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«Regole certe per la radio digitale · zione sui dispositivi mobili. Penso a nuovi sistemi di...

Date post: 15-Feb-2019
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pag.diciassette 15. 15-28settembre2008 Sinergie «F inalmente anche per la radio digitale esiste una tecnologia adeguata a lanciarla. Quello che manca è una regolamentazione ad hoc che stabi- lisca il quadro normativo entro cui si dovrà sviluppare». Stefano Ciccotti, amministratore delegato di Raiway, spiega perché l’audio digitale sia in dirittura d’arrivo anche in Italia. Dopo lo switch-off televisivo arriva quello radiofonico? Assolutamente no. Per la radio non è previsto nessuno spegnimento del segnale analogico, contrariamente a quello che accadrà per la televisione. Mentre la tv usufruirà delle stesse frequenze che oggi utilizza per l’ana- logico - da qui la necessità di uno “spegnimento” - la radio verrà attivata su frequenze Vhf diverse da quelle in modulazione di frequenza. Se non è mai esistita obbligato- rietà di switch-off perché la radio digitale non è decollata? Perché mancava la tecnologia ne- cessaria a far transitare le oltre 1.000 stazioni radiofoniche, nazionali e locali, pubbliche e private, presenti in Italia. Oggi le cose sono cambiate: con l’arrivo del Dab+ (Digital Audio Broadcasting) e del Dmb (Digital Multimedia Broadcasting) visual radio, avremo un numero di canali sufficienti ad allocare tutte le radio. Però mancano le regole. L’ultima normativa dell’Agcom risale al 2005. Il documento, non ancora applicato, prevede lo sviluppo del mezzo tramite Dab in banda L (Vhf). Ora l’Authority per le comunicazioni ha predisposto un tavolo di lavoro per aggiornarlo: la questione più spinosa riguarderà ap- punto la distribuzione delle frequenze del dividendo digitale che si creerà dopo lo switch-off televisivo. Sono in molti a chiedere quelle frequenze, i broadcaster, gli opera- tori mobili… È vero. Ma anche il presidente dell’Agcom Calabrò ha più volte manifestato la volontà di inserire la radio nei fruitori di diritto delle nuove frequenze. E gli operatori radiofonici saran- no pronti? Certo. In questi mesi sono state avviate numerose sperimentazioni a livello locale. Raiway ne ha avviata una con Aeranti-Corallo per l’utilizzo di due multiplex nelle province di Ve- nezia e Bologna con le nuove tecniche di codifica Dab+ e Dmb. Sono sinergie che dimostreranno le potenzialità della radio digitale (Cala- brò ha auspicato che la transizione si concluda entro la fine del 2011, ndr) e la capacità che i due standard di co- difica hanno nell’allocare le risorse in FEDERICAMETA modo efficiente. E l’accordo firmato con Radio Vaticana? Il protocollo prevede la speri- mentazione di sistemi digitali nella diffusione del segnale radiofonico con tecnologia Drm (Digital Radio Mondiale) per cercare di sfruttare al meglio le onde medie e le onde corte. Le altre intese, però, si svilup- pano a livello regionale. Duplicate il modello di diffusione della tv digitale? Quello è un modello che ha dato Un tavolo di lavoro Agcom per aggiornare le norme del 2005. Sono al vaglio le frequenze liberate dallo switch off della tv Scenari. All’indomani dell’avvio di sperimentazioni locali per la radiodiffusione digitale gli operatori pronti per la conquista di una grossa fetta del dividendo digitale «Regole certe per la radio digitale » Ciccotti , Ad di Raiway: «Dab+ e Dmb per usare lo spettro con efcienza» i suoi frutti. Replicarlo alla radio significa riconoscere l’importanza che le radio locali hanno in Italia. Abbiamo però siglato intese anche con i consorzi storici EuroDab, C.R. Dab e Club Dab per l’implementazio- ne della condivisione delle frequen- ze tra le emittenti nazionali, sempre nell’ottica di una efficiente gestione delle risorse spettrali. Oltre che sull’ottimizzazione delle risorse la radio digitale im- patterà anche sui contenuti? Nella prima fase prevediamo di trasmettere in digitale in simulcast dalle attuali radio. In seguito verran- no sviluppati contenuti multimediali che amplieranno le possibilità di frui- zione sui dispositivi mobili. Penso a nuovi sistemi di veicolazione delle pubblicità o, ancora, a servizi di in- fomobilità da includere nei cellulari o nei navigatori satellitari. Le emitten- ti aumenteranno i ricavi garantendo nuovi servizi. Le piccole emittenti sono molto ad interessate al digitale. La Rai? La Rai non ha sviluppato nuovi prodotti, ma ha delegato Raiway a sperimentare le potenzialità. Normative STEFANO CICCOTTI, amministratore delegato di Raiway La chiave del successo? È la mobilità Scenari. Multimedialità e integrazione con lettori portatili per sedurre il mercato U n media in continua ascesa, nonostante la sua veneranda età. Con i suoi 107 anni suonati la ra- dio