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Date post: 23-Mar-2016
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relazione di progetto
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QUI ABITANO LE NOSTRE IDEE Pensieri ad alta voce Abbiamo avuto da poco le informazioni relative al concorso, non abbiamo ancora visitato il luogo, non sappiamo se riusciremo a farlo, viste le condizioni di maltempo perseverante, riteniamo comunque di dover partecipare, per cogliere l'occasione di incontrare altri che come noi ritengono che abbia un senso vivere e progettare un futuro in territori “marginali”. Il contributo che intendiamo portare deriva dal rapporto che ognuno di noi ha conservato con la sua “Auletta”, e dalla raggiunta consapevolezza che il modello metropolitano per quanto dotato di servizi e luoghi di centralità, non può soddisfare il bisogno di pace, senso di vita e della natura indispensabile a definire una reale qualità ambientale. L'ambiente urbano non integrato, sconnesso dall'ambiente rurale e naturale è automaticamente portatore di patologie. Patologie dissociative, fisiche e mentali, organiche al processo di globalizzazione che investono, condizionando comportamenti, abitudini, consumi, anche le popolazioni di aree non metropolitane, pandemia. La cura, contrapporre al modello di consumo ambientale in atto, il modello “Auletta”, non solo attingendo alla memoria o evocandolo come via di fuga, ma come un modello strutturato, da definire con una strumentazione di progetto aggiornata, con punti di vista autonomi ed attentamente critici, rispetto alle scienze “urbane”. Spesso rischiamo di trasferire nella soluzione delle problematiche ambientali, tecniche ed atteggiamenti che risentono fortemente della logica e dei fabbisogni urbani che li hanno prodotti, tentando di passare dall'urbanistica al paesaggio, attraverso la ecocomplessità, si rilegge l'ambiente, si ripropone il paesaggio, ma da ultimo resta il punto di vista situato al centro della città e delle problematiche urbane. In più a rafforzare il punto di vista, di un territorio rurale come ambiente privilegiato di vita e di assetto territoriale e sociale, concorre lo sviluppo delle tecnologie innovative, che avvicina di fatto gli interlocutori, agevola scambi ed informazione rendendo sempre meno necessari I luoghi di centralità accademica precostituiti Il passaggio delle conoscenze necessarie all'universo agrologico, nell'attuale sistema produce rari punti di eccellenza, ed un'enorme dispersione di quantità e qualità di informazione. I messaggi che circolano filtrati, sono trasmessi in un evidente procedimento entropico, in quanto la raccolta e la distribuzione delle informazioni non avviene in modo diretto, come scambio, ma viene prima accentrata e poi redistribuita come parte residuale del processo.
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QUI ABITANO LE NOSTRE IDEE Pensieri ad alta voce

Abbiamo avuto da poco le informazioni relative al concorso, non abbiamo ancora visitato il luogo, non sappiamo se riusciremo a farlo, viste le condizioni di maltempo perseverante, riteniamo comunque di dover partecipare, per cogliere l'occasione di incontrare altri che come noi ritengono che abbia un senso vivere e progettare un futuro in territori “marginali”.

Il contributo che intendiamo portare deriva dal rapporto che ognuno di noi ha conservato con la sua “Auletta”, e dalla raggiunta consapevolezza che il modello metropolitano per quanto dotato di servizi e luoghi di centralità, non può soddisfare il bisogno di pace, senso di vita e della natura indispensabile a definire una reale qualità ambientale. L'ambiente urbano non integrato, sconnesso dall'ambiente rurale e naturale è automaticamente portatore di patologie. Patologie dissociative, fisiche e mentali, organiche al processo di globalizzazione che investono, condizionando comportamenti, abitudini, consumi, anche le popolazioni di aree non metropolitane, pandemia. La cura, contrapporre al modello di consumo ambientale in atto, il modello “Auletta”, non solo attingendo alla memoria o evocandolo come via di fuga, ma come un modello strutturato, da definire con una strumentazione di progetto aggiornata, con punti di vista autonomi ed attentamente critici, rispetto alle scienze “urbane”. Spesso rischiamo di trasferire nella soluzione delle problematiche ambientali, tecniche ed atteggiamenti che risentono fortemente della logica e dei fabbisogni urbani che li hanno prodotti, tentando di passare dall'urbanistica al paesaggio, attraverso la ecocomplessità, si rilegge l'ambiente, si ripropone il paesaggio, ma da ultimo resta il punto di vista situato al centro della città e delle problematiche urbane. In più a rafforzare il punto di vista, di un territorio rurale come ambiente privilegiato di vita e di assetto territoriale e sociale, concorre lo sviluppo delle tecnologie innovative, che avvicina di fatto gli interlocutori, agevola scambi ed informazione rendendo sempre meno necessari I luoghi di centralità accademica precostituiti Il passaggio delle conoscenze necessarie all'universo agrologico, nell'attuale sistema produce rari punti di eccellenza, ed un'enorme dispersione di quantità e qualità di informazione. I messaggi che circolano filtrati, sono trasmessi in un evidente procedimento entropico, in quanto la raccolta e la distribuzione delle informazioni non avviene in modo diretto, come scambio, ma viene prima accentrata e poi redistribuita come parte residuale del processo.

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Un chiaro esempio, le informazioni che abbiamo ricevuto su Auletta, le abbiamo direttamente ricevute da Auletta, nessuna ci è pervenuta in modo diretto ed autorevole da fonti centrali “ufficiali” Infine, sintesi dei pensieri liberi, partecipare e confrontare le nostre idee ad Auletta, è già un passo per la costruzione della nuova visione di Auletta, nuova visione indispensabile ai residenti ed al loro futuro, come a quello dei non residenti per arrestare la pandemia. Con questa premessa ci avviciniamo agli obiettivi di progetto, per generare una visione post sisma con la definizione di azioni e di progetti specifici.

VISIONE

AULETTA CAPITALE

1. Auletta al centro del mediterraneo 2. Auletta al centro di iniziative per lo sviluppo delle risorse

naturali ed ambientali 3. Auletta come luogo di vita 4. Visione da contrapporre alla non visione

Auletta è all’interno di un territorio in cui non sono prepotentemente visibili gli errori ed i danni delle azioni post terremoto. Le ferite e le suture paiono parimenti imputabili sia al sisma sia all’obbligato senso di abbandono che caratterizza il meridione, “da qui si parte a ricercare un futuro altrove”. I modelli ricorrenti in generale contrapposti, si affidano al turismo come elemento sussidiario e/o sostitutivo delle attività economiche, ma le risultanze, per diversi ordini di motivi, disattendono almeno in tempi medio brevi tutte le attese. Considerate le cose da un punto di vista esterno come il nostro, ma intenzionato a suggerire azioni, cosa vediamo:

• un eccellente ambiente naturale e storico, al centro dello scenario mediterraneo. • un altissimo livello di qualità delle produzioni agro alimentare • un processo di ricostruzione che non ha prodotto guasti, con ancora disponibilità finanziarie

da indirizzare alla ricostruzione • una “buona” possibilità di accesso e scambio con la rete autostradale, ed un ramo ferroviario

congelato ripristinabile • una amministrazione che intende ricercare ed agire in maniera efficace anche in modi non

convenzionali • una comunità intellettuale attenta e propositiva • un momento di crisi generale che spinge alla ricerca di strade alternative, a fronte

dell’evidente fallimento dei modelli di economia dei consumi. Tutto ciò considerato si può pensare di assegnare ad Auletta il ruolo di una delle capitali della ricerca dei nuovi modi di assetto delle aree rurali mediterranee. I caratteri e le condizioni che la caratterizzano consentono di proporla come centro di un progetto di un

PARCO AGROLOGICO

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posto come nodo funzionale di rilevo della rete Agrologica, nodo a cui corrisponde un paesaggio che tutti, almeno per un po' vorrebbero vivere. Il parco è un sistema di luoghi e di funzioni, produttive, scientifiche, didattiche, ricettive….. Partiamo da Auletta per costruire una Rete di luoghi di riproduzione della cultura della terra. Realizziamo attorno al corso di Paesologia una Facoltà di Agrologia. Non una variante più complessa della facoltà di Agraria, bensì un luogo per la ricerca e la definizione di un modello territoriale durevole, in cui siano autorevolmente presenti I testimoni dei modi attivi di salvaguardia del territorio, per avere conservato I valori ereditati, affiancati da strumenti e ricercatori in grado di sviluppare questi valori. L'universo naturale ed agricolo non pensati come compendio sussudiario all'universo urbano, ma come elementi costitutivi basilari alla sopravvivenza di ogni modello di assetto. In sintesi confrontarsi con chi ancora è realmente legato alla terra, sente e vive naturalmente e non virtualmente il contatto con il cosmo. Quando pensiamo al nodo di questa rete, pensiamo ad un territorio in stretta connessione con istituti pubblici e privati, organismi vari legati all'universo naturale, agricolo ed agro-industriale, che necessitino di aree, terreni, servizi, per verificare sul piano gestionale progetti e ricerche dal “vero”. A partire dalla FAO, dalle più celebrate università, internazionali e nazionali,agli istituti agrari, di ricerca, europei ed africani, etcc.... Auletta può proporsi come AULA A CIELO APERTO, per stage, seminari, progetti applicati, fornendo territori di studio, dal fiume al monte, dal coltivo al bosco, dall'orto al giardino, dalla roccia all’aria, su cui studiare ed applicare progetti di conduzione. Il progetto non può che essere un progetto condiviso, a partire dal censimento delle risorse ambientali ed umane che possono essere messe a disposizione dell'impianto del parco. Pensiamo ad un comprensorio che abbia come vertici Auletta, Pertosa e Petina. In questo triangolo, gli enti pubblici mettono aree a disposizione, le aree demaniali su cui vanno proposti e realizzati progetti di conduzione o di assetto con concessione pluriennale, ai soggetti interessati. I privati predispongono per le loro aree modi d'uso integrati tra produttività e didattica La verifica di fattibilità va condotta sui due piani, verso la potenziale utenza esterna per comunicare l'iniziativa, a cui gli istituti sono invitati a partecipare fin dalla fondazione, ed all'interno per sollecitare la partecipazione fattiva dei residenti ed operatori agricoli per strutturare l'offerta di servizi, dalla mano d'opera, alla testimonianza attiva, alla fornitura di mezzi meccanici e materiali, prodotti, ospitalità, etc..etcc. Ed è sulla rete delle presenze attive locali che il parco acquista concretezza e visione progettuale, nella immediata concatenazione di quotidianità e progetto. Per questo aspetto è immediata la saldatura tra Obiettivi A e B ( rispondere ai bisogni progettuali). Una sorta di condominio tra utenti e fornitori di mezzi, crescente nel tempo, stagionalmente mutevole. Questa connotazione condominiale ricorrente, propone termini di rapporto innovativi, variabili ma non precari tra ospite ed ospitante. Una sorta di ciclo colturale, sul campo, con le messi si alternano anche i coabitanti. A differenza di una città studi, in cui si ha convivenza passiva tra residente e studente, se non l’occasionale incontro in luoghi di acquisto, qui l’incontro è su lavori ed argomenti comuni, e sui modi di risposta alle problematiche globali da risolvere con puntuali soluzioni locali. A differenza di una località ad esclusiva vocazione turistica, in cui lo scambio tra le parti è sostanzialmente commerciale e ruota attorno alla vendita e fornitura di servizi, qui è la terra la causa dell’incontro, ciò sostanzia il rapporto con motivazioni che spingono allo scambio ed alla reciproca conoscenza in modo meno incerto. Questa alternanza di presenze incognite, ma sempre tese al contatto, arricchisce di contenuti la quotidianità dei residenti, arricchisce il loro sapere per la continua sollecitazione di curiosità, da certezza che all’osteria ci sarà qualcuno con cui scambiare punti di vista, questa è la nuova ruralità.

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Al centro del territorio delle relazioni il:

PARCO A RUDERI

Le aree del parco vanno dotate di foresteria, e servizi centrali da situare in Auletta, a questa scala, l'aula a cielo aperto diventa luogo di confluenza e di accoglienza, con servizi per la didattica e lo scambio di informazioni, raccolta dati, etc... centralizzati nel centro storico, il parco a ruderi, per sua struttura è gia un organismo pluricellulare di grande adattabilità e fruibilità. Quando si raggiungerà la scala di progetto di dettaglio sarà probabile pensare che le attuali destinazione ad albergo diffuso debbano essere convertite, almeno in parte, in servizi generali del parco didattico e di ricerca, BIOTECA, biblioteca, meeting room, proiezioni, archivi, segreterie.... estendendo alle abitazioni inutilizzate il ruolo di foresteria diffusa, avviando per questo aspetto una apposita organizzazione dei proprietari. Il parco a ruderi è elemento nevralgico del parco agrologico, a questo stadio dell'idea progetto si è tentati di disegnare l'organismo risultante, nell'alternanza di ambienti chiusi ed aperti, ambienti con funzioni comuni, connessi da “case giardino” della memoria. Ma è bene attendere la definizione condivisa di istanze di progetto per legare agli esiti i reali interlocutori ed attori. Il parco a ruderi non è solo un’opera di restauro architettonico, ma un modo di ridare forma all’organismo comune, è l’occasione stessa per valutare con i coattori le soluzioni più proprie per la ricostruzione. In attesa della costituzione dell’organismo gestore-fruitore-committente, vanno realizzate tutti quei lavori di puro restauro suggeriti dalla tipologia e qualità edilizia storica, e la predisposizioni di tutte le reti tecnologiche ed informatiche, per consentire agli ospiti l’uso delle tecnologie di comunicazione più efficaci. Il Centro Storico di Auletta ed il Parco a Ruderi, sarà il luogo di relazione e di svolgimento delle funzioni centrali di una comunità complessa, residenti, visitatori temporanei, occasionali e ricorrenti, non solo vetrina ma luogo di produzione di beni immateriali ed in parte materiali. Meta e non luogo di esodo. L’indirizzo proposto non porta alla specializzazione del centro, all’impulso del progetto collettivo, si affiancherà l’iniziativa di singoli, con l’evidenziazione di proposte proprie, offerta di prodotti, ospitalità etc.. La vitalità sarà data dalla integrazione tra antiche e nuove funzioni, con l’allargamento della base dei fruitori del parco e con l’innesto di progetti specifici sulla filiera agro industriale.

