonata ovunque, è sotto gli occhi di tutti. in questo la gente dovrebbe maturare, è una regione

così bella, a difenderla devono pensarci principalmente i siciliani. nell’esperienza di Tenuta di Fessina, ma in realtà anche nelle esperienze professionali precedenti l’accoglienza dei siciliani nei miei confronti è stata bellissima. io mi sono sempre sentito a casa. i produttori etnei, e anche quelli di altre aree, ci hanno aiutato in tutti i modi, sento un debito di riconoscenza nei loro confronti e un senso di profonda gratitudine».Perché il consumatore dovrebbe scegliere un vino dell’etna? «Per l’unicità dell’esperienza. riprodurre sapori e profumi di questo tipo è oggettivamente assai difficile, emozione unica, come recita quel refrain pubblicitario, fatto salvo che in questo caso si tratta di una affermazione vera». (G. M.)

ottobre 2010 CULT 121

ca che si affaccia su un vigneto del secolo scorso, circa sei ettari di Nerello Mascalese appartenuto per anni alla famiglia Musmeci. Ed è proprio alla tenacia del signor Musmeci che ha lavorato viti vecchie di oltre ottant’anni, che Silvia Mae-strelli ha dedicato il cru di Nerello Mascalese di “Tenuta di Fessina”, la nuova avventura in cui si è gettata a capofitto, buttando il cuore oltre ogni ostacolo. «Le vigne di Fessina - spiega la vigneron - sono situate tra due antiche sciare se-micircolari, colate laviche del passato che, come due grandi braccia, cingono le vigne in un gesto quasi materno, isolan-do il vigneto come i vecchi muri dei “clos” francesi e creando un microambiente unico. Dalla Sicilia alla Toscana, il legame tra chi fa il vino e l’energia del luogo, è il brand della maison che fa dell’identità del territorio il punto di forza dell’azien-da. «Sono vini eleganti, sobri - dice l’affascinante signora del vino - mai carichi o sovrabbondanti». Vini che rivelano la sensibilità e il gusto femminile. A Villa Petriolo, le donne della famiglia, mamma Giovanna, Silvia, la sorella Simona e le piccole Lavinia e Margherita raccontano il vino con mo-stre, spettacoli e anche un concorso letterario internaziona-

le. «Una discendenza di donne, la nostra – sottolinea - a cui abbiamo voluto rendere omaggio con la bottiglia del Chianti Docg Rosae MnemoSis. L’etichetta evoca la fiaba delle due rose sorelle che la nonna ci raccontava prima di andare a letto». Instancabile, divide il suo tempo tra i progetti per le aziende: «In Toscana abbiamo l’intenzione di sperimentare, negli anni, nuove vigne di Sangiovese, collocate su altri ver-santi della collina del Montalbano su cui la tenuta di Villa Pe-triolo riposa. Tanti “cru” di Sangiovese quanti sono i vigneti aziendali. In Sicilia, ci stiamo emozionando con le varietà au-toctone etnee. Due nuovi figli delle vigne di Fessina, prossi-mamente». Ma ha anche passione per l’arte contemporanea: «In alcuni momenti diventa per me una vera necessità: quan-do capita, mi immergo in un confortante bagno d’arte». E se si prova a chiederle il perché di una scelta enologica eroica come quella dell’Etna, la risposta rivela il piglio sicuro di chi ama affrontare le sfide. «Chi fa il vino con passione, curiosi-tà, voglia di misurarsi con luoghi unici e straordinari, come fa a non desiderare di affrontare la maestosa Muntagna con il rispetto che chiede?».

FeDeriCO CUrtaZ”noMade “ deL vino

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Prologo in aeroporto«Io ero, quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi sono messo a raccontare. Ma bisogna dica che erano astratti, non eroici, non vivi».Non se ne abbia a male la buonanima di Vittorini se l’incipit di Conversazione in Sicilia mi è tornato in mente proprio allo sportello dell’autonoleggio. Il fatto è che questa volta, all’aeroporto di Catania, ce l’hanno messa tutta per farmi perdere le staffe. Passi il volo in ritardo, passi l’attesa al nastro del recupero bagagli, al limite passi perfi-no il cappuccino preparato con il latte a lunga conservazione, ma questa storia della carta di credito che non copre e non autorizza il pagamento mi sembra proprio una solenne minchia-ta. E anche ammesso di galleggiare al limite del plafond, possibile che per tre giorni su una Panda sgangherata sia necessario mobilitare una caparra di oltre 500 euro? Vi lascio un assegno, un documento … un rene! Niente. Così monta il nervoso, e mentre saltano le prime visite in cantina programmate per la tarda mattinata, all’impiegata più inflessibile dell’intera rete Hertz lancio furibonde occhiate di sfida, di un furore neanche poi tanto astratto.

È allora che incrocio la montagna. Nella fase di atterraggio a Fonta-narossa avevo sonnecchiato, solo ora alzo lo sguardo, al colmo dell’in-sofferenza per i contrattempi e le polemiche: e vedo l’Etna. È per l’Etna che sono qui, sarà bene tenerlo a mente, e quel colpo d’occhio lam-peggia come un monito, come un richiamo all’ordine. Meglio abbassare la cresta e telefonare in banca.

Il vulcano o la montagna? Fuoco amico o nemico?Soldi e sesso, nella rivista del Masna, giocano un ruolo tendenzialmen-te marginale, lo so. Però stavolta, benevolo lettore, ti toccherà tollerare un’eccezione: dovrai infatti provare a immaginare il sottoscritto che, supera-te le prime difficoltà di ordine econo-mico e risolti gli impedimenti finanziari all’autonoleggio, arranca in Panda su per i tornanti verso Milo, attana-gliato ora da un’alternativa di natura brutalmente sessuale: il vulcano o la montagna? Quando si pensa all’Etna, quando se ne declina il nome, va usato il maschile o il femminile? Rispolverando i suoi ricordi di studen-te in Geologia nella Catania di fine anni ’50, mio padre ad esempio mi

ha sempre parlato del vulcano, inteso come masculo. È da qui che prendono le mosse le mie prime curiosità etnee, ammantate di leggenda per i racconti paterni di sopralluoghi all’alba sulle tracce di Charles Richter, il sismolo-go e vulcanologo americano padre dell’omonima scala, che papà riven-dica come docente (ma sarà vero? le biografie ufficiali dicono che Richter lasciò la California una sola volta, per onorare una borsa Fulbright all’Uni-versità di Tokio: vuoi che abbia scam-biato l’Etna con il Fuji?).Salvo Foti, al contrario, usa il fem-minile. Per lui, che mi ha suggerito a suo tempo le prime preziose dritte per orientarmi tra contrade, alberelli e palmenti, l’Etna è innanzitutto la montagna. Anzi: ‘a Muntagna, con la maiuscola che si impone quando la consuetudine dell’inflessione dialet-tale non può coincidere mai del tutto con la familiarità; e quando il rispetto viene alimentato anche da una qual-che forma di timore, di soggezione. Del resto, si tratta pur sempre della Montagna di fuoco, come recita il titolo del libro che Foti ha pubblicato un paio d’anni fa per i tipi della Food Editore (vedi box). E di un fuoco tutt’altro che amico, capace come è di tenere in

TUTTO ETNASPECIAlE UlTIMA FRONTIERA

Da Denominazione marginale e quasi Dimenticata,l'etna nel corso Degli ultimi Dieci anni ha visto crescere in moDo siginficativo sia il numero Di azienDe sia l'interesse Dell'appassionato. proviamo quinDi a fare Di fare il punto Della situazione.di Giampaolo Gravina

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scacco da secoli la gente del posto con la sua continua attività sismica, la minaccia delle eruzioni, la peri-colosità delle colate che travolgono boschi, vigne e abitazioni, solcan-do profonde ferite tanto nel territo-rio quanto nell’animo delle persone coinvolte. Tutt’altro che amico, certo, ma anche tutt’altro che nemico: con l’ambivalenza originaria che governa l’intensità dei rapporti tra uomini ed elementi naturali, anche il fuoco della montagna etnea è infatti percepito dai suoi abitanti con un sentimento di profondo rispetto e perfino gratitudi-ne, che permane anche a fronte delle continue insidie e può venire frainteso come contraddittorio solo agli occhi di un osservatore superficiale.