non ha perso capacità di attrarre utenti, soprattutto tra i giovani che sembrano essere riusciti ad inte- grarne l’ascolto con quello di mezzi di nuova generazione, quali iPod e Mp3. Secondo l’ultima ricerca del Censis sul consumo dei media tra i giovan,i “L’evoluzione delle diete mediatiche giovanili in Italia e in Eu- ropa” presentato lo scorso giugno, il dato relativo a tutti gli utenti risulta in netto aumento (dal 72,2% del 2003 al 76,2% del 2007) anche se diminuisce quello della fascia di teen agers tra i 14 e i 18 anni (dal 73,5% al 62%) che utilizzano in misura maggiore lettori multimediali digitali. Viene spontaneo chiedersi fino a che punto la radio, nella sua versione digitale, risenta della diffusione di questi dispositivi. “Il successo della radio digitale non è legato solo all’assegnazione delle frequenze, ma anche alle abitudini di consumo - spiega Mario Frullone, direttore Ricerche della Fondazione Bordoni -. Pensiamo all’utilizzo di nuovi dispositivi elettronici mobili: su quelli transitano nuovi contenuti digi- tali che attraggono un numero sempre maggiore di utenti. Stando così le cose, quale sarà il futuro tecnologico del mezzo radiofonico sul mercato? E come ascolteremo la radio?”. Le risposte stanno nelle sinergie possibili con altri mezzi - molti Mp3 come alcuni modelli di telefoni cellu- lari, ad esempio, sono dotati di radio - che cambiano alla radice le tipologie di consumo, nonché di utenza. “La ra- dio è ascoltata in buona parte con l’au- silio di transistor portatili - puntualizza Francesco De Domenico, presidente dell’Associazione Radio Digitale Italia -. Gli altri mezzi, a partire dalla Tv, non sono stati protagonisti di un cambiamento così radicale. Nel Regno Unito la radio portatile è accesa per una media di tre ore al giorno e per il 70% è fruita in mobilità sui devices di nuova generazione. Un tipo di frui- zione che ha contribuito al successo La radio potrebbe interagire con l’Mp3 Ma in Italia esiste il rischio concreto della povertà di contenuti multimediali e di risorse spettrali RADIO O LETTORE? Secondo il Censis è in calo l’ascolto della radio tra gli adolescenti del digitale. La radio non è destinata a soccombere sotto il peso di iPod, ma a sfruttarne le potenzialità. In Italia, pe- rò, potrebbe ritrovarsi a soffrire della povertà di contenuti multimediali e di risorse spettrali”. La delibera Agcom del 2005, che prevedeva lo sviluppo del mezzo in senso digitale tramite standard tecnologici Dab in banda L e M, è rimasta lettera morta, ma dovrebbe essere modificato entro la fine del 2008: verrà convocato infatti un tavolo tecnico con le emittenti ra- diofoniche e le autorità per attuare una ricognizione dell’assetto radiofonico e una definizione di strategie di coper- tura efficaci per il digitale. Stabilite le regole sarà necessario lavorare sui contenuti . “C’è assoluto bisogno di realizzare prodotti mul- timediali per essere realmente com- petitivi sul mercato - spiega Marco Rossignoli, presidente e coordina- tore di Aeranti-Corallo -. E la scelta del Dab come standard tecnologico va in questa direzione: la piattaforma permette la realizzazione di program- mi ad alto valore aggiunto e si integra alle nuove tecniche di compressione Mpeg4 per l’erogazione di un elevato numero di trasmissioni”. Nella testa delle emittenti e delle associazioni di categoria, infatti, c’è la creazione di un media che si ascolta e si “vede” in mobilità, in grado di integrarsi con i dispositivi di nuova generazione. E il 2009 potrebbe essere decisivo. F.M. In Gran Bertagna la radio digi- tale vola.A parlare di questa piccola rivoluzione i numeri messi a dispo- sizione dalla Bbc: il 28% delle case britanniche si è dotata di strumento Dab (Digital Audio Broadcasting) e sono già 15 milioni gli utenti di radio Dab.“Il Dab è la piattaforma audio più comune - puntualizza Nigel Laflin, guru della radio digitale made in Uk, nonché responsabile Bbc Distribu- tion -. Il motivo del successo va cer- cato nella strategia di marketing della tv pubblica che ha reso fruibili stazio- ni radio sulla piattaforma Free View per la tv digitale. La decisione, invece di oscurare il Dab, ha naturalmente avvicinato gli utenti alla radio digitale, trainandone gli acquisti”. Nonostante i buoni risultati raggiunti dal Dab, alla Bbc non si esclude la possibilità di transitare su altre piattaforme. “Ad oggi il Dab è la tecnologia che permette un utilizzo efficiente dello spettro, tanto da liberarne porzioni per usi diversi - spiega ancora Laflin -. Siamo però convinti che solo la neu- tralità tecnologica possa garantire agli utenti di ascoltare la radio dove e come vogliono”. E SUA MAESTÀ RESTÒ SEDOTTA DAL DIGI-AUDIO Benchmark Uk
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pag.diciassetteN°15. 15-28settembre2008