I PROGETTI AULETO

A fianco ed a sostegno degli esiti che la proposta possa essere resa praticabile, associamo una idea progetto (Auleto) strutturata e verificata alla scala imprenditoriale con due progetti specifici.. La proposta è stimolata dai risultati del lavoro di ricerca svolta dal gruppo Fibranova e CMF tecnology, che da anni propone di saldare la produzione agricola a quella industriale in un ciclo di produttivo sostenibile. Nel nostro caso due sono le forme di produzione proposte:

1. la reintroduzione della canapa nella rotazione delle colture agricole, con la conclusione della filiera del prodotto con la trasformazione delle fibre in pannelli per bioedilizia, un prodotto che consente di pensare in termini architettura vegetale;

2. la applicazione di un brevetto per la utilizzazione del nocciolino derivato dalla spremitura delle olive, per ottenere un materiale ligneo di eccellente qualità, e dagli innumerevoli impieghi.

Due progetti specifici che sostanziano pragmaticamente l'idea del Parco Agrologico, attivando l’ecolaboratorio del parco. In questa direzione l'idea del Parco si concretizza sia come strumento di

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sviluppo produttivo, economico e sociale, sia come organismo evoluto, innovativo, in cui la ricerca svolta ad Auletta si pone in forte evidenza. Non solo un Parco della memoria, a salvaguardia dei beni storici ed ambientali, con una dominante componente estetico-emotiva, già di per se grande obiettivo, bensì un luogo in cui questi valori generano processi di crescita con percorsi di alto valore tecnologico e scientifico. Con questi progetti in mente, Auleto trova in Auletta il luogo ideale per gettare l'ancora e radicarsi. Vedi schede allegate progetti 1 – 2

INTERMODALITA’ –AUTOPIAZZA Vetrina del parco, occhi sul Tanagro.

L’idea deriva da una progetto che Vivarium plus sta proponendo ad Autostrade per l’Italia, “Autopiazze sui Paesaggi Italiani.” Lo scopo è quello di attrezzare le autostrade con luoghi di osservazione significativi dei paesaggi attraversati. L’area di sosta è l’occasione per conoscere il territorio, secondo l’ottica che il territorio sa proporre. ( vedi scheda progetto proposta per Pesaro). Il luogo scelto attrattivo di per se, è corredato da spazi e servizi funzionali a “trascinare” il passante oltre la barriera autostradale. Una vetrina dei sapori , dei piaceri e dei beni, attrezzata per la sosta breve e/o lunga. Con la possibilità di lasciare per qualche ora o qualche giorno il proprio mezzo custodito, e proseguire su itinerari alternativi con i mezzi proposti dall’organizzazione di accoglienza. (Cavallo, bici, treno, trekking…) Nel nostro caso la giacitura di autostrada, ferrovia e fiume suggeriscono di realizzare un’area di sosta a ridosso della Stazione di Auletta. Dalle due direttrici di marcia è possibile raggiungere una piccola cava sul fronte della galleria che guarda Auletta. Qui ricostruendo il profilo del monte è possibile realizzare all’interno dello skyline, una piastra doppia interrata, che contiene parcheggio custodito, vetrine dei prodotti, ristorante tipico, osservatorio del territorio, aree relax, all’esterno aree per il gioco, informazioni sui luoghi a vista. La collocazione intermedia tra i due livelli, autostrada e ferrovia, propone l’autopiazza come effettivo nodo di interscambio per la mobilità turistica, inserendo anche il treno da ripristinare come mezzo della mobilità del parco. Il treno almeno per il tratto interno al parco, può essere riattivato, utilizzando mezzi “temporanei”, anche adattando automezzi a metano, strutturando il percorso sul parco con uno specifico mezzo funzionale alla fruizione del corridoio fluviale. È comunque auspicabile, per l’economia generale del territorio e per l’ecosistema complessivo, che la ferrovia, come sarà certo stato richiesto da altri e da tempo, venga riattivata in toto in tempi rapidi. In particolare se si attivano le iniziative proposte con l’occasione del concorso, la rete ferroviaria, risulta di grande impulso non solo per la mobilità delle persone, ma può incidere notevolmente sull’abbassamento dei costi di spedizione della produzione della filiera con la realizzazione di una piattaforma logistica del Cilento, di valenza triregionale.

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FARAONE

Più che di un progetto si tratta di una proposta di estensione, del parco agrologico di Auletta, una sorta di propaggine in altra regione, una foresteria ed un osservatorio distaccati in Abruzzo. Vivarium plus ha l’incarico dal Comune di Sant Egidio alla Vibrata di ricercare un destino per la frazione disabitata di Faraone. Ci piace pensare che il potere di attrazione di Auletta capitale sia cosi forte da poter inserire una prima colonia nel suo futuro. Se l’idea del parco agrologico prosegue, il progetto di restauro di Faraone sarà sviluppato come suo luogo di risonanza.

SVILUPPO DEL PARCO AGROLOGICO Lo vediamo come una creatura composita e complessa . Un mosaico in cui le tessere vicine e lontane rendono intelligibile la sua struttura anche in fase di montaggio. Le tessere vivono di vita propria, ma aumentano la loro vitalità quando vengono a contatto. Avremo diverse azioni concorrenti. La costituzione dell’organismo societario per la gestione del parco, lunga, complessa, politicamente ed umanamente travagliata. Una lunga serie di adesioni, da parte di operatori locali, con il conseguente ampliamento del paniere di offerta, cosi come la successione per emulazione di adesioni da parte di enti ed istituzioni che ne aumentano per magnetismo il potere attrattivo. Le iniziative promozionali attuabili in funzione dell’obbiettivo, e la realizzazione di porzioni di progetto di risanamento del parco a ruderi da destinare a servizi centrali e foresteria, con percorso autonomo, rapide ed efficaci se condotte alla luce del sole. I progetti speciali, che possono essere coadiuvati dalle pubbliche istituzioni, anche con l’utilizzo di risorse europee, ma che avranno vita più certa e realizzazione più celere se la loro crescita deriverà dalla saldatura per l’investimento di risorse private locali ed esogene. Prioritario a tutto ciò la costituzione di un nucleo di promozione che trasformi l’iniziativa in proprio lavoro. Vivarium plus è disponibile a partecipare al lavoro di “innesco” assieme ad operatori locali, fino a quando la forza lavoro locale non sia del tutto autonoma

• Per l’Individuazione e suggerimento di partner possibili • La Simulazione degli scenari • La Progettazione degli ambiti di interveto e gestione

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CMF technology ed il gruppo Fibranova srl sono disponibili a fornire ogni tipo di assistenza per iniziative tese alla promozione dei progetti Auleto, per un successivo coinvolgimento diretto nella realizzazione degli stessi.