Bianco o rosso? Macrozone e microambizioniMaschile e femminile, brezze marine e viticoltura di montagna, fascino e soggezione: l’Etna si annuncia subito come luogo di contrasti, paradossi e cortocircuiti. Anche l’Etna del vino. lo aveva lucidamente colto già Mario Soldati, che inaugura il suo Vino al Vino con un’escursione sul vulcano, dove sostiene che «l’Etna bianco raccoglie e fonde, nel suo pallore e nel suo aroma, nella sua freschezza e nella sua vena nascosta di affumi-cato, le nevi perenni della vetta e il fuoco del vulcano». In tema di bianco, però, già che ci siamo, mi sia consentito in via preli-minare un timido e garbato dissenso dal grande Soldati, che dice di essersi accorto presto che tra i vini etnei «i bianchi sono, nettamente, superiori ai rossi». Ecco, senza nulla togliere alla genialità di Vino al Vino e all’indubbia suggestione dei suoi pionieristici “viag-gi d’assaggio”, io su questa faccenda ci andrei più cauto. E non tanto per ridimensionare le potenzialità del carri-cante, che nonostante una certa voca-zione alla produttività (come il nome lascia del resto intuire) può essere a buon diritto considerato uno dei vitigni più originali nel non così elettrizzante repertorio di uve a bacca bianca del nostro mezzogiorno. Quanto per il fatto che, allo stato attuale, tolta una mezza dozzina di etichette piuttosto interessanti, i bianchi etnei in com-mercio superano raramente la soglia della correttezza e della neutralità, e in generale non sembrano in grado di reggere il confronto con i rossi. Ma prima di entrare nel vivo dei giu-dizi sui vini, sarà bene spendere due

parole sul territorio. Un’avvertenza, però: non aspettatevi qui la ricogni-zione dettagliata delle vigne e delle parcelle, nello stile rigoroso e pun-tuale cui il Masna vi ha abituati. la situazione dei vigneti è ancora troppo fluida (e la mia consuetudine troppo intermittente) per lanciarsi in un’atten-dibile operazione di mappatura. Sarà piuttosto un primo giro d’orizzonte, per far emergere dalle macrozone di più consolidata vocazione viticola i nomi delle contrade più importanti e meglio frequentate. Ma quel che più conta, sarà essenzialmente una prima scrematura di cantine e di etichette, per suggerire nomi e cognomi dei vini più interessanti, stando almeno alle ipotesi critiche che mi sono anda-to costruendo in questi sopralluoghi degli ultimi mesi: almeno sei diver-si sopralluoghi, tutti compresi tra le versioni 2009 e 2010 del benemerito evento le Contrade dell’Etna, ideato e ospitato da Andrea Franchetti nella sua cantina di Passopisciaro.

Un territorio di carattereIl territorio, dunque: se consideriamo in prima approssimazione la zona di produzione individuata e delimitata dal disciplinare della Doc, istituita nel 1968, l’Etna del vino si configura come una “c” letta allo specchio con al centro la vetta del vulcano: una fascia semicircolare che va da nord a sud-ovest, come il quadrante di un orologio cui avessero tolto le 8, le 9 e le 10. Si tratta di un territorio molto esteso, in cui la superficie vitata si è drasticamente ridotta, seguendo un andamento praticamente oppo-sto a quello del resto della Sicilia: basti pensare che a fine ‘800, prima dell’avvento della fillossera, la regio-ne etnea produceva da sola più di cento milioni di litri di vino, e contava su oltre cinquanta mila ettari di vigne-ti. Oggi, stando ai dati dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino, la superficie iscritta alla Doc è di circa duemila ettari, di cui però neanche cinquecento rivendicati alla produzio-ne, il cui dato effettivo supera di poco i due milioni di bottiglie. Praticamente sparita dalle località più basse, anche a causa dell’incalzante speculazione edilizia, la coltura della vite ha seguito un deciso spostamento altimetrico e si attesta oggi in media tra i quattrocento e i mille metri di quota. Il clima fa registrare tempera-ture medie molto più basse rispetto agli standard siciliani, con le minime

che specie nel versante est scendono non di rado sotto lo zero anche nel periodo di inizio germogliamento, e con escursioni termiche tra il giorno e la notte che nei mesi estivi posso-no arrivare fino 30 gradi. Altrettanto anomalo rispetto ai parametri isolani è l’andamento delle precipitazioni, che si concentrano in particolare nel versante est, dove superano costantemente i 1000 millimetri annui. Non meno originale è la fisionomia dei terreni, con colori che variano dal bruno scuro al nero, ricchi in microele-menti minerali (ferro e rame) e poveri d’azoto e di calcio, tutti formati dallo sgretolamento di vari tipi di lava di età diverse, nonché da materiali eruttivi quali lapilli, ceneri e sabbie. la loro composizione può dare origine tanto a suoli dalla tessitura molto fine, quanto a terreni ricchissimi di scheletro e abbondanti in ripiddu, quella sostanza che si presenta come una sgranatura di pomice di piccole dimensioni, un brecciolino nero dalle elevate capacità drenanti. Pur nella comune matrice vulcanica, questa profonda varietà dei terreni dovuta alla stratificazione di colate laviche di età diversa è dun-que la principale responsabile delle notevoli differenze tra i vini, differenze apprezzabili talvolta non solo tra un versante e l’altro, tra una contrada e l’altra, ma anche tra le diverse vigne di una stessa contrada.

Nerelli e alberellila viticoltura si è diffusa sull’Etna nella tradizionale forma di allevamento ad alberello, con tutore in legno di casta-gno: due/tre branche per pianta con uno sperone che porta due gemme, una densità delle viti tradizionalmente molto alta, fino a nove/diecimila ceppi per ettaro, con sesti d’impianto spesso vicini allo schema 1 metro x 1 metro, e potature lasciate corte per limitare le rese, che raramente superano i 70/80 quintali per ettaro. Ma il primato dell’alberello, da più parti considerato come la migliore forma di allevamento per la viticoltura di qualità, è messo vieppiù in crisi dall’incidenza dei costi della mano d’opera, vista l’impossibili-tà di meccanizzarne le lavorazioni. Vitigno principe della zona è il nerello mascalese, varietà di una certa vigoria vegetativa e produttiva e a maturazio-ne piuttosto tardiva (in genere da metà ottobre in avanti, ma con differenze significative in relazione all’altimetria dei vigneti). Tendenzialmente scarico nel colore, con un indice medio-basso

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FEUDO CAVALIEREetna Bianco millemetri 2009 83 cetna rosato millemetri 2009 80 cDon Blasco 2007 81 D

Tel. 348.7348377

Margherita Platania guida un’azienda vitivinicola di venti ettari, per metà destinati a vigneto, nella campagna di Santa Maria di licodia. È una donna molto affabile, ma anche determinata e grintosa: un po’ come i suoi vini, che coniugano la verve comunicativa con un tratto più teso e contrastato, e valorizzano già nel nome l’apporto decisivo di vigne ad alta quota. In questa luce, accanto a uno dei bian-chi più nitidi dell’intera denominazio-ne, convince anche la sensazione di freschezza rilasciata dal Rosato, che non sfigura a mio giudizio accanto alle migliori espressioni della tipologia (come il Rosso Relativo di Valcerasa, il Vinudilice dei Vigneri, l’Etna Rosato di Tenuta delle Terre Nere e il Don Michele di Vincenzo Pennisi); anco-ra in cerca di una sua più efficace definizione la fisionomia del rosso da vecchie vigne, che conserva tuttavia un suo dinamismo nonostante la spe-ziatura della barrique.