Sinergie

«Finalmente anche per la radio digitale esiste una tecnologia adeguata a

lanciarla. Quello che manca è una regolamentazione ad hoc che stabi-lisca il quadro normativo entro cui si dovrà sviluppare». Stefano Ciccotti, amministratore delegato di Raiway, spiega perché l’audio digitale sia in dirittura d’arrivo anche in Italia.

Dopo lo switch-off televisivo arriva quello radiofonico?

Assolutamente no. Per la radio non è previsto nessuno spegnimento del segnale analogico, contrariamente a quello che accadrà per la televisione. Mentre la tv usufruirà delle stesse frequenze che oggi utilizza per l’ana-logico - da qui la necessità di uno “spegnimento” - la radio verrà attivata su frequenze Vhf diverse da quelle in modulazione di frequenza.

Se non è mai esistita obbligato-rietà di switch-off perché la radio digitale non è decollata?

Perché mancava la tecnologia ne-cessaria a far transitare le oltre 1.000 stazioni radiofoniche, nazionali e locali, pubbliche e private, presenti in Italia. Oggi le cose sono cambiate:

con l’arrivo del Dab+ (Digital Audio Broadcasting) e del Dmb (Digital Multimedia Broadcasting) visual radio, avremo un numero di canali sufficienti ad allocare tutte le radio. Però mancano le regole.

L’ultima normativa dell’Agcom risale al 2005.

Il documento, non ancora applicato, prevede lo sviluppo del mezzo tramite Dab in banda L (Vhf). Ora l’Authority per le comunicazioni ha predisposto un tavolo di lavoro per aggiornarlo: la questione più spinosa riguarderà ap-punto la distribuzione delle frequenze del dividendo digitale che si creerà dopo lo switch-off televisivo.

Sono in molti a chiedere quelle frequenze, i broadcaster, gli opera-tori mobili…

È vero. Ma anche il presidente dell’Agcom Calabrò ha più volte manifestato la volontà di inserire la radio nei fruitori di diritto delle nuove frequenze.

