Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine
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REGIONE LAZIO
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine
CLIMATOLOGIA DELLE COSTE DEL LAZIO PER LA DETERMINAZIONE DELLE CORRELAZIONI
TRA CLIMA MARINO E PRESENZA DI POSIDONIA OCEANICA MEDIANTE SIMULAZIONI DA MODELLO, RICERCA DEI BUDGET SEDIMENTARI E STIME A GRANDE SCALA DELLE DINAMICHE
DEL TRASPORTO SOLIDO LITORANEO
Elaborato UNICO
RELAZIONE SUI DATI DI BASE
.
Dr. MAURO SCLAVO Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto di Scienze Marine Venezia
Ing. MASSIMO TONDELLO Ordine ingegneri della provincia
di Padova n. 2771 HydroSoil S.r.l
REV: 00 Giugno 2009
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INDICE 1 PREMESSA 5 2 STUDI GENERALI SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI 7 2.1 STUDIO GENERALE SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI E
DELLE ISOLE PONTINE (STUDIO VOLTA) 1980 7 2.1.1 Costa tra Argentario e Capo Linaro 8 2.1.1.1 Studio storico e confronti batimetrici 8 2.1.1.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 8 2.1.1.3 Studio idraulico marittimo 8 2.1.1.4 Interpretazione evoluzione costiera 8 2.1.2 Costa tra Capo Linaro e i ruderi di San Nicola 9 2.1.2.1 Studio storico e confronti batimetrici 9 2.1.2.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 9 2.1.2.3 Studio idraulico marittimo 9 2.1.2.4 Interpretazione evoluzione costiera 9 2.1.3 Costa tra i ruderi di san Nicola e Fiumicino 10 2.1.3.1 Studio storico e confronti batimetrici 10 2.1.3.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 10 2.1.3.3 Studio idraulico marittimo 10 2.1.3.4 Interpretazione evoluzione costiera 10 2.1.4 Costa tra Fiumicino e Corso Colombo 11 2.1.4.1 Studio storico e confronti batimetrici 11 2.1.4.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 11 2.1.4.3 Studio idraulico marittimo 11 2.1.5 Dall’allineamento di Corso Colombo ad Anzio 11 2.1.5.1 Studio storico e confronti batimetrici 11 2.1.5.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 12 2.1.5.3 Studio idraulico marittimo 12 2.1.5.4 Interpretazione evoluzione costiera 12 2.1.6 Costa tra i porti di Anzio e di Nettuno 12 2.1.6.1 Studio storico e confronti batimetrici 12 2.1.6.2 Studio idraulico marittimo 13 2.1.6.3 Interpretazione evoluzione costiera e bacini imbriferi 13 2.1.7 Costa tra Nettuno e il Circeo 13 2.1.7.1 Studio storico e confronti batimetrici 13 2.1.7.2 Studio idraulico marittimo 13 2.1.7.3 Interpretazione evoluzione costiera 14 2.1.8 Costa tra il Circeo e Terracina 14 2.1.8.1 Studio storico e confronti batimetrici 14
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2.1.8.2 Studio idraulico marittimo 14 2.1.8.3 Interpretazione evoluzione costiera 14 2.1.9 Costa tra Terracina ed il promontorio di Gaeta 15 2.1.9.1 Studio storico e confronti batimetrici 15 2.1.9.2 Studio idraulico marittimo 15 2.1.9.3 Interpretazione evoluzione costiera 15 2.1.10 Costa tra Gaeta e Scauri 16 2.1.10.1 Confronti batimetrici 16 2.1.10.2 Studio idraulico marittimo 16 2.1.10.3 Interpretazione evoluzione costiera 16 2.1.11 Costa tra Scauri e il Garigliano 16 2.1.11.1 Confronti batimetrici ed evoluzione dei bacini 16 2.1.11.2 Studio idraulico marittimo 17 2.1.11.3 Interpretazione evoluzione costiera 17 2.1.12 Commenti 17 2.2 IL MARE DEL LAZIO 1996 19 2.2.1 Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma
continentale interna (G.B. La Monica, R. Raffi) 20 2.2.2 Le praterie di Posidonia Oceanica delle coste laziali (G.D. Ardizzone, A.
Belluscio) 23 2.2.2.1 Risultati studi precedenti (da Anzio a Scauri – Lazio centro-
meridionale) 23 2.2.2.2 Risultati nuove indagini (da Montalto a Tor Vaianica – Lazio
settentrionale) 25 2.2.2.3 Conclusioni 26 2.2.3 Idrogeologia (C. Boni, M. Petitta e altri) 28 2.2.4 Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua (P.
Paolocci e C. Siniscalchi) 31 2.2.4.1 Bacino del Tevere 31 2.2.4.2 Altri bacini 32
2.3 STUDI HYDROSOIL SU ALCUNI TRATTI DI COSTA DELLA REGIONE LAZIO (2002-2009) 32
2.4 NUMERO MONOGRAFICO DI “STUDI COSTIERI” 32 2.5 CONFRONTI LINEE DI RIVA 32 2.5.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone 32 2.5.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere 32 2.5.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio 32 2.5.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo 32
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2.5.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia 32 2.5.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano 32
3 IDENTIFICAZIONE DEI TRATTI DI INTERESSE (ATTIVITÀ 4.1) 32 3.1 DEFINIZIONI 32 3.1.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone 32 3.1.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere 32 3.1.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio 32 3.1.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo 32 3.1.4.1 Sottounità 4a: da Anzio a Torre Astura 32 3.1.4.2 Sottounità 4b: da Torre Astura al promontorio del Circeo 32 3.1.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia 32 3.1.5.1 Sottounità 5a: dal promontorio del Circeo a Terracina 32 3.1.5.2 Sottounità 5b: da Terracina a Torre Truglia 32 3.1.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano 32
4 CARATTERIZZAZIONE DEI BASSI FONDALI (ATTIVITÀ 4.2) 32 4.1 10 ANNI DI ATTIVITÀ DI RICERCA E MONITORAGGIO
AMBIENTALE 32 4.1.1 Mappatura e stato di salute delle posidonie 32 4.1.2 Ruolo della Posidonia nella difesa delle coste 32 4.2 PRESENZA DI AFFIORAMENTI ROCCIOSI 32
5 SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI RELATIVI AGLI APPORTI SOLIDI FLUVIALI (ATTIVITÀ 4.4) 32
5.1 RICERCA DEI DATI STORICI 32 5.2 SINTESI E CONCLUSIONI 32 5.3 SVILUPPI FUTURI 32
6 ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI RELATIVE ALLA UBICAZIONE ED ALLA CONSISTENZA DI RIPASCIMENTI, DRAGAGGI ED OPERE RIGIDE DI RILEVANTE ENTITA’ (ATTIVITÀ 4.5) 32
6.1 INQUADRAMENTO DEGLI INTERVENTI 32 6.1.1 Prima del 1980 32 6.1.2 Dal 1980 al 1998 32 6.1.3 Dopo il 1998 32 6.2 SUDDIVISIONE DEGLI INTERVENTI PER TRATTI DI INTERESSE 32 6.2.1 Tratto di interesse n°1 – dal Chiarone al Comune di S. Marinella 32
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6.2.2 Tratto di interesse n°2 – da Ladispoli alla foce del Tevere 32 6.2.3 Tratto di interesse n°3 – dalla foce del Tevere a Anzio 32 6.2.4 Tratto di interesse n°4 – da Nettuno a Sabaudia 32 6.2.5 Tratto di interesse n°5 – da S. Felice Circeo a Torre Truglia 32 6.2.6 Tratto di interesse n°6 – da Gaeta al Garigliano 32 6.3 IL RUOLO DELLE STRUTTURE A MARE E DEGLI APPORTI SOLIDI
ARTIFICIALI NELLA DINAMICA SEDIMENTARIA A SCALA REGIONALE 32
7 STIMA DELL’INCREMENTO RELATIVO DEL LIVELLO DEL MARE (ATTIVITÀ 4.6) 32
7.1 LE VARIAZIONI DEL LIVELLO DEL MARE 32 7.2 MODIFICAZIONI CLIMATICHE DI LUNGO PERIODO 32 7.3 VARIAZIONI GLACIO-IDRO-ISOSTATICHE 32 7.4 MOVIMENTI TETTONICI 32 7.5 I PREVEDIBILI SCENARI 32
8 BIBLIOGRAFIA 32
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1 PREMESSA
Il presente documento contiene la descrizione delle attività previste ai punti 4.1/2/4/5/6
della convenzione di ricerca tra la Regione Lazio e l’ISTITUTO di SCIENZE MARINE
del C.N.R. (ISMAR), con sede in Venezia Castello 1364/a, sul tema: “Climatologia delle
coste del Lazio per la determinazione delle correlazioni tra clima marino e presenza di
Posidonia oceanica (mediante simulazioni da modello, ricerca dei budget sedimentari e
stime a grande scala delle dinamiche del trasporto solido litoraneo)”.
Nel documento sono descritti tutti i dati che verranno impiegati per la costruzione del
bilancio sedimentario dei litorali sabbiosi della Regione Lazio.
Il materiale di base è stato prevalentemente fornito dalla Regione Lazio o estratto da
documenti prodotti da enti di ricerca per conto della Regione Lazio, tra cui lo stesso
C.N.R..
Alcune informazioni, in particolare quelle relative al sea level rise ed a studi di trasporto
solido condotti da altri soggetti, sono state ottenute da una ricerca bibliografica su
materiale di pubblico dominio.
Il coinvolgimento di altri enti nella ricerca di materiale utile alla costruzione del bilancio
sedimentario (apporti solidi fluviali) non ha dato esito, a testimonianza di una generale
scarsità di documentazione su un tema di rilevante interesse.
Nel documento non sono riportate nella loro interezza le linee di riva rese disponibili
dalla Regione Lazio (liberamente scaricabili dal sito http://cmgizc.datigis.info/); alcune di
tali linee, in particolare la 1944, 1990 e 2005 sono riportate nelle tavole allegate alla
presente relazione, unitamente ad una valutazione preliminare dei trend evolutivi nei due
periodi che intercorrono tra le date delle tre aerofoto disponibili.
Presumibilmente, il periodo 1990-2005 sarà il primo utilizzato per la costruzione del
bilancio sedimentario, in quanto per tale intervallo temporale è disponibile il clima ondoso
(verrà fornito con la successiva consegna prevista dall’attuale convenzione) ed una
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completa serie di informazioni relative agli interventi di difesa ed alla costruzione di nuove
opere. Si tratta, inoltre, del più esteso intervallo temporale per il quale siano disponibili
linee di riva rilevate in maniera omogenea ed accurata; nel loro confronto le differenze
stagionali della linea di riva dovrebbero essere minimizzate ed i trend evolutivi più
chiaramente distinguibili.
La Regione Lazio ed il C.N.R. hanno recentemente stipulato un atto aggiuntivo alla
Convenzione in essere per l’estensione delle attività attualmente previste: la serie storica
degli eventi di moto ondoso ricostruito verrà estesa fino alla fine del 2008, mentre lo studio
del trasporto solido litoraneo verrà portato ad un livello di definizione superiore, tale da
riuscire a cogliere con dettaglio utile i valori del trasporto solido da inserire nel bilancio
sedimentario. Verrà inoltre avviato un processo di verifica e validazione delle procedure
sviluppate ed applicate dalla Regione Lazio per la digitalizzazione delle linee di riva e la
loro elaborazione, fino ad ottenere le variazioni volumetriche dei sedimenti presenti lungo i
diversi tratti di spiaggia. Queste attività addizionali verranno completate entro il mese di
marzo 2010. Lo svolgimento di queste attività modificherà la tempistica per la consegna
del rapporto relativo all’attività 4.3.
I dati raccolti nel corso della ricerca bibliografica sono stati rappresentati in forma
sintetica nell’elaborato “Tavole”:
• Allegato A – Confronto linee di riva (1943-44, 1990 e 2005)
• Allegato B – Mappatura dei fondali (Praterie di Posidonia e fondi duri) Identificazione dei tratti sabbiosi
• Allegato C – Fiumi e opere rigide
• Allegato D – Apporti fluviali e trasporto solido
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2 STUDI GENERALI SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI
2.1 STUDIO GENERALE SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI E DELLE ISOLE PONTINE (STUDIO VOLTA) 1980
Lo studio riporta le risultanze dell’indagine sull’erosione della costa laziale, e sui
rimedi da porre in atto, effettuata dallo Studio Volta di Savona e consegnate alla Regione
Lazio nell’aprile 1981.
Il lavoro, di ottimo livello in relazione all’epoca in cui venne svolto, si proponeva di
offrire una visione articolata del problema delle coste laziali dal punto di vista
psammografico, attraverso l’individuazione delle cause che influiscono sui fenomeni
litoranei, la ricerca degli elementi di giudizio, la scelta dei più idonei mezzi di difesa delle
spiagge e l’impostazione di una strategia di intervento.
Lo studio si articola attraverso i seguenti punti principali:
- studio meteorologico e idraulico marittimo;
- ricerca storica sull’evoluzione litoranea;
- ricerca sul regime e l’evoluzione storica dei principali bacini tributari;
- individuazione dell’equilibrio psammografico.
Nello studio meteorologico e idraulico marittimo vengono determinate le caratteristiche
dell’onda in alto mare attraverso l’applicazione del metodo SMB (curve di previsione di
Sverdrup, Munk & Bretschneider) a partire dai dati di vento raccolti dalle stazioni
semaforiche M.M. e dagli osservatori A.M.. Sulla base di tali risultati sono stati
successivamente sviluppati i piani d’onda per alcune mareggiate ritenute significative ed è
stata valutata l’intensità di trasporto generata da tali mareggiate attraverso la formulazione
di Larras.
La ricerca storica sull’evoluzione litoranea riporta le risultanze della comparazione
della cartografia antica, della cartografia moderna (I.G.M. 1:50'000 e 1:25'000) e della
cartografia moderna dei fondali.
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La parte riguardante l’individuazione dell’equilibrio psammografico riporta
l’interpretazione di tutte le risultanze dello studio per diversi archi di costa del litorale
laziale che presentano un’autonomia definita nello studio come “concettuale”.
Nei successivi paragrafi si riportano brevemente tali risultanze per ciascun tratto
individuato.
2.1.1 Costa tra Argentario e Capo Linaro
2.1.1.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Tra il 1880 e il 1940 si notano arretramenti notevoli nel tratto più settentrionale e nella zona tra Fiora e Marta, che continua a erodersi anche nel periodo 1940-1980.
• Nel periodo 1940-1980 vi è una fortissima erosione puntuale nella zona di San Giorgio (nella zona delle saline, n.d.r.).
2.1.1.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi
• Tra il 1920 e il 1940 sono state realizzate numerose traverse fluviali.
• Nel 1920 è stata realizzata la diga di Vulci, sbarramento lungo il Fiora, oggi completamente interrito.
• Le estrazioni di inerti risultano ridotte nel Marta e Mignone, ma ancora in atto nel Fiora.
• Il deciso orientamento verso Nord della foce del Mignone denota un trasporto verso Nord.
2.1.1.3 Studio idraulico marittimo
• Dall’analisi delle energie risulta che in questo tratto il moto ondoso produce movimenti detritici alternati, con complessiva debole prevalenza verso Nord.
• Tra Marina di Montalto e Capo Linaro il trasporto è nettamente rivolto verso Nord.
2.1.1.4 Interpretazione evoluzione costiera
• La scarsa alimentazione in prossimità di Capo Linaro provoca, a Sud di S.Agostino, la presenza di un substrato roccioso nudo.
• L’importante alimentazione più a Nord (Mignone, Marta, Arrone, Fiora), con trasporto verso Nord e successivo annullamento del trasporto, verso Ansedonia, ha invece favorito la completa ricopertura del substrato roccioso.
• I diffusi arretramenti tra Marta e Fiora sono probabilmente dovuti allo sbarramento di Vulci.
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• L’arretramento foce Marta tra 1880 e 1940 è dovuto alla realizzazione delle dighe e traverse fluviali; il leggero avanzamento realizzatosi nel passato più recente è da attribuirsi alla colmatura dei salti di profilo e alla cessazione delle attività di prelievo in alveo.
• La presenza di valli sommerse di fronte ai fiumi indica una sensibile fuga di materiale verso gli alti fondali.
2.1.2 Costa tra Capo Linaro e i ruderi di San Nicola
2.1.2.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Interventi sporadici di difesa negli anni ’50 (dighe a Sud di Capo Linaro e difese radenti a Santa Marinella).
• Formazione di pennelli a Ladispoli negli anni ’60 e inizio dighe a S.Severa e S. Marinella.
• Realizzazione del Porto di S.Marinella nel ’66-’69.
• Nelle zone urbanizzate non si notano apprezzabili arretramenti, ma al di fuori di queste esiste una fortissima erosione.
• Tra Capo Linaro e Porto S.Marinella si nota un abbassamento diffuso nei fondali elevati, mentre sopraflutto al porto la situazione tende a normalizzarsi
• A Nord di Torre Flavia si nota una sensibile variazione dei fondali medi, oltre l’arretramento è generale e marcato.
• Oltre Ladispoli la situazione si normalizza e si nota leggero avanzamento presso i ruderi di S.Nicola.
2.1.2.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi
• Non ci sono stati grandi interventi.
2.1.2.3 Studio idraulico marittimo
• Tra Capo Linaro e S.Severa il flusso dei sedimenti è diretto verso Sud.
• Esiste un punto di inversione localizzata tra Macchiatonda e Torre Flavia.
• Dall’analisi delle energie risulta che complessivamente il trasporto è diretto verso Sud.
2.1.2.4 Interpretazione evoluzione costiera
• Il confronto della cartografia pone in luce un lento arretramento dei due promontori di Macchiatonda e Torre Flavia ed in generale una tendenza alla rettificazione di questa costa.
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• L’alimentazione dai bacini imbriferi è scarsa, da qui la presenza diffusa di substrato roccioso nudo.
• Quasi tutto il tratto è in forte erosione e alimenta il trasporto litoraneo, che è diretto verso Sud.
• Il trasporto si annulla probabilmente al confine con il Comune di Roma, dove si ha convergenza dei due flussi: quello verso Sud in questo tratto e quello verso Nord nel tratto successivo.
2.1.3 Costa tra i ruderi di san Nicola e Fiumicino
2.1.3.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Dai ruderi di S.Nicola e fino a Fregene si nota progressione fino al ’77-’80, più recentemente si nota stabilità e forse debole erosione.
• A Sud di Fregene si nota erosione marcata nell’ultimo periodo.
• La costruzione delle dighe a protezione dello stabilimento della Purfina (a Nord del Canale di Fiumicino, n.d.r.) sembra aver incentivato l’erosione verso Nord.
2.1.3.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi
• L’apporto solido dal fiume Tevere risulta compromesso per riduzione del bacino imbrifero da 17.000 Km2 iniziali a 4.900 Km2 nel 1965.
• L’apporto solido dell’Arrone non ha subito grosse compromissioni.
• L’orientamento delle foci dei corsi d’acqua minori denuncia un trasporto verso Nord fin oltre Maccarese.
2.1.3.3 Studio idraulico marittimo
• Regime di flusso alternato, con prevalenza del flusso verso Sud tra Fiumicino e Fregene (poco condivisibile alla luce di studi più recenti, n.d.r.).
• Alternanza con prevalenza verso Sud fino al confine Nord (poco chiaro, n.d.r.).