MASSERIA SETTEPORTEnerello mascalese 2008 88 D

Tel. 335.5338152

Apprezzato uomo di legge, impren-ditore di successo nella ristorazione (è tra i soci della Cantinaccia, locale catanese col vento in poppa), Piero Portale tracima simpatia e buonumo-re, e quando parla del suo Nerello gli brillano gli occhi. A giudicare da questa versione 2008, dedicata alla memoria di papà Ferdinando, l’orgo-glio sembra ben riposto: definizione, slancio aromatico, succosità, espan-sione al palato ne sono le convincenti prerogative, sintetizzate da un’estre-ma facilità di beva. Nonché da un timbro di marca sapida che lo rende amabile compagno della tavola e ne fa oggi il miglior rosso in circolazione del versante sud del vulcano. Oltre all’alta qualità del nerello di contrada Rapilli, seguito in vigna da Giovanni Marletta, l’esito felice di queste prime vinificazioni deve molto allo scrupolo di precisione di Calogero Statella,

tempo. Magari resterà un distretto vinicolo confinato ai margini dei gran-di numeri, come fenomeno di nicchia incapace di riproporre i volumi del suo glorioso passato, o di spostare quote importanti di mercato (e in questo destino per così dire “minoritario”, pure a fronte di cotanti trascorsi, ci vedo qualche curiosa analogia col nord Piemonte); ma ho la sensazio-ne che nella consapevolezza degli appassionati i vini etnei tenderanno a occupare un’attenzione e uno spazio stabili, con picchi d’interesse critico crescente per i migliori rossi delle più vocate contrade del versante nord. Nel frattempo, ecco un primo tentati-vo di ricognizione, dove ho cercato di fotografare questa fase di transizione attraverso il profilo delle aziende a mio avviso più rappresentative. la selezione propone una sequenza da sud a nord, secondo una distinzione in cinque diversi gruppi, per un tota-le di una trentina di cantine: inutile dire che si tratta di un tentativo del tutto arbitrario e incompleto di met-tere ordine nel frastagliato panorama etneo, dove nel frattempo le aziende sono diventate circa il doppio; così come è inutile precisare che nelle macrozone individuate, accanto a un minimo comune denominatore in termini di analogie pedoclimatiche, resistono tuttavia anche numerose differenze, specie per quanto riguar-da lo stile dei vini. Ma forse è proprio grazie al gioco delle analogie e delle differenze che l’Etna del vino comin-cia a ritagliarsi in questi anni un suo pubblico di aficionados: la speranza, ovviamente, è che questa affezione, questa istintiva simpatia per i vini etnei possa ora articolarsi in consue-tudine, e auspicabilmente nutrirsi di una consapevolezza critica sempre più lucida. Buona lettura.

Nel distretto meridionale della deno-minazione le aziende che imbotti-gliano si contano sulle dita di una sola mano: non che ci sia penuria di vigneti, anzi, la viticoltura è un com-parto ancora piuttosto significativo per l’economia agricola, ma fino ad oggi le uve migliori sono confluite per lo più nelle cantine di altri produttori etnei.

di antociani totali (condivide con il pinot nero la curiosa mancanza di un particolare tipo di antociani, detti acilati), il nerello mascalese è molto diverso quanto a struttura e polifenoli dall’altra varietà storica etnea a bacca rossa, il nerello cappuccio (o nerello mantellato), che al contrario offre vini abbastanza colorati ma poco adatti all’invecchiamento. Chiude il cerchio degli autoctoni il carricante, varietà a bacca bianca piuttosto produttiva, tardiva nella maturazione e sostenu-ta nell’acidità, particolarmente diffusa nel versante est e nelle contrade più alte, dove il nerello non arriva a maturazione (come a Caselle, nel comune di Milo, zona d’elezione per il carricante, dove l’Etna Bianco diventa Superiore). Nonostante la forte perso-nalità e un certo potenziale di longevi-tà, il carricante è stato però progres-sivamente abbandonato: quattromila ettari nel dopoguerra, solo una cin-quantina oggi.

Un grande avvenire dietro le spalle?Ma forse l’epoca dell’abbandono delle vigne volge al termine e anzi l’Et-na si caratterizza oggi per un certo rilancio dell’imprenditoria vitivinico-la, con investimenti molto diversifi-cati, di grandi gruppi come di piccoli dilettanti, di marchi storici del vino siciliano come di anonimi appassio-nati stranieri. È una ripresa che ha già fatto sentire pesantemente le sue ripercussioni sul prezzo dei terreni, e suscita molti interrogativi per come sta modificando in profondità il tes-suto produttivo di questa zona: ci si chiede soprattutto se si tratti dell’en-nesima moda passeggera, legata agli umori e ai capricci delle tendenze di mercato, che dopo la sbornia da rossi “tutti chiacchiere e distintivo”, musco-lari e ipercolorati, dai tannini dolci e levigati, torna ora a guardare con interesse a vini più sapidi e freschi, di assetto verticale, contrastati e perfino selvatici, ma sempre più immediati e facili da bere; o se si tratti piuttosto di un fenomeno di più ampio respiro, destinato a lasciare un segno meno superficiale. Con tutte le cautele e le prudenze del caso, e per quello che può vale-re la mia modesta opinione, devo confessare subito che io non credo si tratti di una mera infatuazione momentanea, ma sono anzi convinto che la reputazione dell’Etna come potenziale territorio di grandi vini si andrà sempre più consolidando nel

VERSANTE SUDBiancavilla e Santa Maria di licodia

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TUTT

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tono notevole cura nella vinificazione, esaltata dalla consulenza tecnica di luigi Moio, con una segnalazione particolare per i bianchi, di estrema chiarezza e precisione aromatica.

BENANTIetna rosso serra Della contessa 2006 86 eetna rosso rovittello 2005 85 eetna Bianco superiore pietramarina 2006 91 cetna rosso Di verzella 2007 79 cetna Bianco Di caselle 2009 80 cnoBlesse Brut 84 f

Tel. 095.7893438

Ogni volta che si parla dei vini di Benanti, corre quasi l’obbligo di ricor-darne il primato: se infatti c’è una cantina che ha saputo tenere alta la guardia negli anni ’90, quando le eti-chette etnee sul mercato della qualità si contavano sulle dita di una mano, è proprio questa. Il quartier generale è a Viagrande, sotto l’affascinan-te conetto vulcanico di Serra della Contessa, dai cui alberelli arrivano le uve per il rosso omonimo, spesso il più convincente dell’intera gamma. Una gamma in realtà fin troppo ampia, che spazia da Pachino a Pantelleria, benché siano poi sempre i vini etnei (specie quelli Doc) a segnalarsi per una più esplicita matrice territoriale. Allo stato attuale, la conduzione eno-logica resta nelle mani di Salvo Foti, attento custode dell’identità stilistica ma è stata scorporata dalla gestione dei vigneti. E dopo che per oltre dieci anni siamo stati abituati a ritrovare le selezioni di Benanti costantemen-te in testa alle gerarchie etnee, e con ben pochi antagonisti, fa un po’ impressione constatare quanto si siano accorciate negli ultimi tempi le distanze dai migliori vini emergenti, e quanta energia sia dunque richiesta a queste etichette per così dire “deca-ne” per mantenersi ai vertici della tipologia. Un supplemento di energia che probabilmente non verrà dalle ultime vendemmie in commercio per le selezioni etnee di casa Benanti: come sempre più austero e lento ad aprirsi il Rovittello, più lineare del solito il Serra. Pare tornato invece di nuovo ai livelli della splendida versione 2004 il Pietramarina, che in virtù di una sfilza di annate di entu-

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braccio destro di Marco De Grazia, nella cui cantina sono confluite fino ad oggi le uve di casa Portale; quan-do nei prossimi mesi cominceranno anche a Setteporte i lavori per la nuova cantina, auguriamo a Piero di conservare il sorriso.

Con una piccola forzatura, accorpo in quest’unico gruppo una selezione di aziende dei settori est e sud-est, vuoi per evitare un frazionamento eccessivo, vuoi perché nel quadrante orientale della denominazione le con-dizioni pedoclimatiche mostrano sulla carta un solido repertorio di analogie. E tuttavia, a dispetto di queste consi-derazioni, in nessun’altra zona etnea è dato ritrovare nerello e carricante elaborati in un così ampio ventaglio di opzioni, dalle bollicine al bianco in barrique, dal rosso spensierato e commerciale da uve acquistate, al grande vino di vigna di più autentica matrice territoriale.