IL NOSTRO PUNTO DI VISTA PER LO SVILUPPO DELLA PARTECIPAZIONE

“AULETTA CAPITALE” Rappresentazione in più atti degli scenari futuri di una capitale dell'universo rurale

Attori: I membri della comunità Attr-attori Mida & Rena Collabor-attori attratti Vivarium plus, Fibranova MCF Tecnology & altri compagni di

viaggio Atto primo. Prima scena: Un quadro di riferimento da sostanziare. Sul quadro territoriale di riferimento, in cui sono evidenziati luoghi, valori, attività ed azioni in atto si invitano i residenti ad identificare la propria posizione ed attività. Base grafica di riferimento foto aerea e visualizzazione in 3D. ( elaborati di base, Antonio, Serena, Lucio, Daniela, Olga, Giorgia). Le porzioni “dense di presenze” si individuano come finestre con salto di scala. Atto Secondo. Prima scena evolve in seconda: Segnalare, giudicare, proporre. Discussione sul riconoscimento dei luoghi, attribuzione di un giudizio di qualità ambientale. Cosa va bene, cosa manca, cosa cambiare, come cambiare Apporti esterni ed interni ( da parte nostra esterni autopiazza ed ecolaboratorio) non solo compiacimento per la naturalità e ruralità dell'abitat, (di ecomusei è pieno il mondo è un bene ed un limite) esaltazione dei caratteri e delle potenzialità, (valorizzazione degli ambiti e costruzione di relazioni) ma questi valori come base di ricerca e sviluppo di tecnologie derivate dalla visione agrologica. (elaborati, Antonio, Olga, Serena, Lucio.) I nostri contributi:

• base master plan e visualizzazioni per dialogo, giardini della memoria, introduzione analitica

• autopiazza - come luogo di scambio • laboratorio - ricerca e sviluppo tecnologico e produttivo, didattica, design, scambio, un

futuro ponte tra borgo e campagna rudere - giardino, galleria, vetrina, parco delle relazioni (il paesaggio come luogo di integrazione) il parco come aula a cielo aperto per istituti scolastici universitari, istituti di ricerca, pubblici, privati, fondazioni...

• I centri storici come FORESTERIA. Multiproprietà rispetto alla mappa di comunità o parish map si vuole innestare sulla base del riconoscimento dei valori la rete delle relazioni funzionali e l'ipotesi dei nuovi luoghi di interesse.

Atto Terzo scena 2-3 Esame dei contributi. Si danno giudizi comparati sulle proposte, si redige un ordine di priorità

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Quarta scena Programma Strategico articolato su Progetti Operativi Quinta scena Trasferimento sul piano istituzionale Sesta scena Auleto ed Auletta si incontrano

LA COMPAGINE La squadra è composta da due gruppi principali al loro interno articolati per competenze, coordinati per le interrelazioni dall’arch. Gabriele Filippini.

1. Vivarium plus, un raggruppamento ricorrente di architetti ingegneri e paesaggisti, che si raccoglie, allungandosi ed accorciandosi, in occasione di eventi di intersse comune, (Workshop a Mosca per progetto parco Skolkovo – Vallugola worshop porto- Pesaro autopiazza – Pedaso Autopiazza – Faraone quale destino?)

• Arch. Gabriele Filippini • Arch. Paes. Olga Moskvina • Arch. Antonio Feligiotti • Arch. Paes. Serena Savelli • Arch. Paes. Lucio Lorenzo Pettine • Arch. Paes. Daniela Romanelli • Laura Filippini • Ing. Giorgia Casagrande • Arch. Lavinio Banconi • Arch. Antonio Giovannini

Il gruppo che viene di seguito presentato è già operante per un progetto analogo volto alla valorizzazione di risorse rinnovabili nella nazione Venezuela, dove sono presi in considerazione materiali di residuo della produzione di etanolo dalle biomasse di canna da zucchero e della lavorazione del riso che normalmente vengono bruciati con grande impatto ambientale derivante dalle polveri sottili di SiO2 contenuto in quantità in questi materiali, le quali biomasse vengono in un processo di mineralizzazione, conglomerate per ottenere pannelli da utilizzare nella costruzione di case e di mobili. Nonché per l'introduzione dopo un periodo di acclimatamento, delle nostre specie di canapa nel loro clima tropicale per sopperire alla coltivazione del cotone che cresce solo con uso massiccio di pesticidi nel qual caso il residuo dopo l'estrazione della fibra è il Canapulo. Max Canti. Il progetto trae derivazione dal progetto agro- industriale Canapalithos ideato e progettato da Canti Max per la reintroduzione ,nel territorio Italiano e nel mondo, della coltura scomparsa della canapa con la realizzazione di materiale da costruzione Biocompatibile a “Km Zero” e dal progetto di recupero del nocciolino di olive, risorsa rinnovabile di legno pregiatissimo di altissima densità, che nell'area Mediterranea ammonta ad oltre 6.000.000 di ton. ogni anno. Canti Max, perito chimico industriale, anni 64, opera attivamente nel laboratorio tecnologico sperimentale di ricerca e sviluppo materiali compositi della soc. CMF Technology Spa in Pavullo nel Frignano (MO) dove ha realizzato e brevettato processi di lavorazione di biomasse e