2.1.3.4 Interpretazione evoluzione costiera
• Tratto litoraneo facente parte della cuspide fociva del Tevere, formato principalmente dalle sue deiezioni.
• L’alimentazione del Tevere risulta più marcata nel tratto a Sud di Fiumara Grande.
• La diminuzione del bacino imbrifero ha provocato la lenta erosione dell’intero cono detritico della foce del Tevere.
• La situazione di arretramento si sta propagando negli ultimi anni verso Nord.
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2.1.4 Costa tra Fiumicino e Corso Colombo
2.1.4.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Si nota un forte abbassamento dei fondali nella zona tra Fiumicino e Fiumara Grande, fino a profondità di 10 metri ed oltre.
• A Sud di Fiumara Grande, nel primo tratto, si nota un arretramento notevole della battigia e un approfondimento considerevole dei fondali.
• A Sud di Piazza dei Ravennati, in corrispondenza di posizioni fisse della battigia, si nota un profilo che gradualmente, anche approfondendosi, diviene più regolare.
• Su tutto il tratto il processo erosivo, fortissimo, ha interessato fondali ben superiori ai 10 m.
• Da un conteggio di massima, tra il canale di Fiumicino e l’allineamento di Via Cristoforo Colombo, è mancante un volume di 40 milioni di metri cubi di sedimento (rilevante e condivisibile, n.d.r.; l’erosione in alcuni tratti si manifesta, oltre che con l’arretramento della linea di riva, anche con l’incremento delle profondità e della ripidità dei profili perpendicolari alla costa).
2.1.4.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi
• Il flusso detritico in corrispondenza dello sfocio del Canale di Fiumicino è decisamente rivolto verso Sud (non condivisibile in relazione all’evoluzione della linea di riva, n.d.r.).
• La foce del Tevere è un notevole saliente della costa, per cui l’apporto solido dei due bracci del fiume, in occasione delle piene, viene sospinto dalla corrente fluviale nel basso e medio fondale. Il sedimento viene successivamente risospinto verso la costa da qualunque agitazione incidente che lo distribuisce su un ampio fronte dello sviluppo di parecchi chilometri (fino a Fiumicino).
2.1.4.3 Studio idraulico marittimo
• È favorito nettamente il trasporto verso Sud delle alluvioni del Tevere.
• La presenza dei forti salienti artificiali del Faro di Fiumara Grande e dei moli di Fiumicino perturbano il fenomeno di trasporto, provocando correnti rivolte verso il largo che hanno per effetto la dispersione detritica.
2.1.5 Dall’allineamento di Corso Colombo ad Anzio
2.1.5.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Tra il 1883 e il 1970 si assiste a movimenti di battigia contrastanti.
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• Nell’ultimo periodo si notano lunghi tratti in erosione, che si alternano a sporadici protendimenti che hanno la prevalenza verso Anzio.
• I fondali risultano in continua erosione da Corso Colombo fino ad Ardea; segue un tratto stabile fino ad Anzio (dovuto probabilmente alle scogliere realizzate nella zona delle grotte di Nerone).
• Importante processo di interrimento del porto di Anzio (si contano 34 escavazioni in 19 anni; sarebbe utile sapere dove è stato scaricato il materiale dragato, n.d.r.).
2.1.5.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi
• La foce del Rio Torto è orientata verso Sud, ma nella parte terminale è rivolto verso Nord.
• La foce del Fosso della Molletta è orientata nettamente verso Nord.
2.1.5.3 Studio idraulico marittimo
• Il trasporto solido è diretto verso Sud, fino a oltre 15 km a Sud di Fiumara Grande.
• Si assiste ad un equilibrio oscillatorio del verso del trasporto verso Anzio.
• Capo d’Anzio risulta insuperabile dai sedimenti provenienti da Sud.
• Le mareggiate provenienti da Sud insaccano i sedimenti nel bacino portuale (anche quelle da Nord, n.d.r.).
2.1.5.4 Interpretazione evoluzione costiera
• L’alimentazione proviene esclusivamente da Nord.
• Una parte dei sedimenti supera Capo d’Anzio e viene depositata dinanzi al porto.
• Il trasporto solido litoraneo è alimentato dalle residue alluvioni del Tevere e dai prodotti di demolizione del cono detritico alluvionale arricchito dai piccoli bacini imbriferi e dai prodotti della erosione costiera.
2.1.6 Costa tra i porti di Anzio e di Nettuno
2.1.6.1 Studio storico e confronti batimetrici
• L’evoluzione storica è strettamente legata alla costruzione dei due porti.
• Al termine dei lavori di realizzazione del porto di Nettuno, e successivamente alle varianti e prolungamenti (conclusi nel 1980), si osserva l’insabbiamento del porto e l’erosione nella parte centrale dell’arco.
• Si osserva erosione anche a Sud-Est, in parte tamponata dalle numerose opere di difesa oggi giunte fin oltre il confine del poligono militare.
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2.1.6.2 Studio idraulico marittimo
• Il porto di Anzio è superabile solo dal flusso proveniente da Nord (ma solo per finire nel porto stesso, n.d.r.).
• Il porto di Nettuno è superabile sia dai flussi provenienti da Nord che da quelli provenienti da Sud.
2.1.6.3 Interpretazione evoluzione costiera e bacini imbriferi
• Non vi è apprezzabile apporto solido dai corsi d’acqua.
• Alimentazione solo dal flusso da Nord che supera porto di Anzio, la cui maggioranza si deposita presso l’imboccatura.
• In alcuni casi la forti mareggiate da Sud possono far superare alle sabbie il porto di Nettuno.
• Si nota erosione tra i due porti, a vantaggio della zona a ridosso del molo di Anzio.
• Oltre al cono d’ombra del porto di Anzio, per le mareggiate di Maestrale vi è erosione e flusso verso Sud con interrimento del porto di Nettuno.
2.1.7 Costa tra Nettuno e il Circeo
2.1.7.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Tra Nettuno e Torre Astura, dal 1940 al 1980, non si osservano particolari variazioni e i fondali presentano sostanziale stabilità.
• Tra Torre Astura e foce Astura si nota progressione fino al ’40 e ritiro fino al ’78.
• A Foce Verde si nota un forte ritiro fino al ’40 cui segue una progressione tra il ’40 e il ’78.
• A Marina di Latina si osserva progressione fino al ’40 e ritiro fino al ’78.
• A Sabaudia, e in un breve tratto a Ovest di Torre Paola, si ha un un lieve ritiro fino al ’40 cui segue progressione tra il ’40 e il ’78.
2.1.7.2 Studio idraulico marittimo
• Nel primo tratto (tra Nettuno e Sabaudia) il flusso risultante è rivolto verso Sud.
• Nel tratto successivo (Sabaudia) l’equilibrio si fa più incerto, ma si è portati a propendere per un flusso debole verso Sud (anche da studi recenti, n.d.r., tuttavia esiste un sicuro bypass del Circeo che interrisce il porto di S. Felice).
• La pendenza dei fondali è molto lieve quindi il trasporto solido avviene in una fascia molto estesa.
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2.1.7.3 Interpretazione evoluzione costiera
• L’alimentazione proviene in piccola parte da materiali che riescono a superare la zona Anzio – Nettuno, dall’erosione del tratto Nettuno - Torre Astura e da apporti detritici dei corsi d’acqua (Astura, Moscarello e minori).
• L’alimentazione risulta comunque ridotta.
• L’equilibrio di questo tratto è caratterizzato da un trasporto litoraneo nettamente rivolto verso Sud fino a Foce Verde, che diviene gradualmente più oscillatorio e quindi più debole senza però annullarsi fino ad oltre il Circeo.
• L’appoggio del Circeo, pur superato da un debole flusso verso Est, assicura alla spiaggia una forte limitazione della fuga di detrito consentendo una situazione di relativo equilibrio.
• La stabilità delle spiagge è favorita da esposizione sensibilmente riparata (niente affatto, n.d.r.) e dalla chiusura del Circeo alla fuga di materiale.
2.1.8 Costa tra il Circeo e Terracina
2.1.8.1 Studio storico e confronti batimetrici
• A seguito della realizzazione del porto di S. Felice (1966), si riscontra un accumulo di sabbia sia sopraflutto (fino a profondità dell’ordine dei 10 m) che sottoflutto (a ridosso della costa) che continua fino al 1979 (anche oggi, n.d.r., con una barra che dalla testata si protende verso Terracina).
• In corrispondenza delle difese parallele si nota chiaramente la tendenza del fondale ad abbassarsi al piede delle barriere e ad alzarsi nei fondali elevati.
• In corrispondenza della foce del Sisto si ha ancora un leggero insabbiamento; la battigia risulta una ventina di metri più avanzata rispetto al 1883.
• Alla foce del Portatore i profili attuali e del 1883 coincidono se si tiene conto dell’avanzamento della battigia (circa 60 m).
• Più a Est si assiste fino al 1979 ad un progressivo irripidimento del profilo verso Levante soprattutto sui fondali elevati.
2.1.8.2 Studio idraulico marittimo
• Dall’analisi delle energie il trasporto solido risulta prevalentemente verso Levante.
2.1.8.3 Interpretazione evoluzione costiera
• La spiaggia di Terracina-Circeo è alimentata da Nord per via marina da sabbie che superano il promontorio ed in parte da alluvioni dei corsi d’acqua Sisto e Portatore.
• All’estremità orientale, in corrispondenza di Terracina, esiste un debole flusso
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detritico verso Est, confermato anche dall’insabbiamento del porto.
• Questo flusso, andando ad interessare fondali abbastanza elevati oltre il molo, è praticamente perso per l’equilibrio delle spiagge più a Sud.
2.1.9 Costa tra Terracina ed il promontorio di Gaeta
2.1.9.1 Studio storico e confronti batimetrici
• Sottoflutto al porto di Terracina, la spiaggia del ristorante Agostino presenta un arretramento tra il ’68 e il ’72, successivamente e fino ad oggi si nota un continuo avanzamento con notevole invasione di alghe.
• Più oltre, fino a Torre Canneto, esiste stabilità tra 1888-1980.
• Nel tratto successivo, fino a S. Anastasia, si nota un avanzamento tra 1888 e 1935, cui segue un periodo di stabilità.
• A Sud di S. Anastasia si registra un leggero arretramento tra il 1888 e il 1935, che però si sfuma gradualmente fino ad annullarsi in corrispondenza del confine comunale.
• In comune di Sperlonga, fino a Lago Lungo, si nota lieve protendimento, cui segue un grosso avanzamento e stabilità nel periodo ’68-’80.
• Tra le grotte di Tiberio, Torre Capovento e Monte Moro vi è una notevole stabilità negli ultimi 40 anni.
• L’esame particolareggiato del confronto dei fondali pone in luce una situazione di sostanziale stabilità estesa a tutto l’arco.
2.1.9.2 Studio idraulico marittimo
• Dall’analisi delle energie ne risulta un flusso detritico molto contrastato, con intensità ridotta, più netta nella zona centrale e fortemente attenuata alle estremità.
2.1.9.3 Interpretazione evoluzione costiera
• Esiste un flusso detritico molto limitato che supera il porto di Terracina, che comunque va disperso in alto fondale o depositato sulla bocca del porto.
• Le spiagge fino a Gaeta sono alimentate dai soli tributi dei bacini imbriferi.
• Anche la piccole spiagge addossate al promontorio di Gaeta sono pressoché autonome ed alimentate dai piccoli bacini soprastanti.
• È probabile che esista una certa fuga di materiale oltre il promontorio, che naturalmente si disperde in alto fondale.
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2.1.10 Costa tra Gaeta e Scauri
2.1.10.1 Confronti batimetrici
• L’evoluzione dei fondali, dal 1897 ad oggi (1981, si ricorda), mostra un innalzamento dei fondali a Nord di Porto Salvo.
• In corrispondenza della spiaggia di Vindicio si nota una grossa erosione nei fondali medi, cui fa riscontro una discreta stabilità della linea di riva.
• A Levante del Porto di Formia i fondali risultano nel complesso stabili.
2.1.10.2 Studio idraulico marittimo
• Le alluvioni del Torrente Itri dovrebbero dividersi in due filoni: la prima verso Nord dispersa nella zona portuale, la seconda verso Sud ad alimentare la spiaggia del Vindicio.
• Il porto di Formia costituisce un ostacolo insuperabile a questo flusso.
• Ad Est del porto il movimento detritico è alternato ma equilibrato.
• I detriti scaricati dai fiumi in questo tratto dovrebbero rimanere in loco, con leggera tendenza a disperdersi oltre il promontorio di Scauri.
2.1.10.3 Interpretazione evoluzione costiera
• L’equilibrio di questo tratto è indipendente dai tratti circostanti.
• Il promontorio di Gaeta non può essere superato dal pur debole flusso da Ponente.
• Il promontorio di Scauri è praticamente insuperabile per le alluvioni provenienti dal Garigliano.
• L’alimentazione è praticamente assicurata dai tributi dei piccoli corsi d’acqua locali (Itri e minori).
• La lenta erosione delle spiagge di Caboto e Vindicio è da attribuirsi principalmente alle opere portuali di Gaeta, che provocano un richiamo di sedimenti nelle zone più protette.
2.1.11 Costa tra Scauri e il Garigliano
2.1.11.1 Confronti batimetrici ed evoluzione dei bacini
• L’aerofotogrammetria del 1974 mostra una situazione nettamente più avanzata rispetto all’attuale.
• Arretramento di 150 m della foce del Garigliano dal ’40 al’88.
• I fondali risultano approfonditi, con massimi impressionanti alla foce del
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Garigliano.
• Il Garigliano è stato interessato da numerosi sbarramenti di ritenuta.
2.1.11.2 Studio idraulico marittimo
• Le alluvioni del Garigliano vengono prevalentemente sospinte verso Sud, ma una piccola parte viene sospinta verso Nord.
2.1.11.3 Interpretazione evoluzione costiera
• Questo tratto di Litorale è alimentato quasi esclusivamente dal Garigliano.
• Il flusso detritico è rivolto verso Ponente tra il Garigliano e Monte d’Argento, mentre si annulla più a Ponente.
2.1.12 Commenti
Lo studio costituisce senz’altro una pietra miliare per l’epoca in cui fu concepito,
anche se oggi alcune considerazioni appaiono non pienamente condivisibili, anche alla luce
delle maggiori conoscenze acquisite.
Le considerazioni di carattere generale possono essere considerate valide e sono
particolarmente degni di nota e quanto mai attuali alcuni spunti, in particolare quelli
relativi alla foce del Tevere ed al destino dei sedimenti che da questo provengono.
I calcoli del trasporto solido vanno invece archiviati, non essendo disponibili all’epoca
strumenti in grado di fare valutazioni verosimili.
La descrizione dell’evoluzione recente (fino al 1981, quanto meno) evidenzia
variazioni dei trend evolutivi, che vanno senz’altro legate all’attività antropica, in
particolare allo sfruttamento del territorio (arginature, dighe e sbarramenti vari di ritenuta
sui corsi d’acqua, porti ed opere di difesa sui litorali).
Emerge spesso uno scenario in cui, ad un trend di arretramento o moderato
accrescimento ad inizio secolo, segue un periodo di più diffuso accrescimento nel
dopoguerra e, nel passato più recente, un ben più diffuso trend erosivo, che prosegue fino
ai giorni nostri.
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Ai fini della costruzione del bilancio sedimentario, oggetto dell’attuale attività di
ricerca, appare di rilevante interesse soprattutto la ricostruzione storica, che però potrebbe
essere localmente fuorviante in quanto si riferisce in gran parte ad un periodo storico
(prima del 1990) che potrà essere preso in considerazione solo parzialmente, per la scarsità
di dati disponibili. Gli stessi trend evolutivi sono evidentemente in evoluzione.
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2.2 IL MARE DEL LAZIO 1996
Il volume pubblica i risultati della ricerca svolta dall’Università “La Sapienza” e da
altri soggetti: lo studio si sviluppa in diversi campi e settori disciplinari, con il
coinvolgimento di numerosi Enti, Istituzioni e personale scientifico. La ricerca si svolge in
vari campi, che riguardano la sedimentologia, la sismografia, la biologia, l’idrodinamica,
l’idrologia, la modellistica idraulico-marittima. Il volume si articola in diversi paragrafi
alcuni dei quali forniscono interessanti indicazioni e dati ambientali, propedeutici al
presente studio; in particolare si possono individuare i seguenti contributi, utili alla ricerca
in atto:
- “Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna” (G.B. La Monica, R. Raffi);
- “Le praterie di Posidonia oceanica delle coste laziali” (G.D. Ardizzone, A. Belluscio);
- “Idrogeologia” (C. Boni, M. Petitta e altri);
- “Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua” (P. Paolocci, C.Siniscalchi).
Nei successivi paragrafi si riportano brevemente le risultanze per ciascun paragrafo di
interesse.
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2.2.1 Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna (G.B. La Monica, R. Raffi)
Lo studio riporta i risultati della ricerca riguardante le principali caratteristiche
geomorfologiche e le caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della
piattaforma continentale.
Per l’analisi delle caratteristiche geomorfologiche della fascia compresa tra la battigia
e l’isobata dei -10 m s.m.m. (piattaforma continentale interna) sono stati utilizzati i grafici
di scandagliamento alla scala 1:25.000 forniti dall’I.I.M.M.I. e le coperture
aerofotografiche.
La determinazione delle caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della
piattaforma è stata eseguita mediante analisi di una serie di prelievi eseguiti mediante
benna (eseguiti fra la battigia e la batimetrica -50 m s.m.m.) e mediante carotaggio
(eseguiti in punti di particolare interesse fino a profondità di -50 m s.m.m.).
In generale, la piattaforma continentale risulta ricoperta da una coltre di depositi
limoso-argillosi la cui sedimentazione è ancora in atto e il cui spessore è molto variabile
(da pochi decimetri a molte decine di metri), ad indicare la provenienza fluviale del
materiale, dalle foci tiberine e dal complesso Volturno-Garigliano.
Il movimento di tali sedimenti può essere messo in atto con basse energie ambientali e
quindi un ruolo importante è svolto dalla corrente costiera che, da una analisi del clima,
comporta una maggior distribuzione dei sedimenti di origine tiberina verso Nord (dove
raggiunge il limite regionale) che verso Sud (dove non raggiunge Capo d’Anzio) (il tema è
molto complesso e andrebbe sviluppato con riferimento alle diverse granulometrie, n.d.r.,
ma di minima rilevanza per il bilancio delle spiagge, dove restano solo i sedimenti più
grossolani). Gli altri corsi d’acqua non appaiono influenzare la sedimentazione di
piattaforma, ma rivestono un ruolo fondamentale per quanto riguarda i depositi litoranei.
Conseguentemente, il tipo di sedimento presente sui fondali è abbastanza variabile: in
aree con forte sedimentazione (Golfo di Gaeta, piattaforma tra Anzio e Civitavecchia) sono
presenti sedimenti pelitici anche a profondità limitate; nelle zone sottoalimentate
(piattaforma interna tra Civitavecchia e il confine settentrionale o il tratto di piattaforma fra
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Anzio e Gaeta) predominano i sedimenti più grossolani derivanti da deposizioni più
antiche di ambiente fluviale o costiero.
La fascia più litoranea ha risentito delle vicende succedutesi nel tempo i cui fattori
predominanti, che hanno determinato le caratteristiche morfologiche e sedimentologiche
delle attuali spiagge, risultano essere: la sommersione delle piane costiere a seguito della
risalita del livello del mare e gli apporti dall’entroterra con deposito di nuovi sedimenti
nello spazio creato dalla risalita del mare (avvenuta negli ultimi 20.000 anni).