E gli operatori radiofonici saran-no pronti?

Certo. In questi mesi sono state avviate numerose sperimentazioni a livello locale. Raiway ne ha avviata una con Aeranti-Corallo per l’utilizzo di due multiplex nelle province di Ve-nezia e Bologna con le nuove tecniche di codifica Dab+ e Dmb.

Sono sinergie che dimostreranno le potenzialità della radio digitale (Cala-brò ha auspicato che la transizione si concluda entro la fine del 2011, ndr) e la capacità che i due standard di co-difica hanno nell’allocare le risorse in

FEDERICAMETA modo efficiente. E l’accordo firmato con Radio

Vaticana?Il protocollo prevede la speri-

mentazione di sistemi digitali nella diffusione del segnale radiofonico con tecnologia Drm (Digital Radio Mondiale) per cercare di sfruttare al meglio le onde medie e le onde corte.

Le altre intese, però, si svilup-pano a livello regionale. Duplicate il modello di diffusione della tv digitale?

Quello è un modello che ha dato

Un tavolo di lavoro Agcom per aggiornarele norme del 2005. Sono al vagliole frequenze liberatedallo switch off della tv

Scenari. All’indomani dell’avvio di sperimentazioni locali per la radiodiffusionedigitale gli operatori pronti per la conquista di una grossa fetta del dividendo digitale

«Regole certe per la radio digitale»Ciccotti, Ad di Raiway: «Dab+ e Dmb per usare lo spettro con efcienza»

i suoi frutti. Replicarlo alla radio significa riconoscere l’importanza che le radio locali hanno in Italia. Abbiamo però siglato intese anche con i consorzi storici EuroDab, C.R. Dab e Club Dab per l’implementazio-ne della condivisione delle frequen-ze tra le emittenti nazionali, sempre nell’ottica di una efficiente gestione delle risorse spettrali.

Oltre che sull’ottimizzazione delle risorse la radio digitale im-patterà anche sui contenuti?

Nella prima fase prevediamo di trasmettere in digitale in simulcast

dalle attuali radio. In seguito verran-no sviluppati contenuti multimediali che amplieranno le possibilità di frui-zione sui dispositivi mobili. Penso a nuovi sistemi di veicolazione delle pubblicità o, ancora, a servizi di in-fomobilità da includere nei cellulari o nei navigatori satellitari. Le emitten-ti aumenteranno i ricavi garantendo nuovi servizi.

Le piccole emittenti sono molto ad interessate al digitale. La Rai?

La Rai non ha sviluppato nuovi prodotti, ma ha delegato Raiway a sperimentare le potenzialità.

Normative

STEFANO CICCOTTI, amministratore delegato di Raiway

La chiave del successo? È la mobilitàScenari. Multimedialità e integrazione con lettori portatili per sedurre il mercato

Un media in continua ascesa, nonostante la sua veneranda

età. Con i suoi 107 anni suonati la ra-dio non ha perso capacità di attrarre utenti, soprattutto tra i giovani che sembrano essere riusciti ad inte-grarne l’ascolto con quello di mezzi di nuova generazione, quali iPod e Mp3. Secondo l’ultima ricerca del Censis sul consumo dei media tra i giovan,i “L’evoluzione delle diete mediatiche giovanili in Italia e in Eu-ropa” presentato lo scorso giugno, il dato relativo a tutti gli utenti risulta in netto aumento (dal 72,2% del 2003 al 76,2% del 2007) anche se diminuisce quello della fascia di teen agers tra i 14 e i 18 anni (dal 73,5% al 62%) che utilizzano in misura maggiore lettori multimediali digitali. Viene spontaneo chiedersi fino a che punto la radio, nella sua versione digitale, risenta della diffusione di questi dispositivi. “Il successo della radio digitale non è legato solo all’assegnazione delle frequenze, ma anche alle abitudini di consumo - spiega Mario Frullone, direttore Ricerche della Fondazione Bordoni -. Pensiamo all’utilizzo di nuovi dispositivi elettronici mobili: su quelli transitano nuovi contenuti digi-tali che attraggono un numero sempre maggiore di utenti. Stando così le cose, quale sarà il futuro tecnologico del mezzo radiofonico sul mercato? E come ascolteremo la radio?”.