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materiali di risulta, nonché una tipologia di legante, assolutamente naturale e svincolato dal petrolio, in grado di conglomerare e mineralizzare materiale vegetale sminuzzato, ottenendo pannelli o blocchi resistenti all'acqua ed al fuoco, nonché pannelli leggerissimi per la costruzione di mobili assolutamente privi di formaldeide, anch'essi resistenti all'acqua ed al fuoco particolarmente utili nei spessori elevati e nella costruzione di pareti mobili da ufficio risolvendo i problemi di salute e di sicurezza negli ambienti di lavoro e nelle case. Ha collaborato e depositato anche un brevetto congiunto con la facoltà di ingegneria dell'università degli studi di Ancona dipartimento di Disegno Architettura Urbanizzazione e Storia (DARDUS), reggente Prof. Arch. Pugnaloni Fausto, nell'ambito del progetto “Fostet “ e di un progetto congiunto Università delle Marche con l'Università di Hanoi per un architettura vegetale con risorse rinnovabili derivati dall'agricoltura Food e non Food con uso delle glumelle di riso e baboo. Canti, Ideatore del progetto e del relativo processo di lavorazione Canapalithos e Nocciolino di Olive non è nuovo a questo genere di imprese avendo già progettato e realizzato in Portogallo, a Bustos (Aveiro), su suo brevetto di invenzione internazionale assieme alla soc. CMF Technology SpA , uno stabilimento di lastre conglomerate per il rivestimento, a partire da materiale di risulta della lavorazione ceramica, è depositario di circa 70 brevetti di invenzione industriale la cui maggior parte riguardano il recupero di materiali di risulta di vario genere per dare vita a nuovi materiali compositi. Il prof. Antonio Motori è laureato in Ingegneria Chimica presso l'Università degli Studi di Bologna ed è iscritto all'Albo degli Ingegneri della Provincia di Bologna. E’ professore ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali e svolge la propria attività scientifica nell'ambito della Scienza e tecnologia dei materiali presso il Diparti-mento di Ingegneria civile, ambientale e dei mate-ria-li (DICAM) della Fa-coltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Le sue competenze sono relative alle diversi classi di materiali e vanno dalla caratterizzazione chimico-fisica, meccanica, elettrica e microstrutturale dei materiali allo studio della loro durabilità. Ha una pluriennale esperienza su strumentazioni e prove su materiali, maturata con l'attività di ricerca sperimentale, svolta anche in collaborazione con Industrie ed Enti di ricerca nazionali ed internazionali. E’ coordinatore del Laboratorio di scienza e tecnologia dei materiali del DICAM e del gruppo di ricerca sui materiali del Centro interdipartimentale di ricerca industriale (CIRI) Edilizia e costruzioni dell’Università di Bologna. E’ responsabile scientifico del progetto di ricerca fra CMF Technology e CIRI-Edilizia e costruzioni, volto allo studio della durabilità di nuovi pannelli compositi ecosostenibili per l’edilizia. E' autore o coautore di oltre 100 memorie scientifiche, pubblicate su riviste internazionali di primaria importanza o presentate a qualificati congressi internazionali. L’ing. Stefania Manzi è laureata in Ingegneria Edile con Dottorato di Ricerca in Ingegneria dei Materiali. È attualmente Ricercatore in Scienza e Tecnologia dei Materiali presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e dei Materiali della Facoltà di Ingegneria - Università di Bologna. L'attività di Ricerca riguarda principalmente i materiali per l'ingegneria civile, edile, il restauro architettonico e i processi più innovativi di produzione e posa in opera (materiali compositi a matrice cementizia e/o polimerica, particellati e fibrorinforzati, riciclo di scarti industriali, o da costruzione e demolizione e caratterizzazione dei materiali impiegati nell'architettura del passato ai fini del restauro). E’ membro del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale (CIRI) Meccanica Avanzata e Materiali. Collabora al progetto di ricerca sulla durabilità dei materiali prodotti nel laboratorio CMF Technology SpA volta alla omologazione nelle costruzioni edilizie (responsabile scientifico prof. Motori). E' autrice di 20 pubblicazioni scientifiche e 15 comunicazioni a congressi nazionali/internazionali. E’ docente di svariati corsi e moduli nei corsi di laurea in “Ingegneria Edile/ Architettura”, “Ingegneria Edile”, “Ingegneria Chimica e di Processo” e “Materials and Sensor Engineering for Environmental Sustainability” presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna.

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2. Gruppo Fibranova Srl, responsabile della parte agricola e prima lavorazione del progetto Canapalithos che ha risolto problemi connessi alla coltivazione e la selezione delle specie di canapa delle principali varietà italiane con uso certificato di applicazione industriale di canapa (con contenuto certificato di Tetraidrocannabinolo inferiore o uguale a 0,2%) Carmagnola, Carmagnola Selezionata e Fibranova; in stretta collaborazione con il CRA-CIN (centro di ricerca Italiano di coltivi industriali) e con varie università Italiane, ha dato un impulso sostanziale alla ricerca dei genotipi, focalizzando l'applicazione e la selezione dei semi certificati perpetuandoli per la produzione massiccia mantenendo il coltivo nei parametri imposti dalla Comunità Europea adatti alla coltivazione industriale, non manipolato geneticamente. I semi di canapa disponibili alla Fibranova sono in grado di produrre biomassa nell'ordine di 10-12 ton per ettaro con punte di 18 ton in condizioni favorevoli. La fibranova è stata parte integrante del progetto di ricerca europeo “Hemp Sys” ed ha depositato brevetto per la Biodegommazione della fibra di canapa applicabile ad altri coltivi quali il Lino, Kenaf, Ramiè, Ortica, Agave, Bamboo, ed altri tipi di canne, in grado anche di ripulire biologicamente le sanse di olive senza necessariamente passare per la pulizia del legno di nocciolino attraverso il trattamento con solventi cancerogeni per l'estrazione dell'olio lampante. Dott. Gianpaolo Grassi, primo ricercatore CRA-CIN (centro di ricerca per le colture industriali) filiale di Rovigo specializzato per la ricerca dei genotipi Canapa Sativa per le applicazioni industriali, così come per le varietà per uso medico e curativo, dirige da oltre 12 anni il centro di ricerca ed ha trasformato il centro in una delle autorità Europee e mondiali per la certificazione dei semi di canapa con contenuto di THC al di sotto dello 0,2% , ed ha realizzato una una specie atipica a 0, 0% di THC dalle foglie colorate diversamente per differenziarla e riconoscere l'introduzione abusiva ed illegale delle specie con CHT oltre la norma europea del 0,2% o quella delle Nazioni Unite dello 0,3%. CMF TECHNOLOGY, leader mondiale dello sviluppo della tecnologia per il gres Porcellanato, è specializzata nella ingegnerizzazione iniziale con soluzioni personalizzate, nella costruzione ed assemblaggio di tutte la parti meccaniche per la diretta realizzazione delle installazioni, compresa la parte finale di messa in marcia dei suoi processi in qualsiasi parte del mondo completando il servizio di tele-assistenza della apparecchiature tramite internet. All'interno delle sue realizzazioni si incontrano equipaggiamenti di gestione, dosaggio, mezzi di trasformazione materie prime (polvere e granuli di terra ceramica, cips di legno, fibre ecc, la distribuzione dei prodotti durante le fasi produttive, i sistemi di trasporto interno automatico laser guidato, le linee di scelta e qualificazione automatica ed imballaggio del prodotto finito, Grazie all'esperienza maturata durante i suoi 35 anni di attività in campo internazionale la CMF sotto la direzione di ricerca di Canti Max ha sviluppato la tecnologia di mineralizzazione e conglomerazione di biomasse per la realizzazione di materiale da costruzione utilizzando biomasse come materia prima di , canapulo di Canapa e canapa integrale, canapulo di Kenaf o Kenaf integrale, Bagasse di canna da zucchero, glumelle di riso, cortecce di pino, cippato di legno di alberi e ramaglie, paglia, fanghi di fermentazione birra, nocciolino di oliva, residuo della spremitura di erba medica, canapulo di lino, fibre tessili naturali ed artificiali ecc. ecc. Arch. Gabriele Filippini, realizzatore del progetto Sostenibile e attivamente partecipativo dell'urbanismo rurale e cittadino nel rispetto della salute degli abitanti associato al processo di riqualificazione sociale ed urbano delle comunità del Venezuela, utilizzando esclusivamente come materia prima da costruzione gli elementi vegetali mineralizzati ottenuti con il processo Canapalithos. Tale progetto è inserito nel faraonico progetto governativo di dare una casa entro i prossimi cinque anni ad oltre 2.500.000 famiglie che oggi abitano in baracche su terreni scoscesi ai margini delle metropoli o in zone rurali. Arch. Antonio Feligiotti responsabile degli aspetti relativi alle tipologie abitative.