Il litorale laziale può essere suddiviso in due tratti ben distinti: uno a Nord dell’apparato
deltizio del Tevere e l’altro a Sud.
Nel tratto settentrionale il fattore di controllo prevalente è l’apporto solido dei corsi
d’acqua che ha prodotto nel tempo un avanzamento della linea di riva a seguito
dell’emersione, per deposizione, di parte dei fondali.
Nel tratto meridionale, escludendo la zona interessata dagli effetti del sistema Garigliano-
Volturno, le spiagge possono considerarsi fossili, con caratteristiche pressoché immutate
dalla stabilizzazione del livello marino (circa 6000 anni fa); si tratta quindi di coste di
sommersione il cui aspetto morfologico deriverebbe esclusivamente dalle caratteristiche
topografiche del territorio (la dinamica litoranea le sta tuttavia modificando sensibilmente,
n.d.r.).
Le caratteristiche dei materiali di spiaggia risentono anch’esse dell’incidenza dei due
fattori richiamati in precedenza: l’incremento del livello del mare ha comportato una
rielaborazione dei sedimenti e degli accumuli, con una ridistribuzione degli stessi sui
fondali; tali sedimenti, generalmente fini, affiorano oggi nelle zone prive o quasi di
copertura pelitica. Conseguentemente, tali affioramenti sono più frequenti nella zona
meridionale, in quanto nella zona settentrionale giacciono al disotto di una copertura di
materiali argillosi il cui spessore risulta maggiore quanto più ci si avvicina alla fonte di
alimentazione (foce fluviale).
Sedimenti più grossolani si hanno invece in corrispondenza di depositi accumulatisi in
ambiente di spiaggia durante la risalita del livello del mare e rimodellati, ma non distrutti
dal mare (cordoni).
Le sabbie che costituiscono le spiagge sono caratterizzate da due popolazioni
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granulometriche: la più fine dipendente dalla rielaborazione marina dei sedimenti antichi e
la più grossolana derivante dalla immissione recente e attuale dei sedimenti fluviali. Nella
zona settentrionale, caratterizzata da sabbie mediamente più grossolane, i sedimenti fluviali
hanno sepolto i sedimenti di rielaborazione; nella zona meridionale, caratterizzata da
sedimenti più fini, manca la popolazione più grossolana a causa dell’assenza di foci fluviali
significative.
La diversa genesi a Nord e a Sud dell’apparato deltizio del Tevere influisce sullo stato
e sulla progressione del fenomeno dell’erosione.
Per le spiagge a Nord l’erosione è imputabile principalmente a deficit di bilancio,
conseguenza della diminuzione degli apporti fluviali (a causa di dighe e sbarramenti), ed
ha avuto inizio in corrispondenza delle foci fluviali per migrare successivamente
lateralmente.
Per le spiagge a Sud, ove i sedimenti sono da considerare fossili, l’erosione è iniziata e
successivamente si è diffusa; la causa scatenante può essere individuata nella diminuzione
dello scambio di sedimenti fra spiaggia emersa e sommersa, a causa di interventi antropici
(cementificazione della battigia, distruzione dei cordoni costieri) e nella modificazione del
regime idrodinamico costiero (realizzazione di opere di difesa e porti). Anche la riduzione
dell’areale della Posidonia e la pulizia delle spiagge, altrimenti coperte da uno spesso
materasso di Posidonia spiaggiata, ha sicuramente svolto un ruolo importante a questo
riguardo, n.d.r..
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2.2.2 Le praterie di Posidonia Oceanica delle coste laziali (G.D. Ardizzone, A. Belluscio)
Le indagini svolte sulla prateria di Posidonia nell’ambito del progetto “Il Mare del
Lazio” sono state sintetizzate in questo studio e hanno portato alla produzione della prima
cartografia di sintesi delle praterie di Posidonia Oceanica.
2.2.2.1 Risultati studi precedenti (da Anzio a Scauri – Lazio centro-meridionale)
Partendo dalla parte più meridionale del Lazio e proseguendo verso Nord, si può
rilevare come nel Golfo di Gaeta la Posidonia risulti assente (Amm. Prov. Latina, 1985;
Zurlini e Bedulli, 1983). Tra Torre Viola e la foce di lago Lungo è presente, lungo una
stretta fascia batimetrica situata tra -10 e -15÷20 metri, un prato di Cymodocea nodosa, ma
non di Posidonia (Amm. Prov. Latina, 1983).
Tra la foce di Lago Lungo e Terracina è presente (osservazioni del 1982) una prateria
di Posidonia, prevalentemente su “matte”, che mostra una zona centrale piuttosto estesa.
Tra Terracina e il promontorio del Circeo è presente (osservazioni del 1981) una
estesa prateria di Posidonia; la prateria mostra un’area a maggiore densità nelle acque
antistanti il promontorio del Circeo, la foce del fiume Sisto e tra Terracina e Torre
Canneto. Queste tre aree sono circondate da aree con Posidonia a densità minore. Il
margine inferiore della prateria è situato intorno la batimetrica dei -22÷24 m e questo
margine risulta notevolmente arretrato rispetto alle indicazioni riportate da Fusco (1961),
che poneva il margine inferiore circa un chilometro più all’esterno (Amm. Prov. Latina,
1982; Ardizzone e Migliuolo, 1982).
La Posidonia è assente tra il promontorio del Circeo e la foce del lago di Caprolace,
dove è invece presente Cymodocea nodosa. Da qui a Capo Portiere la Posidonia è presente
a macchie sparse con segni di regressione fino a 16-18 m di profondità e, con maggior
densità, fino ad una trentina di metri di profondità (Amm. Prov. Latina, 1981; 1985).
Tra Capo Portiere e Torre Astura è presente (in base ad osservazioni del 1979) una
prateria di Posidonia compatta, a densità piuttosto elevata e su “matte” intorno ai 15 m,
meno compatta per la presenza di ampie zone di erosione intorno ai 20 m e a chiazze fino a
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31÷32 m di profondità. Alcune aree di questa prateria presentano segni di avanzato stato di
regressione mentre in altre sono presenti strutture rocciose.
Il litorale sabbioso compreso tra Torre Astura e Palo non presenta Posidonia.
L’unica zona che presenta Posidonia in tutto il Lazio centrale è quella delle secche di
Tor Paterno. Si tratta di alcune formazioni rocciose distanti fino a circa 4 miglia dalla
costa, antistanti il centro abitato di Torvaianica. Le formazioni rocciose più costiere, situate
tra i 6÷8 m e una decina di metri circa di profondità non presentano Posidonia mentre
quelle più esterne, che partono da 18÷20 m di profondità ed arrivano fino ad una
quarantina di metri, presentano alcune zone ricoperte da Posidonia (M. M. M., 1993).
Fig. 2.1 – Le praterie di posidonia tra Gaeta e S.Felice Circeo
Fig. 2.2 – Le praterie di posidonia tra S.Felice Circeo e Anzio
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2.2.2.2 Risultati nuove indagini (da Montalto a Tor Vaianica – Lazio settentrionale)
Le prime macchie di Posidonia un po’ più consistenti su questo litorale si trovano sulle
secche di Flavia, a Nord di Ladispoli. Queste formazioni appaiono piuttosto articolate, con
roccia bassa di origine organogena, catini e canali di sabbia. Piccole e rade macchie di
Posidonia sono presenti nei catini di sabbia e sulle fasce di “matte” morta che si
intervallano alle formazioni rocciose.
In sintesi lungo la costa laziale settentrionale la distribuzione della Posidonia appare
molto eterogenea. Tra Torre Flavia e Capo Linaro si ritrovano ampie zone di “matte”
morta intervallate a rocce organogene, catini di sabbia con radi fasci di Posidonia e talvolta
macchie di Posidonia più consistenti.
I fondali tra Capo Linaro e Torre S. Agostino presentano un mosaico di Posidonia,
rocce prevalentemente organogene e fondi mobili.
Più articolata la situazione rilevata dalla foce del Mignone alla foce del Marta, ove
sono presenti mosaici di sabbie, rocce organogene e macchie di Posidonia assieme ad
ampie zone sabbiose o secche con roccia organogena assieme a grandi estensioni di
“matte” morta, con rada Posidonia viva.
Dal Marta alla foce del Tafone la situazione appare abbastanza simile, con presenza di
Posidonia, spesso a densità molto bassa o a fasci isolati, intervallata a sedimento molto fine
e ad ampie estensioni di “matte” morta, con rada Posidonia, più al largo.
Fig. 2.3 – Le praterie di posidonia nell’area della Foce del Tevere
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Fig. 2.4 – Le praterie di posidonia tra S.Severa e Montalto di Castro
2.2.2.3 Conclusioni
Come evidenziato dalle cartine di distribuzione (Fig. 2.4 e Fig. 2.5) è possibile
schematizzare la presenza della Posidonia in due aree con caratteristiche differenti: il Lazio
meridionale e il Lazio settentrionale.
Il Lazio meridionale presenta alcune aree di Posidonia a densità maggiore circondate
da zone con Posidonia più rarefatta e con “matte” morta.
La caratteristica principale dei fondali con Posidonia del Lazio settentrionale è invece
l’abbondante presenza di “matte” morta, soprattutto nella zona compresa tra Torre Flavia e
Capo Linaro e dalla foce del Mignone a quella del Tafone.
La distribuzione delle praterie di Posidonia è stata inoltre riportata nelle allegate tavole
“Allegato B – Mappatura dei fondali e identificazione dei tratti sabbiosi”.
Per quanto riguarda l’evoluzione della distribuzione di Posidonia, lo studio fa
riferimento ad una serie di mappature delle praterie, tracciate sulla base di rilevamenti
effettuati nel ventennio precedente (con l’eccezione, ovviamente, di quelle effettuate
nell’ambito della convenzione). Non si può quindi procedere direttamente ad una
valutazione analitica dell’evoluzione dell’area della Posidonia sull’intero litorale laziale.
Dove possibile, tuttavia, il trend di regressione dell’areale è ben evidente.
Un dato oggettivo è comunque rappresentato dall’estensione della “matte” morta,
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soprattutto sul limite esterno della prateria, che testimonia ancora la presenza di un
importante trend regressivo.
Se veritiero, è quanto mai significativo il confronto dell’areale della Posidonia che si
evince dal confronto con la pubblicazione di Fusco (Fusco, 1961), da cui si ricava come
l’estensione della Posidonia verso il largo si sia ridotta di circa 1 km.
Per quanto riguarda la costruzione del bilancio sedimentario, vale la pena di
considerare come l’evoluzione della prateria possa rappresentare un fattore importante
nella progressione del fenomeno erosivo; l’azione della Posidonia è sostanzialmente
favorevole alla stabilizzazione del litorale, attraverso diversi fattori:
• riduzione del fondale, grazie alla formazione della “matte”, con conseguente
stabilizzazione del piede della spiaggia sommersa e riduzione dell’attacco
ondoso sulle spiagge;
• incremento dell’attrito di fondo, grazie ai lunghi steli della Posidonia, con
conseguente riduzione dell’attacco ondoso sulle spiagge;
• stabilizzazione della spiaggia emersa e del piede della duna, grazie alla
deposizione di spessi materassi di Posidonia spiaggiata.
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2.2.3 Idrogeologia (C. Boni, M. Petitta e altri)
Lo studio delle acque continentali che si versano a mare lungo il litorale del Lazio
valuta l’entità complessiva delle portate medie dei corsi d’acqua in ogni mese dell’anno e
mette in evidenza l’importanza della valutazione della componente di ruscellamento, che si
sviluppa esclusivamente in superficie, e che è la principale responsabile del fenomeno di
erosione dei versanti e di trasporto dei sedimenti.
La scomposizione della portata nelle due componenti, flusso di base (alimentato dalle
acque sotterranee) e ruscellamento, è stata eseguita applicando il “metodo delle portate
mensili caratteristiche” (Boni et al, 1993).
Il metodo è stato applicato ai dati del Servizio Idrografico dello Stato raccolti nelle 39
stazioni di misura, di cui 19 nel bacino del Tevere, 15 in quello del Garigliano e 5 ubicate
nei corsi d’acqua minori del Lazio.
Il bacino del Tevere si può dividere in tre settori con caratteri distinti.
Il settore settentrionale, privo di consistenti risorse sotterranee, caratterizzato da alti valori
di ruscellamento. Il settore sud-orientale, dominato da grandi dorsali di carbonati, che si
può considerare un enorme serbatoio di acque sotterranee che alimentano il flusso di base
dell’Aniene e del Nera-Velino. Il settore sud-occidentale caratterizzato da ruscellamento
limitato e flusso di base consistente, per la presenza di importanti acquiferi negli apparati
vulcanici.
Il bacino del Tevere versa a mare una portata specifica di 12.6 l/s/km2 (Fig. 2.5) con una
portata media misurata alla stazione idrometrica di 224.9 m3/s che copre oltre il 40 %
dell’afflusso totale di acque continentali al litorale laziale (Fig. 2.7).
Il bacino del Liri–Garigliano ha caratteri mediamente più omogenei, condizionato da
valori molto elevati del flusso di base. Il bacino versa a mare una portata media di 26
l/s/km2 (Fig. 2.6), con una portata media misurata alla stazione di 141.8 m3/s che copre il
27 % del deflusso totale. In termini assoluti (Fig. 2.8) si versano in mare (apporti a mare
complessivi dei corsi d’acqua, incluse le derivazioni e gli apporti dei settori non sottesi da
stazioni idrometriche) in media 526 m3/s di acque continentali costituite da 251 m3/s di
acque sotterranee, 188 di acque di ruscellamento, 67 nel campo indeterminato; 19 m3/s
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vengono derivati dal bacino del Volturno a quello del Garigliano (questi ultimi riportati in
figura in verde scuro)
Fig. 2.5 – Portate specifiche medie del bacino del Tevere
Fig. 2.6 – Portate specifiche medie del bacino del Liri – Garigliano
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Fig. 2.7 – Apporti al litorale tirrenico
Fig. 2.8 – Ruscellamento e flusso base
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2.2.4 Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua (P. Paolocci e C. Siniscalchi)
Il problema della valutazione del trasporto solido è stato affrontato prendendo in
considerazione gli scarsi dati bibliografici, che si riferiscono prevalentemente al bacino del
Tevere, e quelli di un’apposita campagna di misure concentrata sui bacini minori.
La campagna di misure, effettuate nel periodo febbraio-luglio 1990 e settembre 1990-
fabbraio 1991, è consistita nella misura di portata liquida e in prelievi di torbida, ed è stata
estesa a 6 corsi d’acqua: Fiora, Marta, Mignone, Arrone, Astura, Incastro. Tali dati sono
stati opportunamente elaborati per la stima del deflusso torbido.
I risultati dello studio vengono riportati brevemente nei successivi paragrafi e
sintetizzati nella successiva Tab. 2.1. Tali dati sono stati inoltre riportati in termini di
volume annuo affluente ai litorali nelle tavole “Allegato D – Apporti Fluviali e Trasporto
Solido”.
2.2.4.1 Bacino del Tevere
I dati di bibliografia disponibili sono le misure di torbida eseguite sistematicamente
dal Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici alla Stazione di Corbara (bacino
sotteso di 6.100 Km2), dal 1951 al 1962, e di Ripetta (Roma, bacino sotteso 16.545 Km2)
dal 1930 al 1973.
L’analisi di tali dati mostra in maniera evidente una netta diminuzione del trasporto
solido a seguito della costruzione degli impianti idroelettrici più recenti lungo l’asta
principale del Tevere. I dati sono stati elaborati mediante una regressione multipla e hanno
fornito un valore per il deflusso torbido, riferito agli 8.500 Km2 di bacino che
effettivamente contribuiscono ai deflussi alla foce, di circa 250 t/ km2/anno, pari a quello
misurato nel decennio 1951-1960, e che dovrebbe mantenersi costante se permarrà la
sospensione dei prelievi dall’alveo e non verranno eseguite opere di sbarramento.
Tale dato risulta in accordo con il dato proveniente dalla stima dei volumi di erosione
dei bacini proveniente dall’impiego della carta delle curve di isoerosione di Gazzolo e
Bassi (Gazzolo e Bassi, 1962).
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2.2.4.2 Altri bacini
Per il bacino del Fiora sono disponibili alcuni dati provenienti da misure di torbida e
studi sulle carte relative alle batimetrie dell’invaso, effettuati dall’ERSAL (Ente Regionale
Sviluppo Alto Lazio): ne risulta una portata torbida a monte del Vulci di 570 t/ km2/anno.
Dall’impiego delle carte di isoerosione risulta un deflusso torbido di 340 t/km2/anno,
che appare giustificato in quanto lo studio ERSAL include il bacino a monte del Vulci,
molto più erodibile di quello residuo a valle considerato nella stima effettuata con le curve
di isorerosione.
L’elaborazione dei valori di portata fluida e di concentrazione solida ricavati dalla
campagna di misure effettuata nel periodo 1990-1991 (caratterizzato da forte siccità)
fornisce per il bacino del Fiora un valore di trasporto solido modesto pari a 200 t/km2/anno
(Tab. 2.1).
Per il bacino del Mignone in uno studio sullo stato ambientale del bacino eseguito
dall’Istituto di Geologia per la provincia di Roma e il Comune di Viterbo, l’erosione del
bacino in termini di torbida è stata valutata in 682 t/km2/anno.
Dall’impiego delle carte di isoerosione risulta un deflusso torbido di 328 t/km2/anno,
che risulta essere circa la metà della stima trovata in letteratura.
L’elaborazione dei valori di portata fluida e di concentrazione solida ricavati dalla
campagna di misure effettuata nel periodo 1990-1991 (caratterizzato da forte siccità)
fornisce per il bacino del Mignone un valore di trasporto solido eccessivamente basso, e
ritenuto dagli stessi autori non ragionevole, pari a 10 t/km2/anno (Tab. 2.1).
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Tab. 2.1 – Valori medi annuali di materiale solido utile affluente ai litorali laziali
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2.3 STUDI HYDROSOIL SU ALCUNI TRATTI DI COSTA DELLA REGIONE LAZIO (2002-2009)
Hydrosoil S.r.l. ha svolto nel corso del periodo 2002-2009 numerosi studi per conto
della Regione Lazio sulla dinamica del trasporto solido litoraneo in diversi tratti della
regione.
Tali studi morfologici sono stati eseguiti mediante l’impiego di modelli matematici
(STWAVE/GENESIS) e sono stati finalizzati alla valutazione, sulla base della
ricostruzione storica dell’evoluzione della costa, del trasporto solido e della potenziale
variazione della battigia nel caso di realizzazione di alcuni interventi.
Di seguito si riporta brevemente una lista di tali studi, con una breve descrizione della
finalità dei lavori:
- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Anzio, (HS98A) 2002;
- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Focene, (HS98B) 2002;
- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Ladispoli, (HS98C) 2002;
- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Ostia, (HS98D) 2002;
- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale di Montalto di Castro (VT), Relazione tecnica, (HS215) 2005;
- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale di Tarquinia (VT), Relazione tecnica, (HS230) 2005;
- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale, Intervento di difesa e ricostruzione della spiaggia di Anzio (RM), (HS258) 2005;
- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale compreso tra S.Felice Circeo e Terracina, (HS359) 2007;
- Studi di ingegneria costiera finalizzati alla progettazione di interventi di difesa e ricostituzione dei tratti di costa compresi tra Capo d’Anzio e Tor Caldara, Relazione
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Generale, (HS378) 2007;
- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Fondi, Relazione Tecnica, (HS379) 2007;
- Studio preliminare ambientale relativo agli interventi di difesa della costa in aree protette, per la ricostruzione e la difesa del litorale costiero tra Capo Portiere e Torre Paola nella Provincia di Latina, (ISPRA-HS445) 2009.