Le risposte stanno nelle sinergie possibili con altri mezzi - molti Mp3

come alcuni modelli di telefoni cellu-lari, ad esempio, sono dotati di radio - che cambiano alla radice le tipologie di consumo, nonché di utenza. “La ra-dio è ascoltata in buona parte con l’au-silio di transistor portatili - puntualizza Francesco De Domenico, presidente dell’Associazione Radio Digitale Italia -. Gli altri mezzi, a partire dalla Tv, non sono stati protagonisti di un cambiamento così radicale. Nel Regno Unito la radio portatile è accesa per una media di tre ore al giorno e per il 70% è fruita in mobilità sui devices di nuova generazione. Un tipo di frui-zione che ha contribuito al successo

La radio potrebbe interagire con l’Mp3 Ma in Italia esiste il rischio concretodella povertà di contenuti multimediali e di risorse spettrali

RADIO O LETTORE? Secondo il Censis è in calo l’ascolto della radio tra gli adolescenti

del digitale. La radio non è destinata a soccombere sotto il peso di iPod, ma a sfruttarne le potenzialità. In Italia, pe-rò, potrebbe ritrovarsi a soffrire della povertà di contenuti multimediali e di risorse spettrali”. La delibera Agcom del 2005, che prevedeva lo sviluppo del mezzo in senso digitale tramite standard tecnologici Dab in banda L e M, è rimasta lettera morta, ma dovrebbe essere modificato entro la fine del 2008: verrà convocato infatti un tavolo tecnico con le emittenti ra-diofoniche e le autorità per attuare una ricognizione dell’assetto radiofonico e una definizione di strategie di coper-tura efficaci per il digitale.

Stabilite le regole sarà necessario lavorare sui contenuti . “C’è assoluto bisogno di realizzare prodotti mul-timediali per essere realmente com-petitivi sul mercato - spiega Marco Rossignoli, presidente e coordina-tore di Aeranti-Corallo -. E la scelta del Dab come standard tecnologico va in questa direzione: la piattaforma permette la realizzazione di program-mi ad alto valore aggiunto e si integra alle nuove tecniche di compressione Mpeg4 per l’erogazione di un elevato numero di trasmissioni”. Nella testa delle emittenti e delle associazioni di categoria, infatti, c’è la creazione di un media che si ascolta e si “vede” in mobilità, in grado di integrarsi con i dispositivi di nuova generazione. E il 2009 potrebbe essere decisivo.

F.M.

In Gran Bertagna la radio digi-tale vola. A parlare di questa piccola rivoluzione i numeri messi a dispo-sizione dalla Bbc: il 28% delle case britanniche si è dotata di strumento Dab (Digital Audio Broadcasting) e sono già 15 milioni gli utenti di radio Dab. “Il Dab è la piattaforma audio più comune - puntualizza Nigel Laflin, guru della radio digitale made in Uk, nonché responsabile Bbc Distribu-tion -. Il motivo del successo va cer-cato nella strategia di marketing della tv pubblica che ha reso fruibili stazio-ni radio sulla piattaforma Free View per la tv digitale. La decisione, invece di oscurare il Dab, ha naturalmente avvicinato gli utenti alla radio digitale, trainandone gli acquisti”. Nonostante i buoni risultati raggiunti dal Dab, alla Bbc non si esclude la possibilità di transitare su altre piattaforme. “Ad oggi il Dab è la tecnologia che permette un utilizzo efficiente dello spettro, tanto da liberarne porzioni per usi diversi - spiega ancora Laflin -. Siamo però convinti che solo la neu-tralità tecnologica possa garantire agli utenti di ascoltare la radio dove e come vogliono”.

E SUA MAESTÀRESTÒ SEDOTTA DAL DIGI-AUDIO

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