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Allegato 1

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA FILIERA AGROINDUSTRIALE PER LA PRODUZIONE DI PANNELLI PER L’EDILIZIA E LA BIOEDILIZIA A BASE DI FIBRA DI CANAPA

IDEA DI PROGETTO Nel progetto CANAPAlithos l’innovazione tecnologica si coniuga alla tradizione di un’antica coltura con l’obiettivo di realizzare una filiera agro-industriale di materiali per la bioedilizia. Il processo produttivo, dalla semina della canapa fino alle fasi di finitura dei materiali, è stato progettato e sviluppato per garantire elevati standard tecnologici e massimizzare l’impatto benefico sull’ambiente attraverso il risparmio energetico e l’impiego di risorse rinnovabili. La materia prima agricola utilizzata è lo stelo della canapa le cui frazioni fibrose sono impiegate per la realizzazione di un nuovo composito dalle molteplici destinazioni d’uso, con caratteristiche di portanza, leggerezza e capacità di isolamento termico rilevanti. Impiegabile in diversi settori dell’edilizia eco-compatile, questo materiale innovativo rappresenta una concreta possibilità di sviluppo anche per il settore agricolo, attraverso la riscoperta di una coltura dalla notevole valenza agronomica e la creazione di micro-filiere alimentate dalla biomassa prodotta su circa 1000 ettari. Il valore agronomico ed ambientale della canapa è descritto nei manuali di agronomia, è dimostrato da una cospicua letteratura scientifica e soprattutto dai numerosi progetti di ricerca e di sviluppo industriale che negli ultimi 15 anni hanno cercato di sfruttare la valenza agricola e tecnologia di questa coltura e dei suoi prodotti per attivare filiere nel campo tessile, automobilistico, dei materiali plastici e per l’edilizia. I vantaggi ambientali diretti conseguenti alla coltivazione ed all’uso dei prodotti della canapa sono legati all’accumulo di sostanza organica nel terreno, ai benefici riscontrabili sulle colture in successione imputabili soprattutto alla soppressione delle erbe infestanti, alla possibilità di coltivarla senza ricorrere all’irrigazione e ad alcun prodotto chimico di sintesi. I vantaggi ambientali indiretti sono imputabili alla natura rinnovabile dei prodotti a base di canapa, la cui coltivazione implica la cattura di anidride carbonica e la sequestrazione a lungo termine di carbonio nella biomassa. I risultati del progetto CANAPAlithos aggiungono ai ben conosciuti vantaggi della coltivazione della canapa e del suo impiego come fonte di materiale rinnovabile la concretezza di un sistema di prima trasformazione che garantisce reddito al comparto agricolo e l’industrializzazione di un sistema innovativo per ottenere materiale composito a multipla destinazione d’uso. L’implementazione del progetto permetterà la realizzazione di una filiera agro-industriale innovativa in cui i principi della sostenibilità ambientale e della “economia verde” sono in sintonia con i parametri economici tradizionali. La parte agricola.

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La canapa è una coltura non particolarmente esigente riguardo i fattori pedo-climatici, ma offre le migliori prestazioni nei climi temperati caldo-umidi, in terreni profondi, freschi, ben aerati e con una buona dotazione di elementi nutritivi. L’accrescimento massimo si ha con valori di temperatura compresi tra 15 e 25 °C, tuttavia il minimo accrescimento, la germinazione e l’emergenza si hanno anche con temperature di poco superiori a 0°C. La semina che negli ambienti a vocazione canapicola avviene nel mese di marzo, garantisce alla coltura una buona disponibilità di acqua nelle prime fasi della crescita. Il successivo approfondimento dell’apparato radicale (fino a 2 m) normalmente permette di conseguire elevate produzione in assenza di irrigazione. L’elevato ritmo di accrescimento nelle prime fasi di crescita permettendo alla coltura di coprire rapidamente il terreno garantisce elevati livelli di intercettazione della radiazione incidente ed una elevata competizione nei confronti delle erbe infestanti, che non devono quindi essere combattute con interventi chimici o meccanici. La sua naturale resistenza all’attacco di insetti fitofagi e microrganismi patogeni, rende sostanzialmente non necessario alcun tipo di trattamento fitosanitario durante l’intero ciclo colturale. La semina è una operazione semplice per cui si possono utilizzare le comuni seminatrici meccaniche a file utilizzate per i cereali autunno-vernini, impiegando 40-50 kg ha-1 di semente certificato. Tranne i casi in cui si sono verificati problemi di ristagni idrico nelle prime fasi di accrescimento, per lo più legati alla preparazione del terreno e facilmente risolvibili, la pianta ha manifestato ampia adattabilità alle diverse situazioni pedoclimatiche e ha espresso notevole potenzialità produttiva. Sulla base di sperimentazioni condotte direttamente da Gruppo Fibranova ed a conferma di numerose prove condotte da università e istituti di ricerca la produzione di steli nel mese di agosto, dopo la fase di fioritura, le produzioni medie ottenute con i genotipi commercializzati da Gruppo Fibranova si sono attestate su valori compresi tra i 10-12 t ha-1 con punte eccezionali in ambienti e condizioni favorevoli di 18 t ha-1 La meccanizzazione della raccolta finalizzata all’ottenimento di steli di canapa pressati in balle per alimentare la filiera in oggetto, prevede l’impiego di macchine portate, recentemente sviluppate da produttori europei, che falciano la coltura suddividendo lo stelo in 3 o 4 porzioni. Gli steli vengono lasciati seccare in campo, andanati e successivamente imballati (balle parallelepipede). Le presse dovranno quindi essere conservate sotto teli impermeabili fino al turno di conferimento al pannellificio.

ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE

L’approvvigionamento annuale di materia prima sarà garantito dalla coltivazione di circa 1000/1200 ettari a canapa, e per ottimizzare i costi relativi alla logistica saranno coinvolte aziende agricole presenti in un raggio di 20 km dal centro di prima trasformazione. Queste potranno consorziarsi per svolgere collettivamente le operazioni di raccolta con macchine di nuova concezione, l’acquisto delle sementi certificate, l’assistenza alla coltura con un agronomo specializzato che possa garantire le qualità del raccolto. Tale assistenza sarà effettuata dalla società che nel corso di questi ultimi dieci anni ha curato la

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conservazione e la riproduzione di varietà tradizionali, la valutazione di tecniche di coltivazione e raccolta compatibili con nuove modalità di utilizzo della canapa e soprattutto la ricerca di un metodo economico di prima lavorazione della pianta da realizzarsi in prossimità dei luoghi di coltivazione per minimizzare i costi di trasporto della materia prima. La soc. Gruppo Fibranova, unica entità in Italia in grado di fornire semi certificati delle varietà CS e Fibranova che garantiscono una produttività di materia secca media pari a 10-12 t ha-1, ha progettato e sviluppato un sistema innovativo a basso costo ed alta produttività per trasformare la canapa raccolta in presse in porzioni di pezzatura compatibile con la produzione del materiale composito oggetto del progetto CANAPAlithos.

LAVORO DI RICERCA E INNOVAZIONI DI PROCESSO

Presso il laboratori R&D di CMF Technology è stato eseguito un lavoro di ricerca e sperimentazione che ha portato alla realizzazione di diverse tipologie di prodotti finiti ed alla stesura e successivo deposito di brevetti sui materiali compositi derivanti dalla canapa

Le innovazioni di processo sviluppate sono molteplici. In relazione all’uso della canapa, le innovazioni di processo rispetto a quelle in uso risultano nella semplificazione della preparazione della materia prima, che per la produzione di pannelli derivati dalla lavorazione del legno di piante di alto fusto consiste di varie fasi (deposito tronchi, scortecciatura, cippatura, raffinazione, essiccazione, vagliatura), mentre il legno di canapa per la produzione di pannelli può essere utilizzato tal quale, così come prodotto dall’operazione di estrazione della fibra (stigliatura) che viene effettuata sugli steli essiccati all’aria (umidità del 15%)

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prima della raccolta in rotoballe, con notevole risparmio energetico, oppure utilizzando la pianta integrale ottenendo un cippato di opportuno formato che include la fibra lunga, universalmente apprezzata per le caratteristiche di resistenza.

ULTERIORE INNOVAZIONE CONSISTE NELL'UTILIZZO DEL “CEMENTO ROMANO”.

Parlare di “Cemento Romano” o più propriamente di “Roman Cement” o cemento naturale, significa riferirsi a un legante idraulico naturale, ottenuto dalla cottura a bassa temperatura di calcari particolarmente ricchi di argilla. Un legante storico a tutti gli effetti, utilizzato a partire dalla fine del settecento e per oltre un secolo, in tutta Europa, Italia inclusa, per edificare migliaia di palazzi e monumenti. Un legante a tutt’oggi apprezzato come biocompatibile, nonché ammesso nel restauro degli edifici storici. L’originalità del Roman Cement non proviene da una composizione chimica particolare della materia prima d’origine, che è molto vicina a quella di un odierno cemento, e/o ad una ‘calce limite’, ma piuttosto da una temperatura di cottura mediamente bassa, ma, cosa importante, a largo spettro e dalla mescolanza intima, naturale, di carbonati di calcio e argille nella marna di partenza. Il risultato al termine della cottura è la formazione di una vasta gamma di minerali, identici a quelli che compongono una calce idraulica ma in proporzioni molto differenti, in particolare aumentano i silicati ed alluminati di calcio a spese della calce non combinata (detta anche calce libera), con significativo incremento della velocità di presa, della resistenza meccanica e della capacità di resistere all’azione dilavante delle acque meteoriche Dal punto di vista tecnologico il processo produttivo presenta diversi aspetti innovativi.

• In primis un processo produttivo continuo con taglio in corsa degli elementi aventi elevate caratteristiche di efficienza e flessibilità produttiva.

• Un innovativo processo di “premiscelazioni a cascata” delle materia prime principali, garantisce il processo produttivo continuo e permette la drastica riduzione degli imbrattamenti e conseguenti tempistiche di pulizia.

• La facoltà di conferire calore attraverso irraggiamento di onde elettromagnetiche per velocizzare il processo.

• La facoltà di poter inserire reti di armatura laterali o affogate direttamente durante la fase di produzione del pannello.

• Un livello di automazione impiantistica molto elevato, sistemi di dosaggio automatici e altamente precisi, software di supervisione e controllo dedicati e altamente preformanti, l’utilizzo della robotica, veicoli automatici laserguidati o soluzioni personalizzate al fine di automatizzare l’intero processo produttivo a garantire standard produttivi molto elevati.

• La possibilità di produrre con lo stesso impianto e con le stesse modalità pannelli di canapa- cemento di medio basso spessore, altamente portanti e pannelli di canapa-magnesite di medio alto spessore, leggerissimi e altamente isolanti, raddoppiando le possibilità di mercato.

Le diverse tipologie di pannelli che possono essere messe in produzione hanno comunque come principali caratteristiche comuni del materiale:

• Incombustibile. • Resistente al fuoco. • Esente da formaldeide e privo di amianto. • Lavorabile con utensili da legno. • Ecobiocompatibile.

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Nello specifico per una tipologia si può inoltre aggiungere: • Impermeabile. • Inattaccabile dagli animali, roditori, termiti. • Resistente ai funghi e muffe. • Resistente agli agenti atmosferici. • Antigelivo. • Portata Elevata.

Ne consegue che i pannelli CANAPAlithos hanno molteplici e svariati utilizzi per il mercato dell’edilizia, casseri a perdere poi cappotti termici, tetti ventilati, allestimenti tecnici, pavimenti sopraelevati, pannelli per edilizia ecologica, pareti divisorie, arredamenti prefabbricati, costruzioni edili, allestimenti fieristici, allestimenti per esercizi pubblici, soppalchi, rivestimenti ignifughi, ed altro. Il prodotto ha inoltre il vantaggio di avere una più bassa densità, circa 900 Kg/m³ ( + o - 50) contro i 1350 Kg/m3 (+ o – 75) dei pannelli attualmente in uso di legno di abete rosso e cemento Portland; al minor peso corrisponde una più elevata capacità di isolamento. La presenza di fibre altamente tenaci ne aumentano inoltre le caratteristiche meccaniche. Nella tipologia CMG la caratteristica di leggerezza (circa 400 kg/m³) che va ad amplificare ulteriormente le caratteristiche tecniche di isolamento termoacustico, ne amplia il campo di utilizzo alle coibentazioni, Non è inoltre da sottovalutare la possibilità di introdursi nel mercato del pannello truciolare, specialmente nel settore degli spessori maggiorati avendo a disposizione un prodotto con un peso di circa la metà rispetto alle attuali proposte di mercato, assolutamente privo di formaldeide e addirittura ignifugo. Al pannello base si possono inoltre applicare ulteriori caratteristiche innovative per aumentarne il valore:

• la dotazione di una superficie nobilitata funzionale decorativa con effetto di tessiture di muri di pietre o mattoni o superfici spaziali di design, denominata finitura BicoStone. L'accoppiamento di due armature laterali di materiale naturale sottili e portanti con un core interno più grossolano per ottenere sandwic compositi per innumerevoli applicazioni quali coperture di tetti e tramezze divisorie di appartamenti e pareti mobili di uffici.