I risultati di tali studi in termini di trasporto solido netto vengono riportati in forma
sintetica nella successiva Tab. 2.2 e nelle allegate tavole “Allegato D – Apporti Fluviali e
Trasporto Solido”.
Studi e anno di
riferimento Descrizione dato Dato utile
HS98A, 2002 HS258, 2005 HS378,2007
Trasporto solido a Anzio Nord (Tor Caldara)
Trasporto solido a Anzio Sud (Capo d’Anzio)
25.000 m3/s verso SE
5.000 m3/s verso SE
HS98B, 2002 Trasporto solido a Focene Nord (Canale di Focene )
Trasporto solido a Focene Sud (Canale di Fiumicino )
40.000 m3/s verso NW
15.000 m3/s verso NW
HS98C, 2002 Trasporto solido a Ladispoli Nord (Torre Flavia)
Trasporto solido a Ladispoli Sud (Castello Odescalchi )
10.000 m3/s verso SE
5.000 m3/s verso NW
HS98D, 2002 Trasporto solido a Ostia Levante 35.000 m3/s verso SE
HS215, 2002
Trasporto solido a Tarquinia Nord (Foce Fiume Marta)
Trasporto solido a Tarquinia Sud (Porto Clementino)
Trasporto solido a Montalto Nord (Foce Chiarone)
Trasporto solido a Montalto Sud (Centrale Enel)
30.000 m3/s verso NW
15.000 m3/s verso NW
nullo
80.000 m3/s verso NW
HS359, 2007 Trasporto solido a Terracina Ovest (Foce Sisto)
Trasporto solido a Terracina Est (Porto di Terracina )
65.000 m3/s verso E
27.000 m3/s verso E
HS379, 2007
Trasporto solido a Fondi Ovest (Foce Canneto)
Trasporto solido a Fondi Est (Porto di Terracina )
Trasporto solido a Sperlonga (Foce Pedemontano)
17.000 m3/s verso E
25.000 m3/s verso E
15.000 m3/s verso E
HS445, 2009 Trasporto solido a Capo Portiere 25.000 m3/s verso SE
Tab. 2.2 – Risultati degli studi svolti da Hydrosoil in alcuni tratti della Regione Lazio
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2.4 NUMERO MONOGRAFICO DI “STUDI COSTIERI”
Il numero 10 della rivista “Studi Costieri”, edito nel 2006, è un numero monografico
dal titolo “Lo stato dei litorali italiani”.
La monografia descrive lo stato dei litorali italiani appartenenti alle diverse regioni;
nel caso del Lazio si fa riferimento ai dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente
(Relazione sullo Stato dell’Ambiente, 1991), ad una pubblicazione (non citata) della
Regione Lazio del 1998 ed infine viene condotta una valutazione sul trend evolutivo dal
1977 al 1998. Il rapporto del Ministero dell’ambiente evidenzia la presenza di fenomeni
erosivi su 117 km di costa su un totale di 216 km di litorali sabbiosi (quindi circa il 54%).
La Regione Lazio, nel 1998, basandosi sul confronto delle linee di riva del 1990 e del
1998, rileva complessivamente 72 km di litorale in erosione (33%) e 93 km di litorale in
avanzamento (43%); i restanti 51 km sono giudicati in condizioni di stabilità (24%).
La valutazione comparativa condotta da Studi Costieri, basata appunto sul confronto
delle linee di riva del 1977 e del 1998, suddivide il litorale laziale in tre tratti: un tratto
settentrionale, esteso dalla foce del Chiarone a Palo, un tratto centrale, costituito dal delta
del fiume Tevere, fino al Capo d’Anzio, ed un tratto meridionale, da Anzio alla foce del
fiume Garigliano. I fenomeni erosivi nei vari tratti incidono per il 62% nel tratto
settentrionale, per il 19% in quello centrale e per il 24% in quello meridionale, dove il 50%
delle spiagge sembra essere in avanzamento.
La valutazione condotta è sinteticamente descritta nelle successive figure (Fig. 2.9 e
Fig. 2.10) ; la rappresentazione adottata, come peraltro sottolineato dagli autori, non
consente di discriminare le spiagge realmente stabili da quelle stabilizzate da pesanti
interventi con opere rigide e ripascimenti, dando una visione dello stato delle coste
abbastanza fuorviante. Va sottolineato infatti che negli anni immediatamente successivi al
1998 (ma anteriori alla pubblicazione della monografia) sono stati realizzati importanti
interventi di ripascimento a Tarquinia, Ostia, Anzio, Foce Verde, Terracina e Fondi.
Anche alla foce del Tevere si assiste ad una rapida evoluzione dei fondali che, pur non
riflettendosi nell’arretramento della linea di riva (quasi interamente protetta da opere
rigide), sicuramente ha ed avrà importanti ripercussioni sulla dinamica dei sedimenti che
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ancora il Tevere è in grado di portare al mare.
Fig. 2.9 – Lazio settentrionale e centrale. Variazione della linea di riva tra il 1977 e il 1998
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Fig. 2.10 – Lazio meridionale. Variazione della linea di riva tra il 1977 e il 1998
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2.5 CONFRONTI LINEE DI RIVA
La ricostruzione storica dell’evoluzione morfologica del litorale laziale è stata
condotta utilizzando come dati di base le linee di riva storiche scaricabili dal sito della
Regione Lazio - Centro di Monitoraggio GIZC (http://cmgizc.datigis.info/).
In particolare, nel sito sono disponibili, in formato vettoriale georeferenziato, le linee
di riva digitalizzate da aerofoto o da immagini satellitari (2005), con riferimento ai
seguenti anni: 1944, 1955, 1990, 1992, 1994, 1996, 1998, 2002 e 2005.
In questa fase preliminare di studio, è stata condotta una prima analisi dei dati utile per
la valutazione preliminare dei dati e dei trend evolutivi più macroscopici; lo studio verrà
approfondito nel prosieguo delle attività previste dalla convenzione tra CNR e Regione
Lazio, e la stessa procedura di rilievo e digitalizzazione della linea di riva saranno oggetto
di un processo di verifica e validazione da parte del CNR. Quest’ultima attività avverrà
nell’ambito di un’integrazione dell’attuale convenzione e riguarderà anche le successive
elaborazioni condotte a partire dalle linee di riva per ricavare i volumi di erosione o
accrescimento delle spiagge.
Le linee di riva impiegate per questa analisi preliminare sono quelle del 1944, del
1990 e del 2005. Inizialmente sono state confrontate le linee di riva storiche del 1944 e del
1990; successivamente è stata condotta un’analisi delle linee di riva con riferimento ad un
periodo più recente (dal 1990 al 2005), che tra l’altro coincide, almeno negli anni, con
quello per il quale è disponibile la ricostruzione della serie storica del moto ondoso.
I risultati dei confronti tra linee di riva sono rappresentati graficamente nelle tavole
“Allegato A – Confronto linee di riva (1943-44, 1990 e 2005)”: in rosso sono indicati i
tratti in erosione e in verde quelli in avanzamento. In questa fase, ed in attesa del processo
di validazione dell’intera procedura, sono stati considerati stabili i tratti di litorale in cui la
variazione tra le linee di riva è inferiore a +/- 5 m; questa scelta è conforme all’obiettivo
iniziale da raggiungere, cioè l’identificazione dei trend macroscopicamente più evidenti.
La valutazione di dettaglio verrà successivamente condotta dopo la validazione dell’intera
procedura.
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Nei successivi paragrafi si descrivono brevemente i risultati delle elaborazioni
condotte con riferimento ai 6 “tratti di interesse” individuati nel successivo paragrafo 3.
2.5.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone
Con riferimento all’evoluzione storica della linea di riva (1944-1990), il tratto di litorale
che va dalla foce del Chiarone a quella del Mignone si presenta sostanzialmente stabile, ad
eccezione di alcuni tratti: in particolare, da Nord verso Sud, l’intorno del porto delle
Murelle, tra Montalto Marina e Riva dei Tarquini, il tratto di costa tra il Fosso di Valfrigida
e Voltone e quello tra le Saline di Tarquinia e la foce del Mignone.
L’evoluzione più recente (tra 1990 e 2005) mostra nuove aree in erosione in
corrispondenza del Fosso della Margherita, ed il permanere delle criticità già evidenziate
nel periodo precedente (in parte risolte con interventi rigidi nel tratto più meridionale).
Va peraltro tenuto presente che il litorale tra Porto Clementino e la foce del fiume Marta è
stato realizzato un importante ripascimento protetto nel 2003 e che, complessivamente, dal
1990 ad oggi sono stati versati oltre 800.000 m3 di sabbia.
Questo tratto di costa, grazie ai primi risultati dello studio del clima meteomarino (che
verranno consegnati con il rapporto del settembre prossimo), è stato oggetto delle prime
simulazioni con il modello di evoluzione morfologica; i risultati delle simulazioni hanno
evidenziato come il trasporto solido sia globalmente diretto verso Nord, circostanza che
lega l’espansione dell’area in erosione nella zona delle Saline.
L’approfondimento degli studi e l’applicazione sistematica della modellazione ai diversi
tratti sabbiosi della costa laziale consentirà di far seguire a queste considerazioni
qualitative anche indicazioni quantitative sui volumi in gioco, con lo scopo di prevedere gli
scenari futuri e pianificarne la gestione.
2.5.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere
Per quanto riguarda il tratto 2, sia l’evoluzione storica (1944-1990) che quella più
recente (1990-2005) mostrano un avanzamento della linea di costa piuttosto marcato nel
Comune di Fiumicino; il fenomeno interessa l’intera arcata tra l’Ospedale del Bambino
Gesù e l’oasi di Macchia Grande.
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Con riferimento al confronto tra le linee di riva 1944 e 1990, i tratti in erosione sono,
invece, quelli compresi tra le Rovine di Torre Flavia e Fosso Vaccina (a Ladispoli), la
spiaggia di fronte alla Riserva Coccia di Morto e Isola Sacra (tra i due rami del Tevere).
Nell’ultimo quindicennio il litorale nel Comune di Ladispoli si presenta relativamente
stabilizzato, grazie anche agli interventi effettuati (ripascimento protetto, con pennelli e
oltre 500.000 m3 di sabbia), mentre i tratti in erosione, nel Comune di Fiumicino, tendono
ad espandersi verso Nord, di fronte alla Riserva Coccia di Morto e, ancora, tra La Nave e
Focene.
2.5.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio
Il confronto tra le linee di riva storiche (1944 e 1990) per il tratto 3 mostra
un’alternanza di tratti in erosione e in avanzamento. Le zone con un trend evolutivo più
marcato sono quelle in corrispondenza della foce del Tevere (in erosione) e i tratti di
litorale tra Maristella e la spiaggia di Castel Porziano, il litorale nel Comune di Ardea e
quello in Comune di Anzio, tra Lido dei pini e Lido di Lavinio (in avanzamento).
Con riferimento all’evoluzione più recente, il litorale tra la spiaggia di Castel Fusano e
quella di Castel Porziano risulta ancora in avanzamento, mentre in erosione si presenta il
tratto di costa tra Pantan di Lauro e il confine con il comune di Pomezia. Nei comuni di
Pomezia, Ardea e Anzio non si riscontrano particolari tendenze evolutive, ma solamente
alternanze di tratti in erosione e in avanzamento.
Nella zona di Anzio, tuttavia, la stabilità è legata al versamento, dal 1998 ad oggi, di circa
800.000 m3 di sabbia
La zona di Ostia merita un discorso a parte, in quanto la situazione di sostanziale stabilità
riportata nella tavola è in realtà il risultato di pesanti interventi con opere rigide e
ripascimenti: a partire dal 1997 sono stati versati oltre un milione di metri cubi di sabbia,
prevalentemente all’interno di celle protette da barriere sommerse e pennelli. Il confronto
delle linee di riva, inoltre, non tiene conto dell’approfondimento dei fondali che si è
verificato sul lato esterno della barriera sommersa.
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2.5.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo
Il tratto 4, sia per quanto riguarda l’evoluzione più vecchia (1944-1990) che quella più
recente (1990-2005), si presenta quasi ovunque in erosione, ad eccezione del litorale più a
Nord (tra il porto di Anzio e San Rocco) e del Lido di Latina, a Sud di Foce Verde e fino a
Capo Portiere. Il trend erosivo più evidente si verifica tuttavia nella zona a Nord di Foce
Verde e, soprattutto, immediatamente a Sud di questa.
Il trend evolutivo del litorale tra Capo Portiere e il promontorio del Circeo è più facilmente
valutabile sul lungo periodo, essendo il litorale caratterizzato da un tasso di erosione
inferiore al metro per anno.
In questo tratto di costa sono stati comunque realizzati numerosi interventi di difesa, nella
zona di Nettuno e nel litorale della provincia di Latina; complessivamente sono stati versati
circa 200.000 m3 di sabbia a Nettuno (dopo il 1998), mentre tra Foce Verde e Torre Paola
il quantitativo sale a 550.000, prevalentemente nella zona di Foce Verde.
In questa zona, gli anni successivi al 2005 hanno visto aggravarsi il fenomeno erosivo,
nonostante il ripascimento protetto abbia dato buoni risultati; l’evidente deficit di apporto
solido sta progressivamente estendendo verso Sud l’area in erosione.
2.5.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia
Il confronto tra le linee di riva 1944 e 1990, mette in evidenzia un fenomeno erosivo
diffuso, sia per quanto riguarda il tratto di litorale tra San Felice Circeo e Porto Badino che
per quanto concerne l’arcata litoranea compresa tra il rudere di Torre Gregoriana e la grotta
di Tiberio (comuni di Fondi e Sperlonga).
Nell’ultimo quindicennio, invece, il tratto di litorale ha riacquistato una certa stabilità, ma
solo grazie agli interventi di ripascimento protetto condotti dalla Regione Lazio, per oltre
2.300.000 m3 nel tratto compreso tra S. Felice Circeo e Terracina e per quasi un altro
milione tra Terracina e Sperlonga. Lunghi tratti di litorale, nella zona di S. Felice Circeo,
sono anche protetti con continuità da opere rigide.
2.5.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano
L’evoluzione storica del tratto 6 (Comune di Minturno) mostra, nel periodo 1944-1990,
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un avanzamento del litorale nel tratto più a Nord, tra Faraone e Monte d’Argento, mentre il
litorale più a Sud, fino alla foce del Garigliano, risulta in erosione.
In base al confronto delle linee di riva 1990 e 2005, il litorale si presenta quasi interamente
erosione, con l’eccezione della zona di Marina di Minturno. Considerazioni più precise
verranno però svolte in seguito, nella costruzione del bilancio sedimentario, in quanto
questo tratto di costa è stato oggetto di interventi con opere rigide e ripascimenti a partire
dagli anni ’80, e anche successivamente al 2005; complessivamente a Minturno, dal 1988
ad oggi, sono stati versati oltre 700.000 m3 di sabbia.
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3 IDENTIFICAZIONE DEI TRATTI DI INTERESSE (ATTIVITÀ 4.1)
3.1 DEFINIZIONI
In questo lavoro si vuole superare, almeno in termini dialettici, la concezione di unità
fisiografica che, nel caso del litorale laziale, potrebbe risultare per certi versi fuorviante in
quanto il trasporto solido litoraneo ha dimostrato di possedere, o aver posseduto, una certa
continuità anche a cavallo degli elementi che in passato erano stati utilizzati come limiti
delle diverse unità fisiografiche.
In linea di principio, il tentativo di ricostruzione del bilancio sedimentario della costa
laziale (con riferimento ai soli litorali sabbiosi, pocket beach escluse) prescinderà
dall’effetto dei vari elementi notevoli presenti sulla costa; in altri termini, non si postulerà
che in determinate sezioni il trasporto solido sia nullo, ma si cercherà di valutare la
situazione caso per caso, utilizzando tutti i dati disponibili, ivi incluso anche il bilancio
“apparente” della dinamica dei sedimenti di spiaggia.
Ciò nondimeno, la rappresentazione grafica, la logica di riordino dei dati e la necessità
di procedere per tratti (legata alle esigenze di modellazione e differenziazione del clima
meteomarino) hanno portato a suddividere il litorale laziale in una serie di tratti, che nel
seguito verranno definiti “tratti di interesse” e che troveranno riscontro sia nella
descrizione dei dati e dei risultati, che nella rappresentazione grafica degli stessi nelle
tavole allegate fuori testo e nelle figure (da Fig. 3.2 a Fig. 3.7).
L’applicazione della modellistica per lo studio dell’evoluzione morfologica dei
litorali su scala regionale ha rivelato alcuni limiti nell’attendibilità dei risultati, limiti
intrinsechi della scala adottata; si è reso conseguentemente necessario affrontare il
problema anche in scala più ridotta, suddividendo le coste della regione in 6 tratti nei quali
inserire la rappresentazione schematica delle principali opere che bloccano o parzializzano
il trasporto solido longshore. I 6 tratti individuati, salvo diverse suddivisioni che potranno
essere concordate in base ai risultati preliminari, corrispondono a quelli riportati in Fig.
3.1.
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Tale approccio, dai primi studi preliminari, ha evidenziato risultati più attendibili e
comunque in linea con gli studi di dettaglio effettuati in passato in tale area (che
attualmente rappresentano l’unico tipo di riscontro disponibile). Esso verrà quindi esteso a
tutti i siti individuati, nell’ambito di una integrazione delle attività della presente
Convenzione, estensione oggetto di un Atto Aggiuntivo ad oggi in via di formalizzazione.
Le procedure di calcolo saranno le stesse indicate nella Convenzione Habitat Marini.
Per ciascun tratto utilizzato nella modellazione verrà fornito il trasporto potenziale e reale,
dove per reale si intende quello risultante dall’inserimento nella modellazione della
rappresentazione schematica delle principali opere in grado di interagire con il trasporto
solido litoraneo.
Le simulazioni verranno condotte con riferimento a due diversi intervalli temporali
per i quali siano disponibili i dati necessari.
Fig. 3.1 – Suddivisione in tratti
TRATTO 1
TRATTO 2
TRATTO 3
TRATTO 4 TRATTO 5 TRATTO 6
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3.1.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone
Il tratto di interesse, interno ai confini della Regione Lazio, si estende dal Chiarone al
Mignone per circa 35 km ed è caratterizzato da versi del trasporto solido litoraneo
variabili: nel tratto più settentrionale prevale il trasporto da Nord verso Sud, mentre nel
tratto centrale e meridionale si verificano varie alternanze legate agli apporti solidi fluviali
e all’orografia locale, con particolare riferimento all’affioramento del substrato roccioso
sia sopra che al disotto del livello del mare.