BARONE DI VILLAGRANDEetna Bianco superiore 2009 80 cetna rosso 2008 83 cfiore Di villagranDe 2008 85 D etna Bianco superiore legno Di conzo 2007 86 e

Tel. 095.7082175

l’azienda della famiglia Nicolosi pos-siede sedici ettari di vigneti, per i tre quarti dedicati al carricante e disposti ad anfiteatro, con affaccio panoramico sul versante jonico, in un corpo unico intorno al nucleo aziendale. Un nucleo bellissimo, immerso nei boschi della campagna di Milo (querce, noccioli, castagni) a circa 700 metri sul livello del mare, e il cui recente restauro ha interessato tanto le storiche cantine, quanto l’ampio caseggiato, ora anche residenza enoturistica. Marco Nicolosi raccoglie qui con serietà e competen-za l’impegnativo testimone del padre Carlo, già apprezzato docente di eno-logia all’Università di Catania (la col-lana I Semi della Veronelli Editore gli ha recentemente dedicato una monografia). Tutte le etichette riflet-

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Eccellenze etnee:a ogni annata la sua contrada

BENANTI94 - etna rosso serra Della contessa 1998

TENUTA DEllE TERRE NERE93 - etna rosso calDerara sottana 2007

BIONDI93 - etna rosso outis 2004

BENANTI93 B etna rosso rovittello 2001

GIROlAMO RUSSO92 - etna rosso san lorenzo 2006

PASSOPISCIARO92 - passopisciaro 2005

Una vendemmia da incorniciare: i migliori 2008

PASSOPISCIARO96 e contraDa rampante 2008

TENUTA DI FESSINA94 e etna rosso il musmeci 2008

BIONDI94 f etna rosso m.i. 2008

TENUTA DEllE TERRE NERE93 e etna rosso guarDiola 2008

TENUTA DEllE TERRE NERE91 e etna rosso feuDo Di mezzo il quaDro Delle rose 2008

MOGANAZZI90 D etna rosso Don michele 2008

PASSOPISCIARO90 f contraDa porcaria 2008

L'Etna in un libroSalvo Foti, la Montagna di Fuoco, Food Editore, 2008

... in un piattoSan Giorgio e il Drago, Randazzo, Piazza S. Giorgio 28, tel. 095.923972, chiuso martedì

... in uno scaffaleEnoteca Il Brigante, Passopisciaro, via Castiglione 5, tel. 328.9485646

... in una stanzaFeudo Vagliasindi, Randazzo, Contrada Feudo S. Anastasia, tel. 392.5541470

VERSANTE ESTTrecastagni, Viagrande, Santa Venerina e Sant'Alfio

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siasmante longevità, si è ormai gua-dagnato i galloni di piccolo Riesling etneo. Come si è soliti commen-tare ogni volta che una leadership viene messa in discussione, “c’è ora da aspettarsi una pronta reazione”. Staremo a vedere.

BIONDIetna Bianco outis 2009 78 Detna rosso outis 2007 90 eetna rosso m.i. 2008 94 f

Tel. 095.7807206

Nel contesto della viticoltura etnea del versante orientale, che ha spes-so nei vini bianchi le migliori riuscite, Ciro Biondi si impone al contrario per i suoi rossi, già da qualche tempo tra i più interessanti vini etnei tout court: merito certo della sua trascinante passione e di un parco vigneti di tutto rispetto, ma merito altrettan-to indiscutibile di un’impostazione di vigna e di cantina che deve molto al lungo sodalizio con Salvo Foti. Ora che questo rapporto sembra avere esaurito la sua energia propulsiva (per fare spazio a una collaborazio-ne con il giovane Cristiano Garella, enologo della cantina Sella, nonché produttore in proprio tra lessona e Bramaterra, in Alto Piemonte) i vini di Ciro sono attesi alla prova di un’au-spicabile conferma. E per il momento non hanno nessuna intenzione di deludere, anzi: l’ultimo nato M.I., alias Monte Ilice, che ha esordito con una vendemmia 2007 di buona pro-fondità tannica, lo ritroviamo perfino più fresco e vitale nella profumatissi-ma versione 2008, slanciata e soprat-tutto convincente per il lunghissimo finale di bocca. Nitido e succoso anche l’Etna Rosso Outis 2007, che pur senza riaccendere gli entusiasmi suscitati dalla memorabile versione 2004, sembra allineato alle migliori prove della sua non lunga ma già esemplare carriera.

IL CANTANTEetna rosso 2004 85 fBianco 2007 82 e

Tel. 095.968203

Poco o punto conosciuti dal con-sumatore italiano, benché presenti

nel listino di un distributore serio e selettivo come Teatro del Vino, i vini del Cantante (alias Mike Hucknall dei Simply Red, roscetto vieppiù tenden-te al brizzolato) suscitano sentimenti contrastanti. Curiosità da un lato, data la supervisione di Salvo Foti, l’ade-sione al consorzio dei Vigneri e la serietà complessiva dell’investimen-to, che vanta vecchie vigne di nerello tra Verzella e Calderara, sul versan-te nord, nonché un nuovo impian-to di quasi due ettari di carricante a Sant’Alfio, in località Puntalazzo. Perplessità dall’altro, o quanto meno cautela, visto il deliberato ritardo nell’immissione in commercio (il rosso 2004 uscirà dopo l’estate, con il bianco siamo fermi al 2007), che ad oggi ci priva di un efficace sguardo retrospettivo, considerato che i primi imbottigliamenti sono datati 2001. Gli assaggi in anteprima lasciano comunque spazio a un moderato ottimismo; meno convincente appare invece la politica dei prezzi, sempre piuttosto impegnativi.

MURGOBrut 2007 88 cBrut rosé 2007 79 Dextra Brut 2004 83 eetna Bianco 2009 82 cetna rosato 2009 78 cetna rosso 2008 79 cetna rosso semper 2008 81 c

Tel. 095.7893438

Dobbiamo alla cantina di casa Scam-macca un’esplorazione nient’affatto episodica delle risorse del nerello mascalese in chiave spumantistica; e dobbiamo alle bollicine targate Murgo la conferma che il gioco vale candela, e che i Brut a base nerello meritano rispetto e attenzione, specie se vini-ficati con simile talento (meno invece la versione Rosé). Sempre corrette anche le altre etichette etnee, ben-ché attestate su valori più ordinari e talvolta segnate da qualche accento un po’ rustico. Tutt’altro che rustica è invece l’atmosfera della Tenuta San Michele, centro aziendale accogliente e attrezzato per l’ospitalità enoturisti-ca come raramente capita di trovare, non solo sull’Etna. Se siete in transito dalle parti di Santa Venerina, merita senz’altro una sosta.

Per più aspetti considero linguaglossa come una sorta di spartiacque ideale, un paese varcato il quale l’Etna del vino fa sentire la sua voce più intran-sigente: da qui in su niente più argille nei terreni e vini tendenzialmente più sottili, meno immediati, più austeri. E tuttavia le cantine di questo compren-sorio faticano a proporre etichette con una fisionomia stilistica definita e in grado di competere con i migliori rossi del versante nord. Per alzare la media ho aggregato alla comitiva anche la frazione Rovittello, il primo nucleo abitato che si incontra salendo verso Randazzo: quattro case in croce, un passaggio a livello incustodito e una sola cantina in attività, ma con vini tra i più buoni assaggiati in giro.

TENUTA CHIUSE DEL SIGNOREetna rosso neretna 2008 81 cpinot nero 2008 85 e

Tel. 335.455934

Un’affascinante proprietà di circa ses-santa ettari, di cui venti a vigneto, nella campagna di linguaglossa, fa da sfondo al progetto vinicolo della famiglia De luca. la conduzione è affidata al giovane Sergio, ragazzo già capace di suggerire un senso di maturità ed equilibrio, forte della solidità di una famiglia di alberga-tori da tre generazioni (il gruppo Gais Hotels, con quartier generale a Taormina). Pur senza nascondere una certa ambizione, il progetto ha preso corpo molto gradualmente, dal piccolo nucleo vitato originario di sei ettari, fino alla configurazione attuale, seguita da lucio Brancadoro, allievo di Attilio Scienza. I vini devono ancora trovare la giusta definizione stilistica, ma in attesa di un nuovo bianco da uve chenin, l’annata 2008 fa segnare apprezzabili progressi, stando anche agli assaggi da vasca di un Pinot Nero dai tannini molto saporiti.