• un ulteriore centro di lavoro a controllo numerico potrà effettuare le tracce per le

tubazioni per il riscaldamento da pavimento, oppure effettuerà le semitracce a specchio su due pannelli da accoppiare per le reti elettriche o idriche di servizio sui sandwich destinati alle tramezze divisorie. Le sopraccitate nobilitazioni e lavorazioni del pannello potranno rendere ancora più vantaggiosa la sua commercializzazione.

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Allegato 2

PROCESSO E MACCHINA CONTINUA PER OTTENERE PAVIMENTI IN LEGNO CONGLOMERATO, OD ALTRI OGGETTI DI DESIGN, A PARTIRE DA PARTICOLE DI NOCCIOLINI DI OLIVE, RESIDUO DELL’ESTRAZIONE DELL’OLIO.

Vista la vocazione ulivicola del territorio di Auletta è subito evidente la disponibilità di grandi quantità di nocciolino di olivo, legno assai duro e di elevata densità in grado di dar vita una volta conglomerato ad infinite applicazioni, potrebbe, valorizzandolo opportunamente, addirittura essere considerato l'obiettivo di produzione principale dal punto di vista economico considerando l'olio pur essendo assai pregiato un prodotto di derivazione secondaria. Come anticipato nella presentazione è un prodotto non utilizzato nell'area mediterranea che potrebbe ammontare ad una quantità di oltre sei milioni di tonnellate per anno (Un singolo impianto per circa 3.500 mq/giorno di lastre da 8 mm per 220 giorni lavorativi ne può assorbire solamente circa 6.000 ton/anno). Queste quantità potrebbero dare origine per esempio a pavimentazioni altamente pregiate in legno resistente all'alto calpestio per oltre 200.000.000 di metri quadrati di pavimentazione ogni anno fissando per lunghissimi periodi la CO2 dall'atmosfera senza tra l'altro consumare combustibili fossili per cuocere equivalenti metri quadrati di pavimentazione ceramica.

Altresì il materiale conglomerato di derivazione potrebbe essere ulteriormente e localmente lavorato in forma artigianale dando vita a molteplici attività produttive, quali ciotole e contenitori di pregio, lavelli, vasche da bagno, oggetti di uso comune e di arredamento; per la sua elevata densità potrebbe essere impiegato per l'isolamento acustico (barriere anti-rumore di attraversamento città linee ferrate ed autostrade), arredo urbano, pavimentazione di container ed autocarri e carri ferroviari, pavimentazioni di piazze e marciapiedi e vialetti di giardini e pavimentazioni di contorno piscine nella versione ottenuta drenante conglomerando le granelle di nocciolino vagliate dai 2 ai 4 mm ed oltre. Invece questa ricchezza non è convenientemente valorizzata in quanto destinata come biomassa alla produzione di energia elettrica.

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Il legno di noccioli di olive è particolarmente duro, di densità elevata, repellente all’acqua, una volta conglomerato da origine a lastre particolarmente indicate per alto calpestio, quindi per negozi, uffici (non è segnabile dalle ruote delle sedie da ufficio), per bagni o altre zone in sostituzione della ceramica con il vantaggio che è calpestabile a piedi nudi senza avvertire la sensazione di freddo per la bassissima inerzia termica, vantaggiosissimo per sostituire il parquet in legno, in casa, in palestra, nei locali pubblici, in quanto non necessita di cure o attenzioni. Le sanse di oliva cosi come provengono dall’estrazione dell’olio per spremitura a freddo o a caldo, si presentano con una umidità residua e particelle di polpa essiccata che viene eliminata con azione meccanica e vagliatura, se provengono dall’ulteriore lavorazione per l’estrazione dell’olio di sanse di olive o lampante sono perfettamente pulite. La macchina ed il processo possono dar luogo a diverse tipologie di prodotto finito utilizzando sempre la stessa materia prima.

• Lastre continue compatte, di piccolo spessore, utilizzando diverse granulometrie da 0,5 a 4 millimetri e oltre, legate in continuo con matrice resinosa bicomponente ad alta viscosità e lungo Pot-Life; finibili per levigatura superficiale per evidenziare l’effetto decorativo, color legno, delle particole più grandi.

Oppure, decorato tramite stampa diretta e sovrapposizione di vernice UV ad alta resistenza superficiale ed ignifuga (tipo Vitrachem).

• Lastre continue compatte, di piccolo spessore, utilizzando granulometrie da 2-4 mm e

oltre, legate in continuo con matrice resinosa bicomponente colorata a bassa viscosità e fortemente reattiva; finibili per levigatura superficialeper evidenziare le particole color legno contornate dalla matrice resinosa di varie colorazioni.

• Lastre continue drenanti, di piccolo spessore, utilizzando granulometrie da 2-4 mm e

oltre, legate in continuo con matrice resinosa bicomponente ad alta viscosità, utilizzabili come sottofondo inerte ed indifferente all’acqua per listelli sottili di legno nobile di calpestio, (in sostituzione del compensato di betulla per parquets in legno). Possibilita di poter realizzare lo strato di supporto direttamente sui listelli posizionati su tappeto a depressione.

• Lastre continue drenanti, di grosso spessore per pavimentazioni drenanti di contorno

piscine, scale esterne, vialetti di parchi e giardini, marciapiedi e piazze di isole pedonali, utilizzando particole e matrice resinosa come al punto 3.

• Lastre continue come al punto 4 con superficie a rilievi irregolari semisferici

per camminamenti a piedi nudi in centri di benessere, terme (anche in percorsi in acqua termale), per il trattamento di riflessologia plantare su una superficie naturale, (la superficie naturale viene ottenuta per trattamenti di levigatura con sabbiatura per asportare la matrice resinosa superficiale).

• Lastre continue compatte per interni legando le particole di legno con legante

inorganicocolorato, (la decorazione si effettua evidenziando le particole color legno dal contorno colorato del legante inorganico bicomonente costituito da Magnesia Caustica e Cloruro o Solfato di Magnesio in soluzione concentrata e ossidi coloranti o coloranti organici per esterni).

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Il processo è effettuabile al di fuori dell’ area mediterranea dove si disponga di frammenti di gusci di noce di cocco, anch’esso indifferente all’acqua, duro e di elevata densità, dando prodotti similari a quelli ottenuti con il legno di noccioli di olive. L’impianto di produzione è a bassissimo consumo di energia in quanto per la conglomerizzazione viene utilizzato un bicomponente organico o inorganico di elevatissima reattività anche a temperatura ambiente, oppure la conglomerizzazione ottenuta con leganti meno reattivi è effettuata tra due film distaccanti a perdere che permettono l’impilamento delle lastre anche se non perfettamente polimerizzate evitando che si incollino tra di loro.


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