Fig. 3.2 – Tratto 1: dal Chiarone al Mignone
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3.1.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere
Si tratta, in buona sostanza, del tratto settentrionale della cuspide fociva del fiume
Tevere. Il tratto si estende da Ladispoli al fiume Tevere, per circa 30 km complessivi. La
zona di Ladispoli, fino al fosso Cupino, è caratterizzata dalla presenza di affioramenti del
substrato roccioso, sia a terra che, soprattutto, a mare. A Sud del Cupino, la spiaggia
emersa e sommersa è interamente sabbiosa e confina con la retrostante piana alluvionale. Il
trasporto solido è diretto da Nord verso Sud nella zona di Ladispoli, fino al Castello
Odescalchi; verso Sud si entra più propriamente nella cuspide fociva del Tevere, dove il
trasporto solido è divergente e, nel lobo Nord, diretto da Sud verso Nord.
Fig. 3.3 – Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere
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3.1.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio
Si tratta, in buona sostanza, del tratto meridionale della cuspide fociva del fiume
Tevere. Il tratto si estende dal fiume Tevere al Capo d’Anzio, per circa 45 km complessivi.
Dal Tevere al Lido di Lavinio la spiaggia emersa e sommersa è sabbiosa e delimita la piana
alluvionale, mentre dal Lido di Lavinio ad Anzio riprendono gli affioramenti rocciosi nel
basso fondale e in prossimità della riva; a tergo della spiaggia è presente una falesia
tufacea. Il trasporto solido è ovunque diretto da Nord verso Sud.
Fig. 3.4 – Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio
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3.1.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo
Complessivamente si tratta di circa 40 km di costa sabbiosa, in parte antistante falesie
tufacee facilmente erodibili. Il promontorio di Torre Astura separa due sottounità con
caratteristiche morfologiche diverse, ma, almeno in passato, interessate dal flusso di
sedimenti litoranei.
Fig. 3.5 – Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo
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3.1.4.1 Sottounità 4a: da Anzio a Torre Astura
Il tratto di estende per circa 10 km, dal porto turistico di Nettuno a Torre Astura.
La morfologia della costa è simile a quella presente immediatamente a Nord di Anzio, con
frequenti affioramenti del substrato roccioso e presenza di una falesia a tergo della
spiaggia; in questo caso, sulla spiaggia al piede della falesia sono presenti campi di dune,
che purtroppo stanno scomparendo.
3.1.4.2 Sottounità 4b: da Torre Astura al promontorio del Circeo
Il tratto si estende per circa 30 km, differenziandosi, soprattutto in ragione
dell’evoluzione più recente, tra una prima porzione a Nord di foce Verde ed una seconda a
Sud della foce.
La spiaggia tra Torre Astura e foce Verde, in parte caratterizzata dalla presenza della
falesia, versa in condizioni di forte crisi ed è interessata da una serie di interventi di difesa
e opere aggettanti, che di fatto la rendono avulsa dal tratto più a Sud. I fondali sono
caratterizzati da ampi tratti nei quali affiora il substrato roccioso.
Il tratto da foce Verde al promontorio del Circeo, in gran parte interno al perimetro
dell’omonimo Parco Nazionale, è caratterizzato da un litorale sabbioso orlato di dune
(scomparse nel tratto settentrionale più antropizzato) che delimita la pianura dell’Agro
Pontino. I fondali sono privi di affioramenti rocciosi, con l’eccezione dell’estremo
meridionale (Torre Paola).
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3.1.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia
Complessivamente si tratta di circa 28 km di spiagge, separate dal promontorio di
Terracina che, fino alla costruzione del porto (ultimato attorno al 1840), probabilmente
permetteva la continuità del flusso di sedimenti litoranei.
Fig. 3.6 – Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia
3.1.5.1 Sottounità 5a: dal promontorio del Circeo a Terracina
Il tratto si estende per circa 13 km, da San Felice Circeo al porto di Terracina. Il litorale
sabbioso sottende una piana alluvionale centrale e, agli estremi, piane più elevate poste
sopra il gradino della falesia tufacea.
Il tratto più settentrionale è ormai privo di una vera e propria spiaggia ed è interamente
protetto da pesanti opere rigide. Nel tratto centrale, recentemente interessato da forti
fenomeni erosivi, la spiaggia deve la sua esistenza ai ripascimenti ed alle opere rigide. Il
tratto meridionale, alimentato comunque dall’erosione del tratto sopraflutto, è attualmente
abbastanza stabile.
3.1.5.2 Sottounità 5b: da Terracina a Torre Truglia
Il tratto si estende per circa 15 km, dal porto di Terracina a Torre Truglia, e presenta
caratteristiche morfologiche simili alla sottounità precedente.
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3.1.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano
Si tratta di un’unità di modesta estensione, circa 6 km, delimitata a Sud dal confine
regionale, ma in realtà facente parte di un’unità più grande, che si estende fino al monte di
Procida. La spiaggia sabbiosa orla una piana leggermente rialzata che degrada verso la
piana alluvionale del Garigliano, verso Sud.
Fig. 3.7 – Tratto 6: da Scauri al Garigliano
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4 CARATTERIZZAZIONE DEI BASSI FONDALI (ATTIVITÀ 4.2)
4.1 10 ANNI DI ATTIVITÀ DI RICERCA E MONITORAGGIO AMBIENTALE
4.1.1 Mappatura e stato di salute delle posidonie
Una approfondita ricerca bibliografica riguardante gli studi ambientali svolti sui
fondali del litorale laziale e la mappatura e dello stato di salute delle posidonie del Lazio è
stata svolta dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma
“La Sapienza”, nell’ambito del progetto dal titolo “Rilievo e caratterizzazione delle
praterie di Posidonia antistanti alle coste della Regione Lazio e dei principali popolamenti
marini costieri per la realizzazione di una Cartografia dei fondali marini costieri della
Regione Lazio e la predisposizione di un Atlante degli Habitat Marini”. In particolare è
stato raccolto tutto il materiale disponibile sulle praterie di Posidonia e sugli altri habitat
marini presenti lungo le coste del Lazio. Di seguito si riporta una sintesi del rapporto.
Una prima cartografia delle praterie di Posidonia, in scala 1:100.000, è stata effettuata
agli inizi degli anni ’90 dall’Università di Roma La Sapienza su finanziamento della
Regione Lazio (Il Mare del Lazio, 1996). Si rimanda al precedente paragrafo 2.2.2 per una
descrizione sintetica ma esaustiva delle risultanze di tale studio e della mappatura che ne
risulta.
Successive indagini sono state svolte, sempre su scala regionale, tra il 1992 e il 1994
(Diviacco et al., 2001). Diversi lavori hanno poi interessato particolari aspetti dei
popolamenti bentonici costieri dei fondi mobili e duri.
Recentemente, la problematica dell’erosione costiera e dei previsti lavori di ripristino dei
litorali mediante ripascimento con sabbie relitte, ha reso necessario effettuare indagini di
caratterizzazione ambientale dei siti prima del prelievo di sabbie e indagini di
monitoraggio dei siti di ripascimento durante e dopo le opere. Proprio in questo ambito,
grazie alla collaborazione tra Università di Roma e Regione Lazio, è stato possibile
realizzare una cartografia aggiornata (2004 – 2006) di alcune delle praterie di Posidonia
laziali. Si sono così studiate in dettaglio la prateria della zona di Marina di Tarquinia e
quelle comprese tra il Circeo e Sperlonga. Nella successiva Fig. 4.1 viene riportato un
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confronto della cartografia aggiornata con la cartografia de “Il Mare del Lazio”: si può
notare che la Posidonia ha subito una notevole regressione nella zona centrale.
Sempre nell’ambito degli studi sul ripascimento, una serie di indagini hanno
interessato i popolamenti bentonici di diverse aree sabbiose o fangose al largo delle coste
del Lazio, siti di prelievo delle sabbie relitte. In particolare queste aree sono situate al largo
di Montalto di Castro, Torvaianica, Anzio, Sabaudia e Gaeta (vedi gli studi dell’ICRAM).
I fondali duri delle coste del Lazio meridionale sono stati recentemente oggetto di
studio nell’ambito dell’istituzione del Parco Regionale Riviera di Ulisse.
Fig. 4.1 – Praterie di Posidona nel tratto tra il Circeo e Sperlonga:
cartografia de “Il Mare del Lazio” (in alto) e cartografia aggiornata 2004-2006 (in basso)
Sono state caratterizzate in questa occasione le biocenosi bentoniche di Sperlonga,
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Monte Orlando e Gianola (DISAM, 2007).
Nel Lazio meridionale uno studio appena terminato ha evidenziato, basandosi su dati
storici, come le praterie di P. oceanica comprese tra il Circeo e Sperlonga siano regredite di
circa il 60 % della loro estensione dal 1960 ad oggi, con una perdita di circa 4.390 ettari in
poco meno di 50 anni.
Recentemente diverse Regioni italiane hanno messo a punto delle cartografie
aggiornate sulle praterie di Posidonia e sugli altri habitat costieri marini. Il MIATT ha
finanziato la mappatura delle praterie di Posidonia nelle Regioni Liguria (1981; 1991),
Toscana (1981;1991), Lazio (1981; 1991), Campania, (2002-2004), Puglia (1981; 1991),
Sicilia (1999-2002) e Sardegna (2002). La Regione Toscana dispone di una cartografia
delle biocenosi bentoniche in scala 1:100.000 già a partire dal 1993, anche se poi in seguito
aggiornata solo in parte. Analogamente, la Regione Calabria dispone di una buona
descrizione dei propri fondali (1996; 2002-2004).
Una rappresentazione organica di tutte le informazioni disponibili sui fondali marini
sotto forma di un “Atlante” è però disponibili solamente per le coste del Lazio e della
Liguria. La pubblicazione del volume “Il Mare del Lazio” risale oramai al 1996, i
popolamenti bentonici riportati coprono però solo parzialmente i fondali della Regione, ad
esclusione delle praterie di Posidonia. Le carte allegate al volume sono in una scala
piuttosto ampia, 1:100.000.
La Regione Liguria ha pubblicato nel 2007 l’“Atlante degli habitat marini della Liguria”,
suddiviso in un volume di testo con la descrizione dei popolamenti bentonici della costa
ligure e in un volume di cartografia dove, in scala 1:10.000, 83 carte a colori riportano la
distribuzione dei popolamenti di fondo mobile, fondo duro e delle praterie di Posidonia
della Regione.
Nell’ambito del presente progetto è prevista l’analisi delle foto aeree disponibili per
acquisire il dettaglio della zona costiera:sono state acquisite in formato .ecw le fotografie a
colori provenienti dai voli del 1998, del 2005 (Quickbird) e ancora del 2005 (CGR).
Queste foto saranno utilizzate per individuare e delineare i margini superiori delle praterie
di Posidonia ed altre particolari formazioni geomorfologiche eventualmente presenti.
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4.1.2 Ruolo della Posidonia nella difesa delle coste
La presenza di praterie di Posidonia sui fondali comporta una variazione delle
caratteristiche del moto ondoso e della circolazione idrodinamica litoranea, e di
conseguenza del trasporto solido. Alcune interessanti indicazioni sull’interazione tra
praterie di Posidonia Oceanica, clima ondoso ed erosione costiera si possono ricavare
dalle attività svolte dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di
Roma “La Sapienza” e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze Marine,
nell’ambito del progetto NAUSICAA di Beachmed-e.
Le studio svolto, cui ha fatto seguito la pubblicazione di un report nel Dicembre 2007, è
consistito nella ricerca, attraverso l’impiego di osservazioni in situ e l’impiego di idonei
modelli matematici, del ruolo svolto dalla Posidonia Oceanica nell’attenuazione del moto
ondoso e nella modificazione nel trasporto dei sedimenti.
Fig. 4.2 – Area di studio
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In particolare è stato considerato il tratto di costa compreso tra Capo Circeo e
Sperlonga (vedi Fig. 4.2) per cui era stata eseguita una recente campagna di indagine della
prateria di Posidonia (2004-2006, cfr. precedente paragrafo), ed è stata studiata la dinamica
litoranea locale attraverso l’impiego di un modello di circolazione completamente
tridimensionale (ROMS, Shchepetkin and McWilliams, 2005) accoppiato
bidirezionalmente con un modello evoluto di generazione e propagazione di moto ondoso
(SWAN, Booij et al., 1999). Nel modello è stato inoltre implementato un modulo di
mobilizzazione, sospensione e trasporto dei sedimenti e di parametrizzazione della
presenza di Posidonia..
L’effetto della Posidonia sulla circolazione è stato implementato sfruttando la più
recente letteratura sull’argomento (Chen et al.,2007) e le osservazioni raccolte in situ
(densità, altezza e ampiezza della prateria, vedi Fig. 4.3). Per capire la dinamica della
regione di interesse sono state considerate 3 differenti mareggiate (le 2 mareggiate più
severe ricavate dal clima ondoso al largo e una mareggiata “tipica”), e si è proceduto alla
valutazione degli effetti sulla circolazione e sulla potenziale erosione/ deposizione in
presenza e in assenza della prateria di Posidonia.
Dalle simulazioni si è osservato che la presenza di Posidonia sembra contribuire in
particolare alla protezione dell’area “sottoflutto”, in quanto la mobilitazione dei sedimenti
lungo il litorale risulta essere inferiore rispetto al caso in cui la Posidonia è assente.
Ad esempio, nel caso di mareggiate provenienti da Sud-Est, si osserva che la parte
occidentale del Golfo di Gaeta risulta protetta dalla presenza della Posidonia (Fig. 4.4).
Nel caso di mareggiate provenienti da Sud-Ovest, l’effetto di protezione risulta essere
maggiore, in quanto il tratto di litorale di fronte a San Felice Circeo risulta caratterizzato
dalla presenza di una prateria di Posidonia più vasta. In questo caso la mobilitazione di
sedimenti risulta essere inferiore (Fig. 4.5) sia nel settore orientale (“sottoflutto”) che
occidentale (“sopraflutto”).
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Fig. 4.3 – Mappa delle densità delle praterie di P. Oceanica
Fig. 4.4 – Evoluzione morfologica nel caso di mareggiata proveniente da Sud-Est
Erosione
Deposizione
Erosione
Deposizione
In assenza di posidonia
In presenza di posidonia
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Fig. 4.5 – Evoluzione morfologica nel caso di mareggiata proveniente da Sud-Ovest
Erosione
Deposizione
Erosione
Deposizione
In assenza di posidonia
In presenza di posidonia
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4.2 PRESENZA DI AFFIORAMENTI ROCCIOSI
Agli inizi degli anni ’90, su finanziamento della Regione Lazio (Il Mare del Lazio,
1996), l’Università di Roma La Sapienza ha effettuato uno studio approfondito riguardante
la morfologia della piattaforma continentale, corredato da una cartografia, in scala
1:100’000, dei fondi duri. Tale studio, già richiamato nel precedente paragrafo 2.2.1,
riporta i risultati della ricerca riguardante le principali caratteristiche geomorfologiche e
delle caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della piattaforma
continentale.
Nei successivi paragrafi si riporta una breve ma esaustiva descrizione dei risultati
riguardanti la morfologia dei fondali compresi tra la battigia e l’isobata -10 m (piattaforma
continentale interna); tali risultati sono stati inoltre sintetizzati in forma grafica nelle
allegate tavole “Allegato B – Mappatura dei fondali e identificazione dei tratti sabbiosi”.
Il litorale regionale si sviluppa per un totale di 290 km, compresi tra le foci del Fosso
Chiarone, a Nord, e del Fiume Garigliano, a Sud; le spiagge, che costituiscono il 74%
dell’intero sviluppo costiero, sono bordate da cordoni dunari di una certa estensione nel
tratto costiero a Sud del Fosso Chiarone e in corrispondenza dell’Agro Pontino. Alle
spiagge si alternano tratti di costa rocciosa, che solo in alcuni casi costituiscono dei veri
promontori, come quelli di Capo Linaro, Monte Circeo e di Gaeta; negli altri casi originano
aggetti costieri all’interno di più ampie rientranze (come quelli di Terracina o di
Sperlonga) o tratti più o mono articolati di ripe rocciose non molto elevate (come quelli
che si sviluppano tra il Fiume Mignone e Civitavecchia e tra Capo d’Anzio e Torre
Astura).
I fondali compresi fra la battigia e l’isobata di -10 m costituiscono la porzione più interna
della piattaforma continentale, dove maggiormente si esplicano lo azioni del moto ondoso
e delle correnti costiere, responsabili della mobilizzazione e distribuzione dei sedimenti di
spiaggia. Questa fascia risulta quindi la più attiva nell’interazione tra onde, fondale e
trasporto solido; le sue caratteristiche influenzano direttamente la dinamica litoranea e
quindi l’evoluzione dei litorali, n.d.r.. In relazione alle condizioni geomorfologiche del
litorale, la costa è stata suddivisa in 7 settori.
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Il primo settore, esteso per circa 57 km tra la foce del Fosso Chiarone e il promontorio
di Capo Linaro, si presenta come un’ampia falcatura. La fisionomia dei fondali riflette a
grandi linee la morfologia della fascia costiera emersa. Dal Fosso Chiarone sino al Fiume
Marta i fondali sono costituiti da sabbia e presentano una topografia alquanto uniforme,
con isobate parallele alla linea di riva e che denotano una diminuzione graduale delle
profondità verso il largo. Al largo di Punta Morelle e sino a Capo Linaro le isobate
divengono assai articolate, denotando la presenza di un fondale roccioso con rilievi che si
innalzano dal fondo per qualche metro.
Questo fenomeno di affioramento del substrato, tipico del litorale laziale e localmente
noto come “grotto”, si alza dal fondale circostante e aumenta la scabrezza del fondale,
modificando sensibilmente la propagazione delle onde e di conseguenza influenzando il
trasporto solido litoraneo e l’evoluzione della linea di riva, n.d.r..
I rilievi batimetrici e i campionamenti sui fondali hanno messo in evidenza che il
limite interno degli affioramenti rocciosi si mantiene intorno ai - 4 m nella zona più
settentrionale, mentre più a Sud non vi è soluzione di continuità con gli affioramenti di
calcarenite fossilifera cementata e di flysch aranaceo-marnoso presenti in terraferma.
Il limite esterno di questa carena rocciosa giunge sino ai - 25 m. La continuità
longitudinale dei fondali rocciosi è a volte interrotta da incisioni: particolarmente evidente
è quella in corrispondenza del Fiume Marta, ampia circa 1,5 km, che raggiunge i - 15 m.
Il secondo settore, esteso per circa 54 km, fra il promontorio di Capo Linaro e la foce
del Fiume Tevere, ha forma ad arco, ondulato nella sua parte settentrionale per la presenza
di modesti aggetti costieri. Il tratto più settentrionale, per i primi chilometri, presenta
condizioni morfologiche analoghe a quelle del litorale a Nord di Capo Linaro, con il quale
é in continuità litologica. Esso é infatti caratterizzato da una costa frastagliata e rocciosa
costituita da ripe, che si elevano al massimo per qualche metro sulla battigia. Queste
caratteristiche vanno gradualmente esaurendosi verso S. Severa ove si ha un litorale
prevalentemente sabbioso. Questo tratto, tuttavia, non perde completamente le
caratteristiche della costa rocciosa. Da Ladispoli sino alla foce del Fiume Tevere il litorale
è sabbioso e rettilineo.
La morfologia della spiaggia sommersa risente di quanto presente lungo la fascia costiera e
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così fondali rocciosi e articolati fronteggiano il litorale di S.Marinella, S.Severa,
Macchiatonda, Torre Flavia e Palo, giungendo ad interessare profondità attorno ai 20 m.