TENUTA DI FÈSSINAlaenèo 2009 86 cetna rosso erse 2009 85 c

VERSANTE NORD-ESTlinguaglossa e Rovittello

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etna rosso il musmeci 2008 94 e

Tel. 335.7220021

Tra le novità etnee degli ultimi due/tre anni, i vini di Silvia Maestrelli (sua l’azienda toscana Villa Petriolo) e Federico Curtaz meritano un supple-mento di attenzione. E chi come me fosse già rimasto colpito dalla bellezza dei vecchi alberelli della tenuta (a Rovittello, proprio sotto il passaggio a livello della Circumetnea) o cattura-to dall’entusiasmo genuino trasmesso dai titolari, resta ora piacevolmente conquistato dall’assaggio delle prime due annate in bottiglia. Il rosso Erse esprime la fragrante immediatezza di un nerello d’annata: in bottiglia a giugno, in commercio già nell’ottobre successivo alla vendemmia, è un vino che Curtaz ama definire “del mattino”, cioè capace di comunicare tutta la fre-schezza di un vigneto esposto a est, e perciò al riparo dalla calura del pome-riggio (l’utilizzo a colazione resta tutta-via sconsigliato). Il Musmeci somiglia invece piuttosto a un Barolo dell’Etna, tutto “nordico” nel carattere, di austera profondità tannica, che dopo un anno di affinamento in bottiglia riesce a coniugare il profilo floreale con uno sviluppo al palato di notevole artico-lazione, per chiudere con un finale di bocca contrastato e rinfrescante, di sorprendente sapidità e lunghezza. E se l’esordio era già promettente, questo 2008 va salutato come uno dei migliori rossi etnei di sempre. Una vendemmia complicata come la 2009 tiene poi a battesimo la terza etichet-ta etnea della casa, laenèo, nerello cappuccio in purezza proveniente da tremila metri di vigneto a S. Maria di licodia, nel versante sud: un rosso tutto sul frutto, dal carattere pepato e goloso e dalla beva irresistibile.

GAMBINOetna Bianco tifeo 2009 81 Betna rosso tifeo 2007 83 c

Tel. 095.2272278

Rinnovata nel parco vigneti, l’azienda di Francesco Raciti conta oggi su una dozzina di ettari, con impianti a spallie-ra di nuova generazione. I vini hanno spesso nella bevibilità la loro dote più apprezzabile: specie le selezioni Tifeo, con l’Etna Rosso che esprime il carat-tere più verace del nerello, dove la

fragranza sapida di marca terrosa non rinuncia talvolta a una punta di rustici-tà; e con il bianco dalla fisionomia più lineare ma sempre molto onesto nel comunicare la freschezza del carrican-te. Prezzi di estrema correttezza.

TERRE DI TRENTEnerello mascalese 2008 84 e

Tel. 340.3075433

Filip Kesteloot, che gestisce a Bruxelles la più importante galleria d’arte del Belgio per la scultura contemporanea, si è innamorato dell'Etna e ha dedicato a sua moglie Trente Hargrave la pic-cola azienda acquistata qualche anno fa. Una recente mini-verticale del suo Nerello, prodotto a partire dal 2005 appoggiandosi alla cantina di Marco De Grazia e alla consulenza di Franco Mazzola, mi ha confermato la vitalità del progetto, centrato su due diversi appezzamenti vitati, ugualmente divisi tra vecchie vigne e nuovi impianti: uno in contrada Molarella, l’unica zona di linguaglossa con terreni argillo-si; l’altro più a nord, tra Verzella e Passopisciaro, in contrada Arcurìa. Il vino ha carattere e definizione, e il passaggio in barrique non ne frena l’apprezzabile slancio gustativo: più sul frutto il 2006, più bilanciato e matu-ro il 2007, con il 2008 è attesa anche una seconda etichetta, un cru azien-dale dal nome ancora imprecisato.

VIVERAa’mami 2009 84 cetna Bianco salisire 2009 85 cetna rosso martinella 2009 79 c

Tel. 095.643837

Complice la mediazione di Rosario Greco (ex commerciale di Benanti, ora in forza all’azienda), sono stato accol-to da Antonino Vivera e da sua figlia loredana nella tenuta di linguaglossa, acquistata nel 2002 tra Piano Arrigo e Martinella. la cantina è nuova di zecca, così come rinnovati per la quasi tota-lità sono i dodici ettari vitati dell’azien-da, che rappresentano per il sorridente Nino (uomo dolcissimo, dalla simpa-tia irresistibile) l’approdo di qualità dopo lunghi anni di apprendistato nella Cooperativa Vitivinicola Corleonese. Ho molto apprezzato l’estrema chia-

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rezza espressiva dei bianchi, segnati da una freschezza di marca agrumata (pompelmo) e vinificati sur lie con mano felice. Giocato sul frutto anche il rosso, ma ancora un po’ unidimensio-nale nello sviluppo al palato.

Più ancora che nella direzione di Castiglione di Sicilia (il comune cui pure fanno riferimento da un punto di vista formale e amministrativo la quasi totalità delle contrade viticole di maggior pregio), è sull’asse tra Rovittello e Randazzo che si snoda il percorso più coinvolgente del vino etneo, e il paesino di Passopisciaro finisce per esserne un po’ il fulcro.

BAGLIO VERARDOmurami 2008 87 D

Tel. 340.6293565

Prime bottiglie per il nerello mascalese di Francesco Fleres, un vino di cui non avevo mai nemmeno sentito parlare fino a poche settimane fa, e che si è per contro rivelato in tutta la sua sorprendente complessità: tanto sul piano aromatico, dove le note di ama-rene selvatiche incrociano un profilo affumicato invitante, quanto soprat-tutto in bocca, naturalmente saporita, succosa e dai tannini soffici, con un finale in crescendo di freschezza e sapidità. A parte questo, però, posso dirvi ben poco, se non che la vigna è a Passopisciaro in contrada Porcarìa e che la vinificazione è seguita dall’eno-logo Andrea Marletta, cui si sono affi-date anche un altro paio di aziendine in rampa di lancio, con vigne nel ver-sante est (Contino e Billotta). Ad ogni modo, e per quello che può valere una segnalazione fondata sul solo assag-gio, senza il necessario sopralluogo in azienda, sicuramente una sorpresa delle più promettenti.

CACIORGNAetna rosso n’anticchia 2006 90 eetna rosso n’anticchia 2007 88 e

Tel. 348.7903804

Capita anche a enologi navigati, con

VERSANTE NORDDa Solicchiata a Passopisciaro

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consulenze nelle più prestigiose regio-ni del vino, di perdere la brocca per l’Etna. E come già Federico Curtaz (Tenuta di Fèssina), così ne sa qual-cosa anche il buon Paolino Caciorgna, uomo mite ma sempre meno fedele alla natia Toscana, che sta dirottando da queste parti quote significative dei suoi interessi e della sua passione di vignaiolo e produttore. Dai due ettari di vigneto di proprietà, che comprendono oggi piccole parcelle di vecchi alberelli di nerello acquistate a più riprese nelle contrade Passo Cannone e Santo Spirito e poi anche nel territorio di Solicchiata, Caciorgna produce attual-mente un solo vino: N’Anticchia. E se il nome vola basso, esprimendo tutto il garbo e la pacatezza del suo artefice (n’anticchia in dialetto siciliano sta per “un pochino”), il vino rivendica per con-tro tutta l’attenzione possibile, coniu-gando naturalezza ed eleganza sotto il segno della grazia espressiva. Molto buono il 2006, con il San lorenzo di Peppe Russo e il CruCimonaci di Valcerasa tra i rossi per me più riusciti di quella vendemmia; ma decisamente riuscito anche il 2007, dove ritroviamo una gamma aromatica analogamente invitante e una bocca di avvolgente cremosità, appena meno sfumata.

CALCAGNOetna rosso arcurìa 2008 84 cnerello mascalese feuDo Di mezzo 2008 81 c

Tel. 095.923848 – 338.7772780

l’assaggio di un Nerello Mascalese 2007 dall’etichetta virata seppia e dalla vibrante selvatichezza vulcani-ca mi ha messo lo scorso anno sulle tracce dell’azienda dei fratelli Gianni e Franco Calcagno: ma era luglio, faceva caldo, e per il sopralluogo in azienda ho preferito soprassedere. A Ottobre, però, con più calma, sono tornato a contattare il gentilissimo Gianni, che mi ha portato a vedere le piccole parcelle vitate di proprietà, in contrada Arcurìa e Feudo di Mezzo. A partire dalla vendemmia 2008, sempre appoggiandosi alla cantina di Marco De Grazia, si è scelto di vinificare separatamente le uve delle diverse contrade: scelta più che mai appro-priata, viste le significative differenze tra i due appezzamenti in termini di suoli ed esposizioni, sesto d’impianto ed età delle vigne (filari anni ’80 ad

Arcurìa, alberelli di veneranda età a Feudo). E tuttavia, nell’intervallo tra gli assaggi in anteprima e l’esito di que-sto primo imbottigliamento, il neonato Arcurìa sembra aver ingranato una marcia in più. Decisamente centrato il rapporto qualità/prezzo.