Dalla foce del Fiume Tevere sino a Capo d’Anzio il litorale, per la presenza della
cuspide deltizia, ha andamento blandamente falcato, con la concavità maggiormente
accentuata nella sua porzione più settentrionale. La costa, il cui sviluppo totale è di 49 km,
è rettilinea e formata prevalentemente da spiagge. All’altezza del Lido di Lavinio si delinea
una ripa rocciosa al cui piede è presente una spiaggia ristretta e discontinua.
Immediatamente dietro la spiaggia, la falesia si innalza sul mare, con quote che variano fra
i 10 e 20 m, e si prolunga sin oltre Capo d’Anzio.
Da Capo d’Anzio sino al promontorio del Monte Circeo, il litorale, che sottende la
fascia terminale Sud-orientale della estesa pianura dell’Agro Pontino, è suddiviso dalla
punta di Torre Astura in due falcature con estensione e caratteristiche morfologiche
diverse. Il tratto più occidentale, esteso circa 14 km, è caratterizzato dalla prosecuzione,
sino a Torre Astura, della ripa rocciosa presente anche lungo la costa a Nord di Anzio. Alla
base della ripa si localizza un’esile spiaggia lungo la quale, oltre ai due porti, sono presenti
diverse scogliere parallele realizzate a protezione del litorale. Oltre l’abitato di Nettuno la
ripa va gradualmente abbassandosi di quota sino ad arrivare a 6 m a Torre Astura e,
contemporaneamente, tende ad allontanarsi dalla linea di riva. Fra Torre Astura ed il
promontorio del Monte Circeo si estende, per circa 33 km, una spiaggia sabbiosa limitata
da cordoni dunari che gradualmente s’innalzano sempre più sul mare, sino a raggiungere
quote superiori ai 20 m presso Torre Paola.
Il litorale che si sviluppa per circa 58 km, tra i promontori del Monte Circeo e di
Gaeta, ha forma di arco lievemente asimmetrico, la cui morfologia nel tratto Terracina-
Gaeta mostra caratteri diversi rispetto a quelli del resto della costa laziale. Qui infatti, i
contrafforti meridionali delle dorsali dei monti Ausoni e Aurunci giungono sino al mare,
conferendo quindi al litorale i caratteri di una costa alta e frastagliata con vere e proprie
falesie e pocket beaches.
La zona più occidentale del tratto é formata da parte della costa alta del promontorio
del Monte Circeo e dalla spiaggia sabbiosa che da San Felice Circeo si estende sino a
Terracina, corrispondente al limite Sudorientale dell’Agro Pontino (Evangelista et al.,
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1983).
Fra i promontori di Terracina e di Gaeta si sviluppa dapprima, per circa 16 km, la
spiaggia della piana di Fondi, bordata per buona parte della sua lunghezza dal cordone
dunale attuale (D’Alessandro et al, 1986). Dopo Sperlonga, alla spiaggia succede una costa
alta e frastagliata lungo la quale, in corrispondenza di insenature, sono ubicate le pocket
beaches.
I fondali rocciosi che circondano il promontorio del Monte Circeo portano a un
sensibile aumento delle pendenza rispetto ai valori delle zone sabbiose adiacenti. Questa
differenza diventa molto più marcata a profondità maggiori di -10 rn, soprattutto nel settore
più occidentale del promontorio, al traverso della Grotta della Maga Circe. Fondali rocciosi
e acclivi sono presenti in prossimità di Terracina e di Sperlonga.
L’andamento della topografia sommersa risulta quindi chiaramente condizionato
dall’assetto morfologico della fascia costiera emersa: in corrispondenza delle spiagge
sabbiose, che si estendono fra San Felice Circeo e Terracina e fra Terracina e Sperlonga, i
fondali digradano regolarmente con pendenze medie dello 1,4% e sono presenti più ordini
di barre, delle quali la più interna e sempre molto festonata.
Il settore che si sviluppa fra il promontorio di Gaeta e la foce del Fiume Garigliano,
per circa 24 km, corrisponde quasi completamente al Golfo di Gaeta. L’assetto naturale di
questa fascia costiera è profondamente alterato da un’intensa antropizzazione. Dal
promontorio di Gaeta fino a Formia la costa è interamente occupata da strutture portuali,
mentre Formia sino al Garigliano l’urbanizzazione, con l’eccezione de1l’aggetto roccioso
di Monte Scauri, si spinge sin quasi alla linea di riva, come in prossimità di Monte
d’Argento.
I fondali ad Est di Monte Scauri sono chiaramente influenzati dagli apporti del Garigliano,
del cui apparato deltizio costituiscono parte dell’ala destra; al contrario scarso o quasi nullo
è 1’apporto di sedimenti verso i bassi fondali dell’arco costiero Gaeta-Monte Scauri, che
infatti si configura come un’unità fisiografica a sé stante, in quanto gli scambi lungo riva
con le aree adiacenti, almeno sino ai -10 m, sono impediti dagli aggetti costieri che lo
delimitano (da verificare. n.d.r.).
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5 SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI RELATIVI AGLI APPORTI SOLIDI FLUVIALI (ATTIVITÀ 4.4)
5.1 RICERCA DEI DATI STORICI
Diversi studi sono stati eseguiti negli ultimi anni sul regime idraulico dei corsi fluviali
della Regione Lazio. Purtroppo, se si cerca di quantificare gli apporti di sabbia e ghiaia
utili al mantenimento dell’equilibrio delle spiagge, ci si scontra con diverse problematiche
legate alla difficoltà nella realizzazione di rilievi e/o misure che possano effettivamente
garantire la rappresentazione del fenomeno di trasporto solido fluviale.
La presente ricerca ha l’obiettivo di reperire i dati già presenti in bibliografia ed effettuarne
una analisi critica al fine di estrapolare quelli che effettivamente costituiscono una base
utile per la valutazione dei bilanci sedimentari della fascia costiera che saranno oggetto
delle future attività di questa Convenzione.
Nella prima fase di ricerca bibliografica, CNR-ISMAR ha avviato ad aprile 2009 una
serie sistematica di richieste formali per il reperimento dei dati disponibili presso le
strutture operative nella gestione dei bacini fluviali del territorio laziale.
La ricerca ha coinvolto 4 Consorzi di bonifica (Maremma etrusca, Tevere ed Agro
Romano, Agro Pontino, Sud Pontino), le Province di Roma, Latina e Viterbo, le Autorità
di Bacino del Tevere, Fiora e della Regione Lazio, per un totale di 10 strutture operative.
Ad oggi hanno risposto alla richiesta di dati soltanto le Autorità di Bacino del Fiora e del
Tevere, ma sostanzialmente nessuna di esse ha fornito dati utili per lo svolgimento di
questa attività.
In assenza di altre fonti di dati utili, si è scelto di analizzare gli studi già pubblicati,
frutto di precedenti attività di ricerca e progettazione, tutti commissionati dalla Regione
Lazio.
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Tra le varie pubblicazioni disponibili, sono state ritenute utili per il presente studio le
seguenti:
- “Il Mare del Lazio”
Pubblicato nel 1996, questo studio, oltre che rappresentare una sintesi di tutti gli
studi effettuati nel territorio regionale fino a quel momento, riporta una stima dei
volumi di sedimenti fluviali utili (cioè aventi granulometria affine a quella delle
spiagge, in altri termini il trasporto di fondo) alla alimentazione delle coste laziali.
Questo studio prende come riferimento dati di prelievi di torbida effettuati sul
campo, provenienti da una campagna di prelievi eseguita nel 1990 in vari bacini del
Lazio. I dati di torbida, associati ai valori delle portate liquide, forniscono una stima
delle portate solide, e permettono di stimare i volumi di apporto solido al litorale.
Questo dato è uno degli elementi utili alla determinazione dell’equazione del bilancio
sedimentario litoraneo. Complessivamente, sul litorale laziale si stima un apporto
solido di 563.000 m3/anno, circa 2 m3/m anno (cui, nella situazione attuale, vanno
detratti i volumi che vanno a interrire dighe e sbarramenti di ritenuta e quelli che si
perdono verso il largo in corrispondenza delle foci armate, n.d.r.).
- Operazione Quadro Regionale “BEACHMED-e”, Sottoprogetto GESA.
Pubblicato nel 2008, questo studio fornisce una stima della riduzione annuale della
capacità di accumulo degli invasi a monte di alcune barriere presenti sui maggiori
corsi d’acqua laziali. In particolare, lo studio è stato condotto per 10 barriere presenti
nel Bacino del Tevere, una del Fiume Fiora e una del Fiume Liri. Il modello di
calcolo dell’S.C.S., anche detto “Curve Number”, sulla base di dati provenienti dal
modello idrologico, definisce le perdite di capacità di accumulo degli invasi e quindi
la loro vita rimanente. Prendendo in considerazione gli apporti solidi intrappolati
nelle tre dighe di San Liberato (Tevere), Vulci (Fiora) e S. Eleuterio (Liri-Gariglano),
che sono le uniche nell’ambito dello studio GESA, non intercettate prima della foce,
si ha un totale di 1,8 milioni di m3/anno (vedi nelle tabelle di seguito i dettagli).
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66
- Annali idrologici dell’Ufficio Idrografico della Regione Lazio, sito web www.idrografico.roma.it.
I valori idrometrici dei bacini del Lazio sono pubblicati dal 1994 al 1997. Più
aggiornati sono i valori di portata liquida del Fiume Tevere alla stazione di Ripetta.
I dati non sono utilizzabili ai fini della determinazione degli apporti solidi fluviali,
anche se una interessante correlazione in questa stazione è stata dimostrata nello
studio “Il mare del Lazio”. I dati saranno utilizzati a livello qualitativo per fare
alcune considerazioni generali sulle variazioni dei regimi di portate liquide negli
ultimi 20 anni.
Un elemento che ha caratterizzato questa ricerca è la disomogeneità dei dati
disponibili, sia nella forma di reperimento del dato che nella metodologia di elaborazione.
Il primo sforzo è stato quello di rendere i dati il più possibile omogenei tra loro.
I dati estrapolati dai relativi studi di riferimento sono di seguito riportati (da Tab. 5.1 a
Tab. 5.12), suddivisi per bacini di appartenenza e ordinati in sequenza geografica da Nord
verso Sud.
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67
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato
Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,
1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida Media
7,81 m3/s
La portata media è misurata in una stazione
alla quota zero a Montalto di Castro nel periodo dal
1964 al 1980 (Area del bacino 818 km2)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida annua
570 t/km2/anno
Dato proveniente dallo Studio ERSAL (Ente
Regionale Sviluppo Alto Lazio, 1984)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida media anno 1990
3,83 m3/s
Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 200
t/km2/anno
Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
5.800 m3/anno
Valore stimato in funzione della curva di van Rijn
1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in
sospensione) OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Apporto Solido annuale a Vulci
0,39 milioni di tonnellate
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Perdita di capacità della diga di Vulci
9,6 milioni di m3
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
Tab. 5.1 - Bacino del Fiume Fiora
Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine
Castello 1364/A 30122 VENEZIA
68
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 220 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
9.000 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.2 - Bacini minori tra Fiora e Marta
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato
Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,
1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida Media
7,33 m3/s
La portata media è misurata in una stazione
alla quota 48 m alla Centrale di Traponzo nel periodo dal 1940 al 1972
(Area del bacino 851 km2)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida media anno 1990
4,32 m3/s
Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 240
t/km2/anno
Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
43.000 m3/anno
Valore stimato in funzione della curva di
van Rijn 1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in sospensione)
Tab. 5.3 - Bacino del Fiume Marta
Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine
Castello 1364/A 30122 VENEZIA
69
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 240 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
1.500 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.4 - Bacini minori tra Marta e Mignone
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato
Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,
1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida Media
2,19 m3/s
La portata media è misurata in una stazione ubicata nei pressi di Rota alla quota di 110 m, nel
periodo dal 1964 al 1975 (Area del bacino 220 km2)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 682
t/km2/anno
Studio ambientale del bacino del Mignone
dell’Istituto di Geologia per la Provincia di Roma e il Comune di Viterbo
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida media anno 1990
1,05 m3/s
Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 10
t/km2/anno
Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
800 m3/anno
Valore stimato con curva di van Rijn 1991
(trasporto di fondo pari al 20% di quello in
sospensione)
Tab. 5.5 - Bacino del Fiume Mignone
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70
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 22 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
2.000 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.6 - Bacini minori tra Mignone e Arrone
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida media anno 1990
1,07 m3/s
Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 34
t/km2/anno
Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.
Misure di portata con correntometro associata a
prelievi di torbida
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
2.700 m3/anno
Valore stimato in funzione della curva di
van Rijn 1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in sospensione)
Tab. 5.7 - Bacino del Fiume Arrone
Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine
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71
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Boni, Petitta, Preziosi, Sereni, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida Media
225 m3/s
La portata media è misurata in una stazione alla quota
zero a Roma nel periodo dal 1941 al 1980 (Area bacino
16.545 km2)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata Torbida media annua
Periodo 1951-1960
250 t/km2/anno
Misure di torbida eseguite dal servizio Idrografico del
Ministero dei Lavori Pubblici (bacino effettivo
8.500 km2).
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
350.500 m3/anno
Valore stimato in funzione della curva di van Rijn 1991
(trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in
sospensione) OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Apporto Solido annuale a San
Liberato
2,1 milioni di tonnellate
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Perdita di capacità della diga di S.
Liberato
5,6 milioni di m3
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
Tab. 5.8 - Bacino del Fiume Tevere
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 330 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume di materiale solido utile affluente al
litorale
50.900 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.9 - Bacini vari tra Tevere e Pianura Pontina
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72
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 150 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume solido utile affluente al
litorale
45.000 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.10 - Bacini vari tra Pianura Pontina e Fondi
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info
Portata torbida 250 t/km2/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume solido utile affluente al
litorale
8.800 m3/anno
Valore di tentativo data l’assenza di misure
Tab. 5.11 - Bacini vari tra Fondi e Garigliano
Studio di riferimento e fonte di pubblicazione
Descrizione dato Dato utile
Metodologia di acquisizione ed
elaborazione del dato Il mare del Lazio
(Boni, Petitta, Preziosi, Sereni, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Portata liquida Media
123 m3/s
La portata media è misurata in una stazione alla quota 2 m a Suio inel periodo dal
1933 al 1942 (Sup. bacino 4.763 km2)
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 250
t/km2/anno Valore stimato di tentativo
data l’assenza di misure
Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)
fonte www.cm-gizc.info
Volume solido utile affluente al
litorale
42.700 m3/anno
Valore stimato di tentativo data l’assenza di misure
OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Univ. degli Studi di Roma “Tor Vergata”
(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Apporto Solido annuale a
Sant’Eleuterio
1 milione di tonnellate
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA
Università di Roma “Tor Vergata” (P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)
Perdita di capacità della
diga di S. Eleuterio
0,88 milioni di m3
Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il
modello S.C.S.
Tab. 5.12 - Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano
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73
Dagli annali idrologici del Lazio si è estrapolato il dato riguardante il valori di portate
liquide medie e massime annuali dal 1921 al 2008. Si riporta di seguito il grafico elaborato
dall’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Lazio.
Fig. 5.1 – Portate annuali all’idrometro di Ripetta (Fiume Tevere). Dati dell’Ufficio Idrografico e
Mareografico della Regione Lazio (www.idrografico.roma.it)
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74
5.2 SINTESI E CONCLUSIONI
Nel complesso, i risultati di questa ricerca bibliografica dei dati relativi agli apporti
solidi fluviali evidenziano una effettiva carenza di dati di campo, che incide negativamente
sulla qualità ed attendibilità delle stime effettuate, anche se corredate di metodologie del
tutto coerenti con il fenomeno studiato.
Si è registrata una buona attività di monitoraggio dei valori di portata liquida,
soprattutto per il bacino del Tevere, aggiornata alle date attuali. Al contrario, va
sottolineata la carenza di dati di torbida, utile alla definizione del trasporto solido fluviale,
quindi alla stima del trasporto solido di fondo, utile all’alimentazione delle spiagge.
Risultano praticamente assenti i prelievi di torbida, tranne che in un periodo limitato nel
1990. Questo tipo di informazioni, oltre che utili per la valutazione ed interpretazione
diretta del fenomeno, sono indispensabili per la validazione degli strumenti di calcolo
adottati, che in questo settore sono spesso utilizzati per fare fronte all’assenza dei dati di
base.
Secondo i dati pubblicati dallo studio “Il Mare del Lazio”, i corsi d’acqua del Lazio
riversano sul litorale 563.000 m3/anno di sedimenti (trasporto di fondo ottenuto come
porzione del trasporto solido in sospensione secondo le relazioni di van Rijn, 1991), circa 2
m3/m anno, utile per l’alimentazione delle spiagge. Questi dati sono basati su prelievi di
torbida effettuati nell’arco dell’anno 1990 lungo i corsi d’acqua minori. Il dato relativo al
Tevere, che ricopre quasi il 65% del dato totale, è riferito a misure di torbida eseguite dal
servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici nel decennio 1951-1960. Il valore
stimato per il bacino del Liri-Garigliano, come per altri fiumi minori, deriva da una stima
data a tentativo per mancanza di dati di campo. I dati, comunque, prescindono dalla
presenza di dighe e sbarramenti di ritenuta, che fanno sì che la capacità di trasporto sia
assai inferiore al trasporto reale.
Lo studio condotto nell’ambito del Progetto GESA per la valutazione delle capacità di
accumulo delle Dighe del Lazio, è basato su modelli idrologici di piena e non su dati reali
misurati in campo. I risultati dello studio sono supportati dal modello del Soil Conservation
Service (S.C.S.) o Curve Number, di vasto utilizzo in campo internazionale, e confortati da
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75
una verifica con dati reali prelevati in campo, ma solo nel sito della Diga di Corbara sul
Tevere e per un periodo relativo al decennio 1951-1962. I dati sulle uniche tre Dighe non
intercettate prima delle relative foci, San Liberato (Tevere), Vulci (Fiora) e S. Eleuterio
(Liri-Gariglano), forniscono un totale di 1,8 milioni di m3/anno di apporti solidi intercettati
a monte degli sbarramenti.
I dati estratti dagli annali idrologici dimostrano come le portate liquide medie annuali
registrate alla stazione di Ripetta sul Tevere hanno avuto una diminuzione, seppur
modesta, negli ultimi 20 anni. Si registra inoltre una tendenza, nei complessivi 87 anni di
dati pubblicati dall’Ufficio Idrografico e Mareografico, alla diminuzione della frequenza di
annualità con portate massime superiori a 1.000 m3/s. Si passa da 9 annualità nel decennio
1921-1931 a 4 annualità nel decennio 1998-2008 (fig. 5.1). Tale differenza, tuttavia, è
probabilmente legata all’effetto di laminazione degli invasi presenti a monte; la stessa
portata media potrebbe in una certa misura risentire dei maggiori prelievi ad uso agricolo,
industriale ed idropotabile. Va comunque rimarcato che la laminazione delle piene e la
riduzione delle portate di picco è un altro elemento a sfavore della capacità di trasporto di
sedimenti grossolani da parte del corso d’acqua.
Anche se poco confrontabili, perché ottenuti con metodologie differenti ed in sezioni
differenti, i dati prodotti da questi due studi potrebbero ricondurre allo stesso ordine di
grandezza per la quantificazione del fenomeno in atto. Infatti, se al volume di apporto
solido ottenuto da “GESA” si applica lo stesso coefficiente di riduzione applicato dal
“Mare del Lazio” secondo le curve di van Rijn (0,2÷0,3) per stimare il trasporto di fondo
utile al litorale, e si tiene conto che si sta trascurando circa un 30% di apporto solido (corsi
minori), si ottiene un dato numericamente molto vicino a quello pubblicato da “Il Mare del
Lazio”. Sembra comunque ragionevole pensare che qualsiasi dato di trasporto solido,
stimato con l’utilizzo di dati di base da campo ottenuti prima degli anni ’90, non può essere
rappresentativo dell’attuale fenomeno di apporto naturale e di quello che verrà, soprattutto
in considerazione del fatto che già negli ultimi venti anni si è registrato un trend in
diminuzione dell’entità degli eventi massimi di piena e che nel futuro, l’effetto diretto dei
cambiamenti climatici sul sistema idrogeologico, non può che ulteriormente modificare i
fenomeni di regimazione attualmente in corso.
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76
5.3 SVILUPPI FUTURI
L’aspetto più importante, ai fini di una Gestione Integrata delle Zone Costiere è la
valutazione del deficit di sedimenti legato all’interrimento degli invasi artificiali e la
ricerca dei volumi di sedimenti potenzialmente sfruttabili, ma intrappolati a monte delle
sezioni di sbarramento dei corsi d’acqua. Questa porzione di sedimenti potrebbe essere
utile per il ripascimento dei litorali? In che misura? Con quali trattamenti? Con che mezzi
di trasporto? A quali costi? In una situazione di repentino cambiamento della morfologia
delle coste per effetto dell’erosione, queste sono le domande alle quali l’amministrazione
regionale dovrà dare risposta nel prossimo futuro, per garantire la sicurezza del territorio e
per permettere all’industria turistico-balneare di continuare a prosperare.
Il primo passo sarebbe ovviamente quello di approfondire la conoscenza del fenomeno
studiato attraverso un rilievo sistematico del volume degli invasi ed una programmazione
metodica di regolari campagne di prelievo dei dati di campo sui corsi d’acqua.
Data la correlazione dimostrata tra le portate liquide e le misure di torbida effettuate
sul Tevere nella stazione di Ripetta (Il Mare del Lazio) negli anni ‘60, un approfondimento
futuro potrebbe riguardare un aggiornamento dei dati di portata solida tramite i valori di
portata liquida media registrata negli ultimi anni in questa stazione. Anche per i corsi
minori, un approfondita valutazione della correlazione tra portate solide e liquide potrebbe
essere effettuata sui dati rilevati nel 1990 e pubblicati da “Il Mare del Lazio”.
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77
6 ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI RELATIVE ALLA UBICAZIONE ED ALLA CONSISTENZA DI RIPASCIMENTI, DRAGAGGI ED OPERE RIGIDE DI RILEVANTE ENTITA’ (ATTIVITÀ 4.5)
6.1 INQUADRAMENTO DEGLI INTERVENTI
La ricerca dei dati relativi agli interventi di difesa del litorale laziale risalgono alla
banca dati regionale disponibile presso il centro di monitoraggio GIZC della Regione
Lazio. La banca dati fornisce informazioni relative agli interventi realizzati dal 1980 al
2007. Allo stato attuale, non si hanno a disposizione riferimenti significativi per gli
interventi realizzati prima del 1980 e dopo il 2007.
Gli interventi di difesa realizzati sul territorio costiero della Regione Lazio possono
essere suddivisi in tre periodi, caratterizzati ognuno da differenti politiche di
programmazione e differenti modalità operative di intervento sul territorio.
Nella seguente Tab. 6.1 sono descritti tutti gli interventi di difesa costiera realizzati nel
territorio laziale nel periodo 1980-2007, inseriti in ordine geografico da Nord verso Sud.
Una ulteriore suddivisione della tabella è stata creata in funzione dei 6 tratti di interesse in
cui è stato suddiviso il litorale nell’ambito di questo studio.
6.1.1 Prima del 1980
Il periodo è caratterizzato da interventi gestiti a livello di amministrazione statale
centrale. Le regioni non avevano la competenza in materia di difesa delle coste e la
programmazione e gestione degli interventi viene gestita dall’Ufficio del Genio Civile
OO.MM. competente per zona. Per questo periodo non si dispone di una bibliografia di
riferimento che consenta la ricostruzione e quantificazione degli apporti di sedimenti
artificiali, che talvolta sono anche stati consistenti.
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78
6.1.2 Dal 1980 al 1998
Questo periodo è considerato un periodo di transizione tra la gestione centralizzata e
quella regionale. Si registra una serie di interventi gestiti ancora a livello centrale, mentre
la Regione Lazio, grazie allo studio generale sul regime delle spiagge del Lazio,
commissionato allo Studio Volta, avvia una fase di programmazione degli interventi. In
questa fase le Regioni hanno la possibilità di intervenire solo in modo sperimentale e con
modalità estremamente limitative (“Studio Volta”, 1980). Un esempio è il progetto pilota
realizzato sul litorale di Terracina nel 1982.
6.1.3 Dopo il 1998
La competenza sulla difesa delle coste è affidata in modo definitivo ed operativo alle
Regioni. Tranne pochi casi, in cui è stato necessario intervenire per “somma urgenza”, gran
parte degli interventi realizzati in questo periodo sono stati avviati in seguito ad una attività
di programmazione. La progettazione delle opere è affidata agli uffici tecnici
dell’Amministrazione regionale. Questo periodo è stato caratterizzato da una particolare
attenzione alle tematiche ambientali, sia per gli effetti degli interventi sui siti di prelievo
delle sabbie di prestito, sia per l’ambiente circostante alla spiaggia soggetta a ripascimenti.
Caratteristica di questo periodo è una consapevolezza da parte della Amministrazione
regionale di poter gestire la salvaguardia del litorale ad una scala maggiore di quella locale,
permettendo una ottimizzazione delle risorse, ingenti per questo tipo di interventi, e
favorendo un significativo abbattimento dei costi realizzativi (pressoché dimezzati rispetto
a interventi analoghi eseguiti sul territorio nazionale, con distanze e profondità di prelievo
comparabili). Questo approccio è tipico della Gestione Integrata delle Zone Costiere. Un
esempio è dato dal progetto realizzato nel Sud Pontino tra il 2005 ed il 2007, che ha
coinvolto contemporaneamente 5 differenti Amministrazioni comunali, più di 12,8 km di
costa da proteggere, circa 2,6 milioni di m3 di sabbia di ripascimento, per un totale di circa
32 milioni di euro.
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Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di
ripascimento (m3)
Inizio Impresa Esecutrice
Anno fine lavori
Descrizione intervento
Tarquinia Progetto generale del
riequilibrio della spiaggia di Tarquinia
1° e 2° 3°A 3°B
49.200 59.000 21.600
1990 1996 1999
FERRARASALES
FERRARA
1995 1998 1999
Pennelli e ripascimento
Tarquinia (Porto
Clementino) Somme urgenze 1° e 2° 11.000 2001 D'Orazio
(Roma) 2001 Pennelli e ripascimento
Tarquinia 78.000 Pennelli e ripascimento
Tarquinia Intervento di
Tarquinia Lido tratto di 1.500 m
570.000 2003 Rhode Nielsen 2004
Ripascimento con rivisitazione
delle opere di difesa esistenti
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 1 788.800 Lunghezza spiagge 75 km (apporto artificiale medio 11 m3/m)
Ladispoli
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di
Ladispoli (TorreFlavia) tratto di
1650 m
540.000 2003 SIDRA (Roma) 2003
Ripascimento protetto con
pennelli esistenti rifioritura a cura del Min.LLPP
OO.MM
Fiumicino (Focene)
Opere di difesa e riequilibrio del litorale a Nord della Foce del
Tevere
1° 2°
0 135.000
1995 1999
CIR (Ferrara) SALES (Roma)
1999 1999
Pennelli e barriera soffoltaRipascimento
Fiumicino
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di
Focene tratto di 1.500 m
407.942 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento
Fiumicino Intervento di Focene Fiumicino tratto di
1.400 m 389.000 2004 2004
Completamento della barriera soffolta zona
radar ed esecuzione di un
pennello centrale
Fiumicino Intervento di Isola Sacra Fiumicino --- 2004 2004
Rifioritura delle scogliere esistenti
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 2 1.471.942 Lunghezza spiagge 30 km (apporto artificiale medio 50 m3/m)
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80
Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di
ripascimento (m3)
Inizio Impresa Esecutrice
Anno fine lavori
Descrizione intervento
Roma (Ostia) Lavori a difesa del Litorale di Ponente
1°-2°A 2°B-4°
250.000 96.400
1997 1999
SALES (Roma)
MARINO LAVORI (Napoli)
1998 2000
Pennelli soffolti e ripascimento. Ripascimento spostato sul
litorale di Ostia Centro
Roma (Ostia) Ricostituzione del
litorale di Ostia Levante
1.000.000 1999 SIDRA (Roma) 1999
Ripascimento morbido con prelievo di
sabbia da cava marina
Roma (Ostia)
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di Ostia centro tratto di
1.300 m
306.500 2003 SIDRA (Roma) 2003
ripascimento protetto da
barriera soffolta e pennelli
Roma (Ostia)
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di
ostia levante tratto 450 m
130.500 2003 SIDRA (Roma) 2003
ripascimento morbido e difesa
morbida con tecniche di drenaggio
Roma (Ostia)
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di ostia levante tratto di 600 m (regione lazio )
227.900 2003 SIDRA (Roma) 2003
Ripascimento morbido e
difesa morbida con tecniche di
drenaggio
Roma (Ostia)
Manutenzione straordinaria del litorale di Ostia
Levante(Comune di Roma) dal canale dei
Pescatori allo stabilimento Venezia.
240.000 2005 SIDRA (Roma) 2005
Ripascimento morbido
integrazione per l'installazione del sistema di difesa B.MS.
Anzio Refluimento
dragaggio su litorale di ponente
80.000 1998 GATTI (Roma) 1999
Ripascimento con materiale di
dragaggio
Anzio Progetto Generale di difesa del litorale 2°A 0 1998
LAVORI MARITTIMI E DRAG. (Venezia)
2000 Solo scogliere
Anzio 120.000
Ripascimento con materiale di dragaggio del
porto
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Anzio in appalto 400.000
Ripascimento con materiale di dragaggio del
porto
Anzio 199.000 2003 SIDRA (Roma) 2003
ripascimento morbido di cui:Area 3
113.000 m3 L = 660 m
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 3 3.050.300 Lunghezza spiagge 45 km (apporto artificiale medio 66 m3/m)
Nettuno Progetto Generale di difesa del litorale 1°-2° 112.000 1998 IGECO
(Lecce) 2001 Barriera e ripascimento
Nettuno 92.000 Barriera e ripascimento
Latina (Foce Verde) Somma urgenza 25.000 1998 1999 Ripascimento
Latina (Foce Verde - Rio Martino)
Riequilibrio spiagge Foce Verde – Rio
Martino 1° 75.000 1986 GATTI
(Roma) 1992 Ripascimento
Latina Intervento di Foce
Verde protezione Foce Mascarello
150.000 2003 Ripascimento
Protetto da barriere soffolte
Latina
Prog. Generale dell'arco Latina
Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Foce
Verde Capo Portiere
1° 75.000 1989
Ripascimento, 2 setti sommersi
in sacchi di tessuto
poliammidico riempiti di sabbia con radice in scogliera
Latina
Prog. Generale dell'arco Latina
Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Foce
Verde Capo Portiere
1° 40.000 1990/1991 Ripascimento
Sabaudia (Rio Martino -
T.re Paola)
Prog. Generale dell'arco Latina
Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Rio
Martino - T.re Paola
2° 70.000 1989 Ripascimento
Sabaudia (Rio Martino)
Riequilibrio spiagge Foce Verde – Rio
Martino 2° 113.000 1986 SOCOMAR 1992 Ripascimento
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 4 752.000 Lunghezza spiagge 40 km (apporto artificiale medio 19 m3/m)
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Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di
ripascimento (m3)
Inizio Impresa Esecutrice
Anno fine
lavori
Descrizione intervento
Terracina ( Pto Badino/
Pto Terracina)
Prog.Pilota Dir.tec. Genio civile
OOMM_tratto di costa_porto di
terracina alla foce del portatore
1° Intervent
o 200.000 1980 1982
Versamento e N°3 setti sommersi
S. Felice Circeo-
Terracina (Badino-
Sisto)
Riequilibrio spiagge Badino - Sisto
1°-2° 3°
150.000 150.000
1990 1990
CARPINETO
LEONE & OTRANT
O
1994 1995 Ripascimento
Terracina (Foce Sisto)
Riequilibrio spiaggia in sinistra Foce Sisto 20.000 1998 2000
Pennelli soffolti e
ripascimento S. Felice Circeo
Terracina (Badino-
Sisto)
Riequilibrio spiaggia in destra Foce Sisto 92.700 1999 2000
Pennelli soffolti e
ripascimento
Terracina (Foce Sisto)
Completamento intervento sinistra
Foce Sisto 67.300 1999 2000
Pennelli soffolti e
ripascimento
Terracina (Foce Sisto)
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di F.Sisto tratto Nord di
1000 m (regione lazio )
220.000 2003 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento
Terracina (Foce Sisto)
Lavori di difesa e ricostruzione dei
litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),
Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di F.Sisto tratto sud di 400 m (regione lazio
)
70.000 2003 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento
Terracina (SX Pto Badino)
Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
322.600 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento
1650 m
Terracina (SX Foce
Sisto)
Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
613.100 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento
2600 m
Terracina (DX Foce
Sisto)
Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
435.000 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento
1650 m
Terracina, Fondi
Sperlonga
Riequilibrio spiagge T. Truglia -
T.Gregoriana 1° 110.000 1996 FERRARA 2000
Pennelli soffolti e
ripascimento Terracina
(Torre Riequilibrio spiagge
T. Truglia - 2° 80.000 1999 FERRARA 2000 Pennelli soffolti e
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Gregoriana -Foce
Canneto)
T.Gregoriana ripascimento
Fondi (da
F.Canneto a T.re Truglia)
110.000 2000 2000 Ripascimento
Fondi Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
580.000 2006 SIDRA (Roma) 2007
Ripascimento 2200 m + Pennelli
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 5 3.220.700 Lunghezza spiagge 28 km (apporto artificiale medio 115 m3/m)
Formia (Vindicio) 150.000 1986 RIZZI 1991 Ripascimento
Formia (Vindicio)
Prog. Generale Arco di costa compreso tra la foce del torrente Itri e le scogliere di
Capoosele
1° 175.000 1988 Versamenti e
pennelli in sacchi a levante
Formia Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
100.000 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento
Minturno (Scauri) 85.000 1986 GATTI
(Roma) 1991 Ripascimento
Minturno (Scauri)
Prog. Generale di 1° stralcio
esecutivo_Arcodi costa interessato Monte d'Argento _Porto di Scauri
1° 110.000 1987 1988
N°2 Setti Sommersi in
sacchi di tessuto
poliammidico riempiti di sabbia con radice in
scogliera_versamenti di
materiale di ripascimento e rafforzamento setti sommersi
Minturno Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino
506.531 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento e
pennelli
TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 6 1.126.531 Lunghezza spiagge 20 km (apporto artificiale medio 55 m3/m)
TOTALE LITORALE LAZIALE (1980-2007) 10.410.273
Tab. 6.1 - Elenco degli interventi di ripascimento effettuati sul territorio laziale dal 1980 al 2007
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6.2 SUDDIVISIONE DEGLI INTERVENTI PER TRATTI DI INTERESSE
Dal 1980 al 2007 sono stati realizzati ripascimenti per un totale di 10,4 milioni di m3.
La descrizione degli interventi è di seguito descritta con maggiore dettaglio, suddivise per i
6 tratti di interesse.
6.2.1 Tratto di interesse n°1 – dal Chiarone al Comune di S. Marinella
Questo tratto di costa comprende i Comuni di Montalto, Tarquinia, Civitavecchia e S.
Marinella e comprende tratti di spiaggia per circa 75 km. Dallo storico interventi risulta
Tarquinia l’unico Comune interessato da ripascimenti su un tratto di spiaggia lungo circa
1,5 km. Sono stati realizzati due interventi principali nel 1990 e nel 2005, oltre ad
interventi di somma urgenza. Il primo intervento, previsto nel Progetto generale del
riequilibrio della spiaggia di Tarquinia del 1990 è stato realizzato in tre stralci successivi
tra il 1990 ed il 1999 e prevedeva un ripascimento complessivo di 130.000 m3 di sabbia.
Nel 2004 sono stati versati sul litorale di Tarquinia 570.000 m3 di sabbia proveniente dalla
cava marina di Montalto. Nel complesso in questo 1° tratto di interesse sono stati versati
788.800 m3 di materiale che equivale ad un apporto solido artificiale di 11 m3/m in 14 anni
di attività.
6.2.2 Tratto di interesse n°2 – da Ladispoli alla foce del Tevere
Sono compresi i Comuni di Ladispoli e Fiumicino ed le spiagge hanno una lunghezza
di circa 30 km. Gli interventi sono stati realizzati in entrambe i Comuni in un periodo di
attività di 10 anni dal 1995 al 2005. Sono stati versati circa 1,5 milioni di sedimenti in due
differenti tratti di spiaggia. Nel tratto di Ladispoli lungo circa 1600 m nel 2003 sono stati
versati 540.000 m3, mentre nel tratto di Focene, lungo circa 1350 m sono stati versati tra il
2003 ed il 2004 circa 1 milione di m3. Questo dato dimostra la forte dinamica erosiva di
questo tratto di spiaggia. In 10 anni di attività l’apporto artificiale di sedimenti è stato di 50
m3/m.
6.2.3 Tratto di interesse n°3 – dalla foce del Tevere a Anzio
Le spiagge in questo tratto hanno una lunghezza di 45 km. Sono compresi i Comuni di
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Roma (Ostia), Pomezia, Ardea e Anzio. Sono stati coinvolti da interventi i Comuni di
Roma ed Anzio in un arco temporale che va dal 1997 al 2005. In 8 anni ad Ostia sono stati
versati complessivamente 2,2 milioni di m3 sull’intero litorale comprendente le spiagge di
ponente, levante e centro lungo circa 10 km. Ad Anzio tra il 1998 ed il 2003 sono stati
versati 800.000 m3. Nel complesso l’apporto artificiale è stato di 66 m3/m lineare. Quindi a
sud della foce del Tevere si è registrata una intensa attività di interventi paragonabile come
ordine di grandezza a quella registrata nel litorale a nord del Tevere.
6.2.4 Tratto di interesse n°4 – da Nettuno a Sabaudia
Questo tratto è lungo 40 km e comprende i Comuni di Nettuno, Latina e Sabaudia. Gli
interventi hanno riguardato il Comune di Nettuno nel 1998 nell’ambito del progetto
generale di difesa del litorale con un ripascimento protetto da barriera con apporto di
materiale di circa 200.000 m3. Nel Comune di Latina sono stati versati un totale di 365.000
m3 tra il 1986 ed il 2003 nel tratto compreso tra la Foce del Mascarello e Rio Martino. Il
valore totale riferito all’intero tratto è di 752.000 m3 di apporto solido artificiale per un
fabbisogno unitario di circa 19 m3/m.