COTTANERAetna Bianco 2009 84 Detna rosso 2007 85 D

Tel. 0942.963601

Profondamente scossa dalla morte del titolare Guglielmo Cambria, avve-nuta a fine 2008, l’azienda Cottanera sembra aver reagito con forza. Almeno così mi è parso di capire dalle parole e dalla grinta propositiva della giovane Mariangela, incontrata all’evento delle Contrade, dopo che la mia visita in azienda, appena un anno prima, era rimasta segnata da un clima di com-prensibile mestizia e dolore. Anche i vini provano a tradurre positivamente questa determinazione a raccogliere al meglio l’eredità di papà Guglielmo: tanto l’Etna Rosso, che la vendemmia 2007 ci consegna nella sua migliore versione di sempre, convincente nella definizione aromatica e nella progres-sione al palato (è solo frenato sul finale di bocca da un tannino appena irrigidi-to, che ha ancora bisogno di bottiglia); quanto l’Etna Bianco, che coniuga freschezza agrumata e salinità in una sintesi tecnicamente irreprensibile e tutt’altro che banale.

EDOMÈ etna rosso aìtna 2007 ? Detna rosso aìtna 2006 85 D

Tel. 339.4444642

Gianclaudio Tribulato e Ninì Cianci, avvocato uno, professore universita-rio l’altro, mettono la loro amicizia e comune passione per il vino al servizio di un progetto etneo che nasce sotto l’attenta supervisione di Salvo Foti. Il nome sta per “è del mio” e dà vita a un’unica etichetta, Aìtna, un rosso che in questi primi imbottigliamenti si è rivelato piuttosto solido e reattivo al palato. l’annata 2006, a mio avviso la migliore prodotta fin qui, esprime tutto il radicamento territoriale del bel nucleo vitato in contrada Feudo di

Mezzo (o Porcarìa, che dir si voglia); alla 2007 servirà invece ancora un po’ di bottiglia per tradurre la grinta tanni-ca in succosità e sfumature.

GRACIetna Bianco quota 600 2009 83 Detna rosso 2008 85 cetna rosso quota 600 2008 87 e

Tel. 348.7016773

Un grosso investimento in vigneti e la consulenza enologica della Enosis di Donato lanati alimentano l’avventura etnea del giovane Alberto Aiello: soli-dità e concretezza, dunque, ma anche tanto entusiasmo e voglia di mettersi in gioco, con un’energia propositiva che distingue l’approccio dei più promet-tenti tra i giovani imprenditori catanesi innamorati del vino etneo (accanto ad Aiello, metterei anche Michele Faro di Pietradolce). Senza queste prero-gative, del resto, non si spiegherebbe l’exploit qualitativo di un’azienda che già alle sue prime apparizioni aveva sorpreso per il radicamento territoriale e la definizione stilistica dei suoi vini. Vini di montagna, come il riferimento altimetrico intende sottolineare (è in arrivo anche un promettente Quota 1000!) ma anche vini di contagiosa succosità, frutto di selezioni esaspera-te condotte in un vigneto tutto nuovo e appena entrato in produzione (18 etta-ri piantati tra 2005 e 2007 in contrada Arcurìa, all’uscita di Passopisciaro) oltre che da altre piccole parcelle sparse di vigne più vecchie. Ulteriore balzo in avanti con la selezione Quota 600 della vendemmia 2008, che però una volta in bottiglia non ho più ritro-vato allo stesso livello di intensità e compiutezza d’espressione dei diversi assaggi invernali in anteprima.

I VIGNERIetna rosso vinupetra 2006 88 fvinuDilice 2008 85 evinujancu 2008 85 e

Tel. 0933.982942

Chi erano, chi sono i Vigneri? Erano un’associazione tra viticoltori, costitui-ta a Catania nel XV secolo e attiva su tutto il territorio etneo, gettando le basi per una professionalità vitivinicola i cui protagonisti fossero gli stessi produt-

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tori. Sono oggi una squadra di mae-stranze locali (in qualche caso perso-ne rientrate apposta dalla Germania, dove erano emigrate in cerca di lavo-ro) specializzate nell’impianto e nella lavorazione dei vigneti, che Salvo Foti ha messo insieme recuperando ide-almente il testimone di quella stori-ca esperienza. Intorno al lavoro dei Vigneri, Salvo è andato poi aggre-gando in un piccolo consorzio quel drappello di produttori (non solo etnei: accanto al Cantante, anche Ferrandes di Pantelleria, Daino di Caltagirone e altri) che ne utilizzano la professiona-lità, e che si riconoscono in senso più ampio in quell’idea di conservazione e tutela di una tradizione vitivinicola cen-trata sulla manualità del lavoro, che ha nell’alberello il suo simbolo ideale. Enologo, consulente nonché produtto-re in proprio, Foti è a mio avviso una figura-chiave per capire le effettive risorse del vino etneo, anche se l’uo-mo rifugge con decisione ogni vellei-tà creativa e autoriale, proseguendo piuttosto una tradizione di famiglia che ha radici antiche e a cui si sente molto legato. Gli piace paragonare il suo ruolo a quello di un custode, per far valere un sentimento di continuità con il passato che si traduce anche nei vini, tra i più autentici e vibranti in circolazione. le parcelle vitate di proprietà, con una parte importante di alberelli vecchissimi, si concentra-no nella contrada Feudo di Mezzo: ma rivendicano attenzione anche le vigne in contrada Nave, a ovest di Randazzo, sopra i mille metri di quota, dove i piccoli appezzamenti vitati sono destinati a un bianco e a un rosato di grande freschezza e sapidità.

TENUTE MOGANAZZIetna rosso Don michele 2008 90 D etna rosato Don michele 2009 85 D

Tel. 095.7463571 – 333.4454913

Geologo catanese con la passione della vela, Vincenzo Pennisi è pro-prietario di sei ettari vitati in contrada Moganazzi, con alcune delle più stra-ordinarie parcelle di vecchi alberelli ancora in produzione (uve non a caso già confluite in passato nel Rovittello di Benanti, e più recentemente nei vini di Franchetti e De Grazia). Dedicate alla memoria di papà Michele, grande appassionato ma non bevitore, le sue prime vinificazioni rivelano personalità

e tensione gustativa; e ancora più promettente (benché quasi dimezza-to dalle grandinate) sembra il Rosso 2008, che ancora risente dell’imbot-tigliamento recente (andrà in com-mercio a Ottobre) ma già annuncia la profondità tannica delle migliori anna-te. Degni della massima attenzione anche il fragrante Rosato, di conta-giosa bevibilità, e l’olio extra-vergine d’oliva, forse il migliore assaggiato in zona, che esalta il fruttato intenso delle cultivar nocellara e brandofino.