6.2.5 Tratto di interesse n°5 – da S. Felice Circeo a Torre Truglia
Il tratto è lungo 28 km e comprende i Comuni di S. Felice Circeo, Terracina, Fondi e
Sperlonga. La sottounità compresa tra Circeo e Terracina lunga 13 km è stata oggetto di
interventi nel 1980 nell’ambito del progetto pilota alla foce del Portatore che prevedeva la
realizzazione di 3 setti sommersi ed un versamento di 200.000 m3 di materiale, nel 1990 tra
la foce del Portatore e foce Sisto con un versamento di 300.000 m3 di ripascimento, tra il
1998 ed il 2000 sono stati versati circa 180.000 m3, infine tra il 2005 ed il 2007
l’intervento è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricostruzione e difesa delle
spiagge del Sud Pontino con un ingresso di 1,7 milioni di m3 di sabbia proveniente da cava
marina. L’arco di spiaggia compreso tra Terracina e Torre Truglia, lungo 15 km è stato
oggetto di interventi tra il 1996 ed il 2006 per un totale di 880.000 m3 di sabbia. Nell’intero
tratto d’interesse sono stati versati tra il 1980 ed il 2006 un totale di 3,2 milioni di m3 di
sabbia con un fabbisogno di 115 m3/m in quasi trenta anni di interventi.
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6.2.6 Tratto di interesse n°6 – da Gaeta al Garigliano
Le spiagge raggiungono una lunghezza complessiva di circa 20 km. Gli interventi
sono stati realizzati tra il 1986 ed il 2007. Nel Comune di Formia e Minturno nel 1986
nell’ambito del progetto generale dell’arco di costa e nel 2006 nell’ambito del progetto di
ricostruzione del litorale sud pontino per un totale di 1,1 milioni di m3 di apporti artificiali.
La media per metro lineare di spiaggia risulta quindi pari a 55 m3/m.
I dati di apporto solido artificiale, non corrispondono al reale fabbisogno di sedimenti
necessario per mantenere l’equilibrio delle spiagge, ma può dare un’idea iniziale del
fabbisogno reale. Ciò è dovuto al fatto che l’equilibrio, malgrado gli interventi sino ad ora
realizzati non è stato raggiunto, ed ulteriori risorse andranno reperite per garantire una
stabilità futura del sistema.
La somma dei dati di apporto solido artificiale e di trasporto solido fluviale,
rappresentano la quota di apporto solido in ingresso al sistema “spiaggia”. Questi, insieme
ai dati di trasporto solido litoraneo andranno a comporre l’equazione di bilancio
volumetrico del sistema. Ciascuno di essi, non essendo di natura certa, sarà oggetto di
eventuali rivalutazioni e ricalibrazioni durante l’avanzamento delle attività, affinché
l’equazione di equilibrio del sistema venga soddisfatta.
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6.3 IL RUOLO DELLE STRUTTURE A MARE E DEGLI APPORTI SOLIDI ARTIFICIALI NELLA DINAMICA SEDIMENTARIA A SCALA REGIONALE
Gli studi riportati al precedente capitolo 5 evidenziano come il naturale apporto di
sedimenti ai litorali laziali sia stimato dell’ordine del mezzo milione di metri cubi per
anno. Fatte salve le evoluzioni geologiche, si può ritenere in prima approssimazione che
questo quantitativo rappresenti il volume di sedimenti necessario per mantenere lo status
quo nella scala dei tempi di interesse per la gestione “ingegneristica” dei litorali.
In realtà ci sono altri fattori in gioco, ma, prescindendo per il momento da ogni altra
considerazione, appare chiaro che il quantitativo di sedimenti apportato con i ripascimenti
artificiali è dello stesso ordine di grandezza. Volendo impostare quindi un tentativo di
ricostruzione del bilancio sedimentario relativo all’ultimo trentennio, non si può tralasciare
l’inserimento di questi volumi.
Analogamente, le variazioni della superficie di spiaggia emersa avvenute in relazione
(diretta o indiretta) alla presenza di opere realizzate dall’uomo (porti, armature di foce,
opere di difesa, ecc.) lasciano presumere che ingenti volumi di sedimenti siano stati
sottratti alla dinamica litoranea, per andare a formare accumuli localizzati (emersi o
sommersi) o perdersi verso il largo. Anche in questo caso, si può facilmente valutare che
l’ordine di grandezza dei volumi sottratti alla dinamica litoranea non è affatto trascurabile
rispetto al mezzo milione di metri cubi per anno che naturalmente arriva (o meglio,
arrivava) alle spiagge del Lazio.
Il ruolo delle strutture a mare, proprio in relazione a quanto sopra evidenziato, è
rilevante anche nella valutazione del trasporto solido litoraneo che verrà condotta nelle
successive fasi della convenzione, utilizzando una serie di modelli numerici che hanno
come input il clima ondoso, la morfologia della costa e, appunto, le opere rigide
eventualmente presenti. Anche su scala regionale, la presenza di opere rigide determina
significative variazioni del trasporto solido, tali per cui la simulazione in assenza delle
opere fornisce risultati privi di significato.
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A titolo di esempio, si anticipano i risultati delle simulazioni condotte per mezzo del
codice di calcolo GENESIS, oggetto di una successiva fase della convenzione.
In particolare, in Fig. 6.1, si riporta il grafico del trasporto solido longitudinale relativo
al tratto di litorale compreso tra la foce del Chiarone (confine con la Regione Toscana) e la
foce del Mignone. Si osserva come l’inserimento delle opere rigide presenti nel tratto di
litorale analizzato comporti modifiche sostanziali nell’andamento del trasporto solido
longitudinale.
Fig. 6.1 – Influenza delle strutture a mare sul trasporto solido
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7 STIMA DELL’INCREMENTO RELATIVO DEL LIVELLO DEL MARE (ATTIVITÀ 4.6)
7.1 LE VARIAZIONI DEL LIVELLO DEL MARE
Il livello del mare non è costante nelle ere geologiche, ma subisce oscillazioni di vario
periodo; queste possono essere connesse a cause geologiche, astronomiche e climatiche
che vanno sotto il nome di eustatismo.
Le variazioni possono avere carattere globale o locale (Antonioli e Silenzi, 2007):
sono il risultato di fenomeni che interessano l’intero globo a cui vanno sommati fenomeni
locali che differiscono, anche sensibilmente, da zona a zona.
Fra le cause geologiche globali vi sono la genesi e le modificazioni dei bacini
oceanici, le variazioni climatiche, l’eccentricità dell’orbita della Terra e gli spostamenti
dell’asse terrestre, le oscillazioni eustatiche fondamentali. Le variazioni a scala regionale
dipendono principalmente dalle variazioni glacio-idro-isosatiche, dalla tettonica, dalle
variazioni del campo gravitazionale e dalla subsidenza, naturale o antropica.
A scala locale sono inoltre possibili variazioni di breve periodo (giornaliero, mensile,
annuale) prevalentemente correlate a cause meteomarine e meteorologiche (maree, venti
predominanti, variazioni di pressione atmosferica). Queste ultime variazioni sono di grande
interesse per la valutazione della vulnerabilità delle coste e la progettazione degli
interventi, ma non risultano di primaria importanza per quanto riguarda la costruzione del
bilancio sedimentario nella scala temporale di interesse per la programmazione di una
strategia gestionale delle coste.
L’interesse verrà quindi focalizzato sulle variazioni a scala globale e regionale in
grado di produrre variazioni significative e irreversibili (nella scala temporale di interesse)
sul livello relativo del mare.
Si fa presente a questo proposito che un incremento del livello del mare è legato ad
una perdita apparente di sedimenti che, sulle coste sabbiose, va ben oltre la semplice
traslazione e può determinare arretramenti notevoli della linea di riva.
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7.2 MODIFICAZIONI CLIMATICHE DI LUNGO PERIODO
Il periodo attuale fa parte di un lungo periodo interglaciale caldo, iniziato circa 9000
anni fa e forse tuttora in corso, che ha visto un progressivo incremento del livello marino,
nonostante il decremento della radianza solare media sulla superficie terrestre (Fig. 7.1).
Seppure lo scioglimento dei ghiacci, e quindi il loro contributo all’eustatismo, sia
quasi cessato, a causa dei movimenti isostatici le coste italiane continuano a subire
movimenti verso il basso che provocano un incremento del livello relativo del mare. Nel
prossimo futuro questi movimenti si sommeranno a quelli eustatici dovuti al riscaldamento
climatico che sta consistentemente riattivando il progressivo scioglimento delle coltri
glaciali.
Le modificazioni climatiche globali che agiscono sulle decine e le centinaia di migliaia
di anni sono legate alle variazioni periodiche dei parametri dell'orbita terrestre
(Milankovitch, 1938; Hayas et al. 1976; Adem, 1989); questi controllano l'intensità
dell'insolazione che giunge sulla superficie del pianeta. Gli effetti delle modificazioni
climatiche sulle variazioni del livello marino riguardano principalmente i cambiamenti tra
volumi relativi di acqua e ghiaccio, che avvengono per accrescimento o fusione delle coltri
glaciali. Le variazioni del livello marino glacio- eustatiche possono raggiungere i 140 m in
10 mila anni.
I cambiamenti di livello marino indotti da una variazione di temperatura su scala
temporale più ridotta sono generalmente limitati (al massimo qualche metro di differenza
tra un periodo glaciale ed un periodo interglaciale), ma possono essere percepibili (qualche
decimetro) se un cambiamento climatico si produce in tempi brevi, come sta accadendo in
questi ultimi anni a causa del riscaldamento globale in corso.
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Fig. 7.1 - Variazioni del livello del mare e dell’insolazione dal Pleistocene medio ad oggi (Silenzi et al., 2004)
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7.3 VARIAZIONI GLACIO-IDRO-ISOSTATICHE
Al massimo acme dell’ultimo periodo glaciale (circa 22000 anni fa) la Terra era
ricoperta da coltri glaciali che arrivavano a superare i 4000 metri; l’estensione dei ghiacci
comprendeva gran parte dell’Europa settentrionale e delle principali catene montuose.
La formazione o lo scioglimento delle calotte glaciali induce sulla crosta terrestre
movimenti verticali in relazione al sovraccarico variabile.
La risposta della crosta terrestre alla variazione di sovraccarico è rallentata dalla
viscosità del mantello terrestre; nella maggior parte delle coste del Mediterraneo (area
contigua a quella in cui era presente la calotta) continua a manifestarsi un fenomeno di
subsidenza (glacio- isostasia) legato ancora allo scioglimento della calotta glaciale.
Esiste anche una componente idro-isostatica connessa alle variazioni del fondale
marino dovute alla variazione dei livelli marini, a sua volta causato alla consistenza dei
ghiacci polari.
L'effetto glacio-idro-isostatico per il Mediterraneo centrale si traduce in un processo di
subsidenza con ordini di grandezza compresi tra 0.2 e 0.8 mm/anno. Reperti archeologici
sommersi quali le piscine di Romane costruite 2000 anni fa nella fascia intertidale si
trovano attualmente alla quota di circa -1.35 m s.m.m.; tale spostamento verticale è
attribuibile per soli 12 cm alla variazione del livello eustatico, quindi la maggior parte dei
movimenti rilevati in questo settore sono isostatici (circa 0.6 mm/anno).
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7.4 MOVIMENTI TETTONICI
Un’elaborazione condotta da Ferranti (Ferranti et al., 2006), basata su interpretazioni
della dinamica tettonica a partire dal tardo Pleistocene (quindi relativa agli ultimi 125.000
anni) in 246 siti sulle coste del Mediterraneo Centrale. Le interpretazioni, supportate da
datazioni radiometriche, hanno permesso di ricostruire le complesse dinamiche degli
spostamenti verticali delle coste, che tratto per tratto si ricollegano alla dinamica tettonica
regionale e locale, talvolta influenzata dalla presenza di faglie e fenomeni vulcanici,
nonché alla subsidenza delle pianure alluvionali (Fig. 7.2).
Fig. 7.2 – Movimenti verticali (mm/anno), sulle coste italiane ottenuti utilizzando diversi marker Tirreninani (Ferranti et al., 2006)
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Per quanto di interesse ai fini della valutazione della potenziale influenza dei fenomeni
tettonici sulla dinamica litoranea delle coste laziali, si riporta una tabella riassuntiva (Tab.
7.1) ed un grafico degli spostamenti verticali (Fig. 7.3) stimati per una serie di siti
campione presi in esame sulle coste laziali.
N Località Easting Northing V.D.R. Reference (°) (°) mm/y
1 Aurelia km 115 11.567 42.383 0.11 Haerty & Dai Pra, 1987 2 Mandrione 11.650 42.317 0.18 Bonadonna, 1967; Palieri & Sposato, 1988 3 Aurelia km 103/122 11.667 42.300 0.19 Haerty & Dai Pra, 1986; Radtke, 1986 4 Tarquinia stazione FFSS 11.733 42.233 0.17 Palieri & Sposato, 1988 5 Colle Olivastro 11.767 42.183 0.19 Haerty & Dai Pra, 1987 6 Monna Felice 11.907 42.055 0.23 Dai Pra, 1978; Haerty & Dai Pra, 1987 7 Cerveteri 12.067 41.950 0.17 Haerty & Dai Pra, 1987 8 Casale di Statua 12.150 41.933 0.23 Blanc, 1936; Haerty & Dai Pra, 1987 9 Roma 12.234 41.793 0.11 Giordano et al., 2003 10 Borgo Sabotino 12.833 41.433 0.03 Blanc, 1936; Haerty & Dai Pra, 1986 11 Pontinia I 13.050 41.417 ‐0.01 Antonioli et al., 1999b 12 Pontinia II 13.067 41.417 ‐0.01 Antonioli et al., 1999b 13 Pontinia III 13.067 41.433 ‐0.03 Antonioli et al., 1999b 14 Pontinia IV 13.083 41.433 ‐0.04 Antonioli et al., 1999b 15 Pontinia V 13.083 41.450 ‐0.05 Antonioli et al., 1999b 16 Pontinia VI 13.100 41.450 ‐0.17 Barbieri et al., 1999 17 Borgo Vodice I 13.117 41.350 ‐0.04 Antonioli et al., 1999b 18 Borgo Vodice II 13.117 41.350 ‐0.05 Antonioli et al., 1999b 19 Borgo Vodice III 13.117 41.350 ‐0.06 Antonioli et al., 1999b 20 Breuil Cave 13.036 41.241 0.02 Bietti et al., 1990 21 La Batteria, Circeo 13.042 41.235 0.02 Dai Pra & Ozer, 1985 22 Fossellone Cave 13.050 41.228 0.02 Blanc, 1936; Durante, 1975 23 Capre Cave, Circeo 13.060 41.224 0.03 Blanc & Segre, 1953; Durante & Settepassi, 1974; Ozer et al., 1987 24 Torre del Fico, Circeo 13.072 41.222 0.03 Dai Pra & Ozer, 1985 25 Guattari Cave, Circeo 13.100 41.233 0.03 Blanc & Segre, 1953; Durante & Settepassi, 1974;
Ozer et al., 1987; Segre, 1991 26 Pisco Montano, Terracina 13.259 41.284 0.01 Antonioli et al., 1988 27 Piana di Fondi 13.333 41.300 ‐0.10 Antonioli et al., 1989 28 Promontorio di Sperlonga 13.440 41.254 0.01 Antonioli, 1991 29 Grotta di Tiberio 13.450 41.250 0.01 Antonioli et al., 1988; Antonioli, 1991 30 Torre Capovento 13.476 41.239 0.01 Ozer et al., 1987 31 S. Agostino 13.500 41.233 0.01 Antonioli, 1991 32 Arenauta 13.533 41.217 0.01 Antonioli, 1991 33 Gaeta I 13.567 41.217 ‐0.01 Antonioli, 1991 34 Promontorio di Minturno 13.687 41.248 0.03 Antonioli, 1991; Delicato, 1999
Tab. 7.1 - Movimenti verticali (mm/anno), sulle coste Laziali (Ferranti et al., 2006)
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Fig. 7.3 – Spostamenti verticali dei siti campione
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7.5 I PREVEDIBILI SCENARI
La quantificazione delle prevedibili variazioni del livello del mare risente di una serie
di incertezze legate ai molteplici fattori che le determinano. Tuttavia, la comunità
scientifica internazionale è pressoché unanimemente concorde nell’affermare che
l’incremento dei gas serra sta modificando il clima del pianeta in modo tale da innescare
una risalita del livello del mare su scala globale.
Gli scenari individuati dai modelli per l’ultimo decennio sono stati addirittura superati
dai fatti: il mare (a livello globale) è risalito con tassi superiori a quanto ci si attendeva
qualche anno fa. In Fig. 7.4 sono rappresentati i prevedibili scenari sulla base del rapporto
IPCC 2001 e sulla base del trend dei livelli misurati (da dati mareografici o da satellite); i
trend tengono conto delle variazioni di livello dovute alla glacio-isostatsia.
Negli ultimi 2 secoli, da quando cioè sono disponibili misure strumentali e,
successivamente, i dati da satellite, il livello del mare ha subito una risalita media
complessiva (isostasia ed eustatismo) di circa 1-1.5 mm/anno. Scendendo nel dettaglio, la
media mondiale dei mareografi (centinaia di stazioni in tutto il mondo alle quali è stata
sottratta la componente isostatica) mostra, per gli ultimi 50 anni, un valore di 1.8 mm/anno
(Church et al., 2004).
Fig. 7.4 – Prevedibili scenari di innalzamento del livello del mare: IPCC 2001 in grigio, trend su base mareografica (in rosso) e dati da satellite (in blu) (Rahmstorf et al., 2007).
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La media globale del sollevamento del livello degli oceani ottenuto dal satellite Topex
Poseidon (dal 1993) mostra un trend di 3 mm/anno (Cazenave e Nerem, 2004); non appare
chiaro se tale incremento (rispetto alla media di 1.8 mm/anno dei mareografi) sia dovuto ad
un recente accelerazione o sia associato ad una ciclicità decennale. Le previsioni di quanto
si alzerà il livello marino nel prossimo futuro (anno 2100) sono basate sulle ricostruzioni
paleoclimatiche, sui dati mareografici, sulle variazioni storiche della temperatura media
della Terra, sulle masse di ghiaccio potenzialmente in scioglimento e sull'effetto
dell'espansione termica degli oceani connesse al riscaldamento globale.
Il recente rapporto dell’IPCC del 2007 mette in evidenza come si preveda un aumento della
temperatura media globale nel 2100 compreso tra 1.1° e 6.4°C. L’incremento del livello
globale del mare è previsto tra +0.18 e +0.59 metri (Fig. 7.5).
Nel Mediterraneo, si prevede un incremento del livello marino compreso fra il 50% ed
il 100% di quello globale. A questo tuttavia si sommano le componenti locali, che nel
Lazio sono sostanzialmente quelle tettoniche, con movimenti verticali compresi tra +0.23 e
-0.17 mm/anno. Il trend tettonico sembra essere di innalzamento nel Lazio settentrionale,
di abbassamento nel Lazio centrale e di sostanziale stabilità a Sud del Circeo.
Per le pianure costiere va tenuto conto anche della subsidenza naturale per
consolidazione dei sedimenti recenti e per eventuali emungimenti di acque sotterranee.
Fig. 7.5 - Le proiezioni del sollevamento del livello marino per i prossimi 100 anni riportate nei rapporti IPCC del 2001 (curve in blu) e del 2007 (box neri). (Antonioli e Silenzi, 2007)
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alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge. Litorale di Ladispoli
Hydrosoil, 2002: Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato
alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge. Litorale di Ostia
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