PIETRADOLCEetna rosso archineri 2007 85 Detna rosso archineri 2008 84 e

Tel. 348.4037792

Conquistato in tempi recenti alla pas-sione per il vino, Michele Faro è tra i produttori più accoglienti ed entusiasti che ho incontrato nelle recenti trasferte etnee: il suo nucleo vitato principale è un impianto a spalliera di quasi cinque ettari a Piano Daini (Chiusa Spagnolo), cui si sono aggiunte parcelle di vec-chi alberelli in contrada Marchesa e soprattutto un terrazzamento ripianta-to poco più di un anno fa (sempre ad alberello) verso Moganazzi. la cantina invece è più a valle, nel territorio di Riposto, la zona dove si è andata sviluppando la principale attività della famiglia Faro, gruppo leader nella vivaistica, ma oggi anche imprenditori nell’ospitalità con l’elegante dimora nel parco Donnacarmela, dove la cura del dettaglio contagia anche la cucina, tra le più convincenti della zona. Dopo un paio di vendemmie dedicate a microvinificazioni esplorative (seguite da Carlo Ferrini) Pietradolce è uscita allo scoperto con l’annata 2007, che gli è subito valsa un bonus di atten-zione e visibilità. Una sola etichetta è prodotta al momento, Archineri, un rosso intenso e alcolico, che amalga-ma con eleganza il timbro affumicato del nerello e il profilo più speziato della confezione nel rovere nuovo. Promettenti gli assaggi in cantina delle diverse parcelle della vendemmia 2008, benché dopo qualche esitazione Michele abbia per il momento lasciato da parte l’orientamento di diversificare il contributo delle diverse contrade, tornando a imbottigliare solo un’unica etichetta: a tuttavia dal confronto tra lo stile levigato di questo Archineri 2008 e le impressioni di tonicità suscitate

L'Etna dei vini più estremi: Calabretta, Frank Cornelissen, Anna MartensIl movimento dei cosiddetti vini naturali va trovando anche sull’Et-na interpreti di un certo talento. In particolare, accanto a un mar-chio storico come Calabretta, l’im-pulso più intenso sembra arrivare da due vignaioli “forestieri”: Frank Cornelissen, un belga trasferito in pianta stabile a Solicchiata già da una decina d’anni, e Anna Martens un’australiana che dopo una profi-cua collaborazione con la dépen-dance etnea di Andrea Franchetti, a Passopisciaro, sta ora proponendo i primi imbottigliamenti in proprio. Una sola etichetta per la Martens, il Vino di Anna, il cui ricorso alla macerazione carbonica propizia un 2008 immediatamente espressivo, dall’invitante profilo floreale, ma già cresciuto in articolazione in questo primo anno di bottiglia. Ben più ricca e stratificata invece la proposta di Cornelissen, che si articola in sei diverse etichette e fa leva su un’in-terpretazione più radicale del con-sueto repertorio di accorgimenti in vigna e in cantina: alberelli piantati franchi di piede usando sarmenti di vecchie viti (pre-fillossera), astensio-ne programmatica da ogni forma di trattamento e sarchiatura del vigne-to, potature drastiche e riduzione dei grappoli per abbassare le rese sotto il mezzo kg di uva per pianta, nonché lunghe fermentazioni (da 4 a 7 mesi) in anfore di terracotta interrate nella pietra lavica maci-nata, senza utilizzo di solforosa. Si va dai vini più immediati e beverini, come il Rosato Susucaru e il Rosso del Contadino, di rustica fragranza, alle selezioni più impegnative, quali MunJebel e Magma, che specie nelle versioni “rosse” puntano a esprimere un legame più intenso e diretto con il territorio, e a restituire le tradizionali vibrazioni del nerello “d’alta quota”. Diverso il discorso per l’Etna Rosso di Massimiliano Calabretta, cui il circuito delle “triple A” ha consentito in questi anni una visibilità relativamente maggiore: si tratta di un vino dal carattere evolu-to, che sceglie la strada dei lunghi affinamenti in botte grande (è ora in commercio l’annata 2001), con il rischio di apparire talvolta un po’ sfibrato nella tempra. la recente elaborazione di un nuovo igt da uve nerello (Nonna Concetta 2007) segnala ben al di là del nome pre-scelto la volontà di un ripensamento almeno parziale di questa strategia. Stiamo a vedere.

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Tutto in divenire, dunque, ma tutto già bene a fuoco, con la concretezza e la consapevolezza stilistica che è un po’ il marchio aziendale, e sempre sobria-mente al riparo dalla retorica e dagli svolazzi pseudopoetici. Buon lavoro.

FATTORIE ROMEO DEL CASTELLOetna rosso vigo 2007 86 eetna rosso vigo 2008 85 e

Tel. 095.7991992

I nomi dei paesi e delle contrade etnee evocano spesso scenari inquie-tanti: basti pensare a Passopisciaro, Scannacavoli, Porcarìa, Barbabecchi, Chiappemacine, luoghi peraltro non privi di un certo fascino, ma che stan-do all’onomastica hanno a rigore ben poco appeal. Diverso il discorso per Allegracore, forse sulla carta la più invitante delle contrade, benché sce-nario durante l’eruzione etnea del 1981 di una delle più insidiose colate di lava. È qui che si trova l’azienda di Rosanna Romeo del Castello e di sua figlia Chiara Vigo, ed è anzi sul loro terreno che la colata, dopo averne tra-volto qualche ettaro, ha pensato bene di deviare il suo corso, per arrestarsi proprio davanti alla vecchia vigna. Seguita in campagna e in cantina da Salvo Foti, l’azienda può contare su oltre tredici ettari vitati, con una quota significativa di vecchissimi alberelli. Il 2007 è l’annata dell’esordio, con un rosso di solida intelaiatura tannica e convincente sapidità, benché un po’ compresso e asciugato sul finale; sulla stessa linea il 2008, forse più dinamico nello sviluppo al palato ma non ancora risolto nel dosaggio del rovere.

GIROLAMO RUSSO etna rosso ‘a rina 2008 83 cetna rosso san lorenzo 2008 87 e etna rosso feuDo 2008 88 e

Tel. 328.3840247

Diplomato in pianoforte al conser-vatorio e laureato in lettere con una tesi sulla musica di Wagner nel cine-ma di Visconti (che è poi diventata una pubblicazione di riferimento per gli specialisti), Giuseppe Russo non aveva alcuna intenzione di dedicarsi

certamente la vera novità di quest’ul-tima stagione a Passopisciaro: quattro diverse declinazioni del nerello che ne conservano a vario titolo quel tratto “pungente e terso, roccioso e canfo-rato”, per usare le parole del nostro. In questo quadro, Rampante è un piccolo capolavoro, esprimendo la ten-sione gustativa (viene quasi da dire: la purezza) del più nordico e verticale dei cru, dove i vecchissimi alberelli sulle ripide terrazze della parete di lava di Solicchiata, spesso su piede franco, traducono i terreni più chiari e sabbiosi in termini di luminosa freschezza acida (l’amico Isao Miyajima lo ha paragona-to a un Barolo di Serralunga); anche Sciaranuova propone altimetrie impe-gnative (quasi 900 mt.), ma la migliore esposizione e un impasto di lave più morbide e friabili ne propiziano qui, come pure a Porcarìa, una maggiore ampiezza e carnosità; torna a proporsi come più reattivo e contrastato invece il Chiappemacine, vino cui neanche il nome riuscirà a nuocere, tanto suc-cosa è la beva e saporiti i tannini. A chiudere il cerchio di una vendemmia 2008 così ricca di ottime riuscite, va segnalata anche la miglior versione di sempre del Guardiola Bianco, dal piglio floreale risolto in un amalgama di sapidità e dolcezza ricco di sfumature, che mette una volta di più in fuorigioco il luogo comune dello Chardonnay siciliano burroso e iperalcolico.

PLANETAcarricante 2009 83 c

Tel. 091.327965

Poco si può ancora dire dell’importan-te investimento etneo della famiglia Planeta, e sarebbe ingeneroso affidar-ne il commento solamente a questo primo imbottigliamento di Carricante, ancora ben poco espressivo di tutto il potenziale. Eppure le sensazioni suggerite da un giretto per le vigne a Sciaranuova, intorno a quota 900, lasciano per così dire la bocca buona, e in questi casi tendo a fidarmi. Il pro-getto è centrato sui bianchi, vinificati in assenza di legno in un ventaglio di opzioni che darà plausibilmente spa-zio tanto all’autoctono che all’inter-nazionale (riesling), tanto al bianco fermo che alle bollicine, di cui ho recentemente assaggiato un’anticipa-zione davvero sfiziosa. E troverà una sua piccola nicchia anche il nerello.

dalla slanciata personalità del vino di Marchesa assaggiato nei tonneaux, qualcosa deve essersi perso per stra-da.

Ancora una distinzione un po’ arbitra-ria, che accorpa in un unico gruppo aziende di ispirazione eterogenea, con vigneti in contrade diverse, ma tutte a vario titolo coinvolte nel territo-rio più settentrionale della denomina-zione, che si ramifica in varie direzioni proseguendo da Passopisciaro verso Randazzo. È possibile trovare qui alcune delle etichette più riuscite e appassionanti, che con ogni probabi-lità andranno ancora rafforzando nel prossimo futuro la propria reputazio-ne di stelle polari del vino etneo.

PASSOPISCIAROguarDiola Bianco 2009 88 Dpassopisciaro 2008 83 econtraDa rampante 2008 96 econtraDa chiappemacine 2008 89 econtraDa sciaranuova 2008 84 fcontraDa porcarìa 2008 90 f

Tel. 0578.267110 – 338.1300778

Chi ha incontrato Andrea Franchetti a fine anni ’90 nella sua Tenuta di Trinoro, in Toscana, magari ragionando con lui di primeur di Bordeaux davanti a un bicchiere di Cabernet, oppure qualche anno dopo, affacciandosi sulle vigne di petit verdot e chardonnay che ha insediato nei bellissimi terrazzamenti della sua azienda etnea in contrada Guardiola, fa un po’ fatica a ricono-scerlo oggi come l’artefice di questi straordinari nerelli di contrada. E inve-ce è proprio lui, che nel più autentico spirito di un vigneron d’ispirazione bor-gognona, si è imposto nel giro di pochi anni come uno dei nomi di riferimento nello scenario del vino etneo, offrendo un contributo decisivo per valorizzarne la matrice territoriale. Va in questa direzione ad esempio un evento come quello delle Contrade, che aggrega la quasi totalità dei produttori locali resti-tuendo loro una visibilità e un’attenzio-ne impensabili prima. Ma più ancora ci vanno le nuove etichette etnee,

VERSANTE NORDDa Passopisciaro a Monte la Guardiae Randazzo

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mia 2008, che ha già offerto nei mesi scorsi un rosso di base di incredibile vitalità aromatica, si annuncia forse come l’annata del Guardiola, che agli assaggi in anteprima rivela la tensio-ne gustativa del grande rosso. Ma è la prova d’insieme a dare il senso di una maturità espressiva e di un savoir faire con pochi analoghi nell’attuale scenario etneo.

VALCERASAetna rosso crucimonaci 2006 89 Detna rosso 2006 86 crosso relativo 2008 86 cetna Bianco 2008 80 cetna Bianco noir 2008 85 D

Tel. 095.337134

Una tiratura limitata di sole 3500 bot-tiglie segna l’esordio del nuovo Etna Rosso di Alice Bonaccorsi e Rosario Pappalardo, a mio giudizio forse il miglior vino rosso prodotto fin qui a Valcerasa. Il nome CruCimonaci gioca con la nozione di cru e richiama quel-lo della contrada Croce Monaci, che ospita il centro aziendale nella campa-gna di Monte la Guardia e sovrasta i vigneti di Calderara: qui convivono un importante nucleo vitato, con un etta-ro e mezzo di vecchi alberelli, e una cantina nuova di zecca, dove Alice e Rosario si avvalgono della consulenza di Marinka Polencic. Proprio in canti-na, mentre fuori piovigginava secondo parametri più irlandesi che etnei, ho verificato nel Marzo scorso quanto sia cresciuto il livello di tutte le etichette aziendali: a partire dall’Etna Rosso di base, che con le vendemmie a partire dal 2006 infila una sequenza di trasci-nante succosità; per procedere con il Rosso Relativo, rosato per modo di dire, scarso in colore ma ricco in pro-fumi, da una piccola vigna di nerello a Solicchiata, che sfoggia una versione 2008 con pochi rivali nella sua tipolo-gia; per finire con due bianchi altret-tanto convincenti, tanto l’Etna Bianco 2008, da una vigna in conduzione a Santa Maria di licodia, nel versante sud, da uve non diraspate e vinifi-cato con un prolungato contatto sui lieviti; quanto il neonato Etna Bianco Noir 2008, appena 1500 bottiglie di un bianco macerato sulle bucce, che proviene dalle diverse varietà a bacca bianca raccolte tra i vecchi alberelli di nerello.

ma è forse ancora prematuro da giudi-care, se non per elogiarne la scelta del nome, di icastica efficacia, che letto al contrario…

TENUTA DELLE TERRE NEREetna Bianco 2009 87 cetna Bianco le vigne niche 2008 85 eetna rosato 2009 84 cetna rosso 2009 86 cetna rosso calDerara sottana 2008 86 eetna rosso guarDiola 2008 93 eetna rosso santo spirito 2008 88 eetna rosso feuDo Di mezzo il quaDro Delle rose 2008 91 eetna rosso prephylloxera la vigna Di Don peppino 2008 89 h

Tel. 095.924002

Wine merchant fiorentino dalla per-sonalità forte e carismatica, capace come pochi altri di suscitare entu-siasmi e ammirazione come di cata-lizzare invidie e antipatia, Marco De Grazia ha offerto in questi ultimi anni un impulso e un contributo decisivi al rilancio dell’Etna come regione di vini di qualità. E lo ha fatto investendo nella sua Tenuta delle Terre Nere, vale a dire in un parco vigneti di tutto rispetto, con otto diversi appezza-menti distribuiti nelle contrade più vocate (Calderara, Guardiola, Feudo di Mezzo, Santo Spirito) che lui per primo, sfidando le contraddizioni legi-slative e rischiando talvolta le rappre-saglie di una burocrazia ottusa, ha cominciato a valorizzare già in eti-chetta. Ma lo ha fatto anche mettendo in piedi una cantina seria e tecnica-mente attrezzata (la produzione si attesta intorno alle centomila bottiglie) che nel giro di cinque vendemmie ha saputo proporsi anche come centro di aggregazione per le uve di tanti piccoli viticoltori, offrendo loro una chance di visibilità e un’occasione di confronto e di crescita. Affiancato dall’infaticabile Calogero Statella, De Grazia esplora le risorse delle singole parcelle vitate con oltre cinquanta micro-vinificazioni diverse, e propone un ampio venta-glio di etichette capaci di tradurre le peculiarità dei vari cru nel quadro di un’apprezzabile identità stilistica. Se il 2007 aveva esaltato la grazia flore-ale del Calderara Sottana, la vendem-

al vino. Almeno fin quando la morte improvvisa di suo padre Girolamo nel 2003 non lo ha messo di fronte a una riconsiderazione complessi-va della sua vocazione intellettuale. Nasce così il progetto di prendere in mano l’azienda di famiglia, centrata su un’importante dotazione di sedici ettari di vigneti, in larga parte ultra-cinquantenni, distribuiti su due nuclei tra Calderara (Feudo) e San lorenzo, fin quasi alle porte dell’abitato di Randazzo; e di cominciare a vinifi-care le proprie uve interrompendo la consuetudine di venderle interamente a terzi. Fin dalla prima vendemmia nel 2005, Giuseppe (seguito dall’eno-logo fiorentino Emiliano Falsini) ha mostrato un talento di rara finezza interpretativa, che ha spinto i vini della neonata cantina alla ribalta delle cronache e all’attenzione di operatori e appassionati. Attenzione più che meritata, tanto convincenti si vanno confermando di anno in anno tutte le etichette: più semplice e lineare ‘A rina (la sabbia, in siciliano), più sfumati e contrastati i due cru, con San lorenzo che rivela spesso mag-giore esplicitezza nel declinare le sue nuances floreali, e Feudo che recu-pera alla distanza grazie a un bonus di grinta sapida e dinamica gustativa. Assaggiati a più riprese nei mesi scorsi, gli imbottigliamenti della ven-demmia 2008 annunciano un’annata notevole, cui servirà ora un adeguato periodo di affinamento in bottiglia.

TASCA D’ALMERITAtascante 2008 83 D

Tel. 091.6459711

Dovendo introdurre la dépendance etnea di casa Tasca, il discorso da fare non si discosta di molto da quel-lo che ho provato ad abbozzare per Planeta. Nel senso che anche qui i lavori in corso sono piuttosto impegna-tivi, come ho accertato camminando insieme ad Alberto Tasca per i terraz-zamenti riportati alla luce in contrada Boccadorzo, dove saranno piantati ex novo cinque ettari di nerello, tutti ad alberello. Un po’ più in alto, oltre quota 700 in contrada Sciaranuova, è l’altro consistente nucleo vitato, con filari invece già belli attempati. Il rosso pre-sentato in anteprima all’ultimo evento in casa Franchetti (e poi al Vinitaly) rivela una sorprendente grinta tannica,


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